Orizzonti di senso

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L. RASPI, A. PERON, P. GAVA, G. MIGLIORINI, M. DAVÌ

Orizzonti O Or Ori Oriz Orizz Orizzo Orizzon Orizzont

senso di d

Testo per l’IRC nella scuola secondaria di secondo grado

Nuova Educazione Civica

Orientamento scuola-lavoro

100 film & canzoni

Bibbia & Cultura

IRC e Intelligenza Artificiale

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In questo libro sono presenti degli speciali video interattivi con finale multiplo per la discussione e la scelta della classe.

Cara studentessa, caro studente,

benvenuta, benvenuto!

Inizia qui un viaggio che ti porterà a esplorare grandi domande, idee profonde e prospettive nuove. Ti aspetta un percorso che non parla solo di religione, ma di te, degli altri e del mondo in cui vivi.

Perché hai scelto di avvalerti dell’insegnamento della Religione cattolica? Forse per curiosità, forse per cercare risposte, forse perché sai che il senso delle cose non si trova solo nei libri di scienze o nei manuali di storia. Qualunque sia il motivo, l’importante è che tu sia qui, pronto a guardare… “oltre”.

Sei pronto a esplorare i grandi interrogativi dell’esistenza? A farti domande senza paura? Soprattutto, sei pronto a scoprire orizzonti di senso nuovi? Bene, perché questo corso è stato progettato proprio per te!

Un libro che ti somiglia

Questo libro è pensato per accompagnarti in questa ricerca senza annoiarti con pagine troppo lunghe o discorsi astratti. La struttura è snella e accessibile, con schede tematiche chiare e mirate che ti aiuteranno a riflettere su argomenti concreti. Non troverai solo contenuti, ma anche rubriche e laboratori speciali che rendono lo studio più coinvolgente:

• IL FILM, per vedere come il cinema affronta le grandi domande della vita;

• LA CANZONE, perché la musica sa parlare dritto al cuore;

• IL LIBRO, per scoprire che la letteratura è piena di spunti di riflessione;

• METTITI IN GIOCO, perché le attività pratiche fanno entrare nel vivo delle tematiche;

• CERCANDO UN SENSO, per non fermarsi alla superficie delle cose.

Ma c’è di più! Vogliamo esserti accanto anche quando ti chiedi “Dove voglio andare? Chi voglio diventare?”.

Le scelte che fai oggi costruiscono il tuo domani. E poi tutto questo gran parlare di Intelligenza Artificiale

Bene, conosciamola e mettiamola alla prova!

Per questo, all’interno del libro troverai tre sezioni speciali:

• Verso orizzonti futuri per aiutarti a riflettere sul tuo percorso scolastico e professionale;

• Orizzonti di cittadinanza per sviluppare una coscienza critica sulle grandi questioni globali;

• Orizzonti digitali per usare l’Intelligenza Artificiale con consapevolezza.

Pronto a partire?

Il mondo ha bisogno di persone che pensano con la testa e con il cuore, che non si accontentano di risposte facili e che vogliono costruire un futuro migliore.

Sei una di queste persone? Noi crediamo di sì.

Buon viaggio attraverso questi Orizzonti di senso!

Firmato

Luca + suor Anna + Paolo + Giuliana + Mattia + il/la prof + …te!

INDICE

1 ALLA RICERCA DEL SENSO DELLE COSE

Area antropologico-esistenziale

1 Un nuovo inizio…, 12

2 Il mondo dentro di me: emozioni, pensieri, scelte, 13

3 Nel mondo dei bisogni, 16

4 Tra bisogni e desideri, 19

5 Dal desiderio alla conoscenza di sé, 20

6 Il senso religioso, 22

7 Senso religioso, religiosità e religione, 26

8 Le discipline che studiano la religione, 28

9 Il perché di un’ora di religione, 34

ATTIVITÀ DI VERIFICA Sguardi in profondità, 36

EDUCAZIONE CIVICA Orizzonti di cittadinanza, 38

ORIENTAMENTO Verso orizzonti futuri, 39

INTELLIGENZA ARTIFICIALE Orizzonti digitali, 40

2 ALLA RICERCA DI UN SIGNIFICATO FIN DALLE RELIGIONI ANTICHE

Area antropologico-esistenziale

1 Andando oltre la quotidianità, 44

2 Tra credere e non credere, 47

3 La Chiesa dinanzi all’ateismo, 49

4 Religione naturale e politeismo, 51

5 Con la potenza del mito, 53

6 Luoghi e tempi sacri: finestre sull’infinto, 54

7 Religione e cultura, 56

8 La religione nella preistoria, 59

9 La religione mesopotamica, 61

10 La religione egizia, 62

11 La religione greco-romana, 63

12 La religione ebraica, 64

ATTIVITÀ DI VERIFICA Sguardi in profondità, 66

EDUCAZIONE CIVICA Orizzonti di cittadinanza, 68

ORIENTAMENTO Verso orizzonti futuri, 69

INTELLIGENZA ARTIFICIALE Orizzonti digitali, 70

3 ALLA RICERCA DI UN SIGNIFICATO CON LE RELIGIONI CONTEMPORANEE

Area storico-fenomenologica

1 In un mondo plurireligioso, 74

2 Il vasto mondo cristiano, 75

3 La Chiesa cattolica, 77

4 Tra i “colori” della liturgia, 80

5 Il dialogo tra Chiese sorelle, 82

6 Il cammino ecumenico, 84

7 La religione ebraica, 86

8 L’ebraismo tra testi e feste, 88

9 L’ebraismo tra riti e valori, 91

10 La religione islamica, 92

11 Il credo islamico, 94

12 I cinque pilastri dell’Islam, 96

13 Le religioni orientali, 98

14 La religione induista, 99

15 La religione buddhista, 101

16 Un ottuplice sentiero, 102

ATTIVITÀ DI VERIFICA Sguardi in profondità, 104

EDUCAZIONE CIVICA Orizzonti di cittadinanza, 106

ORIENTAMENTO Verso orizzonti futuri, 107

INTELLIGENZA ARTIFICIALE Orizzonti digitali, 108

4 un viaggio alla scoperta di sÉ nell’incontro con gli altri

Area antropologico-esistenziale

1 L’uomo, un essere sociale, 112

2 I fondamenti della relazione, 114

3 L’altro ci provoca e plasma, 116

4 l linguaggio delle emozioni, 117

5 Mettersi nei panni dell’altro, 119

6 Le relazioni al tempo dei social, 121

7 Luci e ombre nelle relazioni, 123

8 La relazione con l’Assoluto, 126

9 Responsabilità e impegno, 128

10 Coltivare relazioni autentiche, 131

ATTIVITÀ DI VERIFICA Sguardi in profondità, 132

EDUCAZIONE CIVICA Orizzonti di cittadinanza, 134

ORIENTAMENTO Verso orizzonti futuri, 135

INTELLIGENZA ARTIFICIALE Orizzonti digitali, 136

Area biblico-teologica

1 I misteri nascosti nella Bibbia, 140

2 Un libro pieno di storie, 141

3 Un libro “ispirato”, 142

4 Come si è formata la Bibbia, 144

5 Come si legge la Bibbia, 146

6 Abramo, l’amico di Dio, 147

7 La nascita di un popolo, 148

8 Sotto il segno di un’alleanza, 150

9 Mosè, la sfida all’Egitto, 152

10 Finalmente liberi, 154

11 I giudici, uomini di guerra e pace, 156

12 Vogliamo un re, 158

13 I profeti, uomini che parlano con Dio, 160

14 Tra esilio e liberazione, 163

15 Adamo ed Eva: L’idea di Dio sull’uomo, 166

16 Il male entra nel mondo, 169

ATTIVITÀ DI VERIFICA Sguardi in profondità, 170

EDUCAZIONE CIVICA Orizzonti di cittadinanza, 172

ORIENTAMENTO Verso orizzonti futuri, 173

INTELLIGENZA ARTIFICIALE Orizzonti digitali, 174

NUOVO TESTAMENTO: LA BUONA NOTIZIA DI GESÙ

Area biblico-teologica

1 Più di due miliardi di cristiani, 178

2 La struttura del Nuovo Testamento, 180

3 Un impatto su ogni cosa, 182

4 Contesto storico e verità dei fatti, 184

5 Tra indizi e fonti storiche, 186

6 Un Gesù che è anche Cristo, 188

7 Le parole di una missione, 190

8 Un deciso alone di autorevolezza, 192

9 Incontri con uomini e donne fortunati, 193

10 Una missione con segni potenti e controversi, 197

11 Controversie sull’autorità di Gesù, 199

12 La passione e il patibolo della croce, 201

13 La tomba vuota e la risurrezione, 202

14 Gesù in arte, musica e cinema, 204

ATTIVITÀ DI VERIFICA Sguardi in profondità, 206

EDUCAZIONE CIVICA Orizzonti di cittadinanza, 208

ORIENTAMENTO Verso orizzonti futuri, 209

INTELLIGENZA ARTIFICIALE Orizzonti digitali, 210

7 LA CHIESA DALLE ORIGINI ALLA FINE DEL PRIMO MILLENNIO

Area storico-fenomenologica

1 Le prime comunità cristiane, 214

2 La diffusione del messaggio evangelico, 216

3 Una Chiesa attorno a Roma, 218

4 Le prime persecuzioni, 220

5 Da Costantino all’inizio del medioevo, 221

6 La Chiesa tra eresie e concili, 223

7 La nascita del monachesimo, 225

8 Le origini di un potere “temporale”, 227

9 La Chiesa tra Oriente e Occidente, 229

10 La Chiesa di fine primo millennio, 231

ATTIVITÀ DI VERIFICA Sguardi in profondità, 232

EDUCAZIONE CIVICA Orizzonti di cittadinanza, 234

ORIENTAMENTO Verso orizzonti futuri, 235

INTELLIGENZA ARTIFICIALE Orizzonti digitali, 236

8 IL VOLTO DELLA CHIESA NEL SECONDO MILLENNIO

Area storico-fenomenologica

1 Lo scisma con la Chiesa d’Oriente, 240

2 Un equilibrio tra questioni di potere, 242

3 San Francesco e gli ordini mendicanti, 243

4 Le eresie e il tribunale dell’Inquisizione, 245

5 L’epoca delle crociate, 246

6 Il Medioevo tra arte e teologia, 247

7 L’Umanesimo dell’età moderna, 249

8 Martin Lutero e la riforma protestante, 251

9 La Controriforma e il Concilio di Trento, 253

10 Il rinnovamento della Chiesa, 255

11 Nuove correnti di pensiero: l’Illuminismo, 257

12 Libera Chiesa in libero Stato, 258

13 Un mondo di “cose nuove”, 260

14 Dai Patti Lateranensi alla II guerra mondiale, 262

15 Dal Concilio Vaticano II all’ecumenismo, 264

16 Il primo Papa venuto da “lontano”, 266

ATTIVITÀ DI VERIFICA Sguardi in profondità, 268

EDUCAZIONE CIVICA Orizzonti di cittadinanza, 270

ORIENTAMENTO Verso orizzonti futuri, 271

INTELLIGENZA ARTIFICIALE Orizzonti digitali, 272

9 TRA RICERCA DEL SENSO E SISTEMA DI VALORI

Area antropologico-esistenziale

1 L’uomo, un essere in cerca di senso, 276

2 Trovare un senso nella vita, 278

3 Crescere tra il “bello” e il “brutto”, 280

4 Dal senso verso i valori, 282

5 I valori delle Beatitudini, 285

10 IL “PROBLEMA” DELL’ESISTENZA DI DIO

Area biblico-teologica

1 La domanda delle domande, 298

2 Dal mondo a Dio, 299

3 Da Platone ad Aristotele, 300

4 Un Dio “trascendente”, 302

5 Un Dio “dimostrabile”, 303

6 Un Dio “infinito”, 305

7 Un Dio “nascosto”, 306

11 I GRANDI TEMI BIBLICI TRA ARTE E CULTURA

Area biblico-teologica

1 Un profondo legame con la cultura, 322

2 Temi biblici e cultura, 323

3 Abramo: una fiducia incondizionata, 324

4 Giuseppe: la forza del perdono, 325

5 Ester: il coraggio della fragilità, 327

6 La forza trasformatrice dell’amore del Padre, 330

6 Testimoni d’oggi delle Beatitudini, 287

ATTIVITÀ DI VERIFICA Sguardi in profondità, 290

EDUCAZIONE CIVICA Orizzonti di cittadinanza, 292

ORIENTAMENTO Verso orizzonti futuri, 293

INTELLIGENZA ARTIFICIALE Orizzonti digitali, 294

8 Un Dio architetto, morale o interiore, 308

9 La negazione di Dio: ateismo e nichilismo, 310

10 Il tema di Dio oggi, 312

ATTIVITÀ DI VERIFICA Sguardi in profondità, 314

EDUCAZIONE CIVICA Orizzonti di cittadinanza, 316

ORIENTAMENTO Verso orizzonti futuri, 317

INTELLIGENZA ARTIFICIALE Orizzonti digitali, 318

7 Il coraggio dell’accoglienza, 331

ATTIVITÀ DI VERIFICA Sguardi in profondità, 332

EDUCAZIONE CIVICA Orizzonti di cittadinanza, 334

ORIENTAMENTO Verso orizzonti futuri, 335

INTELLIGENZA ARTIFICIALE Orizzonti digitali, 336

12 I GRANDI TEMI ETICI NEL MAGISTERO DELLA CHIESA

Area storico-fenomenologica

1 Nel mondo dell’etica, 340

2 La libertà nella Bibbia, 341

3 La coscienza morale, 342

4 Un sistema di valori, 343

5 La legge naturale, 344

6 Le fondamenta veterotestamentarie, 346

7 Le fondamenta neotestamentarie, 348

8 La vita nascente, 349

9 Il fine vita, 352

10 La pena di morte, 354

ATTIVITÀ DI VERIFICA Sguardi in profondità, 356

EDUCAZIONE CIVICA Orizzonti di cittadinanza, 358

ORIENTAMENTO Verso orizzonti futuri, 359

INTELLIGENZA ARTIFICIALE Orizzonti digitali, 360

13 IL RUOLO DELLA RELIGIONE NELLA SOCIETÀ DI OGGI

Area antropologico-esistenziale

1 La religione esigenza fondamentale delle società umane, 364

2 Dalle prime testimonianze alle forme più evolute, 365

3 La religione come fenomeno sociale, 366

4 Le religioni nel mondo, 367

5 Le religioni in Italia, 368

6 Libertà e tolleranza religiosa nel mondo contemporaneo, 370

7 Il valore del pluralismo religioso secondo la Chiesa, 371

8 Il senso di un “Giubileo”, 373

ATTIVITÀ DI VERIFICA Sguardi in profondità, 374

EDUCAZIONE CIVICA Orizzonti di cittadinanza, 376

ORIENTAMENTO Verso orizzonti futuri, 377

INTELLIGENZA ARTIFICIALE Orizzonti digitali, 378

14 LE GRANDI NOVITÀ DEL CONCILIO ECUMENICO VATICANO II

Area storico-fenomenologica

1 I concili della Chiesa cattolica, 382

2 La convocazione del Vaticano II, 384

3 I compiti del Concilio, 385

4 Le fasi del Concilio, 386

5 Documenti: 4. Costituzioni, 388

6 Documenti: 3. Dichiarazioni, 389

7 Documenti: 9. Decreti, 390

8 La Chiesa del Concilio, 392

9 Testimoni del Concilio, 394

ATTIVITÀ DI VERIFICA Sguardi in profondità, 396

EDUCAZIONE CIVICA Orizzonti di cittadinanza, 398

ORIENTAMENTO Verso orizzonti futuri, 399

INTELLIGENZA ARTIFICIALE Orizzonti digitali, 400

15 LA CHIESA IN DIALOGO CON LA SOCIETÀ DI OGGI

Area storico-fenomenologica

1 Una dignità umana inalienabile, 404

2 La “dottrina sociale della Chiesa”, 405

3 La piaga del lavoro minorile, 407

4 Lo sfruttamento del pianeta, 409

5 Un mondo globalizzato, 413

ATTIVITÀ DI VERIFICA Sguardi in profondità, 416

EDUCAZIONE CIVICA Orizzonti di cittadinanza, 418

ORIENTAMENTO Verso orizzonti futuri, 419

INTELLIGENZA ARTIFICIALE Orizzonti digitali, 420

16 IL VOLTO DELLA CHIESA NEL SECONDO MILLENNIO

Area storico-fenomenologica

1 L’indifferenza religiosa, 424

2 Una sete di spiritualità, 426

3 Un dialogo tra scienza e fede?, 428

4 I pregiudizi nei confronti delle religioni, 429

5 Etica e religioni del mondo, 431

6 Religioni del mondo e pace, 434

ATTIVITÀ DI VERIFICA Sguardi in profondità, 438

EDUCAZIONE CIVICA Orizzonti di cittadinanza, 440

ORIENTAMENTO Verso orizzonti futuri, 441

INTELLIGENZA ARTIFICIALE Orizzonti digitali, 442

Il tuo libro è fatto così

È suddiviso in 16 sezioni tematiche, ognuna delle quali apre con una doppia pagina speciale che comprende:

• sommario delle lezioni contenute;

• conoscenze | abilità | competenze da raggiungere;

• mappa visuale di sintesi;

• QRcode per l’accesso alle risorse digitali speciali.

AREA biblico teologica

Le sezioni sono connotate da una delle tre “macro-aree” degli obiettivi dell’insegnamento della Religione cattolica.

Ogni sezione tematica comprende più lezioni, ognuna col suo numero e titolo:

Uno speciale video interattivo con finale multiplo ti permetterà di discutere con i tuoi compagni e fare scelte significative per ogni tematica affrontata.

Questi box sono la sintesi facilitata dei contenuti che sono sulla pagina.

In questi casi, invece, ti aiutiamo a comprendere termini nuovi o difficili.

Battisti parla di emozioni forti e contrastanti. Ti è mai capitato di vivere situazioni in cui ti sei sentita/o allo stesso modo? Come hai gestito quei momenti?

nutre e ci fa crescere. Sono lo specchio in cui ci riflettiamo, la palestra in cui mettiamo alla prova noi stessi, il terreno fertile in cui coltiviamo la no stra umanità. Ma le relazioni non sono un dono che ci viene conces so senza sforzo. Richiedono impegno, cura, attenzione. Richiedono la capacità di ascoltare, di comprendere, di perdonare. Richiedono la coraggio di mettersi in gioco, di affrontare conflitti, di superare le difficoltà. Abbiamo scoperto che la libertà non è fare ciò che si vuole, ma scegliere in modo responsabile, tenendo con to delle conseguenze delle nostre azioni. Che la fede può essere una bussola che ci orienta nel cammino, una fonte di forza nei momenti difficili, un invito all’amore e alla solidarietà. E ora quindi, quale direzione prendere? Quali semi piantare nel terreno fertile delle nostre relazioni? Ecco alcuni consigli che scaturiscono proprio da quanto abbiamo approfondito. Coltivare relazioni autentiche cercare legami basati sulla sincerità, sulla fidu-

Il box Cercando un senso ti invita invece ad entrare più in profondità nelle cose e in te stesso.

La rubrica Mettiti in gioco ti propone interessanti attività pratiche.

Ti faremo ascoltare numerose clip di canzoni e video inerenti i temi trattati e leggeremo passi di libri interessanti.

A conclusione di ciascuna delle 16 sezioni tematiche:

1 L’UOMO, ESSERE SOCIALE

Dividi un foglio in due colonne. In una colonna, scrivi principali legami sociali che coltivi (famiglia, amici, scuola, attività sportive). Nella seconda colonna, descrivi brevemente come ciascuno di questi legami contribuisce al tuo benessere e alla tua crescita personale. Confronta le tue riflessioni con compagni e valuta insieme come le relazioni umane influenzano la vita di ciascuno. Quali sono, secondo voi, valori che rendono una comunità più unita e solidale?

2 IL VOLTO DELL’ALTRO COME APPELLO ALLA RESPONSABILITÀ

Immaginate di incontrare una persona in difficoltà e discutete, in piccoli gruppi, come potreste rispondere a questa situazione. Ogni gruppo presenta alla classe il modo in cui intende supportare l’altro. Scrivete un breve testo in cui spiegate come il “volto dell’altro” e il suo bisogno di aiuto vi spingano a riflettere sulla responsabilità che ognuno ha nei confronti della comunità.

3 IDENTITÀ E RELAZIONI

Scrivi una breve “storia di identità” in cui descrivi un momento importante che ha contribuito a definire chi sei oggi. Descrivi come l’influenza di un amico, di un familiare

(come

ascolto, capacità di risoluzione dei conflitti). Condividete le vostre scoperte con la classe, spiegando come le capacità relazionali contribuiscano al successo professionale in quel campo. Questa attività vi aiuta a comprendere l’importanza delle competenze sociali e relazionali in vari ambiti lavorativi, e come queste possano essere sviluppate attraverso l’esperienza e la pratica.

che descrivono come vivevano primi cristiani: nella comunione fraterna, condividendo beni materiali e spirituali, pregando e spezzando il pane insieme. 2 Scegliete simboli principali: ogni gruppo identificherà simboli o scene che rappresentano aspetti importanti della vita comunitaria, come la condivisione, la preghiera, il battesimo, o il sacrificio dei martiri, per evidenziare il profondo legame che univa primi cristiani.

4 Create l’immagine con l’AI: utilizzate l’AI per trasformare queste idee in un’immagine. Ogni gruppo può concentrarsi su un diverso aspetto della vita comunitaria e usare l’immagine per mostrare come si articolavano le relazioni e valori all’interno della comunità.

5 Condividete e discutete: ogni gruppo presenterà il proprio lavoro, spiegando come la vita delle prime comunità cristiane rispecchiava il messaggio di Gesù e principi dell’amore fraterno e della solidarietà.

Domande guida Quali aspetti vi hanno colpito di più della vita delle prime comunità cristiane?

In che modo la condivisione e la comunione erano centrali per loro?

Che cosa vi ha trasmesso l’attività e come vedete queste pratiche nella società odierna?

Suggerimento input all’IA “Crea un’immagine che rappresenti la vita delle prime comunità cristiane, mostrando un momento di (… scrivi tu)”.

Metti alla prova ciò che hai imparato!

Alla fine di ogni tema troverai verifiche e giochi per divertirti e vedere quanto hai appreso. Sei pronto per la sfida?

In una pagina speciale dedicata alle nuove Linee guida per l’Educazione Civica scoprirai come vivere insieme agli altri nel rispetto delle regole e dei valori importanti.

Ti aiuteremo anche a conoscerti meglio per scegliere con consapevolezza il tuo futuro di studi e lavoro.

Intelligenza Artificiale amica sì o no?

Ti faremo sperimentare le diverse possibilità che offre la frontiera più avanzata della tecnologia IA, per poi discuterne in classe le potenzialità e le zone d’ombra

Costruire il futuro insieme

Il

Gruppo Editoriale ELi

offre proposte editoriali che coprono tutti i gradi e i rami scolastici, all’insegna della qualità, del rigore e dell’innovazione.

INTELLIGENZA

ARTIFICIALE

Percorsi didattici con attività pratiche che mirano ad approfondire i principali strumenti di IA generativa per favorirne un utilizzo critico e consapevole.

EQUILIBRI

Progetto di ricerca costante che mira a eliminare gli stereotipi di genere nei testi scolastici ponendo particolare attenzione alla scelta dei contenuti, a una valutazione iconografica ragionata e all’utilizzo di un linguaggio testuale inclusivo.

INCLUSIONE

Sviluppo di una cultura dell’inclusione attraverso contenuti accessibili e adeguati ai diversi stili di apprendimento.

ORIENTAMENTO

Approccio educativo e formativo volto a favorire la conoscenza di sé, delle proprie attitudini e delle proprie capacità, oltre a sviluppare le competenze non cognitive e trasversali necessarie per le scelte del futuro.

EDUCAZIONE

CIVICA secondo le NUOVE Linee guida

Aggiornamento e ampliamento dei nuclei tematici attorno ai quali si articolano le competenze e gli obiettivi di apprendimento: Costituzione, Sviluppo economico e sostenibilità, Cittadinanza digitale.

STEM/STEAM, CLIL

Attivazione del pensiero scientifico e computazionale, approccio interdisciplinare e laboratoriale, sviluppo della competenza multilinguistica, attraverso attività STEM, STEAM e CLIL.

DIGITALE

Acquisizione delle competenze digitali e dell’alfabetizzazione informatica come aiuto all’inclusione sociale e alla cittadinanza attiva.

EDUCAZIONE ALLE RELAZIONI

Percorsi incentrati sullo sviluppo di competenze relazionali che arricchiscono la consapevolezza del vissuto personale in relazione con la realtà circostante.

Gruppo Editoriale ELi

Il piacere di apprendere

Contenuti digitali della sezione

ALLA RICERCA DEL SENSO DELLE COSE 1 sezione

Conoscenze

Riconoscere gli interrogativi universali dell’uomo: origine e futuro del mondo e dell’uomo, bene e male, senso della vita e della morte, speranze e paure dell’umanità e le risposte che ne dà il cristianesimo, anche a confronto con altre religioni.

Abilità

Riflettere sulle proprie esperienze personali e di relazione con gli altri: sentimenti, dubbi, speranze, relazioni, solitudine, incontro, condivisione, ponendo domande di senso nel confronto con le risposte offerte dalla tradizione cristiana; riconoscere il valore del linguaggio religioso, in particolare quello cristiano-cattolico, nell’interpretazione della realtà e utilizzarlo nella spiegazione dei contenuti specifici del cristianesimo.

Competenze

Costruire un’identità libera e responsabile, ponendosi domande di senso nel confronto con i contenuti del messaggio evangelico secondo la tradizione della Chiesa.

SOMMARIO

1 Un nuovo inizio…, 12

2 Il mondo dentro di me: emozioni, pensieri, scelte, 13

3 Nel mondo dei bisogni, 16

4 Tra bisogni e desideri, 19

5 Dal desiderio alla conoscenza di sé, 20

6 Il senso religioso, 22

7 Senso religioso, religiosità e religione, 26

8 Le discipline che studiano la religione, 28

9 Il perché di un’ora di religione, 34

ATTIVITÀ DI VERIFICA Sguardi in profondità, 36

EDUCAZIONE CIVICA Orizzonti di cittadinanza, 38

ORIENTAMENTO Verso orizzonti futuri, 39

INTELLIGENZA ARTIFICIALE Orizzonti digitali, 40

L’ORIZZONTE IN MAPPA

IL MONDO DENTRO DI ME

Le emozioni sono fondamentali per capire chi siamo e per guidarci nelle nostre azioni quotidiane.

L’uomo è spinto a cercare una risposta alle grandi domande della vita, riconoscendo un senso trascendente nella realtà. 1. 7. 3. 5. 8. 2. 4. 6.

LA GERARCHIA DEI BISOGNI

Secondo Maslow, i bisogni umani si dispongono in una gerarchia: fisiologici, di sicurezza, affetto, stima e autorealizzazione.

I BISOGNI DELL’UOMO

Il benessere deriva dal soddisfare i propri bisogni, siano essi fisici, psicologici o spirituali.

IL BISOGNO DI SIGNIFICATO

L’uomo ha bisogno di dare un senso alla propria esistenza, altrimenti rischia di sentirsi vuoto.

UN SENSO TRA “IO” E

LA RICERCA DI SENSO

Anche nei momenti difficili, trovare uno scopo nella vita aiuta a superare le sfide.

“DIO”

IL RUOLO DELLE EMOZIONI

Le emozioni come la gioia, la tristezza e la rabbia ci spingono a riflettere sui nostri bisogni e a trovare una via per esprimerli.

DESIDERIO E CRESCITA

Desiderare significa andare oltre l’immediato e spingersi verso nuovi traguardi, guidati dai propri sogni.

IL SENSO RELIGIOSO

1Un nuovo inizio…

Nuova scuola, nuove sfide: emozioni, pensieri e cambiamenti all’inizio dell’adolescenza.

È iniziata una nuova avventura: è iniziato il tuo percorso nella Scuola Secondaria di Secondo grado. Sei entrato in una nuova struttura, hai incontrato nuovi volti, hai fatto esperienza di un cambiamento importante. Questo nuovo inizio corrisponde all’incirca alla tua entrata in quella fase dello sviluppo umano chiamata adolescenza, un periodo della tua vita in cui ti sei lasciato alle spalle l’infanzia e ti stai preparando per diventare adulto. Vedi il tuo corpo cambiare, ma non solo, sicuramente hai sperimentato nuovi modi di pensare e di confrontarti con la realtà. In questo periodo della vita cresce in te il bisogno di essere un individuo con una propria identità con un proprio posto nel mondo. Senti crescere in te l’esigenza di essere maggiormente autonomo e ti stai creando una tua visione dell’esistenza e, forse anche al di là della tua consapevolezza, stai cercando di dare un significato a ciò che vivi.

Alle porte di una nuova scuola

Prima di iniziare una nuova esperienza, come quella di accedere alla Scuola Secondaria di Secondo Grado si provano dentro di sé numerose sensazioni e si affacciano alla consapevolezza numerosi pensieri. Che cosa hai sentito e cosa ti sei chiesto prima di varcare la soglia del nuovo istituto che frequenti?

È arrivato, poi, il suono della prima campanella e, cercando tra i volti noti dei tuoi coetanei, hai raggiunto la tua classe tra timori e speranze. Forse ti sarai preoccupato della tua immagine, di come ti presenti agli altri, ti sarai chiesto come sarebbe stata la tua aula, quali volti di coetanei avresti incontrato e come sarebbero stati i nuovi insegnanti. Se ti ascolti e ripensi a quel momento, credo che sentirai in te un groviglio di emozioni e pensieri che ricorderai per lungo tempo. È importante che tu sia consapevole del tuo vissuto, perché grazie a questa consapevolezza potrai capire molti aspetti di te.

mettiti in gioco

a compilare la tabella qui sotto, facendo contatto con la tua esperienza

Come è per te riportare alla memoria il tuo vissuto interno rispetto all’inizio di questo nuovo cammino? Immagino che ti sentirai, probabilmente, più consapevole e forse avrai sentito nuove sensazioni. Sicuramente avrai sperimentato delle emozioni. Fare contatto con i propri processi interni è davvero importante, perché questo contatto consente di prendere consapevolezza di come ti senti, di cosa hai bisogno e di cosa avverti come buono per te.

Prova
interiore all’inizio dell’anno scolastico.
Emozione
Messaggio

IL MONDO DENTRO DI ME: EMOZIONI, PENSIERI, SCELTE 2

Quando abbiamo parlato del tuo vissuto all’inizio dell’anno scolastico hai fatto contatto con il tuo vissuto interiore e hai portato alla consapevolezza le tue emozioni.

Se ti si chiedesse che cosa sono le emozioni certamente sapresti di che cosa si parla perché le senti in ogni momento della tua giornata. Se è facile sentire le emozioni può essere più difficile riuscire a dire con chiarezza cosa siano. Proviamo, dunque, a capire cosa sono le emozioni. Esse sono una componente molto importante del nostro funzionamento psichico e sono presenti in funzione della sopravvivenza. Le emozioni sono fenomeni complessi definiti in modo differente a seconda degli orientamenti teorici e metodologici degli psicologi che le hanno studiate. Etimologicamente, emozione deriva dal latino ex-movere, per cui letteralmente significa portare fuori, smuovere, in senso più lato, scuotere, agitare. In generale si potrebbe dire che sono quelle sensazioni immediate che si avvertono nella quotidianità e che sospingono un soggetto, in qualche modo, verso un’azione. Sono in altre parole, anzitutto, il motore del nostro agire.

“C’è

posta per te!”

Per spiegare come funzionano possiamo usare una metafora: le emozioni sono dei postini. Nella nostra mente fanno davvero il lavoro di postini, infatti nascono nella parte più interna e antica del nostro cervello, la zona limbica, e portano un messaggio alla corteccia prefrontale, la sede della nostra consapevolezza. Se arriva un messaggio bisogna leggerlo ed ogni emozione ne porta uno diverso. Si tratta, dunque, di aprire la porta e leggere la lettera.

Questa lettera ci chiede di fare qualcosa. La gioia ci dice che un nostro bisogni ha trovato risposta. Che cosa chiede? Di fare i salti di gioia. Ci sono persone che stanno male perché non hanno ricevuto il permesso di esprimere gioia quando un bisogno aveva ricevuto e, da grandi, non si danno il permesso di godere; la tristezza ci dice che abbiamo perso qualcosa o qualcuno di importante per noi e ci chiede di vivere il dolore piangendo.

Le emozioni sono il motore invisibile che guida le nostre azioni quotidiane.

CERCANDO UN SENSO

Come interpreti il “messaggio” che le tue emozioni ti stanno inviando? Hai mai ignorato un’emozione e che effetto ha avuto su di te?

Le emozioni ci parlano, sono messaggi che aiutano a comprendere i nostri bisogni profondi.

Lacrime, rabbia, paura e noia: imparare a leggere le emozioni per vivere meglio.

Quando eravate piccoli, ma anche oggi, avete ricevuto il permesso di piangere tutte le lacrime che avevate? Non poter piangere è davvero un grande limite per il nostro stare bene. Per capire il valore delle lacrime, basta pensare all’Inferno dantesco, dove i traditori degli ospiti hanno come pena il fatto che le loro lacrime si congelano non appena affiorano. Non riuscire a piangere è, allora, paragonabile una pena infernale ed è una fonte terribile di stress.

La rabbia ci comunica che un bisogno non è stato soddisfatto e ci attiva per cercare di realizzarlo. Se la rabbia si tiene dentro fa male, ma esprimerla alle volte piò metterci nei guai compiendo azioni inadeguate.

Occorre imparare a canalizzare questa in maniera adeguata, usando l’energia che ci offre per imparare ad esprimere adeguatamente ciò di cui abbiamo bisogno, descrivendo quello che ci sta capitando ed esplicitando il nostro stato d’animo: possiamo spiegare la situazione in cui ci troviamo e far emergere quello che abbiamo dentro senza usare parole offensive o azioni inadeguate.

La paura ci dice che c’è un pericolo e che occorre scappare oppure trovare le energie per affrontarlo. La noia è un’altra postina, che non è sinonimo di svogliatezza, e chiede di mettere nella vita stimoli. Abbiamo bisogno della noia per cercare quegli stimoli che desideriamo.

Il disgusto ci fa sentire che qualcosa non ci piace mentre il gusto per qualcosa permette di sentire e capire cosa ci fa vibrare.

Restare in ascolto di noi stessi

Qualche volta le emozioni non sono così chiare e si mescolano tra loro e, un po’ come i colori primari che se mischiati danno vita a nuovi colori, così anche le emozioni.

LA CANZONE

Emozioni, Lucio Battisti

In questa canzone di tanti anni fa, Lucio Battisti ci racconta un’esperienza interiore in cui il sentire è forte e, talvolta fatto di elementi contrastanti. Un qualcosa che sorge spontaneamente di fronte alla realtà al di là della consapevolezza: le emozioni. Con il tuo insegnante ti invitiamo ad ascoltare questa canzone.

Seguir con gli occhi un airone sopra

il fiume e poi

Ritrovarsi a volare

E sdraiarsi felice sopra l’erba ad ascoltare

Un sottile dispiacere

E di notte passare con lo sguardo

CERCANDO UN SENSO

Battisti parla di emozioni forti e contrastanti. Ti è mai capitato di vivere situazioni in cui ti sei sentita/o allo stesso modo? Come hai gestito quei momenti?

la collina per scoprire

Dove il sole va a dormire

Domandarsi perché quando cade

la tristezza in fondo al cuore

Come la neve non fa rumore

E guidare come un pazzo a fari spenti

nella notte per vedere

Se poi è tanto difficile morire

E stringere le mani per fermare qualcosa che è dentro me

Ma nella mente tua non c’è

Capire tu non puoi

Tu chiamale se vuoi emozioni

Tu chiamale se vuoi emozioni

Uscir dalla brughiera di mattina dove non si vede ad un passo

Per ritrovar se stesso

Parlar del più e del meno con un pescatore per ore ed ore

Per non sentir che dentro qualcosa muore

E ricoprir di terra una piantina verde sperando possa

Nascere un giorno una rosa rossa

E prendere a pugni un uomo solo perché è stato un po’ scortese

Sapendo che quel che brucia non son le offese

E chiudere gli occhi per fermare qualcosa che

Per riflettere…

È dentro me

Ma nella mente tua non c’è

Capire tu non puoi

Tu chiamale se vuoi emozioni

Tu chiamale se vuoi emozioni

Dopo aver ascoltato questa canzone cosa ne pensi delle emozioni? Sottolinea nel testo le parole che più ti colpiscono maggiormente e prova a descrivere come vivi le tue emozioni, come le ascolti, cosa ti dici nell’ascoltarle.

Bisogna dare molto valore all’ascolto delle emozioni e prendere seriamente in considerazione il fatto che occorre dare un nome a quello si sente. Le emozioni che possiamo provare sono davvero numerose e possiedono infinite sfumature. A fronte di questa gamma di possibili emozioni, non bisogna dimenticare che non esistono emozioni brutte ed altre belle, positive o negative, ma ci aiutano a sentire ciò di cui abbiamo bisogno.

mettiti in gioco

Ecco una tabella su cui poter lavorare e prendere consapevolezza.

Emozione

Gioia + tristezza = Tristezza + rabbia=

Rabbia + paura =

A Beautiful Mind, USA, DreamWorks Pictures

Messaggio

Le emozioni non sono né belle né brutte: ascoltarle ci aiuta a capire di cosa abbiamo bisogno.

IL FILM

«Le emozioni ci raccontano chi siamo, basta saperle ascoltare». In questo film si esplora il delicato equilibrio tra ragione ed emozione nella vita del matematico John Nash. La pellicola insegna che accogliere le emozioni, anche quelle difficili come paura o disperazione, è fondamentale per affrontare i momenti di crisi e per costruire resilienza, trovando un equilibrio tra mente e cuore.

3 NEL MONDO DEI BISOGNI

Vi siete mai chiesti quando vi sentite bene? Una domanda che potrebbe sembrare retorica e che potrebbe condurre di primo acchito ad una risposta di questo tipo: “Mi sento bene quando sono tranquillo, quando non ho problemi da affrontare”. Certamente una risposta sensata, che però ci richiama ad una riflessione più profonda per capire meglio come funzioniamo.

Il vero benessere nasce dall’ascolto e dalla risposta ai propri bisogni profondi.

BISOGNO

Necessità fondamentale dell’essere umano che può essere fisica, emotiva o spirituale e richiede di essere soddisfatta per raggiungere benessere e armonia.

Può essere utile, a questo scopo, porsi un ulteriore quesito: “Qual è l’esperienza fondamentale che una persona vive quando si sente bene?”. Sicuramente quando è in buona salute, ma questo non basta. Vi è qualcosa di più profondo nell’uomo. Si tratta di un’esperienza fondamentale, ovvero, il fatto che si sta bene quando riceviamo o diamo risposta a ciò che sentiamo.

Percepire un bisogno e, successivamente, ricevere o dare risposta a quest’ultimo è l’esperienza di base su cui può trovare unità il nostro vissuto. Si tratta di un’esperienza nodale, una pietra angolare del nostro benessere. Occorre, dunque, ascoltare e dare risposta ai propri bisogni. Quando questo avviene la persona, a prescindere dall’età, sta bene. Nello scorso secolo sono stati condotti numerosi studi in campo psicologico per indagare che cosa fossero i bisogni e quale fosse la loro importanza nell’economia dell’esistenza.

Una gerarchia di bisogni?

Secondo lo studioso Abraham Harold Maslow, uno psicologo statunitense vissuto nel secolo scorso, il comportamento umano è diretto e motivato, al di là delle particolari differenze culturali, dai bisogni fondamentali comuni a tutti gli esseri umani, essi inoltre tendono a disporsi in una gerarchia di dominanza e di importanza. Questi bisogni, che si traducono poi in motivazioni all’agire, sono dei mezzi per raggiungere un fine che è la piena realizzazione delle proprie potenzialità. La gerarchia dei bisogni secondo Maslow è la seguente: i bisogni fisiologici, di sicurezza, di affetto, di stima e di autorealizzazione. Ogni individuo nel corso della vita va incontro ad una vasta gamma di bisogni che deve soddisfare per passare all’esperienza successiva, quindi ad un altro bisogno; ciononostante, se l’esperienza del bisogno non viene chiusa naturalmente, essa deve per forza andare incontro ad una chiusura artificiale, reazioni fisiologiche di sopravvivenza, chiusure implicite o esplicite che possono entrare a far parte ed influenzare la vita di una persona nel corso del tempo. Se ci si domanda: “Qual è il bisogno importante per una persona?”. Si potrebbe, semplicemente, rispondere: “Il bisogno attualmente presente alla sua consapevolezza”. Esistono tanti tipi di bisogni: dormire, mangiare, ricercare la verità come specchio della realtà, la ricerca del bello del sacro. I bisogni cambiano con l’età, hanno carattere evolutivo. In ogni tipo di

bisogno ci sono tanti tipi di bisogni ed è importante dare la possibilità di sentirli e di vivere esperienze che li realizzano. I bisogni ci sono segnalati dalle sensazioni fisiche: il nostro corpo parla. Bisogna ascoltare il nostro corpo. Se per esempio sentiamo il cuore che batte forte, occorre domandarsi: “Che cosa ci sta dicendo il cuore, come voce del nostro corpo?”. I messaggi del corpo esistono per dirci un desiderio o un bisogno importante. Se si risponde al bisogno il fenomeno fisiologico se ne va… il corpo dice missione compiuta. Con ciò non si intende dire che tutto sia riconducibile alla psiche, ma non è possibile non riconoscerne il suo importantissimo ruolo, come ci ricorda il neurologo e psichiatra Viktor Frankl: «I bisogni sono fatti per orientare il soggetto in un mondo di oggetti. Se non fosse così, ogni atto umano si ridurrebbe in ultima analisi ad un atto di soddisfazione del soggetto stesso, cioè ogni atto umano diverrebbe un atto di autosoddisfazione».

Bisogni che vanno... oltre

L’uomo ha bisogno di trovare qualcosa in più rispetto alla soddisfazione di quanto proviene dalla soddisfazione dei propri bisogni fisici e psicologici. Possiede infatti dei bisogni spirituali, anzitutto quello di trovare uno scopo ed un significato alla propria esistenza. Se ignora questi bisogni finisce per sperimentare un senso di vuoto.

Ti sarà capitato di aver ottenuto degli importanti risultati scolastici, sportivi, di aver sperimentato, insomma, il raggiungimento di obiettivi importanti, di vivere una vita ordinata in cui nulla manca. Eppure a fronte di tutte queste soddisfazioni avrai sperimentato che tutto questo non basta, occorre trovare un significato ultimo, altrimenti si rischia di cadere nel «senso di assurdità». Vi è, dunque, un bisogno fondamentale per l’uomo che sostanzia il senso di ogni altro singolo bisogno: il bisogno di significato. Ai nostri giorni sembra che l’uomo non abbia smarrito questo bisogno, ma che percepisca troppo spesso l’esistenza come priva di significato: sente un vuoto esistenziale.

A questo proposito sempre Victor Frankl afferma: «Torniamo al vuoto esistenziale, al senso di frustrazione e mancanza di significato. Secondo Einstein, colui che considera la sua vita come destituita di qualsiasi significato, non solo è infelice, ma anche incapace di vivere (Alla ricerca di un significato della vita). Il senso non può essere dato, ma deve essere trovato. Il significato è qualcosa da scoprire, non da creare. Non si possono creare dei significati soggettivi, dei sentimenti di significato o di assoluta mancanza di senso (Come ridare senso alla vita)»

Maslow: dai bisogni fisici a quelli spirituali, l’uomo cerca il significato profondo della vita.

CERCANDO UN SENSO

Hai mai provato un senso di vuoto nonostante aver raggiunto importanti obiettivi? Cosa pensi ti manchi per sentirti pienamente soddisfatto/a?

Il senso della vita, come un arcobaleno, può sembrare lontano, ma è sempre presente e va scoperto ogni giorno.

Quando tutto diventa difficile

Ricercare un senso della vita non significa essere al riparo da esperienze dolorose, da momenti di difficoltà e sconforto. Resta il fatto che quando l’uomo trova uno scopo alla propria esistenza può trovare un senso anche quando la realtà ci porterebbe a pensare che questo sia impossibile.

Vale la pena richiamare ancora l’esperienza dello psichiatra viennese Frankl, che visse la terribile esperienza della prigionia nei campi di concentramento e di sterminio nazisti: «Non è stato certo di secondaria importanza l’insegnamento che ho portato con me da Auschwitz e di Dachau: in di sopravvivere a quelle situazioni-limite erano coloro che guardavano al futuro, ad un compito che li attendeva, ad un significato da realizzare. In seguito, alcuni psichiatri americani hanno avuto la possibilità di confermare autorevolmente ciò tra i prigionieri di guerra in Giappone e nella Corea del Nord. Ed ora, ciò che vale per i singoli, non dovrebbe valere per l’umanità intera? […] Ad un tale interrogativo non possiamo dare una risposta noi psichiatri. Esso deve restare aperto, interpellando ognuno di noi. Ma almeno deve essere presentato» (Alla ricerca di un significato della vita).

Anche nelle difficoltà, trovare un senso alla vita dà forza e speranza: l’esperienza di Viktor Frankl lo dimostra.

Unendoci al discorso di Frankl è evidente che la scuola non può dare una risposta definitiva al bisogno di significato che si sperimenta nel proprio intimo, tuttavia non può esimersi da un confronto su questa importantissima questione. Nel corso di queste ore di Religione avrai la possibilità di confrontarti con un’esperienza culturale che pone l’accento anzitutto il bisogno di senso che alberga nei nostri cuori, attraverso la conoscenza del fenomeno religioso, riletto attraverso l’esperienza della tradizione cultura cattolica. Si tratta di cercare un dialogo con una prospettiva di senso, tesa ad allargare il campo dei valori, per aiutarci ad entrare in contatto e scoprire le declinazioni del vero e del buono nella loro complessa totalità. Toccherà comunque a ciascuno realizzare quanto sente significativo e buono per sé nella propria vita, incominciando dalla consapevolezza che occorre anzitutto mettersi nella condizione di trovare un significato alla propria esistenza.

IL LIBRO

Uno psicologo nel lager, Viktor Emil Frankl

In questo testo, scritto dallo psicologo austriaco ebreo Viktor Frankl (1905 -1997), l’autore racconta la sua storia di internato in campo di sterminio e su come sia riuscito a trovare un senso anche laddove poteva sembrare impossibile, poiché la vita ha sempre un compito; in questo compito, che la realtà così com’è, è possibile cogliere il significato profondo della vita.

TRA BISOGNI E DESIDERI

Siamo fatti di bisogni. Abbiamo bisogno di mangiare, dormire, di sentirci al sicuro, di appartenere ad una comunità, di ricevere affetto e stima e di realizzare noi stessi. Come possiamo essere consapevoli dei nostri bisogni e cercare di dare ad essi una risposta? Anzitutto attraverso il nostro corpo, che ci fa percepire i bisogni primari (mangiare, bere, dormire); poi, attraverso le relazioni di qualità con le persone che fanno parte della nostra vita e, a mano a mano che sentiamo di volerci realizzare come persone, facendo contatto con i nostri desideri I desideri sono davvero importanti, perché sono quella realtà interiore di cui siamo più o meno consapevoli, realtà che in qualche modo ci conduce a realizzare ciò di cui sentiamo il bisogno per diventare chi desideriamo essere. Ma se è vero che sentiamo queste spinte interne e ci immaginiamo in un certo modo mentre pensiamo al nostro futuro, può essere davvero difficile capire cosa siano e come funzionino.

IL LIBRO

Sette domande scomode per i cristiani di oggi, G. M. Corini - L. Raspi

Che cos’è il desiderio? Proviamo a farci questa domanda. Un quesito apparentemente semplice, poiché sicuramente tutti noi abbiamo un’idea di cosa sia il desiderio, ma, credo non sia altrettanto immediato riuscire a darne una definizione organica e coerente. Credo che la domanda, immediatamente, abbia messo ciascuno in contatto con il proprio intimo e con la propria esperienza. Un contatto che sicuramente smuove in noi una nube di ricordi e sensazioni presenti.

Riprendendo l’etimologia del termine desiderio (vedi glossario), in questa prospettiva, penso che il “de” richiami il complemento di origine, restituendoci questo contenuto semantico: “dalle stelle”. Nell’antichità, prima della bussola e dei GPS, le stelle erano il mezzo di orientamento per l’uomo in viaggio: dalle stelle si ricavava la rotta, l’itinerario da seguire. Il desiderio, allora, può essere paragonato ad una stella a cui andare dietro per metterci in moto e compiere bene il nostro cammino esistenziale, soddisfacendo, in questo modo, la sete di senso della vita che alberga in noi.

4

DESIDERIO

Parola che deriva dal latino desiderium, composta da de e sidus, che significa stella. Indica una spinta interiore verso qualcosa che sentiamo necessario o buono per noi, paragonata a una stella che orienta il nostro cammino esistenziale.

I bisogni e i desideri ci guidano verso la realizzazione di noi stessi: ascoltare il corpo e le relazioni è la chiave.

Dal desiderio alla conoscenza di sé 5

È sempre importante avere dei desideri e, alla tua età, è bello ascoltare i propri sogni, immaginare chi vorresti essere da grande, cosa vorresti fare nella vita.

I desideri ci spingono oltre l’immediato: ascoltarli ci aiuta a immaginare e costruire il nostro futuro.

COSCIENZA

Facoltà della mente umana che permette di essere consapevoli di se stessi, dei propri pensieri, emozioni e azioni, distinguendo il bene dal male.

Ecco cosa ci ricorda Papa Francesco: «Desiderare significa tenere vivo il fuoco che arde dentro di noi e ci spinge a cercare oltre l’immediato, oltre il visibile. Desiderare è accogliere la vita come un mistero che ci supera, come una fessura sempre aperta che invita a guardare oltre, perché la vita non è “tutta qui”, è anche “altrove”. È come una tela bianca che ha bisogno di ricevere colore. Proprio un grande pittore, Van Gogh, scriveva che il bisogno di Dio lo spingeva a uscire di notte per dipingere le stelle. Sì, perché Dio ci ha fatti così: impastati di desiderio; orientati verso le stelle. Possiamo dire, senza esagerare, che noi siamo ciò che desideriamo. Perché sono i desideri ad allargare il nostro sguardo e a spingere la vita oltre: oltre le barriere dell’abitudine, oltre una vita appiattita sul consumo, oltre una fede ripetitiva e stanca, oltre la paura di metterci in gioco, di impegnarci per gli altri e per il bene» (Omelia dell’Epifania, 2022).

Per far ciò occorre ascoltarsi e giungere alla coscienza di sé e mettersi in gioco con scelte di qualità nella vita. Non è una cosa facile, come ci ricorda sempre Papa Francesco: «Conoscere sé stessi non è difficile, ma è faticoso: implica un paziente lavoro di scavo interiore. Richiede la capacità di fermarsi, di “disattivare il pilota automatico”, per acquistare consapevolezza sul nostro modo di fare, sui sentimenti che ci abitano, sui pensieri ricorrenti che ci condizionano, e spesso a nostra insaputa. Richiede anche di distinguere tra le emozioni e le facoltà spirituali. “Sento” non è lo stesso di “sono convinto”; “mi sento di” non è lo stesso di “voglio”. Così si arriva a riconoscere che lo sguardo che abbiamo su noi stessi e sulla realtà è talvolta un po’ distorto. Accorgersi di questo è una grazia! Infatti, molte volte può accadere che convinzioni errate sulla realtà, basate sulle esperienze del passato, ci influenzano fortemente, limitando la nostra libertà di giocarci per ciò che davvero conta nella nostra vita» (Catechesi sul discernimento: Gli elementi del discernimento - Conoscere se stessi).

Il cammino della vita non sempre è piano o in discesa, qualche volta siamo chiamati a intraprendere delle strade in salita. Se rileggi la tua esperienza di vita ricordandola come una serie di fotogrammi, sicuramente troverai momenti di gioia, ma anche di tristezza e mancanza di significato, proprio laddove i nostri desideri si sono infranti contro le scogliere delle difficoltà inevitabili della vita. Le delusioni qualche volta fanno capolino nella nostra esperienza, non sempre le cose vanno come vorremmo, qualche volta facciamo delle scelte non buone, ma questo non ci deve impedire di essere i protagonisti delle nostre vite. Non dobbiamo fermarci e con coraggio possiamo rimetterci sempre in gioco.

Senti cosa ti dice a proposito Papa Francesco: Giovani, non rinunciate al meglio della vostra giovinezza, non osservate la vita dal balcone. Non confondete la felicità con un divano e non passate tutta la vostra vita davanti a uno schermo. Non riducetevi nemmeno al triste spettacolo di un veicolo abbandonato. Non siate auto parcheggiate, lasciate piuttosto sbocciare i sogni e prendete decisioni. Rischiate, anche se sbaglierete. Non sopravvivete con l’anima anestetizzata e non guardate il mondo come se foste turisti. Fatevi sentire! Scacciate le paure che vi paralizzano, per non diventare giovani mummificati. Vivete! Datevi al meglio della vita! Aprite le porte della gabbia e volate via! Per favore, non andate in pensione prima del tempo» (Christus vivit, n.143).

IL FILM

Non bisogna lasciare che la paura paralizzi, ma si devono prendere in mano i propri sogni.

Faccia a faccia, USA, Walt Disney Pictures

Un ricco consulente d’immagine di nome Russ, apparentemente soddisfatto di una vita piena di agi, un giorno si ritrova faccia a faccia con un bambino impacciato e goffo. Questo bambino è il protagonista stesso all’età di 8 anni. Da questo incontro emergerà come nella sua vita lui abbia fatto scelte non propriamente incentrate sulla verità dei suoi desideri, ma è sempre possibile rimettersi in gioco e cambiare diventando se stessi.

mettiti in gioco

Quali sono i tuoi sogni? Cosa vorresti realizzare nella tua vita? Completa la tabella e poi confrontati con i tuoi compagni.

Sogno

Elementi CONTRO

Elementi PRO Cosa ho fatto finora

Papa Francesco invita i giovani a vivere pienamente la vita, evitando l’inerzia e il rimpianto, come mostra anche il protagonista del film Faccia a faccia nel suo percorso di riscoperta di sé.

6 IL SENSO RELIGIOSO

SENSO RELIGIOSO

Atteggiamento umano di ricerca e riconoscimento di una dimensione trascendente che dà senso alla vita e alla realtà.

«Chi sono io?». Questa potrebbe essere considerata la domanda delle domande. Magari non te la sei mai posta apertamente, eppure ti assicuriamo che ogni mattina al tuo risveglio, quando ti alzi e vai innanzi allo specchio, questa domanda, magari implicitamente, te la poni. Sai come? Decidendo come acconciarti, come vestirti, come mostrarti al mondo, come entrare in relazione con le persone che incontri. La grande difficoltà che potresti incontrare è far sì che questa domanda diventi esplicita e che, successivamente, inizi il tuo impegno nel trovare una risposta. Che tu te ne renda conto o meno, in tutto ciò è insito un profondo senso religioso In qualche occasione, forse, di fronte a un’esperienza positiva o negativa che ti ha segnato in profondità, ti sei accorto che non ti basta provare quel che hai vissuto, ma senti il bisogno di ricercarne la ragione, il senso. Ecco che allora, con buona probabilità, hai fatto contatto con la necessità di comprenderti meglio e ti sarai domandato perché sei al mondo e come vuoi starci. Sicuramente non troverai una risposta definitiva e completa, ma la cosa importante è sostare dinanzi alla domanda con la propria intelligenza, con un pensiero capace di accogliere la perenne novità della verità su di te e il mondo. Si tratta di ascoltarsi e, come ci ricorda Papa Francesco, con un’espressione da lui usata più volte, di diventare una persona dal «pensiero incompleto, dal pensiero aperto», che guarda all’orizzonte in una prospettiva di ricerca creativa e generosa, dove l’animo umano non smette di desiderare la pienezza d’essere che alberga nel suo cuore.

Domanda sul sé e domanda sul mondo

Le grandi domande della vita: chi siamo e perché viviamo? Interrogativi che ci spingono a scoprire il senso profondo dell’esistenza.

Come dicevamo, nel vissuto quotidiano gli eventi non si susseguono sempre linearmente; qualche volta, infatti, irrompono degli eventi che ci toccano in profondità sia positivamente che negativamente. A fronte di tutto questo, la persona avverte un appello, una chiamata non procrastinabile a cercare una risposta rispetto alla propria esperienza. Di fronte a queste situazioni, anche l’intelligenza più sopita e la sensibilità più atrofizzata spingono la persona a porsi la domanda: «Perché avviene tutto questo?». Non solo, ci si rende conto che prima o poi non si può fare a meno di dare una risposta al perché viviamo. Queste domande esistenziali vengono definite dai filosofi domande radicali di senso: «Chi sono? Da dove vengo? Dove vado? La vita ha un senso? La realtà è assurda o ha una logica? La vita è caso o possiede un fine?». Questi sono, dunque, gli interrogativi più significativi e frequenti che l’uomo si pone sulla propria esistenza. Sono domande chiamate radicali perché esprimono l’intima essenza del desiderio umano di comprendere i grandi perché che abitano nel suo cuore e che mettono alla prova la sua intelligenza. Accogliere questi interrogativi significa avere il co-

raggio di entrare nel profondo del proprio io, significa discendere nell’abisso della nostra interiorità. E negli abissi si possono trovare tesori di inestimabile valore, ma anche relitti. Per questo, discendere nel proprio intimo non sempre è semplice e qualche volta può succedere che si preferisca rinunciare, accontentandosi di vivere lo scorrere del tempo in una logica semplicistica e riduttiva, fatta di scarsa consapevolezza e animata dai banali adagi del «si dice, si fa…». Il rischio che si corre, allora, diventa quello di non essere protagonisti della propria vita, di vivere lasciandosi vivere. Se l’uomo non si prende carico dei “grandi perché della vita”, in lui rimane insita una “sete” profonda che non gli dà pace.

Afferma il Catechismo degli Adulti: «Ogni uomo ha sete e passa da un pozzo all’altro: un vagare incessante, un desiderio inesauribile rivolto ai molteplici beni del corpo e dello spirito. Nel nostro tempo questa ricerca sembra diventare addirittura una corsa tumultuosa. Molti, però, hanno la sensazione di correre senza una méta, di riempirsi di cose che risultano vane» (n. 4).

Oggi l’uomo sembra assorbito da una quantità di cose da fare, pare assorbito nella realtà virtuale, nelle immagini a due dimensioni offerte dagli schermi dei device. Sembra non ci sia tempo per stare a contatto di sé, dei propri bisogni, dei propri desideri, insomma per farsi carico di trovare una risposta alle grandi domande di senso. Nonostante la sete di senso, per timore di conoscere la verità delle cose, spesso le persone evitano un confronto autentico con le questioni di senso e scelgono con rassegnazione una vita vissuta a metà, in cui, in attimi che scorrono tutti uguali, il tempo passa annichilendo la vita in una serie di giorni, che comunque si succedono, generando “non senso”. Imprimere una direzione alla propria vita, scegliere come spenderla non è possibile se non si capisce cosa sia e quale sia il suo più autentico senso. Alla persona non basta vivere a livello biologico; la persona vuole capire perché è al mondo. Il grande cammino che l’uomo ha compiuto su questa terra è dovuto alla sua capacità di porsi questioni; si potrebbe dire che l’essenza dell’uomo risiede nella domanda.

IL LIBRO

Le domande che vengono prima, Gaetano

Piccolo

L’autore, constatando la possibilità di ritrovarsi angosciati se si evitano le grandi domande della vita, invita il lettore a confrontarsi con i grandi interrogativi allo scopo di non rischiare di vivere superficialmente. Un itinerario che conduce a fare addentrare il lettore a contatto con la propria dimensione intima per riappropriarsi davvero della propria umanità.

Scrive il filosofo Aristotele, vissuto nel IV secolo a. C., nel testo la Metafisica: «Tutti gli uomini per natura tendono al sapere» e ancora nel Protreptico: «L’esercitare la sapienza e il conoscere sono desiderabili per se stessi dagli uomini: non è possibile infatti vivere da uomini senza queste cose».

Assorbiti dalla realtà virtuale, rischiamo di vivere a metà: per dare senso alla vita, bisogna fermarsi e ascoltare le grandi domande.

CERCANDO

UN SENSO

Ti sei mai chiesto/a se il tempo trascorso sui social o immerso/a nella realtà digitale ti sta allontanando dalla possibilità di riflettere su chi sei e su cosa desideri veramente dalla vita?

La sapienza biblica invita a riflettere sul valore di ogni semplice giorno.

CERCANDO UN SENSO

• Dopo aver ascoltato questa canzone, cosa ne pensi del bisogno di trovare un senso nella vita?

• Come reagisci quando una situazione sembra priva di senso? Pensi che sia importante cercare un senso anche quando non sembra esserci? Perché?

La sapienza biblica ci propone un bellissimo testo su cui si può meditare:

«Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è l’uomo perché te ne ricordi e il figlio dell’uomo perché te ne curi? Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato».

(Sal 8, 4-6)

Il senso religioso

Il compito di rispondere alle domande sul sé e sul mondo è una prerogativa prettamente umana. Nessuna creatura può fare questo all’infuori dell’uomo, che può lavorare su di sé, avendo la capacità di uscire dal proprio spazio e di cambiare, per diventare quello che desidera nelle pressoché infinite possibilità che gli si presentano.

LA CANZONE

Un senso, Vasco Rossi

Voglio trovare un senso a questa sera

Anche se questa sera un senso non ce l’ha

Voglio trovare un senso a questa vita

Anche se questa vita un senso non ce l’ha

Voglio trovare un senso a questa storia

Anche se questa storia un senso non ce l’ha

Voglio trovare un senso a questa voglia

Anche se questa voglia un senso non ce l’ha

Sai che cosa penso

Che se non ha un senso

Domani arriverà

Domani arriverà lo stesso

Senti che bel vento

Non basta mai il tempo

Domani è un altro giorno, arriverà

Voglio trovare un senso a questa situazione

Anche se questa situazione un senso non ce l’ha

Voglio trovare un senso a questa condizione

Anche se questa condizione un senso non ce l’ha

Sai che cosa penso

Che se non ha un senso

Domani arriverà

Domani arriverà lo stesso

Senti che bel vento

Non basta mai il tempo

Domani è un altro giorno, arriverà

Domani è un altro giorno, ormai è qua

Voglio trovare un senso a tante cose

Anche se tante cose un senso non ce l’ha, ah

Domani arriverà

Domani arriverà lo stesso

Senti che bel vento

Non basta mai il tempo

Domani è un altro giorno, arriverà

Domani è un altro giorno, arriverà

Domani è un altro giorno.

mettiti in gioco

• Quali parole del testo della canzone ti hanno colpito di più? Sottolineale.

• Prova a descrivere perché queste parole risuonano con te. Quali sentimenti evocano?

• In che modo pensi che la ricerca di senso influisca sulle tue decisioni quotidiane?

• C’è un momento specifico nella tua vita in cui ti sei chiesto qual è il senso di ciò che stavi vivendo? Racconta questa esperienza.

La ricerca di senso implica il prendere contatto con la realtà esterna; bisogna uscire dal proprio guscio. Se si vuole davvero vivere pienamente, occorre auto-distanziarsi. Si tratta di ricercare il proprio compito e la ragione del proprio esistere in una prospettiva di senso, che è aperto alla trascendenza. Quando si intuisce che, pur essendo un granello di sabbia nel mondo, ciascuno possiede un proprio scopo nella propria unicità e irripetibilità, ci si dispone a ricercarne il principio e il fondamento. Davanti alla maestosità di una montagna, all’immensità e alla potenza del mare, all’inafferrabile distanza che separa il cielo e i suoi lucenti astri dalla terra, l’uomo è afferrato da ammirazione, ovvero da un profondo senso di meraviglia che lo ammalia e produce in lui un senso di benessere e, ad un tempo, un senso di vertigine

Così si esprime Sant’Agostino davanti al mondo: «La terra è di una bellezza straordinaria […] Contemplo la grandezza del mare che mi sta intorno, mi stupisco, ammiro; [..]. Levo gli occhi al cielo e alla bellezza delle stelle; ammiro lo splendore del sole capace di illuminare il giorno, e la luna che dirada le tenebre notturne. Sono meravigliose queste cose, degne di lode, anzi di stupore» (Esposizioni sui Salmi, 41,7).

Davanti all’armonia dell’universo, fioriscono nel cuore sentimenti di stupore e di meraviglia: l’animo umano si scopre aperto alla ricerca e all’incontro con il trascendente. Contemplando quanto offre il nostro pianeta, rimanendo stupiti dinanzi alla grandezza e all’ordine della natura, può arrivarci l’intuizione che qualcosa o Qualcuno di più grande possa esserci. Si muove nell’interiorità della persona un sentire che il filosofo romantico tedesco Schleiermacher definì come «sentimento dell’infinito presente nel finito». Nel momento in cui si percepisce interiormente un progetto di senso per la propria vita, sorge la domanda circa l’esistenza di un Qualcuno che ha tessuto la trama di questo progetto.

TRASCENDENZA

Ciò che va oltre l’esperienza sensibile e il mondo fisico, riferendosi a una realtà superiore e distinta dall’universo materiale. In ambito religioso e filosofico implica l’esistenza di un principio o di un essere superiore che supera (trascende) le limitazioni dello spazio e del tempo, spesso identificato con il divino.

Stupore e meraviglia davanti alla grandezza del creato ci aprono alla ricerca di senso e alla trascendenza.

SENSO RELIGIOSO, RELIGIOSITÀ E RELIGIONE 7

Stupore e meraviglia davanti alla grandezza del creato ci aprono alla ricerca di senso e alla trascendenza.

Se l’uomo si lascia meravigliare, diviene capace di un esercizio quotidiano molto importante. Egli così impara a contemplare. Interessante notare che il termine “contemplare”, letteralmente dal latino cum templum, cioè “per mezzo dello spazio del cielo”, richiama alla lettura del mondo attraverso il cielo. In questo modo si guarda al cosmo da un’altra prospettiva.

Ci si dispone a ricercare nella realtà e nel senso del finito un richiamo a qualcosa che supera tutto, in quanto senso del tutto. In questa osservazione, l’uomo intuisce il valore di tutte le cose che lo circondano, diviene consapevole dell’altissima dignità che gli compete e con essa dell’importante compito personale che ha da realizzare nel suo tempo.

Si muove in lui la domanda circa l’origine delle cose e della sua esistenza: un movimento interiore che può condurre a far percepire la realtà come qualcosa di creato, non fatto da sé, ma per opera di un Creatore che ha disposto tutto con sapienza, dando all’uomo un ruolo ed una collocazione speciale. Lo stupore e la meraviglia davanti alla natura, il bisogno di capire il mistero della vita e il senso della propria esistenza, mettono l’uomo nella

IL LIBRO

Il pensiero religioso primitivo, Lucien Lévy-Bruhl

In quest’opera, l’autore esplora il modo in cui le popolazioni primitive interpretano la realtà attraverso una forma di pensiero che collega ogni evento e fenomeno a una dimensione spirituale o soprannaturale. Lévy-Bruhl evidenzia come questa prospettiva sia radicata in un senso religioso innato, che guida l’uomo nella comprensione del mondo e nella ricerca di significato.

condizione di chiedersi il perché e l’origine delle cose e a cercare un principio, un fondamento ed una causa di queste ultime. Questa ricerca è il senso religioso. Si tratta di una ricerca che giunge di fronte alle domande circa l’esistenza di Qualcuno che ha pensato e creato tutto quanto esiste, compresi noi stessi. Un Qualcuno che è all’origine di tutto, che non è sottoposto alle leggi dello spazio e del tempo, ovvero l’Assoluto, Colui che, come ci dice l’espressione latina ab-solutus, è “sciolto da” legami e che le religioni hanno chiamato Dio. Nel riconoscere questa presenza, la persona esprime la propria esperienza religiosa e di fede rivolgendosi al “Totalmente Altro”, dialogando con lui interiormente e compiendo dei gesti che esprimono quanto vive nel proprio intimo, ovvero la propria religiosità, che manifesta la propria fede

Le grandi domande dell’uomo circa se stesso e il mondo, dunque, hanno trovato risposta nella religiosità, che riconosce una potenza superiore, che è stata identificata dall’umanità delle origini con una divinità particolare, che in qualche modo si manifesta nell’esperienza quotidiana. L’uomo fa esperienza del sacro e riconosce nelle potenze del cosmo qualcosa che va oltre, qualcosa di diverso, che supera l’esperienza dei sensi e si colloca in uno spazio separato dall’ordinario del quotidiano.

Questa esperienza della persona non è rimasta relegata al singolo, ma è da sempre stata condivisa, poiché l’uomo vive sempre in relazione con i suoi simili e con questi è portato a condividere. Nella misura in cui l’esperienza religiosa di un soggetto diventa anche esperienza del gruppo di appartenenza, si passa dalla religiosità alla religione. Quest’ultima si manifesta attraverso una serie di credenze condivise rispetto alla divinità e si esprime attraverso cerimonie e riti praticati dalla comunità e dal vivere secondo un codice di comportamento.

“Religione”, questa parola

Proviamo a capire meglio cosa significa la parola religione. Si tratta di una parola di origine latina che ha fatto molto discutere. Sentiamo cosa ci dice lo studioso Alain Coates Bouquet: «Sulla parola latina “religio” da tempo immemorabile gli studiosi discutono riguardo il suo primo significato. Tra gli scrittori romani, Cicerone sosteneva la sua provenienza dalla radice “leg”, che ha il valore di “raccogliere, riunire, osservare o contare”, e le attribuiva quindi il significato di “osservare i segni di una comunicazione divina” o “trarre gli auspici”. Servio, d’altra parte, sosteneva la derivazione da un’altra radice, “lig”, legare, per cui “religio” avrebbe avuto il significato di “legame, relazione”, ossia “comunione tra l’umano e il sovraumano”. In seguito pare che la parola abbia assunto entrambi i significati, poiché il grande Sant’Agostino la usa nei due sensi» (da Breve storia delle religioni).

Come afferma il celebre studioso Durkheim: «Una religione è un sistema solidale di credenze e di pratiche relative a cose sacre».

FEDE

Dal latino fides significa “fiducia”, ovvero convinzione personale circa l’esistenza di Dio e adesione alla sua presenza nella vita quotidiana.

SACRO

Termine che rimanda a tutto ciò che, in qualche modo, è connesso al divino; è il contrario di “profano”, ovvero, ciò che non è legato all’ambito religioso.

Le grandi domande dell’uomo trovano risposta nella religione, un’esperienza condivisa che lega l’umano al divino attraverso riti e credenze.

L’antropologia delle religioni studia le credenze e i riti come parte integrante delle culture umane e delle loro organizzazioni sociali.

ANTROPOLOGIA

disciplina che studia l’uomo e la sua cultura, analizzando gli usi, costumi e comportamenti delle diverse popolazioni.

LE DISCIPLINE CHE STUDIANO

LA RELIGIONE

La religione è un fenomeno umano molto complesso, così come è complessa la stessa natura umana. Per rispondere a questa complessità, le diverse discipline afferenti alle scienze umane, la filosofia e non certo in ultimo la teologia, forniscono il loro prezioso apporto.

Ciascuna disciplina, nel rispetto delle proprie caratteristiche, studia la religione secondo un paradigma scientifico, ponendo l’attenzione su aspetti specifici. Rispetto alle scienze umane, è bene ricordare l’Antropologia, la Sociologia e la Psicologia

L’Antropologia della religione

L’Antropologia – in particolare l’Antropologia culturale - è la disciplina che ha come oggetto l’uomo e la cultura che egli stesso elabora nel tempo e nello spazio in cui vive. Si occupa di studiare gli usi e i costumi delle svariate popolazioni che abitano il nostro pianeta. Si focalizza sulle espressioni del tessuto sociale delle diverse etnie, ne analizza i comportamenti e le concezioni della realtà. Questo significa che la cultura si manifesta attraverso specifiche regole di convivenza sociale, che riguardano l’organizzazione dell’esistenza a tutto tondo. Pertanto, l’antropologia studia le forme di vita comune da diversi punti di vista: politico-economico, dell’organizzazione familiare, dell’alimentazione, delle tradizioni mitologiche popolari e, non in ultimo, delle espressioni religiose. Lo studio della religione è uno dei nuclei fondamentali dell’antropologia culturale, tanto che al suo interno si è andata delineando una disciplina specifica, ovvero l’Antropologia delle religioni, che si propone di analizzare e interpretare la dimensione culturale, sociale e politica dei sistemi religiosi.

mettiti in gioco

Rifletti sul significato che attribuisci alla religione: pensi che abbia più a che fare con un legame tra gli esseri umani e il divino, o con una semplice osservazione di riti e segni che gli uomini hanno inventato?

La religione, in questa prospettiva disciplinare, viene studiata come quel sistema culturale e di significati che caratterizza profondamente le identità personali e comunitarie dei diversi consorzi umani che abitano il nostro pianeta. Questa disciplina scruta con attenzione la religione come fattore di appartenenza socio-culturale, che è all’origine di forti legami tra le persone, osservando le diverse tradizioni nelle loro espressioni rituali. In questo orizzonte, l’antropologia delle religioni si configura come un’indagine sull’uomo, visto nella prospettiva di creatore e fruitore del sacro nelle sue espressioni e, allo stesso tempo, portatore di credenze religiose che caratterizzano i suoi comportamenti.

IL LIBRO

Antropologia delle religioni, Alessandra Ciattini

«L’antropologia religiosa, in quanto scienza essenzialmente comparativa, fa riferimento costante a fenomeni religiosi documentati sia nelle società contadine sia nella moderna società industriale, oltre che a istituzioni religiose appartenenti alle diverse civiltà oggetto di studio degli storici».

Secondo questa autrice l’antropologia religiosa segue due linee di ricerca principali. La prima analizza le istituzioni religiose specifiche di una società, confrontandole con quelle di altre culture o epoche storiche. La seconda, più complessa, si concentra sugli elementi essenziali della religiosità, dialogando anche con le riflessioni filosofiche e scientifiche che affrontano il fenomeno religioso.

La Sociologia delle religione

La Sociologia, in quanto appartenente alle scienze umane, si occupa di studiare l’uomo all’interno di una realtà comunitaria. Questa disciplina ha come oggetto specifico di indagine i fenomeni sociali, analizzando e descrivendo tali fenomeni nelle loro manifestazioni, sia dal punto di vista dei processi che degli effetti.

La Sociologia della religione è una branca della sociologia che studia la religione come un fenomeno umano, risultato del rapporto tra società, gruppi e singoli individui. Nasce alla fine del 1800 e il primo studioso ad occuparsene fu Émile Durkheim (1858-1917). Per Durkheim, la società è paragonabile a un organismo, in cui ogni parte svolge una funzione specifica. Anche la religione, quindi, ha un suo spazio e un suo compito nel tessuto sociale. La religione, manifestata attraverso i riti di gruppo, rafforza le norme e i valori della società, generando una sorta di “effervescenza collettiva”, un’energia che unisce le persone coinvolte nel rito. Un altro importante studioso della sociologia della religione è Max Weber (18641920), che, a differenza di Durkheim, si concentra sul ruolo dell’individuo. Weber riteneva che l’agire individuale, motivato da credenze religiose, potesse influenzare profondamente la società. Nella sua opera più nota, L’etica protestante e lo spirito del capitalismo, Weber mostra come il calvinismo abbia contribuito allo sviluppo del capitalismo moderno.

IL LIBRO

SOCIOLOGIA

disciplina che studia i fenomeni sociali e le relazioni tra gli individui e le strutture sociali, analizzando come i gruppi, le istituzioni e le società influenzino il comportamento umano e la convivenza.

Introduzione alla sociologia della religione, Enzo Pace

«La sociologia nasce nella seconda metà dell’Ottocento interrogandosi sul se e come sia possibile un ordine sociale senza religione, senza che esso sia legittimato da un sistema di valori e simboli che riguardano la divinità, l’autorità di una chiesa e l’insieme delle pratiche e delle norme che una religione tradizionale fornisce agli individui. […] La religione aiuta, per così dire, una società a darsi una rappresentazione ordinata di se stessa, ma il vivere in società non può essere il prodotto di un freddo calcolo. […] Nell’agire, le persone costruiscono il significato che loro stesse attribuiscono al loro fare. La religione perciò è ciò che le persone dicono che sia quando, in una particolare situazione, agiscono in base a scelte e comportamenti che esse stesse classificano come religiosi».

Nell’ambito della sociologia della religione spiccano i nomi di Durkheim e Weber.

PSICOLOGIA

Disciplina che studia i processi mentali, le emozioni e il comportamento umano, analizzando come gli individui percepiscono, pensano, sentono e agiscono, sia a livello individuale che sociale.

IL FILM

A

Beautiful Mind, USA, DreamWorks Pictures

Questo film racconta la storia vera di John Nash, un brillante matematico che lotta contro la schizofrenia. Oltre alla dimensione psicologica, il film tocca temi legati alla fede e alla ricerca di significato, poiché Nash si confronta con le sue allucinazioni e con la sfida di distinguere la realtà dalla finzione. La sua lotta per riconciliarsi con la sua mente e trovare una via d’uscita dalla malattia può essere letta come un percorso di salvezza interiore, in cui la psicologia e la spiritualità si intrecciano.

La Psicologia della religione

La Psicologia della religione è una specifica area di indagine delle scienze psicologiche. Questa disciplina indaga il fenomeno della religione attraverso un approccio scientifico fondato sulla ricerca ed è stata oggetto di studio fin dai primi passi della psicologia nel campo scientifico. Importanti studiosi come Freud, Jung, Fromm, infatti hanno dedicato importanti studi al tema della religione in ordine al funzionamento psichico dell’uomo. L’oggetto di studio della psicologia della religione è il fenomeno religioso, inteso come realtà che coinvolge la singola persona nel proprio dinamismo cognitivo ed emotivo e, allo stesso tempo, delle comunità in cui il singolo è inserito. È uno studio scientifico, che fa riferimento a teorie e metodo specifici della psicologia, e per questo non giudica i valori religiosi del singolo o della comunità. Questo fa sì che questa materia non sia né atea né religiosa, nella certezza che non può occuparsi di fenomeni che non le competono, quali quelli legati allo spazio strettamente spirituale, mentre può studiare il rapporto psicologico che lega una persona alla dimensione religiosa del singolo e alla religione professata da quest’ultimo. Infatti, la psicologia della religione pone la propria attenzione alle modalità psichiche che conducono un soggetto a sviluppare la propria identità personale in confronto con il sistema religioso che è culturalmente significativo. Lo psicologo indaga tutto questo, tenendo conto anche di possibili difficoltà e disturbi delle persone.

mettiti in gioco

Prova a riflettere su come le tue esperienze religiose (se ne hai) o la tua visione del mondo influenzano il tuo benessere psicologico.

• Quali emozioni provi quando partecipi a rituali religiosi o momenti spirituali?

• Pensi che la religione o la spiritualità possano aiutare a gestire le difficoltà emotive? Se sì, in che modo?

Introduzione alla psicologia della religione, Eugenio Fizzotti

IL LIBRO

In primo luogo va ricordato che la psicologia è una scienza positiva, di carattere empirico, fondata sullo studio delle costanti e delle variabili psicologiche dell’origine e della strutturazione degli atteggiamenti delle scelte esistenziali della persona – e quindi anche dell’atteggiamento religioso –, considerati come condotte osservabili, quantificabili, tipificabili secondo le categorie e i modelli teorici propri delle scienze empiriche. […] La metodologia seguita è quella di studiare il vissuto psichico dell’atteggiamento religioso, di metterne in luce i significati e le intenzioni latenti che fanno parte della religione vissuta e di cui i soggetti non hanno necessariamente una chiara coscienza, di esaminare come questi significati e queste intenzioni si organizzano e formano la struttura dell’atteggiamento religioso e delle scelte personali».

La Filosofia della religione

Cos’è la filosofia? Il termine deriva dal greco filía, cioè amore, e sophía, cioè sapienza, e descrive pienamente la tensione innata nell’uomo nella ricerca del sapere, non di un sapere qualsiasi, ma di un sapere incompiuto che parte dalla domanda e alla domanda ritorna, per poi continuare a riflettere. Se ci soffermiamo sull’etimologia, capiamo che chi fa filosofia non è un sapiente, ma colui che è consapevole di non possedere il sapere e, pertanto, desidera mettersi in cammino, con gli strumenti della ragione, alla ricerca dello stesso sapere. A partire da questa consapevolezza, nell’antica Grecia, alcuni uomini hanno sentito la necessità di trovare una risposta oggettiva e universale alle domande che attanagliano l’intelligenza e la sensibilità dei singoli. Per l’uomo occidentale, il cammino della filosofia inizia allora e perdura fino a oggi.

Caspar David Friedrich, Viandante sul mare di nebbia, 1818, Hamburger Kunsthalle, Amburgo.

LA CANZONE

Blowin’ in the Wind, Bob Dylan

FILOSOFIA

disciplina che, attraverso l’uso della ragione, indaga le questioni fondamentali riguardanti l’esistenza, la conoscenza, la verità, la morale e il senso della vita, cercando risposte razionali e universali.

Questa celebre canzone di Bob Dylan, spesso interpretata come un inno alla pace e alla giustizia, può essere letta anche in chiave filosofica e religiosa. Le sue domande esistenziali (“Quante strade deve percorrere un uomo prima di poter essere chiamato uomo?”) riflettono una ricerca di senso che tocca temi filosofici come il significato della vita e la libertà, ma anche religiosi, chiedendo implicitamente risposte a domande profonde sull’esistenza umana e la giustizia divina.

Quando si parla di Filosofia della religione, ci si riferisce a quella branca della filosofia che studia razionalmente la religione, cercando di indagare cosa essa sia nei suoi fondamenti e il suo perché. L’oggetto di studio è la religione come fenomeno umano, ovvero l’esperienza religiosa e la possibilità che l’uomo ha di fare l’esperienza di Dio nella propria esistenza.

IL LIBRO

Introduzione alla filosofia della religione, Adriano Fabris

«La Filosofia della religione sa che è pregiudiziale e riduttivo considerare i fenomeni del culto e della fede come semplici oggetti, sa che in tal modo va perduto lo spessore vitale di questa dimensione, ed è quindi disposta anzitutto a farsi suggerire dai documenti e dalle testimonianze religiose gli spunti più adeguati per la propria interrogazione su di essi. […] La filosofia della religione – per esprimerci con una terminologia desunta dalla prospettiva cristiana – non fornisce buone ragioni o motivi per credere né per non credere. Essa piuttosto parla di Dio solo in maniera indiretta, passando cioè per il tramite di un’analisi dell’ambito religioso».

La Teologia

La parola Teologia significa “discorso ragionato su Dio”. Il termine fu utilizzato per la prima volta nel IV secolo a.C. dal filosofo Platone, allo scopo di indicare la sua elaborazione filosofica rispetto al problema di Dio.

Aristotele, all’incirca nello stesso periodo, parla di teologia come “filosofia prima”, nota con il nome di Metafisica, cioè come disciplina che indaga tutto ciò che va oltre l’esperienza sensibile, tutto ciò che è fisico e riguarda l’essere nella sua complessità. È interessante notare che nel Nuovo Testamento non si parla di teologia. Solo tra il IV e V secolo d.C., con il pensatore cristiano Eusebio di Cesarea, si inizia a parlare di teologia in riferimento al messaggio diffuso dagli autori della Bibbia. Con ciò, il termine comincia a indicare la dottrina su Dio, proclamata e celebrata dalla Chiesa.

La teologia nasce ben prima rispetto alle altre scienze religiose. Queste ultime si pongono di fronte alla pluralità delle religioni, mentre la teologia è legata ad una sola religione, che, pertanto per questa disciplina non è una religione fra le altre, ma la religione. Vale la pena ricordare, pertanto, che la teologia, studiando Dio e le caratteristiche che Gli competono, è una disciplina che appartiene a tutte le grandi religioni.

«La teologia è scienza e sapienza. È scienza, e come tale utilizza tutte le risorse della ragione illuminata dalla fede per penetrare nell’intelligenza del mistero di Dio rivelato in Gesù Cristo. Ed è soprattutto sapienza: […] il teologo cerca di mettere in luce l’unità del disegno di amore di Dio e si impegna a mostrare come le verità della fede formino una unità organica, armonicamente articolata. Inoltre, al teologo appartiene il compito di “ascoltare attentamente, discernere e interpretare i vari linguaggi del nostro tempo” (Concilio Vaticano II, Gaudium e spes, 44). I teologi sono dunque dei “pionieri” - è importante questo: pionieri. Avanti! - Pionieri del dialogo della Chiesa con le culture. Ma questo di essere pionieri è importante anche perché alcune volte si può pensare che rimangano indietro, in caserma… No, in frontiera!» (Papa Francesco, Discorso del Santo Padre Francesco ai membri della Commissione Teologica Internazionale).

TEOLOGIA disciplina che, attraverso l’uso della ragione, indaga le questioni fondamentali riguardanti l’esistenza, la conoscenza, la verità, la morale e il senso della vita, cercando risposte razionali e universali.

mettiti in gioco

Organizzate un debate in classe sulla seguente domanda: “La teologia è una scienza come le altre discipline accademiche?”

Dividete la classe in due gruppi: uno a favore e uno contrario. Ogni gruppo dovrà preparare argomentazioni basate su fatti, concetti e citazioni studiate, per difendere la propria posizione. Considerate i seguenti punti:

• La teologia utilizza metodi razionali come le altre scienze?

• In che modo la fede influisce sulla validità scientifica della teologia?

• La teologia può essere considerata una disciplina universale o è legata a contesti religiosi specifici?

Dopo il dibattito, riflettete insieme su come la teologia possa dialogare con le altre discipline scientifiche e umanistiche.

IL PERCHé DI UN’ORA DI RELIGIONE 9

L’insegnamento della Religione cattolica è facoltativo ma valorizza il patrimonio storicoculturale dell’Italia, nel rispetto della libertà di coscienza.

CERCANDO UN SENSO

Cosa pensi che l’insegnamento della Religione cattolica possa offrirti di diverso rispetto alle altre materie scolastiche? Come credi che possa aiutarti a riflettere sulla realtà che vivi?

Ti sarai chiesto che cosa faremo in quest’ora dedicata alla Religione… Domanda importante. Ecco che, allora, può essere importante capire cos’è l’insegnamento della Religione cattolica e perché questa disciplina esiste a scuola. Si tratta di una materia curricolare come le altre ma che, a differenza delle altre, è facoltativa. L’acronimo Irc (Insegnamento della religione cattolica) indica una disciplina presente nella scuola in ogni ordine e grado in virtù di un accordo tra Stato e Chiesa chiamato Concordato

Il Concordato Lateranense, stipulato nel lontano 1929 tra Mussolini e il cardinale Gasparri, regola l’insegnamento di questa disciplina in Italia. Dopo più di cinquant’anni, nel 1984, tale accordo fu revisionato dall’allora Presidente del Consiglio Craxi e dal cardinale Casaroli. Lo Stato italiano assicura agli studenti tale insegnamento, mettendolo in stretta correlazione col patrimonio storico-artistico-religioso del nostro Paese. Nello stesso tempo, però, si introduce nel documento il concetto di libera scelta di questa disciplina in virtù della laicità dello Stato e della libertà di culto.

Questa libertà di scelta è in continuità con l’articolo 19 della Costituzione, che garantisce a ciascun cittadino la possibilità di scegliere la propria religione, rispettando, pertanto la libertà di coscienza della persona: «Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume»

L’articolo 9 del Concordato, tenendo conto di questi principi, rispetto all’Irc così si esprime: «La Repubblica italiana, riconoscendo il valore della cultura religiosa e tenendo conto che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano, continuerà ad assicurare, nel quadro delle finalità della scuola, l’insegnamento della Religione cattolica nelle scuole pubbliche non universitarie di ogni ordine e grado. Nel rispetto della libertà di coscienza e della responsabilità educativa dei genitori, è garantito a ciascuno il diritto di scegliere se avvalersi o non avvalersi di detto insegnamento»

Religione a scuola

Il Concordato riconosce quindi che la Religione cattolica è parte integrante della cultura del nostro Paese. L’esperienza religiosa fa parte integrante del contesto culturale, conoscerla e comprenderla è indispensabile per una piena consapevolezza della realtà. La storia italiana ed europea è permeata dal cristianesimo nelle sue diverse espressioni: il patrimonio artistico ne è una testimonianza diretta, infatti per gran parte è costituito da soggetti religiosi o correlati al cristianesimo. L’insieme di storia, arte, letteratura, feste e tradizioni si riferisce a “fatti religiosi” che costituiscono la cultura da custodire, trasmettere e interpretare correttamente. L’educazione religiosa scolastica e nello specifico l’insegnamento della Religione cattolica si pone l’obiettivo di dare risposta alle esigenze educative e formative dei giovani e delle famiglie, ponendosi come luogo di confronto culturale e promozione umana, tenendo presente l’attuale contesto sociale, in cui sono presenti molteplici esperienze religiose. In questo senso, a prescindere da un’adesione personale a livello di fede, tale insegnamento può essere inteso come una chiave di lettura per decifrare l’ambiente storico e culturale della nostra storia di cittadini italiani ed europei. In quest’ora si pone attenzione al complesso fenomeno religioso e lo si rilegge a partire dall’esperienza cattolica, che tanta parte ha per la cultura a cui apparteniamo. Per questo non si parla di un insegnamento religioso generico, ma si fa riferimento al cattolicesimo, che permette un chiaro riferimento rispetto al quale i temi affrontati a scuola possiedono una loro organicità e coerenza. Probabilmente hai fatto esperienza di questo insegnamento nella scuola primaria e nella secondaria di primo grado. Insomma questa disciplina non ti è nuova. È quindi possibile che tu ti possa ricordare di numerose attività svolte nella tua precedente esperienza scolastica. Sono esperienze importanti e qui ne farai di nuove, riprendendo conoscenze note e aggiungendone di nuove, acquisirai nuove abilità e maturerai nuove competenze. Non ci resta che intraprendere il cammino.

L’insegnamento della religione cattolica offre una chiave per comprendere la cultura italiana ed europea, intrecciata con il cristianesimo e il suo patrimonio artistico e storico.

Quali impressioni ti sei fatto al termine di queste prime lezioni? Cosa ti porti via? Prova a rispondere a queste domande nel box qui sotto.
mettiti in gioco

PROFONDITÀ

SELEZIONA LA RISPOSTA CHE SECONDO TE È CORRETTA

1 Quale, tra i seguenti, è in genere il primo segno di una credenza religiosa nel soprannaturale?

A Il culto delle stelle.

B Il culto dei morti.

C L’adorazione di uno o più divinità.

D La costruzione di luoghi di culto.

2 Cosa si intende per “senso religioso”?

A La capacità di percepire i sensi.

B Il desiderio di scoprire l’origine delle cose.

C La ricerca di felicità.

D La comprensione dei fenomeni naturali.

3 Secondo Maslow, quale bisogno si trova alla base della gerarchia dei bisogni umani?

A Autorealizzazione.

B Stima.

C Affetto.

D Bisogni fisiologici.

4 Qual è l’insegnamento principale che Viktor Frankl ha tratto dalla sua esperienza nei campi di concentramento?

A Solo i più forti fisicamente sopravvivono.

B Chi ha un compito e uno scopo per il futuro è più propenso a sopravvivere.

C La speranza è inutile in situazioni estreme.

D La vita nei campi è priva di senso.

RISOLVI IL CRUCIPUZZLE E SCOPRI LA FRASE NASCOSTA

Cerca nel crucipuzzle le seguenti parole:

BISOGNO DESIDERIO

EMOZIONE FEDE GIOIA NOIA PAURA RABBIA

RELIGIONE

SACRO

SENSO

SICUREZZA

UOMO VIA VITA

Soluzione:

5 Che cosa si intende per “trascendenza”?

A Ciò che si può vedere e toccare.

B Ciò che va oltre l’esperienza sensibile.

C Il desiderio di avere ricchezze materiali.

D Il bisogno di appartenenza a una comunità.

6 Secondo Papa Francesco, cosa significa “desiderare”?

A Cercare un obiettivo immediato.

B Fermarsi al presente senza guardare al futuro.

C Tenere vivo il fuoco interiore che ci spinge oltre l’immediato.

D Essere soddisfatti di ciò che si ha.

LEGGI E INDICA SE È VERO O FALSO

1 Il senso religioso implica una ricerca di significato che va oltre la dimensione fisica e materiale.

2 La noia è vista solo come un’emozione negativa che deve essere evitata.

3 La paura è considerata una delle emozioni che ci spinge ad agire di fronte al pericolo.

4 L’uomo non ha bisogno di trovare un significato alla propria vita, secondo Viktor Frankl.

5 Le emozioni influenzano solo minimamente le nostre scelte e azioni quotidiane.

STUDIO DI UN CASO

La ricerca del significato nella vita di Marco Marco è un ragazzo di 17 anni che si trova in un momento di crisi esistenziale. Nonostante i suoi successi scolastici e sportivi, sente che manca qualcosa di più profondo nella sua vita. Spesso si chiede: “Qual è il senso di tutto questo?” e non riesce a trovare una risposta che lo soddisfi.

Un giorno, il suo insegnante gli parla di Viktor Frankl e della sua esperienza nei campi di concentramento, spiegandogli che chi riusciva a sopravvivere era chi aveva un compito o uno scopo per il futuro. Marco inizia a riflettere su ciò che potrebbe dare significato alla sua vita oltre al successo materiale.

Cosa pensi che Marco possa fare per trovare un significato più profondo nella sua vita? Come può applicare l’insegnamento di Viktor Frankl alla sua situazione?

DI CITTADINANZA

Educazione Civica

1 I TUOI BISOGNI E I DIRITTI DI TUTTI

• In classe, dividi un foglio a metà. Da un lato scrivi alcuni dei bisogni fondamentali che hai imparato nelle pagine precedenti (come sicurezza, affetto, realizzazione personale). Dall’altro lato, prova a collegare ogni bisogno a un diritto che conosci (ad esempio il diritto alla salute, all’istruzione).

• Poi, discuti con i tuoi compagni: come pensi che soddisfare i tuoi bisogni possa anche aiutare gli altri nella tua comunità? Pensa a esempi concreti.

2 IL GIOCO DELLE EMOZIONI

• In piccoli gruppi, create delle scenette in cui vi trovate a vivere emozioni come rabbia, gioia o paura. Dovrete trovare il modo giusto per esprimere queste emozioni senza danneggiare chi vi sta attorno.

• Dopo ogni scenetta, confrontatevi su come il modo in cui avete gestito l’emozione ha aiutato o danneggiato il rispetto tra voi.

3 COSTRUISCI IL TUO SENSO DI COMUNITÀ

• Disegna un cerchio grande su un foglio. Al centro scrivi il tuo nome. Intorno, all’interno del cerchio, scrivi i bisogni e i desideri che senti più importanti nella tua vita.

• Fuori dal cerchio, scrivi come ognuno di questi bisogni si collega con le persone attorno a te (amici, famiglia, compagni di classe). Rifletti su come il soddisfare i tuoi bisogni può influenzare la tua comunità in modo positivo.

1 CONOSCI IL MONDO DENTRO TE

Scopri le tue inclinazioni

Rispondi alle seguenti domande.

• Quali materie scolastiche ti piacciono di più e perché?

• Quali attività ti fanno sentire maggiormente soddisfatto e realizzato (sia a scuola che nel tempo libero)?

• Pensa a un momento in cui hai dovuto affrontare una sfida: come l’hai gestita? Quali qualità ti hanno aiutato?

Dopo aver scritto le tue risposte, ora rifletti: quali capacità e talenti emergono? Questi possono guidarti nelle scelte future: indagare i tuoi interessi, talenti e inclinazioni, proprio come hai approfondito nelle pagine che hai studiato, aiuta a fare scelte consapevoli sul futuro scolastico o professionale. Confrontati con un compagno: vi trovate d’accordo sulle vostre inclinazioni o vedete il vostro futuro in modo diverso?

2 CONOSCI IL MONDO ATTORNO A TE

Simulazione di colloquio

Simulate in classe un breve colloquio di lavoro o di ammissione a una scuola/università. Uno fa il candidato, l’altro il selezionatore. La classe ascolta e poi commenta. Il candidato fa una breve presentazione di se stesso, parlando delle sue inclinazioni, interessi e di come pensa che queste possano essere utili nella carriera o nel percorso scolastico che vorrebbe intraprendere. Alla fine si ci scambia i ruoli e si riflettete su cosa si è imparato di nuovo su se stessi durante l’attività.

VERSO ORIZZONTI FUTURI

DIGITALI

1 SPERIMENTA L’IA

Chatta con Viktor Frankl e Abraham Maslow

Utilizza un’applicazione di Intelligenza Artificiale che simula una conversazione con personaggi storici. Metà classe lo farà con Viktor Frankl e l’altra metà con Abraham Maslow , personaggi che entrambi hai approfondito nelle precedenti pagine.

Viktor Frankl è uno psichiatra e neurologo austriaco, fondatore della logoterapia, una teoria secondo cui il principale bisogno umano è la ricerca di significato nella vita. La sua esperienza nei campi di concentramento nazisti lo portò a sviluppare l’idea che, anche nelle condizioni più estreme, trovare uno scopo è essenziale per la sopravvivenza e la realizzazione personale, temi centrali delle pagine che hai appena approfondito.

• Chiedi della sua esperienza nei campi di concentramento.

• Chiedigli qualcosa del mondo della logoterapia.

• Chiedigli come si può trovare un significato alla vita nei momenti difficili.

Abraham Maslow è uno psicologo statunitense famoso per la teoria della gerarchia dei bisogni, rappresentata come una piramide. Alla base ci sono i bisogni fisiologici, seguiti da sicurezza, appartenenza, stima e, al vertice, l’autorealizzazione, ovvero il raggiungimento del pieno potenziale personale.

• Chiedi possiamo riconoscere quando abbiamo raggiunto l’autorealizzazione.

• Chiedigli in che modo i bisogni di appartenenza e stima influenzano le nostre relazioni con gli altri.

• Chiedigli cosa accade se un bisogno fondamentale, come la sicurezza, non viene soddisfatto a lungo termine.

Suggerimento input comando all’IA

“Simula un dialogo tra la nostra classe e Viktor Frankl (o) Abraham Maslow. Ti faremo domande sui temi del senso della vita, dell’autorealizzazione e dei bisogni fondamentali. Rispondi come farebbe il personaggio, rispettando se tue teorie e il suo pensiero originale. Non inventare tu il dialogo, aspetta la nostra prima domanda, e le successive”.

ARTIFICIALE

2 RIFLETTI SULL’ESPERIENZA FATTA

Si può dialogare con una “macchina”?

Dividete la classe in piccoli gruppi (3-4 persone). Ogni gruppo rifletterà sulle risposte ottenute dall’IA nella simulazione con il personaggio storico.

Discussione in gruppo

Analizzate le risposte ricevute dall’IA. Ogni gruppo dovrebbe identificare i seguenti aspetti.

• Aspetti positivi: cosa vi ha colpito favorevolmente? L’IA è stata utile? È riuscita a rispondere in modo chiaro e coerente rispetto ai temi del capitolo?

• Zone d’ombra o perplessità: quali parti delle risposte vi hanno lasciato dubbi? Vi è sembrato che l’IA fosse limitata nel comprendere i concetti o nel riprodurre fedelmente il pensiero del personaggio?

Domande guida

• In che modo l’IA può arricchire l’apprendimento su temi complessi come il senso della vita?

• Quali rischi ci sono nell’affidarsi troppo a un’IA per comprendere argomenti profondi e personali?

Lista di pro/contro

Ogni gruppo compila una lista di almeno 3 aspetti positivi e 3 aspetti negativi dell’uso dell’IA, basandosi sull’esperienza vissuta con il dialogo.

Condivisione di gruppo

• Ogni gruppo condivide le proprie riflessioni con il resto della classe, discutendo i punti emersi.

• La classe, insieme, individua i temi ricorrenti e costruisce una tabella con PRO e CONTRO generali dell’uso dell’IA per apprendere argomenti complessi.

Conclusioni

Dopo le riflessioni individuali, discutete insieme:

• Cosa vi ha insegnato questa esperienza sull’uso della tecnologia nel campo dell’educazione?

• Come pensate di poter utilizzare l’IA in modo equilibrato, senza rinunciare alla riflessione personale e critica?

Contenuti digitali della sezione

alla ricerca di un significato

fin dalle religioni antiche

Conoscenze

Riconoscere il desiderio dell’uomo di andare oltre la quotidianità per scoprire significati più profondi dell’esistenza. Riflettere sui temi dell’origine, del senso della vita, del destino dell’umanità e la ricerca di risposte attraverso il pensiero religioso e filosofico.

Abilità

Riflettere sulle esperienze di vita quotidiana, interpretandole alla luce dei grandi interrogativi esistenziali. Utilizzare il linguaggio religioso e filosofico per spiegare la dimensione spirituale dell’uomo e il suo rapporto con la trascendenza.

Competenze

Sviluppare la capacità di interrogarsi sul senso dell’esistenza e della realtà, mettendo in relazione le esperienze quotidiane con i contenuti filosofici e religiosi, in particolare con il messaggio cristiano.

SOMMARIO

1 Andando oltre la quotidianità, 44

2 Tra credere e non credere, 47

3 La Chiesa dinanzi all’ateismo, 49

4 Religione naturale e politeismo, 51

5 Con la potenza del mito, 53

6 Luoghi e tempi sacri: finestre sull’infinto, 54

7 Religione e cultura, 56

8 La religione nella preistoria, 59

9 La religione mesopotamica, 61

10 La religione egizia, 62

11 La religione greco-romana, 63

12 La religione ebraica, 64

ATTIVITÀ DI VERIFICA Sguardi in profondità, 66

EDUCAZIONE CIVICA

Orizzonti di cittadinanza, 68

ORIENTAMENTO Verso orizzonti futuri, 69

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Orizzonti digitali, 70

IN MAPPA

OLTRE LA REALTÀ SENSORIALE

L’uomo percepisce la realtà attreverso i sensi, ma intuisce significati più profondi.

LA NATURA E L’UOMO

Gli animali seguono istinti, mentre l’uomo ha la capacità di plasmare il proprio destino e cercare un senso nella vita.

Le religioni antiche esprimevano la ricerca di un legame con il sacro. 1. 7. 3. 5. 8. 2. 4. 6.

UNA CANNA PENSANTE

Pascal descrive l’uomo come fragile ma capace di riflettere sull’esistenza.

LA SAPIENZA BIBLICA

La Bibbia distingue tra elementi sacri e ordinari secondo la volontà divina.

LE RELIGIONI IERI

IL SENSO RELIGIOSO

L’uomo cerca il significato della realtà e una connessione con il trascendente.

TEISMO E FEDE

Oltre alle credenze, la fede è un’esperienza personale con Dio.

IL MISTERO DELL’INCONTRO CON DIO

La fede implica fiducia e dialogo continuo con Dio.

APERTURA AL SACRO

CERCANDO UN SENSO

Hai mai avuto un momento in cui ti sei fermato a riflettere sul significato della tua vita?

Come pensi che la tua capacità di riflettere su te stesso e sul mondo influenzi le tue scelte quotidiane?

ANDANDO OLTRE LA QUOTIDIANITà

Dalla nascita, l’uomo è immerso in un intricato labirinto di esperienze sensoriali che lo connettono al mondo. L’esistenza, con il suo fluire inesorabile dal primo all’ultimo respiro, si presenta all’intelletto umano come un enigma avvolto nel mistero. Al di là delle percezioni immediate, l’uomo intuisce che la realtà nasconde significati più profondi, invitandolo a un’attenta interpretazione degli eventi. Questa incessante ricerca di senso spinge l’individuo a guardare oltre la quotidianità, rivolgendo lo sguardo alla natura. In essa, gli oggetti sono statici e gli animali seguono istinti innati, mentre l’uomo, unico nel suo genere, ha la capacità di plasmare il proprio destino. Questa consapevolezza lo stimola a lavorare su se stesso, a superare i propri limiti e a realizzare le proprie aspirazioni.

L’esistenza, infatti, non è solo un dato di fatto, ma un percorso da costruire attivamente. Uscire dal proprio io e aprirsi al mondo significa vivere pienamente, instaurando relazioni significative con gli altri e scoprendo il proprio posto nell’universo. Chi si limita a guardare dentro se stesso rischia di rimanere intrappolato in un circolo vizioso di egocentrismo, incapace di cogliere la bellezza e la complessità del mondo circostante.

INTERROGATIVI SULL’ESISTENZA

Domande fondamentali sul senso della vita, sull’origine, sul destino umano e sul rapporto con il divino.

L’uomo, da sempre, è affascinato dai grandi interrogativi sull’esistenza. Non si accontenta di vivere alla giornata, ma cerca di comprendere l’origine dell’universo, il senso della vita e il destino dell’umanità. Questa sete di conoscenza lo ha portato a sviluppare un pensiero complesso e raffinato, capace di indagare le profondità dell’animo umano e i misteri del cosmo. Blaise Pascal, con la sua celebre immagine della “canna pensante”, ha sottolineato la fragilità e la grandezza dell’uomo. Siamo esseri fragili, esposti alle intemperie della vita, ma allo stesso tempo dotati di un’intelligenza straordinaria che ci permette di interrogarci sul senso della nostra esistenza. Questa capacità di riflettere su noi stessi e sul mondo che ci circonda è ciò che ci distingue dagli altri animali e ci rende unici nell’universo.

La sapienza biblica ci propone un bellissimo testo su cui si può meditare. «Perché un giorno è più importante d›un altro, se tutta la luce dell’anno viene dal sole?

È perché sono stati distinti nel pensiero del Signore, che ha diversificato le stagioni e le feste.

Ha esaltato e santificato alcuni, altri li ha lasciati nel numero dei giorni ordinari. Anche gli uomini provengono tutti dalla polvere e dalla terra fu creato Adamo

Ma il Signore li ha distinti nella sua grande sapienza, ha diversificato le loro vie.

Come argilla nelle mani del vasaio che la modella a suo piacimento, così gli uomini nelle mani di colui che li ha creati e li ricompensa secondo il suo giudizio.

Di fronte al male c’è il bene, di fronte alla morte c’è la vita; così di fronte all’uomo pio c’è il peccatore.

Considera perciò tutte le opere dell’Altissimo: a due a due, una di fronte all’altra». (Sir 33,7-11; 13-15)

IL LIBRO

Il senso religioso, Luigi Giussani

L’opera in questione postula che il senso religioso costituisca il fondamento stesso della razionalità umana e la matrice della coscienza. Tale senso religioso, secondo l’autore, si colloca all’interno dell’esperienza primordiale di ogni individuo, là dove l’io si interroga sul significato ultimo dell’esistenza, della realtà e di ogni avvenimento.

L’uomo, fin dalle sue origini, ha manifestato una profonda inquietudine esistenziale, una costante ricerca di un significato più ampio alla propria vita. Questa ricerca, intrinsecamente legata al senso religioso, lo ha condotto a interrogarsi sulla natura della realtà, sull’origine dell’universo e sull’esistenza di una dimensione trascendente. La religione, in tutte le sue forme, rappresenta una risposta a queste domande fondamentali, offrendo un quadro di riferimento e un sistema di valori che orientano l’esistenza individuale e collettiva.

L’uomo, unico nel suo genere, cerca il senso dell’esistenza superando i propri limiti, aprendo il cuore agli altri e interrogandosi sui misteri della vita.

Don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, testimone di fede e dialogo nella Chiesa contemporanea.

Impronte di mani nella Cueva de las Manos, Argentina: testimonianza artistica e spirituale delle civiltà preistoriche.

LA CANZONE

E ti vengo a cercare, Franco Battiato

E ti vengo a cercare anche solo per vederti o parlare perché ho bisogno della tua presenza per capire meglio la mia essenza. Questo sentimento popolare nasce da meccaniche divine un rapimento mistico e sensuale mi imprigiona a te.

La ricerca del divino ha spesso intrecciato i suoi percorsi con quelli della filosofia. Grandi pensatori come Platone e Aristotele, pur con approcci diversi, hanno indagato la possibilità dell’esistenza di un principio supremo, di un’intelligenza ordinatrice dell’universo. Questa riflessione filosofica ha gettato le basi per il teismo, la dottrina che afferma l’esistenza di Dio.

Questa apertura e disposizione intellettuale, denominata teismo, tuttavia, non esaurisce la dimensione religiosa. Oltre alla dimensione intellettuale, vi è quella esperienziale, in cui l’individuo fa un’esperienza personale e intima della divinità. La fede, in questo senso, va oltre la semplice adesione a un insieme di credenze, diventando un rapporto personale con Dio, un’esperienza di fiducia e di amore.

Dovrei cambiare l’oggetto dei miei desideri non accontentarmi di piccole gioie quotidiane fare come un eremita che rinuncia a sé.

E ti vengo a cercare

con la scusa di doverti parlare perché mi piace ciò che pensi e che dici perché in te vedo le mie radici. Questo secolo ormai alla fine saturo di parassiti senza dignità mi spinge solo ad essere migliore con più volontà.

Emanciparmi dall’incubo delle passioni cercare l’Uno al di sopra del Bene e del Male essere un’immagine divina di questa realtà.

E ti vengo a cercare perché sto bene con te perché ho bisogno della tua presenza

Raffaello Sanzio, La scuola di Atene, 1509, Palazzi Pontifici, Stato del Vaticano.

TRA CREDERE E NON CREDERE

Definire la fede è un’impresa ardua, poiché si tratta di un’esperienza profondamente soggettiva e complessa. La parola “fede” deriva dal latino fides, che indica sia la fiducia in una persona sia l’adempimento di un impegno. In ambito religioso, la fede implica un atto di fiducia in Dio, un affidamento incondizionato alla sua volontà e alla sua bontà.

La fede non è una semplice credulità, ma un atto libero e consapevole. È l’adesione a una verità che trascende la ragione umana, una verità che viene accolta non solo con l’intelletto, ma anche con il cuore e con tutta la persona. La fede, inoltre, non è statica, ma si nutre di un continuo dialogo con Dio e con gli altri credenti.

La fede religiosa si manifesta in molteplici dimensioni.

• Dimensione cognitiva: la fede implica l’adesione a un insieme di credenze e di verità rivelate.

• Dimensione affettiva: la fede è un’esperienza emotiva, che coinvolge i sentimenti più profondi dell’individuo.

• Dimensione morale: la fede orienta l’azione e il comportamento dell’uomo, ispirando ideali di giustizia, amore e solidarietà.

• Dimensione sociale: la fede si vive in comunità, condividendo esperienze e pratiche religiose con gli altri credenti.

La fede è un atto libero e consapevole di fiducia in Dio, che coinvolge la mente, il cuore e l’agire, vivendo in dialogo e comunità.

Il senso religioso è, dunque, una dimensione fondamentale dell’esperienza umana, che ha accompagnato l’uomo fin dalle sue origini. La ricerca di Dio, la fede e la pratica religiosa sono aspetti intrinsecamente legati alla condizione umana, offrendo un senso di significato, di appartenenza e di trascendenza.

Esplora il mondo della religione. Completa la tabella definendo a tuo modo i seguenti concetti.

«L’esperienza spirituale dell’incontro con Dio non è controllabile. Uno sente che Lui c’è, ne ha la certezza, ma non può controllarlo. L’uomo è fatto per dominare la natura, questo è il suo compito divino. Ma con il suo Creatore non lo può fare. Per questo, nell’esperienza di Dio, c’è sempre un punto interrogativo, uno spazio per immergersi nella fede». (Papa Francesco, Abraham Skorka, Il cielo e la terra)

Termine Senso religioso Religiosità Religione

ATEISMO

Posizione che nega l’esistenza di Dio o di qualsiasi realtà divina o soprannaturale.

Se la religione rappresenta la ricerca di un senso trascendente, l’ateismo ne è il polo opposto, negando l’esistenza di qualsiasi divinità o realtà soprannaturale. Questa negazione, tuttavia, non è un semplice rifiuto, ma il frutto di un percorso intellettuale e spesso esistenziale. L’ateismo si presenta in molteplici forme, ciascuna con le sue specificità e motivazioni.

IL FILM

Il primo dei bugiardi, Warner Bros. Pictures

Commedia ambientata in un mondo dove nessuno è capace di mentire, fino a quando il protagonista scopre come farlo. Quando mente riguardo all’esistenza di un “aldilà”, le sue bugie si trasformano in una sorta di religione, che porta le persone a credere in un Dio e in una vita dopo la morte. Il film esplora in modo satirico il tema dell’ateismo, mettendo in discussione le credenze religiose e mostrando come l’idea di Dio e della religione possa essere plasmata dai bisogni umani.

• Ateismo teoretico: - assoluto negativo: rifiuta categoricamente l’esistenza di Dio senza alcuna possibilità di discussione o di prove contrarie; - assoluto positivo: afferma con veemenza l’inesistenza di Dio, cercando di dimostrare la sua tesi attraverso argomentazioni razionali e scientifiche; - relativo: nega l’esistenza di un Dio personale e che interviene nella storia, ma ammette la possibilità di una qualche forma di realtà trascendente o di un principio ordinatore dell’universo.

• Ateismo pratico: chi vive senza Dio, senza porre domande sulla sua esistenza e senza farne parte della propria vita.

L’ateismo ha profonde implicazioni sulla visione del mondo, sulla morale e sulla vita delle persone. Tra le principali conseguenze troviamo le seguenti.

• Una diversa concezione della realtà: l’ateo tende a vedere il mondo come un sistema governato da leggi naturali, senza alcun intervento divino.

• Una diversa concezione dell’uomo: l’uomo è considerato un prodotto dell’evoluzione, privo di un’anima immortale.

• Una diversa concezione della morale: l’etica è fondata sulla ragione e sulla solidarietà umana, piuttosto che su precetti religiosi.

L’ateismo è, dunque, una realtà complessa e sfaccettata, che merita di essere studiata e compresa a fondo. Non è possibile ridurre l’ateismo a una semplice negazione della fede, ma è necessario riconoscerne la pluralità delle forme e le diverse motivazioni che lo sostengono.

L’ateismo nega l’esistenza di Dio e si articola in forme diverse, proponendo una visione della realtà, dell’uomo e della morale fondata su ragione e leggi naturali.

Ricorda Papa Francesco: «Purtroppo nella nostra epoca, così ricca di tante conquiste e speranze, non mancano poteri e forze che finiscono per produrre una cultura dello scarto; e questa tende a divenire mentalità comune. Le vittime di tale cultura sono proprio gli esseri umani più deboli e fragili – i nascituri, i più poveri, i vecchi malati, i disabili gravi… –, che rischiano di essere “scartati”, espulsi da un ingranaggio che dev›essere efficiente a tutti i costi. Questo falso modello di uomo e di società attua un ateismo pratico negando di fatto la Parola di Dio che dice: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza” (cfr Gen 1,26)». (Discorso del Santo Padre Francesco alla delegazione dell’Istituto Dignitatis Humanae, 7 dicembre 2013)

LA CHIESA DINANZI

ALL’ATEISMO

Il XX secolo ha rappresentato un periodo di profondo cambiamento e di intensi dibattiti intellettuali, sociali e religiosi. In questo contesto, la Chiesa cattolica si è trovata a confrontarsi con una sfida sempre più pressante: l’ateismo. Lontano dall’assumere un atteggiamento di chiusura o di condanna, la Chiesa ha cercato di comprendere le ragioni profonde che spingono gli individui a negare l’esistenza di Dio, aprendosi a un dialogo costruttivo e a una ricerca di punti comuni.

La Chiesa cattolica si è confrontata con il problema dell’ateismo e non ha evitato di trovare terreni di dialogo e di confronto .Nel corso del ‘900 l’ateismo è stato considerato dalla Chiesa cattolica non più solo come un grave errore intellettuale o come una pesante mancanza a livello morale, ma è stato letto in tutta la sua complessità antropologica e religiosa. La Chiesa ha affrontato la questione illuminata dalla sapienza del Vangelo che invita a cogliere i segni dei tempi, come mostra, in modo mirabile, il documento del Concilio Vaticano II Gaudium et spes (n. 21): «La Chiesa si sforza di scoprire le ragioni della negazione di Dio che si nascondono nella mente degli atei e, consapevole della gravita delle questioni suscitate dall’ateismo, mossa dal suo amore verso tutti gli uomini, ritiene che esse debbano meritare un esame più serio e più profondo. La Chiesa crede che il riconoscimento di Dio non si oppone in alcun modo alla dignità dell’uomo, dato che questa dignità trova proprio in Dio il suo fondamento e la sua perfezione. […].

CERCANDO UN SENSO

Come ti senti quando dialoghi con qualcuno che ha una visione diversa dalla tua sull’esistenza di Dio?

Nel XX secolo, la Chiesa cattolica ha affrontato l’ateismo dialogando con empatia e approfondendo le sue cause, come indicato nel Concilio Vaticano II (Gaudium et spes, n. 21).

La Caritas Italiana, espressione concreta della Chiesa cattolica, testimonia l’amore di Cristo attraverso opere di carità anche laddove non si crede in Dio.

TRASCENDENZA

Dimensione che supera i limiti dell’esperienza umana e della realtà materiale, spesso riferita a Dio o al divino.

La Chiesa, poi, pur respingendo in maniera assoluta l’ateismo, tuttavia riconosce sinceramente che tutti gli uomini, credenti e non credenti, devono contribuire alla giusta costruzione di questo mondo, entro il quale si trovano a vivere insieme: ciò, sicuramente, non può avvenire senza un leale e prudente dialogo. […]

Quanto agli atei, essa li invita cortesemente a volere prendere in considerazione il Vangelo di Cristo con animo aperto. “Ci hai fatto per te e il nostro cuore e senza pace finché non riposa in te”».

IL LIBRO

Dio esiste. Io l’ho incontrato, André Frossard

Nel suo libro Frossard racconta la sua sorprendente conversione dall’ateismo alla fede cristiana, testimoniando come la ricerca di senso e il confronto con la trascendenza possano trasformare profondamente la vita di una persona.

mettiti in gioco

Nasce l’uomo a fatica,

Ed è rischio di morte il nascimento.

Prova pena e tormento

Per prima cosa; e in sul principio stesso

La madre e il genitore

Il prende a consolar dell’esser nato.

Poi che crescendo viene,

L’uno e l’altro il sostiene, e via pur sempre

Con atti e con parole

Studiasi fargli core,

E consolarlo dell’umano stato:

Altro ufficio più grato

Non si fa da parenti alla lor prole.

Ma perché dare al sole ,

Perché reggere in vita

Chi poi di quella consolar convenga?

Se la vita è sventura,

Perché da noi si dura?

Intatta luna, tale

È lo stato mortale.

Ma tu mortal non sei,

E forse del mio dir poco ti cale.

(Giacomo Leopardi, Canto notturno di un pastore errante dell’Asia)

• Che concezione della vita emerge da questa poesia di Leopardi?

• Una tale visione della vita che rapporto con Dio lascia presupporre?

religione naturale e

politeismo

L’homo sapiens, come abbiamo visto, non si limita a fare esperienza, ma è spinto dall’intelligenza a ricercare il motivo, la causa che è all’origine di ogni fenomeno. La sete di trovare una risposta ai tanti perché che attanagliano l’intelligenza, ha sospinto i nostri progenitori a scoprire nell’ambito del quotidiano le tracce di una realtà infinita che poteva spiegare i tanti misteri dell’esistenza.

Gli uomini primitivi hanno colto nella loro vita ordinaria la presenza del divino nella natura in cui vivevano ed in essa hanno riconosciuto la presenza di forze, davanti alle quali sentivano tutta la loro impotenza. L’uomo fa esperienza del sacro e riconosce nelle potenze del cosmo qualcosa che va oltre, qualcosa di diverso, che supera l’esperienza sensibile e si colloca in un ambito separato dall’ordinarietà del quotidiano, ovvero il profano. La struttura religiosa umana intuisce il sacro come qualcosa che manifesta l’Assoluto, ovvero qualcosa che è sciolto da legami con il mondo materiale e che supera, quindi, l’ambito sensibile manifestandosi contemporaneamente, nel mondo. Questa manifestazione è stata chiamata ierofania. L’uomo di fronte alla potenza della natura e alla fragilità della propria condizione, ha deificato le forze che lo stupivano e allo stesso tempo lo spaventavano, attribuendo ad esse la manifestazione di una divinità che si faceva conoscere. Si tratta di quella prima forma di religione naturale che esprime le proprie credenze ed il proprio culto adorando molte divinità: siamo di fronte al politeismo. Compare nell’uomo, fin dall’età della pietra l’identificazione di spazi, tempi e riti che sono stati considerati sacri Il sacro ha sempre rappresentato il mistero, nella sua maestosità e fascino. Con ciò si intende una manifestazione di qualcosa di un ordine completamente diverso da quello appartenente alla vita quotidiana, in quanto esperienza che permette il contatto con il divino.

L’uomo, fin dagli albori, ha riconosciuto il sacro nella natura, attribuendo a fenomeni potenti e misteriosi un’origine divina, sviluppando il culto politeista e spazi sacri per connettersi con l’Assoluto.

IEROFANIA

Manifestazione del sacro in una realtà ordinaria o materiale.

Idolo raffigurante una divinità, simbolo di culto e spiritualità nelle civiltà arcaiche.

Mircea Eliade, storico delle religioni e filosofo, esploratore del sacro e dei miti nell’esperienza umana.

AUTOCREAZIONE

Idea secondo cui l’uomo è artefice unico di se stesso e del proprio destino, senza fare riferimento a realtà trascendenti.

L’uomo moderno, pur separando sacro e profano, trova ancora significati trascendenti in eventi naturali e miti che rispondono alle domande fondamentali dell’esistenza.

La società moderna, caratterizzata da un approccio scientifico e razionalista, tende a confinare l’esperienza umana entro rigidi parametri spazio-temporali. Tuttavia, le culture tradizionali hanno sempre riconosciuto l’esistenza di dimensioni trascendenti, il sacro, accessibile attraverso pratiche rituali. Il sacro, inteso come manifestazione di un ordine ontologico differente, ha rappresentato per l’uomo religioso una fonte di significato e di potere, permettendo un contatto diretto con il divino. Il profano, al contrario, è stato considerato una mera apparenza, priva di sostanza.

IL LIBRO

Il sacro e il profano, Mircea Eliade

In questo libro, Mircea Eliade esplora come l’uomo antico riconoscesse nella natura una manifestazione del divino, percependo nel mondo sensibile la presenza del sacro. Eliade analizza come le culture tradizionali separassero nettamente la sfera sacra da quella profana, considerando la prima come una realtà che trascende l’ordinario e permette il contatto con l’Assoluto. Questo libro è una guida fondamentale per comprendere la dimensione religiosa e trascendente presente nelle esperienze umane fin dalle epoche più antiche.

L’uomo moderno, rifiutando ogni forma di trascendenza, ha costruito una visione antropologica incentrata sull’autocreazione e sulla desacralizzazione del mondo. Nelle società arcaiche, ogni atto della vita quotidiana poteva essere investito di significati sacri, trasformandosi in un sacramento.

La modernità, al contrario, ha operato una netta separazione tra sfera religiosa e sfera profana, come sottolineato da Mircea Eliade, il quale ha approfonditamente studiato le differenze tra l’uomo religioso delle culture tradizionali e l’uomo moderno. Anche chi non professa una fede religiosa sperimenta momenti di profonda connessione con qualcosa di più grande di sé. Il celebre antropologo Mircea Eliade ci ricorda come eventi apparentemente ordinari, come ammirare una maestosa montagna o assistere alla nascita di un bambino, possano assumere un valore quasi sacrale, diventando veri e propri “sacramenti” laici.

Il mito, inteso come racconto che trascende la mera realtà, permea ancora oggi la nostra cultura. Film, romanzi e leggende sono ricchi di archetipi e simboli che risuonano nel profondo dell’animo umano: l’eroe che affronta prove impossibili, la lotta tra il bene e il male, il viaggio iniziatico alla ricerca della propria identità. Questi elementi mitici rispondono a domande universali che l’uomo si pone da sempre: Qual è il senso della vita? Da dove veniamo e dove andiamo?

con la potenza del mito

L’uomo, anche quando nega l’esistenza di un divino, continua a cercare un significato più profondo alla propria esistenza. Desidera vivere esperienze intense e significative, che gli permettano di trascendere la routine e di connettersi con qualcosa di più grande di sé. Per narrare questo tipo di esperienza l’uomo è ricorso al mito fin dalla notte dei tempi. Il mito è un racconto che va oltre la semplice narrazione. È un’immagine potente che tocca le corde più profonde dell’animo umano, suscitando stupore, meraviglia e riflessione. Le caratteristiche del mito sono molteplici.

• È universale: i miti sono presenti in tutte le culture e in tutte le epoche, raccontando storie che parlano all’anima di ogni uomo.

• È simbolico: il mito non è un racconto letterale, ma un insieme di simboli che rappresentano concetti astratti e universali.

• È funzionale: il mito ha una funzione sociale e culturale, trasmettendo valori, norme e modelli di comportamento.

• È trasformativo: il mito ha il potere di trasformare l’individuo, aiutandolo a dare un senso alla propria vita e a superare le proprie paure.

Il mito non è qualcosa di lontano nel tempo e nello spazio, ma è profondamente radicato nella nostra vita quotidiana. Le fiabe che raccontiamo ai bambini, i film che guardiamo, i sogni che facciamo sono tutti permeati da elementi mitici. Il mito ci accompagna dalla nascita alla morte, fornendoci un quadro di riferimento per interpretare il mondo e dare un senso alla nostra esistenza. Possiamo immaginare la vita come un tessuto complesso, dove la trama è rappresentata dalla realtà quotidiana, fatta di fatti, eventi e relazioni, e l’ordito è costituito dai miti, dalle storie e dai simboli che danno forma al nostro immaginario. È proprio dall’intreccio tra questi due elementi che nasce la ricchezza e la complessità della nostra esperienza umana. In altre parole, il mito è un elemento fondamentale della cultura umana, che ci permette di dare un senso al mondo e di connetterci con qualcosa di più grande di noi stessi. Anche chi non crede in Dio, continua a cercare un significato trascendente nella vita, e il mito rappresenta una delle risposte più antiche e più affascinanti a questa domanda. Dalle origini della civiltà, l’uomo ha sentito l’esigenza di connettersi con qualcosa di trascendente, di andare oltre la dimensione materiale e quotidiana. Questa ricerca ha portato alla creazione di luoghi, tempi e oggetti sacri, intesi come porte d’accesso a una realtà più profonda e misteriosa.

CERCANDO UN SENSO

Anche nella nostra vita quotidiana, spesso sentiamo il bisogno di trovare un significato più profondo, di andare oltre la routine e di connetterci con qualcosa di più grande.

• Ti è mai capitato di cercare un senso più profondo alle tue esperienze, come se mancasse qualcosa nella semplice routine quotidiana?

• Quali sono i simboli, i racconti o i miti che ti aiutano a dare un significato alle tue esperienze?

• In che modo le storie, i film o i sogni che vivi ti aiutano a riflettere su te stesso e a superare le tue paure o incertezze?

• C’è un momento della tua vita in cui hai percepito un “significato nascosto” dietro un evento che sembrava ordinario? Racconta come questa esperienza ti ha aiutato a vedere le cose sotto una nuova luce.

Il mito di Atlantide, l’isola perduta descritta da Platone, simbolo di una civiltà avanzata e misteriosa, affascina l’immaginario collettivo da secoli.

luoghi e tempi sacri: finestre sull’infinito 6

In ogni cultura, esistono luoghi consacrati alla divinità, dove l’uomo si reca per pregare, meditare o celebrare riti. Questi luoghi, siano essi templi, chiese o semplici spazi naturali, sono considerati sacri per vari motivi.

• Concentrano l’energia divina: si crede che in questi luoghi la presenza del divino sia più intensa, facilitando la comunicazione tra l’uomo e il cosmo.

• Facilitano la trascendenza: allontanandosi dalla vita quotidiana e immergendosi nell’atmosfera sacra di questi luoghi, l’individuo può sperimentare un senso di trascendenza e di unione con qualcosa di più grande di sé.

• Conservano la memoria: i luoghi sacri sono spesso legati a eventi storici o a figure religiose, diventando così custodi della memoria collettiva e trasmettendo valori e tradizioni alle generazioni future.

Anche il tempo assume un significato particolare all’interno delle religioni. Esistono momenti dell’anno, giorni della settimana o ore del giorno considerati sacri, perché legati a eventi cosmici, a ricorrenze religiose o a cicli naturali. Questi tempi sacri sono spesso segnati da riti e celebrazioni, che permettono all’individuo di partecipare attivamente alla vita religiosa della comunità.

RELIQUIA

Resti corporei o oggetti appartenuti a santi, venerati per il loro legame con il sacro.

Gli oggetti utilizzati nei riti religiosi acquisiscono un significato simbolico profondo. Essi diventano mediatori tra l’uomo e il divino, facilitando la comunicazione e la partecipazione al mistero. Alcuni esempi di oggetti sacri sono i seguenti.

• Immagini sacre: rappresentazioni visive della divinità o di figure religiose, che servono come punto di riferimento per la devozione.

• Reliquie: oggetti legati alla vita di santi, considerati portatori di grazie e benedizioni.

• Simboli religiosi: segni e simboli che evocano significati profondi e universali.

mettiti in gioco

Pensa a un luogo che per te ha un significato speciale, che sia una chiesa, un parco o un angolo della tua casa.

• Descrivi questo luogo e spiega perché lo consideri speciale.

• Cosa provi quando ti trovi lì? Riesci a sentirti più connesso con te stesso o con qualcosa di più grande?

