Il rivoluzionario 11

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Mensile di politica e pensieri filosofici

IL Fotocopiato in proprio; aprile - maggio - giogno luglio 2004

Rivoluzionario Giugno - luglio ’04; numero 11; www.lycos.it/anarchaos

FUOCO ALLE PRIGIONI! SCRIVETE AI PRIGIONIERI! LA SOLIDARIETA’ E’ UN’ ARMA Paolo Dorigo: Via Maiano 10 EIV, 06049 Spoleto (PG)

Finalmente torniamo: DOPO UN 3 MESI DI ASSENZA IL RIVOLUZIONARIO TROVA UN NUOVO SITO: www.utenti.lycos.it/anarchaos www.utenti.lycos.it/anarchaos/Ilrivoluzionario.htm

Francesco Puglisi: Via Consolare Valeria, 2 98124 Mesina Marco Camenisch: Flughafengefannis Kloten 8058 Zurich-Flugafen

PEGGIORANO PERICOLOSAMENTE LE CONDIZIONI DI PAOLO DORIGO:

40 GIORNI DI SCIOPERO DELLA FAME PER AVERE GIUSTIZIA E DIGNITA’. LO STATO RIFIUTA DI LIBERARLO E DI CONCEDERE LE ANALISI RICHIESTE PER DIMOSTRARE LA PRESENZA DI MICRO-CHIP. 28/06: 30 dimostranti sotto il carcere di Maiano. <<Paolo ci ha sentiti ed ha urlato per comunicare>>. 28/06: decine di compagni del soccorso rosso proletario partecipano alla manifestazione di Mlano. 03/07: un centinaio di persone partecipano alla manifestazione indetta sotto la cella di Paolo. Tensione e dure contestazioni ai secondini durante il cambio guardia. 15/07: è prevista un’udienza presso il tribunale di Perugia. Invitiamo tutti i compagni a partecipare al presidio. (all’interno: documenti, articoli e cronache sulle iniziative e sulle battaglie di questi giorni)

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ALCUNI TRA I DOCUMENTI DISTRIBUITI QUESTI GIORNI

A Spoleto non solo il festival PAOLO DORIGO E’ DA 35 GIORNI IN SCIOPERO DELLA FAME: LO STATO CHE LO HA SEQUESTRATO OGGI LO STA UCCIDENDO LENTAMENTE. Non c’è solo il festival a Spoleto: c’è anche un lager di massima sicurezza dove i detenuti più “pericolosi” d’ Italia vengono rinchiusi in “gabbie per galline” chiamate 41bis o EIV, con luci accese 24 ore al giorno, senza il diritto alle ore d’aria e con la posta censurata. Non ci sono solo gli spettacoli del Signor Menotti, non ci sono solo le serate per miliardari, a Spoleto c’è uno dei tanti carceri che in Italia hanno provocato in 25 mesi la morte di 134 “ospiti” per motivi per cause non accertate (si aggiungano inoltre le centinaia di decessi per malattie, per suicidi, ecc.). Non ci sono solo i ballerini, i direttori d’orchestra, i cantanti lirici, i musicisti: c’è un uomo che da 35 giorni si rifiuta di assumere cibo perché le ingiustizie che da 10 anni subisce vengano alla luce. Paolo Dorigo ha intenzione di lasciarsi morire se le sue richieste non dovessero essere accettate. La sua storia comincia nel 93 quando viene arrestato e poi condannato nel 94 a 13anni e 6 mesi di galera per aver tirato una molotov alla base militare americana in territorio italiano di Aviano. Gesto di cui egli si è sempre dichiarato innocente. Paolo è stato accusato da un uomo che non ha mai visto in faccia in tutta la sua vita, da uno sconosciuto che si è rifiutato di parlare in aula: UN FANTASMA HA ACCUSATO PAOLO E LO STATO ITALIANO HA CREDUTO A QUEL FANTASMA, CONTRAVVENENDO ALL’ARTICOLO 6 DELLA CONVENZIONE EUROPEA CHE SANSISCE ALL’IMPUTATO IL DIRITTO A CONTROINTERROGARE COLUI CHE LO ACCUSA. Paolo in questi 10 anni ha subito le peggiori violenze: è stato costretto ad assumere psicofarmaci, è stato pestato ripetutamente, è stato legato alla rete del letto e preso a pugni in faccia, ha subito durante un pestaggio l’uso sul suo corpo di un elettroshock per via endovenosa. Da due anni è a Spoleto e se sono finiti i pestaggi, continua la violenza psicologica quella peggiore perché non la si vede. Da quando è a Spoleto Paolo dichiara di sentire delle voci che lo insultano e lo inducono a confessare. Secondo Dorigo questo è dovuto alla presenza nella sua scatola cranica di un microchip per cui lui ha chiesto le analisi in una clinica nucleare di Napoli e lo stato le ha sempre impedite negando il trasferimento. Questo microchip avrebbe provocato alcune disfunzioni che avrebbero sconvolto e potenziato alcuni suoi organi. Paolo dichiara che “grazie” alla radio che ha in testa riesce a sentire cosa si dicono le automobili della polizia quando passano nei pressi del carcere, inoltre le poche analisi concesse confermano che il suo orecchio sinistro riesce a percepire 1000 hz di acufene, quando la norma ne prevedo 400, mentre il timpano destro completamente distrutto percepisce perfettamente i suoni. Secondo Dorigo lo stato rifiuta analisi più approfondite per paura che venga fuori la verità. Aggiungiamo che negli USA ci sono centinaia di denunce simili a quelle di Paolo e che la CIA alcuni anni fa ha cominciato un trattamento chiamato MK-Ultra di controllo mentale e condizionamento dei comportamenti per via radio. Lo stesso ex Presidente Clinton fu costretto ad ammettere che erano stati fatti esperimenti del genere. E se a dirlo è lo stesso capo della Casa Bianca non vi può essere dubbio che da qualche parte del mondo vengano fatti esperimenti di controllo tecnologico sulle persone. Quello che è da capire è se questo viene fatto anche in Italia e in particolare a Spoleto nel super carcere di Maiano. Esiste un solo modo per scoprirlo: trasferire Paolo in questa clinica nucleare di Napoli e sottoporlo alle analisi da lui richieste. Comitato DORIGO LIBERO ______________________________________________________________________________________________

Paolo libero! Il Comitato cittadino contro il carcere e la repressione sociale di Viterbo e L'Avamposto degli Incompatibili aderiscono alla manifestazione-presidio promossa dai compagni di Nessunorganizzazione davanti al carcere di Spoleto. Abbiamo sempre lottato, e continueremo a lottare, per la libertà di tutti i compagni prigionieri, al di là di quali siano i differenti percorsi, che li hanno portati in carcere. Paolo Dorigo non solo subisce da ormai dieci anni la vendetta di questo stato democratico, ma vede anche respinte tutte le sue richieste di esami specialistici sanitari non condizionati dal controllo delle guardie. Lottare per la sua libertà significa quindi anche demistificare questa giustizia democratica che è solo vendetta capitalistica. Paolo libero! Liberi/e tutti/e! Comitato cittadino contro il carcere e la repressione sociale di Viterbo L’avamposto degli incompatibili

