Cecilia Galatolo
non lo sapevo, ma ti stavo aspettando Romanzo
Anteprima
Seconda edizione rivista dall’autore
Cecilia Galatolo
non lo sapevo, ma ti stavo aspettando Romanzo Seconda edizione rivista dall’autore
© Mimep-Docete, 2020 Seconda edizione rivista dall’autore ISBN 978–88–8424–578–6
Stampa: Mimep-Docete via Papa Giovanni XXIII, 2 20060 Pessano con Bornago (MI) tel.: 02/95741935; 02/95744647 email: info@mimep.it www.mimep.it www.mimepjunior.it
PREFAZIONE
Hominem pagina nostra sapit («La nostra pagina ha sapore di uomo») scriveva Marziale nei suoi Epigrammi nel I secolo a.C. Anche la nostra giovanissima e talentuosa scrittrice Cecilia Galatolo vuole ritrarre la vita in tutti i suoi aspetti, senza alcuna finzione retorica. Scene dialogiche scorrono fluide alla lettura e ti fanno immergere nella vita di giovani studenti universitari, coinquilini e amici, alle prese con la quotidianità, con le incertezze dell’adolescenza, con i fragili equilibri relazionali. Brevi ma intensi quadretti familiari illuminano le ombre che si celano in tutti i rapporti familiari, tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle, tra nonni e nipoti ; molti riusciranno ad immedesimarsi, perché sono ritratte le dinamiche relazionali reali e vissute con semplice spontaneità e con levità. Proprio questo è il grande pregio di quest’opera prima: la Leggerezza. Italo Calvino nelle Lezioni Americane distingueva la “leggerezza della frivolezza” dalla “leggerezza della pensosità”; ebbene Cecilia è riuscita ad evitare la leggera frivolezza che connota tanti romanzi italiani e stranieri destinati a young adult. Contro quei romanzi, che spesso ritraggono con superficialità adolescenti innamorati e problematici, si era già schierata
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l’autrice pochi anni fa quando, studentessa del Liceo Classico “V. Emanuele II” di Jesi, sul giornale della scuola - L’Ippogrifo scriveva recensioni ironiche e pungenti contro romanzetti in vetta alle classifiche, ma che davano un’immagine distorta dei giovani di oggi. I giovani sono i protagonisti del suo romanzo, ma sono ragazzi veri, pieni di valori e di interrogativi, a volte in lotta con il vuoto di una società “liquida”, secondo la definizione del filosofo contemporaneo Bauman, dove anche le relazioni e gli amori sono liquidi , virtuali, sfuggenti, fugaci. Nella loro giovinezza gli interrogativi sono importanti mezzi di scoperta e di crescita; i dialoghi, freschi e fluidi, servono a un confronto dialettico che sveli maieuticamente valori importanti nella vita. Con leggerezza pensosa vengono trattati temi esistenziali come la Fede in Dio, l’aborto, l’amore nelle sue molteplici sfaccettature, la responsabilità e l’impegno nel proprio progetto di vita, ma anche il disorientamento di chi vive sulla propria pelle l’enorme flusso di stimoli provenienti dall’attuale società postmoderna. Riflessiva e matura, ma senza mai essere pesante o prolissa, con uno stile fresco e quasi cinematografico, la nostra giovane, talentuosa scrittrice merita proprio un bel Dieci. Sabrina Valentini, che ha avuto il piacere di essere la sua professoressa al Liceo Classico “Vittorio Emanuele II” di Jesi
L’esame
Le passeggiate - corse - chiacchierate - confidenze con Cristina non potevano certo farmi scordare che avevo una carriera universitaria da portare avanti o quanto meno da salvare. E c’era giusto un esame in vista a farmi da promemoria: a dirmi che la mia situazione era ancora abbastanza precaria. Gli ultimi due esami erano andati benino (un 18 e un 22), ma dovevo continuare a darmi da fare e, perché no, alzare un po’ la media. Non ero stupido, no? Potevo pure dare un po’ di più. Stavo studiando, quando sento vibrare il mio cellulare. Ciao Gianmarco, volevo dirti che sei gentile ad accompagnarmi a correre. E vorrei sdebitarmi. C’è qualcosa che io possa fare per te? Figurati, – era stata la mia risposta al messaggio di Cristina – per me è un piacere e non devi fare nulla per sdebitarti. Nessuna risposta per qualche minuto. Così, mi rimetto sui libri. Dico sul serio… Posso aiutarti in qualcosa? Mi dicevi che a breve hai un esame… che ne dici se vengo a casa tua per aiutarti? Non so come studi, ma potrei farti ripetere ad alta voce davanti a qualcuno… Lo farei volentieri. Posso passare? Se insisteva tanto… a me, sinceramente, non dispiaceva essere aiutato.
