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attualità di Emanuele Bompan Geografo e giornalista ambientale, specializzato in finanza climatica e negoziati sul clima
Sappiamo che andare in bici costituisce un toccasana per la salute. Contribuisce a tagliare le emissioni ed eliminare le auto dalle strade. Rende le città più silenziose e belle. Quello che non abbiamo ancora compreso però, è che le bici sono anche un ricostituente eccezionale per la nostra economia
Bikeconmics: l’economia a due ruote
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i chiama cyclonomics, l’economia della bicicletta e misura l’impatto positivo delle due ruote sul PIL e sulle nostre tasche, di cittadini e di amministrazioni pubbliche. Se le coscienze di molti nostri concittadini ancora non hanno interiorizzato il valore di ambiente e di vita in salute, noi di BioEcoGeo vi presentiamo un report speciale dell’impatto delle bici sulle nostre tasche. Magari, parlando di triviale denaro, riusciremo finalmente tutti a comprende meglio la portata della rivoluzione a
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due ruote, una rivoluzione sociale, come già aveva scoperto il pensatore Ivan Illich. Gli studi accademici sulla cyclonomics non mancano, tanto che uno dei primi ad analizzare l’impatto economico delle bici fu Lester Brown, autore di Plan B e guru del movimento ambientalista nello studio Eco-economy nel 2001. Oggi sono numerose le ricerche che indagano sulle virtù “venali” della bici. Dal potenziamento del turismo ricreativo, al taglio dei giorni di malattia. Dagli introiti della manifattura di biciclette, di componenti e di bike gear per arrivare fino alle infrastrutture (piste ciclabili, downhill park, bikehotels). La galassia bicicletta ha visto allargare il numero di tipologie di bici disponibili, al punto
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che molti cittadini appassionati oggi possiedono una bici da città (di poco valore per il timore dei furti), una bici da turismo o una da sport (da corsa, Enduro o Downhill). E perché no, anche una elettrica. La spesa diretta, e quindi il volume di scambi, sta aumentando esponenzialmente dall’inizio del secolo. In Italia, nel 2013, sono state vendute un milione e mezzo di due ruote, mentre la produzione si è assestata sulle 2.671.200 unità (con un aumento del 22%), trainato soprattutto dall’export, con ben 1.745.996 di pezzi venduti all’estero ed un incremento stratosferico del 39% di profitti. Ma i vantaggi non sono meramente manifatturieri. In Nord America il cicloturismo ricreativo di stati come il Wisconsin, da sempre bike-friendly, ha generato la ragguardevole cifra di 924 milioni di dollari USA, a cui si aggiungono i 409 milioni risparmiati in sanità. Una cifra impressionante. Da uno studio della University of Northern Iowa in collaborazione con l’Iowa Bicycle Coalition, risulta che l’Iowa, lo stato delle grandi pianure statunitensi famoso per essere ricoperto in gran parte di campi di mais, genera ben 400 milioni di dollari dalla bikeconomy. Nelle Outer Bank della Carolina del Nord, invece, ogni anno vengono movimentati 60 milioni di dollari nel business delle due ruote. Un business solo made in USA? Tutt’altro! L’italianissimo Trentino, che ha impostato una politica radicale di infrastrutture ciclabili (ci sono 400 km
di piste ciclabili, con tanto di attrezzatissimi bicigrill) e percorsi enduro e downhill, ha generato quasi mezzo miliardo di euro di fatturato dal 2009 ad oggi. Ma, a conti fatti, il campione è il rad-stadt per eccellenza, la Germania, con i suoi 7 milioni di cicloturisti che, spendono mediamente 1.200 Euro l’anno, si posiziona tra i leader della cyclonomics, generando un fatturato di 9 miliardi di Euro. La generazione dei Millennials (chi è nato tra gli anni ’80 e i primi anni del 2000) sembra inoltre sempre più fan di pedali e sellini. Poco orientata all’auto, gli studi di marketing la individuano come la più “spendacciona”. «La bici per loro diventa uno status generazionale». Spiega Leo Sentini, giovane designer milanese vestito con un’iconica t-shirt “Fuck cars, we bike”, «La bici è stile, indipendenza, rispetto per l’ambiente. Una presa di posiziona politica». Scatto fisso, scassona o Enduro Mountainbike poco importa: ad ognuno il suo stile. Una filosofia che però potrebbe costituire una delle tante strategie di rilancio dell’economia di un paese, l’Italia, fermo ad una propria progettualità vecchia di 50 anni. Secondo una ricerca di Heidi Garrett-Peltier della University of Massachussets, «Per ogni milione di dollari investito in ciclo-infrastrutture si creano 11,4 posti di lavoro, contro solo 7,8 posti di lavoro per la stessa cifra spesa per la costruzione di strade per automobili». Ecco che si capisce quali dovrebbero essere le priorità del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti.