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DICHIARAZIONE DI VITTORIO TRUPIANO, AVVOCATO DI DORIGO. Desidero comunicare quanto ho detto nel corso di due conferenze stampa, rispettivamente in Spoleto il 30 giugno ed in Venezia il 5 luglio, la prima nel circolo giovanile Bobby sands e la seconda nella sala stampa del consiglio regionale del Veneto, entrambe registrate e col registratore in evidenza allo scopo di evitare travisamenti delle mie dichiarazioni. Desidero farlo perchè diversi argomenti da mè trattati non sono stati fatto oggetto di pubblicazione, e non me ne dolgo, anzi colgo l'occasione per ringraziare il Corriere ed il Giornale dell'Umbria, nonchè il Gazzettino e la Nuova Venezia, da sempre attenti al caso Dorigo, e quant'altre testate giornalistiche del Veneto hanno trattato l'argomento, solo che desidero renderli di pubblico dominio: 1) ho dichiarato che solo la storia, il tempo, potranno dirci se è stato più un atto terroristico l'aver lanciato una bottiglia incendiaria senza provocare danni a persone o a cose contro la base usaf di Aviano, o se, viceversa, non è stato ancor di più un atto terroristico l'aver permesso di avere sul nostro suolo tale base, e moltre altre ancora, da cui sono partiti aerei carichi di ordigni di bestiale potenza che hanno massacrato anche donne, vecchi, bambini e polverizzato ospedali, scuole ed abitazioni civili, il tutto col pretesto, mai provato, che l'Iraq possedesse armi di distruzione di massa e che fosse coinvolto nell'attacco alle torri gemelle, e nella evidenza, invece, che l'unico obiettivo era il petrolio irakeno e la ricostruzione di quella nazione dopo averla proditoriamente distrutta, il tutto condito da barbare torture inflitte ai vinti non collaborazionisti, esattamente come accadeva nel terzo Reich avendo gli americani esportato solo morte e depravazione. Ovviamente, sempre volendo considerare per assurdo Paolo coinvolto in tale attentato; 2) ho evidenziato la palese disparità di trattamento giudiziario,di interesse e divulgazione, da parte deimezzi d'informazione,riservato a Paolo Dorigo rispetto ad Adriano Sofri,a cui auguro vivamente di provare la propria innocenza, non senza aver prima ricordato come a Sofri sia stato concesso in più occasioni di farlo, con tutto quello che ne è conseguito fino alla creazione di un partito trasversale per la sua liberazione, fino alla presa di posizione del capo dello Stato, mentre al caso Dorigo, dopo una conferenza stampa indetta dal partito di cui è organo, oggi Liberazione, al pari del quotidiano comunista Il Manifesto, non ha dedicato nemmeno un rigo. Probabilmente, con adeguata pubblicazione da parte dei due citati quotidiani, oggi il caso Dorigo sarebbe stato letto, anche a livello istituzionale, come il più grande scandalo giudiziario, mi riferisco alla mancata applicazione della risoluzione interinale del CE.DU, della repubblica italiana; 3) ho stigmatizzato come l'interessamento di quella cordata di parlamentari che hanno presentato un'interrogazione a Castelli e che ora hanno indetto una mobilitazione nazionale in favore di Paolo sia stata inspiegabilmente tardiva al punto da non votare contro l'emendamento della ds Anna Finocchiaro ed ancor prima contro la legge Pinto, entrambe promananti dalla sinistra italiana e che, di fatto, hanno reso inapplicabile la revisione del processo in favore di Paolo; 4) ho pure stigmatizzato il vergognoso silenzio dei "radicali italiani" s.p.a., che sono soliti presentarsi quali paladini dei diritti umani e dei detenuti, ma che in effetti altro non sono che i più strenui fautori degli u.s.a., un paese, ho ricordato, dove vige la pena di morte. Un partito finanziato dall'ebreo-americano Soros, un partito che reclama la testa di Fidel Castro senza allungare il collo nell'altra parte dell'isola, Guantanamo, dove sotto l'egida degli u.s.a. avvengono le atrocità più disgustose dell'era moderna. Un partito-inganno a cui viene delegata la propaganda dei crimini attuai in ogni parte del mondo dagli states senza alcuna risoluzione-Onu che li legittimasse ad intervenire; Ho ritenuto far menzione di parte, sia pur minima, di ciò che ho detto perché ritengo serva a meglio inquadrare l'assurdità e l'unicità del caso per cui stò dedicando, oramai, quasi tutto il mio tempo acché si possa tutti capire cosa realmente c'è sotto il "caso Dorigo", e deve essere qualcosa di molto losco e sporco, con o senza chips, a chi sia riconducibile questa abietta regia, e acchè un cittadino della repubblica detenuto senza titolo da oltre 10 anni venga restituito agli affetti della propria famiglia e dei suoi compagni. Paolo non è altro che un martire immolato sull'altare degli interessi della borghesia imperialista. Mi auguro di riuscirci, ma conto soprattutto su quanti gli stanno manifestando la loro solidarietà con i presidi, le manifestazioni, al di là di ogni logica di politica, sistema e potere. Paolo si nutre oramai solo di solidarietà. E' così che mi auguro di strapparlo a morte certa. Vittorio Trupiano

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Raccolta firme per Dorigo Si posso compilare i moduli cartacei oppure mandare una e-mail a contatti@paolodorigo.it VOGLIAMO DORIGO LIBERO! Chiediamo alla magistratura italiana, al Presidente della Repubblica, al Ministro di Grazia e Giustizia di far si che vengano rispettate le disposizioni del Consiglio D'Europa sul processo contro Paolo Dorigo svolto nel 1993. Chiediamo dunque che la figura di Dorigo sia riconosciuta parte lesa per aver subito un processo definito iniquo e che non ha rispettato l'articolo 6 della Convenzione Europea che sansisce il diritto dell'imputato a controinterrogare colui che lo accusa, diritto negato a Paolo Dorigo, il quale venne condannato a tredici anni e sei mesi di reclusione da un pentito che Paolo non ha mai visto in tutta la sua vita e che ha rifiutato di deporre in aula le accuse che sono già costate dieci anni di reclusione sotto massima sorveglianza. Chiediamo che la sentenza che ha condannato Dorigo venga annullata immediatamente e che la sua detenzione in carcere venga rimossa. In caso di non annullamento della sentenza chiediamo che il detenuto venga scarcerato causa il drastico peggioramento delle sue condizioni di salute. Ricordiamo che Dorigo è da più di un mese in sciopero della fame e rischia causa il caldo e la disidratazione da un momento all'altro un infarto. Ancora nel caso ciò non venisse accettato chiediamo che vengano accettate le richieste della difesa per un trasferimento presso una clinica di Napoli dove Dorigo potrà essere visitato e potrà capire la natura effettiva di alcuni suoi disturbi, che secondo "la parte lesa" sono dovuti a <<tortura tecnologica>>. Pretendiamo che la Stato Italiano rispetti le regole internazionali a cui si è vincolato e che mai più accadano episodi di processi farsa in cui qualcuno finisce in galera solo perché accusato da un fantasma. Cognome, Nome, Città, Firma di chi decide di aderire.