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Se vuoi, vieni pure… Grazie! Però, in cambio, devi accettare di rimanere per cena. *** “Jack, lo so che è caldo; lo so che con 20 gradi per te ci sono gli estremi per rimanere in mutande in camera, ma devo darti una brutta notizia…”, gli dico, vedendolo spaparanzato sul letto, per l’appunto, in mutande. “Che cosa?” “Tra circa dieci minuti arriverà qui Cristina!” “Cosa? – domanda sbalordito - Tu mi devi spiegare cosa sta succedendo tra te e quella lì…” “Non ho niente da spiegare…” “Ti stai vedendo troppo di frequente con quella santarellina. È mio dovere fartelo notare. Vuoi farti portare sulla cattiva strada?” “A quello ci pensi già tu! Comunque, sta venendo qui solo per aiutarmi a studiare. Vuole sdebitarsi…” “Sdebitarsi di che?” “Perché la aiuto ad allenarsi…” “Ma smettiamola! A chi vuole farlo credere? Deve avere un secondo fine… Nessuno a questo mondo fa niente per niente… Non è che le piaci?” “Ma figurati! Tu non la conosci, lei è davvero così. Fidati…” “La situazione non mi quadra…” Scuoto la testa. “A me non quadra il fatto che sei ancora in mutande…” “D’accordo, d’accordo… mi vesto. Non ci tengo a farmi vedere in tutto il mio splendore da quella…” Rido. Poco dopo, grazie al cielo, Giacomo si veste.
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*** “Ora la personal trainer sono io! - mi dice Cristina entusiasta, sedendosi accanto a me - I tempi, i ritmi… le pause, li decido io!” “Aiuto…”, penso tra me e me. Avevo intuito che c’era aria di vendetta. E lo ammetto: in quel momento, mi sono pentito di averla invitata. Dopo due ore, però, (e soltanto 10 minuti di pausa!) mi sono dovuto ricredere: studiavo bene con lei. Era paziente, stimolante e se mi denigravo o mi demoralizzavo, lei mi rimproverava dicendomi qualcosa come: “Perché ti abbatti? È tutta una questione di allenamento… me lo hai insegnato tu!” Mi faceva bene averla lì. Mi dava sicurezza. E poi, piccolo particolare, diventava sempre più bella. “Grazie di essere venuta… Mi hai aiutato tanto…”, le dico, soddisfatto dei frutti di quel pomeriggio. “Prego, anche se hai fatto quasi tutto da solo!” “Non dire stupidaggini. Non ho mai studiato così…” “Hai solo bisogno di qualcuno che contenga le tue distrazioni e che ti dia motivi per rimanere su questo tavolo…” Era vero. E lei ci riusciva. “Il resto – prosegue – intelligenza, intuito… il resto ce l’hai… E io non ne avevo dubbi!” “Ragazzi! La cena è pronta!”, urla d’un tratto mia sorella, interrompendoci. “Di già?”, dico a Cristina. Guardo l’ora: erano le otto. “Eh sì, il tempo è volato…”, mi fa. “Tu ti concentri sempre così quando studi le tue cose su Dio e sulla Chiesa?” “Magari… No, non sempre…”, ammette. “È molto difficile la tua facoltà?”