Il ritorno delle biciclette (di Lester Brown) La bicicletta è molto attraente sotto il profilo della mobilità individuale: alleggerisce la congestione stradale, diminuisce l’inquinamento atmosferico, riduce l’obesità, migliora la forma fisica, durante l’uso non produce emissioni di anidride carbonica e ha un prezzo accessibile anche a quei miliardi di individui che non possono permettersi un’automobile. Le biciclette riducono il traffico e l’occupazione di suolo, dato che nello spazio occupato da un’auto possono essere parcheggiate fino a 20 biciclette.
Intervista a Giulietta Pagliaccio, Presidente FIAB Onlus (Federazione Italiana Amici della Bicicletta) Quali sono i principali ostacoli italiani all’esplosione di una vera cultura della bicicletta? Innanzitutto si tratta di ostacoli culturali insiti in noi stessi. Ostacoli che però, stiamo lentamente abbattendo, soprattutto grazie ai giovani. Esiste infatti un’indagine negli Stati Uniti che racconta di una diminuzione del numero di neo patentati e il fenomeno si inizia a registrare anche in Italia. Un altro grande ostacolo è la visione anacronistica della politica, ancora troppo legata a modelli di sviluppo di una mobilità autocentrica. Tuttavia, ci sono segnali interessanti anche da questo punto di vista: nuovi e coraggiosi amministratori pubblici stanno proponendo infatti una diversa e più sostenibile visione della città. Anche la politica nazionale si sta orientando in questo senso. Le modifiche in corso del Codice della strada sono il primo passo per una visione diversa della viabilità e mobilità delle persone.
Nel sito del Ministero delle Infrastrutture non v’è traccia di progetti di reti di piste ciclabili o piani di sviluppo economico legato al turismo. Quale “grande opera ciclistica” pensi sia necessaria in Italia? Sarebbero necessarie “grandi opere” per il ridisegno dell’urbanistica delle città che vedano al centro la persona e non l’auto. Quindi investimenti per le riqualificazioni urbane e per il trasporto collettivo con l’obiettivo di rendere pressoché “inutile” l’utilizzo dell’auto privata. E poi investimenti su una rete ciclabile di lunga percorrenza per sviluppare il turismo in bicicletta. La proposta FIAB si chiama rete Bicitalia (www.bicitalia.it)
Il fashion ha sposato qualsiasi cosa, dalle pellicce più oscene ai temi più desueti: eppure non abbiamo mai visto una due ruote su un catwalk. Come possiamo ridefinire l’immaginario culturale e pop della bici? La bicicletta fa da padrona nelle pubblicità e nelle campagne elettorali laddove si vo-
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glia trasmettere un’immagine positiva. Le ciclofficine, sempre più spesso, sono anche luoghi di ritrovo e incubatori di modelli culturali. Nascono nuove attività imprenditoriali, ad esempio le consegne in bicicletta. Molti eventi musicali producono energia grazie agli spettatori in bicicletta, il Bicycle Film Festival è diventato uno degli eventi più attesi e mi fermo qui perché il fermento che ruota intorno alla bicicletta produce ogni giorno qualche novità. Tuttavia, credo che non si tratti solo di “moda” ma di un nuovo stile di vita che sta avanzando. Personalmente vedo questa innovazione in modo molto positivo.
Una domanda leggera per chiudere: enduro, cross-country, ebike , cityBike o da corsa? Io voto per la bici da città pieghevole perché ti cambia veramente la prospettiva: vai ovunque e la combini con qualsiasi mezzo di trasporto per le grandi distanze. Poi anche una city bike opportunamente attrezzata per il cicloturismo e, vista l'età, mi sa che a breve mi toccherà anche una "pedalata assistita". A parte gli scherzi: enduro o bici da corsa non mi sembrano molto pratiche per l'uso quotidiano ma anche quelle servono per appassionarsi ad un mezzo di cui poi non si può più fare a meno. Concludendo: qualsiasi bici va bene purché serva a lasciare l'auto in box!