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MK-ULTRA: MANIA O DURA REALTA’ ? Riflessioni scomode sulla tortura tecnologica e sulle nuove frontiere per i libertari e per i nemici della repressione. Le realtà antiautoritarie e libertarie devono a mio parere prendere coscienza sulle nuove forme di dominio e di repressione che lo stato e i suoi servizi segreti da almeno più di un decennio sono in possesso: non esiste alcuna organizzazione o movimento di solidarietà che sia completamente impegnato nella raccolta di fonti, nella loro analisi e nella denuncia degli esperimenti tecnologici atti a controllare il pensiero umano. In Italia la situazione è ancora più arretrata: si pensi che la maggiore organizzazione anarchica, la Federazione Anarchica Italia, che già in precedenti occasioni abbiamo avuto modo sia di criticare aspramente sia di lodare per l’impegno prioritario alla battaglia per l’antimilitarismo, non ha all’interno della sua fitta foresta di commissioni una commissione contro il carcere e la repressione. Cosa abbastanza grave e decisamente indispensabile in un momento di repressione come quello in cui viviamo, e che, da circa un anno, si è intensificato contro il movimento anarchico in maniera davvero insopportabile. E’ ovvio che in questo quadro dove al di là di gruppi come Croce Nera Anarchica, lo Spazio di Documentazione di Cuneo e pochi altri, la rivendicazione a favore dei carcerati è portata avanti o da chi subisce volta per volta la violenza repressiva o addirittura soltanto da azioni dirette e considerate “eversive”, è particolarmente difficile fare il salto di qualità che permette di affermare, cosa assolutamente vera, che lo stato possiede mezzi in grado di controllare il pensiero e di interferire con il cervello umano. Affrontando questi argomenti con la maggior parte dei compagni si ha l’impressione non solo di non essere compresi, ma addirittura di credere di parlare di fantascienza quando invece è realtà. La CIA chiamò questo progetto di sperimentazione sul cervello umano finalizzato al controllo del pensiero MK-Ultra. Affermare che questa è fantascienza significa avere una posizione più moderata di quella degli ex dirigenti della CIA e di Clinton. Il caso di Paolo Dorigo e le centinaia di casi simili denunciati negli Stati Uniti negli ultimi 10 anni sono le “prove” che esistono gli MK-Ultra. Come si può rifiutarsi di credere a chi, con tanto di prove mediche, mi riferisco a Dorigo, afferma che ha una frequenza di acufene a sinistra di 1000hz, quando la norma ne prevede 400, ha il timpano destro che pur se sfondato percepisce pienamente i suoni? Quali altre giustificazioni, se non una potente radio all’interno della scatola cranica, possono spiegare simili prestazioni di udito? Paolo Dorigo ha dichiarato di riuscire a capire malgrado l’isolamento ciò che dicono i compagni dalle celle vicine, Paolo Dorigo ha dichiarato di riuscire ad intercettare le discussioni che agenti di polizia fanno sulle loro auto via radio, ha chiesto inutilmente di

essere chiuso in una stanza isolata completamente alla presenza di magistrato e difesa e di poter descrivere le discussioni di chi è fuori, ha chiesto di essere trasferito a Napoli in una clinica nucleare e di farsi analizzare il cervello, ma anche questo, la grande occasione per dimostrare se il microchip c’è o non c’è, viene negato dalla magistratura. Sotto c’è qualcosa. Altrimenti perché ancora si rifiutano le analisi? E se Paolo Dorigo non ha nulla, sicuramente da qualche parte del mondo, e forze proprio in Italia, qualcuno è vittima di tortura tecnologica e questo è vero come sono veri i documenti CIA ed è poco chiaro esattamente come sono poco chiare le fonti dei servizi segreti. Malgrado la mia a molti nota disapprovazione per la lotta organizzata e preferendo sempre lo spontaneismo, non posso comunque non riconoscere che in questo momento una assemblea nazionale che unisca FAI, FdCA, USI, e movimenti anticarcerari sul tema della super-repressione che usa la nano-tecnologia, sia il più importante risultato contro l’avanzata dei mezzi di controllo mentale. Sarebbe già un ottimo risultato se l’Assemblea Antimilitarista, di cui io non faccio parte, prendesse posizioni che affermano che gli MK-Ultra sono il prodotto della politica militarista mondiale che ha ormai come obbiettivo evidente controllare definitivamente il dissenso, anche quello del pensiero. Porre i mocrochips della CIA sullo stesso livello delle basi aeree e nucleari che gli antimilitaristi combattono è già una sconfitta per gli scienziati che su queste armi combattono delle vere e proprie guerre contro chi non ha l’opportunità di difendersi. Occorre in questo momento, e sono il primo a fere autocritica da antiorganizzatore quale sono, nominare commissioni di persone che facciano pressione per entrare nelle carceri, negli ospedali, che organizzino manifestazioni nazionali di sensibilizzazione su questi temi, che facciano insomma il possibile per vincere la tecnologia statale entro i prossimi decenni, quando già potrebbe essere troppo tardi. L’appello a mobilitarsi a favore di una presa di coscienza sulle nuove tecnologie ovviamente io da anarchico l’ho rivolto agli anarchici, anche se è ovvio che non esistono solo loro. Anzi nel caso specifico di Dorigo è giusto aggiungere che i più vicini a lui sono stati i movimenti di solidarietà comunisti come il Soccorso Rosso e l’Associazione di Solidarietà Proletaria. E’ ora che siamo noi anarchici, da sempre antiautoritari a combattere il carcere, simbolo dell’autorità. Michele Fabiani

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Paolo Dorigo – militante comunista prigioniero

Dopo l’11 settembre: si fa presto a dire “terrorismo” Per una critica dell’uso di un termine improprio a spiegare quanto accade nel mondo (13-6-2004)

Dopo 35 anni da Piazza Fontana, le modalità non solo della politica in ambito istituzionale, ma anche quelle del linguaggio politico e del senso comune che, viene fatto pensare, ne determina gli assetti sono indubbiamente mutati. Pare a comandare sia la stupidità, la banalità del male. Questo è indubbiamente un dato di fatto che nessuno potrà smentire, così come tutti sanno che la politica italiana è stata fortemente influenzata dell’impedimento strutturale che la borghesia ha posto alla rivendicazione di potere che la lotta di classe andava esprimendo di da Piazza Statuto. Il conflitto di classe, come qualsiasi conflitto sociale specifico, di minoranza nazionale, razziale, generazionale, sessuale, che attiene ossia alla natura ed al cambiamento dei rapporti sociali, è soggetto a violenza. La violenza è insita in ogni cosa. Negarlo è come pretendere di imporre ai bordatori romani una concezione di vita di chi può optare se lavarsi su una piscina od un bagno lastricato di marmo delle dimensioni di un normale appartamento. La violenza è, specie in questa società che a certuni piace chiamare post moderna, esacerbata e diffusa moltissimo in ogni relazione, interpersonale o politica, economica o sociale che si. Negarlo significa, una volta ancora, affermare valori e principi che non hanno alcuna speranza di attecchire nel vissuto concreto delle persone. Oggi la violenza è negata e demonizzata, definita dagli stupidi rotocalchi e dalle trasmissioni osè come dai serial e dai quiz televisivi, come estranea ad ogni bravo cittadino, dietro una maschera di ipocrisia che nel nostro paese è colossale, data da una cifra di alcuni milioni di persone a piede libero, ossia che già hanno visitato le patrie galere e che forze vi ritransiteranno. La violenza poliziesca nelle piazze, durante gli sgomberi, nei picchetti, le manifestazioni e i blocchi stradali, è solo in parte mediata da un apparato politico-sindacale di contenimento delle spinte della società, e spesso assistiamo, en passant e senza ormai quasi ripulsa, ad episodi trucidi e spietati che rientrano pressoché subito nel normale fluire del traffico. Tanto per fare un esempio nelle città americane si finisce in galera per aver bloccato il traffico, e il grado di violenza è altissimo, lì il fluire del traffico quello della economia paranoie dello stivale, in Italia invece per questo solo non si va in galera, ma si corre il rischio di perdere il bambino in pancia se si cerca di vivere la gestazione in una palazzina occupata anzi che in una stamberga di periferia. Il monopolio statale della violenza è ormai un dato acquisito in una società ove ogni cittadino, anche il più eversivo, per esprimersi deve innanzi tutto mascherare la sua identità trasgressiva. Assistendo così al proliferare di ambiti separati di genere anche assai discutibile dove lo stato non è presente ne prima , ne durante, ne dopo il

