Enough Magazine #2

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ENOUGH MAGAZINE #2

FRANCISCO L.

FASHION EDITORIAL erotica asimmetrica in the desert in denim PEOPLE Albino d’Amato TRENDS flowers, denim, new goddes, gold, trench, suits


summary

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hotels una nuova filosofia dell’accoglienza

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hotels and spa

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art lady performance

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art irving penn

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ideas

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people segni particolari: style couture

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food «la mia rivoluzione? cibi per sorprendere»

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icon l’ame du voyage di louis vuitton diagono calibro 303 di bulgari

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trends flowers denim new goddes gold trench suits

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details tra cielo e mare

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zoom watches bag mania travelling around aviator style

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erotica

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asimmetrica

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in the desert

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in denim

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francisco l.

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adresses and thanks colophon


PHOTOGRAPHER DOMENICO CENNAMO, FASHION EDITOR LUCA STEFANELLI, HAIR NOELIA CORRAL AT CLOSE UP. MAKE UP TIZIANA RAIMONDO AT ATOMO. MODEL ELANA AT FASHION.


hotels

una nuova filosofia dell’accoglienza Rappresenta uno dei progetti più interessanti ed originali nel panorama dell’hotellerie di lusso del nostro paese. Un hotel appositamente pensato per soddisfare le esigenze dei clienti in un ambiente accogliente ed elegante, che ricrei l’atmosfera calda e rassicurante di una vera casa. Il JK Place si distingue dai classici hotel di lusso per una politica assolutamente innovativa che mira a rivedere e re-interpretare il tradizionale

concetto dell’albergo a cinque stelle, inventando un nuovo e affascinante linguaggio dell’ospitalità. Spiega Ori Kafri, proprietario del JK e figlio del fondatore: “le nostre strutture rientrano nel concept di un boutique hotel, un hotel cioè che svolga un servizio su misura e stabilisca una relazione vera con i propri clienti, che noi consideriamo ospiti a tutti gli effetti”. Sia il JK Place di Firenze che quello di Capri sono stati infatti progettati con il comune intento di rappresentare un’oasi di tranquillità, eleganza e stile che fosse in grado di coniugare l’efficienza impeccabile dei servizi ed una rassicurante atmosfera domestica. Le venti camere di cui si compongono entrambi gli hotel sono tutte

arredate in differenti modi, secondo stili e tendenze diverse, e rispondono chiaramente alla necessità di diffondere nell’animo di chi le abita una sensazione speciale e unica, evitando il rischio di un ambiente eccessivamente freddo e impersonale. Un vero e proprio microcosmo dotato di tutti i comfort e pieno di irresistibile fascino nel cuore di due splendide città italiane, per assaporare l’esperienza del viaggio senza per questo rinunciare all’atmosfera avvolgente e al senso di benessere che garantisce una vera casa. www.jkplace.com, www.jkcapri.com

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hotels and spa

Westin New York at Times Square In posizione strategica, a due passi dalle principali vie della moda e dai quartieri della finanza e del commercio, il Westin New York offre un servizio esclusivo e accogliente. Le 863 camere di cui si compone si distinguono per un arredamento sobrio dal gusto minimal che conferma lo stile moderno e raffinato dell’intera struttura. Westin New York at Times Square 270 West 43rd Street, at 8th Avenue 10036 New York City

Hotel de Sers, Parigi Situato nel cuore di Parigi, lungo Champs Elysées, l’Hotel de Sers rappresenta una delle più consolidate realtà dell’hotellerie di lusso parigina. Composto da 52 camere dotate di tutti i comfort, l’hotel coniuga l’imponente stile ancien régime ed un sofisticato gusto moderno.

Laguna Resort & Spa, Bali Un vero paradiso di lusso e relax situato nella più bella spiaggia di Bali. Rigogliosi giardini tropicali e affascinanti lagune fanno da scenario a questa oasi del benessere che si compone di ben 271 camere arredate in stile balinese. Un’atmosfera rilassante e senza tempo nel cuore dell’Indonesia.

Hotel de Sers 41 avenue Pierre 1er de Serbie, 75008 Paris, Francia

The Laguna Resort & Spa, Kawasan Pariwisata Nus Dua Lot N.2 80363 Nusa Dua, Bali, Indonesia www.starwoodhotels.com

www.hoteldesers.com

www.westinny.com

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Hotel Sofitel Metropole&Spa, Hanoi Situata presso l’esclusivo Sofitel Metropole di Hanoï, la prima spa vietnamita inaugurata da Clarins è un luogo meraviglioso e accogliente per vivere un’indimenticabile esperienza di relax e benessere. Arredata secondo stili differenti, dal retrò al neoclassico ai più esotici vietnamita e thailandese, la spa garantisce tutta l’expertise Clarins in un’atmosfera paradisiaca. Hotel Sofitel Metropole, 15 Ngo Quyen Street, Hoan Kiem District, 10000 Hanoï, Vietnam www.clarins-experience.com


art

lady performance

INTERVISTA A MARINA ABRAMOVICH, ARTISTA ESTREMA, ACCLAMATA IN TUTTO IL MONDO. IL MOMA LE HA DEDICATO UNA TRA LE PIÙ GRANDI RASSEGNE PERSONALI: “MARINA ABRAMOVIC: L’ARTISTA È PRESENTE”.

È la madrina mondiale della performance art. Dal 1976, anno in cui ha lasciato Belgrado, questa artista di origine serba, tanto riservata quanto tenace, ha calcato un percorso unico e personalissimo nella storia dell’arte. Portando in scena installazioni, talvolta realmente shockanti, che hanno rappresentato una sfida al nostro stesso modo di rapportarsi all’arte (il pubblico è spesso coinvolto a partecipare ai suoi lavori). L’abbiamo intervistata all’indomani della grande rassegna che il Moma le ha dedicato a New York, a celebrazione di una carriera più che trentennale (che le è valsa tra i riconoscimenti anche il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia del 1997).