• Rifletti su come questo luogo ti aiuti a trascendere la vita quotidiana e a trovare un momento di calma o riflessione. Confronta poi la tua esperienza con quella dei tuoi compagni, scoprendo se ci sono luoghi simili nelle loro vite.

I riti: un linguaggio universale

I riti religiosi sono azioni simboliche che hanno lo scopo di stabilire una relazione con il sacro. Essi coinvolgono il corpo, la mente e lo spirito, e spesso si accompagnano a gesti, parole e canti specifici. I riti possono essere individuali o collettivi, pubblici o privati, ma tutti hanno scopi specifici.

• Marcare un passaggio: i riti segnano momenti importanti della vita individuale e collettiva, come la nascita, la morte, il matrimonio o il passaggio all’età adulta.

• Creare un senso di comunità: i riti religiosi rafforzano il senso di appartenenza a una comunità e promuovono la solidarietà tra i fedeli.

• Trasmettere valori: i riti trasmettono i valori fondamentali di una religione, educando le nuove generazioni alla fede.

I luoghi, i tempi e gli oggetti sacri, insieme ai riti religiosi, creano connessione con il divino, conservano memoria e trasmettono valori, favorendo trascendenza e senso di comunità.

IL LIBRO

Il sacro nella storia religiosa dell’umanità, Julien Ries

L’autore, storico delle religioni, cardinale e arcivescovo cattolico belga, espone il suo pensiero sull’esperienza religiosa dell’uomo, evidenziando in essa un sostrato unitario e caratteri costanti.

religione e cultura

La religione, nelle sue più svariate manifestazioni storiche, ha profondamente segnato lo sviluppo culturale delle società nel corso del tempo. Se soffermiamo l’attenzione sull’esperienza religiosa che più ha segnato la storia del nostro Paese e dell’Occidente, ovvero il Cristianesimo, possiamo notare come esso abbia profondamente influenzato tutti gli aspetti della cultura del nostro Paese e di tutto l’Occidente, dalla letteratura all’arte, dalla musica, fino alle ricette di cucina a permeare aspetti quotidiani come la gastronomia.

Un’analisi della letteratura italiana rivela come numerosi autori, da San Francesco d’Assisi a Dante Alighieri e Alessandro Manzoni, siano intrinsecamente legati al Cristianesimo. Le loro opere, infatti, sono profondamente radicate nei concetti e nei simboli propri di questa religione, rendendone indispensabile la conoscenza per una comprensione completa. Analogamente, un percorso attraverso le città italiane svela un ricco patrimonio artistico, custodito all’interno di chiese e musei, che testimonia l’importanza del Cristianesimo nella storia e nella cultura del Paese. Le opere d’arte, con i loro linguaggi simbolici e iconografici, trasmettono messaggi religiosi e valori spirituali. Infine, la musica, nel corso dei secoli, ha prodotto numerose composizioni sacre che esplorano temi di natura religiosa. Attraverso il linguaggio musicale, compositori di ogni epoca hanno espresso la loro fede e hanno contribuito a diffondere i valori cristiani.

Religione e letteratura

A proposito di letteratura.

«La letteratura [...] scaturisce dalla persona in ciò che questa ha di più irriducibile, nel suo mistero [...]. È la vita che prende coscienza di sé stessa quando raggiunge la pienezza di espressione, facendo appello a tutte le risorse del linguaggio». La letteratura ha così a che fare, in un modo o nell’altro, con ciò che ciascuno di noi desidera dalla vita, poiché entra in un rapporto intimo con la nostra esistenza concreta, con le sue tensioni essenziali, con i suoi desideri e i suoi significati. […] A buona ragione, il Concilio Vaticano II sostiene che «la letteratura e le arti […] cercano di esprimere l’indole propria dell’uomo» e «di illustrare le sue miserie e le sue gioie, i suoi bisogni e le sue capacità». La letteratura prende, in verità, spunto dalla quotidianità della vita, dalle sue passioni e dalle sue vicende reali come «l’azione, il lavoro, l’amore, la morte e tutte le povere cose che riempiono la vita». (Papa Francesco, Lettera sul ruolo della letteratura nella formazione)

Nel vasto panorama letterario, sia italiano che internazionale, l’esperienza del rapporto con il divino sono stato oggetto di un’ampia e diversificata rappresentazione. Da Dante, che ne esalta l’amore e la comunione, a Shakespeare, che ne sottolinea l’aspetto giudicante, passando per Baudelaire che la percepisce come un abisso insondabile mentre Saint-Exupéry ne evoca il mistero. Manzoni la inquadra nel concetto di provvidenza, mentre Dostoevskij ne enfatizza l’aspetto tragico. Le rappresentazioni divine sono così numerose e varie da dar vita ad un vero e proprio mosaico di immagini e concetti. Tra le prime manifestazioni di letteratura religiosa nel contesto occidentale, spiccano le laudi medievali. Queste

Domenico di Michelino, Dante Alighieri, 1465, Santa Maria del Fiore, Firenze.

composizioni poetiche, dedicate alla lode di Dio, rappresentano una delle prime espressioni della lingua volgare italiana. Il Cantico di Frate Sole di San Francesco d’Assisi e il Pianto della Madonna di Jacopone da Todi sono tra gli esempi più celebri di questo genere letterario.

Nel tempo, le laudi sono state raccolte in veri e propri laudari, come il celebre Laudario di Cortona. Oltre al Cantico di Frate Sole, San Francesco d’Assisi ha lasciato altre importanti composizioni, come le Lodi di Dio Altissimo, che testimoniano la sua capacità di innovare il linguaggio religioso dell’epoca.

Dante Alighieri, con la Divina Commedia, ha offerto un’altra pietra miliare nel connubio tra religione e letteratura, fornendo una rappresentazione complessa e articolata del divino.

Religione e arte

«Nell’arte è custodita un’allusione al divino e al paradiso». Questa affermazione suggestiva del celebre scrittore russo Nikolaj Gogol, ci ricorda che nell’arte risiede un’allusione al divino e al paradisiaco e ciò trova ampi riscontri nella storia del pensiero estetico e teologico.

Numerosi intellettuali hanno sottolineato come le arti figurative costituiscano un linguaggio privilegiato per esplorare le dimensioni religiose dell’esperienza umana. L’arte, lungi dall’essere un approccio secondario al divino, si configura piuttosto come una forma di narrazione visiva che permette di cogliere la manifestazione del trascendente nel mondo sensibile. In questa prospettiva, le opere d’arte possono essere interpretate come delle vere e proprie rivelazioni del «volto» di Dio Tale concezione trova solide basi nella tradizione patristica. Sant’Atanasio, per esempio, descrive la bellezza cosmica come il risultato di un’opera d’arte divina, paragonabile a un dipinto o una scultura. L’universo, in questa prospettiva, è l’espressione visibile della sapienza e della maestria del Verbo divino. Analogamente, San Giovanni Damasceno sostiene che l’arte sia il mezzo più efficace per comunicare la fede, proponendo di mostrare le immagini sacre a chi desidera comprenderla. Nella storia del Cristianesimo, l’arte ha svolto un ruolo cruciale nel rendere visibile e tangibile il mistero divino. Le opere d’arte, infatti, sono state utilizzate per rappresentare dogmi, narrare episodi biblici e trasmettere valori spirituali, contribuendo in modo significativo alla formazione della coscienza religiosa dei fedeli.

Religione e musica

La musica, sin dalle epoche più remote, è stata riconosciuta come un potente strumento di connessione con il divino. Tale correlazione trova fondamento nella profonda valenza simbolica attribuita al suono sin dagli albori della civiltà. Gli antichi Greci, ad esempio, postulavano l’esistenza di un’armonia cosmica primordiale, un suono ininterrotto e pervasiva che reggeva l’universo, al di là della percezione umana. Di conseguenza, la musica ha da sempre rivestito un ruolo centrale nei rituali di ogni credo religioso. Suoni e parole, intesi come vibrazioni e simboli, possiedono l’intrinseca capacità di facilitare l’esperienza del trascendente nell’uomo. La musica, in particolare, rappresenta una realtà fenomenologica complessa e affascinante. L’ascolto musicale induce una vasta gamma di risposte emotive e cognitive, dalla suggestione all’estasi, dal trasporto alla turbazione. La musica, inoltre, possiede la peculiarità di sondare gli abissi dell’inconscio e del mistero, ovvero quelle sfere dell’esperienza umana che sfuggono alla razionalità e alla verbalizzazione. L’influenza pervasiva della musica nella storia dell’umanità è innegabile.

Fin dagli albori dell’umanità l’arte si espressa in forme intimamente legate a temi “religiosi”.

Il Cristianesimo ha profondamente influenzato letteratura, arte e musica, esprimendo valori spirituali, narrando il divino e connettendo l’uomo con il trascendente.

Il canto gospel è espressione di una spiritualità afroamericana che celebra e ricerca libertà e speranza.

«Sia che essa esalti la parola dell’uomo o dia veste melodica a quella parola che da Dio è stata rivelata agli uomini, sia che si effonda senza parole, la musica, quasi voce del cuore, suscita ideali di bellezza, l’aspirazione ad una perfetta armonia non turbata da passioni umane e il sogno di una comunione universale. Per la sua trascendenza la musica è anche espressione di libertà: sfugge a ogni potere e può diventare rifugio di estrema indipendenza dello spirito, ov’essa canta, anche quando tutto sembra avvilire o coartare l’uomo. La musica ha pertanto, in se stessa, valori essenziali che interessano ogni uomo. Perciò anche i capolavori che la musica ha prodotto in ogni tempo e in ogni luogo sono tesoro dell’intera umanità, espressione dei comuni sentimenti umani, né possono essere ridotti a proprietà esclusiva di un individuo o di una nazione».

(Giovanni Paolo II, Lettera a Monsignor Bartolucci)

LA CANZONE

Hallelujah, Leonard Cohen

Questa canzone di Leonard Cohen è una canzone che riflette la capacità della musica di connettersi al sacro e al trascendente. Pur non essendo una canzone religiosa nel senso stretto, Hallelujah esplora tematiche di fede, ricerca spirituale e fragilità umana, utilizzando un linguaggio simbolico che mescola sacro e profano. Il ritornello, che ripete la parola Hallelujah, un’espressione di lode a Dio, evoca un sentimento universale di connessione con il divino, mentre le strofe raccontano storie di amore, fallimento e redenzione, mettendo in luce la complessità dell’esperienza umana.

L’impatto della musica sulla psiche umana è profondo e duraturo, offrendo una prospettiva, seppur parziale, sull’armonia cosmica e sulla bellezza intrinseca dell’esistenza. Nel contesto cristiano, la musica ha da sempre rivestito un ruolo centrale, soprattutto nell’ambito liturgico. Dal canto gregoriano, espressione sublime della spiritualità medievale, alle composizioni più contemporanee di gruppi quali il Gen Rosso e il Gen Verde, la musica sacra ha accompagnato e arricchito la vita spirituale dei credenti.

dalla pietra all’anima: la religione nella preistoria 8

Per oltre due milioni di anni, l’homo sapiens ha plasmato la sua storia, passando attraverso tre grandi fasi: Paleolitico, Mesolitico e Neolitico. Questo lungo periodo, definito preistoria in assenza di documenti scritti, è stato oggetto di approfonditi studi paleontologici e archeologici.

Le ricerche hanno rivelato un’evoluzione costante, che ha portato l’uomo da una vita nomade a una sedentaria, caratterizzata dalla nascita dei primi villaggi. Ma non è solo l’aspetto pratico che ha interessato i nostri antenati. Parallelamente allo sviluppo delle tecniche di sopravvivenza, si è manifestata una crescente capacità di astrazione e di riflessione sulla propria esistenza.

Gli scavi archeologici hanno portato alla luce un fatto sorprendente: l’uomo preistorico seppelliva i propri defunti, fornendoli di oggetti per il viaggio nell’aldilà. Questa pratica, presente già nel Paleolitico, suggerisce una credenza in una vita dopo la morte, rivelando una complessità inaspettata nel pensiero umano di quell’epoca. L’arte rupestre, con le sue intricate rappresentazioni di animali, scene di caccia e figure umane, offre un’ulteriore testimonianza della ricchezza interiore dell’uomo preistorico. Queste espressioni artistiche, datate tra il 35.000 e il 9.000 a.C., non sono semplici decorazioni, ma il frutto di un profondo bisogno di comunicare, di dare un senso al mondo e di rappresentare esperienze interiori che trascendono la realtà percepita.

La preistoria, dunque, non è solo una storia di sopravvivenza e di adattamenti all’ambiente, ma anche una lunga e complessa ricerca del significato della vita.

L’uomo preistorico, infatti, nonostante la mancanza di una scrittura e di tecnologie avanzate, ha dimostrato di possedere una sensibilità profonda e una capacità di riflettere sulla propria esistenza e sul mondo che lo circonda, anticipando molte delle domande che ancora oggi ci poniamo.

L’esperienza del sacro, che passa attraverso le ierofanie, mette l’uomo in un rapporto simbolico con il trascendente. Egli scopre che esiste qualche cosa che lo tocca personalmente, non solo come singolo, ma anche in quanto appartenente ad una comunità, in cui questa esperienza personale viene condivisa.

IL LIBRO

La preistoria rivela un’umanità che, oltre a sopravvivere, riflette sul senso della vita, esprime il sacro nell’arte e nei riti funebri, e condivide esperienze trascendenti in comunità.

La religione, Emmanuel Anati

Così scrive questo archeologo italiano: «Dalla realtà quotidiana l’uomo traeva un arricchimento del proprio intelletto. La lotta con animali enormi, mammut, bisonti, cavalli, tori, rinoceronti, da esso raffigurati, era esaltante. La concezione cosmologica si associava ad una mitologia stupenda, piena d’immaginazione e d’inventiva, che ha ispirato eccelse opere d’arte. […] Quanto ci viene tramandato dal linguaggio visuale primordiale, è un modo concettuale che riflette una determinata forma mentis. In esso appaiono speculazioni intellettuali, credenze, miti e si scoprono consuetudini che hanno marcato l’esistenza dell’uomo per millenni».

CULTO

Insieme di pratiche e riti con cui si esprime venerazione verso il divino o il sacro.

Si tratta di quella prima forma di religione che gli studiosi hanno definito naturale o cosmica, in cui i nostri antenati cercavano Dio attraverso le sue possibili manifestazioni nella natura. Resta il fatto che, come hanno evidenziato molte ricerche in merito, l’uomo preistorico non riusciva a spiegarsi tutti i fenomeni naturali ed identificò Dio con alcuni elementi, quali gli astri, i fiumi, i monti, gli alberi… Sentendosi impotente davanti alle forze e alla maestosità del cosmo, assegnò a tali realtà una natura divina, attribuendo ad esse, pertanto, onnipotenza ed immortalità e diede vita a prime forme di culto

L’uomo antico cominciò ad esprimere la propria religiosità attraverso narrazioni sull’origine del mondo, grazie alle quali elaborò il rapporto che sussisteva tra l’esperienza di sé e quella dell’ordine delle potenze che lo circondavano. Prese forma un sistema di credenze condivise in numerose divinità che diventarono oggetto di adorazione e culto delle diverse comunità umane, dalla cui organizzazione ebbero origine le grandi civiltà.

Circa le religioni primitive, abbiamo numerose testimonianze di concezioni magiche della realtà. Magia, superstizione e divinazione sono elementi diffusissimi in questo contesto di credenze antiche. Insita nell’uomo antico è l’intuizione che mediante la magia, con oggetti particolari e riti particolari, egli possa intervenire nella sfera soprannaturale e placare le proprie paure più ancestrali. Molti elementi della natura animata o inanimata divengono “materiale” da esaminare con un occhio magico-simbolico: la posizione delle stelle, le viscere di un animale, la direzione del vento, il movimento e forma del fumo…e il mondo terrestre. Egli cerca di trovare una corrispondenza tra queste realtà e la vita quotidiana, pensando che una lettura corretta di questi segni possa influenzare il corso degli eventi.

Antiche grotte usate come luoghi di culto.

la religione mesopotamica

La Mesopotamia, culla di antiche civiltà come quella sumerica, accadica, babilonese e assira, ci ha lasciato un’eredità inestimabile, tra cui un complesso e affascinante pantheon religioso. Per oltre tre millenni, dal IV millennio a.C. al I secolo d.C., i popoli mesopotamici hanno sviluppato un sistema di credenze profondamente radicato nella vita quotidiana, plasmando la loro società, la loro arte e la loro letteratura.

Un universo di divinità

La religione mesopotamica era caratterizzata da un politeismo sfaccettato, con migliaia di divinità che presiedevano a ogni aspetto della vita umana e naturale. Ciascuna città-stato aveva i propri dei tutelari, ma alcune divinità, come Anu, signore del cielo, Enlil, dio dell’aria e della terra, e Enki, dio dell’acqua dolce, erano venerate in tutta la Mesopotamia. Queste divinità, pur essendo potenti e immortali, erano rappresentate con sembianze umane e possedevano caratteristiche e debolezze tipicamente umane, come l’amore, l’odio, la gelosia e la vanità.

Miti e cosmogonie

La mitologia mesopotamica è ricca di storie affascinanti sulla creazione del mondo, sugli dei e sugli eroi. L’epopea di Gilgamesh, uno dei più antichi capolavori letterari, narra le avventure di un potente re sumero alla ricerca dell’immortalità. Altri miti descrivono le lotte tra gli dei, le origini del diluvio universale e la creazione dell’uomo. Questi miti non erano semplici racconti, ma rappresentavano tentativi di spiegare l’ordine cosmico e il significato della vita umana.

Templi e rituali

Al centro della vita religiosa mesopotamica vi erano i templi, imponenti edifici dedicati al culto degli dei. Le ziggurat, torri a gradoni, erano particolarmente importanti, poiché si credevano fossero delle scale che collegavano la terra al cielo, permettendo agli dei di discendere sulla Terra. Nei templi si svolgevano numerosi rituali, come sacrifici animali, offerte di cibo e bevande, preghiere e processioni, finalizzati a propiziarsi il favore divino e a garantire la prosperità della comunità.

La morte e l’aldilà

La morte era un evento cruciale nella vita dei Mesopotamici, e l’aldilà era un luogo oscuro e misterioso. Si credeva che dopo la morte l’anima si recasse nel mondo sotterraneo, un luogo cupo e privo di luce, dove i morti conducevano un’esistenza simile a quella terrena, ma priva di gioia e di soddisfazioni. Non esisteva un chiaro concetto di premio o punizione nell’aldilà, ma si riteneva che le azioni compiute in vita potessero influenzare la condizione dell’anima dopo la morte.

La Mesopotamia, culla di civiltà, sviluppò un complesso politeismo con divinità umanizzate, miti sulla creazione, templi imponenti e una visione oscura dell’aldilà, influenzando profondamente la cultura e la società.

CERCANDO UN SENSO

La riflessione sulla morte e su ciò che accade dopo la vita è un tema che ha toccato tutte le culture. Anche se nella società moderna si parla meno di queste questioni, è normale porsi domande su cosa succeda dopo la morte e su come vivere la propria vita in modo significativo.

• Hai mai riflettuto su cosa significhi per te l’idea della morte?

• In che modo la consapevolezza della fine della vita influisce sul modo in cui vivi oggi?

• Quali azioni e decisioni prendi considerando che lasceranno un’impronta anche dopo la tua scomparsa?

MUMMIFICAZIONE

Procedimento usato dagli antichi Egizi per conservare i corpi dopo la morte, credendo nella vita eterna.

Amon-Ra, il dio del sole e della creazione nell’antico Egitto, simbolo di luce e potere divino.

la religione egizia

L’antico Egitto, una civiltà affascinante e complessa, era permeato da una profonda religiosità. Le numerose divinità venerate dagli Egizi, tra cui Horus, Iside, Osiride e il potente Amon-Ra, erano considerate forze cosmiche che avevano plasmato il mondo e governavano l’universo. Il faraone, considerato un dio vivente, era il ponte tra il mondo divino e quello umano.

Le credenze religiose egizie erano intrinsecamente legate alla vita quotidiana e alla concezione dell’aldilà. Gli Egizi credevano fermamente nell’esistenza di un mondo ultraterreno, dove le anime dei defunti venivano giudicate in base alle loro azioni terrene. La costruzione di elaborate tombe, come le famose piramidi, testimonia l’importanza attribuita alla vita dopo la morte.

Il Libro dei Morti, un insieme di testi funerari, offriva agli antichi Egizi indicazioni su come affrontare il giudizio divino e garantire un passaggio sicuro nell’aldilà. La mummificazione, un complesso processo di conservazione del corpo, era un altro aspetto fondamentale del culto dei morti, poiché si credeva che il corpo fosse necessario per l’anima per tornare sulla Terra durante le festività.

IL FILM

Agora, Mikado Film

Agora è un film che racconta la vita di Ipazia, una filosofa e astronoma vissuta ad Alessandria d’Egitto nel IV secolo d.C., durante il periodo di transizione tra il politeismo pagano e l’affermazione del Cristianesimo. Il film esplora il conflitto tra religione e scienza, ma anche il ruolo centrale delle credenze religiose nella società egiziana, in particolare il passaggio da una civiltà che venerava divinità come Iside e Osiride a una società sempre più monoteista. Agora offre una prospettiva interessante su come le religioni, comprese quelle dell’antico Egitto, plasmino la vita culturale e politica di una civiltà.

• In che modo il film rappresenta il declino delle religioni politeiste in Egitto?

• Quali differenze noti tra le credenze egizie e le nuove religioni emergenti nel film?

• Cosa ti colpisce del modo in cui la religione influenzava la vita politica e sociale nell’antico Egitto?

Un episodio singolare nella storia religiosa dell’Egitto fu il tentativo di Amenofi IV di imporre il culto monoteistico di Aton, identificato con il disco solare. Tuttavia, questa esperienza fu di breve durata e, alla morte del faraone, la religione politeistica tradizionale fu ripristinata.

La religione egizia, dunque, era un sistema complesso e multiforme, che rifletteva la visione del mondo e i valori di una civiltà affascinante e misteriosa. Le divinità egizie, i loro miti e i loro rituali continuano a esercitare un grande fascino sull’immaginario collettivo, e rappresentano un’importante testimonianza della spiritualità umana.

LA RELIGIONE GRECO-romana

Il pantheon greco, un insieme di divinità che risiedeva sull’Olimpo, era al centro della vita religiosa degli antichi Greci. Zeus, re degli dei, era la figura più importante, ma molte altre divinità, come Era, Poseidone e Apollo, avevano ruoli specifici nel cosmo e nella vita degli uomini. Queste divinità, pur essendo immortali, possedevano caratteristiche umane come l’amore, l’invidia e la gelosia, e influenzavano ogni aspetto dell’esistenza, dalla natura ai destini individuali. Atena, dea della saggezza e della guerra strategica, proteggeva la città di Atene, mentre Afrodite, dea dell’amore, simboleggiava la bellezza e l’attrazione amorosa. Dioniso, dio del vino e delle feste, rappresentava invece la liberazione dai vincoli sociali e la connessione con la natura.

La mitologia greca, tramandata da poeti come Esiodo e Omero, era intrisa di storie sugli dei e sugli eroi, plasmando la visione del mondo dei Greci. Il culto religioso si svolgeva nei templi, come quello di Delfi, dove i sacerdoti offrivano sacrifici e consultavano gli oracoli, come l’Oracolo di Delfi, famoso per le sue profezie ambigue che guidavano re e guerrieri.

I Greci credevano in un aldilà diviso in due regni: l’Ade, un luogo oscuro e tenebroso destinato alla maggior parte delle anime, governato dal dio Ade, e l’Elysium, un paradiso riservato agli eroi e ai giusti. Le anime virtuose venivano premiate con una vita beata nei Campi Elisi, mentre i malvagi subivano punizioni nell’Ade.

I Romani, da parte loro, condividevano un profondo senso religioso, espresso attraverso la pietas, ovvero il rispetto per gli dei, per la famiglia e per la patria. La loro religione era inizialmente politeista, con un pantheon di divinità proprie come Giove (corrispondente a Zeus), Giunone (Era) e Marte (Ares), ma in seguito subì una forte influenza da quella greca, tanto che le divinità romane furono spesso identificate con quelle greche corrispondenti. Oltre al culto pubblico, che includeva imponenti cerimonie come i giochi e i sacrifici negli altari dedicati agli dei, i Romani praticavano anche culti domestici. Veneravano i Lari e i Penati, divinità protettrici del focolare e della famiglia, e i Mani, gli spiriti benevoli dei defunti, onorati nelle cerimonie familiari e nel culto dei morti.

Poseidone, il dio greco del mare, con il tridente simbolo del suo dominio sulle acque.

Il pantheon grecoromano, con divinità umanizzate e ruoli specifici, influenzava ogni aspetto della vita; i Greci celebravano culti pubblici e oracolari, mentre i Romani veneravano anche divinità domestiche, unendo pietas e tradizioni greche. Il tempio di Zeus Olimpio situato ad Atene, in Grecia, a circa 500 metri dall’Acropoli.

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la religione ebraica

CERCANDO UN SENSO

Hai mai vissuto un momento in cui hai sentito di far parte di qualcosa di più grande? Prova a pensare a un’occasione in cui ti sei sentito connesso a una comunità o a un’idea che trascende il tuo vissuto quotidiano. Riflettendo sul senso di appartenenza del popolo d’Israele a un progetto più grande, chiediti:

• C’è una “missione” o un valore che senti particolarmente vicino a te?

• In che modo sentirti parte di una storia o di una comunità ti aiuta a dare senso alle tue scelte e al tuo percorso di vita?

• Qual è il ruolo della fede o della fiducia in qualcosa di più grande nelle tue decisioni personali?

Il sacrificio di Isacco in un affresco romanico della chiesa di Bjaresjo, in Svezia.

Nella parte orientale del bacino mediterraneo, fece la sua comparsa un piccolo popolo che aveva vissuto lungamente da nomade e che si era stanziato nel lembo di terra tra il fiume Giordano ed il Mare Nostrum: il popolo d’Israele il quale ebbe un tipo di esperienza religiosa differente. La religione d’Israele è, a differenze di quella degli altri popoli, non una religione naturale, ma una religione rivelata, ovvero un’esperienza di fede in un Dio, unico e trascendente, che si è fatto personalmente conoscere in tutta la sua portata soprannaturale. Siamo innanzi alla prima vera religione monoteista. Qui ne accenniamo solo, dato che ne parleremo ampiamente più avanti nell’ambito del nostro percorso scolastico.

Si parla di rivelazione perché Dio, secondo gli ebrei, si è tolto il velo che lo rendeva sconosciuto e si è manifestato all’uomo di sua iniziativa e secondo un progetto di alleanza che ha avuto inizio con la creazione di cui egli è l’artefice.

Il Dio d’Israele ha parlato ai patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe, ha donato la Legge a Mosè ed ha fatto conoscere il suo disegno di salvezza attraverso i profeti. Questo Dio si è scelto un popolo, attraverso il quale iniziare il suo dialogo con l’umanità e così farsi conoscere e manifestarsi. Dall’esperienza di fede Abramitica discendono altre due importanti religioni, ovvero il Cristianesimo e l’Islam.

mettiti in gioco

Esploriamo il mondo dell’uomo e del sacro

Rifletti e condividi:

1. L’uomo e l’astrazione:

• Cosa significa per te “capacità di astrazione”? Fai degli esempi concreti.

• Quali sono state le conseguenze più importanti di questa capacità? Come ha influenzato il nostro modo di vivere, di pensare e di relazionarci con il mondo?

2. La morte e i riti:

• Cosa ti suggerisce l’espressione “ritualità funebre”? Quali immagini ti vengono in mente?

• Perché l’uomo, fin dai tempi più antichi, ha sentito il bisogno di celebrare i defunti?

• Quali sono, secondo te, le funzioni principali dei riti funebri? Cosa esprimono? Cosa trasmettono?

• Pensi che i riti funebri siano ancora oggi importanti? Perché?

3. La religione cosmica o naturale:

• Cosa intendiamo con “religione cosmica o naturale”? Quali sono le sue caratteristiche principali?

• Fai degli esempi di manifestazioni della religione cosmica o naturale nel mondo.

• Quali sono i punti di contatto tra la religione cosmica e la natura?

• Pensi che la religione cosmica possa ancora essere attuale oggi?

Immagini e emozioni:

• Ricerca: Trova un’immagine di arte primitiva che, a tuo parere, rappresenta al meglio il concetto di “sacralità”.

• Analisi: Descrivi l’immagine nel dettaglio. Quali sono gli elementi che ti hanno colpito di più?

• Interpretazione: Cosa ti comunica questa immagine? Quali emozioni suscita in te? Quali pensieri ti fa venire?

• Condivisione: Condividi la tua analisi e le tue emozioni con i compagni e il docente. Ascolta le interpretazioni degli altri e confrontale con le tue impressioni.

Dividiamo la classe in cinque gruppi. A ciascun gruppo verrà assegnata una delle religioni delle civiltà antiche studiate (mesopotamica, egizia, greca, romana, ebraica). I gruppi dovranno elaborare una presentazione PowerPoint che illustri in modo sintetico i tratti distintivi della religione assegnata, corredandola di immagini significative. Al termine dell’attività, ogni gruppo presenterà il proprio lavoro alla classe.

Ebreo in preghiera dinanzi al Muro del Pianto, luogo sacro di fede e memoria a Gerusalemme.

Ebreo in preghiera davanti all’Aron, l’armadio sacro che custodisce la Torah, fulcro della sinagoga.

PROFONDITÀ

SELEZIONA LA RISPOSTA CHE SECONDO TE È CORRETTA

1 Cosa significa “trascendere la quotidianità” secondo l’esperienza religiosa?

A Evitare le relazioni con gli altri.

B Cercare di capire al meglio il mondo visibile.

C Andare oltre l’apparenza e cercare un significato più profondo nella vita.

D Vivere superando regole e limiti.

2 Qual è la posizione della Chiesa riguardo l’ateismo?

A Lo condanna senza possibilità di dialogo.

B Accetta l’ateismo come un’altra forma di “fede”.

C Cerca di comprendere le ragioni profonde e favorisce un dialogo aperto.

D Non si occupa del fenomeno.

3 Qual è una delle caratteristiche fondamentali della religione politeista?

A L’adorazione di un’unica divinità.

B La fede nella reincarnazione.

C La credenza in molteplici divinità che governano diversi aspetti della natura e della vita.

D La negazione dell’esistenza dell’anima.

4 Come si manifestava la religione nell’arte preistorica?

A Attraverso la rappresentazione di divinità antropomorfe.

B Con scene di caccia e figure simboliche che riflettevano credenze spirituali.

C Con l’uso di geroglifici sacri.

D Attraverso racconti scritti su tavolette di argilla.

RISOLVI IL CRUCIPUZZLE E SCOPRI LA FRASE NASCOSTA

Cerca nel crucipuzzle le seguenti parole: Soluzione:

5 Cosa rappresenta la “ierofania” secondo Mircea Eliade?

A La paura dell’ignoto.

B L’apparizione del sacro nel mondo ordinario.

C Un simbolo di potere terreno.

D La celebrazione di un rituale magico.

6 Quale fu uno dei contributi più significativi delle civiltà mesopotamiche alla religione?

A L’introduzione del monoteismo.

B La creazione di ziggurat come centri religiosi e cosmici.

C La diffusione del Buddhismo.

D L’elaborazione della teoria della reincarnazione.

LEGGI E INDICA SE È VERO O FALSO

1 La ricerca di senso nella vita è un elemento che spinge l’uomo a guardare oltre la quotidianità.

2 L’uomo, a differenza degli animali, segue solo i suoi istinti innati.

3 Secondo Blaise Pascal, l’uomo è caratterizzato dalla fragilità e non possiede grandezza.

4 L’esistenza umana è passiva e non richiede un percorso attivo.

5 Il senso religioso è ciò che distingue l’uomo dagli altri esseri viventi.

STUDIO DI UN CASO

La ricerca di Gaia sulla spiritualità

Gaia è una studentessa che, dopo aver studiato le religioni antiche, inizia a riflettere sulla spiritualità nel mondo contemporaneo. Durante una discussione in classe, alcuni dei suoi compagni affermano di non sentire il bisogno di una religione organizzata, preferendo cercare significati personali e individuali nella vita. Gaia, invece, è attratta dal concetto di sacro e si chiede se esista ancora una forma di trascendenza nella società moderna, anche al di fuori delle religioni tradizionali. come i simboli e le storie presenti nei film e nei romanzi che trattano di eroi e battaglie tra bene e male.

In che modo Gaia può riconciliare la ricerca di una dimensione trascendente con la modernità? Quali legami può trovare tra le antiche narrazioni mitiche e le espressioni culturali contemporanee?

ORIZZONTI DI CITTADINANZA

1 ANDARE OLTRE LA QUOTIDIANITÀ

• Prendi un foglio e fai un elenco delle attività quotidiane che svolgi (studio, sport, tempo con gli amici). Ora rifletti: cosa potrebbero rivelare di te o del mondo, se osservate con attenzione?

• Confronta le tue riflessioni con i compagni. In quali modi l’uscire dalla “routine” può aiutarti a trovare significati più profondi nella vita?

2 SCOPRIRE LA PROPRIA “CANNA PENSANTE”

• Ripensa a un momento in cui ti sei sentito fragile ma hai avuto la capacità di riflettere su ciò che ti accadeva. Scrivi un breve testo su questa esperienza.

• Leggi il tuo testo ai compagni. Discuti su come la fragilità possa essere fonte di crescita personale e di comprensione del mondo.

3 IL SENSO RELIGIOSO NELLA MUSICA

• Ascolta la canzone “E ti vengo a cercare” di Franco Battiato. Scrivi le frasi che ti colpiscono di più e rifletti sul loro significato.

• Condividi le tue riflessioni con la classe e confrontale con quelle degli altri. Come può la musica, secondo te, aiutare a dare senso alla nostra vita?

1 CONOSCI IL MONDO DENTRO TE

Esplora il tuo rapporto con la diversità culturale e religiosa

Rispondi alle seguenti domande.

• Quali sono le tue prime reazioni quando incontri culture e religioni diverse dalla tua? Ti senti curioso, neutrale, o a disagio?

• Pensa a un’occasione in cui hai partecipato a una celebrazione o incontro di una tradizione culturale o religiosa diversa. Cosa hai imparato e come ti ha influenzato?

• Quali valori pensi siano comuni a tutte le grandi religioni e culture del mondo? Come ti ritrovi in questi valori?

Dopo aver completato le risposte, confrontati con un compagno: come percepisce lui/lei la diversità? Notate delle somiglianze o differenze tra i vostri atteggiamenti? Questo esercizio vi aiuterà a comprendere meglio il vostro modo di rapportarvi al mondo e la vostra apertura verso nuovi contesti.

2 CONOSCI IL MONDO ATTORNO A TE

Esplora le opportunità di lavoro nel settore interculturale

Formate piccoli gruppi e ricercate i possibili ambiti professionali in cui la conoscenza delle culture e religioni del mondo è utile o richiesta, come nel turismo, nella mediazione culturale, nell’insegnamento, o nel giornalismo.

• Ogni gruppo sceglie un settore professionale e cerca di capire quali competenze interculturali sono necessarie per lavorare in quel contesto.

• Condividete con la classe il settore scelto, descrivendo i requisiti professionali e i vantaggi di comprendere culture diverse.

Questa attività vi aiuta a esplorare il mercato del lavoro e a comprendere come la conoscenza interculturale e religiosa possa diventare una competenza preziosa e applicabile a molteplici carriere.

VERSO ORIZZONTI FUTURI

orIZZONTI DIGITALI

1 SPERIMENTA L’IA

Crea la tua immagine di “ricerca di senso”

Utilizzate un’applicazione di Intelligenza Artificiale che consente di generare immagini per rappresentare visivamente il vostro percorso di ricerca interiore. Questa attività vi invita a esplorare i concetti di sacro e profano e il desiderio umano di comprendere il senso della vita, temi affrontati nelle pagine precedenti. Blaise Pascal, con l’immagine della “canna pensante”, ha sottolineato la grandezza e fragilità dell’essere umano, capace di interrogarsi sull’esistenza. Mircea Eliade ha descritto il “sacro” come una dimensione che va oltre il quotidiano, un’esperienza che collega l’uomo a una realtà trascendente. A partire da queste idee, esplorerete i simboli e le immagini che vi rappresentano in questo cammino di ricerca.

Come procedere

1 Riflettete sui simboli: pensate a immagini che rappresentano per voi il sacro e il desiderio di dare significato alla vita. Potrebbero essere simboli come una luce per indicare la verità, una scala per la crescita interiore o un albero per la connessione con la natura.

2 Create l’immagine con l’IA: utilizzate l’IA per generare una rappresentazione visiva del vostro percorso. Componete l’immagine scegliendo simboli che esprimono il vostro modo di vedere il sacro e la ricerca di senso.

3 Condividete e spiegate: mostrate l’immagine ai compagni e spiegate i simboli che avete scelto e cosa significano per voi. Ascoltate anche le interpretazioni degli altri, confrontando le vostre riflessioni.

Suggerimento input all’IA

“Genera un’immagine che rappresenti un cammino di ricerca interiore, utilizzando il simbolo/immagine di... (continua tu)”.

2 RIFLETTI SULL’ESPERIENZA FATTA

Una ricerca di senso attraverso una generazione visiva?

Dividete la classe in piccoli gruppi (3-4 persone). Ogni gruppo rifletterà sull’immagine creata con l’IA per rappresentare il proprio percorso di ricerca interiore.

Discussione in gruppo

Analizzate le immagini generate e condividete le riflessioni suscitate dai simboli scelti. Ogni gruppo dovrebbe identificare i seguenti aspetti.

• Aspetti positivi: quali elementi dell’immagine vi sono sembrati efficaci nel rappresentare il sacro e la ricerca di senso? L’IA ha aiutato a esprimere idee e sentimenti difficili da descrivere a parole?

• Zone d’ombra o perplessità: c’è qualche aspetto dell’immagine che vi ha lasciato insoddisfatti? Pensate che l’IA possa avere limitazioni nel rappresentare profondamente un concetto interiore come il “sacro”?

Domande guida

• In che modo l’immagine generata ha arricchito la vostra comprensione del sacro e della ricerca di senso?

• Cosa aggiungereste all’immagine se aveste più controllo creativo?

• Pensate che l’uso dell’IA sia stato utile per esplorare concetti astratti? Perché?

Lista di pro/contro

Ogni gruppo compila una lista di almeno 3 aspetti positivi e 3 aspetti negativi dell’uso dell’IA per esprimere un percorso interiore e simbolico, basandosi sull’esperienza di questa attività.

Condivisione di gruppo

• Ogni gruppo condivide le proprie riflessioni con il resto della classe, discutendo i punti emersi.

• La classe crea una tabella con PRO e CONTRO dell’uso dell’IA nella rappresentazione di concetti astratti come la “ricerca di senso”.

Conclusioni

Dopo le riflessioni individuali, discutete insieme.

• Quali sono le vostre conclusioni sull’uso della tecnologia per esplorare temi spirituali e filosofici?

• Come pensate di poter integrare l’uso dell’IA per arricchire la comprensione interiore senza sostituire la riflessione personale?

Contenuti digitali della sezione

3

sezione alla ricerca di un significato con le religioni contemporanee

Conoscenze

Comprendere il ruolo delle principali religioni mondiali nel contesto multiculturale odierno. Riconoscere l’importanza del dialogo interreligioso per promuovere la convivenza pacifica e la coesione sociale.

Abilità

Confrontarsi con le diverse tradizioni religiose, superando pregiudizi e stereotipi. Riflettere sul contributo delle religioni alla costruzione di una società più giusta e inclusiva, comprendendo le differenze culturali.

Competenze

Sviluppare la capacità di dialogo e rispetto reciproco, valorizzando la diversità religiosa come una risorsa per la crescita personale e collettiva. Utilizzare il confronto interreligioso per arricchire la propria comprensione della realtà.

SOMMARIO

1 In un mondo plurireligioso, 74

2 Il vasto mondo cristiano, 75

3 La Chiesa cattolica, 77

4 Tra i “colori” della liturgia, 80

5 Il dialogo tra Chiese sorelle, 82

6 Il cammino ecumenico, 84

7 La religione ebraica, 86

8 L’ebraismo tra testi e feste, 88

9 L’ebraismo tra riti e valori, 91

10 La religione islamica, 92

11 Il credo islamico, 94

12 I cinque pilastri dell’Islam, 96

13 Le religioni orientali, 98

14 La religione induista, 99

15 La religione buddhista, 101

16 Un ottuplice sentiero, 102

ATTIVITÀ DI VERIFICA Sguardi in profondità, 104

EDUCAZIONE CIVICA Orizzonti di cittadinanza, 106

ORIENTAMENTO Verso orizzonti futuri, 107

INTELLIGENZA ARTIFICIALE Orizzonti digitali, 108

L’ORIZZONTE IN MAPPA

1. 7. 3. 5.

IL MONDO PLURIRELIGIOSO

Il multiculturalismo rende essenziale la conoscenza delle diverse religioni per una convivenza pacifica.

RELIGIONI E COESIONE SOCIALE

La comprensione reciproca delle fedi promuove la coesione sociale e previene intolleranze.

SUPERARE IL PREGIUDIZIO

La mancanza di conoscenza delle religioni può alimentare pregiudizi e conflitti.

IL DIALOGO INTERRELIGIOSO

Il dialogo tra le religioni permette di arricchire la propria visione del sacro e della realtà.

LE RELIGIONI OGGI

EBRAISMO

L’Ebraismo è fondato sull’alleanza tra Dio e il popolo ebraico, guidata dalla Torah.

INDUISMO

L’Induismo è una religione antica e complessa, basata sulla reincarnazione, il karma e la ricerca dell’unione con Brahman.

ISLAM

L’Islam si fonda sul monoteismo e la sottomissione alla volontà di Allah, guidato dal Corano e dai cinque pilastri.

8. 2. 4. 6.

BUDDHISMO

Il Buddhismo insegna il superamento della sofferenza attraverso la meditazione e il cammino dell’ottuplice sentiero.

1

in un mondo plurireligioso

La conoscenza approfondita delle principali tradizioni religiose mondiali riveste un’importanza cruciale nel contesto attuale di crescente multiculturalismo e pluralismo religioso. Un’efficace convivenza interculturale e interreligiosa presuppone infatti una comprensione reciproca delle diverse fedi, in quanto la religione costituisce un elemento fondante dell’identità culturale di un popolo. La carenza di tale conoscenza rischia di alimentare pregiudizi, sospetti e intolleranze, minacciando la coesione sociale.

Al di là della necessità di promuovere il dialogo interreligioso e la convivenza pacifica, lo studio comparato delle religioni offre l’opportunità di approfondire la comprensione del fenomeno religioso in sé. Confrontando le diverse concezioni del divino e le relative pratiche cultuali, è possibile superare un’ottica eccessivamente eurocentrica e acquisire una visione più ampia e articolata del mistero religioso.

IL FILM

Gandhi, Goldcrest Films

Gandhi è un film che racconta la vita di Mahatma Gandhi, leader del movimento per l’indipendenza dell’India, che ha promosso il dialogo interreligioso e la non violenza come strumento di lotta contro l’oppressione. Il film mette in luce il potere della fede e del rispetto reciproco tra religioni diverse, mostrando come una comprensione profonda delle tradizioni religiose possa contribuire alla pace e alla convivenza in un contesto di pluralismo culturale e religioso.

La conoscenza delle tradizioni religiose favorisce il dialogo interreligioso, supera pregiudizi e relativismi, arricchendo la comprensione del sacro e promuovendo una convivenza pacifica.

«Nel nostro tempo in cui il genere umano si unifica di giorno in giorno più strettamente e cresce l’interdipendenza tra i vari popoli, la Chiesa esamina con maggiore attenzione la natura delle sue relazioni con le religioni non-cristiane. Nel suo dovere di promuovere l’unita e la carità tra gli uomini, ed anzi tra i popoli, essa in primo luogo esamina qui tutto ciò che gli uomini hanno in comune e che li spinge a vivere insieme il loro comune destino». (Concilio Vaticano II, Nostra aetate, n. 1)

L’esperienza di fede e della ricerca di Dio è oggi soggetto a una pervasiva relativizzazione, in linea con la cultura consumistica contemporanea. La fede religiosa viene spesso assimilata a un atto di consumo, dove la divinità stessa è paragonabile a un prodotto da supermercato.

Di fronte a una vasta gamma di opzioni religiose, la scelta si basa su criteri soggettivi e sulla percezione del valore aggiunto offerto da ciascuna fede, in termini di benefici personali e costi spirituali. La scoperta delle affinità tra le diverse religioni e la consapevolezza dei limiti della propria possono condurre, se non affrontate con discernimento, a un sincretismo o a un relativismo religioso che ne sminuiscono la profondità. Il confronto interreligioso, invece, ha lo scopo di arricchire la propria comprensione della realtà, valorizzando le diverse espressioni del sacro e intensificando l’esperienza religiosa.

il vasto mondo cristiano 2

Prima di approfondire le peculiarità del Cristianesimo, è necessario fare una precisazione fondamentale. Nell’ambito delle religioni rivelate, come l’Ebraismo e l’Islam, il Cristianesimo si distingue per la credenza in un Dio trascendente che, attraverso la figura di Gesù, offre una risposta al mistero dell’esistenza umana. Tuttavia, questa definizione, pur essenziale, risulta limitata per cogliere appieno l’essenza del Cristianesimo. Infatti, per i credenti, Gesù non è semplicemente un profeta o un fondatore, ma rappresenta il cuore stesso della loro fede.

«Le religioni sono un tentativo dell’uomo di mettersi in rapporto con la divinità. Per questo assumono dalle civiltà circostanti molti dei loro segni espressivi, simboli, temi, parabole, ecc. con cui esprimono la loro ricerca. Perciò la storia delle religioni è anche la storia del loro legame con le diverse culture. Naturalmente anche il Cristianesimo assumerà qualcuno di questi segni e simboli. Ma il Cristianesimo è molto più di una religione: esso nasce dall’iniziativa divina di entrare in contatto con l’uomo e di rivelargli se stesso». (Carlo Maria Martini)

Il termine “cristiani” racchiude una realtà estremamente variegata e complessa. Esso indica, in senso ampio, tutti coloro che si riconoscono in Gesù Cristo come figura centrale della loro fede e si ispirano ai suoi insegnamenti. Tuttavia, nel corso dei secoli, questa grande famiglia spirituale si è diversificata in un mosaico di Chiese, comunità e movimenti, ciascuno con le proprie specificità e tradizioni. Partendo dalla cultura italiana, iniziamo a riflettere e conoscere la realtà della Chiesa cattolica Possiamo, anzitutto, chiederci: “Che cos’è la Chiesa?”. Una risposta molto chiara ci viene fornita dal Catechismo della Chiesa Cattolica.

IL LIBRO

Il Cristianesimo, unico tra le religioni rivelate, si fonda sull’iniziativa divina di rivelarsi attraverso Gesù, cuore della fede cristiana, ed è espresso in una varietà di Chiese e tradizioni.

Il nome di Dio è Misericordia, Papa Francesco

In Il nome di Dio è Misericordia, Papa Francesco riflette sull’essenza del Cristianesimo come religione fondata sul perdono, sulla misericordia e sull’amore incondizionato di Dio per l’umanità. Attraverso un linguaggio semplice e diretto, il libro offre una visione profonda della figura di Gesù Cristo, che non è solo un maestro o un profeta, ma il centro stesso della fede cristiana. Papa Francesco esplora come il Cristianesimo rappresenti un’alleanza tra Dio e l’uomo, e come la Chiesa si incarni nel mondo per portare avanti questo messaggio di misericordia.

KYRIAKÉ

«La parola Chiesa [“ekklesia”, dal greco “ek-kalein”, “chiamare fuori”] significa “convocazione”. Designa assemblee del popolo, generalmente di carattere religioso. È il termine frequentemente usato nell’Antico Testamento greco per indicare l’assemblea del popolo eletto riunita davanti a Dio, soprattutto l’assemblea del Sinai, dove Israele ricevette la Legge e fu costituito da Dio come suo popolo santo. Definendosi «Chiesa», la prima comunità di coloro che credevano in Cristo si riconosce erede di quell’assemblea. In essa, Dio “convoca” il suo popolo da tutti i confini della terra. Il termine Kyriaké, da cui sono derivati Church, Kirche, significa “colei che appartiene al Signore”. Nel linguaggio cristiano, il termine “Chiesa” designa l’assemblea liturgica, ma anche la comunità locale o tutta la comunità universale dei credenti. Di fatto questi tre significati sono inseparabili. La «Chiesa» è il popolo che Dio raduna nel mondo intero. Essa esiste nelle comunità locali e si realizza come assemblea liturgica, soprattutto eucaristica. Essa vive della Parola e del Corpo di Cristo, divenendo così essa stessa corpo di Cristo». (Catechismo della Chiesa Cattolica, nn 75, 752)

Termine greco che significa “appartenente al Signore”, usato per indicare la comunità cristiana o la Chiesa.

mettiti in gioco

• In che modo Papa Francesco descrive la relazione tra Dio e l’uomo attraverso la figura di Gesù Cristo?

• Quali sono gli aspetti centrali del Cristianesimo, secondo il libro, che lo distinguono come religione rivelata?

la chiesa cattolica

La Chiesa cattolica è la più grande delle Chiese cristiane, conta oltre un miliardo di fedeli. Essa è la prima Chiesa cristiana, nata da Gesù Cristo e trasmessa senza interruzioni dai suoi primi seguaci, ovvero gli apostoli. Gli apostoli, diretti discepoli di Gesù, ricevettero da Lui il compito di predicare il Vangelo e di guidare la Chiesa nascente.

Secondo la dottrina cattolica, essi trasmisero questa autorità ai loro successori, i vescovi, attraverso l’imposizione delle mani. Questa trasmissione dell’autorità si è perpetuata nel corso dei secoli, creando una catena ininterrotta che collega i vescovi odierni agli apostoli. Ogni vescovo può tracciare la sua ordinazione fino a un apostolo, attraverso una successione ininterrotta di imposizioni delle mani. La successione apostolica conferisce legittimità al ministero episcopale e sacerdotale. Solo coloro che sono stati ordinati attraverso questa linea di successione possono validamente amministrare i sacramenti.

Il Papa, che vive a Roma, è il capo di questa Chiesa in quanto successore di Pietro, il capo degli apostoli. Egli, in quanto vescovo di Roma e successore dell’apostolo Pietro, occupa un posto centrale nella successione apostolica. Egli è considerato il principio e il fondamento dell’unità della Chiesa e detiene la piena potestà di governo su di essa.

La parola stessa “cattolica” deriva dal greco katholikós e significa “universale”. Secondo la professione di fede, nota con il nome di Credo, si afferma che essa è oltre che “universale, una, santa e apostolica”.

IL FILM

La Chiesa cattolica, universale e apostolica, guidata dal Papa come successore di Pietro, si fonda su una successione ininterrotta dai tempi degli apostoli e conta oltre un miliardo di fedeli.

I due papi, Netflix

I due papi esplora la relazione tra Papa Benedetto XVI e il futuro Papa Francesco, in un periodo di transizione e dialogo all’interno della Chiesa cattolica. Il film mette in evidenza la successione apostolica, l’importanza del ruolo del Papa come successore di Pietro e il significato dell’unità e della continuità nella Chiesa cattolica. Attraverso un confronto tra due visioni della fede e del governo della Chiesa, il film permette di riflettere sul significato profondo del papato e della leadership spirituale nel mondo contemporaneo.

• «La Chiesa è una per la sua origine: il supremo modello e il principio di questo mistero è l’unità nella Trinità delle Persone di un solo Dio Padre e Figlio nello Spirito Santo. La Chiesa è una per il suo Fondatore: Il Figlio incarnato, infatti, per mezzo della sua croce ha riconciliato tutti gli uomini con Dio, ristabilendo l’unità di tutti i popoli in un solo popolo e in un solo corpo. La Chiesa è una per la sua “anima”: “Lo Spirito Santo, che abita nei credenti e tutta riempie e regge la Chiesa, produce quella meravigliosa comunione dei fedeli e tanto intimamente tutti unisce in Cristo, da essere il principio dell’unità della Chiesa.

• Noi crediamo che la Chiesa [...] è indefettibilmente santa. Infatti Cristo, Figlio di Dio, il quale col Padre e lo Spirito è proclamato “il solo Santo”, ha amato la Chiesa come sua sposa e ha dato se stesso per essa,

DEPOSITO (DELLA FEDE)

Insieme delle verità rivelate da Dio, custodite e trasmesse dalla Chiesa.

al fine di santificarla, e l’ha unita a sé come suo corpo e l’ha riempita col dono dello Spirito Santo, per la gloria di Dio. La Chiesa è dunque “il popolo santo di Dio”, e i suoi membri sono chiamati “santi”.

• La Chiesa è apostolica, perché è fondata sugli apostoli, e ciò in un triplice senso:

- essa è stata e rimane costruita sul fondamento degli apostoli, testimoni scelti e mandati in missione da Cristo stesso;

- custodisce e trasmette, con l’aiuto dello Spirito che abita in essa, l’insegnamento, il buon deposito, le sane parole udite dagli apostoli;

- fino al ritorno di Cristo, continua ad essere istruita, santificata e guidata dagli apostoli grazie ai loro successori nella missione pastorale: il collegio dei vescovi, coadiuvato dai sacerdoti ed unito al successore di Pietro e Supremo Pastore della Chiesa». (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 813, 823, 857)

Soffermando ancora l’attenzione sulla Chiesa cattolica, troviamo una sintesi di ciò in cui credono i fedeli nel Credo Niceno-Costantinopolitano:

Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.

CERCANDO UN SENSO

Rifletti su come la “convivialità delle differenze” possa essere vissuta nella tua vita quotidiana.

• In che modo puoi coltivare la comunione con chi è diverso da te, rispettando allo stesso tempo la tua identità unica?

• Come pensi che la condivisione e la solidarietà possano arricchire le tue relazioni personali e la comunità in cui vivi?

Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create.

Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio

Pilato, mori e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre.

E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine.

Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa una, santa cattolica e apostolica.

Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati.

Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà.

I cristiani credono in un solo Dio in tre persone uguali e distinte: un mistero fondamentale, sul quale hanno meditato da sempre i seguaci di Gesù. Sono innumerevoli i contributi che la teologia ha offerto su questo fondamento della fede cristiana.

Qui di seguito una meditazione offerta da un importante volto della Chiesa cattolica del Novecento, un vescovo italiano, Don Tonino Bello.

«Una delle cose più belle e più pratiche messe in luce dalla teologia in questi ultimi anni è che la SS. Trinità non è solo il mistero principale della nostra fede, ma è anche il principio architettonico supremo della nostra morale. Quella trinitaria, cioè, non è solo una dottrina da contemplare, ma un’etica da vivere. Non solo urta verità tesa ad alimentare il bisogno di trascendenza, ma una fonte normativa cui attingere per le nostre scelte quotidiane. Gesù, pertanto, ci ha rivelato questo segreto di casa sua non certo per accontentare le nostre curiosità intellettuali, quanto per coinvolgerci nella stessa logica di comunione che lega le tre persone divine.

Nel cielo tre persone uguali e distinte vivono così profondamente la comunione, che formano un solo Dio.

Sulla terra più persone, uguali per dignità e distinte per estrazione, sono chiamate a vivere così intensamente la solidarietà, da formare un solo uomo, l’uomo nuovo: Cristo Gesù. (…). Possiamo concludere, allora, che il genere umano è chiamato a vivere sulla terra ciò che le tre persone divine vivono nel cielo: la convivialità delle differenze. Che significa? Nel cielo, più persone mettono così tutto in comunione sul tavolo della stessa divinità, che a loro rimane intrasferibile solo l’identikit personale di ciascuna, che è rispettivamente l’essere Padre, l’essere Figlio, l’essere Spirito Santo. Sulla terra, gli uomini sono chiamati a vivere secondo questo archetipo trinitario: a mettere, cioè, tutto in comunione sul tavolo della stessa umanità, trattenendo per sé solo ciò che fa parte del proprio identikit personale. Questa, in ultima analisi, è la pace: la convivialità delle differenze. Definizione più bella non possiamo dare. Perché siamo andati a cercarla proprio nel cuore della SS. Trinità». (Tonino Bello, da una Meditazione sulla Trinità)

mettiti in gioco

Don Tonino Bello ci ha parlato di un mistero molto profondo: la Trinità. Ma ha anche usato un’immagine molto bella, quella della “convivialità delle differenze”.

• Rifletti: hai mai fatto esperienza di questa “convivialità” nella tua vita? Racconta un episodio.

• Credi che questa sia la chiave per costruire relazioni positive e una società più giusta? Motiva la tua risposta.

• Immagina la Trinità come un quadro o una scultura. Come sarebbe? Descrivila nel dettaglio.

Trinità, Chiesa di Sebechleby, Slovacchia, XIX secolo.

AVVENTO

tra i “colori” della liturgia 4

Periodo liturgico che prepara alla celebrazione del Natale, momento di intensa attesa della venuta di Cristo.

L’anno liturgico è un viaggio annuale attraverso la vita di Gesù. Come un calendario, suddivide l’anno in diversi periodi, ciascuno con un significato specifico. Inizia con l’Avvento, verso fine novembre o inizio dicembre, momento che porta al periodo del Natale e culmina a Pasqua, della quale la Quaresima è la preparazione, Pasqua che è la celebrazione della risurrezione (la prima domenica dopo la luna piena successiva all’equinozio di primavera).

I colori dei paramenti sacri non sono casuali. Vengono utilizzati per sottolineare il significato di ogni celebrazione. Ecco i principali.

• Bianco: simboleggia purezza, gioia e luce divina. È usato a Natale, Pasqua e nelle feste mariane.

• Rosso: evoca passione, martirio e lo Spirito Santo. Lo troviamo alla Domenica delle Palme, a Pentecoste e nelle feste dei martiri.

Antica icona ortodossa dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme.

• Viola: simboleggia penitenza e umiltà. Utilizzato in Avvento e Quaresima, durante i funerali e nei sacramenti della Riconciliazione e dell’Unzione degli Infermi.

• Rosa: un colore speciale, usato solo due volte l’anno: alla domenica Gaudete (“gioite”, in Avvento) e alla domenica Laetare (“rallegratevi”, in Quaresima), per indicare una pausa nei periodi penitenziali.

• Verde: rappresenta speranza e rinnovamento. È il colore del tempo ordinario, i giorni senza una festa, ricorrenza o “tempo forte” specifico sopra indicato.

Avvento e Quaresima

Sono periodi di preparazione rispettivamente a Natale e Pasqua. L’Avvento, lungo quattro settimane, ci ricorda l’attesa della venuta di Gesù. La Quaresima, invece, è un tempo di quaranta giorni di riflessione e penitenza, in ricordo del digiuno di Gesù nel deserto. Inizia con il Mercoledì delle Ceneri, simbolo della nostra mortalità. La Settimana Santa culmina con la Pasqua. La Domenica delle Palme ricorda l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme. Il Giovedì Santo commemora l’Ultima Cena, il Venerdì Santo la passione e morte di Cristo, e il Sabato Santo è un giorno di attesa e veglia, culminante nella celebrazione della risurrezione.

Pasqua

A conclusione della Quaresima, è la festa più importante per i cristiani, quella che celebra la risurrezione di Gesù. Le sue origini affondano nella Pasqua ebraica, un ricordo dell’Esodo dall’Egitto. La Chiesa occidentale la festeggia la prima domenica dopo la luna piena di primavera.

Natale

A conclusione dell’Avvento, è la festa che celebra la nascita di Gesù, anche se la data esatta è sconosciuta. I primi cristiani a Roma la legarono al solstizio d’inverno, riprendendo tradizioni pagane. Il Natale dura dodici giorni, terminando con l’Epifania, che ricorda la visita dei Magi.

Ascensione e Pentecoste

Seguono la Pasqua. L’Ascensione celebra l’ascensione di Gesù al cielo, mentre Pentecoste ricorda la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli.

I sacramenti della Chiesa cattolica

I sacramenti della Chiesa cattolica sono segni visibili ed efficaci della grazia di Dio, attraverso i quali i fedeli sperimentano la presenza divina e vengono rafforzati nella loro vita spirituale. Li approfondiremo anche più avanti, ma qui li presentiamo.

Battesimo: è il primo sacramento, segno di rinascita spirituale. Inizialmente ci si immergeva completamente nell’acqua, ora si asperge la fronte. Cattolici, ortodossi e alcune Chiese protestanti lo somministrano ai neonati, mentre altre solo agli adulti.

Eucaristia: è il sacramento del pane e del vino che diventano il corpo e sangue di Cristo. È un nutrimento spirituale e un segno dell’unione dei credenti con Dio.

Cresima: è la conferma del battesimo e il dono in pienezza lo Spirito Santo. Il cristiano si impegna a vivere come figlio di Dio e fratello degli altri. Si può ricevere nell’adolescenza o insieme al battesimo.

Riconciliazione: è il sacramento del perdono. Chiedendo perdono a Dio attraverso un sacerdote, si è liberati dai propri peccati.

Matrimonio: è il sacramento che unisce un uomo e una donna in un legame indissolubile, simbolo dell’amore di Cristo per la Chiesa.

Ordine Sacro: è il sacramento che istituisce i ministri della Chiesa: vescovi, presbiteri (sacerdoti, preti) e diaconi. Essi hanno il compito di guidare la comunità, annunciare il Vangelo e celebrare i sacramenti.

Unzione degli Infermi: è il sacramento per i malati, che li conforta nella sofferenza e li unisce a Cristo. L’olio benedetto è segno di guarigione e di speranza.

mettiti in gioco

Rifletti sul significato simbolico dei sacramenti, anche al di là del loro valore religioso.

• Quale sacramento, tra quelli descritti, ti sembra più significativo come simbolo di crescita o di cambiamento nella vita di una persona?

• Immagina di dover spiegare a un amico il valore di uno di questi riti come segno di passaggio o trasformazione. Che esempio concreto useresti per farlo comprendere?

L’anno liturgico, con i suoi tempi e colori, guida i cristiani attraverso la vita di Gesù, celebrando i momenti centrali della fede, mentre i sacramenti offrono segni visibili della grazia divina e tappe fondamentali di crescita spirituale.

5

il dialogo tra chiese sorelle

La Chiesa, fin dalle sue origini, ha attraversato periodi di grande fervore e di profonde crisi. Momenti in cui l’amore di Dio si è manifestato in modo potente e altri in cui le debolezze umane e le tentazioni del potere, della ricchezza e della gloria hanno offuscato l’ideale evangelico. Queste tensioni interne hanno innescato divisioni e scismi, che hanno portato alla formazione di diverse confessioni cristiane.

PROTESTANTE

Appartenente ai movimenti cristiani nati dalla Riforma del XVI secolo, in opposizione alla Chiesa cattolica.

La Chiesa, pur segnata da scismi e divisioni, condivide un patrimonio comune di fede centrato su Cristo, promuovendo l’ecumenismo come cammino verso l’unità tra i cristiani.

Il primo grande scisma si verificò nell’XI secolo, quando la Chiesa d’Oriente, con sede a Costantinopoli, si separò dalla Chiesa d’Occidente, con centro a Roma, dando origine alla Chiesa ortodossa. Successivamente, nel XVI secolo, la Riforma protestante, guidata da Martin Lutero e altri riformatori, portò alla nascita di numerose Chiese riformate, che si separarono dalla Chiesa cattolica. Studieremo più avanti tutto questo più approfonditamente.

Nonostante queste divisioni, le diverse confessioni cristiane condividono un patrimonio comune di fede e di valori fondamentali, radicati nelle Sacre Scritture e nella tradizione apostolica. La figura di Gesù Cristo, la sua vita, la sua morte e la sua risurrezione rappresentano il cuore del messaggio cristiano e il fondamento dell’unità tra tutti i credenti. Le differenze teologiche, liturgiche e organizzative, pur esistenti, non devono oscurare questo legame profondo e la comune aspirazione a vivere il Vangelo in pienezza.

Nel 1908 gli anglicani Wattson e Spencer Jones istituirono una settimana di preghiera ecumenica, il noto Ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani, approvato nel 1909 da San Pio X e ancora oggi celebrato nella settimana dal 18 al 25 gennaio. La sensibilità ecumenica è andata crescendo sia con il magistero di Pio XI con l’enciclica Mortalium animos, che forniva orientamenti pastorali di ecumenismo, sia con il magistero di Pio XII con l’enciclica Mystici corporis, in cui emergevano auspici ecumenici.

L’impulso decisivo venne dal Concilio Vaticano IIdove furono presenti, in qualità di osservatori, rappresentanti di varie Chiese cristiane - che con il decreto Unitatis redintegratio, ha dato una spinta decisiva a questo percorso, indicando la strada per l’unità tra i credenti in Cristo. L’Unitatis redintegratio mette in luce il fatto che il battesimo è ciò che caratterizza l’essere cristiani, in quanto incorpora tutti i battezzati nell’unico Corpo di Cristo e nell’unica Chiesa:

«Coloro infatti che credono in Cristo ed hanno ricevuto validamente il battesimo, sono costituiti in una certa comunione, sebbene imperfetta, con la Chiesa cattolica. […] Nondimeno, giustificati nel battesimo dalla fede, sono incorporati a Cristo e perciò sono a ragione insigniti del nome di cristiani, e dai figli della Chiesa cattolica sono giustamente riconosciuti quali fratelli nel Signore» (Unitatis redintegratio, n. 11).

IL FILM

Il cammino di Santiago, Filmax

Il film racconta il viaggio di un padre che percorre il Cammino di Santiago in onore del figlio scomparso. Il film esplora il tema del pellegrinaggio, un simbolo di ricerca spirituale e di unità tra i cristiani, indipendentemente dalle confessioni religiose. Attraverso le esperienze di incontro e condivisione tra persone di diverse culture e credi, il film offre una riflessione sull’ecumenismo e sull’importanza di un dialogo aperto tra i cristiani, in linea con lo spirito dell’Unitatis redintegratio e dell’impegno per l’unità tra i credenti in Cristo.

mettiti in gioco

• In che modo il pellegrinaggio rappresentato nel film può essere visto come un simbolo del cammino verso l’unità tra i cristiani?

• Come il viaggio del protagonista riflette il tema dell’incontro e della condivisione tra persone di diverse fedi cristiane?

Il Concilio Vaticano II, con il decreto Unitatis redintegratio, ha promosso l’unità tra i cristiani, riconoscendo nel battesimo un legame comune e rafforzando il dialogo ecumenico per superare divisioni storiche e canoniche.

Il battesimo crea, quindi, una comunione profonda, della quale si fa realmente esperienza con la vita nello Spirito, anche se persistono divisioni di tipo canonico e storico. Certo è il fatto che, grazie al dialogo ecumenico, questa consapevolezza è cresciuta, insieme alla convinzione condivisa circa gli elementi fondanti della fede, ovvero, la fede trinitaria e in Gesù Cristo, la Sacra Scrittura e l’attesa della vita eterna. Restano ancora da superare questioni di tipo ecclesiologico e ministeriale, ovvero circa la comprensione della Chiesa e dei suoi ministeri.

Il movimento ecumenico, avviato dal Concilio Vaticano II con il decreto Unitatis redintegratio, promuove il dialogo tra le Chiese cristiane, basandosi su verità e rispetto, per superare divisioni storiche e valorizzare tradizioni condivise.

UT UNUM SINT

Espressione latina che significa “Che siano uno”, tratta dal Vangelo di Giovanni (Gv 17,21), usata per esprimere l’impegno verso l’unità dei cristiani.

il cammino ecumenico

Dinanzi agli eventi storici che hanno causato la suddivisione delle diverse attuali Chiese, in epoca moderna, è nato un movimento e un cammino di dialogo che prende il nome di “ecumenico” e che è stato definito così dal concilio: «Per “movimento ecumenico” si intendono le attività e le iniziative suscitate e ordinate a promuovere l’unità dei cristiani, secondo le varie necessità della Chiesa e secondo le circostanze. Così, in primo luogo, ogni sforzo per eliminare parole, giudizi e opere che non rispecchiano con giustizia e verità la condizione dei fratelli separati e perciò rendono più difficili le mutue relazioni con essi. Poi, in riunioni che si tengono con intento e spirito religioso tra cristiani di diverse Chiese o comunità, il “dialogo” condotto da esponenti debitamente preparati, nel quale ognuno espone più a fondo la dottrina della propria comunione e ne presenta con chiarezza le caratteristiche. Infatti con questo dialogo tutti acquistano una conoscenza più vera e una stima più giusta della dottrina e della vita di ogni comunione». (Concilio Vaticano II, Unitatis redintegratio, n. 4)

Nel 1995 San Giovanni Paolo II ha scritto un’importante enciclica sull’ecumenismo, intitolata Ut unum sint

Il magistero di Benedetto XVI ha continuato la via del dialogo con le altre confessioni cristiane. Papa Francesco ha mostrato una notevole attenzione alla questione ecumenica, manifestando in diverse occasioni un forte desiderio di riconciliazione: ha incontrato e dialogato con i leader religiosi delle diverse confessioni cristiane. È importante evidenziare il fatto che il dialogo con le altre Chiese cristiane deve avvenire in un ambito di verità, senza inutili e dannosi compromessi: «Il modo e il metodo di enunziare la fede cattolica non deve in alcun modo essere di ostacolo al dialogo con i fratelli. Bisogna assolutamente esporre con chiarezza tutta intera la dottrina. Niente è più alieno dall’ecumenismo che quel falso irenismo, che altera la purezza della dottrina cattolica e ne oscura il senso genuino e preciso». (Unitatis redintegratio, n. 11)

L’Unitatis redintegratio prende in considerazione il rapporto con le Chiese orientali ai punti 1418. Il documento evidenzia una serie di elementi che legano la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse e, partendo dalla consapevolezza di aver vissuto il primo millennio di vita unite, segnala la condivisione degli aspetti fondamentali della vita di fede in Cristo.

Il concilio loda le tradizioni liturgiche, dottrinali e spirituali e evidenzia la forte vicinanza tra “Roma e Costantinopoli”, vicinanza che ha preso forma vitale nel celebre abbraccio tra San Paolo VI ed il patriarca di Costantinopoli Atenagora, peraltro anch’egli beato per gli orientali, a seguito della quale vennero ritirate le reciproche scomuniche formulate nel 1054.

Era il 1965 quando vi fu questo storico abbraccio e, a distanza di 50 anni Papa Francesco ha ripetuto il fraterno gesto con l’attuale patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo. Un abbraccio davvero pieno di significato che ci apre a quella speranza a cui auspicava il Vaticano II, come ha ricordato Papa Francesco: «È mio auspicio che si moltiplichino le opportunità in cui noi cattolici e ortodossi, a tutti i livelli, possiamo lavorare insieme, pregare insieme, annunciare insieme l’unico Vangelo di Gesù Cristo che abbiamo ricevuto dalla predicazione apostolica, per sperimentare sempre di più in questo cammino comune l’unità che, per grazia di Dio, già ci unisce» (Papa Francesco alla delegazione del patriarcato ecumenico di Costantinopoli, 28 giugno 2018 ).

LA CANZONE

Heal the world, Michael Jackson

Questa è una canzone che parla di guarigione, pace e riconciliazione. Sebbene non trattata specificamente da un punto di vista religioso, il messaggio di unione e riconciliazione tra le persone risuona con il tema dell’abbraccio tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse. La canzone invita ad abbattere barriere e a lavorare insieme per un mondo migliore, esattamente come l’Unitatis redintegratio auspica la collaborazione e la riconciliazione tra cristiani di tradizioni diverse.

mettiti in gioco

• In che modo Heal the World può rappresentare un invito alla riconciliazione e all’unità tra le diverse tradizioni cristiane?

• Quali gesti di riconciliazione nella tua vita o nella tua comunità possono avere un impatto simile a quello raccontato nel documento?

Il protestantesimo è una realtà complessa e, se si ripercorresse la sua storia, si scoprirebbero una serie di diversificazioni notevoli, che non è facile sintetizzare. Molte sono infatti le confessioni, che nonostante le diversità sono unite dai principi della Riforma. Ci limitiamo a citare le più importanti e note: Luteranesimo, Chiesa Riformata o Calvinista, Comunione Anglicana, Chiese Metodiste e Battiste. Queste le parole di Papa Francesco a cinquecento anni dalla pubblicazione delle 95 tesi di Lutero: «Cattolici e luterani abbiamo cominciato a camminare insieme sulla via della riconciliazione. Ora, nel contesto della commemorazione comune della Riforma del 1517, abbiamo una nuova opportunità di accogliere un percorso comune, che ha preso forma negli ultimi cinquant’anni nel dialogo ecumenico tra la Federazione Luterana Mondiale e la Chiesa cattolica. Non possiamo rassegnarci alla divisione e alla distanza che la separazione ha prodotto tra noi. Abbiamo la possibilità di riparare ad un momento cruciale della nostra storia, superando controversie e malintesi che spesso ci hanno impedito di comprenderci gli uni gli altri». (Papa Francesco, omelia del 31 ottobre 2016)

Il protestantesimo, con molte confessioni come Luterani, Calvinisti e Anglicani, condivide i principi della Riforma; il dialogo ecumenico con la Chiesa cattolica, promosso anche da Papa Francesco, cerca di superare divisioni storiche per favorire la riconciliazione.

la religione ebraica 7

Senza dubbio l’Ebraismo è la prima religione monoteistica che ha segnato il passaggio dai culti animisti e politeisti dell’epoca neolitica ad un’esperienza religiosa più articolata.

L’Ebraismo, prima religione monoteistica, si fonda sull’alleanza tra Dio e il popolo ebraico, centrata sulla Torah; la sinagoga, cuore della vita religiosa e culturale, unisce culto, studio e comunità.

CERCANDO UN SENSO

• Hai mai sperimentato un momento nella tua vita in cui ti sei sentito lontano dalle tue radici o dalle tue tradizioni, simile a quanto vissuto dagli ebrei durante la diaspora?

• Come pensi che il recupero delle proprie origini, sia culturali che personali, possa aiutarti a trovare un senso di appartenenza e significato nel mondo di oggi?

Ci troviamo davanti a una realtà complessa perché essere ebrei non vuol dire solo appartenere a una comunità religiosa, ma significa anche far parte di una storia e di una civiltà, appartenere al popolo che Dio ha scelto, il popolo con cui Dio ha stretto un patto e a cui ha fatto una promessa.

Storia dell’Ebraismo

Approfondiremo poco più avanti in dettaglio questa “grande storia”. Le origini dell’Ebraismo sono legate alla figura di Abramo, considerato il padre dei credenti. È a lui che Dio rivolge la promessa di una discendenza numerosa e di una terra promessa, inaugurando così un’alleanza che caratterizzerà il rapporto tra Dio e il popolo ebraico.

Il periodo antico è segnato dalla costruzione del Tempio di Gerusalemme, centro della vita religiosa ebraica. Tuttavia, la distruzione del Tempio nel 586 a.C. e la successiva cattività a Babilonia rappresentano una profonda cesura nella storia ebraica, dando inizio alla diaspora.

Dopo la distruzione del secondo Tempio nel 70 d.C., i rabbini assumono un ruolo centrale nella conservazione e nello sviluppo della tradizione ebraica. Essi raccolgono le leggi, le tradizioni e le interpretazioni in testi fondamentali come la Mishnah e il Talmud. Il Talmud, in particolare, diventa il punto di riferimento per la vita religiosa e culturale ebraica per secoli.

Il Medioevo è caratterizzato da una fioritura della cultura ebraica, con lo sviluppo della filosofia ebraica e della Cabala, un misticismo ebraico di grande complessità. Tuttavia, gli ebrei sono spesso oggetto di persecuzioni e discriminazioni.

L’era moderna vede la nascita di movimenti di rifor ma all’interno dell’Ebraismo, che mirano a ripen sare la tradizione alla luce dei cambiamenti sociali e culturali. Il sionismo, movimento politico e na zionale ebraico, aspirava al ristabilimento di uno Stato ebraico in Israele e promuoveva una ri nascita culturale e linguistica ebraica.

La vita religiosa

Al centro dell’Ebraismo c’è l’alleanza tra Dio e il popolo ebraico, un patto che impegna entrambe le parti. La Torah, i primi cinque libri della Bibbia ebraica, contiene i comandamenti divini e rappresenta la guida per la vita religiosa e morale degli ebrei.

La sinagoga è il luogo di culto e di ritrovo per la comunità ebraica. Qui si celebrano le preghiere, si studia la Torah e si vivono i momenti importanti della vita. La sinagoga costituisce il fulcro della vita religiosa e culturale ebraica, rappresentando molto più di un semplice luogo di culto. Essa è, infatti, un centro comunitario dove si svolgono numerose attività, dalla preghiera allo studio, dalle celebrazioni ai momenti di aggregazione sociale.

Funzioni della sinagoga

• Culto: la funzione primaria della sinagoga è quella di ospitare i servizi religiosi, durante i quali vengono recitate le preghiere, lette le porzioni della Torah e celebrati i riti.

• Studio: la sinagoga è anche un luogo di apprendimento e di studio, dove si svolgono lezioni di Torah, Talmud e altre discipline rabbiniche. Molte sinagoghe offrono corsi di ebraico, di storia ebraica e di cultura ebraica.

• Vita comunitaria: la sinagoga è il cuore della comunità ebraica, un luogo dove gli ebrei si riuniscono per celebrare eventi importanti come matrimoni, bar mitzvah (il raggiungimento dell’età della maturità) e altre ricorrenze.

• Assistenza sociale: molte sinagoghe offrono servizi di assistenza sociale ai propri membri, come programmi di sostegno per gli anziani, per i malati e per le fami glie in difficoltà.

• Cultura: la sinagoga è spesso un centro cul turale, dove vengono organizzate mostre d’arte, concerti, conferenze e altre attività volte a promuovere la cultura ebraica.

L’architettura della sinagoga varia a seconda delle diverse comunità e delle epoche storiche, ma alcuni elementi sono comuni a molte sinagoghe:

• Aron ha-kodesh: l’armadio che contiene i rotoli della Torah, il libro sacro dell’Ebraismo; è il punto focale della sinagoga e rappresenta la presenza divina.

• Bimah: una piattaforma rialzata dove viene letta la Torah durante i servizi religiosi.

• Chuppah: il baldacchino sotto il quale si celebrano i matrimoni ebraici.

• Menorah: il candelabro a sette braccia, simbolo della luce divina e dell’identità ebraica.

Interno della sinagoga di Hurva a Gerusalemme.

l’ebraismo tra testi e feste 8

La preghiera è un elemento fondamentale della vita religiosa ebraica. Gli ebrei pregano individualmente e collettivamente, recitando preghiere stabilite e seguendo un rigido calendario liturgico.

La professione di fede (Shemàh Israel, “ricorda, Israele”) che gli ebrei osservanti recitano mattina e sera, suona così: Ascolta, Israele! Il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo (Dt 6,4).Ciò che più di tutto contraddistingue l’Ebraismo è il rapporto tra Dio e il popolo prescelto.

Dio infatti è il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe perché ha cercato la compagnia degli uomini e questa sua ricerca si è tradotta in un patto con un popolo: lo ha scelto, lo ha liberato, lo ha fatto suo, gli ha donato la legge e lo ha elevato ad una dignità altissima.

Questi sono alcuni elementi punti cardine dell’Ebraismo.

• La Torah: lo studio della Torah è un dovere per ogni ebreo. Attraverso lo studio, gli ebrei cercano di comprendere il significato profondo della legge divina e di applicarla alla propria vita.

• L’osservanza dei comandamenti: l’osservanza delle 613 norme della Torah è un elemento centrale della pratica religiosa ebraica. Questi comandamenti riguardano tutti gli aspetti della vita, dalla dieta alle relazioni sociali.

• Il Talmud: si tratta di “un’enciclopedia della vita e della cultura ebraica”, un complesso di leggi, racconti, discussioni e interpretazioni della Torah. È diviso in due versioni principali: il Talmud babilonese e influente e quello gerosolimitano. È essenzialmente un commento alla Torah scritta, un’interpretazione che si è sviluppata nel corso dei secoli attraverso discussioni tra rabbini. Lo studio del Talmud si basa su un metodo dialettico, in cui le diverse opinioni dei rabbini sono confrontate e discusse.

• Il Midrash: un metodo di interpretazione della Bibbia, in particolare della Torah, che consiste in interpretazioni e commenti e allo stesso tempo il genere letterario relativo a tale metodo. Il Midrash spesso utilizza un metodo interpretativo allegorico, cercando di scoprire i significati più profondi presenti nei testi biblici.

• Le feste: le feste ebraiche commemorano eventi fondamentali della storia ebraica e rinnovano l’alleanza con Dio. Le festività ebraiche sono molto più di semplici giorni di festa. Sono occasioni per riflettere sulla storia del popolo ebraico, rinnovare la propria fede e rafforzare i legami comunitari.

IL LIBRO

Exodus - Dei e Re, 20th Century Fox

Exodus racconta la storia biblica dell’Esodo, quando Mosè guida il popolo ebraico fuori dalla schiavitù in Egitto. Questo evento è commemorato ogni anno nella festa ebraica di Pesach (Pasqua ebraica), che celebra la liberazione del popolo ebraico e il passaggio dalla schiavitù alla libertà. Il film offre un’epica rappresentazione di uno degli eventi centrali della storia ebraica, che è anche al cuore della festa di Pesach

Ogni festa ha un significato profondo e riti specifici che la caratterizzano. Vale la pena approfondire quest’ultimo punto: ecco le principali feste ebraiche.

• Shabbat: il sabato è il giorno di riposo e di santificazione, dedicato alla preghiera, allo studio della Torah e alla famiglia.

• Pesach: celebra la liberazione degli ebrei dalla schiavitù in Egitto. Durante Pesach si mangiano alimenti azimi (matzah) e si racconta la storia dell’Esodo.

• Shavuot: commemora la rivelazione della Torah sul Monte Sinai. È una festa legata allo studio e alla saggezza.

• Sukkot: detta anche Festa delle Capanne, celebra il periodo in cui gli ebrei vagarono nel deserto dopo l’Esodo. Durante Sukkot si costruiscono e si abita nelle sukkot, capanne che simboleggiano la precarietà dell’esistenza umana.

• Rosh Hashanah: è il capodanno ebraico, un giorno di riflessione e di pentimento.

• Yom Kippur: detto il Giorno del Perdono è il giorno più sacro dell’anno ebraico. È un giorno di digiuno e di intensa preghiera, dedicato alla richiesta di perdono per i propri peccati.

• Hanukkah: celebra la riconquista del Tempio di Gerusalemme e il miracolo dell’olio. Durante Hanukkah si accendono le candele della menorah.

• Purim: questa festa celebra la salvezza degli ebrei di Persia dalla persecuzione di Aman. È una festa allegra e gioiosa, durante la quale si indossano maschere e si organizzano feste quasi alla stregua della festa del carnevale.

L’Ebraismo, basato sull’alleanza tra Dio e il popolo ebraico, si fonda sulla Torah, il Talmud e il Midrash, e celebra la fede attraverso preghiere, comandamenti e festività ricche di significato storico e spirituale.

Le tipiche luci della festa ebraica di Hanukkah.

l’ebraismo tra riti

e valori 9

Le feste ebraiche che abbiamo poco prima approfondito hanno un profondo significato religioso e culturale. Vediamo ora come è la loro influenza nella società e sistema di valori del mondo ebraico.

ESODO

Evento biblico in cui il popolo ebraico, guidato da Mosè, fu liberato dalla schiavitù in Egitto e condotto verso la Terra Promessa.

• Commemorano eventi storici: le feste ebraiche celebrano momenti chiave della storia del popolo ebraico, come l’Esodo dall’Egitto, la rivelazione della Torah e la ricostruzione del Tempio.

• Rinnovano l’alleanza con Dio: ogni festa è un’occasione per rinnovare l’alleanza tra Dio e il popolo ebraico.

• Trasmettono valori: le feste ebraiche trasmettono importanti valori e insegnamenti, come la libertà, la giustizia, la solidarietà e la speranza.

• Rafforzano il senso di comunità: le feste sono momenti di condivisione e di celebrazione per la comunità ebraica.

IL LIBRO

Il violinista sul tetto, United Artists

Film che racconta la vita di Tevye, un lattaio ebreo, e della sua famiglia in un villaggio russo all’inizio del XX secolo. Ambientato nel contesto della comunità ebraica, il film esplora temi come la fede, le tradizioni, e i cambiamenti sociali che minacciano il mondo ebraico tradizionale. Il film è una celebrazione della cultura ebraica e delle sue tradizioni, mescolando momenti di gioia con le difficoltà affrontate dalla comunità in un periodo di trasformazioni.

CERCANDO UN SENSO

Hai mai vissuto una fase di passaggio importante nella tua vita, come il passaggio dalla scuola media alla scuola superiore, o l’ingresso nel mondo del lavoro?

• Come hai vissuto questo cambiamento?

• Quali emozioni o sfide hai affrontato durante questo passaggio?

• In che modo pensi che queste esperienze ti abbiano aiutato a crescere e a trovare un nuovo senso di identità o direzione?

Tali feste determinano a volte dei veri e propri “riti di passaggio” che, anch’essi, hanno un forte valore sociale e valoriale.

• La circoncisione: è il primo rito di passaggio, praticato otto giorni dopo la nascita di un maschio. Si tratta della rimozione chirurgica del prepuzio, il tessuto che copre la punta del pene, fatto che simboleggia l’ingresso nella comunità ebraica e nell’alleanza con Dio.

• Bar Mitzvah e Bat Mitzvah: al compimento dei 13 anni (per i ragazzi) o dei 12 anni (per le ragazze), si celebra il Bar/Bat Mitzvah, che segna l’ingresso nell’età adulta religiosa e la responsabilità personale nell’osservanza dei comandamenti.

• Matrimonio: il matrimonio è considerato un’alleanza e un’unione sacra.

• Lutto: la morte è affrontata con rituali specifici che mirano a consolare i familiari del defunto e a onorare la memoria del defunto.

L’Ebraismo promuove valori universali come la giustizia, la compassione, la responsabilità sociale e il rispetto per la vita. La “regola d’oro” ebraica, “non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”, è un principio etico fondamentale che ha ispirato molte altre religioni.

• Giustizia: l’Ebraismo pone grande enfasi sulla giustizia sociale e sulla difesa dei diritti dei più deboli.

• Compassione: la compassione verso il prossimo è un valore fondamentale dell’Ebraismo.

• Rispetto per la vita: la vita umana è considerata sacra e va rispettata in ogni sua forma.

• Integrità: l’onestà e l’integrità sono considerate virtù essenziali.

mettiti in gioco

Completa le frasi.

• L’Ebraismo è una religione .

• Il libro sacro dell’Ebraismo è la .

• La sinagoga è il luogo di culto per gli .

• La festa ebraica che celebra la liberazione dall’Egitto è . Vero o falso.

• La circoncisione è un rito di passaggio per le ragazze ebrei. V F

• Shabbat è il giorno di riposo e di preghiera per gli ebrei. V F

• Il Talmud è un insieme di commenti e interpretazioni della Torah. V F

• Il sionismo è un movimento che ha come obiettivo la creazione di uno Stato ebraico. V F

Le feste e i riti di passaggio ebraici commemorano eventi storici, rinnovano l’alleanza con Dio, trasmettono valori come giustizia e compassione, rafforzando il senso di comunità e il rispetto per la vita.

Un matrimonio ebraico.

ISMAELE

Figlio di Abramo e Agar, considerato antenato dei popoli arabi nella tradizione biblica e islamica.

la religione islamica

L’Islam, al pari dell’Ebraismo e del Cristianesimo, affonda le proprie radici nella figura patriarcale di Abramo, considerato il capostipite delle tre religioni monoteiste abramitiche. La tradizione islamica, in particolare, traccia una linea di discendenza diretta tra il profeta Maometto e Ismaele, primogenito di Abramo, nato dall’unione con la schiava Agar. Questo legame genealogico sottolinea la continuità profetica e l’eredità spirituale che unisce le tre fedi. Il termine “Islam” etimologicamente significa “sottomissione” o “abbandono”, alludendo all’atto volontario e cosciente di sottomettersi alla volontà divina. Questo concetto fondamentale implica il riconoscimento di Allah come unico Creatore e Sovrano dell’universo, e la conseguente adesione ai principi e ai precetti rivelati nel Corano. Chi abbraccia l’Islam, diventando così un musulmano, si impegna a vivere in conformità con la legge divina, cercando di raggiungere la perfezione spirituale e morale.

L’Islam, radicato nella discendenza abramitica e fondato sulle rivelazioni di Maometto raccolte nel Corano, promuove la sottomissione a Dio, l’unità della comunità islamica e l’integrazione della dimensione spirituale in ogni aspetto della vita.

IL LIBRO

Muhammad ibn Abdullah, comunemente noto come Maometto, nacque a La Mecca, città sacra della penisola arabica, nel 570 d.C. Proveniente dalla influente tribù dei Quraysh, che deteneva il controllo economico e religioso della città, il profeta rimase precocemente orfano. Venne allevato dallo zio Abu Talib, mercante carovaniero. Fu proprio durante i viaggi commerciali che Maometto conobbe e sposò Khadija, vedova e donna d’affari di notevole rilevanza, che lo sosterrà incondizionatamente nella sua missione profetica.

La svolta esistenziale di Maometto avvenne intorno ai quarant’anni, durante una solitaria meditazione nella grotta di Hira, situata sul monte Jabal al-Nour. In quest’occasione, secondo la tradizione islamica, egli ricevette la prima rivelazione divina attraverso l’arcangelo Gabriele, inaugurando così la sua missione profetica. Le successive rivelazioni, raccolte nel libro sacro del Corano, costituiscono il fondamento della fede islamica, offrendo un messaggio di monoteismo, giustizia sociale e sottomissione alla volontà divina.

Il messaggio, Filmco International Productions

Si tratta di un un film che racconta la vita del profeta Maometto e la nascita dell’Islam. Diretto da Moustapha Akkad, il film presenta gli eventi fondamentali della rivelazione del Corano, la diffusione del messaggio islamico e le difficoltà che Maometto e i suoi seguaci affrontarono nel diffondere la nuova fede. Sebbene la figura di Maometto non venga mai mostrata, nel rispetto delle tradizioni islamiche, il film offre un approfondimento sulla vita del profeta e sul contesto storico in cui nacque l’Islam.

Le prime predicazioni di Maometto a La Mecca incontrarono una forte opposizione da parte dei suoi concittadini, legati alle tradizioni politeistiche e agli interessi economici legati al culto della Ka’ba. A causa delle crescenti persecuzioni, nel 622 d.C. Maometto e i suoi primi seguaci furono costretti a emigrare a Medina, evento noto come Egira e considerato l’anno uno del calendario islamico. A Medina, il profeta riuscì a unire le tribù arabe sotto un unico credo, fondando la prima comunità islamica (umma) e dando vita ad uno Stato teocratico basato sui principi coranici.

Dopo la morte di Maometto nel 632 d.C., la comunità islamica si espanse rapidamente in Medio Oriente e oltre, sotto la guida dei primi quattro califfi, considerati i successori legittimi del profeta. Tuttavia, le divergenze emerse sulla successione al califfato portarono alla grande scissione tra sunniti e sciiti, che rappresentano ancora oggi le due principali comunità di fedeli islamici. L’Islam considera il Corano quale espressione diretta e infallibile della volontà divina, esente da qualsiasi mediazione umana. Il profeta Maometto, in quanto messaggero di Dio, ha avuto il ruolo di trasmettere integralmente il messaggio coranico, senza apportarvi modifiche o interpretazioni personali. Questa concezione della rivelazione divina implica una netta distinzione tra la parola di Dio, contenuta nel Corano, e le parole umane, anche quelle del profeta. Ne deriva una concezione religiosa caratterizzata da un rapporto diretto tra l’individuo credente e Dio, senza l’intermediazione di un clero istituzionalizzato.

Il Corano, infatti, fornisce una guida completa per ogni aspetto della vita umana, dalla sfera individuale a quella sociale, dalla sfera religiosa a quella civile. La religione islamica integra la dimensione spirituale in ogni ambito dell’esistenza.

Il minareto di Samarra, in Iraq.

Le credenze fondamentali dell’Islam includono il monoteismo, la fede in angeli e profeti, il Corano come rivelazione divina, il giudizio finale, la predestinazione e la vita ultraterrena con ricompense o punizioni.

il credo islamico

Le credenze fondamentali dell’Islam possono essere sintetizzate come segue.

• Monoteismo: l’esistenza di un unico Dio, creatore e governatore dell’universo, al quale si deve rendere culto esclusivo.

• Angeli e esseri spirituali: la credenza nell’esistenza di angeli, esseri spirituali al servizio di Dio, e di altre entità spirituali, come i jinn

• Profeti: il riconoscimento di numerosi profeti inviati da Dio all’umanità nel corso della storia, tra cui Adamo, Abramo, Mosè e Gesù, considerati figure fondamentali per la trasmissione della fede.

• Rivelazione: la convinzione che il Corano rappresenti la rivelazione definitiva e completa della volontà divina, trasmessa al profeta Maometto attraverso l’arcangelo Gabriele.

• Giorno del giudizio: la credenza in un giudizio universale in cui ogni individuo sarà giudicato in base alle proprie azioni in vita.

• Predestinazione: l’accettazione della sovranità divina sul destino dell’uomo, pur riconoscendo la responsabilità individuale nelle proprie scelte.

• Vita ultraterrena: la credenza in una vita dopo la morte, caratterizzata da ricompense o punizioni divine in base alle opere compiute in vita.

LA CANZONE

Zina, Babylone

Zina è una canzone del gruppo algerino Babylone, molto popolare nel mondo arabo e islamico. La canzone riflette elementi della cultura e della vita quotidiana nel mondo islamico, trasmettendo un senso di nostalgia e bellezza semplice che caratterizza molte tradizioni del mondo arabo. Attraverso le sue melodie e il suo testo, Zina evoca l’importanza delle relazioni umane, della comunità e del rispetto per le proprie radici culturali, valori condivisi in molte società islamiche.

ALLAH

Il termine è composto dall’articolo Al seguito da Illah (Dio, divinità) che attraverso un’elisione e una contrazione ha preso la forma attuale Allah. Ovvero l’unico Dio. Nella tradizione Islamica Dio possiede i 99 nomi più belli tra cui Creatore, Sostentatore, Signore, Misericordioso, Clemente, ecc.

IMAM

Significa “guida”. È la persona che presiede lo svolgimento della preghiera rituale collettiva o alla guida della comunità dei credenti.

SHARÌA

Significa, alla lettera, “la via da seguire”, ma si può anche tradurre con “legge divina”. È la parte della dottrina islamica che i musulmani hanno sempre considerato fondamentale, cioè la legge che disciplina l’attività umana svolta nel mondo.

SUNNA

La tradizione, cioè l’insieme dei detti e dei fatti del profeta, trasmessi e conservati dai suoi compagni in raccolte, gli hadith. È la seconda fonte sacra per autorevolezza nella giurisprudenza Islamica.

SUNNITI

Sono la grande maggioranza dei musulmani (circa l’80%), detti talvolta “ortodossi”. Rimangono fedeli alla Sunna oltre che al Corano, riconoscono i primi 4 califfi “ben guidati” come legittimi successori di Maometto e ritengono ereditario il califfato.

SCIITI

Sono una minoranza (15%) diffusa soprattutto in Iran e Iraq. Riconoscono come legittimo successore del profeta Alì e gli imam suoi successori, cui spetta sia la guida politico-militare sia quella religiosa.

UMMA

Significa “comunità”. È l’insieme dei credenti musulmani. Prescinde da ogni distinzione nazionale, razziale, linguistica e geografica.

Lampada islamica, simbolo di luce spirituale e guida divina, spesso usata durante il Ramadan.

Il Taj Mahal, oltre a essere un mausoleo, ospita una moschea, luogo di preghiera e devozione nella tradizione islamica.

PILASTRI

I cinque obblighi fondamentali che ogni musulmano deve osservare: professione di fede, preghiera, elemosina, digiuno e pellegrinaggio.

I cinque pilastri dell’Islam definiscono la pratica religiosa musulmana, mentre la moschea e la Mecca rappresentano centri spirituali e comunitari fondamentali.

La Kaʿba, il luogo più sacro dell’Islam, meta di pellegrinaggio per milioni di fedeli durante l’Hajj.

i cinque pilastri dell’islam

I cinque pilastri dell’Islam costituiscono il fondamento della pratica religiosa e della vita quotidiana del musulmano. Essi rappresentano non semplici rituali, ma un insieme di precetti che definiscono l’identità del credente e la sua relazione con Dio e con la comunità.

1. Shahada (testimonianza di fede): la shahada, ovvero la professione di fede, è il primo e più fondamentale pilastro dell’Islam. La formula “La ilaha illa Allah, Muhammadun Rasulullah” (“non c’è altro dio al di fuori di Allah e Muhammad è il suo messaggero”) esprime la fede nell’unicità di Dio e nel ruolo di Maometto come ultimo profeta. La ripetizione di questa formula è un atto di devozione quotidiano e un’affermazione della propria appartenenza alla comunità dei credenti.

2. Salat (preghiera): la salat è la preghiera rituale obbligatoria che il musulmano deve compiere cinque volte al giorno, in momenti precisi della giornata. La preghiera è un atto di adorazione diretta a Dio, un momento di comunione con il divino e di sottomissione alla sua volontà. Essa è composta da una serie di posture e movimenti specifici, accompagnati dalla recitazione di formule coraniche.

3. Zakat (elemosina): Lo zakat è un prelievo obbligatorio su una parte del proprio patrimonio, destinato ai poveri e ai bisognosi. Essa rappresenta un atto di purificazione spirituale e un modo per condividere le proprie ricchezze con coloro che sono meno fortunati. Lo zakat è considerato un pilastro fondamentale dell’Islam, in quanto contribuisce a rafforzare la coesione sociale e a promuovere la giustizia.

4. Sawm (digiuno): Il sawm è il digiuno osservato durante il mese del Ramadan Durante questo periodo, i musulmani si astengono dal mangiare, dal bere e da ogni altro piacere, sessuale compreso, dalle prime luci dell’alba fino al tramonto. Il digiuno ha molteplici significati: è un atto di adorazione, un modo per purificarsi spiritualmente, un’esperienza di empatia verso i meno fortunati e un richiamo alla propria dipendenza da Dio.

5. Hajj (pellegrinaggio): lo hajj è il pellegrinaggio alla Mecca, che ogni musulmano deve compiere almeno una volta nella vita, se ne ha le possibilità economiche e fisiche. Lo hajj è un’esperienza spirituale intensa, che unisce i musulmani di tutto il mondo in un unico atto di devozione.

Oltre ai cinque pilastri, l’Islam pone grande enfasi sul concetto di Jihad. Il termine Jihad, spesso tradotto troppo semplicisticamente come “guerra santa”, significa letteralmente “sforzo” o “lotta”. Esso indica la lotta interiore contro le proprie passioni e tentazioni, ma può anche riferirsi alla difesa della fede e della comunità islamica. Il Jihad maggiore, ovvero la lotta contro le proprie passioni, è considerato il più importante e il più difficile. Il Jihad minore, invece, è la lotta armata in difesa dell’Islam, ma solo in casi di estrema necessità e sotto la guida di un’autorità religiosa competente.

La moschea, oltre ad essere il luogo deputato alla preghiera, rappresenta il cuore pulsante della comunità islamica, fungendo da centro per l’insegnamento religioso, il dibattito sociale e politico e le attività assistenziali. L’architettura della moschea, ispirata al modello originario costruito da Maometto a Medina, riflette una concezione spaziale che favorisce la comunione e la partecipazione attiva dei fedeli. Tipicamente, la moschea si articola attorno ad un cortile aperto, circondato da portici che offrono riparo dal sole e dalla pioggia. Al centro del cortile è spesso presente una fontana, destinata alle abluzioni rituali che precedono la preghiera. L’assenza di banchi e la presenza di tappeti sul pavimento sottolineano l’importanza della comunità e invitano i fedeli a pregare in posizione prosternata, in segno di sottomissione a Dio.

Il minareto, la torre dalla quale il muezzin (il chiamante alla preghiera) lancia l’appello alla salat, è un elemento architettonico caratteristico della moschea. Oltre alla sua funzione pratica, il minareto riveste un significato simbolico, rappresentando l’aspirazione dell’uomo verso Dio e la diffusione del messaggio islamico.

La città de La Mecca, luogo di nascita del profeta

Maometto e culla dell’Islam, occupa un posto centrale nella devozione dei musulmani. Al suo interno si trova la Kaaba, una costruzione cubica rivestita di un drappo nero, verso cui i fedeli rivolgono le loro preghiere. Il pellegrinaggio alla Mecca (Hajj) è uno dei cinque pilastri dell’Islam e rappresenta il culmine della devozione religiosa per ogni musulmano che ne abbia le possibilità.

Durante lo Hajj, i pellegrini compiono una serie di riti che ripercorrono le tappe della vita del profeta Maometto e rafforzano il senso di appartenenza alla comunità islamica.

IL LIBRO

CERCANDO UN SENSO

Hai mai sperimentato una “lotta interiore” simile al concetto di Jihad maggiore, cercando di superare le tue difficoltà o di migliorarti?

• Quali sfide o tentazioni hai dovuto affrontare e come hai cercato di superarle?

• In che modo questa “lotta” ti ha aiutato a crescere o a diventare una persona migliore?

• Rifletti su come la capacità di affrontare queste battaglie interiori possa influenzare positivamente la tua vita quotidiana e le tue relazioni.

Viaggio alla Mecca, Katell Djian

Alle soglie dell’esame di maturità, Reda, figlio di immigrati maghrebini, si trova costretto a interrompere i suoi studi per accompagnare il padre in un lungo pellegrinaggio alla Mecca. Un viaggio di 5000 km che metterà a dura prova il loro rapporto, segnato da profonde divergenze culturali e generazionali.

Ricerca i luoghi sacri dell’Islam. Attraverso la visione di alcuni parti del film, rifletti sul senso del pellegrinaggio e delle tradizioni musulmane, ricerca on line immagini che ritieni più significative che le rappresentano.

Le religioni orientali, come Induismo e Buddhismo, pur diverse, condividono elementi comuni come la reincarnazione e il karma, evidenziando una profonda connessione storica e culturale nel subcontinente indiano.

le religioni orientali

Il termine “religioni orientali” viene spesso utilizzato in modo generico per indicare un insieme eterogeneo di tradizioni spirituali originarie dell’Asia. Questa denominazione, sebbene comoda, tende a omogeneizzare sistemi di credenze profondamente diversi tra loro, quali il Buddhismo, l’Induismo, lo Shintoismo, il Taoismo e il Confucianesimo. Ciascuna di queste religioni ha sviluppato una propria cosmologia, una peculiare concezione dell’essere umano e dell’universo, e una pratica rituale specifica, che la distingue nettamente dalle altre.

In questa sede porremmo l’attenzione in particolare sull’Induismo e sul Buddhismo. Queste religioni o “correnti di pensiero”, pur presentando differenze sostanziali, condividono un’origine comune nel subcontinente indiano e sono intrinsecamente legate da un complesso rapporto storico e dottrinale.

Nonostante le differenze, Induismo e Buddhismo condividono alcuni elementi fondamentali, come la credenza nella reincarnazione, il karma e la legge del causa-effetto.

IL LIBRO

Il Tao della fisica, Fritjof Capra

Il fiore di loto, simbolo di purezza e illuminazione, è centrale nelle religioni orientali come il Buddismo e l’Induismo.

Questo libro esplora le connessioni tra la fisica moderna e le filosofie delle religioni orientali, come l’Induismo, il Buddhismo e il Taoismo. Capra mette in parallelo i concetti della fisica quantistica con le visioni del mondo presenti nelle tradizioni spirituali dell’Oriente, mostrando come scienza e religione, pur percorrendo strade diverse, possano condurre a una comprensione più profonda della realtà. Il libro offre una riflessione affascinante sul modo in cui le religioni orientali interpretano il rapporto tra l’uomo e l’universo.

Tuttavia, vi sono anche profonde divergenze, soprattutto riguardo alla natura della realtà, al ruolo della divinità e alla via della liberazione.

• Natura della realtà: l’Induismo è caratterizzato da un pluralismo di visioni del mondo, mentre il Buddhismo pone l’accento sul concetto di “vuoto” (sunyata) e sulla natura impermanente e interconnessa di tutti i fenomeni.

• Divinità: l’Induismo è una religione politeistica, con un pantheon vasto e complesso, mentre il Buddhismo è generalmente considerato una religione non teistica, sebbene alcune scuole abbiano sviluppato forme di devozione verso figure storiche o divine.

• Via della liberazione: l’Induismo offre molteplici vie alla liberazione, dal bhakti yoga (devozione) al karma yoga (azione disinteressata), mentre il Buddhismo enfatizza la pratica della meditazione e l’etica come vie principali verso il nirvana.

la religione induista

L’Induismo, una delle più antiche religioni del mondo, vanta quasi un miliardo di seguaci e affonda le sue radici nella valle dell’Indo. Non si tratta di una singola dottrina, bensì di un complesso sistema di credenze e pratiche sviluppatosi nell’arco di millenni.

Tra queste, la credenza in un principio cosmico originario, Brahman, dal quale tutto ha origine e al quale tutto ritornerà. Il concetto di karma, inteso come legge di causa-effetto che governa le rinascite (samsara), è un altro pilastro fondamentale della religione indù.

Attraverso la pratica dello yoga, i fedeli cercano di liberarsi dai legami del mondo materiale e di realizzare la propria unione con Brahman. La concezione della divinità nell’Induismo è estremamente complessa e sfugge a una classificazione univoca come quella di “politeismo”. Pur esistendo un vasto pantheon di divinità, queste sono spesso considerate manifestazioni diverse di un’unica realtà divina, Brahman.

All’interno di questa ricchezza di pensiero, la Trimurti, ossia la “triplice forma”, riveste un ruolo centrale. Costituita da Brahma, Vishnu e Shiva, la Trimurti rappresenta le tre forze fondamentali dell’universo: la creazione, la conservazione e la distruzione. Brahma, il creatore, è spesso raffigurato come un anziano saggio, intento nella meditazione creativa. Vishnu, il conservatore, è solitamente rappresentato in forma umana, con attributi regali e un’aquila come veicolo. Shiva, il distruttore, è invece raffigurato in pose dinamiche, spesso mentre danza, simboleggiando il ciclo continuo di creazione e distruzione.

IL FILM

Water - Il coraggio di amare, Deepa Mehta Films

Film che affronta le tradizioni e i rigidi costumi sociali dell’India nel contesto dell’Induismo, concentrandosi sulla vita delle vedove indiane, costrette a vivere in isolamento e privazione. Il film esplora temi come la fede, le caste e le ingiustizie sociali che affondano le radici nelle tradizioni religiose indù, mettendo in luce il conflitto tra modernità e antichi costumi religiosi.

• In che modo il film rappresenta le sfide legate alle tradizioni dell’Induismo e alle questioni di giustizia sociale?

• Quali aspetti dell’Induismo, come il sistema delle caste e il ruolo delle donne, emergono nella trama del film?

Fedeli induisti compiono abluzioni sacre nel fiume Gange, luogo di purificazione e salvezza spirituale.

Divinità indiane e scene dal Ramayana: rappresentazione tradizionale in stile pittorico murale, simbolo di spiritualità e cultura hindu.

L’Induismo, fondato sui Veda e arricchito da testi come le Upanishad e la Bhagavad-Gita, combina dottrine sul karma e sul Brahman con una struttura sociale basata sul sistema delle caste, oggi in evoluzione.

Un sadhu, asceta indù, saluta seduto sulle rive del fiume sacro Gange.

L’Induismo ha espresso i primi elementi fondamentali della propria fede nei Veda, antichi testi sacri composti tra il II e il I millennio a.C.

Questi testi, suddivisi in Rig Veda, Yajur Veda, Sama Veda e Atharva Veda, contengono inni, formule liturgiche, melodie sacre e istruzioni per riti domestici, e invocano numerose divinità legate alla natura, come Varuna, Vayu, Indra e Agni Con l’avvento del brahmanismo (XVI-XIII secolo a.C.), la religione si integra sempre più con la vita civile, e la casta dei brahmani acquista un ruolo di primaria importanza. In questo periodo si sviluppano le Upanishad, testi di saggezza che esplorano temi profondi come l’anima (Atman), il principio cosmico (Brahman) e la legge del karma

La Bhagavad-Gita, composta tra il II e il I secolo a.C., rappresenta un punto di svolta nell’Induismo, sintetizzando le dottrine precedenti e proponendo tre vie alla liberazione: il karma yoga (via dell’azione), il raja yoga (via della conoscenza) e il bhakti yoga (via della devozione).

L’Induismo moderno, a partire dal XVIII secolo, subisce una profonda trasformazione a seguito del confronto con l’Occidente, riscoprendo e ridefinendo la propria identità. Un elemento fondamentale della società indù è il sistema delle caste, una rigida divisione sociale basata sulla nascita e sulla professione. Le quattro caste principali sono i brahmani (sacerdoti), i kshatriya (guerrieri e nobili), i vaishya (mercanti e agricoltori) e gli shudra (servi). Al di fuori di questo sistema si trovano gli intoccabili (dalit), relegati ai lavori più umili.

Il sistema delle caste, sebbene ancora presente, soprattutto nelle zone rurali, sta subendo un progressivo indebolimento a causa della modernizzazione e dell’urbanizzazione. Tuttavia, le discriminazioni basate sulla casta rimangono un problema sociale rilevante in India.

la religione buddhista

Siddharta Gautama, figura di spicco nella storia del pensiero filosofico e religioso, nacque in India nel VI secolo a.C., all’interno della tradizione religiosa induista. Era un principe, destinato, pertanto, a una vita di agi e privilegi. Crebbe in un ambiente protetto, lontano dalle sofferenze del mondo. Tuttavia, questa esistenza opulenta non riuscì a placare la sua innata curiosità e il desiderio di comprendere il senso profondo dell’esistenza.

Allontanandosi dalla rigida cornice del palazzo, Siddharta incontrò un anziano, un malato e un corteo funebre che lo scossero profondamente.

Successivamente, l’osservazione di un asceta, immerso in una profonda meditazione, fu di stimolo per ricercare una via per liberarsi dalla sofferenza e dalle illusioni del mondo, causa primaria della sofferenza.

IL FILM

Il piccolo Buddha, Miramax Films

Il piccolo Buddha racconta la storia di un giovane ragazzo americano che viene identificato dai monaci tibetani come la possibile reincarnazione di un grande lama. Il film esplora i principi fondamentali dell’Induismo e del Buddhismo, in particolare la reincarnazione, la meditazione e il ciclo della vita, della morte e della rinascita.

15

Determinato a trovare una risposta ai suoi interrogativi esistenziali, Siddharta abbandonò la vita principesca e si dedicò alla ricerca della verità fino a raggiungere l’illuminazione attraverso l’autodisciplina. Tuttavia, questa via si rivelò impraticabile, non portando alla cessazione delle sofferenze interiori. Compresa l’insufficienza di un approccio esclusivamente ascetico, Siddharta optò per la “Via di Mezzo”, una via equilibrata che combinava la disciplina mentale con la compassione e la saggezza. Seduto in meditazione sotto un albero di fico, raggiunse l’illuminazione, un evento che segnò l’inizio del reale cambiamento, a cui fece seguito il suo insegnamento, venendo riconosciuto come l’Illuminato, il Buddha. Da quell’esperienza trascendente Siddharta, elaborò le Quattro Nobili Verità, fondamento della dottrina buddhista, una guida pratica per superare la sofferenza e raggiungere la liberazione spirituale. Queste verità, che offrono una comprensione profonda della natura della sofferenza e del percorso per la liberazione, possono essere così sintetizzate.

1. La nobile verità della sofferenza (Dukkha): tutta l’esistenza è caratterizzata dalla sofferenza, intesa in senso ampio come insoddisfazione, impermanenza e insicurezza.

2. La nobile verità dell’origine della sofferenza (Samudaya): la sofferenza ha origine dall’attaccamento alle cose impermanenti e dal desiderio insaziabile.

3. La nobile verità della cessazione della sofferenza (Nirodha): è possibile porre fine alla sofferenza attraverso la cessazione dell’attaccamento e del desiderio.

4. La nobile verità del sentiero che conduce alla cessazione della sofferenza (Magga): ovvero l’Ottuplice Sentiero, composto da otto fattori interconnessi che indicano la via per raggiungere la liberazione dalla sofferenza.

Siddharta Gautama, il Buddha, fondò il Buddhismo basandolo sulle Quattro Nobili Verità, che analizzano la sofferenza e indicano l’Ottuplice Sentiero come via per la liberazione spirituale.

L’Ottuplice Sentiero del Buddhismo, con principi etici, meditativi e di consapevolezza, guida alla liberazione dalla sofferenza, culminando nel Nirvana, uno stato di perfetta pace e libertà dal desiderio e dall’ignoranza.

Monaco buddista in meditazione, immerso nella quiete della natura, esprime l’armonia interiore e la ricerca dell’illuminazione.

un ottuplice sentiero

Nell’insegnamento del Buddha, la cessazione della sofferenza è l’obiettivo ultimo. Egli propone per questo l’Ottuplice Sentiero, un percorso etico e spirituale composto da otto fattori interconnessi. Questo Ottuplice Sentiero rappresenta la via maestra indicata dal Buddha per giungere alla cessazione del dukkha, termine sanscrito che indica la sofferenza in tutte le sue forme. Non si tratta semplicemente di un codice morale, ma di un percorso di sviluppo personale e spirituale che coinvolge l’intera esistenza dell’individuo. Ciascuno degli otto principi è interconnesso e si influenza reciprocamente.

La pratica costante e l’applicazione di questi principi conduce gradualmente alla purificazione della mente e alla liberazione dalla sofferenza.

Ecco gli otto percorsi di questo “sentiero”.

• Retta fede: una comprensione corretta e profonda delle Quattro Nobili Verità e degli insegnamenti del Buddha.

• Retto proposito: un impegno costante a coltivare pensieri puri e altruistici, volti al benessere proprio e altrui.

• Retta parola: un linguaggio costruttivo, veritiero e privo di menzogne, calunnie e parole offensive.

• Retta azione: un comportamento conforme ai principi etici del Buddha, evitando di nuocere a se stessi e agli altri.

• Retto sistema di vita: un modo di vivere onesto e rispettoso, che non danneggi gli altri e che favorisca il proprio sviluppo spirituale.

• Retto sforzo: uno impegno costante per eliminare le tendenze negative e coltivare quelle positive, attraverso la pratica della consapevolezza e della meditazione.

• Retta attenzione: una consapevolezza vigile e attenta ai propri pensieri, emozioni e sensazioni focalizzata nel presente momento.

• Retta concentrazione: una concentrazione profonda e stabile, ottenuta attraverso la pratica meditativa, che permette di penetrare le profondità della mente e della coscienza.

Il Nirvana è lo stato di perfetta liberazione dal dukkha e dalle sue cause. Non è un luogo o una condizione che si raggiunge dopo la morte, ma piuttosto uno stato di coscienza che può essere sperimentato qui e ora. Questo stato è caratterizzato dalla cessazione del desiderio, dell’attaccamento e dell’ignoranza, e dalla realizzazione della natura vera e incondizionata della realtà umana.

IL FILM

Samsara, Pandora Film

Samsara racconta la storia di un monaco buddhista che, dopo anni di meditazione e vita ascetica, si confronta con i desideri umani e i dubbi sul suo percorso spirituale. Il film esplora temi profondi come il distacco, l’equilibrio tra vita spirituale e vita terrena, e la ricerca dell’illuminazione, tipici del Buddhismo. La lotta interiore del monaco tra il richiamo della vita mondana e i principi buddhisti fornisce un affascinante sguardo sul monachesimo buddhista.

Il Buddhismo, nel suo lungo percorso storico e nella sua ampia diffusione geografica nel continente asiatico, si è ramificato in diverse scuole, ognuna con le proprie peculiarità dottrinali e pratiche. Tra le principali correnti si distinguono il Theravada, il Mahayana e il Vajrayana.

• Il Theravada: l’antica tradizione Il Theravada, letteralmente “Dottrina degli Anziani”, rappresenta la più antica scuola buddhista esistente. Diffuso principalmente in Sri Lanka, Myanmar, Thailandia, Laos e Cambogia, il Theravada si considera la più fedele all’insegnamento originale del Buddha, come tramandato oralmente e poi redatto nei Sutta Pitaka, Vinaya Pitaka e Abhidhamma Pitaka, i tre canoni che costituiscono il Tripitaka (il “Triplice Canestro”). Il Theravada pone l’accento sulla pratica individuale della meditazione e sulla liberazione personale dal ciclo della rinascita (samsara).

• Il Mahayana: la grande via Il Mahayana, o “Grande Veicolo”, sorto in India intorno al I secolo d.C., si distingue per la sua ampia gamma di dottrine e pratiche, che vanno dalla filosofia alla devozione, dalla meditazione alla pratica tantrica. Il Mahayana enfatizza il concetto di bodhisattva, ovvero l’essere illuminato che rinuncia al Nirvana per aiutare tutti gli esseri senzienti a raggiungere la liberazione. Tra le scuole Mahayana più importanti si annoverano il Buddhismo cinese, giapponese (Zen, Terra Pura, Tendai, Shingon), tibetano e coreano.

• Il Vajrayana: il veicolo del diamante Il Vajrayana, o “Veicolo del Diamante”, si è sviluppato in Tibet e nel Nepal a partire dal VII secolo d.C., incorporando elementi tantrici e ritualistici. Il Vajrayana utilizza simboli, mantra e visualizzazioni per accelerare il percorso verso l’illuminazione. La pratica tantrica del Vajrayana si basa sull’idea che la mente possa essere trasformata attraverso l’energia sessuale (shakti) e che la realtà ultima sia di natura non duale. Sebbene le tre principali scuole buddhiste presentino differenze significative, condividono anche alcuni elementi fondamentali, come le Quattro Nobili Verità e l’Ottuplice Sentiero. Tuttavia, le diverse interpretazioni di questi insegnamenti hanno portato alla formazione di una vasta gamma di tradizioni e pratiche.

mettiti in gioco

Il Buddhismo si articola in tre grandi scuole: la Theravada, focalizzato sulla meditazione; la Mahayana, centrato sull’altruismo; la Vajrayana, che propone pratiche per l’accesso all’illuminazione.

Statua del Buddha seduto al Wat Paknam Phasi Charoen, Bangkok: un maestoso luogo di preghiera e contemplazione lungo i canali della città.

• Crea una linea del tempo che illustri i principali periodi storici dell’Induismo e gli eventi più significativi.

• Costruisci una mappa concettuale che colleghi i diversi elementi dell’Induismo, ovvero divinità, testi sacri, pratiche religiose.

• Leggi ed analizza i seguenti testi buddhisti. Sottolinea quello che ti risuona maggiormente e danne una breve spiegazione. Uno stato che non e gradevole o piacevole per me, non deve esserlo neppure per lui; e uno stato che non e gradevole o piacevole per me, come posso io pretenderlo per un altro? (Samyutta Nikaya).

Tutti tremano al castigo, tutti temono la morte, tutti hanno cara la vita: mettendoti al posto degli altri, non uccidere, ne fa’ uccidere. (Dhammapada). Non ferire gli altri in modi dai quali anche tu ti sentiresti ferito. (Udana-Varga)

SELEZIONA LA RISPOSTA CHE SECONDO TE È CORRETTA

1 Qual è uno degli obiettivi principali del dialogo interreligioso?

A Imparare nuove lingue.

B Superare pregiudizi e intolleranze.

C Diffondere una religione su tutte le altre.

D Eliminare le differenze religiose.

2 Cosa intende il Concilio Vaticano II riguardo alle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane?

A Promuovere un isolamento che preservi la diversità.

B Studiare attentamente ciò che accomuna l’umanità.

C Evitare qualsiasi dialogo.

D Contrastare altre religioni.

3 Qual è il rischio di una visione consumistica della fede religiosa?

A Aumentare la devozione.

B Rischiare di cadere nel sincretismo o relativismo.

C Ridurre i costi delle realtà legate alla religione.

D Ampliare il numero di credenti.

4 Che cos’è il “sincretismo religioso”?

A La fusione indiscriminata di elementi di varie religioni.

B La pura fede in una singola religione.

C Un tipo di ateismo.

D Una nuova religione emergente.

RISOLVI IL CRUCIPUZZLE E SCOPRI LA FRASE NASCOSTA

Cerca nel crucipuzzle le seguenti parole:

RELIGIONE

Soluzione:

5 Secondo Carlo Maria Martini, cosa distingue il Cristianesimo dalle altre religioni?

A L’uso dei simboli culturali.

B Il fatto che nasce dall’iniziativa di Dio di rivelarsi all’uomo.

C La somiglianza con le altre fedi.

D La sua fondazione sui temi della Trinità.

6 Qual è il significato del termine “ekklesia”, usato per indicare la Chiesa?

A Incontro casuale.

B Convocazione del popolo da parte di Dio.

C Riunione sociale.

D Separazione dei popoli.

LEGGI E INDICA SE È VERO O FALSO

1 La conoscenza delle religioni è importante per la coesione sociale in un mondo globalizzato.

2 Il dialogo interreligioso promuove la superiorità di una religione sulle altre.

3 Una visione consumistica della fede può portare alla relativizzazione delle religioni.

4 La Chiesa cattolica rifiuta il dialogo con le altre religioni.

5 Il sincretismo religioso si riferisce alla conservazione di una fede senza influenza esterna.

STUDIO DI UN CASO

Il confronto tra Luca e Ahmed in classe

Luca e Ahmed sono compagni di classe. Durante una lezione sul dialogo interreligioso, Luca si rende conto di sapere molto poco sull’Islam, la religione di Ahmed. Un giorno, decide di chiedere ad Ahmed di raccontargli di più sulla sua fede. Ahmed gli spiega alcune cose dell’Islam e di come la sua famiglia celebra le principali festività. Nel corso della conversazione, Luca si accorge di quanto siano simili alcuni valori di fondo tra Cristianesimo e Islam, come la giustizia e la solidarietà. Questo confronto apre un dialogo tra i due che porta a una maggiore comprensione reciproca.

In che modo il dialogo tra Luca e Ahmed può contribuire a una convivenza pacifica e al superamento dei pregiudizi? Cosa puoi imparare dall’esperienza di Luca per interagire con persone di altre fedi?

ORIZZONTI DI CITTADINANZA Educazione

1 IN UN MONDO PLURIRELIGIOSO

• Su un foglio, elenca le principali religioni di cui hai sentito parlare o studiato. Accanto a ciascuna, scrivi un aspetto o un valore che, secondo te, contribuisce alla convivenza pacifica e al rispetto reciproco (come la compassione, la giustizia, o l’accettazione delle diversità).

• Confronta i valori che hai indicato con quelli dei tuoi compagni. Quali valori trovi comuni a più religioni? Come pensi che questi valori possano favorire una società più inclusiva?

2 IL VASTO MONDO CRISTIANO

• Dividetevi in piccoli gruppi e assegnate a ciascun gruppo una confessione cristiana (come cattolica, ortodossa, protestante). Ogni gruppo deve fare una breve ricerca per identificare i principali simboli e tradizioni di quella confessione e prepararne una presentazione.

• Ogni gruppo presenta alla classe i risultati. Discutete insieme le differenze e le somiglianze tra le confessioni e come queste possano convivere in uno spirito di dialogo e rispetto.

3 IL SIGNIFICATO DELL’UNITÀ TRA LE CHIESE

• Rileggi alcuni estratti del documento del Concilio Vaticano II, Unitatis redintegratio, sul dialogo ecumenico. Scrivi un breve testo in cui spieghi come, secondo te, il dialogo tra le diverse Chiese cristiane possa contribuire alla pace e alla comprensione tra i popoli.

• Condividi la tua riflessione con i compagni. Come pensi che il dialogo tra le religioni possa essere un modello per affrontare conflitti e promuovere il rispetto reciproco nella società?

1 CONOSCI IL MONDO DENTRO TE

Rifletti sul significato della spiritualità nella tua vita

Rispondi alle seguenti domande.

• Quale ruolo pensi che abbiano i valori spirituali o morali nelle tue scelte di vita? Esprimono qualcosa di importante per te?

• Ricorda una situazione in cui ti sei trovato a riflettere profondamente sul senso di appartenenza a un gruppo o una comunità. Cosa hai capito su te stesso da questa esperienza?

• Quali aspetti di una religione o filosofia ti attraggono di più (es. solidarietà, rispetto, ricerca interiore) e perché?

Dopo aver scritto le tue risposte, confrontati con un compagno: in che modo vedete il vostro rapporto con i valori e le convinzioni personali? Questa riflessione vi aiuterà a comprendere le vostre inclinazioni e a valutare l’importanza della dimensione spirituale o morale nelle scelte future.

2 CONOSCI IL MONDO ATTORNO A TE

Esplora le professioni nel contesto interculturale e “spirituale”

Dividetevi in piccoli gruppi e scegliete un ambito professionale in cui la conoscenza delle religioni e delle culture può essere utile (ad esempio, nel turismo culturale, nella mediazione sociale, nella diplomazia o nell’istruzione interculturale).

• Ogni gruppo esplora le opportunità lavorative in questo ambito, cercando di comprendere le competenze specifiche richieste e l’importanza del rispetto e della comprensione delle differenze culturali e spirituali.

• Ogni gruppo condivide i risultati con la classe, illustrando il settore scelto e come la conoscenza delle tradizioni culturali e religiose possa favorire il dialogo e la coesione sociale.

Questa attività vi permette di comprendere l’importanza delle competenze interculturali nel mondo del lavoro e come possano contribuire a una convivenza rispettosa e inclusiva nella società.

orIZZONTI DIGITALI

1 SPERIMENTA L’IA

Simula una tavola rotonda interreligiosa virtuale

Utilizzate un’applicazione di Intelligenza Artificiale per simulare un dialogo interreligioso tra rappresentanti di diverse tradizioni religiose, come il Cristianesimo, l’Ebraismo, l’Islam, l’Induismo e il Buddhismo. L’obiettivo è esplorare le somiglianze e le differenze nelle risposte che le diverse religioni danno su temi come il significato della vita, il valore della compassione e la ricerca della pace interiore.

Fasi dell’attività

1 Dividetevi in gruppi: ogni gruppo rappresenterà una delle religioni trattate nel capitolo e preparerà delle domande che riflettano le principali questioni esistenziali, spirituali o etiche legate a quella tradizione.

2 Simulate il dialogo con l’IA: fate interagire i vostri rappresentanti virtuali con le domande che avete preparato, esplorando le risposte che riflettono la visione e i valori di ciascuna religione. Gli studenti potranno poi confrontare le risposte e analizzare i temi comuni.

Il buono dell’intelligenza artificiale

3 Riflessione e confronto: ogni gruppo riporterà le risposte principali raccolte durante il dialogo e discuterà con il resto della classe le somiglianze e le differenze emerse, riflettendo su come queste contribuiscano alla comprensione reciproca.

Domande guida

• Quali valori sembrano universali tra le religioni?

• Quali differenze vi hanno sorpreso maggiormente e perché?

• In che modo l’interazione tra le diverse prospettive arricchisce la comprensione della spiritualità?

Suggerimento input all’IA

“Simula un dialogo tra rappresentanti di Cristianesimo, Ebraismo, Islam, Induismo e Buddhismo su temi esistenziali e spirituali, rispondendo come farebbe un seguace di ciascuna religione. Inventa un personaggio con un suo nome, maschio o femmina, per ciascuna religione”.

2 RIFLETTI SULL’ESPERIENZA FATTA

È possibile un dialogo interreligioso virtuale?

Dividete la classe in piccoli gruppi (3-4 persone). Ogni gruppo rifletterà sulla simulazione della tavola rotonda interreligiosa, considerando in che modo l’IA ha rappresentato le varie tradizioni religiose e su quanto sia stata efficace nel favorire una comprensione reciproca.

Discussione in gruppo Analizzate le risposte e le interazioni virtuali tra i rappresentanti delle religioni. Ogni gruppo dovrebbe identificare i seguenti aspetti.

• Aspetti positivi: l’IA ha reso chiari i valori e le credenze principali delle diverse religioni? Quali elementi del dialogo vi sono sembrati utili per comprendere meglio le somiglianze e le differenze tra le tradizioni spirituali?

• Zone d’ombra o perplessità: ci sono state parti della simulazione che vi hanno lasciato dei dubbi? L’IA è riuscita a rappresentare con profondità e rispetto ogni religione o vi è sembrata troppo limitata?

Domande guida

• Quali aspetti comuni tra le religioni vi hanno colpito di più? Perché?

• Pensate che un dialogo interreligioso virtuale possa avvicinarsi a un vero dialogo?

• Quali potenziali rischi vedete nell’usare un’IA per rappresentare questioni di spiritualità?

Creazione di una “mappa dei valori”

Ogni gruppo crea una “mappa dei valori” individuati nel dialogo interreligioso. La mappa dovrebbe rappresentare i valori comuni tra le religioni (come compassione e pace) e i valori unici di ciascuna, con brevi spiegazioni su come sono emersi nella simulazione.

Condivisione di gruppo

• Ogni gruppo presenta la propria mappa dei valori al resto della classe, discutendo i temi emersi.

• Come classe, costruite una lista di valori universali che sembrano attraversare tutte le religioni e riflettete su come questi possano promuovere la pace e la comprensione.

Conclusioni

Dopo le riflessioni individuali e di gruppo, discutete insieme.

• In che modo un dialogo interreligioso può arricchire la comprensione reciproca nella società?

• Quali attenzioni credete siano necessarie per rispettare la spiritualità di ogni tradizione anche in un contesto virtuale?

