Forest Furnace | Architecture Thesis | Eleonora Negri - Marco Ossola

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UNIVERSITÀ DI PARMA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA E ARCHITETTURA Corso di Laurea Magistrale in Architettura

La fornace del Fico della Rocca di Caldè. Valorizzazione e restauro di un complesso industriale abbandonato sulle rive del Lago Maggiore.

The Fico’s furnace of Rocca di Caldè. Enhancement and restoration of an abandoned industrial complex on Lago Maggiore. Relatore: Chiar.mo Prof. Andrea Zerbi

Laureando magistrale: - Eleonora Negri Matricola: 276592 - Marco Ossola Matricola: 273718 Anno Accademico: 2018 / 2019



Sommario.

Introduzione 7

1.

Contesto: il comune di Castelveccana 9

1.1 1.2 1.3 1.4

2.

La morfologia 12 I collegamenti e la viabilità 18 Le aree urbanizzate e la popolazione 20 Le attività economiche 22

L’area di intervento: la Rocca di Caldè e le Fornaci di calce 25

2.1 La morfologia 28 2.2 I collegamenti e la viabilità 32 2.3 Le tre fornaci della Rocca 34 2.3.1 Il funzionamento dei forni 37 2.4 La storia 38 2.4.1 L’importanza delle fornaci di Caldè nel contesto storico ed industriale 41

3.

La Fornace del Fico: il rilievo 43

3.1 Rilievo geometrico 48 3.2 Rilievo materico 56 Appendice - Rilievo materico - Schede di dettaglio 61 3.3 Rilievo dello stato conservativo 68 Appendice - Rilievo dello stato conservativo - Schede di dettaglio 73 3.4 La sedimentazione storica 80

4.

La Fornace dei Fico: il progetto 83

4.1 Il progetto dell’intorno 86 4.2 La normativa vigente e gli obiettivi generali di pianificazione attuativa 87 4.2.1 Rapporto con gli obiettivi generali di pianificazione attuativa 88 4.3 Programma funzionale di progetto 90 4.3.1 Perché tali destinazioni d’uso? 90 4.4 Il progetto di restauro e riuso 92 4.4.1 Le strutture, gli impianti e gli aspetti energetici 102 Appendice - Render - Esterni e interni 107

Conclusioni 119

Bibliografia 121 Indice delle immagini 129 Indice delle tavole



Introduzione.

U

n ambito paesaggistico fortemente variabile, caratterizzato da fitti boschi di latifoglie che vanno ad innestarsi in un sistema di tipo lacustre, costellato di piccole spiagge rocciose che consentono la vista della punta Nord del Lago Maggiore, della corona prealpina dell’Alto Varesotto, della catena del Monte Rosa, della costa piemontese e delle valli svizzere.

Vista del Lago Maggiore, Rocca di Caldè (destra) e litorale piemontese (sinistra)

I

n questo contesto si insinua un ex-complesso architettonico di tipo industriale, la cui storia ha caratterizzato la vita degli abitanti della Val Travaglia per oltre cinque secoli e che continua tuttora ad affascinare ed incuriosire turisti, architetti, costruttori ed artisti, seppur per motivi e scopi differenti. Questo sistema industriale si sviluppa alle pendici della Rocca di Caldè, che ha alimentato per anni con la sua roccia l’attività della produzione della calce, la cui testimonianza più evidente è tuttora rappresentata dagli alti camini di cottura che la costellano e che, con giustificata presunzione, fanno ormai parte del consolidato “skyline naturale” della costa lacustre del comune di Castelveccana. 7

Date le premesse, questa tesi si pone come obiettivo di trovare a tale luogo una nuova destinazione d’uso che punti alla sua conservazione, valorizzazione e fruizione da parte degli abitanti, il tutto partendo da una conoscenza storica, morfologica e geometrica del contesto e degli edifici, agevolando l’interazione tra le strutture storiche e quelle di nuova costruzione. Si punterà quindi ad un progetto calibrato affinché non sovrasti le strutture esistenti ma che dia un nuovo significato a questo luogo attualmente dimenticato da molti ma apprezzato da tanti.



1. Contesto: il comune di Castelveccana. L

’ambito di intervento è situato in provincia di Varese e fa parte di tutti quei piccoli comuni disseminati lungo la sponda lombarda orientale del Lago Maggiore, a stretto contatto con i versanti occidentali delle Prealpi varesotte. Il comune di Castelveccana è quindi collocato a quasi 30 km dal capoluogo di Provincia e confina a Nord-Est con il comune di Porto Valtravaglia, a Sud coi comuni di Casalzuigno, Cittiglio e Laveno Mombello mentre a Nord-Ovest è bagnato dalle acque del Lago Maggiore che lo separano dal comune piemontese di Ghiffa. Nato nel 19281 dalla fusione amministrativa tra le antiche località di Castello Valtravaglia sul lago e la zona di Vaccana situata più a monte, l’attuale comune si estende per un’area di 20,79 km2. La particolare orografia del territorio comunale, che varia da una quota di 300 m s.l.m. lungo la sponda lacustre e una massima di 1230 m s.l.m. sui rilievi, ha costretto i suoi abitanti a stabilirsi principalmente nei fondi valle o lungo la costa, andando a raggrupparsi nelle undici frazioni attuali: Bissaga, Caldé, Castello, Nasca, Orile, Pessina, Rasate, Ronchiano, Saltirana, San Pietro e Sarigo.2

Questo luogo presenta quindi una spiccata eterogeneità dal punto di vista paesaggistico, in cui si alternano ampie aree boscate principalmente di latifoglie a piccole radure situate ai bordi dei torrenti che scorrono fino all’area costiera, caratterizzata da numerose insenature e promontori di varia dimensione. Sono proprio queste sue caratteristiche di disomogeneità ad aver reso il comune di Castelveccana un palcoscenico di forti lotte di potere da parte delle popolazioni limitrofe desiderose di possedere questo piccolo lembo di terra che tuttora domina sul ramo Nord del Lago Maggiore.

Barra G., Meroni l., Baldizzone G. (et alii), Piano di governo del territorio. Documento di piano. Relazione del documento di piano, Castelveccana, [online] Disponibile a: <http://www.hlservizicloud.it/pgt/content/012045>, Agosto 2014, p.5 2 Barra G., Meroni l., Baldizzone G. (et alii), Piano di governo del territorio…,cit. (1), pp.6-7 1

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La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


Comune di Castelveccana visto dal Lago Maggiore



1. Contesto: il comune di Castelveccana.

1.1. La morfologia.

1.1. La morfologia.

Alpe Cuvignone

A

seguito della descrizione data dal Piano di Governo del Territorio aggiornato nell’agosto del 2014, il comune di Castelveccana è da collocarsi nel contesto geomorfologico di tipo prealpino, suddivisibile in due ambiti territoriali distinti: il settore montano a Sud, con pendii più aspri e scoscesi caratterizzati “dalla presenza predominante del substrato roccioso”3; il settore collinare a Nord con una pendenza più dolce che non supera i 20°, caratterizzato dalla presenta di valli e fondivalle solcati da fiumi e torrenti. Questi declivi, siano essi più o meno ripidi, risultano in parte ricoperti da vegetazione soprattutto di tipo spontaneo. La principale cima presente nel territorio è il Monte Nudo che raggiunge una quota di 1230 m s.l.m. e consente la connessione tra Castelveccana ed il comune di Casalzuigno attraverso un passo, chiamato Alpe Cuvignone, ad un’altezza di 1202 m s.l.m. L’area extraurbana complessiva misura 11,29 km2, pari all’84,8% della superficie territoriale del comune, di cui l’80,3% è coperto da boschi di latifoglie o misto conifere-latifoglie che rimangono pertanto ambiti non antropizzati oggetto di tutela e dall’alto valore paesaggistico.4 Le aree verdi di tipo boscato risultano collocate nella vasta parte montuosa più a Sud del territorio comunale, interrompendosi a Sud-Est per lasciare spazio ad una vasta radura destinata al pascolo ed all’alpeggio. L’area a Nord del comune è invece costellata da ampie superfici di verde urbano in prossimità dei centri abitati, interrotti saltuariamente da terreni destinati all’agricoltura di vario tipo. Il comune fa inoltre parte di una rete ecologica che si occupa di preservare la flora e la fauna nelle zone boscate e lacustri di tutto il territorio provinciale, allo scopo di valorizzare la biodiversità del luogo su un piano di interesse nazionale e promosso dal capoluogo di provincia Varese5.