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Benefici economici
IOWA Ciclisti urbani e semplici appassionati generano più di 400 milioni di dollari in attività economiche e hanno permesso un risparmio della spesa sanitaria di circa 87 milioni ogni anno (2011).
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STATO
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VERMONT
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WISCONSIN Il ciclismo ricreativo e il cicloturismo da soli hanno contribuito per circa 924 milioni di dollari all’anno. I risparmi per il sistema sanitario raggiungono i 409 milioni di dollari annuali (2010).
Nel 2009 l’attività amatoriale legata alla bicicletta e alle camminate ha permesso la creazione di 1.400 posti di lavoro, 41 milioni di dollari in stipendi e un gettito fiscale di 83 milioni di dollari. Includendo i risparmi sanitari e l’aumento del valore degli immobili, l’impatto economico ha raggiunto i
QUARTIERE/DISTRETTO
TORONTO, ONTARIO I ciclisti spendono mensilmente di più rispetto a chi guida l’auto (2009).
400 milioni di dollari.
della bicicletta La ricerca “Economic Benefits of Bicycle Infrastructure Investments”, pubblicata dalla League of American Bicyclists (Associazione ciclistica di riferimento negli Stati Uniti), ha osservato che il settore ciclistico contribuisce con circa 133 miliardi di dollari all’anno all’economia degli Stati Uniti, supportando più di 1 milione di lavoratori, generando circa 18 miliardi di introiti di tasse e producendo un indotto di circa 47 miliardi di dollari in trasporti e servizi di ristorazione e alloggio grazie al turismo ciclistico. In questa infografica alcuni dati.
PISTE CICLABILI
CICLOTOUR SUL FIUME SCHUYLKILL (PHILADELPHIA ) Il 78% dei ciclisti che percorrono questo tour spendono circa
QUARTIERE/DISTRETTO
406 milioni di dollari
SAN FRANCISCO, CA dei commercianti afferma che le nuove piste ciclabili hanno aumentato il business e supportato molte misure volte a limitare il traffico.
in beni quali biciclette, accessori e abbigliamento tecnico.
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STATO
REGIONE/CITTÀ
BOULDER, CO
STATO
1 miliardo di dollari
MINNESOTA
dalle attività connesse alle biciclette (produzione, vendita al dettaglio e cicloturismo).
Nel 2009 le persone che hanno usato la bicicletta hanno speso più di
261 milioni di dollari
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REGIONE/CITTÀ
PISTE CICLABILI
per beni e servizi legati alla bicicletta, creando lavoro per 5.000 persone e un introito fiscale di circa 35 milioni di dollari. 32
Il cicloturismo genera un’attività da 60 milioni di dollari all’anno. Il ritorno economico regionale è di nove volte il valore investito nelle infrastrutture per i ciclisti.
Nel 2011, a Boulder il comparto ciclistico ha raggiunto i 52 milioni di dollari di fatturato garantendo 330 posti di lavoro.
COLORADO Solo nel 2000, nelle casse dello stato è entrato
CAROLINA DEL NORD
REGIONE/CITTÀ
WASHINGTON, D.C
MONON TRAIL (INDIANAPOLIS ) Il valore immobiliare degli edifici è aumentato dell’11% grazie alla vicinanza della pista ciclabile.
QUARTIERE/DISTRETTO
MEMPHIS, TENNESSE
L’83% dei ciclisti accetta più volentieri un lavoro se l’ufficio ha nelle vicinanze una stazione di bike sharing.
Sono nate 16 nuove attività e 29 edifici sono stati riqualificati.
