Psychedelia

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Politecnico di Milano corso di Typographic Design a.s. 2014/2015


Il termine “arte psichedelica” si riferisce generalmente all’arte influenzata dall’uso di allucinogeni. Tuttavia si utilizza questo termine anche riferendosi all’arte della controcultura hippy e pacifista degli anni ‘60/70 (in particolar modo tratterò dei poster di concerti): rientrano infatti nel movimento dell’Arte psichedelica tutte quelle irriverenti opere grafiche ornate di pattern caleidoscopici e colorati, che richiamano appunto le esperienze psichedeliche. Poster anticonvenzionali, che sovvertono ogni regola della grafica e della tipografia tradizionale. In questo libretto attraverserò tutti gli aspetti che caratterizzano questo variopinto stile grafico, a partire dalle sue origini.

- Elisa Ragazzini



indice 1. La psichedelia nell’antichità 2. Origini e influenze stilistiche 3. Il lettering artistico 4. Le tecniche 5. Blacklight posters

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Appendice Bibliografia

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1. la psichedelia nella antichita L’esplorazione del proprio subconscio è sempre stato un aspetto presente nella cultura e storia dell’uomo; per molti giusti motivi ora è considerato un tabù, un’insana abitudine associata alla contro-cultura hippie degli anni ‘60, ma non dobbiamo dimenticarci che esiste da tempo immemore nella storia dell’uomo e delle più grandi civiltà antiche. Lo stato alterato di coscienza indotto dall’assunzione di sostanze allucinogene è sempre stato considerato un modo per raggiungere ciò che normalmente alla mente umana è precluso, e nell’antichità si suppone che abbia avuto un ruolo nella nascita delle religioni e che venisse utilizzato come supporto nell’espressione artistica

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Vaso greco raffigurante la nascita di Dioniso

(entoptic art). Dopotutto nella storia antica delle varie religioni troviamo sempre menzionate sostanze misteriose dalle connotazioni mistiche, usate per entrare in connessione con il divino.Così nella Bibbia troviamo la manna, il cibo che cadde dal paradiso. Nei testi sacri indù la Soma, bevanda che permetteva la connessione col divino, e nell’antico Zoroastrismo la Huoma, usata dai Magi nei loro rituali sacri. Esaminando la cultura dell’antica Grecia troviamo il Kykeon, altra bevanda mistica; anche il famoso Oracolo di Delfi e la romana Sibilla Cumana si ritiene che raggiungessero i loro profetici stati di trance inalando gas idrocarburi vulcanici. Spostandoci nell’antico Egitto ne troviamo il corrispondente,

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il loto blu del Nilo, utilizzato dai sacerdoti. Questa pianta potrebbe essere collegata al loto dei “mangiatori di loto” nel poema greco dell’Odissea; se la mitologia può essere vista come l’allegoria di un percorso spirituale, la visita dell’eroe greco alla terra dei mangiatori di loto potrebbe essere un allusione al loto egiziano. Riferimenti all’uso di queste sostanze ci sono anche nei reperti del popolo Maya, che si pensa utilizzassero il veleno estratto da un tipo di rospo e funghi allucinogeni a scopi sciamanistici e divinatori.

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Particolare di un bassorilievo di un calendario Maya; sopra, papiro egizio raffigurante il loto blu del Nilo.


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2. Origini e influenze stilistiche Uno dei più illustri pilastri stilistici dell’arte psichedelica è l’Art Nouveau (o Liberty, o Jugendstil, a seconda del paese), un’esteso movimento artistico che attraversò l’Europa e l’America al cambio del secolo. Questo stile grafico poneva l’accento sulla sinuosità delle forme organiche e utilizzava motivi decorativi caratteristici che riprendevano queste curve. In particolare verso la fine del 1800 a Praga, Alphonse Mucha faceva dei cartelloni pubblicitari e dei manifesti teatrali (particolarmente importanti quelli per gli spettacoli

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dell’attrice Sarah Bernhardt) delle vere e proprie opere d’arte, e il suo stile ebbe un immediato successo nel campo della grafica, con numerosi tentativi di imitazione (pur restando l’art nouveau uno stile ‘alternativo’ rispetto all’arte affermata dell’epoca). Si può tutt’ora dire che la sua produzione artistica sia l’apogeo, la massima espressione grafica del Liberty. L’Art nouveau cercava di soverchiare le Belle Arti e le arti applicate, e le idee tradizionali ad esse legate, ormai fin troppo radicate nella società.


