HI-TECH MARKETING PROGRAMMA A PUNTI PER I CLIENTI. CON I SERVER WELCOME RT
Sebastien Slim, vice president di Welcome Real-time
Fedeltà in tasca con Barclays
U
n programma fedeltà che non richiede tessere aggiuntive, coupon, buoni sconto, ma solo una carta di credito: la Barclaycard. Il progetto, lanciato in Gran Bretagna lo scorso mese di marzo, ha un vantaggio rispetto alle tradizionali iniziative loyalty: «Gli utenti guadagnano una percentuale sulla spesa effettuata al punto vendita e la somma può essere utilizzata durante qualsiasi transazione successiva a totale o parziale pagamento dell’acquisto», racconta Sebastien Slim, vice president di Welcome Real-time, azienda che ha fornito la soluzione multipiattaforma Welcome Xls (eXtended loyalty system) utilizzata dalla divisione carte di credito di Barclays bank per avviare e gestire tutto il programma fedeltà e tracciare i premi di oltre 8 milioni di utenti della carta, in circa
30 mila negozi che fanno parte del network. Funziona così: quando un cliente effettua un pagamento, può vedere in tempo reale quante sterline o scellini ha accumulato, prima di digitare il pin e decidere se riscattare tutta o parte del premio guadagnato. Infatti, il Pos richiede l’autorizzazione di pagamento alla banca, ma subito dopo avvia una comunicazione in tempo reale con il server di Welcome Xls, che calcola e aggiorna il montepremi e inoltra i dati elaborati al negozio (una parte della soluzione è installata sul Pos per consentire lo scambio di informazione in tempi rapidissimi).
Conclusa la transazione, il server si interfaccia con il sistema della banca e al titolare della carta verrà consegnato il normale scontrino di pagamento e una ricevuta di riepilogo sulla somma a disposizione. L’obiettivo del programma è offrire anche a piccoli e medi retailer uno strumento di fidelizzazione maggiormente efficace e semplice da adottare come incentivo alle vendite in un momento di flessione economica. Monica Battistoni
TELEFONIA UN NUOVO SOFTWARE PER CRIPTARE LE CONVERSAZIONI
CELLULARI BLINDATI DA KHAMSA Chiamate telefoniche blindate da qualsiasi tipo d’intercettazione. È quanto promette Khamsa, società italiana nata all’interno degli incubatori d’impresa del Politecnico di Milano e dell’Università della Svizzera Italiana. Khamsa ha sviluppato PrivateGsm, software in grado di criptare le chiamate tra cellulari. Uno strumento pensato per chi lavora su fronti di guerra e per l’utenza business. «In questi ultimi anni la preoccupazione principale è stata garantire la sicurezza delle comunicazioni via e-mail, dimenticandosi come sia facile violare una conversazione sulla rete
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gsm», spiega l’amministratore delegato, Carlo Marchini, ex manager di Google Italia (foto). «Ci sono società in grado di entrare nelle comunicazioni via cellulare per poche migliaia di euro mentre basta fare una semplice ricerca su Google per acquistare il kit che consente di mettere dei telefoni sotto controllo», prosegue Marchini. Insomma, lo spionaggio industriale corre sui cellulari. E PrivateGsm scongiura questo rischio, blindando le chiamate: il presupposto, però, è che il programma venga installato sui dispositivi su cui avviene la conversazione. Per ogni chiamata
viene generata una chiave di criptatura unica, per «rompere» la quale occorrerebbero centinaia di anni. Una volta installato, PrivateGsm diventa invisibile e il modo d’uso del telefono non cambia: non c’è nessuna procedura particolare per effettuare una chiamata protetta. L’algoritmo su cui sono basate le chiavi di criptatura è pubblico: «Sembra un paradosso, ma la protezione è garantita attraverso la trasparenza dell’algoritmo, continuamente revisionato e sottoposto alla validazione della comunità scientifica», spiega Marchini. Disponibile per i Nokia, è in via di sviluppo anche la versione per
BlackBerry e iPhone. La tecnologia è integrabile con il centralino Voip aziendale, per rendere inviolabili anche le chiamate tra cellulari e sede. Il software è acquistabile online o tramite i rivenditori autorizzati. I costi variano in funzione del numero dei dispositivi protetti. Si rischiano scopi illeciti? «Alle aziende che vogliono la nostra tecnologia chiediamo il certificato antimafia e ci riserviamo il diritto di non concedere la licenza a fronte di sospette attività criminali», conclude l’ad. Elvira Pollina