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Ride. “Beh, non è uno scherzo provare a entrare nella testa di Dio… non è facile capire gli uomini, a volte… figuriamoci Dio!” Rido. Era anche simpatica, oltre che dolce e carina. “Ragazzi, sbrigatevi! Ho fame - ci urla Jack – Se non venite, quella rottura di tua sorella non mi dà il permesso di mangiare!” Ci sediamo a tavola. “Allora come è andato il pomeriggio di studio?”, domanda Ele. “Bene!”, rispondiamo all’unisono io e Cristina. “Toccatevi il nasino!”, suggerisce Jack, per prenderci in giro. Eleonora lo guarda con sufficienza. “Dai, non dirmi che non ti ricordi il giochino… - le dice – Quando due persone dicevano la stessa cosa nello stesso momento, da piccoli, ci si doveva toccare il naso”. “Cresci!”, la risposta lapidaria di Eleonora. “E tu inizia a sputare un po’ meno acido! Sennò corrodi pure il cibo!” Comincio a ridere. Quando la cena iniziava così c’era da temere il peggio. “E a voi come è andata la giornata?”, domanda Cristina, per farli smettere di litigare. Da quel momento, è iniziata quindi una conversazione tranquilla, o almeno dai toni tranquilli. Ammesso che si potesse parlare di una conversazione, visto che gli interventi di Jack ed Ele erano completamente scollegati tra di loro. Vi dico solo che Giacomo ha raccontato le sue ardue battaglie combattute alla playstation, mentre Eleonora ci deliziava con dei particolari sull’anatomia del corpo umano che non sapevo (e avrei preferito non sapere).
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*** Dopo quel pomeriggio Cristina è passata tutti i giorni a casa mia, almeno un’ora, per aiutarmi a studiare. Lo ha fatto fino al giorno prima dell’esame. Io le dicevo che non c’era bisogno, ma lei insisteva. Diceva che le piaceva aiutarmi e che in cambio io avrei solo dovuto aiutarla a smaltire gelati, portandola a correre (come se poi ne avesse bisogno…). Più passava il tempo, più ero costretto ad ammettere che era una ragazza fantastica. La sera prima dell’esame, eccezionalmente, è rimasta anche dopocena. Non abbiamo studiato, però. Quel giorno ho tirato fuori le mie paure, e non solo quelle legate all’imminente esame. Mi sono aperto sul serio, le ho detto quanto mi pesava il giudizio negativo di mio padre. Le ho confessato che mi aveva sempre bloccato sentirmi il figlio di serie B. E lei, stranamente, mi ha ascoltato attentamente, senza interrompere mai: un’ora, forse due. O anche di più. Non saprei dirlo. La gente era sempre pronta a giudicarmi, a darmi consigli, a dirmi dove sbagliavo… ma mai nessuno aveva passato tanto tempo ad ascoltarmi, nemmeno Daniela, in tre anni e mezzo di relazione. Solo alla fine, vedendo che non parlavo più, Cristina mi ha detto questo: “Non devi dimostrare a nessuno che vali. Tu vali per il semplice fatto di essere una persona e perché sei un pezzo unico, come ognuno di noi. Ciò non toglie che hai delle responsabilità: verso te stesso e verso gli altri. Forse tuo padre non è riuscito a vedere i tuoi talenti e ha impedito anche a te di vederli. E non avete fatto altro che alimentare a vicenda la