Contenuti digitali della sezione

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sezione un viaggio alla scoperta di sÉ nell’incontro con gli altri

Conoscenze

Riconoscere che l’uomo è un essere sociale, legato agli altri fin dalla nascita, e che la relazione con l’altro è fondamentale per la sua crescita e realizzazione. Conoscere i fondamenti filosofici e neuroscientifici della socialità umana.

Abilità

Riflettere sul valore delle relazioni umane, imparare a gestire le emozioni e a sviluppare l’intelligenza emotiva per migliorare le relazioni interpersonali. Approfondire il concetto di responsabilità etica verso l’altro.

Competenze

Sviluppare la capacità di costruire relazioni positive, basate sull’ascolto, l’empatia e la cooperazione. Riconoscere il contributo della fede e delle tradizioni spirituali nel dare senso alle relazioni.

SOMMARIO

1 L’uomo, un essere sociale, 112

2 I fondamenti della relazione, 114

3 L’altro ci provoca e plasma, 116

4 Il linguaggio delle emozioni, 117

5 Mettersi nei panni dell’altro, 119

6 Le relazioni al tempo dei social, 121

7 Luci e ombre nelle relazioni, 123

8 La relazione con l’Assoluto, 126

9 Responsabilità e impegno, 128

10 Coltivare relazioni autentiche, 131

ATTIVITÀ DI VERIFICA

Sguardi in profondità, 132

EDUCAZIONE CIVICA

Orizzonti di cittadinanza, 134

ORIENTAMENTO Verso orizzonti futuri, 135

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Orizzonti digitali, 136

L’ORIZZONTE IN MAPPA

L’UOMO, UN ESSERE SOCIALE

Fin dalla nascita, l’uomo vive intrecciato nelle relazioni, che lo plasmano.

RELAZIONI E CRESCITA PERSONALE

Le relazioni sono fonte di crescita, gioia, ma anche sofferenza.

UN ANIMALE SOCIALE

Secondo Aristotele l’uomo è un “animale sociale”, spinto a vivere in comunità.

NEUROSCIENZE E SOCIALITÀ

Il cervello umano è programmato per le relazioni e per rafforzare i legami.

IO SONO IN RELAZIONE

INTELLIGENZA EMOTIVA

Gestire le proprie emozioni aiuta a costruire relazioni sane e durature.

L’ALTRO COME RESPONSABILITÀ

Secondo Levinas il volto dell’altro ci chiama alla responsabilità e alla cura.

FEDE E RELAZIONI

La fede invita a vedere l’altro come un fratello, aiutando a dare senso alle relazioni.

COSTRUIRE RELAZIONI POSITIVE

4. 6.

L’ascolto e l’empatia sono fondamentali per costruire legami autentici. 1. 7. 3. 5. 8. 2.

RELAZIONI

Legami tra persone basati su interazioni affettive, sociali o culturali.

l’uomo, un essere sociale

Siamo esseri sociali. Fin dal primo respiro, la nostra vita si intreccia con quella degli altri. Il pianto del neonato chiama la madre, il sorriso del bambino cerca l’approvazione del padre, le prime parole si formano nell’ascolto e nell’imitazione di chi ci circonda. Crescendo, le relazioni si allargano: i compagni di scuola, gli amici, gli insegnanti, i colleghi, le persone che incontriamo sul nostro cammino. Un’intricata rete di legami ci sostiene, ci sfida, ci fa gioire e soffrire, ci plasma e ci trasforma.

Tutto questo ci invita a riflettere sul valore delle relazioni umane, a comprenderne la complessità e la bellezza, a scoprirne le luci e le ombre. Perché è nelle relazioni che si gioca la partita della nostra esistenza, è nel confronto con l’altro che prendiamo coscienza di noi stessi, è nell’incontro con chi è diverso da noi che impariamo a crescere.

LA CANZONE

Human, Rag’n’Bone Man

Human è una canzone che esplora la natura umana, la vulnerabilità e la necessità di connessione con gli altri. Il testo riflette sull’essere umano come creatura sociale, capace di sbagliare e bisognosa di comprensione e legami profondi. La canzone, con la sua melodia intensa e il suo messaggio universale, evidenzia l’importanza delle relazioni umane e del supporto reciproco, temi che risuonano con la dimensione sociale e spirituale dell’uomo descritta nel testo.

mettiti in gioco

• In che modo la canzone rappresenta la vulnerabilità e la necessità di connessione dell’essere umano?

• Come pensi che le relazioni e la capacità di fidarsi degli altri influenzino il benessere personale e collettivo?

L’uomo, a differenza degli animali, non è solo guidato dall’istinto di sopravvivenza. Possiede una dimensione spirituale che lo spinge a cercare un senso alla propria vita, a interrogarsi sul mistero dell’esistenza, a costruire legami profondi e duraturi. Aristotele, già nell’antica Grecia, definiva l’uomo come “animale sociale”, riconoscendo nella sua natura la tendenza innata a vivere in comunità, a collaborare con gli altri, a condividere esperienze e conoscenze. Le neuroscienze confermano questa intuizione: il nostro cervello è “programmato” per la relazione. L’ossitocina, l’ormone della fiducia e dell’affetto, viene rilasciato durante le interazioni sociali positive, rafforzando i legami e promuovendo il benessere psicofisico. Al contrario, l’isolamento sociale provoca stress, ansia e depressione, con conseguenze negative sulla salute.

Le relazioni come fonte di gioia e di sofferenza

Le relazioni sono il motore della nostra vita, la linfa vitale che ci nutre e ci fa crescere. Ci regalano momenti di gioia, di condivisione, di intimità. L’amore, l’amicizia, la solidarietà sono esperienze che ci riempiono il cuore e ci fanno sentire vivi. Ma le relazioni possono anche essere fonte di sofferenza, di delusione, di conflitto. I tradimenti, le incomprensioni, le perdite ci feriscono profondamente e mettono a dura prova la nostra capacità di amare. È importante imparare a gestire le emozioni, sia positive che negative, che nascono dalle relazioni. L’intelligenza emotiva ci aiuta a riconoscere i nostri sentimenti e quelli degli altri, a comunicare in modo efficace, a risolvere i conflitti in modo costruttivo. Saper ascoltare, empatizzare, perdonare sono abilità fondamentali per costruire relazioni sane e durature.

Il ruolo della fede nel dare senso alle relazioni

La fede, nelle sue diverse forme, offre una cornice di senso all’esperienza umana, aiutandoci a dare un significato alle relazioni, alla sofferenza, alla morte. Le grandi tradizioni spirituali ci invitano a vedere nell’altro un fratello, una sorella, un’immagine di Dio. Insegnano a coltivare l’amore, la compassione, la giustizia, il perdono.

La fede può essere una fonte di forza e di consolazione nei momenti difficili, un faro che illumina il cammino, una bussola che ci orienta nelle scelte. Ma la religione non è solo un insieme di dottrine e di precetti. È soprattutto un’esperienza di relazione con Dio e con gli altri, un cammino di crescita spirituale che ci porta a scoprire la nostra vera identità e la nostra vocazione all’amore.

In questo viaggio alla scoperta di sé e degli altri, la religione può essere una preziosa compagna di viaggio. Aiuta a guardare oltre le apparenze, a riconoscere la dignità di ogni persona, a costruire un mondo più giusto e fraterno.

«Dio ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità, e li ha chiamati a convivere come fratelli tra di loro» (documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, Abu Dhabi, febbraio 2019).

Aristotele, definendo l’uomo come ‘animale sociale’, sottolineava non solo la necessità della vita comunitaria, ma anche il ruolo essenziale del dialogo e della condivisione per il progresso umano.

Le relazioni, fonte di gioia ma anche di sofferenza, richiedono empatia, ascolto e intelligenza emotiva per essere autentiche e durature.

i fondamenti della relazione 2

«L’altro è il limite che ci interroga continuamente», afferma il filosofo francese Emmanuel Levinas. Le relazioni sono il cuore pulsante della nostra vita, il palcoscenico su cui si svolge il dramma della nostra esistenza.

Ma cosa significa veramente “essere in relazione”? Come si costruisce un legame autentico con l’altro? È un’esperienza istintiva, guidata dalle emozioni, o richiede un impegno consapevole, una scelta etica? Due grandi filosofi del Novecento, Emmanuel Levinas e Paul Ricoeur, ci offrono spunti preziosi per rispondere a queste domande, aprendo nuove prospettive sul mistero dell’incontro con l’altro.

Secondo Levinas, l’incontro con l’altro, attraverso il suo volto e la sua vulnerabilità, ci interpella eticamente, chiamandoci a responsabilità, ascolto ed empatia in ogni relazione.

Il volto dell’altro come appello alla responsabilità

Immaginate di camminare per strada, immersi nei vostri pensieri, e di incontrare improvvisamente una persona che chiede aiuto. Magari è un senzatetto infreddolito, con gli occhi persi nel vuoto, o un rifugiato in fuga da una guerra, con il volto segnato dalla sofferenza. Cosa provate in quel momento? Forse un senso di disa gio, la voglia di distogliere lo sguardo, di accelerare il passo per evitare il confronto. O forse, al contrario, un impulso di solidarietà, il desiderio di fermarvi, di ascoltare, di offrire un aiuto concreto.

Per Emmanuel Levinas, questo incontro con l’altro, con il suo volto che ci interpella, è un momento etico fondamentale. Il volto dell’altro, con la sua fragilità, il suo bisogno, la sua nudità, ci mette di fronte alla nostra responsabilità. Ci chiama a rispondere, a non rimanere indifferenti, a non voltarci dall’altra parte. Non possiamo “fare finta di niente”, perché l’altro, con la sua semplice presenza, ci obbliga a uscire dal nostro egoismo, a riconoscere la sua umanità, a prenderci cura di lui. Levinas parla di un “appello etico” che precede ogni nostra scelta, ogni nostro progetto. Prima ancora di essere “io”, con i miei desideri, le mie aspirazioni, i miei bisogni, sono responsabile dell’altro. Sono chiamato a rispondere al suo appello silenzioso, al suo bisogno di aiuto, di riconoscimento, di amore.

Questo senso di responsabilità non si limita alle situazioni estreme, agli incontri con chi vive ai margini della società. Si manifesta in ogni interazione, in ogni relazione. Nel rapporto con i genitori, con gli amici, con i compagni di classe, con gli insegnanti, siamo costantemente chiamati a rispondere all’appello dell’altro, a riconoscere la sua unicità, a rispettare la sua libertà, a non strumentalizzarlo per i nostri fini.

Pensate ad esempio a quando un amico vi confida un segreto, una preoccupazione, un momento di difficoltà. In quel momento, il suo volto si rivolge a voi con un’espressione di fiducia, di vulnerabilità. Siete chiamati a rispondere con ascolto, con empatia, con discrezione. Siete chiamati a essere “custodi” della sua fragilità, a non tradire la sua fiducia.

IL FILM

Schindler’s list, Universal Pictures

Il film racconta la storia di Oskar Schindler, un uomo d’affari tedesco che, durante l’Olocausto, si trasforma da opportunista a salvatore, proteggendo e salvando la vita di oltre mille ebrei. Il film esplora profondamente il concetto di responsabilità verso l’altro, rappresentato dalle azioni di Schindler che, di fronte alla vulnerabilità e alla sofferenza degli ebrei, risponde all’appello etico di prendersi cura di loro, mettendo a rischio la propria vita. La pellicola incarna perfettamente la filosofia di Emmanuel Levinas, in cui il volto dell’altro diventa un richiamo alla responsabilità e all’umanità.

• In che modo il film rappresenta l’appello etico di cui parla Levinas, e come si manifesta nella figura di Schindler?

• Quali momenti del film ti hanno fatto riflettere maggiormente sul concetto di responsabilità verso l’altro?

Il ruolo dell’altro nella costruzione di sé

Chi sono io? È una domanda che tutti, prima o poi, ci poniamo. È una domanda che risuona nell’animo degli adolescenti con particolare intensità, in quella fase delicata della vita in cui si cerca di definire la propria identità, di trovare il proprio posto nel mondo. Ma la risposta non è semplice e immediata. Non ci si può guardare allo specchio e trovare “stampata” sulla propria immagine una definizione precisa e definitiva di sé.

Per Paul Ricoeur, la nostra identità non è qualcosa di dato una volta per tutte, ma si costruisce nel tempo, attraverso le esperienze che viviamo, le scelte che facciamo, le relazioni che intrecciamo. Come un mosaico che prende forma tessera dopo tessera, la nostra identità si compone attraverso un processo dinamico, in continua evoluzione.

Ricoeur parla di “identità narrativa”: la nostra vita è come una storia che si scrive giorno dopo giorno, con i suoi protagonisti, i suoi conflitti, le sue svolte, i suoi momenti di gioia e di dolore. E in questa storia, l’altro gioca un ruolo fondamentale. Attraverso il dialogo, il confronto, lo scambio, impariamo a conoscere noi stessi, a mettere in discussione le nostre certezze, a scoprire nuove possibilità. Pensate alle vostre amicizie. Ogni amico, con la sua personalità, la sua storia, il suo modo di vedere il mondo, contribuisce a “scrivere” un capitolo della vostra vita. Vi aiuta a scoprire lati di voi stessi che non conoscevate, a sviluppare nuove capacità, a superare le vostre paure, ad allargare i vostri orizzonti. L’altro è uno specchio che riflette la nostra immagine, ma è anche una finestra che ci apre a nuovi mondi, a nuove prospettive.

L’influenza dell’altro sulla nostra identità non si limita alle amicizie. Anche le relazioni familiari, i rapporti con gli insegnanti, gli incontri con persone di culture diverse, contribuiscono a plasmare la nostra personalità, a definire i nostri valori, a orientare le nostre scelte.

CERCANDO UN SENSO

Hai mai pensato a come le persone intorno a te contribuiscano a formare la tua identità?

• Rifletti su un’amicizia o una relazione che ha avuto un impatto profondo su di te. In che modo questa persona ti ha aiutato a vedere nuovi lati di te stesso o a cambiare prospettiva?

• Come pensi che il confronto con chi ha esperienze diverse dalle tue possa arricchire la tua storia personale e il modo in cui ti vedi?

mettiti in gioco

l’altro ci provoca e plasma 3

Levinas evidenzia

l’appello etico dell’altro, mentre Ricoeur sottolinea il ruolo delle relazioni nella costruzione dell’identità, mostrando come il confronto con l’altro arricchisca e dia senso alla nostra esistenza.

IDENTITÀ

Consapevolezza di sé e del proprio valore, definita da caratteristiche personali, culturali e sociali.

Levinas e Ricoeur: due prospettive complementari

Levinas e Ricoeur, pur con approcci filosofici diversi, ci offrono due chiavi di lettura complementari per comprendere il valore delle relazioni. Levinas ci ricorda la dimensione etica dell’incontro con l’altro, l’appello alla responsabilità che nasce dal suo volto, l’obbligo di rispondere al suo bisogno. Ricoeur ci aiuta a capire come l’altro contribuisca alla costruzione della nostra identità, arricchendo la nostra storia personale, aprendoci a nuove possibilità di essere e di diventare.

Entrambe le prospettive ci invitano a superare una visione individualistica dell’esistenza, che ci chiude in noi stessi, nei nostri bisogni e desideri. Ci mostrano come la relazione con l’altro sia essenziale per la nostra crescita umana e spirituale, per la realizzazione della nostra piena umanità.

Domande di senso e ricerca di identità

Le riflessioni di Levinas e Ricoeur ci aiutano a comprendere come le relazioni siano strettamente intrecciate con le grandi domande di senso che ci poniamo nel corso della vita. Chi sono io? Qual è il mio posto nel mondo? Cosa significa vivere una vita autentica? Le risposte a queste domande non si trovano in formule preconfezionate, ma si elaborano attraverso un lungo e complesso percorso di ricerca, in cui le relazioni giocano un ruolo fondamentale.

L’incontro con l’altro, con la sua diversità, con le sue domande, con le sue sfide, ci spinge a interrogarci sui nostri valori, sulle nostre convinzioni, sul senso della nostra esistenza. Ci aiuta a uscire dai nostri schemi mentali, a mettere in discussione le nostre certezze, a scoprire nuove prospettive.

La ricerca di identità, tipica dell’adolescenza, si nutre di confronti, di scambi, di esperienze condivise. Attraverso le relazioni con i coetanei, con gli adulti, con figure di riferimento, i ragazzi sperimentano diversi modelli di comportamento, diversi modi di pensare, diversi stili di vita. Questo processo di confronto è essenziale per la costruzione di una propria identità autentica e consapevole.

Questa riflessione ha posto le basi per una riflessione approfondita sul valore delle relazioni. Nei prossimi approfondimenti esploreremo le diverse sfaccettature di questa esperienza fondamentale, analizzando le emozioni, la comunicazione, i conflitti, le sfide e le opportunità che le relazioni ci offrono. Ci addentreremo nel complesso mondo delle emozioni, analizzeremo le dinamiche della comunicazione, affronteremo il tema dei conflitti e delle difficoltà relazionali. Scopriremo come la fede possa illuminare il nostro cammino e come l’impegno per gli altri ci renda protagonisti di un mondo più giusto e solidale.

Dibattito in classe: L’altro: minaccia o risorsa? Dividete la classe in due gruppi e fate argomentare le due posizioni, facendo riferimento alle teorie di Levinas e Ricoeur.

il linguaggio delle emozioni

Avete presente quella sensazione di gioia incontenibile quando il vostro cantante preferito annuncia un concerto nella vostra città? O quella fitta allo stomaco prima di un esame importante? O ancora, quel calore che vi pervade quando abbracciate un amico dopo tanto tempo? Queste sono emozioni: un linguaggio universale che parla al cuore, un’energia vitale che colora le nostre giornate, dando intensità e significato ad ogni nostra esperienza. Le emozioni sono complesse, a volte contrastanti, ma sempre profondamente umane. Ci accompagnano fin dalla nascita, guidando i nostri comportamenti, influenzando le nostre scelte, plasmando le nostre relazioni. Imparare a decifrare questo linguaggio, a comprenderne le sfumature, a gestirne la potenza, è un passo fondamentale per crescere, per costruire relazioni autentiche, per vivere una vita piena e consapevole.

IL LIBRO

Wonder, Raquel Jaramillo Palacio «Quando ti viene data la possibilità di scegliere tra avere ragione e essere gentile, scegli di essere gentile».

Cos’è l’intelligenza emotiva?

Per molto tempo si è pensato che l’intelligenza fosse misurata solo dalla capacità logica e razionale, dal famoso Quoziente Intellettivo (QI). Ma oggi sappiamo che esiste un altro tipo di intelligenza, altrettanto importante, se non di più: l’intelligenza emotiva. Non si tratta di essere “bravi a scuola”, ma di essere “bravi nella vita”, di saper navigare nel complesso mondo delle relazioni umane.

L’intelligenza emotiva, così come la troviamo definita dagli psicologi Peter Salovey e John Mayer, è la capacità di gestire diversi fattori.

• Riconoscere le proprie emozioni: saper dare un nome a quello che proviamo, capire cosa ci fa stare bene e cosa ci fa stare male, distinguere tra rabbia, frustrazione, tristezza, ansia, gioia, entusiasmo. È come avere una bussola interiore che ci aiuta a orientarci nel labirinto dei nostri sentimenti.

• Gestire le emozioni: saper controllare la rabbia, la frustrazione, la paura, senza lasciarsi sopraffare. Non significa reprimere le emozioni, ma imparare a modularle, a esprimerle in modo appropriato, a non farsi dominare da esse.

Le emozioni, pilastro della nostra vita, guidano le scelte e le relazioni; sviluppare l’intelligenza emotiva significa riconoscerle, gestirle e navigare con consapevolezza nel mondo emotivo.

Pensate a quando, durante una partita, un vostro compagno sbaglia un gol. Potete arrabbiarvi, insultarlo, e magari rovinare la partita e l’amicizia. Oppure potete accettare l’errore, incoraggiarlo, e continuare a giocare con grinta e positività.

• Comunicare le emozioni: saper esprimere i propri sentimenti in modo chiaro e rispettoso, sia verbalmente che non verbalmente. Significa saper dire “sono felice”, “sono triste”, “sono arrabbiato”, ma anche saperlo comunicare con un sorriso, uno sguardo, un abbraccio. Saper comunicare le emozioni ci aiuta a creare connessioni profonde con gli altri, a costruire relazioni basate sulla sincerità e la fiducia.

• Comprendere le emozioni degli altri: saper “leggere” i segnali che gli altri ci inviano, mettersi nei loro panni, capire il loro punto di vista. È come avere un radar che ci permette di percepire le emozioni altrui, di cogliere le sfumature di un’espressione, di un gesto, di un silenzio. Questa capacità ci permette di entrare in sintonia con gli altri, di costruire relazioni empatiche e supportive.

• Usare le emozioni per motivare se stessi e gli altri: saper trasformare le emozioni in energia positiva, in forza creativa, in motore di cambiamento. Le emozioni non sono solo “ostacoli” da superare, ma possono essere risorse preziose per raggiungere i nostri obiettivi, per superare le difficoltà, per realizzare i nostri sogni. Pensate a quell’emozione di entusiasmo che vi spinge a impegnarvi in un progetto, o a quella forza di volontà che vi aiuta a non mollare di fronte agli ostacoli.

LA CANZONE

Fix

you, Coldplay

Canzone che esplora il tema delle emozioni, in particolare il dolore, la tristezza e la speranza. Il testo parla di momenti difficili, quando ci si sente persi o sopraffatti, ma offre anche un messaggio di sostegno emotivo e vicinanza. La canzone invita ad affrontare le proprie emozioni e a non avere paura di mostrarle, sapendo che qualcuno sarà lì per aiutare e sostenere nei momenti più difficili.

CERCANDO UN SENSO

• In che modo la canzone ti aiuta a riconoscere e accettare le tue emozioni?

• Pensi che condividere le emozioni con gli altri, come suggerisce la canzone, possa aiutare a superare le difficoltà?

mettersi nei panni

dell’altro

Mettersi nei panni dell’altro

“Mettiti nei miei panni!” Quante volte avete sentito questa frase? L’empatia è proprio questo: la capacità di “indossare” i panni dell’altro, di sentire quello che sente, di vedere il mondo con i suoi occhi, di condividere le sue emozioni. È un ponte che ci permette di entrare in contatto con l’interiorità dell’altro, di comprenderne i bisogni, le paure, le speranze, le gioie, i dolori.

L’empatia non è solo una questione di sensibilità, ma anche di impegno, di attenzione, di volontà. Richiede di mettere da parte il proprio ego, di uscire dal proprio guscio, di aprirsi all’esperienza dell’altro. E non è sempre facile. A volte, l’altro ci può sembrare strano, diverso, lontano dal nostro modo di essere. Ma è proprio in questi casi che l’empatia diventa più importante, perché ci permette di superare le barriere, di costruire ponti di comunicazione, di creare legami significativi.

L’ascolto attivo è uno strumento fondamentale per sviluppare l’empatia. Non si tratta solo di “sentire” le parole che l’altro ci dice, ma di prestare attenzione al suo linguaggio del corpo, al tono della voce, alle sfumature del suo discorso. Significa essere presenti con tutta la nostra attenzione, senza interrompere, senza giudicare, senza dare consigli non richiesti. Significa creare uno spazio di accoglienza in cui l’altro si senta libero di esprimersi, di condividere i suoi pensieri e le sue emozioni.

IL FILM

Wonder, Lionsgate

Il film racconta la storia di Auggie, un bambino nato con una deformità facciale che entra per la prima volta in una scuola pubblica. Il film esplora il tema dell’empatia, mostrandoci come Auggie e i suoi compagni imparano a “mettersi nei panni dell’altro” e a vedere oltre le apparenze. Attraverso le sfide e i successi di Auggie, il film evidenzia l’importanza di accettare la diversità e di costruire legami basati sulla comprensione e sull’ascolto reciproco.

mettiti in gioco

• In che modo il film ti ha aiutato a comprendere l’importanza dell’empatia nelle relazioni umane?

• Pensi che ci siano momenti della tua vita in cui l’empatia ti ha permesso di costruire ponti con persone diverse da te?

L’empatia è la capacità di comprendere e condividere le emozioni dell’altro, costruendo connessioni autentiche attraverso l’ascolto attivo e l’apertura all’esperienza altrui.

ASSERTIVO

Atteggiamento che esprime in modo chiaro e deciso le proprie idee e bisogni, rispettando gli altri.

Gestire i conflitti in modo costruttivo

I conflitti sono inevitabili in ogni relazione. Nascono da divergenze di opinioni, da bisogni contrastanti, da incomprensioni, da gelosie, da invidie. Possono essere piccoli disaccordi quotidiani, o grandi scontri che mettono a dura prova un’amicizia, un amore, un rapporto familiare. Ma i conflitti non sono necessariamente negativi. Possono essere un’occasione di crescita, di confronto, di cambiamento. Come diceva Ippolito di Roma: «Il conflitto è padre di tutte le cose».

L’importante è imparare a gestirli in modo costruttivo, senza aggressività, senza prevaricazione, senza voler avere sempre “l’ultima parola”. Ecco alcuni consigli.

• Esprimere i propri bisogni in modo chiaro e assertivo: dire cosa ci aspettiamo dall’altro, senza accusarlo o colpevolizzarlo. Ad esempio, invece di dire “Sei sempre in ritardo!”, possiamo dire “Mi dispiace quando arrivi in ritardo perché mi sento trascurato/a”.

• Ascoltare il punto di vista dell’altro: cercare di capire le sue ragioni, anche se non le condividiamo. Mettersi nei suoi panni, cercare di vedere la situazione dalla sua prospettiva. Questo non significa dargli ragione, ma semplicemente comprendere il suo punto di vista.

• Cercare un compromesso: trovare una soluzione che soddisfi entrambe le parti, senza che nessuno si senta sconfitto. Negoziare, cedere su alcuni punti, trovare un punto di incontro. A volte, un compromesso può essere la soluzione migliore per uscire da un conflitto in modo costruttivo.

• Imparare a perdonare: lasciare andare il rancore e la rabbia, per ripartire su nuove basi. Il perdono non è dimenticare, ma liberarsi dal peso del passato, dare una nuova possibilità alla relazione. È un gesto di grande forza d’animo, un atto di amore verso se stessi e verso l’altro.

IL FILM

Inside out, Disney-Pixar

«Le emozioni non sono nemiche da combattere, ma amiche da ascoltare». Questo film, che racconta la storia di una bambina e delle sue emozioni (Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura, Disgusto), ci insegna che tutte le emozioni hanno un loro ruolo, anche quelle che ci appaiono negative. La tristezza, ad esempio, ci aiuta a elaborare le perdite, a trovare conforto negli altri, a crescere.

mettiti in gioco

Creazione di un emoji vocabolario. Associa a ogni emozione un’emoji e di spiega le ragioni della tua scelta.

Abbiamo con ciò approfondito il linguaggio delle emozioni, uno strumento fondamentale per comprendere noi stessi e gli altri, per costruire relazioni autentiche e significative. Nelle prossime pagine ci addentreremo nel mondo delle relazioni al tempo dei social, analizzando le opportunità e i rischi della comunicazione digitale.

le relazioni al tempo

dei social

Le due facce della comunicazione digitale

I social media hanno rivoluzionato il modo in cui interagiamo, connettendoci con persone da ogni angolo del globo. Con un semplice clic, possiamo condividere momenti, idee e culture, stringendo nuove amicizie e mantenendo vive quelle esistenti. Tuttavia, questa rivoluzione digitale porta con sé non solo opportunità, ma anche sfide e rischi.

Da un lato, i social media ci permettono di rimanere in contatto con amici e familiari, anche a distanza. Possiamo partecipare a comunità online, scoprire nuove passioni e dare voce alle nostre opinioni. Sono una fonte inesauribile di informazioni e uno strumento potente per promuovere cause sociali. Inoltre, offrono uno spazio per esprimere la nostra creatività e condividere i nostri talenti con il mondo intero.

Dall’altro lato, l’eccessivo utilizzo dei social media può portare alla dipendenza, al cyberbullismo e all’esposizione a contenuti negativi come l’hate speech. La costante ricerca di approvazione e la comparazione con gli altri possono generare insicurezza e isolamento. Inoltre, la diffusione di informazioni false e la perdita di privacy sono rischi sempre presenti.

In conclusione, i social media rappresentano un potente strumento che, se utilizzato con consapevolezza e responsabilità, può arricchire la nostra vita. È fondamentale trovare un equilibrio tra il mondo virtuale e quello reale, proteggendo la nostra privacy e costruendo relazioni autentiche.

IL LIBRO

I social media offrono connessioni globali e creatività, ma richiedono consapevolezza per evitare dipendenze, isolamento e rischi legati alla privacy e alla disinformazione.

Iperconnessi, Jean Marie Twenge

Questo libro esplora l’impatto della tecnologia e dei social media sulla generazione dei nativi digitali. Twenge analizza come l’uso intensivo dei social media possa influenzare la salute mentale, le relazioni e la percezione di sé, portando a un aumento di ansia, depressione e isolamento sociale. Il libro invita a riflettere sul modo in cui interagiamo con la tecnologia e offre suggerimenti per trovare un equilibrio tra l’utilizzo dei social media e la vita reale.

L’identità digitale e la reputazione online riflettono le nostre azioni virtuali; usarle responsabilmente significa proteggere la privacy, riflettere prima di pubblicare e valorizzare le relazioni reali.

PRIVACY

Diritto alla riservatezza e al controllo delle informazioni personali, anche nel mondo digitale.

mettiti in gioco

• In che modo i social media hanno influenzato il tuo modo di interagire con gli altri?

• Pensi che il libro possa aiutarti a rivedere il tuo rapporto con la tecnologia e trovare un maggiore equilibrio?

Identità digitale e reputazione online

Nell’era dei social media, ognuno di noi ha un’identità digitale, un’immagine di sé che si costruisce attraverso i profili social, i post, le foto, i commenti. Questa identità digitale contribuisce a definire la nostra reputazione online, ovvero l’immagine che gli altri hanno di noi nel mondo virtuale.

È importante essere consapevoli del fatto che ogni cosa che pubblichiamo online lascia una traccia, che può avere conseguenze a lungo termine. Un commento offensivo, una foto imbarazzante, un post scritto di impulso possono compromettere la nostra reputazione online e avere ripercussioni negative sulla nostra vita reale.

I social media sono strumenti potenti, che possono essere utilizzati in modo positivo o negativo. Ecco alcuni consigli per un uso responsabile dei social media.

• Essere consapevoli del tempo che si trascorre online: stabilire dei limiti al tempo dedicato ai social media, per evitare di cadere nella trappola della dipendenza.

• Proteggere la propria privacy: fare attenzione alle informazioni che si condividono online, impostare correttamente le impostazioni di privacy dei profili social.

• Pensare prima di pubblicare: riflettere sulle conseguenze di ciò che si scrive o si condivide online. Evitare commenti offensivi, volgari, discriminatori.

• Coltivare le relazioni reali: non trascurare le relazioni: anziché rimanere ore a chattare preferire il reale, l’autentico.

luci e ombre

nelle relazioni 7

Un anonimo ha affermato questo: «Le relazioni più profonde non sono quelle che ci danno tutto ciò che desideriamo, ma quelle che ci mostrano chi siamo veramente».

Le relazioni umane sono un viaggio affascinante e complesso, un intreccio di luci e ombre, di gioie e dolori, di momenti di intensa condivisione e di momenti di profonda solitudine. Non sempre le relazioni ci regalano quello che desideriamo. A volte, ci mettono di fronte a sfide e difficoltà, a delusioni e ferite. Ma è proprio attraverso queste esperienze, anche quelle più dolorose, che possiamo crescere, maturare, scoprire la nostra vera forza. In questo capitolo, esploreremo le “ombre” che possono oscurare le nostre relazioni, analizzando temi come la solitudine, la depressione, l’indifferenza, i vizi capitali.

La solitudine e l’isolamento

Viviamo in un mondo iperconnesso, in cui siamo costantemente bombardati da stimoli, informazioni, messaggi. Eppure, mai come oggi la solitudine sembra essere un’esperienza diffusa, un male oscuro che si insinua nelle nostre vite, minacciando il nostro benessere psicologico. La solitudine non è semplicemente l’essere soli, ma è un sentimento di vuoto, di isolamento, di mancanza di connessione con gli altri.

Le cause della solitudine possono essere molteplici.

• Fattori sociali: la mobilità geografica, la frammentazione delle famiglie, la competizione sociale possono rendere difficile la creazione di legami stabili e duraturi.

• Fattori psicologici: la timidezza, l’insicurezza, la bassa autostima possono impedire di aprirsi agli altri, di cercare il contatto umano.

• Fattori tecnologici: paradossalmente, la tecnologia può contribuire all’isolamento sociale. Trascorrere troppo tempo online può portarci a trascurare le relazioni reali, a preferire il mondo virtuale a quello reale.

IL FILM

Her, Warner Bros. Pictures

Her esplora il tema della solitudine in un futuro prossimo, dove il protagonista, Theodore, sviluppa una relazione sentimentale con un’intelligenza artificiale. Il film affronta i fattori tecnologici e psicologici che possono alimentare l’isolamento sociale, mostrando come la tecnologia, pur offrendo connessioni virtuali, non sempre riesca a sostituire i legami umani reali. Il film invita a riflettere sulle difficoltà di costruire relazioni autentiche in un mondo sempre più dominato dal virtuale.

Le relazioni umane, con luci e ombre, ci offrono crescita anche attraverso difficoltà; la solitudine, causata da fattori sociali, psicologici e tecnologici, minaccia la connessione autentica con gli altri.

La solitudine può avere conseguenze negative sulla salute fisica e mentale, aumentando il rischio di depressione, ansia, malattie cardiache, obesità. È importante non sottovalutare questo problema e cercare di contrastarlo coltivando relazioni significative, partecipando ad attività sociali, cercando il supporto di amici, familiari o professionisti.

La depressione e il disagio giovanile

La depressione è un disturbo dell’umore che si manifesta con tristezza persistente, perdita di interesse per le attività che un tempo piacevano, affaticamento, disturbi del sonno, difficoltà di concentrazione, pensieri negativi, a volte anche con idee di morte. È un problema serio che colpisce persone di tutte le età, ma che è particolarmente diffuso tra gli adolescenti.

Le cause della depressione sono complesse e multifattoriali. Possono includere fattori genetici, biologici, psicologici, sociali.

Tra i fattori di rischio per la depressione in adolescenza, ci sono i seguenti.

Fattori familiari: conflitti familiari, separazione dei genitori, lutti, maltrattamenti.

Fattori sociali: difficoltà scolastiche, bullismo, esclusione sociale, pressioni sociali.

Fattori personali: bassa autostima, insicurezza, perfezionismo, difficoltà a gestire le emozioni.

La depressione può avere un impatto devastante sulla vita dei ragazzi, compromettendo il rendimento scolastico, le relazioni sociali, la salute fisica. È fondamentale riconoscere i segnali della depressione e cercare aiuto professionale. Esistono terapie efficaci che possono aiutare i ragazzi a superare questo disturbo e a riprendere in mano la loro vita.

L’indifferenza e l’egoismo

La solitudine e la depressione, diffuse tra i giovani, minano salute e relazioni, mentre indifferenza ed egoismo indeboliscono il legame sociale; affrontarle richiede attenzione, supporto e impegno.

L’indifferenza è uno dei mali più subdoli del nostro tempo. È la tendenza a non interessarsi agli altri, a non preoccuparsi dei loro problemi, a non sentirsi coinvolti nelle loro sofferenze. L’indifferenza può manifestarsi in molti modi: ignorando chi chiede aiuto, voltando lo sguardo di fronte alle ingiustizie, rimanendo passivi di fronte al dolore degli altri.

L’egoismo è un’altra “ombra” che può oscurare le nostre relazioni. È la tendenza a mettere i propri bisogni e i propri interessi al di sopra di quelli degli altri, a non tenere conto dei loro sentimenti, a non fare nulla per aiutarli. L’egoismo può portare all’isolamento, alla solitudine, alla rottura dei rapporti.

L’antidoto all’indifferenza e all’egoismo è l’empatia, la capacità di mettersi nei panni degli altri, di comprendere i loro bisogni, di condividere le loro emozioni. È l’amore per il prossimo, che ci spinge ad agire per il bene degli altri, a offrire il nostro aiuto, a costruire un mondo più giusto e solidale.

I “vizi” che danneggiano le relazioni

I vizi capitali, come l’invidia, la gelosia, l’ira, sono passioni sregolate che possono avvelenare le nostre relazioni, creando conflitti, sofferenza, rottura dei legami.

• L’invidia è il sentimento di tristezza e di risentimento che si prova per il bene altrui. L’invidioso soffre per il successo, la felicità, la fortuna degli altri, desiderando di avere ciò che loro possiedono. L’invidia può portare alla competizione, al conflitto, alla rottura dei rapporti. Può spingere a comportamenti scorretti, come la calunnia, il sabotaggio, la diffamazione.

• La gelosia è la paura di perdere l’affetto di una persona cara a causa di un rivale. Il geloso è tormentato dal sospetto, dalla diffidenza, dal possesso. La gelosia può portare a comportamenti controllanti, oppressivi, a volte anche violenti.

• L’ira è un’emozione di forte rabbia, di indignazione, di furore. L’iracondo si lascia trasportare dalla rabbia, perdendo il controllo, dicendo o facendo cose di cui poi si pente. L’ira può portare a comportamenti aggressivi, violenti, distruttivi.

Questi “vizi” sono come delle “trappole” che ci impediscono di vivere relazioni sane e autentiche. Per liberarci da queste trappole, è importante coltivare le virtù opposte: la generosità contro l’invidia, la fiducia contro la gelosia, la pazienza contro l’ira. È importante imparare a gestire le proprie emozioni, a comunicare in modo assertivo, a risolvere i conflitti in modo costruttivo.

IL LIBRO

CERCANDO UN SENSO

Rifletti sulle situazioni in cui ti sei sentito solo o hai sperimentato l’indifferenza degli altri. Quali sono state le cause? Quali le conseguenze?

Il piccolo principe, Antoine de Saint-Exupéry

«È il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha reso la tua rosa così importante». Il brano da cui è tratta questa frase ci ricorda che le relazioni richiedono tempo, cura, attenzione. Non possiamo dare per scontato l’affetto delle persone a cui teniamo. Dobbiamo impegnarci a col tivare i nostri legami, a nutrirli con amore, con rispetto, con presenza.

mettiti in gioco

Role-playing. Simulate situazioni di conflitto mettendo in pratica le strategie di gestione dei conflitti apprese.

“Vizi” come invidia, gelosia e ira avvelenano le relazioni, ma coltivare generosità, fiducia e pazienza aiuta a superare queste trappole e a costruire legami autentici.

Quanto affrontato finora ci ha mostrato le “ombre” che possono oscurare le no stre relazioni. Nelle prossime pagine ritroveremo la luce, esplorando la dimensio ne spirituale e religiosa delle relazioni e scoprendo come la fede possa essere una fonte di forza e di speranza nei momenti difficili.

la relazione con l’assoluto 8

Nella lettera agli Ebrei di San Paolo si legge che «la fede è la certezza di ciò che si spera, la convinzione di ciò che non si vede» (Eb 11,1).

La fede è un rapporto di fiducia con Dio, vissuto nell’intimità personale o nella comunità, e si esprime attraverso la preghiera, un dialogo sincero che alimenta il legame con l’Assoluto.

FEDE

Atto di fiducia e adesione personale a una realtà divina o a valori spirituali.

Finora abbiamo esplorato le relazioni umane nelle loro diverse sfaccettature: la dimensione etica dell’incontro con l’altro, il linguaggio delle emozioni, le opportunità e i rischi della comunicazione digitale, le luci e le ombre che si intrecciano nei nostri legami. Ma esiste un’altra dimensione delle relazioni, altrettanto importante, che spesso rimane nascosta, come una sorgente sotterranea che alimenta la nostra vita interiore: la relazione con l’Assoluto, con il Mistero che sta all’origine di tutte le cose, con Dio. Per molti, la fede è un’esperienza personale e intima, un dialogo silenzioso con il divino, una ricerca di senso che va oltre la realtà visibile. Per altri, la fede si esprime nella partecipazione a una comunità religiosa, nella condivisione di riti e tradizioni, nel sostegno reciproco. Qualunque sia la forma che assume, la fede può essere una forza potente che illumina il nostro cammino, che ci sostiene nei momenti difficili, che ci ispira a vivere relazioni più autentiche e profonde.

La fede come relazione di fiducia con Dio

La fede non è solo un insieme di credenze o di dogmi, ma è prima di tutto una relazione, un legame di fiducia con Dio. Come in ogni relazione, anche nella relazione con Dio ci sono momenti di vicinanza e momenti di lontananza, momenti di luce e momenti di oscurità, momenti di gioia e momenti di dubbio. Ma la fede, come l’amore, si nutre di fiducia, di speranza, di abbandono. Immaginate un bambino che si affida alle braccia del padre, sicuro di essere protetto e amato. La fede è un po’ come questo affidamento, questa fiducia incondizionata in un Amore più grande di noi, che ci accompagna e ci sostiene in ogni momento della nostra vita.

La preghiera come dialogo con l’Assoluto

La preghiera è il linguaggio della fede, il filo invisibile che ci unisce a Dio. È un dialogo intimo e personale, un momento di raccoglimento in cui si può aprire il proprio cuore, esprimere i propri desideri, le proprie paure, le proprie speranze. La preghiera può assumere diverse forme: può essere una lode gioiosa, una supplica accorata, un ringraziamento silenzioso, una meditazione profonda. Non ci sono formule magiche o parole speciali. L’importante è la sincerità del cuore, il desiderio di entrare in contatto con Dio.

Il perdono e la riconciliazione

Il perdono è uno dei temi centrali di molte tradizioni religiose. È un atto di grande amore, un gesto di liberazione che ci permette di superare il rancore, la rabbia, il desiderio di vendetta. Perdonare non significa dimenticare o giustificare il male subito, ma significa liberarsi dal peso del passato, aprirsi alla possibilità di una nuova relazione, ricostruire ponti di comunicazione. Nelle relazioni umane, il perdono è essenziale per sanare le ferite, per ricucire gli strappi, per ripartire su nuove basi. Ma il perdono non è sempre facile. Richiede umiltà, coraggio, a volte anche un lungo cammino interiore. Ma il frutto del perdono è la pace del cuore, la riconciliazione con se stessi e con gli altri.

L’amore al prossimo come espressione della fede

«Ama il prossimo tuo come te stesso». Questo comandamento, che troviamo nel Vangelo di Marco (12,29-31) è comune a molte religioni ed è il fondamento di una vita di fede autentica. L’amore per il prossimo non è un’opzione, ma una conseguenza naturale della fede. Se si crede in un Dio che è Amore, non si può non amare i propri fratelli e sorelle, creature dello stesso Padre. L’amore per il prossimo si esprime in tanti modi: nella compassione verso chi soffre, nella solidarietà verso chi è nel bisogno, nell’accoglienza verso chi è diverso da noi, nel rispetto per ogni forma di vita. È un amore che non fa distinzioni di razza, di religione, di cultura, di orientamento sessuale. È un amore universale, che abbraccia tutta l’umanità.

La fede come forza nei momenti difficili

La vita non è sempre facile. Ci sono momenti in cui ci sentiamo smarriti, fragili, soli. Momenti in cui il dolore, la delusione, la paura ci sembrano insormontabili. In questi momenti, la fede può essere una roccia a cui aggrapparsi, una luce che illumina il cammino, una forza che aiuta a rialzarsi.

La fede non ci risparmia la sofferenza, ma dona la forza per affrontarla, per trovare un senso anche nelle prove più dure. Ricorda che non si è soli, che un Amore più grande accompagna e sostiene.

mettiti in gioco

Crea un’opera d’arte con la tecnica grafica che preferisci che rappresenti il tema della fede e delle relazioni, oppure componi una canzone che esprima il valore dell’amore nelle relazioni.

CERCANDO UN SENSO

Rifletti su come puoi mettere in pratica l’amore per il prossimo nella tua vita quotidiana. In quale occasione recente hai avuto l’opportunità di mostrare compassione o solidarietà verso qualcuno? Come ti sei sentito dopo?

Questo capitolo ci ha introdotto alla dimensione spirituale e religiosa delle relazioni. Nel prossimo capitolo, concluderemo il nostro percorso riflettendo sulla responsabilità, sulla libertà, sull’impegno per costruire un mondo più giusto e solidale.

La responsabilità dà senso alla libertà, invitandoci a scegliere con consapevolezza e attenzione agli altri, come nel volontariato, che trasforma l’impegno in solidarietà e giustizia.

responsabilità e impegno

Nel nostro viaggio alla scoperta delle relazioni, abbiamo esplorato diverse dimensioni: l’incontro con l’altro, le emozioni, la comunicazione, le sfide e le opportunità del mondo digitale, la dimensione spirituale.

Ora, giunti all’ultima tappa del nostro percorso, ci concentriamo su un tema cruciale: la responsabilità. Essere responsabili significa rispondere delle proprie azioni, assumersi le conseguenze delle proprie scelte, agire con consapevolezza e attenzione verso gli altri. Ma la responsabilità non è un peso da sopportare, bensì un’opportunità per esprimere la nostra libertà, per dare un senso alla nostra vita, per contribuire a costruire un mondo migliore.

IL FILM

L’attimo fuggente, Touchstone Pictures

Questo celebre film esplora il tema della responsabilità attraverso la figura di un insegnante, John Keating, che ispira i suoi studenti a vivere in modo autentico e consapevole, assumendosi la responsabilità delle proprie scelte. Il film mette in luce come la libertà e la responsabilità siano strettamente collegate, e invita i giovani a rispondere non solo per le proprie azioni, ma anche per il modo in cui scelgono di vivere e di affrontare il mondo.

La libertà come capacità di scegliere responsabilmente

Spesso associamo la libertà all’idea di “fare ciò che si vuole”, senza limiti né vincoli. Ma la vera libertà non è assenza di regole, bensì la capacità di scegliere in modo consapevole, tenendo conto delle conseguenze delle nostre azioni, sia per noi stessi che per gli altri. La libertà è un dono prezioso, ma anche una grande responsabilità.

Immaginate di avere davanti a voi due strade: una facile, comoda, che vi porta a soddisfare i vostri desideri immediati, senza pensare alle conseguenze; l’altra più impegnativa, che richiede sforzo e sacrificio, ma che vi conduce verso una meta più alta, un bene più grande. La libertà è la capacità di scegliere quale strada percorrere, sapendo che ogni scelta comporta delle responsabilità.

Il volontariato come attenzione agli altri

Il volontariato è una forma concreta di impegno che nasce dalla libertà di scegliere di dedicare parte del proprio tempo e delle proprie energie al servizio degli altri. È un’esperienza che arricchisce chi la fa e chi la riceve, creando legami di solidarietà, promuovendo la giustizia sociale, contribuendo a costruire un mondo più umano.

Le motivazioni che spingono al volontariato possono essere diverse.

• Il desiderio di aiutare gli altri: molte persone si avvicinano al volontariato perché sentono il bisogno di fare qualcosa di concreto per chi è in difficoltà, per chi soffre, per chi è escluso.

• La voglia di mettersi in gioco: il volontariato è un’occasione per sperimentare se stessi, per scoprire nuove capacità, per superare i propri limiti.

• Il bisogno di dare un senso alla propria vita: in un mondo che spesso ci appare superficiale e egoista, il volontariato può essere un modo per trovare un senso profondo all’esistenza, per sentirsi parte di qualcosa di più grande.

LA CANZONE

Man in the mirror, Michael Jackson

Questa canzone invita all’introspezione e alla responsabilità personale nel migliorare il mondo, sottolineando l’importanza di fare la differenza attraverso azioni concrete, anche attraverso il volontariato. Il testo parla della necessità di cambiare se stessi per poter cambiare il mondo, riflettendo sull’idea che aiutare gli altri inizi da una decisione personale e da un impegno attivo.

Le esperienze di volontariato sono molteplici e variegate: dall’assistenza agli anziani e ai disabili, al sostegno ai bambini e agli adolescenti in difficoltà, dalla tutela dell’ambiente alla promozione dei diritti umani. Ognuno può trovare l’ambito che più si addice alle proprie inclinazioni e alle proprie competenze.

Costruire un mondo più giusto e solidale

La responsabilità e l’impegno non si limitano alla sfera privata delle nostre relazioni. Si estendono anche alla dimensione pubblica, alla costruzione di una società più giusta e solidale. Viviamo in un mondo caratterizzato da grandi disuguaglianze, ingiustizie, conflitti. Spesso ci sentiamo impotenti di fronte a questi problemi, ma non dobbiamo rassegnarci. Ognuno di noi, nel suo piccolo, può fare la differenza.

Possiamo impegnarci in diverse direzioni.

• Promuovere la giustizia sociale informandoci sui problemi del mondo, sostenendo organizzazioni che si battono per i diritti umani, partecipando a iniziative di solidarietà.

• Tutelare l’ambiente adottando comportamenti ecosostenibili, riducendo il nostro impatto ambientale, promuovendo uno stile di vita più rispettoso della natura.

• Diffondere una cultura di pace contrastando la violenza, l’intolleranza, la discriminazione, promuovendo il dialogo, l’accoglienza, la solidarietà.

CERCANDO UN SENSO

• Quali azioni concrete puoi fare nel tuo quotidiano per promuovere la giustizia sociale, la tutela dell’ambiente o una cultura di pace?

• In che modo pensi che il tuo impegno personale possa fare la differenza, anche su piccola scala?

• Esplora una causa che ti sta a cuore e pensa a come puoi sostenere attivamente questa causa, sia a livello locale che globale.

coltivare relazioni autentiche 10

A conclusione di questo percorso alla scoper ta delle relazioni possiamo tirare alcune con clusioni. Abbiamo compiuto un viaggio ha condotto attraverso territori diversi:

1. abbiamo incontrato l’altro nel suo volto e nella sua irriducibile differenza;

2. ci siamo addentrati nel labirinto delle emozioni;

Le relazioni sono il cuore della vita, richiedono impegno, ascolto e responsabilità, nutrendo la nostra umanità e guidandoci verso amore, solidarietà e crescita personale.

3. abbiamo navigato nel mare agitato della municazione digitale;

4. abbiamo affrontato le luci e le ombre intrecciano nei nostri legami;

5. ci siamo aperti alla dimensione spirituale della relazione con l’Assoluto

Che cosa abbiamo imparato da questo viag gio? Prima di tutto, che le relazioni sono il cuore pulsante della nostra vita, la linfa vitale che ci nutre e ci fa crescere. Sono lo specchio in cui ci riflettiamo, la palestra in cui mettiamo alla prova noi stessi, il terreno fertile in cui coltiviamo la no stra umanità.

Ma le relazioni non sono un dono che ci viene conces so senza sforzo. Richiedono impegno, cura, attenzione. Richiedono la capacità di ascoltare, di comprendere, di perdonare. Richiedono la coraggio di mettersi in gioco, di affrontare i conflitti, di superare le difficoltà. Abbiamo scoperto che la libertà non è fare ciò che si vuole, ma scegliere in modo responsabile, tenendo con to delle conseguenze delle nostre azioni. Che la fede può essere una bussola che ci orienta nel cammino, una fonte di forza nei momenti difficili, un invito all’amore e alla solidarietà. E ora quindi, quale direzione prendere? Quali semi piantare nel terreno fertile delle nostre relazioni? Ecco alcuni consigli che scaturiscono proprio da quanto abbiamo approfondito.

AUTENTICO

Vero e sincero, privo di falsità o maschere, specialmente nelle relazioni.

• Coltivare relazioni autentiche: cercare legami basati sulla sincerità, sulla fiducia, sul rispetto reciproco. Non accontentarsi di relazioni superficiali, ma investire tempo ed energie per costruire legami profondi e significativi.

• Essere presenti agli altri: ascoltare con attenzione, cercare di capire il loro punto di vista, offrire il proprio sostegno. Non essere indifferenti al dolore e al bisogno degli altri.

• Comunicare in modo efficace: esprimere i propri sentimenti con chiarezza e rispetto, gestire i conflitti in modo costruttivo. Utilizzare la tecnologia con saggezza, senza lasciarsi dominare da essa.

Essere responsabili delle proprie scelte: agire con consapevolezza, tenendo conto delle conseguenze delle proprie azioni. Non avere paura di impegnarsi

Nutrire la propria dimensione spirituale: cercare un senso profondo alla propria esistenza, aprirsi alla relazione con l’Assoluto.

Le relazioni sono un dono prezioso, ma anche una sfida continua: non avere paura di amare, di donare, di perdonare. È nelle relazioni che si trova la propria vera identità, la propria felicità, il propria compimento.

mettiti in gioco

Rifletti su uno di questi consigli e applicalo alla tua vita quotidiana.

• Quale di questi suggerimenti ti sembra più rilevante per migliorare le tue relazioni?

• Prova a scegliere una relazione in cui vuoi investire di più. Come potresti essere più autentico, presente o responsabile in quel rapporto?

• Scrivi una breve riflessione su come, nei prossimi giorni, puoi fare un passo concreto per migliorare la qualità delle tue relazioni, sia con gli altri che con te stesso.

PROFONDITÀ

SELEZIONA LA RISPOSTA CHE SECONDO TE È CORRETTA

1 Secondo Aristotele, perché l’uomo è definito “animale sociale”?

A Perché dipende dalla natura per sopravvivere.

B Perché ha bisogno di relazioni per crescere e realizzarsi.

C Perché vive in città organizzate.

D Perché è guidato solo dall’istinto.

2 Cosa rivela l’incontro con l’altro, secondo Emmanuel Levinas?

A L’importanza dell’autosufficienza.

B La nostra responsabilità nei confronti degli altri.

C L’isolamento sociale dell’uomo.

D La necessità di evitare il confronto.

3 Qual è il ruolo dell’ossitocina nelle relazioni umane?

A Provoca ansia e stress.

B Favorisce la fiducia e rafforza i legami.

C Causa reazioni di paura.

D Riduce la memoria emotiva.

4 Come Paul Ricoeur descrive l’identità personale?

A Come un dato immutabile.

B Come una storia in continua evoluzione, arricchita dalle relazioni.

C Come una ricerca di autosufficienza.

D Come una questione di patrimonio genetico.

RISOLVI IL CRUCIPUZZLE E SCOPRI LA FRASE NASCOSTA

Cerca nel crucipuzzle le seguenti parole:

ANIMALE

IDENTITÀ LEVINAS RELAZIONI RICOEUR

Soluzione:

5 Che cosa ci insegna l’intelligenza emotiva nelle relazioni?

A A controllare completamente le emozioni.

B A difenderci dalle emozioni degli altri.

C A riconoscere e gestire le proprie emozioni e comprendere quelle altrui.

D A evitare le emozioni nei momenti difficili.

6 Qual è il contributo di Paul Ricoeur alla comprensione delle relazioni umane?

A Le relazioni non influiscono sull’identità personale.

B Le relazioni ci aiutano a costruire e comprendere la nostra identità.

C L’identità personale è indipendente dalle esperienze relazionali.

D Le relazioni sono solo un riflesso dei nostri bisogni istintivi.

LEGGI E INDICA SE È VERO O FALSO

1 La nostra identità si forma esclusivamente attraverso il confronto con gli altri.

2 Le relazioni possono essere fonte sia di gioia che di sofferenza.

3 Il linguaggio delle emozioni non ha alcun impatto sulle relazioni umane.

4 La solitudine sociale può avere conseguenze negative sulla salute psicofisica.

5 La fede offre una cornice di senso che può arricchire l’esperienza delle relazioni umane.

STUDIO DI UN CASO

La scelta di Sara nell’aiutare un compagno

Sara è una studentessa molto riservata e ama lavorare da sola. Un giorno, durante un progetto scolastico di gruppo, si rende conto che uno dei suoi compagni, Marco, è in difficoltà e sembra escluso dal gruppo. Marco è abbastanza timido e non interviene molto durante le lezioni. Sara si trova davanti a una scelta: potrebbe ignorare la situazione, concentrandosi sul suo lavoro, oppure fermarsi ad ascoltare Marco e cercare di coinvolgerlo.

Sara ricorda le lezioni sull’importanza delle relazioni umane e sull’appello etico di Levinas, che invita a non voltarsi dall’altra parte quando l’altro ci interpella.

Cosa potrebbe fare Sara per rispondere all’appello di Marco? In che modo le sue scelte possono influenzare il benessere del gruppo e il suo rapporto con Marco?

ORIZZONTI DI CITTADINANZA Educazione

1 L’UOMO, ESSERE SOCIALE

• Dividi un foglio in due colonne. In una colonna, scrivi i principali legami sociali che coltivi (famiglia, amici, scuola, attività sportive). Nella seconda colonna, descrivi brevemente come ciascuno di questi legami contribuisce al tuo benessere e alla tua crescita personale.

• Confronta le tue riflessioni con i compagni e valuta insieme come le relazioni umane influenzano la vita di ciascuno. Quali sono, secondo voi, i valori che rendono una comunità più unita e solidale?

2 IL VOLTO DELL’ALTRO COME APPELLO ALLA RESPONSABILITÀ

• Immaginate di incontrare una persona in difficoltà e discutete, in piccoli gruppi, come potreste rispondere a questa situazione. Ogni gruppo presenta alla classe il modo in cui intende supportare l’altro.

• Scrivete un breve testo in cui spiegate come il “volto dell’altro” e il suo bisogno di aiuto vi spingano a riflettere sulla responsabilità che ognuno ha nei confronti della comunità.

3 IDENTITÀ E RELAZIONI

• Scrivi una breve “storia di identità” in cui descrivi un momento importante che ha contribuito a definire chi sei oggi. Descrivi come l’influenza di un amico, di un familiare o di un insegnante abbia inciso su di te.

• Leggi la tua storia ai compagni. Insieme, riflettete su come le persone attorno a noi, con le loro diversità e visioni, contribuiscano alla costruzione della nostra identità.

1 CONOSCI IL MONDO DENTRO TE

Esplora le tue relazioni e il modo in cui ti definiscono

Rispondi alle seguenti domande.

• Quali sono le relazioni più importanti della tua vita? In che modo pensi che ti abbiano aiutato a crescere o a definire la tua identità?

• Ricorda una situazione in cui hai provato gioia o sofferenza a causa di una relazione. Come hai gestito quelle emozioni?

• Quali qualità credi che le persone a te vicine apprezzino in te? E tu, cosa apprezzi di più negli altri?

Dopo aver scritto le risposte, confrontati con un compagno. Notate somiglianze o differenze nei vostri modi di relazionarvi? Questo esercizio vi aiuta a comprendere meglio il vostro modo di vivere le relazioni, il ruolo delle emozioni e come queste influenzino le scelte future.

2 CONOSCI IL MONDO ATTORNO A TE

Esplora i ruoli professionali che richiedono capacità relazionali

Dividetevi in gruppi e scegliete un settore lavorativo in cui le competenze relazionali siano particolarmente importanti, come l’assistenza sociale, l’istruzione, la psicologia o la gestione delle risorse umane.

• Ogni gruppo esplora le caratteristiche del lavoro scelto e cerca di identificare le competenze relazionali necessarie (come empatia, ascolto, capacità di risoluzione dei conflitti).

• Condividete le vostre scoperte con la classe, spiegando come le capacità relazionali contribuiscano al successo professionale in quel campo.

Questa attività vi aiuta a comprendere l’importanza delle competenze sociali e relazionali in vari ambiti lavorativi, e come queste possano essere sviluppate attraverso l’esperienza e la pratica.

VERSO ORIZZONTI FUTURI

orIZZONTI DIGITALI INTELLIGENZA ARTIFICIALE

1 SPERIMENTA L’IA

Costruisci un “albero delle relazioni”

Utilizzate un’applicazione di Intelligenza Artificiale per creare una mappa visiva a forma di albero che rappresenti il vostro “albero delle relazioni”, una modalità visiva che mostri l’importanza dei legami nella vostra vita. Le radici rappresenteranno le persone o i valori fondamentali che vi sostengono, mentre i rami simboleggeranno i diversi tipi di relazioni che coltivate: amici, familiari, compagni di scuola, insegnanti.

Fasi dell’attività

1 Riflettete sui vostri legami: pensate alle persone significative nella vostra vita e al ruolo che hanno nel sostenervi e nel farvi crescere. Considerate come ognuna di queste relazioni contribuisce a “nutrire” il vostro albero, proprio come le radici fanno con un albero reale.

2 Disegnate il vostro albero: create, tramite l’IA, una rappresentazione visiva del vostro albero delle relazioni. Potete far aggiungere elementi come colori o simboli per rappresentare le emozioni o i valori che ogni legame porta nella vostra vita (ad esempio, il colore verde per l’amicizia o il blu per la fiducia).

3 Condividete e confrontate: una volta completato, presentate il vostro albero alla classe e spiegate cosa rappresentano i vari elementi. Ascoltate anche le riflessioni degli altri, confrontando le diverse prospettive sul valore delle relazioni.

Domande guida

• Quali relazioni costituiscono le “radici” del vostro albero? Perché?

• Come rappresentereste le relazioni di amicizia e fiducia?

• Cosa avete scoperto riflettendo sulle persone che hanno un ruolo nella vostra vita?

Suggerimento input all’IA

“Crea un’immagine schematica (mappa) di un albero che rappresenti le mie relazioni. Le radici indicano i legami più importanti che mi sostengono, mentre i rami simboleggiano le altre relazioni nella mia vita, come amici, compagni di scuola, familiari”.

2 RIFLETTI SULL’ESPERIENZA FATTA

Può l’IA rappresentare davvero i nostri legami?

Dividete la classe in piccoli gruppi (3-4 persone). Ogni gruppo rifletterà sull’albero delle relazioni generato con l’IA, discutendo se e come l’IA è riuscita a rappresentare in modo autentico l’importanza dei legami e dei valori che ciascun rapporto porta con sé.

Discussione in gruppo

Analizzate l’immagine del vostro albero delle relazioni e confrontate i vari simboli e colori utilizzati. Ogni gruppo dovrebbe identificare i seguenti aspetti.

• Aspetti positivi: in che modo l’IA è stata utile per rappresentare i legami significativi della vostra vita? L’albero ha aiutato a visualizzare i rapporti in modo chiaro e coinvolgente? Ci sono elementi che vi hanno colpito particolarmente?

• Zone d’ombra o perplessità: ci sono stati aspetti della rappresentazione che vi sono sembrati inadeguati o poco personali? Pensate che l’IA abbia mostrato limiti nel trasmettere l’intensità e il significato emotivo di alcune relazioni?

Domande guida

• Quali radici rappresentano le relazioni più profonde e perché le avete scelte?

• In che modo i simboli e i colori hanno contribuito a esprimere il valore di ciascun legame?

• Che cosa avete scoperto sulle vostre relazioni riflettendo in questo modo?

Mappa delle relazioni e dei valori

Ogni gruppo crea una scheda che elenca i principali valori e le emozioni associati ai vari legami rappresentati nell’albero. La scheda può includere brevi spiegazioni sui simboli e i colori scelti per ciascun tipo di relazione.

Condivisione di gruppo

• Ogni gruppo condivide la propria mappa delle relazioni e dei valori con la classe, discutendo come ciascuno ha rappresentato le proprie connessioni personali.

• La classe riflette insieme sui temi comuni e sulle differenze nella percezione delle relazioni, confrontando come i legami fondamentali influenzano la crescita di ciascuno.

Conclusioni

Dopo le riflessioni individuali e di gruppo, discutete insieme.

• Quali aspetti dell’uso dell’IA vi hanno aiutato a visualizzare meglio le relazioni importanti nella vostra vita?

• Come pensate che l’IA possa essere migliorata per rappresentare in modo più personale e autentico la sfera delle relazioni?

Contenuti digitali della sezione

AREA biblico teologica 5 Antico Testamento: La salvezza dentro la storia

Conoscenze

Comprendere la struttura della Bibbia come insieme di libri sacri, le sue diverse tipologie di testi e il significato della Rivelazione. Conoscere i principali generi letterari presenti nella Bibbia e il processo di formazione del testo sacro.

Abilità

Saper leggere e interpretare i testi biblici, distinguendo i vari generi letterari e riconoscendo il valore simbolico e storico della Scrittura. Utilizzare la Bibbia come riferimento per riflettere sulle domande fondamentali dell’esistenza umana.

Competenze

Sviluppare la capacità di comprendere il messaggio biblico nel contesto della fede e della tradizione, integrando le riflessioni spirituali con il significato teologico delle Scritture. Essere in grado di comprendere come gli insegnamenti della Bibbia possono essere applicati alla vita quotidiana.

SOMMARIO

1 I misteri nascosti nella Bibbia, 140

2 Un libro pieno di storie, 141

3 Un libro “ispirato”, 142

4 Come si è formata la Bibbia, 144

5 Come si legge la Bibbia, 146

6 Abramo, l’amico di Dio, 147

7 La nascita di un popolo, 148

8 Sotto il segno di un’alleanza, 150

9 Mosè, la sfida all’Egitto, 152

10 Finalmente liberi, 154

11 I giudici, uomini di guerra e pace, 156

12 Vogliamo un re, 158

13 I profeti, uomini che parlano con Dio, 160

14 Tra esilio e liberazione, 163

15 Adamo ed Eva: L’idea di Dio sull’uomo, 166

16 Il male entra nel mondo, 169

ATTIVITÀ DI VERIFICA Sguardi in profondità, 170 EDUCAZIONE CIVICA

Orizzonti di cittadinanza, 172

ORIENTAMENTO Verso orizzonti futuri, 173

INTELLIGENZA ARTIFICIALE Orizzonti digitali, 174

L’ORIZZONTE IN MAPPA

UN LIBRO SACRO

La Bibbia è una raccolta di 73 libri, divisi in Antico e Nuovo Testamento.

Il racconto di Adamo ed Eva rivela il progetto originario di Dio sull’uomo, creato a sua immagine. 1. 7. 3. 5. 8. 2. 4. 6.

GENERI LETTERARI

Nella Bibbia troviamo generi diversi di scrittura: poesia, storia, sapienza e profezia.

UNA RIVELAZIONE DIVINA

La Bibbia racconta la rivelazione di Dio agli uomini, un dialogo d’amore e salvezza.

ISPIRAZIONE

I testi biblici sono ispirati da Dio e contengono la verita per la fede e la morale.

UN PIANO DI SALVEZZA

CANONE BIBLICO

Il numero dei libri della Bibbia si è formato attraverso secoli di tradizione e discernimento.

LINGUE DELLA BIBBIA

I libri della Bibbia sono stati scritti in ebraico, aramaico e greco.

DA ABRAMO A MOSÈ

Dio guida il popolo di Israele attraverso Abramo, Mosè e i profeti, liberandolo e rivelando il suo piano di salvezza.

IL PROGETTO DI DIO SULL’UOMO

1 i misteri nascosti nella bibbia

Prendi in mano un album di foto di quando eri piccolo, ti viene da sorridere, vero? “Guarda che piccolo! Guarda mamma come era vestita!” Non ti stanchi mai di guardare, ricordare, rivivere momenti belli e magari altri che ti tornano alla mente meno gioiosi.

Non siamo nati da soli; non è stato merito nostro. Le foto ci fanno ricordare che per venire al mondo sono serviti un papà e una mamma. L’origine della mia vita mi dovrebbe ricordare continuamente che nulla si può fare da soli.

La Bibbia, chiamata anche “Sacra Scrittura”, è come uno scrigno ricco di tesori spirituali e culturali. Riflettere sulla sua origine, contenuto e attualità ci aiuta a comprenderne il valore per la nostra vita e per la società.

Certo, ora ti vengono in mente una montagna di cose che fai da solo, ma a pensarci bene, non c’è nulla che non sia collegato in qualche modo ad altri. L’insegnamento della religione, ad esempio, da dove ha origine? Cosa vuole dimostrare all’interno della scuola? Il tuo insegnante certamente ti darà una risposta soddisfacente, ma in questa sezione del nostro percorso vogliamo andare alle radici della religione che in Italia registra maggiori consensi.

Parleremo della Bibbia, detta anche “la Sacra Scrittura”. Questa parola potrebbe farti paura e suscitare atteggiamenti di rifiuto, ti vedi un libro grosso, scritto in piccolo e magari impolverato. Fermati, sarà come aprire uno scrigno pieno di tesori che hanno arricchito la vita di tanti uomini e donne e li hanno resi migliori. Apriamolo piano piano e cerchiamo di scoprirne i segreti. Facciamoci anzitutto alcune domande. Anzi, potete voi stessi porle al vostro insegnante scrivendole alla lavagna o con altri mezzi.

Alcune potrebbero essere:

• Cosa c’è scritto nella Bibbia? Ma è tutto vero quello che c’è scritto? Chi me lo garantisce?

• Chi l’ha scritta? Dove e quando?

• È vero che contiene anche delle poesie e delle storie fantastiche?

• È necessario studiarla? Ha qualcosa da dire anche a noi, oggi?

mettiti in gioco

Prendi un momento per riflettere su quanto sia importante il legame con gli altri, che emerge anche dalle tue esperienze più personali, come sfogliare un album di foto.

• Ripensa a un momento della tua infanzia che ti lega a una persona speciale. Come ha influenzato la tua vita oggi?

• Scrivi una riflessione su come l’origine delle cose che fai, compreso lo studio della religione, possa collegarsi agli altri e all’importanza della comunità.

• Pensa a una delle domande proposte sulla Bibbia e prova a scrivere la tua risposta, basandoti su ciò che sai o sulle tue impressioni personali.

un libro pieno di storie

Parlando di Bibbia cristiana ci riferiamo a un libro, ma in realtà, forse lo ricordiamo, si tratta di una raccolta di 73 libri, scritti da autori diversi e in epoche diverse, probabilmente dal 1050 a.C. fino al 100 a.C. (in circa 900 anni).

Si divide in Antico Testamento (A.T.) che racconta la storia del popolo di Israele fino a prima della venuta di Gesù (46 libri) e in Nuovo Testamento (N.T.) che riporta la vita di Gesù, la storia della Chiesa nascente, le lettere di più autori e l’Apocalisse (27 libri).

Da questo si capisce che uomini di cultura hanno voluto raccontare delle storie che sono state significative per un popolo, il popolo di Israele che si definisce popolo di Dio che è vissuto, pellegrinando, nei pressi dell’attuale Medio Oriente. È la storia di un popolo che lungo gli anni ha maturato un rapporto con Dio che si è rivelato prima di tutti ad Abramo. Gli autori ci tengono sempre a dire che è Dio il protagonista della loro storia, un Dio “personale” che lungo i tempi educa il suo popolo ad una relazione del tutto particolare con lui.

Come è possibile che Dio parli all’uomo? Nelle religioni antiche molto spesso è sempre l’uomo che cerca Dio, che se lo immagina ed elabora come frutto di sapienza umana, una religione che diventa condivisa e punto di riferimento per un popolo. La religione ebraica, cristiana e musulmana affermano invece di basarsi su una comunicazione diretta da parte di una divinità agli esseri umani. Vi è un termine che esprime in modo autentico questo dialogo tra Dio e l’uomo che è il termine “rivelazione”. Cosa significa?

Nella Bibbia il termine “rivelazione” ha un significato profondo e che tocca molteplici aspetti. Deriva dal greco apokàlypsis (apocalisse), che significa “scoprimento” o “svelamento”. Possiamo considerarlo come un processo attraverso il quale Dio si manifesta agli esseri umani, rivelando il suo volere allo scopo di migliorare la qualità di vita di ogni uomo. La rivelazione biblica è vista come un atto di amore e misericordia di Dio, che desidera comunicare con l’umanità rendendola partecipe del suo piano di salvezza. Non si rivela solo con parole ma anche con segni, incontri e fatti straordinari. Questo concetto è centrale nella fede cristiana e si manifesta soprattutto attraverso la persona di Gesù Cristo. Leggi cosa dice a proposito un autorevole documento del Concilio Vaticano II.

«Con questa rivelazione Dio invisibile nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi, per invitarli e ammetterli alla comunione con sé. Questa economia della Rivelazione comprende eventi e parole intimamente connessi, in modo che le opere, compiute da Dio nella storia della salvezza, manifestano e rafforzano la dottrina e le realtà significate dalle parole, mentre le parole proclamano le opere e illustrano il mistero in esse contenuto». (Dei Verbum, n. 2)

La Bibbia è una raccolta di 73 libri che narra il rapporto unico tra Dio e l’umanità, basato sulla rivelazione, ovvero il svelamento del suo amore e del suo piano di salvezza attraverso parole, segni e fatti straordinari.

CERCANDO UN SENSO

• Ti sei mai chiesto come una raccolta di testi così antica possa ancora essere significativa oggi?

La Chiesa, attraverso il magistero guidato dallo Spirito Santo, garantisce che i testi biblici siano autentiche espressioni della rivelazione divina, frutto dell’ispirazione divina degli autori sacri e senza errori in ciò che riguarda la fede e la morale.

un libro “ispirato”

Chi garantisce se un testo scritto nella Bibbia è davvero espressione della “rivelazione divina”?

Nella tradizione cristiana, la garanzia che un testo sia rivelato da Dio viene principalmente dal magistero della Chiesa. Il magistero è l’autorità della Chiesa, composta dal Papa e dai vescovi, che ha il compito di interpretare autenticamente la Parola di Dio, sia scritta che trasmessa. Il magistero è frutto dello studio rigoroso di uomini di fede e studiosi delle scritture, uomini colti che applicano criteri scientifici ad ogni teso letterario affinché venga riconosciuto come autentico e non contraddittorio rispetto a tutta la Sacra Scrittura. Il magistero ha il compito di custodire, interpretare e insegnare questa rivelazione in modo autorevole, nel senso che tutti i membri della Chiesa possano ritrovarsi. Questo processo include la definizione dei libri canonici della Bibbia, libri riconosciuti come ispirati da Dio e quindi parte della rivelazione divina (si vedrà meglio più avanti).

Gli autori che hanno scritto i racconti biblici sono dunque “ispirati”? Sì, ma c’è ispirazione e ispirazione. Non si tratta di un’ispirazione momentanea nel senso usuale del temine, si tratta di una “ispirazione divina”. La Chiesa cattolica insegna, infatti, che gli autori biblici sono stati ispirati da Dio nel momento in cui hanno scritto i testi sacri, in modo che tutto ciò che è stato scritto rifletta la verità divina senza errori in ciò che riguarda la fede e la morale.

Quando durante la Messa si ascolta una lettura, infatti, il lettore termina sempre con l’espressione: “Parola di Dio”. San Paolo nella Seconda lettera a Timoteo (3,16) sottolinea: «Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio».

La Chiesa crede dunque che lo Spirito Santo come ha ispirato gli autori delle Sacre Scritture, continui a guidare il magistero nella sua opera di interpretazione e insegnamento, garantendo così che la rivelazione divina sia compresa correttamente e trasmessa fedelmente. L’Ispirazione non è, tuttavia, una esperienza che hanno fatto solo gli autori sacri, lo Spirto Santo continua ad ispirare tutti coloro che con fede si accostano alle Sacre Scritture e intendono capirle.

LA CANZONE

Ogni mia parola, Gen Verde

Ascolta come, da un punto di vista prettamente di credente cristiano, si consideri la Bibbia, Parola di Dio, come qualcosa di vivo che opera nelle persone e le trasforma. La metafora usata è quella della pioggia e la neve che fanno germogliare la terra.

Quindi, ci si potrebbe chiedere: tutti i racconti nella Bibbia sono ispirati, cioè “veri”? Sono eventi successi veramente? La Bibbia riporta testi di generi diversi e lingue diverse:

• quando gli autori vogliono dare un insegnamento attraverso un racconto, usano il genere sapienziale;

• quando vogliono raccontare un evento importante del popolo d’Israele usano il genere storico;

• se devono esprimere i sentimenti di una popolazione fanno uso del la poesia;

• se devono dare norme di comportamento usano il genere normativo;

• quando interpretano la voce di Dio per richiamare, denunciare, esortare il suo popolo, usano il genere profetico;

• se devono lasciare delle testimonianze scritte o esortazioni usano il genere epistolare

Così come facciamo noi, gli autori biblici usano linguaggi diversi per dare risalto alle cose che vogliono comunicare. Questi stili di scrittura diversi si chiamano generi letterari e sono utilizzati dagli autori biblici per esprimere la Parola di Dio in modi differenti.

Si può dunque concludere che il concetto di “verità” nella Bibbia non è da riferirsi ad una verità prettamente storica, ma anche simbolica, poetica, etica. Ciò significa che ogni racconto, qualsiasi genere letterario usi, nasconde un messaggio. La verità biblica è intesa dunque come la Parola di Dio che guida i credenti alla conoscenza di Dio e alla salvezza, intesa come cammino dell’uomo verso la pienezza della verità.

mettiti in gioco

Con l’aiuto del tuo insegnante, cerca nella Bibbia un brano per ogni genere letterario e mettili a confronto.

Marc Chagall, Il sogno di Giacobbe, 1966, Musée National Message Biblique Marc Chagall, Nizza.

SAPIENZIALE

Relativo alla sapienza, spesso riferito ai testi biblici che offrono riflessioni sulla vita, sul bene e sul rapporto con Dio.

Grotte di Qumran, luogo della scoperta dei rotoli della Bibbia del Mar Morto.

come si è formata la bibbia 4

I libri della Bibbia si sono formati nel corso dei secoli attraverso un processo complesso di raccolta, redazione e sistematizzazione. Ecco una panoramica delle principali fasi.

La Bibbia si è formata attraverso tradizione orale, scrittura, revisione e canonizzazione. I testi sono stati definiti sacri e diffusi tramite traduzioni come la Septuaginta e la Vulgata.

Eventi storici e tradizione orale: molti dei racconti biblici si basano su eventi storici che sono stati tramandati oralmente per generazioni. Questa tradizione orale ha permesso di preservare le storie e le leggi prima ancora che fossero scritte.

Scrittura dei testi: i testi biblici sono stati scritti da vari autori in diverse epoche. Per esempio, i primi cinque libri della Bibbia ebraica, conosciuti come Torah o Pentateuco, sono stati scritti tra il X e il VI secolo a.C. Altri libri, come i Profeti e gli Scritti, sono stati aggiunti successivamente.

Compilazione e editing: una volta scritti, i testi sono stati raccolti e compilati. Questo processo ha coinvolto anche l’editing e la revisione dei testi per garantire coerenza e accuratezza. Questo lavoro è stato svolto da scribi e studiosi religiosi.

mettiti in gioco

Immagina di essere parte di un gruppo di scribi incaricati di raccontare un evento importante.

• Insieme ai tuoi compagni, scegli un fatto o un tema che tutti conoscono (può essere un evento della vostra vita scolastica o un argomento di interesse comune). Ognuno scriva una breve versione di quell’evento dal proprio punto di vista.

Una volta raccolti tutti i testi, lavorate insieme come una redazione: amalgamate le diverse versioni in un unico racconto, cercando di mantenere coerenza e armonia. Riflettete sul processo: com’è stato cercare di unire le diverse prospettive? Quali sfide avete incontrato nel creare un testo unico e coeso?

Canonizzazione: la canonizzazione è il processo attraverso il quale i testi sono stati riconosciuti come sacri e inclusi nel canone biblico. Questi libri rappresentano la fede e la regola di vita del popolo di Dio. Per l’Antico Testamento, questo processo si è concluso intorno al II secolo a.C. Per il Nuovo Testamento, la canonizzazione è avvenuta nei primi secoli del Cristianesimo, con il canone definitivo stabilito nel IV secolo d.C. I libri non riconosciuti dal canone biblico vengono chiamati libri apocrifi (dal greco “nascosto” o “segreto”). Questi libri sono spesso considerati di dubbia autenticità o di origine incerta e non sono riconosciuti come ispirati dalla maggior parte delle tradizioni religiose principali.

Traduzioni e diffusione: la Bibbia è stata tradotta in molte lingue nel corso dei secoli, a partire dalla traduzione greca della Septuaginta nel III secolo a.C. e la Vulgata latina nel IV secolo d.C. Queste traduzioni hanno permesso la diffusione della Bibbia in tutto il mondo.

I libri della Bibbia sono stati scritti in tre lingue principali, le lingue mediorientali del tempo.

• Ebraico: la maggior parte dell’Antico Testamento è stata scritta in ebraico antico.

• Aramaico: alcune parti dell’Antico Testamento, come sezioni di Esdra e Daniele, sono state scritte in aramaico.

• Greco: il Nuovo Testamento è stato scritto in greco antico, specificamente della koinè diálektos, una forma di greco comune dell’epoca, anche se Gesù e la sua gente parlavano in aramaico.

Questa diversità linguistica riflette le varie culture e periodi storici in cui i testi sono stati composti. Oggi la Bibbia è tradotta in tutte le lingue del mondo, si contano oltre 3.000 traduzioni. Secondo i dati più recenti, l’intera Bibbia è disponibile in circa 700 lingue, mentre il Nuovo Testamento è stato tradotto in più di 1.500 lingue. Questa vasta gamma di traduzioni riflette l’importanza e l’influenza globale della Bibbia.

CERCANDO UN SENSO

Guarda l’indice dei libri che compongono la Bibbia e nota come i loro nomi sono spessissimo nomi di persona. Secondo te può avere un significato questo fatto?

I criteri per definire se un libro della Bibbia è considerato canonico sono molteplici.

Ispirazione divina: i testi dovevano essere riconosciuti come ispirati da Dio. Questo criterio era spesso determinato attraverso il discernimento comunitario e il consenso dei leader religiosi.

Paternità apostolica: per il Nuovo Testamento, un libro doveva essere scritto da un apostolo o da un loro stretto collaboratore. Questo criterio garantiva che il testo fosse basato su una testimonianza diretta degli insegnamenti di Gesù.

Uso liturgico: i testi che erano ampiamente utilizzati nelle liturgie e nelle pratiche religiose delle prime comunità cristiane avevano maggiori probabilità di essere considerati canonici. Questo uso liturgico indicava che il testo era ritenuto edificante e autorevole per la fede e la pratica religiosa. Conformità dottrinale: i libri dovevano essere in armonia con la dottrina e gli insegnamenti già accettati dalla comunità religiosa. Qualsiasi testo che contraddiceva le credenze fondamentali era meno probabile che fosse incluso nel canone. Antichità e tradizione: rispetto a più testi simili, i testi più antichi e quelli che avevano una lunga tradizione di uso e accettazione avevano più probabilità di essere inclusi nel canone. Questo criterio aiutava a garantire che i testi fossero autentici e affidabili.

Questi criteri sono stati applicati in vari modi nelle diverse tradizioni religiose, portando alla formazione di canoni leggermente diversi tra Ebraismo, cattolicesimo, ortodossia e protestantesimo.

Diego Velasquez, San Giovanni Apostolo a Patmos, 1620, National Gallery, Londra.

come si legge la bibbia 5

Quando si prende in mano un qualsiasi libro, bisogna chiedersi anzitutto: chi l’ha scritto, quando è stato scritto? È un romanzo? Un libro scientifico di studio? A quale scopo è stato scritto? Queste domande ci mettono nell’atteggiamento giusto di accostare un testo. Se non lo si fa si rischia di sbagliare prospettiva, di non avere le aspettative giuste, di non capirlo. Così è per un testo biblico. Come abbiamo detto, i libri della Bibbia sono stati scritti in lingue antiche anche se tradotti, da autori diversi con culture diverse dalla nostra. Se non si fa uno sforzo di ambientazione, si rischia di essere fondamentalisti o superficiali.

Leggere la Bibbia richiede rispetto, comprensione del contesto culturale degli autori e consapevolezza della loro esperienza di fede come Parola di Dio.

Ecco gli atteggiamenti giusti che un lettore della Bibbia deve avere prima di iniziare la lettura:

• avere la consapevolezza che ciò che si legge è per i credenti Parola di Dio, quindi merita rispetto e venerazione;

• mettersi dal punto di vista degli scrittori, sapendo che veicolano sempre una cultura diversa dalla nostra;

• sapere che ogni testo è espressione della fede di un popolo che ha fatto un’esperienza di Dio.

abramo, l’amico di dio

Si può essere amici di Dio? È possibile se Dio stesso ne ha l’iniziativa. L’amicizia di solito viene tra due o più persone e tra loro si stringe come una specie di alleanza fatta di promesse, di impegni, di attese in uno stile autentico di gratuità. Dio che si rivela ad Abramo per la prima volta nella storia e si presenta in un modo del tutto inedito. Se apriamo la Bibbia vedremo che inizia con la creazione dell’universo da parte di Dio. Questo racconto verrà scritto in realtà in seguito, dopo una importante esperienza che il popolo di Israele ha fatto con Dio, come vedremo in seguito. La storia del Polo di Dio inizia invece con la chiamata di alcuni uomini da parte di Dio che li investe di particolari compiti. Il primo è Abramo, un uomo che da subito si distingue per inquietudine e ricerca della verità. La sua risposta alla chiamata di Dio darà origine al popolo di Israele, alla fede monoteistica e alla nascita di tre religioni: l’Ebraismo, il Cristianesimo e l’Islam. Per questi motivi viene chiamato il primo patriarca. Ma andiamo con ordine.

La storia di Abramo

La storia di Abramo è raccontata nel libro della Genesi (11-25), un libro del genere storico.

Originariamente chiamato Abram, viveva nella città di Ur dei Caldei (attuale Iraq meridionale). Dio, rivelandosi a lui in modo inaspettato, gli cambiò il nome in Abramo e gli ordinò di lasciare la sua terra e di recarsi in una terra che gli avrebbe mostrato, promettendogli una discendenza numerosa e una terra per i suoi discendenti.

Abramo obbedì, lasciò tutto e, insieme alla moglie Sara e al nipote Lot, si diresse verso la terra di Canaan, verso Nord. Durante il viaggio, Abramo ebbe diverse esperienze spirituali e ricevette ulteriori promesse da parte di Dio che con lui stipulò un’alleanza. Nonostante l’età avanzata e la sterilità di Sara, Dio promise loro un figlio. Abramo ebbe però prima un figlio nato dalla sua schiava Agar, Ismaele, dal quale derivarono le tribù ismaelite che abitavano anticamente l’Arabia (per questo motivo gli arabi si sentono discendenti di Abramo). Dopo molti anni, Sara diede alla luce Isacco, che divenne l’erede delle promesse fatte ad Abramo. Una promessa messa alla prova nel momento in cui Dio chiese ad Abramo il sacrificio di suo figlio. Superata la prova Dio poté rinnovare con Abramo un’alleanza perenne. Abramo è considerato un modello di fede e obbedienza a Dio, e la sua storia è fondamentale per comprendere le radici delle tre grandi religioni monoteistiche.

IL FILM

Abramo, Lux Vide

Nella parte iniziale di questa serie TV il regista dimostra la profonda inquietudine e reazione di Abram di fronte alle multiformi raffigurazioni di Dio costruite da mani d’uomo).

Il Figlio dell’altra, Rapsodie Production

Questo film conduce una storia drammatica di confronto tra il mondo ebraico e il mondo musulmano attraverso gli occhi di due giovani appartenenti rispettivamente a queste religioni).

deriva dall’ebraico Avraham, che significa “padre di molti” o “padre di una moltitudine”. Questo nome riflette il ruolo di Abramo come patriarca e fondatore di molte nazioni, secondo le tradizioni ebraica, cristiana e islamica.

Abramo, nella Genesi, lascia la sua terra seguendo Dio, che gli promette una discendenza e una terra. È padre delle tre religioni monoteistiche.

ABRAMO

Abramo inaugura il monoteismo: un Dio unico che dialoga e fa una promessa. Questa fede, sancita dal primo comandamento, è il cuore della tradizione ebraica e cristiana.

la nascita di un popolo

La storia di Abramo e della sua famiglia è la radice di un popolo che avrà un unico Dio. Una novità per i popoli circostanti con i quali il nuovo popolo dovrà sempre confrontarsi. Tre parole illuminano questa storia: monoteismo, promessa, alleanza

La religiosità nella quale Abramo era cresciuto era per lo più politeista, ma a lui Dio si rivela come l’unico Dio che “parla” e fa promesse. Abramo sperimenta il culto e l’adorazione a un solo Dio, escludendo l’idolatria e promuovendo una relazione esclusiva con lui. Un’esperienza inedita che Abramo estenderà a tutto il suo popolo e che maturerà lungo la storia con Mosè.

A lui Dio si rivela con queste parole: «Io sono il Signore Dio tuo, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla casa di schiavitù. Non avrai altro Dio fuori di me» (Es 20,2-3). Questo comandamento sancisce l’unicità e la centralità di Dio nella vita del popolo ebraico. I profeti hanno sempre proclamato e difeso l’unicità di Dio contro ogni contaminazione con altri dei.

DOTTORI DELLA CHIESA

Santi e studiosi riconosciuti dalla Chiesa per la loro eminente dottrina teologica e spirituale.

Anche alcuni Padri della Chiesa e i Dottori della Chiesa hanno sottolineato l’importanza del monoteismo come fondamento della fede ebraica e cristiana. Sant’Agostino, ad esempio, ha scritto sull’unicità di Dio e sull’importanza di adorarlo senza incertezze. San Tommaso d’Aquino ha anche trattato ampiamente sull’argomento nella sua Summa Theologica, evidenziando come il monoteismo sia alla base della religione rivelata. Per il magistero della Chiesa cattolica il monoteismo è considerato come uno dei principi fondamentali della fede. Leggiamo ad esempio nel Catechismo della Chiesa Cattolica che «il primo comandamento proibisce di onorare altri dèi al di fuori del Dio unico che si è rivelato a Israele e il cui volto si è manifestato in Gesù Cristo, suo Figlio» (n. 2086).

IL FILM

Giacobbe, Luxvide

Il film Giacobbe diretto da Peter Hall, racconta la storia biblica di Giacobbe, che con l’aiuto della madre Rebecca inganna il padre Isacco per ottenere la benedizione destinata al fratello Esaù. Fuggendo dall’ira di Esaù, Giacobbe si rifugia dallo zio Labano, dove lavora per sposare Rachele. Il film esplora i temi di fede, famiglia e destino all’interno del contesto biblico, offrendo una narrazione avvincente e storicamente fedele.

È un concetto fondamentale per tutte e tre le religioni che si rifanno ad Abramo ed è importante difenderlo per i seguenti motivi.

• Unicità di Dio: entrambe le religioni credono in un unico Dio onnipotente, onnisciente e onnipresente. Questa credenza sottolinea l’idea che esiste un solo creatore e sovrano dell’universo, il che fornisce un’idea unificata di fede e di pratica religiosa.

• Etica e morale: i comandamenti e gli insegnamenti derivano dall’autorità di un solo Dio, una base morale e etica comune, il che aiuta a mantenere coerenza e unità nella pratica religiosa e nella vita quotidiana.

• Identità e comunità: il monoteismo contribuisce a definire l’identità religiosa e culturale delle comunità ebraiche e cristiane. La fede in un unico Dio crea un senso di appartenenza e di scopo comune tra i credenti.

La relazione tra Dio ed Abramo non è fine a se stessa, lo scopo dell’unico Dio è quella di far conoscere il suo volere ad un popolo nuovo che porta il suo nome. Per questo fa fondamentalmente tre promesse che sono fondamentali nella tradizione biblica.

• Una discendenza numerosa: Dio promise ad Abramo che sarebbe diventato il padre di una grande nazione, con discendenti numerosi come le stelle del cielo. La promessa viene confermata più volte anche se le condizioni non erano favorevoli: la sua anzianità e la sterilità della moglie Sarah.

• Una terra da possedere: una terra specifica, ricca e dalla coltivazione abbondante che sarebbe stata ereditata dai suoi discendenti, la cosiddetta “terra promessa”, terra di Canaan. Sono le terre che oggi corrispondono a parti di Israele, Palestina, Libano, Siria e Giordania.

• Benedizione per tutte le nazioni: Dio promise che attraverso Abramo tutte le famiglie della terra sarebbero state benedette.

Queste promesse sono centrali per la comprensione delle religioni monoteiste e segnano l’inizio della missione del po polo ebraico nel mondo.

Il Signore disse ad Abram:

Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese dove io ti indicherò. Farò di te un grande popolo e ti benedirò!, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò e in te saranno benedette tutte le famiglie della terra” Abram partì come gli aveva ordinato il Si gnore, e con lui partì Lot. (Gen 12, 1-4a)

La relazione tra Dio e Abramo mira a formare un popolo fondandosi su tre promesse: una discendenza numerosa, la terra promessa e una benedizione per tutte le nazioni.

sotto il segno di un’alleanza 8

Affresco romanico del Sacrificio di Isacco, chiesa di Bjaresjo, Svezia.

CERCANDO UN SENSO

Rifletti sull’idea di un’alleanza solenne tra Dio e l’uomo.

• Hai mai sentito di avere un “patto” con qualcuno nella tua vita, dove entrambe le parti si promettono qualcosa in cambio di fedeltà e impegno?

• Cosa significa per te la parola “fedeltà”? In quali situazioni della tua vita quotidiana hai dovuto dimostrarla o l’hai ricevuta?

Nella Bibbia emerge un altro termine che era inedito: quello di un’alleanza tra Dio e l’umanità. L’alleanza era concepita come un patto tra nazioni diverse fatto di diritti e doveri per salvaguardare gli interessi di entrambi. Spesso era un rapporto fatto di sudditanza e di sopraffazione. Con Abramo, Dio rivela un nuovo concetto di alleanza (o in ebraico):

Quando Abram ebbe novantanove anni, il Signore gli apparve e gli disse: «Io sono Dio onnipotente: cammina davanti a me e sii integro. Porrò la mia alleanza tra me e te e ti renderò numeroso molto, molto».

Subito Abram si prostrò con il viso a terra e Dio parlò con lui: «Eccomi: la mia alleanza è con te e sarai padre di una moltitudine di popoli. Non ti chiamerai più Abram ma ti chiamerai Abraham perché padre di una moltitudine di popoli ti renderò. E ti renderò molto, molto fecondo; ti farò diventare nazioni e da te nasceranno dei re. Stabilirò la mia alleanza con te e con la tua discendenza dopo di te di generazione in generazione, come alleanza perenne, per essere il Dio tuo e della tua discendenza dopo di te. Darò a te e alla tua discendenza dopo di te il paese dove sei straniero, tutto il paese di Canaan in possesso perenne; sarò il vostro Dio».

(Gen 17, 1-8)

L’alleanza è dunque un accordo solenne tra Dio e Abramo: Dio ha scelto Israele come suo popolo eletto e ha stabilito con loro un patto, promettendo protezione e benedizioni in cambio di fedeltà e obbedienza.

Per mantenere l’alleanza, Dio richiede ad Abramo e ai suoi discendenti di essere fedeli a Dio. Questo include l’adorazione esclusiva di Dio e l’osservanza dei Suoi comandamenti; di praticare la circoncisione: come segno dell’alleanza, tutti i maschi discendenti di Abramo devono essere circoncisi. (Gen 17, 10-14); si chiede obbedienza e giustizia, vivere cioè secondo i principi di giustizia e rettitudine stabiliti da Dio.

Più volte nell’A.T e nel N.T. viene menzionata la fede di Abramo che diventa esemplare per tutti i popoli che si affidano a Dio. Leggi, ad esempio, la Lettera agli Ebrei del N.T. dove Abramo è lodato come uomo di fede che obbedì a Dio senza sapere dove lo avrebbe condotto, dimostrando così una grande fiducia nelle promesse divine (Eb 11, 8-12).

berit

Il magistero della Chiesa insegna che l’alleanza con Abramo è un passo importante nella storia della salvezza, prefigurando l’alleanza definitiva sigillata da Gesù Cristo con la sua morte e risurrezione (Dei Verbum al n. 14, Lumen gentium al n. 99). La Chiesa sottolinea che per mantenere viva questa alleanza, i cristiani devono essere fedeli a Dio e osservare i suoi comandamenti.

La vita di Abramo si conclude lasciando alla sua discendenza la conquista della terra promessa e la realizzazione piena di tutte le promesse di Dio. Il figlio Isacco, e i discendenti Giacobbe e Giuseppe, sono stati fondamentali per la formazione del popolo ebraico. La loro vita seminomade e la custodia delle tradizioni hanno avuto un impatto significativo sulla cultura e sullo sviluppo della religione ebraica, garantendo fedeltà all’alleanza e salvaguardia della fede monoteista di tutto il popolo.

Isacco e Giacobbe sono chiamati patriarchi perché considerati i progenitori del popolo eletto e le figure centrali nella storia dell’alleanza con Dio.

Abramo (1850 a.C. circa)

Isacco e Giacobbe

Giuseppe figlio di Giacobbe (1700 a.C. circa)

Gen 12-25: la chiamata, le promesse e l’alleanza, la nascita di Ismaele e di Isacco, il sacrificio di Isacco, la morte di Abramo.

Gen 25-32: nascita di Esaù e Giacobbe, Giacobbe ottiene la primogenitura e la benedizione di Isacco, il sogno di Giacobbe e la lotta con Dio. Da Giacobbe hanno origine le 12 tribù di Israele.

Gen 37-50: Giuseppe venduto dai fratelli, Giuseppe in Egitto interpreta i sogni del Faraone, incontra i fratelli e il padre, la discesa in Egitto della famiglia di Giuseppe e delle 12 tribù di Israele.

Cerca quanti tipi di alleanza ci possono essere tra persone o popoli e mettili a confronto con il modello di alleanza attuato dal Dio di Abramo.

PATRIARCHI

Figure fondatrici del popolo di Israele nella Bibbia, come Abramo, Isacco e Giacobbe.

L’alleanza tra Dio e Abramo richiede fedeltà e giustizia. Abramo, esempio di fede, apre la via al popolo ebraico attraverso i patriarchi Isacco e Giacobbe.

La storia di Mosè narra la liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù in Egitto. Guidati da Mosè, attraverso il Mar Rosso e il deserto, ricevono sul Monte Sinai i Dieci Comandamenti e il nome di Dio: “Io sono colui che sono”.

CANAAN

Terra promessa da Dio ad Abramo e alla sua discendenza, corrispondente all’attuale regione di Israele e Palestina.

mosè, la sfida all’egitto

Passiamo ora da Abramo direttamente a Mosè, ma ricorda che approfondiremo gli altri patriarchi del popolo ebrei nella sezione n. 11 del corso. Parliamo del principe d’Egitto. Lo ricordiamo come il grande condottiero che ha sfidato il faraone d’Egitto, l’uomo che ha attraversato con il suo popolo il mar Rosso, colui che ha ricevuto i Dieci Comandamenti direttamente da Dio. Ma che significato ha la sua vicenda nella storia della Salvezza? È solo un eroe o è qualcosa di più? Da lui il popolo di Israele cosa ha imparato?

Mosè è sicuramente una figura centrale nella tradizione ebraica, cristiana e islamica.

La storia di Mosè

La storia di Mosè è raccontata nel libro dell’Esodo, un libro del genere storico. Con Giuseppe, le 12 tribù scesero in Egitto e lì si moltiplicarono lavorando per gli egiziani, anche se poi la situazione si trasformò in schiavitù. Per limitare l’eccessiva crescita della popolazione israelita, il faraone ordinò l’uccisione di tutti i maschi appena nati. Una madre per salvare suo figlio lo mise in una cesta sul fiume Nilo, dove fu trovato e adottato dalla figlia del faraone stesso. Secondo la tradizione ebraica, la storia di Mosè inizia qui circa nel XIV secolo a.C. Crescendo a corte, Mosè scoprì le sue origini e, dopo aver ucciso un egiziano che maltrattava un ebreo, fuggì nel deserto. Qui, Dio gli apparve in un roveto ardente e gli ordinò di tornare in Egitto per liberare il suo popolo dalla schiavitù. Dopo una serie di piaghe inviate da Dio, il faraone permise agli ebrei di partire. Mosè guidò il popolo di ritorno, verso la terra di Canaan, attraverso il Mar Rosso e nel deserto, sul Monte Sinai ricevette i Dieci Comandamenti. La forza di Mosè sta nel tenere alto il nome di Dio rivelato da Dio stesso: “Io sono colui che sono”.

IL FILM

Moses, TNT

Moses è un film televisivo che racconta la vita di Mosè, dalla sua nascita alla liberazione degli Israeliti dalla schiavitù in Egitto. Il film offre una rappresentazione avvincente dell’Esodo, mettendo in risalto la missione divina di Mosè e i momenti cruciali come le piaghe d’Egitto e il passaggio attraverso il Mar Rosso.

La crescita di un popolo

Della storia di Mosè, vanno messi in risalto alcuni elementi che ci aiutano a capire il cammino di consapevolezza di Israele nel sentirsi popolo di Dio. Leggiamo dal libro dell’Esodo:

Mentre Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l’Oreb. L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava. Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?». Il Signore vide che si era avvicinato per guardare; Dio gridò a lui dal roveto: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!». E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè allora si coprì il volto, perché aveva paura di guardare verso Dio. Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele, verso il luogo dove si trovano il Cananeo, l’Ittita, l’Amorreo, il Perizzita, l’Eveo, il Gebuseo. Ecco, il grido degli Israeliti è arrivato fino a me e io stesso ho visto come gli Egiziani li opprimono. Perciò va’! Io ti mando dal faraone. Fa’ uscire dall’Egitto il mio popolo, gli Israeliti!». (Es 3,1-10)

Dieric Bouts, Mosè e il roveto ardente, 1465 ca, collezione privata.

Dio, dopo tanto silenzio torna a parlare e lo fa attraverso il fuoco. Il roveto che arde senza consumarsi rappresenta la santità e l’onnipotenza di Dio, che si manifesta in modo straordinario ma senza distruggere niente. Dio dice di aver udito lui stesso il grido del suo popolo ed ora, mosso da misericordia, chiama Mosè e lo coinvolge in una missione impossibile. Ancora una volta Dio si serve di persone per portare avanti il suo progetto di liberazione e di salvezza. Si rivela come un Dio vicino, interessato all’umanità. In questa occasione rivela il suo nome.

Mosè disse a Dio: «Ecco, io vado dagli Israeliti e dico loro: «Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi». Mi diranno: «Qual è il suo nome?». E io che cosa risponderò loro?». Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!». E aggiunse: «Così dirai agli Israeliti: «Io-Sono mi ha mandato a voi». (Es 2, 13-14)

In effetti… ma per un ebreo il nome definisce la sua identità: “Io Sono Colui che Sono”, che rappresenta la natura eterna, immutabile e autoreferenziale di Dio. Questo nome sottolinea l’essere stesso di Dio, la sua presenza costante e la sua fedeltà nel compimento delle promesse fatte al suo popolo, così farà anzitutto con Mosè al quale assicura la sua vicinanza nell’impresa che gli ha affidato. Il nome divino viene scritto con il cosiddetto tetragramma, ovvero le quattro consonanti ebraiche che compongono il suo nome (JHWH) e che gli ebrei, per rispetto, non pronunciano mai. Ma il popolo di Israele può conoscere il nome del suo Dio e comprenderne il significato.

Il roveto ardente segna la chiamata di Mosè e la rivelazione del nome di Dio, “Io Sono Colui che Sono”.

finalmente liberi

Immaginate un popolo oppresso e reso schiavo per 400 anni in Egitto. Mosè con la mano di Dio, sfida la potenza e la prepotenza del faraone con segni straordinari (10 piaghe) e finalmente riesce a far uscire il popolo e a fargli sperimentare loro la libertà. La partenza è preparata con un grande evento, una celebrazione solenne chiamata Pesach, Pasqua durante la quale gli ebrei preparano una cena simbolica a base di agnello ed erbe amare per rappresentare il passaggio dalla schiavitù alla libertà (Es cap. 12). Questa festa commemorativa è diventata un simbolo di salvezza e redenzione per il popolo di Dio. La tradizione cristiana vede nella Pasqua dell’Esodo un segno profetico, una chiara prefigurazione della Pasqua cristiana, in cui Gesù Cristo diventa l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo.

LA CANZONE

Ascolta il brano musicale scritto da Ennio Morricone per il Film Mosè il tema Moses theme (Main title). Immagina il popolo che lascia l’Egitto e cammina nel deserto. Esprimi le tue emozioni.

La partenza dall’Egitto ha dunque un significato molto profondo e molteplice: il concetto di libertà per il popolo liberato dall’Egitto include la liberazione dalla schiavitù fisica e spirituale, la possibilità di adorare Dio liberamente e di seguire i suoi comandamenti, nonché l’autodeterminazione e la possibilità di vivere secondo la propria fede e le proprie tradizioni. La libertà ottenuta da Israele simboleggia anche la liberazione dalle catene del peccato e l’inizio di un nuovo patto con Dio. Il popolo comincia a ridefinire se stesso e a riconoscere di appartenere a Dio solo. Il cammino nel deserto sarà duro, insidioso e pieno di tentazioni, ma Mosè sostiene il suo popolo facendogli sperimentare la costante presenza di Dio. Il momento culmine sarà quando Mosè nel monte Sinai riceverà le tavole della legge. Queste “tavole”, i Dieci Comandamenti, date da Dio a Mosè avranno lo scopo di guidare il popolo di Israele nel cammino della giustizia, della santità e dell’amore verso Dio e verso il prossimo (20,1-17). Ecco il loro significato.

• Forniscono un codice morale e legale che guida la vita quotidiana degli Israeliti. Questi comandamenti stabiliscono norme fondamentali di comportamento, come il rispetto per i genitori, il divieto di omicidio, adulterio, furto e falsa testimonianza.

• Rappresentano l’alleanza tra Dio e il popolo d’Israele. Sono un segno tangibile del patto che Dio aveva fatto con loro, promettendo protezione e benedizioni in cambio della loro fedeltà e obbedienza.

• Aiutano a consolidare l’identità del popolo d’Israele come stirpe scelta da Dio. Forniscono un senso di unità e coesione, distinguendosi dalle altre culture e religioni circostanti.

• Oltre alle leggi pratiche, i comandamenti hanno un significato spirituale profondo, incoraggiando gli Israeliti a vivere in modo santo e giusto, in armonia con la volontà di Dio.

• Le Tavole della Legge costituiscono infine la base della Torah e della legge ebraica, influenzando profondamente la legislazione e la cultura ebraica per secoli.

mettiti in gioco

Confrontati con i tuoi compagni sui Dieci Comandamenti. Ti sembrano ancora attuali? Provate a commentarli uno per uno dando loro un significato per la vita di oggi

Il popolo guidato da Mosè vagò nel deserto per 40 anni (Dt 8,2-6). La maturazione del popolo non fu lineare. Il popolo era tentato dall’idolatria (vitello d’oro) e dalla sfiducia in Dio. Furono anni in cui doveva svilupparsi un’idea di Dio nuova e trascendente e soprattutto l’idea di un’alleanza fatta di diritti e doveri che avrebbero reso il popolo un punto di riferimento per alti popoli: attraverso la sua storia e la sua relazione con Dio, doveva diventare, cioè un esempio di fedeltà alla volontà divina, di perseveranza. La testimonianza della fedeltà di Israele a Dio e l’accettazione della Legge divina divennero effettivamente un faro per tutti i popoli che cercano la verità e la giustizia.

La terra promessa venne conquistata da Giosuè tra il 1220 al 1200 a.C.

La storia del popolo di Israele viene completata da altri libri che riaffermano e amplificano la legge data da Dio al Sinai che sono: Levitico, Numeri e Deuteronomio. I primi cinque libri della Bibbia prendono il nome di Pentateuco e sono fondamentali per comprendere la storia della salvezza e l’opera redentrice di Cristo.

I Dieci Comandamenti, ricevuti da Mosè sul monte Sinai, rappresentano il patto con Dio, offrendo un codice morale e legale che guida il popolo verso giustizia, santità e identità come popolo eletto.

L’uomo Mosè. Un romanzo storico, Sigmund Freud

IL LIBRO

Nel 1934 il noto psicologo scrisse un libro su Mosè, dando una interpretazione piuttosto personale della Bibbia in seguito ad un suo interesse per l’Ebraismo e il Cristianesimo. Il tema della figura di Mosè l’aveva tormentato per tutta la vita e questo testo è frutto della sua riflessione su di lui, in realtà non del tutto condivisa.

I Giudici erano liberatori inviati da Dio per salvare Israele da nemici e oppressioni. Guide spirituali e amministratori della giustizia, contrastavano l’idolatria e garantivano unità, fede e stabilità al popolo di Dio.

i giudici, uomini

di guerra e pace

Come si è organizzato il popolo di Israele nella terra promessa? Siamo negli anni 2025-1040 a.C. Dopo la conquista della terra ad opera di Giosuè, fino all’inizio della Monarchia, Dio suscitò tra il popolo leader carismatici e militari, dei Giudici, per liberare il popolo dall’oppressione delle nazioni limitrofe e portarlo alla fedeltà nei confronti del Signore. Questi Giudici includevano figure come Deborah, Gedeone, Sansone e il loro contributo è stato di fondamentale importanza per la crescita e la protezione del popolo di Dio durante quei tempi turbolenti. Di loro si parla nei libri storici dei Giudici. Altri riferimenti ai Giudici si trovano anche in libri di Rut e Samuele.

Vediamo sinteticamente la loro storia e il contributo che hanno dato alla storia della salvezza.

Deborah

Leggi la storia di Deborah (Gdc 4 e 5).

«Eud era morto e gli Israeliti tornarono a fare ciò che è male agli occhi del Signore. Il Signore li mise nelle mani di Iabin re di Canaan, che regnava in Cazor». Deborah era una profetessa molto stimata e giudice di Israele, conosciuta per la sua saggezza e il suo coraggio. Deborah guidò gli Israeliti alla vittoria contro i Cananei sotto la direzione divina. Il suo ruolo di giudice si distingue per la sua autorità e il rispetto che le veniva tributato. Grazie alla sua leadership, Israele godette di pace per 40 anni. Deborah è un esempio di una donna forte e influente nella storia del popolo di Dio.

Gedeone

Leggi la chiamata di Gedeone (Gdc 6,1-24).

«Gli Israeliti fecero ciò che è male agli occhi del Signore e il Signore li mise nelle mani di Madian per sette anni». Gedeone viene scelto da Dio per liberare Israele dai Madianiti, inizialmente era timoroso e chiese segni divini per confermare la sua missione. Con soli 300 uomini, Gedeone sconfisse un esercito di 135.000 Madianiti grazie alla strategia e alla fede in Dio e riportò la pace in Israele.

Sansone

Leggi la storia di Sansone (Gdc 13,1-25).

«Gli Israeliti tornarono a fare quello che è male agli occhi del Signore e il Signore li mise nelle mani dei Filistei per quarant’anni». La sua storia inizia con una nascita prodigiosa, sarà consacrato a Dio con la promessa che avrebbe liberato Israele dai Filistei. È noto per la sua forza prodigiosa che risiedeva nei suoi capelli. Combatté contro i Filistei, ma fu tradito da Dalila, che gli tagliò i capelli. Catturato e accecato, Sansone recuperò la sua forza quando i capelli ricrebbero e distrusse il tempio dei Filistei, morendo insieme ai suoi nemici. La sua storia è segnata da azioni straordinarie e tragedie personali.

IL FILM

Sansone e Dalila, Luxvide

Questo film racconta la storia biblica del giudice Sansone, dotato di una forza sovrumana, e del suo amore per Dalila, che lo tradisce per svelare il segreto della sua forza. Il film esplora i temi della potenza, della fede e del riscatto personale, con un epilogo che mostra Sansone sacrificarsi per liberare il popolo d’Israele dai filistei.

Qual è stato dunque il ruolo dei Giudici per Israele? I Giudici erano fondamentalmente liberatori: essi venivano chiamati da Dio per salvare Israele dai nemici esterni e dalle oppressioni.

Avevano un ruolo di guide spirituali: oltre a essere capi militari, i Giudici avevano il compito di ristabilire la giustizia, mantenere viva la fede e riportare il popolo all’obbedienza della Legge di Dio contrastando l’idolatria e le influenze straniere.

I Giudici erano anche amministratori della giustizia: in tempo di pace, svolgevano funzioni giuridiche, applicando il diritto divino. La loro leadership garantiva periodi di pace e stabilità, fondamentali per la crescita e lo sviluppo del popolo di Dio

Attraverso le loro azioni, i Giudici contribuivano a mantenere l’unità e la coesione tra le tribù israelite.

Metti a confronto i tre giudici descritti e metti in evidenza le particolari caratteristiche di ciascuno. In quale ti ritrovi? E perché? Pensi di essere anche tu chiamato ad una missione di pace nel modo?

UNGERE

Atto simbolico con cui si consacrano re, sacerdoti o profeti versando olio sul capo, a segno della scelta divina.

La monarchia in Israele iniziò con Saul, scelto da Dio su richiesta del popolo per fronteggiare i Filistei. Seguì un periodo di re, tra cui i più noti sono Saul, Davide e Salomone.

vogliamo un re

La pressione dei Filistei, popolo molto potente, metteva alla dura prova il popolo d’Israele che riteneva troppo debole il loro sistema di governo. Il libro dei Giudici si conclude con queste tristi parole: «In quel tempo non c’era un re in Israele; ognuno faceva quel che gli pareva meglio» (Gdc 21,25). Il popolo voleva un Re per essere come le altre nazioni. Lo chiese a Dio il quale chiamò il profeta Samuele e lo incaricò di ungere Saul come persona degna di diventare re. Da quel momento succedettero 20 re in Israele compresi quelli che governarono nel periodo in cui il regno era diviso tra Israele (10 tribù settentrionali) e Giuda (2 tribù meridionali). La figura dei re in Israele è stata oggetto di approvazione e disapprovazione da parte di Dio. Alcuni re sono stati lodati per la loro fede e giustizia, mentre altri sono stati condannati per la loro empietà e disobbedienza alla Legge di Dio. Il periodo dei re viene chiamato in Israele il periodo della monarchia. I più importanti sono Saul (1030-1010 a.C.), Davide (1010-970 a.C.) e Salomone (970 a.C.- 931 a.C.)

Saul

Leggi la storia di Saul (1° libro di Samuele).

Saul è stato il primo re d’Israele, scelto da Dio per guidare il popolo. Umile contadino della tribù di Beniamino fu unto re dal profeta Samuele. Inizialmente, Saul ebbe successo nelle guerre contro i nemici di Israele inclusi gli Ammoniti e i Filistei. Tuttavia, Saul iniziò a disobbedire agli ordini di Dio. Un episodio significativo fu la sua disobbedienza nel non distruggere completamente gli Amaleciti come Dio aveva comandato.

Questa disobbedienza portò alla perdita del favore divino e alla predizione di Samuele che il regno sarebbe stato strappato da Saul e dato a un altro uomo. La fine del regno di Saul arrivò durante una battaglia contro i Filistei sul Monte Ghilboa. Saul e i suoi figli furono uccisi, segnando la fine della sua dinastia. Successivamente, il trono passò a Davide, che sarebbe diventato uno dei più grandi re d’Israele. La storia di Saul è una lezione sulla necessità di obbedire a Dio e di sottomettersi alla sua volontà.

Davide

Leggi la storia di Davide (1° e 2° libro di Samuele e 1° libro dei Re).

Davide fu il secondo re di Israele, succedendo a Saul. Nato a Betlemme, era un giovane pastore quando fu scelto da Dio e unto dal profeta Samuele. La sua fama crebbe dopo aver sconfitto il gigante Golia, forte condottiero dei Filistei, con una fionda e una pietra. Davide divenne re dopo la morte di Saul e regnò per circa 40 anni, unificando le tribù di Israele e stabilendo Gerusalemme come capitale facendone un centro politico e religioso.

Qui trasferisce l’Arca dell’alleanza, un cofano di legno che conteneva le tavole della legge. Un uomo con molte doti, ma anche un uomo spregiudicato e calcolatore, esuberante sia nei suoi peccati (come, ad esempio, l’adulterio con Bersabea e l’omicidio del marito di lei), sia nel sincero amore per Dio, che considera il vero e solo re d’Israele. Il regno di Davide fu caratterizzato da vittorie militari, prosperità e dal desiderio di costruire un tempio per il Signore. Davide è anche conosciuto come il cantore dei Salmi, esprimendo la sua profonda relazione con Dio attraverso la musica e la poesia. Lo succederà suo figlio Salomone.

IL FILM

Davide, Luxvide

Cogli in questo film i sentimenti di profonda devozione a Dio e la sua angoscia di fronte al peccato.

Salomone

Leggi la storia di Salomone (1° libro dei Re e 2° libro delle Cronache). Salomone è il figlio di Davide e Betsabea. È famoso per aver costruito il Tempio di Gerusalemme, un’opera monumentale che divenne il centro religioso del popolo ebraico. Durante il suo regno, rafforzò le strutture politiche e commerciali dello Stato. La saggezza di Salomone è leggendaria, come dimostra il famoso episodio del giudizio delle due madri che si contendevano un bambino (1Re 3,16-28). La sua capacità di risolvere conflitti con equità e intelligenza lo rese celebre. Durante il suo regno, Israele visse un periodo di pace e prosperità. Tuttavia, a causa di alcuni errori politici e spirituali, il regno di Salomone, dopo la sua morte, fu diviso in due parti: il Regno di Israele a Nord governato da Geroboamo (931-910 a.C.), con Samaria come capitale e il Regno di Giuda a Sud, governato da Roboamo (931-913 a.C.), con Gerusalemme come capitale.

Qual è stato dunque il ruolo dei Re per Israele? Questo periodo ha visto il consolidarsi del potere regale e l’evolversi della struttura politica e sociale della nazione israelita. In questo periodo i Re hanno avuto un significato importante per il popolo di Israele in quanto erano considerati dei leader politici e religiosi che guidavano la Nazione e agivano come intermediari tra il popolo e Dio.

CERCANDO UN SENSO

Metti a confronto i tre re, approfondisci la loro chiamata, il loro carattere, le loro prodezze e i loro fallimenti. Cosa ti colpisce della loro vicenda, soprattutto in relazione ai tuoi vissuti confrontati con i loro?

Arca dell’Alleanza, Battistero di San Giovanni, Firenze.

i profeti, uomini che parlano con dio 13

Il profeta Isaia, affrescato da Michelangelo nella Cappella Sistina in Vaticano.

Nella Bibbia, il profeta è un messaggero di Dio, chiamato a comunicare la sua volontà, annunciare speranza, denunciare il male e guidare il popolo alla conversione.

Quando usi l’espressione: “ma sei un profeta?”. L’idea della “profezia” fa pensare generalmente alle intuizioni che uno ha sul futuro, brutto o bello che sia. Si usa anche l’espressione “profeta di sventura” quando una persona preannuncia qualcosa di negativo che potrebbe accadere. Qualcuno ha questa vocazione…

Anche la Sacra scrittura è piena di profeti, ma c’è un particolare: un profeta nella Bibbia è un uomo o una donna che parla per ispirazione divina, comunicando agli uomini la volontà e i disegni di Dio. Spesso, i profeti sono associati alla predizione di eventi futuri, ma il loro ruolo è stato sempre quello di chiamare il popolo alla fedeltà a Dio, annunciare la venuta del Messia, denunciare il male e le ingiustizie e indicare la via della conversione e della speranza. Nell’Antico Testamento possiamo individuare diversi tipi di profeti, tra cui profeti maggiori come Isaia, Geremia ed Ezechiele, e profeti minori come Osea, Gioele, e Malachia. I profeti possono anche essere classificati come profeti scrittori (quelli che hanno scritto libri biblici) o profeti non scrittori (che non hanno lasciato scritti).

Alcuni tra i più importanti profeti dell’Antico Testamento sono: Elia, Eliseo, Isaia, Geremia, Ezechiele, Osea, Michea, Sefonia, Aggeo, Zaccaria, e Malachia.

La parola profeta deriva dal greco antico profètes, che significa “colui che parla davanti” o “colui che parla per conto di”. Una sezione della Bibbia è dedicata ai libri profetici, ma alcuni profeti sono presenti nei due libri dei Re.

I profeti sono molto diversi tra loro per carattere, cultura, vocazione, missione… Ne vediamo solo alcuni tra i più significativi e alcune loro particolari caratteristiche.

Elia (IX secolo a.C. nel regno di Israele)

È il primo grande profeta e la sua storia è descritta nei libri 1 e 2 dei Re. Elia si distingue per il suo coraggio nel difendere il culto del Dio di Israele contro i seguaci di Baal e contro il re d’Israele Acab e la moglie Gezabele che avevano introdotto i culti religiosi dei cananei. Tra i suoi episodi più noti c’è la sfida sul Monte Carmelo dove dimostrò la potenza del Dio sul culto di Baal. In quel momento fu salvata la fede di Israele. Compì numerosi miracoli, tra cui la risurrezione del figlio della vedova di Sarepta e la moltiplicazione della farina e dell’olio durante una carestia. Inoltre, viene trasportato al cielo in un carro di fuoco. Elia è considerato un profeta potente e un riformatore religioso, noto per la sua fervente opposizione all’idolatria e alla corruzione religiosa del tempo. La sua figura è venerata non solo nel Cristianesimo, ma anche nell’Ebraismo e nell’Islam.

mettiti in gioco

Leggi l’episodio della “prova” con i sacerdoti di Baal sul monte Carmelo (1° libro dei Re 18). Riesci a riconoscere alcuni profeti oggi che hanno il coraggio di sfidare il male, l’idolatria per salvare la fede di un popolo?

Eliseo (IX-XVII sec a.C.)

La sua storia è narrata nel 1° libro dei Re (19,19-21 e nel 2° libro dei Re. Eliseo era un agricoltore, figlio di Safat, e viveva ad Abel-Meola. Fu scelto da Elia come suo successore. Eliseo lasciò tutto per seguire Elia e divenne suo discepolo. Quando Elia fu rapito in cielo su un carro di fuoco, Eliseo chiese di ricevere una doppia porzione del suo spirito. Dopo l’ascensione, Eliseo raccolse il mantello di Elia e compì il suo primo miracolo, dividendo le acque del fiume Giordano.

Eliseo è noto per aver compiuto numerosi miracoli, tra cui: la purificazione delle acque insalubri di Gerico con del sale; la moltiplicazione dell’olio una vedova per pagare i suoi debiti; la risurrezione del figlio della donna Sunamita; la guarigione di Naaman un comandante dell’esercito siriano, dalla lebbra. Eliseo è ricordato come un profeta potente, un uomo con una intensa relazione con Dio, la cui vita e opere hanno avuto un impatto duraturo nella tradizione biblica.

mettiti in gioco

Prova a cercare nella Bibbia in che cosa consista per Eliseo questa sua grande intimità con Dio.

Isaia (VIII secolo a.C., durante il regno di diversi re di Giuda)

La sua storia è raccontata principalmente nei primi 39 capitoli del libro che porta il suo nome.

Isaia, nato a Gerusalemme da una famiglia aristocratica, è uno dei profeti maggiori dell’Antico Testamento. La sua vocazione profetica avvenne nel 740 a.C., durante il regno di Ozia. Profetizzò durante il regno di diversi re di Giuda. Fu chiamato da Dio a proclamare un messaggio di giustizia, redenzione e speranza in un periodo di forti tensioni politiche e sociali, minacciato dall’invasione assira. Egli cercò di impedire alleanze militari con altri paesi, sostenendo che la fiducia in Dio fosse l’unica strada. Ebbe una visione dell’onnipotenza e della santità di Dio nel tempio, che lo portò a consacrarsi al servizio divino. Profetizzò anche la venuta del Messia e l’avvento di un Regno in cui regnerà la pace. Isaia morì martirizzato sotto il regno di Manasse.

Geremia (VI-VII sec a.C.)

Anche Geremia è uno dei profeti più importanti della Bibbia. Nato intorno al 650 a.C. a Gerusalemme, Geremia fu chiamato da Dio fin dalla sua giovinezza a profetizzare durante il regno degli ultimi re di Giuda. La sua missione principale era quella di avvertire il popolo di Giuda delle conseguenze della loro infedeltà a Dio e di esortarli a pentirsi, tornare a Lui e seguire i comandamenti di Dio.

CERCANDO UN SENSO

Leggi una famosa profezia che preannuncia un tempo di pace e armonia universale (Isaia 11). Cosa può dire all’uomo di oggi?

Mosaico del profeta Ezechiele nella facciata della Basilica di San Paolo a Roma.

Egli profetizzò la distruzione di Gerusalemme e del Tempio a causa dell’infedeltà del popolo e la deportazione a Babilonia, eventi che si verificarono durante l’invasione babilonese guidata da Nabucodonosor. Nonostante le sue parole fossero spesso impopolari e lo mettessero in pericolo, Geremia rimase fedele alla sua chiamata, affrontando persecuzioni e difficoltà. Il libro di Geremia contiene non solo le sue profezie, ma anche racconti autobiografici che descrivono le sue esperienze personali e le sue lotte. Geremia è anche noto per il suo messaggio di speranza: predice che, dopo 70 anni di esilio, Dio avrebbe riportato il popolo di Israele nella loro terra.

mettiti in gioco

Leggi il libro del profeta Osea, un uomo noto per aver ricevuto da Dio il compito di profetizzare attraverso la sua stessa esperienza di vita matrimoniale. Infatti, la sua relazione con sua moglie infedele Gomer diventa un’immagine della relazione tra Dio e il popolo infedele d’Israele. Osea utilizza il linguaggio del matrimonio e della famiglia per esprimere la fedeltà e l’amore di Dio, nonostante l’infedeltà del suo popolo. Un libro molto bello.

Le caratteristiche comuni ai profeti

I profeti della Bibbia sono figure centrali che hanno svolto un ruolo fondamentale nella comunicazione della volontà e dei messaggi di Dio al popolo. Ecco alcune delle loro caratteristiche principali.

• I profeti sono stati scelti da Dio per trasmettere i suoi messaggi. Questo poteva includere ammonimenti, istruzioni, e rivelazioni sul futuro.

• Avevano la capacità di interpretare gli eventi storici alla luce della volontà divina, aiutando il popolo a comprendere il significato spirituale delle loro esperienze.

• Erano guide morali e spirituali: spesso i profeti denunciavano la corruzione e l’ingiustizia, esortando il popolo a vivere secondo i principi di Dio.

• Erano visionari: molti profeti ricevevano visioni o sogni che rivelavano aspetti del futuro. Queste visioni erano spesso simboliche e richiedevano interpretazione.

I profeti biblici erano scelti da Dio per comunicare la sua volontà, interpretare eventi storici, guidare moralmente il popolo e denunciare ingiustizie.

• Erano uomini fedeli e coraggiosi: nonostante le difficoltà e le persecuzioni, i profeti rimanevano fedeli alla loro missione, spesso affrontando grandi rischi per trasmettere il messaggio di Dio.

• La loro vita era esemplare: un esempio di devozione e obbedienza a Dio, diventando un modello per il popolo

La passione che animava i profeti era la passione stessa di Dio: un amore, infinito per l’umanità tutta, un amore tenace, vibrante, più forte della morte.

mettiti in gioco

Con l’insegnante di arte entra virtualmente nella Cappella Sistina e individua la simbologia dei profeti dipinti da Michelangelo.

tra esilio e liberazione

Il racconto della deportazione di Israele è scritto nel libro del profeta Geremia (Ger 39-44) e i racconti della liberazione e della ricostruzione di Gerusalemme nei libri di Esdra e Neemia.

mettiti in gioco

Leggi il Salmo 136 della Bibbia e la poesia Alle fronde dei salici di Salvatore

Quasimodo Con l’insegnante avvia il confronto tra questi due testi. Cosa hanno in comune?

La deportazione in Babilonia

Il testo biblico appena letto, tratto dal libro dei salmi descrive una triste situazione. Nell’anno 722-721 il regno di Israele a Nord venne occupato dagli Assiri, più tardi il regno di Giuda veniva assalito dai Babilonesi che occuparono Gerusalemme e distrussero il Tempio di Salomone (586 a.C.). I popoli conquistati vennero deportati in esilio come pratica comune di espansione imperiale e per mantenere il controllo sui territori conquistati. Ancora una volta, come profetizzato da Geremia, la causa è stata la disobbedienza a Dio e l’allontanamento da lui. I profeti di questo periodo (ad esempio Ezechiele) interpretarono l’esilio come una punizione divina per l’infedeltà e come un momento di purificazione e conversione per il popolo di Israele. La deportazione in Babilonia dura circa 70 anni.

Questi anni di esilio hanno avuto un significato profondo per gli ebrei: sono stati costretti a confrontarsi con la distruzione del Tempio di Gerusalemme e dell’intero sistema religioso e politico che avevano conosciuto. Fu un periodo di crisi, ma allo stesso tempo portò a una riformulazione dell’identità ebraica, favorì cioè lo sviluppo di pratiche religiose più focalizzate sulla preghiera e lo studio delle Scritture, e contribuì alla conservazione della propria identità culturale e religiosa. La deportazione in Babilonia svolse, inoltre, un ruolo nella formazione del canone ebraico delle Scritture e nella trasmissione della tradizione ebraica attraverso la storia.

Gebhard Fugel, Sui fiumi di Babilonia, 1920, Diözesanmuseum, Freising, Germania.

LA CANZONE

By the rivers of Babylon, The Melodians

Celebre canzone ispirata al Salmo 137 della Bibbia, che racconta il lamento degli ebrei deportati a Babilonia dopo la distruzione di Gerusalemme. La canzone cattura il dolore della diaspora ebraica e la nostalgia della terra perduta, offrendo una riflessione sulla condizione di esilio e speranza per il ritorno.

Rovine dell’antica sinagoga di Cafarnao.

Il ritorno dall’esilio babilonese, permesso dall’editto di Ciro il Grande, segnò la ricostruzione del Tempio e il consolidamento dell’identità ebraica grazie a figure come Neemia ed Esdra.