Ci parli del suo nuovo progetto che andrà in scena al Moma. Dirigerò uno staff di 36 persone che porteranno in scena le mie performance. Quanto a me, mi aspetta una prova molto importante. Si tratta della performance più impegnativa che abbia mai fatto. Resterò seduta a un tavolo in silenzio totale. La scenografia sarà rappresentata solamente da un tavolo, da una sedia e da uno schermo luminoso. Il pubblico potrà avvicinarsi silenziosamente ma non comunicherò verbalmente con nessuno. Sarò completamente isolata. Per prepararmi a tutto questo sono stata 3 mesi in India, sto seguendo un regime dietetico apposito che mi consenta di potere resistere all’impegno fisico. In ogni performance lei sembra volere andare oltre i limiti fisici che il nostro corpo ci impone: perché? Adesso il mio focus è molto di più sulla mente che sul corpo fisico. Noi abbiamo sempre la mente focalizzata su qualche cosa, il passato o il futuro. Mai nel presente, la pura luce…

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Che cosa significa per lei sfidare se stessa in continuazione? Per me la performance è un veicolo di comunicazione, il più semplice che esista per dare ossigeno alla società. Come ha cominciato le sue sperimentazioni artistiche sul corpo? Ho iniziato da giovanissima, come pittrice. Ero attratta dalle scene di incidenti con corpi martoriati. La mia tendenza era raffigurarli da dietro, come una scenografia corporea. In un certo senso sono semplicemente passata da una rappresentazione bidimensionale a una tridimensionale per dare più forza alle idee. Il corpo è il nostro universo, il fulcro attraverso il quale passa tutta la nostra cultura.


art

Fuoco, sofferenza fisica, paura, interazioni con animali pericolosi come pitoni: definirebbe il suo approccio estremo? Il mio approccio è sempre stato quello di esplorare l’idea del corpo fisico, i suoi limiti, la sua materialità. Da tutto questo sono arrivata alla mente, la parte interna. Oggi è il focus sulla mente che mi interessa più di tutto. Oltre alla dimensione fisica c’è quella mentale che è infinita. E la mia ultima performance lo dimostra. Come ha scelto in passato le idee su cui lavorare? Scegliendo quelle che mi spaventavano. Se un’idea mi spaventa allora inizio a lavorarci su, altrimenti lascio stare. Se mi spaventa è perché mi tocca profondamente. Voglio occuparmi delle cose che non conosco e di cui ho paura. Lo faccio per non ripetere il solito modello creativo che esiste quando non si ha paura. Con il suo lavoro lei ha avuto un grosso impatto sulla cultura artistica: come si sente a essere diventata una sorta di “icona” nell’immaginario contemporaneo? Molti mi hanno copiato, ma non mi hanno mai fatto particolare pubblicità. Nella moda, per esempio con il fotografo Steven Meisel che ha realizzato alcuni servizi ispirati alle mie performance, alla pubblicità, al teatro. Mi hanno “citato”, era chiara l’ispirazione verso la mia ricerca artistica, ma tutto qua. Nessuno ha mai raggiunto il limite: si sono fermati all’esteriorità. Tra tutte le performance che ha creato, ce ne una alla quale è rimasta legata più che ad altre? Che la rappresenta di più? Ho rifatto delle performance nel mio passato anche recente. Ma mi chiedo che senso abbia. Una cosa è una canzone, un libro, un quadro. Ma una performance non intimamente riproducibile. Ogni volta è qualche cosa di diverso perché tu sei diverso. In questo senso la performance non può diventare mainstream, fruibile a livello globale come l’arte normale. Anche se devo dire che in questo momento in Usa la performance come approccio all’arte sta vivendo un momento di grande popolarità. Ci sono musei interamente dedicati a questa forma espressiva. E adesso anche due istituzioni come il Guggenheim Museum e il Moma Museum hanno aperto i loro battenti alle installazioni viventi. Lei crede che alla luce di quanto sta succedendo l’arte si possa ancora definire come provocazione? L’arte non è mai provocazione fine a se stessa. Non credo in questo parola. L’arte è uno strumento per fare spazio alla mente. La questione importante non è lo shock in sé che si può dare al pubblico, la spinta emotiva a pensare. L’arte esiste se ha queste caratteristiche.

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art

irving penn

IL NATIONAL PORTRAIT GALLERY DI LONDRA HA RESO OMAGGIO AD UNO DEI PIÙ CELEBRI FOTOGRAFI E RITRATTISTI DI TUTTI I TEMPI. UN VIAGGIO FOTOGRAFICO ATTRAVERSO RITRATTI STORICI CHE HANNO SEGNATO IL SECOLO SCORSO DIVENENDO VERE E PROPRIE IMMAGINI CULTO.

A pochi mesi dalla scomparsa, il National Portrait Gallery ha dedicato una retrospettiva ad Irving Penn, fotografo americano di fama mondiale, di cui viene celebrata e ripercorsa la lunga carriera, dai primissimi ritratti per Vogue, risalenti al 1944, sino agli ultimi lavori. Centoventi opere raccontano la storia di questo maestro dell’arte della fotografia che seppe inventare un nuovo linguaggio dell’immagine, specificatamente indirizzato al recupero della figura umana e della sua interiorità. Fotografo delle celebrities e delle più illustri personalità del mondo dello spettacolo e della cultura, Irving Penn amava immortalare l’uomo nella sua essenza, cogliendo espressioni, pose e ombre che ne descrivessero sapientemente la personalità, con una sconcertante immediatezza e verità, senza affidarsi a troppi elementi e costruzioni scenografiche. Figure stagliate su sfondi quasi completamente vuoti, spesso ricavati da due fondali disposti ad angolo, e primissimi piani rappresentano le caratteristiche peculiari del suo stile scarno ed essenziale. La mostra, curata da Magdalene Keaney e inaugurata il 18 febbraio, è rimasta aperta sino al 6 giugno 2010 ospitando molti dei suoi più celebri ritratti, da Truman Capote a Salvador Dalì, da Alfred Hitchcock a Pablo Picasso sino alla modella svedese Lisa Fonssagrives che Penn sposò nel 1950 e dalla quale ebbe un figlio, ritratta in un meraviglioso abito a scacchi e divenuta sicuramente una delle immagini simbolo del fotografo. Ritrattista preciso e profondo indagatore dell’anima dei suoi soggetti, Irving Penn ha inaugurato un linguaggio anticonvenzionale e di rottura negli anni Quaranta e Cinquanta del secolo scorso, optando per uno stile classico che rompeva con l’impostazione sperimentale delle avanguardie dell’epoca, gettando le basi per un nuovo modo di concepire l’arte della fotografia e il mondo dell’immagine che avrebbe fatto scuola.