Sentiero verso fiume Froda nel bosco di latifoglie

Barra G., Meroni l., Baldizzone G. (et alii), Piano di governo del territorio…,cit. (2), pp. 13-15 Barra G., Meroni l., Baldizzone G. (et alii), Piano di governo del territorio…,cit. (3), pp. 38-41 5 Barra G., Meroni l., Baldizzone G. (et alii), Piano di governo del territorio…,cit. (4), pp. 22-25 3 4

Fiume Froda 12

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


1. Contesto: il comune di Castelveccana.

1.1. La morfologia.

CONTESTUALIZZAZIONE Frazioni Confini comunali Montagne comune di PORTO VALTRAVAGLIA

SAN PIETRO

SALTIRANA RONCHIANO

BISSAGA ORILE PESSINA CASTELLO

NASCA SARIGO

RASATE CALDE’ LAGO MAGGIORE

alpe cuvignone

monte nudo

comune di LAVENO MOMBELLO

13

comune di CITTIGLIO

comune di CASALZUIGNO

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


1. Contesto: il comune di Castelveccana.

1.1. La morfologia.

SISTEMA DEL VERDE Aree verdi boscate Aree verde urbano

PORTO VALTRAVAGLIA

Aree verdi per colture agricola Aree verdi per il pascolo o incolto Aree verdi ripariali

ROCCA DI CALDE’

LAGO MAGGIORE

CALDE’

LAVENO MOMBELLO

14

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


1. Contesto: il comune di Castelveccana.

1.1. La morfologia.

SISTEMA DELLE ACQUE Rete principale Rete secondaria

PORTO VALTRAVAGLIA

ROCCA DI CALDE’

LAGO MAGGIORE

CALDE’

LAVENO MOMBELLO

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La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


1. Contesto: il comune di Castelveccana.

1.1. La morfologia.

L

a superficie territoriale del comune risulta in aggiunta solcata da numerosi corsi d’acqua di modeste dimensioni e tendenzialmente a carattere torrentizio, periodico e discontinuo durante l’anno. Solo il fiume Froda rimane attivo tutto l’anno recependo le acque provenienti dal versante Nord del Monte Nudo e del versante Ovest del Monte Ganna (comune di Cuasso al Monte) e, come tutti gli altri corsi d’acqua minori, sfocia nel Lago Maggiore. Risulta quindi doveroso riportare qui alcune peculiarità di questo ampio bacino lacustre, in quanto ha rappresentato e rappresenta tuttora il fattore più caratterizzante dell’area oggetto di studio.

Cascata fiume Froda

Il Lago Maggiore o Verbano è un lago di origine glaciale che bagna sia la costa lombarda che quella piemontese dal comune di Sesto Calende a Locarno, paese svizzero collocato in Canton Ticino. Per la sua elevata profondità e distribuzione, questo lago è da sempre il principale mezzo di comunicazione via acqua della zona. Inoltre, il suo maggior affluente è il fiume Ticino, antica via di comunicazione fino al Comune di Milano ed oltre. Inutile quindi ribadire l’importanza che questo bacino idrico ha rappresentato e rappresenta per l’area in esame, sia dal punto di vista commerciale che dal punto di vista turistico. A causa della sua varietà geomorfologica, il comune di Castelveccana presenta aree soggette a crolli di varia natura, riscontrabili soprattutto nell’area a SudOvest del comune e lungo la rocca di Caldè, con differenti gradi di pericolosità. Queste vulnerabilità portano con sé una conseguente suddivisione della superficie comunale nelle così definibili “classi di fattibilità”6, strumento utile a limitare lo sviluppo urbanistico a seconda dei rischi geologici: Classe 2 – Fattibilità con modeste limitazioni Classe 3 – Fattibilità con consistenti limitazioni Classe 4 – Fattibilità con gravi limitazioni

Vista Lago Maggiore dalla frazione di Caldè

Dettaglio pendio soggetto a crollo 16

6

Barra G., Meroni l., Baldizzone G. (et alii), Piano di governo del territorio…,cit. (5), pp. 16-17

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


1. Contesto: il comune di Castelveccana.

1.1. La morfologia.

PERICOLOSITA’ GEOLOGICA: RISCHIO DI CROLLO DEL VERSANTE Area a pericolosità bassa Area a pericolosità media

PORTO VALTRAVAGLIA

Area a pericolosità medio-alta Area a pericolosità alta

ROCCA DI CALDE’

LAGO MAGGIORE

CALDE’

LAVENO MOMBELLO

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La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


1. Contesto: il comune di Castelveccana.

1.2. I collegamenti e la viabilità.

1.2. I collegamenti e la viabilità.

D

al punto di vista viabilistico, il comune di Castelveccana risulta attraversato da sole strade a lenta percorrenza, sia provinciali che comunali:

• La strada provinciale SP69, che collega il comune con Laveno Mombello e Porto Valtravaglia e conduce sino alla punta a Sud del lago nel comune di Sesto Calende e, a Nord, prosegue per 15 km fino al confine svizzero; • La strada provinciale SP8 che collega il comune con Casalzuigno e Cittiglio, tramite un percorso lungo il crinale del Monte Cuvignone. Entrambi i percorsi viabilistici consentono un difficoltoso transito di mezzi pesanti a causa delle limitate dimensioni e del posizionamento della carreggiata lungo il crinale e a picco sulla costa; d’altro canto consentono ai veicoli di percorrere questo tratto godendo della vista del lago e del paesaggio costiero. Il comune risulta inoltre solcato dalla linea ferroviaria dello Stato gestita da RFI sia per il trasporto di passeggeri che di merci e presenta una fermata turistica nella frazione di Caldè lungo la tratta Luino-Gallarate.

Strada provinciale SP69

Il trasporto pubblico è inoltre assicurato dalla rete di autobus provinciali “Autolinee Varesine” lungo entrambe le strade provinciali. Il comune risulta anche accessibile via acqua tramite il porto turistico situato nella frazione di Caldè ed un piccolo scalo della Navigazione dei Laghi nella località di San Pietro7. Un ultimo dato non trascurabile, soprattutto a favore del turismo, è la vicinanza del comune di Castelveccana all’aeroporto internazionale di Milano Malpensa, a 46 km, e la vicinanza all’aeroporto interno di Agno in Svizzera, che dista a soli 28 km.

Stazione ferroviaria dello stato di Castelveccana nella frazione di Caldè

Porto turistico nella frazione di Caldè 18

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Barra G., Meroni l., Baldizzone G. (et alii), Piano di governo del territorio…,cit. (6), pp. 8-9

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


1. Contesto: il comune di Castelveccana.

1.2. I collegamenti e la viabilità.

VIABILITA’ Strada extraurbana secondaria Provinciale (VA SP069) Strada locale extraurbana Provinciale

PORTO VALTRAVAGLIA

Strada locale extraurbana Comunale Strada locale extraurbana sterrata Comunale Strada locale Comunale Sentiero sterrato Ferrovia

ROCCA DI CALDE’

Stazione ferroviaria

LAGO MAGGIORE

CALDE’

LAVENO MOMBELLO

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La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


1. Contesto: il comune di Castelveccana.

1.3. Le aree urbanizzate e la popolazione.

1.3. Le aree urbanizzate e la popolazione.

S

e l’84,8% rappresenta il territorio extraurbano, il restante 15,2% rappresenta le aree urbanizzate, facendo subito risaltare l’innegabile importanza del paesaggio nel comune di Castelveccana, dove l’edificato trova poco spazio.

Questa piccola porzione di territorio urbanizzato, che occupa solamente 2 km2 dei circa 20 km2 complessivi del comune, è principalmente composta da edificato di tipo residenziale e da una minima parte di industriale e commerciale. Un dato relativamente atipico ma caratterizzante del comune in esame mostra che degli edifici residenziali, solo l’1,13 % risulta abitato costantemente mentre il cospicuo 23,44% fa parte del patrimonio immobiliare vuoto per la maggior parte dell’anno e utilizzato come alloggio soprattutto nel periodo estivo8. Il restante 75,43% comprende l’urbanizzato non residenziale. In risposta all’intricata morfologia comunale, le aree maggiormente dense di edifici si trovano nella parte più a Nord, principalmente in corrispondenza delle frazioni collocate nelle zone vallive o sul litorale lacustre. Le frazioni più fittamente edificate sono quelle di Nasca, San Pietro e Sarigo. Un tessuto residenziale definibile discontinuo invece caratterizza le frazioni di Caldè, Pessina e Bissaga, diradando poi definitivamente in un tessuto residenziale più sparpagliato sulla superficie comunale a Nord. Tutta la zona a Sud del comune risulta pressoché sgombra di edificato, escluse sporadiche presenze isolate nel territorio montuoso e vallivo.

Densità territoriale popolazione (ab/kmq)

L’assenza di cospicui agglomerati residenziali è l’inevitabile conseguenza dell’esiguo numero di abitanti che popolano il comune. Con i suoi 1996 abitanti ed una densità di popolazione di 312 ab/km2, nettamente inferiore alla media provinciale di 727 ab/km2, l’attuale assetto residenziale risponde perfettamente alle domande di abitazioni, poichè il numero della popolazione risulta fortemente in diminuzione9. Per questo motivo, gli ambiti urbanizzati sono tutt’altro che di nuova costruzione ma derivano per lo più da antiche cascine riconvertite in abitazione che costituiscono gli affascinanti piccoli borghi antichi della zona ma che non lasciano spazio a nuovo edificato.

8

Vicolo frazione di Nasca 20

9

Barra G., Meroni l., Baldizzone G. (et alii), Piano di governo del territorio…,cit. (7), pp. 65-67 Barra G., Meroni l., Baldizzone G. (et alii), Piano di governo del territorio…,cit. (8), pp. 51-54

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


1. Contesto: il comune di Castelveccana.

1.3. Le aree urbanizzate e la popolazione.

TESSUTO RESIDENZIALE Tessuto residenziale denso Tessuto residenziale discontinuo

PORTO VALTRAVAGLIA

Tessuto residenziale rado e nucleiforme Tessuto residenziale sparso Assenza di edificato

ROCCA DI CALDE’

LAGO MAGGIORE

CALDE’

LAVENO MOMBELLO

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La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


1. Contesto: il comune di Castelveccana.

1.4. Le attività economiche.

Chiesa di Santa Veronica dalle pendici della Rocca di Caldè

Antico lavatoio restaurato nella frazione di Sarigo

I

l comune di Castelveccana, come gli altri comuni limitrofi lungo la costa, basa la sua principale attività economica sul terziario e principalmente nel turismo.

