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UniversitĂ degli sudi dela Campania Luigi Vanvitelli Corso di laurea in design per la moda Arch. Angelo Esposito Marroccella e Alessandra Cirafici Candidata Elisabetta Pittelli
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Biografia
Martin Margiela, una griffe iconica come poche negli ultimi 20 anni. Studia alla Royal Accademy of fine Arts di Anversa, dal 1977 al 1979, e dopo aver lavorato con stilisti del calibro di Jean Paul Gaultier tra il 1984 e il 1987, fonda la propria casa di moda a Parigi nel 1988 e presenta nello stesso anno la prima collezione p/e 1989. Negli abiti della Maison un’idea essenziale del processo di costruzione del vestito prende forma attraverso la finissima creazione artigianale dei pezzi e la scelta dei tessuti. Da qui nasce il termine “decontrazione”, attribuito alla griffe da parte della stampa, per ceracre di catalogare l’approccio stilistico della Maison Martin Margiela. Mai intervistato né fotografato, Martin Margiela promuove il culto dell’impersonalità a differenza della maggior parte degli stilisti, arriva perciò a svuotare persino le etichette delle sue creazioni. Bianche nella prima linea da donna, o con numeri cerchiati nelle altre (da 0 a 23). Per il ventesimo anniversario della casa l’anonima etichetta viene sostituita con un logo della Maison, e Rizzoli pubblica un libro Maison Martin Margiela. 4
La prima boutique apre a Tokio nel 2000, seguita da quella di Bruxelles, Parigi e Londra. È direttore creativo della casa Hermès dal 1997 al 2002, stesso anno in cui la MMM comincia ad essere quotata e in seguito acquistata per la quota di maggioranza dal Gruppo Diesel. Nello stesso anno nasce la linea per uomo, il cui negozio esclusivo apre a Parigi sempre quell’anno. Ambedue le linee, per uomo e per donna saranno poi completate dagli accessori a partire dal 2005. Da quell’anno ad oggi si susseguono una serie di aperture degli store monomarca da New York a Hong Kong, San Pietroburgo e Dubai. Nella storia della griffe, diverse sono le esposizioni tra cui nel 2007, in Italia, quella ospitata dalla Galleria Carla Sozzani a Corso Como 10, incentrata sul processo creativo della Maison nelle collezioni Artisanal dalla fondazione a oggi, in cui la sperimentazione e l’utilizzo di nuovi e inusuali materiali sono al centro della ricerca delle collezioni prese in esame. Negli ultimi anni, oltre alla prima fragranza, la maison ha collaborato con aziende d’arredo per una collezione di mobili e inaugurato, lo scorso luglio 2011, il primo hotel parigino completamente gridato MMM. Considerato un nome di riferimento nel campo della moda d’avanguardia, lavora sul concetto della decostruzione degli abiti per dare loro nuovi significati, rifacendosi alla libertà sartoriale degli anni ‘70 piuttosto che allo standard conservatore degli anni ‘80 in cui inizia la sua carriera e privilegiando la creatività
e il recupero anziché seguire un’idea di moda come lusso e ostentazione. Decostruzione degli abiti significa ad esempio tagliare e rimontare insieme parti di abiti vecchi, mettere in mostra fodere e parti interne, staccare e rimontare le maniche in modo nuovo. Questa concezione riprende ed amplia la pratica del punk e dello street style del tagliare e strappare t-shirt e jeans. I colori dominanti nelle sue prime collezioni sono colori potenti come il nero, il bianco e il rosso. Nel 1997 è nominato direttore artistico delle collezioni da donna della casa francese di alta moda Hermès, della quale rispetta la tradizione di lusso e di alta qualità sartoriale continuando però a lavorare sui limiti delle strutture tradizionali degli abiti, creando ad esempio maglioni reversibili e cappotti-mantella. Ha collaborato con la pop star americana Lady GaGa negli albori della sua carriera e anche con Simona Ventura, che rimase senza parole per la sua bravura (celebre il suo sdibhe le leiba). Parallelamente, continua il lavoro in proprio per la Maison Martin Margiela, la cui prima boutique apre a Tokio nel 2000. [1] Nel 2002 la Maison Martin Margiela entra a far parte del gruppo Only The Brave (OTB) di Renzo Rosso, già proprietario di Diesel e Staff International. Maison Martin Margiela ha partecipato anche a diverse mostre in musei. Una mostra spesso citata è “Martin Margiela (9/4/1615)” organizzata al Museum Boijmans van Beuningen, Rotterdam (11.06.1997 –
17.08.1997). Considerato un nome di riferimento nel campo della moda d’avanguardia, lavora sul concetto della decostruzione degli abiti per dare loro nuovi significati, rifacendosi alla libertà sartoriale degli anni ‘70 piuttosto che allo standard conservatore degli anni ‘80 in cui inizia la sua carriera e privilegiando la creatività e il recupero anziché seguire un’idea di moda come lusso e ostentazione. Decostruzione degli abiti significa ad esempio tagliare e rimontare insieme parti di abiti vecchi, mettere in mostra fodere e parti interne, staccare e rimontare le maniche in modo nuovo. Questa concezione riprende ed amplia la pratica del punk e dello street style del tagliare e strappare t-shirt e jeans. I colori dominanti nelle sue prime collezioni sono colori potenti come il nero, il bianco e il rosso. Nel 1997 è nominato direttore artistico delle collezioni da donna della casa francese di alta moda Hermès, della quale rispetta la tradizione di lusso e di alta qualità sartoriale continuando però a lavorare sui limiti delle strutture tradizionali degli abiti, creando ad esempio maglioni reversibili e cappotti-mantella. Ha collaborato con la pop star americana Lady GaGa negli albori della sua carriera e anche con Simona Ventura, che rimase senza parole per la sua bravura (celebre il suo sdibhe le leiba). Parallelamente, continua il lavoro in proprio per la Maison Martin Margiela, la cui prima boutique apre a Toki nel 2000. Maison Martin Margiela ha partecipato anche a diverse mostre in musei. 5