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ideas

LE BARBIE HANNO FATTA STRADA. DA MODELLE A MUSE DI PITTORI E DIVE DEL CINEMA.

SCULTURE E MAGIE DI CARTA. Riservato a chi pensa che l’handcraft appartenga al passato. Ecco delle vere opere d’arte di carta interamente fatte a mano. Si tratta di parrucche, maschere e cappelli dai modelli e dai soggetti più disparati (e dall’elaborazione complicatissima) che prendono forma da un semplice foglio bianco. Il risultato sono vere e proprie sculture tridimensionali realizzate con il solo aiuto della carta, delle forbici e della colla. L’idea geniale è quella di due giovani ragazze americane, Amy Flurry e Nikki Salk, stiliste e creative che si sono lanciate in questo progetto artistico assolutamente originale. Coccarde dal gusto retrò, chignon voluminosi che ricordano giganteschi coni gelato, intricatissime pettinature afro e maschere di animali. Così arte e moda si incontrano in un binomio perfetto e realizzano delle creazioni originali dal fascino irresistibile. (www.paper-cut-project.com) alla realtà, attraverso la sua scomposizione, deformazione o re-interpretazione personale, l’artista russo procede invece con entusiasmo quasi fanatico ad una vera e propria soppressione del reale.

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Ad un anno dal 50° compleanno della fashion doll più famosa di tutti i tempi, continuano i festeggiamenti. Nel 2009 i più importanti nomi della moda hanno vestito Barbie con delle creazioni haute couture, rendendo omaggio ad una vera icona del nostro tempo. Le celebrazioni in onore della creatura di Ruth Handler, che nel 1959 fece la sua prima apparizione in costume da bagno, coda di cavallo e occhiali da diva, non sono però finite qui. Fioriscono siti di collezionisti che dedicano iniziative interessanti a questa bambola immortale. L’ultima novità viene dalla Francia e vede la creazione di barbie ispirate a celebri personaggi del mondo della moda, dell’arte e della fotografia. Dalla divina Coco alla Marilyn di Andy Warhol fino alle protagoniste dei quadri di Vermeer, Leonardo e Picasso. Chi lo dice che la Barbie debba essere solo una ragazza superficiale e alla moda? (www.barbiemamuse.com/)


people

Albino D’Amato

segni particolari: style couture

DA PARIGI A MILANO, PARLA IL DIRETTORE CREATIVO DI TREND LES COPAINS. NONCHÉ NUOVO PORTAVOCE DELLA CREATIVITÀ ITALIANA. CHE HA CONQUISTATO ANCHE RANIA DI GIORDANIA.

Il suo nome figura tra i nuovi stilisti su cui scommette la moda italiana. Formatosi alla scuola dei grandi sarti francesi (ha lavorato presso Emmanuel Ungaro e Guy Laroche), con un curriculum “anomalo” di studi in architettura e industrial design, Albino d’Amato si è ritagliato in poco tempo uno spazio al sole nel solco di una DemiCouture personalissima e raffinata. La sua è una moda ladylike fatta di pezzi scultorei molto rifiniti nei dettagli e senza eccesso alcuno: solo tracce in divenire di una femminilità soave e raffinata. A cementare il successo di questo giovane designer romano, oltre ai riconoscimenti della stampa internazionale (la bibbia The Interview lo ha recentemente definito “uno dei migliori talenti” delle ultime generazioni) e una rete di boutique/clienti di grande prestigio sono fioccati nelle ultime stagioni incarichi e nuovi progetti. In primis, la direzione creativa del marchio Trend Les Copains, alla quale si è aggiunta di recente anche il lancio della sua prima linea di scarpe-scultura realizzata per Le Silla. Lo abbiamo incontrato alla vigilia della sfilata per l’inverno 2010 nella hall del Carlton Hotel di Milano. Al primo sorriso Albino D’Amato si conferma secondo l’immagine che ha sempre trasmesso: un professionista, discreto, poco preso di sé e molto concentrato sul proprio lavoro. Insomma, ben lontano dai clamori e dai capricci dei “grandi” couturier. Ha sempre sognato di diventare stilista? «Ho sempre avuto la passione per la moda. Ma ho preferito inizialmente una formazione come architetto e designer, forse anche perché mio padre non voleva che intraprendessi questo mestiere. Del resto anche il mio socio - Gianfranco Fenizia n.d.r. - è architetto. Un capo è per me come un oggetto». Lei arriva degli atelier dell’alta moda parigina. Che cosa le è rimasto di questa esperienza? «Quello della couture francese è veramente un mondo a parte, con un cerimoniale e regole precise e ancora valide. Sicuramente ho conservato una grande attenzione ai dettagli e ai tessuti».