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1.4. Le attività economiche.

L’attività agricola è tuttora praticata sul territorio comunale, seppure ad intensità ridotta rispetto al secolo precedente; infatti, in riferimento alla superficie totale del comune, solo l’1,75%10 risulta coltivato con un totale di soli 56 addetti nel settore. È da notare che parte di questa percentuale è destinata ad aziende ortive e florovivaiste, a testimonianza nuovamente della vocazione del territorio verso il paesaggio, ed una restante parte, sempre volta a soddisfare l’interesse del turismo, si dedica alla coltivazione di viti e frutteti in aziende agricole a gestione familiare. Il settore economico-industriale ha conosciuto in passato svariati periodi floridi, andando quasi definitamente ad estinguersi negli ultimi decenni, costringendo la popolazione a spostarsi nei paesi limitrofi o oltre il confine nazionale per cercare un impiego. Questo movimento è effettivamente riscontrabile nei problemi di gestione del traffico sul territorio comunale: i cittadini infatti, per evidenti motivi legati alla connessione viabilistica, prediligono il trasporto su gomma rendendo critico il transito nelle ore di punta sulla principale arteria di connessione di tipo costiero e non adatta ad ospitare un elevato numero di veicoli sia per le sue dimensioni ridotte che per la sua conformazione. Per quegli abitanti che non si spostano ogni mattina per lavoro, il settore del turismo è da considerarsi la fonte primaria di reddito su tutto il territorio comunale. Il comune di Castelveccana infatti offre differenti poli attrattori sia per il turismo invernale che estivo. Sul litorale lacustre della frazione di Caldè è possibile osservare i resti di una necropoli risalente all’Età del Bronzo oltre alla più recente triade di edifici delle Fornaci di Caldè e della vetreria di Porto Valtravaglia. In cima alla Rocca, sempre della frazione di Caldè, è inoltre possibile osservare i pochi resti di un castello feudale oggetto di assedio nel 963 d.C. da parte di Ottone I di Sassonia. Nelle undici frazioni è infine possibile visitare i tradizionali lavatoi e piccoli edifici religiosi di età romanica restaurati ed aperti al pubblico. Oltre a questi modesti reperti storici ed archeologici, il comune, per la sua orografia, consente di svolgere attività all’aria aperta sia in montagna che lungo la costa. La cima del Monte Nudo e le colline che lo circondano ospitano innumerevoli sentieri e percorsi panoramici per camminate con ampie radure attrezzate per picnic ed attività all’aria aperta. Lungo tutto il litorale del Verbano è invece possibile trovare molte piccole spiagge sia sabbiose che rocciose che consentono l’accesso al lago e numerosi percorsi pedonali attrezzati con piccoli bar e ristoranti. Sia la zona montuosa che quella lacustre offrono la possibilità di praticare sport di vario tipo; se nei fondivalle si svolgono escursioni a cavallo o in mountainbike, la zona costiera è rinomata per sport acquatici quali sub, barca a vela, windsurf e kitesurf che ogni anno spingono i turisti a soggiornare in questo territorio per lunghi periodi. Dal punto di vista delle percentuali, la Camera di Commercio di Varese11 afferma che su tutto il territorio provinciale il turismo continua a crescere dal 2017 del +8,9% registrandone un incremento pressoché straniero. Questo comune quindi, come gli altri facenti parte della provincia, partecipa attivamente a questo forte “aumento demografico estivo” organizzando attività ed aprendo alloggi quali case vacanze e bed & breakfast sparsi su tutto il territorio. Barra G., Meroni l., Baldizzone G. (et alii), Piano di governo del territorio…,cit. (9), pp. 65-66 Camera di Commercio di Varese, Varese, il turismo continua a crescere, in (s.n) Piccoli borghi più belli della provincia di Varese. Percorso alla scoperta di Arcumeggia, Castello Cabiaglio, Cerro di Laveno, Masciago Primo e Tornavento, Gazzada Schianno (VA), (s.d.), pp. 62-63

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La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


1. Contesto: il comune di Castelveccana.

1.4. Le attività economiche.

DESTINAZIONI D’USO DEL SUOLO Insediamenti residenziali storici Insediamenti residenziali

PORTO VALTRAVAGLIA

Insediamenti residenziali nel verde Servizi ed attrezzature pubbliche Verde antropizzato Verde non antropizzato Attività industriale

LAGO MAGGIORE

ROCCA DI CALDE’

CALDE’

LAVENO MOMBELLO

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La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.



2. L’area di intervento: la Rocca di Caldè e le fornaci. L

’ambito territoriale oggetto di intervento di restauro e progettuale è collocato all’interno di un lungo lembo costiero verdeggiante, interrotto sporadicamente da bianche rupi scoscese a picco sul lago. Questo luogo, denominato prima dalla tradizione locale e in seguito dagli enti amministrativi come Rocca di Caldè, si estende per 1200 m lungo la costa del Lago Maggiore e collega da Sud il comune di Castelveccana, nella frazione di Caldè, fino ai confini del comune di Porto Valtravaglia verso Nord, investendo un’area complessiva di 128.000 m2 complessivi tra verde ed edificato12. Il termine “Rocca”, che compare per la prima volta in una carta provinciale del 1560 redatta da Gian Giorgio Settala13, indica lo sperone roccioso che svetta sopra a questo ampio balcone proteso verso il Piemonte e che ospita sulla sua cima il monumento ai Caduti da cui è possibile godere di una vista a 180 gradi del bacino Nord del Lago Maggiore. Ai piedi di questo versante si trovano vasti pianori che lasciano spazio ad un percorso pedonale sterrato, ampi spazi boscati caratterizzati dalla vegetazione incolta e tre imponenti complessi industriali, oggi dismessi ed abbandonati. I loro svettanti camini però caratterizzano il territorio, diventando simbolo di una attività di produzione della calce oggi conclusa, ma al contempo monito per le amministrazioni sulla necessità di intervenite e preservare un paesaggio affascinante a rischio di abbandono sempre maggiore. Provenendo da Caldè, i tre complessi di antiche fornaci prendono ognuno un nome diverso: Fornace Verbania a Sud, Fornace del Fico in centro e Fornace di Porto a Nord.

12 Barra G., Meroni l., Baldizzone G. (et alii), Piano di governo del territorio. Documento di piano. Allegato NdA: Scheda Ambito di Trasformazione A.T.1, Castelveccana, [online] Disponibile a: <http://www.hlservizicloud.it/ pgt/content/012045>, Agosto 2014, p.8 13 Bertagnon L., Le fornaci di calce della rocca di Caldè, 2 voll., tesi di laurea, rel. prof. Bellini A., correl. arch Di Biase C., prof Binda L. Politecnico di Milano, Facoltà di Architettura, Dipartimento di Conservazione e Storia dell’Architettura, a.a. 1990-1991, pp.19-23

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La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


Vista della Rocca di Caldè dal Lago Maggiore



2. L’area di intervento: la Rocca di Caldè e le fornaci.

2.1. La morfologia.

Versante Ovest della Rocca di Caldè

D

al punto di vista geomorfologico, il territorio della Rocca di Caldè è caratterizzato da repentini cambi di livello: lo sperone roccioso si erge per un’altezza massima di 370 m s.l.m. diradandosi bruscamente verso il lago e più dolcemente verso la zona valliva circostante; alla quota di 230 m s.l.m. il terreno si addolcisce lungo l’attuale percorso pedonale e su dei pianori di diverse dimensioni dove, ciascuno di essi, ospita parte o interi complessi di edifici rimasti come testimonianza di un’attività estrattiva oramai terminata14.

La porzione di territorio posta superiormente al percorso sterrato pedonale che solca l’area, è caratterizzata dalla presenza di due tipologie di ambienti differenti: in parte risulta evidente la conformazione rocciosa dei declivi e in parte risulta completamente ricoperta da vegetazione di vario tipo ed intensità. 14 Barra G., Meroni l., Baldizzone G. (et alii), Piano di governo del territorio. Documento di piano. Allegato NdA: Scheda Ambito di Trasformazione A.T.1…, cit. (1), pp. 2-3

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2.1. La morfologia.

