M/M (Paris)
IUAV Corso di laurea in Comunicazioni Visive e Multimediali Storia della grafica Carlo Vinti
Jessica Bozza Elisa Calore Federica Girotto
M/M (Paris) Michael Amzalag e Mathias Augustyniak
Stile/autoespressione
m/m Paris, Michael Amzalag e Mathias Augustyniak, si sono incontrati all’ Ècole Nationale Superieure des Arts Decoratifs a Parigi. In questa scuola vigevano due orientamenti, l’uno prediligeva l’eredità del funzionalismo svizzero che insegnava una forma di graphic design basato sul visual identity; l’altro prendeva spunto dalla visione socialmente orientata del collettivo di grafici Grapus, attivo in Francia tra gli anni Settanta e Novanta, che vedeva il progetto come un benefit pubblico. Amzalag è il più preciso e concreto tra i due; ha lasciato gli studi prima di conseguire il diploma assumendo la direzione artistica della rivista di musica francese Inrockuptibles. Mentre Augustyniak ha conseguito il diploma e si è trasferito a Londra per proseguire gli studi al Royal College of Art. Agli inizi della loro carriera si sono dedicati a progetti diversi mantenendo comunque due percorsi paralleli e complementari, una volta rincontratisi a Parigi nel 1992, i due si sono infine associati, dando vita all’agenzia m/m (Paris), con lo studio sito in un vecchia tipografia nel centro di Parigi. La commistione di campi in cui Mathias e Michael si sono cimentati ha probabilmente influito notevolmente sul loro stile, che potrebbe essere letto come una mancanza di stile. Così come sono in grado di concepire un prodotto molto elegante e quasi minimale, un oggetto di seduzione fruibile da un consumatore qualsiasi, come si presenta il catalogo Nuit Blanche (1998), caratterizzato da pagine monocramatiche bianche con testi in semplice nero, riescono anche a dar vita al catalogo per la Biennale di Berlino (1998), un prodotto funzionale, nel quale utilizzano font molto spesse, con un tono serio che riprende il modello delle guide di città. Nonostante si trattasse di un evento culturale, il loro intento è stato quello di far sentire al pubblico la natura occasionale della Biennale, e la relazione che mantiene con la città: seguendo il modello degli anni Cinquanta e Sessanta, per i due designers è stato
importante permettere una lettura semplice e di immadiata comprensione. Il loro stile a tratti assume anche contaminazioni derivanti dalle avanguardie artistiche di inizio secolo; lo possiamo riscontrare nella copertina del compact disc dell’artista Björk, dove si sono addentrati nella sfera psicologica riprendendo l’ornamento maniacale del simbolista Gustav Moreau. Anche l’idea grottesca della decapitazione nella campagna pubblicitaria di Balenciaga Autunno-Inverno 2001/02, con testimonial la top model Christy Turlington, trova ispirazione nell’opera di Moreau, Apparition del 1876, nella quale Salomé indietreggia dalla testa decapitata di Giovanni Battista. La storia del design grafico in Francia testimonia che la rivoluzione del computer apportò cambiamenti radicali nelle pratiche professionali. La progettazione grafica già dall’approccio subisce notevoli cambiamenti: dal supporto cartaceo delimitato che prefigurava già il lavoro finito, si passa ad uno schermo, da dove creare e controllare operazioni che prima erano esclusivamente manuali. L’avvento della tecnologia digitale rese più effettiva la singolarità del graphic designer, mentre cambiò definitivamente la posizione del designer nei confronti delle regole della grafica. La semplificazione della pratica del design grafico grazie all’ avvento della rivoluzione digitale, subisce i limiti di una tecnologia ancora giovane e lontana dalle pratiche toccate da tipografi e incisori. Nei primi anni novanta, ogni tentativo fu volto a superare questi fenomeni contraddittori attraverso la padronanza di nuovi software. Le contraddizioni che emersero come risultato di questa digitalizzazione della tecnica furono aggravate nel campo della tipografia, questo a causa di un aumento esponenziale nel numero di nuovi alfabeti il cui disegno e impiego era basato su un puro effetto visivo. In Francia comunque alcuni designer di tipi integrarono le possibilità dei softwares nei loro lavoro, mentre mantenevano le distanze da parassitari effetti che questi strumenti a volte