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people

Come definirebbe il suo stile oggi? «Contemporaneo, architettonico, femminile». Parliamo del brand Trend Les Copains di cui è ora designer, un incarico che ha avuto predecessori illustri come Antonio Marras. Come si è approcciato a questo marchio storico di maglieria? «Ho giocato moltissimo sull’incrocio tessuto-maglia, ma con grande leggerezza. Ho creato punti di maglia che ricordavano tessuti e viceversa. Ho cercato di infondere il mio tocco svecchiando un po’ il brand, facendo un piccolo restyling. Inizialmente è stato un po’ difficile per via delle differenze che ci sono tra il mio stile e questo marchio, che rappresenta sicuramente una realtà più concreta e meno sognante. Ma è stato sicuramente un onore entrare a far parte di un’azienda così importante». Tra i suoi ultimi progetti ha firmato una anche collezione in edizione limitata per il sito yoox. Non teme di diventare troppo commerciale? «Al contrario. L’idea di poter rendere un marchio di nicchia come il mio, fruibile ad un pubblico molto più vasto con un semplice click è una sfida coraggiosa e divertente allo stesso tempo».

Qual è la differenza tra lavorare in Italia e in Francia? «In Francia lo stilista è l’anima creativa, dà l’impronta all’immagine generale, dalla collezione alla campagna pubblicitaria. Qui in Italia invece si tratta più di un consulente, in questo senso è più limitativo. Chi apprezza tra i suoi colleghi? «Mi piace molto Alber Elbaz, Nicolas Ghesquière di Balenciaga e Phoebe Philo». Il suo lusso personale? «Il tempo! Mi piace prendermi delle giornate di relax totale in cui lavorare con calma, seguendo i miei ritmi senza fretta...». Lei è stato lanciato da un concorso per giovani talenti. Che cosa consiglia a un giovane che vuole intraprendere questa carriera? «Di avere le idee chiare! C’è molta competizione in questo settore, bisogna andare avanti credendo in se stessi. E poi consiglio di non focalizzarsi solo sulla figura dello stilita: ci sono tante altre figure creative che contribuiscono a una collezione, dal responsabile prodotto al modellista, il creativo puro non esiste più, lo stilista alla fine è un filtro». La sua linea personale, Trend Les Copains, le scarpe: lei non si ferma mai. Qual è il suo progetto nel cassetto? «Sto pensando all’uomo. È un progetto a cui sto pensando già da diverse stagioni e presto spero si possa concretizzare (ha debuttato nelle recenti sfilate maschili con il nome Albino Deuxieme, n.d.r.). Diciamo che al momento sto cercando un partner, nel caso dell’abbigliamento maschile, si sa,

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tutto è legato alla sartorialità, alla modellistica, ai dettagli». Che cosa non indosserebbe mai la donna Albino? «Bè tutto ciò che è nudo, trasparenze sfacciate, abiti troppo sexy che lasciano poco all’immaginazione. Tutto questo non è nelle mie corde». Chi è la sua icona femminile? «Rania di Giordania. Sono stato molto onorato quando ho saputo che aveva acquistato alcuni miei capi. La sua personalità spicca sempre qualunque cosa indossi». Il colloquio è finito. L’ imminente sfilata lo richiama ai suoi impegni. «La moda deve ritornare al sogno, allo stile, basta con quei giornali pieni di ragazze su set improvvisati e vestiti di magliette...». Siamo certi che anche questa volta la sua collezione sarà la giusta risposta a tutto questo


food

Intervista a Carlo Cracco, chef dell’omonimo ristorante milanese

«la mia rivoluzione? cibi per sorprendere»

L’ALCHIMISTA DELLA CUCINA ITALIANA CI SPIEGA COME L’INNOVAZIONE CONVIVE CON LA TRADIZIONE.

Il tempo si ferma quando scendi nel regno di questo grande talento della cucina italiana. Al livello interrato, sotto lo scorrere del traffico urbano a pochi passi da piazza Duomo a Milano, si apre il suo tempio: il ristorante Cracco. Due stelle Michelin, arredamento luminosissimo ed elegante: è stato nominato tra i 50 migliori locali di ristorazione al mondo. Il grande alchimista? Carlo Cracco, ex-allievo di Gualtiero Marchesi, vicentino classe 1965, chef rinomato a livello internazionale, autore di libri. Nel 2001 ha ricevuto l’incarico di dirigere il ristorante dalla storica gastronomia cittadina Peck. Non a caso la sua cucina rivisita in modo contemporaneo e assolutamente originale le specialità tradizionali milanesi. In pochi anni il locale “nascosto” di via Victor Hugo (di cui è anche proprietario dal 2007) è diventato uno dei luoghi culto dell’haute cuisine italiana. Riservato e gentile, lo chef filosofo che cucina dietro il suo oblò e discetta di Quadratura dell’Uovo (questo il titolo di uno dei suoi libri, una miscellanea di culinarioesistenziale con testi di Platone e di Ionesco, ed. Folini) ci apre i segreti del suo ristorantesommergibile. Che cosa rende la cucina una delle bandiere del Made in Italy? La cucina italiana è buona perché alla base è semplice, per quanto ricca di tradizioni e di sapori. E si è saputa evolvere nel tempo adeguandosi ai cambiamenti del gusto, alla nuova tendenza del benessere e così via. I tempi cambiano e bisogna innovarsi. Una cucina statica non ha possibilità di andare avanti. Dunque, anche il pubblico dell’alta cucina è cambiato negli ultimi tempi? Più che cambiato direi che si è ulteriormente selezionato. Le aspettative sono cresciute, chi si rivolge a un locale come il mio vuole alta qualità da tutti i punti di vista, vuole il rispetto. È l’emozione. Questa è la nostra sfida: le persone si aspettano di essere emozionate attraverso un piatto.

