Alessandra Stanga
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Storie per crescere Storie per crescere
Alessandra Stanga
Steve è un ragazzino maldestro di undici anni che segue lezioni di chitarra classica. Il suo più grande sogno, però, è quello di avere una chitarra elettrica e formare una band insieme ai suoi due migliori amici Vale e Teo. A scuola sempre i soliti alti e bassi: lezioni noiose e Gloria, la ragazza più carina dell’istituto, che non si accorge di lui. Tutto sembra allontanare Steve dal suo futuro da rocker, quando un giorno fa una scoperta inaspettata... Tra emozioni e colpi di scena “Diario di un giovane rocker” racconta l’importanza di credere nei propri sogni, anche quelli che sembrano irraggiungibili.
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€ 7,00
ALESSANDRA STANGA DIARIO DI UN GIOVANE ROCKER
Diario di un Giovane Rocker
ISBN 978-88-468-4222-0
Il piacere di apprendere
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Storie per crescere
Questo racconto appartiene a
Stefano ................................ STEVE ................................
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indice
Giorno 1 • Mi chiamo Steve Giorno 2 • Roba da femmine? Giorno 3 • Il maestro di chitarra Giorno 4 • Giornata da urlo Giorno 5 • Il negozio di Richard Giorno 6 • Giornata curva Giorno 7 • Diario sottosopra Giorno 8 • Patatine fritte party Giorno 9 • Estate da surfista Giorno 10 • Il paese dei balocchi Giorno 11 • Foto ritrovate Giorno 12 • L’acquisto Giorno 13 • Il nome della band Giorno 14 • Prime prove Giorno 15 • Pezzo di carta 1 • Aiutooo! Giorno 16 • Pezzo di carta 2 • Di bene in meglio Giorno 17 • Pezzo di carta 3 • Audizioni rock Giorno 18 • Pezzo di carta 4 • Il primo tour Giorno 19 • Vita da rocker Giorno 20 • Prove generali Giorno 21 • Concerto di fine anno
Glossario dei termini Rock
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Mi chiamo Steve Ecco, non so neanche da dove iniziare! Non ho mai scritto un diario e men che meno ne ho mai letto uno. Forse dovrei presentarmi? Ma sì dai, tanto qualcosa dovrò pur scriverla, no? Io mi chiamo Steve (in realtà è Stefano ma suona più wow Steve), ho undici anni e sono un rocker. Per dirla tutta sono un ragazzo che frequenta le medie e che suona la chitarra ma questo è il mio diario quindi posso anche esagerare. Sono un po’ più alto dei miei amici, magro (troppo magro per mia mamma, denutrito per mia nonna Mary), ho i capelli biondicci vagamente arruffati e possiedo una chitarra elettrica colore brown sunburst: una bomba!
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sfumatura da legno scuro a legno chiaro (brown sunburst) Ho mentito, lo ammetto. Per ora niente chitarra elettrica, spero che i miei me la regalino presto perché non resisto più. Loro insistono che io continui con le lezioni di chitarra classica prima di passare all’elettrica. «E poi vedremo...» aggiungono sempre all’unisono alla fine di ogni discorso. La capacità che hanno i genitori di dire sempre “vedremo” è sconcertante, riescono ad applicarlo in ogni situazione.
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Mi chiamo Steve
«Posso andare al concerto rock con Teo?» «Vedremo». «Possiamo andare al fast food domani?» «Vedremo». «Me la comprate la chitarra elettrica?» «V-E-D-R-E-M-O!» Non succederà certo solo a me di avere dei genitori che utilizzano così frequentemente il termine “vedremo”, che seccatura! Per ora posso solo aspettare e “vedere” che i miei si decidano, nel frattempo cerco di essere il figlio modello che ogni genitore sogna, ovvero:
Diligente Studioso Ordinato Tento quindi di mettere in pratica tutte quelle strategie da bravo teenager quali: buttare l’immondizia, rifare il mio letto tutte le mattine – sì va beh, quasi tutte le mattine – fare i compiti appena tornato a casa (e non sull’autobus mentre sto andando a scuola) e passare il filo interdentale. Mia mamma è odontoiatra, forse basterebbe anche solo quest’ultimo punto per convincerla a
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regalarmi la chitarra, ma ammetto di non passare il filo ogni sera! Questo sono io:
cape arrufflaliti
t shirt preferita
mani dsata chitarri
magro
jeans 8 Diario di un Giovane Rocker.indd 8
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Mi chiamo Steve
Mia mamma dice che sono il suo piccolo, il bambino più bello del mondo. Per fortuna ora ha smesso di dirlo di fronte agli sconosciuti, in mezzo alla strada o al supermercato. Si limita ad affermarlo compiaciuta durante i raduni familiari come i compleanni. In quelle occasioni domestiche fa gruppo con nonna e zie così da sentirsi spalleggiata e avere il via libera per le sue affermazioni da mammona-in-love. Va beh dai, ora è super tardi. Passo e chiudo.