La liberazione e la diaspora

Gli ebrei furono liberati dall’esilio in Babilonia grazie alla politica di tolleranza del re persiano Ciro il Grande, che emise un editto permettendo loro di tornare in patria e di ricostruire il Tempio di Gerusalemme (538 a.C.). Questo evento è conosciuto come il ritorno da Babilonia ed è di fondamentale importanza nella storia ebraica perché gli ebrei poterono riformare le pratiche religiose, riaffermare la loro identità culturale ed etnica e ristabilire la vita comunitaria nella Terra Promessa. In realtà non tutti rientrarono, molti preferirono rimanere o spostarsi in altri luoghi, dando origine alla diaspora

I profeti Neemia ed Esdra ebbero un ruolo fondamentale per il popolo ritornato a Gerusalemme: Neemia si impegnò nella ricostruzione delle mura della città, difendendo la comunità ebraica dagli attacchi esterni e favorendo la riforma morale e religiosa tra il popolo. Esdra, invece, si concentrò sull’insegnamento della Legge, dando forma scritta alla Torah e sull’istruzione del popolo sugli insegnamenti divini, aiutando a ristabilire la tradizione religiosa e culturale e a rafforzare l’identità ebraica. Fondamentale è stata la costruzione di sinagoghe per la preghiera del sabato e la lettura della Torah. Il ritorno a Gerusalemme ha visto così la restaurazione della vita comunitaria e all’organizzazione politica e sociale della comunità ebraica (445-398 a.C.).

In questo periodo vengono composti i libri sapienziali (Giobbe, Salmi, Proverbi, Qoèlet, Cantico dei Cantici, Sapienza e Siracide).

Ancora dominazioni e sfide

Il popolo, dopo il ritorno a Gerusalemme visse in pace circa 80 anni. Negli anni 333-323 a.C. Ciro e l’impero di Persia caddero sotto l’impero macedone di Carlo Magno. Alla sua morte però (323 a.C.) il suo regno venne diviso. La terra di Israele venne occupata prima dai Tolomei d’Egitto e poi dai Seleucidi di Siria (198 a.C.) capeggiati dal re Antioco IV Epifane il quale profanò il tempio imponendo il culto a Zeus. È qui che inizia il I Libro dei Maccabei che descrive la rivolta ebraica contro il dominio seleucide. Vengono qui scritte dettagliatamente le battaglie, le alleanze e i negoziati che portarono alla vittoria dei Maccabei (tra il 175 e il 134 a.C.). La lunga lotta di Giuda Maccabeo diviene simbolo della resistenza nazionale. Al termine viene costituito un nuovo regno di Giudea che però vedrà la decadenza. Questi testi forniscono un resoconto importante della lotta per l’indipendenza e della difesa delle tradizioni religiose e culturali ebraiche Nel 63 a.C. la Giudea verrà conquistata dall’Impero romano, diventando una provincia di Roma. Durante la dominazione romana, sotto il regno di Erode il grande, nasce Gesù.

mettiti in gioco

Fa’ una ricerca per capire i rapporti tra Impero romano e provincia della Giudea governata da Erode il grande. Cerca di capire conflitti, sfide, opportunità.

Quali sono state le sfide che il popolo di Israele ha dovuto affrontare durante l’oppressione nemica? Il popolo di Dio è stato duramente messo alla prova e questi anni hanno segnato profondamente la storia e l’identità del popolo di Israele.

Durante l’esilio babilonese (circa 587-538 a.C.) Israele ha dovuto subire:

• la perdita della terra e del Tempio: fu un trauma spirituale e culturale enorme;

• l’adattamento a una nuova cultura adattandosi a vivere in una terra straniera con usanze e religioni diverse;

• il mantenimento dell’identità religiosa: nonostante le pressioni per assimilarsi, molti ebrei riuscirono a mantenere la loro fede e le loro tradizioni.

Durante l’oppressione Seleucide (circa 175-164 a.C.) gli ebrei affrontarono una dura persecuzione religiosa le cui principali sfide furono:

• l’imposizione dell’ellenismo perché Antioco IV cercò di imporre la cul tura e la religione greca, proibendo le pratiche religiose ebraiche;

• la profanazione del Tempio di Gerusalemme che venne dedicato a Zeus, scatenando la rivolta dei Maccabei;

• resistenza e ribellione da parte dei fratelli Maccabei come risposta alla repressione religiosa, culminando nella restaurazione del Tempio e il ripri stino del culto.

Durante il dominio romano (dal 63 a.C. in poi), gli ebrei affrontarono diverse sfide sotto il controllo di Roma e ancora una volta si ebbero difficoltà:

• tassazione pesanti causando malcontento e povertà tra la popolazione;

• persecuzioni religiose, anche se inizialmente i romani furono tolleranti, le tensioni aumentarono, portando a persecuzioni e alla distruzione del secondo Tempio nel 70 d.C.;

• Rivolte e repressioni da parte di gruppi ribelli come la Grande Rivolta (66-73 d.C.) e la rivolta di Bar Kokhba (132-135 d.C.) che furono brutalmente represse, con conseguenze devastanti per la popolazione ebraica.

adamo ed eva: l’idea

di dio sull’uomo

Incuriosisce il racconto della creazione. Chi l’ha scritto? Che tipo di libro è? In realtà la prima cosa da dire è che sono due i racconti della creazione con struttura e finalità diverse. Si trovano nei primi due capitoli del libro della Genesi. Appartengono al genere letterario della narrazione mitologica e teologica. Anche questi sono libri riconosciuti come “ispirati” da Dio. Secondo la tradizione, il primo racconto (Gen 1,1-2,4) che narra la bellezza e la bontà di tutta la creazione, è stato composto durante l’esilio a Babilonia (IV sec. a. C.) dalla classe alta sacerdotale. Prende infatti il nome di “racconto sacerdotale” Questo periodo fu fondamentale per il popolo ebreo per riflettere su se stesso e sulle radici della propria fede.

Giusto de’ Menabuoi, La creazione del mondo, Battistero di Padova.

Il secondo racconto (Gen 2,4-25) è attribuito alla fonte jahvista che è più antica (probabilmente il X sec. a.C.) e si concentra sulla creazione dell’uomo e della donna e il loro soggiorno nel Giardino dell’Eden.

I due racconti non sono stati fusi assieme ma accostati perché diversi e complementari. Riflettono influenze culturali e religiose dell’epoca, adattando temi della mitologia mesopotamica alla fede monoteistica di Israele.

Il primo racconto: la bellezza della creazione

Nel primo racconto della creazione nella Genesi si narra che Dio dal nulla ha creato il mondo e tutto ciò che contiene, in sei giorni, attraverso la sua parola, riposando poi il settimo giorno. Il vertice della creazione è la coppia umana, tutto è stato creato per loro.

«Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona» (Gen 1,31). La narrazione dà l’immagine dell’ordine, della cura, della bellezza delle cose create, quasi una celebrazione che suscita ammirazione, stupore e riconoscenza.

mettiti in gioco

Leggi la Preghiera per la nostra terra scritta da Papa Francesco al termine dell’enciclica Laudato si’. Prova trasformarla in un PowerPoint o in un video in cui tutti possano ritrovarsi.

Se la “creazione” è un racconto più teologico che storico, quale “verità” nasconde? La Bibbia non è un trattato di cosmologia scientifica, infatti gli autori hanno solo potuto esprimere la visione del mondo e dell’uomo propri del tempo in cui i testi sono stati redatti. L’ambito della scienza e della fede vanno tenuti distinti per non provocare cortocircuiti sconvenienti.

Tuttavia, possiamo considerarli complementari in quanto non si contraddicono avendo approcci diversi alla realtà. La scienza non può indurre alla fede e la fede non può indurre alla scienza. La fede cioè non può sostituire il metodo scientifico né fornire le prove necessarie per le scoperte scientifiche. Allo stesso modo, la scienza non può spiegare o giustificare ciò che deriva dalla fede. Nel caso della creazione bisogna scoprirvi una profonda verità teologica. Se l’evoluzione ha fatto il suo corso, gli autori del testo credono che tutto si sia realizzato secondo un progetto, non secondo il caso. Emerge infatti un concetto fondamentale nella genesi: dal caos all’ordine. Questo ordine appartiene a Dio che ha guidato la creazione verso il suo fine, dimostrandone la bontà e descrivendo il suo rapporto speciale nei confronti dell’umanità. Il racconto della creazione mette in evidenza che l’ordine e la bellezza sono frutto di una buona relazione con Dio, con gli altri, con la terra.

Si può dire che il racconto della creazione è un racconto “mitologico”? Nella prospettiva biblica, il termine “mito” non è inteso nel senso di una narrazione mitologica contrapposta alla verità, ma piuttosto come una narrazione simbolica che veicola verità profonde riguardanti Dio, l’uomo e il rapporto tra di essi. Nel caso della creazione gli autori conoscono il mito di Enuma Elish che è un mito babilonese. Esso narra la storia dell’emergere dell’universo e le imprese del dio Marduk che sconfigge la dea del caos, Tiamat, e crea l’universo dall’ordine che ne deriva. Alcune idee sono simili ma ci sono anche differenze significative come ad esempio il monoteismo in quanto Genesi descrive un unico Dio creatore, mentre l’Enuma Elish coinvolge molti dei. Altra differenza è l’ordine della Creazione: In Genesi, Dio crea il mondo in sei giorni e riposa il settimo, mentre nell’Enuma Elish, la creazione avviene attraverso la lotta fra dei.

Queste somiglianze e differenze suggeriscono che il racconto biblico potrebbe essere stato influenzato da miti mesopotamici ma che è stato adattato per veicolare significati simbolici e teologici che aiutano a comprendere la relazione tra creatore e creatura secondo la fede del popolo di Israele e la rivelazione divine. In ogni caso va detto che il termine “mito” non è il più adatto per i racconti della creazione presenti nella Bibbia e questo proprio per il loro forte intento “teologico” e per il minor valore dato agli aspetti più “plastici” e descrittivi.

I racconti della creazione nella Bibbia non sono un mito nel senso comune del termine, ma una narrazione simbolica con un profondo intento teologico.

Approfondisci il mito di Enuma Elish e fa’ un confronto con la narrazione biblica della creazione.

Adamo ed Eva in una scultura della Cattedrale di San Vigilio a Trento.

Creazione di Eva, affresco nella chiesa dell’isola Møn, Danimarca.

Il secondo racconto: la dignità dell’uomo e della donna

“Chi siamo? Da dove veniamo? Dove stiamo andando?”. Sono le domande che da sempre hanno tormentato il cuore di ogni uomo. Anche gli autori biblici, dopo aver fatto l’esperienza della relazione con Dio comprendono che Dio ha a che fare con la radice della loro vita.

Questo secondo racconto cerca di rispondere a queste domande concentrandosi sull’origine dell’uomo e della donna, e ponendo l’accento sul rapporto intimo tra l’essere umano e Dio. Adamo viene creato dalla polvere della terra e poi Dio soffia nelle sue narici il soffio della vita, solo su di lui; la donna viene estratta dalla costola dell’uomo mentre egli dorme. Viene introdotto il tema del Giardino dell’Eden, un luogo paradisiaco dove Adamo viene posto per coltivare e custodirlo e dove si trova l’albero della conoscenza del bene e del male.

Questo racconto mette in evidenza una relazione più intima e personale tra Dio e l’uomo. Dio cammina nel giardino e parla direttamente con Adamo, mostrando un’interazione più diretta fatta di cura, di armonia, di obbedienza.

«Dio creo l’uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò» (Gen 1,27), ma davvero l’uomo è fatto ad immagine e somiglianza di Dio? Cosa significa veramente?

Sì, secondo la Bibbia, sì. Questo riflette ciò che è l’uomo veramente, nella sua dignità più piena, a differenza di tutti gli altri esseri viventi:

• significa che gli esseri umani hanno una dimensione spirituale, una capacità di relazionarsi con Dio e di riflettere le sue qualità come l’amore, la giustizia e la misericordia;

• sono dotati di intelligenza, ragione e creatività, hanno cioè la capacità di pensare, ragionare, creare e fare scelte morali, riflettendo l’intelligenza e la creatività di Dio;

• sono essere relazionali, sono fatti per vivere in comunità, rispecchiando la natura relazionale di Dio;

• possiedono autorità e responsabilità, sono chiamati cioè a governare e a prendersi cura del mondo, riflettendo l’autorità, la libertà e la responsabilità di Dio;

Il secondo racconto della creazione evidenzia la dignità dell’uomo e della donna, il loro legame con Dio e l’armonia del Giardino dell’Eden.

• come immagine di Dio, possiede una dignità unica e inviolabile, che deve essere rispettata in ogni fase della vita e nei confronti di ogni essere umano. Viene inoltre sottolineata l’idea di complementarità e unità tra l’uomo e la donna.

«Questa similitudine manifesta che l’uomo è la sola creatura che Iddio abbia voluto per se stessa». (Gaudium et spes, n. 24)

IL FILM

La donna nel Talmud, Roberto Benigni Guardate lo spezzone del monologo del noto attore e fate le vostre considerazioni. Leggete il Salmo 8, in particolare i versetti 6-7.

il male entra nel mondo

Perché il male? Da dove viene? Chi ne è responsabile? Si può sottomettere? L’idea idilliaca di Adamo ed Eva è destinata a durare poco. Qualcosa è andato storto. Gli autori biblici si sono interrogati su cosa possa essere successo, sul perché l’armonia possa infrangersi e se c’è un modo per ripristinarla. Leggi il racconto della caduta che occupa tutto il capitolo 3 della Genesi.

L’uomo sperimenta la propria fragilità soprattutto nelle sue scelte, trovandosi spesso indeciso tra il bene e il male. La tentazione lo spinge a ribellarsi, cercando autonomia e desiderando di decidere da solo ciò che è giusto o sbagliato. Questo è ciò che accadde ad Adamo ed Eva, quando il serpente li tentò con la promessa di “diventare come Dio.” Tuttavia, questa disobbedienza li rese consapevoli della loro nudità e fragilità, rompendo il rapporto di fiducia con Dio.

Il peccato originale, nato da questa ribellione, è alla radice di ogni male e ha avviato una spirale di violenza, come illustrato dalla storia di Caino e Abele. Tuttavia, Dio, attraverso Gesù, trasforma questa storia di peccato e disobbedienza in una storia di perdono e redenzione.

LA CANZONE

Canto di Caino, Tony Cucchiara

Ascolta la canzone tratta da un interessante musical (Caino e Abele) nella quale Caino parla a Dio e, ovviamente, non si autopercepisce in modo negativo. Esprimi poi quanto pensi a riguardo.

Una domanda però persiste: perché il male innocente? Più volte abbiamo sentito Papa Francesco dire: «Una cosa proprio non la capisco, la sofferenza dei bambini». La questione del male innocente è uno dei misteri più incomprensibili per tutti.

Secondo la dottrina cattolica il male non è mai voluto da Dio, ma è il risultato del peccato originale e del libero arbitrio dell’uomo. Molte sofferenze derivano infatti dalle conseguenze di scelte sbagliate degli esseri umani. Neppure Dio può fare qualcosa per impedire all’uomo di fare scelte sbagliate. Una volta concessa la libertà, non può più revocarla, può solo guidarlo verso la conversione. Ma riguardo i fatti che non sono direttamente connessi a questa libertà umana, come i terremoti o le malattie? Entrando in punta di piedi, sembra quasi che anche la natura, il mondo inanimato abbia in un qualche modo una sua sorta di libertà inconscia, che non viene “violata” da interventi miracolosi di Dio. D’altra parte in una delle sue lettere San Paolo parla di creazione che «geme e soffre» nell’attesa «che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio» (Rm 8,21-22).

Il Nuovo Testamento offre dinanzi al problema del male non tanto una risposta formulata a parole, quanto una prospettiva di speranza attraverso la figura di Gesù Cristo, che ha sofferto e ha preso su di sé il male del mondo.

SGUARDI IN PROFONDITÀ

SELEZIONA LA RISPOSTA CHE SECONDO TE È CORRETTA

1 Quanti libri compongono la Bibbia cristiana?

A 66. B 100.

C 73.

D 144.

2 Cosa significa il termine “rivelazione” nella Bibbia?

A Un messaggio nascosto.

B Un processo attraverso cui Dio si manifesta all’uomo.

C Un racconto immaginario.

D Un atto di saggezza umana.

3 Chi fu il primo destinatario della rivelazione diretta di Dio, secondo la Bibbia?

A Abele

B Davide.

C Abramo.

D Mosè.

4 Cosa significa il termine “ispirazione divina” nella tradizione cristiana?

A Un’idea creativa degli autori.

B Un messaggio trasmesso dalla Chiesa.

C L’influenza dello Spirito Santo sugli autori biblici.

D Un’opinione personale degli autori.

RISOLVI IL CRUCIPUZZLE E SCOPRI LA FRASE NASCOSTA

Cerca nel crucipuzzle le seguenti parole:

5 Qual è la lingua principale in cui è stato scritto l’Antico Testamento?

A Latino.

B Greco.

C Aramaico.

D Ebraico.

6 Cosa indica il termine “canone biblico”?

A L’insieme dei libri riconosciuti come sacri e ispirati.

B Una raccolta di racconti popolari.

C I testi scritti dai discepoli di Gesù.

D Una serie di leggi ecclesiastiche.

LEGGI E INDICA SE È VERO O FALSO

1 La Bibbia è una raccolta di libri scritti in un unico periodo storico.

2 Il concetto di “ispirazione divina” si riferisce alla guida di Dio sugli autori della Bibbia.

3 La Bibbia contiene solo testi storici.

4 La rivelazione è considerata un atto di amore e misericordia da parte di Dio.

5 Il Nuovo Testamento è stato scritto interamente in aramaico, la lingua di Gesù.

STUDIO DI UN CASO

Il dubbio di Andrea sulla Bibbia

Andrea è un adolescente appassionato di scienza e storia. Durante una lezione sulla Bibbia, si domanda se davvero tutti gli eventi raccontati siano storicamente accurati e se sia necessario interpretare la Bibbia in modo letterale. Il suo insegnante gli spiega che la Bibbia utilizza diversi generi letterari e che non tutti i racconti devono essere presi alla lettera. Invece, molti contengono verità simboliche e insegnamenti spirituali profondi.

Andrea decide di approfondire la questione leggendo alcuni testi biblici con un approccio critico.

In che modo Andrea può conciliare il suo amore per la scienza con l’interpretazione simbolica di alcuni racconti biblici? Quali aspetti della Bibbia possono arricchire la sua comprensione della fede e del mondo?

ORIZZONTI DI CITTADINANZA

1 I MISTERI NASCOSTI NELLA BIBBIA

• In cerchio, ciascun compagno propone una domanda sulla Bibbia come testo culturale e sociale (ad esempio, “Come ci aiuta a comprendere la storia e i valori di una società?”).

L’insegnante annota le domande più interessanti su una lavagna o un cartellone.

• A turno, provate a dare risposte o ipotesi alle domande raccolte. In che modo lo studio di testi come la Bibbia può rafforzare la comprensione della diversità culturale e religiosa, fondamentale per una società inclusiva?

2 UN LIBRO PIENO DI STORIE

• Dividetevi in piccoli gruppi. A ciascun gruppo viene assegnato un genere letterario della Bibbia (storico, poetico, normativo, profetico) e ogni gruppo cerca un passo breve che rappresenti quel genere. Successivamente, riflettete insieme su cosa quel passo insegna sul vivere in comunità (ad esempio, regole, valori, giustizia).

• Ogni gruppo legge il proprio passo e spiega il messaggio per la vita comunitaria. Discussione finale: in che modo questi racconti antichi parlano ancora oggi del rispetto, della solidarietà e della responsabilità?

3 LA NASCITA DEL POPOLO DI ISRAELE

• L’insegnante racconta la storia di Abramo come fondatore di una comunità. Poi, ogni studente immagina di essere un membro di questa nuova comunità che si costruisce attorno a valori comuni. Scrivete insieme un “manifesto” della vostra comunità, elencando i valori fondamentali (come la fede, il rispetto, la solidarietà).

• Leggete il manifesto alla classe e confrontate i valori scritti. Riflessione finale: in che modo l’identità di un popolo e i suoi valori fondanti contribuiscono al bene comune nella società?

1 CONOSCI IL MONDO DENTRO TE

Esplora il significato di “patto/alleanza” nella tua vita

Rispondi alle seguenti domande.

• Pensa a una relazione importante nella tua vita (un amico, un familiare, un insegnante). Quali sono i valori e gli impegni che rendono questa relazione significativa?

• Riflettendo sui tuoi rapporti personali, quali compromessi e quali valori consideri fondamentali per mantenere un “patto di fiducia” con gli altri?

• Quali qualità cerchi nelle persone con cui stringi rapporti duraturi? Pensi che queste caratteristiche dicano qualcosa di importante su di te?

Dopo aver completato le risposte, confrontatevi in coppie: come definite entrambi i vostri “patti” nelle relazioni? Questo esercizio vi aiuta a riconoscere i valori che guidano le vostre relazioni e come questi possano influenzare le vostre scelte future.

2 CONOSCI IL MONDO ATTORNO A TE

Esplora il concetto di “patto/alleanza” nelle diverse professioni

Dividetevi in gruppi e scegliete un settore lavorativo o una professione (come la medicina, l’insegnamento, la giustizia) in cui è fondamentale il concetto di alleanza o fiducia reciproca.

• Ogni gruppo esplora come la fiducia e la lealtà siano essenziali per il successo e l’efficacia del lavoro in quel settore. Individuate esempi concreti di impegno e cooperazione necessari per costruire “alleanze” lavorative o di comunità.

• Presentate le vostre scoperte alla classe, evidenziando come il concetto di alleanza si traduca in azioni concrete per il bene comune e la coesione sociale.

Questa attività vi permette di comprendere come le “alleanze” siano fondamentali non solo nei rapporti personali ma anche nei contesti professionali e comunitari, e come questi legami contribuiscano a costruire una società più unita e solidale.

VERSO ORIZZONTI FUTURI

orIZZONTI DIGITALI INTELLIGENZA ARTIFICIALE

1 SPERIMENTA L’IA

Interpreta i generi letterari della Bibbia

Utilizzate un’applicazione di Intelligenza Artificiale per esplorare i diversi generi letterari presenti nella Bibbia (storico, sapienziale, profetico, poetico, epistolare). L’obiettivo è comprendere come ciascun genere trasmette messaggi in modi specifici, analizzando testi biblici di generi diversi.

Come procedere

1 Selezionate i testi: dividete la classe in gruppi, assegnando a ciascuno un breve passo di un genere letterario diverso, come un salmo (poetico), una profezia di Isaia (profetico), un episodio della vita di Abramo (storico), e una lettera di San Paolo (epistolare).

2 Analizzate con l’IA: utilizzate l’IA per fare un’analisi stilistica di ogni testo. L’intelligenza artificiale può identificare figure retoriche, temi ricorrenti e particolarità di linguaggio, evidenziando come ogni genere comunica messaggi profondi in modi unici.

3 Confrontate i risultati: ogni gruppo presenterà i risultati dell’analisi e spiegherà come il genere letterario contribuisce a rendere il messaggio efficace e toccante. Confrontate anche le differenze tra i generi per capire come cambiano i toni e le strutture per adattarsi al tipo di messaggio.

Domande guida

• Come il genere letterario influenza la comprensione del messaggio?

• Quali generi vi sembrano più adatti per comunicare concetti complessi?

• Quali similitudini e differenze trovate tra i generi?

Suggerimento input all’IA

“Analizza questo testo biblico e identifica elementi tipici del genere (storico, profetico, poetico, ecc.). Cerca simboli, figure retoriche e temi centrali e spiegane il significato”.

2 RIFLETTI SULL’ESPERIENZA FATTA

L’IA può capire i generi letterari della Bibbia?

Dividete la classe in piccoli gruppi (3-4 persone). Ogni gruppo rifletterà su come l’IA abbia facilitato l’analisi dei generi letterari biblici, valutando se questo strumento è riuscito a evidenziare efficacemente le caratteristiche distintive di ogni genere.

Discussione in gruppo

Esaminate i risultati dell’analisi stilistica svolta dall’IA e confrontate la precisione delle interpretazioni. Ogni gruppo dovrebbe identificare i seguenti aspetti.

• Aspetti positivi: quali aspetti dell’IA sono stati utili per comprendere il linguaggio e i simboli di ciascun genere biblico? L’analisi ha permesso di cogliere le peculiarità dei generi, come il tono poetico dei Salmi o l’intensità profetica di Isaia? Quali osservazioni vi sono sembrate particolarmente efficaci?

• Zone d’ombra o perplessità: ci sono state difficoltà nell’interpretazione di alcuni generi? Pensate che l’IA abbia avuto limiti nel distinguere le sfumature stilistiche o nel rappresentare l’emotività dei testi poetici o profetici?

Domande guida

• In che modo il genere letterario ha influenzato la vostra comprensione del messaggio biblico?

• L’IA ha mostrato particolari difficoltà nel rappresentare qualche genere specifico?

• Quali caratteristiche di ciascun genere sono emerse con chiarezza, e quali aspetti invece sono stati più complessi da rappresentare?

Scheda di analisi per genere

Ogni gruppo crea una breve scheda per il genere letterario analizzato, indicando i simboli, le figure retoriche e i temi principali riscontrati e spiegando come questi elementi contribuiscono a rendere unico il messaggio del testo.

Condivisione di gruppo

• Ogni gruppo presenta la propria scheda di analisi alla classe, confrontando i diversi generi e discutendo le caratteristiche distintive emerse.

• La classe costruisce una tabella comparativa che evidenzi le similitudini e differenze tra i generi e le sfide dell’IA nel rappresentarli.

Conclusioni

Dopo le riflessioni individuali e di gruppo, discutete insieme.

• Cosa avete imparato sull’uso dell’IA per interpretare i generi letterari della Bibbia?

• Quali suggerimenti dareste per migliorare l’analisi stilistica dei testi biblici da parte dell’IA?

Contenuti digitali della sezione

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sezione nuovo testamento: la buona notizia di gesù

Conoscenze

Comprendere la vita, la missione e il messaggio di Gesù come narrati nei Vangeli e altri testi del Nuovo Testamento. Approfondire il significato teologico della sua morte e risurrezione e il contesto storico in cui si sono svolti gli eventi della sua vita.

Abilità

Saper interpretare la vita di Gesù attraverso i Vangeli e le altre fonti storiche extrabibliche, comprendendo il suo messaggio e l’importanza della sua missione di salvezza. Riconoscere il valore della risurrezione e il significato del sacrificio di Gesù per la fede cristiana.

Competenze

Essere in grado di riconoscere e spiegare il significato storico e religioso della vita, missione, morte e risurrezione di Gesù. Saper collegare gli insegnamenti di Gesù con i valori etici e sociali del Cristianesimo, comprendendo il loro impatto sulla cultura e sulla storia.

SOMMARIO

1 Più di due miliardi di cristiani, 178

2 La struttura del Nuovo Testamento, 180

3 Un impatto su ogni cosa, 182

4 Contesto storico e verità dei fatti, 184

5 Tra indizi e fonti storiche, 186

6 Un Gesù che è anche Cristo, 188

7 Le parole di una missione, 190

8 Un deciso alone di autorevolezza, 192

9 Incontri con uomini e donne fortunati, 193

10 Una missione con segni potenti e controversi, 197

11 Controversie sull’autorità di Gesù, 199

12 La passione e il patibolo della croce, 201

13 La tomba vuota e la risurrezione, 202

14 Gesù in arte, musica e cinema, 204

ATTIVITÀ DI VERIFICA Sguardi in profondità, 206

EDUCAZIONE CIVICA Orizzonti di cittadinanza, 208

ORIENTAMENTO Verso orizzonti futuri, 209

INTELLIGENZA ARTIFICIALE Orizzonti digitali, 210

L’ORIZZONTE IN MAPPA

LA VITA DI GESÙ

Gesù ha vissuto in un contesto storico e culturale specifico, ma il suo insegnamento ha un valore universale.

LA FIGURA STORICA DI GESÙ

Gesù di Nazareth è una figura storica documentata, vissuta nel I secolo in Palestina.

La figura di Gesù ha ispirato innumerevoli opere d’arte, musica e film, influenzando profondamente la cultura e la spiritualità. 1. 7. 3. 5. 8. 2. 4. 6.

LA SUA MISSIONE

Gesù ha annunciato il Regno di Dio, promuovendo giustizia, amore e pace, e chiamando alla conversione..

L’ANNUNCIO DEL REGNO

Gesù ha utilizzato parabole e discorsi per spiegare il Regno di Dio, invitando all’amore e alla misericordia.

DA GESÙ AL CRISTO

UN’INSOLITA

AUTOREVOLEZZA

Gesù parlava e agiva con un’autorità unica riconosciuta da tutti.

I SUOI MIRACOLI

I miracoli di Gesù sono segni che dimostrano la sua autorità divina e la sua compassione per l’umanità.

DALLA CROCE ALLA RISURREZIONE

La crocifissione di Gesù è il suo sacrificio d’amore. La risurrezione segna la vittoria sulla morte e il fondamento della fede cristiana.

ARTE, MUSICA E CINEMA

1 più di due miliardi di cristiani

Da fonti sicure, il Cristianesimo nel mondo, in tutte le sue forme, è la religione più diffusa per numero di credenti, avendo circa 2,4 miliardi di aderenti, su 8,02 miliardi di abitanti del pianeta Terra, circa il 30% della popolazione globale. La Chiesa cattolica romana conta circa 1,3 miliardi di fedeli. Come è potuto succedere?

Il Cristianesimo è oggi la religione più diffusa al mondo, con 2,4 miliardi di credenti, grazie alla forza del messaggio di Gesù Cristo e alla trasmissione delle sue parole.

Se ancora oggi parliamo di Gesù, se possiamo fare religione a scuola, se molti di noi sono stati battezzati, significa che la religione è ancora viva e può dire ancora qualcosa al cuore dell’uomo. Ma dobbiamo farci delle domande che ci aiutano a capire come sia stato possibile una diffusione così grande del messaggio di Gesù Cristo su tutta la terra e se sia ancora significativo.

Chi ha scritto la vicenda di Gesù e quando?

«Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teofilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto». (Lc 1,1-4)

IL FILM

The Chosen, Netflix

Per una conoscenza piuttosto realistica sulla figura di Gesù ti suggeriamo di guardare qualche episodio della serie The Chosen che sta avendo un certo successo in tutto il mondo.

L’evangelista Luca all’inizio del suo Vangelo attira l’attenzione del lettore sul metodo del suo lavoro di ricerca. Così è successo per tutti gli autori che hanno voluto raccogliere dalle comunità di credenti informazioni e significati per far conoscere la vicenda di Gesù. Parliamo della composizione del Nuovo Testamento i cui scritti vanno dal 50 al 100 d.C. circa. Gli autori, che sono apostoli o discepoli di Gesù sono: Matteo, Marco, Luca, Giovanni, Paolo, Pietro, Giacomo e Giuda. Il N.T. corrisponde ai 4 Vangeli, lettere e Atti degli Apostoli e alla fine l’Apocalisse. Sono scritti in greco anche se riflettono un ambiente semitico. Le lettere di Paolo furono tra i primi testi a circolare tra le comunità cristiane, I Vangeli vennero composti in seguito.

I Vangeli sono credibili?

La Chiesa utilizzò vari criteri per determinare quali testi fossero autentici, cioè “ispirati” e quindi includerli nel canone. Il primo criterio è l’apostolicità, la connessione cioè con gli apostoli; poi l’ortodossia, i testi cioè dovevano essere in conformità alla fede cristiana e non in contraddizione, dovevano essere inoltre considerati autorevoli dalle prime comunità cristiane. Molto importante è stato l’uso liturgico nelle diverse celebrazioni comunitarie. Il canone del Nuovo Testamento fu definitivamente stabilito nel Concilio di Cartagine del 397 d.C., che confermò i 27 libri che conosciamo oggi. Testi del Nuovo Testamento furono copiati a mano e tradotti in diverse lingue, come il latino, il siriaco e il copto.

I monaci amanuensi chiusi in un monastero, si dedicavano all’arte della riproduzione dei testi antichi con l’uso di una straordinaria calligrafia e di notevoli doti nell’illustrare (molto presto si diffuse la figura del monaco specializzato nelle decorazioni).

Gli scritti che non sono stati inclusi nel canone biblico ufficiale della Chiesa cattolica sono chiamati vangeli apocrifi. Questi vangeli presentano narrazioni sulla vita di Gesù o insegnamenti attribuiti a lui, ma spesso si distinguono dai Vangeli canonici per motivi di contenuto teologico, storico o dottrinale. Alcuni esempi di vangeli apocrifi includono il Vangelo di Tommaso, il Vangelo di Pietro, il Vangelo di Giacomo, il Vangelo di Filippo, e molti altri. Questi scritti sono importanti per comprendere la varietà di tradizioni e interpretazioni presenti nell’ambito del Cristianesimo antico

Il Nuovo Testamento, scritto tra il 50 e il 100 d.C. in greco ma con influenze semitiche, raccoglie Vangeli, lettere, Atti degli Apostoli e Apocalisse, testimonianze degli apostoli e discepoli che diffusero il Vangelo nelle comunità.

Con l’aiuto del tuo insegnante metti a confronto un vangelo apocrifo con uno canonico. Quali differenze noti?

la struttura del nuovo testamento 2

Il Nuovo Testamento è composto da 27 libri divisi in quattro categorie principali:

• i Vangeli (Matteo, Marco, Luca e Giovanni): narrano la vita, gli insegnamenti, la morte e la risurrezione di Gesù Cristo e li interpretano alla luce dell’evento decisivo che è la risurrezione;

• gli Atti degli Apostoli: descrivono l’espansione della Chiesa primitiva dopo la risurrezione di Gesù;

• le Lettere (epistole): sono scritte da vari autori, come San Paolo, San Pietro e altri apostoli, a comunità cristiane specifiche per fornire insegnamenti su fede, morale e pratica cristiana;

APOCALISSE

Ultimo libro della Bibbia, che rivela attraverso visioni simboliche il compimento del piano di Dio e la vittoria finale sul male.

Il Nuovo Testamento ha 27 libri: Vangeli, Atti, Lettere e Apocalisse.

I Vangeli raccontano Gesù da prospettive diverse per annunciare la salvezza. Il genere è teologico, non solo storico.

• l’Apocalisse di Giovanni: è un libro profetico che parla di eventi futuri e della vittoria finale di Cristo.

Quattro Vangeli, quattro racconti “diversi”

I Vangeli sono quattro. Non ne bastava uno solo? Evidentemente no, e approfondiremo il perché di seguito. La parola “Vangelo” deriva dal greco “euanghélion,” che significa “buona notizia” (dove “eu” significa “buona, dolce”) e la buona notizia è che Gesù di Nazareth è il Messia atteso, il Signore, il Figlio di Dio.

L’esperienza fatta accanto a Gesù di più persone ha portato i suoi discepoli a raccontare la sua storia con prospettive diverse e a comunità diverse che nei Vangeli sono state rispettate.

Il genere “Vangelo” è un genere letterario nuovo, che non era ancora conosciuto, con un intento non prettamente storico (nel senso moderno del termine) ma teologico. La preoccupazione degli Evangelisti era cioè quella di raccontare i fatti e i detti di Gesù alle loro comunità per trasmettere il significato della salvezza portata da lui attraverso la sua incarnazione, passione, morte e risurrezione.

Ecco le caratteristiche principali dei singoli quattro Vangeli.

Vangelo secondo Marco. È ritenuto il più antico dei Vangeli. Marco non è stato discepolo di Gesù ma di Pietro seguendolo nella sua predicazione fino a Roma. Il suo Vangelo è destinato ai pagani convertiti al Cristianesimo. È il più breve dei quattro Vangeli e si concentra sull’azione e i miracoli di Gesù, presentandolo come il Figlio di Dio. È scritto in uno stile semplice e diretto finalizzato a riconoscere Gesù come il Cristo, il Messia.

Vangelo secondo Matteo. Matteo è uno degli apostoli di Gesù, un ex esattore delle tasse. Il suo Vangelo si rivolge agli ebrei convertiti al Cristianesimo. Inizia con l’elenco degli antenati di Gesù (genealogia) e racconta la nascita di Gesù mettendo subito in evidenza la sua umanità. Sottolinea che Gesù è il Messia promesso, discendente di Davide. Include perciò molte citazioni dall’Antico Testamento per dimostrare che Gesù adempie le profezie.

Vangelo secondo Luca.

Luca non è un apostolo di Gesù ma, secondo la tradizione, è un medico e compagno di Paolo nella sua missione. Il suo Vangelo è rivolto a Teofilo (‘amico di Dio’ o ‘amato da Dio’, può indicare tutti coloro che desiderano conoscere la verità riguardo a Gesù Cristo) e ai cristiani di origine pagana. È conosciuto come il Vangelo della misericordia perché mette in evidenza la compassione e l’amore preferenziale di Gesù per i poveri e gli emarginati. La narrazione evangelica è strutturata come un lungo viaggio verso Gerusalemme durante il quale Gesù dimostra il suo stile di vita e l’amore di Dio per l’umanità. Include dettagli sulla nascita e l’infanzia di Gesù

Vangelo secondo Giovanni.

Giovanni è considerato l’apostolo prediletto di Gesù. Scrive alla fine del 1° secolo d.C. dopo aver maturato una certa consapevolezza sulla figura del mistero di Gesù Cristo. Si rivolge a tutti i cri stiani, specialmente quelli perseguitati. Dif ferisce dagli altri tre Vangeli e si concentra sull’identità divina di Gesù come il Verbo incarnato, il Figlio di Dio che porta la salvezza al mondo. Contiene discorsi teologici profondi e altre riflessioni spirituali.

I primi tre Vangeli vengono chiamati perché offrono una visione simile (syn-ottici il Vangelo di Giovanni ha più una connotazione teologica.

Fa’ una ricerca sui simboli dei 4 evangelisti. Scoprine i dettagli e il significato. mettiti in gioco

Evangelista Matteo, affresco nella Chiesa di Santa Maria Annunciata a Bellagio (CO).

I Vangeli sono fondamentali per la fede cristiana: presentano

Gesù come Figlio di Dio, Redentore, e Salvatore.

CERCANDO UN SENSO

Per quali ragioni secondo te il Cristianesimo ha avuto un così grande successo nel mondo? Quali bisogni esistenziali aveva intercettato? Ha ancora questa forza?

un impatto su ogni cosa

I Vangeli hanno avuto un impatto fondamentale sulla teologia cristiana, influenzando vari aspetti della fede e della pratica cristiana.

• I Vangeli forniscono la base per la comprensione di Gesù Cristo come il Figlio di Dio e il Salvatore del mondo. La narrazione della sua vita, morte e risurrezione è centrale per la fede cristiana e ha portato allo sviluppo della cristologia e di dottrine chiave come l’Incarnazione, la risurrezione, la Trinità.

• Gli insegnamenti di Gesù, come il Discorso della Montagna, offrono una guida etica e morale per i cristiani. Questi insegnamenti hanno influenzato profondamente la visione cristiana della giustizia, della misericordia e dell’amore per il prossimo.

• La liturgia e i sacramenti: i Vangeli descrivono l’istituzione dell’eucaristia durante l’Ultima Cena, che è diventata un sacramento centrale nella pratica cristiana. Così come il sacramento della Riconciliazione e di altri. Inoltre, i racconti della vita di Gesù sono spesso letti e meditati durante le celebrazioni liturgiche.

• Il comando di Gesù di «andare e fare discepoli tutte le nazioni» (Matteo 28,19) ha ispirato l’attività missionaria della Chiesa. I Vangeli forniscono il messaggio centrale che i cristiani sono chiamati a condividere con il mondo.

• I Vangeli presentano le fonti principali per la comprensione della persona di Gesù Cristo come il Redentore che offre la salvezza attraverso la sua morte e risurrezione. Questo ha portato allo sviluppo di una teologia della salvezza che è al centro della fede cristiana.

In sintesi, i Vangeli sono la pietra angolare della teologia cristiana, fornendo la base per la comprensione di chi è Gesù, cosa ha insegnato e quale è il significato della sua vita e opera per l’umanità.

Per quale motivo la diffusione del Vangelo ha avuto tanto successo nel mondo? La diffusione del Vangelo ha avuto un successo straordinario nel mondo per diverse ragioni, intercettando vari bisogni umani e culturali.

• Il Vangelo offre un messaggio di speranza, amore e salvezza che risuona con le esperienze umane universali. La promessa di redenzione e vita eterna ha un forte richiamo emotivo e spirituale.

• Il Cristianesimo si è distinto per la sua inclusività, accogliendo persone di tutte le etnie, classi sociali e background culturali. Questo ha permesso al messaggio di diffondersi rapidamente in diverse culture.

• Le prime comunità cristiane offrivano un forte senso di appartenenza e supporto reciproco. In un mondo spesso segnato da divisioni e conflitti, queste comunità fornivano un rifugio sicuro e solidale.

• I cristiani hanno preso seriamente il comando di Gesù di diffondere il Vangelo in tutto il mondo. Missionari e predicatori hanno viaggiato in lungo e in largo, spesso affrontando grandi pericoli, per portare il messaggio cristiano a nuove terre anche sacrificando la loro vita.

• Il Cristianesimo ha dimostrato una notevole capacità di adattarsi a diverse culture, integrando elementi locali nelle pratiche religiose senza compromettere i principi fondamentali della fede.

• In molte culture, il Vangelo ha risposto a bisogni profondi di significato, giustizia e comunità.

Il Vangelo ha cioè offerto una visione del mondo che dava senso alla sofferenza e alla speranza di un futuro migliore. Questi fattori combinati, e, secondo la fede cristiana per opera dello Spirito Santo, hanno permesso al Vangelo di diffondersi e radicarsi in una vasta gamma di contesti culturali, trasformando profondamente le società in cui è stato accolto.

IL LIBRO

La cerimonia contestata, Giuseppe Lorizio Leggi questo passo tratto da un articolo sul quotidiano Avvenire e commentalo in classe: «L’indignazione, espressa in occasione dell’inaugurazione dei Giochi olimpici, andrebbe intesa in prospettiva culturale piuttosto che ideologico-politica. […] Si situa qui il nocciolo della cultura occidentale neo o post-moderna: il neopaganesimo culturale e religioso che invade e pervade il nostro presente. “Dioniso contro il Crocifisso!” sarebbe il motto dell’Anticristo nietzschiano. Questa “nostalgia degli dei”, non da ora, è la cifra di una cultura moderna e neomoderna. […] L’autentica inclusività si esprime innanzitutto nel Cristianesimo, che oltre che una fede si qualifica come appartenenza culturale e politica».

contesto storico e verità dei fatti 4

FONTI

Documenti o testimonianze che trasmettono informazioni originali e autorevoli su un argomento o evento.

Il contesto di Gesù: Palestina sotto dominio romano con autonomia religiosa; forte attesa messianica e centralità del Tempio di Gerusalemme; società segnata da disuguaglianze sociali, schiavitù e tradizione orale; cultura ebraica influenzata dall’ellenismo.

Quante notizie sai sul tuo attore, cantante, sportivo… preferito? Ogni informazione arricchisce il tuo archivio storico e saresti sempre a caccia di sapere qualcosa di più. Selezioni accuratamente le fake news che ti infastidiscono e ti concentri sul personaggio con un atteggiamento di gelosia perché nessuno può offuscare la sua immagine.

Se devi fare una ricerca su un personaggio che ti interessa vai, dunque, a fondo usando un metodo scientifico, vai a caccia di fonti attendibili. È quello che faremo per scoprire la storicità dell’esistenza di Gesù e la verità dei fatti.

Con Gesù, l’attesa del Messia per il popolo ebraico, si è compiuta. Egli nacque nel I secolo d.C. in Palestina, un periodo storico e culturale molto complesso e ricco di influenze di diverso genere.

Il contesto politico: la Palestina era sotto il controllo dell’Impero Romano. Questo significava che le autorità romane avevano il potere politico e militare, ma permettevano una certa autonomia locale, soprattutto in questioni religiose. Le Sacre Scritture fanno riferimento agli imperatori romani come Cesare Augusto (Luca 2,1), ai re e governatori locali come Erode il Grande (Matteo 2,1) e Ponzio Pilato (Luca 3,1), e alle lotte politiche di ribellione alla dominazione romana.

Contesto religioso: la religione dominante era la religione ebraica che aveva una forte aspettativa messianica e molti attendevano un liberatore così come promesso dalle scritture. Il Tempio di Gerusalemme era il centro religioso e culturale, le sinagoghe luoghi di ascolto e di preghiera e le pratiche religiose ebraiche erano fondamentali nella vita quotidiana.

Contesto sociale: la società era divisa tra ricchi e poveri, la schiavitù era comune e la vita quotidiana era spesso dura per la maggior parte della popolazione. La comunicazione era prevalentemente orale, e l’alfabetizzazione era limitata.

Contesto culturale: la cultura ebraica con tutte le sue tradizioni era dominante, ma c’erano anche influenze ellenistiche dovute alla precedente dominazione greca. Questo creava un ambiente culturale variegato, con una mescolanza di idee e pratiche.

Gesù nacque a Betlemme, in Giudea, ma trascorse gran parte della sua vita a Nazaret, in Galilea. La sua predicazione e i suoi insegnamenti si svolsero principalmente in queste regioni.

Quali sono le fasi salienti della vita di Gesù? Se dovessimo raccontare in breve la vita di Gesù dovremmo anzitutto mettere a fuoco il cuore della sua vicenda che è la sua incarnazione, morte e risurrezione. Tuttavia, ogni aspetto della sua vita ha a che fare con la sua missione che è la salvezza dell’umanità e tutto va dunque letto in questa prospettiva.

Va detto anzitutto che la sua venuta ha a che fare con qualcosa di misterioso che è la sua incarnazione avvenuta in Maria per opera dello Spirito Santo, nella piccola località di Betlemme. Giuseppe è un giovane scelto per star accanto a Maria e per fare da padre legale e protettivo di Gesù, pur non essendo il suo padre biologico. Assicura anche la discendenza davidica così come annunciato dalle Scritture (ad esempio Ger 23,5). La sua prima manifestazione viene fatta ai Re magi che portano doni e riconoscono il Re dei re. In seguito ad una persecuzione dei bambini indetta da Erode, la famiglia di Gesù è costretta a scappare e ad andare in Egitto. Di ritorno, la famiglia si sistema nella loro casa di Nazareth.

La sua prima apparizione in pubblico avviene a dodici anni, Gesù viene ritrovato nel Tempio di Gerusalemme mentre discute con i dottori della legge. Solo a 30 anni inizierà però la sua missione e lo fa con un atto inaspettato: va dal profeta Giovanni Battista nel fiume Giordano a farsi battezzare. Subito dopo, trascorre un periodo di riflessione e preghiera nel deserto, dove viene tentato più volte da Satana. Dopo 40 giorni, Gesù ritorna a Nazareth e inizia la sua predicazione, compie miracoli e crea attorno a sé una piccola comunità di 12 apostoli ma sarà anche contrastato e allontanato.

Saranno tre anni di grazia per la popolazione della Giudea e della Galilea che sperimenta la sua misericordia, la sua vicinanza, ascolta la sua parola e in molto lo seguono. L’ingresso a Gerusalemme, accolto dalla folla con rami di palma è l’inizio della sua passione. Nell’ultima cena Gesù celebra la Pasqua con i suoi discepoli, istituendo l’eucaristia, momento drammatico, angosciante ma profondamente significativo. La sera stessa vene arrestato, poi processato e crocifisso sul monte Calvario. Tre giorni dopo la sua morte, però, come aveva predetto, Gesù risorge, si presenta ai suoi, vivo. Quaranta giorni dopo la sua risurrezione ascende al cielo Questi eventi sono centrali nella narrazione evangelica e nella fede cristiana.

mettiti in gioco

Prendi un aspetto della vita di Gesù che ti incuriosisce ed approfondiscila per capirla a fondo. Condividi il tuo lavoro con i tuoi compagni.

Il Lago di Galilea.

Il Papiro di Rylands, il Codice Sinaitico, Flavio Giuseppe e Tacito confermano l’esistenza storica di Gesù e delle prime comunità cristiane.

tra inizi e fonti storiche

Sì, ci sono diversi indizi storici, (più che di altri personaggi del passato) che confermano l’esistenza di Gesù, essi provengono sia da fonti cristiane che non cristiane. Queste testimonianze forniscono un quadro coerente dell’esistenza storica di Gesù, anche al di fuori dei testi religiosi.

Fonti cristiane

Il più insigne e il più antico è un versetto in greco del Vangelo di Giovanni (18,31-33 e 37-38), scritto su una pergamena risalente al 125 d.C.. Si chiama Papiro di Rylands Alcuni testi completi del N.T. scritti a mano in greco risalgono al IV secolo d. C. e sono stati trovati nel Monastero di Santa Caterina ai pedi del monte Sinai. Si tratta del Codice Sinaitico che attualmente è conservato al British Museum di Londra. Il documento è molto importante perché fornisce una preziosa testimonianza del testo biblico antico, aiutando gli studiosi a comprendere meglio la trasmissione e la conservazione delle Scritture nel corso dei secoli. È fondamentale anche per la critica testuale, poiché permette di confrontare le varianti testuali e correggere errori introdotti in copie successive.

Va ricordato anche il Codice Vaticano (IV sec d.C.) e quello Alessandrino (V sec d.C.) e soprattutto la scoperta nel 1948 a Qumran, nel mar Morto, di Rotoli e insigni frammenti dell’A.T. Essi non contengono in realtà scritti del N.T., ma alcuni testi mostrano somiglianze con gli insegnamenti del Vangelo, offrendo contesto e background per la nascita del Cristianesimo e le sue prime comunità. Anche le lettere di San Paolo scritte circa 25 anni dopo la morte di Gesù confermano l’esistenza di una comunità cristiana che credeva in lui.

Fonti giudaiche

Flavio Giuseppe (31-100 d.C.), uno storico ebreo del I secolo menziona Gesù in due passaggi delle sue opere, Antichità giudaiche. In uno di questi, cita Ponzio Pilato, accenna alla croce e alla risurrezione e parla di Gesù come un uomo saggio e un maestro.

Il Talmud babilonese fa riferimento a Gesù, anche se non sempre in modo diretto e positivo. In alcuni passaggi, viene chiamato con nomi come Yeshu, “quell’Uomo,” o “colui che fu appeso”. C’è tuttavia un dibattito tra gli studiosi se questi testi si riferiscano effettivamente a Gesù di Nazareth o a un’altra persona con un nome simile.

Fonti romane

Tacito è uno storico romano che negli Annali descrive la persecuzione dei cristiani sotto Nerone, accusati di aver incendiato Roma. Lì menziona Gesù, chiamandolo “Cristo” e affermando che fu crocifisso sotto Ponzio Pilato.

«Nerone si inventò dei colpevoli e sottomise a pene raffinatissime coloro che la plebaglia, detestandoli a causa delle loro nefandezze, denominava cristiani. Origine di questo nome era Cristo, il quale sotto l’impero di Tiberio era stato condannato al supplizio dal procuratore Ponzio Pilato; e, momentaneamente

sopita, questa esiziale superstizione di nuovo si diffondeva, non solo per la Giudea, focolare di quel morbo, ma anche a Roma, dove da ogni parte confluisce e viene tenuto in onore tutto ciò che vi è di turpe e di vergognoso».

Plinio il Giovane è un governatore romano che, in una lettera all’Imperatore Traiano, descrive i cristiani e le loro pratiche e chiede come comportarsi con loro. Questo conferma l’esistenza di una comunità che adorava Gesù. Ecco un estratto rilevante.

«Affermavano d’altra parte che la loro colpa o il loro errore si riduceva essenzialmente alla consuetudine di riunirsi in un giorno determinato prima dell’alba per cantare alternativamente fra loro un inno in onore di Cristo come se fosse un dio, e di impegnarsi con solenne giuramento non già a compiere qualche misfatto, ma a non commettere furti, rapine, adulteri, a non venir meno alla parola data, a non rifiutare di restituire il deposito quando richiesto. Compiuti questi riti, avevano l’usanza di separarsi e di riunirsi per condividere il pasto, cosa che, checché se ne dica, è ordinaria e innocente».

Reperti archeologici

Approfondisci alcune fonti sul N.T. e simulando un incontro tra stoici, critici, archeologi, mettete in comune le vostre ricerche. mettiti in gioco che,

Luciano di Samosata nel suo scritto La morte di Peregrino, fa riferimento ai cristiani e alla loro venerazione di Cristo. «Durante il periodo di adesione al Cristianesimo, nel quale era stato anche in carcere, veniva visitato continuamente dai suoi fratelli cristiani, che da ogni dove si affrettavano a venire per consolarlo, assisterlo, aiutarlo; secondo Luciano essi erano degli sciocchi, ingannati da quell’impostore. ‘Allora Proteo venne a conoscenza della portentosa dottrina dei cristiani, frequentando in Palestina i loro sacerdoti e scribi. […] Essi lo veneravano come un dio, se ne servivano come legislatore e lo avevano elevato a loro protettore a somiglianza di colui che essi venerano tuttora, l’uomo che fu crocifisso in Palestina per aver dato vita a questa nuova religione».

Sebbene non ci siano prove archeologiche dirette che confermino l’esistenza di Gesù, ci sono diversi reperti che supportano la sua storicità. Significativi sono alcuni siti archeologici, come la chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme e il villaggio di Nazareth e la sinagoga di Cafarnao che attraverso scavi e studi approfonditi, offrono prove tangibili della sua esistenza. Interessanti sono anche i simboli e le iscrizioni paleocristiane trovati in varie catacombe e siti archeologici: essi testimoniano la diffusione del Cristianesimo e la venerazione di Gesù già nei primi secoli dopo la sua morte.

Plinio il giovane (sopra) e Giuseppe Flavio (sotto).

PALEOCRISTIANO

Relativo ai primi secoli del cristianesimo, fino al termine dell’Impero Romano d’Occidente.

UN gesù CHE È ANCHE

CRISTO 6

Gesù, vero Dio e vero uomo, si presentò come il Messia atteso, superando le attese di Israele e rivelandosi come il Figlio di Dio.

Il Battesimo di Cristo, affresco di Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova, capolavoro del Trecento italiano.

Gesù di Nazareth - l’uomo - era consapevole della sua reale e completa identità, ovvero di essere anche il Cristo, in definita di essere Dio? Per rispondere a questa complessa domanda, dobbiamo porci prima un altro quesito: quali erano le aspettative di Israele riguardo al Messia?

Nell’Ebraismo, il Messia (in ebraico Masiah) era atteso come un re che avrebbe portato pace e salvezza a Israele e all’umanità. Si attendeva “l’unto del Signore”, un Salvatore che avrebbe liberato il popolo e instaurato il Regno di Dio sulla Terra, anche come liberatore dalla dominazione romana. Le Sacre Scritture presentano numerose profezie riguardanti il Messia, come ad esempio in Isaia 7,14: «Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele» e in Michea 5,2: «E tu, Betlemme Ephrata, così piccola tra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che deve signoreggiare in Israele». Le attese erano molto alte ma Gesù non rimane dentro i canoni stabiliti dalla tradizione, addirittura le supera. Infatti, non verrà per questo riconosciuto dalla religione ebraica.

Secondo la fede cristiana, Gesù aveva una consapevolezza profonda della sua identità e del suo scopo: essere Figlio di Dio, inviato da lui, quindi vero Dio e nello stesso tempo vero uomo, nato da Maria. Gli altri profeti non attribuivano mai a se stessi titoli così decisivi. Gesù invece ha dichiarato chiaramente la sua divinità in molti passaggi delle Sacre Scritture: chiama Dio «Padre mio» già a 12 anni nel Tempio dove sta discutendo con i sacerdoti e gli scribi (Luca 2,49); Durante il battesimo di Giovanni una voce dal cielo dice: «Questo è il mio Figlio amato, nel quale mi sono compiaciuto» (Matteo 3,17); durante la tentazione nel deserto di fronte a Satana dove afferma la sua autorità come Figlio di Dio (Mt 4,1-11. Fondamentale è la dichiarazione di fronte ai suoi discepoli quando approva la definizione datagli da Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,15-16). Come anche quando di fronte ai Giudei dice: «In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono» (Gv 8,58), identificandosi con il nome che Dio aveva rivelato a Mosè nell’Esodo.

Una caratteristica di Gesù è di essersi presentato anche con altri titoli spesso metaforici, iniziando sempre con l’espressione “Io sono…”, titoli che rivelano la sua identità divina e il suo ruolo salvi-

fico: “il Figlio dell’Uomo” (Mt 16,13); “il Cristo”, (Mt 16,20); “la luce del mondo” (Gv 8,12); “Il pane della vita” (Gv 6,35); “il buon pastore” (Gv 10,11).

Dimostrò la sua natura divina anche con i suoi insegnamenti, miracoli e, infine, con la sua risurrezione dai morti.

La Chiesa cattolica insegna che Gesù è vero Dio e vero uomo, la piena rivelazione di Dio e il salvatore del mondo. Per arrivare a queste affermazioni la Chiesa ha però dovuto interrogarsi sulla vera identità di Gesù attraverso studi di tipo teologico, scontrandosi spesso con culture e posizioni diverse. I concili istituti per trattare tematiche legate alla fede e alla pratica della Chiesa sono stati fondamentali per trovare un consenso su alcune verità di fede. Si ricordi ad esempio il Concilio di Nicea (325).

tempo la sua profonda compassione per l’umanità.

Approfondisci le espressioni che Gesù attribuisce a se stesso: “io sono…” Cosa emerge dalla definizione che dà di se stesso?

missione è unico: far conoscere Dio al mondo

Alla luce di tutto questo, in sintesi, lo scopo della venuta di Gesù Cristo e della sua . Annunciare la buona notizia che Dio sta dalla parte dell’uomo e condurre l’umanità a lui, la ricostruzione del Regno di Dio. Il primo atto di Gesù è perciò quello di annunciare il Vangelo di Dio e di

invitare tutti alla conversione interiore:

«Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il Vangelo di Dio, e diceva: ‘Il tempo si è compiuto e il Regno di Dio è vicino; convertitevi

e credete al Vangelo”». (Mc 1,14-15)

Per fare questo ha donato tutto, anche la sua vita.

Cerca nei Vangeli gli altri passi in cui Gesù dichiara la sua divinità e nello stesso

Gesù annunciava il Regno con discorsi come le Beatitudini, il discorso missionario, quello escatologico e il Pane della Vita. All’Ultima Cena lasciò il comandamento dell’amore.

le parole di una missione

Gesù annunciava il Regno di Dio attraverso la sua persona anzitutto e poi con la predicazione, le parabole, i miracoli, l’incontro con le persone. Il tema del Regno di Dio era centrale nella sua missione, ne parlava invitando tutti alla conversione e a seguire Dio con tutto il cuore. È questa la forza rivoluzionaria del suo messaggio. In realtà non diede mai una definizione teorica precisa di Regno di Dio, utilizzò invece paragoni come il seme, una rete o un tesoro nascosto. Questo per dire che il Regno non significava solo giudizio, ma soprattutto dono, perdono, salvezza come pienezza di vita. Analizziamo i diversi momenti della sua predicazione.

Con discorsi

Gesù attirava la folla e insegnava sul Regno di Dio con discorsi ed esempi, tra cui il celebre discorso della Montagna. Le Beatitudini (Mt 5,1-12) rappresentano un messaggio di felicità autentica, basato su virtù come umiltà, mitezza e misericordia, e offrono una visione di valori contrastanti rispetto a quelli mondani. Gesù propone così una rivoluzione spirituale e morale per il suo popolo.

Non sempre Gesù si rivolge al popolo, spesso fa discorsi rivolti ai suoi discepoli per istruirli sulla loro missione. Ricordiamo il discorso missionario (Mt 10) durante il quale Gesù invia in missione i suoi discepoli avvertendoli delle persecuzioni che affronteranno e incoraggiandoli a essere coraggiosi.

Gesù si dedica anche a spiegare cosa succederà alla fine dei tempi. È il discorso escatologico (Matteo 24-25), in cui Gesù parla del suo ritorno e del giudizio finale. È un discorso del genere profetico e apocalittico in cui emerge come orizzonte la salvezza per chi avrà praticato il comandamento dell’amore.

Gesù fa anche dei discorsi di alta teologia che sconvolgono gli ascoltatori. Il più controverso è il discorso del Pane della Vita (Gv 6) nel quale parla del significato spirituale del pane, dichiarando di essere lui il “pane della vita” e invitando i suoi seguaci a nutrirsi di lui per avere la vita eterna.

James Tissot, Gesù invia i discepoli a due a due, 1886-1894, Brooklyn Museum, New York (USA).

Infine, il discorso più profondo è quello fatto all’Ultima Cena con i suoi discepoli (Giovanni 13-17). In questa occasione Gesù offre insegnamenti profondi ai suoi discepoli, tra cui il comandamento dell’amore reciproco, il vertice della sua predicazione, la promessa dello Spirito Santo e la preghiera sacerdotale per l’unità dei credenti.

Questi discorsi sono fondamentali per comprendere il messaggio di Gesù e la sua visione del Regno di Dio: il bisogno di salvezza, uno stile di vita fatto di amore e di misericordia, di giustizia e di pace. Gli ascoltatori sono invitati a vivere secondo i valori del Regno, trasformando le loro vite in armonia con la volontà di Dio.

Con parabole

Gesù, pur essendo ebreo, insegnava in modo non convenzionale, preferendo luoghi aperti e traendo ispirazione dalla natura e dalla vita quotidiana. Con autorità e semplicità, utilizzava parabole per trasmettere verità spirituali, coinvolgendo profon-

damente gli ascoltatori. Le parabole rendevano accessibili concetti complessi a chi aveva il cuore aperto, mentre restavano oscure a chi rifiutava di riflettere. Talvolta Gesù spiegava il loro significato, come nella parabola della zizzania (Mt 13,24-30), ma preferiva che ogni ascoltatore accogliesse la parola come un seme da far germogliare. Vediamone alcune raggruppate per temi:

Le parabole del Regno di Dio

Molte parabole descrivono la natura del Regno di Dio e come esso si manifesta nel mondo. Iniziano con “Il Regno di Dio è simile a…” includono la parabola del seminatore, la parabola del grano e della zizzania, e la parabola del granello di senape, del tesoro, della perla.

Le parabole del perdono e della misericordia

Hanno lo scopo di illustrare il valore del perdono e della misericordia. Sono parabole che trasmettono un profondo senso di figliolanza e l’immenso amore di Dio per l’umanità. Ricordiamo la parabola del padre misericordioso, la parabola del servo spietato, della pecorella perduta, della moneta perduta.

Le parabole della giustizia e il giudizio

Alcune parabole trattano il tema della giustizia divina e del giudizio finale. La parabola delle dieci vergini e la parabola dei talenti sono esempi che sottolineano la responsabilità e la preparazione per il giudizio di Dio. Insegnano che ogni persona sarà giudicata secondo i doni ricevuti.

Le parabole dell’amore e della compassione

Le più importanti sono le parabole del buon samaritano, di Lazzaro ed Epulone che mettono in luce l’importanza dell’amore e della compassione verso il prossimo, indipendentemente dalle differenze sociali o etniche.

Le parabole sulla fede e sulla fiducia in Dio

Alcune parabole incoraggiano la fede e la fiducia in Dio, come la parabola del fico sterile e la parabola del giudice iniquo.

Parabole della preghiera e del pentimento

Gesù utilizzava parabole per insegnare l’importanza dell’umiltà e del pentimento di fronte a Dio. La parabola del fariseo e del pubblicano, e del giudice e della vedova sono un esempio di come l’umiltà sia apprezzata da Dio.

Il racconto nasconde sempre un insegnamento. Scegli una parabola di Gesù e prova a metterla a confronto con una canzone o con un altro racconto che esprime lo stesso messaggio.

Guarigione dei dieci lebbrosi, XII-XIII secolo, Duomo di Monreale.

un deciso alone di autorevolezza 8

Gesù dimostrava libertà nella missione, parlando con autorità, reinterpretando la legge, associandosi ai più emarginati.

Gesù si dimostra profondamente libero nella sua parola e nella sua missione rispetto ai rabbini del suo tempo e alla tradizione ebraica, ma lo fa rimanendo sempre profondamente fedele alla Parola di Dio. Diversi aspetti evidenziano questa libertà.

• Gesù parlava con un’autorità che i rabbini non avevano. Mentre i rabbini spesso citavano altre autorità per sostenere i loro insegnamenti, Gesù parlava direttamente, dicendo “In verità vi dico” (Matteo 5,18).

• Gesù reinterpretava la legge mosaica in modi che spesso sfidavano le interpretazioni tradizionali dei rabbini. Ad esempio, nel Discorso della Montagna, Gesù approfondisce i comandamenti, andando oltre la semplice osservanza esterna per enfatizzare l’intenzione del cuore (Matteo 5-7).

• Gesù si associava con persone che i rabbini ebrei spesso evitavano, come i pubblicani, i peccatori e i samaritani. Questo dimostrava una missione più inclusiva e universale (ad esempio Luca 19,10).

mettiti in gioco

• I miracoli di Gesù, come guarigioni e risurrezioni, erano segni della sua autorità divina e della sua missione unica, distinguendosi ulteriormente dai rabbini del tempo (ad esempio Giovanni 10,25).

• Gesù criticava apertamente le tradizioni umane che, secondo il piano di Dio, rischiavano di alterare la vera intenzione della legge di Dio (ad esempio Marco 7,8-9) e l’osservanza esteriore del sabato (Mc 2,27).

La trasgressività di Gesù esprimeva fedeltà al cuore della legge, liberandola dai formalismi che ostacolavano il rapporto con Dio. Egli invitava all’ascolto e all’apertura alla novità della Parola, superando l’autosufficienza di chi si riteneva già sapiente.

Commenta questa affermazione di Sant’Agostino.

«Dovunque ti trovi, o Verità, tu sei al di sopra di tutti quelli che ti interrogano e contemporaneamente rispondi a quanti ti interpellano sulle cose più diverse. Tu rispondi con chiarezza, ma non tutti ti comprendono con chiarezza. Tutti ti interrogano su ciò che cercano, ma non sempre ascoltano quanto cercano. Si dimostra tuo servo migliore non colui che pretende di sentire da te quello che egli vuole, ma che piuttosto vuole quello che ha udito da te» (Sant’Agostino, Confessioni).

incontri con uomini e donne fortunati

Una caratteristica di Gesù che lo distingueva dagli altri rabbini era quella di stare tra la gente. Egli aveva un grande desiderio di incontrare tutti, senza alcun pregiudizio culturale, religioso o di provenienza. Si intratteneva con persone del suo popolo, ma anche con samaritani, pagani, soldati romani e individui che la società del tempo considerava sconveniente avvicinare, come peccatrici e pubblicani (ricorda ad esempio il pubblicano Matteo).

Gli incontri con Gesù, spesso inaspettati, come quello con Zaccheo, rivelavano il suo amore e desiderio di salvezza per tutti. Ogni incontro trasformava, guariva e invitava a seguirlo, offrendo insegnamenti di valore universale.

Maria, Marta e Lazzaro: gli amici di Gesù

Gesù quando voleva fare una pausa o riposarsi, andava nella casa dei tre fratelli a Betania (Gv cap. 11 e 12). Egli aveva un rapporto di profonda amicizia con Maria, Marta e Lazzaro. Betania era un luogo di ospitalità e accoglienza (Luca 10,38-42), di amore e affetto. Uno degli episodi più significativi è la risurrezione di Lazzaro. Quando Lazzaro muore, Gesù piange e Marta e Maria chiedono il suo aiuto, il quale risponde andando al sepolcro dopo quattro giorni e riportando Lazzaro in vita (Gv 11,1-44) un dono particolare per i suoi amici!

Gesù trovava soprattutto conforto nella casa di Betania, specialmente nei momenti difficili prima della sua passione e morte (Giovanni 12,1-3). Egli ci teneva a questo rapporto di amicizia sincera e profonda, caratterizzato da amore, fiducia e sostegno reciproco.

Gli apostoli: giovani chiamati a seguirlo

Gesù non agisce da solo, ha bisogno di un gruppo di persone attorno a sé perché stessero con lui e per inviarli successivamente in missione. Ne sceglie 12 a ricordare le 12 tribù di Giacobbe ed ognuno ha una storia particolare e caratteristiche diverse. La chiamata degli apostoli è narrata nei Vangeli sinottici, in Matteo 4,18-22, Marco 1,16-20 e Luca 5,1-11. Questi giovani sono quasi tutti pescatori, gente semplice che Gesù invita a diventare “pescatori di uomini”. Lo chiamano “Maestro”. Ecco una loro breve descrizione.

Ermenegildo Lodi (1598 -1616), Il Battista manda i suoi discepoli a interrogare Gesù, The Metropolitan Museum of Art, New York (USA).

Gesù sceglie 12 apostoli, simbolo delle tribù di Giacobbe, per stare con lui e inviarli in missione. Erano persone semplici, per lo più pescatori, chiamati a diventare “pescatori di uomini”.

Pietro: originariamente chiamato Simone, era un pescatore e viene considerato il primo Papa della Chiesa cattolica. È noto per essere stato rinominato “Pietra” da Gesù. Carattere forte e deciso capace di grandi atti di fede ma anche di un terribile tradimento. Il Maestro ha sempre dimostrato fiducia in lui.

Giovanni: fratello di Giacomo il Maggiore, anche lui pescatore, è uno dei discepoli più vicini a Gesù. È l’autore del quarto Vangelo e dell’Apocalisse.

Giacomo il Maggiore: fratello di Giovanni, anche lui pescatore, fu il primo apostolo a essere martirizzato. I due fratelli vengono chiamati “figli del tuono per il loro carattere focoso”.

Andrea: fratello di Pietro, era un pescatore e discepolo di Giovanni Battista prima di seguire Gesù. Andrea si fa conoscere come un uomo socievole, generoso, zelante, premuroso nel portare gli altri a Gesù.

Filippo: proviene da Betsaida ed è uno dei primi a seguire Gesù. Fa da mediatore fra Nataniele e Gesù nel loro primo incontro. Uomo semplice ma titubante, fa fatica a penetrare nel senso più profondo della realtà che sta vivendo. È nota la frase: «Filippo, da tanto tempo sono con voi e non mi hai conosciuto?» (Gv 14,8).

Bartolomeo (Natanaele): Gesù lo descrive come un “israelita in cui non c’è falsità”. Questo lo fa passare da uno scetticismo ironico: «da Nazareth può mai venire qualcosa di buono?» ad un uomo che proclama una solenne confessione di fede: «Rabbi tu sei il figlio di Dio, tu sei il re d’Israele» (Gv 1,45-49). Si distingue per la sua sincerità e la sua fede.

Matteo: anche conosciuto come Levi, lo si ricorda come l’esattore delle tasse prima di diventare apostolo. Persona che ha dovuto integrarsi a fatica nel gruppo. È l’autore del primo Vangelo.

Tommaso: spesso ricordato come “Tommaso il dubbioso”. È infatti lento a cogliere il mistero nella sua profondità: da tipo razionale qual è, non si compromette e non rischia facilmente, non si fida senza prove tangibili, non crede senza aver fatto esperienza personale. È noto soprattutto per la sua iniziale incredulità sulla risurrezione di Gesù.

Hendrick ter Brugghen, Chiamata di Matteo apostolo, 1621, Centraal Museum, Utrecht (Paesi Bassi).

Giacomo il Minore: figlio di Alfeo, è un tipo silenzioso sempre presente negli avvenimenti importanti e sempre discreto. È meno noto rispetto agli altri apostoli, ma è considerato uno dei leader della Chiesa primitiva.

Simone lo Zelota: poco si sa di lui, ma il suo soprannome suggerisce che fosse parte del movimento zelota, un gruppo ebraico rivoluzionario.

Giuda Iscariota: tiene la cassa del gruppo. Uomo inquieto e di carattere debole, che alla fine tradisce Gesù.

Giuda Taddeo: è noto per aver chiesto a Gesù perché si sarebbe manifestato solo ai discepoli e non al mondo. Secondo la tradizione, Giuda Taddeo predicò il Vangelo in diverse regioni, tra cui la Mesopotamia e la Libia.

Gli apostoli hanno avuto un ruolo fondamentale nel seguire e diffondere il messaggio di Gesù. Furono infatti incaricati di predicare il Vangelo e di organizzare la Chiesa primitiva dopo l’ascensione di Gesù, fondando chiese e scrivendo anche lettere che sono ora parte del Nuovo Testamento. La loro eredità è ancora viva oggi poiché il Papa e i vescovi sono considerati i loro successori.

La samaritana al pozzo: il Regno di Dio è per tutti

Gesù è sorpreso dai suoi discepoli a parlare con una donna samaritana di facili costumi a mezzogiorno, al pozzo dell’acqua, cosa inusuale per un ebreo del suo tempo (Gv 4,1-42). Gesù non teme giudizi, il suo messaggio è per tutti, indipendentemente dalle barriere etniche e sociali e dà prova di vera inclusività. In questo dialogo succedono delle cose straordinarie.

Anzitutto Gesù rivela alla donna la sua identità di Messia. Questo è significativo perché è una delle prime volte in cui Gesù dichiara apertamente chi è, e lo fa a una persona considerata outsider. Parla dell’acqua viva, simbolo della vita eterna e della grazia divina.

La donna, inizialmente confusa, comprende gradualmente che Gesù sta parlando di una sete spirituale che solo Lui può soddisfare.

Ma ne è profondamente colpita e, dopo l’incontro, corre in città a testimoniare la sua esperienza, portando molti altri a credere in Gesù. Questo mostra come l’incontro con Cristo possa trasformare radicalmente la vita di una persona, qualsiasi essa sia e come questo spinga a testimoniarlo agli altri.

mettiti in gioco

Fa’ una ricerca sulla situazione della donna al tempo di Gesù e cerca gli altri episodi nel Vangelo in cui Gesù incontra le donne.

Nicodemo: un uomo che cerca la verità

L’incontro narra di un fariseo membro del Sinedrio che si avvicina a Gesù di notte per dialogare con lui. Il dialogo è di grande intensità teologica (Giovanni 3,1-21): egli vuole capire chi è questo personaggio che suscita tante reazioni contrastanti nel modo della fede ebraica ed è sorpreso dalle risposte di Gesù. Capisce che per vedere il Regno di Dio bisogna “nascere dall’alto” che significa la necessità di una rinascita spirituale attraverso l’acqua e lo Spirito. Questo è un tema centrale nel Cristianesimo che sottolinea la trasformazione interiore necessaria per seguire Cristo. Gesù si rivela anche come il Messia atteso che dovrà soffrire per portare la salvezza al mondo, parla di sé come la luce in contrasto al buio del peccato e dell’ignoranza. Uno dei versetti più noti di questo episodio è Gv 3,16, dove Gesù afferma che «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, affinché chiunque crede in lui non perisca ma abbia vita eterna». Nicodemo cerca di comprendere ma la sua fede è ancora legata alle tradizioni e alle leggi. Gesù lo invita a una fede più profonda e autentica, basata sulla comprensione spirituale piuttosto che sulla esteriore osservanza delle leggi. Questo incontro con Gesù di notte riflette la ricerca della verità e la necessità di una rinascita spirituale.

Statua di Nicodemo a Braga, in Portogallo.

William Brassey Hole, Gesù chiama Zaccheo il pubblicano, collezione privata.

Gesù trasforma

Zaccheo, perdona la donna adultera e sfida il giovane ricco a scegliere Dio sopra le ricchezze.

CERCANDO UN SENSO

Ci sono ancora persone che lasciano tutto per seguire

Gesù? Prova a raccontare la storia di qualcuno di loro e a raccontare invece per quale “causa” o “persona” tu saresti eventualmente disposto a fare altrettanto.

Zaccheo: un riccone che si converte

Uno dei personaggi più noti e pittoreschi del Vangelo è la figura di Zaccheo, un pubblicano ricco, disprezzato per la sua corruzione, piccolo di statura ma curioso e desideroso di vedere questo personaggio così famoso com’era Gesù (Luca 19,1-10). Gesù si accorge di lui mentre lo spia per strada, aggrappato ad un albero di sicomoro. Gesù premia il suo desiderio, gli dice di scendere e si autoinvita a casa sua, per cena.

Ancora una volta Gesù fa capire che non fa distinzione di persona, vuole dare la possibilità di redenzione personale a tutti, indipendentemente dal loro passato o dalla loro condizione sociale. È qui che la vita di Zaccheo subisce una svolta incredibile: risponde all’invito di Gesù con un cambiamento radicale, promettendo di dare metà dei suoi beni ai poveri e di restituire quattro volte tanto a chi ha frodato. Questo mostra come l’incontro con Gesù possa portare a una radicale svolta e a un impegno concreto verso la giustizia e la carità.

La donna adultera: “nessuno ti condanna”

La misericordia e la saggezza di Gesù è proverbiale nell’incontro con una donna accusata di adulterio e, secondo la legge di Mosè, destinata alla lapidazione (Giovanni 8,1-11). Gli uomini che la stanno condannando lo fanno davanti a Gesù per metterlo alla prova ed avere motivi per condannarlo. La questione, infatti, è controversa: Gesù la salverà? In questo caso andrebbe contro la legge. La condannerà? In questo caso andrebbe in contraddizione con il suo messaggio di misericordia. È qui che Gesù dimostra tutta la sua misericordia e la sua giustizia.

Di fronte a questo tranello Gesù li sfida dicendo «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». Dopo che, tutti se ne vanno, smascherando l’ipocrisia che regna nei loro cuori. Gesù non nega la legge di Mosè, ma la supera rivelando il suo perdono alla donna e dicendole di non peccare più. Egli restituisce dignità alla donna, trattandola con rispetto e compassione, nonostante il suo peccato. La possibilità di redenzione deve essere per tutti, anche quando sembra che non ci sia nulla da fare.

Il giovane ricco: un Gesù troppo esigente…

Questa volta è un giovane che si avvicina a Gesù con il desiderio di seguirlo e di avere la vita eterna (Mt 19,16-22 e Mc 10,17-27). Gesù lo apprezza e cerca di rispondere alle sue domande, ma sono risposte esigenti e il giovane capisce che non ce l’avrebbe fatta. Gesù gli dice infatti che non basta essere bravi ragazzi e osservare i comandamenti, ma deve seguirlo, vendere tutto ciò che possiede, darlo ai poveri e poi seguirlo nella via dell’amore e del servizio. Il giovane se ne va triste perché ha molte ricchezze, e non è disposto a lasciarle. Gesù conclude che è difficile per un ricco entrare nel regno dei cieli, paragonando questa difficoltà a quella di un cammello che passa per la cruna di un ago. Le ricchezze possono, infatti, diventare un ostacolo alla spiritualità e alla relazione con Dio. Nonostante la difficoltà, Gesù rassicura però che ciò che è impossibile agli uomini è possibile a Dio: con l’aiuto divino, anche i ricchi possono trovare la salvezza se sono disposti a mettere Dio al primo posto nella loro vita.

Questi incontri non solo rivelano la natura compassionevole e inclusiva di Gesù, ma offrono anche lezioni profonde su fede, pentimento, perdono e trasformazione personale.

una missione con segni potenti e controversi 10

È abbastanza raro assistere oggi ad un miracolo e se ci sono, spesso sono snobbati. In un mondo razionale come il nostro si è molto scettici di fronte agli eventi che sono inspiegabili dal punto di vista scientifico, eppure ogni tanto bisogna arrendersi. Miracoli succedono ancora e sono sempre riconducibili ad una mano divina che interrompe il normale andamento delle leggi della natura. Oggi parliamo di miracoli, dei miracoli di Gesù. La sua fama si diffondeva in Giudea e in Galilea anche a causa questo potere divino che usciva dalla sua persona. Per Gesù i miracoli non sono stati altro che un altro segno eloquente dell’avvento del Regno di Dio.

Quando Giovanni Battista invia i suoi discepoli a Gesù per assicurarsi che sia lui il Messia, Gesù risponde: «Andate a riferire a Giovanni ciò che voi udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella, e beato colui che non si scandalizza di me» (Mt 11,3-6).

La fama di Gesù come operatore di miracoli si diffonde presto tra la folla e in molti giungono a lui per farsi guarire e per avere una parola di salvezza. Gesù compie segni prodigiosi per dimostrare un profondo senso di compassione per l’umanità, ma soprattutto per suscitare la fede, la conversione e la fiducia nella sua persona. Vuole far capire che la salvezza viene allo stesso tempo dalla guarigione del corpo e dalla liberazione dal peccato. Tante volte le due realtà sono collegate. I miracoli non sono perciò fine a se stessi, tanto che Gesù respingeva chi veniva a lui solo per cercare fatti prodigiosi. Sono “segni” che richiedono la fede e che cambiano il cuore. In particolare, Giovanni nel suo Vangelo parla di miracoli come “segni” finalizzati a far conoscere Gesù come il Figlio di Dio e portatore di salvezza per ogni uomo e non finalizzati all’esibizionismo.

I miracoli sono incontri strutturati attorno a un bisogno umano, la fede del richiedente, l’azione salvifica di Gesù, la manifestazione del potere divino, il bene ricevuto, la reazione degli astanti, la gloria a Dio e il congedo del beneficiario.

I miracoli possono essere classificati in varie categorie.

• Guarigioni: Gesù ha guarito molte persone da malattie e disabilità, come la guarigione del cieco Bartimeo, della donna con emorragia e molti altri, del paralitico che sfonda il tetto della casa per farsi guarire (Mc 2, 1-12).

• Esorcismi: ha liberato persone possedute da spiriti maligni, come nel caso dell’uomo posseduto a Gerasa o nella sinagoga di Cafarnao. Questi miracoli dimostrano la forza di Dio sul potere di Satana.

• Resurrezioni: Gesù ha riportato in vita persone morte, come Lazzaro e la figlia di Giairo. Risuscitare i morti poteva essere un’azione attribuita solo a Dio.

I miracoli di Gesù sono segni di compassione e di fede, che rivelano il Regno di Dio e invitano alla conversione.

ESORCISMO Preghiera o rito con cui si chiede a Dio di liberare una persona o un luogo dalla presenza del maligno.

• Miracoli sulla natura: Gesù ha dimostrato il suo potere sulla natura, come quando ha calmato la tempesta o camminato sull’acqua. Il mare secondo la tradizione ebraica era considerato un luogo simbolico in cui potevano dimorare forze negative o malefiche, rappresentando un simbolo di caos primordiale e potenziale minaccia. Gesù lo domina dimostrando una forza creatrice superiore.

• Moltiplicazioni: Gesù ha moltiplicato cibo per sfamare grandi folle, come i cinque pani e due pesci. Per questo volevano farlo re, avrebbero avuto cibo assicurato…

• Conoscenze soprannaturali: Gesù ha mostrato conoscenze che andavano oltre l’umano, come sapere dettagli della vita delle persone senza che glieli avessero detti.

• Il miracolo più grande è comunque la risurrezione di Gesù Cristo per opera di Dio.

I miracoli non sono comunque semplici “meraviglie”, ma hanno un significato più profondo legato alla fede, al riconoscimento di Gesù come Figlio di Dio, alla salvezza e alla manifestazione del Regno di Dio.

mettiti in gioco

Dividetevi in gruppi e ciascun gruppo scelga un miracolo da analizzare (ad esempio, la guarigione del cieco, la moltiplicazione dei pani e dei pesci, la risurrezione di Lazzaro…). Ogni gruppo può presentare il proprio miracolo alla classe mettendo in evidenza il significato teologico ed esistenziale del miracolo scelto.

CERCANDO UN SENSO

Anche oggi vengono riconosciuti alcuni miracoli per opera della Madonna o dei santi. Sceglietene uno e approfondite la storia di un miracolato. Mettete a confronto le vostre ricerche evidenziando soprattutto che cosa comunica tutto questo ai vostri vissuti quotidiani. Quale impatto, cioè, hanno tali presunti miracoli nella vostra vita?

Il percorso per riconoscere oggi se un miracolo sia veramente un miracolo è lungo. Per riconoscere se un presunto miracolo è autentico, la Chiesa cattolica segue un rigoroso processo di indagine chiamato Indagine Canonica, che contempla diverse fasi di verifica.

Nel caso di una guarigione viene anzitutto istituita commissione composta da una consulta medica, da specialisti che hanno il compito di giudicare se una malattia sia stata superata o meno in modo miracoloso, l’interrogatorio dei testimoni, l’esame dei testimoni oculari e la verifica della coerenza del presunto miracolo con la fede cattolica.

Una volta ottenuto il consenso, in attesa dell’ultima parola che spetta al Papa, toccherà a teologi e cardinali dare un’ulteriore via libera. La procedura è molto rigorosa. Un presunto miracolo non potrà essere valutato più di tre volte e se fosse necessario un riesame, si vedrà l’opportunità di costituire una consulta composta da nuovi membri. In seguito al riconoscimento di un miracolo attribuito ad una persona riconosciuta “santa”, il Dicastero delle Cause dei Santi procederà alla beatificazione e poi alla canonizzazione di quel candidato. Di solito è un percorso costoso perché si tratta di un vero e proprio “processo” con raccolta di documenti e testimonianze.

controversie sull’autorità di gesù 11

La storia di Gesù si conclude in modo tragico, almeno all’apparenza. La sua fama di profeta, di taumaturgo, di predicatore sfumano sotto i colpi delle accuse di scribi, farisei, sacerdoti del Tempio. Essi non potevano ammettere che Gesù si attribuisse il titolo di Figlio di Dio, Messia, salvatore. Hanno sopportato la sua vicenda per tre anni, ma ora la cosa doveva finire. La complicità con le autorità romane poteva essere un aiuto nel raggiungimento del loro obiettivo. Tutti i Vangeli ne parlano con lunghe descrizioni. È il vertice della missione di salvezza di Gesù. Vediamo passo, passo come sono andate le cose.

Le accuse rivolte a Gesù

Il popolo di Israele attendeva con fervore il Messia. Alcune categorie, come farisei, scribi e sacerdoti, si consideravano i custodi di questa attesa e rivendicavano l’autorità di riconoscerne la legittimità e di gestirla secondo le loro categorie. Gesù, però, si presenta con un atteggiamento di libertà radicale rispetto alle tradizioni e alle leggi. Egli si concentra sulle persone, desiderando condurle ad un nuovo rapporto con la legge e con Dio. I dottori della legge, però, detentori del potere culturale e religioso, si sentono minacciati da quest’uomo che agisce in nome di Dio, con una dichiarata indipendenza dalle istituzioni e dalle autorità ufficiali. Non riuscendo a ricondurlo nelle strutture dell’ordine costituito, fanno di tutto per osteggiarlo, calunniarlo e alla fine eliminarlo.

Furono molti gli episodi in cui Gesù viene richiamato e interrogato dalle autorità religiose, ma i momenti salienti dei processi di condanna di Gesù che decideranno la sua morte sono i seguenti.

• Le reazioni alla risurrezione di Lazzaro (Gv 11,1-7, 17-44). Questo miracolo ebbe un impatto significativo, poiché molti iniziarono a credere in Gesù. Tuttavia, la crescente popolarità di Gesù preoccupava i capi dei sacerdoti e i farisei, che decisero di eliminarlo. Inoltre, cercarono anche di uccidere Lazzaro, prova vivente del potere di Gesù (Gv 11,45-53).

• Ingresso Trionfale a Gerusalemme. Gesù fu accolto come re dalla folla, suscitando preoccupazione tra le autorità che temevano un’influenza piuttosto destabilizzante sul popolo (Gv 12,12-20).

• Gesù caccia i mercanti al tempio (Mc 11,12-32). Con questo gesto, Gesù denunciò la corruzione all’interno del sistema religioso. La sua azione fu vista come una sfida all’autorità dei farisei e contribuì ad accelerare i piani per la sua eliminazione.

Tutti questi fattori contribuirono a creare un clima di tensione crescente che culminò nella passione e crocifissione di Gesù. Gesù non prese le difese di se stesso, non ebbe paura di dichiarare apertamente la sua identità e la sua missione. Non usò armi. Aveva parlato pubblicamente e la gente si era stupita della sua determinazione, ma il clima di pressione su di lui non si calmava. Alcuni episodi drammatici lo porteranno alla sua morte.

Gesù viene accusato dai capi religiosi di proclamarsi Figlio di Dio e Messia, minacciando il loro potere, e viene condannato con la complicità delle autorità romane.

Duccio di Buoninsegna, La resurrezione di Lazzaro, 1308-1311, Museo dell’Opera del Duomo, Siena.

In questa canzone di Fabrizio De André vi è una rilettura critica dei Dieci Comandamenti attraverso lo sguardo di un condannato.

SINEDRIO

Consiglio supremo religioso ebraico al tempo di Gesù, con funzioni giudiziarie e amministrative.

Gesù, tradito da Giuda, subisce processi ingiusti davanti a Caifa, Pilato ed Erode, fino alla condanna a morte e crocifissione, spinta dalle autorità e dal popolo.

LA CANZONE

Il testamento di Tito, Fabrizio De André

Tratta dall’album La buona novella, questa canzone rilegge la figura di Cristo e i Dieci Comandamenti attraverso gli occhi di Tito, uno dei due ladroni crocifissi accanto a Gesù. La canzone mette in luce una riflessione personale e sociale sui comandamenti e sulla figura di Cristo, con un tono critico ma anche profondamente umano.

Passi verso la morte

Il tradimento di Giuda Iscariota

Si tratta di uno degli episodi più drammatici e significativi della Passione di Gesù. Giuda, aveva il sospetto che Gesù non fosse veramente il Messia atteso e vorrebbe organizzare un confronto con le autorità religiose che però avevano già preso la decisione di eliminarlo. Giuda non essendone consapevole, decide di consegnare loro Gesù in cambio di trenta monete d’argento.

Il momento propizio è l’Ultima Cena in cui Gesù è radunato con i suoi discepoli. Gesù ne è al corrente annuncia chiaramente che sta per essere tradito da uno dei suoi discepoli. Giuda stesso chiede: «Sono forse io, Rabbì?» e Gesù risponde: «Tu l’hai detto» (Mt 26,25). Dopo la cena, al Giardino del Getsemani, Giuda arriva con una folla armata di spade e bastoni, inviata dai capi dei sacerdoti e dagli anziani del popolo. Il segnale concordato per identificare Gesù è un bacio. Gesù viene arrestato come un malfattore, mentre i suoi discepoli scappano.

Il processo davanti a Caifa e al Sinedrio

Gesù è interrogato dal sommo sacerdote Caifa e dal Sinedrio, il consiglio ebraico. Qui è accusato di blasfemia per essersi dichiarato Figlio di Dio.

Processo davanti a Pilato: Gesù viene portato davanti al governatore romano Ponzio Pilato. Le accuse si spostano su un piano politico, accusandolo di sedizione e di proclamarsi re dei Giudei.

Il tentativo del prefetto di Roma

Pilato tenta di liberare Gesù ritenendolo innocente e convinto che sia vittima di un complotto di tipo religioso. Per calmare la tensione, offre al popolo la scelta tra liberare lui o Barabba, un criminale. Il popolo, raggirato dalle autorità, sceglie di liberare Barabba e impone a Pilato di crocifiggere Gesù.

L’Interrogatorio di Erode

Pilato invia Gesù da Erode Antipa, re di Giudea che si trova a Gerusalemme per la Pasqua. Erode, dopo averlo interrogato e schernito, lo rimanda a Pilato e quindi verrà condotto la Calvario per essere crocefisso. I cristiani chiamano questo giorno Venerdì Santo.

Leggi gli ultimi momenti della morte di Gesù nei diversi Vangeli e confronta le diverse reazioni delle persone che stanno attorno a lui. Rappresentali graficamente.

la passione e il patibolo

della

croce 12

L’ultima parola sulla sorte di Gesù è dunque di Pilato e quindi dei romani che applicano al prigioniero la condanna della croce. La crocifissione era una delle forme di esecuzione più crudeli e umilianti utilizzate dai Romani, riservata principalmente a schiavi, ribelli e criminali.

Prima della crocifissione, il condannato veniva flagellato, un processo che causava gravi ferite e perdita di sangue. Poi doveva portare il patibulum (la trave orizzontale della croce) fino al luogo dell’esecuzione, veniva infine inchiodato o legato alla croce con le braccia distese. I chiodi venivano conficcati nei polsi e nei piedi.

La morte sopraggiungeva lentamente, spesso dopo ore o giorni, a causa di asfissia, collasso cardiocircolatorio o una combinazione di entrambi. La crocifissione avveniva in luoghi pubblici per massimizzare l’umiliazione e fungere da deterrente per altri potenziali criminali. Sopra la croce di Gesù era stata messa una scritta con la sigla INRI, un acronimo latino che sta per Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum, (“Gesù Nazareno Re dei Giudei”) fatta mettere da Ponzio Pilato, come motivo della condanna. Una scritta di natura politica che nasconde però il vero motivo che è di origine religioso.

Gesù, trattato come un criminale reagisce sulla croce con dignità e umiltà, perdonando tutti, dando ancora una volta la prova di dedizione totale alla sua missione e abbandono nelle mani di Dio. Lo riconosce anche il centurione romano che alla sua morte reagisce con l’esclamazione «Questi è veramente il Figlio di Dio» (Mc 15,39).

mettiti in gioco

Analizza con l’insegnante di arte alcune tra le numerose opere d’arte che raffigurano Gesù in croce. Ogni artista ha messo in evidenza qualcosa di diverso.

La deposizione nel sepolcro

Gesù viene staccato dalla croce e riposto in un sepolcro nuovo scavato sulla roccia. Giuseppe d’Arimatea si presta al macabro rito. Attorno lui poche persone, Maria sua madre, alcune donne e l’apostolo Giovanni. Una pietra pesante viene sigillata ad opera dei romani all’ingresso del sepolcro a testimonianza che ormai tutto è finito. Alcune guardie vengono messe a picchetto attorno alla tomba per assicurare che tutto rimanga invariato. Ma qualcosa di straordinario sta per accadere.

Bellver Delmà, La sepoltura di Gesù, metà del XX secolo, Via Crucis della Iglesia de Buen Pastor, Valencia.

la tomba vuota e la risurrezione 13

La risurrezione di Gesù, annunciata da un sepolcro vuoto e confermata da apparizioni, è il cuore della fede cristiana celebrato nella Pasqua.

Alcune donne il mattino presto, il primo dopo il sabato si recano al sepolcro per completare le pratiche di sepol tura del corpo di Gesù, ma lo trovano vuoto. Un angelo dice loro che non è più là ma che è risorto. Risorto? Sì, Gesù l’aveva predetto. Le donne corrono dagli apostoli che rimangono perplessi e increduli, ma Pietro e Gio vanni corrono alla tomba e constatano quello che hanno visto le donne, trovano solo un lenzuolo appoggiato là, in triso di sangue.

Timidamente la notizia si diffonde sempre più fino a diventa re il messaggio centrale della fede cristiana. La risurrezione di Gesù viene confermata da diverse sue apparizione tra i suoi discepoli e tra la folla. Gesù è di nuovo in mezzo ai suoi fedeli e vi rimarrà per sempre. La festa più importante per i cristiani è la Pasqua che celebra la risurrezione di Gesù.

È lecito fare alcune considerazioni sull’evento della risurre zione per comprenderne il significato.

CORINZI

Abitanti di Corinto, a cui sono indirizzate le lettere di San Paolo contenute nel Nuovo Testamento.

• La risurrezione è considerata il fondamento della fede cristiana. Senza di essa, la predicazione e la fede stessa sarebbero vane, come afferma l’apostolo Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi (15,14).

• Essa rappresenta la vittoria di Gesù sulla morte e sul peccato. Questo evento offre ai credenti la speranza di una vita eterna e la certezza che la morte non è la fine.

• Dopo la risurrezione, Gesù apparve a molti dei suoi discepoli e seguaci. Queste apparizioni sono documentate nei Vangeli e negli Atti degli Apostoli, rafforzando la credibilità dell’evento. E ha avuto un impatto profondo su di loro. Da uomini spaventati e scoraggiati, divennero coraggiosi testimoni della risurrezione, pronti a sacrificare la propria vita per diffondere il messaggio di Cristo.

• La risurrezione è anche vista come un simbolo di rinnovamento e nuova vita. Per i cristiani, rappresenta la possibilità di rinascere spiritualmente e di vivere una vita in comunione con Dio.

• Teologicamente, la risurrezione conferma la divinità di Gesù e la sua missione redentrice. È un segno del potere di Dio che trionfa sulla morte con la vita. La risurrezione di Gesù assicura ai cristiani che Gesù è sempre vivo e presente nella storia per sempre.

mettiti in gioco

Analizza con l’insegnante di arte alcune tra le numerose opere d’arte che raffigurano la risurrezione di Gesù. Confrontali con i racconti della risurrezione.

Una risurrezione “dimostrabile”?

Le considerazioni fatte precedentemente potrebbero bastare per dare prova che un avvenimento non si sarebbe diffuso così tanto se fosse stato tutto un inganno. C’è anche da dire che nessuno ha visto l’atto della risurrezione, almeno, così riferiscono i Vangeli.

Le prove della risurrezione di Gesù sono tuttavia oggetto di dibattito tra storici, teologi e studiosi. Ecco i principali elementi su cui vertono questi tesi.

• Il sepolcro vuoto: uno degli argomenti più citati è il sepolcro vuoto. Secondo i Vangeli, il corpo di Gesù non fu trovato nella tomba il terzo giorno dopo la sua crocifissione. Le spiegazioni come il furto del corpo da parte dei discepoli o la morte apparente di Gesù, non sono considerate plausibili da molti studiosi a causa delle numerose incongruenze e mancanza di prove concrete. Sicuramente la pietra scaraventata da una forza proveniente dall’interno del sepolcro ha qualcosa di misterioso.

• Apparizioni post-risurrezione: numerosi testimoni, tra cui gli apostoli e altri discepoli, affermarono di aver visto Gesù risorto. Queste apparizioni sono documentate nei Vangeli e negli Atti degli Apostoli.

• Trasformazione dei discepoli: dopo la risurrezione, i discepoli di Gesù passarono da essere spaventati e nascosti a diventare coraggiosi predicatori del Vangelo fino a mettere in pericolo la loro vita e la vita dei primi cristiani. Questo cambiamento radicale è spesso citato come prova più attendibile della loro convinzione nella risurrezione. Riconoscevano la forza dirompente della presenza viva di Gesù in mezzo a loro.

• Testimonianze delle donne: nei Vangeli, le prime testimoni della risurrezione sono donne. In un contesto culturale in cui la testimonianza delle donne non era considerata affidabile, questo dettaglio è visto come un segno di autenticità.

• Antichità delle fonti: le fonti che parlano della risurrezione sono molto antiche e vicine agli eventi descritti. Ad esempio, la prima lettera ai Corinzi di Paolo, scritta circa 20 anni dopo la morte di Gesù, contiene una delle prime testimonianze della risurrezione.

• La Sindone di Torino: tradizionalmente ritenuta il telo che avvolse Gesù dopo la crocifissione, mostra l’immagine di un uomo con segni compatibili con la Passione. Sebbene il test al radiocarbonio la collochi nel Medioevo, il dibattito rimane aperto per le sue caratteristiche enigmatiche, come la tridimensionalità e l’assenza di pigmenti.

Queste argomentazioni non sono definitive e qualcuno potrebbe definirle non convincenti, ma la risurrezione rimane un evento di fede per tutti i cristiani del mondo.

IL FILM

Apparizione di Gesù risorto agli apostoli, dipinto del XX secolo nella Chiesa di San Salvador y Santa Monica, Valencia.

Risorto, LD Entertainment

Il film tratta la storia del tribuno militare Clavio inviato a Gerusalemme per accertarsi della morte di Gesù. Straordinaria la scena del dialogo tra Gesù e Clavio.

CERCANDO UN SENSO

Alcuni santi hanno avuto impressi nel loro corpo i segni della passione di Gesù (le stigmate). Come è possibile? Fa’ una ricerca per comprendere il fenomeno ed esprimi le tue impressioni a riguardo.

gesù in arte, musica e cinema 14

Il celebre “Gesù” interpretato da Robert Powell nel Gesù di Nazareth di Zeffirelli.

CERCANDO UN SENSO

Con l’aiuto dell’insegnante di arte, fa’ un confronto tra più opere d’arte che rappresentano Gesù, realizzate in diverse epoche storiche. Quali sentimenti hanno voluto trasmettere gli artisti di queste opere?

Musica

Nessuno può negare che il tema religioso, in particolare legato alla religione cristiana abbia dato vita al maggior numero di rappresentazioni sacre nel corso della storia, dai graffiti nelle catacombe in poi riflettendo le varie interpretazioni culturali, teologiche e artistiche.

Arte Sacra

Gesù è stato raffigurato in innumerevoli dipinti, sculture e mosaici, murales. Le rappresentazioni più famose includono il Cristo Pantocratore, il Crocifisso e il Buon Pastore, la risurrezione.

Letteratura

La figura di Gesù è stata centrale in molte opere letterarie, dai Vangeli ai poemi epici come la Divina Commedia di Dante Alighieri e tanti altri.

Teologia

Diverse correnti teologiche hanno interpretato Gesù in modi differenti, come il Gesù storico, il Cristo della fede e il Logos incarnato, dando vita anche a correnti diversi di pensiero e di prassi spesso in rottura con la chiesa ufficiale.

Cinema e teatro

Gesù è stato rappresentato in numerosi film e opere teatrali, uno dei primi più famosi è Jesus Christ Superstar del 1973 diretto da Norman Jewison e The passion del 2004 scritto, diretto e prodotto da Mel Gibson.

Il tema religioso ha ispirato ad sempre la musica e la canzone. Non solo canzoni di chiesa o per momenti di spiritualità, ma anche canzoni scritte da autori e cantanti che attraverso le loro parole esprimono la ricerca di Dio o anche solo desiderano esprimere frammenti di spiritualità sempre presenti nell’animo umano.

Filosofia

La figura di Gesù ha ispirato molte riflessioni filosofiche, influenzando pensatori come Agostino, Tommaso d’Aquino e Kierkegaard. Queste rappresentazioni riflettono la complessità e la profondità della figura di Gesù Cristo, che continua a ispirare e affascinare persone di tutto il mondo.

Che significato ha una rappresentazione così intensa di espressioni religiose per i cristiani o in genere per tutti? La produzione intensa di opere d’arte e altre forme espressive che rappresentano Gesù Cristo ha un significato profondo e multiforme per la popolazione.

Per prima cosa l’arte è espressione della fede. Le opere d’arte sacra infatti sono spesso create come atti di devozione e venerazione. Attraverso queste rappresentazioni, gli artisti e i fedeli esprimono la loro fede e il loro amore per Gesù. In base al momento storico vengono anche affrontati aspetti che più di altri esprimono il sentire degli artisti e che sanno interpretare situazioni storiche e culturali a loro contemporanee.

Da sempre, l’arte è stata utilizzata come strumento educativo e catechistico per insegnare le storie bibliche e i principi della fede cristiana. L’arte evoca oltre che alle figure rappresentate, significati profondi che diventano a loro volta ispirazione per una vita di fede più intensa.

Le immagini di Gesù, di Maria e dei santi come i canti e la musica, offrono conforto e speranza ai fedeli, ispirano la preghiera e rendono viva la presenza divina nelle loro vite.

Le rappresentazioni artistiche di Gesù riflettono anche l’identità culturale e storica di una comunità. Ogni epoca e cultura continua ad interpretare la figura di Gesù in modi che rispecchiano i propri valori e le proprie esperienze. Si possono mettere a confronto, ad esempio, i volti di Gesù o di Maria così come vengono rappresentati nelle diverse nazioni o continenti. Questo è un segno di come il Vangelo sia stato inculturato nelle diverse realtà umane e sia stato accettato nel suo significato più profondo.

L’arte sacra infine non è solo un’espressione di fede, ma anche una celebrazione della bellezza. Le opere d’arte che rappresentano Gesù o altri soggetti religiosi sono spesso considerate capolavori che ispirano ammirazione e riflessione anche nel cuore di chi non è credente.

Questi aspetti mostrano come la figura di Gesù Cristo continui a essere una fonte inesauribile di ispirazione e significato per le persone di tutto il mondo.

Marc Chagall, vetrata della chiesa protestante Fraumünster, Zurigo, realizzata nel XX secolo.

Una scena iniziale del noto musical Jesus Christ Superstar.

SELEZIONA LA RISPOSTA CHE SECONDO TE È CORRETTA

1 Quale fu uno dei primi testi del Nuovo Testamento a circolare tra le comunità cristiane?

A Il Vangelo di Luca.

B Le Lettere di Paolo.

C Gli Atti degli Apostoli.

D L’Apocalisse.

2 Quale fu il criterio principale utilizzato dalla Chiesa per stabilire il canone del Nuovo Testamento?

A La lunghezza dei testi.

B L’apostolicità.

C La bellezza letteraria.

D La traduzione in latino.

3 Cosa significa la parola “vangelo”?

A Antico Testamento.

B Buona notizia .

C Apocalisse.

D Testo profetico.

4 Chi è considerato l’autore del Vangelo destinato ai pagani convertiti al Cristianesimo?

A Matteo.

B Giovanni.

C Marco.

D Paolo.

RISOLVI IL CRUCIPUZZLE E SCOPRI LA FRASE NASCOSTA

Cerca nel crucipuzzle le seguenti parole:

APOCALISSE CANONE CONCILIO CRISTO DIO GIOVANNI LUCA MARCO MATTEO PAGANI VANGELO

Soluzione:

5 Qual è l’evento centrale che i Vangeli intendono raccontare e interpretare?

A La creazione dell’universo.

B La nascita di Mosè.

C La morte e risurrezione di Gesù.

D La distruzione del Tempio di Gerusalemme.

6 Quale Vangelo è particolarmente noto per evidenziare la misericordia di Gesù verso i poveri e gli emarginati?

A Vangelo di Matteo.

B Vangelo di Giovanni.

C Vangelo di Marco.

D Vangelo di Luca.

LEGGI E INDICA SE È VERO O FALSO

1 Il canone del Nuovo Testamento fu definitivamente stabilito nel Concilio di Cartagine del 397 d.C.

2 I Vangeli furono scritti dai discepoli più vicini a Gesù subito dopo la sua morte.

3 I Vangeli sinottici sono chiamati così perché offrono un racconto simile della vita di Gesù.

4 Il Vangelo di Giovanni si concentra soprattutto sull’azione e sui miracoli di Gesù.

5 La parola “apocrifo” si riferisce a testi che sono stati esclusi dal canone ufficiale della Bibbia.

STUDIO DI UN CASO

La scoperta delle differenze nei Vangeli

Laura è una studentessa che durante le lezioni di religione si interessa ai Vangeli. Leggendo i testi, però, si accorge che i racconti della vita di Gesù presentano delle differenze tra i quattro evangelisti.

Questa scoperta la lascia perplessa e si chiede perché, se parlano della stessa figura, i Vangeli non siano tutti uguali. Questa scoperta le sembra screditare il valore dei Vangeli stessi. Decide di chiedere spiegazioni all’insegnante, che le spiega che i Vangeli sono stati scritti da autori diversi, per comunità differenti e con prospettive personali, ma condividono lo stesso messaggio centrale.

In che modo Laura può comprendere meglio il valore delle differenze tra i Vangeli? Avviene per caso qualcosa di simile anche nei racconti delle vicende che riguardano noi stessi o i nostri amici? Perché succede questo?

ORIZZONTI DI CITTADINANZA

1 L’INCLUSIVITÀ DEL CRISTIANESIMO

• Riflettete su come il Cristianesimo, sin dall’inizio, abbia accolto persone di diversi ceti sociali e culture, come mostra l’incontro di Gesù con figure emarginate (samaritani, pubblicani, peccatrici). Dividetevi in gruppi e scegliete una di queste figure: studiate come Gesù ha interagito con loro e cosa ha insegnato. Ogni gruppo presenta il proprio personaggio alla classe, evidenziando i valori inclusivi promossi dal Cristianesimo.

• Come possono questi valori di inclusività e accoglienza essere applicati nelle scuole e nelle comunità di oggi?

2 LA STORICITÀ DI GESÙ E LE FONTI

• In piccoli gruppi, analizzate una delle fonti storiche non cristiane che testimoniano l’esistenza di Gesù (ad esempio, Flavio Giuseppe o Tacito). Ogni gruppo raccoglie informazioni sulla fonte scelta e discute su come questa possa essere utilizzata per comprendere il contesto storico e culturale.

• Ogni gruppo presenta il risultato della propria ricerca alla classe, discutendo l’importanza delle fonti storiche per interpretare il passato in modo obiettivo. Qual è l’importanza di un’attenta verifica delle fonti per comprendere la storia e le religioni?

3 TRA TRADIMENTO E GIUSTIZIA

• Leggete insieme l’episodio dell’arresto e del tradimento di Gesù. Poi, mettete in scena una breve rappresentazione dell’evento, evidenziando i vari personaggi e i loro ruoli (Giuda, i soldati, Gesù).

• Riflettete su come oggi sia importante rispettare la giustizia e proteggere i diritti umani, anche quando le circostanze sono controverse.

1 CONOSCI IL MONDO DENTRO TE

Rifletti sul significato di impegno per gli altri

Rispondi alle seguenti domande.

• Quali sono le situazioni in cui hai sentito la necessità di sacrificarti per il bene degli altri? Come ti sei sentito dopo aver fatto queste scelte?

• Pensa a un momento in cui hai superato una difficoltà grazie alla perseveranza o all’aiuto di qualcuno. Come hai affrontato la situazione, e cosa hai imparato di te stesso?

• Quali sono le cause e i valori che senti più vicini e che saresti disposto a difendere? Come pensi possano influenzare le tue scelte future?

Dopo aver completato le risposte, confrontatevi in coppie. Notate differenze o somiglianze nei vostri modi di interpretare sacrificio e impegno? Questa riflessione vi aiuterà a riconoscere i valori e gli ideali che vi guidano, fondamentali per fare scelte orientate al bene comune e alla solidarietà.

2 CONOSCI IL MONDO ATTORNO A TE

Esplora le professioni legate alla cura e all’aiuto degli altri

Dividetevi in gruppi e scegliete un settore lavorativo in cui il concetto di impegno e sacrificio per gli altri sia centrale, come il settore sanitario, il volontariato sociale, l’educazione o la protezione civile.

• Ogni gruppo esplora i requisiti, le responsabilità e le qualità richieste per lavorare in questo settore, cercando esempi concreti di persone che operano con dedizione in questi ambiti.

• Ogni gruppo condivide le proprie scoperte con la classe, evidenziando come il concetto di sacrificio possa contribuire al benessere della società e all’assistenza dei più vulnerabili. Questa attività vi permette di riflettere sull’importanza del lavoro di chi si dedica al servizio degli altri e vi aiuta a comprendere come il senso di responsabilità possa diventare una vocazione professionale.

VERSO ORIZZONTI FUTURI

orIZZONTI DIGITALI

1 SPERIMENTA L’IA

Confronta i Vangeli

Utilizzate un’applicazione di Intelligenza Artificiale per analizzare le principali differenze tra i Vangeli sinottici (Matteo, Marco e Luca) e il Vangelo di Giovanni. L’obiettivo è comprendere come ciascun vangelo presenta la figura di Gesù e trasmette il messaggio cristiano, analizzando lo stile narrativo, i temi principali e i dettagli teologici.

Fasi dell’attività

1 Selezionate i passaggi: dividete la classe in gruppi e assegnate a ciascun gruppo un episodio specifico della vita di Gesù, come un miracolo, una parabola o la passione (che sia presente in tutti i Vangeli). Ogni gruppo confronterà l’episodio in ciascuno dei Vangeli.

2 Analizzate con l’IA: utilizzate l’IA per evidenziare le differenze di linguaggio e temi tra i Vangeli. L’AI può aiutarvi a individuare variazioni nei dettagli e nell’approccio, come l’uso di simboli o immagini particolari.

artificiale

3 Confrontate e condividete: ogni gruppo presenterà le differenze trovate, spiegando come lo stile e i contenuti cambiano tra i sinottici e Giovanni. Discutete insieme come queste differenze arricchiscono la comprensione della figura di Gesù.

Domande guida

• Cosa notate nel modo in cui ogni Vangelo presenta Gesù?

• Quali elementi unici emergono nel Vangelo di Giovanni rispetto ai sinottici?

• In che modo ogni versione arricchisce la comprensione della vita e del messaggio di Gesù?

Suggerimento input all’IA

“Confronta l’episodio della (… scrivi tu) di Gesù tra i Vangeli sinottici e Giovanni, mettendo in evidenza di erenze nel linguaggio, simboli e temi principali”.

2 RIFLETTI SULL’ESPERIENZA FATTA

Può l’IA aiutare a comprendere meglio le differenze tra i Vangeli?

Dividete la classe in piccoli gruppi (3-4 persone). Ogni gruppo rifletterà su come l’IA ha aiutato (o limitato) l’analisi dei diversi racconti evangelici, valutando l’efficacia di questo strumento nel far emergere particolari linguistici, simbolici e teologici unici.

Discussione in gruppo

Rileggete i risultati ottenuti dal confronto e discutete la precisione e la profondità dell’analisi. Ogni gruppo dovrebbe identificare i seguenti aspetti.

• Aspetti positivi: in che modo l’IA è stata utile per evidenziare le differenze tra i Vangeli? Ha aiutato a mettere in luce aspetti unici nel Vangelo di Giovanni rispetto ai sinottici? Quali osservazioni vi hanno colpito di più?

• Zone d’ombra o perplessità: ci sono state limitazioni nell’analisi? Pensate che l’IA abbia mostrato difficoltà nel cogliere la complessità teologica o stilistica dei Vangeli? Vi sono elementi spirituali o simbolici che l’IA ha trattato in modo riduttivo?

Domande guida

• Quali aspetti del carattere di Gesù emergono maggiormente dal confronto tra i Vangeli?

• In che modo l’IA è stata utile per analizzare dettagli specifici come il linguaggio, i simboli e i temi?

• Quali sfumature vi sono sembrate difficili da cogliere per un’IA e pensate che un’analisi umana possa essere più efficace?

Scheda di confronto

Ogni gruppo crea una scheda che sintetizza le differenze principali tra i Vangeli per l’episodio analizzato, elencando variazioni di stile, simboli e temi che arricchiscono la comprensione della figura di Gesù e del suo messaggio.

Condivisione di gruppo

• Ogni gruppo presenta la propria scheda alla classe, confrontando i diversi modi in cui i Vangeli presentano lo stesso episodio.

• La classe discute i punti di forza e i limiti dell’IA nell’analisi comparativa dei testi evangelici, costruendo una tabella dei principali risultati e osservazioni emerse.

Conclusioni

Dopo le riflessioni individuali e di gruppo, discutete insieme.

• Quali aspetti dell’uso dell’IA vi hanno permesso di capire meglio le peculiarità di ciascun Vangelo?

• Come pensate che l’IA potrebbe essere migliorata per analizzare testi antichi e complessi come i Vangeli?

Contenuti digitali della sezione

sezione la chiesa dalle origini alla fine del primo millennio 7

Conoscenze

Conoscere la nascita e lo sviluppo della Chiesa dalle prime comunità cristiane fino alla fine del primo millennio. Comprendere l’importanza della diffusione del messaggio evangelico, delle persecuzioni, dei concili e della lotta contro le eresie.

Abilità

Essere in grado di analizzare i cambiamenti storici, sociali e religiosi che hanno portato alla diffusione del cristianesimo e alla nascita del monachesimo. Riconoscere il ruolo storico della Chiesa come potere “spirituale” e “temporale”.

Competenze

Acquisire la capacità di interpretare i processi storici che hanno determinato la formazione della Chiesa, comprendendo le dinamiche tra potere religioso e politico e il contributo della Chiesa alla cultura e alla società medievale

SOMMARIO

1 Le prime comunità cristiane, 214

2 La diffusione del messaggio evangelico, 216

3 Una Chiesa attorno a Roma, 218

4 Le prime persecuzioni, 220

5 Da Costantino all’inizio del medioevo, 221

6 La Chiesa tra eresie e concili, 223

7 La nascita del monachesimo, 225

8 Le origini di un potere “temporale”, 227

9 La Chiesa tra Oriente e Occidente, 229

10 La Chiesa di fine primo millennio, 231

ATTIVITÀ DI VERIFICA

Sguardi in profondità, 232

EDUCAZIONE CIVICA

Orizzonti di cittadinanza, 234

ORIENTAMENTO Verso orizzonti futuri, 235

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Orizzonti digitali, 236

L’ORIZZONTE IN MAPPA

LE PRIME COMUNITÀ CRISTIANE

Le prime comunità si formarono attorno agli Apostoli e al messaggio di Gesù, nonostante le prime persecuzioni.

1. 7. 3. 5. 8. 2. 4. 6.

UNA CHIESA ATTORNO A ROMA

Roma divenne il centro del cristianesimo, con la figura del Papa come guida.

LA DIFFUSIONE DI UN MESSAGGIO

Il Vangelo si diffuse rapidamente grazie alla missione di Pietro e Paolo, raggiungendo tutto l’Impero.

DA COSTANTINO IN POI UN CAMBIO

Con Costantino, il Cristianesimo divenne religione ufficiale, e la Chiesa assunse sempre più potere.

UNA DIFFUSIONE GLOBALE

TRA ERESIE E CONCILI

I primi concili definirono le verità di fede e combatterono le eresie, consolidando la dottrina.

IL POTERE TEMPORALE

DELLA CHIESA

La Chiesa acquisì potere politico, soprattutto con l’alleanza tra il Papa e i Franchi.

IL MONACHESIMO

Il monachesimo, con la sua vita dedicata alla preghiera e al lavoro, preservò la cultura e la spiritualità.

TRA ORIENTE E OCCIDENTE

Il distacco tra la Chiesa di Roma e quella d’Oriente creò divisioni che influenzarono il Cristianesimo.

le prime comunità cristiane 1

Gli Atti degli Apostoli raccontano la nascita delle prime comunità cristiane, formate da giudei convertiti che vivevano in comunione, condividendo tutto e proclamando l’amore di Gesù.

Sulla storia della Chiesa delle origini esistono poche fonti. La più attendibile ed affidabile di esse è quella degli Atti degli Apostoli, scritti in greco antico da San Luca (9 d.C. circa - 93 d.C. circa), nato da famiglia pagana, medico di professione, diventato apostolo di Gesù dopo aver conosciuto Paolo di Tarso durante l’opera di predicazione che questi sta rivolgendo agli ebrei e ai pagani della città di Antiochia. Se confrontiamo ciò che descrivono gli Atti degli Apostoli con le lettere paoline più antiche, troviamo una sostanziale convergenza riguardo alla descrizione degli eventi narrati insieme ad alcune divergenze relativamente all’interpretazione di essi. Questa situazione non deve stupire in quanto si tratta di documenti composti da autori diversi che presentano fatti oggettivi a destinatari differenti, secondo una prospettiva personale.

Le comunità cristiane più antiche sorgono in Galilea, territorio in cui sono localizzate da San Marco e San Matteo le apparizioni del Risorto. I membri che ne fanno parte sono giudei convertiti dalla predicazione o kerigma (dal greco kerysso che significa “gridare” o “proclamare”) della morte e risurrezione di Gesù Cristo da parte degli apostoli, con a capo Pietro (a cui Gesù impone il nome di Cefa, dall’appellativo aramaico Kepha che significa “roccia”) e Giacomo fratello del Signore (Gal 1,18ss.; 1 Cor 15,5.7).

Nei primi capitoli degli Atti degli Apostoli, San Luca riassume la vita della prima comunità cristiana di Gerusalemme con rapide immagini che chiariscono in modo efficace gli elementi fondamentali che caratterizzano il sorgere della prima Chiesa (dal greco: ekklesia, “assemblea”). Si parla di circa tremila persone che scelgono convintamente di vivere fraternamente proclamando al mondo il miracolo dell’amore di Gesù Cristo fino al sacrificio totale di Sé per salvare l’umanità intera: essi sono «perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere. (…) Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno» (At 2,42-47).

mettiti in gioco

Immagina di essere un membro della prima comunità cristiana in Gerusalemme. Tu e altre tremila persone avete scelto di vivere insieme, condividendo tutto. Cosa significherebbe per te lasciare le tue proprietà e dividerle con gli altri?

• Prova a rispondere a queste domande:

• Come cambierebbe la tua visione della vita condividere ogni cosa con una comunità?

• Quali difficoltà incontreresti nel rinunciare a beni personali per il bene comune?

• Pensi che un simile stile di vita sia possibile oggi? Se sì, in quali circostanze?

Mosaico di San Pietro nella
Cappella Palatina di Palermo.

L’avvenimento determinante per la nuova comunità dei credenti in Cristo è l’esperienza del Signore risorto (Mt 28,16-20; Mc 16,1-18), di cui Pietro nel giorno di Pentecoste ricorda a tutti i fedeli il valore profetico e salvifico: «Uomini d’Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nazaret - uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso operò tra di voi per opera sua, come voi ben sapete -, consegnato a voi secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, voi, per mano di pagani, l’avete crocifisso e l’avete ucciso. [...] Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. [...] Sappia dunque con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso». All’udire queste cose, si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?». E Pietro disse loro: «Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo». (At 2,22ss).

La situazione della comunità di Gerusalemme diventa però ben presto difficile e si scontra con le convinzioni religiose di coloro che hanno voluto la morte di Gesù. La maggior parte degli ebrei credenti non ha accolto l’identificazione del Messia promesso in Gesù: gli scribi, i sacerdoti, il Sinedrio, le autorità religiose istituzionali considerano il gruppo dei cristiani solo una setta eretica.

Gli apostoli vengono più volte processati, arrestati e incarcerati per impedire loro di continuare a predicare (At 4,1-22; 5,17-42; 12,1-19). Nel 34 d.C. viene lapidato Stefano, il primo martire (dal greco martys che significa “testimone”) cristiano della storia che testimonia con il sacrificio della vita la propria fede in Cristo (At 6-7). Circa dieci anni più tardi sarà la volta dell’apostolo Giacomo, fratello di Giovanni apostolo, succeduto a Pietro alla guida della Chiesa di Gerusalemme, lapidato a Gerusalemme. Ma i cristiani impegnati nella predicazione del Vangelo non si scoraggiano: il ricordo delle parole di Gesù e la consapevolezza che l’amore di Dio non li abbandona mai, li sostengono nel loro cammino.

L’esperienza del Risorto rafforza la fede della comunità cristiana, che predica nonostante persecuzioni, arresti e il martirio di Stefano e Giacomo, guidata dall’amore di Dio.

la diffuzione del messaggio evangelico 2

Tra il 40-50 d.C., il Cristianesimo si espande rapidamente grazie all’attività missionaria di Pietro e Paolo, distaccandosi dall’ebraismo e diffondendo il messaggio di Gesù nel Mediterraneo e oltre.

Nel periodo compreso tra gli anni 40-50 del I secolo d.C., i cristiani cominciano ad assumere un peso sempre maggiore, principalmente per il proselitismo (dal greco pros “verso” ed erchomai “venire”) con cui si propaga il messaggio apostolico nell’area del Mediterraneo. Questo atteggiamento segna un forte distacco dalla mentalità ebraica, per la quale l’aspetto più importante non è diffondere la propria religione ma la fedeltà alle tradizioni tramandate dagli antichi padri, nella certezza che il popolo ebraico sia il popolo eletto, capace anche di salvare i pagani ma solo a condizione che Dio lo voglia e lo permetta.

Il Cristianesimo, invece, ha uno slancio missionario sin dalle origini. Per questo motivo nel giro di qualche anno l’annuncio che Gesù di Nazareth sia il Messia atteso, viene velocemente portato nel bacino del Mediterraneo e successivamente in Europa e in tutto il Medio Oriente. Un ruolo centrale in questa opera di evangelizzazione è occupato da San Pietro e San Paolo. Il primo, fuggito da Gerusalemme a causa delle persecuzioni ebraiche, si reca a predicare nella capitale dell’Impero romano tra il 42 e il 43 d.C. e qui fonda una comunità cristiana che, dopo qualche secolo, diventerà preminente rispetto a tutte le altre. Il secondo,

IL FILM

Paolo, apostolo di Cristo, Affirm Films

Questo film racconta gli ultimi giorni di San Paolo prima del suo martirio a Roma. Il film esplora il percorso di conversione di Paolo, da persecutore dei cristiani a grande evangelizzatore, e la sua opera di scrittura delle lettere ai primi cristiani. Attraverso la sua amicizia con Luca, viene messo in luce il conflitto interiore di Paolo e il suo profondo legame con la comunità cristiana.

San Paolo, è invece ricordato come l’apostolo delle genti, per il fatto di essere stato, con i suoi viaggi e le sue numerose Lettere rivolte a numerose comunità cristiane in Turchia, Grecia e a Roma, il principale diffusore del messaggio di Gesù, pur senza averlo mai conosciuto personalmente. Nato a Tarso, città del sud dell’attuale Turchia, nel 4 d.C. da una famiglia ebraica, cittadino romano, al momento della circoncisione gli viene imposto un doppio nome: Saulo, caratteristico della tribù di Beniamino a cui appartiene, e Paolo (dal latino paulus, “piccolo”) per le relazioni con il mondo romano.

Gli studi compiuti a Gerusalemme lo portano a condividere pienamente l’ideale farisaico secondo cui è di assoluta importanza l’osservanza rigorosa della Legge.

Per tale motivo Paolo è inizialmente contrario al nuovo “movimento di Gesù”, considerato come una pericolosa setta messianica ebraica che avrebbe potuto dividere il giudaismo.

Assiste poi al martirio di Stefano, quasi partecipandovi (At 7,58b; 8,1-3), vivendo un’esperienza che può essere considerata una sorta di preludio alla sua conversione. Poco dopo, infatti, mentre si trova sulla strada da Gerusalemme a Damasco per sradicare un gruppo dei primi credenti cristiani, Paolo ha una visione di Gesù che gli chiede: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?» (cfr. At 9,22-26).

Da quel momento la vita di Saulo cambia radicalmente e da persecutore diventa perseguitato per amore di Colui che perseguita (At 9,23-29). Paolo sperimenta che Dio è diverso da quello che aveva pensato e servito fino ad allora, scoprendone l’autentica essenza nell’Amore, per celebrare il quale ci lascia il suggestivo Inno alla carità: «La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l’ho abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!» (1 Cor 13, 4-7).

È certo che S. Pietro e San Paolo abbiano subito il martirio assieme e che entrambi siano stati sepolti a Roma nel 64 o nel 67 d.C., durante le persecuzioni volute dall’Imperatore Nerone. La tomba di Pietro è oggi posta sul colle Vaticano, proprio sotto l’altare della grande basilica che rappresenta il cuore della Chiesa cattolica.

CERCANDO UN SENSO

• Hai mai vissuto un cambiamento che ti ha portato a vedere le cose in modo completamente diverso?

• Come puoi applicare l’Inno alla carità di Paolo nella tua vita quotidiana? Quali delle sue qualità (pazienza, gentilezza, fiducia) senti che potresti coltivare di più nelle tue relazioni?

una chiesa attorno a roma 3

Nel momento in cui il Cristianesimo raggiunge il cuore dell’Impero romano, sorge una nuova comunità che assumerà un ruolo centrale nella storia. Questo evento segna due passaggi molto importanti: la progressiva adozione della lingua latina nella Chiesa occidentale a partire dal II secolo d. C, inizialmente insieme a quella greca, e l’adozione di una prima struttura ecclesiastica che sarà poi il modello per tutte le altre comunità cristiane.

PRESBITERO

Ministro ordinato nella Chiesa, collaboratore del vescovo, che presiede la comunità e amministra i sacramenti.

Quando il Cristianesimo si diffonde nell’Impero Romano, nascono le prime strutture ecclesiastiche con il Papa a Roma e collaboratori come presbiteri e diaconi, mentre sorgono i patriarcati di Roma, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme.

Abside di Sant’Apollinare in Classe, VI secolo, Ravenna.

A capo della primitiva Chiesa di Roma vi è il vescovo che assume la denominazione di Papa (dal greco pàppas, espressione familiare per “padre”). Tra i collaboratori del vescovo ci sono in primo luogo i presbiteri, che svolgono la funzione sacerdotale e vengono ordinati con elezione (nomina e approvazione del popolo) e consacrati da parte del vescovo della comunità: la loro missione si ispira al ruolo che, secondo l’Antico Testamento, svolgevano gli anziani scelti da Mosè per la guida del popolo di Dio. Seguono i diaconi (“servitori”) (At 6) e le diaconesse (Rm 16,1), consacrati al servizio del vescovo negli ambiti della liturgia, della cura dei poveri e dei malati, dell’amministrazione dei beni della comunità.

Tutti i cristiani che non fanno parte della gerarchia sono detti laici (dal greco laos, “popolo”), cioè membri del popolo cristiano senza essere “capi”. Con il passare dei secoli, altre città dell’Impero romano diventano centri di fede cristiana nei quali i vescovi hanno più autorevolezza rispetto ad altri vescovi di città più piccole: sorgono così i primi quattro patriarcati di Roma, Alessandria d’Egitto, Antiochia e Gerusalemme.

mettiti in gioco

Esegui una ricerca e scrivi i nomi degli attuali:

Papa:

Vescovo della tua zona: Parroco della tua zona:

La sempre maggiore diffusione del Cristianesimo comporta l’esigenza di definire in modo ancora più dettagliato e articolato il corpus dottrinale di esso. Questo compito viene svolto inizialmente dai Padri Apostolici, chiamati così perché, molto probabilmente, hanno conosciuto gli apostoli personalmente o tramite altri a loro vicini, e sono quindi considerati fedeli interpreti della dottrina apostolica. Il primo di essi è Clemente, Papa dal 90 al 101 d.C., discepolo di Pietro e Paolo, del quale rimane una lunga Lettera ai fedeli della Chiesa di Corinto, molto importante perché rappresenta la

più antica testimonianza circa il martirio di Pietro e Paolo e fornisce notizie sulla posizione predominante della Chiesa di Roma sulle altre comunità. Ai Padri Apostolici seguono gli Apologisti (dal greco apologhía, “discorso in difesa”), impegnati nel difendere il pensiero cristiano dalle critiche presenti in diverse filosofie ed eresie del tempo: i più importanti di essi sono Giustino, Tertulliano e Ireneo vissuti tra il II-III secolo d.C..