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In questo posto lavorano ben 24 persone per fare felici i nostri clienti. E questa per me è la differenza: buona cucina vuol dire mangiar bene; alta cucina significa essere sorpresi. Eppure recentemente ha dichiarato di aspirare ad una cucina «più accessibile, meno costosa». È possibile coniugare la qualità e una maggiore democratizzazione? Certo. Si può raggiungere un buon compromesso. Alla fine ciò che determina il costo in un ristorante è il servizio, le persone che ci lavorano. La qualità delle materie prime incide come una voce secondaria sul bilancio finale. Ha curato personalmente il restyling del locale: che cosa cerca di trasmettere a chi scende le scale? Una ristorazione di alto livello non significa solo un adeguato servizio, una carta dei vini eccellenti e così via. Ho cercato di esplorare e comunicare un concetto nuovo. Qui, per esempio, il lusso del lusso è la cosiddetta “saletta del re”. Una saletta riservata nella cucina (delimitata da una parete in vetro, n.d.r.) dove servo personalmente i miei clienti: lì posso veramente creare un rapporto unico. E infatti c’è sempre la fila per prenotarla. Quali sono gli “ingredienti” che fanno grande uno chef? Tanto lavoro, innanzitutto. Poi la fortuna di avere un buon palato unitamente alla sensibilità per interpretare la materia prima. E per finire, quel tocco in più che non saprei definire. La creatività? Alla fine la creatività, la cosiddetta sperimentazione in cucina non sono altro che la variazione del quotidiano. Qualche cosa che noi cuochi dobbiamo fare continuamente per stare al passo. Qual è il suo lusso personale? Ogni tanto mi piace staccare la spina da tutto: il ristorante, i clienti... Per me il lusso è sicuramente il tempo libero.


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icon

l’ame du voyage di louis vuitton Un’anima, il viaggio. Un grande disegnatore, Lorenz Bäumer. Una brillantezza senza uguali, grazie a un nuovo taglio-diamante con ben (!) 77 sfaccettature. Così è nata in casa Louis Vuitton la prima collezione di alta gioielleria: uno sfavillante caleidoscopio di forme, luci e colori che trae suggestione dai viaggi del suo creatore per il mondo. Oltre al taglio, altro fiore all’occhiello è la lavorazione in pizzo d’oro interamente cesellato a mano dai maestri orafi francesi. I motivi floreali sono ispirati ai due leggendari simboli della maison: il fiore dai quattro petali tondi e quello appuntito. Il resto è ornamento di pura classe, con gemme, merlettature dorate e zaffiri di tutti i colori.


icon

diagono calibro 303 di bulgari Uno scrigno per veri intenditori: il movimento meccanico di manifattura a carica automatica è interamente assemblato e rifinito a mano (con 3.520 ore di lavorazione). Mentre la costruzione integrata con ruota a colonne e pignone a innesto verticale è una mirabile architettura che assicura precisione ed eleganza al tempo stesso. Tutta la raffinatissima meccanica è visibile attraverso il fondello in vetro zaffiro. A firmare il masterpiece: un cinturino in pelle di alligatore blu, e la lunetta lucidata in oro bianco 18 carati che reca il Marchio inciso. Ed è il lusso a scandire il tempo. Ora dopo ora, minuto dopo minuto.


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Abiti come giardini in fiore o affreschi dal gusto impressionista. Ăˆ una danza frenetica di colori e fantasie: dalle atmosfere eteree e poetiche con tessuti impalpabili, volants e tinte delicate ai look piĂš strong, con sfumature vagamente dark che accolgono tonalitĂ dal sapore meno bucolico, come il nero, il blu e il viola. 1 Vera Wang 2 Anna Sui 3 Ann Demeulemeester 4 Antonio Marras 5 Etro 6 Angelo Marani 7 Marc by Marc Jacobs 8 Stella McCartney 9 Aquilano e Rimondi 14


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Irresistibile e immortale. Dall’ultrafemminile romantic-chic con mini abiti dalle mille balze e fiocchi, al look più sbarazzino da garçon parisien. Via libera al free style: salopette dalle forme extra-large e capi patchwork fanno rivivere gli eighties. Infine, la mai tramontata mini gonna. 1 Frankie Morello 2 Marithé et François Girbaud 3 Louis Vuitton 4 Stella McCartney 5 Balmain 6 Jean Paul Gaultier 7 Disquared2 8 Ralph Lauren 9 D&G 10 Dolce&Gabbana 15


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Musa poetica, divinitĂ dark o futuristica regina dello spazio. Sono molte le interpretazioni delle moderne Afrodite ed Atena. Abiti lunghissimi, scollature profonde e delicate trasparenze. Dai vestiti a sirena rivisitati e corretti con cinture-bustier di pelle a quelli piĂš romantici ed eterei in stile impero sino ai classici abiti da sera con corpetto e tulle. 1 Etro 2 Ann Demeulemeester 3 Frankie Morello 4 Versace 5 Matthew Williamson 6 Bottega Veneta 7 Antonio Marras 8 John Galliano 9 Akris 10 Hermes 16


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Asimmetrie e nuove forme che si tingono d’avanguardia. Maniche e spalle ultra-rigide da moderna regina futurista, abiti implacabilmente chiusi da un lato e dress-jacket dalle linee rigorosamente quadrate. Satinato, paiettato, opaco o trasparente. Eleganza ultra chic o semplicità casual d’ispirazione street style. 1 Burberry Prorsum 2 Alexander McQueen 3 Balmain 4 Emilio Pucci 5 Rick Owens 6 Marni 7 Pringle of Scotland 8 Jaeger London 9 Gianfranco Ferré 10 Mila Schon 17


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In versione over-size o ultra-slim, i trench giocano con i tessuti. Dal lino, alla pelle fino ad arrivare al classico gabardine per affrontare gli improvvisi temporali estivi o un Safari nella quotidiana jungla metropolitana. 1 Burberry 2 Yves Saint Laurent 3 John Galliano 4 Hermes 5 Moschino 6 Dior 7 Louis Vuitton 8 Kenzo 9 Jean Paul Gaultier 10 Calvin Klein

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Onnipresente su tutte le passerelle, l’irrinunciabile tra i classici del guardaroba maschile. Elegante o sportivo, con giacca a doppio petto o singolo, abbinato alla classica camicia o con una t-shirt d’avanguardia. L’abito rimane un must-have anche per questa stagione 1 Calvin Klein 2 Givenchy 3 Gucci 4 Moschino 5 Louis Vuitton 6 Hermes 7 Burberry 8 D&G 9 Dior 10 Mila Schon 11 Bottega Veneta 19