Dal punto di vista geologico, la rocca è costituita di pietra calcarea di colore chiaro, fonte principale di tutte le intense attività estrattive passate la cui diretta conseguenza è il rischio di crollo di alcune parti del crinale montuoso. A seguito di questa situazione, uno studio geologico condotto dal comune di Castelveccana nel 200715 ha portato a suddividere l’intero territorio comunale in “Classi di Pericolosità” collegate a delle “Classi di Fattibilità”: l’area della Rocca di Caldè presenta principalmente zone di pericolosità “bassa” intervallate da zone di pericolosità da “media” ad “alta”. Consegue quindi l’applicazione di una “Classe di Fattibilità 4, con gravi limitazioni” nell’edificazione e nel rispetto del paesaggio limitrofo geologicamente sensibile. Quella parte di territorio della Rocca che invece presenta delle pendenze più dolci, risulta ricoperta da uno strato di vegetazione di vario tipo. Dei 128.000 m2 di superficie oggetto di indagine, 42.550 m2 sono coperti di vegetazione, di cui 24.280 m2 di “bosco fitto”, mentre i restanti 18.270 m2 sono ricoperti da verde definito “non boscato”, con arbusti bassi e manti erbosi irregolari. Le specie arboree maggiormente diffuse sono Roverelle, Robinie, Pioppi, Frassini e Betulle e pochi esemplari di Salici e Castagni, a crescita spontanea e distribuiti disomogeneamente sui pianori. È importante sottolineare che uno studio di inquadramento paesaggistico svolto nel 2007 ha ritenuto indispensabile il mantenimento delle piantumazioni di Roverella e Salice in quanto rappresentano delle specie “di particolare unicità ecologica e paesaggistica del complesso indagato”16. La porzione di territorio posta inferiormente al percorso pedonale invece, escluse alcune piantumazioni rade di Roverella e Salici, occupa il fronte lago per una larghezza massima di 50 m, in parte accessibile ed in parte protetto da barriere architettoniche antiche o di fortuna. In prossimità della Rocca di Caldè, il Lago Maggiore presenta una immediata profondità dei fondali di circa 35 m che precipitano repentinamente, lasciando poco spazio alle formazioni costiere che risultano strette ed esigue ma molto articolate. La fascia meridionale della costa presenta fondali leggermente meno profondi in concomitanza con la foce del fiume Froda, che fa da confine naturale all’area di intervento verso la frazione di Caldè. Proseguendo verso Nord invece la sponda precipita immediatamente, lasciando solo uno zoccolo roccioso a sostenere il raccordo con la fascia ripariale, che presenta tutt’oggi massi sparsi e piccole spiagge nate dal deposito di detriti delle lavorazioni della calce del passato.17 Nonostante questa conformazione articolata del terreno, molti abitanti e turisti si riversano nei periodi estivi su questo stretto litorale in quanto, dal 2000, questa porzione del lago è riconfermata come balneabile18. 15 Barra G., Meroni l., Baldizzone G. (et alii), Piano di governo del territorio. Documento di piano. Allegato NdA: Scheda Ambito di Trasformazione A.T.1…, cit. (2), pp. 4-5 16 Locatelli G., Indagini preliminare analisi ambientali. Relazione di accompagnamento alle carte degli usi del suolo e delle categorie forestali, in Scapolo P., Castoldi M., Progetto di inquadramento del comparto denominato “Ex Fornaci di Caldè”, presso Ufficio tecnico del Comune di Castelveccana (VA), Maggio 2007, p.12 17 Vezzani R., Bisogni G.L, Gariboldi A. (a cura di), Progetto di inquadramento paesaggistico. Comune di Castelveccana (VA). Relazione ambientale. Faune ed Ecosistemi, in Scapolo P., Castoldi M., Progetto di inquadramento del comparto denominato “Ex Fornaci di Caldè”, presso Ufficio tecnico del Comune di Castelveccana (VA), Maggio 2007, p.15 18 Vezzani R., Bisogni G.L, Gariboldi A. (a cura di), Progetto di inquadramento paesaggistico… cit. (1), p.15

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


2. L’area di intervento: la Rocca di Caldè e le fornaci.

2.1. La morfologia.

CONTESTUALIZZAZIONE Rete idrica principale Fornaci comune di porto valtravaglia

Edifici di interesse pubblico Confini area di intervento

250

Confine comune limitrofo

260

27

0

fORNACE DI PORTO LAGO MAGGIORE

FRAZIONE DI SAN PIETRO

rocca di calde’

MONUMENTO AI CADUTI FRAZIONE DI BISSAGA

fORNACE DEL fICO

FRAZIONE DI ORILE

FORNACE VERBANIA 300

FRAZIONE DI CASTELLO

FRAZIONE DI PESSINA

CHIESA SANTA VERONICA

FIUME FRODA

FRAZIONE DI CALDE’

FRAZIONE DI RASATE

0

29

29

250

260

270

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


2. L’area di intervento: la Rocca di Caldè e le fornaci.

2.1. La morfologia.

SISTEMA DEL VERDE Bosco fitto misto latifoglie-conifere con sottobosco strutturato Bosco fitto misto latifoglie-conifere con sottobosco rado Bosco fitto di latifoglie miste

PORTO VALTRAVAGLIA

Bosco di latifoglie miste con ampie radure erbose

250

Vegetazione igrofila

260

Prevalenza di strato roccioso con manto erboso rado

27

0

Presenza consistente di Roverelle Presenza consistente di Salici

FORNACE DI PORTO

FRAZIONE DI SAN PIETRO

LAGO MAGGIORE

ROCCA DI CALDE’

FRAZIONE DI BISSAGA

FRAZIONE DI ORILE

FORNACE DEL FICO

300

FRAZIONE DI CASTELLO FRAZIONE DI PESSINA

FORNACE VERBANIA

FRAZIONE DI CALDE’

FRAZIONE DI RASATE

0

29

30

250

260

270

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


2. L’area di intervento: la Rocca di Caldè e le fornaci.

2.1. La morfologia.

PERICOLOSITA’ GEOLOGICA: RISCHIO DI CROLLO DEL VERSANTE Area a pericolosità bassa Area a pericolosità media Area a pericolosità medio-alta

PORTO VALTRAVAGLIA

Area a pericolosità alta

250

260

27

0

LAGO MAGGIORE FORNACE DI PORTO

FRAZIONE DI SAN PIETRO

ROCCA DI CALDE’

FRAZIONE DI BISSAGA

FRAZIONE DI ORILE

FORNACE DEL FICO

300

FRAZIONE DI CASTELLO FRAZIONE DI PESSINA

FORNACE VERBANIA

FRAZIONE DI CALDE’

FRAZIONE DI RASATE

0

29

31

250

260

270

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


2. L’area di intervento: la Rocca di Caldè e le fornaci.

2.2. I collegamenti e la viabilità.

2.2. I collegamenti e la viabilità.

L

’area di intervento è raggiungibile da entrambi i versanti della Rocca di Caldè. A Sud, tramite la strada provinciale SP69 che devia nella frazione di Caldè, è possibile accedere all’area tramite Via Monfalcone, dopo aver superato un ponte in cemento e legno sopra al fiume Froda. In adiacenza al ponte e lungo tutto l’alveo del fiume si distribuisce un ampio parcheggio sterrato a pagamento con circa 100 posti auto a cui si aggiunge, lungo Strada Santa Veronica sempre parallela al corso d’acqua, un’altra area parcheggio per il pubblico con 80 posti. La frazione di Caldè a Sud si sviluppa su una piazza centrale oggetto di intervento di riqualificazione urbana nel 2019, sulla quale si affacciano una serie di bar e ristoranti ed un cantiere nautico con attracco e rifornimento per le barche che popolano la sponda lombarda del Maggiore. Questa piazza risulta essere il centro principale di tutte le attività invernali ed estive non solo della frazione, ma dell’intero comune. Proseguendo sul lungo lago sempre verso Sud, si incrociano nelle immediate vicinanze il porto vecchio e punti di ristoro stagionali posizionati in adiacenza alle piccole spiagge largamente affollate nel periodo estivo.

Piazza della frazione di Caldè

A Nord invece, l’area è accessibile dal comune di Porto Valtravaglia percorrendo Via Fornaci, sempre proveniente da una diramazione della statale SP69 e parallela alla linea ferroviaria della Stato che collega Luino-Gallarate con fermata turistica del comune. Da questo punto specifico attualmente non è permesso l’accesso pedonale e la strada carrabile che conduce al complesso delle Fornaci è percorribile sono dagli addetti alla manutenzione e dai custodi. Inoltre non presenta alcuna area di parcheggio. Dal punto di vista dei collegamenti, il sistema delle Fornaci ed il comune di Porto Valtravaglia risultano attualmente sconnessi, poiché il raggiungimento del centro città è ostacolato da una fitta area boscata occupata in parte dall’edificio di vendita e lavorazione della Ex Vetreria. Un tempo questo fabbrico era collegato alla Fornace di Porto ma oggi è utilizzato come rimessaggio per le imbarcazioni private.