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Stile/autoespressione
generavano. m/m, avendo imparato da autori svizzeri e dal collettivo Grapus durante i loro studi all’ensad, e dopo aver sviluppato un forte interesse per la grafica anglosassone, assunsero una posizione originale nella sfera del grafic design francese, creando un interessante scambio con il mondo dell’arte nel quale la tipografia ricopriva una posizione centrale. Mathias e Micheal hanno optato per il disegno di lettere che ruotano attorno alle insegne dei negozi e ad altri tipi di lettering vernacolare. Adottando il ruolo di esploratori dei confini del kitch tipografico, m/m rivivono il genere “di intrattenimento” mescolando diversi stili e riferimenti. Dal 1995 in poi essi furono coinvolti soprattutto nelle pubblicazioni per il mondo della moda e della musica, dove han potuto dimostrare il loro gusto per effetti esplosivi e grafiche spettacolari, quasi divertiti dal loro andare contro tendenza. Han creato poi una sorta di mondo barocco nel quale l’ “immaginario delle lettere” è organizzato secondo un abile costruzione di gradi di interpretazione. Questo li portò in testa al design di tipi con The Alphabet e The Alphamen (basati entrambi su delle fotografie di Inez van Lamsweerde e Vinoodh Matadin); che furono presentati su v Magazine (u.s.a.). La maggior parte dei poster disegnati da Michael Amzalag e Mathias Augostiniak sono per il teatro di Lorient (Bretagna) e sono diventati, secondo Emily King, un evento locale. “Il duo francese vede i propri poster come un progetto progressista che attraverso metafore visive sempre più complesse assume un aspetto sempre meno chiaro e una tipografia via via più espressiva.”
Cimentandosi con progetti così diversi tra loro hanno sentito la necessità di autocrearsi famiglie di font ad hoc. Secondo una loro stima son riusciti a produrne circa 40. Molti di essi son stati creati specificatamente per un progetto, ma utilizzati per altri lavori, si son via via trasformati ed evoluti fino a
Inez Van Lamsweerde - Vinoodh Matadin - M/M (Paris) Christy Turlington Autunno-Inverno 2001/02 http://blogs.lexpress.fr/cafe-mode/2008/06/balenciaga-sculpte-sa-pub. php
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M/M (Paris) Michael Amzalag e Mathias Augustyniak
raggiungere una propria identità. E’ il caso dell’Allegrette, una font che prende ispirazione dal corsivo infantile della scuola primaria e che è presente nel linguaggio di Björk, ma che originariamente era stato concepito per un album chiamato Art of singing ed è comparso anche su uno dei poster per il teatro di Lorient e solo in ultima battuta è stato impiegato per la copertina del dvd Volumen di Björk. Per creare la font Cesar invece, si son rivolti ad un bambino che non era in grado di scrivere l’alfabeto. Ognuno dei 26 segni scarabocchiati corrispondono ad una diversa lettera e questo alfabeto “decorato” è stato impiegato per il ridesign del Cafè en rue Atienne Marcel, inserendolo nel pattern del tappeto, nonostante gli ospiti del cafè non riescano a decifrare alcun messaggio. m/m non sono della scuola di pensiero che ritiene il graphic design trasparente o invisibile, al contrario sono perfettamente consapevoli di fare un riassemblaggio di fotografie in un fitto collage a più livelli e di distorgerle poi con elaborate e occasionali illustrazioni erotiche e ornati testi manoscritti. Solitamente i graphic designer talentuosi combinano creatività e successo commerciale ma separano i progetti commerciali da quelli personali, m/m (Paris), invece, non fanno distinzione tra i due ambiti. I due graphic designer parigini vedono tutto il loro lavoro inserito in un più ampio processo culturale (anche nel caso in cui lavorino per brand quali Calvin Klein, Balenciaga, Stella McCartney, e Vogue Parigi o per il teatro di Lorient in Bretagna) e disegnano le loro installazioni artistiche riprendendo dal loro repertorio commerciale.