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tra cielo e mare 1 Orecchini corallo con dropage texture in ottone smaltato turchese, Daniela De Marchi. 2 Anello in oro bianco con zaffiri, tanzaniti e diamante centrale, Piaget. 3 Orecchini in oro, acquamarina, turchese, ametista e tormaline, Elena Martinico. 4 Anello in oro bianco incastonato con zaffiri, De Grisogono. 5 Anello in oro giallo con uno smeraldo e diamanti, Collezione High Jewellery Bulgari. 6 Collana con frange in corallo rosa e conchiglie in oro giallo, Maril첫 Fernandez. 7 Collier con cristalli e pietre dure, Lalique. 8 Orecchini fiore in oro bianco, brillanti e zaffiri, 20


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Leo Pizzo. 9 Orecchini in oro bianco, topazio, zaffiri blu, fiche in madreperla con incisione, Francesca Villa. 10 Spilla tartaruga in oro bianco, diamanti, turchese e cristallo di rocca, Vhernier. In questa pagina: Anelli pesce in oro bianco, giallo e rosĂŠ con smalti e diamanti black, brown e colourless, Roberto Coin.

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watches 1 Piaget 2 Dior 3 Fendi 4 Ferragamo 5 Piaget 6 Bulgari 7 Patek Philippe 8 Montblanc

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bag mania 1 Agnello lilla e cuciture “cannage, Dior. 2 Vernice metalizzata bianca, Gianfranco P.. 3 Pelle tagliata a laser, Missoni. 4 Pelle con stampa effetto cocco, John Richmond. 5 Vitello lucido e pelle scamosciata, Jimmy Choo. 6 Pelle scamosciata e dettagli in metallo lucido, Blumarine. 7 Pelle intrecciata ed anelli in oro satinato, Sequoia. 8 Pelle lucida ed inserti in metallo dorato, Frankie Morello.

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1 Cronografo in oro rosa e titanio, Jaeger Le Coultre. 2 Bicicletta da cittĂ , Milani for Maserati. 3 Giacca in materiale riciclato, Zegna Sport. 4 Porta-abiti da viaggio, Pineider. 5 Paglia tesa piccola, Borsalino. 6 Trolley in fibra di carbonio e cuoio, Serapian. 7 Bike bag in morbida pelle, Valextra. 8 Occhiali in acetato, Tom Ford. 9 Scarpe in pelle, Rodolphe Menudier. 10 Portachiavi in acciaio e pelle, Porsche Design. 11 Iphone 3G Supreme in oro e diamanti, Stuart Hughes. 12 Cintura in pelle scamosciata, Calvin Klein Collection. 24


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aviator style 1 Metallo e acetato, Marc Jacobs 2 Dal richiamo vintage, Sean John 3 Montatura in metallo e aste in acetato, Yves Saint Laurent 4 In metallo con aste stampate, Emilio Pucci 5 Pelle e metalllo, Salvatore Ferragamo 6 Cuciture a contrasto e frontale in pelle, Fendi 7 In metallo doppio ponte, Gianfranco FerrĂŠ 8 Aste in acetato e frontale in metallo, Dior Homme

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erotica photographer Simone Falcetta, styling Elisabetta Cavatorta

Come decide una giovane ragazza come lei di entrare a far parte del mondo del porno? Scelgo di entrarci, seppur a modo mio ed in maniera non proprio convenzionale, perchè ciò che vedevo mi trovava piuttosto insoddisfatta, L’esigenza di farne parte era più una esigenza del tipo “conosci il nemico” per meglio raggiungere il mio intento primario: rivoluzionare il mondo della pornografia. Lei dice di provare piacere nell’esibirsi nuda. Da cosa deriva questa sensazione? Questa sensazione deriva dal fatto che mi trovo molto più a mio agio senza vestiti che con. Credo che il mio corpo, su cui lavoro quotidianamente e che si arricchisce di segni (significanti e significati) come tatuaggi e scarificazioni e decorazioni, parli di per sè e sia il solo vero specchio di ciò che sono. Vestirmi rapresenta una necessità dettata dalle convenzioni di una società che copre e nasconde, fosse per me preferirei che fossero le nudità a parlare più che le esteriorità legate all’abbigliamento. Lei dice di farsi interprete di una nuova idea della pornografia che sia in grado di scardinare i luoghi comuni di quella tradizionale. Cosa contesta del mondo del porno tradizionale? Principalmente critico il ruolo diseducativo della pornografia tradizionale. Dando voce essenzialmente ad un tipo di immaginario prevalentemente maschile o male-oriented, non riesce a soddisfare quelli che sono/sarebbero i desideri veri delle persone se solo potessero scegliere tra una gamma di alternative più diversificata e meno univoca. La pornografia tradizionale veicola messaggi di parte, sessisti e stereotipizzanti, e in questo modo catalizza l’attenzione dello spettatore/ spettatrice verso canoni di bellezza/sensualità oramai precostituiti. Il seno grosso, le dimensioni del pene troppo importanti, la durata del rapporto, il fine ultimo dell’eiaculazione maschile... sono solo alcune delle priorità sancite dalla pornografia mainstream che in realtà nella vita reale non dovrebbero essere supportate. Quali sono gli aspetti che combatte e che l’hanno spinta a creare il progetto del Naked Army? (vedi sopra, in parte...) Il progetto The Naked Army parte proprio da questo intento: scardinare gli stereotipi della pornografia tradizionale dando voce a realtà diverse e diversificate: corpi colorati, tatuati, modificati, imperfetti. Persone vere che scelgono autonomamente come strutturare il loro set fotografico esprimendo a pieno la loro idea di sessualità ed erotismo. Una cura particolare per ambientazioni e contesto, dove la fotografia riesca ad esprimere la carica erotica non solo ritraendo genitali ma dando voce ad immaginari e fantasie.


abito nero plissè ALBERTA FERRETTI.


abito bustier nero in cotone pesante FENDI.