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Il contenuto simbolico presente all’interno di un abito Margiela è completamente sproporzionatorispetto al suo valore materiale. Un abito diventa un prodotto di moda dal momento in cui riceve unvalore aggiunto simbolico attraverso la mobilitazione di forze che sono presenti nel campo. Il valore viene costruito attraverso l’imposizione della firma, operazione realizzata dal designer. La firma in Martin Margiela corrisponde ad un etichetta bianca: un etichettabianca cucita con quattro punti dati a mano nelle collezioni di semi-couture come la linea Artisanal eReplica e dati macchina nelle altre. Margiela, non si è mai dichiarato un designer decostruzionista, ma nell’aprile del 1991, sullarivista Elle dichiara a proposito del processo creativo, che lo vede spesso avere a che fare con oggettidi seconda mano scomposti e ricuciti insieme sotto forme diverse sostiene:“Io riporto gli abiti alla vita sotto una forma diversa”.I suoi abiti sono formati con “tessuti mis-trovati”, le maglie fatte conrivestimenti di seta, così che sia portata alla luce la struttura e le cerniere interne.In Margiela è implicita una cura, un’alta tecnica sartoriali: non si tratta di una semplice distruzione, e l’aspetto non finito degli abiti è qualcosa di superabile.La parola“decostruzione”può significare anche il “contrario di costruzione”a questo livello disenso gli abiti sono incompiuti, disfatti, distrutti “decostruiti”. Da questo punto di vista il lavoro deimodellisti - il taglio, la costruzione, le modifiche e le prove cioè“un processo unidirezionale verso unobiettivo di un indumento “finito”. Anche se decostruisce il rapporto gerarchico che persiste tra l’esclusività di alta moda e abiti di tut-
STILE
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ti i giorni ,Margiela fa questa operazione solo a livello materiale: un abito contiene in se oggetti di scarso valore economico, ma è stato ricontestualizzato, e perciò non ha più lo stesso valore che aveva inizialmente. Non è solo il contesto che cambia in un prodotto Margiela:il significato intrinseco all’oggetto, iltempo che l’oggetto contiene in se. Quindi se da una parte il lavoro di Margiela potrebbe forse essere visto come un’autocritica della moda, come un andare contro alla sua stessa retorica, allo stesso tem8
po, mostrando la suadipendenza dalla storia della moda la “traccia” che Margiela lascia è la stessa che gli permette diessere innovativo, e creativo. nche se decostruisce il rapporto gerarchico che persiste tra l’esclusività di alta moda e abiti di tutti igiorni (Gill in Steel 1998), Margiela fa questa operazione solo a livello materiale: un abito infatticontiene in se oggetti di scarso valore economico, ma è stato de- e ri-contestualizzato in undifferente spazio sociale, e perciò non ha più lo stesso valore che aveva inizialmente.
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Chi è davvero Martin Margiela? Nessuno di noi sa veramente che cosa si cela dietro alla creazione di un capo d’abbigliamento. Più che pensare a un vortice di genio e fantasia che spinge lo stilista a dare vita a pezzi memorabili non ci è concesso sapere altro. Eppure, ogni designer ha una sua personalità, un suo preciso modo di concepire la moda, lo stile e, in quanto tale, spinto da qualcosa capace di ispirare le sue creazioni. Forse tra le personalità più misteriose e al tempo stesso affascinanti del panorama fashion c’è quella di Martin Margiela
GOSSIP
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Il ritorno di JHON GALLIANO per Margiela John Galliano è tornato. Un nuovo capitolo, stavolta felice, si aggiunge all’epopea che lo ha coinvolto a partire da febbraio 2011. Genio e sregolatezza, si sa, vanno a braccetto, i più grandi nove volte su dieci sono anche i più tormentati.
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B R A I M A
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A N D A G E
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S I T S O C 20
O E I A L 21
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John Galliano si approria genialmente dei codici della Maison Margiela, infondendo nuova vita al gioco di decostruzione e riassemblaggio che ha definito un’estetica tanto unica e influente quanto duratura. Applicando una tecnica di estrema riduzione definita ‘décortiqué’, Galliano lavora sui capi classici di un guardaroba senza tempo, artivando alla loro essenza. Una visione geniale e moderna, che reinterpreta Margiela con l’occhio visionario tipico del designer inglese Capi classici decostruiti e riassemblati sono decorati da giochi di cut-outs che ne rivelano l’ossatura. Materuali lana, organza, tweed, twill, denim, tulle, satin, seta, pelle.1
BREND OGGI collection
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