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Non mancarono dunque neanche le critiche; gli affermati contemporanei inglesi chiamavano in modo spregiativo questo nuovo stile “Squirm” (guizzo, contorsione). Le origini stilistiche del Liberty si possono ritrovare nelle opere di Arthur Mackmurdo (esponente delle Arts & Crafts) del 1883; in particolare la copertina del suo libro “Wren City Churches” e, nel campo dell’oggettistica,

lo schienale di una sedia da lui disegnata, che presenta le ormai note decorazioni in stile floreale. La filosofia dell’Art nouveau pure si sviluppò a partire dal movimento delle Arts & Crafts e dalle idee di William Lethaby. Nel suo libro “Architettura, mito e misticismo” (1891) Lethaby incarna quelle idee di individualismo, riunione con lo spirituale e armonia con la natura che

Mackmurdo; nelle pagine seguenti Beardsley, Mucha e un’opera di Andy Warhol.

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aleggiavano nell’ambiente intellettuale e artistico inglese in quel periodo; idee che furono alla base del Liberty e che vennero portate nuovamente in auge proprio negli anni ‘60, con la diffusione di cannabis e LSD e delle esperienze cosiddette ‘psichedeliche’. Inoltre le idee anti-tradizionaliste portate dalla subcultura hippy ben si sposavano con quelle dei ribelli di inizio secolo, entrambe pervase da un sentimento di fuga e ribellione contro il materialismo e il consumismo della società; lo stile di vita comunitario e bohemienne

delle Arts & Crafts venne ripreso dagli hippy più radicali e portato al livello successivo. Anche nella poetica dell’”amore libero” la cultura hippy ha un predecessore: Aubrey Beardsley (1872 - 98), conosciuto per le sue illustrazioni di Salomè, era probabilmente l’artista grafico più trasgressivo del suo tempo; i suoi disegni dal tratto tipicamente sottile e dalle curve sensuali si ispiravano alle stampe giapponesi, e le sue illustrazioni in inchiostro indiano raffiguravano senza pudore tutti i tabù dell’età vittoriana.

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L’altro maggiore esponente della corrente fu, come già accennato, Mucha, che fu anche il più rivisitato durante gli anni hippy. Mentre Beardsley era più arrischiato e artisticamente drammatico, Mucha era gentile e le sue opere erano più femminili che provocanti. Traeva ispirazione, soggetti e colori dalla natura, e la sua opera incarna bene il lato più sereno e ambientale della psichedelia. Inoltre sembra che la stessa moda hippy dei “figli dei fiori” sia pesantemente correlata alla moda del primo novecento: le lunghe gonne e

capelli fluenti adorni di foglie e fiori sono elementi caratteristici della figura della Belle Epoque maiden, resa popolare da Mucha e prima di lui da Dante Gabriel Rossetti. Altri elementi distintivi che l’arte psichedelica riprese dal Liberty furono inoltre le enormi cornici floreali. Su tutto questo si inserirono poi delle contaminazioni dall’arte decorativa giapponese, dalle arti murali delle civiltà precolombiane e l’uso di immagini commerciali e ripetute lanciato da Andy Warhol.

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Anche l’Optical art e la Pop art di Andy Warhol (entrambe sviluppatesi negli anni ‘60) giocarono un ruolo importante nello stile dei poster rock; basti pensare al riutilizzo colorato di immagini tratte da opere di Mucha nei poster di Bob Masse, per esempio (vedi nelle pagine seguenti). Prima di cominciare a disegnare le sue proprie figure ispirate Mucha, Masse ‘copincollava’ quelle del suo idolo, in una sorta di moderno tributo all’artista, in un modo molto simile alla ripetizione di icone che stava a cuore a Andy Warhol. Anche se le

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tematiche cambiavano drasticamente; la controcultura aborriva il consumismo, mentre le opere di Warhol lo acclamano. L’Op art è invece un tipo di astrazione che punta sull’utilizzo di linee, forme geometriche e giustapposizione di colori per creare effetti ottici vibranti. Victor Moscoso nei suoi poster utilizza molti elementi optical, sia geometrici che legati al colore. A destra, esempio di op art; sopra, opere di Warhol.