consumarsi di delitti orrendi che passano ormai per normalità, spesso con attinenze sessuali che tradiscono la mancata assunzione del superamento dell’influenza cattolica con tutto il suo portato di disastri e lutti tra i muri di casa. Tutto questo ha un’origine, e questa è nel delinearsi della società capitalista, così come precedentemente di ogni società divisa in classi. Negare questo, tirar fuori massimi sistemi filosofici per giustificare la violenza di Stato, il suo monopolio , significa in fin dei conti essere dei cattivi filosofi, un po’ come, lo dico non senza rabbia, quei tanti articolisti del manifesto che discettano di umanità, divisioni è sostituzioni immateriali, strutture mentali ed etica della sofferenza, volutamente trincerandosi o mascherandosi dietro testi faziosi o troppo specificatamente estranei alle masse per potersi qualificare impegnati. Alla base, insomma, della degenerazione della politica vi è non già l’estremismo politico e la violenza dei giovani e degli emarginati, bensì la proliferazione nella sinistra di criteri e metodi borghesi e profondamente elitari; il vizio di fondo risiede a parere di uno che nella violenza c’è cresciuto, ci vive e ci è quasi morto, nell’idea che la politica appartenga agi addetti ai lavori, ai funzionari, ai militanti di professione. Quanto queste idee togliattiane siano state fatte saltare fuori non solo da ’68 ma da tutta la pratica successiva, non serve dimostrarlo. Ciò che importa è che la delegazione della politica in realtà non è mai esistita perché la politica italiana è sempre stata degenerata, fortemente influenzata dai gangli del potere che ad ogni cosa avevano interessi da difendere e proteggere, fortemente viziata, quasi feudale. Altro che paese avanzato, come ha dimostrato la reazione dell’apparato interno al potere (servizi e corpi militari, presenza americana, fascisti, polizia infiltrata da destra) alla perdita del controllo revisionista sulla nascente autonomia di classe che esplode nel ’68 e che di dispiega ancor oggi, in rivoli e movimenti, criminalizzati dalla Stato e dall’estabilishment della sinistra stessa, tutt’altro che eversivi e stragisti quanto sono stati invece moltissimi comportamenti della classe politica al potere in questa “democrazia” irreale. L’uso del terrorismo stragista in chiave politica, non già per piegare totalmente una forza od una potenza straniera ad una scelta (il terrorismo sionista anti-inglese prima della fondazione di Israele), quanto per influenzare il corso politico degli eventi interni, viene ad assumere da allora nel panorama politico italiano un ruolo costante ad ogni passo significativo. Terrorismo è per definizione stragismo, cioè diffusione di morte indiscriminata, in genere civili, per scopi che possono andare dalle rivendicazione territoriale al razzismo, alla volontà come appunto in Italia nel 1969, 1972, 1974, 1980, 1984, ecc., a Milano, Gioia Tauro,

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San Benedetto Val si Sangro, Brescia, Savona, Bologna, Appennino tosco-emiliano. Terrorismo non è, quindi, uso delle armi da parte di minoranze civili contro un potere od un oppressore di classe o nazionale. Dice l’Economist nel 96, ossia in tempi in cui si faceva già un ampio utilizzo di questo termine in ogni spazio mediatico e politico: “Nei decenni scorsi le bande Baader Meinhoff e la RAF assassinarono uomini d’affari di primo piano come Alfred Herrhauser e Jurger Ponto (direttori delle maggiori banche tedesche). In Italia le Brigate Rosse uccisero Aldo Moro, ex presidente del Consiglio. Nello stesso paese, l’estrema destra fece far saltare nel 1980 una bomba in una stazione di Bologna uccidendo 84 persone. Quello fu un atto di violenza indiscriminata per terrorizzare il maggior numero possibile di cittadini. Gli altri furono omicidi mirati per ottenere notorietà e ostentare potenza.” (What is terrorism, The Economist, 2 marzo 1996). Piazza Fontana fu un po’ uno spartiacque della violenza del regime, che sin dal dopoguerra si esplica con decine di migliaia di arresti, migliaia di feriti e decine di morti ammazzati durante le manifestazioni di piazza dalla celere e dai carabinieri. La strage ha un significato innanzitutto oscuro e a lungo periodo, per due motivi: non è, come tanti attentati anarchici alle Borse titoli del XIX secolo, una azione diretta e rivendicata quasi sempre dalla cattura dello stesso martire che la compie. Inoltre viene fatta cadere temporalmente non già in occasione di anniversari o fasti di regime, bensì in occasione di svolta politica e di intensa partecipazione delle masse alla lotta di classe, con grandi manifestazioni e dimostrazioni di un altro potere in costruzione (le fabbriche occupate, per esempio, luogo di velocissime e radicali trasformazioni nel senso comune e nella coscienza identitaria operaia, luogo di socializzazione e di solidarietà, di ironia e di liberazione anche sessuale). Queste due caratteristiche del terrorismo stragista italiano sono peculiari per comprenderne sia l’uso politicamente strumentale che la borghesia e la classe politica, attraverso l’arma poliziesca, ne facevano ( Pinelli, Valpreda, ma anche Marini come epistolari ), sia la reale natura dello scontro politico e sociale all’interno dei paesi occidentali dopo il secondo macello mondiale del 1939-1945. Natura estremamente diretta e violentissima. Nessun questionario, allora però, da parte di Berlinguer e Pecchioli, agli operai italiani, come invece si sbracciarono a fare alla fine del decennio dei settanta. Del resto, fa gioco oggi pulirsi la bocca con tanti discorsi sul terrorismo anarchico, da parte di questa sinistra, ma allora L’Unità ci mise un paio d’anni per distinguersi dal Corriere nell’adesione pedissequa alla mortificazione di Valpreda. Invece , la teoria degli opposti estremismi, con lo squallido “chi li paga?” riferito ai quotidiani della sinistra rivoluzionaria e a Lotta continua in particolare, quasi lo stampare un giornale dovesse essere per definizione una cosa borghesissima, dimostrando scarsa memoria storica peraltro sul carattere di molte testate europee del XIX secolo. E, a seguire, quella del “compromesso storico”.