TOP LA PERLA.


L’ideologia di base che muove il suo progetto nasce da una visione profondamente femminista. Lei rivendica l’assoluta libertà della donna in ambito sessuale in una società decisamente maschilista, dove la figura femminile è per lo più concepita per soddisfare le esigenze dell’uomo. Quali sono gli aspetti più innovativi che le preme maggiormente portare nel mondo del porno? (ehm... vedi sopra essenzialmente...) Dal punto di vista della posizione della donna nell’ambito della pornografia, le parole di una femminista potrebbero non finire più (sorriso). Nello specifico in The Naked Army ci tengo che le modelle donne possano realmente decidere come quando e quanto spogliarsi, in che termini, in che posizioni: essendo poi io a gestire diciamo il lato “artistico” del set e la sua presentazione sul sito, è insomma un lavoro portato avanti tutto da un punto di vista feminile ed in qualche modo necessariamente femminista. E’ il punto di vista che vogliamo ribaltare. Non che sia necessariamente opposto a quello maschile, ma che sia sinceramente espressione di un desiderio effettivo, vero, reale, che non si accontenti di quello che c’è ma provi ad esplorare quello che “ci potrebbe essere se solo...”.

culotte in cotone bianco con ruches D&G. Cappello da corsaro CHANEL.


collana con cristalli PRADA.


Lei intende anche recuperare il concetto di verità e naturalezza in un mondo come quello del porno spesso troppo costruito e artefatto. Il suo risponde dunque ad un tentativo di abolire la divisione tra arte, lavoro e vita reale? Più che abolire una divisone, vorremmo proporre una “unione”: abbattere le barriere che necessariamente tendono a scindere realtà e pornografia per valorizzare entrambi gli aspetti. Avvalendoci di persone non professioniste del settore, automaticamente tendiamo ad esprimere vite ed identità che sono “reali” in quanto costitutivamente incapace di mentire: la sessualità è uno di quegli aspetti che, mi piace credere, riesce davvero e non solo fisicamente, a mettere a nudo le persone. Non facendo del sito, che è interamente gratuito, un “lavoro” possiamo far sì che la nostra rivoluzione non venga inghiottita e appiattita dalle leggi di mercato. Questo ci permette di mantenere una certa genuinità, una naturalezza che lascia trasparire la realtà per quella che è: persone che sorridono, consapevoli e autoironiche, fisicità che non si vergognano di mostrare le proprie debolezze, fantasie bizzarre e buffe. La sua concezione di pornografia attiene ad un linguaggio più ricercato e raffinato, che ha anche un trait d’union con la dimensione del lusso. Cos’è il lusso per lei? Il lusso è uno dei tanti contenitori possibili di fantasie e sogni. Per mè è ricoprire di cultura ed eleganza un qualsiasi contesto dove fare accadere storie e lasciare vagare pensieri. Il lusso come elemento del proibito ed inaccessibile (e quindi agognato e ricercato), o come prelibatezza per pochi e intimi (e quindi elitario ed esclusivo): in ogni caso, il lusso è per me un ottimo feticismo.

abito in chiffon cipria VALENTINO. Scarpe FENDI.


sottogonna con struttura in cotone bianco e dettagli in pizzo nero CHANEL. Scarpe FENDI. PHOTOGRAPHER SIMONE FALCETTA. STYLING ELISABETTA CAVATORTA. Assistente styling Federica Perboni. MAKE UP LORENZO ZAVATTA AT FACETOFACEAGENCY.COM. HAIR DEBORA SASSO AT TWA AGENCY.


asimmetrica photographer Domenico Cennamo, fashion editor Luca Stefanelli


ABITO CON APPLICAZIONI IN PELLE E BORCHIE DSQUARED². IN TUTTO IL SERVIZIO ORECCHINO IN PELLE ERMANNO SCERVINO.


MAGLIA CON STRISCE IN TESSUTO E ANCKLE BOOT SPUNTATO MAISON MARTIN MARGIELA. GONNA CON FILI GLITTER MISSONI.


Camicia con fiocco AWEARE. gonna lunga GIANFRANCO FERRé.


Top AWEARE.


Giacca con ricami dorati CHANEL.



IN QUESTA PAGINA: Giacca e short a pieghe GIORGIO ARMANI. canotta con Swarovsky DSQUARED². anckle boot spuntato MAISON MARTIN MARGIELA. NELLA PAGINA A SINISTRA: Abito smanicato GIANFRANCO FERRé.


Mini abito nero ERMANNO SCERVINO. anckle boot spuntato MAISON MARTIN MARGIELA.



in questa pagina: Cardigan trasparente ANTONIO MARRAS. pantaloni con applicazioni in pelle VERSACE. nella pagina a DESTRA: Abito stampato MOSCHINO. occhiali con pizzo applicato ERMANNO SCERVINO. Photographer Domenico Cennamo. Fashion EDITOR Luca Stefanelli. Fashion Assistant Lucia Laricchia e Barbara Collini. Hair Noelia Corral AT CLOSE UP. Make up Tiziana Raimondo AT ATOMO. model elana at fashion.



in the desert photographer Tino Vacca, styling Elisabetta Cavatorta


ABITO CORSETTO IN CHIFFON ARANCIO STAMPA LEOPARDO BLUGIRL.


ABITO MONOSPALLA IN LUREX E MICRO PERLINE STAMPA ZEBRATA ROSA E BEIGE MISSONI. CINTURA IN CUOIO ROSA AZZEDINE ALAIA.



CAFTANO IN CHIFFON COLOR PESCA IMPREZIOSITO DA BORDO IN PIUME DI MARAB첫 LA PERLA.


ABITO BUSTIER COUTURE FANTASIA MIMETICA BEIGE E ORO GIANFRANCO FERRé.



ABITO SOTTOVESTE IN TULLE TEMPESTATO DI PAILLETTES DORATE ANNA MOLINARI. SCARPE JIMMY CHOO.