Interessante parallelismo fra un’opera di Mucha e la sua rivisitazione da parte di Bob Masse negli ultimi anni ‘90, un poster per il concerto di Bob Dylan e Paul Simon.

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Manifesto pubblicitario delle sigarette Job (sempre Mucha) rivisto da Mouse & Kelly per un concerto di Jim Kweskin.

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Tra le ispirazioni dei posteristi psichedelici non troviamo solo Mucha; anche il famoso quadro “il Peccato� del simbolista Franz Von Stuck venne ripreso da Mouse & Kelly e Wes Wilson (sopra e a fianco) per la compagnia di eventi musicali e concerti Family Dog.

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3. il lettering artistico Un tratto caratteristico dell’universo grafico degli anni 60’/70’ è l’abbondante presenza di scritte decorative e font fantasiosi disegnati a mano, che spesso vanno ad integrare le immagini stesse in un armonico (e molto ‘horror vacui’) connubio scritta-immagine; con risultati spesso illeggibili, ma sicuramente di grande impatto visivo. L idea che stava dietro i poster in questo stile era infatti quella di attrarre l attenzione dell osservatore impegnandolo lungamente nella traduzione del testo, in un contesto reso piacevole dall estetica variopinta dell opera.

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Particolare in bianco e nero di un poster di Wes Wilson.

L’arte di creare immagini composte di scritte è comunque molto più antica, basti pensare ai calligrammi, presenti già nelle civiltà più arcaiche e che in età moderna vennero usati come forma poetica (questi moderni calligrammi mantengono tuttavia una valenza più tipografica che artistica), o ai leggiadri calligrammi arabi. Colui che è considerato il padre, l’inventore di questo stile grafico e genere di font confacente alle esperienze psichedeliche è il grafico Wes Wilson, degli storici Fillmore Posters (il quale, per la

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Il font psichedelico inventato da Wes Wilson nel 1966, che rielaborerà a mano nei suoi poster. Sotto e nelle pagine seguenti: esempi di poster di concerti a Fillmore dove Wilson utilizza il suo font in diversi modi.

creazione del font si ispirò a sua volta ad Alfred Roller). Di seguito mostrerò vari esempi selezionati di alcuni poster che esemplificano l’utilizzo di diversi tipi di font (gli esempi esistenti, dato che lo stile e reinterpretato diversamente da artista ad artista, sarebbero in realtà talmente tanti e vari che non sarebbe possibile mostrarli tutti in questo libro!).

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Altri esempi di poster dove vengono utilizzati font simili a quello di Wes Wilson; notare la forma delle lettere che ben si presta ad essere schiacciata e deformata per riempire superfici, risultando quasi del tutto illeggibile ma con risultati piacevolmente ornamentali.

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Ci sono alcuni poster in cui il tipico lettering riempitivo è declinato a formare figure fiammeggianti; a sinistra un Fillmore del ‘67, a destra, Wilson, una copertina di un libro dedicato all’arte dei poster rock. Nelle pagine seguenti, un doppio poster di Jim Kweskin targato Family Dog; notare il prato composto da scritte.

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A sinistra: uno dei più famosi Fillmore di Wilson; a destra: un altro Fillmore datato 1968, dove però l’effetto frastagliato e fiammeggiante delle lettere è dato dal fatto che quest’ultime sono ottenute in negativo dagli spazi tra figure umane (in rosso) che sembrano sciogliersi o dissolversi.

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Non di solo Wilson vive la grafica psichedelica: gli stili esistenti sono diversi come i font da cui i designer traevano ispirazione; il panorama è talmente vario che è difficile anche solo trovare un metodo approssimativo di classificazione. Abbiamo anche poster con font quasi totalmente ispirati alla già citata Art Nouveau, come per esempio le opere di Bob Masse, che oltre alle immagini di ispirazione Liberty (più specificatamente si rifaceva a Mucha) utilizza font confacenti più a quel periodo che al nuovo stile di Wes.

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Sopra; font digitale di Gerard Gallo ispirato allo stile Art Nouveau; nelle pagine seguenti, rispettivamente: poster di Bob Masse dedicato a Stevie Nicks e Family Dog di Mouse & Kelley.