con implicazioni psicologiche. A m/m non interessa mai un’immagine in quanto tale. La sua importanza, al contrario, sta nel fatto che essa contenga la somma di differenti processi di dialogo con vari interlocutori e nel fatto che induca a porre questioni. Questo è ciò a cui loro danno importanza per quanto concerne le immagini, poichè “una buona immagine esiste solo nel suo contesto.” (m/m)
“non c’è mai stato richiesto un lavoro puramente espressivo o puramente comunicativo, fa tutto parte dello stesso processo.” (Amzalag)
Anche quando si tratta di progettare e allestire spazi esterni o interni, non si limitano al puro approccio architettonico, ma lavorano con segni e simboli, ricreando scenari emozionali e
M/M (Paris) Allegrette font Cofanetto album collection di Björk “Surrounded”, 2006 http://unit.bjork.com/specials/surrounded/
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Stile/autoespressione
M/M (Paris) Tappeto con il font Cesar Mostra “The treasure island�, 2008 http://desaingrafisindonesia.wordpress.com/2008/02/16/mm-paris-lile-autresor-the-treasure-island/
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M/M (Paris) Michael Amzalag e Mathias Augustyniak
Rapporto con la committenza
A metà degli anni Novanta, ha inizio l’ascesa di m/m nel mondo della comunicazione. Il loro design sfacciato nel mondo della musica (dal magazine Inrockuptibles a una serie di copertine di cd) ha attratto a sè un ampio ventaglio di clienti che provengono da differenti contesti come arte, moda e istituzioni. Con l’esperienza acquisita si è fatta forza nella testa di Matthias e Michael che il divario tra l’arte e il commercio è più profondo di quanto immaginassero: “la gente vuole un servizio: io ti pago, tu mi dai ciò che voglio”
ha detto Augustyniak durante un’intervista, sottolineando invece di voler essere considerato al pari di un partner, cosa in cui insistono entrambi molto. Nicolas Gheresquire, direttore creativo di Balenciaga, ha voluto lavorare più volte con m/m per il loro stile unico e inconfondibile. Stella McCartney è un’altra cliente soddisfatta che ha sottolineato la freschezza del loro modo di operare nonchè la loro capacità di comprendere perfettamente il dna del suo brand. Contro chi invece li vede come due persone interessate esclusivamente a parlare di e per sè, essi fanno spesso notare che il cliente che vuole collaborare con loro deve pensare prima di tutto di trovarsi davanti a due personalità differenti, due individui. Ciò non va letto come un perenne conflitto, ma va accettato nella possibilità di un livello di distorsione. Quando sono stati invitati nel 2004 a prendere la direzione creativa di Vogue Francia, una delle commissioni più grosse con cui si son dovuti confrontare (esperienza durata due anni) Mathias e Micheal han voluto stabilire fin da subito la loro posizione di lavoratori esterni alla “macchina”, senza dare disponibilià full-time. Così facendo si son garantiti una visione sempre pulita e generale del processo di costruzione dell’intero giornale, e son riusciti a mantenere la propria spontaneità. m/m hanno un’insolita e intensa relazione con i propri clienti, spesso han sottolineato come questa non sia la fine di una
pratica egoistica, nè un modo per esprimere completamente se stessi, ma al contrario Augustyniak ha così affermato: “ci piace intrattenere lunghe conversazioni di interscambio con i nostri clienti, è questo che ci permette di andare avanti nel nostro lavoro.”
La relazione con la committenza per loro è essenziale alla vita di ogni progetto dal momento che un progetto irrealizzato non può avere alcuna forma di esistenza. Nel caso in cui un progetto venga rifiutato o respinto, significa che il problema non è stato affrontato nella maniera ottimale quindi, generalmente, il lavoro viene implementato e integrato con nuove questioni e infine inserito in nuovi progetti. “ “Si tratta di ecologia ed economia del lavoro.”(Augustyniak) La loro è una committenza multidisciplinare, a trecentosessanta gradi; questo permette loro di operare con vari medium comunicativi. Così come le grandi personalità nel campo della comunicazione, da Paul Rand a Neville Brody, m/m non considerano il graphic design una sorta di verniciatura superficiale atta a incrementare le vendite, ma un modo per mettere in relazione il cliente o l’istituzione con il mondo esterno.