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vostra delusione: la tua perché volevi un padre che ti stimasse, la sua perché voleva un figlio all’altezza delle sue aspettative, ma tu, vedendolo sempre deluso, davi ancora di meno. Ora, il mio consiglio per uscirne è di non sentire più solo tuo padre come giudice: adesso sei un uomo, hai delle responsabilità… vivi bene negli ambienti in cui ti trovi, dai il massimo. Fai del tuo meglio per te e magari per la donna che amerai o per la famiglia che formerai…” Quella sera ho capito che aspettavo quelle parole da sempre. Aveva ragione: dovevo guardare avanti. Dovevo smettere di fare tutto per ripicca verso mio padre. Dovevo mettere la testa a posto e pensare seriamente alla mia vita, indipendentemente da ciò diceva mio padre. Ero grande, ormai. *** “Falli neri! - era stato l’incoraggiamento di Jack, la mattina dell’esame – Stavolta ti ha preparato una secchiona: non puoi fallire!” Rido. Poi esco di casa, con una buona dose di adrenalina. Aveva ragione Jack. E, infatti, quella mattina era la prima volta mi sentivo sicuro di me, preparato. Era bello non doversi sentire in colpa per aver passato la maggior parte del tempo della preparazione a fissare il libro chiedendosi come mai quella carta non fosse rimasta sugli alberi. “In bocca al lupo. Niente panico, sei prontissimo!”. Mentre ero per strada, era arrivato anche il messaggio di Cristina. L’esame era orale e ciò aveva dei vantaggi e degli svantaggi, ovviamente. In un quarto d’ora avrei finito, e questo era un bene; inoltre
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avrei anche potuto cercare di portare il discorso verso ciò che sapevo meglio (ok, una cosa del genere riusciva solo ai secchioni, ma ci si poteva provare…). Lo svantaggio era avere lì davanti il prof che mi fissava. Mi ha sempre disturbato questo aspetto degli orali. Preferivo avere un faccia a faccia con un foglio di carta. Una volta arrivato il mio momento, comunque, mi sono fatto coraggio e sono entrato nella stanza come ci si immerge in mare, trattenendo il respiro. “Io le darei un 28”. Una volta riemerso dall’acqua, sento pronunciare questa frase. “Scusi, non ho capito…”, gli dico. Quello mi guarda un po’ seccato. “Ho detto 28. Accetta?” Accettare? Io lo avrei baciato, se avessi potuto. “Sì, certo…”, affermo, cercando di non mostrare tutta la mia alterazione. Era la prima volta che prendevo un voto simile. Non avevo mai sentito pronunciare quella parola, “ventotto”. “Questo voto è di gran lunga al di sopra della sua media! - mi dice il prof, guardando il mio libretto – Sarò stato troppo generoso?”, domanda, preso dagli scrupoli. “No, non è lei ad essere stato troppo generoso, ma qualcun altro…” “Come, prego?” “Cioè, volevo dire, questa volta ho studiato più del solito…” “Meglio per lei, spero che prosegua in questo modo. Buona fortuna!” Rimango qualche minuto fuori dall’aula, come inebetito, a rimirare il mio successo impresso su quel libretto. No, non era solo un mio successo. Dovevo avvisare subito Cristina. Prendo il cellulare dalla tasca, inizio a scriverle il messaggio, e intanto mi avvio verso l’uscita.
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Improvvisamente mi accorgo che non c’era bisogno di scrivere nessun messaggio. Lei era là: fuori dall’università, ad aspettarmi. “Ehi… - le dico – che ci fai qui?” Si avvicina. “Volevo acclamarti vincitore o consolarti, nel caso in cui qualcosa fosse andato storto…” Senza dire nulla, la abbraccio. Fortissimo. “28!”, le dico poi, senza staccarmi. È in quel momento che ho capito di essere davvero innamorato di lei.