Quest’ultima a dimostrazione del detto marxiano, secondo cui nella storia le cose si ripetono due volte, la prima come tragedia, la seconda come farsa Siamo, appunto, a Prodi e Fassino. Niente di nuovo sotto il cielo della politica. Molto di appassito, di rancido, di sapore di solidarietà nazionale. In una società in cui la classe politica è costituita dalle elites borghesi delle città principali e non gia da una traduzione in politica di forze sociali ( per esempio il numero di operai in Parlamento alla costituente era di molto maggiore di quello odierno, eppure i lavoratori dipendenti dall’industria, dall’edilizia e dai servizi produttivi non sono certo diminuiti da allora), è normale che la spinta sociale si esprima fuori e contro gli spazzi della politica. Per me è stato normale passare dalla contestazione antirevisionista ai conflitti con i burocrati sindacali nelle assemblee operai-studenti, alla lotta rivoluzionaria. Lo è stato perché era chiaro fin da subito che entrare nei partiti istituzionali della sinistra voleva dire non fare più politica ma solo rappresentazione. Oggi non è diverso, ma la situazione è radicalmente più approfondita. C’è stata una repressione, che continua incessante da un quarto di secolo, con l’ingresso delle norme emergenziali, divenute così ordinarie, nei codici. C’è stata una assuefazione sociale alla violenza (non certo ai 200 caduti circa causati da una parte e all’altra complessivamente, dalla lotta armata per il comunismo), grazie alle centinaia di morti che scadenzavano annualmente nelle città meridionali grazie alle guerre intestine dello organizzazioni extralegali storicamente esistenti, nei primi anni 80, grazie alle centinaia di morti per eroina che ogni grande città del Nord esprimeva nel disinteresse generale, ci sono voluti trent’anni per portare alla sbarra i dirigenti della Montedison causa l’utilizza di CVM, che farsescamente i giudici dicono noto solo dagli anni 70, mantre l’Unione Sovietica ne aveva già denunciate le caratteristiche nel 1947. Questo è stato terrorismo, si può negarlo? La storia dunque negata sin dagli apparati statistici. Per esempio le notizie di classe operaia Per la cultura televisiva, le persone in aziende industriali, che maneggiano cacciaviti e chiavi inglesi. Nei fatti, ogni lavoratore dipendente che attraverso il suo lavoro determina produzione di plusvalore, e quindi non solo l’operaio della Fiat o del piccolo lanificio, ma anche il tecnico che lavora nel cinema, o l’insegnante della scuola privata, il ragazzo dei pony express, i precari dei call center. Eppure, per la violentissima cultura borghese di sinistra a supporto del capitale illuminato, la classe operaia è residuata e da difendere come una razza marina in via di estinzione. Con concezioni del genere chiaro che poi le lotte operaie manchino di visibilità e prospettiva, ancorandosi alla difesa di valori ben discutibili come la strategicità o l’importanza addirittura del loro stabilimento. Senza una identità classista, cioè, ridotti ridotti alla pura difesa del presente. E con il risultato, poi, che le lotte difensive non vanno oltre una tenuta ben poco stagna di fronte al proliferare dei sistemi con cui il padronato concentra

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sempre più potere attraverso la precarizzazione totale di ogni aspetto della vita del lavoratore e della sua famiglia. E che siamo in un paese avanzato! In questo quadro, affibbiare la responsabilità delle sconfitte operaie degli anni settanta al “terrorismo” impropriamente detto, oppure oggi attribuire alle azioni sovversive di propaganda armata od ai periodici omicidi politici di parte rivoluzionaria la responsabilità dell’imbarbarimento della politica e dell’estraneità delle masse dalla politica è di una gratuitità tale da non meritare smentite. Siamo oggi dunque, da oltre una dozzina d’ani, in un mondo segnato dal nuovo ciclo militarista statunitense, seguito al crollo del socialimperialismo sovietico e del modello post-socialista dei paesi dell’Europa orientale. In questa situazione, le guerre regionali frutto delle politiche coloniali ed imperialistiche, si sono moltiplicate, così come l’interventismo occidentale in Medio Oriente è diventato il principale motore politico.economico dell’attuale capitalismo. Anche qui attribuire la colpa di questa degenerazione agli atti terroristici di una ventina di martiri arabi che l’11 settembre hanno portato a morte sicura centinaia di persone, controvoglia e consapevoli di una morte orribile, su mezzi che costituiscono essi stessi un’immagine di potenza dell’Occidente, distruggendo poi con i simboli della potenza economica occidentale la vita di migliaia di persone, soprattutto lavoratori e impiegati è una gratuita semplificazione. Tanto più che i termini per cui il terrorismo stragista di matrice islamica si è potuto diffondere in Occidente sono stati prodotti e determinati proprio dalla politica americana in Libano, Pakistan e nord Africa sin dagli anni ’80 fino alla metà degli anni ’90. Non solo quindi dietrologismo sui rapporti economici tra le famiglie petrolifere texane e quelle saudite quale la famiglia Bin Laden, bensì una significativa strategia tesa a demolire le forze comuniste comuniste in Medio Oriente, a sostenere il sionismo, a demolire il potere legato a Mosca in Afganistan, a gestire la destabilizzazione in Pakistan in funzione di contenimento e gestione dell’area indiana. Cose che oggi gli americani hanno dimenticato facilmente, presi come sempre, come sono per natura, dall’aspetto sensazionalistico degli eventi, e non dalle loro cause e divenire. Indubbiamente quindi l’11 settembre è un atto terrorista di enorme potenza distruttiva di vite umane. Ma gli americani non possono definire atti militari i bombardamenti delle città irakene, jugoslave, afgane, libiche, sudanesi e via dicendo. A meno di non ragionare con lo stesso criterio dei due pesi due misure che permise alla logica furibonda di un magistrato inquirente emergenzialista italiano negli anni ’80, la messa sotto accusa di Arafat e la richiesta di arrestarlo (e portarlo nelle segrete di Santa Maria Maggiore) per avere la sua organizzazione ceduto una partita d’armi alle Brigate Rosse. Oggi il clima giuridico internazionale è ammorbato da alcuni fattori che sono piombati sul terreno grazie ad imposizioni di settori particolari degli Stati. La “lista nera” degli USA, che dopo l’11 settembre viene aggiornata di modo da comprendere sotto la del tutto