Ponte di collegamento sul fiume Froda tra il centro di Caldè e l’area delle fornaci

Vista cantiere navale e porto turistico della frazione di Caldè dal lago 32

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


2. L’area di intervento: la Rocca di Caldè e le fornaci.

2.2. I collegamenti e la viabilità.

VIABILITA’ E ACCESSI Strada urbana di quartiere Provinciale Strada locale Comunale Sentiero sterrato

stazione di porto valtravaglia

Ferrovia 250

Area parcheggio 260

Accessi all’area di intervento

27

0

LAGO MAGGIORE FORNACE DI PORTO

FRAZIONE DI SAN PIETRO

ROCCA DI CALDE’

FRAZIONE DI BISSAGA

FRAZIONE DI ORILE

FORNACE DEL FICO

300

FRAZIONE DI CASTELLO FRAZIONE DI PESSINA

FORNACE VERBANIA

piazza di calde’

FRAZIONE DI CALDE’

FRAZIONE DI RASATE

stazione di castelveccana

33

0

29

250

260

270

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


2. L’area di intervento: la Rocca di Caldè e le fornaci.

2.3. Le tre fornaci della Rocca.

P

er quanto nella storia abbiano sempre assolto a funzioni pressoché similari, i tre gruppi di fornaci sono giunti a noi con caratteristiche differenti a causa del loro posizionamento lungo l’orografia del terreno, e soprattutto delle innumerevoli e disordinate modificazioni che hanno subito nel corso del tempo per essere adeguate alle diverse esigenze lavorative. Partendo da Sud ed accedendo dalla frazione di Caldè, dopo un ampio prato verde e superato il cancello di accesso alla proprietà, si erge la Fornace Verbania con i suoi due alti camini di cottura ed annessi spazi accessori che scendono a picco sul lago lasciando spazio ad un’ampia terrazza in cemento armato con putrelle a vista originariamente utilizzata per il carico sui barconi del materiale lavorato. I due forni sono alti 14 m, mentre gli edifici adibiti originariamente a magazzino presentano 2 piani seminterrati e 3 fuori terra, per un totale di 905 m2 per tutto l’intero complesso19. È costituita di pietra e mattoni, mentre gli ampliamenti e le migliorie tecnologiche sono stare realizzate in cemento armato e i solai in latero cemento. Nonostante le attuali condizioni di scadente conservazione della Fornace Verbania, risulta comunque indispensabile la conservazione, sia per la sua importanza come archeologia industriale, sia perché rappresenta il landmark di accesso a questo litorale lacustre da oramai più di due secoli.

Proseguendo lungo il percorso boscato per circa 200 m, su un’ampia piazza di formazione in parte naturale ed in parte creatasi con detriti provenienti dalle lavorazioni della calce, si erge la Fornace del Fico, composta da due alti forni di cottura oramai completamente celati dalla boscaglia ed un grosso ampliamento in cemento armato alto 9 m, per un totale di 1455,25 m2 di superficie coperta. I forni sono realizzati in mattoni e pietra con aggiunte successive in cemento e ferro, mentre le strutture più moderne sono realizzate in cemento armato con solai in latero cemento fortemente degradati. Al suo interno sono presenti ancora colonne in ghisa di modesto pregio artigianale e storico. Questa fornace, più di quella precedente, è il simbolo inequivocabile del luogo per tutti i turisti, soprattutto per la sua posizione frontale all’acqua e per la possibilità di essere raggiunta anche dalle imbarcazioni dei villeggianti.

2.3. Le tre fornaci della Rocca.

Questo ampio edificio, per quanto risulti meno conosciuto e meno visibile dal lago, e nonostante appaia fortemente più degradato, rappresenta l’unica testimonianza delle attività della vetreria di Porto Valtravaglia che, per oltre 200 anni, ha dato lavoro ed un’identità nazionale a questo comune poco conosciuto. Questi tre ampi complessi industriali presentano nelle loro strette vicinanze un ampio corredo di edifici destinati a deposito, cabine per l’elettricità, residenze per i custodi, locali accessori o rimasugli di edifici per attività precedenti sparsi nella superficie boscata. Nell’area Sud della proprietà, prima di superare il cancello ed incontrare la Fornace Verbania, si incontrano 3 piccoli edifici già restaurati dal Comune di Castelveccana: il primo è una preesistenza di periodo pre-industriale conservato come simbolo del luogo, il secondo è una cappelletta connessa alla Chiesa di Santa Veronica posizionata poco più in alto sulla Rocca, mentre il terzo è un piccolo edificio in pietra su due livelli arroccato sulla costa e definito “la casa del Modena”. Questi tre edifici sono quindi diventati il simbolo di un passato storico che ha caratterizzato il litorale e che oggi si innesta perfettamente alle attività turistiche di questa parte di territorio, permettendo quindi ai fruitori di svagarsi nel prato, passeggiare o trascorrere i pomeriggi immersi nella natura e tra le rovine del passato preindustriale. Proseguendo nella proprietà si incontrano differenti resti di edifici dal pregio storico differente, in parte nascosti nella fitta boscaglia e non più raggiungibili facilmente. Tra questi, quello più pregevole da citare è l’edificio a sbalzo sul Lago Maggiore definito “La Tribuna”; un ampio volume a 5 arcate in pietra, inizialmente a gradoni e poi ampliato in cemento armato, utilizzato per il carico e scarico del materiale di lavorazione e del prodotto finito. Il fabbricato era connesso alla Fornace del Fico e conserva tuttora parte degli strumenti in ferro e legno impiegati per la filiera produttiva.

Sul lato più a Nord dell’area, al termine di un percorso di circa 650 m sorge l’ultimo complesso industriale chiamato Fornaci di Porto, nelle immediate vicinanze del confine di proprietà. Questo sistema industriale presenta due alti forni di cottura circondati da edifici accessori a tre piani per un totale di 9 m di altezza, annessi a loro volta ad un lungo padiglione industriale in latero cemento alto 10 m. Il sistema occupa in totale 1346 m2 ed è in parte tamponato da lastre di amianto e lamiere metalliche in pessime condizioni20.

Scapolo P., Castoldi M, Inquadramento territoriale degli edifici delle Fornaci di Caldè, in Scapolo P., Castoldi M., Progetto di inquadramento del comparto denominato “Ex Fornaci di Caldè”, presso Ufficio tecnico del Comune di Castelveccana (VA), Maggio 2007, p.5 20 Scapolo P., Castoldi M, Inquadramento territoriale degli edifici delle Fornaci di Caldè… cit. (1), p. 25-27 19

34

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


2. L’area di intervento: la Rocca di Caldè e le fornaci.

2.3. Le tre fornaci della Rocca.

RILIEVO EDIFICI DELLA ROCCA DI CALDE’: METODI COSTRUTTIVI E DIMENSIONAMENTO

02 06

20 19

07

17

04

01

03

05

14

18 16

13

08

15 12

09

11 10

01

02

03

04

05

06

07

08

09

10 35

EDIFICIO RESTAURATO DAL COMUNE in pietra Altezza: 7 m | Superficie: 100,87 mq | Volume: 706,09 mc Edificio accessorio in pietra Altezza: 4 m | Superficie: 9,71 mq |Volume: 38,84 mc Edificio noto come “la casa del Modena” in pietra Altezza: 4 m | Superficie: 11,27 mq | Volume: 33,81 mc Fornace verbania in pietra, mattoni e cemento Altezza: 14 m | Superficie: 904,84 mq | Volume: 7171,52 mc Edificio accessorio in mattoni ed intonaco Altezza: 6 m | Superficie: 116,3 mq | Volume: 995,98 mc EDIFICIO ACCESSORIO in cemento Altezza: 4 m | Superficie: 14,63 mq | Volume: 58,52 mc Edificio accessorio in mattoni Altezza: 4 m | Superficie: 40,99 mq | Volume: 163,96 mc Fornace del fico in pietra, mattoni e cemento Altezza: 9 m | Superficie: 1455,25 mq | Volume: 3486,75 mc Edificio accessorio in pietra Altezza: 5 m | Superficie: 35,15 mq | Volume: 175,75 mc EDIFICIO noto come “la tribuna” in pietra Altezza: 8 m | Superficie: 198,54 mq | Volume: 1588,32 mc

11

12

13

14

15

16

17

18

19

20

Edificio accessorio in pietra Altezza: 7 m | Superficie: 47,54 mq | Volume: 332,78 mc Edificio accessorio in pietra Altezza: 4 m | Superficie: 33,86 mq | Volume: 135,44 mc EDIFICIO ACCESSORIO in cemento Altezza: 5 m | Superficie: 10,42 mq | Volume: 52,1 mc EDIFICIO ACCESSORIO in pietra e mattoni Altezza: 4 m | Superficie: 84,27 mq | Volume: 337,08 mc edificio accessorio in pietra Altezza: 4 m | Superficie: 32 mq | Volume: 128 mc Edificio accessorio in mattoni ed intonaco Altezza: 2,7 m | Superficie: 7,02 mq | Volume: 18,95 mc Edificio accessorio in pietra e mattoni Altezza: 6 m | Superficie: 63,15 mq | Volume: 378,9 mc edificio accessorio in pietra e mattoni Altezza: 8 m | Superficie: 88,06 mq | Volume: 704,48 mc fornace di porto in pietra e cemento Altezza: 9 m | Superficie: 1346,59 mq | Volume: 10678,41 mc Edificio accessorio in cemento armato Altezza: 6 m | Superficie: 155,17 mq | Volume: 931,02 mc La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