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Altri esempi di poster ispirati alla grafica Art Nouveau. A partire da sinistra, in alto: un poster Winterland di un concerto dei Jefferson Airplane e Grateful Dead, un Bob Masse per gli Afterthought e un Family Dog di Mouse & Kelley. Sotto, due Masse del ‘70 e del ‘96.

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Confronto fra poster pubblicitari di Alfons Mucha, fine 1800 (in questa pagina) e locandine di Bob Masse degli anni ‘90 (pagina a fianco).

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Tra gli altri stili di font ho individuato anche un filone che sembra ispirarsi allo stile western, con le linee orizzontali significativamente piu spesse delle verticali; si deciina in vari modi e vari livelli di arrotondamento. L’artista psichedelico pioniere di questo font è il celebre Victor Moscoso, che lo abbina a fantasie optical e colori fortemente complementari. Moscoso seguiva la tecnica dell’inversione dei colori base: consisteva nell’accostare colori di uguale intensità ma provenienti dal lato opposto dello spettro cromatico.

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Sopra, tre poster di Victor Moscoso dove è riconoscibile un font western. Di lato, il font digitale Goma Western.


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Nelle pagine precedenti, poster di Moscoso. In questa pagina e nella successiva, Moscoso assume una connotazione pi첫 optical, con deformazioni estreme delle scritte e uso di linee concentriche.

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A sinistra il font digitale Moscoso, probabile risultato dell’evoluzione del western; sotto, da sinistra: Moscoso deforma il font Western per ottenere un effetto ulteriormente optical; Mouse lo rielabora a mano; un Moscoso in cui il font è visibilmente piĂš arrotondato e uno in cui utilizza il font che è poi passato alla storia.

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Stamperia Jellyroll Press.

4. le tecniche Come erano stampati i poster psichedelici? La risposta è: planografia offset. O perlomeno, quella era la tecnica di stampa che andava per la maggiore ai tempi. Non era sempre l’artista del poster però che fisicamente produceva le stampe (anzi, quasi mai). A parte Wilson, che possedeva una piccola stamperia offset, e Moscoso, che insegnava litografia su pietra lui stesso, la maggior parte dei numerosissimi artisti del tempo non conosceva le tecniche per auto-produrre il loro lavoro, e quindi si affidavano a terzi, senza

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trarne il potenziale vantaggio. Come risultato di ciò gli artisti assumevano dei collaboratori “in nero” per farsi insegnare il mestiere della stampa. Uno dei migliori stampatori dell’epoca era Levon Mosgofian, che lavorava alla Tea Lautrec Litho. Non era esattamente il più psichedelico, ma sapeva vedere le buone opportunità quando gli si presentavano, e finì per stampare tutti i manifesti dei concerti dell’organizzatore Bill Graham (più di 200 in tutto). Tea Lautrec possedeva due torchi offset monocolore, e una 22 polici che


Sopra, stamperia Inkworks Press. A lato, staff di Tea Lautrec. Nella pagina successiva, dettagli di stape su carta velina e carta lucida.

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usavano per stampare i lavori meno impegnativi in fatto di colore. Ma più importante era l’uso artistico che gli stampatori facevano delle macchine; con una offset monocolore poteva capitare di stendere troppo del colore iniziale (questo pericolo non c’era con le offset ad esempio, a 4 colori), che generalmente era il giallo. Se si stendeva troppo giallo, per bilanciare poi ci voleva più magenta, e di conseguenza più ciano. Per questo motivo i poster di Bill Graham erano molto saturi di inchiostro. La carta era l’altro essenziale

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protagonista del processo di stampa: dal Dicembre del 1968 a Luglio dei !971, quando chiuse la Fillmore West, i manifesti erano stampati su carta da 10 mil liscia e lucida. Era robusta e non assorbiva troppo inchiostro, facendo così risaltare le immagini stampate. Invece, molti dei primi Avalon Ballrooom erano stampati su carta velina, che assorbiva molto di più della lucida, e quindi nelle immagini si sfumava la trama puntinata e perdevano di definizione.


A lato, primo tentativo di split fountain di Wilson; sotto, immagini del procedimento. Nella pagina successiva, poster di Max.