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© The Economic Benefits of Bicycle Infrastructure Investments, by Darren Flusche, Policy Analyst, League of American Bicyclists
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BICI ELETTRICHE Le quattro bici elettriche da non perdere
Sebbene i puristi le snobbino, le e-bike (bici elettriche o a pedalata assistita) , continuano a crescere come mercato. In Italia, nel 2013, a fronte di 867 automobili elettriche, sono state vendute ben 51.405 biciclette a pedalata assistita, in crescita del 12%. Questa evoluzione della due ruote rappresenta oggi il 3,3% del mercato: “una quota sorprendente” secondo il gruppo bici di Ancma, l’Associazione Nazionale Ciclo Motociclo e Accessori, tirando le somme sull’andamento del mercato nel 2013. Ma la crescita si prevede a due cifre. Nel 2013 hanno quasi raggiunto il milione di mezzi circolanti. I prezzi rimangono sostenuti, con un prezzo medio che si aggira fra i 1.200 e i 1.500 Euro. Leader delle batterie è Bosch che per primo ha intuito il potenziale di mercato. Per frame e componentistica sono sempre di più le e-bike Made in Italy.
BICICLETTE A PEDALATA ASSISTITA VENDUTE IN ITALIA NEL 2013
51.405
«Con la mia bici elettrica impiego solo 2 minuti in più rispetto a quanto ci metterei in auto, tra traffico e parcheggi»
GHOST BIKES E-HYBRIDE CROSS CICLISTI CIRCOLANTI NEL NOSTRO PAESE
4 milioni
Leggerissime rispetto ai competitor ed altamente versatili, la gamma E-Hybride Cross (il top è la 9000), sono biciclette sportive ideali per qualsiasi terreno e tra le più performanti nel mondo delle e-MTB. La potente trasmissione BOSCH supporta la propulsione e offre un mezzo da testare con violenza anche off road. In discesa rimane il problema del controllo rispetto alle normali MTB. Ma, d’altronde, sono consigliate per chi è meno allenato per fare percorsi off-road e per chi si disinteressa al downhill.
L’ITALIA SI CONFERMA PRIMO PAESE EUROPEO PER PRODUZIONE DI BICICLETTE
BRINKE
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Brinke è uno dei nuovi player nel mercato delle due ruote a pedalata assistita. BioEcoGeo ha intevistato Andrea Auf dem Brinke, CEO trentenne della compagnia di Desenzano sul Garda.
Voi siete entrati da poco nel mercato e-bike. Come avete deciso di investire in questo comparto? Brinke è un’azienda di origine olandese ma con sede italiana. Abbiamo 25 milioni di fatturato e il nostro main market è il fotovoltaico. Avendo sempre visto il mercato della sostenibilità come un mercato importante abbiamo notato che la bici elettrica aveva margini interessanti. D’altronde noi le bici le abbiamo nel sangue, io stesso vengo tutti i giorni al lavoro sulla mia due ruote.
Come mai però creare il proprio brand e non investire in un laboratorio già esistente? Volevamo un nostro marchio per poterci inserire in alcune nicchie di settori ancora inesplorati. Ad esempio, siamo gli unici a produrre bici elettriche con design vintage, come ad esempio la nostra Golden Gate, che ha un grande successo di pubblico in particolare fra i più giovani.
ITALWIN K2
Brinke è il nuovo marchio di e-bike di Valsabbina Commodities con un catalogo di electricbikes composto da 3 famiglie di modelli per un totale di 5 diverse biciclette adatte ad ogni esigenza e gusto: Liberty Bell, aspetto classico e buone caratteristiche tecniche abbinate a prezzi contenuti. Golden Gate, un modello che unisce la tradizione e il fascino intramontabile dello stile vintage anni ’30 alle più moderne tecnologie di mobilità elettrica, disponibile nella variante “Ladies” e “Gents” e infine Times Square, un gioiellino di tecnologia e stile, allestita con la migliore componentistica presente sul mercato.
L’intervista ad Andrea Auf dem Brinke
Questa bici ha un nome che è un tributo alla famosa vetta conquistata dagli italiani. Ma la sua particolarità è che è una delle prime bici-elettriche pieghevoli. Freni a disco, ruota da 20” con pneumatici maggiorati e corona anteriore di grandi dimensioni per avere una cadenza di pedalata ottimale, studiata per affrontare le salite grazie all’accoppiamento tra diametro ruota e spunto della centralina. Ottima anche da portare in treno.