Questo libro è dedicato a tutti quelli che, come me, hanno avuto paura di Dio, perché credevano che potesse privarli di qualcosa e che invece, dopo essersi fidati di Lui, hanno ricevuto molto, molto più di ciò che meritavano… Preghiera pensata per tutti i Gianmarco e le Cristina “reali”, che vogliono affidare a Dio il loro rapporto: Spirito Santo, che sei lo Spirito di Dio, ci rivolgiamo a Te per capire cosa dobbiamo fare della nostra vita. Ci rivolgiamo a Te con fiducia, dal momento che Gesù ci ha assicurato la tua presenza in noi, qualora fossi stato invocato con cuore sincero. Guardaci. Ti affidiamo questa storia, ancora in germe. Spirito d’Amore, tu leggi nei cuori di tutti: tu ci conosci, ci ami, ci vuoi felici. Tu sai qual è il nostro vero bene. Indicacelo tu, quindi. Mostraci se siamo capaci di amarci, di valorizzarci e se potremmo farlo per tutta la vita. Facci capire se siamo fatti davvero l’uno per l’altra, nonostante le differenze e i difetti. Fa’ che non prevalgano l’egoismo e la chiusura, la sfiducia e l’ansia: sia l’amore vero per noi stessi e per l’altro a guidare la nostra scelta. Spirito di Dio, che sei Spirito di Verità, fa’ che capiamo la verità su di noi. Fa’ che la scelta di stare insieme per la vita o di lasciarci non sia conseguenza di un vago desiderio o di una forte paura. La verità è ciò che vogliamo e la chiediamo con fiducia a Te, che sei guida sicura nella Verità. Come la stella polare indica il nord, così Tu indichi la Verità. Riconoscendo questo, ti imploriamo di rassicurarci, di mostrarci i passi che dobbiamo compiere.
Spirito di Dio, che sei Spirito di Sapienza, fa’ che possiamo comprendere veramente, serenamente, definitivamente ciò che è bene per entrambi. Aiutaci a scorgere ciò che vedi Tu nel nostro futuro. Ci vedi Insieme? Ci vedi da soli? Ci vedi con qualcun altro? Ci vedi al servizio dei fratelli, della Chiesa in un altro modo piuttosto che mediante il vincolo del matrimonio? Qualunque sia la tua Volontà, vogliamo comprenderla. Noi desideriamo essere ricolmi di Te, Spirito di Dio, per essere certi che non prenderemo una decisione sconsiderata, affrettata, dettata dall’angoscia, dallo spavento o dall’impulsività. Abbiamo scelto di abbandonarci a Te e perciò di lasciarti parlare in noi. Soffia dentro di noi e sopra di noi. Spingici nella direzione che Tu credi opportuna. Come placasti le tempeste dinanzi ai tuoi discepoli terrorizzati, placa la tempesta che si abbatterà nei nostri cuori. Quando l’angoscia per il futuro prevarrà, di’ anche a noi, come a loro, che abbiamo poca fede: che sei al nostro fianco e che nulla potrà farci male finché sei con noi. A tutto c’è soluzione: ad ogni dubbio tu puoi dare risposta. Ascoltarla è tutto ciò che desideriamo. Donaci un cuore aperto e una mente vigile, per poter ascoltare la tua voce. Parla ai nostri cuori e noi faremo ciò che avremo udito. Amen.
Indice PREFAZIONE 5 “Troppo bella per te!” 7 Un rifiuto umiliante 17 Un “fidanzamento” inaspettato 29 Il ragazzo di Eleonora 39 C’è scritto “fallito” sulla mia fronte? 49 Guai in vista 71 Una partitella tra amici 87 Ma chi ti ha chiesto niente? 101 Una vaga speranza 113 Ma… sta succedendo davvero? 125 Amore, dici? Ma chi ci crede… 137 Non ho bisogno del tuo Dio 153 Nausicaa 165 Profumo di amicizia? 175 L’esame 185 E come te lo dico? 193 Non lasciarmi, ho bisogno di te 201 Un amico particolare 211 Un weekend al mare 219 Ancora no? 233 Stai parlando con me? 241 Camminiamo insieme? 257 Una notizia sconvolgente 265 Tutto con occhi diversi 275
Un romanzo giovanile fatto di dialoghi serrati che ritmano la vita del protagonista Gianmarco, svogliato studente universitario, che con l’amico Giacomo vive all’insegna del piacere e della più piatta banalità. Perseguitato da un senso di vuoto che non riesce a colmare, incontrerà qualcuno che gli cambierà la vita; che gli farà scoprire quelle doti positive che non credeva di avere...
ISBN 978-88-8424-578-6
€ 12,00