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Rapporto con la committenza
Adidas Anna Molinari Anna Sanders Films apc arc/Musée d’art moderne de la ville de Paris Arena Homme Plus Balenciaga Berlin Biennale Biennale de Lyon Bjork Blumarine Calvin Klein cdde Théâtre de Lorient Café Etienne Marcel Celluloid Dreams Centre Pompidou cnap Creation Management Ellipse Foundation emi Music France Ensad Fiac Flammarion Frac Champagne Ardenne Frog Galerie Bernard Dulon Galerie Patrick Seguin Givenchy Grande Compagnie Hermès i-d Magazine Jeremy Scott Jil Sander Kenzo Kenzo Parfums Liberty of London Louis Vuitton Madonna Martine Sitbon Mercury Narciso Rodriguez Parfums One Little Indian Records Paris Calling Palais de Tokyo pca Architecture Pearl Union
M/M (Paris) Campagna pubblicitaria per la linea di abbigliamento Stella Mc Cartney,2008 http://www.stellamccartney.com/
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Pierre Hardy Pirelli Pittimagine Discovery Foundation Populism Presses du Réel Printemps de Septembre Purple Quest Management Roberto Cavalli Rizzoli R&Sie/François Roche Tate Publishing The Republic of Desire Schirmer/Mosel Siemens Arts Program Sony bmg uk Ltd Steidl Stella McCartney Sternberg Press Taschen Universal International Pictures France Virgin Music France Vitra Vogue Paris Walther Koenig Yves Saint Laurent Yves Saint Laurent Beauté Yohji Yamamoto
M/M (Paris) Michael Amzalag e Mathias Augustyniak
Autonomia/ autoproduzione
Partendo dal presupposto che per m/m (Paris) non esiste progetto che non sia nato in seguito ad una precisa domanda posta dal committente, nessun loro lavoro può essere considerato autonomo o un volere da parte degli stessi designers di autorappresentarsi con prodotti commerciali autonomi e lucrativi. Al contrario i due sono riusciti a dar voce a progetti diversi con uno stile che, pur essendo diverso di volta in volta, è riconoscibile nella commistione di segni tipografici, fotografici e grafici. Fortemente convinti che nella società attuale le immagini hanno una vita duratura, i due riutilizzano simboli precedentemente prodotti, creando poi un costante vocabolario che vogliono far durare nel tempo. Dopo la collaborazione con Bjork, m/m Paris hanno realizzato, assieme all’artista Gabríela Friðriksdóttir, amica della cantante islandese, un albero a grandezza naturale (5 metri) di bronzo costituito dalle lettere ideate per la copertina dell’album di Bjork Medulla del 2004, celebre album, soprattutto perchè controverso per la totale assenza di strumenti musicali.
sign, ma piuttosto creano un linguaggio visivo che colma le lacune che coesistono tra mondi differenti.
“Gli alberi sono molto rari in Islanda” (Augustiniak).
Hanno creato un albero dai frutti strani che assomigliano a mammiferi o a pesci. Successivamente Stephanie Cohen ha scritto un libro per bambini sulle origini dell’albero. L’albero è nato dall’unione dell’alfabeto e dagli oggetti che gli m/m Paris hanno creato con Gabriela per la Biennale di Venezia. Gli m/m sono rimasti impressionati dalla bellezza del luogo, così incontaminato vicino ad una zona residenziale. Secondo la Friðriksdóttir, la cosa migliore di questo albero è che non ha una vera e propria piattaforma, in modo che venga nel miglior modo fuso un paesaggio preistorico con il presente. Si può affermare che gli m/m non si limitano al graphic de-
M/M (Paris) Copertina album Björk, Mèdulla, 2004 M/M (Paris) & Gabríela Friðriksdóttir
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Autonomia/autoproduzione
M/M (Paris) Tree of signs Statua di bronzo, 2008 http://bjork.com/special/treeofsigns/
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M/M (Paris) Michael Amzalag e Mathias Augustyniak
Arte/design
Il duo francese composto da Michael Amzalag e Mathias Augustyniak non vuole essere considerato un duo di artisti, ma al contrario, vogliono essere considerati graphic designer, per questo parlano di ufficio, non di studio, riferendosi al loro ambiente di lavoro. Nonostante abbiano collaborato con artisti del calibro di Philippe Parreno, Dominique Gonzales-Foerster, Pierre Huyghe per eventi artistici internazionali continuano fermamente a sottolineare la loro natura di designer senza farlo con modestia, come sostiene Daniel Birnbaum in un articolo apparso nel 2001 su ArtForum, ma con la piena consapevolezza del loro operare. “Nonostante il nostro rispetto per il lavoro degli artisti, riteniamo, in un certo senso, che il nostro lavoro sia più pertinente di ciò che loro fanno”
hanno affermato nel 1998 durante un’intervista con il critico Lionel Bovier. “Sappiamo di affrontare la realtà e di confrontarci con le stesse questioni che molti artisti si pongono o vengono loro poste, ma dobbiamo rispondere a queste utilizzando i network comunicativi che rientrano nel reale.”