Come mai sviluppare una fabbrica di bici elettriche e non tradizionali? Per andare al lavoro, evitare la questione del parcheggio ma allo stesso tempo non arrivare grondanti di sudore specie in zone in cui le salite sono impegnative e soprattutto quando gli uffici non sono attrezzati di docce per i dipendenti. Con la mia bici elettrica impiego solo 2 minuti in più rispetto a quanto ci metterei in auto, tra traffico e parcheggi.
CUBE STEREO HYBRID 140 SL 27.5 Con i suoi 21,3 kg anche questa Stereo Hybrid sicuramente non è maneggevole come vorrebbero i bikers più evoluti. Ma poco importa: la potenza che sprigiona in salita vi permetterà di fare percorsi talmente ripidi e complessi (provate la salita alle Tre Cime di Lavaredo) che altrimenti con una normale MTB non riuscireste a fare. Due sono gli ostacoli per questa bici da 27,5” e componenti top di gamma (Shimano Xt e ammortizzatori Fox): il colore blu elettrico (non per tutti) e il costo. Qua si superano i 5.000 Euro.
Un settore da incentivare quello delle bici. Magari anche con aiuti statali? Vede, tutti i settori nuovi hanno bisogno di essere incentivati, se virtuosi. Questo aiuterebbe i cittadini ad acquisire alcuni comportamenti in modo più facile. Inoltre, a conti fatti, le bici elettriche potrebbero far risparmiare anche il paese stesso evitando le numerose multe delle Direttive europee sull’inquinamento che proprio non riusciamo a rispettare. Ma gli incentivi devono comunque essere equilibrati. Non come quelli del fotovoltaico che hanno influenzato negativamente il settore.
Ciò che manca però sono le infrastrutture. Per le città le piste ciclabili sono un investimento. Lavorare sulle infrastrutture potrebbe addirittura far crescere il mercato molto più che gli incentivi diretti al settore stesso. Se andare in bicicletta diventa sicuro e piacevole, sempre più persone utilizzeranno questo mezzo per spostarsi anche per lavoro. In Germania, un paese fortemente dotato di queste infrastrutture, ci sono circa 600mila e-bikers contro i 50mila italiani. Questo dice molto a noi imprenditori. BioEcoGeo Ottobre/Novembre
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SELLARONDA BIKE TOUR Può essere considerata, a ragione, l’escursione in Mountain Bike guidata tra le più belle d’Italia. Anche una delle più dure, oserei dire. Parliamo del Sellaronda Tour, un percorso da veri eroi. Partendo dalla Val Badia si procede per la salita (e discesa) ai quattro passi dolomitici, Gardena, Campolongo, Pordoi e Sella, facendo il giro del massiccio del Gruppo Sella, evocativo e spettacolare. Non è una passeggiata: si mangia fango e polvere, si consumano freni e gomme e si mettono a prova i propri nervi. Ma il numero elevato di varianti del tour permette la configurazione di impegno che preferite. Intanto, procedendo in senso orario, si percorrono 58 km e si supera un dislivello di 3.400 m (riducibile a 500 metri in bici se impiegate gli impianti di risalita: quindi facilmente percorribile per un biker di medio livello). E se le discese vi sembrano troppo tecniche potete optare per percorrere un pezzo di strada normale. Il senso antiorario è invece di maggiore difficoltà. I chilometri del tracciato sono solo 53, però il dislivello da percorrere in bici supera i 1150 metri. L’ostacolo principale è la vostra testa: difficile tenere la concentrazione tra discese mozzafiato, boschi, pendii e sterrati. È una gita da Enduro che prevede brividi di emozione ma anche soste goderecce ai passi più alti, dove ripagarsi con canederli e speck. Noi di BioEcoGeo l’abbiamo testata con bici bi-ammortizzate… caldamente consigliate. Ora non vediamo l’ora di rifarla! Il giro riaprirà la prossima estate. Info: www.altabadia.org Costo con guida e impianti di risalita: 75,00 Euro a persona
Sellaronda BIKE Tour Considerato il track MTB più duro d’Italia, BioEcoGeo l’ha testato per voi
TURISMO: BICI MIA, PORTAMI VIA Eppur non sembra. Ma l’Italia ha quasi 20mila chilometri di strade ciclabili di cui però solo 59 sono ciclovie di qualità, ovvero attrezzate, come la Brennero-Verona. Queste strade costituiscono Bicitalia, la rete ciclabile nazionale voluta dalla Fiab, Federazione Italiana Amici della Bicicletta, disponibile sul sito bicitalia.org. Se cercate idee per diventare cicloturisti, questo è il sito di riferimento. L’iniziativa nasce da una collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e propone un’accurata mappatura di 10 mila chilometri di strade ciclabili (sui 18 totali), oltre ad offrire un’ampia varietà di spunti per escursioni giornaliere, gite nel week end e veri e propri viaggi a pedali. Con i servizi inclusi da Bicitalia c’è anche Albergabici, www.albergabici.it, un sistema di ricerca in tre lingue (italiano, inglese e tedesco) per cercare tra oltre 2 mila strutture ricettive selezionate, tra cui hotel, bed & breakfast, campeggi, agriturismi e rifugi montani, tutte con accoglienza su misura per i turisti a due ruote, con servizi come deposito bici, spazio officina e lavanderia rapida. Tante iniziative in Alto Adige, dove la rete BikeHotels.it ha decine di membri e dove si offrono letteralmente centinaia di percorsi su asfalto o sterrato. Non resta che trovare il vostro itinerario!