La consapevolezza della multiforme ricchezza culturale dei popoli cristiani, vissuta nel condiviso patrimonio dell’insegnamento apostolico, è ben radicata ed espressa nelle parole di Sant’Ireneo (130202 d.C.), vescovo e teologo greco: «La Chiesa, benché disseminata in tutto il mondo, custodisce con cura [la fede degli apostoli], come se abitasse una casa sola; allo stesso modo crede in queste verità, come se avesse una sola anima e lo stesso cuore; in pieno accordo queste verità proclama, insegna e trasmette, come se avesse una sola bocca. Le lingue del mondo sono diverse, ma la potenza della Tradizione è unica e la stessa: le Chiese fondate nelle Germanie non hanno ricevuto né trasmettono una fede diversa, né quelle fondate nelle Spagne o tra i Celti o nelle regioni orientali o in Egitto o in Libia o nel centro del mondo» (Contro le eresie).

Con la diffusione del Cristianesimo, i Padri Apostolici come Clemente e gli Apologisti come Giustino e Ireneo difendono e sviluppano la dottrina cristiana contro critiche ed eresie.

Lucien Bégule, Vetrata di Sant’Ireneo, 1889, Chiesa di Saint-Pothin, Lione.

Le persecuzioni contro i cristiani a Roma si sviluppano in tre fasi: iniziano con Nerone e Domiziano, proseguono con Traiano e altri, e culminano con le violenze di Decio, Valeriano e Diocleziano.

le prime persecuzioni

Il trattamento che le istituzioni imperiali riservano ai cristiani di Roma è, inizialmente, di forte rifiuto e, nel giro di poco tempo, si radicalizza fino a trasformarsi in un vero e proprio atteggiamento persecutorio, articolato in tre principali periodi:

• tra il 64 e il 100 d.C. si alternano l’impero di Nerone (54- 68 d.C.), durante il quale i cristiani sono considerati odio del genere umano e uccisi in gran numero fra atroci tormenti con l’accusa di aver causato l’incendio di alcuni quartieri di Roma, e quello di Domiziano (81-96 d.C.), promotore di numerose e terribili persecuzioni contro i cristiani in occasione delle quali, secondo la Tradizione, l’apostolo Giovanni viene esiliato nell’isola di Patmos, dove scrive il libro dell’Apocalisse;

• tra il 100 e il 250 d.C. il Cristianesimo si è ormai affermato e diffuso in tutto l’Impero e viene perseguitato come religione illecita e nemica della società, a cominciare dai provvedimenti adottati dall’Imperatore Traiano (98-117) e da quelli degli imperatori successivi fino alla metà del secondo secolo;

• dal 250 al 311 d.C. vengono scatenate ancora terribili violenze che causano la morte di migliaia di cristiani da parte degli imperatori Decio (249-251), Valeriano (253-260) e, soprattutto, Diocleziano (284-305).

IL FILM

Quo vadis, Metro-Goldwyn-Mayer

film epico ambientato durante le prime persecuzioni dei cristiani nell’antica Roma, sotto l’Imperatore Nerone. La storia segue il generale romano Marco Vinicio, che si innamora della cristiana Lidia, proprio mentre i cristiani vengono perseguitati e condannati a morire nelle arene. Il film offre un drammatico ritratto delle sofferenze subite dai primi cristiani e del loro coraggio di fronte alla morte. È una potente rappresentazione dell’incontro tra l’Impero Romano e la nascente fede cristiana.

Il numero dei martiri cristiani antichi, stimato in alcune migliaia, non è certo, ma gli Atti dei martiri ne testimoniano la fede incrollabile, il coraggio e il sacrificio della vita per amore di Cristo e della Chiesa. I martiri costituiscono, infatti, un glorioso esempio di come la vera fede possa far compiere azioni eroiche e sublimi, secondo quanto lo stesso Gesù annuncia ai suoi discepoli nel momento in cui affida loro la missione evangelica: «Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato» (Mt 10, 16-22).

da costantino all’inizio

del medioevo

Dopo le ultime sanguinose persecuzioni ordinate da Diocleziano, lo scenario cambia in modo significativo. Con l’Impero di Costantino I (306-337) il Cristianesimo si diffonde e si legittima in tutti gli strati della popolazione.

Oltre a convertirsi al Cristianesimo verso la fine del 312, Costantino sposta la capitale dell’Impero da Roma alla città chiamata, proprio in suo onore, Costantinopoli (attuale Istanbul). Con questo passaggio, mentre in Oriente l’autorità imperiale tende a sovrastare quella religiosa nel tentativo di arrogarsi prerogative anche in campo spirituale (fenomeno del cesaropapismo), in Occidente la figura del Papa diventa sempre più influente in ambito morale e religioso, assumendo anche importanti funzioni politiche in difesa della parte occidentale dell’Impero che in questo periodo inizia ad essere interessata dalle invasioni delle popolazioni germaniche.

La valorizzazione del Cristianesimo da parte di Costantino è notevole: nel 313 d.C., con il Rescritto o Editto di Milano, la religione cristiana assume la stessa dignità e gli stessi diritti delle altre religioni dell’Impero; nel 315 è abolita la crocifissione; nel 321 viene permesso alla Chiesa di ricevere donazioni e si stabilisce la domenica come giorno festivo; nel 323 sono ammessi al titolo di console anche uomini di religione cristiana e i simboli cristiani sostituiscono quelli pagani nelle monete.

Il contributo di Costantino al Cristianesimo è molto significativo anche dal punto di vista artistico: nel 312 d.C. l’Imperatore dona a Papa Milziade I il palazzo Laterano e fa iniziare la costruzione della grande Basilica Lateranense presso la città di Roma; nel 320 d.C. dà il via alla costruzione della Chiesa di San Pietro; seguono, poi, la costruzione delle basiliche del Santo Sepolcro a Gerusalemme e della Natività a Betlemme, mentre sua madre, Elena, riporta dalla Palestina numerose reliquie della Passione di Gesù.

Con Costantino I (306337), il Cristianesimo si diffonde, ottiene piena legittimità con l’Editto di Milano (313) e si arricchisce di importanti opere e privilegi.

RESCRITTO Atto ufficiale con cui un’autorità, come un imperatore o un pontefice, risponde a una richiesta o emana disposizioni.

Visione della croce da parte di Costantino, incisione de La storia della Chiesa, circa 1880.

Dettaglio dell’imperatore

Costantino, Santa Sofia, Istanbul.

Le basiliche cristiane, orientate verso

Gerusalemme, e le catacombe, caratterizzano l’età costantiniana; dal 380 d.C., con Teodosio, il Cristianesimo diventa religione ufficiale dell’Impero.

UNNI

Popolazione nomade di origine asiatica, guidata da Attila nel V secolo, che invase l’Europa causando grandi migrazioni e conflitti.

mettiti in gioco

Immagina di essere un funzionario romano nell’anno 313 d.C., quando Costantino ha appena emanato l’Editto di Milano, garantendo ai cristiani pari diritti rispetto alle altre religioni dell’Impero. Stai assistendo a una profonda trasformazione sociale e religiosa.

In un gruppo, provate a simulare una discussione tra i cittadini romani dell’epoca. Alcuni di voi sosterranno il cambiamento introdotto da Costantino, mentre altri rappresenteranno il punto di vista di chi era contrario alla crescente influenza del Cristianesimo.

• Come vi sentireste se vedeste i simboli pagani sostituiti da quelli cristiani nelle monete dell’Impero?

• Quali potrebbero essere le conseguenze per la società romana del tempo, sia positive che negative?

• Che effetto avrebbe il fatto di non poter più utilizzare la crocifissione come punizione, o il cambiamento della domenica come giorno festivo?

Le prime basiliche cristiane sono costruite rivolte verso Oriente, dove si trova Gerusalemme, la città della salvezza portata da Cristo, «il sole che sorge dall’alto» (Lc 1,78), che tornerà nella gloria della salvezza, come profetizzato nell’Antico Testamento. Per facilitare l’orientamento verso Oriente da parte dei fedeli nelle basiliche si costruisce l’abside, uno spazio a pianta semicircolare o poligonale che fornisce il senso spaziale di moto verso l’obiettivo da raggiungere ovvero l’incontro con Cristo. Nelle absidi viene raffigurato il Cristo Pantocratore (dal greco pan “tutto” e kràtein “dominare con forza, avere in pugno”), immagine di Dio in gloria, creatore e redentore dell’umanità.

Insieme alle basiliche, l’età costantiniana vede il diffondersi anche di numerose catacombe, aree funerarie sotterranee utilizzate dai cristiani per la celebrazione dei riti funebri, la sepoltura dei membri della comunità, le ricorrenze della morte dei martiri e dei defunti. A partire dal IV secolo d.C. questi luoghi iniziano a trasformarsi in veri e propri santuari e, successivamente, già a partire dal primo Medioevo, diventano meta di pellegrinaggio anche da luoghi molto lontani. Alla morte di Costantino, avvenuta nel giorno di Pentecoste del 337 d.C., il Cristianesimo ha ormai esteso la propria influenza su tutti gli aspetti della vita dell’Impero e si sta diffondendo anche tra i popoli germanici, avversari di Roma.

Nel febbraio del 380 d.C., l’Imperatore Teodosio il Grande mette definitivamente al bando ogni forma di paganesimo e impone la religione cristiana a tutti gli abitanti dell’Impero. I successori di Teodosio governeranno il mondo romano separato in due parti, quella orientale e quella occidentale, dovendo affrontare numerose difficoltà generate dalle sempre più numerose invasioni straniere. In questo contesto, il ruolo del Pontefice in Occidente diventa sempre più determinante, come accade nell’estate del 452, quando l’armata degli Unni, che semina il terrore in Asia e in Europa da diversi decenni, giunge alle porte di Roma e l’unica figura che riesce a scongiurare la conquista della città, sarà Papa Leone I (390461) che va incontro al loro capo, Attila (395-453) e lo convince (non sappiamo ancora oggi con quali argomentazioni o promesse) a rinunciare all’assedio.

La divisione est-ovest dell’Impero durerà fino alla caduta della parte occidentale avvenuta nel 476 per mano di truppe mercenarie guidate dal re degli Eruli, Odoacre: con questo evento termina l’età antica e inizia una nuova epoca storica che prende il nome di Medioevo

la chiesa tra eresie e concili

La dottrina della Chiesa intanto viene messa in discussione dal sorgere di nuove concezioni dottrinali che prendono il nome di eresie (dal greco haìresis, che significa “scelta”). Nella Chiesa s’intende per eresia la scelta di alcune verità della fede a scapito di altre per cui è eretico chi non accoglie tutto quanto la Chiesa propone, e, di conseguenza, con la propria scelta, esce dalla comunità dei cristiani. Molte sono state le eresie nella storia della Chiesa. Già San Paolo denuncia alcune divisioni all’interno delle prime comunità cristiane ed Eusebio di Cesarea, vescovo e teologo greco che scrive nel IV sec. d.C. la prima “Storia della Chiesa”, afferma che le eresie hanno portato più danni delle persecuzioni.

Tra le eresie più antiche possiamo ricordare:

• lo gnosticismo, che concepisce la salvezza dell’anima come una forma di conoscenza superiore chiamata gnosi e considera il mondo materiale creato da un Demiurgo malvagio in contrapposizione al mondo spirituale creato da Dio;

• l’adozionismo, che ritiene Cristo di natura inferiore al Creatore, adottato dal Padre solo al momento del suo battesimo;

• il subordinazionismo, dottrina trinitaria per la quale il Figlio è subordinato al Padre e lo Spirito Santo è subordinato ad entrambi;

• il marcionismo, movimento cristiano dualista creato da Marcione di Sinope, vescovo e teologo greco, che giudica gli insegnamenti di Cristo incompatibili con le azioni del Dio dell’Antico Testamento;

• il montanismo, fondato da Montano, teologo greco che predicava l’imminente fine del mondo e la superiorità dei propri profeti sul clero istituzionale.

IL FILM

San Pietro, Luxvide

Film che tocca i temi della diffusione del Cristianesimo e delle prime sfide affrontate dalla Chiesa, tra cui l’eresia.

A mano a mano che le eresie crescono di numero, la Chiesa risponde ad esse con la convocazione dei concili ecumenici, assemblee di tutti i vescovi per dirimere conflitti dottrinali e per stabilire le verità di fede (dogmi). Il primo concilio è stato quello di Gerusalemme, avvenuto verso il 49-50, a cui hanno partecipato gli apostoli, compreso Paolo, e di cui si parla negli Atti. Fino ad oggi ci sono stati 21 concili, di cui l’ultimo è stato il Vaticano II (1962-1965). Grazie ai concili la dottrina della Chiesa si è precisata e definita sempre più chiaramente. In questa opera sono stati impegnati numerosi teologi che assumono la denominazione di Padri della Chiesa: tra essi ricordiamo gli autori di lingua greca, Atanasio (circa 295-373), Gregorio di Nazian-

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Le eresie, come lo gnosticismo, l’adozionismo, il subordinazionismo, il marcionismo e il montanismo, mettono in discussione la dottrina cristiana, scegliendo alcune verità a scapito

I primi sette concili ecumenici definiscono la fede cristiana, respingendo eresie come arianesimo, nestorianesimo e monofisismo.

zo (330-390), Gregorio di Nissa (335-394) e Giovanni Crisostomo (345-407); e i grandi autori di lingua latina quali Ambrogio (340-397), Agostino (354-430) e Girolamo (347-420).

I primi sette concili ecumenici sono stati i seguenti.

• Concilio di Nicea (325), convocato dall’Imperatore Costantino per respingere l’arianesimo, elaborato dal monaco e teologo Ario, presbitero della Chiesa di Alessandria, per aver sostenuto che il Figlio di Dio fosse un essere inferiore creato da Dio Padre all’inizio del tempo. Il concilio proclama che Gesù Cristo è Figlio unigenito di Dio, generato non creato, consustanziale al Padre, eterno e immutabile. Da questo concilio deriva la professione di fede del Credo (poi ulteriormente definito nel primo Concilio di Costantinopoli) che viene ancora attualmente recitato durante la Messa cattolica.

• Concilio di Costantinopoli I (381), condanna gli pneumatomachi, negatori della divinità dello Spirito Santo, e gli apollinaristi, che non riconoscono in Gesù un’anima umana. Tale concilio insegna che lo Spirito Santo è Persona divina, consustanziale al Padre e al Figlio, e che il Verbo si è fatto uomo vero, completo di anima e corpo.

• Concilio di Efeso (431), rifiuta il nestorianesimo, dottrina fondata dal patriarca di Costantinopoli Nestorio, che afferma l’esistenza in Cristo di due persone, oltre che di due nature. Il concilio ribadisce l’unicità della Persona di Cristo

• Concilio di Calcedonia (451), condanna il monofisismo, sostenuto da Eutiche, prete archimandrita di un monastero di Costantinopoli. Il concilio afferma che in Cristo vi sono due nature, quella divina e quella umana, unite nella persona del Verbo senza divisione e senza separazione.

• Concilio di Costantinopoli II (553), ribadisce la condanna di alcune interpretazioni dualiste, vicine a quella nestoriana.

• Concilio di Costantinopoli III (680-681), condanna il monoenergismo e il monotelismo, ultimi rigurgiti del monofisismo, che riconoscono in Cristo rispettivamente una sola attività e una sola volontà. Il concilio riconosce in Cristo l’esistenza di due attività e due volontà in armonie tra loro, quella divina e quella umana.

• Concilio di Nicea II (787), stabilisce che sia conforme alla verità dell’incarnazione raffigurare il Cristo nelle opere d’arte e tributare culto alle immagini sacre.

Icona raffigurante il Concilio di Nicea.

la nascita del monachesimo

Intorno al IV secolo d.C. nasce in Oriente un nuovo fenomeno religioso chiamato monachesimo, termine che deriva dalla parola greca monachós utilizzata per indicare una persona che vive sola. Il monaco è, infatti, colui che, seguendo l’esempio di Cristo, tenta di raggiungere la perfezione cristiana vivendo lontano dal mondo all’interno di un monastero in cui i membri che ne fanno parte cercano di raggiungere la propria santificazione attraverso l’osservanza di rigide regole focalizzate sulla preghiera, sul lavoro e sull’esercizio della carità.

Le prime forme di monachesimo sorgono innanzitutto nei deserti, soprattutto quello dell’Egitto e della Siria, inizialmente in modo isolato, secondo la forma degli stiliti, (da stilos, “colonna”) che si mettevano sopra le colonne e non scendevano più, proprio per isolarsi dal mondo in attesa del ritorno di Cristo. Antonio Abate, nato in Egitto nel 254, è considerato il padre degli eremiti del deserto: vende tutto ciò che possiede, ne dà il ricavato ai poveri e lascia la città per vivere nel deserto. Cerca Dio solo nella Bibbia e nella solitudine del deserto. Successivamente sorgono le prime comunità di monaci che praticano una vita comunitaria o cenobita (dal greco koinos, “comune” e bios, “vita”).

IL FILM

Sant’Antonio Abate, tra i primi monaci cristiani, è esempio di ascesi e vita eremitica nel deserto.

CERCANDO UN SENSO

Il grande silenzio, Bavaria-Filmkunst Verleih

Documentario immersivo che esplora la vita dei monaci del Monastero della Grande Chartreuse nelle Alpi francesi. Il film mostra senza dialoghi o colonna sonora, la routine quotidiana della vita monastica: preghiera, lavoro e meditazione. Questa pellicola offre uno sguardo profondo e contemplativo sulla spiritualità e la disciplina del monachesimo, invitando lo spettatore a riflettere sulla vita interiore e sul silenzio.

Il monachesimo si afferma anche in Occidente per opera di San Benedetto da Norcia, fondatore dell’ordine di San Benedetto o dei benedettini, la cui regola «ora et labora» (“prega e lavora”) costituisce la prima regola del monachesimo cenobitico occidentale. Da quel momento fino al termine dell’età medievale vengono fondati nuovi monasteri in tutta Europa: il solo Bernardo di Chiaravalle, monaco benedettino cistercense, ad esempio, fonda personalmente 68 monasteri, che diventano 350 alla sua morte, fino a raggiungere il numero di 1600 nel XVI secolo.

La spiritualità monastica e l’impegno missionario dei monaci danno un contributo determinante alla edificazione della civiltà medioevale. Colombano il Vecchio, monaco irlandese del VI secolo, predica il Vangelo nei territori dell’attuale Scozia; Papa Gregorio I Magno, monaco benedettino, evangelizza i Longobardi; Colom-

Immagina di essere un monaco nel Medioevo, seduto nello scriptorium di un monastero, copiando a mano antichi testi.

• Come ti sentiresti sapendo che il tuo lavoro è cruciale per preservare la conoscenza per le future generazioni?

• Riusciresti a mantenere la pazienza e la concentrazione, sapendo che ogni errore potrebbe compromettere un’opera importante?

• Che riflessioni ti susciterebbe il fatto che, grazie a te, testi antichi e spirituali potrebbero influenzare le menti e i cuori di chi leggerà quei libri in futuro?

I monaci, attraverso missioni, arte e la copiatura di testi, contribuiscono alla civiltà medievale.

bano il Giovane e i suoi monaci predicano in tutta Europa e fondano, tra gli altri, i grandi monasteri di San Gallo in Svizzera, e di Bobbio in Italia; Agostino, monaco benedettino di Roma, porta il Vangelo agli Angli e ai Sassoni, nell’attuale Inghilterra; a Vinfrido Bonifacio si deve l’evangelizzazione della Germania.

Il monastero benedettino di Montecassino.

Migliaia di monaci realizzano splendide opere d’arte e, grazie ad un paziente lavoro di copiatura, conservano nel tempo le più importanti opere letterarie dell’antichità. I primi monasteri non avevano biblioteca, perché i libri erano molto rari: i primi monaci avevano una sola copia di un libro e cominciarono a farne copie. Il luogo più importante dei monasteri era lo scriptorium, il luogo ove si copiavano i codici manoscritti. Con il passare del tempo lo scriptorium diviene meno importante e nascono vere e proprie biblioteche monastiche grazie alla copiatura di numerosi opere antiche. Ricchissima è la produzione di testi spirituali che danno vita ad una vera e propria letteratura monastica.

Molto importante anche lo sviluppo dell’economia monastica basata sulla coltivazione di orti, l’utilizzo di animali e la costruzione di laboratori per realizzare determinati strumenti da utilizzare nell’organizzazione del lavoro. A questo modello produttivo si ispireranno le aziende agricole del mondo moderno che si svilupperanno in tutta Europa a partire dal XV secolo. svilupperanno in tutta Europa a partire dal XV secolo.

San Benedetto da Norcia.

le origini di un potere

“temporale” 8

Con l’avvento del VII secolo l’Europa è sottoposta ad una serie di guerre combattute dalle popolazioni germaniche che sottopongono la popolazione a incursioni di ogni tipo. Nello stesso periodo assistiamo al diffondersi della religione islamica nell’area sud-est del Mediterraneo, con gli arabi che si lanciano in una serie di guerre di conquista che li conducono a costituire un vastissimo impero, soggiogando i popoli cristiani dell’Africa del Nord e della Penisola Iberica e separando il mondo bizantino da quello latino-germanico. Per almeno 300 anni essi rappresentano un flagello per le popolazioni dell’Europa mediterranea, a causa di razzie e saccheggi messi in atto in modo sistematico e continuo.

Al fine di garantirsi protezione contro eventuali invasori esterni, la Chiesa cerca di stringere alleanze con i poteri politici e militari presenti in Occidente, riprendendo la linea già seguita in precedenza alla fine del sec. VI da Papa Gregorio Magno che aveva sostenuto l’importanza di riconoscere alla Chiesa un potere politico autonomo che potesse provvedere all’amministrazione e alla difesa delle popolazioni dell’Italia centrale, di cui l’Impero bizantino, nominalmente sovrano della regione, non riusciva ad occuparsi per diverse difficoltà di carattere politico, militare ed economico.

mettiti in gioco

Immagina di essere un cronista dell’epoca e di dover raccontare il momento storico in cui Carlo Magno viene incoronato Imperatore. Dividetevi in gruppi e sperimentate l’azione di scrivere testi diversi (cronache, discorsi, lettere) che descrivano lo stesso evento. Alcuni gruppi racconteranno il punto di vista del Papa Leone III, altri quello dei Franchi, altri ancora il punto di vista longobardo.

Gesù consegna le chiavi a San Pietro, affresco nella Chiesa di Santa Maria in Transpontina, Roma.
Raffaello, Incoronazione di Carlo Magno, XVI secolo, Musei Vaticani, Roma.

Con Carlo Magno nasce il Sacro Romano Impero, unione di politica e religione, e si pongono le basi del sistema feudale e dell’Europa medievale.

Ritratto di Carlo Magno in abiti imperiali, simbolo del Sacro Romano Impero.

L’inizio dell’VIII secolo segna la costituzione del cosiddetto potere temporale della Chiesa che viene riconosciuto con la donazione della città e del castello di Sutri nel Lazio, effettuata nel 728 dal sovrano longobardo Liutprando a Papa Gregorio II.

Dopo varie vicissitudini che portano i longobardi ad allontanarsi dall’alleanza con la Chiesa di Roma, nella seconda metà dell’VIII secolo il papato si avvicina al regno dei Franchi, considerati già difensori dei popoli cristiani d’Europa avendo sconfitto gli arabi provenienti dalla Spagna nella battaglia di Poitiers del 732, sotto la guida di Carlo Martello, maestro di palazzo dei re merovingi. Nel descrivere questa battaglia, pochi anni dopo, il monaco lusitano Isidoro Pacensis nelle sue Cronache, userà per la prima volta l’aggettivo “europei” per attribuire un’identità collettiva ai guerrieri che avevano fermato gli invasori musulmani.

L’evento che segna in modo decisivo l’alleanza tra i Franchi e il papato è però l’incoronazione come Imperatore di Carlo Magno da parte del Papa Leone III (795816) nella notte di Natale dell’800 presso l’antica basilica di San Pietro a Roma. Con questo atto nasce il Sacro Romano Impero, uno Stato cattolico con aspirazioni universaliste, caratterizzato da una forte sacralizzazione del potere politico e da un complesso intreccio fra politica e religione che durerà sino al 1806.

Carlo Magno è considerato per molti aspetti il padre dell’Europa medievale: a lui di deve la creazione di una nuova potenza imperiale che riguarda l’Europa dopo la deposizione dell’ultimo Imperatore romano nel 476; per opera sua si pongono le basi del sistema feudale che caratterizzerà per diversi secoli la storia politica, sociale ed economica dell’Europa; grazie a lui le popolazioni germaniche vengono unificate per la prima volta in un contesto europeo organico.

la chiesa tra oriente ed occidente

L’avvicinamento della Chiesa di Roma ai popoli germanici segnò un progressivo distacco da Bisanzio, aggravato nei secoli VIII-IX dall’iconoclasmo, movimento che, sostenuto dall’imperatore Leone III, proibiva il culto e ordinava la distruzione delle icone sacre.

La Chiesa di Roma, guidata da Papa Gregorio III, condanna fermamente l’iconoclasmo che, nonostante ulteriori condanne espresse formalmente anche dai patriarchi orientali, sarà sostenuta a più riprese da diversi imperatori, fino a scomparire definitivamente nell’843 sotto l’imperatrice Teodora e il patriarca Metodio. Alla fine del IX secolo, Papa Niccolò I si trova coinvolto nelle controversie che interessano i patriarchi di Bisanzio, Ignazio e Fozio che si contendono la carica del patriarcato. Il Pontefice giunge a scomunicare nell’863 Fozio, il quale, a sua volta, come risposta a questo provvedimento, scomunica Niccolò I durante un sinodo tenutosi a Costantinopoli nell’867.

Dopo la conferma della scomunica durante l’VIII concilio ecumenico tenutosi a Costantinopoli negli anni 869-870, Fozio verrà poi ristabilito patriarca di Bisanzio, ottenendo anche il riconoscimento da parte di Papa Giovanni VIII. L’insieme di tutte queste vicende comporta una significativa incrinatura tra l’Oriente e l’Occidente cristiano, non solo da un punto di vista istituzionale ma anche dottrinale. In questo contesto si collocano, infatti, alcune importanti discussioni di ordine teologico. La più significativa di esse riguarda la consustanzialità del Figlio che la Chiesa di Roma sostiene con forza, affermando e ribadendo che lo Spirito Santo procede “dal Padre e dal Figlio (Filioque)”. Questa formulazione non è accettata dai cristiani greci per i quali la processione dello Spirito Santo avviene “dal Padre attraverso il Figlio” e, di conseguenza, il Verbo non può essere considerato della medesima sostanza del Padre, secondo quanto affermato nella dottrina del monopatrismo, adottata dalla Chiesa orientale, che ritiene lo Spirito Santo procedere unicamente dal Padre, al contrario di quanto sostenuto nella concezione del filioquismo, seguita dalla Chiesa cattolica. A questa controversia se ne aggiungono altre due che daranno adito ad ulteriori successive discussioni: l’uso del pane azzimo nella Chiesa latina e di quello fermentato in quella greca, e il celibato ecclesiastico, praticato in Occidente, ma non in Oriente. Nonostante le divergenze che complicano il rapporto tra i cristiani occidentali e orientali, la Chiesa continua comunque a svolgere fino all’anno Mille un’intensa opera di evangelizzazione e civilizzazione, prima dei popoli germanici e, più avanti, anche di quelli slavi, scandinavi e magiari. In questo contesto, sono da ricordare le figure di due grandi santi del IX secolo, i fratelli Cirillo e Metodio di Tessalonica, che si fanno promotori di un’importante opera di cristianizzazione delle popolazioni della Pannonia e della Moravia, inventando il più antico alfabeto slavo, quello glagolitico, che successivamente assumerà la denominazione di cirillico (da Cirillo che ne è l’inventore), per tradurre la Bibbia e altri testi sacri.

CERCANDO UN SENSO

Immagina di vivere durante l’epoca dell’iconoclasmo. Il tuo villaggio ha sempre venerato immagini sacre, ma ora l’Imperatore ha proibito ogni forma di culto verso le icone e ne ordina la distruzione.

• Come ti sentiresti nel vedere le immagini sacre della t ua comunità distrutte?

• Ti saresti ribellato all’ordine dell’Imperatore o avresti accettato la sua decisione?

• In che modo credi che il culto delle icone possa aiutare o ostacolare la tua fede?

Antica croce metallica bizantina.

Alla fine del primo millennio, la Chiesa domina la cultura europea, nascono le prime universitates e lo stile romanico trasmette fede e conoscenza ai più umili con la “Bibbia dei poveri”.

la chiesa di fine primo millennio

La Chiesa di fine primo millennio è la principale istituzione che assume e gestisce il monopolio della cultura in Europa. Le prime universitates, costituite come corporazioni di docenti e studenti che leggono e commentano soprattutto testi teologici, filosofici e giuridici, nascono intorno all’XI secolo in prossimità di edifici religiosi (chiese, monasteri, conventi), attorno a grandi personalità ecclesiastiche. Ogni attività spirituale e di culto è nelle mani di sacerdoti e chierici, i quali, in molti casi, sono al servizio di re e principi, spesso alla guida delle loro cancellerie. Come la scienza teologica, anche l’arte è al servizio della gloria di Dio. In questo periodo nasce lo stile romanico, le cui massime espressioni sono senza dubbio rappresentate dalle cattedrali edificate in tutta Europa. La cattedrale romanica, con la sua solida austerità, trasmette a chi vi si sofferma in preghiera un senso di pace e di quiete. Le sculture e gli affreschi che ornano le cattedrali sono un mezzo per fare conoscere alle persone più umili, analfabeti che non sono in grado di leggere e comprendere i testi sacri, i grandi eventi della storia della salvezza e, per questo motivo, assumono la denominazione di “Bibbia dei poveri”.

mettiti

in gioco

Dividetevi in gruppi e fate questo esperimento.

• Ogni gruppo deve creare un bozzetto (schizzo o disegno) per un affresco o una scultura che racconti uno dei grandi eventi della storia della salvezza.

• Una volta completati, riunitevi e confrontate i lavori. Come spiegate i simboli che avete scelto?

• Infine, provate a unire i bozzetti in un progetto collettivo, come farebbe una squadra

Durante il Medioevo si diffuse la convinzione che la fine del mondo potesse arrivare allo scoccare dell’anno Mille, una credenza chiamata millenarismo (o chiliasmo), basata sull’idea che ci sarebbe stata una nuova alleanza tra Dio e l’uomo per un periodo di mille anni. Questa visione apocalittica si rifà al libro dell’Apocalisse, attribuito a San Giovanni, che descrive eventi catastrofici come l’apparizione di Satana, l’arrivo dei cavalieri infernali e il giudizio universale. Nel X secolo, queste immagini profetiche si diffusero in Europa, alimentando paure tra tutte le classi sociali.

L’arrivo di calamità come epidemie o invasioni (ad esempio quella dei magiari) veniva spesso interpretato come segni dell’imminente apocalisse. Numerosi autori dell’epoca, come Rodolfo il Glabro, descrissero questi timori, che aumentarono sempre di più avvicinandosi all’anno Mille.

Accanto ai crescenti timori apocalittici, intorno all’anno Mille si verificò un cambiamento importante in Europa. Secondo lo storico tedesco Thietmar di Merseburg, ci fu una rivoluzione politica che mise in crisi il sogno di un impero unitario, favorendo la nascita di principati locali. Un esempio è Ugo Capeto, conte di Parigi, che divenne re di Francia nel 987 con l’aiuto del vescovo Adalberone di Laon. Questo portò al consolidamento del sistema feudale, in cui nobili e cavalieri armati, legati da fedeltà, governavano i territori. La Chiesa criticava questo modello sociale, preoccupata dal potere crescente dei nobili, per cui la guerra era uno stile di vita. Per contrastare la violenza, tra il X e l’XI secolo nacquero le “paci di Dio” e le “tregue di Dio”, che cercavano di limitare i conflitti e proteggere i deboli. Il conflitto tra vescovi e nobili si acuì, con i vescovi che vedevano i guerrieri come agenti del male, opponendosi così alla crescente influenza della militia feudale. Questo confronto, che avrebbe coinvolto anche gli imperatori del Sacro Romano Impero, culminò nella lotta per le investiture tra l’XI e il XII secolo.

La Sacra di San Michele, monumento simbolo del Piemonte, risale a quest’epoca..

L’abbazia benedettina di Solesmes, in Francia, celebre per il canto gregoriano dei suoi monaci..

SGUARDI IN PROFONDITÀ

SELEZIONA LA RISPOSTA CHE SECONDO TE È CORRETTA

1 Qual è la fonte principale sulla storia delle prime comunità cristiane?

A Il Vangelo di Giovanni.

B Le Lettere di Paolo.

C Gli Atti degli Apostoli.

D Le Lettere di Giacomo.

2 Chi fu il capo della comunità cristiana di Gerusalemme secondo gli Atti degli Apostoli?

A Pietro.

B Giovanni.

C Stefano.

D Giacomo.

3 Cosa significa la parola “kerigma” nel contesto del Cristianesimo delle origini?

A Una tradizione orale.

B Un annuncio sulla morte e risurrezione di Gesù.

C Un rito battesimale.

D Un sermone sugli insegnamenti di Gesù.

4 Cosa caratterizzava la vita delle prime comunità cristiane di Gerusalemme?

A Un prudente isolamento sociale.

B La vendita dei beni e la condivisione secondo il bisogno di ciascuno.

C La costruzione di chiese e basiliche.

D La celebrazione di matrimoni comunitari.

RISOLVI IL CRUCIPUZZLE E SCOPRI LA FRASE NASCOSTA

Cerca nel crucipuzzle le seguenti parole:

APOSTOLI ATTI CEFA COMUNITÀ GIACOMO KERIGMA PAOLO PENTECOSTE PIETRO RISORTO RITO STEFANO

Soluzione:

5 Chi è stato il primo martire cristiano, lapidato per la sua fede?

A Stefano.

B Paolo.

C Pietro.

D Giacomo.

6 Cosa significava il nome “Cefa” attribuito a Pietro da Gesù?

A Pastore.

B Roccia.

C Messaggero.

D Guida.

LEGGI E INDICA SE È VERO O FALSO

1 Le primissime comunità cristiane erano composte principalmente da ebrei convertiti.

2 San Paolo fu presente alla lapidazione di Stefano, il primo martire cristiano.

3 Le Lettere di San Paolo furono scritte esclusivamente per i pagani convertiti al Cristianesimo.

4 Gli Apostoli non furono mai perseguitati dalle autorità religiose ebraiche.

5 La comunità cristiana di Roma fu fondata da San Pietro e divenne rapidamente la più influente.

STUDIO DI UN CASO

Maria si unisce alla comunità cristiana

Maria è una giovane donna che vive a Gerusalemme durante il I secolo. Un giorno ascolta la predicazione degli Apostoli riguardo Gesù. Ne è colpita profondamente e decide di partecipare agli incontri dei cristiani. Nota che i membri vendono i loro beni e vivono in condivisione, sostenendosi a vicenda. Tuttavia, sente anche delle voci riguardanti le persecuzioni che i cristiani stanno subendo da parte delle autorità religiose. Maria si trova di fronte a una scelta difficile: unirsi alla comunità cristiana e condividere i loro sacrifici o mantenere una vita tranquilla, ma senza lo stesso senso di fraternità e fede.

Cosa potrebbe spingere Maria a unirsi alla comunità cristiana nonostante le persecuzioni? In che modo la vita comunitaria e la fede possono aiutarla a superare le difficoltà?

ORIZZONTI DI CITTADINANZA Educazione

1 LE PRIME COMUNITÀ CRISTIANE: UN MODELLO DI SOLIDARIETÀ

• Formate piccoli gruppi e discutete insieme le caratteristiche della vita comunitaria delle prime comunità cristiane, come descritto negli Atti degli Apostoli: “condivisione dei beni”, “spezzare il pane insieme”, “aiuto reciproco”. Riflettete su come questi principi di solidarietà possano essere applicati oggi.

• Ogni gruppo elabora una breve presentazione che illustra come questi valori possano essere applicati nel contesto della scuola o della comunità locale per promuovere l’inclusione e il sostegno reciproco.

2 PERSECUZIONI E DIRITTI UMANI

• Discutete i motivi per cui le persecuzioni avvenivano e come esse violassero i diritti umani fondamentali. Collegatelo ai diritti che oggi sono garantiti dalla Costituzione o dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo

• Ogni studente scrive un breve testo su come la libertà religiosa e il diritto a esprimere le proprie convinzioni siano fondamentali per una società giusta e pacifica.

3 DAL POTERE TEMPORALE ALLA SEPARAZIONE DEI POTERI

• Discutete in classe come il potere temporale della Chiesa abbia influenzato il Medioevo, con particolare attenzione alla figura di Carlo Magno e all’alleanza tra la Chiesa e i poteri politici. Riflettete su come questo rapporto tra religione e politica sia evoluto fino all’idea moderna di separazione dei poteri.

• Ogni gruppo ricerca esempi di separazione tra Stato e Chiesa in diverse costituzioni moderne e discute come questo principio aiuti a tutelare la libertà religiosa e i diritti civili.

1 CONOSCI IL MONDO DENTRO TE

Rifletti sul concetto di impegno nel perseguire una meta

Rispondi alle seguenti domande.

• Quali sono i sacrifici che hai fatto o faresti per raggiungere un obiettivo importante? Come ti senti quando decidi di fare un sacrificio per qualcuno o per un ideale?

• Pensa a una volta in cui hai dedicato tempo e impegno per aiutare gli altri o per sostenere una causa. Come questa esperienza ha influenzato la tua visione di te stesso?

• Quali sono i valori o le cause che senti più vicini a te e per cui saresti disposto a impegnarti nel lungo termine? In che modo pensi che questi possano influenzare le tue scelte future?

Dopo aver completato le risposte, confrontatevi con un compagno: quali sono i vostri punti di vista riguardo al sacrificio e alla dedizione? Questo esercizio vi aiuta a esplorare l’importanza dell’impegno per gli altri, aspetto fondamentale in molti percorsi di vita e lavoro.

2 CONOSCI IL MONDO ATTORNO A TE

Esplora le professioni legate alla cura e all’aiuto degli altri

Dividetevi in gruppi e scegliete una professione che richieda dedizione e sacrificio per il bene comune, come l’assistenza ai bisognosi, l’educazione, il lavoro in organizzazioni di aiuto sociale.

• Ogni gruppo esplora il settore scelto, approfondendo le caratteristiche del lavoro e le competenze necessarie per svolgerlo, come la pazienza, la capacità di sacrificio e l’empatia.

• Condividete con la classe le vostre scoperte, discutendo come il senso di dedizione e l’impegno possano fare la differenza in questi ambiti professionali.

Questa attività vi permette di comprendere il valore della solidarietà e dell’impegno sociale, e di esplorare come il senso di sacrificio possa essere una guida per una carriera appagante e orientata al bene comune.

VERSO ORIZZONTI FUTURI

orIZZONTI DIGITALI INTELLIGENZA ARTIFICIALE

1 SPERIMENTA L’IA

Ricostruisci la vita della prima comunità cristiana

Utilizzate un’applicazione di Intelligenza Artificiale per creare un’immagine che rappresenti la vita delle prime comunità cristiane, ispirandovi ai testi degli Atti degli Apostoli e alle Lettere di Paolo. Attraverso questa attività, esplorerete l’organizzazione della comunità di Gerusalemme e i valori che caratterizzavano la loro vita quotidiana.

Come procedere

1 Approfondite il contesto: rileggete i passaggi chiave degli Atti degli Apostoli (At 2,42-47) e le Lettere di Paolo che descrivono come vivevano i primi cristiani: nella comunione fraterna, condividendo beni materiali e spirituali, pregando e spezzando il pane insieme.

2 Scegliete i simboli principali: ogni gruppo identificherà simboli o scene che rappresentano aspetti importanti della vita comunitaria, come la condivisione, la preghiera, il battesimo, o il sacrificio dei martiri, per evidenziare il profondo legame che univa i primi cristiani.

4 Create l’immagine con l’IA: utilizzate l’IA per trasformare queste idee in un’immagine. Ogni gruppo può concentrarsi su un diverso aspetto della vita comunitaria e usare l’immagine per mostrare come si articolavano le relazioni e i valori all’interno della comunità.

5 Condividete e discutete: ogni gruppo presenterà il proprio lavoro, spiegando come la vita delle prime comunità cristiane rispecchiava il messaggio di Gesù e i principi dell’amore fraterno e della solidarietà.

Domande guida

• Quali aspetti vi hanno colpito di più della vita delle prime comunità cristiane?

• In che modo la condivisione e la comunione erano centrali per loro?

• Che cosa vi ha trasmesso l’attività e come vedete queste pratiche nella società odierna?

Suggerimento input all’IA

“Crea un’immagine che rappresenti la vita delle prime comunità cristiane, mostrando un momento di (… scrivi tu)”.

2 RIFLETTI SULL’ESPERIENZA FATTA

Un’immagine creata dall’IA può rappresentare una scena biblica?

Dividete la classe in piccoli gruppi (3-4 persone). Ogni gruppo rifletterà sull’immagine generata con l’IA, analizzando se e come essa è riuscita a catturare l’essenza della vita comunitaria dei primi cristiani, i loro valori e la loro quotidianità.

Discussione in gruppo

Analizzate l’immagine prodotta e discutete come essa rappresenta i valori e le pratiche della prima comunità cristiana. Ogni gruppo dovrebbe identificare i seguenti aspetti.

• Aspetti positivi: quali aspetti della vita delle prime comunità cristiane sono stati rappresentati in modo efficace? L’IA è stata in grado di evidenziare simboli chiave come la condivisione, la preghiera e la comunione fraterna?

Ci sono elementi dell’immagine che stonano con il contesto storico dell’epoca?

• Zone d’ombra o perplessità: ci sono stati aspetti della vita comunitaria che l’IA non ha saputo rendere in modo completo o accurato? Avete percepito una mancanza di profondità o autenticità nella rappresentazione visiva dei valori cristiani?

Domande guida

• Quali simboli e scene nell’immagine vi hanno aiutato a comprendere meglio la vita delle prime comunità cristiane?

• In che modo un’immagine generata dall’IA può limitare o arricchire la rappresentazione della spiritualità e dei valori comunitari?

• Quali aggiunte o modifiche fareste all’immagine per renderla più autentica rispetto alla vita comunitaria descritta negli Atti degli Apostoli?

Scheda di valori e simboli

Ogni gruppo crea una scheda che spiega i principali simboli e valori rappresentati nell’immagine. Per ogni simbolo, aggiungete una breve descrizione su come questo rappresenta le pratiche e la spiritualità dei primi cristiani.

Condivisione di gruppo

• Ogni gruppo presenta la propria scheda alla classe, confrontando i simboli e i valori individuati.

• La classe discute i punti di forza e le limitazioni dell’IA nel rappresentare aspetti della vita comunitaria cristiana, riflettendo su quali elementi spirituali potrebbero essere difficili da rappresentare visivamente.

Conclusioni

Dopo le riflessioni individuali e di gruppo, discutete insieme.

• Cosa avete appreso sull’uso dell’IA per rappresentare concetti spirituali e comunitari come la solidarietà e la comunione?

• Quali caratteristiche pensate siano fondamentali per rappresentare correttamente la vita delle prime comunità cristiane in una forma visiva?

AREA storico fenomenologica

Contenuti digitali della sezione

sezione 8 IL VOLTO DELLA CHIESA NEL

SECONDO MILLENNIO

Conoscenze

Comprendere i principali avvenimenti che hanno plasmato la Chiesa nel secondo millennio, inclusi lo scisma con l’Oriente, le Crociate, le eresie, la Riforma Protestante e la Controriforma. Conoscere figure come San Francesco e l’importanza degli ordini mendicanti.

Abilità

Saper analizzare i grandi cambiamenti della Chiesa tra spiritualità e potere temporale. Distinguere i vari movimenti di riforma interni e le risposte della Chiesa ai cambiamenti sociali e culturali, come l’Illuminismo e l’Umanesimo.

Competenze

Acquisire la capacità di riflettere sulle trasformazioni storiche della Chiesa, riconoscendo il suo ruolo nell’arte, nella cultura e nella politica. Essere in grado di interpretare i processi di rinnovamento e le dinamiche che hanno contribuito all’evoluzione della Chiesa nel corso del millennio.

SOMMARIO

1 Lo scisma con la Chiesa d’Oriente, 240

2 Un equilibrio tra questioni di potere, 242

3 San Francesco e gli ordini mendicanti, 243

4 Le eresie e il tribunale dell’Inquisizione, 245

5 L’epoca delle crociate, 246

6 Il Medioevo tra arte e teologia, 247

7 L’Umanesimo dell’età moderna, 249

8 Martin Lutero e la riforma protestante, 251

9 La Controriforma e il Concilio di Trento, 253

10 Il rinnovamento della Chiesa, 255

11 Nuove correnti di pensiero: l’Illuminismo, 257

12 Libera Chiesa in libero Stato, 258

13 Un mondo di “cose nuove”, 260

14 Dai Patti Lateranensi alla II guerra mondiale, 262

15 Dal Concilio Vaticano II all’ecumenismo, 264

16 Il primo Papa venuto da “lontano”, 266

ATTIVITÀ DI VERIFICA Sguardi in profondità, 268

EDUCAZIONE CIVICA Orizzonti di cittadinanza, 270

ORIENTAMENTO Verso orizzonti futuri, 271

INTELLIGENZA ARTIFICIALE Orizzonti digitali, 272

L’ORIZZONTE IN MAPPA

Nel XX secolo, la Chiesa affronta grandi trasformazioni sociali e si apre maggiormente al dialogo. 1. 7. 3. 5. 8. 2. 4. 6.

LO SCISMA D’ORIENTE

Nel 1054 lo scisma separa la Chiesa d’Occidente da quella d’Oriente, segnando un importante momento di divisione.

TRA SPIRITUALITÀ E POTERE

La Chiesa è al centro di questioni di potere politico, influenzando profondamente la società europea.

GLI ORDINI MENDICANTI

San Francesco e San Domenico fondano gli ordini mendicanti, promuovendo povertà e predicazione.

LE ERESIE E L’INQUISIZIONE

La Chiesa combatte le eresie medievali con il Tribunale dell’Inquisizione, istituito per mantenere la purezza della dottrina.

IN DIALOGO COL MONDO

L’EPOCA

DELLE CROCIATE

Le Crociate furono guerre religiose contro i musulmani, con l’obiettivo di riconquistare la Terra Santa.

VERSO L’UMANESIMO

Il Medioevo è un periodo di grande produzione artistica e teologica, nel quale l’Umanesimo porta nuovi stimoli intellettuali.

LA RIFORMA PROTESTANTE

Con Martin Lutero la Chiesa affronta la sfida della Riforma e si riforma essa stessa rinnovandosi.

DAI PATTI LATERANENSI ALL’ECUMENISMO

1

lo scisma con la chiesa d’oriente

Il Grande Scisma del 1054 segnò la separazione tra Chiesa cattolica e ortodossa, causata da divergenze teologiche, culturali e politiche; le scomuniche reciproche furono annullate solo nel 1965.

Il nuovo millennio non si apre in modo pacifico dal punto di vista ecclesiale. All’orizzonte fermentano già tensioni tra la Chiesa di Roma e la Chiesa d’Oriente. Vi sono visioni diverse riguardo all’autorità del Papa, ai modelli di pastorale e di sacerdozio (i sacerdoti d’Oriente possono sposarsi, gli altri no), vi sono origini culturali diverse e questioni teologiche aperte. Soprattutto la supremazia della Chiesa di Roma sulle altre Chiese viene fortemente contestata. Questa polemica non è nuova, ma si sviluppa fin dai primi secoli del Cristianesimo. Oltre a queste divergenze, vi sono reali motivi politici di astio tra i due imperatori d’Oriente e di Occidente che si contendono il primato e il prestigio sfruttando per i loro scopi anche la posizione della Chiesa.

La più contesa posizione teologica riguarda la questione trinitaria del Filioque: nella professione di fede che chiamiamo “Credo” doveva esserci un’espressione che sottolineasse l’uguaglianza della divinità del Figlio-Gesù con il Padre. Il Concilio di Toledo (589) sotto il pontificato di Gregorio I, aveva infatti approvato la seguente affermazione aggiungendola al Credo niceno-costantinopolitano: «Credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita e procede dal Padre e dal Figlio (= Filioque)».

Il concilio voleva confermare che lo Spirito Santo procede sia dal Padre che dal Figlio. Il confronto su questa questione teologica non era però avvenuto con il patriarca orientale, il quale non accettò la modifica al “Credo”. Questo fu un pretesto per inasprire ancor di più i rapporti tra le due Chiese. Per risolvere il problema, nel 1054 Leone IX Papa inviò il cardinale Umberto di Silvacandida al patriarca di Costantinopoli Michele Cerulario, ma le cose non andarono bene.

SCOMUNICA

Esclusione di un fedele dalla comunità della Chiesa e dalla partecipazione ai sacramenti, come pena per gravi colpe.

Il cardinale, incapace di gestire la questione, con un atto perentorio, depositò la bolla di scomunica contro il patriarca, il quale rispose a sua volta scomunicando il Papa e ripudiando il suo primato. Era il 16 luglio 1054. Si verificò il Grande Scisma d’Oriente, un evento cruciale nella storia del Cristianesimo. Questo scisma segnò la separazione definitiva tra la Chiesa d’Occidente (cattolica) e la Chiesa d’Oriente (ortodossa). Un primo riavvicinamento tra le due Chiese avverrà solo nel 1965 tra il Papa Paolo VI e il patriarca di Costantinopoli Atenagora con l’annullamento reciproco delle scomuniche.

Le principali divergenze tra Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa riguardano vari aspetti teologici, liturgici e organizzativi.

mettiti in gioco

Con l’insegnante di arte approfondite lo studio delle icone, analizzandone le caratteristiche artistiche e simboliche, e scoprendo il loro profondo significato per la spiritualità del mondo ortodosso.

Il primato del Papa

Chiesa cattolica: il Papa è considerato il successore di San Pietro e ha l’autorità suprema su tutta la Chiesa; è infallibile quando parla ex cathedra su questioni di fede e morale.

Chiesa ortodossa: non esiste un’autorità centrale come il Papa. I patriarchi ortodossi sono considerati “primi tra pari” e le decisioni importanti vengono prese collettivamente nei sinodi o concili.

Dottrina del Filioque

Chiesa cattolica: il Credo niceno-costantinopolitano include la frase “e dal Figlio” (Filioque), indicando che lo Spirito Santo procede sia dal Padre che dal Figlio.

Chiesa ortodossa: non accetta l’aggiunta del Filioque e sostiene che lo Spirito Santo procede solo dal Padre.

Sacramenti

Chiesa cattolica: riconosce sette sacramenti e crede che siano mezzi di grazia divina.

Chiesa ortodossa: anche la Chiesa ortodossa riconosce sette sacramenti, ma ha una visione diversa su alcuni di essi, come il matrimonio e la confessione, ci sono, infatti, differenze liturgiche e pratiche nella somministrazione del sacramento.

Pratiche liturgiche

Chiesa cattolica: ha una liturgia più uniforme e centralizzata, con il rito romano come principale forma di celebrazione.

Chiesa ortodossa: la liturgia è più varia e decentralizzata, con diverse tradizioni liturgiche a seconda delle Chiese nazionali.

Dogmi

Chiesa cattolica: lungo la storia ha codificato numerosi dogmi riguardanti vari aspetti della fede.

Chiesa ortodossa: non riconosce i dogmi proclamati dalla Chiesa cattolica dopo lo scisma del 1054.

Celibato dei preti

Chiesa cattolica: per i sacerdoti è d’obbligo il celibato.

Chiesa ortodossa: ammette al sacerdozio anche uomini sposati.

Iconografia

Chiesa cattolica: utilizza statue e immagini sacre.

Chiesa ortodossa: predilige l’uso di icone, che sono considerate finestre verso il divino. Sono collocate in una parte centrale delle chiese che prende il nome di “iconostasi”.

Conosci una persona che si dichiara di religione ortodossa? Fa’ una conversazione con lei o fate una conversazione in classe per mettere in evidenza pratiche simili e diverse rispetto alla religione cattolica.

Icona ortodossa di Gesù Cristo, Secovska Polianka, Slovacchia.

un equilibrio tra questioni di potere 2

Il Medioevo, tra il 476 e il 1492, fu un periodo di grandi trasformazioni, con il feudalesimo, la diffusione del Cristianesimo e un forte intreccio tra potere religioso e politico guidato da Papa e Imperatore.

Medioevo, significa “età di mezzo”. È il periodo storico compreso tra la caduta dell’Impero Romano d’Occidente nel 476 d.C. e la scoperta dell’America nel 1492. Questo periodo di circa mille anni è caratterizzato da importanti trasformazioni politiche, sociali e culturali, tra cui il feudalesimo, la diffusione del Cristianesimo e la nascita delle università. In questo periodo la Chiesa si consolida nella sua autorità, ma vede anche un suo crescente coinvolgimento negli affari politici e sociali. I papi e i vescovi esercitano infatti un’influenza significativa sui monarchi e sulle decisioni politiche. La religione pervade, tuttavia, ogni aspetto della vita: i mestieri, le leggi civili, l’economia, la vita quotidiana, le feste. Tutto ha il suo centro nella Chiesa.

TEOCRATICO

Sistema di governo in cui il potere politico è esercitato da autorità religiose o considerato derivante direttamente da Dio.

La storia di questo periodo vede numerose vicende complesse legate ai difficili equilibri di potere tra Papa e Imperatore.

In quest’epoca, i due grandi poteri universali sulla terra sono il Pontefice e l’Imperatore del Sacro Romano Impero. Essi sono assimilati ai due fuochi nel cielo, rispettivamente Sole e Luna, secondo l’immagine biblica della Genesi (1,16), ripresa da grandi papi e successivamente da Dante nella Divina Commedia: «Soleva Roma, che ‘l buon mondo feo, due Soli aver, che l’una e l’altra strada facean vedere, e del mondo e di Deo» (Divina Commedia, Purgatorio, XVI, 106-108).

Come, infatti, il sole emette luce propria, mentre la luna riflette la luce di esso, così il Papa, essendo vicario di Cristo, brilla di luce propria illuminando l’Imperatore. Questa concezione teocratica (dal greco antico theós, “dio” e kràtos, “potere”) si afferma nel Medioevo in quanto l’autorità dei sovrani terreni è considerata derivante direttamente da Dio e non espressione di una volontà popolare. Gli imperatori, infatti, vengono incoronati dal Papa. Imperatori e famiglie potenti cercano di avere un controllo sulle elezioni del Papa, inserendo parenti e persone di fiducia per garantire continuità di governo. Si può immaginare a quali gravi conseguenze abbia portato questa prassi.

san francesco e gli ordini

mendicanti 3

La Chiesa si trova a vivere situazioni complesse che la obbligano spesso a scendere a compromessi con altri poteri. Sono momenti bui e critici per tutta la Chiesa. Sempre più ricca e potente, l’istituzione ecclesiastica rischia di venire meno alla semplicità e alla povertà evangeliche. In questo contesto sorgono gli ordini mendicanti che, grazie a figure di grande valore e carisma come San Francesco d’Assisi richiamarono instancabilmente, con l’esempio e la predicazione, la Chiesa agli ideali di umiltà e povertà proposti da Gesù, desiderando un rinnovamento spirituale per tutti i cristiani. Francesco rinuncia alla sicurezza di una vita ricca di beni materiali per vivere in assoluta povertà, e raccoglie attorno a sé un gruppo di uomini chiamati frati minori o, per antonomasia, francescani. Egli realizza quanto Gesù ha proposto all’uomo e vive l’ideale evangelico del distacco dalle cose di questo mondo. La sua profondissima fede e il suo animo grato di fronte ai doni di Dio si esprimono in una delle pagine più belle che mai siano state scritte fino ad oggi, Il Cantico delle creature, composto intorno al 1224, considerato il testo poetico più antico della letteratura italiana di cui si conosca l’autore. Santa Chiara d’Assisi (1182-1226), segue l’esempio di Francesco e con alcune compagne, puramente innamorate di Dio, fonda l’ordine delle Clarisse

«Oh! Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace: dove è odio, fa ch’io porti amore, dove è offesa, ch’io porti il perdono, dove è discordia, ch’io porti la fede, dove è l’errore, ch’io porti la Verità, dove è la disperazione, ch’io porti la speranza. Dove è tristezza, ch’io porti la gioia, dove sono le tenebre, ch’io porti la luce».

CERCANDO UN SENSO

La preghiera di San Francesco che hai appena letto invita a riflettere su come possiamo diventare strumenti di pace e cambiamento nel mondo.

• Come ti senti di fronte a un conflitto o a una situazione difficile? Sei in grado di portare amore e perdono, o ti lasci travolgere dalla rabbia e dall’offesa?

• In che modo puoi portare speranza e luce nelle situazioni di disperazione e oscurità che incontri nella tua vita o nella tua comunità?

La Basilica di San Francesco ad Assisi.

San Domenico con la frase “O con Dio o di Dio”, motto che ispira la vita dei domenicani. In alto a destra: San Tommaso d’Aquino, Chiesa di S. Maria Novella, Firenze.

L’antico ospedale-ospizio per i pellegrini a San Ginesio, nelle Marche.

Va ricordato anche San Domenico di Guzman (1170-1221) nato in Spagna. Egli era profondamente convinto che per annunciare il Vangelo occorresse una solida preparazione teologica. In giovane età, sente l’ispirazione a formare uomini che possano assolvere a tale compito e fonda l’Ordine dei predicatori, chiamati più comunemente domenicani. La loro missione è quella di dedicare la loro vita alla preghiera, allo studio della dottrina della Chiesa e combattere le eresie, in particolare quella dei Catari, attraverso la predicazione e l’educazione. Insigne membro dell’ordine dei domenicani è San Tommaso d’Aquino (1226-1274) considerato uno dei più grandi pensatori della Chiesa cattolica.

Il merito principale degli ordini mendicanti è quello di riavvicinare la Chiesa alle parti più umili e povere della società, contribuendo in modo efficace a combattere anche il pericolo delle eresie, tra le quali nel Medioevo le più diffuse sono quelle dei Catari e dei Valdesi. Condannate rispettivamente nel 1179 e nel 1184, entrambe queste dottrine si discostano per diversi aspetti dall’ortodossia cattolica e richiamano i cristiani ad una pratica di vita improntata alla povertà e alla penitenza più assolute, accusando anche aspramente la Chiesa di corruzione e di brama di ricchezza e di potere.

In questo periodo grazie alla diffusione degli ordini di mendicanti, nascono diverse forme di solidarietà tra i poveri, soprattutto durante le epidemie. Nascono ospedali, ospizi per i pellegrini e tante altre forme di solidarietà cristiana che esprimono l’amore fraterno predicato da Gesù.

le eresie e il tribunale

dell’inquisizione

In un clima così vivace e profondamente contraddittorio, la Chiesa cattolica sente il pericolo per l’integrità della propria dottrina, nasce così il tribunale dell’Inquisizione, organizzato da Papa Innocenzo III nei primi anni del 1200. Ad esso spetta il compito di interrogare i presunti eretici per reati contro la fede e, qualora se ne sia accertata la colpevolezza, consegnarli alle autorità civili che procedono alla loro condanna. Il processo inquisitorio spesso includeva l’uso della tortura per ottenere confessioni e, in molti casi, gli imputati venivano condannati a pene severe, inclusa la morte sul rogo. L’inquisizione medievale si concentra principalmente sulle eresie dei Catari e dei Valdesi.

IL FILM

Il nome della rosa, Cristaldi Film Film ambientato in un’abbazia medievale durante un periodo in cui l’Inquisizione giocava un ruolo cruciale nella società cristiana

4

L’Inquisizione, istituita nel 1200 per combattere le eresie, garantiva il diritto alla difesa ma spesso portava a condanne gravi, incluso il rogo, con numerosi abusi lontani dal messaggio evangelico.

Non è facile comprendere la storia complessa e articolata di questa istituzione, in nome della quale sono stati certamente commessi anche numerosi abusi che nulla hanno avuto in comune con il messaggio del Vangelo. Per evitare di avere una visione solo superficiale e incompleta della questione, occorre tuttavia ricordare che in tutti i processi dell’Inquisizione è sempre stato garantito agli imputati il diritto alla difesa per poter ottenere l’assoluzione e che, in caso di condanna, le pene inflitte dovevano essere eseguite dalle autorità statali e non da quelle ecclesiastiche.

Sull’inquisizione la Chiesa forse ha commessi parecchi sbagli. A questo riguardo, occorre ricordare che la Chiesa contemporanea ha comunque ben colto la gravità delle situazioni che si sono andate ad accumulare nel corso della storia e lo stesso Giovanni Paolo II nella Giornata del perdono del 12 marzo 2000 ha chiesto perdono a nome di tutta la Chiesa con queste parole: «Signore, Dio di tutti gli uomini, in certe epoche della storia i cristiani hanno talvolta accondisceso a metodi di intolleranza e non hanno seguito il grande comandamento dell’amore, deturpando così il volto della Chiesa, tua Sposa. Abbi misericordia dei tuoi figli peccatori e accogli il nostro proposito di cercare e promuovere la verità nella dolcezza della carità, ben sapendo che la verità non si impone che in virtù della stessa verità».

Raffigurazione medievale dell’Inquisizione, con scene di interrogatori e punizioni, tratte da un manoscritto del XIV secolo.

Le Crociate, iniziate nel 1096 per liberare la Terra Santa dai musulmani, portarono ideali di fede ma anche crimini lontani dallo spirito del Vangelo.

CROCIATE

Spedizioni militari promosse dalla Chiesa tra XI e XIII secolo per liberare la Terra Santa dal dominio musulmano.

l’epoca delle crociate

Nel VII secolo, i musulmani arabi conquistano la Palestina, ma all’inizio i pellegrini cristiani sono generalmente tollerati per il commercio che portano. Tuttavia, nel 1004, l’imam Abu ‘Ali al-Mansur al-Akim ordina la distruzione delle chiese in Palestina, inclusa la Chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme, perseguitando ebrei e cristiani, molti dei quali si convertono all’Islam per salvarsi. La situazione peggiora nel 1076 con l’arrivo dei musulmani turchi, che invadono la Palestina, conquistano Gerusalemme e mostrano grande ostilità massacrando 3000 pellegrini e vietando ai cristiani l’accesso ai luoghi santi. I musulmani, cosiddetti “infedeli” dalla Chiesa, stavano diffondendo il proprio credo religioso in modo sempre più ampio e pervasivo. La paura si trasforma velocemente in spirito guerriero, dando vita alle Crociate, spedizioni militari organizzate da principi, re e imperatori dell’Occidente, per liberare dai musulmani i luoghi dove ha vissuto ed operato Gesù.

Il Papa Urbano II (1088-1095) esorta allora tutti i cristiani ad impegnarsi per liberare la Terra Santa. Ha inizio, così, la prima delle sei Crociate che si svolgono in un arco di tempo di circa 150 anni, tra il 1096 e il 1254, suscitando molte discussioni e numerosi interrogativi sui grandi slanci ideali e, allo stesso tempo, sui crimini abietti che sono stati commessi nel grande turbinio di queste tumultuose vicende. Se dal punto di vista militare le crociate segnano la vittoria dei musulmani che, nel 1291 riportano tutta la Palestina sotto il proprio dominio, dal punto di vista religioso bisogna riconoscere che ogni strage e ogni persecuzione (compresa la persecuzione degli ebrei) per mano dei cristiani, nulla hanno a che spartire con lo spirito del Vangelo e con l’impegno a difendere i luoghi santi e i pellegrini cristiani.

Le crociate, spesso fonte di dubbi sulla santità della Chiesa, vanno comprese nel contesto medievale, caratterizzato da una società unita dalla fede cristiana, una Chiesa potente e un’aristocrazia di cavalieri dediti alla guerra. Per i cavalieri, le crociate rappresentavano un modo per vivere la fede e soddisfare il desiderio di avventura. Inoltre, queste spedizioni favorirono importanti scambi culturali tra Europa, Bisanzio e mondo islamico, creando un ponte tra Occidente e Oriente.

il medioevo tra arte e teologiA

Per contrastare le eresie e le dottrine degli infedeli non c’è però solo la violenza delle armi ma anche gli strumenti messi a disposizione dalla teologia (dal greco antico theos, Dio e logos, “parola”, “discorso”, o “indagine”, quindi “discorso intorno a Dio”), di cui i grandi pensatori medievali sono fulgidi rappresentanti. La teologia nasce dalla continua riflessione della Chiesa intorno alla Parola di Dio contenuta nella Bibbia, per offrire a tutti gli uomini la possibilità di accostarsi al mistero di Dio. Anselmo di Aosta e Bernardo di Chiaravalle, nel XII secolo, danno vita alla Teologia monastica, che afferma la superiorità della fede sulla speculazione filosofica. Nel secolo successivo nasce la Teologia scolastica (così chiamata dalle scuole che si formano nelle città in seguito alla decadenza di quelle dei monasteri) il cui maggiore rappresentante è il teologo domenicano Tommaso d’Aquino (1226-1274). L’opera di Tommaso è fondamentale, tanto da costituire ancora oggi la base di tutta la teologia cattolica: nella sua celebre Somma Teologica, egli dà ordine a tutto il sapere teologico e dimostra come l’uso corretto della ragione umana, illuminata dalla fede, possa condurre l’uomo alla conoscenza di Dio. A Bonaventura da Bagnoregio (1221-1274) si deve, invece, l’opera intitolata Itinerario della mente a Dio, nella quale il teologo francescano propone il cammino che l’uomo può compiere per giungere alla contemplazione della Trinità.

mettiti in gioco

Assieme all’insegnante mettete a confronto alcune opere d’arte del medioevo e cercate di far emergere quali sono gli elementi spirituali che trasmettono.

Nel Medioevo, la teologia si sviluppa per approfondire la fede: Tommaso d’Aquino con la “Somma Teologica” unisce fede e ragione, mentre Bonaventura propone il cammino verso la contemplazione divina.

Civita di Bagnoregio, terra natale di San Bonaventura.

La Basilica della Sagrada Familia di Barcellona, in Spagna.

Uno dei mostri-chimere della Cattedrale di Notre Dame di Parigi, in Francia.

Come la scienza teologica anche l’arte medievale è al servizio della gloria di Dio. Sono due gli stili artistici che nascono in quest’epoca: il romanico e il gotico, le cui massime espressioni sono senza dubbio rappresentate dalle cattedrali edificate in tutta Europa. La cattedrale romanica, con la sua solida austerità, trasmette a chi vi si sofferma in preghiera un senso di pace e di quiete; la cattedrale gotica, con le sue altissime e ardite navate, volte a crociera e grandi vetrate, eleva l’anima del credente verso l’altezza dell’amore di Dio. Le sculture e gli affreschi che ornano le cattedrali sono un mezzo per rappresentare la grandezza divina, elevare lo spirito e fare conoscere alle persone più umili, analfabeti che non sono in grado di leggere e comprendere i testi sacri, i grandi eventi della storia della salvezza, per questo motivo, assumono la denominazione di “Bibbia dei poveri”.

LA CANZONE

Notre-dame de Paris, Riccardo Cocciante

BIBBIA DEI POVERI

Espressione che indica le rappresentazioni artistiche medievali, come affreschi e vetrate, usate per illustrare episodi biblici a chi non sapeva leggere.

Guarda alcune scene dello spettacolo musicale con la musica di Riccardo Cocciante “Notre-dame de Paris” e cerca di individuare alcuni elementi della cultura e religiosità medievale.

mettiti in gioco

Il Medioevo è un periodo affascinante anche se pieno di contraddizioni e ancora oggi molti eventi popolari si ispirano a questo periodo. Ne conosci qualcuno?

l’umanesimo dell’età moderna

I numerosi avvenimenti che si verificano in Europa tra il XIV e il XV secolo rompono l’equilibrio sul quale si reggeva la mentalità medievale e inaugurano una nuova età nella storia. Si apre un nuovo periodo storico chiamato Età Moderna che va dalla fine del XV secolo alla fine del XVIII secolo. È un periodo segnato da scoperte geografiche (scoperta dell’America 1492), espansione commerciale e colonizzazione. Questi eventi portano a un aumento dei contatti tra diverse parti del mondo, cambiando profondamente le dinamiche economiche, culturali e sociali.

Si può dire che la caratteristica principale dell’età moderna sia l’inizio della globalizzazione. In questo clima, la Chiesa cattolica deve affrontare sfide significative, tra cui la Riforma protestante, le guerre di religione, l’illuminismo e la secolarizzazione. Dovrà mettere in atto delle riforme e continuare a diffondere la fede tramite missioni in tutto il mondo. La Chiesa avrà un ruolo importante nella società, influenzando la politica, la cultura e la morale. Le splendide opere artistiche ed architettoniche, il grande sviluppo di ospedali e ospizi per i poveri, l’impegno nell’educazione dei fanciulli, la fioritura di feste religiose popolari e la partecipazione diffusa al culto nelle chiese, sono la testimonianza di un’epoca ricca di spiritualità e religiosità.

Umanesimo

In quest’epoca così vivace si forma anche un nuovo modo di sentire e di pensare chiamato Umanesimo, con il quale la ragione umana acquisisce sempre più importanza, tanto che alla teologia, si affiancano progressivamente le scienze dell’uomo e della natura. È caratterizzato da un rinnovato interesse per l’antichità classica e un’enfasi sulla centralità dell’uomo nell’universo tanto da credere che l’uomo abbia il potere di autodeterminarsi e progettare il proprio destino. Questa corrente culturale influenzerà profondamente la filosofia, la scienza e l’arte, portando a una maggiore secolarizzazione e a un approccio più pragmatico nella politica e nelle relazioni sociali.

Le indulgenze

La religione mantiene una significativa rilevanza nella vita delle persone soprattutto grazie alle forme più popolari del culto dei santi e delle reliquie, dei grandi pellegrinaggi e della ricerca di fatti misteriosi e miracolosi. Una di queste forme è anche la pratica delle indulgenze. Sono atti di misericordia concessi dalla Chiesa e consistono nella remissione delle pene temporali per i peccati già perdonati. Si possono ottenere tramite la preghiera, le buone opere, le pellegrinazioni o altre pratiche devozionali.

La gerarchia ecclesiastica è fortemente influenzata dalle famiglie della grande nobiltà riguardo alle nomine dei vescovi e dei papi (nepotismo) e, in diverse oc-

L’Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci, simbolo dell’Umanesimo, esprime l’armonia tra uomo, natura e proporzioni divine.

L’Umanesimo valorizza la centralità dell’uomo e l’interesse per le scienze e l’arte.

CERCANDO UN SENSO

L’Umanesimo mette l’essere umano al centro dell’universo, riconoscendogli la capacità di autodeterminarsi e di progettare il proprio futuro.

• Come ti vedi in questo contesto? Pensi che tu abbia il potere di plasmare il tuo destino?

• Quando devi prendere decisioni ti affidi più alla logica o ai sentimenti?

Johann Tetzel, sacerdote domenicano, vende indulgenze per finanziare la costruzione della Basilica di San Pietro, 1515.

Hans Lützelburger, La vendita delle indulgenze, 1526.

casioni, non riesce ad essere sempre fedele agli ideali del Vangelo. Nel corso della storia, infatti, la pratica delle indulgenze è soggetta ad abusi da parte di alcuni rappresentanti della Chiesa, come nel caso delle indulgenze simoniache nel tardo medioevo. Le indulgenze simoniache sono, infatti, indulgenze ottenute attraverso la compravendita di beni spirituali o cariche ecclesiastiche in cambio di denaro o altri beni materiali. Questa pratica prende il nome da Simone Mago, un personaggio biblico che cercò di acquistare poteri spirituali con denaro (At 8, 9-24). Un caso particolare di abuso della pratica delle indulgenze è legata alla fabbricazione di grandi edifici a Roma. Nel 1506 Papa Giulio II decide la riedificazione della Basilica di San Pietro e invita i fedeli a contribuire finanziariamente a quest’opera in cambio della concessione dell’indulgenza. I predicatori di indulgenze predicano: “appena il soldo risuona nella cassetta, l’anima vola in Paradiso”. Questa pratica delle indulgenze nell’ambito della costruzione della basilica, ritenuta una sorta di “commercio spirituale” porterà ad aspre critiche da parte di Martin Lutero fino alla Riforma protestante. La compravendita delle indulgenze è stata in realtà in seguito ampiamente condannata dalla Chiesa cattolica come un grave peccato, poiché va contro il principio di gratuità e spiritualità che dovrebbe caratterizzare la relazione tra l’uomo e Dio.

mettiti in gioco

Dividetevi in gruppi e provate a simulare una discussione medievale riguardo alla pratica delle indulgenze simoniache.

1 Un gruppo rappresenterà i fedeli comuni, che si trovano di fronte al dilemma se acquistare un’indulgenza per contribuire alla costruzione della Basilica di San Pietro.

2 Un altro gruppo sarà composto dai predicatori di indulgenze, che difenderanno la pratica come un modo per garantire il perdono e aiutare la Chiesa.

3 Infine, un terzo gruppo rappresenterà i critici della Chiesa, che come Martin Lutero, mettono in dubbio la validità di questo commercio spirituale.

martin lutero e la riforma protestante 8

La grossolana interpretazione di questo insegnamento della dottrina cattolica provoca la reazione del monaco tedesco Martin Lutero (1483-1546). Sempre più angosciato dal mistero della giustizia divina, Lutero medita lungamente sulle pagine della Bibbia fino a quando la lettura delle parole di S. Paolo “il giusto vivrà mediante la fede” nella Lettera ai Romani (Rm 1,17) lo convincono che Dio non sia un giudice implacabile, ma che, con la sua misericordia, “giustifichi”, cioè “renda giusto”, l’uomo peccatore. A partire da questo presupposto Lutero inizia a elaborare una nuova prospettiva teologica incentrata sul principio secondo cui ogni uomo per ottenere la salvezza deve affidarsi totalmente alla clemenza di Dio, con una fede assoluta e incrollabile, senza preoccuparsi delle azioni che può compiere in quanto esse sono inevitabilmente macchiate dal peccato originale. Con l’affissione sulla porta della cattedrale di Wittenberg il 31 ottobre del 1517 delle 95 tesi di Lutero possiamo fissare l’inizio della Riforma protestante a motivo della quale nel gennaio 1521 l’ormai ex monaco tedesco viene scomunicato da Papa Leone X durante la Dieta di Worms. È la rottura con la Chesa cattolica.

IL FILM

Luther, NFP teleart Berlin

Questo film racconta la vita di Martin Lutero, il riformatore che sfidò le pratiche della Chiesa cattolica e diede inizio alla Riforma protestante. Il racconto si concentra sulle sue lotte interiori, la pubblicazione delle 95 tesi contro la vendita delle indulgenze, e le conseguenze della sua ribellione, compresa la scomunica. Il film illustra la sua evoluzione spirituale e intellettuale, l’importanza della sua traduzione della Bibbia in tedesco, e la nascita del movimento protestante.

Il termine protestante nasce in seguito alla lettera di protesta dei principi tedeschi elettori luterani contro la proclamazione della Dieta di Spira del 1529, in cui l’Imperatore cattolico Carlo V ribadisce l’editto di condanna del 1521, ingiungendo la restituzione dei beni ecclesiastici che erano stati incamerati dai principi passati con Lutero. Nel corso della storia il termine è poi stato usato in sensi diversi, spesso per designare in modo generico il Cristianesimo occidentale riformato, non più soggetto all’autorità papale, in riferimento a varie chiese o congregazioni che non fanno parte del movimento protestante originale.

La teologia luterana, basata sui tre capisaldi fondamentali che riguardano la salvezza dell’anima sola gratia (con la sola grazia), sola fide (con la sola fede), sola scriptura (con la sola Scrittura), nega il concetto essenziale di successione apostolica sul quale si reggono le fondamenta stesse della Chiesa. Secondo la dottrina cattolica, infatti, Gesù ha inviato gli apostoli nel mondo, fornendo a loro il potere di ammaestrare, battezzare e insegnare (Mt 28,16-20) il Vangelo per gui-

Il monaco tedesco Martin Lutero.

La Riforma protestante inizia nel 1517 con le 95 tesi di Lutero.

CERCANDO UN SENSO

La teologia luterana pone grandi domande sulla nostra relazione con la fede e la salvezza. Il principio del sola fide, cioè la salvezza attraverso la sola fede, ci invita a riflettere sul ruolo delle opere e delle azioni nella nostra vita.

• Cosa significa per te avere fede?

• Pensi che siano necessarie anche le buone azioni, oltre alla fede, per dimostrare la propria spiritualità e vicinanza a Dio?

Martin Lutero affigge le sue 95 tesi il 31 ottobre 1517 sulla porta della Chiesa del Castello di Wittenberg, in Germania.

Lutero denunciò la vendita delle indulgenze, promosse la salvezza per fede e tradusse la Bibbia, spingendo la Chiesa cattolica a riformarsi.

Lucas Cranach il Vecchio, Martin Lutero, 1529.

dare gli uomini alla salvezza. Gli apostoli hanno poi trasmesso il medesimo potere ai propri successori, i sacerdoti e i vescovi con il Papa in posizione preminente, considerati legittimi eredi della Chiesa primitiva.

Per Lutero, invece, la vera e unica Chiesa è stata quella di Gerusalemme e, nel corso dei secoli, essa ha perso la purezza originaria, non riuscendo più a proseguire la missione affidatale da Gesù Cristo. Di conseguenza, per ottenere la grazia, cioè l’amore e la misericordia di Dio, non sono necessarie né le opere di carità né i sacramenti, basta solo la fede sincera in Dio accompagnata dal “libero esame” delle Scritture che ogni cristiano può compiere, senza l’interpretazione del magistero della Chiesa. Seguendo questo principio, tra il 1522 e il 1534 Lutero compie la prima traduzione in lingua tedesca della Sacra Scrittura, nell’intento di favorire la diffusione della Parola di Dio presso la gente comune che non conosceva la lingua latina.

Martin Lutero aveva ragione su diversi punti che hanno portato poi a significativi cambiamenti nella Chiesa cattolica e nella cristianità in generale.

• Critica delle indulgenze: Lutero si oppose alla pratica della vendita delle indulgenze. Egli sosteneva che la salvezza non poteva essere comprata, ma era un dono gratuito di Dio ottenuto attraverso la fede. Contestava giustamente anche la corruzione all’interno della Chiesa

• Giustificazione per fede: Lutero promuoveva l’idea che la salvezza si ottiene per sola fede (sola fide) e non attraverso le opere. Questo concetto metteva in discussione la dottrina cattolica che in quell’epoca enfatizzava eccessivamente l’importanza delle opere buone per la salvezza.

• Accesso diretto alle scritture: Lutero tradusse la Bibbia in tedesco, rendendola accessibile a un pubblico più ampio. Credeva che ogni individuo potesse accostare le Scritture senza la necessaria mediazione del clero.

Questi punti hanno contribuito a una maggiore trasparenza e responsabilità all’interno della Chiesa cattolica che ha dovuto avviare un confronto costruttivo sui punti più controversi della sua prassi.

IL LIBRO

Martin Lutero, Lucien Febvre

Questo libro offre una biografia completa di Martin Lutero, figura centrale della Riforma protestante. Febvre, uno storico di rilievo, analizza non solo la vita di Lutero, ma anche il contesto storico, sociale e religioso che lo ha influenzato. Viene esplorato il conflitto tra Lutero e la Chiesa cattolica, l’importanza della sua traduzione della Bibbia e il ruolo della stampa nella diffusione delle sue idee.

Altre riforme

Alla riforma luterana seguiranno, nel giro di pochi anni, altri due movimenti riformatori: quello di Giovanni Calvino (1509-1564), incentrato sui principi della presenza non reale (transustanziazione) ma solo spirituale di Cristo nell’eucaristia, della proibizione di venerare immagini religiose e della elezione o predestinazione che Dio riserva solo ad alcuni fedeli; e quello anglicano, sorto dallo scisma operato dal re d’Inghilterra Enrico VIII nel 1534, che, pur mantenendo la struttura ecclesiastica del cattolicesimo e una liturgia di stampo tradizionale, non riconosce l’obbligatorietà del celibato ecclesiastico e ammette l’ordinazione sacerdotale per le donne.

la controriforma e il concilio di trento

Per quanto la Riforma protestante abbia costituito certamente un momento di grande difficoltà per il cattolicesimo del XVI secolo, occorre anche rilevare che, comunque, in risposta ad essa la Chiesa non si ferma. L’esigenza di un profondo rinnovamento di tutta la Chiesa porta nella prima metà del XV secolo all’apertura dei Concili di Costanza e di Basilea, le cui istanze di rinnovamento vengono riprese e sviluppate da grandi pontefici quali Pio II (1454-1464), Sisto IV (1471-1484), Alessandro VI (1492-1503), Giulio II (1503-1513) e Leone X (1513-1521).

L’atto più significativo con cui la Chiesa cattolica reagisce nei confronti dei riformatori protestanti è la convocazione di un Concilio a Trento, aperto da Papa Paolo III il 13 Dicembre 1545. Tale concilio costituisce una profonda meditazione della Chiesa circa il proprio mistero, la propria fede e la propria missione nel mondo. I padri conciliari ribattono punto per punto le accuse portate dai riformatori alla dottrina cattolica, senza cadere in polemiche personali, ma affermando chiaramente quali idee siano da considerarsi eretiche:

• contro il principio sola scriptura, viene ribadito il valore della Tradizione della Chiesa;

• contro il sola gratia e il sola fides, si afferma che, a seguito della incarnazione di Cristo e della sua morte e risurrezione, i cristiani ricevono la grazia che li rende giusti, ma per la loro salvezza sono necessarie anche le opere buone. I riferimenti sono la lettera di San Paolo (1Cor 11,2427): «Non sapete che nelle corse allo stadio tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! Però ogni atleta è temperante in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona corruttibile, noi invece una incorruttibile. Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta; faccio il pugilato, ma non come chi batte l’aria, anzi tratto duramente il mio corpo e lo trascino in schiavitù perché non succeda che dopo avere predicato agli altri, venga io stesso squalificato». E anche la 1 lettera di San Pietro (1,1012): «Intorno a questa salvezza indagarono e fecero ricerche i profeti, che profetizzarono sulla grazia a voi destinata. Essi cercavano di sapere l’epoca e le circostanze cui faceva riferimento lo Spirito di Cristo che era in loro, quando anticipatamente testimoniava delle sofferenze di Cristo e delle glorie che dovevano seguirle. E fu loro rivelato che non per se stessi, ma per voi, amministravano quelle cose che ora vi sono

La Chiesa reagisce alla Riforma protestante con il Concilio di Trento, riaffermando Tradizione, opere buone e grazia contro le tesi protestanti.

Il Concilio di Trento riforma profondamente la Chiesa, confermando i sacramenti, il Purgatorio, il culto dei santi e istituendo i seminari per il clero.

state annunciate da coloro che vi hanno predicato il Vangelo, mediante lo Spirito Santo inviato dal cielo: cose nelle quali gli angeli bramano penetrare con i loro sguardi».

Il concilio sostiene, poi, che tutti i sacramenti siano stati istituiti da Gesù Cristo e non solo, come vuole Lutero, il battesimo e l’eucaristia. Altri decreti riguardano la realtà del Purgatorio, il corretto uso dell’indulgenza, il culto dei santi e delle reliquie, l’uso delle immagini sacre, il ministero del Papa, i compiti dei vescovi e dei sacerdoti, l’istituzione dei seminari. Dopo varie interruzioni, il concilio si conclude il 4 Dicembre 1563 e con la bolla Benedictus Deus, emanata il 30 giugno 1564, Pio IV approva tutti i decreti conciliari e incarica una commissione di vigilare sulla corretta interpretazione e attuazione degli stessi. Per la vastità degli argomenti considerati e per le conclusioni cui giunge, il concilio di Trento è l’evento a cui si deve il profondo rinnovamento della Chiesa cattolica nell’epoca moderna, con significative conseguenze anche nei secoli successivi. Il rinnovamento della Chiesa ha inizio dal Papa e si propaga in tutta la gerarchia ecclesiastica.

mettiti in gioco

• Provate a creare una specie di processo al caso Lutero per mettere in evidenza da una parte ogni aspetto della sua contestazione alla Chiesa e dall’altra la difesa della Chiesa.

• Scrivete in un biglietto ciò che attualmente voi contestate della Chiesa e in un altro ciò che apprezzate. Mettete in comune le vostre osservazioni attraverso un dibattito costruttivo.

il rinnovamento della chiesa 10

Il Concilio di Trento non è stato solo una difesa della fede cattolica, ma ha dato il via a grandi iniziative di purificazione e rinnovamento della pastorale. Importanti vescovi, quali, per esempio, il cardinale Gabriele Paleotti, vescovo di Bologna e San Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, conducono le proprie diocesi in un cammino di profondo rinnovamento spirituale.

Diversi ordini religiosi tornano alla rigida osservanza delle regole dei rispettivi fondatori, mentre, in altri casi, sorgono anche nuove realtà:

• tra i francescani nasce, nel 1528, l’ordine dei Cappuccini, particolarmente attivo nell’evangelizzazione dei ceti popolari;

• nel 1644, l’abate cistercense Armando de Rancé fonda l’ordine monastico dei Trappisti;

• Santa Teresa d’Avila e San Giovanni della Croce riformano l’ordine dei Carmelitani con l’istituzione dei Carmelitani scalzi, i cui membri vivono nella contemplazione e nella penitenza;

• Sant’Angela Merici ottiene nel 1544 da Papa Paolo III l’approvazione della congregazione da lei fondata, la Compagnia di S. Orsola, le cui componenti si dedicano all’educazione delle giovani e alla cura degli ammalati;

• San Francesco di Sales forma nel 1610 l’Ordine delle Visitandine, diventando il grande maestro spirituale dell’età moderna;

• San Vincenzo de’ Paoli si impegna nella carità e nella predicazione del Vangelo, creando la Congregazione della Missione, la Congregazione delle Figlie della Carità e numerose confraternite di laici dediti all’aiuto dei più poveri;

• Sant’Ignazio di Loyola infine, dà vita nel 1534 alla Compagnia di Gesù, ordine particolarmente impegnato nell’educazione religiosa e culturale.

mettiti in gioco

Queste congregazioni sono ancora vive oggi nella Chiesa, provate ad approfondirne una e poi condividerete la vostra ricerca con i compagni. Qual è la loro missione oggi?

Il Concilio di Trento ispira un grande rinnovamento spirituale con nuovi ordini religiosi e la riforma di ordini esistenti, come Cappuccini, Trappisti e Gesuiti.

CONGREGAZIONE

Comunità religiosa o gruppo di fedeli organizzati per specifiche attività spirituali, caritative o missionarie nella Chiesa.

San Vincenzo de’ Paoli con le Figlie della Carità e bambini abbandonati, Chiesa di Saint-Séverin, Parigi.

Il gesuita maceratese Matteo Ricci arrivò fino alla corte dell’imperatore cinese.

Le scoperte geografiche favoriscono missioni cristiane in tutto il mondo, ma il periodo vede anche condanne emblematiche come quelle di Giordano Bruno e Galileo Galilei.

Attività missionaria

Le scoperte geografiche dei secoli XV e XVI permettono, inoltre, ai missionari cristiani di sviluppare una grande attività missionaria in paesi lontani: il domenicano Bartolomeo de Las Casas predica in America latina, impegnandosi nella difesa delle popolazioni locali; missionari francescani, domenicani e agostiniani evangelizzano con successo il Congo; i gesuiti San Francesco Saverio, Matteo Ricci e Roberto de’ Nobili raggiungono l’India, il Giappone e la Cina. La storia delle missioni conosce anche momenti difficili che, in Africa, India e Cina, portano a persecuzioni e a martiri.

Ancora inquisizioni

La Chiesa di questo periodo è dunque attraversata da importanti spinte al rinnovamento, temperate però da altrettante significative tendenze alla conservazione. La situazione più emblematica di tale stato di cose è rappresentata dalle condanne che il Tribunale dell’Inquisizione emette nei confronti di alcune persone di spicco come Giordano Bruno che aveva espresso opinioni critiche nei confronti della Chiesa e dei suoi ministri e sosteneva posizione teologiche non condivise. Viene condannato al rogo il 17 febbraio 1600 presso Campo de’ Fiori a Roma. Galileo Galilei è invece condannato per il suo sostegno al sistema eliocentrico di Copernico, sostenendo che la Terra ruotasse intorno al Sole. Galileo deve affrontare molte difficoltà a causa delle sue idee considerate eretiche dalla Chiesa. Il 22 giugno 1633 viene processato dall’Inquisizione e costretto ad abiurare le sue teorie astronomiche.

Anche in questi casi, va ribadita la correttezza procedurale seguita dai giudici ecclesiastici nel concedere agli accusati la possibilità di difendersi e dimostrare la correttezza delle tesi contestate. Non si può comunque dimenticare la gravità di tali accadimenti per i quali, come già ricordato, la Chiesa con Papa Giovanni Paolo II ha riconosciuto le proprie colpe nella Giornata del perdono del 12 marzo 2000.

nuove correnti di pensiero: l’illuminismo 11

Con il XVIII secolo sorge una nuova corrente di pensiero che conquista tutta l’Europa: l’Illuminismo. Tale movimento culturale si fonda sull’idea che la sola ragione illumini l’umanità portandola verso un futuro di pace e prosperità che permetta il trionfo della verità e la sconfitta dei mali provocati dall’ignoranza. In vista di una riforma delle istituzioni statali, i principali illuministi del Settecento (J.J. Rousseau, Montesquieu, D. Diderot, J.B. D’Alembert, Voltaire) conducono una lotta tenace e molto aspra nei confronti delle antiche tradizioni; in contrasto con la Chiesa cattolica, accusata di essere intollerante e dispotica, essi vogliono sostituire alla religione rivelata una religiosità naturale che prende il nome di deismo. Altri filosofi illuministi portano queste idee alle estreme conseguenze, fino a sostenere l’ateismo e il materialismo come i migliori rimedi per liberare l’uomo dalla “superstizione della religione”. Si cerca di “scristianizzare” la Francia abolendo feste e calendari cristiani, chiudendo chiese e distruggendo diversi monasteri. Da questi presupposti nasce il radicale anticlericalismo che caratterizza il periodo della Rivoluzione francese, traduzione politica del pensiero degli illuministi. Nel 1790 in Francia vengono soppressi gli ordini e le congregazioni religiose, molti sacerdoti e vescovi vengono allontanati e uccisi, la Chiesa cattolica è espropriata di tutti i suoi beni e sostituita da una nuova Chiesa francese, separata da quella di Roma, nella quale sacerdoti e religiosi diventano dipendenti statali, nominati dallo stato. Nel 1793 il Cristianesimo viene definitivamente soppresso e sostituito dal culto della Ragione mentre la resistenza dei cattolici nella regione della Vandea alle imposizioni del governo rivoluzionario, scrive una delle pagine più sanguinose ed eroiche della storia della Chiesa.

La reazione della Chiesa cattolica all’illuminismo

La Chiesa cattolica ha reagito all’Illuminismo in modo vario ed eterogeneo. Inizialmente, alcuni esponenti ecclesiastici mostrarono una certa apertura verso le nuove idee razionaliste e critiche dell’Illuminismo, cercando di integrarle con la dottrina cattolica. Tuttavia, a causa dell’evoluzione dell’Illuminismo verso posizioni sempre più anticlericali e anticristiane, la Chiesa iniziò a guardare con sospetto a questa corrente di pensiero e a condannarla. Intendeva adottare, infatti, una posizione difensiva, cercando di proteggere i fedeli dagli “errori della cultura moderna” e mantenendo una netta separazione tra il mondo laico e quello ecclesiastico. Questa opposizione creò un clima di tensione e conflitto tra il mondo laico e quello religioso, che caratterizzò gran parte del XVIII secolo.

L’Illuminismo esalta la ragione contro la religione, influenzando la Rivoluzione francese che sopprime il Cristianesimo e istituisce il culto della Ragione.

CERCANDO UN SENSO

L’ateismo e il materialismo hanno condizionato anche la cultura odierna. In che cosa consiste oggi l’ateismo, come si manifesta? Come possono oggi i cristiani dare ragione della loro fede?

La presa della Bastiglia durante la Rivoluzione Francese.

libera chiesa in libero stato

Nel XIX secolo, tra rivoluzione industriale, secolarizzazione e perdita del potere temporale, la Chiesa difende la fede e si rinnova con opere di carità.

La Libertà, come la Ragione, la Patria e la Natura, sono “donne” che furono in quest’epoca spesso raffigurate come “dee”.

L’avvento del XIX secolo è caratterizzato da grandi mutamenti politici, sociali e culturali che interessano le principali nazioni dell’Europa. Il liberalismo minaccia i princìpi della Chiesa che reagisce assumendo una posizione di rifiuto, cercando di difendere la sua autorità spirituale e morale (Papa Gregorio XVI, l’enciclica Mirari vos del 1832); la rivoluzione industriale provoca opportunità e cambiamenti sociali importanti che danno alla Chiesa la possibilità di essere presente con opere di carità, iniziative assistenziali e opere educative, questo provocherà anche un grande rinnovamento pastorale e spirituale. Ma soprattutto la Chiesa deve confrontarsi con la crescente secolarizzazione e la perdita di potere temporale, specialmente dopo l’unificazione italiana.

Malgrado i tentativi operati dal Congresso di Vienna tra il 1814 e il 1815 di cancellare la Rivoluzione francese e di ritornare all’Ancien régime in un’ottica di Restaurazione, i rapporti tra la Chiesa e gli Stati europei cambiano rispetto ai secoli precedenti, secondo un modello di separatismo che distingue l’ordine politico-civile-temporale da quello spirituale-religioso-soprannaturale. I caratteri che connotano questo sistema si ispirano alla formula latina Ecclesia libera in libera patria (“Libera Chiesa in libero Stato”) resa celebre dall’intellettuale francese Charles de Montalembert e poi ripresa ed utilizzata in Italia da Camillo Benso, conte di Cavour, in occasione del suo primo intervento al parlamento, dopo la proclamazione del Regno d’Italia avvenuta il 17 marzo 1861.

mettiti in gioco

La laicità è un principio fondamentale che sancisce la separazione tra Stato e Chiesa. Questa separazione, oggi presente nella maggior parte dei paesi democratici, garantisce che le istituzioni religiose non interferiscano con la gestione politica e che lo Stato non favorisca né penalizzi alcuna religione.

• Raccogliete in gruppo esempi di come la laicità si manifesta nella società moderna. Potete pensare a leggi, festività nazionali, simboli religiosi e insegnamenti scolastici.

• Discutete: In che modo la separazione tra Stato e Chiesa influenza la vita quotidiana, i diritti e le libertà individuali?

In base a tale strategia politico-istituzionale viene meno il principio dell’origine divina dell’autorità civile, abolendo gli Stati confessionali (basati cioè su una religione di Stato) e garantendo uguale libertà e dignità a tutti i cittadini di una medesima comunità politica, qualunque sia il culto che essi professano. Di fronte a questa situazione, i cattolici si dividono in due correnti: quella degli intransigenti, che rifiutano radicalmente le libertà moderne provenienti soprattutto dalla Francia post-rivoluzionaria, ritenute pericolose per l’ordine sociale e la salvaguar-

dia della religione; e quella dei liberali, in opposizione agli intransigenti, disponibili a concepire in modo nuovo i rapporti tra la società civile e la società religiosa.

In questo dibattito tra intransigenza e libertà la Chiesa dell’Ottocento assume una posizione prevalentemente conservatrice: le gerarchie ecclesiastiche si alleano con i regimi assoluti, o almeno con ciò che resta di essi, come per esempio l’Austria di Francesco Giuseppe e la Francia di Napoleone III, contro le ideologie liberali, socialiste e democratiche; la maggior parte degli intellettuali cattolici guarda con sospetto la diffusione delle ultime scoperte scientifiche che propongono nuove ipotesi sull’origine dell’universo, eliminando, in molti casi, qualsiasi riferimento alle teorie creazioniste.

Il Concilio Vaticano I

Non mancano comunque elementi di novità che avvicinano progressivamente il cattolicesimo di questo periodo alle istanze moderne. Dopo trecento anni dalla conclusione del Concilio di Trento, l’8 dicembre 1869 Papa Pio IX (1846-1878) apre il Concilio Vaticano I nella basilica di San Pietro: ad esso prendono parte circa 700 vescovi provenienti da tutto il mondo, mentre i rappresentanti delle Chiese scismatiche d’Oriente e di quelle protestanti rifiutano l’invito. Uno dei temi più importanti che viene affrontato riguarda l’infallibilità del Papa che, dopo l’approvazione a larghissima maggioranza, diviene dogma di fede: quando il Papa, pastore e maestro del popolo di Dio, definisce ex cathedra (dalla cattedra di Pietro) una dottrina circa la fede e la morale cattolica, egli non può sbagliare e le sue decisioni non possono essere modificate. Questo ha contribuito a centralizzare ulteriormente l’autorità ecclesiastica, rafforzando il ruolo del Papa come guida suprema della Chiesa cattolica.

Il concilio ha solo il tempo di approvare la Costituzione dogmatica sulla fede cattolica Dei Filius, quando lo scoppio della guerra franco-prussiana nel luglio 1870 ne provoca la sospensione.

IL LIBRO

INFALLIBILITÀ

Dottrina secondo cui il Papa, quando proclama ex cathedra verità di fede o morale, è preservato da errore per assistenza dello Spirito Santo.

Vaticano I, John W. O’Malley

In questo libro si narra del Concilio Vaticano I che, convocato da Papa Pio IX nel 1869, ha sancito il dogma dell’infallibilità papale in un momento di crisi per la Chiesa, minacciata dalle idee illuministe e dalla perdita del potere temporale.

La “questione Romana”

Durante il pontificato di Pio IX si apre anche la complessa “questione romana” dovuta alla conquista militare di Roma da parte dell’esercito italiano il 20 settembre 1870 (Breccia di Porta Pia). La presa di Roma completa il processo di unificazione italiana, trasformando Roma come capitale del nuovo Regno d’Italia.

La Santa Sede, che per secoli aveva esercitato il potere temporale sulla città, viene a trovarsi priva di un territorio sul quale il Papa possa esercitare liberamente il proprio ministero. Come atto di protesta contro quella che il Papa giudica essere una vera e propria “prigionia” politica, nel 1874 Pio IX ordina ai cattolici italiani di non recarsi alle urne e con la celebre disposizione del non expedit (“non conviene”, “non è opportuno”) prescrive di evitare la partecipazione attiva alla vita politica del paese.

Il Concilio Vaticano I sancisce l’infallibilità del Papa sulle questioni di fede e morale, ma viene sospeso a causa della guerra franco-prussiana.

Visione romana all’epoca del Concilio Vaticano I.

UN MONDO DI “COSE NUOVE” 13

La rivoluzione industriale

La Rivoluzione industriale trasforma l’economia e la società, creando una classe operaia urbana e nuove ideologie come il comunismo, mentre la Chiesa affronta le sfide di questi cambiamenti.

COMUNISMO

Ideologia politica e sistema socioeconomico che mira all’abolizione della proprietà privata e alla creazione di una società senza classi.

CERCANDO UN SENSO

• Cosa provavano secondo te gli operai che si ritrovavano improvvisamente a lavorare in fabbrica, spesso in condizioni difficili, rispetto al lavoro agricolo tradizionale?

• Quali emozioni potevano sorgere nell’affrontare un mondo che cambiava così rapidamente, con l’arrivo di nuove tecnologie e la crescita delle città?

• Come pensi che questi cambiamenti abbiano influenzato il senso di appartenenza e identità della classe operaia?

Profondi cambiamenti, intanto, si verificano nella seconda metà del XIX secolo in riferimento alla Rivoluzione industriale che ha avuto inizio nella seconda metà del XVIII secolo in Gran Bretagna e si è poi diffusa in tutto il mondo. È un periodo di forti trasformazioni sociali ed economiche: la macchina a vapore e l’uso di nuove fonti di energia come il carbone hanno rivoluzionato la produzione di beni e servizi; ne risente un’economia prevalentemente agricola e artigianale che viene superata da una economia basata sulla produzione di massa nelle fabbriche.

Questo periodo vede l’emergere di una classe operaia industriale e la nascita del movimento sindacale. Viene favorito lo sviluppo del capitalismo, la formazione di nuove élite economiche, ma anche di ideologie socialiste che intendono difendere i diritti dei lavoratori. Fra queste il Comunismo di Karl Marx (1818-1883) il quale attacca la Chiesa considerandola alleata dei potenti, definendo la religione “oppio dei popoli” destinata ad essere eliminata. La concentrazione del lavoro in grandi centri urbani porta ad una rapida crescita delle città e a profondi cambiamenti nella struttura sociale e urbana provocando lo sviluppo dell’immigrazione. Anche durante questo periodo di grandi cambiamenti sociali ed economici, la Chiesa non ha smesso di cercare di rispondere alle sfide emergenti.

La Rerum Novarum

Uno dei momenti chiave dell’800 è il pontificato di Papa Leone XIII (1878-1903) che nel 1891 scrive l’enciclica ‘Rerum novarum’, in risposta alle sfide poste dalla rivoluzione industriale e per affrontare le questioni sociali ed economiche del tempo.

È una interessante prospettiva di rinnovamento per la Chiesa. In alcuni passaggi, l’enciclica Rerum novarum pone le basi della dottrina sociale cattolica: il testo sottolinea l’importanza dell’insegnamento cristiano nel promuovere la giustizia sociale, il rispetto della dignità umana e della necessità di migliorare le condizioni di vita dei lavoratori. I lavoratori devono svolgere il loro lavoro con fedeltà e rispetto, evitando la violenza e compagnie malvagie; i datori di lavoro, d’altra parte,

mettiti in gioco

Leggi con il tuo insegnante alcuni passi della Rerum Novarum e individua gli elementi di attualità.

Karl Marx, filosofo, economista e teorico del socialismo.

devono trattare i lavoratori con dignità, rispettando la loro umanità e fornendo condizioni di lavoro giuste. Inoltre, devono permettere ai lavoratori di adempiere ai loro doveri religiosi e non imporre loro compiti eccessivi o inappropriati. La Rerum Novarum ha avuto un impatto duraturo, influenzando non solo la Chiesa ma anche le politiche sociali e le leggi sul lavoro in molti paesi.

A Leone XIII si devono anche l’enciclica Aeterni Patris (1879), in cui si riconosce il pensiero di S. Tommaso d’Aquino come fondamento della teologia cattolica e l’apertura nel 1881, per la prima volta nella storia, dell’Archivio Apostolico Vaticano, facendo di esso uno dei centri di ricerca storica più importanti del mondo. Attualmente l’Archivio Vaticano accoglie ogni anno oltre 1.200 studiosi provenienti da circa 60 paesi.

Lo sviluppo delle congregazioni per l’educazione e la carità

L’enorme affluenza di persone nelle grandi città, il degrado sociale nelle periferie e le sacche di povertà per lo sfruttamento dei lavoratori, portano la Chiesa ad interrogarsi su come fare per rispondere a problemi così grandi e ad essere vicino ai poveri.

Nelle parrocchie e in altri centri si moltiplicano le iniziative di solidarietà dando vita a nuove forme organizzate di servizio ai poveri. Va ricordata la nascita della Società di San Vincenzo De Paoli con lo scopo della cura dei poveri e degli ammalati; Giuseppe Cottolengo che apre ospedali per i poveri, gli ammalati, i sordomuti, gli orfani e gli immigrati; la nascita e lo sviluppo dei salesiani ad opera di Giovanni Bosco che fonda a Torino oratori e scuole per l’educazione e l’evangelizzazione dei giovani più poveri, sottraendoli ai pericoli della città e del degrado della periferia. Anche l’attività missionaria ha un incremento per opera di Daniele Comboni, il quale fonda la congregazione dei comboniani per l’evangelizzazione soprattutto dell’Africa. Molti altri si dedicano con zelo apostolico alla cura di un’umanità stremata e sfruttata per dare aiuto e speranza nel nome della Carità evangelica insegnata da Gesù Cristo.

La Chiesa risponde alla povertà urbana creando opere caritative come la Società di San Vincenzo De Paoli, i salesiani di Don Bosco per i giovani, e i missionari comboniani per l’Africa.

La sede principale a Torino della Piccola Casa della Divina Provvidenza, con un ospedale, 2 scuole, 7 strutture di assistenza e un centro di formazione.

San Vincenzo De Paoli.

dai patti lateranensi alla ii guerra mondiale 14

Questa è anche l’epoca delle prime conquiste dello spazio.

Il XX secolo porta grandi cambiamenti globali e la Chiesa affronta sfide politiche e sociali con il Concilio Vaticano II, il pontificato di Giovanni Paolo II e iniziative come i Patti Lateranensi del 1929.

CERCANDO UN SENSO

Le due guerre mondiali hanno lasciato profonde cicatrici, ma ci hanno anche insegnato il valore della pace. Guardando ai conflitti odierni, possiamo chiederci: cosa abbiamo imparato dal passato per evitare che si ripetano le stesse tragedie, e come possiamo applicare queste lezioni nelle guerre attuali?

Il XX secolo è un periodo di grandi cambiamenti e trasformazioni in vari ambiti, tra cui politica, economia, società e cultura: le guerre mondiali avranno un impatto profondo sulla geopolitica globale così come la Rivoluzione Russa del 1917 e l’indipendenza delle colonie; il progresso scientifico, tecnologico e l’esplorazione spaziale si estendono con grande rapidità; il fenomeno della globalizzazione si allarga, per cui l’economia mondiale diventa sempre più interconnessa; movimenti sociali come il femminismo e vari cambiamenti culturali fanno emergere nuove ideologie; anche l’arte in tutte le sue forme si sviluppa e diventa più popolare. La Chiesa deve affrontare diverse sfide e si apre a nuove prospettive di dialogo con il mondo contemporaneo e le altre religioni. Grande contributo lo darà il Concilio Vaticano II e la figura carismatica di Giovanni Paolo II che influenzerà la caduta del comunismo in Europa dell’Est.

Con il pontificato di Pio XI (1922-1939) si apre una fase molto importante per la Chiesa, impegnata a fronteggiare situazioni delicate e complesse nell’ambito della geopolitica internazionale. Sono gli anni della Prima Guerra Mondiale che il Pontefice, in una Lettera del 1 agosto 1917 indirizzata ai capi dei popoli in guerra, non esita a definire “un’inutile strage”; sono gli anni dei sistemi totalitari del fascismo, nazismo e stalinismo, nei confronti dei quali Pio XI cercherà sempre di tenere un atteggiamento di sapiente prudenza e lucida preveggenza. Sono da ricordare a questo riguardo due importanti encicliche: la Mit brennender Sorge (“Con viva ansia”) del 1937, nella quale è espressa la condanna della dottrina nazionalsocialista come anticristiana e pagana, e la Divini Redemptoris con cui il Papa bandisce il comunismo sovietico e internazionale, giudicandolo intrinsecamente perverso e pericoloso per le sorti dell’umanità.

A Pio XI si deve anche la normalizzazione dei rapporti con lo Stato italiano grazie ai Patti Lateranensi dell’11 febbraio 1929, stipulati con il governo fascista di Benito Mussolini: si chiude così la cosiddetta “questione romana”, ottenendo l’indipendenza e la sovranità della Santa Sede che fonda lo Stato della Città del Vaticano. Nello stesso tempo vi è la ridefinizione delle relazioni civili e religiose tra la Chiesa e il Governo italiano, con il riconoscimento del cattolicesimo quale religione di Stato in Italia che istituisce l’insegnamento della religione cattolica nel sistema scolastico nazionale.

Il pontificato di Pio XII (1939-1958) inizia nei difficili anni della Seconda Guerra Mondiale, contro la quale il Papa emette vari e ripetuti appelli. È noto il celebre radiomessaggio natalizio del 1942, in cui viene delineato un nuovo ordine mondiale basato sul rispetto reciproco fra le nazioni e i popoli, denunciando anche lo sterminio delle persone sulla base della razza e l’olocausto. Il Papa offre rifugio presso la Santa Sede a molti ebrei e a diversi esponenti politici antifascisti tra cui Alcide De Gasperi e Pietro Nenni, appellandosi al fatto che la Città del Vaticano è uno Stato sovrano. È un Papa molto amato dal popolo a cui dimostra di essere sempre vicino soprattutto nei momenti più difficili, come nel 1943 quando visita i quartieri romani di San Lorenzo (19 luglio) e di San Giovanni (13 agosto) rimasti colpiti dai bombardamenti aerei degli Alleati. Pio XII viene ricordato come il Defensor civitatis in quanto unica autorità rimasta nella città di Roma durante il periodo dell’occupazione nazista. Verso la fine degli anni Quaranta apre le nomine cardinalizie a tutti i paesi del mondo e costituisce una Commissione con l’incarico di preparare un nuovo concilio ecumenico, senza giungere però a nessuna conclusione.

Dalla prima alla seconda guerra mondiale, quest’epoca vede l’Europa sconvolta da grandi ondate di violenza.

Ascolta alcuni brani del radiomessaggio di Pio XII del Natale del 1942. Cosa ti colpisce?

Statua di Papa Pio XII a Fatima, in Portogallo.

Giovanni XXIII avvia il Concilio Vaticano II per rinnovare la Chiesa e affrontare problemi moderni; Paolo VI ne conclude i lavori, favorendo il dialogo ecumenico e l’aggiornamento della vita ecclesiale.

dal concilio vaticano ii all’ecumenismo

Giovanni XXIII e il Concilio Ecumenico Vaticano II

L’iniziativa di un concilio ecumenico viene ripresa dal suo successore, Papa Giovanni XXIII (1958-1963), che l’11 ottobre 1962 apre solennemente il Concilio Vaticano II con l’intento di guidare la Chiesa nella riflessione sui principali problemi del tempo, come ad esempio: le divisioni religiose che ostacolano il dialogo ecumenico e l’unità dei credenti in Cristo; la necessità di un rinnovamento della liturgia, degli studi biblici e di un maggior impegno dei laici nella vita della Chiesa; il divario economico fra i paesi occidentali e i paesi del cosiddetto “terzo mondo”. Il concilio – che meglio approfondirai in una sezione tematica successiva di questo corso - riscuote grande interesse da parte dell’opinione pubblica, registrando la partecipazione di 2540 vescovi provenienti da tutte le parti del mondo e di numerosi osservatori ufficiali delle confessioni cristiane non cattoliche.

Paolo VI e l’applicazione del Concilio Ecumenico Vaticano II

CONFESSIONE

Termine usato per indicare una specifica grande comunità o denominazione all’interno di una fede, come nel cristianesimo.

Uno dei simboli dell’ecumenismo.

Nel giugno 1963 subentra il pontificato di Paolo VI (1963-1978), sotto la guida del quale il concilio continua i lavori fino all’8 dicembre 1965. Vengono progressivamente affrontate tutte le più rilevanti questioni della vita della Chiesa e della società moderna, che trovano eco nei documenti pontifici (bolle, encicliche, lettere) emanati in seguito.

Il bilancio complessivo del Concilio Vaticano II è sicuramente positivo soprattutto per il fatto di aver prodotto un profondo “aggiornamento” di tutti gli aspetti della vita della Chiesa, aprendo nuovi canali di dialogo con le altre confessioni religiose rendendo il messaggio cristiano più vicino all’uomo contemporaneo.

Insieme in cammino con l’ecumenismo

Uno dei documenti più innovativi del Concilio Vaticano II è Unitatis redintegratio (21 novembre 1964), un documento che risponde ad uno degli obiettivi irrinunciabili per la Chiesa cattolica: l’unità di tutti i cristiani. Lungo la storia infatti, come abbiamo detto, il Cristianesimo per motivi religiosi e politici si è diviso in diverse confessioni e le principali sono la Chiesa cattolica, le Chiese ortodosse, il Protestantesimo e la Chiesa anglicana.

La Chiesa cattolica riconosce infatti, che la divisione tra i cristiani è contraria alla volontà di Cristo e rappresenta uno scandalo per il mondo.

Il documento invita tutti a conoscere le altre confessioni cristiane, incoraggia la preghiera comune, il dialogo teologico e la cooperazione pratica tra le diverse comunità cristiane. Sottolinea l’importanza della conversione del cuore e della riforma della Chiesa come passi necessari verso l’unità.

mettiti in gioco

Realizzate in classe un quadro sinottico con le principali differenze tra le diverse confessioni cristiane

Le differenze sono dovute ad una diversa interpretazione della teologia e sono soprattutto di ordine gerarchico, liturgico e pratico. Vediamole in sintesi.

Cattolicesimo

Autorità: il Papa è riconosciuto come capo supremo della Chiesa.

Sacramenti: sette sacramenti (battesimo, confermazione, eucaristia, penitenza, unzione degli infermi, ordine sacro, matrimonio).

Culto mariano e dei santi: considerati mediatori e intercessori presso Dio.

Dottrina: basata sulla Bibbia e la Tradizione della Chiesa.

Ortodossia

Autorità: non riconosce l’autorità del Papa; ogni Chiesa ortodossa è autocefala (indipendente).

Sacramenti: anche sette sacramenti, simili a quelli cattolici.

Culto: uso prominente delle icone e una liturgia molto solenne.

Dottrina: enfasi sulla Trinità e la risurrezione; lo Spirito Santo procede solo dal Padre.

Protestantesimo

Autorità: non riconosce l’autorità del Papa; molte denominazioni hanno strutture di governo diverse.

Sacramenti: generalmente due sacramenti (battesimo e eucaristia), ma varia tra le denominazioni.

Culto: Meno enfasi sui santi e Maria; maggiore enfasi sulla predicazione e la lettura della Bibbia.

Dottrina: basata sulla sola scriptura (solo la Bibbia come autorità) e la sola fide (salvezza per sola fede).

Nonostante queste differenze, tutte le confessioni cristiane condividono la fede in Gesù Cristo come Figlio di Dio e Salvatore dell’umanità, e condividono anche la Bibbia come testo sacro.

Papa Paolo VI.

il primo papa venuto da “lontano” 16

Giovanni Paolo II, primo Papa polacco, ha segnato il Novecento con il suo impegno per la pace, il dialogo tra culture e religioni, e la lotta contro il comunismo e l’ingiustizia sociale.

Il 9 novembre 1989 cade il Muro di Berlino.

Con la prematura scomparsa di Giovanni Paolo I dopo soli 33 giorni dalla sua elezione al soglio di Pietro, il 16 ottobre 1978 viene eletto con il nome di Giovanni Paolo II il cardinale Karol Józef Wojtyła (1920-2005), primo Papa proveniente da un paese di lingua slava, la Polonia, dopo 455 anni di pontefici italiani. Le parole con le quali egli inaugura il suo pontificato sono un forte invito ad affidarsi con coraggio a Gesù Cristo: «Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa cosa è dentro l’uomo. Solo lui lo sa!». Ultimo Papa del Secondo Millennio, Giovanni Paolo II segna indelebilmente la storia del Novecento per diversi motivi: se in una prima fase egli svolge la funzione di “ago della bilancia” nel conflitto tra Est ed Ovest della “guerra fredda”, in una seconda, con l’irrompere del nuovo ordine mondiale, dopo la caduta del Muro di Berlino (9 novembre 1989), la sua figura diventa decisiva nello sventare la minaccia del riarmo e di una guerra nucleare, mentre nel terzo e ultimo periodo “postTwin Towers” (11 settembre 2001), dominato dagli spettri del terrorismo islamico e dello scontro delle civiltà, è l’alfiere del dialogo tra le nazioni del mondo. Aiutato dalla sua conoscenza di ben 11 lingue, Giovanni Paolo II lavora incessantemente per costruire ponti di relazioni tra culture e religioni diverse, nel segno dell’ecumenismo, il vero faro da cui si fa guidare nei 104 viaggi apostolici che compie, coprendo una distanza molto maggiore di quella percorsa da tutti gli altri papi della storia messi assieme. Esperto conoscitore delle dinamiche geopolitiche del Novecento, egli intraprende una vigorosa azione politica e diplomatica contro il comunismo e l’oppressione politica, diventando uno degli artefici del crollo dei sistemi del “socialismo reale”. Stigmatizza inoltre il capitalismo sfrenato e il consumismo, considerati antitetici alla giustizia sociale e responsabili dell’iniqua sperequazione fra i popoli.

Sul piano dei rapporti con l’Italia, promuove la rivisitazione dei Patti Lateranensi (18 febbraio 1984) con la stesura di un nuovo Concordato che prevede diverse modifiche rispetto ai Patti del 1929, tra le quali l’abolizione del cattolicesimo come religione di Stato italiano con la conseguente eliminazione

dell’obbligatorietà dell’IRC in Italia e una sua ricollocazione significativa nella scuola, la revisione del finanziamento del clero cattolico. La forte sollecitudine pastorale di Giovanni Paolo II trova espressione nell’erezione di numerose diocesi e circoscrizioni ecclesiastiche, nell’indizione dell’Anno della Redenzione (1983), dell’Anno Mariano (1987), dell’Anno dell’Eucaristia (2004) nonché del Grande Giubileo del 2000.

IL FILM

Karol - Un uomo diventato Papa, Luxvide

Questo film è un biopic in due parti che segue la storia di Karol Wojtyła dalla sua gioventù in Polonia fino all’elezione a Papa nel 1978. Mostra il suo percorso personale e spirituale durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale e sotto il regime comunista.

Avvicina le nuove generazioni indicendo le Giornate Mondiali della Gioventù, che prendono le mosse dal primo incontro tenutosi a Roma il 31 marzo del 1985 e che da allora in poi si celebrano ogni due anni in una città diversa del mondo. Alle oltre 1160 Udienze Generali del mercoledì partecipano più di 17 milioni e 600 mila pellegrini, senza contare tutte le altre udienze speciali e le cerimonie religiose in occasione delle quali non rinuncia mai a stringere le mani o a dare una carezza ai milioni di fedeli che incontra.

Il grande carisma morale e spirituale che caratterizza Giovanni Paolo II non è esente da rischi e pericoli come accade in occasione dell’udienza generale del 13 maggio 1981, quando il terrorista turco Mehmet Ali Ag˘ca, militante nell’organizzazione terroristica di estrema destra denominata “Lupi Grigi”, spara due colpi di pistola al Papa mentre sta attraversando Piazza San Pietro a bordo della papamobile scoperta.

Rimasto ferito non mortalmente, egli riconoscerà di essere stato salvato dalla Madre di Dio e, in forma di ringraziamento, farà incastonare il proiettile ricevuto nella corona della statua della Madonna di Fatima, di cui ricorre la festa nel medesimo giorno in cui è avvenuto l’attentato. Da quel momento però la salute di Giovanni Paolo II inizia a declinare e l’atleta di Dio (così soprannominato per la sua abilità e forza atletica dimostrata soprattutto in gioventù) si tramuta in una rappresentazione vivente della Croce e del Calvario: ciò non gli impedisce comunque di portare avanti con forza e determinazione fino alla fine la sua missione pastorale. Il pontificato di Giovanni Paolo II, durato 26 anni, 5 mesi e 17 giorni, è stato il terzo più lungo della storia, dopo quello di Pio IX e quello tradizionalmente attribuito a Pietro apostolo. A conferma della grande popolarità di questo Papa, il 2 aprile 2005, in seguito alla sua morte, circa 3 milioni di persone gli hanno reso omaggio raggiungendo la città di Roma. Viene beatificato nel 2011 dal suo immediato successore Benedetto XVI e il 27 aprile del 2014 Papa Francesco lo proclama santo

Giovanni Paolo II, santo dal 2014, ha segnato la storia con la sua forza pastorale, eventi come le Giornate Mondiali della Gioventù, e il suo grande carisma, resistendo anche a un attentato nel 1981.

Una scena dal film della Luxvide.

SGUARDI IN PROFONDITÀ

SELEZIONA LA RISPOSTA CHE SECONDO TE È CORRETTA

1 Quale fu una delle cause principali dello scisma tra la Chiesa d’Oriente e la Chiesa d’Occidente?

A La dottrina della predestinazione.

B La questione del Filioque.

C La riforma monastica.

D La divisione degli imperi.

2 Chi è stato il primo fondatore di un ordine mendicante?

A San Domenico da Guzman.

B San Tommaso d’Aquino.

C San Francesco d’Assisi.

D San Benedetto da Norcia.

3 Cosa caratterizzava principalmente l’epoca delle crociate?

A La costruzione di cattedrali gotiche.

B Le spedizioni militari per liberare la Terra Santa.

C L’alleanza tra la Chiesa e i Catari.

D La nascita delle università.

4 Qual era il principale obiettivo del tribunale dell’Inquisizione?

A Convertire al cristianesimo le popolazioni pagane.

B Combattere le eresie all’interno della Chiesa.

C Espandere il potere della Chiesa in Europa.

D Promuovere il celibato ecclesiastico.

RISOLVI IL CRUCIPUZZLE E SCOPRI LA FRASE NASCOSTA

Cerca nel crucipuzzle le seguenti parole:

5 Quale teologo è stato tra i seguenti il principale esponente della Riforma protestante?

A Giovanni Calvino.

B Enrico VIII.

C Martin Lutero.

D Ignazio di Loyola.

6 Che cosa affermava il principio di “sola scriptura” sostenuto da Martin Lutero?

A La salvezza si ottiene solo attraverso le buone opere.

B Solo la Bibbia è l’autorità finale in materia di fede.

C Solo il Papa può interpretare le Scritture.

D La tradizione della Chiesa è superiore alla Bibbia.

LEGGI E INDICA SE È VERO O FALSO

1 Il celibato ecclesiastico era una delle differenze tra la Chiesa d’Oriente e quella d’Occidente.

2 San Francesco d’Assisi fondò l’ordine dei Domenicani per combattere le eresie.

3 L’Inquisizione si concentrava principalmente sulla persecuzione degli ebrei in Europa.

4 Le Crociate furono esclusivamente missioni religiose senza fini politici o militari.

5 Il Concilio di Trento fu una risposta alla Riforma protestante, per riformare la Chiesa cattolica.

STUDIO DI UN CASO

La scelta di Jacopo di diventare frate Jacopo è un giovane cavaliere che vive durante l’epoca medievale, un tempo in cui le crociate e le eresie sconvolgono l’Europa. Affascinato dalla vita semplice e dedicata alla povertà di un certo Francesco d’Assisi, Jacopo decide di abbandonare la sua consueta rassicurante vita quotidiana per entrare a far parte dell’ordine dei Frati Minori, fondato proprio dal giovane di cui è rimasto colpito.

Tuttavia è indeciso perché nella sua comunità e anche nella sua stessa famiglia vi sono critiche verso la Chiesa e nessuno conosce ancora questi nuovi ordini “mendicanti”.

In che modo Jacopo può superare le critiche della sua comunità e della sua famiglia per seguire la sua vocazione? Quali aspetti della vita e degli insegnamenti di Francesco d’Assisi potrebbero aiutarlo a trovare il coraggio di compiere questa scelta radicale?

ORIZZONTI DI CITTADINANZA

1 LO SCISMA TRA CHIESA D’OCCIDENTE E D’ORIENTE

• Dividetevi in due gruppi, uno rappresenta la Chiesa d’Occidente e l’altro la Chiesa d’Oriente. Ogni gruppo ricerca le principali differenze (come il “Filioque”, il primato del papa) e le condivide con l’altro gruppo.

• Riflettete insieme su come le differenze di opinioni e pratiche possano generare tensioni ma anche favorire un confronto e arricchimento culturale, considerando l’importanza della coesistenza pacifica e del rispetto delle diversità nella società.

2 SAN FRANCESCO E IL RINNOVAMENTO SPIRITUALE

• Immaginate di dover scrivere una carta dei valori per una comunità solidale ispirata a San Francesco. Ogni gruppo scrive i principi fondamentali come umiltà, condivisione e rispetto per la natura, da presentare poi alla classe.

• Come possono questi valori contribuire a creare un ambiente scolastico e comunitario più accogliente e inclusivo? Condividete idee su come applicare questi principi nella vita quotidiana.

3. LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE E I DIRITTI DEI LAVORATORI

• Ricercate i principali diritti dei lavoratori promossi dall’enciclica Rerum novarum e confrontateli con i diritti riconosciuti oggi (es. salario equo, orario di lavoro). Discutete come la Rivoluzione Industriale abbia portato a nuove esigenze sociali e a un ripensamento dei diritti.

• Riflettete su come le condizioni di lavoro equo e rispettoso siano fondamentali per una società giusta e civile.

1 CONOSCI IL MONDO DENTRO TE

Rifletti sull’impatto delle riforme e del cambiamento

Rispondi alle seguenti domande.

• Pensa a un momento della tua vita in cui hai sentito il bisogno di cambiare qualcosa di importante (un’abitudine, un modo di pensare). Cosa ti ha spinto a voler cambiare e come ti sei sentito dopo?

• Quali aspetti della tua personalità pensi ti portino a mettere in discussione l’autorità o le regole, e in quali situazioni ti sembra giusto farlo?

• C’è un’area della tua vita in cui senti il bisogno di evolvere o crescere? Come pensi che questa evoluzione possa influire sul tuo percorso futuro?

Dopo aver completato le risposte, confrontati con un compagno: quali sono i vostri approcci al cambiamento e al miglioramento personale? Questo esercizio vi aiuterà a scoprire le qualità che emergono quando affrontate il cambiamento, una competenza utile per affrontare sfide future.

2 CONOSCI IL MONDO ATTORNO A TE

Esplora i ruoli legati alla gestione del cambiamento e delle riforme

Dividetevi in gruppi e scegliete un settore professionale (come la pubblica amministrazione, l’istruzione o il settore sanitario) dove il cambiamento e le riforme sono parte del lavoro quotidiano.

• Ogni gruppo esplora le caratteristiche del settore scelto, identificando quali competenze sono necessarie per gestire il cambiamento in maniera efficace e rispettosa delle diverse opinioni e realtà.

• Condividete con la classe ciò che avete appreso, discutendo come la capacità di adattarsi al cambiamento e di promuoverlo possa essere un vantaggio in molte carriere. Questa attività vi permette di comprendere come la gestione del cambiamento sia una competenza preziosa nel mondo del lavoro, favorendo il progresso e l’innovazione in numerosi campi professionali.

VERSO ORIZZONTI FUTURI

orIZZONTI DIGITALI

1 SPERIMENTA L’IA

Dibattito teologico tra Lutero e i Padri del Concilio di Trento

Utilizzate un’applicazione di Intelligenza Artificiale per simulare un dibattito tra Martin Lutero e i principali teologi del Concilio di Trento. Lo scopo è esplorare le principali divergenze tra la Riforma protestante e la risposta cattolica attraverso un confronto diretto su argomenti come la giustificazione, l’autorità della Scrittura e la funzione dei sacramenti.

Fasi dell’attività:

1 Preparazione in gruppo: dividetevi in due gruppi. Uno rappresenterà Lutero, mentre l’altro i Padri del Concilio di Trento. Ogni gruppo preparerà una lista di affermazioni e domande per difendere la propria posizione o per confutare l’altra.

2 Simulate il dibattito con l’IA: con l’IA, fate rispondere Lutero e i teologi tridentini alle domande preparate. L’AI potrà rispondere come se fosse ciascun personaggio, basandosi sui rispettivi principi dottrinali. Alcuni punti di confronto possono riguardare il principio della sola fide (solo la fede), la sola scriptura (solo la Bibbia) e la natura della Chiesa.

3 Riflessione e confronto: ogni gruppo analizzerà le risposte ottenute e discuterà su come Lutero e i Padri Tridentini avrebbero potuto risolvere o evidenziare le differenze. Riflessioni individuali e di gruppo sono incoraggiate per comprendere l’impatto di queste dispute sulla Chiesa e sulla società.

Domande guida:

• In che modo Lutero giustifica la fede come unica via per la salvezza?

• Come rispondono i Padri del Concilio di Trento alla sola scriptura e alla negazione dei sacramenti?

• Cosa vi colpisce di più in queste differenze e in che modo credete abbiano influenzato il Cristianesimo moderno?

Suggerimento input all’IA:

“Simula un dibattito tra Martin Lutero e i teologi del Concilio di Trento su temi come giustificazione, autorità delle Scritture e sacramenti. Rispondi come farebbe ciascuna parte, rispettando le rispettive posizioni teologiche. Consenti a noi “spettatori” di intervenire suggerendo loro le tematiche da trattare. Noi facciamo una domanda e le due parti, a turno, rispondono. Possono poi eventualmente anche parlarsi tra loro per poco”.

2 RIFLETTI SULL’ESPERIENZA FATTA

Un dibattito storico può essere rappresentato attraverso l’IA?

Dividete la classe in piccoli gruppi (3-4 persone). Ogni gruppo rifletterà sulle risposte fornite dall’IA nel dibattito simulato tra Lutero e i Padri del Concilio di Trento, analizzando come l’IA sia riuscita a rappresentare le complessità e le tensioni teologiche tra le due posizioni.

Discussione in gruppo

Rivedete le risposte ottenute durante il dibattito e discutete la precisione e la profondità con cui l’IA ha rappresentato i concetti teologici. Ogni gruppo dovrebbe identificare i seguenti aspetti.

• Aspetti positivi: in che modo l’IA è stata utile per esporre chiaramente le posizioni teologiche di Lutero e dei teologi del Concilio? Le risposte sono state coerenti e rispettose delle rispettive dottrine? Quali risposte vi hanno colpito di più per chiarezza e profondità?

• Zone d’ombra o perplessità: ci sono stati aspetti che non sono stati rappresentati in modo sufficientemente accurato? L’IA ha mostrato limiti nella comprensione della complessità teologica o ha trasmesso in modo riduttivo alcune posizioni?

