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Esponi il nuovo concetto di cittadinanza ela
nella pratica venivano esclusi dalle decisioni politiche. Gli Stati-nazione ottocenteschi avevano, insomma, una visione “artifi ciale” della cittadinanza.
La cittadinanza nella mentalità corrente
Eppure la visione ottocentesca di cittadinanza è giunta fi no a noi. Secondo la mentalità oggi corrente, il cittadino è colui che è soggetto all’autorità di uno Stato, in quanto appartiene alla comunità politica di cui quello Stato è la manifestazione. «In tutti i paesi del mondo si continua a diventare cittadini dentro e attraverso una storia e una cultura di tipo nazionale» (G.E. Rusconi). Anche le Costitu‑ zioni del Novecento ( { Costituzione), come quella italiana, non hanno portato modifi che a questa idea tradizionale che identifi ca il cittadino come chi appartiene a un certo Stato secondo le norme stabilite dalla legge ( { Cittadinanza italiana , p. 8). Che questa sia la visione oggigiorno dominante è dimostrato anche dalle resistenze poste all’allargamento della cittadinanza agli stranieri: è diffi cile allargare i confi ni della cittadinanza, se si identifi cano i confi ni nazionali come limiti “naturali” di una comunità. Diventerebbe più facile se il limite di una comunità

(ovvero ciò che la distingue) fosse considerato il fatto di vivere al suo interno e di partecipare alla sua vita politica, economica e sociale. Ma questo è un passaggio “culturale” necessario, ma ancora molto diffi cile da compiere.
La cittadinanza europea
Una novità è venuta dall’Unione europea ( { Unione europea). Il Trattato di Maastricht ( { Trattato sull’Unione europea , p. 128) del 1992 considera cittadino dell’Unione «chiunque abbia la cittadinanza di uno Stato membro» (art. 17). Dunque, in apparenza, non c’è alcuna innovazione rispetto alla visione tradizionale: la cittadinanza europea ({ p. 8) si costituisce come somma delle cittadinanze nazionali e a partire da esse. In realtà, però, il trattato apre qualche breccia: per esempio, consente ai cittadini europei residenti in uno Stato diverso dal proprio, di votare alle elezioni comunali e alle elezioni europee nello Stato in cui risiedono.