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Il luogo storico del ciclismo italiano di Cauz, Comitato Velodromo Vigorelli
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iene nominato nei siti di promozione turistica della città di Milano tra i luoghi da visitare. Di questo posto parla Expedia, Trip Advisor (che lo classifica con un ottimo punteggio) e i siti stranieri che raccontano delle bellezze storiche del nostro paese. Stiamo parlando del Vigorelli, sin dal 1935, il Velodromo dei milanesi. Nato sulle ceneri del Velodromo Sempione, abbattuto in fretta e furia per
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non fare concorrenza al ciclismo su strada, fu ricostruito per volere dell’assessore allo sport cui il velodromo è oggi intitolato. La sua pista, patrimonio unico del ciclismo mondiale, fu costruita originariamente per un’altra destinazione però: per il velodromo olimpico che ospitò i giochi di Roma nel 1932 e, dalla capitale, fu trasportata a Milano due anni più tardi, e qui accorciata di quei tre metri necessari per farla entrare nell’impianto. Da qui la sua misura anomala di 397 metri, da qui il suo incastro perfetto tra le tribune. Due fattori che negli anni hanno contribuito a renderla leggendaria. Già, perché da subito quella del Vigorelli si rivelò una “pista magica”. Così venne rinominata dopo i record dell’ora di Olmo, Coppi, Anquetil, Baldini Riviere e Moser, i trionfi di Maspes e Gaiardoni, i numerosi arrivi di Giri d’Italia e Giri di Lombardia. Una storia intrecciata per più di 40 anni con la storia del ciclismo mondiale e con la storia di questa città: dai bombardamenti, che ne distrussero la pista originaria, all’entusiasmo del primo concerto italiano dei Beatles. Fino al triste declino, complice la crisi del ciclismo su pista in Italia, che portò il Vigorelli a lunghe chiusure e brevi rilanci. Non fosse stato per la pervicacia delle squadre milanesi di football americano che ne hanno adottato il campo a centro pista, forse oggi il Vigorelli sarebbe già un ricordo sbiadito, e un grande paradosso, fintanto che in tutto il mondo, dagli USA al Giappone, alla parola “velodromo” viene associato il nome dell’impianto milanese, fintanto che il marchio
ciclistici (amatoriali ora). Purtroppo la scelta del Comune, che questo potenziale economico evidentemente non l’ha visto, nel momento in cui sono stati resi disponibili i fondi per un suo restauro, è stata quella di eliminare la pista e lasciare spazio ad un’arena definita “polifunzionale” che non avesse legami con uno sport in particolare. La forte pressione delle varie realtà del ciclismo milanese fortunatamente ha portato il Ministero dei Beni Architettonici a bloccare questo scellerato progetto, mettendo un vincolo di tutela sulla storica pista e sull’utilizzo (non esclusivamente) ci-
Da subito, quella del Vigorelli, si rivelò una “pista magica”. Così venne rinominata dopo i record dell’ora di Olmo, Coppi, Anquetil, Baldini Riviere e Moser, i trionfi di Maspes e Gaiardoni, i numerosi arrivi di Giri d’Italia e Giri di Lombardia “Vigorelli” è abbinato a biciclette, indumenti e locali in tutti i continenti, fintanto che ciclisti da tutto il mondo approfittano del passaggio da Milano per sbirciare tra le cancellate di via Arona e vedere ancora la “pista magica”. Un’altra risorsa legata al mondo delle due ruote che, anche solo dal punto di vista turistico, potrebbe portare introiti importanti per la città di Milano, ma anche per il resto d’Italia, fungendo da punto di partenza di tour