Domande guida

• In che modo il dibattito simulato ha arricchito la vostra comprensione della Riforma e della Controriforma?

• Quali limiti o rischi vedete nel rappresentare un dibattito storico-teologico attraverso l’IA?

• Come pensate che l’IA possa essere migliorata per trattare temi complessi come quelli teologici?

Analisi critica delle risposte

Ogni gruppo crea una breve analisi delle risposte chiave ricevute, valutando la precisione con cui l’IA ha interpretato le posizioni di Lutero e del Concilio di Trento. L’analisi può includere commenti su punti forti e deboli della simulazione.

Condivisione di gruppo

• Ogni gruppo presenta la propria analisi delle risposte alla classe, spiegando i punti emersi.

• La classe confronta le osservazioni sui punti di forza e debolezza dell’IA nel rappresentare le posizioni teologiche, costruendo una visione collettiva sull’efficacia di questa esperienza.

Conclusioni

Dopo le riflessioni individuali e di gruppo, discutete insieme.

• Cosa avete imparato sull’uso dell’IA per comprendere eventi storici complessi e sfaccettati?

• Quali accorgimenti suggerireste per migliorare il realismo e la profondità di un dibattito teologico simulato?

AREA

Contenuti digitali della sezione

esistenziale sezione tra ricerca del senso e sistema di valori 9

Conoscenze

Riconoscere l’importanza della ricerca di un senso nella vita come parte fondamentale dell’esperienza umana. Conoscere il ruolo dei valori e delle Beatitudini nel fornire un quadro di riferimento etico e spirituale.

Abilità

Saper riflettere su esperienze personali e sociali, comprendendo il passaggio dalla ricerca di senso alla costruzione di un sistema di valori. Saper applicare il messaggio delle Beatitudini nella vita quotidiana come guida per il comportamento dei cristiani.

Competenze

Essere in grado di collegare la ricerca del significato alla scelta dei valori, riconoscendo il loro impatto sulla propria vita e sulla società. Comprendere come i testimoni delle Beatitudini incarnino questi valori in contesti contemporanei.

SOMMARIO

1 L’uomo, un essere in cerca di senso, 276

2 Trovare un senso nella vita, 278

3 Crescere tra il “bello” e il “brutto”, 280

4 Dal senso verso i valori, 282

5 I valori delle Beatitudini, 285

6 Testimoni d’oggi delle Beatitudini, 287

ATTIVITÀ DI VERIFICA

Sguardi in profondità, 290

EDUCAZIONE CIVICA

Orizzonti di cittadinanza, 292

ORIENTAMENTO Verso orizzonti futuri, 293

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Orizzonti digitali, 294

L’ORIZZONTE IN MAPPA

L’UOMO E LA RICERCA DI SENSO

Fin dalle origini l’uomo ha cercato di dare un significato alla propria esistenza oltre la realtà materiale.

TROVARE UN SENSO NELLA VITA

La ricerca di senso è un bisogno umano essenziale, che orienta le scelte e ci spinge a progettare il futuro.

CRESCERE IN CONTESTO

Attraverso le esperienze positive e negative, l’uomo cresce e si forma, trovando un equilibrio tra il bello e il brutto della vita.

La ricerca di senso e valori si riflette nelle scelte quotidiane, influenzando il nostro modo di vivere e relazionarci con gli altri. 1. 7. 3. 5. 8. 2. 4. 6.

DAL SENSO AI VALORI

Il percorso dalla ricerca di senso porta alla scoperta e alla scelta di valori che guidano le azioni.

ORIENTÀTI AL BENE

I VALORI DELLE BEATITUDINI

Le Beatitudini offrono un sistema di valori basato su amore, giustizia e pace.

VIVERE LE BEATITUDINI OGGI

Numerose figure contemporanee testimoniano i valori delle Beatitudini al giorno d’oggi.

UN MESSAGGIO UNIVERSALE

Le Beatitudini propongono un’etica che supera il tempo e le culture, promuovendo la dignità umana e la solidarietà.

VALORI E SCELTE QUOTIDIANE

l’uomo, un essere in cerca di senso 1

Il senso religioso accompagna l’essere umano fin dalle origini, come mostrano pratiche simboliche e credenze sviluppate già dai Neanderthal e poi articolate nelle religioni antiche.

L’essere umano si distingue per una dimensione culturale caratterizzata da un’inquietudine esistenziale. Il senso religioso è un retaggio del passato destinato a scomparire con il progresso scientifico o è una parte inalienabile della nostra condizione, presente a prescindere dallo sviluppo tecnologico?

L’antropologia religiosa dimostra, attraverso reperti archeologici, che le radici del senso religioso risalgono alle prime comunità umane. Le pratiche funerarie, datate circa 90.000 anni fa, e i Neanderthal mostrano già comportamenti simbolici. Con il Paleolitico superiore, si trovano prove più articolate di credenze, come arte rupestre e sepolture. Le religioni strutturate, con divinità e cosmologie, emergono nel Neolitico. Le grandi religioni del Vicino Oriente antico, come quelle mesopotamiche e egizie, forniscono esempi complessi di narrazioni cosmogoniche e soteriologiche.

Il rapporto tra uomo e natura, osservando fenomeni come i cicli celesti, ha contribuito alla nascita di credenze in forze soprannaturali. Il concetto di Numen, una divinità presente in tutte le cose, è stato centrale in molte religioni.

LA CANZONE

Hey

Dio, Nek

Nel brano Hey Dio, Nek riflette sullo stato del mondo, chiedendosi come l’umanità possa ritrovare un senso di amore e coscienza in mezzo alla rabbia, all’odio e all’indifferenza diffusa. La canzone si pone come un dialogo con Dio, in cui il cantante esprime dubbi e preoccupazioni, ma allo stesso tempo riconosce che l’amore è l’unica via per un futuro migliore.

È importante distinguere tra senso religioso, superstizione e magia. Il senso religioso è caratterizzato da venerazione verso una realtà trascendente, mentre superstizione e magia cercano di manipolare le forze soprannaturali per fini pratici, rappresentando una degenerazione del religioso. Le manifestazioni artistiche e letterarie, in ogni epoca, convergono sulla ricerca del significato dell’esistenza: l’origine e il destino dell’universo, la relazione con il trascendente e il desiderio di un ordine cosmico. Questa ricerca apre l’intelligenza alla dimensione trascendente, plasmando culture, religioni e filosofie, fornendo un quadro di riferimento che ha orientato l’umanità. L’idea di un Creatore, seppur dibattuta, ricorre in molte risposte culturali.

La presenza di una dimensione religiosa nell’uomo è un dato antropologico trasversale a ogni epoca e contesto. Le grandi opere artistiche e filosofiche riflettono spesso sulla condizione umana e il suo rapporto con il divino. Anche le scienze, pur basate sull’empirismo, non possono eludere del tutto le domande sull’esistenza e le implicazioni etiche.

Il Concilio Vaticano II, nella Gaudium et spes, ha evidenziato come il progresso scientifico abbia permesso all’uomo di estendere il suo dominio sulla natura, formando una comunità globale. Tuttavia, la domanda sul ruolo della religione persiste, ponendo un dibattito sulla sua rilevanza nel contesto contemporaneo. L’antropologia rivela che la dimensione religiosa è parte integrante dell’uomo. Il Cristianesimo, piuttosto che negare questo senso innato, lo accoglie e lo compie, come dimostrato dai Padri della Chiesa. Essi valorizzarono il senso del sacro presente in tutte le culture, opponendosi però all’idolatria.

Infine, il dialogo interreligioso deve partire dal riconoscimento del senso religioso come elemento universale, integrando religione, filosofia e scienza per una riflessione più profonda e per difendere la dignità umana e la libertà di coscienza.

IL LIBRO

La religione in classe accompagna le domande e guida verso le risposte, Alessandro Zaccuri

«L’arte della risposta presuppone l’arte della domanda. Hanno bisogno l’una dell’altra, altrimenti si ricade nell’alternativa diabolica tra risposta predeterminata e domanda insoddisfatta. Il risultato, in un caso come nell’altro, è l’inaridimento interiore. Se la risposta è già data in anticipo, non vale la pena di farsi domande. Se invece ogni domanda è contraddetta dalla successiva, significa che nessuna risposta ha valore in sé. Fine della ricerca, resa allo status quo, adeguamento alla tattica tristemente adottata dalle donne di Canterbury, che dopo la cacciata del loro arcivescovo, Tommaso Becket, hanno deciso di andare avanti così, «vivendo e quasi vivendo», come scrive T.S. Eliot in Assassinio nella cattedrale.

[…] Ma l’essere umano è animale curioso prima ancora che politico, per molti aspetti più propenso all’erratica intraprendenza del gatto che all’operosa industriosità dell’ape. Incontentabile per sua natura, continua a farsi domande e a cercare risposte, magari senza rendersi conto che entrambe le attività sono, appunto, forme d’arte e, in quanto tali, richiedono dedizione, applicazione, pazienza. Non fosse che per questo, siamo anche diversi dai gatti e più vicini alle api».

(Avvenire, 18 gennaio 2024)

INNATO

Ciò che è presente nell’essere umano fin dalla nascita, indipendentemente dall’esperienza o dall’educazione.

La religione è una dimensione universale dell’uomo, integrata con scienza e filosofia, che continua a interrogare il senso della vita e la dignità umana.

trovare un senso nella vita 2

Trovare un senso alla vita è un bisogno profondo dell’uomo, che evolve con le esperienze e richiede riflessione e consapevolezza.

Albert Einstein afferma che «colui che considera la propria vita come priva di significato, non solo è infelice, ma incapace di vivere». Questa riflessione è stata ripresa dallo psichiatra Victor Frankl, che sostiene che la ricerca di un senso è un bisogno fondamentale per l’uomo. Tra i molti bisogni dell’essere umano, quello di trovare un significato alla propria vita occupa un posto centrale. Fin dall’antichità, l’uomo si è interrogato sul mistero del mondo e dell’esistenza, spinto da una forte necessità interiore di cercare un senso che trascenda la mera esistenza biologica. Questa ricerca non è solo un esercizio intellettuale, ma un bisogno profondo che accompagna l’uomo lungo tutta la vita. Domande come: Perché siamo qui? Qual è il nostro scopo? aprono riflessioni personali e individuali, poiché ciascuno di noi costruisce un proprio significato della vita, che cambia e si evolve con le esperienze e le circostanze. La frenesia della vita quotidiana spesso ci porta a vivere in modo superficiale, trascurando la profondità dell’esistenza. Tuttavia, per dare un senso agli eventi quotidiani, è necessario un costante sforzo interpretativo, un impegno a contemplare la realtà. La natura, con i suoi ritmi e la sua bellezza, offre un contrasto all’esperienza umana e ci ricorda la capacità unica dell’essere umano di plasmare la propria esistenza. Questa consapevolezza rappresenta una grande responsabilità

IL FILM

La ricerca della felicità, Columbia Pictures Il film racconta la storia di Chris Gardner, un uomo che lotta per trovare il senso della sua vita e della sua esistenza in mezzo alle difficoltà quotidiane. La sua ricerca della felicità e del successo riflette il desiderio universale di trovare un significato più profondo, che vada oltre le difficoltà materiali. Il film ci mostra che, nonostante le avversità, l’uomo continua a cercare un senso che possa dare valore alla sua esistenza.

L’esistenza umana è avvolta dal mistero del tempo, dalla nascita alla morte. L’uomo, però, non si accontenta di una semplice esistenza biologica: è spinto dal desiderio innato di comprendere il senso profondo della realtà. Fin dall’origine, l’intelletto umano ha cercato di andare oltre la superficie, esplorando le cause prime e i principi che governano l’universo. Questa sete di conoscenza è radicata nella natura umana, spingendoci verso la ricerca di significato. Unico tra gli esseri viventi, l’uomo possiede la capacità di autotrascendenza, ovvero di superare se stesso per migliorarsi, conferendo così un profondo significato alla sua vita, anche nelle difficoltà. Vivere in modo autentico richiede di uscire dall’isolamento e aprirsi agli altri, superando l’egocentrismo che rischia di limitare l’esistenza.

La ricerca di un significato conduce inevitabilmente a una prospettiva universale, oltre i limiti individuali. Le domande più profonde riguardano il perché delle nostre azioni, il senso di amare, soffrire e impegnarsi. Tradurre queste sensazioni in domande esistenziali è fondamentale per la propria crescita. Trovare le parole per esprimere il desiderio di significato aiuta a riflettere sugli obiettivi di vita, considerando i bisogni del presente e progettando il futuro. Questo processo di costruzione dell’identità richiede decisioni consapevoli e immaginare scenari futuri, come cambiamenti nella scuola o nei rapporti. L’identità si definisce attraverso le scelte quotidiane e la ricerca di un modello ideale di vita. Questo percorso non è lineare, alternando momenti di facilità a sfide impegnative. Tuttavia, la ricerca di un progetto di vita ci spinge a diventare persone uniche e consapevoli.

AUTOTRASCENDENZA

Capacità dell’essere umano di andare oltre sé stesso, cercando un senso più alto nella vita o nel rapporto con il divino.

crescere tra il “bello” e il “brutto” 3

Il percorso evolutivo dell’essere umano è scandito da fasi distinte, ciascuna con proprie peculiarità psicobiologiche e socioculturali. Queste tappe, lungi dall’essere semplici periodi “belli” o “brutti”, rappresentano momenti cruciali di crescita e trasformazione, caratterizzati da specifici compiti evolutivi. Analogamente alle stagioni che scandiscono il ciclo vitale della natura, ogni fase della vita umana richiede un’attenta comprensione, un’accettazione consapevole e una piena valorizzazione delle potenzialità insite. Un periodo particolarmente delicato e complesso è l’adolescenza, una fase di transizione che segna il passaggio dall’infanzia all’età adulta. Caratterizzata da profondi cambiamenti fisici, cognitivi e socio-affettivi, l’adolescenza è un momento di intensa ricerca identitaria e di costruzione di un sé autonomo. In questa fase, sentite il bisogno di esplorare nuove dimensioni della vostra personalità, di sperimentare nuove relazioni sociali e di definire i vostri valori e orientamenti. L’adolescenza è dunque un periodo di sperimentazione, di costruzione di progetti di vita e di elaborazione di un senso di sé coerente e stabile.

LA CANZONE

Che sia benedetta, Fiorella Mannoia

Ho sbagliato tante volte nella vita

Chissà quante volte ancora sbaglierò

In questa piccola parentesi infinita

La vita è composta da fasi di crescita e cambiamento, e l’adolescenza, con i suoi profondi mutamenti, è il momento di ricerca di sé e costruzione del proprio futuro.

Quante volte ho chiesto scusa e quante no È una corsa che decide la sua meta

Quanti ricordi che si lasciano per strada

Quante volte ho rovesciato la clessidra

Questo tempo non è sabbia ma è la vita che passa, che passa

Che sia benedetta

Per quanto assurda e complessa ci sembri, la vita è perfetta

Per quanto sembri incoerente e testarda, se cadi ti aspetta

E siamo noi che dovremmo imparare a tenercela stretta

Tenersela stretta

Siamo eterno, siamo passi, siamo storie

Siamo figli della nostra verità

E se è vero che c’è un Dio e non ci abbandona

Che sia fatta adesso la sua volontà

In questo traffico di sguardi senza meta

In quei sorrisi spenti per la strada

Quante volte condanniamo questa vita

Illudendoci d’averla già capita

Non basta, non basta

Che sia benedetta

Per quanto assurda e complessa ci sembri, la vita è perfetta

Per quanto sembri incoerente e testarda, se cadi ti aspetta

E siamo noi che dovremmo imparare a tenercela stretta

A tenersela stretta….

Ascolta e leggi questa canzone, sottolineando le parole che ti risuonano maggiormente, poi cerca di motivare che cosa ti ha spinto a sceglierle.

Un’altra canzone, dei Lunapop, inizia con queste parole: «Cosa mi aspetto dal domani? Di sole in faccia no. Ma in fondo io ci spero ancora».

La domanda “Cosa mi aspetta domani?” innesca un processo complesso di proiezione verso il futuro, basato sulle scelte presenti. Durante l’adolescenza, questa fase è particolarmente intensa, poiché implica selezionare tra molteplici opzioni, attivando un processo di valutazione delle possibili conseguenze di ogni scelta.

La costruzione dell’identità è strettamente legata alla capacità di prendere decisioni autonome. Come afferma lo psicologo Rollo May, la maturità si distingue per la capacità di scegliere e perseguire i propri valori, modellando la vita su mete scelte consapevolmente. Tuttavia, l’adolescenza è caratterizzata da instabilità emotiva e incertezza, rendendo complesso il processo decisionale. È quindi fondamentale acquisire strumenti cognitivi per sviluppare un pensiero critico e autonomo, tramite la consapevolezza dei propri processi mentali e l’uso di strategie di problem solving.

Il quesito “Cosa mi aspetto dal domani?” permea ogni aspetto della vita, poiché ogni scelta, anche la più piccola, orienta il futuro. Questo orientamento si basa sui desideri, che agiscono come una forza che guida l’individuo verso la propria realizzazione. Desiderare significa immaginare e progettare un futuro diverso, ricercando il senso della vita. È un impegno a guardare oltre il presente, ampliando lo sguardo verso nuove possibilità e affrontando il percorso di crescita personale e trascendenza.

dal senso verso i valori

CERCANDO UN SENSO

Prenditi un momento per riflettere sul cammino della tua vita: Dove sei? Come nel passo biblico in cui Dio domanda ad Adamo “Dove sei?” (Gen 3,9), questa domanda ti invita a valutare la tua direzione. Hai mai avuto la sensazione di fuggire dalla realtà o di non affrontare pienamente le difficoltà? Prova a chiederti se sei aperto all’incontro con la vita in tutte le sue sfumature, sia di gioia che di sofferenza, e come questo potrebbe aiutarti a maturare e trovare un senso più profondo nel tuo percorso.

Interrogarsi sulla propria esperienza e aprirsi alla trascendenza significa chiedersi dove ci si trova nel proprio cammino esistenziale. Questa domanda richiama la prima che Dio pone all’uomo nella Bibbia: «Dove sei?» (Gen 3,9). Secondo Martin Buber, questa domanda invita a riflettere su quale direzione abbia preso la nostra vita. Davanti a essa, possiamo scegliere tra la fuga dalla realtà o l’apertura all’incontro con la vita, con le sue gioie e sofferenze. Solo abbandonando la fuga, come Adamo, possiamo maturare e ritrovare un senso profondo. La vita è un cammino condiviso, non un viaggio solitario. L’altro ci invita a uscire da noi stessi e a entrare in relazione con il mondo, scegliendo valori che riteniamo buoni. Se accettiamo che la ricerca del senso sia il fondamento dell’esistenza umana, si apre lo spazio per l’interrogazione religiosa. La religione può offrire un quadro interpretativo dell’esistenza e del suo rapporto con il trascendente. Secondo Viktor Frankl, l’identità personale si costruisce attraverso un dialogo tra il bisogno di senso individuale e i sistemi di significato culturali. In questo contesto, la religiosità è una ricerca profonda, non solo una credenza.

La trascendenza consente all’uomo di oltrepassare la dimensione immanente della vita, cercando il “perché” della sua esistenza. Questa apertura permette di definire l’identità e il senso della vita. Kierkegaard affermava che «l’uomo è un essere che decide ciò che è», sottolineando la libertà di scegliere il proprio percorso esistenziale. Questa libertà, fondamento della scelta autentica, porta con sé responsabilità. Nella prospettiva cristiana, l’uomo esercita il libero arbitrio con consapevolezza e discernimento, assumendosi le conseguenze delle sue scelte.

«Grazie al libero arbitrio ciascuno dispone di sé. La libertà è nell’uomo una forza di crescita e di maturazione nella verità e nella bontà. La libertà raggiunge la sua perfezione quando è ordinata a Dio, nostra beatitudine». (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1731)

La libertà umana, pur essendo un dono divino, è stata compromessa dal peccato originale, che ha introdotto nella condizione umana la disobbedienza e la morte. La storia biblica della salvezza narra l’opera di Dio che, attraverso Cristo, riscatta l’umanità dalla schiavitù del peccato, restituendole la dignità e la libertà perdute. La libertà cristiana, pertanto, non è solo un’assenza di costrizioni, ma una nuova condizione esistenziale caratterizzata dall’amore per Dio e per il prossimo. L’uomo, liberato dal peccato, è chiamato a vivere in conformità alla volontà divina, esercitando la sua libertà in modo responsabile e consapevole. La libertà umana trova il suo

Statua di Martin Buber a Heppenheim in Germania.

santuario più profondo nell’intimità della coscienza. Come afferma il Concilio Vaticano II, la coscienza è il «nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo», il luogo privilegiato dell’incontro personale con Dio. È proprio all’interno di questo spazio interiore che l’uomo sperimenta la voce della propria coscienza, che lo invita a discernere il bene dal male e a compiere scelte libere e responsabili.

«La coscienza morale è un giudizio della ragione mediante il quale la persona umana riconosce la qualità morale di un atto concreto che sta per porre, sta compiendo o ha compiuto. In tutto quello che dice e fa, l’uomo ha il dovere di seguire fedelmente ciò che sa essere giusto e retto. […]

L’importante per ciascuno è di essere sufficientemente presente a se stesso al fine di sentire e seguire la voce della propria coscienza. Tale ricerca di interiorità è quanto mai necessaria per il fatto che la vita spesso ci mette in condizione di sottrarci ad ogni riflessione, esame o introspezione».

(Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 1778-1779)

Grazie ad un’opera di discernimento nell’ambito della propria coscienza è possibile per i cristiani raggiugere una vita morale buona, conforme al progetto d’amore di Dio. Non ci si realizza facendo ciò che si vuole, ma facendo ciò che è vero e, pertanto, buono e giusto, attraverso gli strumenti dell’intelletto: «La coscienza morale è un giudizio della ragione, con il quale la persona umana riconosce la qualità morale di un atto concreto» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1796).

La ricerca del senso, quindi, implica un continuo superamento di sé nell’esercizio della libertà, che, nello spazio della propria coscienza l’uomo può sempre esercitare a prescindere dalle circostanze che sta vivendo concretamente. Ci si può, così, incamminare sempre verso uno scopo per l’esistenza che è orientato da quei punti di riferimento per l’agire, che si chiamano valori.

IL FILM

Chiedersi “Dove sei?” nel cammino della vita invita a riflettere sul senso dell’esistenza, aprendosi agli altri, alla realtà e al trascendente.

Invictus - L’invincibile, Warner Bros. Pictures

La storia narrata dal film, ambientata in Sudafrica subito dopo la caduta dell’apartheid allorché fu eletto il primo presidente nero della nazione Nelson Mandela, fa emergere l’idea di come attraverso scelte valoriali autentiche sia possibile fare il bene e dare vita ad un impianto etico capace di costruire ponti e distruggere muri. In concomitanza con la Coppa del mondo di rugby, grazie ai valori dello sport, la nazione si ritroverà unita grazie alla testimonianza di Mandela.

I valori orientano le scelte e definiscono l’identità personale; per il Cristianesimo, derivano da Dio e pongono la dignità umana al centro.

Il concetto di valore, inizialmente legato all’ambito economico come valore di scambio, si è evoluto nel tempo fino a includere dimensioni più profonde, come la bellezza, la bontà e la verità in ambiti artistici, morali e religiosi. I valori sono principi guida che orientano le nostre scelte e costruiscono la nostra identità, connettendoci a qualcosa di più grande e dandoci forza per affrontare le sfide. La relazione tra valori e obiettivi futuri definisce l’unicità di ogni persona. Attraverso le sue scelte, l’individuo diventa artefice del proprio destino. Tuttavia, nella società contemporanea, il relativismo e l’individualismo minano l’idea di valori universali, frammentando i sistemi valoriali. Oggi, si assiste a una sorta di “mercato dell’etica”, dove ognuno sceglie i valori che si conformano alle proprie preferenze. In contrasto, la prospettiva cristiana vede i valori come qualità intrinseche dell’essere. Dio, essendo l’Essere supremo, rappresenta il valore sommo, da cui derivano tutti gli altri valori. In questo contesto, la dignità della persona umana è centrale: l’uomo, creato a immagine di Dio, ha un valore intrinseco e inalienabile, che lo rende un fine a se stesso e non un mezzo. Questa visione implica il riconoscimento di diritti fondamentali come la vita, la libertà e la dignità.

Afferma Papa Benedetto XVI a proposito dei valori:

«Per quanto riguarda la Chiesa cattolica, l’interesse principale dei suoi interventi nell’arena pubblica è la tutela e la promozione della dignità della persona e quindi essa richiama consapevolmente una particolare attenzione su principi che non sono negoziabili. Fra questi ultimi, oggi emergono particolarmente i seguenti:

• tutela della vita in tutte le sue fasi, dal primo momento del concepimento fino alla morte naturale;

• riconoscimento e promozione della struttura naturale della famiglia, quale unione fra un uomo e una donna basata sul matrimonio, e sua difesa dai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che, in realtà, la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando il suo carattere particolare e il suo insostituibile ruolo sociale;

• tutela del diritto dei genitori di educare i propri figli».

(Discorso ai partecipanti al convegno promosso dal Partito Popolare Europeo, 2006)

L’uomo si realizza quindi attraverso i valori, ma per raggiungere questo obiettivo è chiamato ad interrogarsi sulla propria esperienza. Il messaggio del Vangelo richiama chi lo ascolta ad un lavoro di introspezione e confronto in un orizzonte di realizzazione.

Papa Benedetto XVI nell’ottobre del 2006.

i valori della beatitudini

Gesù, richiesto su quali fossero “i suoi valori”, nel suo duplice comandamento invita essenzialmente ad amare Dio e il prossimo, dando alla vita il massimo significato attraverso il dono di sé. Donarsi completamente agli altri, fino a salvare un’altra vita, rappresenta il culmine dell’amore e della realizzazione umana. Amare non è solo un sentimento, ma un’azione che ci consente di superare l’ego e di trovare un senso più profondo alla nostra esistenza.

Questo amore, che si manifesta nel prendersi cura degli altri e nel rispetto per la dignità umana, è al centro del messaggio delle Beatitudini. Gesù propone un paradigma etico che sposta l’attenzione dai beni materiali e dal potere, verso la qualità delle relazioni e la capacità di vivere l’amore come dono e condivisione. Le Beatitudini non solo insegnano, ma invitano a vivere un’esistenza basata sull’amore autentico e sull’impegno verso il prossimo.

«Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva:

“Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio.

Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati.

Beati voi che ora piangete, perché riderete.

Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v’insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell’uomo.

Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli.

Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti”». (Lc 6,20-23 e si veda per il confronto Mt 5,3-12)

Proviamo a indicare qualche criterio di lettura per comprendere bene queste parole.

• Beati: beato è colui che ha vinto, che sta dalla parte giusta, colui con cui ci si congratula.

• Voi poveri: il povero è colui che non possiede nulla, colui che non domina su niente e nessuno. Chi accetta gli altri e le cose in modo gratuito. Nel Vangelo di Matteo si dice in modo più radicale Beati i poveri in spirito: si può essere poveri fin dentro lo spirito. Nella povertà c’è il servizio reciproco che ci fa essere uomini che vivono pienamente il dono della vita. Sant’Ignazio di Loyola chiama questa la “sacra dottrina”, che nel linguaggio medievale significa l’essenza del Cristianesimo.

• Voi che avete fame: ci sono molte cose di cui aver fame, per esempio nella società occidentale che è quella più ricca non si è mai sazi, forse perché non è fame di alimenti bensì di conoscenza del perché siamo al mondo.

• Voi che piangete: non è un tranquillizzare chi ora sta male perché un domani verrà premiato, significa piuttosto che questo passaggio dal pianto alla gioia, dalla fame alla sazietà sta nel capire che il valore della vita è condividere il pane, consolare l’afflitto.

PARADIGMA ETICO

Modello di riferimento per valutare ciò che è giusto o sbagliato, basato su principi morali condivisi.

Gesù invita ad amare Dio e il prossimo, donandosi agli altri; le Beatitudini insegnano a vivere relazioni autentiche e amore concreto.

Chiesa delle Beatitudini, in Terra Santa.

• Voi quando vi odieranno: il povero, colui che ha fame, colui che soffre è odiato da chi sta “dall’altra parte”, da chi fa il male a discapito degli altri, perché questo male glielo mette davanti agli occhi.

• Rallegratevi ed esultate: gioite e danzate perché la ricompensa è quella di essere come il Figlio di Dio, che ha vinto il male e la morte. Questo è l’uomo nuovo, quello a cui tutti i cristiani sono chiamati ad aspirare.

mettiti in gioco

Prendi un foglio di carta e scegli una delle Beatitudini che trovi nel Vangelo di Matteo (Mt 5,1-12). Poi prova a rispondere alle seguenti domande.

1 Cosa significa questa beatitudine per te?

2 Conosci qualcuno che vive secondo questo principio? Scrivi un esempio concreto.

3 In che modo si potrebbe applicare questa beatitudine nella vita quotidiana?

Condividi le tue riflessioni con i tuoi compagni di classe o con il tuo insegnante, e discutete insieme di come le Beatitudini possano ispirare uno stile di vita diverso, basato su valori profondi come la giustizia, la pace e la misericordia.

Christopher Holt, le Beatitudini, 2018, Affresco ad Asheville, USA.

AUTOBIOGRAFIA SPIRITUALE

Racconto della propria vita focalizzato sull’esperienza di fede, crescita interiore e rapporto con il divino.

Il brano delle Beatitudini propone un paradigma etico radicale, fondato sull’amore e il rispetto per la vita, che si distacca dai valori tradizionali come potere, successo e gloria. Questo nuovo approccio enfatizza la qualità delle relazioni interpersonali e la condivisione, piuttosto che il possesso di beni materiali. Secondo Luca, le Beatitudini non sono solo insegnamenti morali, ma descrivono un modo di essere che caratterizza coloro che seguono Gesù, quasi una sorta di autobiografia spirituale di Cristo. Il battesimo, nella tradizione cristiana, ci inserisce in questa nuova realtà, trasformandoci in persone rinnovate.

Nel corso della storia, molte figure hanno incarnato questi valori, promuovendo giustizia e solidarietà e ispirando generazioni. Per un cristiano, vivere nella logica dell’amore significa aspirare alla santità, una vocazione aperta a tutti e non solo a pochi eletti. Il messaggio evangelico ci invita a fare della nostra vita un’opera d’arte, modellata sui valori del Regno di Dio.

testimoni d’oggi delle beatitudini

L’amore, come descritto nel duplice comandamento e nelle Beatitudini, non è solo un sentimento, ma un’azione concreta che porta a superare se stessi e a donare la propria vita per gli altri. Questo amore radicale è spesso vissuto in circostanze che il mondo non considera “beate”, come la malattia, la persecuzione o il sacrificio. Eppure, è proprio in questi contesti che alcuni testimoni del Vangelo hanno incarnato in modo straordinario il messaggio di Cristo. Figure come Don Giuseppe Diana, ucciso per la sua lotta contro la camorra; Annalena Tonelli, che ha dedicato la vita ai malati in Somalia fino al martirio; Piergiorgio Frassati, che univa il lusso borghese alla solidarietà verso i poveri; Chiara Corbella, che ha abbracciato la sofferenza e la morte con serenità per amore del figlio; e Carlo Acutis, che ha offerto la sua breve vita con gioia, nonostante la malattia, mostrano come la vera beatitudine risieda nel vivere pienamente l’amore, anche nei momenti di dolore e contrasto. Essi incarnano le Beatitudini, rivelando che la vera gioia e il significato profondo della vita si trovano nel dono di sé e nella fedeltà al Vangelo, persino nelle situazioni che il mondo non riconosce come fortunate o benedette.

Don Giuseppe Diana

Nato nel cuore della Campania, a Casal di Principe, nel 1958, Giuseppe Diana fin da giovane dimostra una profonda vocazione religiosa. Ordinato sacerdote, torna nel suo paese natale e si trova a confrontarsi con una realtà opprimente: il giogo della camorra, capeggiata dal sanguinario Francesco Schiavone, soprannominato Sandokan. In un contesto sociale dominato dalla paura e dal silenzio, Don Diana alza la voce, denunciando con coraggio le ingiustizie e gli abusi del clan. Il suo impegno civile, testimoniato dal celebre scritto Per amore del mio popolo, lo rende un faro di speranza per la comunità, ma lo espone anche a gravi pericoli. Il 19 marzo 1994, il suo coraggio ha un prezzo altissimo: viene assassinato nella sua chiesa, vittima innocente di una mafia che non tollera chi osa sfidarla.

L’amore autentico si manifesta nel dono di sé, come mostrano testimoni del Vangelo che, anche nel dolore, vivono le Beatitudini con gioia e fedeltà.

IL FILM

Per amore del mio popolo, Rai

Don Giuseppe Diana è rappresentato come un coraggioso sacerdote della forania di Casal di Principe, dove due famiglie di camorristi si affrontano senza esclusioni di colpi per il controllo del territorio. Per non vedere i giovani del paese diventare carne da macello per i clan, il prete decide di rompere il muro di omertà e cercare di attirare verso la sua parrocchia quante più persone possibili.

Una clip tratta dal fim su don Giuseppe Diana.

Alcuni testimoni straordinari come

Annalena Tonelli, Pier Giorgio Frassati, Chiara Corbella, Carlo Acutis e Padre Paolo Dall’Oglio hanno incarnato l’amore cristiano donando sé stessi fino al sacrificio per gli altri.

Annalena Tonelli

Annalena Tonelli, nata nel 1943, è un’anima inquieta e generosa. Dopo una giovinezza serena, decide di dedicarsi agli ultimi. In Kenya, si immerge nella realtà africana, fondando una piccola comunità di laiche missionarie. La sua opera, inizialmente focalizzata sui bambini orfani e malati, si amplia con la creazione di un centro di riabilitazione per disabili. La denuncia dei massacri di Wagalla la costringe a lasciare il Paese, ma non spegne il suo impegno. In Somalia, fonda un ospedale e scuole, offrendo cure e istruzione ai più bisognosi. La sua vita, segnata dalla passione per gli altri e dalla determinazione, si interrompe tragicamente nel 2003, vittima di un’aggressione.

POLIOMIELITE

Malattia infettiva virale che colpisce il sistema nervoso, causando paralisi, soprattutto nei bambini.

Piergiorgio Frassati

Nato nel 1901 in una famiglia dell’alta borghesia torinese, Pier Giorgio Frassati sembra destinato a una vita agiata e confortevole. Tuttavia, dietro le apparenze, si cela un animo inquieto e sensibile. Il contatto con le sofferenze degli operai, che conosce grazie alla sua attività imprenditoriale, lo sconvolge profondamente. Inizia così un percorso di avvicinamento ai più bisognosi, contraddistinto da un’intensa attività di volontariato e da una profonda fede. La sua vita, apparentemente contraddittoria tra il lusso borghese e la scelta di seguire Cristo, diventa un esempio luminoso di coerenza e di impegno sociale. La sua morte precoce, causata da una fulminante poliomielite, lo consacra come un modello per le generazioni future.

mettiti in gioco

Frassati riusciva a combinare azione sociale e fede. Prova a riflettere sulle tue abitudini quotidiane: come potresti integrare piccole azioni di volontariato nella tua vita di tutti i giorni? Scegli una giornata della settimana e pianifica un’attività, come aiutare un compagno in difficoltà, fare visita a una persona sola, o partecipare a un’iniziativa della tua comunità locale. Scrivi poi una breve riflessione su come ti sei sentito e cosa hai imparato da questa esperienza.

Piergiorgio

Chiara Corbella

La storia di Chiara Corbella è un inno all’amore e alla speranza. Una giovane donna, piena di vita e di progetti, si trova a confrontarsi con prove durissime. A 18 anni incontra Enrico. Dopo varie difficoltà, il rapporto di coppia rifiorisce e approda al matrimonio: Chiara ed Enrico si sposano ad Assisi nel 2008. La perdita dei suoi primi due figli, entrambi malati, e la successiva scoperta di un tumore, potrebbero spezzare chiunque. Eppure, Chiara non si arrende e finalmente dà alla luce il bimbo tanto atteso, Francesco. La ragazza lotta strenuamente, soffre, spera. Si sottopone a tutte le cure necessarie, come chemioterapia e radioterapia. Le metastasi, però, avanzano e si diffondono ovunque, portandola alla morte nel 2012.La sua fede in Dio e l’amore per la vita la sostengono in questo doloroso cammino. La sua storia è un invito a non perdere mai la speranza, anche di fronte alle più grandi sofferenze.

Carlo Acutis

Nato nel 1991 a Londra, Carlo Acutis cresce in una famiglia agiata e si trasferisce a Milano fin da piccolo. Nonostante l’ambiente benestante, Carlo si distingue per la sua profonda fede e una straordinaria sensibilità verso il prossimo. Appassionato di informatica, usa le sue competenze per evangelizzare, creando un sito web dedicato ai miracoli eucaristici. Conduce una vita semplice, partecipando quotidianamente alla Messa e praticando il volontariato, aiutando i più poveri della città. Carlo unisce la tecnologia alla spiritualità, dimostrando che la fede può esprimersi anche nel mondo digitale. Colpito da una leucemia fulminante a soli 15 anni, offre la sua sofferenza per il Papa e la Chiesa, lasciando un’eredità di santità moderna che ha ispirato migliaia di giovani.

Padre Paolo Dall’Oglio

Paolo Dall’Oglio, nato a Roma nel 1954, è un gesuita italiano noto per il suo impegno nel dialogo interreligioso. Dopo aver studiato arabo e islamistica a Beirut e Damasco, nel 1982 scopre le rovine del monastero di Deir Mar Musa in Siria, risalente al VI secolo. Affascinato dal luogo, decide di restaurarlo, trasformandolo in un centro di incontro tra cristiani e musulmani. Nel 1992 fonda la comunità monastica mista “Al-Khalil”, dedicata alla preghiera, al lavoro manuale e all’ospitalità, promuovendo la convivenza pacifica tra le due fedi. Le sue posizioni critiche verso il regime siriano durante la guerra civile lo portano all’espulsione nel 2012. Tornato clandestinamente in Siria nel 2013 per negoziare la liberazione di ostaggi, viene rapito a Raqqa il 29 luglio dello stesso anno. Di lui da allora non si hanno più notizie e nonostante gli anni trascorsi alla sua ricerca, il suo messaggio di pace e dialogo continua a ispirare molti.

CERCANDO UN SENSO

Carlo Acutis ha dimostrato che la santità può trovare spazio anche nel mondo digitale. Come puoi unire le tue passioni, talenti e competenze moderne, come la tecnologia, per aiutare il prossimo e poter dire di aver migliorato anche solo di poco il mondo?

Il monastero fondato da Padre Dall’Oglio.

SGUARDI IN PROFONDITÀ

SELEZIONA LA RISPOSTA CHE SECONDO TE È CORRETTA

1 Cosa contraddistingue l’essere umano, secondo l’antropologia religiosa?

A La capacità di adattamento.

B L’inquietudine esistenziale e la ricerca di senso.

C L’istinto di sopravvivenza.

D L’uso della tecnologia avanzata.

2 Secondo Viktor Frankl, quale bisogno fondamentale guida l’uomo nella vita?

A Il bisogno di sicurezza.

B Il bisogno di riconoscimento sociale.

C La ricerca di un significato nella vita.

D La ricerca di potere.

3 Qual è il significato profondo delle Beatitudini proposte da Gesù?

A Un invito a vivere in povertà assoluta.

B Un insieme di leggi da rispettare per essere i “primi” nel Regno dei Cieli.

C Un insegnamento che invita all’amore verso Dio e il prossimo.

D Una lista di norme morali per essere accettati nella società.

4 Qual è uno degli elementi centrali della crescita durante l’adolescenza?

A Il rifiuto dei valori tradizionali.

B La costruzione di un’identità autonoma e coerente.

C L’adesione incondizionata ai modelli familiari.

D Il raggiungimento del successo economico.

RISOLVI IL CRUCIPUZZLE E SCOPRI LA FRASE NASCOSTA

Cerca nel crucipuzzle le seguenti parole:

Soluzione:

5 Cosa rappresenta il concetto di “libertà” nella prospettiva cristiana?

A Il diritto di fare ciò che si desidera senza restrizioni.

B L’assenza di vincoli religiosi bigotti.

C La capacità di agire secondo il bene, con responsabilità e coscienza.

D La possibilità di infrangere inutili leggi terrene.

6 Chi è stato un esempio di “testimone”, morto per difendere la sua comunità dalla criminalità organizzata?

A Piergiorgio Frassati.

B Giuseppe Diana.

C Carlo Acutis.

D Annalena Tonelli.

LEGGI E INDICA SE È VERO O FALSO

1 Secondo Viktor Frankl, la ricerca di senso è un bisogno secondario nella vita dell’uomo.

2 L’adolescenza è un periodo di stabilità emotiva e certezza nelle scelte di vita.

3 Le Beatitudini propongono un modello di vita basato sull’amore il distacco dai beni materiali.

4 Il concetto di libertà cristiana implica l’assenza di responsabilità e vincoli morali.

5 La ricerca del senso e dei valori richiede un costante esercizio di riflessione e discernimento.

STUDIO DI UN CASO

La ricerca di senso di Matteo nell’era digitale Matteo è un giovane adolescente che trascorre gran parte del suo tempo online, affascinato dalle nuove tecnologie. Tuttavia, sente una crescente insoddisfazione e vuoto interiore, nonostante la sua vita virtuale sembri sempre ricca di stimoli.

Durante un incontro in parrocchia, scopre le Beatitudini e inizia a riflettere su cosa significhi veramente cercare il senso della vita. Decide di ridurre il tempo passato sui social e di dedicarsi a volontariato, cercando di mettere in pratica l’amore per il prossimo.

In che modo Jacopo può superare le critiche della sua comunità e della sua famiglia per seguire la sua vocazione? Quali aspetti della vita e degli insegnamenti di Francesco d’Assisi potrebbero aiutarlo a trovare il coraggio di compiere questa scelta radicale?

ORIZZONTI DI CITTADINANZA

1 LA RICERCA DEL SENSO DELLA VITA

• Pensate a un momento in cui vi sono posti domande sul significato della vita o su ciò che considerate importante. Scrivete brevemente cosa ha ispirato queste riflessioni e quali valori ne sono emersi.

• Condividete le riflessioni in classe, discutendo come questa ricerca di significato sia legata alla costruzione di una comunità che valorizza la crescita personale e il rispetto delle diverse visioni del mondo.

2 I VALORI DELLE BEATITUDINI NELLA VITA MODERNA

• Dividete la classe in piccoli gruppi e assegnate a ciascun gruppo una delle Beatitudini. Ogni gruppo riflette su come quel valore (ad esempio, misericordia, giustizia, pace) possa essere applicato in contesti odierni come la scuola, la comunità locale o la società.

• Ogni gruppo condivide le proprie idee su come quel valore delle Beatitudini possa promuovere il bene comune, la solidarietà e l’inclusione.

3 ESEMPI DI CORAGGIO E IMPEGNO

• Ogni studente sceglie una figura di rilievo, come Don Giuseppe Diana, Annalena Tonelli, Carlo Acutis o altri, e ricerca brevemente come questa persona abbia incarnato valori come il coraggio, l’altruismo e il rispetto per la dignità umana.

• Gli studenti presentano le loro ricerche, discutendo l’importanza di seguire valori forti e condivisi per costruire una società giusta e inclusiva.

1 CONOSCI IL MONDO DENTRO TE

Rifletti sui valori e sulle figure che ti ispirano

Rispondi alle seguenti domande.

• Quali valori consideri essenziali per te? Come pensi che questi valori possano influenzare le tue decisioni e il tuo percorso futuro?

• Pensa a una figura ispiratrice (può essere una persona famosa o qualcuno che conosci personalmente). Quali qualità e valori trovi particolarmente significativi in questa persona?

• In quali momenti senti che potresti fare la differenza per gli altri o per la tua comunità? Quali abilità ti piacerebbe sviluppare per raggiungere questo obiettivo?

Dopo aver completato le risposte, confrontati con un compagno. Avete valori o modelli di riferimento simili? Questa attività ti aiuta a identificare le qualità che ammiri e come queste possano ispirarti a fare scelte consapevoli e significative per il futuro.

2 CONOSCI IL MONDO ATTORNO A TE

Esplora come il credere in valori abbia impatti sociali

Dividetevi in gruppi e scegliete una figura moderna che ha vissuto i valori delle Beatitudini, come Don Giuseppe Diana, Annalena Tonelli, Carlo Acutis o altri “testimoni”. Cercate di capire quale impatto abbiano avuto le loro scelte e i loro valori sulla società.

• Ogni gruppo esplora il contesto di vita della figura scelta, analizzando come abbia incarnato valori come il servizio, la giustizia o la solidarietà.

• Condividete con la classe ciò che avete scoperto, spiegando come i valori delle Beatitudini possano trovare applicazione nel mondo del lavoro e nella vita quotidiana. Questa attività vi permette di comprendere come il vivere secondo valori profondi possa portare a carriere significative e ispirare un cambiamento positivo nella comunità e nella società.

VERSO ORIZZONTI FUTURI

orIZZONTI DIGITALI INTELLIGENZA ARTIFICIALE

1 SPERIMENTA L’IA

Crea un “Manifesto del senso della vita”

Utilizzate un’applicazione di Intelligenza Artificiale per ideare un manifesto visivo che rappresenti il vostro personale concetto di “senso della vita”, ispirandovi agli argomenti esplorati nel testo: l’inquietudine esistenziale, la ricerca di senso e i valori fondamentali come l’amore, la dignità umana e la libertà. Questo manifesto sarà una rappresentazione simbolica delle riflessioni che avete sviluppato.

Fasi dell’attività

1 Riflettete sui concetti: rileggete le parti del testo che trattano la ricerca di senso e il valore della vita umana. Pensate alle domande esistenziali che più vi risuonano, come: “Qual è il significato della vita?”, “Cosa rende un’esistenza piena e autentica?”.

2 Scegliete simboli e parole chiave: individuate simboli, parole o immagini che rappresentino i concetti di valore e senso, come un cammino, la luce, l’orizzonte, o parole come “speranza”, “amore”, “libertà”.

3 Create il manifesto con l’IA: utilizzate l’IA per generare un “manifesto visivo” che unisca testo e immagini. Ogni gruppo può sviluppare una combinazione unica di simboli e frasi che rappresenti il proprio punto di vista sulla ricerca di senso.

4 Condividete e spiegate: presentate il manifesto agli altri compagni di classe, spiegando come le immagini e le parole scelte riflettono il vostro concetto di senso della vita. Ascoltate le idee degli altri, confrontandovi su temi comuni e differenze.

Domande guida

• Quali simboli avete scelto e cosa significano per voi?

• In che modo questo manifesto riflette la vostra idea di vita autentica?

• Quali valori credete siano essenziali per trovare un senso profondo?

Suggerimento input all’IA

“Crea un manifesto visivo che rappresenti il senso della vita, utilizzando simboli e parole chiave legate a valori come (… scrivi tu)”.

2 RIFLETTI SULL’ESPERIENZA FATTA

Un manifesto sul senso della vita realizzato con l’IA?

Dividete la classe in piccoli gruppi (3-4 persone). Ogni gruppo rifletterà sul manifesto creato e discuterà come l’uso dell’IA abbia influenzato la rappresentazione del senso della vita e dei valori fondamentali.

Discussione in gruppo

Analizzate le immagini e le parole scelte per il manifesto, confrontando le rappresentazioni simboliche con le riflessioni sviluppate in precedenza. Ogni gruppo dovrebbe identificare i seguenti aspetti.

• Aspetti positivi: in che modo l’IA è stata utile per rappresentare visivamente concetti come amore, dignità e libertà? Il manifesto creato ha favorito la comprensione del senso della vita? Quali elementi vi hanno colpito di più nel messaggio visivo creato?

• Zone d’ombra o perplessità: ci sono state rappresentazioni o simboli che l’IA non è riuscita a esprimere in modo pieno o soddisfacente? Avete percepito limiti nel modo in cui l’IA ha interpretato concetti così personali e profondi?

Domande guida

• In che modo il manifesto creato con l’IA ha arricchito o limitato la vostra espressione del senso della vita?

• Quali aspetti dell’uso dell’IA vi sono sembrati più interessanti o problematici nella rappresentazione di valori esistenziali?

• Quali miglioramenti pensate potrebbero essere apportati per un uso più efficace dell’IA in un’attività simile?

Mappa dei valori

Ogni gruppo crea una piccola mappa che illustra i simboli e i valori espressi nel manifesto, accompagnati da una breve spiegazione su come l’IA ha reso o interpretato ciascun valore.

Condivisione di gruppo

• Ogni gruppo presenta la propria mappa dei valori alla classe, spiegando le scelte fatte e le riflessioni emerse.

• La classe discute le difficoltà e i successi nel creare un manifesto del senso della vita con l’IA, considerando i valori comuni e le differenze tra le rappresentazioni.

Conclusioni

Dopo le riflessioni individuali e di gruppo, discutete insieme.

• Quali aspetti dell’esperienza vi hanno aiutato a comprendere meglio il potenziale e i limiti dell’IA nell’esprimere concetti complessi?

• Come potrebbe essere utilizzata in futuro l’IA per aiutare nella rappresentazione dei valori fondamentali della vita?

Contenuti digitali della sezione

sezione Il “problema” dell’esistenza di Dio 10

Conoscenze

Conoscere le principali domande filosofiche e teologiche sull’esistenza di Dio.

Comprendere i diversi approcci storici, dai filosofi antichi fino alle correnti moderne, e i concetti di Dio come “trascendente”, “dimostrabile” e “nascosto”.

Abilità

Saper riflettere sulle argomentazioni filosofiche che cercano di dimostrare o negare l’esistenza di Dio. Riconoscere la varietà di concezioni religiose e non religiose sulla divinità, dal teismo all’ateismo e al nichilismo.

Competenze

Acquisire la capacità di analizzare e confrontare le diverse risposte alla domanda sull’esistenza di Dio, integrando prospettive filosofiche e teologiche.

Sviluppare un senso critico e aperto riguardo alle posizioni sul divino nella società contemporanea.

SOMMARIO

1 La domanda delle domande, 298

2 Dal mondo a Dio, 299

3 Da Platone ad Aristotele, 300

4 Un Dio “trascendente”, 302

5 Un Dio “dimostrabile”, 303

6 Un Dio “infinito”, 305

7 Un Dio “nascosto”, 306

8 Un Dio architetto, morale o interiore, 308

9 La negazione di Dio: ateismo e nichilismo, 310

10 Il tema di Dio oggi, 312 ATTIVITÀ DI VERIFICA

Sguardi in profondità, 314

EDUCAZIONE CIVICA

Orizzonti di cittadinanza, 316

ORIENTAMENTO Verso orizzonti futuri, 317

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Orizzonti digitali, 318

LA DOMANDA SULL’ESISTENZA DI DIO

La questione sull’esistenza di Dio è fondamentale per l’umanità e riguarda il senso ultimo della vita e del mondo.

DAL MONDO A DIO

La filosofia, fin dai suoi albori, ha cercato di spiegare l’origine dell’universo con l’idea di un principio divino.

Nella società contemporanea, il tema di Dio resta centrale nel dibattito tra scienza, filosofia e fede, coinvolgendo credenti e non credenti. 1. 7. 3. 5. 8. 2. 4. 6.

FILOSOFI

ANTICHI E DIO

Platone e Aristotele svilupparono le prime concezioni razionali di un Dio trascendente e ordinatore dell’universo.

DIO TRASCENDENTE E CREATORE

Il Cristianesimo introduce la visione di un Dio che crea il mondo dal nulla, trascendente e al di sopra della realtà materiale.

MA LUI... ...C’È? L’ORIZZONTE IN MAPPA

DIMOSTRAZIONI FILOSOFICHE

Alcuni hanno elaborato prove razionali dell’esistenza di Dio, come le celebri “cinque vie”.

UN DIO “NASCOSTO”

Altri, come Pascal, hanno sottolineato che Dio si rivela solo attraverso la fede e non è dimostrabile con la sola ragione.

LA NEGAZIONE DI DIO

Con il pensiero moderno, correnti come l’ateismo e il nichilismo hanno negato l’esistenza di Dio o un qualche “senso” all’universo.

IL DIBATTITO SU DIO OGGI

1

LA DOMANDA DELLE DOMANDE

La domanda sull’esistenza di Dio è una delle più importanti che l’essere umano si possa porre. Non si tratta di una domanda astratta o oziosa in quanto essa riguarda la ricerca del fondamento ultimo della realtà, del mondo e dell’esistenza umana per tentare di comprendere il significato di tutto ciò che è.

CERCANDO UN SENSO

La domanda sull’esistenza di Dio è da sempre al centro delle riflessioni umane. È una questione che ci invita a guardare oltre il quotidiano e a interrogarci sul significato profondo della vita. Pensi che affrontare questa domanda possa influenzare le tue scelte e il tuo modo di vedere il mondo? In che modo pensi che la ricerca del “fondamento ultimo” possa cambiare la tua prospettiva di vita?

Perché occuparsi di questo tema? Come può cambiare la nostra vita? Non si può forse vivere, lavorare, esistere, prescindendo dall’interrogarsi su Dio? Parlare di Dio potrebbe essere una perdita di tempo e di energie rispetto ad altre questioni che possono sembrare più impellenti e necessarie.

A ben guardare, però, restare indifferenti al tema di Dio, alla domanda se ci sia Qualcuno o meno per cui la nostra esistenza è preziosa e che custodisce il senso della nostra vita, è un atteggiamento certamente possibile ma lontano dalla dignità più profonda della specie umana che, da sempre, si interroga sul senso dell’Assoluto.

Interrogarsi sull’esistenza di Dio e provare a individuare delle possibili risposte, è una necessità antropologica che coinvolge l’uomo nella sua totalità, richiedendo l’uso della ragione, con la quale possiamo conoscere la verità, e l’ascolto del “cuore”, della nostra dimensione emotiva e sentimentale, che può insegnare a comprendere ciò che ci rende davvero felice.

La domanda su Dio è fondamentale perché tocca il senso ultimo dell’esistenza e coinvolge sia la ragione che il cuore nella ricerca della verità e della felicità.

Non sorprende dunque che la domanda su cosa o Chi possa aver dato origine al mondo nel quale ci troviamo a vivere abbia accompagnato il genere umano fin dai suoi albori. E continua ad accompagnarlo. La si ritrova in diversi contesti antropologici, filosofici, esistenziali: nelle riflessioni dei grandi pensatori della storia che, all’interno delle loro culture di appartenenza, osservando e studiando con attenzione la realtà, si sono interrogati su quale potesse essere il Principio di tutte le cose.

Proviamo ad entrare in dialogo con loro per cogliere tutti i preziosi contributi che possono offrire alla nostra ricerca di senso.

dal mondo a dio

I primi filosofi cercarono l’origine della realtà, spinti dallo stupore (thauma in greco) di fronte ai misteri dell’universo. Come i miti antichi di Omero ed Esiodo, anche la filosofia tentava di rispondere alla domanda sull’origine del Tutto, ma lo faceva con un metodo razionale. A partire dal VII/VI secolo a.C., in Grecia, la filosofia ha cercato di spiegare la realtà attraverso il logos (parola, discorso, ragione), passando dall’esperienza particolare all’individuazione di un principio universale. Questa ricerca nasce dall’amore per la verità, senza secondi fini, per rispondere al profondo bisogno di senso dell’uomo.

A fondamento dei fenomeni che appaiono e si manifestano nella natura, i filosofi più antichi provenienti dalla città di Mileto in Asia minore, hanno posto una sostanza primordiale eternamente esistente, definita in greco arché (traducibile con i termini “principio”, “origine”). Questi filosofi hanno individuato l’arché in diversi elementi della Natura e, per questo motivo, sono considerati i primi panteisti (dal greco pán, “tutto” e theós, “Dio”) ovvero coloro che sostengono letteralmente che “Dio è Tutto” e “Tutto è Dio”: per Talete il principio primo è l’acqua, in quanto principio essenziale di ogni forma di vita; per Anassimandro l’ápeiron, cioè l’in-finito, l’in-determinato, da cui tutto deriva per determinazione e a cui tutto ritorna dissolvendosi; per Anassimene l’aria, dalla cui rarefazione e condensazione si generano tutti i fenomeni fisici.

Dall’osservazione della regolarità dei fenomeni naturali e dalla constatazione dell’ordine dell’universo, il filosofo greco del V secolo a. C. Anassagora è il primo che induce l’esistenza di un’Intelligenza divina, il Nous, all’origine di tutti gli elementi dell’universo. Sulla stessa linea si pone Socrate (470/469 - 399 a. C.), per il quale il mondo è un ordine armonico o cosmo (dal greco kosmos che significa “ordine”, “armonia”, “bellezza”), regolato da una divinità superiore che governa l’universo intero e custodisce il destino degli uomini.

Statua di Socrate ad Atene

da platone ad aristotele 3

Il fascino del divino conquista anche i due più importanti filosofi dell’età antica, Platone e Aristotele, che giungono entrambi a stabilire l’esistenza di un Primo Principio trascendente e intelligente.

Platone e Aristotele riconoscono l’esistenza di un principio divino: Platone lo vede come un Demiurgo che ordina il mondo secondo il Bene, mentre Aristotele lo concepisce come il Motore Immobile, causa ultima dell’universo.

Il parco ad Atene dove un tempo era l’Accademia di Platone.

Secondo Platone (427-347 a.C.) il fatto che l’universo sia regolato da un insieme di leggi ben definite e strutturate, testimonia l’esistenza di un ordine intelligibile caratterizzato da una stabilità e una perfezione ben superiori a quelle di cui sono forniti gli esseri sensibili, segnati invece, di per sé, dal divenire, dall’imperfezione e dalla finitezza. Da ciò si deduce che la realtà sia costituita da due piani originari e distinti: il mondo delle idee o Iperuranio (dal greco “oltre il cielo”) a cui si associano anche gli enti matematici; e quello delle entità materiali presenti nel mondo fisico.

Nel celebre dialogo filosofico Timeo, Platone spiega che questi due livelli di realtà entrano in relazione grazie all’intervento di un’Intelligenza divina che pone nella materia forme e modelli di natura intelligibile, comportandosi come un Demiurgo – che vuol dire “Artefice” – il quale plasma il mondo orientandolo al Bene supremo.

Anche Aristotele (384-322 a.C.) concepisce Dio in rapporto al funzionamento del cosmo in cui ogni elemento si muove eternamente, cioè passa dalla potenza all’atto, grazie ad un altro ente (dal latino ens che significa “ciò che è”) già in atto che ne determina il passaggio, ovvero il movimento. Affinché il divenire possa realizzarsi, è necessario che esista un atto puro, un Motore primo e immobile, capace di provocare il movimento senza essere mosso a sua volta. Aristotele chiama “Dio” un tale Atto, caratterizzato da vita e pensiero, appartenente alla dimensione metafisica (dal greco metà tà physiká “dopo le cose fisiche, naturali”) della realtà.

Dal momento che il pensiero divino pensa solo ciò che è perfetto, è necessario allora concludere che Dio sia Pensiero che pensa se stesso ovvero “Pensiero di Pensiero”. In tal modo Dio è causa finale e oggetto di desiderio che attira le cose verso la propria perfezione, suscitando in ogni specie dell’universo una tensione interna verso la propria perpetuazione e realizzazione del meglio: «Diciamo che Dio è vivente, eterno e ottimo; cosicché a Dio appartiene una vita perennemente continua ed eterna: questo, dunque, è Dio» (dalla Metafisica).

L’ultimo significativo contributo che il pensiero greco – ormai al tramonto con l’avvento della religione cristiana – offre all’elaborazione di una concezione del divino, è quello di Plotino (204-270 a. C.). Egli identifica Dio con l’Uno, Origine impensabile e ineffabile di tutto ciò che esiste, raggiungibile attraverso una vera e propria esperienza estatica in cui il soggetto umano, a partire dalla propria interiorità, trascende la propria dimensione spazio-temporale per diventare una cosa sola con l’unità divina e raggiungere uno stato di pieno appagamento e assoluta pace spirituale.

Per Plotino Dio è il “totalmente Altro” rispetto al mondo e la teologia che ne deriva è negativa, in quanto può soltanto dire ciò che l’Assoluto “non è” rispetto al mondo. Da questa impostazione deriveranno, in modo più o meno diretto, numerose forme di misticismo che si svilupperanno in Occidente.

Rientrano in questo contesto le concezioni filosofiche (che qui possiamo solo accennare) del Dio-Uno Infinito di Giordano Bruno (1548-1600), della Sostanza o Natura divina e infinita di Baruch Spinoza (1632-1677), dell’Assoluto come unità di Spirito e Natura di Friedrich Wilhelm Joseph Schelling (17751854) e dello Spirito Assoluto di Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831).

Raffaello, La Scuola di Atene, 1509-1511, affresco, Stanze di Raffaello, Musei Vaticani, Roma.

un dio “trascendente”

Con il Cristianesimo sorgono le prime concezioni creazioniste, secondo le quali il mondo viene creato dal nulla grazie all’intervento di Dio. A partire dall’affermazione con cui si apre la Bibbia «In principio Dio creò il cielo e la terra» (Gen 1,1), i filosofi cristiani affermano la trascendenza divina che conferisce al mondo un proprio statuto autonomo rispetto al principio divino che lo ha creato, ponendo le basi concettuali per una demitizzazione della natura

Sant’Agostino da Ippona. Il Cristianesimo introduce il concetto di creazione dal nulla, valorizza l’uomo come immagine di Dio e, con Sant’Agostino, sottolinea la ricerca interiore per scoprire la Verità e il senso dell’esistenza.

Il Dio della Bibbia conferisce anche un nuovo significato all’essere umano, creato a sua immagine e somiglianza e incaricato di portare a compimento l’opera della creazione. Grazie a questa valorizzazione del soggetto la filosofia cristiana sviluppa il primato della persona come essere unico e irripetibile.

Nel libro biblico dell’Esodo Dio rivela a Mosè il proprio nome: «Io sono colui che sono!» (Es 3,14). Per Sant’Agostino di Ippona (354-430 d. C.) questo passo significa che l’essere di Dio sia eterno e immutabile, senza passato né futuro, fonte e origine di tutto ciò che è mutabile e sottoposto al tempo. La ricerca di Dio parte dall’interiorità umana all’interno della quale si scopre la Verità di sé e della realtà, il cui Creatore stabilisce eternamente, al di là del tempo e dello spazio, i criteri ideali di ogni cosa contenuti nel proprio Pensiero o Verbo (dal latino Verbum, “Parola”), che possono essere conosciuti e sperimentati in prima persona da ogni soggetto umano.

In alcune pagine del suo scritto più celebre, le Confessioni, vero e proprio capolavoro della letteratura medievale, Sant’Agostino racconta in modo appassionato l’esperienza di avere trovato Dio come un “colpo di fulmine”, in una dimensione intuitiva e misteriosa.

IL LIBRO

Confessioni, Agostino di Ippona

«Ciò di cui in coscienza io non dubito, Signore, è che amo te. La tua parola mi ha colpito in cuore, e io ti ho amato. […] Ma cosa amo, amando te? Non la grazia di un corpo, non il fascino del mondo, non la candida luce amica di questi occhi, non la carezza melodiosa dei canti, non il profumo dei fiori o di balsami e aromi, non la manna e il miele degli abbracci e dei desideri carnali. Non è questo che amo, quando amo il mio Dio. Eppure amo una sorta di luce, una sorta di voce e di profumo e di cibo e una sorta di abbraccio, quando amo il mio Dio: luce, voce, profumo, cibo e abbraccio dell’uomo interiore, dove ogni cosa splende e risuona e profuma per l’anima, e da lei sola si fa assaporare e stringere. Dove c’è luce non diffusa nello spazio e musica non rapita dal tempo e profumo che il vento non disperde e sapore che la nausea non scema – e un abbraccio che la sazietà non scioglie. Questo è quello che amo, quando amo il mio Dio».

un dio “dimostrabile

Nonostante la chiara intuizione dell’infinita essenza di Dio, in epoche successive si è sondata la possibilità di “dimostrare” la sua esistenza.

Ciò ha esercitato un fascino particolare sull’opera del filosofo e teologo Sant’Anselmo d’Aosta (1033-1109), abate del monastero di Bec, in Normandia, e arcivescovo di Canterbury. Nella sua opera più importante, il Proslogion (“Discorso rivolto ad altri”), egli propone una dimostrazione dell’esistenza di Dio o prova “a priori”, svolta cioè indipendentemente da ogni riferimento all’esperienza sensibile, che sarà oggetto di tantissime discussioni nel corso della storia.

Anselmo ritiene di aver trovato un argomento talmente convincente per dimostrare l’esistenza di Dio, da non avere bisogno di null’altro se non di se stesso. Chi nega l’esistenza di Dio deve pur sempre attribuire alla parola “Dio” un significato preciso, quello dell’essere infinito di cui non si può pensare nulla di maggiore.

Se però “ciò di cui non si può pensare nulla di maggiore” fosse soltanto nell’intelletto, allora non sarebbe davvero “ciò di cui non si può pensare nulla di maggiore”, perché “ciò di cui non si può pensare nulla di maggiore” solo nell’intelletto sarebbe minore di “ciò di cui non si può pensare nulla di maggiore” esistente però anche nella realtà. Perciò, “ciò di cui non si può pensare nulla di maggiore” non può trovarsi nel solo intelletto, ma anche nella realtà.

mettiti in gioco

Dopo aver letto questa argomentazione di Anselmo sull’esistenza di Dio rifletti e rispondi queste domande.

1. Cosa pensi di questo ragionamento? Ti sembra convincente? Perché?

2. Secondo te, è possibile dimostrare l’esistenza di Dio solo con la logica?

La formulazione più efficace delle “prove” dell’esistenza di Dio è però quella di San Tommaso d’Aquino (1225-1274) che nel suo scritto Somma Teologica propone le celebri “cinque vie” In esse si parte sempre dall’esperienza per giungere all’esistenza di un Ente che “fonda” o “giustifica” tutta la realtà, secondo un aspetto diverso a seconda della prospettiva che si prende in considerazione.

Ecco una presentazione sintetica di esse:

1. Prima via del motore immobile. Nel mondo si osserva che ogni ente muta, a partire dal cambiamento di altri enti che sono anch’essi soggetti ad un continuo divenire. La successione di questi cambiamenti non può essere infinitamente lunga, quindi deve esserci qualcosa che provoca il cambiamento senza che esso stesso cambi. E questo è ciò che tutti intendono essere Dio, primo movente non mosso e immutabile

Sant’Anselmo sostiene che Dio, essendo l’essere più grande pensabile, non può esistere solo nell’intelletto, ma deve esistere anche nella realtà.

San Tommaso d’Aquino.

CONTINGENTE

Ciò che esiste ma potrebbe anche non esistere, in contrasto con ciò che è necessario e immutabile.

Tommaso d’Aquino mostra che la ragione può preparare alla fede, difendendola dagli errori e rendendo accessibile la conoscenza di Dio anche al senso comune.

2. Seconda via della causalità universale. Nel mondo constatiamo che tutte le cose hanno una causa, senza che nessuna di esse possa essere causa di se stessa, perché ciò comporterebbe che essa esistesse prima di se stessa, il che è una evidente contraddizione. Se ciò da cui una cosa è causata è esso stesso causato, allora anche esso deve avere un’altra causa. Ma all’origine di questa successione causale, che non può essere infinitamente lunga, ci deve essere un elemento che non sia causato da nient’altro. E questo è ciò che tutti chiamano Dio, causa prima non causata.

3. Terza via della contingenza. Il mondo è costituito da esseri contingenti che è possibile che siano e che è anche possibile che non siano, in quanto sottoposti al divenire e alla deperibilità. Se tutto fosse contingente e quindi suscettibile di non essere, allora nulla esisterebbe adesso. Dal momento che però almeno alcune cose chiaramente ora esistono, deve esserci qualcosa che è imperituro, un essere necessario. E questo essere è ciò che tutti chiamano Dio.

4. Quarta via del grado di perfezione. Nel mondo esistono cose che variano nei gradi di bontà, verità, nobiltà, ecc. Giudicare qualcosa come “più” o “meno” di un’altra implica l’esistenza di un paradigma o modello assoluto a cui occorre fare riferimento, considerando che ciò che è massimo in un genere è la causa di tutto il resto in quel dato genere. L’essere che possiede il massimo grado di perfezione di tutti i generi positivi è ciò che tutti chiamano Dio.

5. Quinta via della causa finale o dei fini. Tutti i fenomeni del mondo privi di intelligenza si comportano in modo regolare. Il loro comportamento, che risulta essere prevedibile, non può essere frutto del caso ma deve essere impostato. Non essendo forniti di intelligenza, tali fenomeni non possono essere impostati da soli. Pertanto, il loro comportamento deve essere determinato da qualcosa che è altro da essi e che deve essere infinitamente intelligente. Questo essere è ciò che tutti chiamano Dio.

Con la formulazione delle sue “cinque vie”, Tommaso d’Aquino riconosce alla ragione due compiti fondamentali nei confronti della fede religiosa:

1. spianare la strada dagli errori che potrebbero rendere irrazionali i contenuti della Rivelazione;

2. mostrare la ragionevolezza dei contenuti di fede in riferimento all’autorità delle Scritture.

È questo l’ambito dei cosiddetti “preamboli della fede”, per mezzo dei quali è possibile stabilire un dialogo sensato fra credenti e non credenti. Siamo di fronte ad un delicato equilibrio che rispetta la gratuità e la libertà dell’atto di fede nella Parola rivelata – fede che nessun argomento di ragione può necessariamente causare – attestando nel contempo la capacità della ragione di difendere dagli errori l’oggetto delle verità credute, preparando così l’opzione libera verso i contenuti rivelati.

La conoscenza di Dio risulta essere così accessibile anche al “senso comune”, cioè al pensiero filosofico “spontaneo”, esercitato da ogni essere umano con l’utilizzo delle proprie facoltà razionali.

un dio “infinito”

L’età moderna segna il passaggio dal teocentrismo medievale all’antropocentrismo dell’Umanesimo e del Rinascimento, con il quale si riconosce all’essere umano la capacità di giungere a Dio attraverso la soddisfazione del proprio desiderio naturale di verità, di bene e di felicità. Queste aspirazioni costituiscono il nucleo più profondo della vita spirituale e della dignità di ogni persona. Il pensatore francese René Descartes, meglio noto come Cartesio, (1596-1650) concepisce Dio come il garante della corrispondenza tra la verità conosciuta dal pensiero umano e la natura, fornendo così un fondamento filosofico alla nuova scienza galileiana affermatasi nella prima metà del XVII secolo. Per Cartesio l’esistenza di Dio è attestata dalla ragione in modo autonomo e indipendente dall’esperienza: le “verità eterne” della matematica, che sono riconosciute universalmente come indiscutibili, non trovano il loro fondamento in se stesse, ma sono create da Dio con una decisione libera.

Dio non “gioca” con le regole dell’evidenza e garantisce il buon funzionamento della mente umana: di conseguenza, l’ateismo non è un difetto della fede ma un errore logico in quanto l’ateo si comporta come chi non conosce la matematica. Cartesio ci insegna qualcosa di strepitoso, ovvero che abbiamo in noi un’idea che non ci appartiene. È l’idea dell’Infinito che rimanda immediatamente a quella dell’Essere perfetto o Dio. Noi esseri finiti ci scopriamo capaci di un pensiero che ci supera e ci sovrasta, e questo fatto è ciò che qualifica la nostra stessa grandezza, se siamo degli esseri viventi capaci di pensare più di quanto siamo noi per noi stessi, come fossimo un bicchiere che contiene più della nostra stessa misura.

Per Cartesio pretendere di distinguere il Dio delle religioni da un Dio dei filosofi è un’operazione che non ha fondamento, in quanto l’unico Dio che si può ammettere esistente è presente nella coscienza di ogni uomo e si lascia cogliere attraverso il desiderio di infinito che non cessa mai di finire in quanto più si colma più cresce. Questa esperienza di Dio come infinito che scopriamo nella nostra interiorità è quel sé profondo che troviamo in noi stessi e ci spinge verso un inarrestabile desiderio di conoscere e di essere.

CERCANDO UN SENSO

Cartesio ci invita a riflettere sulla nostra capacità di concepire l’infinito: da esseri finiti, siamo in grado di avere un’idea che ci supera. Questo fatto può farci riflettere su una dimensione che ci trascende: l’idea dell’infinito non appartiene al nostro mondo finito e quindi suggerisce l’esistenza di qualcosa di più grande. Qual è il pensiero più grande che hai avuto, che ti ha fatto sentire oltre i limiti di te stesso?

un dio “nascosto”

Pur condividendo diversi aspetti del pensiero scientifico di Cartesio, l’altro grande filosofo francese del Seicento, Blaise Pascal (1623-1662), elabora una concezione di Dio alternativa a quella cartesiana, basata, cioè, non sulla ragione ma sul “cuore” inteso come l’organo della fede

A questo riguardo, è rimasto celebre uno dei Pensieri di Pascal in cui viene apertamente criticata la concezione di Dio elaborata da Cartesio: «Non posso perdonarla a Cartesio, il quale in tutta la sua filosofia avrebbe voluto fare a meno di Dio, ma non ha potuto evitare di fargli dare un colpetto al mondo per metterlo in moto, dopo di che non sa più che farne di Dio» (Pensieri, 77).

Secondo Pascal, infatti, l’esistenza di Dio non si può dimostrare razionalmente ma solo attraverso un’intuizione sentimentale: «il cuore e non la ragione sente Dio. Ecco che cos’è la fede: Dio sensibile al cuore e non alla ragione» (Pensieri, 278). Pascal vive in prima persona un’esperienza di incontro con Dio nella notte del 23 novembre 1654, di cui lascia testimonianza in un Memoriale nascosto nella fodera della giacca che egli era solito indossare.

mettiti in gioco

Un foglio nascosto nella giacca di Pascal ha raffigurata in alto una croce circondata di raggi. Sotto, tra le altre cose, vi si legge questo: «Lunedì, 23 novembre, […] dalle dieci e mezza, circa, di sera, fino a mezzanotte e mezza circa. Fuoco. Dio d’Abramo, Dio d’Isacco, Dio di Giacobbe. Non dei filosofi e dei dotti. Certezza. Certezza. Sentimento. Gioia. Pace. Dio di Gesù Cristo».

Che impressione ti fanno queste parole? Quale “Dio” e tipo di relazione con lui trasmettono? Hai mai vissuto qualcosa di così forte e simile?

Il filosofo francese
Blaise Pascal.

Pascal, nel Memoriale, mostra come il Dio di Gesù Cristo non possa essere compreso solo con la ragione, segnata dal peccato originale, ma si lasci intuire attraverso il sentimento. Credere in Dio è una scelta di fiducia, ma la fede non deve diventare fideismo irrazionale: se tutto è sottoposto alla ragione, la religione perde il suo mistero; se si nega la ragione, diventa assurda.

Il Dio cristiano per Pascal svela il carattere tragico e paradossale dell’esistenza umana, offrendosi all’uomo come termine di un’aspirazione mai compiuta, di una “scommessa” incerta: Dio si offre nel nascondimento, è un Deus absconditus, che si svela e si nasconde allo stesso tempo, Re-velatus (dal verbo latino re-velare, “nascondere di nuovo” che però significa anche “manifestare”), proponendo buone ragioni per credere in lui.

Ecco il motivo per cui, secondo Pascal, bisogna, dopotutto, “scommettere” sull’esistenza di Dio in quanto non si può non scegliere se vivere seguendo o non seguendo Dio, dal momento che il “non scegliere” è già una scelta che mette in gioco il senso dell’intera nostra esistenza.

Chi scommette che Dio non esista, non vince nulla, ma perde tutto, sempre e comunque; al contrario, chi scommette che Dio esista vince tutto (cioè la beatitudine eterna e infinita) e non perde nulla. Il fatto stesso che la scommessa a favore di Dio sia totalmente e infinitamente vantaggiosa per coloro che la compiono, significa che essa è ragionevolmente fondata e dunque meritevole di essere considerata come una “prova” dell’esistenza di Dio.

La “vittoria” della scommessa è così nella scommessa stessa, che in tal modo non è più scommessa, ma è già vittoria certa. L’animo umano è occupato da uno spazio vuoto di dimensione infinita che solo abbandonandoci all’infinita pienezza del divino possiamo riempire: «Il Dio dei cristiani non è un Dio semplicemente autore delle verità geometriche e dell’ordine degli elementi, come la pensavano i pagani e gli Epicurei. (…) il Dio dei cristiani è un Dio di amore e di consolazione, è un Dio che riempie l’anima e il cuore di cui egli si è impossessato, è un Dio che fa internamente sentire a ognuno la propria miseria e la sua misericordia infinita, che si unisce con l’intimo della loro anima, che la inonda di umiltà, di gioia, di confidenza, di amore, che li rende incapaci di avere altro fine che lui stesso» (Pensieri, 556).

un dio architetto, morale o interiore 8

Nel Settecento il deismo concepisce Dio come un creatore che non interviene nel mondo, mentre Kant afferma che la ragione non può dimostrarne l’esistenza, ma la legge morale ne suggerisce la necessità.

Anonimo, Dio architetto dell’universo, 1220-1230 circa, miniatura su pergamena, frontespizio di una Bibbia moralizzata.

Contro ogni forma di fede confessionale sorge nell’Europa del Settecento il deismo (dal latino deus, “dio”), una filosofia religiosa razionalista che, riprendendo i principi dell’Illuminismo, concepisce Dio come l’Essere Supremo o Architetto ordinatore dell’universo, che svolge solo il compito di creare le leggi del mondo senza intervenire nel corso dei processi naturali.

Nato in un’epoca fortemente segnata dalle guerre combattute allora tra cattolici e protestanti, il deismo rifiuta qualsiasi dogma, testo sacro o autorità religiosa, ritenendo che solo l’universalità della ragione possa fare terminare i conflitti che hanno insanguinato la storia dell’umanità e unire in fratellanza tutti gli esseri umani. In questo contesto sono collocati importanti pensatori come Jean-Jacques Rousseau (1712-1778), che identifica Dio con la Natura, e Voltaire (1694-1778) che considera la divinità come un Essere esterno e disinteressato al mondo.

La presenza di una coscienza morale che approva il bene che facciamo e riprova il male che compiamo o vorremmo compiere, conduce il grande filosofo tedesco Immanuel Kant (17241804) a sviluppare un’interessante riflessione religiosa sulla dimensione etica dell’agire umano.

Dal momento che Dio non è un oggetto riconducibile alla nostra esperienza sensibile e alla conoscenza scientifica, per Kant la ragione conoscitiva (teoretica) non può né dimostrare né negare l’esistenza di Dio, deve cioè assumere una posizione di agnosticismo (dal greco “senza conoscenza”). Nella Critica della ragion pratica Kant pone l’esistenza di Dio come una necessità morale. In questo contesto, la legge morale, o imperativo categorico, assume un ruolo centrale. Scrive Kant: «Agisci in modo da trattare l’umanità, sia nella tua persona sia in quella di ogni altro, sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo» (Scritti morali), come un comandamento divino che rende gli uomini liberi e capaci di scegliere il bene e rifiutare il male.

Kant si oppose ai materialisti, che riducevano l’uomo a un essere mosso solo da pulsioni naturali, negando libertà e morale. Rispose dimostrando, con la ragione e l’esperienza, l’esistenza del libero arbitrio e l’impossibilità di ridurre le scelte umane al puro determinismo naturale

Il fatto stesso che l’uomo percepisca il male e l’ingiustizia presenti nel mondo come delle privazioni dolorose che reclamano un bene e una giustizia superiori, testimonia la necessità antropologica di aspirare al Bene supremo, infinito, eterno di Dio, raggiungibile in una dimensione metafisica che supera i limiti materiali e perfino la morte, attraverso la realizzazione della legge morale.

Anche per il filosofo danese Søren Kierkegaard (1813-1855), la via dell’interiorità umana è quella che ci può portare a Dio. In tutta la sua produzione filosofica Kierkegaard lega indissolubilmente la ricerca di se stessi alla ricerca di Dio per il fatto che la nostra identità o vocazione esistenziale deriva dall’Origine che ci ha posti in essere: «Ciò che veramente mi manca è di capire chiaramente me stesso, quello che devo fare, non quello che devo conoscere. (...) Trovare una verità che è verità per me, trovare l’idea per la quale devo vivere e morire (...) A cosa mi servirebbe dimostrare l’importanza del Cristianesimo, poter chiarire molti singoli fenomeni, se esso non avesse per me un significato più profondo? (...) Che cosa è la verità se non vivere per un’idea?» (Diario). Cercare noi stessi, chi siamo, corrisponde a cercare l’Essere da cui dipende tutta la nostra esistenza: cerchiamo Dio perché non sappiamo chi siamo noi. Queste due ricerche si illuminano reciprocamente: quando l’uomo cerca di dare risposte a sé stesso scopre che l’unica risposta possibile si trova nella profondità di sé in cui dimora il nostro Essere creatore con il quale possiamo entrare in un rapporto di fiducia piena in quanto Amore infinito, da cui dipende la realizzazione e il compimento di ogni esistenza umana.

CERCANDO UN SENSO

In tal senso, la celebre e spesso citata conclusione della sua Critica della ragion pratica è emblematica: «Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me. Queste due cose io non ho bisogno di cercarle e semplicemente supporle come se fossero avvolte nell’oscurità, o fossero nel trascendente, fuori del mio orizzonte: io le vedo davanti a me e le connetto immediatamente con la coscienza della mia esistenza».

Rifletti e confrontati con la classe: tu sei più uno che potrebbe arrivare all’intuizione di Dio “osservando meravigliato il cielo” o piuttosto “dinanzi al mondo complesso interiore dell’uomo”?

Un volantino sule strade di Berlino con l’immagine di Kant che recita “abbi il coraggio di usare la tua propria ragione!”.
Søren Kierkegaard.

la negazione di dio: ateismo e nichilismo 9

CERCANDO UN SENSO

La famosa espressione

“oppio dei popoli” sottolinea come, secondo Marx, la religione serva a placare le sofferenze delle classi oppresse, impedendo loro di ribellarsi e cercare la giustizia. In quali situazioni contemporanee vedi una visione della religione simile a quella descritta da Marx?

Con l’avvento del XIX secolo le prove filosofiche dell’esistenza di Dio cadono in un certo discredito. Tale processo inizia con il movimento filosofico e culturale del Positivismo, sorto in Francia nella prima metà dell’Ottocento, per il quale la scienza e il progresso scientifico diventano gli unici paradigmi di riferimento per l’umanità, emarginando come pretestuose e inutile le credenze religiose. Ne consegue l’ateismo filosofico fondato dal filosofo tedesco Ludwig Feuerbach (1804-1872), secondo cui l’idea di Dio si riduce ad essere una proiezione delle potenzialità e delle esigenze umane, destinata ad essere definitivamente superata quando gli uomini finalmente non avranno più bisogno di questo specchio illusorio.

Ma si giunge anche al materialismo storico-dialettico di Karl Marx (1818-1883), con il quale ogni religione viene ridotta ad essere nient’altro che «oppio dei popoli», una droga, cioè, finalizzata a rendere sopportabili i rapporti di sfruttamento che le classi sociali più forti impongono a quelle più deboli, impedendo la realizzazione della società più giusta ovvero quella comunista.

Nel XIX secolo il Positivismo esalta la scienza e marginalizza la religione, mentre Feuerbach, Marx e Nietzsche vedono Dio come un’illusione umana, un mezzo di oppressione o un’idea ormai superata.

Al termine di questa parabola si colloca il pensiero di Friedrich Nietzsche (18441900) che arriva addirittura a teorizzare la «morte di Dio» nel celebre e suggestivo aforisma 125 de La gaia scienza. Te lo proponiamo.

IL LIBRO

La gaia scienza, Friedrich Nietzsche

«Avete sentito di quel folle uomo che accese una lanterna alla chiara luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare incessantemente: “Cerco Dio! Cerco Dio!”. E poiché proprio là si trovavano raccolti molti di quelli che non credevano in Dio, suscitò grandi risa. “È forse perduto?” disse uno. “Si è perduto come un bambino?” fece un altro. “Oppure sta ben nascosto? Ha paura di noi? Si è imbarcato? È emigrato?” gridavano e ridevano in una gran confusione. Il folle uomo balzò in mezzo a loro e li trapassò con i suoi sguardi: “Dove se n’è andato Dio? – gridò –ve lo voglio dire! Siamo stati noi ad ucciderlo: voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto questo? Come potemmo vuotare il mare bevendolo fino all’ultima goccia? […] Anche gli dèi si decompongono! Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso! Come ci consoleremo noi, gli assassini di tutti gli assassini? Quanto di più sacro e di più possente il mondo possedeva fino ad oggi, si è dissanguato sotto i nostri coltelli; chi detergerà da noi questo sangue? Con quale acqua potremmo noi lavarci? Quali riti espiatori, quali giochi sacri dovremo noi inventare? Non è troppo grande, per noi, la grandezza di questa azione? Non dobbiamo noi stessi diventare dèi, per apparire almeno degni di essa?».

mettiti in gioco

Dividetevi in due gruppi. Ogni gruppo rappresenterà una visione diversa.

• Gruppo 1: difendete l’idea di un mondo senza valori assoluti, come quello descritto da Nietzsche. Pensate a come la vita potrebbe essere guidata da scelte individuali e relative.

• Gruppo 2: sostenete l’importanza di valori morali e religiosi nella società. Esplorate come l’idea di Dio possa ancora avere un significato oggi.

La “morte di Dio” in Nietzsche, prima che il risultato di un’argomentazione filosofica, è la fine di un modo di essere, un avvenimento che deriva dal pensare la realtà senza riuscire ad individuarne un senso, un orientamento, una meta che possa valere per l’umanità.

LA CANZONE

Dio è morto, Nomadi

Questa canzone scritta da Francesco Guccini esprime la crisi esistenziale e il vuoto spirituale di un’epoca segnata da guerre e disillusioni, ma offre anche una speranza di rinascita e ricostruzione. Le strofe, intrise di ribellione, mostrano come “Dio sia morto” nei valori consumistici e nel materialismo moderno, ma allo stesso tempo la fede e la spiritualità possano risorgere dalle macerie di un mondo decadente.

La morte di Dio segna l’avvento di una nuova epoca, quella contemporanea, basata sul “nulla di senso”, sull’assenza e sulla mancanza di un significato per cui mettere in gioco la propria vita. La lucida consapevolezza di Nietzsche che con Dio muore anche l’uomo, lo porta a immaginare un futuro che sarà possibile solo andando oltre il proprio tempo verso un über-mensch (non “super-uomo”, come a volte viene tradotto, ma “oltre-uomo”) chiamato ad un compito “sovraumano” di creare senso laddove il senso non c’è.

Da questo contesto filosofico-culturale sorge un atteggiamento piuttosto diffuso nella società ottocentesca e che, in parte, è passato anche in quella contemporanea, di indifferenza nei confronti delle tematiche religiose. Il tema di Dio non viene preso in considerazione perché quasi soffocato da una vita orientata ai beni materiali, nella superficiale convinzione che l’essere umano possa evitare di soffermarsi sui problemi esistenziali più importanti (quali, per esempio, il senso della vita e della morte, il valore morale delle proprie azioni, il principio e il fine di tutto ciò che esiste), per mezzo di continue distrazioni che illudono la coscienza umana di poter fare a meno di porsi la domanda sull’esistenza di Dio.

A ben vedere, però, questa posizione di “indifferenza religiosa” risulterà poco efficace, come dimostra il fatto che altri grandi pensatori continueranno nei secoli successivi ad occuparsi della “questione di Dio”. In tal senso, viene da chiedersi, insieme allo scrittore e filosofo britannico Aldous Huxley (1894-1963), se questa apparente assenza di Dio non fosse proprio il segno della sua misteriosa presenza.

SOVRUMANO

Ciò che supera le capacità naturali dell’uomo, in questo caso perché riguarda una dimensione a lui inacessibile.

Il filosofo Charles Taylor evidenzia come, nelle società moderne, credere in Dio sia diventata un’opzione tra tante.

CERCANDO UN SENSO

Cosa pensi tu, personalmente, del fatto che non sia giusto tirare in ballo l’idea di Dio solo quando si ha bisogno di un “tappabuchi”, ovvero di qualcosa che spieghi ciò che non ci spieghiamo? Dove vedi oggi esempi di questo modo di fare pensare?

il tema di oggi

Il filosofo canadese Charles Taylor.

Nell’interessante saggio intitolato L’età secolare il filosofo canadese Charles Taylor evidenzia come nelle società occidentali contemporanee il tema di Dio stia sempre più perdendo interesse da parte delle persone. Secondo questa prospettiva, si è passati da contesti sociali in cui era virtualmente impossibile non credere in Dio ad altri nei quali pensare che Dio esista è considerato non solo una delle tante opzioni possibili, ma anche una delle meno plausibili. Un primo elemento da considerare è la distinzione dell’ambito filosofico da quello religioso. Lungo la storia della cultura umana i due ambiti hanno mantenuto la loro specificità come dimostra il fatto che i modi in cui le religioni parlano di Dio non sono i medesimi in cui ne parlano le tradizioni filosofiche. Le argomentazioni filosofiche impiegate per “provare” l’esistenza Dio non causano necessariamente la fede in Dio, ma solo l’eventuale ragionevolezza di tale fede: esse possono condurre a riconoscere alcuni caratteri del divino, fra i quali la sua stessa esistenza, ma non dicono nulla sull’identità dell’Essere verso il quale si dirige l’atto di fede, che resta sempre una risposta libera della coscienza umana ad un appello trascendente e non una deduzione filosofica necessaria.

A questo riguardo, molto suggestiva è la proposta del teologo tedesco protestante Dietrich Bonhoeffer (1906-1945) di superare tutte le concezioni filosofico-teologiche che pretendono di definire l’essere di Dio in modo assoluto e completo. Egli propone di adottare la “disciplina dell’arcano”, in base alla quale l’uomo contemporaneo dovrebbe occuparsi più di proteggere la sacralità del mistero divino che non cercare a tutti costi di ridurlo a categorie umanamente comprensibili. Occorre impedire che si utilizzi Dio come “chiave” per affrontare i problemi del mondo (sociali, politici, economici, culturali) che l’uomo può risolvere autonomamente: così facendo si lascia spazio a un’autentica fede religiosa che scaturisce non da un «meno umano» ma da un «più dell’umano», in quanto vissuta non come mera consolazione di fronte alle ristrettezze dell’esperienza ma come un’inesauribile sorgente di grazia e di redenzione. Da qui l’incisiva critica che Bonhoeffer all’idea di Dio come “tappabuchi”.

IL LIBRO

Resistenza e resa. Lettere e scritti dal carcere, Dietrich Bonhoeffer «Per me è nuovamente evidente che non dobbiamo attribuire a Dio il ruolo di tappabuchi nei confronti dell’incompletezza delle nostre conoscenze; se infatti i limiti della conoscenza continueranno ad allargarsi, il che è oggettivamente inevitabile, con essi anche Dio viene continuamente sospinto via, e di conseguenza si trova in una continua ritirata. Dobbiamo trovare Dio in ciò che conosciamo: non in ciò che non conosciamo. Dio vuole essere colto da noi non nelle questioni irrisolte, ma in quelle risolte».

Per la nostra epoca che potremmo definire “post-nichilista” (cioè successiva alle teorie nichiliste che hanno caratterizzato soprattutto il pensiero filosofico novecentesco), una delle principali questioni religiose di fondo è certamente quella relativa al fondamento a cui poter fare riferimento per rispondere ai grandi quesiti sul senso dell’esistenza: qual è l’origine di tutte le cose e il loro significato? Cos’è il bene e perché esiste il male? Cos’è la verità? Cosa c’è dopo la morte? La felicità esiste ed è possibile raggiungerla? Qual è lo scopo della vita? Porsi queste domande significa essere già in qualche modo sul “cammino di Dio” dal momento che ogni religione, secondo la propria peculiare articolazione, tenta proprio di trovare le risposte a tali interrogativi. E proprio in questo senso, il filosofo francese Etienne Gilson (1884-1978) ritiene che, a ben guardare, l’ateismo contemporaneo, inteso come sistema concettuale che nega l’esistenza di Dio, sia difficile da sostenere, per il fatto che esso manca di prove certe e inconfutabili a supporto delle proprie tesi.

È difficile incontrare veri atei che posseggano una ragionata e incontrovertibile teoria che dimostri la non esistenza di Dio, in quanto ogni uomo, al di là delle proprie credenze o convinzioni, cerca sempre e comunque un riferimento trascendente e anche quando ne contesta l’esistenza, in realtà non ne può fare a meno per orientare la propria vita.

Più che preoccuparsi di dimostrare l’esistenza di Dio, Gilson esorta quindi a meditare sul fatto che oltre ventiquattro secoli di cultura umana sono pervasi di meditazioni su Dio: la sua convinzione è che le principali forme di ateismo contemporaneo, quella scientista, pratica e politica, non siano mai frutto di puri ragionamenti filosofici, quanto piuttosto «occasioni di dubbio, di esitazione e di incertezza nel procedere di uno spirito alla ricerca di Dio, ma la possibilità stessa di una tale ricerca implica che il problema dell’esistenza di Dio resta, per lo spirito del filosofo, una inevitabilità» (L’ateismo difficile).

Uno degli attuali simboli dell’ateismo.

Su una simile traiettoria di pensiero si pone anche un altro importante filosofo francese del Novecento, Jacques Maritain (1882-1973), secondo il quale la principale questione religiosa per l’uomo contemporaneo non è tanto se egli creda o non creda in dio/Dio ma quale sia il “volto” del dio/Dio a cui si affida.

Maritain propone due modi di vivere l’esistenza umana: uno basato sull’autoreferenzialità e l’altro sull’apertura a Dio. L’umanesimo antropocentrico si affida esclusivamente alle proprie forze, mentre l’umanesimo teocentrico riconosce Dio come fonte di salvezza e vita. Maritain spiega che lo sviluppo umano può seguire il percorso dell’individualità egoistica o quello della personalità spirituale, che punta all’eroismo e alla santità. Il pensiero religioso, secondo Maritain, è una “filosofia nella fede”, dove la ragione e la fede collaborano per comprendere l’esistenza umana e il “problema di Dio”.

Concludiamo il nostro percorso relativo al tema dell’esistenza di Dio riprendendo, infine, alcune riflessioni del filosofo e teologo spagnolo Raimon Panikkar Alemany (1918 – 2010), per il quale la grande sfida per l’umanità del nostro tempo è mettere in dialogo le moltissime esperienze religiose che ci sono nel mondo, in un’ottica plurale di reciproco arricchimento.

Ciò costituisce un’affascinante opportunità di universale “ecumenismo” (dal termine greco oikouméne, che indica in origine “la parte abitata della Terra), all’interno del quale tutte le religioni possono essere pensate come dei sentieri che, seppur diversi e distanti in partenza, conducono verso l’unica cima “abitata” dal divino, unendosi armonicamente nella certezza che «a una certa altezza non vi sono più baratri; le vie si riuniscono oltre le valli» (Il dialogo intrareligioso)

Per Jacques Maritain, la vera domanda non è se credere in Dio, ma quale Dio seguire: l’umanesimo può essere autocentrato, basato solo sull’uomo, o teocentrico, aperto a Dio come fonte di vita e salvezza.

CERCANDO UN SENSO

Per Panikkar, le esperienze religiose, pur nella loro diversità, condividono la stessa ricerca di verità e dell’assoluto. Come sentieri di montagna che si uniscono sulla vetta, anche le religioni, nella loro pluralità, possono incontrarsi nella dimensione del divino. In che modo la diversità religiosa che noti nel mondo d’oggi può arricchire la comprensione del divino?

SGUARDI IN PROFONDITÀ

SELEZIONA LA RISPOSTA CHE SECONDO TE È CORRETTA

1 Qual è il significato del termine “thauma”, usato dai filosofi greci?

A Amore per la conoscenza.

B Meraviglia o stupore.

C Ordine del cosmo.

D Trascendenza divina.

2 Cosa affermava Platone riguardo l’ordine del mondo?

A È frutto del caso.

B È il risultato dell’intervento di un Demiurgo.

C È governato da leggi fisiche senza scopo.

D È eterno e immutabile.

3 Cosa è per Aristotele il “motore immobile”?

A Un principio che causa il movimento, senza essere mosso.

B Un’entità naturale che cambia con il tempo.

C Un concetto filosofico privo di rilevanza per la religione.

D Un Dio che interviene costantemente nel mondo.

4 Cosa si intende per “Deus absconditus” secondo Pascal?

A Un Dio che si nasconde alla ragione, ma si rivela al cuore.

B Un Dio comprensibile solo attraverso la logica.

C Un Dio sempre visibile e chiaro nelle sue manifestazioni.

D Un Dio presente solo nei testi sacri.

RISOLVI IL CRUCIPUZZLE E SCOPRI LA FRASE NASCOSTA

Cerca nel crucipuzzle le seguenti parole:

ARCHITETTO

ATEISMO

COSMO

CREATORE

DEMIURGO

DIVINO

FILOSOFIA

KANT

LOGOS

PASCAL THAUMA

Soluzione:

5 Come viene descritto il Dio di Cartesio?

A Come un essere che garantisce la verità delle leggi della natura.

B Come un’entità creatrice che non ha più un ruolo nel mondo.

C Come un Dio che interviene in ogni azione umana.

D Come un principio di ordine universale che non influisce sulla realtà.

6 Quale fu una delle principali critiche di Nietzsche verso la religione tradizionale?

A La sua incapacità di rispondere alle domande scientifiche.

B L’idea che Dio fosse una proiezione umana ormai inutile.

C L’assenza di basi filosofiche per dimostrare l’esistenza di Dio.

D L’incoerenza tra fede e morale.

LEGGI E INDICA SE È VERO O FALSO

1 Platone credeva che l’ordine del mondo venisse da un’intelligenza divina chiamata Demiurgo.

2 Aristotele riteneva che tutto nell’universo si muovesse per pura casualità.

3 Secondo Blaise Pascal, Dio si rivela più alla ragione che al cuore umano.

4 Il “Dio nascosto” di Pascal implica che la sua esistenza non può essere in modo razionale.

5 Nietzsche parla di “morte di Dio” intendendo la fine del bisogno di Dio nella società moderna.

STUDIO DI UN CASO

Il dibattito in squadra sulla fede Filippo è un appassionato di basket. Durante un allenamento, uno dei suoi compagni, Luca, racconta di come la sua fede lo aiuti a mantenere la calma e a dare il meglio di sé anche mentre gioca. Questo suscita un dibattito tra i ragazzi: alcuni, come Luca, credono che la fede in Dio possa dare forza interiore, mentre altri, come Filippo, non sono convinti e ritengono che la forza derivi unicamente dall’allenamento e dalla disciplina. La discussione si accende: alcuni parlano di esperienze personali legate alla religione, mentre altri rimangono scettici.

Come può Filippo riflettere su queste diverse prospettive senza rifiutare a priori la fede? In che modo l’idea di un “Dio nascosto” o di una forza superiore potrebbe influire sulla sua visione dello sport e della vita quotidiana?

ORIZZONTI DI CITTADINANZA

1 INTERROGARSI SULL’ESISTENZA DI DIO

• In classe, discutete insieme la “domanda delle domande”: “Esiste Dio?”. Raccogliete i diversi punti di vista e pensate a come questa domanda abbia influenzato la storia dell’umanità, dalla filosofia antica alle domande sul senso della vita che molti si pongono ancora oggi.

• Confrontatevi su come porvi domande sul senso della vita possa stimolare il dialogo e l’apertura alle diversità, incoraggiando una convivenza rispettosa e inclusiva nella società.

2 FILOSOFIA E RELIGIONE: DAL MONDO AL DIVINO

• Dividetevi in piccoli gruppi e assegnate a ciascun gruppo un pensatore greco (come Talete, Anassimandro, Socrate o Platone) che ha riflettuto sull’origine dell’universo. Cercate di capire cosa ogni filosofo pensava riguardo alla divinità e come cercava di spiegare il mondo.

• Ogni gruppo presenta il proprio filosofo e il suo concetto di divino. Discutete insieme su come queste idee abbiano posto le basi per i diritti alla libertà di pensiero e di espressione, che oggi sono fondamentali in una società democratica.

3 DIO E IL BENE COMUNE SOCIALE

• Leggete e riflettete su un breve testo di Sant’Agostino o di Tommaso d’Aquino riguardante l’idea di Dio e il bene comune. In piccoli gruppi, discutete su come il concetto di bene comune si colleghi alla responsabilità personale e sociale.

• Condividete le vostre riflessioni in classe e riflettete su come le idee di questi pensatori possano ancora oggi ispirare l’impegno per il bene comune, il rispetto delle regole e l’importanza della solidarietà nella società.

1 CONOSCI IL MONDO DENTRO TE

Rifletti sulla tua visione del mondo e delle cose

Rispondi alle seguenti domande.

• Quali sono le domande che ti poni più spesso sulla vita e sul mondo? Cosa pensi possa dare senso alla tua esistenza?

• Ricorda una volta in cui hai affrontato un’esperienza che ti ha fatto riflettere sul significato profondo delle cose. Cosa hai imparato su te stesso?

• Quali sono i valori che senti più vicini e che ritieni fondamentali per orientarti nel mondo? Come pensi che questi valori possano influenzare il tuo futuro?

Dopo aver scritto le tue risposte, confrontati con un compagno: notate somiglianze o differenze nelle vostre riflessioni? Questa attività ti aiuta a riconoscere le tue convinzioni personali e come queste possano guidare le tue scelte di vita e professionali.

2 CONOSCI IL MONDO ATTORNO A TE

Esplora le professioni legate alla filosofia, alla ricerca del senso e alla cura interiore

Dividetevi in gruppi e scegliete un ambito professionale (come la filosofia, la psicologia, la ricerca teologica o la cura spirituale) in cui il senso della vita e la riflessione interiore svolgono un ruolo centrale.

• Ogni gruppo esplora i requisiti, le competenze necessarie e le opportunità di lavoro in questo settore, analizzando come la capacità di riflettere su valori e significati possa fare la differenza.

• Condividete con la classe ciò che avete scoperto, spiegando come le professioni legate alla ricerca di senso possano offrire un supporto prezioso agli individui e alla comunità. Questa attività vi aiuta a comprendere come la ricerca del significato e dei valori possa tradursi in percorsi lavorativi e professionali orientati al benessere psicologico, sociale e spirituale della società.

VERSO ORIZZONTI FUTURI

orIZZONTI DIGITALI

1 SPERIMENTA L’IA

Crea un atlante della ricerca di Dio

Utilizzate un’applicazione di Intelligenza Artificiale per creare una mappa visuale che rappresenti le principali vie di ricerca del divino esplorate dai pensatori, teologi e filosofi studiati nel capitolo. Ogni studente o gruppo si occuperà di un filosofo o di una corrente di pensiero, illustrando come ciascuno ha interpretato il rapporto tra uomo e Assoluto.

Come procedere

1 Selezionate i pensatori: dividetevi in gruppi, ognuno dei quali si occuperà di un filosofo, un teologo o una corrente di pensiero significativa (ad esempio Aristotele e il “motore immobile”, Anselmo d’Aosta e l’argomento ontologico, Agostino d’Ippona e l’interiorità).

2 Individuate i concetti chiave: ogni gruppo approfondirà i concetti chiave del pensatore o della corrente assegnata. Per esempio, potreste concentrarvi sull’idea del “nous” di Anassagora, o sul concetto di “Dio come pensiero di pensiero” di Aristotele.

3 Creazione della mappa: utilizzando l’IA, trasformate questi concetti in simboli o immagini che rappresentino visivamente l’approccio di ogni filosofo o corrente al tema dell’esistenza di Dio. Unite queste immagini in un’unica mappa visuale che rappresenti le varie “vie” di ricerca di Dio.

4 Confronto e discussione: una volta completata la mappa, confrontate i vari approcci e discutete insieme. Quali percorsi sembrano portare a visioni simili del divino? Quali differenze vi colpiscono maggiormente?

Domande guida

• In che modo ogni pensatore rappresenta una “via” verso la comprensione del divino?

• Quali similitudini emergono tra i vari approcci?

• Cosa vi colpisce di più della ricerca di Dio nelle varie epoche e culture?

Suggerimento input all’IA

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

“Crea una mappa visuale che rappresenti le diverse vie di ricerca di Dio, usando simboli per illustrare le principali idee di filosofi e teologi come (… scrivi tu)”.

2 RIFLETTI SULL’ESPERIENZA FATTA

Un atlante virtuale può rappresentare davvero la ricerca del divino?

Dividete la classe in piccoli gruppi (3-4 persone). Ogni gruppo rifletterà sulla creazione dell’atlante delle vie di ricerca di Dio, discutendo l’efficacia dell’uso dell’IA per rappresentare visivamente concetti filosofici e teologici complessi.

Discussione in gruppo

Analizzate la mappa e i simboli generati per rappresentare ciascun pensatore o corrente di pensiero. Ogni gruppo dovrebbe identificare i seguenti aspetti.

• Aspetti positivi: in che modo la mappa ha facilitato la comprensione delle idee dei diversi pensatori? L’IA è stata utile nel creare un’immagine visiva efficace per concetti astratti? Quali simboli o rappresentazioni vi sono sembrati particolarmente efficaci?

• Zone d’ombra o perplessità: ci sono state rappresentazioni o simboli che vi hanno lasciato perplessi? Pensate che l’IA sia riuscita a cogliere l’essenza di concetti profondi o vi è sembrato che riducesse la complessità della ricerca filosofica?

Domande guida

• Quali aspetti della mappa vi hanno aiutato a comprendere meglio il rapporto tra uomo e Assoluto?

• In che modo un atlante virtuale può essere utile per esplorare la diversità delle visioni sul divino?

• Quali rischi vedete nell’affidarsi a un’immagine generata dall’IA per comprendere questioni complesse?

Elenco

di simboli e significati

Ogni gruppo crea un elenco di simboli utilizzati nella mappa, spiegando brevemente il significato di ciascuno e come rappresenta le idee filosofiche e teologiche assegnate. Questo elenco può servire come guida interpretativa per gli altri compagni.

Condivisione di gruppo

• Ogni gruppo presenta il proprio elenco di simboli e significati, confrontando le diverse rappresentazioni.

• La classe costruisce insieme un glossario dei principali concetti filosofici e teologici emersi, associandoli ai simboli usati.

Conclusioni

Dopo le riflessioni individuali e di gruppo, discutete insieme.

• Cosa avete appreso sulla diversità di approcci alla ricerca di Dio?

• \In che modo un atlante virtuale, se ben strutturato, potrebbe arricchire la comprensione di concetti filosofici e religiosi nella didattica?

i grandi temi biblici tra arte e cultura AREA

Contenuti digitali della sezione

11 sezione

Conoscenze

Comprendere l’influenza profonda che la Bibbia ha avuto sulla cultura, l’arte e la letteratura occidentali. Riconoscere i grandi temi biblici, come la fiducia di Abramo, il perdono di Giuseppe e il coraggio di Ester, come fonti di ispirazione per opere artistiche e culturali.

Abilità

Saper collegare i racconti biblici a opere d’arte, musica e letteratura che ne traggono ispirazione. Riflettere sul modo in cui i valori biblici vengono rappresentati e attualizzati nelle varie espressioni artistiche e culturali.

Competenze

Essere in grado di interpretare il legame tra i temi biblici e le manifestazioni artistiche e culturali, riconoscendo come la Bibbia continui a essere una fonte di ispirazione nella società contemporanea.

SOMMARIO

1 Un profondo legame con la cultura, 322

2 Temi biblici e cultura, 323

3 Abramo: una fiducia incondizionata, 324

4 Giuseppe: la forza del perdono, 325

5 Ester: il coraggio della fragilità, 327

6 La forza trasformatrice dell’amore del Padre, 330

7 Il coraggio dell’accoglienza, 331

ATTIVITÀ DI VERIFICA

Sguardi in profondità, 332

EDUCAZIONE CIVICA

Orizzonti di cittadinanza, 334

ORIENTAMENTO Verso orizzonti futuri, 335

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Orizzonti digitali, 336

L’ORIZZONTE IN MAPPA

LA BIBBIA

E LA CULTURA OCCIDENTALE

La Bibbia ha influenzato profondamente la storia, l’arte e la letteratura dell’Occidente, plasmando la cultura europea.

Le opere d’arte che raffigurano temi biblici non sono solo decorative ma comunicano messaggi spirituali spesso attuali e profondi. 1. 7. 3. 5. 8. 2. 4. 6.

GIUSEPPE

E IL PERDONO

La storia di Giuseppe e dei suoi fratelli mostra la forza del perdono, tema trattato in molte opere d’arte e letteratura.

ABRAMO E LA FEDE INCONDIZIONATA

Abramo è simbolo di fiducia assoluta in Dio, una figura centrale che ha ispirato pittori, scultori e musicisti.

IL CORAGGIO DI ESTER

Ester rappresenta il coraggio della fede e della responsabilità, una figura ispiratrice per opere che trattano il tema della salvezza.

BIBBIA & CULTURA

L’AMORE

DI UN PADRE

La parabola del figliol prodigo ha influenzato artisti come Rembrandt e autori letterari.

LA TRASFORMAZIONE ATTRAVERSO L’AMORE

Le storie bibliche mostrano come l’amore e il perdono possano trasformare le vite, ispirando una vasta gamma di espressioni artistiche.

LA VEDOVA DI ZAREPTA

Il racconto di Elia e la vedova di Zarepta illustra il valore dell’accoglienza, ripreso in numerose opere artistiche.

L’ARTE COME STRUMENTO DI FEDE

1 un profondo legame con la cultura

La Bibbia è il “Grande Codice” della cultura occidentale, ispirando arte, letteratura e musica, mentre l’arte sacra trasmette il messaggio religioso attraverso la bellezza e la narrazione visiva.

La Bibbia è profondamente legata alla cultura, poiché ha influenzato in modo determinante la storia e l’identità dell’Occidente. Ancora oggi è il libro più letto al mondo e rappresenta una fonte primaria per arte, letteratura, musica e architettura. Considerata il “Grande Codice” della cultura occidentale, la Bibbia ha formato generazioni di artisti e pensatori, ispirando capolavori come la Divina Commedia di Dante, la cui comprensione profonda è arricchita da riferimenti biblici essenziali. Oltre a offrire risposte ai grandi interrogativi esistenziali, la Bibbia continua a essere una risorsa viva per la riflessione sull’esperienza umana e la vita sociale.

In particolare il patrimonio artistico italiano, in gran parte costituito da arte sacra e soggetti religiosi, testimonia come il Cristianesimo abbia permeato la storia e la cultura nelle sue diverse espressioni. Comprenderne l’impostazione, le scelte figurative e i concetti connessi, significa cogliere il senso dell’esperienza religiosa che è parte integrante della cultura nel suo significato più completo.

L’arte comunica e invita a riflettere su ciò che è oltre la realtà tangibile, trasmettendo un messaggio profondo attraverso forme e colori. In particolare, l’arte sacra connette il fatto religioso alla condizione umana, raccontando storie e interpretandole con un linguaggio di bellezza. L’opera d’arte, nella sua complessità, richiede uno sguardo di stupore e meraviglia, che apre alla comprensione del messaggio originario e dell’esperienza che l’ha generata.

«Una raffigurazione dell’Ultima Cena in un refettorio monastico, come quella di Leonardo a Santa Maria delle Grazie, non è solo “decorazione”, ma un oggetto funzionale che comunica e nutre la fede da cui nasce. Le scelte operative nella genesi formale dell’opera, che normalmente rientrano nell’ambito della storia dell’arte, qui s’intrecciano con altre scelte, non estetiche, ma esistenziali» (Timothy Verdon, storico dell’arte statunitense)

I capolavori dell’arte italiana sono il frutto di un’esperienza importante, che gli artisti hanno espresso in prima persona, Papa Giovanni Paolo II, proclamando Fra Giovanni da Fiesole patrono degli artisti così si espresse.

«Guardare al Beato Angelico è guardare a un modello di vita in cui l’arte si rivela come un cammino che può portare alla perfezione cristiana: egli fu un religioso esemplare e un grande artista. Soprannominato “Angelico” per la bontà del suo animo e per la bellezza dei suoi dipinti, Fra Giovanni da Fiesole fu un sacerdote-artista che seppe tradurre in colori l’eloquenza della parola di Dio».

Non si può quindi parlare di cultura dimenticando la religione o pensando che questa vi si adattati successivamente: la religione è una parte costitutiva della cultura anzi si può definire una delle linee interpretative ed espressive. In una categoria più profonda si potrebbe dire che la scelta religiosa per certi aspetti caratterizza la cultura e quindi ne diviene la matrice stessa.

temi bliblici e cultura 2

La Bibbia è la storia dell’alleanza fra Dio e il popolo, è Dio che si fa conoscere e si propone attraverso le vicende umane, per questo è un Libro che presenta i grandi interrogativi della vita, eventi e situazioni che ci inducono a riflettere e ci interpellano oggi come molti anni fa.

Le storie di alcuni personaggi biblici sono particolarmente significative poiché come scriveva Marc Chagall: «Fin dalla mia giovinezza sono stato affascinato dalla Bibbia. Fin da allora ho cercato questo riflesso nella vita e nell’arte. La Bibbia è come una risonanza della natura, e questo segreto ho cercato di trasmetterlo».

I temi che ora approfondiamo sono quelli che rappresentano il rapporto fra Dio e l’uomo:

• il coraggio di credere e lasciarsi guidare da Dio come Abramo;

• il coraggio di perdonare come Giuseppe con i suoi fratelli;

• la fragilità di Ester che con la forza della fede in Dio salva il popolo;

• la forza della fragilità di Ester e Giuditta;

• la paura dell’altro sconosciuto e l’accoglienza dello straniero della vedova di Zarepta.

Marc Chagall, La Crocifissione Bianca, 1938, olio su tela, Istituto d’Arte di Chicago.

Mostra di dipinti di Marc Chagall al Musée du Luxembourg, Parigi, giugno 2013.

3

abramo: una fiducia

incondizionata

Abramo è uno dei personaggi più conosciuti dell’Antico Testamento, è l’uomo che si fida totalmente di Dio, il suo nome Abram significava “viandante” (per gli ebrei il nome segnava in qualche modo la vita); quando accetta di fare alleanza con Dio (Gen 17,1-8) lascia le sue sicurezze e la sua vita cambia radicalmente; così anche il suo nome cambia e si chiamerà Abraham (“padre di molti popoli”).

Jozsef Molnar, Il viaggio di Abramo da Ur a Canaan, 1850, collezione privata.

Dio gli ha affidato la promessa della vita, della terra, della pace e Abramo ha reagito con l’unica risposta possibile: una fede incondizionata che lo porta ad essere sempre in cammino. La promessa di un figlio è straordinaria, perché Abramo e la moglie Sara sono ormai arrivati ad un’età avanzata e lei non può avere figli. Anche la promessa della terra è significativa, perché lui è sempre stato seminomade.

Il rapporto fra Dio e Abramo si snoda su uno scenario familiare: Dio incontra l’uomo nella storia della sua vita e intende costruire con gli uomini una famiglia; in Abramo saranno benedette tutte le genti della terra. Accettando di stabilire l’alleanza con Dio, Abramo afferma di avere piena fiducia in Lui, anche se questo richiede un impegno e una dedizione totali. Rendendosi disponibile ad offrire suo figlio Isacco (il nome significa “colui che ride”; è la realizzazione della promessa di Dio, la sua benedizione), Abramo compie l’atto di fede per eccellenza: accettando questa richiesta inconcepibile, dichiara che Isacco è un dono gratuito di Dio, Con Gesù Abramo diviene tipo - immagine esemplare che prepara la pienezza del rapporto uomo - Dio, che si manifesta in Gesù stesso.

IL FILM

Abramo, Luxvide

Il film (se non già visto come proposto nella sezione n. 5) segue il viaggio spirituale di Abramo, la sua chiamata da parte di Dio, il drammatico confronto con la richiesta di sacrificare suo figlio Isacco, e l’inizio del popolo eletto. La narrazione mette in luce la fede incrollabile di Abramo e la sua importanza come figura di riferimento per le tre grandi religioni monoteistiche.

RIFERIMENTI

Arte

Tiepolo, Sara e l’Angelo

Gustave Dorè, Abramo in viaggio verso la terra di Canaan

József Molnár, La partenza di Abramo

Domenichino, Il sacrificio di Isacco

Caravaggio, Il sacrificio di Isacco

Caravaggio, Sacrificio di Isacco.

Filippino Lippi, Abramo

Musica

J. Elsner, Ofiara Abrahama

I. Stravinskij, Abramo e Isacco

Letteratura

Pietro Metastasio, Isacco, figura del Redentore

Søren Kierkegaard, Timore e tremore.

Film

Abramo, regia di Joseph Sargent.

giuseppe: la forza

del perdono

La storia di Giuseppe è inquadrata generalmente nell’epoca degli Hyksos e della loro espulsione dall’Egitto sotto la XVIII dinastia. Probabilmente il racconto è stato composto al tempo del re Salomone, intorno alla seconda metà del X secolo.

Il racconto della storia di Giuseppe nella Genesi è considerato un romanzo storico per via della sua trama ben strutturata, ricca di tensioni drammatiche e con un forte contesto familiare. La storia narra di Giuseppe, invidiato dai suoi undici fratelli che lo vendono come schiavo e lo fanno portare in Egitto. Dopo essere stato imprigionato per una falsa accusa, Giuseppe guadagna la libertà grazie alla sua capacità di interpretare i sogni e viene nominato viceré d’Egitto, incaricato di preparare il paese per una grave carestia. Quando i suoi fratelli si recano in Egitto in cerca di cibo, Giuseppe li riconosce, ma inizialmente non rivela la sua identità, mettendoli alla prova. Solo dopo vari episodi, si ricongiunge con loro, portando a una riconciliazione e alla ricostruzione della famiglia.

Il dittico è una struttura narrativa centrale: i sogni di Giuseppe e del faraone si ripetono due volte, così come il tentativo dei fratelli di portare Beniamino in Egitto, creando una simmetria narrativa. Il racconto esemplifica il principio di trasformazione: dall’odio alla fraternità, dall’afflizione alla gioia, dallo scontro alla riconciliazione. Anche se scritto in uno stile realistico, il racconto presenta temi umani universali senza l’intervento diretto di Dio o di elementi miracolosi, eccezion fatta per poche aggiunte successive.

Giuseppe emerge come una figura di sapiente nell’antico Oriente, capace di interpretare i sogni e mostrare timore di Dio, perdono e grande capacità politica, segnando un percorso di crescita personale e familiare.

Giuseppe, Luxvide

4

La storia di Giuseppe nella Genesi racconta il suo passaggio da schiavo a viceré d’Egitto, la prova dei fratelli e la loro riconciliazione, evidenziando temi di perdono, crescita e trasformazione.

IL FILM

Venduto come schiavo dai suoi fratelli per invidia, Giuseppe passa attraverso numerose difficoltà, tra cui la prigionia in Egitto, prima di diventare viceré grazie alla sua capacità di interpretare i sogni. Il film mette in luce il tema della perdono, della provvidenza divina e della riconciliazione con i fratelli, culminando in un messaggio di speranza e redenzione.

James Jacques Joseph Tissot, Giuseppe interpreta il sogno del Faraone, 1896-1902, Jewish Museum, New York.

La storia di Giuseppe mostra come Dio trasformi il male in bene, guidando un cammino di perdono, riconciliazione e salvezza che prefigura l’unità dell’umanità in Cristo.

Analisi interpretativa

La storia di Giuseppe nella Genesi si può suddividere in tre fasi fondamentali: 1. Situazione iniziale: la famiglia unita (Gen 37,2) fino alla crisi, in cui le relazioni si rompono a causa dell’odio e del tradimento (Gen 37,11).

2. Crisi e rottura: Giuseppe viene venduto dai fratelli, ma durante la sua prigionia in Egitto emerge come un personaggio saggio e capace di interpretare i sogni. Questo lo porta a una posizione di potere (Gen 40-41).

3. Riconciliazione: alla fine, dopo molte prove, Giuseppe e i suoi fratelli si riconciliano (Gen 45,2-3), dimostrando che la fraternità può essere ricostruita attraverso il perdono.

I viaggi di Giuseppe e dei fratelli tra Canaan ed Egitto non sono solo eventi fisici, ma simboli di un lungo cammino di trasformazione interiore. Questo percorso è segnato da prove, dalla provvidenza di Dio, dall’ospitalità e dalla riconciliazione. Giuseppe, presentato come un personaggio saggio e virtuoso, riesce a perdonare i fratelli e a riunire la famiglia.

Franco Vignazia, I fratelli di Giuseppe tornano in Egitto, 2019, affresco, Chiesa di San Giuseppe Artigiano, Forlì.

Il racconto biblico sottolinea come anche l’odio e il peccato umano rientrino nel piano di salvezza di Dio, che riesce a trasformare il male in bene. La guida divina della storia emerge chiaramente quando, nonostante il peccato dei fratelli, Giuseppe non cerca vendetta, ma agisce secondo la volontà di Dio, ricostruendo la fraternità e la pace.

Infine, questa storia di riconciliazione è vista come un riflesso del piano divino, che attraverso Gesù, riunisce l’umanità divisa dal peccato in un’unica comunità di pace e comunione, come simbolizzato dalla Chiesa.

RIFERIMENTI

Arte

Pontormo, La famiglia di Giuseppe in Egitto. Jacopo Amigoni, Giuseppe nel palazzo del faraone. Bernardo strozzi, Giuseppe in carcere interpreta i sogni del coppiere e del panettiere. Tintoretto, Giuseppe e la

moglie di Potifar. Pier Francesco Mola, Giuseppe si fa riconoscere dai fratelli. Musica

Richard Strauss, Leggenda di Giuseppe.

Letteratura

Thomas Mann (tetralogia), Le storie di Giacobbe, Il giovane Giuseppe, Giuseppe in Egitto, Giuseppe il nutritore.

Film

Giuseppe venduto dai fratelli, regia di I. Rapper e L. Ricci Giuseppe (La Bibbia), regia di R. Young Giuseppe re dei sogni, regia di R. Laduca e R.C. Ramirez.

ester: il coraggio della fragilità

Il Libro di Ester, insieme a quelli di Rut e Giuditta, porta nomi di protagoniste femminili che, nonostante la loro apparente fragilità, giocano un ruolo cruciale nella storia dell’alleanza tra Dio e il Suo popolo. Sebbene la storicità di questi testi sia dibattuta, essi hanno un forte valore simbolico, poiché rappresentano non solo figure femminili ma anche la condizione del popolo di Israele stesso. Ester, Rut e Giuditta, tutte donne considerate deboli, diventano strumenti potenti nelle mani di Dio, dimostrando come la fede e l’affidarsi a Dio possano portare alla salvezza. Nel racconto di Ester, un’ebrea che diventa regina del re persiano Assuero, è suo zio Mardocheo a informarla del complotto di Aman contro gli ebrei. Ester, mostrando grande coraggio e sapienza, intercede presso il re, salvando così il suo popolo. Questo evento dà origine alla festa di Purim. Rut, una vedova e straniera, dimostra un amore e una dedizione straordinari verso la suocera Noemi. La sua umiltà e fedeltà la portano a sposare Booz, e attraverso questa unione, Rut entra nella genealogia di Davide e, in definitiva, di Gesù. Giuditta, invece, usa la sua bellezza e intelligenza per salvare la città di Betulia dall’assedio degli assiri. Riesce ad accedere al generale Oloferne, lo uccide mentre dorme, e così costringe l’esercito nemico a ritirarsi. Questi racconti mostrano la forza della fede e la fiducia in Dio, che rende protagonisti proprio coloro che la società vede come fragili e marginali.

IL FILM

Ester, Luxvide

Ester è presentata come simbolo di coraggio, intelligenza e fede in Dio. La pellicola mette in evidenza la forza della protagonista nell’affrontare il pericolo e il suo ruolo decisivo nella celebrazione di Purim, la festa ebraica che ricorda la salvezza del popolo ebreo.

Il libro e la sua struttura

Il Libro di Ester, probabilmente scritto intorno al III secolo a.C., prende il nome dalla protagonista, il cui nome persiano significa “stella”, mentre il suo nome ebraico, Hadàssa, significa “mirto”. Questo libro si collega all’origine della festa di Purim e fa parte dei cinque Rotoli biblici letti durante le feste liturgiche. Il testo è stato trasmesso in due versioni: una ebraica, più breve, e una greca accolta dalla Chiesa, con aggiunte di manoscritti del II secolo a.C..

Composto durante la persecuzione dei Maccabei, il libro riflette sulle difficoltà degli ebrei della Diaspora persiana. Anche se il nome di Dio non è mai menzionato esplicitamente, il testo sottolinea l’importanza della responsabilità umana nelle vicende storiche. Ester, diventata regina, dimostra coraggio e abilità nell’intercedere per il suo popolo contro il decreto di Aman, salvando così gli ebrei.

5

Le storie di Ester, Rut e Giuditta mostrano come Dio scelga persone considerate fragili per compiere la salvezza, premiando fede, coraggio e fiducia in Lui.

Ester, vetrata della Basilica di San Vito, Ellwangen, Germania.

L’autore delinea un messaggio profondo: l’arroganza del potere viene sconfitta dall’intervento divino, anche quando Dio non è nominato, e si afferma la legittimità della disobbedienza civile contro leggi ingiuste. Nell’ultima parte, Ester emerge come leader coraggiosa, guidando il popolo verso la liberazione.

Il racconto del Libro di Ester è strutturato in quattro parti principali, che evidenziano una progressione narrativa culminante nella celebrazione della festa di Purim:

1. Introduzione al re Assuero e ripudio di Vasti: Inizia con il re persiano Assuero che allontana la regina Vasti e, dopo una selezione, sceglie Ester come nuova regina (Est 1,1-2,23).

2. Conflitto tra Mardocheo e Aman: Qui vengono introdotti due personaggi chiave, Mardocheo, zio di Ester, e Aman, un ufficiale del re, i cui valori e approcci alla giustizia e al potere si contrappongono (Est 3).

3. Intervento di Ester e svolgimento della crisi: Questa parte si concentra sull’interazione tra Ester e Mardocheo e il ruolo determinante di Ester che, superando la sua iniziale riluttanza, intercede presso Assuero per salvare il popolo ebraico. Si sviluppa anche la caduta di Aman (Est 4-8).

4. La vittoria e il Purim: Nell’ultima parte, il racconto celebra la vittoria degli ebrei e sancisce l’istituzione della festa di Purim come ricordo della liberazione (Est 9,1 -10,3).

Ester di fronte ad una scelta

Il racconto biblico di Ester narra la sua trasformazione da orfana a regina coraggiosa. Di fronte alla minaccia contro il suo popolo, sceglie di rischiare la vita per salvarlo, comprendendo che il vero potere è servizio. Il suo gesto di intercedere presso il re non è sfida, ma amore e responsabilità, rendendola madre del suo popolo. La sua forza si manifesta nella debolezza, e la sua regalità nell’umiltà e nel dono di sé.

L’attuale festa ebraica di Purim è, essenzialmente, una sorta di “carnevale”: la maschera simboleggia il fatto che le cose non sono come sembrano.

La festa di Purim

La festa di Purim, una delle più gioiose ricorrenze del calendario ebraico, cade a metà del mese di Adar (febbraio-marzo) e celebra il rovesciamento delle sorti che ha permesso al popolo ebraico di scampare al pericolo di distruzione durante il regno persiano, come narrato nel Libro di Ester. Uno dei principali precetti di questa festa è assistere alla lettura del Libro di Ester (Megillah), dove i partecipanti, ogni volta che viene menzionato il nome di Aman, fanno rumore per cancellarne il ricordo. Durante Purim, è obbligatorio fare doni ai bisognosi, inviare alimenti a due persone diverse e prendere parte a un festoso banchetto. Prima di Purim, il giorno 13 di Adar, si osserva il digiuno di Ester in ricordo del digiuno che la regina fece per invocare l’aiuto divino. Inoltre, nella città di Susa (Shu-

Pietro Paolo Vasta, Ester e il re Serse, 1745-1750, affresco, Chiesa di San Camillo, Acireale.

LA CANZONE

Purim Song, The Maccabeats

canzone moderna e allegra che racconta la storia di Purim in chiave pop, con uno stile corale che caratterizza il gruppo. Il testo della canzone ripercorre in modo leggero e festoso le principali vicende della festa ebraica di Purim, celebrando il ribaltamento delle sorti che salvò il popolo ebraico dallo sterminio grazie all’intervento di Ester e suo zio Mardocheo.

shan), la celebrazione viene estesa di un giorno, dando origine a Purim Shushan, che cade il 15 di Adar. L’intervallo tra Purim e la festa di Pesach (Pasqua ebraica) è radizionalmente di circa 30 giorni.

Un ribaltamento dei destini

Il libro esalta il concetto, più volte espresso nella Bibbia, per cui l’empio che sembrava avere successo, viene umiliato e subisce la punizione che egli aveva destinato ai giusti; invece le sue vittime ritrovano la serenità e viene esaltata la loro onestà. Il valore religioso del libro non si deve ricercare nei comportamenti di Ester o di Mardocheo. La storia vuol mostrare la Provvidenza di Dio, che entra far parte della storia e salva il suo popolo dall’annientamento, operando con mezzi e azioni umani. L’azione divina non si manifesta esplicitamente, ma gli ebrei si salvano ugualmente.

Un banchetto speciale

Nel racconto di Ester, i banchetti svolgono un ruolo cruciale, rappresentando non solo momenti di festa e gioia, ma anche occasioni strategiche per Ester di mettere in atto il suo piano. Il primo banchetto, descritto nel capitolo iniziale, è quello organizzato dal re Assuero, una dimostrazione della sua potenza e ricchezza. Successivamente, il banchetto delle nozze di Ester con il re è narrato brevemente in Est 2,18-20, lasciando intendere il legame tra Ester e il sovrano, ma senza troppo dettaglio.