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Giorno 2
Roba da femmine? Ho sempre pensato che scrivere un diario fosse un po’ girly, da femminucce, ma cavolo, pure noi ragazzi abbiamo il diritto di sfogarci con carta e penna! Io tutta questa distinzione maschio-femminafemmina-maschio non la capisco per niente. Vale (Valentina), la mia migliore amica fin dai tempi della scuola dell’infanzia, suona la batteria super mega bene, ed è una ragazza! Teo (Matteo), l’altro mio migliore amico, ha un’adorazione per le serie televisive argentine. È forse meno macho per questo? A parte che un macho alle medie devo ancora vederlo, qualcuno alto circa tre metri e con dei muscoli da Hulk (quando si arrabbia).
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Roba da femmine?
Grrrrrrrr
pantalonii strappat
che potenza! Anche io vorrei essere uno da sballo e sentirmi meno polpetta. Sì, lo so a cosa state pensando: le serie televisive argentine fanno pena in ogni caso! Ah ah ah, le guardava sempre mia mamma. L’Argentina è uno di quei Paesi che vorrei visitare da grande, magari in compagnia della mia
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band se mai un giorno dovessi averne una. È anche vero che: no chitarra, no band. I miei amici e io abbiamo pensato spesso di formare un gruppo, sarebbe troppo bello! Vale alla batteria, Teo alle tastiere (studia piano da quando ha cinque anni) e io alla chitarra. Non canto benissimo, ma tanto per fare rock posso anche stonare un po’, almeno spero! Ovviamente poi avremmo bisogno di un bassista ma per quello basta mettere un annuncio nella bacheca della scuola oppure on-line. Lo so, lo so, internet è pericoloso perché non sempre le persone che navigano in rete sono “per bene”. Naturalmente pubblicherei l’annuncio solo dopo aver aperto un account e-mail apposito tipo: cercasibassista@xxx.it e chiederei ai miei di usare la taverna per le audizioni.
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Roba da femmine?
Tra l’altro papà e io abbiamo sistemato la taverna proprio l’anno scorso: desiderava che avessi una stanza tutta mia per esercitarmi con la chitarra classica. Ci siamo divertiti un mondo carteggiando, dipingendo e appendendo poster e dischi incorniciati alle pareti. Il mio sogno è ovviamente quello di suonarci con la mia band ma per ora vanno bene anche le sessioni unplugged (oh, yeah) dove suono brani rock senza amplificazione elettronica. I miei non lo sanno perché cerco sempre di suonare quando loro sono fuori casa o impegnati nelle loro attività domestiche post-lavorative: guardare la tv e cucinare. Si danno sempre il cambio tra divano e fornelli da quando mio padre ha seguito un corso di cucina l’anno scorso e ora si sente come quegli chef della televisione e tenta di cucinare sempre lui. Quando sono solo nella mia taverna, senza che nessuno mi possa prendere per pazzo, suono immaginandomi di essere su un mega palco con la mia band e di suonare tutte le mie canzoni rock! Sento l’adrenalina scorrermi nelle vene, socchiudo un po’ gli occhi e fingo di fare un assolo di chitarra così eccezionale da passare alla storia. Con la chitarra classica, che è sprovvista dei
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ganci per la tracolla, devo avere tutte le mie fantasie da seduto. Ho pensato spesso di comperarmi una di quelle tracolle apposite per chitarra classica ma penso che siano un po’ scomode. Aspetterò di avere la mia meravigliosa super chitarra elettrica così potrò suonare in piedi ed essere un vero rocker.
!!
u! Yuuuuuuu
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Roba da femmine?
Ora si è fatto tardi, domani scuola. Passo e chiudo. P.S.: questi sono i miei amici Vale e Teo.
Vale
Teo
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