clistico del Vigorelli. Il 6 maggio 2014 il Comune di Milano ha ufficializzato la revisione del progetto, che prevede una ristrutturazione “conservativa” dell’impianto, sia degli spazi interni che della pista storica. Purtroppo i tempi di realizzazione sono ancora lunghi (si parla di tre anni) e non si hanno notizie né sulle scelte tecniche inerenti il restauro né sul successivo piano di gestione, fondamentale per evitare che anche questa “rinascita” finisca nel nulla come già avvenuto in precedenza. Ad oggi, quindi, le vicende del Vigorelli si trovano in una fase di stallo, in
attesa che il Comune decida in quali direzioni procedere. Sicuramente questi anni di “battaglia” in difesa del Velodromo hanno messo in circolazione nuove idee e nuove energie, che sarebbe un peccato se venissero disperse proprio ora. Da parte del Comitato Velodromo Vigorelli, dei vari soggetti ciclisti, delle squadre di football americano e di chiunque altro si sia preso a cuore questa causa è emersa una piena disponibilità a collaborare perché la ricostruzione del Vigorelli non sia soltanto materiale ma sia anche progettuale. Le potenzialità di questo impianto sono ancora grandi come grande è la sua storia, e basta trovare l’occasione per entrarci al tramonto, quando il sole si abbassa lontano dai troppi cantieri circostanti e l’illuminazione del campo inizia a riflettersi sulle malandate assicelle della pista, per coglierne la magia e immaginarne un futuro fatto di ciclisti più o meno giovani che pedalano giocando sull’anello, di nuovi e vecchi campioni che si danno battaglia rendendo omaggio alla storia del ciclismo che qui si è scritta, di giocatori di football che si placcano a centrocampo e magari anche di band che tornano a suonare qui dentro, su un ideale palcoscenico che fa ancora venire i brividi. ■
BICI, CHE DOLORI Sebbene la parola intermodalità, ovvero la capacità di integrare più mezzi di trasporto pubblici rendendo gli spostamenti più veloci possibile, sia sempre più di moda, la bicicletta rimane spesso fuori da questo concetto. Recentemente progettisti e urban planner hanno accelerato l’integrazione tra bike sharing e mezzi pubblici (treni, tram, metro). Eppure l’integrazione della propria bicicletta – eccezion fatta per le bici pieghevoli – rimane decisamente non sviluppata. Puntando le dita sui colpevoli la prima è Trenitalia, che non ha sviluppato un piano di trasporto bici, con l’eccezione di alcuni vagoni attrezzati, in sparuti treni regionali. Sulle frecce sono obbligatorie le sacche per le bici che devono essere naturalmente smontate. Recentemente sul treno Freccia Bianca Milano-Verona è capitato all’autore di vedere un ciclista che aveva semplicemente avvolto un lenzuolo intorno alla bici legato con una corda. L’uomo, dopo aver a lungo perorato la propria causa fondata sulla correttezza dell’imballaggio, non è riuscito a farlo capire al controllore che ha deciso di multarlo. Il problema è che molte carrozze non sono state progettate, a priori, con questo scopo, lasciando invece spazio a salottini business e a inutili bar (spesso vuoti). Infine – prenda nota l’ufficio pianificazione Trenitalia – non è possibile comprare un biglietto persona+bici online e nemmeno alle macchine automatiche. Problemi simili anche su tram e metro: a Milano non ci sono vagoni attrezzati, e nelle ore di punta è vietato l’ingresso alle bici. Se a Madison, Wisconsin, tutti gli autobus sono dotati di portabici, in nessuna città italiana sussiste una soluzione di questo tipo, limitata al normale portabagagli per gli autobus a media e lunga percorrenza. Si segnala inoltre che spesso nemmeno i taxi sono disposti a caricare la vostra bici: meglio perdere una corsa che essere parte di un futuro senza auto private.
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