Secondo il duo ogni disciplina esiste in se stessa, ma è vero anche che la trasversalità, che non è altro che la fascinazione dell’artista verso le arti applicate: moda, design, architettura, graphic design, dà loro la possibilità di andare nella direzione inversa, facendoli intervenire nel campo dell’arte. Quando però viene chiesto loro cosa ne pensano gli artisti dei loro interventi creativi, Augustyniak sostiene che sono gli stessi artisti a non volerne ancora parlare. Nel momento in cui molti designers lottano per ritagliarsi un ruolo nel mondo dell’arte, m/m sembrano esserci riusciti senza difficoltà, come lo dimostrano gallerie e musei nei quali vengono esposti i loro lavori. Dimostrando che una buona progettazione grafica può indirizzare temi politici e sociali come la migliore delle arti
contemporanee anche se i clienti sono corporazioni multinazionali. Rimanere nel contesto della comunicazione visiva garantisce loro di rivolgersi ad un pubblico più ampio di quanto non farebbero all’interno di gallerie o musei. Il fatto stesso di chiamare la loro sede lavorativa ufficio, e non studio, è intenzionale e mossa dalla consapevolezza di svolgere un’esercizio con funzione sociale. Essere graphic designer è prima di tutto una questione di dipendenza economica che permette loro di non dover contare su alcun tipo di sussidio, museo o collezione privata, si sono costruiti uno strumento capace di proporre idee in cambio di soldi. m/m, avendo imparato da autori svizzeri e dal collettivo Grapus durante i loro studi all’ensad, e dopo aver sviluppato un forte interesse per la grafica anglosassone, assunsero una posizione originale nella sfera del grafic design francese, creando un interessante scambio con il mondo dell’arte nel quale la tipografia ricopriva una posizione centrale. Nell’eredità del graphic design sta sicuramente il fatto di rendere le bellezze dell’arte accessibili ad un numero maggiore di persone (un retaggio derivato dal movimento modernista che determinava l’uscita dai musei e dalle gallerie attraverso la produzione di immagini per la massa), a questo il duo francese ha poi aggiunto una personale postilla: un graphic designer può far meglio di un artista e raggiungere un pubblico più ampio. Essi si sono guadagnati un diffuso e rapido riconoscimento al punto di essere considerati: “i più interessanti graphic designer attuali”
come ha riferito Dennis Dahlqvist. Questo li ha sicuramente incoraggiati ad oltrepassare il ruolo del graphic design come arte minore. Con loro anzi, il graphic design recita un ruolo di natura artistica, ma essendo inserito nel reale, riesce laddove l’arte si ferma, incapace di rientrare negli schemi della vita di tutti i giorni e di immergersi quindi nella realtà.
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Arte/design
M/M (Paris) Manifesti realizzati in collaborazione con l’artista Dominique Gonzalez- Foester http://www.mmparis.com/list.html
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M/M (Paris) Michael Amzalag e Mathias Augustyniak
Interdisciplinarietà
Michael Amzalag abbandonò gli studi prima di conseguire il titolo all’Ecole Nationale Superieure des Arts Decoratifs a Parigi per prendere la direzione artistica del magazine “Inrockuptibles”; questo segnò il primo passo verso future collaborazioni nel campo musicale. Negli anni novanta le pubblicazioni musicali crebbero assieme alla nascita di nuove etichette, in parte interessate soprattutto alle nuove produzioni elettroniche. Emerse in questi anni il fenomeno di emulazione, fino a qualche anno prima sconosciuto in Francia, che vedeva l’indispensabile contributo da parte di graphic designer ad accompagnare i musicisti fin dalla loro prima apparizione, dando loro uno stile che determinandone la carriera. Nel campo musicale m/m hanno lavorato con artisti di fama internazionale, è il caso di Björk, per la quale han progettato copertine di dischi, ma anche poster per vari tour, libri e videoclip. Questo diede loro l’opportunità, un volta unitisi nel 1991, di cimentarsi da principio con il mondo della musica. L’esperienza partì con bands e cantanti completamente sconosciuti. Nel 1993, riuscirono a mettere mano sul lancio europeo di Yohji Yamamoto, stilista giapponese di fama internazionale grazie alla cui collaborazione riuscirono ad oltrepassare i confini della Francia. Ad aprir loro le porte nel mondo della comunicazione nell’arte fu l’esperienza lavorativa presso la rivista d’arte francese, Documents. Ad un party in occasione della fashion week a Parigi avvenne l’incontro con Inez Van Lamsweerde e Vinoodh Matadin, due fotografi di cui già da prima apprezzavano il lavoro e con cui ebbe inizio una profiqua collaborazione. A posteriori l’esperienza può essere vista come una cooperazione nata naturalmente, la loro fotografia, infatti, diventava parte del loro progetto e loro di conseguenza dei fotografi: si è trattato quasi di una produzione unisona di immagini. L’interdiscipinarietà, quindi, è una costante importante del loro lavoro, che avviene quando il duo francese si trova a do-
versi confrontare con artisti con cui nasce da subito una forte sintonia. Ad un’ intervista rilasciata a Design Museum in occasione de “The European Design Show 2005”, affermano di avere moltissime cose in comune con le persone con cui collaborano: “noi vediamo il graphic design come una conversazione e restiamo sempre in ascolto di una possibile risposta. [...] Io penso che l’importante sia che la relazione si trasformi fino a che non realizziamo che non abbiamo più nulla da dirci ci lasciamo così, in amicizia, senza più argomenti”.