gratuita definizione di “terrorismo” tutte le forze comuniste guerrigliere in ogni angolo del mondo (dalla Palestina alla Turchia, dall’Iran alle Filippine, dall’Italia alla Spagna, dalla Grecia alla Colombia, dal Perù al Nepal, ecc.) insieme alle organizzazioni armate indipendentiste (Vasche, Irlandesi Tamil, ecc), e soprattutto, ad una mescolanza si organizzazioni integraliste islamiche di natura essenzialmente teoretica e di organizzazioni islamiche che praticano il terrorismo come forma di guerra. Questa della motivazione per cui si è diffuso negli ultimi quindici anni il ricorso alle stragi dei martiri in Palestina per esempio, è una questione che i dietrologhi non affrontano con piacere. Dal punto di vista materiale, che differenza c’è tra un missile che piomba in un cortile pieno di bambini ed una ragazza che si fa esplodere una carica dentro un bar israeliano? A portare la politica nella guerra tuttavia non è stata la guerriglia. Gli episodi che si erano succeduti nei primi anni settanta da parte Palestinese (Lod, Monaco, aerei dirottati), avevano da tempo cocluso il oro ciclo, che americani e sionisti preparavano l’invasone del Libano. E nessuno si è sognato di chiamare “terrorista” Souha Bechara che ha sparato, mancando l’obbiettivo di ucciderlo, contro il generale dell’Armata del Libano del Sud, nemmeno quando, dopo 10 ani di carcere terribile, sottoposta a torture e sevizie permanenti, a Khiam, è stata liberata. Per la sua gente, e per i rivoluzionari di tutto il mondo, Souha è una combattente, una guerrigliera. La stessa cosa dicesi per Leyla Khaled. L’Unione Europea, prima e dopo l’allargamento, tuttavia, e schierando un apparato politico giuridico del tutto opposto a quello che segue gli orientamenti della Corte Europea dei diritti dell’Uomo e del Consiglio d’Europa (che riunisce 45 paesi dal Portogallo alla Russia), ha superato per logica forcaiola gli USA. Per esempio attribuendo la definizione di terrorista a chi aiuta a sopravvivere i prigionieri Vaschi (regalo ad Aznar). La solidarietà, umana ed economica ai “terroristi” (per esempio quella notissima di Sraffa a Gramsci, che era appunto considerato sovversivo e giudicato da un Tribunale Speciale), non era mai stata, prima, considerata un crimine. Nemmeno nei tempi più cupi. Sempre a non voler tornare ai tempi dell’Inquisizione, o all’arresto ed all’internamento nei lager di chi dava ospitalità agli ebrei, per non dire ala fucilazione per chi ospitava dei partigiani. L’Unione Europea ha fatto recentemente (2002) propria la “lista nera” degli USA, ma aveva tenuto sotto “analisi” la situazione italiana, per arrivare oggi ad inserire nella lista nera, così come due anni fa “Sendero Luminoso”, le organizzazioni popolari Palestinesi, Kurde e Turche, i Grapo spagnoli, e, in Italia oltre alle Br, gruppi che sono meno poco più di una sigla su un pezzo anonimo di carta non è dato sapere ne certo è comprensibile della pochezza militante delle loro azioni. Si è così consumato un ennesimo delitto nei confronti dello stesso diritto borghese e della giurisdizione (convenzione di Ginevra). I due anni occorsi all’UE (o meglio a dei delegati governanti) per esaminare la situazione italiana paiono ispirati follemente anche al

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trattamento di tortura con controllo mentale che denuncio dal maggio 2002, ossia iniziato allora, che mi hanno spinto alla decisione di condurre uno sciopero della fame sino alla morte per ottenerne la cessazione e l’asporto di chip sottocutanei certamente istallatemi nel 1996 durante una operazione chirurgica. Trattamento che è stato teso anche ad impedirmi di portare a compimento la pubblicazione di un libro favorevole alla guerra popolare in Perù. La UE, nel caso di Sendero Luminoso (nome giornalisti del partito comunista del Perù), ha compiuto un colossale falso storico, perché questo partito conduce da 25 anni una guerra popolare ove è la parte avversa (da Balaunde sino a Fujimori e Mosinos e oggi Toledo) a fare uso di mezzi liberticidi e di genocidio delle masse, sterilizzazione forzata delle donne indie, arruolamento obbligatorio dei contadini nelle ronde e stragi di prigionieri politici. Analoghe operazioni di falsificazione utili ad utilizzare lo spazio giuridico della guerra di classe che ormai oppone internazionale la borghesia al proletariato, sono diretti a colpire la rivoluzione in altri paesi dalla Turchia alla Palestina a l Nepal, ecc. Una guerra popolare non è “un pranzo di gala”, essendo una rivoluzione, ma la sbornia anticomunista determinatasi dalla caduta dell’URSS ha accecato i più miti tenutari degli organismi internazionali preposti al rispetto dei diritti dell’Uomo che, sorti come movimento di operai all’inizio del XIX secolo, sono oggi strumentalizzati dalle maggiori potenze imperialiste per cercare di giustificare crimini massivi di guerra di fronte ai quali la Corte dell’Aja non pare aver giurisdizione.

In Spagna, la definizione di “terrorismo” attribuita ai Gapo, che sono una organizzazione antifascista che ebbe una parte significativa null’ultimo rantolio del regime franchista, oltre che essere gratuita perché sono gruppi che non compiono mai stragi, è strumentale nel caso in specie ala criminalizzazione di una Partito comunista di Spagna (ricostituito) che la Francia ha perseguitato e perseguita nonostante agisca esclusivamente con propaganda editoriale e murale. In Italia la definizione di terrorismo alle BR è del tutto gratuita sia per la storica avversione di questa organizzazione al terrorismo ed allo stesso utilizzo di bombe come strumento di lotta politica, sia perché le uniche azioni con numerosi caduti che sono avvenute si sono date come azioni partigiane e di conflitto tra le forze armate opposte, e quindi al limite ad applicarsi dovrebbero essere i dettami di Ginevra e non certo quelle delle leggi speciali kossighiane ancora in vigore. Lo abbiamo visto pochi giorni fa con la assurda e del tutto gratuita condanna della compagna Nadia Lioce all’ergastolo. Dal punto di vista giuridico, la si poteva imputare al massimo di resistenza a pubblico ufficiale e forza di concorso in tentato omicidio di un secondo agente, invece le è stato dato l’ergastolo per l’omicidio compiuto dal compagno Mario Galesi prima di essere a sua volta ammazzato degli altri poliziotti. La demonizzazione che ha preceduto la sentenza è stata rapida e ampiamente pompata dai media, la richiesta del Pm presente già, come processi già confezionati dal Vicinale, come la sentenza.

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I rapporti con Russo Spena, che Trupiano criticò durante la nostra intervista, sono ora migliorati. Anche se molti argomenti non sono più attuali noi riproponiamo comunque questo testo perché molto interessante e perché da al difensore di Dorigo l’opportunità di chiarire molte cose, soprattutto contro i molti che in questi anni lo hanno denigrato ed infamato dandogli del fascista e del camorrista.