ABITO MONOSPALLA IN LUREX STAMPA ZEBRATA BIANCO E ARGENTO JUST CAVALLI.


COSTUME INTERO PREZIOSO STAMPA LEOPARDO E CAMICIA IN CHIFFON MANICA LUNGA STAMPA LEOPARDO BORDO IN RASO NERO TUTTO DOLCE & GABBANA. SAnDALI DIEGO DOLCINI.


BODY S/M ROSA ANTICO TESSUTO STRETCH AZZEDINE ALAIA. CINTURA IN CUOIO NATURALE IMPREZIOSITA DA CAVALLUCCI MARINI DORATI BLUEMARINE.




COSTUME BUSTIER IN LUREX COLOR BRONZO CON FASCIA APPLICATA MONOSPALLA MISSONI. sCARPE JIMMY CHOO. PHOTOgrapher TINO VACCA. STYLING ELISABETTA CAVATORTA. MAKE UP AND HAIR NOELIA CORRAL AT CLOSE UP MILANO. PRODUCTION MICHAL MONKA. SI RINGRAZIA EIN-GEDI RESORT.


in denim photographer Stratis & Beva, styling Elisabetta Cavatorta



IN QUESTA PAGINA: GIACCA CON PLACCHE IN METALLO E GONNA IN DENIM e DECOLLETé tutto DOLCE & GABBANA. COLLANT FALKE. ORECCHINI VITTI FERRIA CONTIN. BRACCIALETTI SHARRA PAGANO. NELLA PAGINA PRECEDENTE: SALOPETTE JEAN PAUL GAULTIER. ORECCHINI VITTI FERRIA CONTIN. BRACCIALETTI SHARRA PAGANO.



IN QUESTA PAGINA: ABITO BUSTIER DIESEL. GILET TOMMY HILFIGER. AUTOREGGENTI FALKE. ZOCCOLI TOD’S. ORECCHINI VITTORIA FERRIA CONTIN. COLLANE E BRACCIALI VARI SHARRA PAGANO. BRACCIALE IN ORO CON CATENA EMILIO PUCCI. NELLA PAGINA A DESTRA: GIACCA CON ZIP McQ BY ALEXANDER MC QUEEN. ORECCHINI VITTI FERRIA CONTIN. BRACCIALE ORO CON CATENA EMILIO PUCCI. COLLANA SHARRA PAGANO.




CAMICIA IN CHIFFON DOLCE & GABBANA. ABITINO BUSTIER GUESS. COLLANT FALKE. ORECCHINI VITTI FERRIA CONTIN. COLLANA SHARRA PAGANO. BRACCIALE ORO CON CATENA EMILIO PUCCI. BANGLES DORATI SHARRA PAGANO. BRACCIALE IN CUOIO ROSA HOGAN.


GILET SENZA MANICHE 7 FOR ALL MAN KINDS. COLLANT FALKE. ORECCHINI VITTI FERRIA CONTIN. COLLANA E BRACCIALI SHARRA PAGANO. BRACCIALE ORO CON CATENA EMILIO PUCCI.



GIACCA E SHORTS LOUIS VUITTON. COLLANT FALKE. DECOLLETé DOLCE & GABBANA. ORECCHINI VITTI FERRIA CONTIN. COLLANA SHARRA PAGANO. PHOTOGRAPHER STRATIS & BEVA. STYLING ELISABETTA CAVATORTA. ASSISTENTE STYLING FEDERICA PERBONI. MAKE UP DIMITRA ALTANI AT SMILE. HAIR GABRIEL GEORGIOU AT D-TALES.



Maglione in cotone SALVATORE FERRAGAMO. gorgiera AWEARE.

francisco l. photographer Domenico Cennamo, fashion editor Luca Stefanelli



Pantaloni SALVATORE FERRAGAMO. maglione BURBERRY LONDON. giacca GIANFRANCO FERRé. scarpe glitterate MAISON MARTIN MARGIELA.


Giacca PETAR PETROV. jeans slavato CHANEL. canotta PETAR PETROV. scarpe glitterate MAISON MARTIN MARGIELA.


Maglia lavorata GIANFRANCO FERRĂŠ. pantalone con applicazioni laterali VERSACE. stivaletti traforati PRADA.


Maglione lavorato SALVATORE FERRAGAMO. accessorio AWEARE.


Giacca in rafia ERMANNO SCERVINO. camicia con collo a contrasto TOM REBL. pantaloni PETER PETROV. stivaletti traforati PRADA.


Maglia con spalline AWEARE. pantalone ERMANNO SCERVINO. cardigan MAISON MARTIN MARGIELA. stivaletti traforati PRADA.


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1 Maglia con applicazioni in corda FRANKIE MORELLO. bermuda con rinforzi DSQUARED2. scarpe glitterate MAISON MARTIN MARGIELA. 2 Giacca PETAR PETROV. jeans slavato CHANEL. canotta PETAR PETROV. scarpe glitterate MAISON MARTIN MARGIELA. 3 Pantalone MOSCHINO. maglione MISSONI. 4 Giacca MAISON MARTIN MARGIELA.


Camicia GEORGY BARATASHVILI. pantaloni GIANFRANCO FERRé. giacca ricamata CHANEL. stivaletti traforati PRADA.


TOTAL LOOK PRADA.



Trench BURBERRY. camicia MAISON MARTIN MARGIELA. pantaloni GEORGY BARATASHVILI.


Camicia GIANFRANCO FERRé. bermuda FRANKIE MORELLO. giacca in nylon POSTWEILER HAUBER. cintura TOM REBL. stivaletti traforati PRADA.


Mantellina kimono POSTWEILER HAUBER. cintura come collana TOM REBL. Photographer Domenico Cennamo. Fashion EDITOR Luca Stefanelli. Fashion Assistant Lucia Laricchia e Barbara Collini. Hair Noelia Corral AT CLOSE UP. Make up Tiziana Raimondo AT ATOMO. model FRANCISCO LACHOWSKI AT WHY NOT MODELS.



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