Attraverso il loro lavoro di graphic designers e di direttori creativi (sono stati anche “creative consultant” per Vogue in Francia) nel campo dell’arte, della moda e della musica i due han dato potere e voce alla cultura francese. Recentemente sono stati invitati da Hans Ulrich Obrist, loro amico e curatore svizzero, a creare un sito web per la Serpentine Gallery. Obrist ha motivato la scelta esclamando che: “non c’è nulla di meglio di questa decisione, perchè M/M non hanno mai espresso il desiderio di occuparsi di grafica web, il che li potrebbe portare ovunque, magari a qualcosa di persino anti-web o ad un sito invisibile...”.
Parlando sempre di Amzalag e Augustyniak, Obrist ha sottolineato di considerarli non semplici graphic designer, ma piuttosto dei creatori di un linguaggio visuale che non solo fa da ponte con gli altri mondi paralleli nei quali lavorano, ma che persino trascende da loro stessi. Con l’uscita del video Hidden Place di Bjork, i loro sublimi effetti speciali, (Björk sullo schermo di una tv si mostra nella sua artificiosità più pura sfoggiando secrezioni e umori dalle caratteristiche cibernetiche che le coprono e trasformano il viso) assieme al nuovo libro, apparso recentemene nelle librerie di tutto il mondo, sono riusciti a far conoscere a livello internazionale il design francese. Questa nuova generazione di graphic designers reclamano
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il titolo di autori nell’accezione puù generica, avendo dimostrato le loro abilità in un ampio range di campi, dalla televisione alle pubblicazioni stampate, al multimediale e alla pubblicità. Con Une histoire matérielle nel 1999, un catalogo per la collezione del Musée National d’Art Moderne, M/M han alzato il design editoriale al livello di “atto artistico”.
M/M (Paris) Video, Hidden Place di Björk, 2001 http://vitamin-max.com/word/?p=369
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M/M (Paris) Michael Amzalag e Mathias Augustyniak
M/M (Paris) Copertina albumVespertine, Bjรถrk, 2001 http://unit.bjork.com/specials/surrounded/
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M/M (Paris) Copertine albums “Surrounded”, Björk, 2006 http://unit.bjork.com/specials/surrounded/
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M/M (Paris) Michael Amzalag e Mathias Augustyniak
Attivismo politico
Il mondo della moda e della pubblicità generalmente fa scomparire nell’anonimato le modelle che prestano il loro corpo, abbellendo le pagine di ogni genere di rivista. Contrari a questa ingiusta tendenza, m/m han voluto ridare importanza alle stesse modelle: in un catalogo per Yohjii Yamamoto i nomi delle ragazze che hanno posato son comparsi al pari di quelli dei fotografi, degli stylists, dei truccatori. Con il susseguirsi di varie pubblicazioni poi, i nomi ricorrevano facendo vedere come in queste occasioni si crei una situazione quasi familiare, che solitamente sfugge a chi sfoglia le riviste con uno sguardo veloce. Nella scelta delle modelle che hanno posato davanti ai due fotografi Inez Van Lamsweerde e Vinoodh Matadin per la creazione di The Alphabet, m/m han dato esclusiva importanza al nome delle stesse, scegliendo di volta in volta la modella dal nome che cominciava con la lettera che avrebbe poi rappresentato; questo ancora una volta per dar voce alle ragazze e per prestare attenzione al loro mondo personale. Con lo stesso intento, anche nel poster No ghost just a shell, Annlee, un personaggio manga comprato per una cifra irrisoria dall’agenzia giapponese Kworks, i due francesi han dato nuova vita ad una figura che nell’industria manga era fallita, perchè considerata priva di qualità. Il progetto No ghost just a shell, che Pierre Huyghe e Philippe Parreno hanno sviluppato in modo collettivo coinvolgendo, tra il 1999 e il 2003, molti altri autori tra artisti e scrittori, nasce da un’immagine creata per il mercato dei manga e intende verificare come sia possibile sfuggire alle regole dell’industria culturale e alla logica dello spettacolo, trasformando un’immagine da oggetto di consumo a segno mobile e cangiante per un’esperienza plurale. Prima di acquistare il copyright e l’immagine digitale di AnnLee dal catalogo di Kworks, Pierre Huyghe e Philippe Parreno avevano già “dato vita” a un personaggio: Anna Sanders. Il carattere invisibile e in qualche misura fantasmatico di questo personaggio introduce, sebbene alla rovescia, il tema della rappresentazione e, di qui, il rapporto complesso e ibrido, lon-