Il momento culminante arriva dopo che Ester decide di agire per salvare il suo popolo. Organizza un banchetto strategico, invitando il re e il malvagio Aman. Durante questo secondo banchetto, Ester, con saggezza e abilità, rivela al re il complotto ordito da Aman contro il suo popolo, dicendo: “Se ho trovato grazia agli occhi del re, risparmia la mia vita e quella del mio popolo” (Est 7,1-3). Questo momento sancisce il ribaltamento delle sorti e la salvezza del popolo ebraico, dimostrando la determinazione di Ester e il suo coraggio.

RIFERIMENTI

Arte

Filippino Lippi, Ester parla con Mardocheo

Artemisia Gentileschi, Ester al cospetto di Assuero.

Andrea del Castagno, Ester Jacopo del Sellaio, Ester e Assuero

Vasari, Nozze di Ester e Assuero

Konrad Witz, Ester davanti ad Assuero

Filippo Lippi, Ester alle porte di Susa. Marc Chagall, La festa di Purim. Musica

Handel Georg Friedrich, Esther

Strungk Nicolaus Adam, Esther

Sarro Domenico, Ester.

Tarchi Angelo, Ester Castelnuovo Tedesco Mario, Libro d’Ester.

Il Libro di Ester mostra come Dio agisca nella storia per ribaltare i destini, salvando i giusti e punendo gli empi, mentre i banchetti diventano momenti chiave per il piano di Ester e la salvezza del popolo ebraico.

Letteratura

Lope de Vega Felix, La hermosa Ester. Federigo della Valle, Esther Racine Jean, Esther

Film

Ester e il re, regia di Raul Walsh e Mario Bava.

Una notte con il re, regia di Michael O. Sajbel. Ester, regia di Raffaele Mertes.

Il gruppo musicale The Maccabeats.

la forza trasformatrice

dell’amore del padre 6

Il dipinto Il ritorno del figliol prodigo di Rembrandt rappresenta il momento centrale della parabola della misericordia, mostrando con intensità emotiva l’abbraccio del Padre al figlio pentito, accolto con amore e perdono nonostante i suoi errori.

RIFERIMENTI

Arte

Guercino, Il ritorno del figliol prodigo.

Il ritorno del figliol prodigo

Il ritorno del figliol prodigo è un dipinto a olio di Rembrandt Harmenszoon van Rijn, databile tra il 1666 e il 1669, conservato allo State Hermitage Museum di San Pietroburgo.

Il quadro raffigura la scena centrale della parabola evangelica del figliol prodigo (Lc 15,11-32), in cui il Padre accoglie il figlio minore dopo il suo ritorno. Rembrandt enfatizza la carica emotiva dell’incontro, evidenziando la misericordia paterna e lo stupore degli astanti, in particolare del figlio maggiore, rimasto sempre accanto al genitore. La scena richiama le parole evangeliche: «Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò» (Lc 15,20). Il figlio, dopo aver dilapidato la sua eredità, torna pentito e trova un’accoglienza inaspettata.

L’opera utilizza tonalità scure, con il gesto dell’abbraccio come fulcro della composizione. Il padre, curvo, avvolge il figlio rannicchiato tra le sue braccia; le mani posate sulle spalle esprimono accoglienza e consolazione. Il figlio, con vestiti stracciati e sandali rotti, incarna la condizione del peccatore pentito. Il coltello da pastore alla cintura richiama il suo passato degradato («Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci», Lc 15,16). Gli altri personaggi restano in secondo piano, testimoni dello stupore per la misericordia del padre.

Gesù racconta questa parabola per rispondere agli scribi e farisei, offrendo una profonda riflessione sulla misericordia di Dio. Il padre rappresenta Dio stesso, che accoglie il peccatore con amore incondizionato. I due figli simboleggiano atteggiamenti diversi:

• Il minore, che cerca la libertà nei piaceri effimeri ma riconosce il proprio errore.

• Il maggiore, che resta fedele ma prova risentimento per il perdono concesso al fratello.

Rembrandt cattura la tensione tra giustizia e misericordia, sottolineando che Dio ama entrambi i figli, senza condizioni. La parabola e il dipinto comunicano un messaggio universale: il perdono divino è sempre offerto a chiunque torni a lui con cuore sincero.

Mattia Preti, Il ritorno del figliol prodigo.

Bartolomé Esteban Murillo, Ritorno del figliol prodigo.

Giorgio De Chirico, Il figliol prodigo.

Letteratura

Rainer Maria Rilke, I quaderni di

malte Laurids Brigge. Andrè Gide, Ritorno del figliol prodigo.

Racine Jean, Esther

IL CORAGGIO DELL’ACCOGLIENZA 7

Elia e la vedova di Zarepta

La narrazione di Elia e la vedova di Zarepta invita a costruire relazioni basate sulla fiducia anziché sulla paura del diverso. Promuove un dialogo inclusivo e l’apertura verso l’altro, portando a un nuovo umanesimo in cui la persona trova pienezza attraverso la relazione con gli altri e con il trascendente.

Questo episodio biblico, parte del ciclo di Elia nei libri dei Re, riflette sulla paura dell’estraneo e sul coraggio della fiducia. Durante il regno di Acab (874-853 a.C.), il profeta Elia annuncia una siccità come punizione per l’idolatria introdotta dalla regina Gezabele. Fuggendo dalla persecuzione, si rifugia prima presso il torrente Cherit, poi a Zarepta, dove incontra una vedova poverissima con un figlio.

Elia le chiede il poco cibo che ha e, spinta dalla fiducia, la donna lo aiuta. In risposta, Dio moltiplica la farina e l’olio, assicurando la loro sopravvivenza. Quando il figlio si ammala, Elia prega e Dio lo guarisce, manifestando la Sua provvidenza.

La vicenda sottolinea il valore della fiducia reciproca: Elia deve affidarsi a una vedova pagana, mentre lei rischia tutto per nutrire un estraneo. Questo incontro diventa segno della presenza divina che opera nella fragilità umana.

Questa storia insegna che la fede e la fiducia in Dio possono condurre alla salvezza, anche nelle situazioni più difficili, rivelando come Dio operi attraverso la fragilità umana per realizzare il Suo piano di redenzione.

RIFERIMENTI

Arte

Bernardo Strozzi, Elia e la vedova di Sarepta.

Daniele da Volterra, Il profeta Elia.

La storia di Elia e della vedova di Zarepta invita a riflettere sulla fiducia in Dio e sull’accoglienza dello straniero.

Musica

Felix Mendelssohn, Elias

Bernardo Strozzi, Il profeta Elia e la vedova di Sarepta, 1630 ca., olio su tela, Kunsthistorisches Museum, Vienna.

Mattia Preti, Il profeta Elia e la vedova Sarepta.

IN PROFONDITÀ

SELEZIONA LA RISPOSTA CHE SECONDO TE È CORRETTA

1 In che modo la Bibbia ha influenzato la cultura occidentale?

A Solo attraverso la pratica prettamente religiosa.

B Ha ispirato arte, letteratura, musica e architettura.

C Attraverso la politica e la scienza.

D Ha avuto un’influenza limitata alla teologia.

2 Cosa rappresenta Abramo nella Bibbia?

A Il primo re d’Israele.

B Un uomo di fede che si affida incondizionatamente a Dio.

C Un profeta minore.

D Un uomo previdente che predica l’individualismo.

3 Quale messaggio centrale si ricava dalla storia di Giuseppe?

A La forza della vendetta.

B L’importanza del potere politico.

C Il valore del perdono e della riconciliazione.

D Il potere economico in Egitto.

4 Quale qualità caratterizza la figura di Ester nella Bibbia?

A La grande ricchezza.

B La straordinaria bellezza.

C Il coraggio nella fragilità.

D La saggezza politica.

RISOLVI IL CRUCIPUZZLE E SCOPRI LA FRASE NASCOSTA

Cerca nel crucipuzzle le seguenti parole:

5 Qual è il messaggio fondamentale del “ritorno del figliol prodigo”?

A La necessità di punire gli errori commessi.

B L’inutilità del perdono.

C La misericordia e l’amore incondizionato del Padre.

D L’obbedienza cieca alle regole.

6 Chi rappresenta il coraggio dell’accoglienza nella storia biblica accaduta a Zarepta?

A Un re potente.

B Un profeta creduto da nessuno.

C Una donna povera che decide di aiutare un profeta.

D Una regina che sconfigge i nemici del popolo.

LEGGI E INDICA SE È VERO O FALSO

1 La Bibbia è considerata un “grande codice” della cultura occidentale artistica e del pensiero.

2 Abramo fu scelto da Dio per la sua forza fisica e la sua abilità militare.

3 La storia di Giuseppe è di conflitti familiari che si risolvono con la riconciliazione e il perdono.

4 Ester non è un personaggio centrale nella storia biblica e la sua vicenda ha poca rilevanza.

5 Il racconto del Figliol prodigo sottolinea l’importanza della punizione per chi sbaglia.

STUDIO DI UN CASO

Il coraggio di Anna nel perdonare una compagna

Anna è una studentessa che ha avuto un forte litigio con una compagna di classe. Nonostante sia stata profondamente ferita dalle parole dell’amica, dopo aver ascoltato una lezione sulla storia di Giuseppe e il suo perdono verso i fratelli, inizia a riflettere sull’importanza della riconciliazione.

Un giorno, dopo un’altra discussione, Anna si chiede se valga la pena portare rancore o se sia più giusto offrire il proprio perdono, anche se difficile. Decide di fare il primo passo e di parlare con la sua compagna.

Come può Anna trovare la forza di perdonare la sua compagna e ricostruire il loro rapporto? In che modo la storia di Giuseppe può ispirarla in questo percorso?

ORIZZONTI DI CITTADINANZA

1 UN PROFONDO LEGAME TRA FEDE E CULTURA

• Scegliete un’opera d’arte famosa ispirata alla Bibbia, come l’Ultima Cena di Leonardo o un affresco del Duomo di Siena. In piccoli gruppi, studiate il significato dell’opera e come essa rifletta la cultura e i valori dell’epoca in cui è stata realizzata.

• Presentate alla classe le vostre riflessioni e discutete su come l’arte possa essere un ponte tra fede, cultura e valori universali. Come può l’arte contribuire oggi al dialogo e alla comprensione tra persone di diverse culture?

2 UN PATTO DI FIDUCIA E RESPONSABILITÀ

• Leggete il racconto della chiamata di Abramo. In gruppo, discutete sul significato della fiducia e della responsabilità che Abramo ha verso il suo popolo. Collegate questa riflessione a situazioni contemporanee in cui la fiducia tra individui o gruppi è fondamentale per il bene comune.

• Confrontate le vostre idee su come la fiducia e la responsabilità possano rafforzare la coesione sociale. Quali sono le azioni concrete che, anche nel vostro ambiente scolastico, possono promuovere questi valori?

3 IL CORAGGIO DEL PERDONO

• In piccoli gruppi, create una breve scenetta basata sul momento in cui Giuseppe perdona i suoi fratelli. Rappresentate i sentimenti contrastanti di odio e riconciliazione.

• Dopo la rappresentazione, riflettete insieme su come il perdono possa essere uno strumento per superare i conflitti e promuovere la pace. Quali sono le difficoltà nel perdonare, e come potrebbe il perdono essere applicato nella vita quotidiana per costruire una società più solidale?

1 CONOSCI IL MONDO DENTRO TE

Rifletti sulla tua capacità di accoglienza e fiducia

Rispondi alle seguenti domande.

• Pensa a una situazione in cui hai avuto l’opportunità di accogliere o aiutare qualcuno, magari qualcuno che non conoscevi bene. Come ti sei sentito e quali sono state le tue motivazioni?

• Hai mai provato timore o esitazione di fronte a qualcuno che sembrava diverso da te per cultura, lingua o valori? Come hai superato queste emozioni?

• Cosa significa per te “fidarsi” degli altri? Pensi che sia una qualità importante anche nelle relazioni professionali o in un futuro percorso di studio?

Confrontati con un compagno sulle risposte. Vi trovate d’accordo sulle vostre idee? Questo esercizio ti aiuta a comprendere meglio il tuo approccio verso l’altro e come il concetto di fiducia possa influenzare le tue scelte di vita.

2 CONOSCI IL MONDO ATTORNO A TE

Esplora le professioni che promuovono l’accoglienza e l’inclusione

Dividetevi in gruppi e scegliete un settore professionale in cui l’accoglienza e la fiducia verso l’altro siano fondamentali, come l’educazione interculturale, il lavoro sociale, l’assistenza sanitaria o la mediazione culturale.

• Ogni gruppo esplora le caratteristiche del lavoro scelto e le qualità necessarie per essere efficaci in questo ambito, come l’empatia, la capacità di ascolto e l’apertura alle diversità.

• Condividete con la classe i risultati delle vostre ricerche, illustrando come le competenze relazionali possano contribuire alla costruzione di una società inclusiva e rispettosa. Questa attività vi permette di comprendere come le professioni legate all’accoglienza possano svolgere un ruolo chiave nel favorire l’integrazione e il dialogo in una comunità multietnica e multiculturale.

VERSO ORIZZONTI FUTURI

orIZZONTI DIGITALI

1 SPERIMENTA L’IA

Costruisci un percorso artistico biblico

Utilizzate un’applicazione di Intelligenza Artificiale per esplorare e creare una serie di opere artistiche che riflettano temi biblici rappresentati in vari periodi storici e stili artistici. Attraverso questa attività, potrete comprendere come artisti di epoche diverse hanno interpretato e rappresentato scene e personaggi biblici, influenzando profondamente la cultura occidentale.

Come procedere

1 Scegliete un tema biblico: ogni gruppo selezionerà un tema o un episodio biblico, come la creazione, la vita di Abramo, il sacrificio di Isacco, la parabola del figliol prodigo o il cammino di Giuseppe. Riflettete su come questo tema si collega alla cultura e all’arte.

2 Esplorate diverse interpretazioni artistiche: con l’IA create immagini artistiche che rappresentino il tema selezionato attraverso differenti stili e movimenti artistici (per esempio, medievale, rinascimentale, barocco, moderno). Annotate come ciascuna interpretazione esprime il messaggio e i valori del tema scelto, evidenziando le differenze e le similitudini tra gli stili.

3 Create una galleria virtuale: organizzate le immagini generate dall’IA in una sorta di galleria, inserendo spiegazioni su come ciascuna opera o stile interpreta e comunica il tema. Potete includere opere famose accanto alle immagini create, dando una visione complessiva dell’influenza biblica sull’arte.

4 Presentazione e discussione: presentate la vostra galleria alla classe, spiegando come ogni opera e stile riflette aspetti diversi del tema biblico. Confrontate le vostre impressioni sulle varie interpretazioni, considerando come l’arte biblica ha influenzato la comprensione culturale e religiosa dei temi biblici.

Domande guida

• Quali caratteristiche di ciascuno stile esaltano meglio il tema biblico scelto?

• Come credete che queste opere abbiano influenzato la percezione collettiva della Bibbia?

• Cosa vi ha colpito di più nel confrontare i diversi stili?

Suggerimento input all’IA

“Crea un’immagine artistica – con anche una cornice - che rappresenti il tema biblico della (… scrivi tu) con lo stile (… scrivi tu)”.

2 RIFLETTI SULL’ESPERIENZA FATTA

In che modo l’IA crea immagini artistiche?

Dividete la classe in piccoli gruppi (3-4 persone). Ogni gruppo rifletterà sul processo di creazione artistica svolto dall’IA, valutando come l’intelligenza artificiale interpreta e riproduce temi biblici e se questo metodo riesce a esprimere l’essenza dei concetti spirituali rappresentati.

Discussione in gruppo

Esaminate le immagini prodotte dall’IA e confrontate la qualità e la profondità delle rappresentazioni. Ogni gruppo dovrebbe identificare i seguenti aspetti.

• Aspetti positivi: quali aspetti vi hanno sorpreso o colpito favorevolmente? L’IA è riuscita a cogliere l’atmosfera o i valori del tema biblico? In che modo il cambiamento di stile ha influenzato la percezione del messaggio biblico?

• Zone d’ombra o perplessità: ci sono stati elementi o interpretazioni che vi sono sembrati inadeguati? L’IA ha saputo mantenere la coerenza storica e artistica per ogni periodo selezionato? Quali limitazioni avete osservato nel tentativo dell’IA di rappresentare concetti spirituali?

Domande guida

• Quali stili artistici vi sono sembrati più efficaci nel rappresentare temi biblici?

• In che modo l’IA può contribuire all’insegnamento dell’arte religiosa e biblica?

• Cosa vi ha sorpreso o vi ha lasciato insoddisfatti nel vedere l’IA interpretare questi temi?

Galleria critica

Ogni gruppo costruisce una piccola galleria critica delle immagini create, selezionando quelle che hanno ritenuto più rappresentative e quelle meno convincenti. Per ciascuna immagine, annotate perché il tema è stato reso efficacemente o perché è stato rappresentato in modo insufficiente.

Condivisione di gruppo

• Ogni gruppo presenta la propria galleria critica alla classe, spiegando i criteri usati per valutare le opere.

• La classe discute quali elementi artistici (come colore, forma, simbolismo) hanno reso alcune immagini particolarmente adatte a esprimere temi biblici.

Conclusioni

Dopo le riflessioni individuali e di gruppo, discutete insieme.

• Come pensate che l’IA possa arricchire l’interpretazione artistica dei temi religiosi? Quali accorgimenti potrebbero migliorarne l’uso?

• Cosa vi ha insegnato questa esperienza sull’arte religiosa e sulla sua capacità di esprimere concetti spirituali profondi?

Contenuti digitali della sezione

sezione 12

Conoscenze

i grandi temi etici nel magistero della chiesa

Comprendere i fondamenti etici del Magistero della Chiesa, in particolare riguardo alla libertà, alla legge morale e ai valori. Conoscere i principi della legge naturale e le radici veterotestamentarie e neotestamentarie dell’etica cristiana.

Abilità

Saper applicare i concetti etici del Magistero della Chiesa ai temi contemporanei, come la vita nascente, il fine vita e la pena di morte. Riflettere sul ruolo della coscienza morale e sul discernimento etico alla luce della fede.

Competenze

Verificare la possibilità di utilizzare i valori cristiani per affrontare le questioni etiche della vita quotidiana, sviluppando una visione critica che integri il rispetto per la dignità umana e la giustizia.

SOMMARIO

1 Nel mondo dell’etica, 340

2 La libertà nella Bibbia, 341

3 La coscienza morale, 342

4 Un sistema di valori, 343

5 La legge naturale, 344

6 Le fondamenta veterotestamentarie, 346

7 Le fondamenta neotestamentarie, 348

8 La vita nascente, 349

9 Il fine vita, 352

10 La pena di morte, 354

ATTIVITÀ DI VERIFICA

Sguardi in profondità, 356

EDUCAZIONE CIVICA

Orizzonti di cittadinanza, 358

ORIENTAMENTO Verso orizzonti futuri, 359

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Orizzonti digitali, 360

L’ORIZZONTE IN MAPPA

LA LIBERTÀ E

LA COSCIENZA MORALE

La libertà, fondata sul libero arbitrio, è centrale per l’etica cristiana, ma va esercitata in conformità alla coscienza morale e alla legge divina.

IL RUOLO DELLA LEGGE NATURALE

La legge naturale è un principio universale che guida l’uomo verso il bene, radicata nella sua natura e riflessa nella creazione.

Il Magistero della Chiesa affronta le sfide etiche contemporanee con una visione che mette al centro la dignità umana e la giustizia. 1. 7. 3. 5. 8. 2. 4. 6.

I VALORI ETICI VETEROTESTAMENTARI

Decalogo e alleanza con Israele stabiliscono i fondamenti etici veterotestamentari, basati su fedeltà e giustizia.

L’ETICA DEL NUOVO TESTAMENTO

Le Beatitudini e il comandamento dell’amore sono al centro dell’etica neotestamentaria, con un invito alla santità e alla giustizia sociale.

LA VITA UMANA AL CENTRO

LA VITA NASCENTE

Il Magistero difende la sacralità della vita umana fin dal concepimento, opponendosi all’aborto e promuovendo una cultura della vita.

IL FINE VITA

La Chiesa si oppone sia all’eutanasia che all’accanimento terapeutico, promuovendo il rispetto della dignità del malato.

LA PENA DI MORTE

La pena di morte è considerata inammissibile, perché nega la dignità della persona e impedisce la sua riabilitazione.

L’ETICA OGGI

nel mondo dell’etica 1

L’analisi di concetti come legge morale, valori, virtù, libertà e coscienza è fondamentale per capire il comportamento umano. Questi termini, anche se usati spesso nel linguaggio comune, richiedono una riflessione più profonda per chiarirne il significato etico.

L’etica studia la moralità e guida il comportamento umano attraverso legge morale, valori, virtù, libertà e coscienza.

L’etica, come disciplina filosofica, studia la moralità, cercando di definire il bene e il male, e stabilire criteri per valutare le azioni umane. Fin dai tempi antichi, i filosofi hanno cercato principi universali che orientino il comportamento, conciliando la libertà individuale con le esigenze della società. La riflessione etica si concentra sull’azione morale, intesa come atto intenzionale e guidato dalla coscienza, che distingue tra giusto e sbagliato. I valori e la libertà sono essenziali per le scelte morali, poiché permettono agli individui di autodeterminarsi e agire con consapevolezza.

Il libero arbitrio e la libertà sono concetti chiave per capire la natura umana e la sua capacità di agire moralmente. La libertà implica l’autodeterminazione e la capacità di scegliere autonomamente le proprie azioni, senza costrizioni. Solo chi agisce liberamente può essere ritenuto responsabile delle proprie scelte. La libertà, quindi, è strettamente legata alla responsabilità morale, poiché permette di discernere tra il bene e il male e di scegliere consapevolmente il bene.

Che cos’è la libertà?

«La libertà è il potere, radicato nella ragione e nella volontà, di agire o di non agire, di fare questo o quello, di porre così da se stessi azioni deliberate.

Grazie al libero arbitrio ciascuno dispone di sé. La libertà è nell’uomo una forza di crescita e di maturazione nella verità e nella bontà. La libertà raggiunge la sua perfezione quando è ordinata a Dio, nostra beatitudine».

(Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1731)

Il libero arbitrio è la facoltà umana di scegliere tra bene e male, rendendo l’uomo un soggetto morale. Tuttavia, è un concetto complesso e dibattuto, soprattutto in relazione al determinismo, secondo cui ogni evento, incluse le scelte umane, è già predeterminato, mettendo in discussione la reale libertà dell’uomo.

IL FILM

Le ali della Libertà, Columbia Pictures

Si tratta di un capolavoro cinematografico che trascende il genere carcerario, diventando un’ode alla speranza, alla resilienza umana e, soprattutto, alla libertà. La pellicola, ispirata al racconto di Stephen King Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank, ci trascina nell’universo claustrofobico di un carcere, dove il protagonista, Andy Dufresne, ingiustamente condannato all’ergastolo, lotta per preservare la propria umanità e la propria fede nella giustizia.

la libertà nella bibbia

La narrazione biblica della salvezza presenta un’analisi approfondita della condizione umana, ponendo l’accento sulla frattura originaria tra Dio e l’uomo, causata dal peccato. Questo evento ha alterato il disegno divino, allontanando l’umanità dal suo scopo originario e generando una condizione di alienazione.

Nell’atto creativo, Dio ha conferito all’uomo una dignità inestimabile, affidandogli il compito di custodire il creato e di svilupparlo secondo i propri talenti. Questa delega divina è accompagnata da una libertà fondamentale, che permette all’uomo di esprimere la propria creatività e di partecipare attivamente alla costruzione del mondo. Tuttavia, tale libertà non è assoluta, ma è inscritta entro limiti precisi, indicati dalla distinzione tra bene e male. Questi limiti, lungi dall’essere una restrizione, costituiscono la condizione stessa della libertà autentica, che non consiste nell’arbitrio, ma nella conformità alla volontà divina e alla natura umana.

La libertà umana include la possibilità di disobbedire, portando l’uomo a sottomettersi alle passioni e al male, in contrasto con la ragione e la legge morale. Questa “libertà malata” ha reso necessario l’intervento salvifico di Dio: a causa del peccato originale, l’uomo ha perso l’innocenza e la capacità di scegliere sempre il bene, pur mantenendo il libero arbitrio.

Il mistero pasquale di Cristo è la risposta divina al peccato e alla morte: attraverso la sua passione, morte e risurrezione, Cristo ha redento l’umanità, restituendole la dignità perduta. Questa libertà cristiana non è solo assenza di costrizioni, ma una nuova condizione esistenziale, fondata sulla conformità alla volontà di Dio e sulla partecipazione alla vita divina.

CERCANDO UN SENSO

La libertà non significa solo poter fare ciò che vogliamo, ma implica anche la responsabilità di capire cosa è giusto per noi e per gli altri. he scelte possiamo fare oggi per crescere come persone e migliorare le nostre relazioni?

la coscienza morale 3

La coscienza morale è il nucleo più profondo dell’uomo, dove incontra Dio e percepisce una legge universale.

La libertà umana si esprime pienamente nella coscienza mo rale, descritta dal Concilio Vaticano II come il “nucleo più se greto” dell’uomo. La coscienza non è solo una guida interiore, ma il luogo dell’incontro con Dio, dove l’uomo avverte la voce della legge morale inscritta nel suo cuore. È ciò che distingue l’uomo dagli altri esseri viventi, permettendogli di autodeter minarsi e orientare le proprie azioni verso il bene.

DISCERNIMENTO

Capacità di valutare e scegliere il bene alla luce della ragione e dei principi morali.

Fin dal “principio” l’uomo e la donna hanno potuto e dovuto “scegliere”.

La coscienza fa percepire una legge morale universale, che trascende leggi e convenzioni sociali, spingendo l’uomo a compiere il bene. Tuttavia, di fronte ai dilemmi morali, la coscienza può non offrire risposte chiare, rendendo necessario un discernimento attento e il confronto con diverse prospettive etiche. La formazione della coscienza avviene attraverso educazione, esperienze e dialogo, e deve essere aperta al confronto con altre culture e tradizioni.

«La coscienza morale è un giudizio della ragione mediante il quale la persona umana riconosce la qualità morale di un atto concreto che sta per porre, sta compiendo o ha compiuto. In tutto quello che dice e fa, l’uo mo ha il dovere di seguire fedelmente ciò che sa essere giusto e retto. […]

L’importante per ciascuno è di essere sufficientemente presente a se stesso al fine di sentire e seguire la voce della propria coscienza. Tale ricerca di interiorità è quanto mai necessaria per il fatto che la vita spesso ci mette in condizione di sottrarci ad ogni riflessione, esame o introspezione». (Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 1778-1779)

Il discernimento morale, radicato nella coscienza, è essenziale per il credente nel perseguire una vita conforme al progetto divino. Non si tratta solo di soddisfare i propri desideri, ma di aderire alla verità, al bene e alla giustizia. Secondo il Catechismo, la coscienza è un giudizio razionale che aiuta a valutare il valore morale delle azioni.

La coscienza, legata all’intelletto, permette di distinguere tra bene e male, orientando le scelte verso la legge morale naturale. Agire in conformità con la coscienza porta a una liberazione interiore, poiché la vera libertà non è assenza di limiti, ma adesione consapevole a valori superiori. L’esercizio delle virtù aiuta l’uomo a fare il bene, realizzando la propria umanità e raggiungendo la piena libertà.

un sistema di valori

Il concetto di valore ha subito un’evoluzione significativa, passando dall’ambito economico a una connotazione più ampia che include l’estetica, la morale e la religione. In un mondo contemporaneo frammentato, caratterizzato da individualismo e relativismo etico, i valori appaiono spesso sfuggenti e soggettivi. La prospettiva cristiana offre una visione diversa, basata sull’antropologia e la teologia della creazione. I valori non sono costruzioni sociali, ma sono radicati nell’essere stesso, con Dio come fondamento di ogni valore. L’uomo, creato a immagine di Dio, ha una dignità intrinseca e un valore assoluto, che lo rende fine a se stesso.

La scala dei valori è gerarchica, con Dio al vertice, e ogni valore trova il suo senso nella relazione con il bene supremo. Al centro c’è la dignità della persona umana, che richiede rispetto incondizionato e guida ogni decisione morale.

«La statura spirituale di un’esistenza umana è definita dall’amore, che in ultima analisi è “il criterio per la decisione definitiva sul valore o il disvalore di una vita umana”. Tuttavia, ci sono credenti che pensano che la loro grandezza consista nell’imporre le proprie ideologie agli altri, o nella difesa violenta della verità, o in grandi dimostrazioni di forza. Tutti noi credenti dobbiamo riconoscere questo: al primo posto c’è l’amore, ciò che mai dev’essere messo a rischio è l’amore, il pericolo più grande è non amare (cfr 1 Cor 13,1-13). […] L’amore implica dunque qualcosa di più che una serie di azioni benefiche. Le azioni derivano da un’unione che inclina sempre più verso l’altro considerandolo prezioso, degno, gradito e bello, al di là delle apparenze fisiche o morali. L’amore all’altro per quello che è ci spinge a cercare il meglio per la sua vita. Solo coltivando questo modo di relazionarci renderemo possibile l’amicizia sociale che non esclude nessuno e la fraternità aperta a tutti».

(Papa Francesco, Fratelli tutti, n. 92, 94)

I veri valori non sono relativi, ma sono radicati nell’essere umano stesso.

I valori guidano le scelte e le relazioni umane: dall’equilibrio tra emozioni e principi morali alla responsabilità nelle decisioni quotidiane.

5

La legge non è solo una norma, ma un vincolo che guida l’uomo verso il bene.

la legge naturale

Il concetto di legge va oltre la semplice norma prescrittiva, toccando aspetti più profondi. L’etimologia latina del termine lex offre interpretazioni diverse: collegata all’atto di leggere, di scegliere o di legare. Nella tradizione cristiana, prevale l’idea di legge come vincolo che unisce l’uomo alla verità, orientando le sue azioni verso il bene La filosofia classica e il pensiero cristiano condividono l’idea di un diritto naturale, basato sulla ragione e intrinseco alla natura umana e del cosmo. Questo diritto è universale e immutabile, e serve da base per le leggi umane, che devono rifletterne i principi per essere giuste. A questo proposito il Catechismo della Chiesa Cattolica, rifacendosi al patrimonio culturale della storia bimillenaria del Cristianesimo, afferma: «La legge naturale esprime il senso morale originale che permette all’uomo di discernere, per mezzo della ragione, il bene e il male, la verità e la menzogna. […] La legge naturale indica le norme prime ed essenziali che regolano la vita morale».

mettiti in gioco

Elaborazione di una “Carta dei valori universali”

• Fase 1 – Ricerca. Gli studenti si divideranno in gruppi e condurranno una ricerca approfondita sui principali sistemi etici nel corso della storia (filosofia greca, etica cristiana, etica kantiana, utilitarismo, ecc.).

• Fase 2 - Analisi comparata. I gruppi confronteranno i valori fondamentali emersi dalle diverse tradizioni etiche, individuando i punti di convergenza e divergenza.

• Fase 3 – Elaborazione. Sulla base dell’analisi condotta, ogni gruppo elaborerà una bozza di codice di valori universali, motivando le proprie scelte.

• Fase 4 – Dibattito. I gruppi presenteranno le loro proposte e si confronteranno in un dibattito aperto, cercando di raggiungere un consenso su un elenco condiviso di valori fondamentali.

La legge naturale si basa sull’essenza dell’essere umano, che è naturalmente orientato verso la verità e il bene. Questa tendenza innata spinge l’uomo a cercare ciò che è conforme alla sua natura. Negare la legge naturale significa negare che l’uomo abbia una finalità intrinseca verso il bene, come sostenuto da alcune correnti moderne.

L’esperienza quotidiana, però, dimostra che ogni individuo aspira al proprio bene e alla realizzazione personale, confermando l’esistenza di una legge naturale. Per i credenti, essa partecipa all’ordine divino, orientando l’uomo verso il bene. La legge naturale è dunque un fondamento stabile e universale per l’etica e il diritto, al di là delle differenze culturali o storiche.

La Rosa Bianca - Sophie Scholl, Goldkind Filmproduktion

IL FILM

La pellicola in questione, attraverso la narrazione della vicenda della Rosa Bianca, solleva profonde questioni filosofiche legate al rapporto tra diritto e morale. Il confronto tra la legge positiva, espressione del potere politico, e la legge naturale, fondata sui principi universali della giustizia e della dignità umana, costituisce il fulcro della riflessione proposta dal film. La storia di Sophie Scholl e dei suoi compagni ci invita a interrogarci sulla natura dell’obbedienza, sul valore della disobbedienza civile e sul ruolo dell’individuo di fronte al potere.

L’osservazione storica e l’analisi del presente mostrano una costante tensione tra il rispetto della legge naturale e la sua violazione. Questo divario ha spinto alla creazione di sistemi normativi positivi, che regolano la convivenza sociale. Il diritto positivo si basa sulla legge naturale, ma la rende vincolante attraverso sanzioni.

La codificazione dei diritti umani fondamentali, come nella Dichiarazione Universale del 1948, formalizza quei diritti inalienabili derivanti dalla dignità della persona umana. Tuttavia, il rispetto di tali diritti è un processo dinamico, costantemente minacciato da violazioni e richiede un impegno continuo. Il diritto positivo, pur imperfetto, rimane essenziale per proteggere la dignità umana.

Per la Chiesa cattolica, i diritti umani hanno un fondamento ontologico nella dignità dell’uomo, e non sono concessi da alcuna autorità terrena. Il magistero afferma che i diritti individuali e sociali sono interconnessi, e il Concilio Vaticano II ha dato nuovo impulso a questo insegnamento, esortando a costruire una società più giusta e solidale. L’impegno della Chiesa per i diritti umani si traduce anche in azioni concrete, promuovendo la giustizia e la dignità umana in tutto il mondo.

Papa Giovanni XXIII scrisse una mirabile sintesi del pensiero cristiano sui diritti universali dell’uomo nella sua enciclica Pacem in terris (nn. 6-7):

«Ogni essere umano ha il diritto all’esistenza, all’integrità fisica, ai mezzi indispensabili e sufficienti per un dignitoso tenore di vita, specialmente per quanto riguarda l’alimentazione, il vestiario, l’abitazione, il riposo, le cure mediche, i servizi sociali necessari; ed ha quindi il diritto alla sicurezza in caso di malattia, di invalidità, di vedovanza, di vecchiaia, di disoccupazione, e in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.

Ogni essere umano ha il diritto al rispetto della sua persona; alla buona riputazione; alla libertà nella ricerca del vero, nella manifestazione del pensiero e nella sua diffusione, nel coltivare l’arte, entro i limiti consentiti dall’ordine morale e dal bene comune; e ha il diritto all’obiettività nella informazione.

Scaturisce pure dalla natura umana il diritto di partecipare ai beni della cultura, e quindi il diritto ad un’istruzione di base e ad una formazione tecnico-professionale adeguata al grado di sviluppo della propria comunità politica».

Il diritto positivo si basa sulla legge naturale per garantire la dignità umana, ma richiede un impegno costante per essere rispettato.

Nella radice del termine “peccato” c’è il concetto di “sbagliare il bersaglio”, cioè non raggiungere l’obiettivo.

le fondamenta veterotestamentarie 6

ANACRONISMO

Errore che colloca un evento, un oggetto o un’idea in un’epoca a cui non appartiene.

I principi etici cristiani derivano dalla Sacra Scrittura, che, letta con consapevolezza, rivela un messaggio universale valido in ogni tempo.

I principi etici del Cristianesimo trovano la loro radice nella Sacra Scrittura, testo che, pur essendo prodotto in contesti storici e culturali specifici, conserva un valore perenne e universale. Una lettura critica e consapevole della Bibbia, libera da ogni forma di anacronismo, permette di cogliere la progressiva rivelazione di Dio e di individuare i principi morali che continuano a guidare la vita dei credenti in ogni tempo e luogo. La continuità tra Antico e Nuovo Testamento, pur nella diversità delle espressioni, testimonia l’unità del disegno divino e l’attualità del messaggio cristiano.

Ci proponiamo quindi ora di esaminare la genesi e lo sviluppo dei principi morali cristiani, ricostruendone il percorso a partire dalle radici dell’Antico Testamento e analizzandone la maturazione nel Nuovo Testamento, alla luce delle diverse prospettive teologiche e culturali.

La Genesi, testo fondante della tradizione biblica, presenta un racconto cosmogonico e antropologico che culmina con la creazione dell’essere umano, concepito come imago Dei. Questa immagine divina, impressa nell’uomo, instaura un legame ontologico tra creatura e Creatore, conferendo all’umanità una dignità intrinseca e una responsabilità nei confronti del creato. Tuttavia, la libertà concessa all’uomo, sebbene sia un dono divino, diviene fonte di peccato quando viene esercitata in contrasto con la volontà divina, come dimostra la narrazione della caduta. Questo evento inaugurale segna una frattura nella relazione originaria, introducendo nel mondo il male morale e inaugurando un processo di alienazione dall’origine divina. Nonostante ciò, la narrazione biblica rivela fin da subito un disegno provvidenziale di Dio, che non abbandona l’umanità peccatrice, ma la chiama a un cammino di redenzione

La narrazione patriarcale e l’Esodo costituiscono i pilastri fondanti della teologia dell’alleanza. L’elezione di Abramo, intesa come chiamata vocazionale, segna l’inizio di un processo di rivelazione progressiva, attraverso il quale Dio si manifesta all’umanità. L’alleanza sinaitica, sancita con l’erogazione della Legge, rappresenta il culmine di questo processo, istituendo un rapporto privilegiato tra Dio e il popolo d’Israele. Il Decalogo, quale espressione normativa dell’alleanza, non si limita a definire un codice etico, ma delinea i tratti distintivi di una relazione fondata sulla reciprocità e sulla fedeltà. L’esperienza dell’esodo, inoltre, introduce il tema fondamentale della salvezza, intesa come liberazione dalla schiavitù e dalla morte, e anticipa la figura del Messia, che porterà a compimento la promessa divina.

I Dieci Comandamenti di Roberto Benigni, Rai

IL FILM

Spettacolo televisivo a puntate nel quale Roberto Benigni rilegge il Decalogo, il grande codice etico occidentale, in prospettiva cristiana, offrendo ottimi spunti di riflessione tra momenti di autentica lirica e momenti di ironia

IL LIBRO

Le dieci Parole, Papa Francesco

Una lettura dei Comandamenti che diventano parole di libertà autentica, riletti alla luce del Vangelo, smontando l’antipatico alone del legalismo e delle imposizioni, cui spesso sono superficialmente accostati.

Attraverso l’esperienza dell’Esodo, Dio rivela la sua trascendenza, manifestandosi come potenza salvifica che libera il popolo d’Israele dalla schiavitù egiziana. Questa esperienza fondante, segnata dal prodigio delle piaghe e dall’attraversamento del Mar Rosso, evidenzia la natura sovrannaturale di Dio e la sua capacità di intervenire nella storia umana. Tuttavia, la trascendenza divina non si manifesta come distacco, bensì come vicinanza e compassione, come dimostra l’atto misericordioso della salvezza.

La storia successiva di Israele, segnata da un alternarsi di fedeltà e infedeltà all’alleanza, è scandita dall’intervento profetico. I profeti, chiamati a denunciare le deviazioni del popolo dalla Legge, svolgono un ruolo cruciale nella trasmissione della rivelazione divina. Essi mettono in luce le conseguenze morali e spirituali della disobbedienza, sottolineando come la trasgressione della Legge comporti l’alienazione da Dio e la perdita della promessa messianica. La minaccia profetica di castigo, tuttavia, non esaurisce la rivelazione divina. Dio, pur manifestando la sua giustizia, rivela anche il suo volto misericordioso, offrendo al popolo la possibilità del pentimento e del rinnovamento dell’alleanza. La profezia di Geremia, in particolare, annuncia una nuova alleanza, fondata sulla scrittura della Legge nel cuore dell’uomo, prefigurando così il compimento definitivo della promessa messianica (Ger 31,3134).

La letteratura sapienziale, parallelamente alla profezia, offre un’ulteriore prospettiva sull’etica biblica. I libri sapienziali, come il Proverbi e il Qoèlet, indagano la relazione tra saggezza e comportamento morale, invitando l’individuo a ricercare la sapienza divina come guida per la propria vita. La saggezza, intesa come conoscenza del bene e del male, consente all’uomo di orientarsi verso una vita virtuosa e di conseguire la felicità autentica.

Il profeta Michea mentre ammonisce gli israeliti.

SEZIONE

7

le fondamenta neotestamentarie

CERCANDO UN SENSO

Le Beatitudini invitano a vedere la vita da una prospettiva diversa. Ti sei mai chiesto come potresti vivere oggi il valore della mitezza o della giustizia, quando tutto sembra spingerti verso competizione e aggressività?

Il Nuovo Testamento propone un’etica radicale basata sull’amore di Dio e sull’amore reciproco, come insegnano le Beatitudini e il comandamento dell’amore del prossimo.

Il Nuovo Testamento introduce una radicalmente nuova prospettiva etica, fondata sull’amore incondizionato di Dio per l’umanità e sull’amore reciproco tra gli uomini: offre una visione della vita radicalmente nuova, che invita i credenti a vivere in modo coerente con la loro fede, mettendo in pratica i valori del Regno di Dio. Essa è una chiamata alla santità e alla trasformazione personale e sociale, un invito a costruire un mondo più giusto e fraterno.

L’insegnamento di Gesù, in particolare le Beatitudini, rappresenta una vera e propria inversione dei valori mondani.

L’esperienza di Gesù, rispetto al suo agire, può essere riletta attraverso tre snodi fondamentali.

• Beatitudini: le Beatitudini non sono semplici esortazioni morali, ma descrivono uno stato di beatitudine interiore, accessibile a coloro che vivono secondo i valori del Regno di Dio. Esse mettono in luce l’importanza della povertà in spirito, del lutto, della mitezza, della fame e della sete di giustizia, della misericordia, della purezza di cuore, della pace e della persecuzione per causa di giustizia.

• Amore del prossimo: il comandamento dell’amore del prossimo, ripreso e ampliato da Gesù, va oltre le relazioni familiari e sociali, estendendosi a tutti gli esseri umani, anche ai nemici. L’amore diventa il principio fondante di ogni relazione e il criterio per giudicare le azioni umane.

• Servo sofferente: la figura di Gesù come servo sofferente, che si sacrifica per la salvezza degli altri, introduce un nuovo paradigma etico, basato sulla compassione, sulla solidarietà e sul servizio al prossimo.

L’etica del Nuovo Testamento ha profonde implicazioni sociali.

• Promuovere la giustizia sociale: combattere le ingiustizie e le disuguaglianze, difendendo i diritti dei più deboli e promuovendo una distribuzione equa delle risorse.

• Costruire una comunità inclusiva: accogliere e integrare gli emarginati, superando ogni forma di discriminazione e promuovendo la fraternità universale.

• Custodire il creato: rispettare l’ambiente e promuovere uno sviluppo sostenibile, riconoscendo il valore intrinseco di ogni creatura.

• Essere testimoni di speranza: offrire un segno di speranza in un mondo spesso segnato dalla sofferenza e dall’ingiustizia, annunciando la buona notizia del Regno di Dio.

In diretta connessione con quanto esposto finora, affronteremo ora alcune “questioni aperte” delicate, ma di grandissima importanza. Si tratta di temi come la vita nascente, il fine vita e la pena di morte, riferimenti tutti alla dimensione della singola “persona umana”. Più avanti, nella sezione n. 15 del corso, affronteremo invece tematiche di carattere sociale più ampio, come l’ecologia, lo sviluppo sostenibile, la globalizzazione, la cultura dello scarto, lo sfruttamento minorile.

la vita nascente

La questione dell’inizio della vita umana e lo status dell’embrione è un argomento da sempre complesso e dibattuto. La discussione riguarda se l’embrione debba essere considerato persona fin dal concepimento oppure in un momento successivo del suo sviluppo. Alcuni sostengono che, avendo già un patrimonio genetico unico, l’embrione sia già un individuo umano in potenza, il che implica che la vita debba essere protetta fin da subito. Altri, invece, ritengono che lo status di persona venga acquisito solo in fasi successive, come quando si sviluppa il sistema nervoso centrale.

Questo dibattito non ha una risposta semplice, poiché stabilire un punto preciso in cui l’embrione diventa persona è complesso. Tuttavia, l’idea della continuità ontologica afferma che l’embrione, essendo destinato a diventare una persona umana, merita piena tutela fin dal concepimento, per proteggere la dignità e la sacralità della vita.

In sintesi, questa posizione difende il valore della vita umana sin dal suo inizio, evidenziando la difficoltà di trovare una “soglia” chiara di umanità durante lo sviluppo.

IL FILM

Bella, Metanoia Films

Nina, una giovane donna alle prese con le difficoltà della vita, si trova improvvisamente a dover affrontare una gravidanza inattesa, scaturita da un licenziamento inaspettato. In questo momento di profonda crisi, trova sostegno in José, un ex atleta professionista segnato da un tragico incidente che lo ha privato della carriera e lo ha condannato a vivere nel rimorso. La scoperta della gravidanza di Nina rappresenta per José un’opportunità di riscatto, un modo per dare un senso alla sua esistenza e per risarcire, almeno in parte, il male commesso. Attraverso il suo impegno nel sostenere Nina e nel promuovere il valore della vita, José intraprende un percorso di profonda rinascita interiore

ABOMINEVOLE

Termine usato per esprimere una forte condanna morale, riferito a ciò che è considerato gravemente ingiusto.

LA CANZONE

In te, Nek

Risalirò col suo peso sul petto

Come una carpa il fiume

Mi spalmerò sulla faccia rossetto

Per farlo ridere

Per lui poi comprerò

Sacchetti di pop-corn

Potrà spargerli in macchina

Per lui non fumerò

A quattro zampe andrò

E lo aiuterò a crescere

Lui vive in te

Si muove in te

Con mani cucciole

È in te

Respira in te

Gioca e non sa

Che tu vuoi buttarlo via

La sera poi

Con noi due farà il bagno

E vi insaponerò

Per lui mi cambierò

La notte ci sarò

Perché non resti solo mai

Per lui lavorerò

La moto venderò

E lo proteggerò, aiutami

Lui vive in te

Lui ride in te

O sta provandoci

È in te, si scalda in te

Dorme o chissà

Lui sta già ascoltandoci

Lui si accuccerà

Dai tuoi seni berrà

Con i pugni vicini

Tra noi dormirà

E un po’ scalcerà

Saremo i cuscini, noi due, yeah

Il figlio che non vuoi

È già con noi

Lui vive in te

Si culla in te

Con i tuoi battiti

È in te

Lui nuota in te

Gioca, chissà

È lui il figlio

Che non vuoi

Leggi e ascolta questa canzone e sottolinea le parole che ti risuonano maggiormente, quindi prova ad elaborare quanto senti e pensi nello spazio sotto.

La posizione della Chiesa cattolica sull’aborto è chiara: si tratta di un atto moralmente sbagliato, poiché costituisce una violazione del diritto alla vita. Questo principio non si basa solo su questioni di fede, ma anche su argomentazioni razionali. La Chiesa afferma che l’embrione è un essere umano fin dal concepimento, con tutte le potenzialità proprie della persona, e dunque l’aborto è visto come l’uccisione di un essere innocente. L’insegnamento cattolico difende il diritto alla vita dall’inizio fino alla morte naturale e invita a promuovere una cultura della vita che protegga ogni essere umano.

L’enciclica Evangelium vitae di Giovanni Paolo II (1995) al n. 62 afferma: «Il Concilio Vaticano II ha condannato con grande severità l’aborto: la vita, una volta concepita, deve essere, protetta con la massima cura; e l’aborto come l’infanticidio sono abominevoli delitti. Nessuna circostanza, nessuna finalità, nessuna legge al mondo potrà mai rendere lecito un atto che è intrinsecamente illecito, perché contrario alla Legge di Dio, scritta nel cuore di ogni uomo, riconoscibile dalla ragione stessa, e proclamata dalla Chiesa».

In ambito cattolico circa queste tematiche è molto attivo il Movimento per la Vita (MpV), una associazione di promozione sociale attiva dal 1975 che si propone di promuovere e di difendere il diritto alla vita e la dignità di ogni uomo, dal concepimento alla morte naturale, favorendo una cultura dell’accoglienza nei confronti dei più deboli ed indifesi.

IL LIBRO

Scartati: la mia vita con l’aborto, Abby Johnson

Nel suo libro, l’autrice, precedentemente direttrice di una clinica specializzata in interruzioni volontarie di gravidanza, offre una toccante testimonianza del proprio percorso di conversione. Dopo aver ricoperto un ruolo di primo piano nel settore dell’aborto, la Johnson ha deciso di operare un radicale cambiamento di vita, suscitando un ampio dibattito pubblico. Con un linguaggio sincero e privo di toni accusatori, l’autrice narra la propria evoluzione interiore e il passaggio da una posizione a favore dell’aborto a un impegno attivo a difesa della vita nascente. La sua storia rappresenta un esempio di come l’amore, la compassione e il dialogo possano promuovere un cambiamento profondo e generare nuove prospettive nella complessa questione dell’aborto.

mettiti in gioco

Leggi il seguente testo, poi prova a confrontare il paradosso narrato con le varie posizioni sulla vita umana nascente. Al termine, guidato dal docente, confrontati con i tuoi compagni.

Il paradosso del barbiere calvo del villaggio

In un luogo sperduto presso gli antichi greci viveva un barbiere che in testa aveva un solo capello e tutti lo chiamavano “il barbiere calvo del villaggio”.

Un mattino gli spuntò in testa un secondo capello e la gente si chiese: «Con due capelli è calvo o è capelluto?». «È calvo» si dissero. Ma il mattino seguente i capelli erano tre e la gente si chiese di nuovo: «Con tre soli capelli è calvo o e capelluto?». «È calvo - si dissero ancora - Fa ridere pensare che uno con tre capelli soli non sia calvo». E così via: ogni mattino il barbiere calvo aveva un capello in più e tutti erano costretti a chiedersi se fosse calvo o capelluto.

Dopo molti giorni, gli abitanti del villaggio si trovarono in estremo imbarazzo perché iniziarono a intuire che, continuando in quel modo, avrebbero dovuto decidere che il barbiere sarebbe divenuto improvvisamente capelluto, e non più calvo, ad esempio tra il capello numero 45 e il 46. Oppure tra il capello numero 178 e 179. È perché non tra il 354 e il 355? Ma, in ogni caso, cominciarono a capire che una volta scelto un numero qualsiasi di capelli, come potevano sostenere che, rispetto a quella cifra, con un solo capello in meno il barbiere era invece improvvisamente di nuovo calvo?

Capirono che la soluzione non poteva essere che una sola: un barbiere con un solo capello in testa è un barbiere “capelluto”. Capelluto di un solo capello, ma capelluto. Solo un barbiere con capelli zero è calvo.

Il dolore, la sofferenza e la morte suscitano inquietudine e ricerca di senso.

il fine vita

Le domande fondamentali sull’esistenza umana ruotano attorno a dolore, sofferenza e morte, suscitando inquietudine e la ricerca di un significato. Ogni individuo deve affrontare queste esperienze, che, pur essendo parte della vita, sono spesso in conflitto con i desideri profondi dell’uomo. Di fronte alla sofferenza, l’uomo reagisce con una naturale protesta e cerca risposte razionali, spesso interrogando la divinità.

GIOBBE

Nome che significa “colui che è messo alla prova” o “perseguitato”.

Il libro di Giobbe affronta il tema della sofferenza e della fiducia in Dio, offrendo spunti di riflessione sul fine vita e sul valore della dignità umana.

La figura di Giobbe rappresenta il mistero del dolore umano. Giusto e pio, Giobbe subisce immense sofferenze nonostante la sua innocenza, sfidando la concezione che il dolore sia sempre conseguenza del peccato. La sua storia ci invita a riflettere su come la sofferenza possa superare la giustizia terrena e rimanere impenetrabile alla nostra comprensione.

Nelle società tradizionali, malattia e morte erano considerate parte inevitabile del ciclo vitale, affrontate con rispetto e accettazione. La cura del malato avveniva in famiglia, permettendo un approccio più dignitoso alla morte. Oggi, invece, la società moderna tende a rimuovere il pensiero della morte, spostandola in strutture istituzionali, privandola del suo significato simbolico e relegandola ai margini dell’esperienza quotidiana.

IL FILM

Million Dollar Baby, Warner Bros. Pictures

Un’opera cinematografica che intreccia in modo complesso e drammatico i temi della boxe e dell’eutanasia. La pellicola non presenta l’eutanasia come una semplice soluzione alla sofferenza, ma la inquadra come un tragico evento che innesca una catena di conseguenze devastanti, segnando in modo indelebile non solo la vita del malato, ma anche quella di coloro che gli sono affettivamente legati.

Dinanzi a ciò si parla soprattutto nel mondo d’oggi di eutanasia e accanimento terapeutico, due concetti distinti ma centrali nel dibattito etico e medico riguardante la fine della vita.

• L’eutanasia si riferisce all’atto di porre fine alla vita di una persona in modo deliberato, spesso per alleviare sofferenze insopportabili causate da malattie terminali. Essa può essere volontaria, quando è richiesta dal paziente, o involontaria, se decisa senza il suo consenso.

• L’accanimento terapeutico, invece, consiste nel prolungare artificialmente la vita di un malato tramite interventi medici che non offrono reali benefici e infliggono ulteriore sofferenza, quando la guarigione non è possibile.

IL LIBRO

La meraviglia di ogni respiro, Pierluigi Sommariva

A seguito di un incidente subacqueo che ha provocato una grave lesione al midollo spinale, l’autore si è trovato confinato su una sedia a rotelle, con una mobilità estremamente limitata. Nonostante questa drammatica svolta, ha dimostrato una straordinaria forza d’animo, superando le avversità e ritrovando la gioia di vivere. Proponiamo riguardo questo autore anche uno spezzone video proposto su TV2000.

Secondo il pensiero della Chiesa cattolica, entrambe le pratiche sono inaccettabili.

• L’eutanasia è vista come una violazione del principio di sacralità della vita, poiché la vita è un dono di Dio e nessuno ha il diritto di porvi fine deliberatamente. L’eutanasia è quindi considerata un atto contrario alla dignità della persona umana e alla volontà divina.

• L’accanimento terapeutico viene anch’esso respinto dalla Chiesa, poiché l’insistenza su trattamenti medici sproporzionati, che non migliorano la qualità della vita ma prolungano inutilmente la sofferenza, non rispetta la dignità del malato. In questo senso, accettare la morte naturale e rifiutare trattamenti eccessivi non significa scegliere l’eutanasia, ma accogliere con serenità e dignità il naturale termine della vita.

La Chiesa promuove invece le cosiddette cure palliative, un insieme di trattamenti medici, psicologici e spirituali volti ad alleviare il dolore e migliorare la qualità della vita di persone con malattie gravi o terminali, cure volte a migliorare la qualità della vita del paziente senza prolungarne inutilmente la sofferenza.

«Per stabilire se un intervento medico clinicamente appropriato sia effettivamente proporzionato non è sufficiente applicare in modo meccanico una regola generale. Occorre un attento discernimento, che consideri l’oggetto morale, le circostanze e le intenzioni dei soggetti coinvolti. La dimensione personale e relazionale della vita - e del morire stesso, che è pur sempre un momento estremo del vivere - deve avere, nella cura e nell’accompagnamento del malato, uno spazio adeguato alla dignità dell’essere umano». (Papa Francesco, messaggio ai partecipanti al meeting regionale europeo della World Medical Association sulle questioni del fine vita, novembre 2017)©

Pierluigi Sommariva, vittima di una grave frattura del midollo spinale, trova la forza e la volontà di “gustare” la sua vita ogni giorno amandola sempre di più, come egli stesso afferma.

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La pena di morte, ancora presente in alcuni Paesi, è sempre più contestata perché nega la dignità umana e la possibilità di redenzione, come afferma anche la Chiesa cattolica.

la pena di morte

Nel suo capolavoro Dei delitti e delle pene, pubblicato nel 1764, il filosofo italiano Cesare Beccaria si scagliò contro una delle pratiche più controverse del suo tempo: la pena di morte. Con una lucidità e un’arguzia che fecero epoca, Beccaria sottolineò l’inutilità e l’ingiustizia di questa pena, ponendo le basi per una riflessione critica sul sistema penale che avrebbe influenzato i dibattiti giuridici e filosofici per secoli a venire.

IL LIBRO

Dei delitti e delle pene, Cesare Beccaria

«Non è utile la pena di morte per l’esempio di atrocità che dà agli uomini. […] Parmi un assurdo che le leggi che sono l’espressione della pubblica volontà, che destano e puniscono l’omicidio, ne commettano uno esse medesime e, per allontanare i cittadini dall’assassinio, ordino un pubblico assassinio».

IL FILM

Le parole illuminanti di Cesare Beccaria, pronunciate oltre due secoli fa, risuonano ancora con sorprendente attualità. Nonostante l’Italia abbia da tempo abolito la pena di morte, questa barbarica pratica è presente ancora in molti Paesi nel mondo

Secondo gli ultimi dati di Amnesty International restano ancora 57 Paesi in cui questa cruenta punizione è prevista dalla legge. La pena di morte è la sanzione più severa, poiché priva definitivamente della vita. Storicamente legata al principio del taglione, è sempre più contestata per la sua inefficacia rieducativa e per il rischio di alimentare violenza. Oggi molti Paesi preferiscono pene alternative, come la prigione, per riabilitare il condannato e tutelare la società. La Chiesa cattolica afferma che la pena deve favorire la correzione e il reinserimento, poiché negare la possibilità di redenzione contrasta con la dignità umana.

Dead man walking, Gramercy Pictures

Il film di Tim Robbins, Dead Man Walking, ispirato a una storia vera, è un toccante dramma ispirato alla vera storia di suor Helen Prejean. Questa religiosa americana, interpretando il ruolo di guida spirituale per un condannato a morte nel 1984, ha vissuto in prima persona l’orrore della pena capitale. L’esperienza l’ha spinta a dedicare la sua vita alla lotta per l’abolizione di questa pratica, e il film di Robbins ha contribuito a portare la sua testimonianza all’attenzione del grande pubblico, suscitando un intenso dibattito sulla giustizia e l’umanità.

Assistiamo a quello che Papa Francesco ha definito Populismo penale:

«Negli ultimi decenni si è diffusa la convinzione che attraverso la pena pubblica si possano risolvere i più disparati problemi sociali».

(Papa Francesco, Lettera al Presidente della Commissione Internazionale contro la pena di morte, 20 marzo 2015)

Le prime pagine della Genesi, con la narrazione del fratricidio di Caino, ci offrono una chiave di lettura per interpretare le profonde ferite che continuano a lacerare l’umanità.

Il comandamento “Non uccidere” è uno dei fondamenti morali del Decalogo e ha influenzato profondamente il diritto e la morale di molte culture. Sebbene sia nato nella tradizione ebraica, ha assunto una dimensione universale, rappresentando il rispetto della vita umana come valore sacro e inviolabile. Gesù Cristo, nel Nuovo Testamento, ha ampliato il significato di questo comandamento, invitando non solo a non uccidere, ma anche ad amare i nemici e a superare l’odio e la violenza.

La Chiesa cattolica, basandosi su questo principio, ha sviluppato una forte dottrina in difesa della vita umana in tutte le sue fasi, dall’inizio alla fine naturale. Questo impegno ha portato la Chiesa a condannare la pena di morte come contraria alla dignità umana e al messaggio evangelico.

Approfondisci la tua conoscenza delle organizzazioni internazionali che combattono la pena di morte. Selezionandone alcune tra le più attive, crea una presentazione visivamente accattivante che ne illustri la storia, gli obiettivi e le modalità di azione. Non limitarti a presentare i dati, ma rifletti sulle ragioni che spingono queste associazioni a impegnarsi in questa causa e sulla loro rilevanza nel mondo contemporaneo.

Henri Vidal, Caino dopo aver ucciso Abele, Giardino delle Tuileries, Parigi.

IN PROFONDITÀ

SELEZIONA LA RISPOSTA CHE SECONDO TE È CORRETTA

1 Cosa si intende per “libero arbitrio” nella dottrina cristiana?

A La possibilità di agire senza conseguenze.

B La capacità di scegliere tra il bene e il male con responsabilità.

C Il potere di decidere il destino altrui.

D L’assenza di limiti nella vita umana.

2 Qual è il fondamento della legge naturale secondo il Magistero della Chiesa?

A Le leggi dello Stato.

B La ragione umana e l’ordine creato da Dio.

C Le norme sociali e politiche.

D La volontà delle persone.

3 Qual è l’insegnamento principale del Magistero sulla vita nascente?

A La vita umana ha inizio solo alla nascita.

B L’embrione è una persona dal concepimento e deve essere protetto.

C L’aborto è una questione soggettiva che dipende dalla cultura.

D La vita deve essere protetta da dopo le prime settimane di gestazione.

4 Cosa rappresenta il concetto di “coscienza morale” nella tradizione cristiana?

A Un codice imposto dalla società.

B La guida interiore che distingue il bene dal male.

C Un istinto biologico.

D Un insieme di leggi tramandate dalle generazioni.

RISOLVI IL CRUCIPUZZLE E SCOPRI LA FRASE NASCOSTA

Cerca nel crucipuzzle le seguenti parole:

5 Qual è la posizione della Chiesa cattolica riguardo la pena di morte?

A Accettabile in casi estremi.

B Sempre inammissibile, indipendentemente dalla gravità del crimine.

C Permessa solo in determinate culture.

D Condannabile ma necessaria in alcuni contesti.

6 Cosa si intende per “legge naturale”?

A Norme stabilite dagli esseri umani per governare la società.

B L’insieme di principi morali universali inscritti nella natura umana e voluti da Dio.

C Un sistema di leggi che cambia a seconda delle culture.

D Un codice che si applica solo agli animali.

LEGGI E INDICA SE È VERO O FALSO

1 La libertà cristiana è la capacità di agire senza restrizioni o responsabilità morali.

2 Il libero arbitrio distingue l’essere umano dagli altri esseri viventi, permettendogli di scegliere.

3 La legge naturale è mutevole e dipende dalle circostanze sociali e storiche.

4 Il Magistero della Chiesa ritiene che la pena di morte si possa giustificare in alcune situazioni.

5 La coscienza morale è il luogo dell’incontro tra l’uomo e Dio, dove si decide il bene e il male.

STUDIO DI UN CASO

La scelta di Giacomo tra giustizia e perdono Giacomo, uno studente di liceo, è coinvolto in una situazione difficile a scuola: uno dei suoi amici è stato accusato ingiustamente di aver rubato durante una gita. Nonostante Giacomo sappia che il suo amico è innocente, si trova di fronte a una scelta: seguire il gruppo che lo accusa senza prove, o difenderlo rischiando di essere emarginato. Giacomo ricorda una lezione sulla coscienza morale che lo invita a fare ciò che è giusto, anche se difficile. Alla fine, decide di parlare apertamente e difendere il suo amico, affrontando le conseguenze della sua decisione.

In che modo Giacomo può seguire la sua coscienza morale per prendere la decisione giusta? Come il concetto di legge naturale e giustizia cristiana può aiutarlo in questa scelta?

ORIZZONTI DI CITTADINANZA

1 LA LEGGE MORALE E IL LIBERO ARBITRIO

• Riflettete sul concetto libero arbitrio e discutete insieme sul significato della “libertà responsabile”. Pensate a esempi della vostra vita quotidiana in cui scegliere tra bene e male ha richiesto consapevolezza e responsabilità.

• Confrontate le vostre riflessioni su come la libertà, pur essendo un diritto fondamentale, debba sempre rispettare anche la libertà e i diritti degli altri. Quali sono le azioni che potete intraprendere per vivere una “libertà responsabile” nella vostra comunità scolastica?

2 IL VALORE DELLA VITA NASCENTE

• Dividetevi in gruppi e analizzate differenti prospettive sul valore della vita nascente, come presentate nelle pagine precedenti. Ogni gruppo sceglie una posizione (scientifica, filosofica, religiosa) e ne riassume i punti chiave.

• Ogni gruppo presenta le proprie idee alla classe e discute su come questi punti di vista possano influenzare le leggi e le scelte etiche di una società civile. Riflettete su come le vostre azioni possano rispettare e sostenere la dignità umana fin dalle prime fasi della vita.

3 IL DIRITTO ALLA DIGNITÀ E IL FINE VITA

• Mettete in scena una breve simulazione in cui un paziente e il suo medico discutono delle scelte di fine vita, tenendo conto delle opzioni come le cure palliative e l’accanimento terapeutico.

• Dopo la simulazione, confrontatevi su come il rispetto della dignità della persona debba essere alla base delle decisioni mediche. Discutete insieme come la vostra generazione può promuovere un approccio compassionevole e rispettoso verso i più deboli e vulnerabili nella società.

1 CONOSCI IL MONDO DENTRO TE

Rifletti sul valore della dignità e del rispetto della vita

Rispondi alle seguenti domande.

• In quali situazioni ti sei trovato a riflettere sull’importanza del rispetto per la vita e la dignità delle persone? Quali sono i valori che emergono per te da queste riflessioni?

• Pensa a una volta in cui hai dovuto prendere una decisione difficile e considera se questa decisione rispettava la dignità degli altri o i valori che senti importanti. Come ti sei sentito?

• Quali convinzioni ti guidano nell’affrontare argomenti complessi e delicati come la pena di morte o i diritti umani? Pensi che questi valori influenzeranno le tue scelte future?

Confrontati con un compagno sulle risposte. Avete opinioni simili su temi di valore etico e morale? Questo esercizio ti aiuta a riflettere sui valori che consideri fondamentali e come questi possano guidare le tue scelte di vita.

2 CONOSCI IL MONDO ATTORNO A TE

Esplora le professioni nel campo dei diritti umani e della giustizia

Dividetevi in gruppi e scegliete un settore professionale legato ai diritti umani e alla giustizia, come il lavoro nelle organizzazioni non governative, la giustizia penale, la sociologia o la criminologia.

• Ogni gruppo esplora le caratteristiche del lavoro nel settore scelto, le competenze necessarie e le responsabilità principali. Cercate di identificare esempi di come queste professioni contribuiscano alla tutela della dignità umana e al rispetto dei diritti.

• Condividete con la classe le vostre scoperte, discutendo come queste professioni possano svolgere un ruolo fondamentale nella promozione della giustizia e nel rispetto della vita umana.

Questa attività vi aiuta a comprendere l’importanza di professioni orientate alla giustizia e ai diritti umani, e come possano contribuire a una società più giusta e rispettosa della dignità di tutti.

VERSO ORIZZONTI FUTURI

orIZZONTI DIGITALI

1 SPERIMENTA L’IA

Gioco di ruolo etico con scenari di vita reale

Utilizzate un’applicazione di Intelligenza Artificiale per creare scenari di vita reale che presentano dilemmi etici complessi legati a valori come la libertà, la dignità, la giustizia e la responsabilità. In questa attività, impersonerete diversi ruoli, affrontando situazioni che richiedono decisioni etiche e riflettendo sulle scelte in base ai principi trattati nel capitolo.

Come procedere

1 Definite i ruoli e i contesti: dividetevi in gruppi e definite per ogni gruppo un ruolo, come “cittadino responsabile”, “medico”, “insegnante”, “giudice” o “amministratore pubblico”. L’IA genererà un contesto realistico per ogni ruolo, con una situazione etica da risolvere, come il rispetto della dignità in un contesto medico o la giustizia in un processo legale.

2 Simulate scenari con l’IA: utilizzate l’IA per creare uno scenario dettagliato che presenta un dilemma etico. Ad esempio un medico potrebbe affrontare una situazione di fine vita, un giudice un caso di minorenne in conflitto con la legge o un insegnante una situazione di bullismo. L’IA fornirà dettagli sull’ambiente, le persone coinvolte e i possibili conflitti di valori.

3 Gioco di ruolo e discussione: ogni gruppo discuterà la situazione all’interno del proprio ruolo, esplorando come risolvere il dilemma etico secondo i principi di libertà, dignità e giustizia. Al termine, i gruppi condivideranno le proprie decisioni e rifletteranno sulle scelte etiche fatte.

4 Analisi finale: confrontate i diversi modi in cui ogni ruolo affronta i dilemmi e discutete le difficoltà emerse. Quali valori sono stati più difficili da rispettare? In che modo la libertà e la responsabilità hanno influenzato le scelte?

Domande guida

• Quali principi etici hanno guidato la vostra decisione?

• Quali difficoltà avete incontrato nel rispettare la dignità e la libertà altrui?

• In che modo credete che questa esperienza possa aiutare a riflettere sui dilemmi della vita reale?

Suggerimento input all’IA

“Crea uno scenario di vita reale con un dilemma etico di questo tipo: (… scrivi tu). Descrivi la situazione, le persone coinvolte e i conflitti di valori che rendono complessa la decisione”.

2 RIFLETTI SULL’ESPERIENZA FATTA

Può una “macchina” comprendere i dilemmi etici?

Dividete la classe in piccoli gruppi (3-4 persone). Ogni gruppo rifletterà sull’efficacia dell’IA nel creare scenari di vita reale che affrontano dilemmi etici complessi, valutando se e come l’IA abbia permesso di esplorare i valori di libertà, giustizia e dignità umana.

Discussione in gruppo

Esaminate le situazioni proposte e discutete come l’IA ha rappresentato i diversi ruoli e i dilemmi etici legati a ciascun contesto. Ogni gruppo dovrebbe identificare i seguenti aspetti.

• Aspetti positivi: in che modo l’IA ha contribuito a creare scenari realistici e dettagliati? I dilemmi etici sono stati rappresentati in modo da suscitare una riflessione profonda e far emergere conflitti di valori? Quali elementi dello scenario vi sono sembrati particolarmente efficaci?

• Zone d’ombra o perplessità: ci sono stati aspetti degli scenari che non vi hanno convinto? Pensate che l’IA abbia mostrato limiti nel cogliere la complessità dei dilemmi morali? Quali aspetti della situazione etica non sono stati rappresentati in modo adeguato?

Domande guida

• In che modo l’IA ha arricchito o limitato la comprensione dei dilemmi etici?

• Quali sfumature e dettagli potrebbero essere migliorati per rendere gli scenari più realistici e completi?

• Prima ancora: dopo l’esperienza fatta, secondo voi può l’IA “capire” dilemmi etici?

Analisi dei valori e dei dilemmi

Ogni gruppo elabora una scheda che descriva i valori principali in gioco nel proprio scenario, annotando le decisioni prese, i conflitti emersi e il modo in cui il contesto ha influenzato le scelte.

Condivisione di gruppo

• Ogni gruppo presenta la propria scheda, discutendo i dilemmi etici affrontati e il processo decisionale adottato.

• La classe costruisce una tabella che riassume i valori più difficili da rispettare e le principali difficoltà incontrate nella simulazione dei ruoli etici.

Conclusioni

Dopo le riflessioni individuali e di gruppo, discutete insieme.

• Come ha influenzato la vostra comprensione dei dilemmi etici l’uso dell’IA in questo gioco di ruolo?

• Quali suggerimenti proporreste per migliorare l’accuratezza e l’efficacia dell’IA nella rappresentazione di situazioni etiche complesse?

Contenuti digitali della sezione

esistenziale

13 sezione

Conoscenze

il ruolo della religione nella società di oggi

Comprendere il ruolo fondamentale della religione come parte integrante della cultura e della società umana. Conoscere l’evoluzione della religione dalle forme più antiche alle manifestazioni contemporanee, in particolare il pluralismo religioso e la libertà di culto.

Abilità

Saper riconoscere il fenomeno religioso come un elemento sociale e culturale che influenza profondamente le dinamiche della convivenza umana. Riflettere sui valori del pluralismo religioso e della tolleranza nel mondo contemporaneo.

Competenze

Essere in grado di analizzare le sfide che la religione affronta nella società moderna, sviluppando una visione critica che valorizzi la libertà religiosa e il rispetto delle diversità culturali e spirituali.

SOMMARIO

1 La religione esigenza fondamentale delle società umane, 364

2 Dalle prime testimonianze alle forme più evolute, 365

3 La religione come fenomeno sociale, 366

4 Le religioni nel mondo, 367

5 Le religioni in Italia, 368

6 Libertà e tolleranza religiosa nel mondo contemporaneo, 370

7 Il valore del pluralismo religioso secondo la Chiesa, 371

8 Il senso di un “Giubileo”, 373

ATTIVITÀ DI VERIFICA

Sguardi in profondità, 374

EDUCAZIONE CIVICA

Orizzonti di cittadinanza, 376

ORIENTAMENTO Verso orizzonti futuri, 377

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Orizzonti digitali, 378

L’ORIZZONTE IN MAPPA

LA RELIGIONE COME BISOGNO UMANO

La religione è presente in tutte le società umane, esprimendo la tensione verso il sacro e il bisogno di trovare un senso alla vita.

Una vera libertà di culto significa rispetto per ogni credenza e rifiuto di ogni forma di violenza in nome della religione. 1. 7. 3. 5. 8. 2. 4. 6.

EVOLUZIONE DELLE RELIGIONI

Dai primi riti alle grandi religioni storiche, la religione si è evoluta, rispondendo alle domande esistenziali delle diverse epoche.

UN FATTO SOCIALE

La religione non è solo un fatto individuale ma un fenomeno che unisce le comunità e rafforza i legami sociali.

PLURALISMO RELIGIOSO NEL MONDO

Oggi, il mondo è caratterizzato da una grande varietà di religioni e spiritualità, che influenzano cultura e politica.

UN MONDO PLURIRELIGIOSO

LA REALTÀ RELIGIOSA IN ITALIA

In Italia il cattolicesimo rimane prevalente, ma la crescente presenza di altre religioni ha portato a una maggiore diversità.

IL VALORE DEL PLURALISMO

La Chiesa cattolica promuove il dialogo interreligioso, riconoscendo il valore delle altre fedi e la loro ricerca della verità.

LIBERTÀ RELIGIOSA E TOLLERANZA

Il rispetto della libertà religiosa è essenziale in una società democratica, dove ogni fede deve essere libera di esprimersi.

UNA

VERA LIBERTÀ DI CULTO

1 la religione esigenza fondamentale delle società umane

COLLETTIVO

Che coinvolge un gruppo di persone o un’intera comunità, anziché il singolo individuo.

La dimensione religiosa è presente in tutte le civiltà umane, come dimostrano gli studi di Mircea Eliade e Claude Lévi-Strauss.

Lo studio della Storia e delle Scienze Umane (Psicologia, Sociologia, Antropologia) insegna che la dimensione religiosa appartiene da sempre alla cultura dell’umanità. Come emerge dalle ricerche del celebre storico delle religioni Mircea Eliade, tutte le civiltà umane che si sono succedute nel tempo hanno fatto riferimento a qualche divinità, sperimentando forme di spiritualità collettive che, seppur diverse a seconda dei contesti storici, sociali e culturali di provenienza, hanno sempre mantenuto dei riferimenti assoluti: ecco il motivo per cui si può affermare che «l’uomo areligioso discende dall’homo religiosus e, lo voglia o no, è anch’egli opera sua, ha preso forme partendo dalle situazioni assunte dai suoi antenati»

Se è vero quanto sostenuto dal grande antropologo francese Claude Lévi-Strauss che «nessuno può capire l’umanità senza capire le sue fedi e i suoi miti», bisogna dunque riconoscere che il senso religioso sia un fenomeno universale che caratterizza tutte le società umane. Ciò non significa che tutti i popoli abbiano sviluppato in uguale misura una stessa forma di religiosità ma che, senza dubbio, essi condividano una medesima tensione spirituale verso il sacro e il trascendente.

Baalbek, antico centro di culto in Libano, testimonia il legame ancestrale tra l’uomo e la religione, esprimendo la ricerca del sacro nelle civiltà antiche.

Il grande studioso delle religioni rumeno Mircea Eliade.

dalle prime testimonianze alle forme più evolute

Le prime tracce di sepolture rituali risalgono a circa 90.000 a.C. con l’Homo sapiens, mentre i primi riti religiosi vengono fatti risalire all’uomo di Neanderthal, circa 50.000 anni fa. Tuttavia, è nel Paleolitico superiore (35.000 - 10.000 a.C.) che si iniziano a formare le prime credenze comunitarie su una vita dopo la morte, basate sulla venerazione di esseri superiori e sull’uso di pratiche magiche per ottenere protezione dalle divinità.

Con l’arrivo del Neolitico (10.000 a.C.), il culto si concentra dapprima sulla fertilità e la vegetazione, per poi estendersi alla celebrazione delle forze naturali. Solo intorno al 6.000 a.C. si sviluppano i primi sistemi religiosi più organizzati, specialmente nelle civiltà del Mediterraneo, Mesopotamia, Persia e India. Queste religioni raccontano la creazione del mondo e parlano di forze sovrumane e divine

Lo storico delle religioni Geo Widengren ha evidenziato come molte religioni primitive combinassero monoteismo e politeismo. In alcune, una divinità principale assorbiva tutte le altre, mentre in altre culture prevalevano credenze animistiche e sciamaniche, dove le potenze divine erano rappresentate dalle forze della natura.

La trascendenza di Dio rispetto al mondo compare per la prima volta in modo chiaro con la tradizione ebraica, specialmente nell’epoca dei profeti del VI secolo a.C. Questo introduce una netta distinzione tra magia e religione

Le diverse denominazioni delle divinità aiutano a comprendere l’evoluzione delle credenze religiose. Il termine latino deus (da cui “Dio”) deriva dall’indoeuropeo deiwos, collegato alla radice djew, che significa “risplendere”. Questo conferma che, fin dalle origini, il cielo luminoso è stato associato a Dio, che in molte religioni antiche viene identificato con il cielo o visto come la divinità che abita il cielo. In greco, il termine theós è di etimologia incerta, ma potrebbe derivare dal verbo týein (“sacrificare”). Anche il termine tedesco Gott (e l’inglese God) potrebbe essere legato alla radice indoeuropea gheu, che significa “versare”, alludendo ai sacrifici religiosi. Infine, ci si chiede se “Dio” sia un nome comune o proprio: la maggior parte delle religioni lo considera un termine comune, traducibile in altre lingue. Tuttavia, nei monoteismi, “Dio” è spesso usato per indicare una realtà personale e non impersonale.

2

Si assiste oggigiorno a un ritorno di pratiche magiche a impronta “pagana” (neopaganesimo).

la religione come fenomeno sociale 3

CERCANDO UN SENSO

Le religioni e le credenze sociali hanno sempre aiutato le comunità umane a rispondere alle sfide della vita. Come credi che la tua comunità risponda ai momenti difficili grazie ai valori e alle tradizioni condivise?

Mosaico paleocristiano ad Aquileia (UD).

La Sociologia della religione nasce alla fine del XIX secolo, durante la Seconda rivoluzione industriale, per studiare i cambiamenti delle religioni tradizionali in un contesto di progresso scientifico e tecnologico. Émile Durkheim, uno dei primi sociologi della religione, definisce la religione come un sistema di credenze e pratiche che unisce una comunità morale. Secondo lui, la religione rafforza l’unità sociale trasmettendo valori e riti attraverso figure carismatiche, che danno origine a comunità religiose e istituiscono gerarchie sacerdotali.

Un altro grande sociologo, Max Weber, analizza il legame tra religione e società nell’opera L’etica protestante e lo spirito del capitalismo e classifica le organizzazioni religiose in:

• movimenti religiosi, spontanei e guidati da leader carismatici;

• Chiese, legate al potere politico e aperte a tutti;

• sètte, in opposizione alla religione dominante, con regole rigide;

• denominazioni, nate in contesti di tolleranza religiosa, come negli USA;

• culti, basati su esperienze spirituali personali.

Secondo i sociologi contemporanei, la religione è un fenomeno culturale che dà significato alla vita, stabilisce valori e norme sociali, e offre conforto nei momenti difficili. Peter L. Berger e Thomas Luckmann sostengono che la religione aiuta a creare coesione sociale e protegge dall’omologazione politica. Nelle società antiche, era legata alla famiglia e alla tribù, mentre con le religioni universali la salvezza è diventata individuale. Questo cambiamento continua oggi, influenzato da pluralismo e globalizzazione.

le religioni nel mondo

Analizzare le religioni nel mondo è complesso, poiché le credenze variano a seconda delle aree geografiche, del livello di istruzione e del reddito. Secondo il Pew Research Center (2022), l’84% della popolazione mondiale appartiene a un gruppo religioso, e le fedi esistenti superano le 10.000.

Il Cristianesimo è la religione più diffusa (32% della popolazione, 2,3 miliardi di fedeli), seguito dall’Islam (24%, 1,9 miliardi), che crescerà fino a raggiungere i cristiani entro il 2060. L’Induismo conta 1,16 miliardi di credenti (15%), il Buddhismo circa 500 milioni, mentre l’Ebraismo ne ha 14 milioni. Religioni africane, Sikhismo e Spiritismo hanno un numero di fedeli superiore all’ebraismo. Oltre un miliardo di persone non segue alcuna religione, tra cui atei, agnostici e irreligiosi

Nei paesi occidentali si assiste a un calo delle religioni tradizionali, mentre cresce una spiritualità privata senza appartenenze istituzionali. Il sociologo Paul Heelas chiama questo fenomeno Spiritual But Not Religious (SBNR), che valorizza la spiritualità come strumento per migliorare la qualità della vita.

La secolarizzazione, ovvero la riduzione dell’influenza della religione sulla società, procede a ritmi diversi nel mondo: il 78% degli occidentali ritiene che credere in Dio non sia necessario per una vita soddisfacente, contro il 30% dell’America Latina, il 20% dell’Asia e il 10% dell’Africa. Secondo Zygmunt Bauman, la società post-moderna trasforma le religioni in esperienze individuali e mutevoli. Tuttavia, per José Casanova, le fedi continuano a influenzare dibattiti globali su diritti umani, immigrazione e libertà.

mettiti in gioco

Organizza una ricerca tra i tuoi compagni per analizzare il fenomeno della “spiritualità senza religione”. Chiedete a chi vi circonda se si identificano con qualche religione specifica o se si considerano “spirituali ma non religiosi”. Confrontate i risultati e discutete insieme come questo fenomeno possa influire sulla percezione della religione e del sacro oggi.

Musica rituale al tempio confuciano Seokjeondaeje di Jeonju, Corea del Sud.

5

LE RELIGIONi d’italia

Negli ultimi decenni, l’Italia ha visto un crescente pluralismo religioso.

LAICO

Stato o istituzione che non è legato ad alcuna religione e mantiene neutralità in ambito confessionale.

CERCANDO

UN SENSO

Negli ultimi decenni l’Italia è stata interessata da diversi mutamenti politici, sociali e culturali che hanno portato ad un forte incremento del pluralismo religioso La religione attualmente più diffusa nel nostro paese è il Cristianesimo cattolico: secondo rilevamenti statistici Ipsos, nel 2023 il 61% degli italiani (pari a circa 35 milioni di persone) si è dichiarato cattolico; il 7% (circa 4 milioni) affiliato ad altre denominazioni cristiane; il 2% appartenente ad altre religioni; il 28% (circa 16 milioni) irreligioso (atei, agnostici, indifferenti); il 2% non si è dichiarato. Di antica origine è la comunità ebraica italiana che oggi conta circa 41.000 membri. La diffusione di altre religioni è stata in gran parte agevolata dai fenomeni migratori degli ultimi decenni. Secondo le rilevazioni compiute nel 2022 dal Centro studi sulle nuove religioni (CESNUR) si stima che in Italia risiedano circa 2,3 milioni di musulmani, 340.000 buddhisti, 222.000 induisti, 24.000 sikh e 97.000 seguaci di altre religioni orientali. La maggior parte delle altre religioni minoritarie sono estremamente frammentate e di scarsa consistenza numerica.

È importante ricordare che lo Stato italiano è laico, come si deduce da quanto affermato nell’articolo 3 della Costituzione della Repubblica italiana: «Tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge senza distinzione di fede religiosa e che sono liberi di professare le loro convinzioni in qualsiasi forma, individualmente o con altre persone, e di promuovere e celebrare riti in forma pubblica o privata, purché non offendano la pubblica morale».

L’articolo 8 recita che «tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge» e l’articolo 19 afferma che «tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume». Il principio di indipendenza tra Stato italiano e Chiesa cattolica è garantito dall’articolo 7 della Costituzione, in cui si afferma che «lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani» e che «i loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi» (risalenti al 1929 e revisionati nel 1984). Sempre in base all’articolo 7 della Costituzione «le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano». Perché è importante che uno Stato moderno sia “laico”? In che modo la laicità garantisce la libertà e il rispetto di tutte le fedi, senza imporne nessuna?

La legge italiana garantisce a tutti i gruppi religiosi il diritto all’esenzione fiscale e il diritto di essere riconosciuti come persone giuridiche, una volta portata a termine la procedura di registrazione presso il ministero dell’Interno. I gruppi religiosi non registrati possono comunque operare legalmente come associazioni culturali e ottenere l’esenzione fiscale, il riconoscimento giuridico dei matrimoni, l’accesso a ospedali e carceri e altri benefici: attraverso una dichiarazione volontaria del contribuente in sede di dichiarazione dei redditi, essi possono anche ricevere una percentuale del gettito fiscale (il cosiddetto “8 per mille” dell’imposta sul reddito personale).

Da sottolineare, infine, che l’Italia fa parte della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, un trattato delle Nazioni Unite entrato in vigore nel 1976, che vincola gli Stati firmatari a rispettare cinque categorie di diritti umani fondamentali:

1. la protezione dell’integrità fisica dell’individuo (contro la detenzione arbitraria, la tortura e l’uccisione).

2. l’imparzialità del giudizio (osservanza della legge, diritti del detenuto, procedura giudiziaria, standard minimi di detenzione per i prigionieri, diritto alla difesa, diritto ad un giusto processo).

3. la protezione contro le discriminazioni basate sul sesso, l’etnia o la religione, e quelle di altro genere.

4. la libertà di pensiero, di religione, di coscienza, di parola, di associazione, di stampa e di riunione.

5. il diritto di partecipazione politica (cioè di fondare o aderire a partiti politici, di voto, di critica delle autorità di governo).

In Italia, tutti i gruppi religiosi registrati hanno esenzione fiscale e riconoscimento giuridico.

I Testimoni di Geova in Italia superano i 250.000 membri, rappresentando una delle comunità religiose più diffuse nel paese.

di Sikh in Italia.

Manifestazione

libertà e tolleranza religiosa nel mondo contemporaneo 6

Negli ultimi anni, crisi globali hanno aggravato le violazioni della libertà religiosa in numerosi Paesi del mondo.

Negli ultimi anni, a causa di crisi globali come la pandemia, le guerre in Ucraina e Palestina e l’aumento del costo della vita, le violazioni della libertà religiosa sono cresciute in 61 Paesi, coinvolgendo 4,9 miliardi di persone. Secondo il Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo 2023 della Fondazione Aiuto alla Chiesa che Soffre, in 28 Paesi (di cui 13 africani, per un totale del 51,6% della popolazione mondiale) vengono sistematicamente violati i diritti sanciti dall’Articolo 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. In 33 altre nazioni, con 853 milioni di abitanti, si registrano gravi discriminazioni religiose.

IL FILM

Timbuktu, Sylvie Pialat

Questo film esplora come la libertà religiosa possa essere negata attraverso l’oppressione fondamentalista, ma distingue tra la fede autentica e la violenza giustificata in nome della religione.

Il 28 maggio 2019 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che istituisce il 22 agosto come Giornata internazionale di commemorazione delle vittime di atti di violenza basati sul credo religioso. Tale ricorrenza è stata proposta dalla Polonia con il sostegno di Stati Uniti, Canada, Brasile, Egitto, Iraq, Giordania, Nigeria e Pakistan. Oltre ad essere un importante promemoria ricorrente ogni 22 agosto, questa risoluzione racchiude un messaggio ben chiaro e rappresenta un mandato ad agire affinché gli atti di violenza religiosa non siano tollerati dalle Nazioni Unite, dagli Stati membri e dalla società civile. Dal 2019 in avanti sono state promosse altre rilevanti iniziative da diversi Stati nel mondo. Si ricorda, in particolare, la formazione nel 2020 dell’Alleanza Internazionale per la Libertà Religiosa promossa dagli Stati Uniti e l’istituzione o la riattivazione della carica di ambasciatore per la libertà religiosa e la fede in un numero crescente di nazioni, quali Danimarca, Paesi Bassi, Stati Uniti, Norvegia, Finlandia, Polonia, Germania e Regno Unito.

La protezione delle vittime di violenze religiose riconosce il diritto alla libertà di culto e il ruolo positivo delle religioni nelle culture. Tuttavia, nonostante le iniziative dell’ONU e la creazione di ambasciate per la libertà religiosa, la risposta internazionale resta insufficiente per eliminare persecuzioni e violenze, ancora diffuse in molte aree del mondo.

il valore del pluralismo religioso secondo la chiesa

La libertà religiosa è una questione centrale per la Chiesa contemporanea, essenziale per la pace internazionale e la convivenza comunitaria. Garantire un equilibrio tra libertà e pace è fondamentale per il bene comune e il progresso della civiltà. Le migrazioni di massa, causate da povertà e guerre, stanno rendendo le società sempre più interreligiose e interculturali.

Di fronte a questi cambiamenti, la Chiesa ribadisce la necessità di aggiornare il dialogo religioso e il confronto civile, senza cedere alla rassegnazione. Vivendo in società sempre più multietniche e multireligiose, è chiamata a testimoniare la fede in modo adeguato, come ha fatto fin dalle sue origini.

Nel 2019 la Commissione Teologica Internazionale ha pubblicato un interessante documento intitolato La libertà religiosa per il bene di tutti. Approccio teologico alle sfide contemporanee che raccoglie sinteticamente i principi fondamentali che la Chiesa cattolica propone riguardo ai temi della tolleranza religiosa, dei diritti alla pace e alla libertà di pensiero e di culto.

Dalla lettura di tale documento emerge in modo chiaro che tutti gli atti religiosi, con i quali in forma privata e pubblica gli esseri umani si rivolgono a Dio, trascendono per loro natura la dimensione temporale delle cose. La potestà civile, il cui fine proprio è di attuare il bene comune dei popoli, deve rispettare e favorire la vita religiosa dei cittadini, senza evadere dal campo delle sue competenze che attengono alla custodia dell’ordine pubblico e alla difesa dei cittadini, specialmente dei più deboli, contro eventuali situazioni di manipolazione psicologica e affettiva, di sfruttamento politico-economico e di fondamentalismo violento.

Una delle esigenze più sentite dalla popolazione mondiale attuale è certamente il riconoscimento pacifico dei diritti religiosi, compreso quello della libertà di conversione. Reciprocità pacifica dei diritti significa garantire la libertà di espressione e di pratica a tutte le organizzazioni religiose, sia di maggioranza sia di minoranza, a seconda dei paesi in cui si trovano ad operare. Questa impostazione supera il noto principio cuius regio eius et religio (espressione latina che letteralmente significa in italiano “di chi [è] la regione, di lui [sia] la religione”) affermato dalla pace di Augusta (1555), in base al quale, per risolvere i conflitti religiosi sorti con la riforma protestante nei territori tedeschi del XVI secolo, si era designato l’obbligo

La libertà religiosa è centrale per la pace e la convivenza, specialmente in società sempre più interreligiose e interculturali.

CERCANDO UN SENSO

La libertà religiosa è cruciale per garantire la pace e la convivenza tra diverse culture e fedi in un mondo sempre più multiculturale e interreligioso. Le migrazioni e i conflitti globali evidenziano l’urgenza di mantenere questo diritto, poiché le società contemporanee si trovano sempre più interconnesse da punti di vista etnici e religiosi. In che modo possiamo promuovere il dialogo tra diverse fedi per contribuire a una società pacifica e giusta?

LA CANZONE

Fede, Pinguini Tattici Nucleari

La Chiesa, in linea con il Concilio Vaticano II, afferma che la missione cristiana segue la logica del dono e della libertà, mai dell’imposizione.

dei sudditi di seguire la confessione religiosa del loro principe. Il vincolo di una religione di Stato, proposto in un certo momento della storia europea per arginare gli eccessi delle cosiddette “guerre di religione”, è ormai definitivamente sorpassato dall’attuale evoluzione del principio di cittadinanza che implica la libertà di coscienza.

Secondo il magistero della Chiesa, tutti gli esseri umani in quanto persone dotate di ragione e di libera volontà, sono tenuti a cercare la verità, in primo luogo quella concernente la religione, e ad aderire ad essa. Ad un tale obbligo, però, gli esseri umani non sono in grado di soddisfare se non godono della libertà psicologica e dell’immunità dalla coercizione esterna. Il diritto alla libertà religiosa non si fonda quindi su una disposizione soggettiva della persona, ma sull’essenza della natura umana.

«So, how do I know how to get God’s voice? Amen. Okay. È sulla Fede che si basano i mercati. E il valore dei contanti. È Fede pure quella degli innamorati…». La canzone esplora il concetto di fede in modo originale e variegato. Il brano gioca con il termine “fede”, toccando diversi ambiti della vita quotidiana, dalle relazioni amorose alla scienza, fino alla fiducia nei mercati finanziari. Si riflette anche sul rapporto tra fiducia e fede, presentando questi concetti come intimamente legati ma distinti.

Nel solco della lezione del Concilio Vaticano II e nell’orizzonte dell’enciclica Ecclesiam suam (1964) di San Paolo VI, la Chiesa riconosce l’intera storia umana coinvolta nell’azione dell’amore di Dio che «vuole che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità» (1 Tm 2, 4). La forma missionaria della Chiesa, iscritta nella disposizione stessa della fede, obbedisce alla logica del dono, ossia della grazia e della libertà, mai a quella della violenza e dell’imposizione.

La dichiarazione Dignitatis humanae del Concilio Vaticano II sulla libertà religiosa ribadisce che «il diritto alla libertà religiosa si fonda realmente sulla stessa dignità della persona umana quale l’hanno fatta conoscere la parola di Dio rivelata e la stessa ragione». Il contenuto di una tale libertà è che «gli esseri umani devono essere immuni dalla coercizione da parte dei singoli individui, di gruppi sociali e di qualsivoglia potere umano, così che in materia religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la sua coscienza né sia impedito, entro debiti limiti, di agire in conformità ad essa: privatamente o pubblicamente, in forma individuale o associata».

il senso di un “giubileo”

Una delle realtà del Cristianesimo con un certo impatto nel mondo e nella società è l’indizione - a volte - di un Giubileo. Questo evento, noto anche come Anno Santo, è una tradizione della Chiesa cattolica risalente al 1300, quando Papa Bonifacio VIII istituì il primo Giubileo.

Celebrato ogni 25 anni, rappresenta un tempo speciale di grazia, perdono e rinnovamento spirituale per i fedeli. Durante l’Anno Santo, i pellegrini sono invitati a compiere atti di penitenza, carità e partecipare a celebrazioni liturgiche, avendo l’opportunità di ottenere l’indulgenza plenaria.

Il Giubileo ha un impatto significativo non solo dal punto di vista spirituale ma anche sociale e culturale. Promuove valori universali come la pace, la giustizia e la solidarietà, e coinvolge le comunità in riflessioni sui grandi temi della convivenza e dell’unità. Le città che ospitano gli eventi, in particolare Roma, accolgono milioni di pellegrini, con ricadute positive sull’economia locale grazie al turismo religioso. Inoltre, ogni Anno Santo diventa occasione per realizzare opere infrastrutturali e culturali che lasciano un’eredità duratura. Il Giubileo, inoltre, incoraggia il dialogo interreligioso, stimolando l’impegno comune per il bene collettivo.

Il Giubileo indetto da Papa Francesco per il 2025 ha come tema Pellegrini di Speranza. Questo Anno Santo si distingue per l’introduzione di iniziative innovative, come una mascotte animata chiamata “Luce”, pensata per avvicinare i giovani, e un ricco programma di eventi culturali, tra cui mostre e concerti. Tali attività, insieme alle celebrazioni liturgiche, offriranno ai pellegrini un’esperienza unica di spiritualità e cultura.

il Giubileo rappresenta una straordinaria occasione di rinnovamento e speranza, capace di ispirare sia i credenti sia l’intera società. Il suo messaggio e le sue iniziative, infatti, trascendono i confini della fede, influenzando positivamente anche chi non condivide la prospettiva religiosa, grazie al richiamo a valori universali e alla spinta verso una maggiore coesione e consapevolezza globale.

Il Giubileo ha un forte impatto spirituale, sociale e culturale, promuovendo pace, giustizia e solidarietà.

Papa Francesco apre la Porta Santa del Giubileo in Vaticano.

SGUARDI IN PROFONDITÀ

SELEZIONA LA RISPOSTA CHE SECONDO TE È CORRETTA

1 Perché la religione è considerata un’esigenza fondamentale nelle società umane?

A Perché sostiene il corretto potere politico.

B Perché risponde al bisogno di senso e trascendenza.

C Perché impone regole morali rigide.

D Perché crea divisioni sociali.

2 Quando si sono sviluppate le prime forme di religiosità organizzata?

A Durante l’Età del Ferro.

B Nel Paleolitico superiore.

C Con la nascita dell’Impero romano.

D Nell’Età medievale.

3 Secondo Émile Durkheim quale funzione sociale svolge la religione?

A Rafforza le strutture economiche.

B Unisce le persone attorno a credenze comuni, favorendo la coesione sociale.

C Riduce l’individualismo.

D Impone un sistema di controllo sulle masse.

4 Quale religione è attualmente la più diffusa nel mondo?

A Islam.

B Induismo.

C Cristianesimo.

D Buddhismo.

RISOLVI IL CRUCIPUZZLE E SCOPRI LA FRASE NASCOSTA

CULTURA DIRITTI

DURKHEIM FEDE LIBERTÀ PACE

Cerca nel crucipuzzle le seguenti parole: Soluzione:

PLURALISMO RELIGIONE RITI

SACRO

TOLLERANZA

VALORI

5 Cosa sostiene la Chiesa cattolica riguardo al pluralismo religioso?

A La tolleranza è necessaria per garantire la pace.

B Il Cristianesimo dovrebbe essere l’unica religione riconosciuta.

C Le religioni devono rimanere separate dalla società civile.

D Ogni religione rappresenta una minaccia per il Cristianesimo.

6 Cosa si intende per “secolarizzazione”?

A La trasformazione delle religioni in sistemi universali.

B Il progressivo allontanamento della religione dalla vita sociale e culturale.

C L’aumento dell’importanza della religione nella società.

D La fusione tra religioni diverse.

LEGGI E INDICA SE È VERO O FALSO

1 Il pluralismo religioso promuove la convivenza pacifica tra culture e fedi diverse.

2 Le prime forme di religiosità organizzata risalgono al Neolitico.

3 La Chiesa cattolica ritiene che la libertà di culto sia un diritto fondamentale di ogni persona.

4 Secondo Durkheim la religione è un sistema di credenze individuali senza rilevanza sociale.

5 La secolarizzazione implica una diminuzione dell’influenza della religione nella vita pubblica.

STUDIO DI UN CASO

Un dibattito sulla tolleranza Monia è una studentessa di liceo e, durante una discussione in classe, i suoi amici dibattono sull’importanza della tolleranza religiosa nella società moderna. Alcuni sostengono che il pluralismo religioso indebolisca l’identità culturale, mentre altri, come Monia, pensano che sia fondamentale per la pace e la convivenza. Dopo aver letto un testo sulla libertà religiosa e il valore del pluralismo, Monia riflette su come il rispetto per le altre religioni possa arricchire la società, e decide di organizzare una discussione davanti a una pizza per approfondire il tema.

In che modo Monia può convincere i suoi amici che la tolleranza religiosa è un valore importante per la società di oggi?

Quali argomenti potr ebbe usare per sostenere la sua posizione?

ORIZZONTI DI CITTADINANZA

1 LA RELIGIONE COME FONDAMENTO SOCIALE

• Riflettete sulla religione come fenomeno universale, esaminando il pensiero di studiosi come Mircea Eliade e Claude Lévi-Strauss che avete studiato. In piccoli gruppi, discutete come le religioni abbiano influenzato le società umane nel tempo, dal punto di vista culturale e sociale.

• Condividete le vostre riflessioni su come il rispetto per le diverse tradizioni religiose possa promuovere una società civile più inclusiva e tollerante. Come potete, nel vostro ambiente scolastico, favorire il dialogo e il rispetto tra diverse visioni religiose e culturali?

2 PLURALISMO RELIGIOSO E DIGNITÀ UMANA

• Dividetevi in gruppi e assegnate a ciascun gruppo una delle grandi religioni del mondo (Cristianesimo, Islam, Induismo, Buddhismo, ecc.). Ciascun gruppo ricerca come la propria religione affronta temi universali come la dignità e il rispetto per l’altro.

• Presentate le vostre scoperte alla classe, sottolineando come ogni religione possa contribuire alla costruzione di una società basata sul rispetto e sulla convivenza pacifica. Riflettete insieme sull’importanza di garantire la libertà religiosa come diritto fondamentale per una cittadinanza attiva e responsabile.

3 LIBERTÀ RELIGIOSA E TOLLERANZA CIVILE

• Organizzate un dibattito in cui metà della classe sostiene l’importanza di una società laica per garantire libertà religiosa, mentre l’altra metà discute il ruolo positivo che le religioni possono svolgere all’interno delle istituzioni pubbliche.

• Dopo il dibattito, confrontatevi su come una visione equilibrata tra laicità e tolleranza religiosa possa favorire il rispetto dei diritti individuali senza discriminazioni. Quali azioni potreste intraprendere per promuovere la tolleranza e la libertà religiosa nella vostra comunità?

1 CONOSCI IL MONDO DENTRO TE

Rifletti sui valori di libertà e rispetto per le differenze

Rispondi alle seguenti domande.

• Pensa a una situazione in cui hai difeso il diritto di qualcuno a esprimere liberamente le proprie idee, anche se non eri d’accordo. Come ti sei sentito e cosa hai imparato da questa esperienza?

• Quali sono i valori che ritieni più importanti in una società che rispetta la libertà di culto e di espressione? Come credi che questi valori possano influenzare le tue scelte di vita?

• Hai mai avuto un momento in cui hai sentito la necessità di superare un pregiudizio o un’opinione preconcetta? Come hai affrontato la situazione e cosa hai imparato?

Confrontati con un compagno sulle risposte. Avete opinioni simili sul valore della libertà e sul rispetto delle differenze? Questo esercizio ti aiuta a comprendere il ruolo che valori come il rispetto e la tolleranza possono giocare nelle tue future scelte.

2 CONOSCI IL MONDO ATTORNO A TE

Esplora le professioni scientifiche che promuovono il benessere sociale Dividetevi in gruppi e scegliete una professione scientifica che contribuisca alla protezione e promozione della libertà e del benessere delle persone, come la biologia, la medicina, la sociologia o la psicologia.

• Ogni gruppo esplora il settore scientifico scelto, studiando le competenze richieste e i tipi di ricerche o interventi che possono contribuire a migliorare la qualità della vita e la tutela dei diritti umani.

• Condividete con la classe ciò che avete scoperto, spiegando come le scienze possano supportare la libertà di pensiero e l’inclusione sociale.

Questa attività vi permette di esplorare come le professioni scientifiche possano avere un impatto positivo sulla società, promuovendo non solo la salute fisica e mentale, ma anche il rispetto dei diritti umani e la protezione delle libertà fondamentali.

VERSO ORIZZONTI FUTURI

orIZZONTI DIGITALI INTELLIGENZA ARTIFICIALE

1 SPERIMENTA L’IA

Simula un “Consiglio mondiale sul pluralismo religioso”

Utilizzate un’applicazione di Intelligenza Artificiale per organizzare e gestire una simulazione di un “Consiglio mondiale” che discute sul pluralismo religioso, la libertà di culto e la convivenza pacifica tra diverse fedi. Ogni gruppo rappresenterà una nazione o una confessione religiosa, affrontando questioni attuali legate al rispetto dei diritti religiosi e alle sfide del mondo contemporaneo.

Fasi dell’attività

1 Formate i gruppi: ogni gruppo rappresenterà una diversa nazione o confessione religiosa, con l’obiettivo di portare la propria prospettiva su temi come la libertà religiosa, la tolleranza e la protezione delle minoranze religiose.

2 Generate gli scenari con l’IA: utilizzate l’IA per creare uno scenario di discussione che presenti una problematica attuale, come la violazione della libertà religiosa in un determinato contesto, la discriminazione di una minoranza o la necessità di promuovere un dialogo interreligioso in una regione instabile.

3 Simulate il consiglio e le discussioni: ogni gruppo dovrà proporre soluzioni e idee per affrontare la problematica presentata, difendendo le proprie posizioni ma cercando di trovare compromessi che rispettino il pluralismo e i diritti religiosi. L’IA può suggerire prospettive e argomentazioni a supporto di ciascuna posizione.

5 Concludete con una risoluzione condivisa: dopo la discussione, ogni gruppo presenterà una proposta di risoluzione o accordo che includa principi di rispetto reciproco e soluzioni pratiche. Al termine, la classe voterà le migliori risoluzioni o quelle che meglio favoriscono una convivenza pacifica.

Domande guida

• Quali sono le sfide più difficili nel garantire il pluralismo religioso?

• In che modo le diverse religioni possono collaborare per promuovere la pace?

• Quali principi ritenete essenziali per proteggere la libertà religiosa?

Suggerimento input all’IA

“Genera uno scenario di discussione su una problematica attuale relativa al pluralismo religioso e alla libertà di culto. Presenta la situazione e i principali conflitti, considerando diversi punti di vista religiosi e culturali. Rispondi poi a noi che ti proporremo delle soluzioni”.

2 RIFLETTI SULL’ESPERIENZA FATTA

Un consiglio mondiale può essere simulato efficacemente con l’IA?

Dividete la classe in piccoli gruppi (3-4 persone). Ogni gruppo rifletterà su come l’IA ha gestito la simulazione del consiglio, valutando l’efficacia della rappresentazione delle prospettive religiose e delle soluzioni proposte per favorire il pluralismo religioso.

Discussione in gruppo

Esaminate gli scenari e le argomentazioni generate dall’IA, discutendo come ogni religione o nazione ha affrontato le questioni del pluralismo e della libertà di culto. Ogni gruppo dovrebbe identificare i seguenti aspetti.

• Aspetti positivi: in che modo l’IA ha contribuito a rappresentare le sfide del pluralismo religioso e della convivenza pacifica? Le prospettive delle diverse confessioni religiose o nazioni sono state esposte in modo realistico e rispettoso? Quali argomentazioni vi sono sembrate particolarmente efficaci?

• Zone d’ombra o perplessità: ci sono stati aspetti della simulazione che non vi hanno convinto? Pensate che l’IA abbia mostrato limiti nel cogliere la complessità dei conflitti interreligiosi o nell’offrire soluzioni realistiche e inclusive?

Domande guida

• Quali sfide particolari avete incontrato nel cercare di raggiungere un compromesso su temi religiosi sensibili?

• In che modo l’IA ha arricchito o limitato la comprensione delle questioni legate alla libertà religiosa e al pluralismo?

• Quali aspetti della discussione pensate siano stati difficili da rappresentare per l’IA?

Analisi delle proposte di risoluzione

Ogni gruppo elabora una breve scheda che riassume le proposte di risoluzione presentate durante il consiglio, indicando i principi su cui si basano e il modo in cui affrontano le questioni di pluralismo religioso e libertà di culto.

Condivisione di gruppo

• Ogni gruppo condivide la propria scheda di risoluzione con la classe, spiegando il ragionamento alla base delle proprie proposte.

• La classe discute i pro e i contro delle varie proposte, riflettendo su come l’IA ha supportato o limitato la formulazione di risposte concrete ai problemi trattati.

Conclusioni

Dopo le riflessioni individuali e di gruppo, discutete insieme.

• Quali aspetti della simulazione vi hanno aiutato a comprendere meglio la complessità del pluralismo religioso?

• In che modo ritenete che l’IA possa essere migliorata per gestire meglio questioni di grande rilevanza etica e culturale come la convivenza religiosa?

Contenuti digitali della sezione

le grandi novità del concilio ecumenico vaticano ii AREA

14 sezione

Conoscenze

Conoscere l’importanza del Concilio Ecumenico Vaticano II e il contesto storico in cui è stato convocato. Comprendere i principali documenti prodotti e le loro implicazioni dottrinali e pastorali per la Chiesa contemporanea.

Abilità

Saper analizzare i cambiamenti introdotti dal Concilio Ecumenico Vaticano II, in particolare riguardo al rinnovamento liturgico, al ruolo dei laici e al dialogo con il mondo moderno. Riconoscere la centralità del Concilio nella Chiesa cattolica del XX secolo.

Competenze

Acquisire la capacità di interpretare e applicare i principi del Vaticano II nella vita ecclesiale e sociale, comprendendo come il Concilio abbia trasformato il rapporto tra la Chiesa e il mondo contemporaneo.

SOMMARIO

1 I concili della Chiesa cattolica, 382

2 La convocazione del Vaticano II, 384

3 I compiti del Concilio, 385

4 Le fasi del Concilio, 386

5 Documenti: 4 Costituzioni, 388

6 Documenti: 3 Dichiarazioni, 389

7 Documenti: 9 Decreti, 390

8 La Chiesa del Concilio, 392

9 Testimoni del Concilio, 394

ATTIVITÀ DI VERIFICA

Sguardi in profondità, 396

EDUCAZIONE CIVICA

Orizzonti di cittadinanza, 398

ORIENTAMENTO Verso orizzonti futuri, 399

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Orizzonti digitali, 400

L’ORIZZONTE IN MAPPA

IL CONTESTO DEI CONCILI

Il Concilio Vaticano II si inserisce nella lunga tradizione dei concili ecumenici della Chiesa cattolica, da Nicea fino all’epoca moderna.

Numerose figure, come Paolo VI e Giovanni XXIII, hanno giocato un ruolo chiave nel Concilio, che ha lasciato un’eredita duratura nella Chiesa e nella società. 1. 7. 3. 5. 8. 2. 4. 6.

I COMPITI

DEL CONCILIO

Il Concilio mirava a rendere il messaggio cristiano più comprensibile, mantenendo fede alla dottrina della Tradizione.

LA CONVOCAZIONE

DEL VATICANO II

Papa Giovanni XXIII ha convocato il Concilio nel 1962, desiderando un rinnovamento che rispondesse alle sfide del mondo moderno.

LE QUATTRO COSTITUZIONI

Sono 4 i documenti fondamentali del Concilio che hanno trasformato la vita ecclesiale.

IL CONCILIO DEI CONCILI

LE DICHIARAZIONI

DEL CONCILIO

Dichiarazioni come Nostra Aetate e Dignitatis Humanae hanno promosso il dialogo interreligioso e la libertà religiosa, segni di apertura al mondo.

IL RINNOVAMENTO DELLA CHIESA

Il Concilio ha trasformato la liturgia, introducendo l’uso delle lingue locali nella Messa e promuovendo una maggiore partecipazione dei fedeli.

I DECRETI CONCILIARI

I decreti del Concilio, tra cui Ad Gentes e Presbyterorum Ordinis, hanno riformato l’attività missionaria e ridefinito il ruolo del clero.

TESTIMONI DEL CONCILIO

1

i 21 concili della chiesa cattolica

La parola concilio viene dal latino concilium e significa “adunanza–assemblea”. Ecumenico deriva dal greco e significa “universale” e riguarda tutta la Chiesa; i concili ecumenici, quindi, si differenziano dai concili particolari e da quelli territoriali perché si riferiscono alle assemblee universali dei vescovi della Chiesa cattolica, che si riuniscono per questioni riguardanti la vita della Chiesa, deliberando su argomenti di tipo dottrinale, disciplinare e pastorale.

DOTTRINALE

Riguardante l’insieme degli insegnamenti e dei principi di fede di una religione.

Il Concilio ecumenico è un’assemblea di vescovi che affronta questioni di fede e disciplina nella Chiesa.

Raffigurazione del Concilio di Nicea.

I concili ecumenici analizzano infatti le questioni dottrinali e disciplinari della Chiesa: precisano le verità della rivelazione, condannano gli errori dottrinali, riaffermano la dottrina dei sacramenti, i punti fermi del diritto ecclesiastico, la soluzione dei problemi relativi alla vita della Chiesa.

Sono 21 i concili della Chiesa cattolica, li presentiamo brevemente.

Nicea, 325

Si definisce il Credo (Credo di Nicea) per ristabilire alcune questioni contro Ario: Gesù Figlio di Dio consustanziale al Padre. Si stabilisce la data della Pasqua.

Costantinopoli, 381

Si completa il Credo (Credo Niceno Costantinopolitano). Si afferma la divinità dello Spirito Santo, come il Padre e il Figlio.

Efeso, 431

Contro l’eresia monofisita si riafferma che Gesù è Dio e uomo, una sola persona e due nature umana e divina.

Calcedonia, 451

Le due nature di Cristo sono unite nella sua persona, ma non confuse o modificate.

Costantinopoli II, 553

Si conferma la condanna degli errori trinitari e cristologici già precedentemente disapprovati. Primo concilio convocato congiuntamente dal Papa e dall’Imperatore.

Costantinopoli III, 680-681

In Gesù ci sono due volontà come vi sono due nature, pur essendo una sola persona quella del Verbo. Viene condannato il monotelismo

Nicea II, 787

Contro l’iconoclastia. Si definisce significato e liceità dell’uso e del culto delle immagini.

Costantinopoli IV, 869 -870

Si conferma il culto delle immagini; si ricompone il conflitto fra Fozio e Ignazio, candidati alla sede patriarcale di Costantinopoli. Si afferma il primato del Pontefice romano.

Lateranense I, 1123

Primo concilio celebrato in Occidente. Si rivendica il diritto della Chiesa nella elezione e consacrazione dei vescovi. Si condannano alcuni comportamenti degli ecclesiastici come eresie. Il vescovo è il responsabile della cura delle anime.

Lateranense II, 1139

Si condanna l’antipapa Anacleto e lo scisma da lui promosso. Si condanna per eresia anche Arnaldo da Brescia. Si continua il percorso di riforma promossa dal Concilio Lateranense I. Si stabiliscono alcuni canoni sulla disciplina del clero.

Lateranense III, 1179

Si definisce l’elezione del Papa da parte dei soli cardinali e che l’elezione dovesse avere la maggioranza di almeno i due terzi dei componenti. Si condanna l’eresia catara Si ridefiniscono alcune regole di vita per il clero.

Lateranense IV, 1215

Si definiscono importanti questioni sulla Trinità, sulla creazione, sui sacramenti. Si introduce il concetto di transustanziazione

in merito all’eucarestia. Si condannano gli errori di Gioacchino da Fiore, degli Albigesi e dei Valdesi. Si prescrive la confessione e la comunione annuale ai fedeli.

Lione I, 1245

Si conclude la lunga questione dei rapporti fra il Papa e l’Imperatore. Considerate le persecuzioni alla Chiesa, viene deposto definitivamente l’Imperatore Federico II. Si delibera la necessità di difendere la terra Santa. Si affrontano alcune questioni dottrinali per i greci. Si riafferma la dottrina dei sacramenti.

Lione II, 1274

Si stabilisce il regolamento del Conclave, unione con i greci, la crociata. Si ribadisce la dottrina sullo Spirito Santo, sui sacramenti e sul primato del Pontefice romano.

Vienne, 1311-1312

Viene soppresso l’Ordine dei Templari e annunciata una crociata. Vengono condannati alcuni errori dottrinali e sanate le controversie francescane. Si decidono alcuni ordinamenti sui rapporti fra la Chiesa e lo Stato e su alcune questioni all’interno della Chiesa.

Costanza, 1414-1418

Si ricompone lo scisma d’Occidente con la deposizione di Giovanni XXIII, le dimissioni di Gregorio XII l’elezione di Martino V.

Si condannano gli errori di Hus e Wicleff. Si affrontano diverse questioni sulla riforma della Chiesa.

Basilea-Ferrara-Firenze, 1431-1445

Il concilio proclama la fine della separazione tra la Chiesa di Roma e quella di Bisanzio. Si

riaffermano principi importanti sulla processione dello Spirito Santo, sui sacramenti, sulla Trinità e l’Incarnazione.

Lateranense V, 1512-1517

Si condanna il concilio scismatico di Pisa e gli errori del neoaristotelismo. Furono emanato decreti di riforma e principi dottrinali in particolare sull’anima.

Trento, 1545-1563

Si definiscono la dottrina sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione, i sacramenti, le indulgenze il culto dei santi, il sacrificio eucaristico. Si condannano gli errori di Lutero. L’esclusione dei libri deuterocanonici da parte di Lutero, induce la Chiesa a pronunciarsi sul Canone biblico riprendendo l’elenco della Vulgata di San Girolamo; si conferma l’uso del Canone di 73 libri: 46 per l’A.T. e 27 per il N.T.

Vaticano I, 1869-1870

Si definiscono i dogmi dell’infallibilità del Papa e l’Immacolata Concezione della Madonna. Viene interrotto dopo la presa di Roma da parte del Regno d’Italia.

Vaticano II, 1962-1965

È il secondo concilio ecumenico svoltosi nella basilica di San Pietro in Vaticano. Si è svolto dal 1962 al 1965 sotto il pontificato di Giovanni XXIII fino al 3 giugno 1963 e poi sotto il pontificato di Paolo VI fino alla conclusione.

Fedeli da ogni parte del mondo attendono sempre trepidanti gli esiti di un concilio.

Il Concilio Vaticano I.

la convocazione del vaticano II 2

Il Concilio Vaticano

II, voluto da Giovanni XXIII per aggiornare la Chiesa e dialogare con il mondo, segnò un evento storico di apertura e rinnovamento.

Tra XIX e XX secolo, le profonde trasformazioni sociali e politiche posero alla Chiesa nuove sfide. Il XX secolo fu segnato da guerre mondiali, totalitarismi e crisi, mutando l’equilibrio globale. La Chiesa intensificò l’attività missionaria e il dialogo ecumenico.

Già Pio XI e Pio XII avevano pensato a un concilio ecumenico, ma fu Giovanni XXIII, nel 1959, ad annunciarne l’apertura, sorprendendo tutti. Considerato un Papa di transizione, Roncalli maturava da tempo questa decisione, vedendola come ispirazione divina.

L’obiettivo non era discutere dottrine fondamentali, ma proporre la fede cattolica in modo rinnovato, dialogando con il mondo contemporaneo. Aggiornamento e dialogo furono i principi guida. La data scelta per l’annuncio, il 25 gennaio 1959, sottolineava l’intento ecumenico del concilio.

Il percorso preparatorio coinvolse vescovi, teologi e rappresentanti di altre Chiese cristiane. Nel Natale 1961 fu convocato ufficialmente per l’anno successivo. L’11 ottobre 1962, Giovanni XXIII inaugurò il concilio, sottolineando i segni dei tempi e promuovendo un’apertura al mondo.

Parteciparono 2400 vescovi, con 4 sessioni e 168 assemblee generali, producendo 16 documenti di rinnovamento ecclesiale. Paolo VI, nella seconda sessione, ne riconobbe la portata storica.

Quella sera, davanti a una folla riunita in Piazza San Pietro, Giovanni XXIII pronunciò il celebre Discorso alla luna, un messaggio di umanità e speranza, ricordato ancora oggi.

IL FILM

Discorso alla luna, Giovanni XXIII

«Cari figliuoli, sento le vostre voci. La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero; qui tutto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata, stasera – osservatela in alto! – a guardare a questo spettacolo».

Papa Giovanni XXIII.

i compiti del concilio 3

Il compito del concilio fu definito nel discorso di apertura di Giovanni XXIII, affermando che “il deposito della dottrina cristiana” non si mette in discussione, e alla Chiesa spetta il compito di fare attenzione a conservarlo nella sua integralità: la Chiesa «non distolga mai gli occhi dal sacro patrimonio della verità ricevuto dagli antichi», ma nello stesso tempo, deve essere proposto e insegnato in modo più efficace, con un linguaggio comprensibile alle persone che vivono in questo periodo storico.

Per questo il Pontefice analizza “i segni dei tempi” invitando i padri conciliari a comprendere meglio l’attualità e le nuove situazioni che le persone si trovano a vivere. Questo non significa certo assecondare il mondo, ma saper ascoltare per capire la realtà e quali nuove possibilità si aprono per l’Annuncio del Vangelo.

Il Vaticano II viene definito un concilio pastorale, mettendo l’accento sul modo di presentare le verità immutabili della fede, distinguendo il deposito dal modo in cui viene annunciata. Il compito principale del concilio è «che il sacro deposito della dottrina cristiana sia custodito e insegnato in forma più efficace».

Un aspetto importante di questa prospettiva è proprio il metodo, che si riflette sulla comunicazione del contenuto. Il modo con cui si conduce un’azione conferma o disconferma il concetto che si vuol trasmettere. Infatti il Pontefice distingue chiaramente il contenuto dal metodo, incoraggiando ad approfondire quelle forme che siano coerenti con le indicazioni del magistero e con l’azione pastorale.

«Al presente bisogna invece che in questi nostri tempi l’intero insegnamento cristiano sia sottoposto da tutti a nuovo esame, con animo sereno e pacato, senza nulla togliervi, in quella maniera accurata di pensare e di formulare le parole che risalta soprattutto negli atti dei Concili di Trento e Vaticano I; occorre che la stessa dottrina sia esaminata più largamente e più a fondo e gli animi ne siano più pienamente imbevuti e informati, come auspicano ardentemente tutti i sinceri fautori della verità cristiana, cattolica, apostolica; occorre che questa dottrina certa ed immutabile, alla quale si deve prestare un assenso fedele, sia approfondita ed esposta secondo quanto è richiesto dai nostri tempi. Altro è infatti il deposito della Fede, cioè le verità che sono contenute nella nostra veneranda dottrina, altro è il modo con il quale esse sono annunziate, sempre però nello stesso senso e nella stessa accezione».

(Giovanni XXIII, Discorso di inaugurazione)

Il Concilio Vaticano II, voluto da Giovanni XXIII, mirava a custodire la dottrina cristiana e a renderla più comprensibile per il mondo moderno.

Un momento dell’apertura del concilio.

le fasi del concilio 4

Prima sessione: Giovanni XXIII

Nel 1963 Giovanni XXIII firmò l’enciclica Pacem in terris, rivolta a tutti gli uomini di buona volontà.

Il 22 ottobre 1962 si aprì la prima sessione del concilio con l’analisi dello schema della Costituzione Sacrosanctum concilium sulla liturgia. Si misero in discussione molti punti su diversi argomenti: la vita della Chiesa, la Sacra Scrittura, le comunicazioni sociali, i rapporti con le chiese orientali, le confessioni separate e le religioni non cristiane. Il percorso non fu semplice, si presentarono diverse difficoltà, infatti i temi da affrontare erano molti e complessi, alcuni non erano mai stati presi in esame. Nelle discussioni emersero, fra i padri conciliari formazioni, concezioni ed esperienze diverse.

Al termine fu deciso di ridurre i settanta schemi a venti, rimandando alla Commissione per la riforma canonica molti argomenti.

In un momento molto delicato della storia, il giorno 11 aprile 1963 Papa Giovanni XXIII, firmò l’enciclica Pacem in terris rivolta per la prima volta non solo ai vescovi e al clero, ma a “tutti gli uomini di buona volontà” che riprendeva i concetti del Radiomessaggio del 25 ottobre 1962 con cui in piena crisi di Cuba, dai microfoni di Radio Vaticana, rivolse un appello accorato ai governanti della terra e a tutti gli uomini di buona volontà per scongiurare la guerra.

Seconda sessione: Paolo VI

La colomba dello Spirito Santo del Bernini bene rappresenta come secondo la Chiesa Dio assista i Padri Conciliari durante ogni Concilio.

Dopo la morte di Giovanni XXIII il 3 giugno 1963, Giovanni Battista Montini divenne Papa Paolo VI il 21 giugno 1963. La Chiesa era in concilio, la prima sessione era terminata con risultati ancora poco definiti e la seconda fase doveva iniziare a settembre del 1963, questo era di competenza esclusiva del Papa. La seconda sessione poteva anche non esserci, il concilio poteva essere rinviato o sospeso. Papa Montini nel suo primo discorso del 22 giugno ne annunciava la ripresa: «La parte preminente del Nostro Pontificato sarà occupata dalla continuazione del Concilio Ecumenico Vaticano II, al quale sono fissi gli occhi di tutti gli uomini di buona volontà».

Paolo VI confermò le finalità del percorso conciliare in quattro punti.

«Riprendiamo dunque, Venerabili Fratelli, il cammino iniziato[…] se consideriamo con attenzione ciò che è della massima importanza, cioè che Cristo è il nostro Creatore e il nostro Capo, non visibile con gli occhi ma vero, e che noi riceviamo tutto da lui, tanto che con lui diventiamo il “Cristo totale”, del quale leggiamo in Sant’Agostino e del quale è pervasa tutta la dottrina sulla Chiesa, senza dubbio allora appariranno evidenti gli scopi primari di questo concilio: i quali scopi, per brevità e chiarezza, riassumeremo in quattro punti, che sono: la definizione o, se si preferisce, la coscienza di Chiesa, la sua riforma, la ricomposizione dell’unità tra tutti i cristiani e il dialogo della Chiesa con gli uomini contemporanei».

La seconda sessione si aprì il 29 settembre 1963 e si chiuse il 4 dicembre dello stesso anno. Il Concilio Vaticano II nell’intenzione di Giovanni XXIII e dei suoi successori ha avuto come obiettivo ricondurre l’umanità verso Dio, mostrando il vero volto di Cristo e della Chiesa, rendendo l’annuncio evangelico più comprensibile per le persone di ogni tempo.

SESSIONE

Riunione ufficiale di un’assemblea, come un Concilio, in cui si discutono e approvano decisioni dottrinali o disciplinari.

Le sessioni del concilio furono qjuattro, dal 1962 fino al 1965.

Durante la terza sessione, dal 14 settembre al 21 novembre 1964, si definirono le Costituzioni Lumen gentium, Dei Verbum e il Decreto sull’ecumenismo Unitatis redintegratio. Fu discusso il Decreto sulle Chiese Orientali Orientalium Ecclesiarum.

Nella quarta sessione, dal 13 settembre all’8 dicembre 1965 quella conclusiva, furono discussi molti temi fondamentali come quello sulle relazioni fra la Chiesa e il mondo contemporaneo Gaudium et spes. Il 28 ottobre fu approvato il documento sulle religioni non cristiane Nostra aetate

Il 7 dicembre 1965 dopo aver promulgato in San Pietro gli ultimi documenti fra cui Gaudium et spes e Ad gentes, Paolo VI scese dall’altare e abbracciò l’inviato del patriarca di Costantinopoli Atenagora I; venne cancellata la scomunica tra Roma e Costantinopoli. L’8 dicembre 1965 si chiuse il concilio.

documenti: 4 costituzioni

Il concilio si concluse l’8 dicembre 1965 con l’approvazione di 16 documenti:

• 4 Costituzioni, i documenti che istituiscono i fondamenti del concilio;

• 9 Decreti conciliari che prendono in esame alcuni aspetti particolari riferiti alla Chiesa e al mondo contemporaneo;

• 3 Dichiarazioni che analizzano temi quali l’educazione, il dialogo interreligioso, la dignità umana e la libertà religiosa.

Ecco una sintesi dei quattro documenti più importanti, le Costituzioni.

Dei Verbum

Costituzione dogmatica sulla Divina Rivelazione, mette in evidenzia la pienezza della rivelazione di Dio in Gesù, il Verbo, eterna Parola del Padre. Nella Scrittura e nella Tradizione viene trasmessa la Parola Rivelata, custodita autenticamente dalla Chiesa. Si sottolinea il ruolo fondamentale della Sacra Scrittura in tutta la vita della Chiesa.

Lumen gentium

Costituzione dogmatica sulla Chiesa, parla del mistero della Chiesa che è in Cristo, «il segno e il mezzo dell’unione intima con Dio e dell’unità di tutto il genere umano». Presenta la Chiesa come il Popolo di Dio, in cammino attraverso la storia. Afferma la collegialità dell’episcopato, intorno al Papa successore di Pietro. Indica la partecipazione attiva dei laici alla vita e alla missione della Chiesa.

Sacrosantum concilium

Costituzione sulla Sacra Liturgia, descrive come la liturgia sia «il vertice verso cui tende l’azione della Chiesa, e nel medesimo tempo la sorgente da cui scaturisce la sua forza». Definisce le linee generali e la riforma liturgica, fissa dottrinalmente la partecipazione dei fedeli ai riti della chiesa latina.

Il Concilio Vaticano II si concluse l’8 dicembre 1965 con l’approvazione di 16 documenti: 4 Costituzioni, 9 Decreti e 3 Dichiarazioni.

Gaudium et spes

Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, si compone di due parti: «la prima parte sulla vocazione dell’uomo, e di una seconda su alcuni problemi più urgenti» Nella prima parte si parla della dignità della persona umana e del significato ultimo dell’attività umana; nella seconda si affrontano temi quali «la dignità del matrimonio e della famiglia, la promozione della cultura, la vita economica e sociale, la vita della comunità politica, e infine la pace e la promozione della comunità dei popoli»

I Padri Conciliari mentre fanno il loro ingresso in Piazza San Pietro.

documenti: 3 dichiarazioni

Ecco ora una sintesi delle tre Dichiarazioni.