Una tecnica litografica speciale diffusa in quegli anni era la cosiddetta “split fountain”; consisteva nel mettere più colori sullo stesso rullo, i quali una volta pressati si sarebbero uniformati creando sfumature perfette. Wes Wilson, ad esempio, fu ispirato a questa tecnica vedendo un opera dell’artista Peter Max, cultore degli sfondi ad arcobaleno. I primi tentativi di Wilson furono fallimentari, per via delle iniziali difficoltà a convincere lo stampatore della West Coast Litho a lasciare connessi i rulli oscillatori nel processo di stampa!

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Studio di colori di Josef Albers.

L’uso di colori vibranti è legato all’attività dell’artista del Bauhaus Josef Albers. Per Victor Moscoso, studente del corso di interazione del colore di Albers a Yale e uno dei primi padri putativi dei colori vibranti (ovvero particolari accostamenti cromatici che generano un effetto ottico simile a una vibrazione lungo i contorni), la teoria dei colori si dimostrò una risorsa inestimabile. I principi che Moscoso attribuì a Albers non erano, tuttavia, scolpiti nella pietra; al contrario, sembravano fatti apposta per essere infranti. “Evitate colori vibranti”, si

trasformò, ad esempio, in “Usateli ogni volta che potete e irritate gli occhi il più possibile”. La norma in base alla quale il lettering doveva essere sempre leggibile fu modificata in “occultate le scritte il più che potete e rendetele difficili da leggere”. Eppure l’uso di Moscoso dei colori vibranti non era poi così lontano da quello dell’opera originale di Albers. Un elemento significativo della teoria di Albers era il suo concetto della relatività del colore - lo stesso colore cambia, cioè, in relazione a ciò che lo circonda e alla condizione dell’osservatore.

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“Per poter usare il colore efficacemente, è necessario sapere che esso ci inganna di continuo”, scriveva Albers. Il colore è responsabile della produzione di effetti ingannevoli e imprevedibili, rendendo possibili letture multiple della stessa tinta a seconda dei colori che la circondano. L’uso dei colori vibranti era un affronto per i sensi, ma di certo produceva effetti ingannevoli e imprevedibili. I colori vibranti sono oggi uno dei numerosi strumenti a disposizione dell’armamentario del colorista. Sviluppate a partire dalla psichedelia,

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le stridenti combinazioni cromatiche che simulano la tridimensionalità ottica sono tuttora comuni in immagini che si richiamano all’estetica della cultura giovanile.

A lato, poster di Moscoso; sopra, Josef Albers.



5. blacklight posters Accanto alle locandine di rock psichedelico non si può, per ultima cosa, non parlare di un altro genere di poster, certamente il più iconico degli anni 60 e 70: il cosiddetto “blackilght poster”. Accanto ai classici temi hippy (sesso, droga e rock’n roll) i soggetti più diffusi erano certamente le figure di ispirazione psichedelica; viste sotto una luce ultravioletta (la “blacklight”) si illuminano, e creano visionarie illusioni ottiche semoventi. Questo grazie a delle speciali vernici fosforescenti. Ciò comportava che le camere dove fossero

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esposti questi poster fossero buie o in penombra: la condizione ottimale di visione dei blacklight poster sarebbe quando solo la luce ultravioletta li illumina. Entrare in queste stanze buie dai poster rese magici regni misteriosi era un’esperienza molto suggestiva, che diventa davvero spettacolare solo dopo qualche minuto, dopo che gli occhi si abituano al buio e alla luce ultravioletta. Le parti nere dei poster erano ricpoerte di un sottile velluto, per evitare che riflettessero la luce.


Blacklight poster raffiguranti alcuni dei temi piu diffusi: pace, allucinogeni, grafiche psichedeliche e musica (in particolare questo e di Jimi Hendrix Experience); nelle pagine seguenti, poster di Tom Gatz (1970).