tano da qualsiasi chiarezza dialettica, tra realtà e finzione, tra esperienza e spettacolo, quale territorio di ricerca centrale nel lavoro dei due artisti. Annlee, “segno in azione, logo vivente”, come si scrive lo stesso Parreno, sarà la protagonista di nuove storie inventate per lei dai due artisti, ma anche da altri amici, come Dominique Gonzalea-Foerster, Rirkrit Tiravanija, Douglas Gordon e Pierre Joseph. Per ora, è apparsa in due film: Anywhere out of the world di Parreno, e Two minutes out of time di Huyge, presentati nei mesi scorsi alle gallerie parigine Marian Goodman e Air de Paris. La storia di AnnLee riporta l’indagine sull’identità e la struttura del linguaggio, ma anche sul “rapporto tra individuo e industria”. AnnLee “non è nata reale, ma lo è diventata”, emancipandosi dalla condizione di segno strappato dall’industria dell’intrattenimento, fino a divenire personaggio in grado di parlare della propria esistenza e della propria condizione, emancipandosi dalla sua condizione di fantasma. Mentre AnnLee guarda verso di noi con sguardo inquisitorio, bramoso e triste noi riusciamo a guardare attraverso i suoi occhi: AnnLee è nostra e noi diventiamo in qualche modo AnnLee. E’ stata salvata dalla cultura per espiare le colpe della società e per alimentarla. Il logo della società Shell, una delle più grandi compagnie petrolifere, utilizzato nel suo segno grafico arbitrario, sosituisce la parola “shell” nel suo significato semantico arbitrario. In questi progetti diversi e con approcci differenti, m/m hanno voluto opporsi allo sfruttamento cui spesso induce la società consumistica attuale e alle le leggi che la muovono. Nella loro lunga collaborazione con l’artista Philippe Parreno m/m han contribuito con un poster al progetto di Utopia Station per il 50esimo anniversario della Biennale di Venezia. Si tratta della copertina del film La batalla de los platos in cui si assiste alla parodia di due colossi della nostra società, la Coca-Cola e la Disney. A cavalcioni di una bottiglietta in vetro della bevanda più conosciuta al mondo, ma rietichettata come Boing!-Cola, Topolino vestito con abiti westwern
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evoca la colonizzazione dei cowboys americani e , più nello specifico, Slim Pickens, che cavalca una bomba nucleare nel film di Kubrick Dr. Strangelove. La bomba qui non indica solo quelle lanciate su Baghdad, m anche la bomba mataforica della cultura Pop americana e tutte le sue conseguenze tossiche. La faccia di Paperino tappa la bottiglia della Coca Cola e scherza col titolo del film, La Batalla de los Patos, o The bottle of the Ducks. Topolino potebbe essere il supereroe che salva il mondo ma Matthias e Michael lo hanno ridicolizzato con occhi strabici che gli conferiscono un aria sconvolta. In basso a destra la firma m/m è stata ottenuta rovesciando la “W” di Walt Disney. Guardando iw poster che m/m disegnarono come locandine per un teatro di una piccola città della Bretagna, Lorien, dobbiamo tenere a mente che la città fu distrutta durante la seconda guerra mondiale e fu poi ricostruita in uno stile indistinto e rozzo, fatto di brutti edifici bassi e larghi. Nel 1996 quando fu pubblicata la prima locandina questa venne vista con sguardo diffidente dagli abitanti, ma con gli anni la situazione è cambiata fino a che, oggi, esse vengono attese come un grande evento. Assieme alla popolazione della città, m/m combattono con tro l’uniformità del paesaggio lasciato dalla guerra, utilizzando colori vivaci ed allegri, prendendo parte allo sforzo comune che vuole rendere gradevole e originale l’ambiente urbano. Essere graphic designer per loro, oggi, significa prima di tutto trovarsi nella migliore posizione da cui trasmettere il proprio punto di vista sul mondo. Questa posizione, poi, come già detto, sembra avere un maggior raggio di azione rispetto a quella che possono avere artisti o scrittori.