2. L’area di intervento: la Rocca di Caldè e le fornaci.

2.3. Le tre fornaci della Rocca.

Fornace Verbania

Fornace del Fico

Fornace di Porto 36

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


2. L’area di intervento: la Rocca di Caldè e le fornaci.

2.3.1. Il funzionamento dei forni.

A

vendo quindi spiegato le peculiarità della zona attorno alle tre fornaci che svettano sulla Rocca di Caldè, risulta a questo punto indispensabile spiegarne il funzionamento, sia originariamente che secondo le metodologie più moderne. A seguito della loro destinazione d’uso nel tempo, questi forni definiti come “fornaci di campagna”21, possono essere prima di tutto suddivisi in due categorie: quelli destinati ad un’attività prolungata nel tempo, caratterizzati da una struttura più ampia e massiccia e dalla collocazione pressoché a ridosso delle materie prime, e quelli invece sorti per soddisfare il fabbisogno familiare per un limitato periodo nel tempo, le cui testimonianze rimangono solo nei testi scritti in quanto, a fine stagione, venivano abbattuti e il materiale di demolizione reimpiegate per altre costruzioni. È evidente che le Fornaci di calce di Caldè siano da annoverarsi alla prima categoria. Generalmente i forni più antichi, risalenti fino al I sec d.C., erano costituiti da ampie buche scavate nel terreno nel quale veniva acceso il fuoco e fatta calcinare la materia prima assieme al combustibile: si generava un materiale da costruzione allora indispensabile ma di bassa qualità.22 L’evoluzione successiva di tale forno calchera 1 Parete la prevede realizzazione di una 7 struttura parzialmente interrata e di Apertura per 2 carico materiale un camino fuor terra costituito da una3 grossa parete conica di materiale Graticola lapideo molto resistente (1), con una Apertura bocca perdi apertura ai piedi carico 4 6 (2) entro la quale era posizionata 1 combustibile una graticola di separazione tra Foro aspirazione il materiale 5 aria e cenereda calcinare (3) ed il combustibile, che veniva posizionato Canale di cotturaposta appena sotto in 6un’apertura 2 3 a quella principale (4) con un foro Coppella di per7 aspirazione e asportazione della copertura 4 cenere (5). Il canale di cottura (6), nel quale veniva caricato il materiale 5 da calcinare, termina con una così definita “coppella di ricopertura” (7) Calchera a “calcinazione periodica” con uno sfiato. Schema calchera a “calcinazione periodica” La prima descrizione di questi forni con sistema a “calcinazione periodica” giunge a noi tramite gli scritti dell’architetto e trattatista Vincenzo Scamozzi, che agli inizi del 1600 ce ne riporta una dettagliata immagine: “le calchere che propriamente così si chiamano, […] di che si fan la calcina, devonsi collocale al piede di qualche colle […] ed abbiano il piano pendente all’infuori acciò

2.3. Le tre fornaci di calce della Rocca.

l’aria vi entri salendo. Siano di forma rotonda di dieci in dodici piedi di diametro, e tanto siano in altezza tirate a piombo o alquanto più ristrette al di sopra, acciò il fuoco faccia maggior effetto. La bocca sia volta mezzodì, […] la sua altezza sia alle spalle di un uomo comune e larga non più di tre piedi e ne sguanzi all’infuori cinque per il maneggiar delle pietre; e sia cinta all’intorno di mura di quadrelli crudi o di pietre che spezzino il fuoco. Le calchere di dieci piedi capiranno seicento in settecento moggetti di calcina, alla quale andrà seicento o settecento passi di legna comune di noce”23. La descrizione di Scamozzi non deriva dall’osservazione diretta di quelle presenti sulla Rocca di Caldè ma le riassume perfettamente, siano esse sorte per durare brevi o lunghi periodi. Pur prevedendo un funzionamento completamente diverso da quello di concezione industriale, costituirono per anni fonte di sostentamento e mantenimento delle famiglie di agricoltori e di allevatori presenti sul territorio. Le Fornaci di Caldè però, per evidenti motivazioni geomorfologiche del terreno su cui sorgono, non rispettano alcuni dei punti citati da Scamozzi nel suo testo. Le bocche dei forni si collocano infatti in direzione del lago per agevolare le manovre di trasporto e commercio, in tal modo il materiale proveniente dalla lavorazione della calce veniva immediatamente caricato sui barconi ormeggiati. Inoltre, la camera di combustione posizionata a monte risulta interrata, mentre quella in direzione del lago risulta necessariamente isolata da una spessa muratura composita, allo scopo di evitare la formazione dell’umidità all’interno e conseguentemente dover impiegare più combustibile. Gli alti camini giunti fino a noi sono da ricondursi all’evoluzione tecnologica avvenuta nella seconda metà dell’Ottocento con l’introduzione delle nuove “fornaci a fuoco continuo”, caratterizzati da camini alti, completamente fuor terra generalmente fino a 15 metri e che prevedevano il caricamento del combustibile non più alla base ma lateralmente.24 Il funzionamento di questo tipo di forni è relativamente semplice: viene appoggiato uno strato di calcare, litantrace e carbon fossile su una graticola sotto la quale si accende un fuoco; si prosegue ponendo uno strato di calcare ed uno di carbone fino a che non si raggiunge l’altezza dei focolari che potranno essere quindi attivati. Quando il calcare introdotto nella fornace è calcinato, questa risulta in piena attività. Si spegne quindi il fuoco sotto la graticola e si fanno cadere le zolle ancora roventi nella camera di raffreddamento per poi caricare, come detto, il materiale lavorato sui barconi per la distribuzione, continuando comunque a caricare nella parte sommitale del forno altro calcare crudo per non interromperne la produzione25. Questo metodo di lavorazione caratterizzerà tutta la vita delle Fornaci di Caldè, dal Medioevo fino al 1955 con l’introduzione del forno rotatorio orizzontale, che darà la spinta definitiva all’evoluzione tecnologica del piccolo polo produttivo.

Scamozzi V., L’idea dell’architettura universale (1615), Milano, Borroni e Scotti, 1838, p.256 Bandirali A., Armocida G. (a cura di), The Limekilns History… cit. (1), p.14-16 25 Bertagnon L., Le fornaci di calce della Valtravaglia, il caso della Rocca, in Biblioteca Civica di Porto Valtravaglia (a cura di), Loci travaliae, contributi di storia locale, IV, Loci travaliae, (s.l.) Mesenzana (stampa), p.36-37 23

Mazzola F., Garuffa E., Troncone E. (et alii), Dizionario Industriale di Arti e Mestieri, Villardi, Milano, fine 1800 22 Bandirali A., Armocida G. (a cura di), The Limekilns History, Le fornaci di calce del Lago Maggiore, Ispra (VA), 1997, p.88 21

37

24

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


2. L’area di intervento: la Rocca di Caldè e le fornaci.

2.5. La storia.

2.5. La storia.

Operai in posa su un frantoio con struttura lignea (anni 1920-30)

Stoccaggio del calcare macinato proveniente dal frantoio

S

eppur già dai ritrovamenti preistorici è possibile notare la forte vocazione della Rocca di Caldè verso l’impiego di forni per la produzione di monili e piccoli oggetti in metallo, la vera storia che caratterizzerà questo lembo di terra per più di cinque secoli ha inizio nel Medioevo con la stesura nel 1283 degli Statuti della Valtravaglia26. Questo documento rappresenta una serie di patti tra l’arcivescovo e le popolazioni locali in riferimento ad una forma di governo ispirata al principio delle libertà comunali e che permette quindi di ricostruire il quadro sociale ed economico della Valtravaglia. L’attuale superficie comunale era in passato suddivisa in castellanze, di cui le principali della zona erano quelle di Castello, Vaccana e Porto. In questi luoghi la popolazione si dedicava principalmente all’agricoltura, alla pesca e solo in piccola parte all’allevamento ma nessuna di queste attività si è mai dimostrata particolarmente remunerativa. L’attività della cottura della calce risultava già ampiamente diffusa nelle famiglie come mestiere privato ma, dalla firma degli Statuti della Valtravaglia, la calce diventa l’unico metodo di pagamento delle tasse all’arcivescovato, il quale le impiegava per il restauro ed il risanamento degli edifici ecclesiastici e dei castelli arcivescovili.

Sarà poi dal XV al XVIII secolo che comincerà a delinearsi la vocazione della Rocca di Caldè verso una produzione della calce non più come pagamento di una tassa ma come strumento di guadagno. Nel 1397 si assiste al tramontare del potere degli arcivescovi milanesi che porta nell’area della Valtravaglia una serie di instabilità che non gioveranno all’economia della zona. Con la distruzione del Castello Maggiore di Valtravaglia nel 151327, che si trovava dove sorge l’attuale Monumento ai Caduti sulla cima della Rocca di Caldè, si vede il culmine di questo periodo di forti lotte che hanno come palcoscenico il Lago Maggiore, testimonianza comunque ancora una volta, del forte interesse delle popolazioni confinanti verso questo luogo. Con la definitiva riappacificazione tra le popolazioni del Verbano e la Svizzera e conclusosi il forte dominio della famiglia Rusca sull’area dell’attuale Castelveccana, che imponeva un regime di forte tassazione pari a quelle di un sovrano, questo alto sperone roccioso comincia un’epoca di grande prosperità, soprattutto grazie alla sua ormai ben chiara posizione strategica per i transiti via acqua. Tramite dei barconi di legno, “simili la chiatte e […] con la loro vela squadrata spiegata al vento”28 è facile intuire la semplicità con cui la calce raggiungeva le piazze di maggior interesse del Piemonte, Svizzera, Vigevano, Milano e Pavia, sfruttando il vento di Tramontana il mattino verso la foce del fiume Ticino e risalendo a fine giornata verso Nord per mezzo del vento d’Inverna29. La produzione della calce però non ha ancora subito un’evoluzione verso una visione industriale, ma è da considerarsi come fonte di integrazione al reddito degli abitanti proveniente pressoché dall’agricoltura, che permane comunque non fiorente30. Sorge quindi spontanea la domanda del perché la calce di Caldè, derivante da una lavorazione e struttura economica ancora per certi versi antiquata, veniva ininterrottamente richiesta e trasportata sulle acque del Verbano. Bertagnon L., Le fornaci di calce della rocca di Caldè… cit. (1), p.26 Bertagnon L., Le fornaci di calce della rocca di Caldè… cit. (2), p.41 28 Chiara P. Il mio Lago Maggiore, in “Corriere della Sera”, 23 marzo 1982 29 Bertagnon L., Le fornaci di calce della Valtravaglia, il caso della Rocca… cit. (1), p.20 30 Morigia P. Historia della nobiltà et degna qualità del Lago Maggiore, Milano, 1603, p. 220 26 27