Una vecchia intervista a Vittorio Trupiano, dello scorso marzo e non più pubblicata. <<L'esistenza di un complotto contro di me è un concetto riduttivo, c'è qualcosa di più losco e strisciante; nessuno riuscirà mai a piegarmi invece di arrestarmi era meglio che mi uccidessero, stanno perdendo del tempo>> Su Russo Spena: <<Esiste il video che lo ritrae mentre butta il fango su di me mentre nel suo comunicato afferma che non mi ha criticato e che vuole collaborare con me>> Trupiano: Saranno stati drammatici per i miei Grazie Vittorio per aver accettato questa intervista. In familiari, non per me. Se non fosse stato per le mie patologie, non me ne sarei fottuto proprio e nonostante essa mi auguro avrai l'occasione di chiarire alcuni le stesse ho sempre mantenuta alta la mia dignità. concetti e posizioni del tuo movimento che a detta di Nessuno riuscirà mai a piegarmi, era meglio che mi molti non sono così limpidi. L'immagine dell' avvocato uccidessero,così perdono solo del tempo. Io sto in Trupiano è sempre stata per molti sinonimo di attesa dell'udienza preliminare,quindi non ne sono confusione politica. Nella sinistra infatti non sono ancora uscito, sono solo libero. L'esistenza di un pochi coloro che considerano la tua posizione complotto è concetto solo riduttivo, c'è qualcosa di più abbastanza ambigua: un uomo di destra o addirittura un losco e strisciante; fascista, ma allo stesso tempo difensore disinteressato di Paolo Dorigo, pericoloso terrorista per la magistratura italiana, vittima di processo illegale Chi già conosce il caso Dorigo e si interessa e si secondo la Comunità Europea. Cosa rispondi a queste aggiorna quotidianamente sugli sviluppi ha potuto accuse di doppio giochista, come è nata l'idea di assistere in queste ultime settimane alla nascita di una prendere le difese di Paolo? lunga polemica tra te e l'onorevole di Rifondazione Comunista Giovanni Russo Spena. In questo stesso Trupiano: Non posso rispondere alla tua prima numero de Il Rivoluzionario verranno pubblicati tutti i domanda, in primo luogo perché mi ripeterei visto e documenti riguardanti questa vicenda. Ti chiedo considerato che ho chiarito già in più occasioni e specie comunque di dare la tua versione dei fatti, in maniera su anarcotico. Se c’è qualcuno dopo tutto quello che ho se possibile semplice e a tutti comprensibile. scritto in questi anni che ancora mi considera ambiguo non può che essere in malafede, non mi stupisco che a Trupiano: La mia versione non esiste: esiste il video sinistra siano in tanti a criticarmi, evidentemente la che ritrae Russo Spena nel momento che butta fango su madre degli stronzi è sempre incinta. Ma ancor di più di me. Tutti lo possono vedere collegandosi proprio non ho intenzione di rispondere perché la domanda che con anarcotico, mentre sul sito di Dorigo ed a firma mi poni non me l'avresti mai dovuta porre, sembra Russo Spena si legge candidamente che lo stesso non quasi un processo politico nei confronti della mia mi ha mai criticato e ci tiene molto a lavorare con persona,e poi ambiguità e doppio gioco presuppongono mè:giudicate voi. Di sicuro non sono stati gli anarchici sempre un fine:ti sei chiesto quale potrebbe essere? ad allontanarmi dal soggetto in questione, semmai i No? Allora fallo, e ti sarai dato la risposta da solo. Tu suoi compagni da lui.. Ma perché non gli trovano pure stesso ti fai chiamare "Il Rivoluzionario",ma la hai fatta un avvocato...e qui sta il punto,ma non mi va di la rivoluzione,sei mai stato carcerato perché "non autocelebrarmi, lo dovreste capire da soli; allineato", allora sei pure tu un ambiguo?; Recentemente tu hai vissuto momenti drammatici quali quelli del tuo arresto negli ultimi mesi del 2003. Quali sono state per te le motivazioni reali di quella operazione? Come ne sei uscito da questa vicenda in senso giuridico? Esiste a tuo parere l'ipotesi di un complotto contro di te?

Cambiamo argomento. Quali sono le proposte fondamentali del programma della ListaTrupianoMovimento per la difesa dei diritti umani? Trupiano: Al primo posto il rispetto dei diritti umani,poi la lotta all'emarginazione,l'abolizione dei lagher di prima accoglienza per quelli che il regime chiama clandestini,ingresso libero per tutti visto che sono per l'abolizione di confini e frontiere specie nei confronti dei popoli che abbiamo

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colonizzato,sfruttato,offeso e vilipeso.Li facessimo entrare solo come forma risarcitoria delle smanie imperialiste del passato,sarebbe sempre poco. Quì il discorso si allarga perché se esiste il conflitto fra ebrei e palestinesi non pensate che alla base ci sia l'olocausto? E quelli non erano terroristi?...Sono stato sempre contrario alla Nato,schifo la lega e da buon meridionale non auguro alcuna guarigione al senatore Bossi,mica è reato desiderare il male altrui,reato sarebbe il farlo. Sai quanti desiderano la mia morte? e mica vanno in galera.Ma per rispondere a questo quesito ci vogliono 8 giorni,diciamo che mi sono limitato all'indispensabile; Quale è la storia del 41bis in Italia. Quando e come è nato questo decreto che regola la detenzione ai detenuti per motivi politici e ai mafiosi? Perché voi lo combattete? Trupiano: E’ stato introdotto subito dopo la strage di Capaci.Lo combattiamo perché inumano,bestiale,in quanto negazione di uno stato di diritto specie ove si consideri che sono soggetti ad esso anche detenuti in attesa di giudizio e quindi nemmeno condannati. Lo abbiamo sempre combattuto a differenza di

Ho già chiarito le mie posizioni e non ho intenzione di rispondere alla domanda di ambiguità. Somiglia a un processo politico contro di me. Non doveva essere formulata.

rifondazione comunista che fu uno dei primi partiti firmatari di questa forma di tortura,per non parlare dei comunisti italiani.Quando feci il mio primo referendum per televisione l'allora ministro di giustizia Diliberto disse che avrebbe spiegato lui agli italiani perché certa gente doveva vivere così ed anche perché ciò era giusto ...la sinistra.Gli unici che realmente continuano a combatterlo sono i radicali italiani,ma purtroppo sono una lobby massonica,basti pensare che sono finanziati da un tale Soros. Però,almeno a parole,lo combattono. Nelle nostre manifestazioni di piazza non li ho mai visti; Dei mesi fa, se ben ricordo, hai scritto nel forum di anarcotico.net che le tue posizioni sono vicine a quelle anarchiche per quanto riguarda la solidarietà nei confronti dei carcerati e la lotta contro la tortura. Può per te un avvocato avere dei legami con il movimento dei senza legge? Certo che può, più conosci certe leggi e più solidarizzi in tal senso. Grazie a te.

M.Fab.

Diliberto quando era ministro della giustizia si oppose al mio referendum per l’abolizione dell’articolo sul carcere duro. Disse che certa gente era giusto dovesse vivere in queste condizioni. I soli che lo combattono sono i radicali, ma solo a parole.

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Appuntamenti :

Festa dell'Assemblea Antimilitarista e Antiautoritaria 26-27-28-29 agosto 2004 LocalitĂ Selva di Filattiera Comune Filattiera Provincia Massa Carrara Come arrivarci: Auto: Autostrada A15 Uscita Pontremoli prendere la statale 62 della Cisa direzione Aulla salire verso il Comune di Filattiera, prima del paese seguire le indicazioni per il campo sportivo. Treno: telefonare al n. 3338465884 Marco

Programma:

GiovedĂŹ 26 agosto ore 19. Conferenza stampa e inaugurazione

Dibattiti

VenerdĂŹ 27 agosto ore 16. Antimilitarismo: storia, ragioni e prospettive

Sabato 28 agosto 2004 ore 16. Guerra globale: dalla guerra umanitaria alla guerra permanente

Domenica 29 agosto ore 10. Guerra interna: dal welfare al warfare.Militarizzazione del territorio, esercito professionale, propaganda militarista e nazionalista.