Gravissimum educationis

Promuove una nuova cultura dell’educazione, da realizzarsi nel principio della fedeltà a Dio e all’uomo, in vista del rinnovamento dell’azione educativa nella e della Chiesa. Afferma con forza il diritto di tutte le persone ad un’educazione integrale e quello di ogni battezzato all’educazione cristiana. Richiama la responsabilità educativa di famiglie, educatori, società e della Chiesa come comunità educante. Mette in evidenza il ruolo delle scuole e delle università cattoliche e il loro compito di servizio per la formazione umana e religiosa.

Nostra aetate

Sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane. Considerando fondamentale il rapporto con tutti i popoli, nel rispetto della diversità delle religioni e delle concezioni, invita i cristiani, in particolare i cattolici ad aprire spazi e luoghi di dialogo.

Dignitatis humanae

Le persone e le comunità hanno diritto alla libertà religiosa, che è fondata sulla dignità della persona: nessuna potenza umana può costringere ad agire contro la propria coscienza e nessuno deve essere impedito ad agire in conformità alla propria coscienza. La libertà religiosa deve essere garantita dalla legge; il testo studia attentamente i doveri e i diritti delle autorità civili su questo argomento.

INTEGRALE

Che considera e sviluppa tutti gli aspetti della persona in modo armonico e completo.

I titoli dei documenti del concilio prendono il nome dalle prime parole in latino del documento stesso.

Papa Paolo VI mentre presiede all’assemblea conciliare.

7

documenti: 9 decreti

Ecco infine una sintesi dei nove Decreti.

Ad gentes

Approfondisce il carattere missionario della Chiesa. La missione risponde alla volontà espressa da Dio per la salvezza di tutti gli uomini. Il Decreto studia l’opera missionaria che conduce alla formazione di nuove chiese, la vocazione dei missionari e la loro formazione.

I 9 Decreti del Concilio Vaticano II approfondiscono vari aspetti della vita della Chiesa, come l’ecumenismo, la missione, i mezzi di comunicazione e il ruolo dei laici.

Presbyterorum ordinis

Espone le funzioni del sacerdote, le sue relazioni con il vescovo, con i suoi confratelli e con i laici, mostra come il ministero sia per il sacerdote sorgente di vita spirituale e come la sua unione a Cristo per mezzo del suo sacerdozio gli permetta di realizzare l’unità della sua esistenza.

Apostolicam actuositatem

Sviluppa la dottrina della vocazione dei laici all’apostolato, ne precisa i fini mostrandone le diverse forme e le regole generali di organizzazione in merito ai rapporti con la gerarchia in modo adatto alle situazioni di ogni paese.

Optatam totius

Optatam totius ha ripensato profondamente alla figura e ruolo dei sacerdoti.

Delinea il quadro generale di rinnovamento della formazione nei seminari, i seminaristi devono essere preparati in modo da essere capaci di assumere le pesanti responsabilità in un tempo di rinnovamento come quello attuale.

Perfectae caritatis

Presenta il significato profondo della scelta della vita consacrata a Dio, stabilisce le regole generali per una revisione della vita religiosa, perché si possa adempiere meglio al proprio compito personale, in rapporto alla vita spirituale di tutta la Chiesa.

Christus Dominus

Spiega le applicazioni pratiche della collegialità dell’Episcopato (partecipazione di tutti i vescovi alla responsabilità della Chiesa universale). In seguito analizza il compito del vescovo nella sua diocesi e le attività delle Conferenze Episcopali.

Unitatis redintegratio

Propone ai cattolici gli aiuti, le direttive e i mezzi per rispondere al comando divino che vuole l’unità del-

la sua Chiesa e suscitare in tutti i cristiani un vivo desiderio di unione. L’azione ecumenica comincia con il rinnovamento della Chiesa, a cui ogni membro deve partecipare, questa è una dimensione di orizzonte di tutte le altre attività.

Orientalium Ecclesiarum

Espone la legittima diversità delle Chiese locali nell’unità della Chiesa universale, afferma l’uguaglianza delle Chiese locali, e proclama il diritto e il dovere, per le Chiese orientali, di conservare e sviluppare gelosamente il loro patrimonio ecclesiastico e spirituale. Vengono trattate anche le relazioni tra Orientali cattolici e ortodossi, in modo particolare per quanto riguarda la possibilità per gli ortodossi di ricevere i sacramenti nella Chiesa cattolica e viceversa.

Inter mirifica

Si occupa degli strumenti di comunicazione sociale, ne evidenzia le potenzialità e anche i rischi, affermando l’importanza di una adeguata formazione in merito, chiarendo come la Chiesa possa farne buon uso. Il Decreto prevede la costituzione di una Commissione specifica sul tema.

Il concilio valorizza molto le associazioni laicali cristiane.

Il decreto Orientalium Ecclesiarum riconosce la pari dignità delle Chiese orientali cattoliche, valorizzandone le tradizioni e favorendo il dialogo con gli ortodossi.

Il concilio si è occupato con molto interesse delle forme più recenti della comunicazione.

PRASSI

Modalità concreta e abituale di agire, basata su tradizioni o norme, in un determinato ambito.

la chiesa del concilio

Il modo di concepirsi della Chiesa che emerge dal Concilio Vaticano II, è il risultato di un profondo rinnovamento teologico e di una nuova concezione della prassi ecclesiale

La Chiesa viene rappresentata come sacramento di salvezza universale, la realtà va pensata in termini di mistero della salvezza e di universalità, l’universalità dell’offerta di salvezza che Cristo è e che propone a tutti.

È una Chiesa popolo di Dio che si apre al mondo ed entra in dialogo con il mondo, avvicina le sue strutture alle persone, semplifica la liturgia, adegua il linguaggio alle modalità del tempo, ma è anche una Chiesa che ribadisce con forza i principi fondamentali della fede, della sua missione profetica e indica al mondo quali sono le i rischi e le sfide dell’epoca.

Qualcuno ha definito questo concilio come una grande “dichiarazione d’amore” della Chiesa verso l’Umanità.

Una Chiesa che alla luce della Parola di Dio e degli insegnamenti magisteriali riflette e valuta le azioni umane. Le comunità cristiane sono il luogo dove si vive la fede in una visione ecclesiale di corresponsabilità e distribuzione dei ministeri.

Le categorie ecclesiologiche importanti sono quelle del popolo di Dio, della comunità, della profezia; in questa visione si ribadisce la funzione della Chiesa gerarchica: servizio alla comunità dei credenti e a tutti gli uomini di buona volontà. Si mette in evidenza l’aspetto della Chiesa come comunità, in cui tutti i servizi sono dati dal popolo di Dio, nel popolo di Dio e per il popolo di Dio in uno stile di fraternità e comunione, in dialogo con le altre confessioni cristiane e con le altre religioni.

La costituzione Gaudium et spes rappresenta un documento molto significativo in merito al dialogo della Chiesa con il mondo; si riferisce alla pedagogia dei “segni dei tempi” molto cara a Giovanni XXIII; il documento colloca il messaggio di Cristo alla portata dell’uomo moderno; la Chiesa è solidale con gli uomini e con la loro storia:

«Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore. La loro comunità, infatti, è composta di uomini i quali, riuniti insieme nel Cristo, sono guidati dallo Spirito Santo nel loro pellegrinaggio verso il regno del Padre, ed hanno ricevuto un messaggio di salvezza da proporre a tutti.

Perciò la comunità dei cristiani si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia».

L’effetto forse più conosciuto del concilio è sicuramente l’inizio della riforma liturgica, promosso dalla Costituzione Sacrosantum concilium che ha inserito l’uso delle lingue nazionali per la celebrazione della Messa, prima del concilio veniva celebrata solo in latino.

Il sacerdote celebra l’eucarestia rivolto verso i fedeli, i laici vengono coinvolti in modo più attivo nella proclamazione delle letture e nelle preghiere. Si caldeggia la partecipazione assidua all’eucarestia, la lettura personale e comunitaria della Sacra Scrittura.

Nelle Diocesi e nelle parrocchie nascono i consigli pastorali, viene reintrodotto il diaconato permanente per gli uomini sposati e vengono istituiti i ministeri di lettore, accolito e catechista accessibili ai laici.

Nel 1967 viene istituito il Consiglio dei laici. Per la prima volta un concilio dedica alcuni capitoli al ruolo fondamentale dei laici e delle donne e al loro compito nella Chiesa, promuovendo l’animazione cristiana dei valori umani.

Papa Paolo VI istituisce la convocazione periodica del Sinodo dei vescovi, confermando la volontà di collegialità episcopale. Si riafferma il primato del Papa, il compito di servizio alla Chiesa dei vescovi e il ruolo delle Conferenze Episcopali

Dopo la chiusura del concilio si apre una grande stagione per la Chiesa in cui tutta la comunità cristiana si trova coinvolta nel comprendere e mettere in atto i grandi cambiamenti proposti. Si impone l’impegno nel saper leggere i segni tempi e agire in dialogo costruttivo con il mondo in conformità alla Dottrina. Si formano movimenti laicali, si avviano nuovi percorsi di ecumenismo, dialogo interreligioso e rinnovamento sociale.

Grande valore viene dato al dialogo tra culture e religioni diverse.

Il Concilio Vaticano II presenta la Chiesa come Popolo di Dio, aperta al mondo, dialogante, profetica e chiamata a vivere la fede in comunione e corresponsabilità.

Con il concilio finisce l’epoca della Messa in latino con il popolo di Dio alle spalle del sacerdote.

Il cardinale Tucci.

Il cardinale Capovilla.

testimoni del concilio

Parlare di un evento così importante richiede un’analisi delle questioni fondamentali dal punto di vista dottrinale e pastorale, ma è attraverso la voce di coloro che vi parteciparono in prima persona che si riesce a cogliere il senso di un cambiamento epocale di questa portata.

Il cardinale Roberto Tucci, gesuita, scomparso nel 2015, è stato uno degli ultimi testimoni del concilio. Direttore della rivista Civiltà Cattolica e direttore di Radio Vaticana dal 1973 al 1985. Nel 1982 fu responsabile dei viaggi pontifici fuori d’Italia. Nel 2001 ordinato cardinale da San Giovanni Paolo II.

Tucci partecipò alla redazione di alcuni documenti, in particolare quello sull’apostolato dei laici (Apostolicam actuositatem), e di alcune parti della Gaudium et spes, relative alla cultura contemporanea e all’impegno dei cristiani in politica.

IL LIBRO

Intervista al cardinale Tucci, Civiltà Cattolica

Questa intervista è stata rilasciata dal cardinal Tucci nel 2007, è rimasta inedita fino al 2015.

DOMANDA: «Qual era, Eminenza, lo stile che il Papa voleva dare al concilio, secondo quanto ha capito negli incontri che lei ha avuto con il Pontefice?».

RISPOSTA: «Diciamo che il concilio, nonostante tutti i suoi lati deboli, ha realizzato in fondo quello che il Papa disse nel grande discorso dell’11 ottobre 1962, ma anche — per quanto riguarda la Gaudium et spes, la libertà religiosa e il dialogo con le altre religioni — in quello che aveva pronunciato l’11 settembre, in un radiomessaggio trasmesso dalla Radio Vaticana e che era fondato sul duplice concetto relativo alla Chiesa che si riforma ad intra, ma anche ad extra».

Don Loris Capovilla è stato il segretario particolare di Papa Giovanni XXIII, scomparso nel 2016. Nel 2012, ai microfoni di Luca Collodi a Radio Vaticana rilasciò la sua testimonianza in un’intervista conservata negli archivi dell’emittente vaticana.

IL LIBRO

Intervista a loris Capovilla, Eugenio Bonanata

«Quando il Papa me ne parlò la prima volta, era Papa da appena cinque giorni. Fece un cenno vago, disse: “Sul mio tavolo si riversano tanti problemi, interrogativi e preoccupazioni. Ci vorrebbe un qualcosa di singolare e di nuovo, non solo un Anno Santo”. Nel Codice di Diritto canonico, allora da poco riformato, c’è un capitolo chiamato “De Concilio Ecumenico”. Più avanti, me ne ha parlato un’altra volta, e io sono sempre rimasto in silenzio. È venuto poi quella sera del 21 dicembre del 1958, me ne riparlò e mi disse: “Il tuo superiore ti ha accennato a questo grande disegno, ti sembra essere ispirazione del Signore? Tu finora non ha detto neanche una parola...”. E toccandomi il braccio, mi disse: “Il fatto è che tu ragioni un po’ umanamente, come un impresario che fa un progetto e chiama l’architetto, i consulenti, che si intende con le banche. Per noi invece è già un gran dono di Dio accettare una buona ispirazione e parlarne. Non pretendo di arrivare a celebrarlo, a me basta annunciarlo».

Monsignor Luigi Bettazzi, vescovo di Ivrea partecipò al concilio dall’ottobre del 1963. Fu l’ultimo padre conciliare vivente (morì nel 2023), nel 1963 prese parte infatti al Concilio Vaticano II in qualità di vescovo ausiliare dell’arcidiocesi felsinea. Tre anni dopo fu nominato vescovo di Ivrea, dove restò per ben 33 anni.

IL LIBRO

Intervista a Luigi Bettazzi, Riccardo Maccioni

DOMANDA: «Lei entrò in concilio durante la seconda sessione, il 29 settembre 1963, una settimana prima del 4 ottobre quando sarebbe stato consacrato vescovo ausiliare di Bologna. Pastore giovanissimo per i parametri di oggi».

RISPOSTA: « Sì entrai in concilio quando stavo per compiere 40 anni (in ambito missionario v’erano alcuni vescovi anche un po’ più giovani, in Europa lo si diveniva in genere dopo i 50 anni). L’assemblea era raccolta in lunghi banchi a gradini nel corridoio centrale della Basilica, con il posto assegnato secondo la data della propria nomina vescovile: presso l’altare i cardinali e i patriarchi, poi giù giù, verso l’ingresso, gli arcivescovi e i vescovi; ovviamente agli inizi ero tra gli ultimi. Mi trovai immerso nell’episcopato mondiale, con vescovi autoctoni dell’Africa, dell’Asia, dell’America Latina, e capii perché la Chiesa si definiva cattolica, cioè universale, mentre pensavamo quasi che la Chiesa fosse Roma con l’annessione di tutto il mondo. E subito mi resi conto della libertà con cui si discuteva, nei corridoi laterali lungo le soste (v’erano pure due bar di analcolici), ma anche al centro, nel corso dei dibattiti sui documenti che venivano man mano distribuiti».

DOMANDA: «Cos’è rimasto soprattutto del concilio? Penso ovviamente in particolare alle Costituzioni».

RISPOSTA: «La Liturgia non è più vista come l’insieme delle norme per il culto, bensì come l’orientamento per la preghiera comune dei cristiani, con la lingua dei singoli popoli ed una maggiore comprensione e semplificazione dei riti, ma - è da dire - senza una più ampia conversione di mentalità, per cui ancora oggi si vorrebbe qua e là tornare alle antiche formule, come più devote e convincenti. Così la Bibbia, la cui lettura veniva sconsigliata ai singoli cristiani come rischio di eccessiva familiarità con i protestanti, viene invece messa in mano a tutti i battezzati, ma sempre con le esitazioni di chi sa che non è facile comprendere quanto è stato scritto millenni fa con mentalità molto diverse dalla nostra. La Costituzione sulla Chiesa ne rivoluziona il concetto: essa viene affrontata in primo luogo non più come «società perfetta» fondata sulla gerarchia, ma come popolo di Dio, in cui ogni battezzato è parte importante, mentre la gerarchia, pur caratterizzata dal sacramento dell’Ordine, è al servizio della vita della comunità cristiana, nelle singole esperienze e nella loro collettività».

Il concilio colpì mente e cuore non solo di “uomini di Chiesa”, ma anche di gente nota del mondo dello spettacolo, ad esempio. Carlo Verdone ricorda Giovanni XXIII in modo particolare, ricordando la sera dell’11 ottobre 1962, quando Giovanni XXIII si affacciò per benedire la folla radunata in Piazza San Pietro all’apertura del concilio: «Io ero presente in Piazza San Pietro, vestito da lupetto, quando Giovanni XXIII fece il discorso della luna: quando chiuse con “date una carezza ai vostri bambini...” tutti scoppiammo a piangere. Fu emozionante e l’ intera piazza aveva gli occhi bagnati».

I testimoni del Concilio Vaticano II hanno vissuto e raccontato il profondo rinnovamento della Chiesa, contribuendo alla sua apertura al mondo contemporaneo.

Monsignor Bettazzi.

L’attore e regista Carlo Verdone.

SELEZIONA LA RISPOSTA CHE SECONDO TE È CORRETTA

1 Cosa significa il termine “concilio” nella Chiesa cattolica?

A Un incontro tra fedeli per discutere questioni sociali.

B Un’assemblea di vescovi che discute questioni dottrinali e disciplinari.

C Un incontro tra religiosi e politici per stabilire accordi.

D Una conferenza di esperti su temi teologici.

2 Chi convocò il Concilio Ecumenico Vaticano II?

A Pio XII.

B Paolo VI.

C Giovanni XXIII.

D Giovanni Paolo II.

3 Quante Costituzioni furono promulgate durante il Concilio Ecumenico Vaticano II?

A Due.

B Quattro.

C Cinque.

D Sette.

4 Quale documento del Concilio Vaticano II tratta della Chiesa nel mondo contemporaneo?

A Lumen Gentium.

B Dei Verbum.

C Sacrosanctum Concilium.

D Gaudium et Spes.

RISOLVI IL CRUCIPUZZLE E SCOPRI LA FRASE NASCOSTA

Cerca nel crucipuzzle le seguenti parole:

CONCILIO

DECRETI

DIALOGO

GAUDIUM

LAICI

LITURGIA

LUMEN

POPOLO

RIFORME

SPES

UNITÀ

VATICANO

5 Che ruolo ebbero i laici secondo il Concilio Ecumenico Vaticano II?

A Nessun cambiamento significativo.

B Un ruolo marginale nelle decisioni pastorali.

C Parteciparono attivamente alla missione e alla vita della Chiesa.

D Furono esentati dalle questioni ecclesiali.

6 Quale fu uno dei risultati principali del Concilio in termini di dialogo ecumenico?

A Il rifiuto del dialogo con altre confessioni cristiane.

B L’apertura al dialogo con le altre Chiese cristiane e religioni.

C La proposta del primato cattolico su tutte le religioni.

D L’abolizione dei rapporti con le religioni non cristiane.

LEGGI E INDICA SE È VERO O FALSO

1 Il Concilio Ecumenico Vaticano II è stato convocato da Paolo VI.

2 La Costituzione Lumen Gentium tratta del ruolo della Chiesa come Popolo di Dio.

3 Uno degli obiettivi del Concilio Ecumenico Vaticano II fu il dialogo interreligioso.

4 La Sacrosanctum Concilium riguarda principalmente la riforma liturgica.

5 Il Concilio Ecumenico Vaticano II ha aumentato l’uso del latino nelle celebrazioni liturgiche.

STUDIO DI UN CASO

tecipavano i nonni da giovani. I nonni gli raccontano

Alessandro e i suoi nonni Alessandro durante una visita ai suoi nonni discute delle differenze tra la Messa di oggi e quella a cui partecipavano i nonni da giovani. I nonni gli raccontano di come, prima del Concilio Vaticano II, la Messa fosse celebrata in latino e il sacerdote dava le spalle ai fedeli. Alessandro, sorpreso, si rende conto di quanto la riforma liturgica voluta dal Concilio abbia reso le celebrazioni più partecipative per i fedeli. Tuttavia, il nonno esprime qualche nostalgia per la solennità del rito antico, mentre Alessandro è grato di poter comprendere la Messa nella sua lingua.

In che modo Alessandro potrebbe comprendere e apprezzare i cambiamenti introdotti dal Concilio, pur riconoscendo il valore delle tradizioni del passato? Quali vantaggi ha portato la riforma liturgica per la partecipazione dei fedeli?

ORIZZONTI DI CITTADINANZA

1 IL SIGNIFICATO E L’IMPORTANZA DEI CONCILI

• Scegliete uno dei concili studiati (come Nicea, Trento o Vaticano II) e approfondite il contesto storico e le principali decisioni prese in quell’occasione. Preparate una breve presentazione che spieghi come il concilio abbia influenzato la società e la cultura del tempo, collegandolo ai concetti di cambiamento e dialogo.

• Discutete su come i concili abbiano contribuito a sviluppare il dialogo tra Chiesa e società. Quali lezioni di apertura al cambiamento possono essere applicate oggi nella costruzione di una società inclusiva e rispettosa delle diversità?

2 VATICANO II E PARTECIPAZIONE ATTIVA

• Dividetevi in piccoli gruppi e analizzate uno dei documenti principali del Concilio Vaticano II, come Gaudium et spes o Sacrosanctum concilium. Ogni gruppo esamina il contenuto del documento e ne discute il messaggio di rinnovamento e di apertura.

• Condividete in classe come il messaggio di partecipazione attiva e dialogo presente nel Concilio Vaticano II possa applicarsi alla cittadinanza attiva di oggi. Quali azioni potete intraprendere per contribuire a una comunità scolastica più partecipativa e inclusiva?

3 LIBERTÀ RELIGIOSA E DIALOGO INTERRELIGIOSO

• Organizzate un dibattito sulla Dichiarazione Dignitatis humanae del Concilio Vaticano II, che afferma il diritto alla libertà religiosa. Dividetevi in due gruppi: uno sostiene l’importanza della libertà religiosa come diritto umano fondamentale, mentre l’altro discute i possibili limiti di questo diritto quando entra in conflitto con altri valori sociali.

• Dopo il dibattito, riflettete insieme su come il principio di libertà religiosa possa promuovere la pace e il rispetto in una società pluralistica. In che modo potete applicare questi valori di tolleranza e dialogo nel vostro contesto quotidiano?

1 CONOSCI IL MONDO DENTRO TE

Rifletti sul cambiamento e l’adattamento ai tempi

Rispondi alle seguenti domande.

• Pensa a una situazione in cui hai sentito il bisogno di rinnovare il tuo modo di fare o pensare per adattarti a una nuova situazione. Quali sono state le difficoltà che hai incontrato e come le hai superate?

• In che modo pensi che la tua capacità di adattamento e rinnovamento possa aiutarti nel futuro, sia personale che professionale?

• Quali sono i valori che credi importanti e che ti guidano nel prendere decisioni importanti? Come credi che questi valori possano sostenerti nei cambiamenti della tua vita?

Confrontati con un compagno. Come affrontate entrambi le sfide legate al cambiamento?

Questo esercizio ti aiuta a identificare le qualità che possiedi per adattarti e rinnovarti, essenziali per costruire un futuro resiliente.

2 CONOSCI IL MONDO ATTORNO A TE

Esplora le professioni scientifiche legate al cambiamento e all’innovazione Dividetevi in gruppi e scegliete una professione scientifica (come la biotecnologia, la climatologia, la medicina, o l’ingegneria ambientale) che richiede un adattamento continuo alle nuove scoperte e alle esigenze della società.

• Ogni gruppo esplora le competenze necessarie per lavorare nel settore scelto e gli ambiti di innovazione. Scoprite quali sfide sono affrontate quotidianamente e come l’adattamento a nuove tecnologie o a contesti in cambiamento sia una parte essenziale del lavoro.

• Condividete con la classe le vostre scoperte, spiegando come le professioni scientifiche contribuiscano al miglioramento della società e alla risoluzione di problemi complessi. Questa attività vi permette di comprendere l’importanza dell’innovazione nelle professioni scientifiche e di esplorare come la scienza possa guidare il cambiamento per rispondere alle esigenze attuali e future della società.

VERSO ORIZZONTI FUTURI

orIZZONTI DIGITALI

1 SPERIMENTA L’IA

Intervista virtuale a Papa Giovanni XXIII

Utilizzate un’applicazione di Intelligenza Artificiale per simulare un’intervista con Papa Giovanni XXIII, esplorando le sue motivazioni, le aspettative e la visione che aveva per il Concilio Vaticano II. Attraverso questa attività, potrete immedesimarvi nelle questioni chiave che hanno spinto il pontefice a convocare il Concilio e comprendere come ha concepito la missione della Chiesa in un mondo in rapida trasformazione.

Fasi dell’attività

1 Preparazione delle domande: ogni gruppo studierà un aspetto diverso del Concilio (per esempio, le ragioni storiche, il rinnovamento liturgico, il dialogo ecumenico, la dignità umana). Preparate una serie di domande da rivolgere al Papa, che possano chiarire il suo pensiero su questi argomenti.

2 Simulazione dell’intervista: utilizzate l’IA per impersonare Giovanni XXIII e rispondere come lui. Alcune domande utili possono essere: “Cosa ti ha spinto a convocare il Concilio Vaticano II?”; “Qual era la tua visione per la Chiesa nel mondo moderno?”; “Quale ruolo deve avere il dialogo con le altre confessioni cristiane?”.

3 Discussione sui messaggi chiave: dopo l’intervista, i gruppi analizzeranno le risposte per individuare i messaggi chiave di Giovanni XXIII. Ogni gruppo riporterà le proprie scoperte, riflettendo sull’attualità e sull’importanza del Concilio oggi.

Domande guida

• Quali erano le principali motivazioni di Giovanni XXIII per convocare il Concilio?

• In che modo il Papa immaginava una Chiesa in dialogo con il mondo moderno?

• Quali insegnamenti del Concilio vi sembrano più rilevanti nel contesto attuale?

Suggerimento input all’IA

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

“Rispondi come Papa Giovanni XXIII a un’intervista sul Concilio Vaticano II. Spiega le motivazioni e le aspettative che avevi, come concepivi il rinnovamento della Chiesa e il valore del dialogo con le altre fedi e con il mondo moderno. Aspetta le nostre domande”.

2 RIFLETTI SULL’ESPERIENZA FATTA

L’IA può rappresentare in modo autentico il pensiero di un Papa?

Dividete la classe in piccoli gruppi (3-4 persone). Ogni gruppo rifletterà su come l’IA ha simulato l’intervista con Giovanni XXIII, discutendo se e come questa tecnologia ha saputo trasmettere la visione e le motivazioni profonde del Papa riguardo al Concilio Vaticano II.

Discussione in gruppo

Esaminate le risposte fornite dall’IA e discutete quanto l’intervista virtuale sia stata utile per comprendere il pensiero di Papa Giovanni XXIII. Ogni gruppo dovrebbe identificare i seguenti aspetti.

• Aspetti positivi: in che modo l’IA è stata utile nel rispondere come avrebbe fatto Giovanni XXIII? Le risposte vi sono sembrate coerenti con le sue idee e con il contesto del Concilio Vaticano II? Quali riflessioni vi hanno colpito di più?

• Zone d’ombra o perplessità: ci sono stati aspetti dell’intervista che non vi hanno convinto? L’IA ha mostrato limiti nel rappresentare la profondità spirituale e umana di Giovanni XXIII? Avete percepito delle risposte che sembravano troppo generiche o poco aderenti alla sua personalità?

Domande guida

• In che modo l’intervista virtuale ha arricchito la vostra comprensione del Concilio Vaticano II e delle sue motivazioni?

• Quali sfumature di pensiero o sensibilità personale potrebbero essere difficili da trasmettere attraverso un’intervista con l’IA?

• Quali suggerimenti dareste per migliorare la capacità dell’IA di rappresentare una figura storica come Giovanni XXIII?

Analisi dei messaggi chiave

Ogni gruppo crea una scheda che sintetizza i messaggi chiave emersi nell’intervista, identificando le aspettative di Giovanni XXIII per il Concilio, la sua visione di rinnovamento e il valore del dialogo con il mondo moderno.

Condivisione di gruppo

• Ogni gruppo presenta la propria analisi dei messaggi chiave alla classe, spiegando come l’IA ha rappresentato i valori e le convinzioni di Giovanni XXIII.

• La classe discute i punti di forza e i limiti dell’IA nel simulare una personalità storica e spirituale, riflettendo su come la tecnologia può supportare o limitare la comprensione di figure significative.

Conclusioni

Dopo le riflessioni individuali e di gruppo, discutete insieme.

• Cosa avete appreso sull’uso dell’IA per comprendere eventi e figure storiche importanti?

• Quali accorgimenti suggerireste per una rappresentazione più fedele e autentica delle personalità storiche?

Contenuti digitali della sezione

15 sezione

Conoscenze

la chiesa in dialogo con la società di oggi

Conoscere i principali insegnamenti della Chiesa riguardo alla dignità umana, al lavoro, alla custodia del creato e alla giustizia sociale. Comprendere l’impatto della dottrina sociale della Chiesa sulle questioni etiche e sociali del mondo contemporaneo, come il lavoro minorile e lo sfruttamento delle risorse.

Abilità

Saper riconoscere e interpretare le sfide che la società moderna presenta alla dignità umana, all’equità sociale e alla sostenibilità ambientale. Riconoscere l’importanza del dialogo tra la Chiesa e il mondo contemporaneo per promuovere giustizia, pace e sviluppo integrale.

Competenze

Essere in grado di applicare i principi della dottrina sociale della Chiesa alle questioni attuali per sviluppare e per promuovere un senso critico verso le disuguaglianze, percependo la solidarietà, la giustizia e la sostenibilità come valori fondamentali

SOMMARIO

1 Una dignità umana inalienabile, 404

2 La “dottrina sociale della Chiesa”, 405

3 La piaga del lavoro minorile, 407

4 Lo sfruttamento del pianeta, 409

5 Un mondo globalizzato, 413

ATTIVITÀ DI VERIFICA

Sguardi in profondità, 416

EDUCAZIONE CIVICA

Orizzonti di cittadinanza, 418

ORIENTAMENTO Verso orizzonti futuri, 419

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Orizzonti digitali, 420

LA DIGNITÀ UMANA INALIENABILE

La Chiesa ribadisce che la dignità di ogni persona è un valore fondamentale, che non può essere mai negato o messo in discussione.

UNA DOTTRINA SOCIALE

La dottrina sociale offre una visione etica per affrontare le sfide del mondo contemporaneo.

IL LAVORO MINORILE

La piaga del lavoro minorile continua a essere una grave violazione dei diritti umani, in particolare nei paesi più poveri.

La tutela del pianeta è un dovere morale e spirituale, un impegno per garantire un futuro sostenibile e giusto per tutti. 1. 7. 3. 5. 8. 2. 4. 6.

LA GIUSTIZIA SOCIALE

La giustizia sociale richiede la ridistribuzione delle risorse e la lotta contro le disuguaglianze.

LO SFRUTTAMENTO DEL PIANETA

Lo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali minaccia l’equilibrio ecologico e il benessere delle future generazioni.

UNA “DOTTRINA” PER L’UOMO L’ORIZZONTE IN MAPPA

LA SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE

La globalizzazione richiede una maggiore solidarietà tra i popoli, per garantire lo sviluppo equo e sostenibile di tutte le nazioni.

IL BENE COMUNE

La Chiesa promuove il bene comune come principio guida, invitando a orientare le politiche e le azioni verso il bene di tutti.

LA CUSTODIA DEL CREATO

1

una dignità umana inalienabile

L’essere umano, per natura sociale, è portato a vivere in comunità. La società si fonda sulla condivisione di obiettivi comuni, con diritti e doveri equamente distribuiti. Storicamente, le società si sono organizzate in vari modi, ma non tutte le forme di governo sono state giuste. Alcuni sistemi hanno creato disuguaglianze e ingiustizie, impedendo il pieno sviluppo delle persone e ostacolando una società equa e giusta.

L’uomo è un essere sociale chiamato a costruire una società giusta, superando le ingiustizie e promuovendo dignità e solidarietà.

Di fronte alla negazione della propria dignità, l’essere umano non può rimanere passivo. Spinto dalla ricerca di verità e giustizia, deve agire per superare strutture sociali ingiuste, con l’obiettivo di creare una società più equa. La tradizione cristiana, in particolare, offre un importante contributo, fondato su valori universali come la dignità umana e la solidarietà.

La cultura dello scarto

Oggi tutto entra nel gioco della competitività e della legge del più forte, dove il potente mangia il più debole. Come conseguenza di questa situazione, grandi masse di popolazione si vedono escluse ed emarginate: senza lavoro, senza prospettive, senza vie di uscita. Si considera l’essere umano in se stesso come un bene di consumo, che si può usare e poi gettare. Abbiamo dato inizio alla cultura dello “scarto” che, addirittura, viene promossa. Non si tratta più semplicemente del fenomeno dello sfruttamento e dell’oppressione, ma di qualcosa di nuovo: con l’esclusione resta colpita, nella sua stessa radice, l’appartenenza alla società in cui si vive, dal momento che in essa non si sta nei bassifondi, nella periferia, o senza potere, bensì si sta fuori. Gli esclusi non sono “sfruttati” ma rifiuti, “avanzi”.

(Papa Francesco, Evangelii gaudium, n. 53)

Sacra Scrittura, già nell’Antico Testamento, sottolinea l’importanza della giustizia e del rispetto reciproco, con leggi che definiscono i diritti e doveri fondamentali. Nel Nuovo Testamento, Gesù pone l’amore al centro della vita umana, invitando a vivere in fraterna comunione. La Chiesa, seguendo questo insegnamento, si è sempre impegnata nel promuovere giustizia, pace e solidarietà, dimostrando che la fede ha un impatto diretto sulla vita sociale e collettiva, orientando l’umanità verso un mondo più giusto e fraterno.

La Chiesa è chiamata quindi ad esprimersi anche nel campo sociale, infatti «con il suo insegnamento sociale, la Chiesa intende annunciare ed attualizzare il Vangelo nella complessa rete delle relazioni sociali […] Tale missione configura il diritto e insieme il dovere della Chiesa di elaborare una propria dottrina sociale e di incidere con essa sulla società e sulle strutture, mediante la responsabilità e i compiti che questa dottrina suscita» (Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Compendio della dottrina sociale della Chiesa).

la “dottrina sociale della chiesa”

La dottrina sociale della Chiesa, introdotta ufficialmente da Papa Pio XI nell’enciclica Quadragesimo anno (1931), si riferisce agli insegnamenti della Chiesa sull’economia e la società, a partire dalla Rerum novarum di Leone XIII (1891). Questa dottrina non è un sistema rigido, ma si è evoluta nel tempo, restando rilevante per affrontare le questioni sociali contemporanee.

Basata sulla Sacra Scrittura e la Tradizione della Chiesa, la dottrina sociale integra fede e ragione, richiedendo un approccio interdisciplinare che coinvolge teologia, filosofia e scienze sociali. Le encicliche del XX secolo, come Mater et magistra di Giovanni XXIII e Populorum progressio di Paolo VI, hanno contribuito significativamente a temi come lo sviluppo, la giustizia sociale e la pace, arricchendo la dottrina sociale della Chiesa.

IL LIBRO

DoCat, che cosa fare? La dottrina sociale della Chiesa, AA.VV.

Un compendio della dottrina sociale della Chiesa, appositamente pensato per i giovani, che offre una chiave di lettura accessibile per comprendere i fondamenti della dottrina sociale e il suo impatto sulla vita di ogni giorno.

IL FILM

Papa Giovanni - Ioannes XXIII, Luxvide

Una produzione televisiva Rai che ripercorre la vita e il pontificato di Giovanni XXIII, ponendo l’accento sul suo profondo impegno sociale ispirato ai principi evangelici.

La dottrina sociale della Chiesa guida l’azione cristiana nella società, promuovendo giustizia, sviluppo e pace alla luce del Vangelo.

Il bene comune richiede sussidiarietà, partecipazione e giustizia sociale, mentre la solidarietà impone responsabilità reciproca e lotta alle disuguaglianze.

Possiamo sintetizzare nel modo che segue gli snodi fondamentali del pensiero sociale cristiano.

• Dignità ontologica e diritti fondamentali.

- L’uomo, in quanto creatura razionale e libera, possiede una dignità intrinseca che trascende ogni condizione sociale, culturale o storica.

- Tale dignità fonda un insieme di diritti inalienabili, universali e inviolabili, che trovano la loro piena realizzazione nella comunità.

- La dottrina sociale della Chiesa sottolinea l’importanza di riconoscere e proteggere questi diritti, che costituiscono il fondamento di ogni società giusta.

• Bene comune e sussidiarietà.

- Il bene comune è l’insieme delle condizioni sociali che permettono ai singoli e ai gruppi di realizzare pienamente la propria persona.

- Il principio di sussidiarietà afferma che le comunità di livello superiore (Stato) devono sostenere e promuovere le iniziative delle comunità di livello inferiore (famiglia, società civile), senza sostituirsi ad esse.

- La partecipazione attiva dei cittadini alla vita politica e sociale è fondamentale per la realizzazione del bene comune.

• Solidarietà e giustizia sociale.

- l principio di solidarietà esprime la consapevolezza che tutti gli esseri umani sono uniti da un legame di fraternità e che ciascuno è responsabile del bene dell’altro.

- La giustizia sociale, fondata sulla dignità di ogni persona, implica la ridistribuzione delle risorse e l’eliminazione delle disuguaglianze economiche e sociali.

- La globalizzazione impone un ripensamento della giustizia sociale a livello internazionale, promuovendo la cooperazione tra i popoli e la lotta contro la povertà.

• Destinazione universale dei beni.

- I beni della terra sono destinati a tutti gli uomini e devono essere distribuiti in modo equo e giusto.

- La proprietà privata è un diritto naturale, ma è subordinata al bene comune e alla destinazione universale dei beni.

- La dottrina sociale della Chiesa promuove un modello di sviluppo economico e sociale che sia al servizio della persona umana e che rispetti l’ambiente. mettiti in

gioco

Papa Francesco parla spesso di “cultura dello scarto”, realtà che nasce da una visione dell’uomo visto come merce di scambio. Ricerca un’immagine evochi che per te l’idea di un’umanità emarginata e poi spiega i motivi della scelta.

la piaga del lavoro

minorile 3

La storia dell’industrializzazione è purtroppo spesso legata allo sfruttamento minorile. In particolare, a partire dalla rivoluzione industriale, milioni di bambini, soprattutto in Europa, furono costretti a lavorare in condizioni disumane nelle fabbriche, miniere e industrie nascenti. Esposti a ritmi di lavoro massacranti, orari prolungati (spesso superiori alle 15 ore giornaliere) e salari miseri, questi giovani lavoratori subivano danni fisici e psicologici irreparabili.

Scrittori come Charles Dickens, Émile Zola e Giovanni Verga, attraverso opere come, rispettivamente, Oliver Twist, Germinal e Rosso Malpelo, denunciarono con forza le atrocità del lavoro minorile, offrendo un’istantanea realistica e drammatica di una realtà sociale profondamente iniqua.

Nonostante i progressi compiuti nel corso dei secoli e le normative internazionali volte a tutelare i diritti dei minori, il fenomeno del lavoro minorile persiste ancora oggi in molte parti del mondo, seppur in forme e dimensioni diverse. Se nei Paesi industrializzati le forme più evidenti di sfruttamento minorile sono state in gran parte eradicate, il problema rimane particolarmente acuto nei Paesi in via di sviluppo, dove la povertà e la mancanza di alternative spingono molte famiglie a far lavorare i propri figli.

IL FILM

Iqbal, Rai

Una toccante storia di coraggio e resilienza, quella di Iqbal Masih, un bambino che, strappato alla sua infanzia e costretto al lavoro schiavistico, ha trovato la forza di ribellarsi e diventare la voce di migliaia di bambini sfruttati

Nei Paesi in via di sviluppo, la povertà e la mancanza di tutele costringono ancora oggi milioni di bambini a lavorare in condizioni disumane, privandoli dell’istruzione e di un futuro dignitoso.

Le analisi condotte hanno mostrato che la povertà è la causa principale che costringe i bambini a lavorare, come ha sottolineato il Presidente Italiano dell’UNICEF, Francesco Samego, in occasione della Giornata contro lo Sfruttamento del Lavoro minorile del 2019: «Il lavoro minorile è sia causa che conseguenza della povertà: rinforza le disuguaglianze sociali e la discriminazione, priva i bambini di un futuro prospero e mina al benessere sia dello Stato sia dell’individuo. È stato dimostrato che il lavoro minorile compromette direttamente l’istruzione, la salute - fra cui anche i progressi contro l’HIV/AIDS -, e di conseguenza ostacola le capacità dei bambini e delle famiglie di trarre beneficio da opportunità di sviluppo sociale ed economico».

Il lavoro minorile, diffuso soprattutto nei Paesi poveri, costringe milioni di bambini a lasciare la scuola e a lavorare in condizioni durissime per sostenere le loro famiglie. Questo fenomeno, presente soprattutto in Asia e Africa subsahariana, ma anche in alcune zone d’Europa, viola i diritti fondamentali dei bambini, mettendo a rischio la loro salute e il loro sviluppo.

Nonostante le leggi internazionali, come la Convenzione sui diritti dell’infanzia del 1989, che vieta esplicitamente il lavoro minorile e garantisce l’educazione, lo sfruttamento dei minori persiste. L’UNICEF stima che oltre 160 milioni di bambini siano coinvolti in lavori pericolosi, e la pandemia ha peggiorato questa situazione. La distinzione tra lavori dannosi (child labour) e lavori familiari leggeri (children’s work) è fondamentale per capire meglio il fenomeno.

La lotta contro il lavoro minorile richiede sforzi coordinati a livello globale, con la collaborazione di governi, organizzazioni internazionali come l’UNICEF, e la società civile. Nonostante i progressi normativi, molte sfide rimangono per garantire il rispetto dei diritti dei minori.

A proposito di tutela dei minori dallo sfruttamento così si esprime il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa: «La situazione di una larga parte dei bambini nel mondo è lungi dall’essere soddisfacente, per la mancanza di condizioni che favoriscano il loro sviluppo integrale, malgrado l’esistenza di uno specifico strumento giuridico internazionale a tutela dei diritti del fanciullo, che impegna quasi tutti i membri della comunità internazionale. Si tratta di condizioni connesse alla mancanza di servizi sanitari, di un’alimentazione adeguata, di possibilità a ricevere un minimo di formazione scolastica e di una casa».

Nonostante la Convenzione sui diritti del fanciullo, il lavoro minorile priva ancora milioni di bambini dell’istruzione e di uno sviluppo adeguato. È fondamentale che i governi, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, garantiscano l’accesso universale all’educazione, essenziale per la crescita personale e lo sviluppo socio-economico. L’UNICEF svolge un ruolo chiave sensibilizzando le comunità e promuovendo programmi educativi. Investire nell’istruzione è il mezzo più efficace per combattere la povertà e lo sfruttamento, assicurando un futuro migliore alle nuove generazioni.

Lo sfruttamento del lavoro minorile purtroppo esiste ancora in Europa e nel nostro Paese.

• Rintraccia quali sono le associazioni e le organizzazioni che si impegnano nella lotta contro lo sfruttamento dei bambini.

lo sfruttamento del pianeta 4

Le risorse naturali includono elementi della natura, biotici e abiotici, che l’umanità utilizza o potrebbe utilizzare per soddisfare i propri bisogni, come acqua, aria, minerali e combustibili fossili. Sono classificate in rinnovabili e non rinnovabili Le risorse rinnovabili, come l’energia solare o l’acqua, si rigenerano in tempi brevi, se usate in modo sostenibile. Le risorse non rinnovabili, come il petrolio e i minerali, si formano in tempi molto lunghi e, una volta esaurite, non possono essere sostituite. Tuttavia, lo sfruttamento eccessivo può trasformare una risorsa rinnovabile in non rinnovabile, compromettendo l’equilibrio ambientale.

IL FILM

Le risorse naturali si dividono in rinnovabili, che si rigenerano se usate con criterio, e non rinnovabili, destinate all’esaurimento.

Il sale della terra, Decia Films

Un film-documentario che, attraverso l’occhio attento di Sebastião Salgado, ci rivela l’urgente necessità di riconnetterci con il nostro pianeta. L’autore, catturando immagini di una natura tanto splendida quanto fragile, invita a riflettere sul nostro impatto sull’ambiente e sulla necessità di un cambiamento profondo.

La rivoluzione industriale ha intensificato lo sfruttamento delle risorse naturali, soprattutto dei combustibili fossili, accelerando il consumo di risorse non rinnovabili e causando gravi danni ambientali. L’aumento delle emissioni di gas serra ha favorito il riscaldamento globale, mentre la deforestazione, la desertificazione e l’uso intensivo di acqua e suolo hanno compromesso biodiversità e fertilità dei terreni.

L’estrazione e la combustione di combustibili fossili sono all’origine di numerosi problemi ambientali, tra i quali i seguenti.

• L’inquinamento atmosferico: le emissioni di gas serra, come l’anidride carbonica e il metano, derivanti dalla combustione di combustibili fossili, sono la principale causa del riscaldamento globale e dei conseguenti cambiamenti climatici.

• L’acidificazione degli oceani: l’assorbimento da parte degli oceani di una parte delle emissioni di anidride carbonica sta provocando una diminuzione del pH delle acque marine, con gravi conseguenze per gli ecosistemi marini.

• L’inquinamento delle acque e dei suoli: le attività estrattive e di raffinazione possono contaminare le acque sotterranee e i suoli con sostanze tossiche, mettendo a rischio la salute umana e degli ecosistemi.

• La perdita di biodiversità: lo sfruttamento intensivo delle risorse naturali e la distruzione degli habitat naturali stanno causando una grave perdita di biodiversità, con ripercussioni a lungo termine sulla stabilità degli ecosistemi. Oggi, a causa di tutto questo, il concetto di sviluppo sostenibile è ampiamente condiviso e rappresenta una sfida cruciale per il futuro del nostro pianeta.

È pertanto urgente e necessario promuovere una transizione energetica verso fonti rinnovabili e sostenibili, al fine di mitigare gli impatti ambientali dello sfruttamento delle risorse fossili e garantire uno sviluppo economico duraturo e equo.

Il Compendio di Dottrina Sociale della Chiesa ci offre una lucida analisi di come si sia comportato l’uomo, soprattutto a partire dall’epoca moderna, quando ha iniziato un processo di utilizzazione incontrollato delle risorse disponibili, in vista di una crescita produttiva senza limiti.

«La tendenza allo sfruttamento “sconsiderato” delle risorse del creato è il risultato di un lungo processo storico e culturale. […] La natura appare come uno strumento nelle mani dell’uomo, una realtà che egli deve costantemente manipolare, specialmente mediante la tecnologia.

A partire dal presupposto, rivelatosi errato, che esiste una quantità illimitata di energia e di risorse da utilizzare, che la loro rigenerazione sia possibile nell’immediato e che gli effetti negativi delle manipolazioni dell’ordine naturale possono essere facilmente assorbiti, si è diffusa una concezione riduttiva che legge il mondo naturale in chiave meccanicistica e lo sviluppo in chiave consumistica; il primato attribuito al fare e all’avere piuttosto che all’essere causa gravi forme di alienazione umana» (nn. 461-462).

ANTROPIZZAZIONE

Trasformazione di un ambiente naturale per adattarlo alle esigenze umane.

L’antropizzazione intensiva, avviata con la rivoluzione industriale, ha portato all’esaurimento progressivo delle risorse naturali, aggravando la scarsità idrica e le disuguaglianze. L’Earth Overshoot Day evidenzia il consumo insostenibile delle risorse, mettendo a rischio il futuro del pianeta e colpendo le popolazioni più vulnerabili. È urgente adottare modelli di sviluppo sostenibile che bilancino crescita economica, tutela ambientale e giustizia sociale.

Nella sua enciclica sulla cura della “casa comune” Laudato si’, Papa Francesco ribadisce più volte il concetto di sproporzione di sfruttamento delle risorse del pianeta da parte dei Paesi più ricchi: «Altri indicatori della situazione attuale sono legati all’esaurimento delle risorse naturali. Conosciamo bene l’impossibilità di sostenere l’attuale livello di consumo dei Paesi più sviluppati e dei settori più ricchi delle società, dove l’abitudine di sprecare e buttare via raggiunge livelli inauditi. Già si sono superati certi limiti massimi di sfruttamento del pianeta, senza che sia stato risolto il problema della povertà» (n. 27).

mettiti in gioco

Dossier sulle risorse della terra

Seleziona una delle grandi risorse del pianeta (acqua, petrolio, coltivazioni…) e analizza, quantificandola, se e in che modo potrebbe essere distribuita a tutti gli esseri umani (e come invece lo sia nella realtà, facendo delle ricerche a riguardo).

La crescente pressione dell’uomo sulle risorse naturali, in particolare quelle alimentari, evidenzia profonde disuguaglianze a livello globale.

• Disuguaglianze nella distribuzione della terra: in molte regioni del mondo, l’accesso alla terra è limitato da fattori storici, sociali e economici, concentrando la proprietà terriera nelle mani di pochi.

• Sviluppo tecnologico diseguale: le differenze tecnologiche nell’agricoltura tra Paesi sviluppati e in via di sviluppo limitano la produttività agricola nei Paesi più poveri.

• Cambiamenti climatici: eventi meteorologici estremi, come siccità e inondazioni, minacciano la sicurezza alimentare, in particolare nelle regioni più vulnerabili.

• Spreco alimentare: nei Paesi sviluppati, una quota significativa del cibo prodotto viene sprecata lungo tutta la filiera alimentare, dalle fasi di produzione e distribuzione fino al consumo finale.

La comunità cristiana riflette sullo sviluppo sostenibile, tema centrale negli insegnamenti di Papa Francesco, che evidenzia le cause dell’esclusione sociale e dell’incuria ambientale, ostacoli alla crescita dell’umanità.

«Si tratta, in particolare, di sfidare tutte le forme di ingiustizia, opponendosi alla “economia dell’esclusione”, alla “cultura dello scarto” e alla “cultura della morte”, che, purtroppo, potrebbero arrivare a diventare una mentalità accettata passivamente».

(Papa Francesco, dal discorso ai membri del Consiglio dei capi esecutivi per il coordinamento delle Nazioni Unite, 9 maggio 2014).

La teologia cristiana, radicata nel racconto biblico della creazione, offre una visione profonda e articolata del rapporto tra l’uomo e il creato. La Terra, intesa come dono di Dio all’umanità, è un sistema complesso e interconnesso, nel quale ogni creatura ha un valore intrinseco e un ruolo specifico. La prospettiva biblica sottolinea la responsabilità dell’uomo nei confronti del creato, invitandolo a custodirlo e a preservarlo per le generazioni future.

L’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco offre un’analisi approfondita della crisi ecologica e propone una riflessione teologica, filosofica e sociale sulla questione ambientale. Il Pontefice ribadisce la centralità della dignità umana e sottolinea l’interdipendenza tra tutti gli esseri viventi. La Laudato si’ invita a superare una visione antropocentrica del mondo, che ha spesso portato a uno sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali, e a promuovere un’ecologia integrale, che tenga conto delle dimensioni sociali, economiche e culturali dello sviluppo umano. La questione della distribuzione equa delle risorse naturali è strettamente legata al concetto di giustizia sociale. La Chiesa cattolica ha sempre sottolineato l’importanza di garantire a tutti gli esseri umani il diritto ad accedere alle risorse necessarie per una vita dignitosa. La dottrina sociale della Chiesa, ispirata ai principi del Vangelo, promuove una visione dello sviluppo umano integrale, che tenga conto delle esigenze delle generazioni presenti e future.

Lo sfruttamento delle risorse alimentari evidenzia forti disuguaglianze globali, legate alla concentrazione della terra, al divario tecnologico, ai cambiamenti climatici e allo spreco di cibo nei Paesi sviluppati.

Papa Francesco invita a un modello di sviluppo sostenibile che unisca rispetto per l’ambiente, giustizia sociale e dignità umana, superando la logica del solo profitto.

Papa Francesco sottolinea l’interconnessione tra ambiente, società ed economia, evidenziando la necessità di un modello di sviluppo sostenibile centrato sulla dignità umana e il rispetto dell’ecosistema. Ciò implica un’attenta valutazione dell’impatto ambientale, un’equa distribuzione delle risorse e politiche economiche orientate alla giustizia sociale e alla solidarietà, superando logiche di profitto immediato. La Chiesa invita a ripensare l’economia in chiave più umana, mentre la politica è chiamata a promuovere uno sviluppo sostenibile, con un’attenzione particolare ai più poveri.

«Nelle condizioni attuali della società mondiale, dove si riscontrano tante inequità e sono sempre più numerose le persone che vengono scartate, private dei diritti umani fondamentali, il principio del bene comune si trasforma immediatamente, come logica e ineludibile conseguenza, in un appello alla solidarietà e in una opzione preferenziale per i più poveri». (Laudato si’, n. 158)

Dinanzi a queste problematiche la Chiesa ha introdotto – direttamente connesso al mondo biblico - concetto di “custodia del creato”, che è agli antipodi rispetto a quello di sfruttamento, la cui sola finalità consiste nel perseguire uno smodato arricchimento. Papa Francesco, in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente del 2023, ha ricordato in cosa consista la cura del creato e come si possa realizzare: «Come possiamo contribuire al fiume potente della giustizia e della pace in questo Tempo del Creato? [...] Per prima cosa, contribuiamo a questo fiume potente trasformando i nostri cuori. È essenziale se si vuole iniziare qualsiasi altra trasformazione. È la “conversione ecologica” che San Giovanni Paolo II ci ha esortato a compiere: il rinnovamento del nostro rapporto con il creato, affinché non lo consideriamo più come oggetto da sfruttare, ma al contrario lo custodiamo come dono sacro del Creatore. Rendiamoci conto, poi, che un approccio d’insieme richiede di praticare il rispetto ecologico su quattro vie: verso Dio, verso i nostri simili di oggi e di domani, verso tutta la natura e verso noi stessi»

LA CANZONE

A te solo buon Signore

Si confanno gloria e onore

A te ogni laude et benedizione

A te solo si confanno

Che l’Altissimo tu sei

E null’omo degno è Te mentovare. […]

Ascolta questa canzone. Successivamente rispondi a queste domande.

• Quali immagini ti sono venute in mente ascoltando la canzone?

• Quali sentimenti ti ha suscitato?

• Cosa ti ha colpito di più?

• Secondo te, qual è il messaggio principale del Cantico delle Creature?

• In che modo il Cantico delle Creature ci invita a rispettare l’ambiente?

• Come possiamo mettere in pratica i valori espressi nella canzone nella nostra vita quotidiana?

Cantico delle creature, Angelo Branduardi

un mondo globalizzato

Il concetto di globalizzazione, pur essendo entrato nel lessico comune, nasconde una complessità intrinseca, poiché designa una molteplicità di fenomeni interconnessi che investono molteplici sfere della vita umana, dalla sfera economica a quella sociale, culturale e politica.

Nato negli anni ‘60 per descrivere l’economia mondiale, il termine globalizzazione oggi indica un processo più ampio di integrazione planetaria. Oltre all’interdipendenza economica, ha generato profonde trasformazioni sociali, culturali e tecnologiche, influenzando le identità individuali e collettive.

Grazie agli avanzamenti tecnologici nel campo delle telecomunicazioni e dei trasporti, le distanze fisiche si sono progressivamente compresse, facilitando scambi commerciali, culturali e sociali su scala globale. La diffusione di internet e dei social media ha accelerato la circolazione di informazioni e idee, creando reti sociali transnazionali e ridefinendo le modalità di interazione tra le persone. In questo contesto, la globalizzazione ha contribuito a plasmare una realtà caratterizzata da una crescente interconnessione e interdipendenza tra le diverse parti del mondo. Gli eventi che si verificano in una regione possono avere ripercussioni a livello globale, sottolineando la necessità di una governance internazionale più efficace e di una maggiore cooperazione tra gli Stati.

L’individuazione delle cause scatenanti e dei fattori propulsivi della globalizzazione rappresenta un’impresa complessa, data la natura multifattoriale e la lunga evoluzione storica di questo fenomeno. L’intensificazione degli scambi commerciali su scala mondiale è indubbiamente un elemento cardine, favorito dalla combinazione di diversi fattori.

• Innovazione tecnologica: l’avvento di nuove tecnologie, in particolare nel settore dei trasporti e delle comunicazioni, ha drasticamente ridotto i costi di transazione e reso possibile la connessione in tempo reale tra mercati geograficamente distanti.

• Liberalizzazione dei mercati: l’allentamento delle regolamentazioni commerciali e la riduzione delle barriere tariffarie hanno facilitato la circolazione di beni e servizi a livello globale, promuovendo la concorrenza e l’integrazione economica.

• Internazionalizzazione delle imprese: la crescente dimensione e complessità delle imprese multinazionali, che operano su scala globale, ha contribuito a rafforzare i legami economici tra i paesi.

• Globalizzazione finanziaria: la liberalizzazione dei movimenti di capitali e lo sviluppo dei mercati finanziari hanno reso possibile una mobilità senza precedenti di risorse finanziarie, accelerando i processi di integrazione economica.

La globalizzazione è un processo complesso di interconnessione economica, sociale e culturale, accelerato dalla tecnologia e dagli scambi globali.

OMOGENEIZZAZIONE

Processo di uniformazione che riduce le differenze culturali tra gruppi o società.

Tuttavia, la globalizzazione non si limita alla mera espansione degli scambi commerciali. Essa rappresenta un processo più ampio e profondo di interconnessione tra economie, società e culture, caratterizzato da:

• interdipendenza economica: le economie nazionali sono diventate sempre più interdipendenti, con flussi crescenti di beni, servizi e capitali che attraversano le frontiere;

• omogenizzazione culturale: la diffusione di modelli culturali e di consumo omogenei, favorita dai media globali e dalla standardizzazione dei prodotti, ha contribuito a ridurre la diversità culturale;

• competizione globale: la crescente competitività tra le imprese ha portato a una delocalizzazione della produzione verso paesi a basso costo del lavoro, con importanti implicazioni per il mercato del lavoro e le condizioni di vita dei lavoratori;

• nuove forme di organizzazione del lavoro: la globalizzazione ha favorito lo sviluppo di nuove forme di organizzazione del lavoro, come il lavoro flessibile e il telelavoro, modificando profondamente i rapporti tra lavoratori e datori di lavoro.

La globalizzazione è, dunque, un fenomeno complesso e multiforme, le cui cause e conseguenze sono oggetto di ampio dibattito. È un processo che ha portato sia a significativi benefici, come l’aumento della ricchezza e del benessere, sia a costi sociali e ambientali, come le disuguaglianze economiche e il degrado ambientale.

IL FILM

L’economia della felicità, Helena Norberg-Hodge Un’opera documentaristica che, attraverso un approccio multidisciplinare, offre una visione completa e articolata dei fenomeni globali. Il film, infatti, non solo analizza gli impatti economici della globalizzazione, ma esplora anche le sue profonde implicazioni sociali, culturali e politiche. Offrendo una panoramica sia dei lati positivi che di quelli negativi della globalizzazione, il documentario invita lo spettatore a riflettere sul ruolo che ciascuno di noi può svolgere nel plasmare un futuro più giusto e sostenibile.

Seppur originariamente radicata nei processi di integrazione economica, la globalizzazione ha subito una profonda evoluzione, trovando nel campo delle comunicazioni il suo più recente e potente motore. L’avvento delle tecnologie digitali e la diffusione di Internet hanno reso possibile una comunicazione istantanea e pervasiva su scala globale, superando le barriere geografiche e culturali. La rete, intesa come un vasto spazio digitale interconnesso, ha trasformato radicalmente le modalità di produzione, diffusione e consumo dell’informazione. Oggigiorno, poi, con l’avvento dell’Intelligenza Artificiale, tutto lo steso “esistente” del pianeta sta per essere innervato dalla sua sorprendente potenza. La sovrabbondanza di contenuti disponibili online

ha dato vita a una nuova forma di pubblico, sempre più esposto a stimoli e messaggi provenienti da ogni parte del mondo. I mass media tradizionali, pur mantenendo un ruolo rilevante, hanno visto il loro potere mediatico eroso dall’emergere di nuovi attori, come i social media e gli influencer.

I social network hanno trasformato la comunicazione e le relazioni sociali, creando reti globali e nuove forme di identità. Tuttavia, hanno anche favorito omologazione, conformismo e polarizzazione delle opinioni. La cultura digitale, con un’estetica standardizzata e un linguaggio semplificato, ha accelerato la globalizzazione culturale, diffondendo modelli omogenei e mettendo a rischio le specificità locali.

mettiti

in gioco

Organizzate un dibattito televisivo in cui due gruppi di studenti sostengono tesi opposte riguardo all’impatto dei media digitali sulla nostra autonomia. Un gruppo dovrà difendere l’idea che gli individui mantengano un controllo significativo sull’uso dei media, mentre l’altro gruppo dovrà argomentare che i media digitali ci influenzano in modo profondo, minando la nostra individualità e originalità.

Fare un bilancio del fenomeno complesso della globalizzazione non è certo semplice, nemmeno per coloro che la studiano sotto i diversi punti di vista, da quello sociologico a quello economico.

Papa Francesco, fin dall’inizio del suo pontificato, ha posto la sua attenzione sui problemi della globalizzazione e le ingiustizie che l’economia e la politica su scala mondiale hanno prodotto.

Nell’enciclica Laudato si’ egli ha parlato, con frequenza, della cultura dello scarto che genera la precarietà e la povertà delle periferie e della necessità di intraprendere la via dell’inclusione, quale percorso privilegiato per affrontare le emergenze del mondo globale. Si tratta di ritornare a percepire la verità che è inscritta nel cuore dell’uomo, all’esigenza di amare, quale via di verità e liberazione, mettendo al centro la persona e la sua dignità.

«Non si può ridurre lo sviluppo alla mera crescita economica, conseguita, spesso, senza guardare alle persone più deboli e indifese. Il mondo può migliorare soltanto se l’attenzione primaria è rivolta alla persona, se la promozione della persona è integrale, in tutte le sue dimensioni, inclusa quella spirituale; se non viene trascurato nessuno, compresi i poveri, i malati, i carcerati, i bisognosi, i forestieri (cfr Mt 25,31-46); se si è capaci di passare da una cultura dello scarto ad una cultura dell’incontro e dell’accoglienza» (dal messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato del 2014).

In questa ottica, è possibile mitigare gli effetti negativi della globalizzazione, ovvero quella tendenza a diffondere un’indifferenza generalizzata verso il prossimo, confinandoci in una sorta di individualismo protetto all’interno delle nostre confortevoli realtà occidentali. Sebbene la connettività digitale ci offra strumenti potenti, il rischio è quello di alienarci dalla realtà circostante, trascurando le sfide concrete del nostro tempo che richiedono un impegno attivo e non una mera osservazione passiva.

I social network hanno rivoluzionato la comunicazione, ma rischiano di favorire omologazione e perdita delle identità culturali.

PROFONDITÀ

SELEZIONA LA RISPOSTA CHE SECONDO TE È CORRETTA

1 Qual è il principio fondamentale della dottrina sociale della Chiesa?

A Il potere economico.

B La dignità inalienabile della persona umana.

C La supremazia della religione.

D La separazione tra Chiesa e Stato.

2 Cosa afferma la dottrina sociale della Chiesa riguardo al lavoro minorile?

A È accettabile se necessario per la famiglia.

B Va eliminato perché viola i diritti dei bambini.

C È una realtà inevitabile nei Paesi poveri.

D Deve essere regolamentato ma non vietato.

3 Cosa significa il termine “bene comune” nella dottrina sociale della Chiesa?

A Il benessere economico di una nazione.

B L’insieme delle condizioni sociali che permettono a tutti di realizzarsi.

C La ricchezza materiale condivisa.

D Il controllo delle risorse da parte del governo.

4 Quale documento del Magistero si concentra sulla protezione dell’ambiente e delle risorse naturali?

A Lumen Gentium.

B Rerum Novarum.

C Laudato Si’.

D Sacrosanctum Concilium.

RISOLVI IL CRUCIPUZZLE E SCOPRI LA FRASE NASCOSTA

Cerca nel crucipuzzle le seguenti parole:

5 Cosa sottolinea il concetto di “sussidiarietà”?

A Il diritto dello Stato di intervenire in ogni ambito sociale.

B Le comunità più grandi devono sostituirsi a quelle locali nelle decisioni.

C Le strutture più elevate devono supportare, ma non sostituire, le più piccole.

D La Chiesa deve controllare direttamente le questioni sociali.

6 Qual è una delle principali sfide della globalizzazione secondo la dottrina sociale della Chiesa?

A La frammentazione delle identità religiose.

B L’aumento della produttività economica.

C L’esclusione dei poveri e la creazione di disuguaglianze.

D La standardizzazione dei prodotti culturali.

LEGGI E INDICA SE È VERO O FALSO

1 La Chiesa sostiene che la dignità umana dipende dal contributo economico di una persona.

2 La Chiesa cattolica condanna fermamente ogni forma di sfruttamento del lavoro minorile.

3 La sussidiarietà promuove l’intervento diretto dello Stato in ogni settore della società.

4 Laudato Sì di Papa Francesco invita alla tutela dell’ambiente e alla sostenibilità delle risorse.

5 La Chiesa riconosce l’importanza della solidarietà come principio cardine nelle relazioni umane.

STUDIO DI UN CASO

Il lavoro di Serena per i diritti dei bambini

Serena è una studentessa appassionata di diritti umani. Dopo una lezione sulla dottrina sociale della Chiesa, rimane particolarmente colpita dal problema del lavoro minorile, ancora presente in molte parti del mondo. Decide di organizzare un progetto scolastico per sensibilizzare i suoi compagni su questo tema, proponendo un’iniziativa di raccolta fondi per un’organizzazione umanitaria. Serena riflette su come l’insegnamento della Chiesa sull’inalienabile dignità della persona e la difesa dei più deboli siano fondamentali nella sua scelta.

Come può Serena utilizzare gli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa per promuovere la consapevolezza tra i suoi compagni? In che modo il principio del bene comune può ispirare il suo progetto?

ORIZZONTI DI CITTADINANZA Educazione

1 DIGNITÀ UMANA E CULTURA DELLO SCARTO

• Rileggete il concetto di “cultura dello scarto” descritto da Papa Francesco e pensate a situazioni quotidiane in cui si possono osservare comportamenti di esclusione o emarginazione, sia nella società che a scuola. In gruppo, riflettete su come contrastare queste situazioni e proponete azioni concrete per promuovere una cultura di inclusione.

• Condividete le vostre riflessioni e discutete su come ciascuno di voi possa contribuire, attraverso gesti e comportamenti, a costruire una comunità più giusta e solidale. Quali iniziative potreste promuovere a scuola per sostenere il rispetto della dignità di tutti?

2 IL LAVORO MINORILE NEL MONDO CONTEMPORANEO

• Dividetevi in gruppi e approfondite il fenomeno del lavoro minorile in diversi Paesi del mondo, evidenziando cause e conseguenze. Ogni gruppo prepara una breve presentazione che riassuma le condizioni dei minori coinvolti e le normative esistenti per tutelare i loro diritti.

• Dopo le presentazioni, discutete insieme su come la tutela dei diritti dei minori e l’accesso all’istruzione siano fondamentali per una società equa. Quali azioni, secondo voi, si potrebbero intraprendere a livello locale e globale per porre fine a questa violazione dei diritti umani?

3 LIBERTÀ RELIGIOSA E DIALOGO INTERRELIGIOSO

• Rileggete il Cantico di Frate Sole di San Francesco e immaginate di creare un manifesto ecologico per la vostra scuola, ispirato ai valori del rispetto e della custodia del creato. Dividetevi in gruppi e disegnate i vostri manifesti, includendo slogan e immagini che esprimano il legame tra ecologia e dignità umana.

• Ogni gruppo condivide il proprio manifesto con la classe, spiegando le scelte fatte. Discutete insieme su come l’impegno per l’ambiente e la sostenibilità sia collegato alla giustizia sociale e al bene comune, e su come potete applicare questi principi nella vostra vita quotidiana.

1 CONOSCI IL MONDO DENTRO TE

Rifletti sul concetto di interdipendenza e globalizzazione

Rispondi alle seguenti domande.

• Pensa a una situazione in cui ti sei trovato a fare qualcosa con persone di diversa provenienza o cultura. Quali sfide e vantaggi hai riscontrato?

• Come pensi che il concetto di “globalizzazione” influisca sulla tua vita quotidiana (ad esempio, negli acquisti, nei media, nella comunicazione)? Quali sono i lati positivi e negativi che percepisci?

• Quali valori pensi siano fondamentali in un mondo sempre più interconnesso? Come credi che questi possano orientare le tue scelte personali e professionali?

Confrontati con un compagno. Vedete la globalizzazione come un’opportunità o come una sfida? Questo esercizio ti aiuta a comprendere meglio il tuo punto di vista sull’interdipendenza globale e come questo possa influenzare le tue scelte future.

2 CONOSCI IL MONDO ATTORNO A TE

Esplora le professioni scientifiche legate all’analisi dell’impatto globale Dividetevi in gruppi e scegliete un settore scientifico che studia gli effetti della globalizzazione, come l’economia ambientale, l’epidemiologia, la climatologia o la sociologia. Questi ambiti analizzano fenomeni come il cambiamento climatico, la diffusione delle malattie o la gestione delle risorse naturali.

• Ogni gruppo esplora le caratteristiche della professione scelta, le competenze necessarie e gli ambiti in cui gli esperti di quel settore possono intervenire per mitigare gli effetti negativi della globalizzazione.

• Condividete con la classe le vostre scoperte, spiegando come le scienze possano fornire strumenti concreti per affrontare le sfide globali, promuovendo uno sviluppo sostenibile e rispettoso delle risorse del pianeta.

Questa attività vi permette di esplorare come le professioni scientifiche possano svolgere un ruolo cruciale nell’affrontare le conseguenze della globalizzazione, e di comprendere l’importanza di scelte professionali orientate alla sostenibilità e alla giustizia sociale.

VERSO ORIZZONTI FUTURI

orIZZONTI DIGITALI INTELLIGENZA ARTIFICIALE

1 SPERIMENTA L’IA

Forum virtuale dei diritti umani

Utilizzate un’applicazione di Intelligenza Artificiale per simulare un forum internazionale dove ogni studente rappresenta un ente, una ONG o una figura pubblica impegnata nella difesa della dignità umana e dei diritti sociali. In questo forum, affronterete temi cruciali come la giustizia sociale, la dignità, la solidarietà e il bene comune, proponendo soluzioni pratiche per superare le disuguaglianze.

Come procedere

1 Formate i gruppi e definite i ruoli: ogni gruppo rappresenterà un’organizzazione o una figura pubblica (ad esempio Amnesty International, Caritas, un attivista dei diritti umani, un leader religioso) e si occuperà di preparare un discorso sulla dignità umana e sulla giustizia sociale.

2 Create scenari e discussioni con l’IA: utilizzate l’IA per generare scenari globali che descrivano problemi specifici, come la “cultura dello scarto” o l’accesso alle risorse naturali, e i diversi punti di vista delle entità rappresentate. Simulate un dialogo tra i rappresentanti, cercando di proporre idee per affrontare le questioni trattate e di trovare soluzioni comuni.

3 Presentazione e negoziazione: ogni gruppo esporrà il proprio punto di vista e proporrà una soluzione concreta per affrontare il problema assegnato. Discutete in modo costruttivo, cercando di raggiungere una risoluzione condivisa che rispetti la dignità umana e i principi di giustizia e solidarietà.

4 Concludete con una carta dei diritti condivisa: dopo la discussione, collaborate con l’IA per redigere una “Carta dei Diritti Umani” che includa i punti più rilevanti emersi durante il forum. Ogni gruppo contribuirà con i propri principi e idee, costruendo un documento che rappresenti l’impegno collettivo verso una società più giusta.

Domande guida

• Quali sono gli ostacoli principali alla dignità e alla giustizia sociale nel mondo di oggi?

• In che modo le diverse organizzazioni o figure pubbliche possono collaborare per migliorare la situazione globale?

• Quali misure pratiche possono promuovere la giustizia sociale e la solidarietà nelle società contemporanee?

Suggerimento input all’IA

“Genera uno scenario globale che evidenzi una crisi dei diritti umani e della dignità sociale. Fornisci le opinioni di vari rappresentanti internazionali, a cominciare da (… scrivi tu) su come risolvere il problema, basandoti su principi come il bene comune e la giustizia sociale”.

2 RIFLETTI SULL’ESPERIENZA FATTA

Un forum virtuale per i diritti umani è davvero efficace?

Dividete la classe in piccoli gruppi (3-4 persone). Ogni gruppo rifletterà sulle dinamiche e le riflessioni emerse durante il forum virtuale, discutendo l’efficacia e i limiti dell’uso dell’IA per simulare un confronto su temi di grande importanza sociale come dignità umana, giustizia e solidarietà.

Discussione in gruppo

Analizzate i punti di vista e le soluzioni proposte da ciascun rappresentante virtuale nel forum. Ogni gruppo dovrebbe identificare i seguenti aspetti.

• Aspetti positivi: quali elementi del forum vi sono sembrati particolarmente utili per comprendere i temi della giustizia sociale? In che modo l’IA ha aiutato a far emergere punti di vista diversi? Avete trovato facile confrontare prospettive internazionali e sviluppare una carta dei diritti condivisa?

• Zone d’ombra o perplessità: ci sono aspetti dell’esperienza che vi hanno lasciato perplessi? Pensate che l’IA possa limitarsi a rappresentare soluzioni superficiali o che non coglie in profondità la complessità dei problemi reali?

Domande guida

• Quali sono i limiti dell’IA nel rappresentare un dibattito su temi complessi come i diritti umani?

• In che modo un forum virtuale differisce da un dibattito reale tra persone che vivono concretamente le problematiche sociali?

• Come pensate che questa esperienza possa influire sul vostro modo di vedere la giustizia sociale?

Lista di pro/contro

Ogni gruppo compila una lista di almeno 3 aspetti positivi e 3 aspetti negativi dell’utilizzo dell’IA per simulare un forum internazionale, basandosi sull’esperienza vissuta durante questa attività.

Condivisione di gruppo

• Ogni gruppo condivide le proprie riflessioni con il resto della classe, discutendo i punti emersi.

• Insieme, costruite una tabella di PRO e CONTRO generali dell’uso dell’IA per simulare il confronto su tematiche di giustizia e diritti.

Conclusioni

Dopo le riflessioni individuali e di gruppo, discutete insieme.

• Quali aspetti dell’IA pensate possano essere migliorati per favorire un dialogo autentico e profondo su temi di giustizia sociale?

• Quali lezioni avete appreso sull’importanza della partecipazione attiva e reale rispetto a un forum simulato?

Contenuti digitali della sezione

16 sezione

Conoscenze

la chiesa in dialogo con le religioni di oggi

Conoscere le sfide poste dall’indifferenza religiosa e la crescente sete di spiritualità nella società contemporanea. Comprendere i pregiudizi verso le religioni e il dialogo tra scienza e fede, insieme all’importanza del pluralismo etico e religioso per promuovere la pace.

Abilità

Essere in grado di analizzare i fenomeni religiosi contemporanei, comprendendo la tensione tra indifferenza e sete spirituale. Saper identificare i pregiudizi nei confronti delle religioni e proporre strumenti di dialogo per superare le barriere culturali e promuovere l’etica comune.

Competenze

Sviluppare la capacità di dialogo interreligioso e interculturale, utilizzando la religione come ponte per costruire la pace e superare le differenze, integrando scienza, fede e valori etici nel dibattito sociale.

SOMMARIO

1 L’indifferenza religiosa, 424

2 Una sete di spiritualità, 426

3 Un dialogo tra scienza e fede?, 428

4 I pregiudizi nei confronti delle religioni, 429

5 Etica e religioni del mondo, 431

6 Religioni del mondo e pace, 434

ATTIVITÀ DI VERIFICA

Sguardi in profondità, 438

EDUCAZIONE CIVICA

Orizzonti di cittadinanza, 440

ORIENTAMENTO Verso orizzonti futuri, 441

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Orizzonti digitali, 442

L’ORIZZONTE IN MAPPA

INDIFFERENZA E SECOLARISMO

L’indifferenza verso la religione è un fenomeno crescente, distinto dall’ateismo, caratterizzato dalla disconnessione dalla trascendenza.

UNA SETE DI SPIRITUALITÀ

Nonostante l’indifferenza, cresce la ricerca di spiritualità, che spesso si manifesta al di fuori delle religioni tradizionali.

SCIENZA E FEDE IN DIALOGO

La scienza e la fede non sono in conflitto; un dialogo è oggi più necessario che mai, per una visione integrata della realtà.

Le religioni del mondo possono contribuire alla pace non solo a livello personale, ma anche sociale. 1. 7. 3. 5. 8. 2. 4. 6.

SUPERARE I PREGIUDIZI RELIGIOSI

Pregiudizi e stereotipi contro le religioni, come l’islamofobia o l’antisemitismo, ostacolano il dialogo e creano tensioni sociali.

CON IL DIO DI CIASCUNO

ETICA E RELIGIONI

Le religioni del mondo condividono principi etici comuni, come la giustizia e la dignità umana, che possono favorire il dialogo e la cooperazione.

DIALOGO E CONDIVISIONE

Il dialogo interreligioso è essenziale per costruire una cultura di pace e comprensione reciproca tra popoli di diverse fedi.

LE RELIGIONI PER LA PACE

Le religioni promuovono valori come la compassione, la nonviolenza e la pace.

UNA VISIONE COMUNE DI PACE

l’indifferenza religiosa 1

Abbiamo già affrontato da diverse angolazioni il tema dell’indifferenza religiosa. L’analisi della religiosità contemporanea si presenta però come un’impresa complessa e sfaccettata che richiede di continuare a considerare questa realtà quando si parla di “religioni”.

L’indifferenza

religiosa, distinta dall’ateismo, nasce dalla secolarizzazione e dal consumismo, portando a un vuoto esistenziale e alla perdita di riferimenti profondi.

Negli studi sociologici recenti, si osserva una crescente indifferenza religiosa, che non va confusa con l’ateismo. Mentre l’ateo nega esplicitamente l’esistenza di Dio, chi è indifferente alla religione tende semplicemente a considerare la fede come irrilevante nella propria vita. Questo fenomeno, spesso legato alla secolarizzazione e all’allontanamento dalle istituzioni religiose, è particolarmente diffuso nelle società moderne.

L’indifferenza emerge come risposta a una crisi di valori e riferimenti, causata da un mix di fattori: frammentazione del sapere, avanzamenti tecnologici e crescente individualismo. La società contemporanea, sempre più orientata al consumismo e alla soddisfazione immediata, ha visto il declino delle grandi narrazioni collettive, sostituite da una cultura che esalta il benessere materiale e ignora questioni esistenziali più profonde, come il senso della vita o la ricerca del divino.

CERCANDO UN SENSO

Nel mondo moderno, molte persone si allontanano dalle pratiche religiose tradizionali, considerandole irrilevanti. Ti è mai capitato di chiederti se la spiritualità possa ancora offrire risposte utili nella tua vita quotidiana, tra studio, amici e futuro?

A differenza delle ideologie ateistiche del passato, che cercavano una riflessione attiva sull’Assoluto, l’indifferenza religiosa odierna è per lo più passiva, priva di un percorso di ricerca, e si limita a evitare la questione di Dio. Questo atteggiamento, caratterizzato da un certo conformismo, si diffonde senza suscitare grandi reazioni, ma porta comunque a un vuoto esistenziale, minacciando non solo la fede religiosa ma anche la capacità di riflettere su questioni universali.

IL LIBRO

Credere dopo la filosofia del XX secolo, Dario Antiseri

La filosofia del XX secolo ha aperto la strada a una nuova comprensione della realtà, fondata sulla consapevolezza della contingenza e dei limiti della ragione. Tuttavia, proprio questa consapevolezza ha reso ancora più pressante la domanda sul senso dell’esistenza. La filosofia contemporanea, in risposta a questa esigenza, si propone di riconquistare uno spazio per la fede, offrendo strumenti razionali per affrontare le grandi domande esistenziali, in particolare quelle che emergono dalla sofferenza innocente.

«La Chiesa oggi è chiamata a confrontarsi più con l’indifferenza e con la non credenza pratica che non con l’ateismo in regresso nel mondo. L’indifferenza e la non credenza si sviluppano negli ambienti culturali impregnati di secolarismo. Non si tratta più della professione pubblica di ateismo, fatta eccezione per qualche Stato del mondo, ma di una presenza diffusa, quasi onnipresente, nella cultura. Essa è meno visibile, ma più pericolosa, perché la cultura dominante la diffonde in modo subdolo nel subconscio dei credenti, dall’Ovest all’Est dell’Europa, ma anche nelle grandi metropoli dell’Africa, dell’America e dell’Asia: vera malattia dell’anima che induce a vivere “come se Dio non esistesse”, è un neopaganesimo che idolatra i beni materiali, i benefici della tecnica e i frutti del potere». (Pontificio Consiglio per la Cultura, Dov’è il tuo Dio?)

Il processo di secolarizzazione ha avuto un impatto profondo sulla religiosità moderna, portando alla diffusione di forme di credenza più laiche e individualizzate. Sempre più persone si definiscono “spirituali ma non religiose”, praticando una spiritualità personale e sincretica che combina elementi di diverse fedi e si concentra sulla ricerca di significati individuali, piuttosto che su un’adesione rigorosa ai dogmi religiosi tradizionali.

Papa Francesco ha criticato aspramente l’ipocrisia di chi pratica una fede solo di facciata, sottolineando l’importanza di una testimonianza autentica della propria fede: meglio vivere come atei che dare una cattiva testimonianza. La preghiera cristiana, per Papa Francesco, deve avvenire nella sincerità del cuore e in un dialogo interiore con Dio, come insegnato da Gesù nel Vangelo di Matteo (Mt 6,6).

Questa indifferenza religiosa è strettamente legata a un’indifferenza morale e antropologica, come spiegato da Papa Francesco nella sua enciclica Evangelii gaudium. Egli parla della “cultura dello scarto”, che anestetizza le persone, rendendole incapaci di provare compassione per gli altri e concentrate esclusivamente sui propri bisogni materiali. La Chiesa risponde a questa sfida offrendo spazi di dialogo e accoglienza, dove ogni persona può essere ascoltata e accompagnata nel suo percorso di ricerca di senso.

In questo modo, i cristiani sono chiamati a testimoniare una vita coerente, radicata nel Vangelo, per contrastare l’indifferenza dilagante e mostrare che la fede può dare pienezza di vita e senso all’esistenza.

CERCANDO UN SENSO

Nella “cultura dello scarto”, siamo spesso concentrati solo sui nostri bisogni materiali, trascurando la compassione verso gli altri. Ti sei mai chiesto se anche tu, nella tua vita quotidiana, rischi di cadere in questa trappola e cosa potresti fare per evitarlo?

una sete di spiritualità 2

Nonostante il clima di indifferenza religiosa che abbiamo appena approfondito, è anche vero che il contesto socioculturale attuale è caratterizzato da una crescente domanda di esperienze che offrano un senso di connessione con il sé e con qualcosa di trascendente. Tale bisogno ha portato alla diffusione di pratiche spirituali standardizzate, spesso presentate come strumenti per il benessere psicologico. La figura del “spirituale” rappresenta un ideale di autenticità e autorealizzazione sempre più attraente, in contrapposizione a quella del “religioso”, spesso percepita come legata a credenze dogmatiche e a pratiche rituali obsolete. L’acronimo SBNR cui abbiamo già accennato (Spiritual But Not Religious) testimonia questa tendenza alla personalizzazione e alla secolarizzazione delle esperienze spirituali

ESOTERICO

Riferito a dottrine o pratiche riservate a un gruppo ristretto di iniziati, spesso di carattere occulto o misterico.

Molti oggi vedono la religione istituzionalizzata come una limitazione alla libertà personale, preferendo una spiritualità soggettiva e personalizzata. Questo porta spesso a combinare elementi di diverse religioni secondo le proprie emozioni e preferenze, come partecipare a riti cristiani e pratiche induiste senza seguire una dottrina specifica. Tuttavia, la fede religiosa non è solo un’esperienza personale, ma coinvolge anche il rapporto con gli altri e con Dio, aiutando a costruire una società più giusta.

Le religioni hanno il compito di guidare l’umanità nella ricerca del senso della vita e di orientarla verso il bene, offrendo una guida morale e spirituale. La spiritualità e la religione, sebbene distinte, sono interconnesse: la spiritualità dà vita alla religione e la religione organizza e trasmette la spiritualità. Negare una delle due impoverisce l’esperienza umana, privando la persona di una profonda connessione con il sacro e con la comunità. Negli ultimi anni, soprattutto in Occidente, si è diffuso un interesse per forme di religiosità irrazionali e per pratiche esoteriche. Questo fenomeno, apparentemente contraddittorio, riflette il bisogno di trovare risposte a domande esistenziali che le religioni tradizionali sembrano non soddisfare più. I nuovi movimenti religiosi offrono ai loro seguaci un senso di appartenenza e una visione del mondo in una società in continuo cambiamento e spesso incerta. Alcuni cercano di promuovere la crescita spirituale, mentre altri, purtroppo, possono manipolare i loro membri e spingerli a comportamenti negativi.

IL LIBRO

ABC dei nuovi movimenti religiosi, Massimo Introvigne - Raffaella Di Marzio

Due studiosi ci guidano attraverso il complesso mondo dei nuovi movimenti religiosi, aiutandoci a comprendere le loro peculiarità, a differenziarli dalle sette e a classificarli in diverse categorie. Dal confronto tra gruppi noti come i Testimoni di Geova e i Mormoni, fino ad esplorare realtà più controverse come i Children of God o le Bestie di Satana, l’analisi si estende a fenomeni come Dianetics e Scientology, ponendo l’accento sul dibattito riguardante la manipolazione mentale.

Da decenni, la Chiesa cattolica è impegnata in un’approfondita analisi socio-religiosa dei nuovi movimenti religiosi, al fine di comprenderne le origini, le dinamiche interne, le modalità di proselitismo e le ragioni della loro attrattiva, soprattutto nei confronti dei fedeli cattolici. Tale indagine mira a individuare sia le specificità dottrinali e pratiche di questi gruppi, sia i fattori socio-culturali che ne favoriscono la diffusione, ponendo al contempo l’attenzione sulle eventuali carenze pastorali della Chiesa che potrebbero aver contribuito all’allontanamento di alcuni fedeli.

«La fede cattolica di molti popoli si trova oggi di fronte alla sfida della proliferazione di nuovi movimenti religiosi, alcuni tendenti al fondamentalismo ed altri che sembrano proporre una spiritualità senza Dio. Questo è, da un lato, il risultato di una reazione umana di fronte alla società materialista, consumista e individualista e, dall’altro, un approfittare delle carenze della popolazione che vive nelle periferie e nelle zone impoverite, che sopravvive in mezzo a grandi dolori umani e cerca soluzioni immediate per le proprie necessità.

Questi movimenti religiosi, che si caratterizzano per la loro sottile penetrazione, vengono a colmare, all’interno dell’individualismo imperante, un vuoto lasciato dal razionalismo secolarista. Inoltre, è necessario che riconosciamo che, se parte della nostra gente battezzata non sperimenta la propria appartenenza alla Chiesa, ciò si deve anche ad alcune strutture e ad un clima poco accoglienti in alcune delle nostre parrocchie e comunità, o a un atteggiamento burocratico per rispondere ai problemi, semplici o complessi, della vita dei nostri popoli».

(Papa Francesco, Esortazione apostolica Evangelii gaudium, n. 63)

La Chiesa studia i nuovi movimenti religiosi per comprenderne l’attrattiva, le dinamiche e le sfide pastorali connesse alla loro diffusione.

Immaginiamo di trovarci in un momento di profonda riflessione e di cercare risposte a domande esistenziali fondamentali. Decidiamo di consultare tre figure rappresentative di diverse visioni del mondo: un mago, un sacerdote e uno psicologo. A ciascuno poniamo tre domande cruciali riguardanti la felicità, il successo e il benessere psicofisico. L’obiettivo è quello di confrontare le diverse prospettive e comprendere come ognuna di esse possa offrire una chiave di lettura della realtà e indicazioni per affrontare i nostri interrogativi.

mettiti in gioco

un dialogo tra scienza e fede? 3

Fede e scienza, lungi dall’essere in conflitto, possono dialogare e completarsi nella ricerca della verità e della comprensione del mondo.

Nel corso della storia, molti scienziati sono stati anche uomini di fede, come Guglielmo di Occam, Copernico, Mendel e Lemaître. Questi religiosi hanno fatto importanti scoperte scientifiche, mostrando che fede e scienza non devono essere in conflitto.

Il dialogo tra scienza e fede è oggi più che mai necessario, superando l’idea che ragione e fede siano in contrasto. Anziché contrapporle, bisogna riconoscere la ricchezza di entrambe e cercare punti di incontro per una comprensione più completa della realtà.

mettiti in gioco

La classe si suddivide in due gruppi, uno che rappresenti la prospettiva scientifica e l’altro quella religiosa. Sotto la guida dell’insegnante, organizzate un dibattito costruttivo, in cui ogni gruppo esponga le proprie tesi, ascolti attentamente le argomentazioni altrui e cerchi di trovare punti di convergenza o di negoziazione.

Nel Medioevo, grandi pensatori come Anselmo d’Aosta e Tommaso d’Aquino hanno promosso un dialogo profondo tra fede e ragione. Anselmo credeva che la fede non solo guida la ragione, ma la incoraggia a esplorare i misteri religiosi. Tommaso, invece, sosteneva che fede e ragione non si contraddicono, ma si completano: la ragione ci porta a conoscere Dio, mentre la fede la perfeziona. In epoca moderna, con l’Illuminismo e filosofie come il materialismo e il positivismo, la ragione si è separata dalla fede, escludendo il divino. Tuttavia, negli ultimi tempi, si è riscoperto il valore di un dialogo tra fede e ragione per una comprensione più ampia della realtà. La Chiesa promuove questo confronto, riconoscendo l’importanza di entrambe le forme di conoscenza.

In queste parole di Papa Francesco possiamo cogliere chiaramente questo approccio:

«La Chiesa non pretende di arrestare il mirabile progresso delle scienze. Al contrario, si rallegra e perfino gode riconoscendo l’enorme potenziale che Dio ha dato alla mente umana. Quando il progresso delle scienze, mantenendosi con rigore accademico nel campo del loro specifico oggetto, rende evidente una determinata conclusione che la ragione non può negare, la fede non la contraddice. Tanto meno i credenti possono pretendere che un’opinione scientifica a loro gradita, e che non è stata neppure sufficientemente comprovata, acquisisca il peso di un dogma di fede.

Però, in alcune occasioni, alcuni scienziati vanno oltre l’oggetto formale della loro disciplina e si sbilanciano con affermazioni o conclusioni che eccedono il campo propriamente scientifico. In tal caso, non è la ragione ciò che si propone, ma una determinata ideologia, che chiude la strada ad un dialogo autentico, pacifico e fruttuoso». (Papa Francesco, Evangelii gaudium, n. 243)

i pregiudizi nei confronti delle religioni

Il discorso pubblico sulle religioni spesso è influenzato da pregiudizi e stereotipi. I pregiudizi sono giudizi negativi formati senza prove, mentre gli stereotipi sono generalizzazioni che attribuiscono a un intero gruppo le caratteristiche di pochi individui. Questi atteggiamenti nascono dal bisogno di semplificare la realtà, ma finiscono per distorcerla. Un esempio è attribuire a tutti i musulmani la responsabilità di atti terroristici compiuti da pochi. Gli stereotipi si diffondono facilmente tramite i media e la cultura, rafforzandosi nel tempo e creando intolleranza verso le religioni.

4

mettiti in gioco

• “I cristiani sono tutti bigotti e moralisti”.

• “La Chiesa è solo interessata ai soldi”. Islam

• “Tutti i musulmani sono terroristi”.

• “Le donne musulmane sono tutte oppresse”.

Ebraismo

• “Gli ebrei controllano i soldi e il potere nel mondo”.

• “Tutti gli ebrei odiano i cristiani”. Buddhismo

• “I buddhisti sono tutti distaccati e fuori dal mondo”

• “Il Buddhismo è solo una filosofia, non una vera religione”. Induismo

• “Gli indù adorano le mucche”.

• “L’Induismo è solo una religione superstiziosa”.

De-costruiamo i luoghi comuni: attraverso l’analisi di frasi fatte, scopri come i pregiudizi religiosi si radicano nella nostra cultura e influenzano il nostro modo di pensare. Cristianesimo

I pregiudizi e gli stereotipi sulle religioni nascono dalla semplificazione della realtà e si diffondono attraverso i media, alimentando intolleranza e discriminazione.

Dopo l’attività svolta qui sopra ti diamo ora degli input perché tu possa fare un confronto con il lavoro da te svolto.

Cristianesimo

• “I cristiani sono tutti bigotti e moralisti”. Si tratta di un pregiudizio che riduce la varietà di esperienze cristiane a una rigida osservanza morale, ignorando la diversità di opinioni e sensibilità presenti nel Cristianesimo.

• “La Chiesa è solo interessata ai soldi”. Questo luogo comune generalizza le pratiche finanziarie di alcune istituzioni ecclesiastiche come se fossero rappresentative dell’intera comunità cristiana.

Donna con niqab, velo islamico che copre il volto lasciando visibili solo gli occhi.

Islam

• “Tutti i musulmani sono terroristi”. Un grave pregiudizio che associa la fede musulmana all’estremismo violento, ignorando che la stragrande maggioranza dei musulmani condanna il terrorismo e promuove la pace.

• “Le donne musulmane sono tutte oppresse”. Un giudizio che generalizza la condizione femminile nelle società musulmane senza considerare le differenze culturali e il ruolo delle donne in contesti islamici diversi.

Ebraismo

• “Gli ebrei controllano i soldi e il potere nel mondo”. Un antisemitismo storico, che si basa su teorie complottiste e riduce una fede millenaria a una questione economica o politica.

• “Tutti gli ebrei odiano i cristiani”. Un pregiudizio che alimenta divisioni religiose storiche, ignorando i progressi nel dialogo interreligioso e nella cooperazione tra comunità.

Buddhismo

• “I buddhisti sono tutti pacifici e distaccati dal mondo”. Un cliché che riduce la complessità del Buddhismo a un atteggiamento passivo, ignorando le diverse scuole di pensiero e pratiche.

• “Il Buddhismo è solo una filosofia, non una vera religione”. Un’affermazione che sminuisce la natura religiosa del Buddhismo, che ha credenze, rituali e pratiche spirituali proprie.

Induismo

• “Gli indù adorano le mucche”. Questo stereotipo semplifica un aspetto della spiritualità induista, riducendo la complessa venerazione per la vita a una caricatura.

• “L’Induismo è solo una religione superstiziosa”. Un luogo comune che riduce una delle religioni più antiche del mondo a una raccolta di superstizioni, ignorando la sua filosofia, etica e spiritualità profonda.

Rituale induista di purificazione nel

Gange dai ghats di Varanasi, tra fede e tradizione.

etica e religioni del mondo

L’intersezione tra etica e religione rappresenta un tema complesso, dove entrambe influenzano profondamente il dibattito morale. Le religioni, pur basate su differenti credenze, condividono spesso valori universali come la dignità umana, la pace e la giustizia. Tuttavia, le interpretazioni di questi principi possono variare, portando a conflitti. Per rispondere a queste sfide, molti leader religiosi promuovono il dialogo interreligioso, cercando punti di incontro per affrontare le questioni etiche del nostro tempo.

Un esempio di questo sforzo è il Documento sulla Fratellanza Umana firmato nel 2019 da Papa Francesco e l’Imam di Al-Azhar. Questo testo condanna l’allontanamento dai valori religiosi e la crescita di un individualismo che mette al centro valori materiali, invitando invece a un ritorno ai principi trascendenti e alla solidarietà.

Tuttavia, la costruzione di un’etica comune non deve cancellare le identità religiose. Come ha affermato Papa Benedetto XVI, cercare punti in comune non significa cadere nel relativismo, che negherebbe l’esistenza di una verità oggettiva. Papa Francesco ha ribadito che il dialogo interreligioso deve partire dal rispetto reciproco e dalla valorizzazione delle proprie identità, senza fonderle in un sincretismo confuso.

Le religioni, quindi, non sono solo fonti di prescrizioni morali, ma offrono un quadro di significati più ampio, che aiuta a interpretare la realtà e a guidare le persone nelle loro scelte etiche, proponendo una visione della vita fondata su millenarie esperienze spirituali.

IL LIBRO

Per un’etica condivisa, Enzo Bianchi

In questo scritto, il fondatore della Comunità di Bose propone un approccio dialogico alle questioni etiche, invitando cristiani, cattolici e laici a confrontarsi apertamente e costruttivamente. L’autore suggerisce di valorizzare gli aspetti positivi presenti in ogni tradizione e prospettiva, superando le divisioni e le polemiche inutili.

Ebraismo

La riflessione ebraica sul bene e sul male affonda le proprie radici nel racconto biblico della Genesi, dove la trasgressione del divino comando da parte di Adamo ed Eva introduce nella storia umana la dimensione del peccato e della sofferenza. La successiva vicenda biblica, incentrata sulla storia della salvezza, testimonia l’intervento salvifico di Dio che, attraverso la rivelazione della Torah, offre all’umanità una guida sicura per orientarsi nel complesso rapporto tra bene e male. Il Decalogo, consegnato a Mosè sul Sinai, rappresenta il nucleo centrale dell’etica ebraica, costituendo un codice morale universale che regola i rapporti sia con Dio che con il prossimo. I comandamenti, quali “Non uccidere”, “Non rubare”, “Non

Etica e religione condividono valori universali, ma il dialogo interreligioso è essenziale per affrontare le sfide morali del nostro tempo.

RELATIVISMO

Concezione secondo cui verità e valori morali non sono assoluti, ma dipendono dal contesto culturale o personale.

dire falsa testimonianza”, delineano un percorso etico chiaro e inequivocabile, fondato sul principio della giustizia e della misericordia.

L’etica ebraica, tuttavia, non si limita a una mera enunciazione di precetti, ma si radica in una profonda riflessione sulla condizione umana e sul rapporto con il divino. La Bibbia ebraica è ricca di esortazioni a praticare la giustizia e la misericordia nei confronti dei più deboli e bisognosi, come gli orfani, le vedove e gli stranieri. Tale impegno non è motivato da un generico altruismo, ma scaturisce dalla consapevolezza che l’uomo è chiamato a riflettere l’immagine divina e a costruire un mondo più giusto. Il principio etico fondamentale, espresso nell’adagio rabbinico “Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”, sintetizza l’essenza della relazione etica, fondata sul reciproco rispetto e sulla considerazione dell’altro come un prossimo.

CERCANDO UN SENSO

Nel Cristianesimo, l’amore è il fondamento di ogni comportamento etico. Ti sei mai chiesto come un cristiano di oggi potrebbe concretamente il comandamento di “amare il prossimo” nelle sue azioni quotidiane, anche di fronte a chi non conosce o che gli è ostile?

Cristianesimo

Nell’ambito dell’etica, se l’amore riveste un ruolo di primaria importanza nell’Ebraismo, nel Cristianesimo esso assurge a paradigma indiscusso che orienta ogni comportamento umano. Ne abbiamo ampiamente parlato nelle sezioni precedenti del corso.

Il comandamento evangelico di amare il prossimo come se stessi, culminante nell’estremo sacrificio della propria vita, costituisce il fondamento su cui si innesta l’intera morale cristiana. Gesù, riprendendo e perfezionando la legge mosaica, delinea un’etica radicalmente fondata sull’amore, come testimoniato dalle Beatitudini. La figura del Cristo, modello insuperabile per ogni discepolo, offre un paradigma esemplare di come affrontare le questioni del bene, del male e della giustizia.

Islam

Similmente all’Ebraismo e al Cristianesimo, la fede islamica in Allah implica un impegno concreto nella pratica quotidiana, regolata da un complesso sistema normativo di matrice coranica.

La Sura 91, in particolare, sottolinea la libertà di scelta morale concessa all’uomo, il quale è destinato a un compimento ultimo in funzione delle proprie azioni: «Lo giuro per la terra e per chi l’ha distesa come una pelle! Per l’anima e per chi l’ha plasmata, in modo da concederle libertà di scelta tra il bene e il male! Felice sarà chi l’avrà resa immacolata e sia perduto chi l’ha corrotta».

Il profeta Maometto, inoltre, esorta ripetutamente i fedeli a compiere il bene, inteso non solo come atto di gratitudine divina, ma anche come mezzo per promuovere relazioni sociali positive e costruire una comunità coesa.

Il Corano, infine, delinea un quadro etico completo, invitando l’uomo a una condotta retta nei confronti di Dio, di sé stesso e del prossimo, e a evitare ogni forma di ingiustizia e di peccato. Fare il bene significa «riscattare un prigioniero, nutrire, in giorno di stenti, un orfanello di famiglia o un poveraccio infangato da capo a piedi. E ancora: fare lega con quelli che credono, che si incitano vicendevolmente alla pazienza, che si ingegnano a ogni costo ad essere misericordiosi» (Sura 90).

L’etica islamica trova il suo fondamento nei cinque pilastri, un insieme di precetti che definiscono i doveri fondamentali del credente musulmano. Tali pilastri, ossia la professione di fede (shahada), la preghiera rituale (salat), l’elemosina legale (zakat), il digiuno del

mese di Ramadan (sawm o siyam) e il pellegrinaggio alla Mecca (hajj), delineano un percorso spirituale e morale che guida il fedele nella sua interezza, plasmando la sua vita quotidiana e la sua relazione con Dio e con gli altri.

Induismo

L’Induismo, nella sua plurimillenaria evoluzione, ha sempre riconosciuto l’esistenza del male come elemento intrinseco all’esperienza umana e ha sviluppato un complesso sistema di pratiche spirituali e filosofiche finalizzate alla sua trascendenza.

La molteplicità delle vie indù, ciascuna con le sue specifiche tecniche e dottrine, offre all’individuo la possibilità di scegliere il percorso più adatto alla propria natura e ai propri obiettivi spirituali.

Lo yoga ne è un esempio paradigmatico, costituendo una disciplina millenaria che, attraverso l’unione di corpo, mente e spirito, mira al raggiungimento della moksha, ovvero della liberazione dal ciclo delle rinascite e dall’illusione del mondo fenomenico. La concezione induista del karma, inteso come legge di causa ed effetto che lega le azioni presenti alle esperienze future, sottolinea l’importanza di una condotta etica e virtuosa per assicurarsi una rinascita in condizioni più favorevoli e, in ultima analisi, per conseguire la liberazione.

Buddhismo

Il Buddhismo, pur condividendo con l’Induismo la concezione ciclica dell’esistenza e la legge del karma, ne offre una reinterpretazione radicale. Secondo la dottrina buddhista, il karma non è un’entità sostanziale, ma un processo causale che lega le azioni (karma) alle loro conseguenze. Ogni atto mentale, verbale o fisico genera delle impronte karmiche che condizionano le esistenze future.

Il Buddha individua nel desiderio, nell’odio e nell’ignoranza le tre radici del male (triratna), ovvero le cause principali della sofferenza (dukkha). Per liberarsi da questo ciclo di rinascita e sofferenza, il Buddha propone l’Ottuplice Sentiero, un percorso graduale che conduce alla cessazione del karma e all’illuminazione (nirvana). Questo sentiero si articola in otto fattori interconnessi, che riguardano la saggezza, l’etica e la concentrazione, e che guidano il praticante verso una vita virtuosa e consapevole.

mettiti in gioco

In un mondo sempre più interconnesso, le religioni sono chiamate a dialogare e a cooperare per affrontare le sfide globali. Dividetevi in classe in 5 gruppi corrispondenti ad una delle 5 religioni analizzate: Ebraismo, Islam, Cristianesimo, Induismo, Buddhismo. Ogni gruppo rappresenterà una diversa tradizione religiosa e dovrà:

• esplorare le specificità della specifica visione etica, evidenziando i punti di forza e le peculiarità di quella fede;

• identificare i punti in comune con le altre religioni, sottolineando i valori universali che uniscono tutti gli esseri umani;

• elaborare una dichiarazione congiunta in cui si affermano i principi etici condivisi e si propongono azioni concrete per promuovere la pace, la giustizia e la solidarietà nel mondo.

L’Induismo riconosce il male come parte dell’esperienza umana e propone diverse vie spirituali per superarlo.

PROCESSO CAUSALE

Successione di cause ed effetti in cui ogni azione genera conseguenze secondo un principio di interdipendenza.

Le religioni promuovono la pace attraverso valori come compassione e solidarietà, favorendo il dialogo, la giustizia sociale e la cooperazione tra i popoli.

GEOPOLITICO

Riguardante i rapporti tra geografia, politica ed economia nelle relazioni tra Stati e territori.

religioni del mondo e pace

Le religioni propongono visioni della persona e del mondo che possono favorire la costruzione di una cultura della pace. Promuovendo valori come la compassione, la solidarietà e il rispetto per ogni forma di vita, le religioni offrono un solido fondamento etico per la convivenza pacifica tra i popoli. Inoltre, l’esperienza religiosa può favorire lo sviluppo di una dimensione spirituale che, superando le divisioni e le opposizioni, consente di riconoscere l’umanità comune e di costruire relazioni interpersonali più profonde e significative. È importante sottolineare che il contributo delle religioni alla promozione della pace non si limita alla sfera individuale, ma si estende anche al livello sociale e politico. Le comunità religiose, infatti, sono spesso in prima linea nell’impegno per la giustizia sociale, la difesa dei diritti umani e la risoluzione pacifica dei conflitti. In questo senso, le religioni possono svolgere un ruolo cruciale nel promuovere un dialogo interculturale e interreligioso, favorendo la comprensione reciproca e la cooperazione tra persone di diverse fedi.

mettiti in gioco

Cerca su giornali o riviste un esempio recente di una comunità o organizzazione religiosa che sta lavorando attivamente per la pace nel mondo. Può essere una storia locale o internazionale. Analizza in che modo la loro fede ispira le loro azioni e che impatto stanno avendo.

È fondamentale sottolineare che le dinamiche religiose appaiono esteriormente spesso intrecciate con fattori sociopolitici ed economici. Dinanzi a questo, va detto che i conflitti religiosi sono raramente motivati esclusivamente da credenze religiose, ma piuttosto da una complessa interazione di fattori che includono interessi geopolitici, risorse economiche e identità culturali.

L’auspicio per una pace duratura richiede una comprensione approfondita delle molteplici dimensioni dei conflitti religiosi, riconoscendo sia le potenzialità pacificatrici delle religioni che i rischi di strumentalizzazione del discorso religioso a fini violenti.

Papa Francesco ha ricordato che il dono della pace che viene dalla preghiera e dalla collaborazione fra le diverse religioni è qualcosa che il singolo individuo deve ricercare con scelte di qualità nella sua vita, scelte che lo immergono nella realtà e lo fanno sostare nelle difficoltà “sporcandosi le mani” per essere vicino a chi soffre.

«Diverse sono le nostre tradizioni religiose. Ma la differenza non è motivo di conflitto, di polemica o di freddo distacco. Oggi non abbiamo pregato gli uni contro gli altri, come talvolta è purtroppo accaduto nella storia. Senza sincretismi e senza relativismi, abbiamo invece pregato gli uni accanto agli altri, gli uni per gli altri.[…] Oggi abbiamo implorato il santo dono della pace.

Abbiamo pregato perché le coscienze si mobilitino a difendere la sacralità della vita umana, a promuovere la pace tra i popoli e a custodire il creato, nostra casa comune. […] La preghiera e la volontà di collaborare impegnano a una pace vera, non illusoria: non la quiete di chi schiva le difficoltà e si volta dall’altra parte, se i suoi interessi non sono toccati; non il cinismo di chi si lava le mani di problemi non suoi; non l’approccio virtuale di chi giudica tutto e tutti sulla tastiera di un computer, senza aprire gli occhi alle necessità dei fratelli e sporcarsi le mani per chi ha bisogno». (Papa Francesco alla giornata mondiale di preghiera per la pace, Assisi 20 settembre 2016).

Ebraismo

Il termine ebraico shalom trascende la semplice traduzione italiana di “pace”. Mentre quest’ultima connota prevalentemente l’assenza di conflitto (accezione negativa), shalom implica un concetto più ampio e positivo, che include benessere integrale, armonia, prosperità e una condizione di completo equilibrio. In tal senso, il saluto shalom va oltre il semplice augurio di pace, rappresentando un desiderio di pienezza e perfezione esistenziale. Nonostante questa connotazione intrinsecamente pacifica, la storia ebraica è intrisa di conflitti. L’Antico Testamento, in particolare, descrive numerosi episodi di guerra, spesso giustificati come interventi divini per la liberazione del popolo eletto. Questa apparente contraddizione tra la ricerca della pace e la ricorrente esperienza bellica evidenzia la complessità del rapporto tra religione e violenza nella tradizione ebraica.

L’analisi del termine shalom e delle narrazioni bibliche relative ai conflitti bellici permette di individuare un dualismo fondamentale nella teologia ebraica: da un lato, l’aspirazione a uno stato di pace ideale e universale; dall’altro, la necessità di difendere la propria identità e la propria fede attraverso la lotta armata. Questa tensione dialettica ha profondamente influenzato la storia e la cultura ebraica, e continua a rappresentare un tema centrale nel dibattito teologico contemporaneo.

Il termine ebraico shalom esprime una pace piena e armoniosa, che include benessere e prosperità, pur nella complessità storica dei conflitti del popolo ebraico.

mettiti in gioco

Trova e analizza un articolo o un editoriale che parli del conflitto tra Israele e Palestina iniziato nel 2023. Rifletti su come le diverse tradizioni religiose nella regione (Ebraismo, Islam e Cristianesimo) possono essere coinvolte nel conflitto o promuovere la pace. Come viene trattato il tema della shalom e della giustificazione della guerra?

Spesso, nella storia, vi sono stati conflitti tra Israele e Palestina.

Cristianesimo

l concetto di “pace” nel Cristianesimo è intrinsecamente legato alla figura di Gesù Cristo. Le sue parole, in particolare la promessa di “dare la sua pace”, costituiscono il fondamento teologico della ricerca della pace nella tradizione cristiana. Tale concetto è ritualizzato nella liturgia eucaristica attraverso lo scambio della pace, un gesto simbolico che esprime la volontà di vivere in armonia con i propri fratelli.

San Francesco d’Assisi incarnò il Vangelo della pace con nonviolenza e fraternità, ispirando Papa Francesco a promuovere dialogo e riconciliazione come priorità della Chiesa.

ESTREMISMO

Atteggiamento radicale che sostiene idee o azioni estreme, spesso in ambito politico o religioso.

La pace cristiana si articola su tre livelli interconnessi.

1. Pace con Dio: consiste nell’allineamento della propria volontà a quella divina, nell’accettazione del piano salvifico di Dio e nella sperimentazione di una relazione personale e intima con Lui.

2. Pace tra gli uomini: si riferisce alla promozione di relazioni interpersonali e sociali caratterizzate da giustizia, equità, solidarietà e rispetto reciproco. Implica la capacità di superare le divisioni e i conflitti, e di costruire una società più giusta e fraterna.

3. Pace con i nemici: questo livello trascende la semplice tolleranza e invita ad amare i propri nemici, praticando il perdono e la riconciliazione. Si tratta di un ideale etico molto alto, che sfida le nostre inclinazioni più profonde e ci invita a superare la logica della vendetta.

La figura di San Francesco d’Assisi rappresenta un esempio paradigmatico di come questi principi possano essere tradotti in azioni concrete. Il Santo di Assisi ha vissuto il Vangelo della pace in modo radicale, predicando la nonviolenza e la fraternità universale.

Papa Francesco, che ha scelto questo nome in omaggio al Santo di Assisi, ha rilanciato il tema della pace come priorità assoluta dell’azione della Chiesa. Egli ha sottolineato l’importanza di costruire ponti tra le persone e le culture, e di promuovere un dialogo interreligioso costruttivo.

In conclusione, la pace è un elemento costitutivo dell’identità cristiana. Essa non è solo un ideale astratto, ma un impegno concreto che coinvolge ogni battezzato. La ricerca della pace è un percorso di crescita spirituale e umana, che ci invita a superare le divisioni e a costruire un mondo più giusto e fraterno.

mettiti in gioco

Leggi nei Fioretti di San Francesco l’episodio in cui San Francesco ammansisce il lupo di Gubbio (capitolo XXI). Analizza come questo evento viene descritto: quali strategie utilizza il santo per risolvere il conflitto in atto? Come può essere interpretata oggi l’idea di risolvere i conflitti mediante questo stesso “stile”?

Islam

È storica la tendenza di frange estremiste all’interno delle religioni monoteiste, compreso l’Islam, a strumentalizzare la violenza a fini politici o economici. Tale strumentalizzazione avviene spesso celando dietro motivazioni religiose interessi terreni quali il potere o il profitto, in contraddizione con i principi fondamentali di pace, rispetto e amore verso il prossimo propri di ogni religione.

È fondamentale sottolineare che l’Islam, nelle sue fonti originarie e nella sua interpretazione maggioritaria, promuove la pace e la convivenza pacifica. Il pregiudizio che associa l’Islam alla violenza e al terrorismo è pertanto infondato e frutto di una generalizzazione errata. Solo minoranze radicalizzate, in contrasto con la dottrina islamica ufficiale, giustificano l’uso della violenza.

Il Documento sulla Fratellanza Umana, sottoscritto da Papa Francesco e dall’Imam di Al-Azhar, cui abbiamo accennato già, rappresenta un chiaro esempio di come le principali figure religiose condannino l’uso della violenza in nome della religione. Il documento afferma esplicitamente che le religioni non incitano alla guerra o all’odio, e che la violenza è frutto di deviazioni rispetto agli insegnamenti religiosi autentici.

In conclusione, l’associazione tra Islam e violenza è un’errata semplificazione della realtà. La maggior parte dei musulmani aderiscono a una visione pacifica della religione, e le interpretazioni violente dell’Islam sono il prodotto di ideologie estremiste che strumentalizzano la fede a fini politici.

IL LIBRO

Concordia e armonia, Raimon Panikkar

Attraverso nove saggi, Panikkar affronta la complessa sfida di costruire una cultura della pace, individuando nella concordia e nell’armonia i pilastri fondamentali su cui fondare un’etica interreligiosa e un dialogo costruttivo tra le diverse fedi.

San Francesco d’Assisi è considerato un luminoso esempio di capacità di dialogo con l’altro, chiunque sia.

L’Islam, nelle sue fonti autentiche, promuove la pace; le interpretazioni violente derivano da minoranze estremiste che strumentalizzano la fede.

In un mondo sempre più complesso e interconnesso, il ruolo delle religioni continua a evolvere, affrontando sfide nuove e antiche. Il dialogo tra fede e ragione, così come tra diverse tradizioni religiose, è essenziale per promuovere la pace, la giustizia e la comprensione reciproca. Nonostante la crescente secolarizzazione e indifferenza religiosa, la ricerca del senso e del trascendente rimane una costante della condizione umana.

Le religioni non solo offrono risposte esistenziali, ma sono anche strumenti potenti per la coesione sociale e la costruzione di una cultura della pace. Tuttavia, affinché questo contributo possa essere pienamente realizzato, è necessario che le fedi religiose dialoghino tra loro e con la società, accettando le sfide del mondo moderno e promuovendo una convivenza rispettosa delle differenze. Solo attraverso un dialogo aperto e sincero, le religioni potranno continuare a svolgere il loro ruolo nel guidare l’umanità verso un futuro di pace e solidarietà

PROFONDITÀ

SELEZIONA LA RISPOSTA CHE SECONDO TE È CORRETTA

1 Cosa si intende per “indifferenza religiosa”?

A L’ateismo dichiarato.

B Una mancanza di interesse verso la fede, senza ostilità attiva.

C Un profondo rifiuto di tutte le religioni.

D La pratica di più religioni contemporaneamente.

2 Cosa caratterizza la sete di spiritualità nel mondo contemporaneo?

A Un ritorno alla fede tradizionale.

B Un rifiuto completo della religione.

C Una ricerca di esperienze spirituali personali e non istituzionali.

D Una maggiore adesione ai riti religiosi.

3 Qual è il principale ostacolo al dialogo tra scienza e fede secondo la visione moderna?

A La mancanza di fondi per la ricerca scientifica.

B La convinzione che scienza e fede siano incompatibili.

C L’ignoranza scientifica della maggior parte dei religiosi.

D L’incompatibilità delle tradizioni culturali.

4 Qual è uno degli stereotipi più comuni nei confronti delle religioni?

A Che tutte le religioni promuovano la pace.

B Che tutte le religioni siano legate a pratiche esoteriche.

C Che le religioni siano la principale causa di conflitti nel mondo.

D Che tutte le religioni siano statiche e non evolvano.

RISOLVI IL CRUCIPUZZLE E SCOPRI LA FRASE NASCOSTA

Cerca nel crucipuzzle le seguenti parole:

DIALOGO

DIRITTI

ETICA

FEDE

GIUSTIZIA MONDO

PACE

PREGIUDIZI

RELIGIONE

SCIENZA

SCOPERTA

VERITÀ

5 In che modo il documento “Fratellanza umana” di Papa Francesco contribuisce al dialogo interreligioso?

A Sottolineando l’importanza di separare religione e politica.

B Condannando ogni forma di violenza in nome della religione.

C Promuovendo il sincretismo tra le fedi.

D Incoraggiando la superiorità di una religione sulle altre.

6 Qual è uno dei valori comuni a molte religioni mondiali secondo il dialogo interreligioso?

A La ricerca del miglioramento economico.

B La superiorità morale di una fede su tutte le altre.

C La promozione della pace e della giustizia.

D L’intervento dello Stato nella sfera religiosa.

LEGGI E INDICA SE È VERO O FALSO

1 L’indifferenza religiosa è un fenomeno moderno che implica il rifiuto attivo delle religioni.

2 La sete di spiritualità oggi spesso si esprime in forme di ricerca personale non legate a religioni.

3 La Chiesa è per il dialogo tra scienza e fede per una comprensione più completa della realtà.

4 I pregiudizi contro le religioni sono alimentati solo da eventi storici, non dalla cultura.

5 Il dialogo interreligioso promuove il rispetto tra le fedi senza rinunciare alle proprie identità.

STUDIO DI UN CASO

Un dibattito su scienza e fede

Luca si trova coinvolto in una discussione con i suoi compagni riguardo il rapporto tra scienza e fede. Alcuni dei suoi amici sostengono che la scienza sia incompatibile con la religione, affermando che credere in Dio significhi negare i fatti scientifici. Altri, come Luca, credono che scienza e fede possano convivere, e citano scienziati famosi che erano anche persone di fede. Durante una lezione, il professore parla del contributo del Vaticano II al dialogo tra scienza e fede, e Luca si sente ispirato a approfondire il tema per difendere la sua posizione in modo più argomentato.

Come può Luca dimostrare ai suoi compagni che scienza e fede non sono in conflitto? Quali esempi concreti e argomenti potrebbe utilizzare per sostenere il suo punto di vista?

DI CITTADINANZA

ORIZZONTI

1 INDIFFERENZA RELIGIOSA E CULTURA DEL CONSUMO

• Rileggete quanto studiato sull’indifferenza religiosa e discutete come questa si possa manifestare nella vita quotidiana, ad esempio attraverso un consumismo che valorizza solo i beni materiali. Riflettete su come questo atteggiamento possa influire sui valori sociali e culturali.

• Condividete le vostre riflessioni e discutete su come un approccio più attento alla spiritualità possa aiutare a costruire una società più solidale e meno individualista. Come potete promuovere una cultura basata su valori profondi, che superi la superficialità del consumismo?

2 CONFRONTO TRA LE GRANDI RELIGIONI DEL MONDO

• Dividetevi in piccoli gruppi e assegnate a ciascun gruppo una delle principali religioni del mondo. Ogni gruppo ricerca i valori fondamentali e gli insegnamenti etici di quella religione, come il rispetto per la vita, la solidarietà e la giustizia sociale.

• Presentate alla classe i valori chiave di ogni religione e confrontate i punti in comune. Discutete insieme su come questi valori condivisi possano ispirare una convivenza pacifica e il rispetto reciproco nella società moderna. In che modo, nella vostra vita scolastica, potete applicare questi principi di tolleranza e dialogo?

3 SUPERARE I PREGIUDIZI RELIGIOSI

• Scegliete un pregiudizio religioso comune e analizzate le sue origini e conseguenze. Ad esempio, potete approfondire come e perché si diffondono stereotipi riguardo all’Islam, all’Ebraismo o al Cristianesimo.

• Ogni gruppo condivide il proprio manifesto con la classe, spiegando le scelte fatte. Discutete insieme su come l’impegno per l’ambiente e la sostenibilità sia collegato alla giustizia sociale e al bene comune, e su come potete applicare questi principi nella vostra vita quotidiana.

1 CONOSCI IL MONDO DENTRO TE

Rifletti sul valore dell’apertura e del dialogo

Rispondi alle seguenti domande.

• Pensa a una volta in cui ti sei trovato a confrontarti con idee molto diverse dalle tue. Come hai gestito il confronto? Quali emozioni hai provato?

• In che modo pensi che l’apertura al dialogo possa arricchirti e aiutarti nel futuro, sia a livello personale che professionale?

• Quali valori ti guidano quando affronti questioni complesse e delicate come la scienza e la fede? Credi che questi valori influenzeranno il tuo modo di lavorare e di relazionarti con gli altri?

Confrontati con un compagno sulle tue risposte. Avete opinioni simili sul valore del dialogo e dell’apertura? Questo esercizio ti aiuta a riflettere su come affronti il confronto con altre idee e come questo possa influire sul tuo sviluppo personale e professionale.

2 CONOSCI IL MONDO ATTORNO A TE

Esplora le professioni legate al dialogo e alla comunicazione

Dividetevi in gruppi e scegliete una professione in cui il dialogo e la comunicazione siano fondamentali, come la mediazione culturale, la diplomazia, la comunicazione scientifica o il giornalismo.

• Ogni gruppo esplora le caratteristiche della professione scelta, identificando le competenze necessarie per facilitare il dialogo, la comprensione e la trasmissione efficace di informazioni in contesti complessi o interculturali.

• Condividete con la classe le vostre scoperte, spiegando come le abilità di comunicazione e dialogo siano essenziali per favorire il rispetto, l’inclusione e la comprensione reciproca nella società.

Questa attività vi aiuta a scoprire l’importanza di professioni orientate alla costruzione di ponti tra persone e culture diverse, e come la capacità di comunicare in modo empatico e informato possa contribuire al bene comune.

VERSO ORIZZONTI FUTURI

INTELLIGENZA ARTIFICIALE orIZZONTI DIGITALI

1 SPERIMENTA L’IA

Organizza una campagna contro l’indifferenza religiosa

Utilizzate un’applicazione di Intelligenza Artificiale per ideare una campagna di sensibilizzazione contro l’indifferenza religiosa e il secolarismo creando messaggi visivi, slogan e storie brevi che possano aiutare a far riflettere sulla perdita di valori e il rischio di una società priva di senso spirituale. Questa attività invita a pensare in modo critico sull’importanza di un ancoraggio valoriale e spirituale nella vita contemporanea.

Fasi dell’attività:

1 Scegliete il messaggio centrale: dividetevi in gruppi e riflettete insieme sull’indifferenza religiosa, sulla crisi esistenziale contemporanea e sulla “cultura dello scarto” di cui parla Papa Francesco. Ogni gruppo definirà un messaggio centrale da comunicare, come ad esempio “ritrovare il senso della vita”, “scoprire il valore della solidarietà” o “riaccendere la luce della speranza”.

2 Creazione dei materiali con l’IA: utilizzate l’IA per creare immagini, post per social e slogan che esprimano visivamente il vostro messaggio. Potreste generare manifesti, immagini simboliche o meme che rappresentino il vuoto dell’indifferenza religiosa e la riscoperta della spiritualità come fonte di significato.

3 Condividete e discutete: ogni gruppo presenterà la propria campagna, spiegando il messaggio che ha voluto trasmettere e le riflessioni che ha suscitato. Confrontate i vari punti di vista, riflettendo su come la società contemporanea possa superare la crisi di senso attraverso la riscoperta dei valori spirituali.

Domande guida:

• Quali sono i rischi di una società priva di riferimenti religiosi e spirituali?

• Come si può contrastare l’indifferenza religiosa nella vita quotidiana?

• In che modo la vostra campagna può influire sul modo di pensare di chi la guarda?

Suggerimento input all’IA:

“Crea immagini e slogan per una campagna di sensibilizzazione sull’importanza della spiritualità e dei valori nella società moderna. Esplora il tema dell’indi erenza religiosa e promuovi il ritorno a un senso di scopo e trascendenza”.

2 RIFLETTI SULL’ESPERIENZA FATTA

Una campagna informativa creata con l’IA è efficace?

Dividete la classe in piccoli gruppi (3-4 persone). Ogni gruppo rifletterà su come l’IA abbia supportato la creazione dei messaggi e delle immagini per la campagna, discutendo l’efficacia di questo strumento nel rappresentare il valore della spiritualità e nel sensibilizzare contro l’indifferenza religiosa.

Discussione in gruppo

Esaminate i materiali della campagna e confrontate le idee trasmesse. Ogni gruppo dovrebbe identificare i seguenti aspetti.

• Aspetti positivi: in che modo l’IA ha facilitato la creazione di immagini e slogan coinvolgenti? I materiali prodotti sono riusciti a comunicare l’importanza dei valori spirituali e a far riflettere sul rischio dell’indifferenza religiosa? Quali messaggi vi sono sembrati particolarmente efficaci?

• Zone d’ombra o perplessità: ci sono stati limiti nell’uso dell’IA per trasmettere l’intensità dei valori spirituali?

Quali aspetti della campagna non vi sono sembrati pienamente autentici o emotivamente incisivi?

Domande guida

• Quali sono stati gli aspetti più difficili da rappresentare nella lotta contro l’indifferenza religiosa?

• L’IA è riuscita a dare profondità e significato ai valori rappresentati nella campagna?

• In che modo i messaggi creati potrebbero influenzare la mentalità di chi li guarda?

Mappa dei messaggi e valori

Ogni gruppo crea una scheda che riassume i messaggi centrali e i valori della propria campagna. La scheda può includere una breve descrizione degli elementi visivi e testuali utilizzati per rendere il messaggio efficace.

Condivisione di gruppo

• Ogni gruppo presenta la propria scheda dei messaggi alla classe, spiegando le scelte fatte e le riflessioni che hanno guidato la creazione della campagna.

• La classe discute i punti di forza e le difficoltà dell’IA nel rappresentare temi spirituali e valori profondi, riflettendo su come i messaggi possano favorire una riflessione sul senso della vita.

Conclusioni

Dopo le riflessioni individuali e di gruppo, discutete insieme.

• In che modo l’esperienza vi ha aiutato a comprendere l’importanza di una base spirituale e valoriale nella società moderna?

• Quali suggerimenti dareste per migliorare l’efficacia dell’IA nella rappresentazione di temi esistenziali e spirituali?

LA PALESTINA DEL NUOVO TESTAMENTO

MAR

GALILEA
DECAPOLI
PEREA
SAMARIA
GIUDEA
Macheronte
Samaria
Gerasa Nain
Cesarea Marittima
Tolemaide Tiro
Cesarea di Filippo
Nazareth
Giordano
Monte Garizim
Monte Tabor
Monte Carmelo
Emmaus

di Luca Raspi, suor Anna Peron, Paolo Gava, Giuliana Migliorini, Mattia Davì

I SBN per l’adozione: 978-88-468-4527-6

Coordinamento e redazione Diego Mecenero :

Consulenza editoriale: Natale Benazzi

Progetto grafico e impaginazione: Be Orange

Copertina: Gruppo ELi

Ricerca iconografica: Diego Mecenero

Responsabile di produzione: Francesco Capitano

Stampa: Tecnostampa – Pigini Group Printing Division

Loreto – Trevi 25.83.119.9P

Nulla osta della Conferenza Episcopale Italiana Prot n 4031/2024

Roma, 17 dicembre 2024

+ card Matteo Maria Zuppi

Imprimatur della Prelatura della Santa Casa di Loreto

Prot n 408/2024

Loreto, 19 dicembre 2024

+ mons. Fabio Dal Cin

Arcivescovo Delegato Pontificio di Loreto

È assolutamente vietata la riproduzione totale o parziale di questa pubblicazione, così come la trasmissione sotto qualsiasi forma o con qualunque mezzo, senza l’autorizzazione delle Case Editrici.

Produrre un testo scolastico comporta diversi e ripetuti controlli a ogni livello, soprattutto relativamente alla correttezza dei contenuti.

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Orizzonti di senso è un corso di Religione cattolica pensato per aiutare gli studenti della scuola secondaria di secondo grado a riflettere sulle grandi domande dell’esistenza, integrando prospettive storiche, filosofiche, letterarie, artistiche e dell’ambito della psicologia, sociologia e antropologia

• Con una struttura chiara e accessibile, propone schede tematiche mirate, verifiche finali e un approccio interdisciplinare che stimola il pensiero critico Il percorso è arricchito da rubriche interattive – tra le quali Il film, La canzone, Il libro – e attività coinvolgenti come Mettiti in gioco e Cercando un senso, che invitano alla partecipazione attiva.

• Particolare attenzione è dedicata all’orientamento e alle nuove Linee guida dell’educazione civica, con sezioni specifiche per accompagnare i ragazzi nelle scelte future. Grande importanza è data al rapporto Bibbia & Cultura, mettendo in luce come il testo biblico abbia influenzato profondamente ogni società.

• Innovativo nell’approccio tecnologico, il testo include una speciale sezione dedicata all’Intelligenza Artificiale e a video interattivi con finale a scelta multipla Inoltre, sono presenti strumenti di sintesi che facilitano l’apprendimento, con un occhio di riguardo per studenti con BES e DSA.

Così si è espressa riguardo del testo la CEI rilasciando il suo Nulla Osta (prot. n. 4031/2024):

«Un’attenzione ben presente nel testo è per la persona dello studente, per la conoscenza di sé, delle proprie emozioni, inclinazioni, desideri, capacità e per la ricerca di un proprio progetto di vita attento alla relazione con se stessi, con gli altri, con il mondo e con il trascendente».

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Progetto del Gruppo Editoriale ELi per la promozione dei valori della giustizia sociale, uguaglianza e inclusione

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