Fornace di Porto (anni 1980-90) 38

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


2. L’area di intervento: la Rocca di Caldè e le fornaci.

2.5. La storia.

Se tradizionalmente la calce veniva sempre prodotta in loco e considerata materiale povero, si può trovare la risposta nella letteratura e trattatistica storica in cui il rimando alle Fornaci di Caldè è frequente. In primo luogo, all’interno del “Trattato di Architettura” del 1464 di Filarete si legge un richiamo alla calce di Caldè che viene definita buona per l’edificazione della sua città immaginaria Sforzinda. Filarete infatti scrive: “Le calcine che tu hai a far fare per lo provedimento delle mura della nostra Sforzinda, per farle buone e vantaggiose […], vogliono essere pietre di quelle de’ fiumi, […] ancora quella petrina del lago d’Angera è buona […] e così le calcine, secondo mi disse il mio amico che in quelle montagne di verso occidente gli era molte generazioni di pietre che per lo fiume si possono condurre”31. Come si legge dal passo riportato in precedenza, non si parla precisamente del Lago Maggiore ma della città di Angera, la quale possedeva sì una fornace di calce ma, l’accenno successivo a “quelle montagne” fa decadere l’ipotesi che si tratti di quelle situate ad Angera, che si trova in una zona pianeggiante. Questa considerazione avvalorerebbe la teoria secondo la quale il Filarete prediligesse le Fornaci di Caldè per la sua città immaginaria. In secondo luogo, l’architetto e trattatista italiano Vincenzo Scamozzi pone questa materia prima nella sua lista delle migliori calci prodotte in Europa32. Il richiamo forse più sorprendete e inatteso alla Rocca di Caldè avviene in un documento stilato dalle maestranze del Duomo di Milano nel 1562, in cui si stabiliscono i criteri di acquisto e di consegna della calce da destinare alla formazione dei voltoni. In una nota ritrovata solo nel 1813 si legge: “Angera, Ispra, Galletto33: da evitare. Per vicinanza del Galletto avvi fornace possibile. Quella di Caldè della Rocca è la migliore.”34

Fornace Verbania (anni 1980-90)

Tramite il Catasto Teresiano del 175635 è possibile comprendere la forte movimentazione di compravendita che stava avvenendo sulla striscia di costa della frazione di Caldè, poiché iniziarono a nascere in quegli anni le forti spinte industriali che andranno a caratterizzare il destino produttivo della rocca dagli inizi del 1800 alla fine del 1900. A seguito dell’abolizione del regime del feudalesimo da parte di Napoleone sul territorio nazionale e il conseguente aumento di “libertà”, nelle zone della Valtravaglia si assiste alla crescita di piccole realtà industriali: in particolare una vetreria ed una filanda di seta a Porto Valtravaglia ed una fornace di calce a Castelveccana, ritenuti comunque un unicum nello scenario prealpino occidentale36. Comincerà così tra le due famiglie locali dei Porta e dei Martignoni una lotta all’acquisto di quanti più terreni calcarei possibile, che terminerà nel 1860 con la definitiva riunione territoriale della Fornace del Fico e di Verbania sotto il controllo della famiglia Martignoni. Averlino A. detto il Filarete, A.M. Finoli, L. Grassi (a cura di), Trattato di architettura, Il Polifilo, Milano, 1972 32 Scamozzi V., L’idea dell’architettura universale (1615), Milano, Borroni e Scotti, 1838, p.255 33 Il termine “Galletto” si riferisce alla località “Sasso Galletto”, situata sul tratto costiero tra Caldè e Laveno Mombello, caratterizzata da particolari formazioni rocciose emergenti orizzontalmente dall’acqua e con presenza di piccoli forni per la cottura della calce fino all’Ottocento 34 Appalto della calcina della Rocca di Caldè, archivio della Fabbrica del Duomo, Forniture calce, 1813 35 Bertagnon L., Le fornaci di calce della rocca di Caldè… cit. (3), p.74-75 (tav. 15) 36 Bertagnon L., Le fornaci di calce della Valtravaglia, il caso della Rocca… cit. (2), p.29 31

Fornace del Fico (anni 1980-90) 39

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


2. L’area di intervento: la Rocca di Caldè e le fornaci.

2.5. La storia.

Furono loro a introdurre i primi forni funzionanti con miscela di combustibile e pietra e che si interesseranno di potenziare il collegamento via terra tra i comuni di Laveno Mombello e Luino e di attivare un percorso su strada Milano-Saronno-Varese per favorire il commercio su gomma37. Sarà quindi il nuovo catasto del 1905 a mostrare un nuovo carosello di compravendite sullo sperone della Rocca che vede la comparsa delle famiglie locali dei Corti e dei Cometti. L’intraprendente imprenditore Carlo Corti, effettivo erede della famiglia Martignoni, si approccerà alla cava di calce in modo particolarmente accanito, puntando a sfruttare quanto più possibile i giacimenti, esaurendoli nel 1920 per poi venderli nuovamente38. Ciò accade puntualmente per la cava della Fornace Verbania venduta all’imprenditore locale Domenico Cometti, pronto ad acquistare quanti più terreni possibile da impoverire nuovamente. A Domenico Cometti sì deve la riunione sotto un unico proprietario di tutta l’area della Rocca, ma sarà il suo erede Orlando Cometti ad introdurre nel 1955, nella Fornace del Fico, l’innovazione tecnologica del forno rotatorio orizzontale per combattere la forte concorrenza del cemento39. Questo nuovo strumento di cottura, progettato nel 1920, è formato da un lungo tubo in lamiera d’acciaio foderato di materiale refrattario e tenuto in lenta rotazione: dall’estremità più bassa del forno viene introdotto il combustibile composto da carbone polverizzato e nafta, mentre nell’apertura più alta viene introdotto il materiale da calcinare; collegato a questo forno vi è un cilindro di circa 2 metri di diametro e lungo in base alle dimensioni del macchinario. Una volta cotto il materiale, questo viene condotto in un raffreddatore con corrente d’aria contenente piccoli dentelli di ferro, i quali, smuovendo la calce prodotta, favoriscono il raffreddamento. Al termine del processo risulterebbe necessaria la verifica della qualità della malta in laboratorio, struttura non presente alla Fornace del Fico, a dimostrazione ancora una volta che Orlando Cometti non era interessato alla qualità del prodotto, bensì alla quantità. L’evoluzione portata dal forno rotatorio orizzontale rispetto al metodo di cottura tradizionale consta quindi principalmente nel controllo dell’afflusso dell’aria, nell’uso di diversi tipi di combustibili e nella separazione tra le tre fasi di cottura. Bertagnon L., Le fornaci di calce della Valtravaglia, il caso della Rocca… cit. (3), p.31 Bertagnon L., Le fornaci di calce della Valtravaglia, il caso della Rocca… cit. (4), p.35 39 Bertagnon L., Le fornaci di calce della Valtravaglia, il caso della Rocca… cit. (5), p.39-40

Nonostante gli interventi di ammodernamento da parte dell’imprenditore Orlando Cometti, dal 1960 in poi le Fornaci di Caldè risentiranno di una forte crisi dovuta alla repentina sostituzione della calce con il cemento nell’ambito delle costruzioni, costringendo gli operai dei forni a lavorare a ritmi frenetici per contrastare le tempistiche produttive del nuovo sviluppo industriale, per il quale le Fornaci di calce di Caldè non erano state concepite. Inoltre, la loro posizione geomorfologicamente complicata, considerata originariamente come un pregio per il commercio, diventa in questo periodo un forte ostacolo per il trasporto trasferitosi ormai completamente su gomma. Le continue esplosioni per estrarre materia prima (la cui maggior parte finiva in acqua) sommate alle problematiche legate al trasporto difficoltoso via terra, hanno portato nel 1963 all’inevitabile fallimento di tutto il complesso industriale delle Fornaci di Caldè. Il tribunale di Varese conserva tuttora un documento datato 4 marzo 1963 e intitolato “Fallimento di: 1. Rocca Valtravaglia, 2. Ditta Fornaci Riunite Lago Maggiore, 3. Cometti Orlando, Domenico e Pissigoni Maria in Cometti”40. L’attività estrattiva terminerà comunque definitivamente poiché l’area verrà svenduta all’imprenditore Quirino Pennacchi, nonno dell’attuale proprietario, il quale chiuderà l’area. Se per la loro importanza dal punto di vista economico e paesaggistico le Fornaci di calce di Verbania e Del Fico hanno storicamente disegnato e plasmato il destino di questa rocca sia socialmente che materialmente, non si può non dedicare parte del racconto storico alla terza fornace, quella di Porto, la cui materia prima protagonista rimane sempre la pietra. La Fornace di Porto, infatti, ha per duecento anni dato lavoro agli abitanti delle zone limitrofe producendo innumerevoli e pregevoli prodotti di vetro grazie alle pietre quarzose presenti sul territorio. Verso la fine del 1700 l’impero asburgico offre delle condizioni molto favorevoli allo sviluppo di tale Vetreria, imponendo dazi sui prodotti esteri, investendo negli imprenditori locali ed anche assumendo esperti soffiatori di vetro dalla Boemia. La Vetreria di Porto molto più probabilmente fu sede di trasferimento di quella del Canton Ticino a Personico, in Svizzera, che si spostò spinta in particolare dai vantaggi che il lago offriva per il trasporto della materia prima e del prodotto finito.