Domenica 29 agosto ore 15. Assemblea: Prospettive della lotta antimilitarista

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Pagina culturale a disposizioni di chiunque vuole inviare testi, assurdità, parole prive di significato.

Novelle post-moderne FRANCESCA DALLA DOPPIA VITA E DAL DOPPIO DOLOR Nella novella che oggi racconterò si narra di ragazza sfortunata, tale Francesca Milani, che per sorte funesta, vide partir per render servizio alla nazione, il suo giovane compagno. Accadde però, che nell’anno di ingiusta tristezza, Francesca trovò riparo in cuor ben più caldo, quale quello di baldo studente universitario. Si incontraron in ora di pietanza e, uniti i propri sguardi, niente e nessuno poté più separarli. Insieme condivisero tutto, da una colazione in primavera, a una casa in autunno. Ma benché felici e fieri di tutto ciò, la sorte a loro avversa fece si, che una fredda e scura domenica a cavallo tra il mese della fiera con le corna e quello dell’acqua padrone, mentre la giovane e bella Francesca giaceva sul divano paterno, reduce da una settimana di studio assai intensa, suonò il campanello di un ritmo familiare. Subito di istinto, la giovane studentessa ebbe uno scatto brutale, seguito da una sicurezza di falso grembo. L’aria d’improvviso iniziò a pesare sul corpo della giovane, come una ferrea armatura medievale, tanto da farla sudar a freddo. La madre ancor giovane nel viso e corretta nella postura, aprì come soleva la robusta porta dalla quale entrò colui che Francesca considerava ormai uno spirito d’altra natura e d’altro luogo. Il giovane soldato dall’amor rapito, si diresse verso la nostra amica e l’abbracciò come se nient’altro al mondo fosse nato. La bella Francesca niente poté fare se non schivare un bacio con l’abilità di chi a volontà infligge colpi. Il giovane, di color verde vestito, s’accorse dell’atto e chiese subito la cagion’ di tale mossa, ma la ragazza, assai imbarazzata, risposta valida non seppe dare a ciò che al giovane era ignoto , restò ancor più di cenere coperto. La sera stessa i due giovani, per la più lucente via del paese poggiarono i loro calzari. Ma ormai anche i muri sapevan dell’ingiuria della nostra Francesca che con l’abile industria evitava che la triste beffa dal fondale risalisse. Passarono tre lune e la vita della giovane diventava sempre più duplice e dai nervi giostrata. Ma la sorte ancor teneva nella faretra la freccia più appuntita. Il venerdì Francesca per ritornar nella materna dimora, era solita prender il treno della meridiana. Ma il venerdì che più s’accosta a provar la valenza in esame Francesca trovò una sorpresa dietro le trasparenti entrate della maggior scuola: il giovane soldato, per l’occasione vestito come suol fare una normale persona, l’attendeva come un cane attende il padrone che gli lanci il suo osso. La bella giovane, che altre volte aveva dovuto ricorrer all’umana industria, non fu da meno neanche questa volta e per tutto il dì fece veder al povero soldato ciò che era più degno di osservar in quel luogo. Ma alla sera il ragazzo, col tempo diventato sospettoso e schivo nei confronti della nostra amica, pretese di entrare nelle incriminate mura del suo appartamento, e Francesca, ahime questa volta dovette ubbidire. Così molto lentamente, quasi con aria furtiva, la giovane aprì la porta, ma inaspettatamente, maggior dolore provocò al gentil sesso che al giovane di arma munito. Lo scaltro studente, sicuro dalla monotonia esser coperto, condivideva un letto solo per metà di sua appartenenza con ben più dolce donzella che la povera Francesca, la quale scoppiata in lacrime d’amore, non più una spalla poté avvalersi, in quanto il soldato di ventura, accortosi del grande peso che la sua testa portava da ormai troppo tempo, indignato se ne andò per miglior luogo e lasciò la nostra Francesca sola, che per il troppo voler prendere, del più magno sentimento restò sola. Rizzi Antonio (uno scritto di Antonio Rizzi, che anche se poco c’entra con le tematiche del giornale pubblichiamo su richiesta dell’autore, ogni proposta “stramba”verrà da oggi incollata su questa nuova pagina)

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Al Monteluco: poesia del Partigiano Francesco Spitella dedicata al monte spoletino teatro della resistenza antifascista e che un tempo ospitò Francesco d’Assisi. Oh! Mio bel Monteluco! Io ti rimiro e nel mirarti il Cor si bea. Mons Lucus! Il tuo muto parlar dottrina e regola ne infonde, oh amoroso padre tu mi crescesti e mi nutristi il cor e il fiato. E come ogni anima severa di fuor si mostra dura e cela in se gran copia di dolcezza così ti mostri tu, quando Eolo benigno ti accarezza e la parte argentea della tua foglia al ciel rivolge e la tua dolcezza discopre e ne invia ossigeno e arcane frequenze uniche al mondo; e quando l’aree imbruna il canto de’rossignoli! Chi degli antichi padri a te sacralità trasse, fu giudice verace e profeta, tu che fosti sortito ad ospitare il guerriero intrepido e senz’armi che prima vinse se stesso gettando la spada, le ricchezze che i fortunati suoi Natali gli ebbero concesso, emulando così colui che si immolò per l’umano diritto, il primo rivoluzionario e primo socialista della storia, che che tutto donò e nulla chiese e che vinse con la più gloriosa delle armi l’amore fra i popoli. Fu con questa arma che Francesco d’Assisi conscio di rischiare il rogo, affrontò e vinse l’usurpatore Onorio III. Ecco la meritata tua sacralità mons lucus da cui la forza trasse ogni eroe. Alle tue falde una marmorea lapide sbiadita più dell’irriconoscenza umana che dal tempo sta a ricordare la presenza del biondo Cristo italico (così lo chiamò Olindo Guerrini) che proscritto ed in incognita ospitati; forze accrebbe la sua grande forza d’animo che sulle balse di Calatafimi guidò i suoi al fiero assalto e disse, avanti figlioli, con i calci dei fucili, con i pugni e con i sassi vinse l’impari lotta sia pur con l’arme dell’amore trionfò ancora una volta sul male così portando pace agli oppressi e guerra agli oppressori. Forze nel formarsi il mio spirito trasse da questo esempio Insegnamento e forza, tu, mons lucus, ne concedesti nella lotta che io, ultima favilla dell’immane incendio di riscatto dell’umano diritto, fu la resistenza cui io ebbi a partecipare. La rossa bandiera dei lavoratori ogni primo maggio, per tutto l’oscuro ventennio della tirannide fascista, fu issata sulla tua cima da due grandi uomini: Luigi Calmieri e Adelmo Paciotto (perseguitati politici), con loro grave rischio e grande preoccupazione dei potenti di allora. Partigiano Francesco Spitella, cittadino del mondo.

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