M/M (Paris) No ghost just a shell Manifesto commissionato da Pierre Huyghe e Philippe Parreno, 2000 http://www.mmparis.com/list.html
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M/M (Paris) Michael Amzalag e Mathias Augustyniak
M/M (Paris) No ghost just a shell Manifesto commissionato da Dominique Gonzalez-Foerster, 2000 http://www.mmparis.com/list.html
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M/M (Paris) La batalla de los patos manifesto per il film omonimo di P.Parreno e Rirkrit Tiravanija, 2003 http://www.mmparis.com/list.html
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M/M (Paris) Michael Amzalag e Mathias Augustyniak
M/M (Paris), Inez Van Lamsweerde e Vinoodh Matadin The Alphabet manifesto per “the Alphabet”, 2001 http://www.mmparis.com/list.html
M/M (Paris), Inez Van Lamsweerde e Vinoodh Matadin The Alphabet “A” come Anne Catherine, 2001 http://www.mmparis.com/list.html
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M/M (Paris), Inez Van Lamsweerde e Vinoodh Matadin The Alphabet “B” come Briget, 2001 http://www.mmparis.com/list.html
M/M (Paris), Inez Van Lamsweerde e Vinoodh Matadin The Alphabet “C” comeCarmen, 2001 http://www.mmparis.com/list.html
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M/M (Paris), Inez Van Lamsweerde e Vinoodh Matadin The Alphabet “D” come Dahl, 2001 http://www.mmparis.com/list.html
M/M (Paris) Michael Amzalag e Mathias Augustyniak
Lavoro di gruppo/ regia/direzione artistica
Durante la loro direzione artistica di Vogue, gli m/m hanno voluto che questa fosse una rivista non convenzionale e all’avanguardia cercando di liberarla da un genere preciso e stereotipato. Il loro lavoro di art direction si è incentrato sull’introduzione di un carattere tipografico di stile neo-gotico, con dei tocchi originali e caratteristici, come motivi disegnati a mano e perfino collage. Il look della rivista fu il risultato di un redesign editoriale globale che cominciava nell’ottobre del 2001 con cambiamenti strutturali e che si concludeva con un nuovo sistema tipografico nell’aprile del 2002. Il concept alla base del rinnovamento è la ridefinizione dell’idea di lusso, determinato dal gusto della classe più abbiente. La moda però è un business effimero e nel 2002, dopo l’abbandono di Amzalag e Augustyniak della rivista, venne deciso che sarebbe stato più appropriato tornare ad un approccio più classico.
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M/M (Paris) copertine della rivista Vogue France 2002 http://www.vogue.fr/magazine/issue.aspx/Archive/Year,2002/Search,Year/
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M/M (Paris) Michael Amzalag e Mathias Augustyniak
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Sommario
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Stile/Autoespressione,
1
Rapporto con la committenza
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Autonomia/Autoproduzione
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Arte/Design
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IntedisciplinarietĂ
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Attivismo politico
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Lavoro di gruppo/Regia/Direzione artistica
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M/M (Paris) Michael Amzalag e Mathias Augustyniak
Bibliografia
Charlotte & Peter Fiell, Graphic design for the 21st century, Taschen, 2003
http://architettura.supereva.com/architetture/20041019/ index.htm
Mark Tungate, Media Monoliths: How Great Media Brands Thrive and Survive, Kogan Page Publishers, 2004
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