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appendice Brevi biografie dei principali protagonisti


bob masse Bob Masse is from Canada’s west coast and has been producing concert posters since the 1960s. As folk became folk-rock, and Vancouver was visited by such bands as the Grateful Dead, The Doors, the Jefferson Airplane and Steve Miller, Bob continued to produce memorable concert posters for these bands, and helped pioneer the emerging psychedelic art genre. He was greatly influenced by the art and music scenes in Los Angeles and San Francisco, where he spent considerable time in the late 1960s. Masse befriended the

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Vancouver band, the Collectors, and when they travelled to Los Angeles to make a record, he followed, spending the final years of the 1960s living in the Laurel Canyon area, producing posters and album covers for various bands of the day. As rock concert art began to enjoy a surge in popularity duing the 90s, Masse returned to the medium with renewed force, producing a steady stream of posters for the first time since the 1970s. Nowadays Bob continues to produce pieces for contemporary performers.


victor moscoso Victor Moscoso (born 1936 in Oleiros, Galicia, Spain) is a GalicianAmerican artist best known for producing psychedelic rock posters, advertisements, and underground comix in San Francisco during the 1960s and 1970s. Moscoso was the first of the rock poster artists of the 1960s era with formal academic training and experience. After studying art at Cooper Union in New York City and at Yale University, he moved to San Francisco in 1959. There, he attended the San Francisco Art Institute, where he

eventually became an instructor. Moscoso’s posters for the Family Dog dance-concerts at the Avalon Ballroom and his Neon Rose posters for the Matrix resulted in international attention during the 1967 Summer of Love. Within a year, Moscoso began doing work for underground comix. Moscoso’s comix and poster work has continued up to the present and includes album covers for musicians such as Jerry Garcia, Bob Weir, Herbie Hancock, Jed Davis and David Grisman. Nowadays he still lives in the San Francisco Bay Area.

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stanley mouse Stanley George Miller (born October 10, 1940) is an American artist, notable for his 1960s psychedelic rock concert poster designs for the Grateful Dead and Journey albums cover art. Born in Fresno, California, Miller grew up in Detroit, Michigan. He was given the nickname Mouse as a ninth grader. He was expelled from Mackenzie High School (Michigan) in 1956 for mischievously repainting the facade at The Box, a popular restaurant across the street from Mackenzie. By 1958, Mouse had become fascinated by the Taint

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movement that had begun in California a decade earlier. Having developed skills using an airbrush he began painting t-shirts at custom car shows. There he met and worked with Ed “Big Daddy� Roth, the leading exponent of Weirdo Hot Rod art. Mouse was also strongly influenced by the art of Rick Griffin, with whom he would later collaborate on posters and album covers. In 1959, Mouse and his family founded Mouse Studios, a mail-order company, which sold his products.


wes wilson Wes Wilson (born July 15, 1937) is an American artist and one of the leading designers of psychedelic posters. He attended San Francisco State University and was working at Contact Printing, a small San Francisco press, when his career as a psychedelic poster artist took off. At Contact, Wilson did the layout and design for handbills that eventually established him as a poster designer. When the Avalon Ballroon and Bill Graham’s Fillmore Auditorium began to hold weekly dance concerts, Wilson was called upon to design the

posters. He created psychedelic posters from February 1966 until May 1967, when disputes over money severed his connection with Graham. Wilson’s early work was unique, but by mid-1967, so many artists had copied his style that he was easily replaced. In particular, he is known for inventing and popularizing a “psychedelic” font around 1966 that made the letters look like they were moving or melting. It was very common by the 1970s.

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sitografia • http://boingboing.net/2014/10/14/when-artrocked.html • http://www.collectorsweekly.com/articles/ psychedelic-poster-pioneer-wes-wilson/ • https://it.wikipedia.org • http://poulwebb.blogspot.it/2013/04/psychedelicgraphics-of-1960s-part-1.html • http://gringoenorbita.tv/rock_art.htm#arriba • http://www.wes-wilson.com/ • https://visualartsdepartment.wordpress.com/ psychedelic-60s/ • http://www.iawwai.com/Psychedelia.htm • https://www.grafik.net/category/archive/victormoscoso • https://projectmetamorphosiskeera.wordpress. com/2014/04/17/research-the-60s/

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• http://www.arthistory.net/artstyles/ psychedelicart/psychedelicart1.html • http://www.historygraphicdesign.com/ industrial-revolution/art-nouveau • https://playitloudmusic.wordpress. com/2010/09/05/interview-with-legendaryposter-artist-bob-masse/ • http://www.style2000.com/p05b.html • http://psychedelicdisaster.blogspot. it/2012/02/arte-psicodelica-wes-wilson.html • http://www.familydog.com/ • http://gringoenorbita.tv/rock_art.htm • http://www.bmasse.com/ • http://www.tecalibri.info/

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