37 38

40

Bertagnon L., Le fornaci di calce della rocca di Caldè… cit. (4), p.97-98 2

2 Fuoriuscita gas combustibile

3 4

1 Cisterna di carico del materiale

1

3 Camera di combusione rotatoria 4 Combustibile 5 Condotto di raffreddamento

5

Percorso materiale Percorso gas combustibile

Funzionamento forno rotatorio orizzonate

40

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


2. L’area di intervento: la Rocca di Caldè e le fornaci.

2.5. La storia.

2.5.1. L’importanza delle fornaci di Caldè nel contesto storico ed industriale.

A

Nuova strada che connette Laveno – Porto Valtravaglia

In questi anni la Vetreria di Porto assume una nomea positiva soprattutto grazie alle “favorevoli” condizioni economiche dei suoi dipendenti: gli stipendi superiori alla media ed il fatto che ognuno disponesse gratuitamente di una abitazione durante il periodo di servizio, faceva dimenticare i turni stressanti negli orari notturni e le condizioni pericolose per la salute. Dal 1807 l’imprenditore Bernardino Minetti, proprietario ed innovatore dell’azienda, dopo essere stato anni in Boemia ad apprendere le tecniche e le lavorazioni del vetro, esporta i prodotti fino a Milano nel suo negozio in centro riscuotendo grande successo ed aggiudicandosi premi all’esposizione di Brera. Con l’Unità d’Italia però l’azienda, ora controllata dalla famiglia Lucchini, subisce dei forti colpi dalla concorrenza, sia a seguito dell’abolizione dei dazi imposti dall’Austria che dall’assenza di innovazione del sistema produttivo del vetro, contrastato soprattutto dai mastri vetrai che non volevano farsi “rubare il lavoro” dalle macchine. Dal 1914 la produzione verrà spostata in un edificio più a Nord ma, dal 1959 la produzione, a seguito dei bombardamenti delle due Guerre, cesserà definitivamente41.

41 La vetreria di Porto Valtravaglia, in Dumassi A., Echi del tempo, Appunti di storia del territorio della Comunità Montana Valli del luinese, Castelveccana (VA) Germignaga (stampa), pp. 46-48

41

l termine di questo excursus storico concentrato sul sistema della Rocca di Caldè, risulta indispensabile capire ed inquadrare tale complesso industriale in un contesto ambientale più vasto e non limitandosi al solo impatto sociale locale. L’intera area della provincia di Varese ospita attualmente un cospicuo numero di forni per la cottura della calce, principalmente collocati a Nord e nelle vicinanze dell’unico mezzo di trasporto da sempre disponibile, il Lago Maggiore. Risultano infatti presenti altri nuclei di fornaci sia restaurate che abbandonate nei comuni di Angera, Germignaga ed Ispra; quest’ultima ospita ben 10 forni disseminati su tutta la superficie comunale. Altri forni per la cottura della calce sono invece presenti nei comuni di Mesenzana, Cittiglio, Cunardo, Cuvio, Brenno Useria, Arcisate e La Rasa, situati nell’ambito più centrale della Provincia, collocati sempre in prossimità dei rilievi e nelle vicinanze di altre realtà industriali. Tutto il litorale lombardo sul Lago Maggiore risulta da sempre conosciuto come la “sponda Magra” rispetto alla cosiddetta “sponda Grassa” del litorale piemontese, costellata di svariate ville lussuose. Il termine “sponda Magra” riassume tramite un concetto popolare l’operosità e la realtà commerciale ed industriale di questo litorale lacustre, che per anni ha ospitato non solo innumerevoli camini di cottura ma anche aziende tessili, manufatturiere, cartiere, fabbriche per la produzione della ceramica, del vetro e setifici42. Questa visione a più ampia scala consente la valutazione dell’innegabile importanza che anche le fornaci presenti sulla Rocca di Caldè rivestono nelle testimonianze storiche legate all’archeologia industriale, avvalorando ancora una volta l’importanza inequivocabile della loro conservazione come tassello di un vasto puzzle che descrive il passato industriale del varesotto settentrionale. 42

Bandirali A., Armocida G. (a cura di), The Limekilns History… cit. (2), p.105

Collocazione fornaci in Provincia di Varese Collocazione fornaci in Provincia di Varese

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.



3. La Fornace del Fico: il rilievo. A

seguito di tutte le precedenti considerazioni, si è deciso di impostare il progetto di restauro e riuso sulla sola Fornace del Fico, soprattutto per la sua posizione privilegiata lungo il litorale e per il suo valore architettonico e di testimonianza di attività industriali pregresse che si sono sedimentate nel corso degli anni. L’attuale conformazione della Fornace del Fico risale al 1930 con gli interventi di riammodernamento voluti, come già detto, da Domenico Cometti. Le cosiddette “Torri del Fico” hanno un’altezza di circa 15 m e 5 m di camino alla cui base si apre una bocca quadrata utilizzata per introdurre il calcare nella fornace. Le bocche per il caricamento del combustibile si trovano invece a livello dei focolari, posti a circa 4 m dal suolo ed originariamente protetti da coperture in legno e tegole, raggiungibili grazie ad un solaio in cemento profondamente degradato, usato per il deposito del combustibile prima del caricamento. A livello della strada, ad Ovest verso il lago, si trova un’ampia apertura utilizzata in origine per l’accesso dei carrelli di ferro per l’estrazione del materiale calcinato. Nella muratura di sassi e mattoni sono presenti sporadicamente delle feritoie per facilitare l’accesso dell’aria, che trova comunque un percorso favorevole sia dalla bocca in sommità che dalle aperture alla base in un sistema definito “galleria di raffreddamento”43. Per quanto riguarda l’ampio volume posto a Nord-Ovest, di costruzione evidentemente più recente, nasce per ospitare originariamente il forno rotatorio orizzontale, grande innovazione introdotta sempre da Domenico Cometti dal 1955 e di cui oggi rimangono pochissimi resti ricoperti di macerie e vegetazione incontrollata e soggetti ad innumerevoli episodi di vandalismo. Nonostante questi due volumi risultino all’apparenza molto scostanti per struttura, metodo costruttivo e destinazione d’uso, questa loro convivenza ha ormai per quasi 100 anni disegnato il profilo della costa di Caldè, rimanendo come una testimonianza indelebile di un excursus storico in continua evoluzione.

43

43

Bertagnon L., Le fornaci di calce della Valtravaglia, il caso della Rocca… cit. (5), pp. 35-36 La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


Forni Fornace del Fico



5

FORNACE DI PORTO

3

RILIEVO GEOMETRICO: PLANIMETRIA.

46

1

Accesso Sud all’area di intervento dalla frazione di Caldè

2

Slargo pedonale fronte lago

3

Sentiero pedonale principale

4

Sentiero pedonale secondario

5

Accesso Nord all’area di intervento dal comune di Porto Valtravaglia


1

FORNACE VERBANIA

4

2

FORNACE DEL FICO

LAGO MAGGIORE

0

47

10

20

50

100


3. La Fornace del Fico: il rilievo.

3.1. Rilievo geometrico.

3.1. Rilievo geometrico. VOLUME a

VOLUME B

f1

f2 a1

b1

b2

a2

C

ome premessa all’illustrazione del rilievo geometrico che verrà fatta in seguito, è indispensabile sottolineare l’importanza di fonti e disegni svolti in precedenza utili alla ricostruzione sia storica ma soprattutto geometrica di tutto l’ex complesso industriale, oggi in parte irraggiungibile a causa della crescita incontrollata non solo di arbusti ma di veri e propri alberi all’interno delle strutture oltre ad un evidente degrado imputabile soprattutto ad una difficile gestione della proprietà che l’hanno resa in certi punti pericolante. Il rilievo geometrico ha quindi risentito inevitabilmente di una situazione abbastanza intricata sull’utilizzo e l’accesso all’area: l’intera proprietà infatti risulta tuttora di un privato il quale, per comprensibili motivi di sicurezza e di autotutela, l’ha cintata senza però poterne impedire l’ingresso dal lago, in quanto tutte le spiagge sono di proprietà demaniale ed è compito del comune prendersene cura. Quindi, un rilievo geometrico giunto a noi e realizzato nel 199144 è stato la base per il successivo lavoro di misura e di confronto con le forme attuali, dimostrandosi anche utile per la verifica del deperimento di alcune parti oggi malmesse o crollate rispetto a quasi trent’anni fa. Addentrandosi nelle forme individuate dal rilievo geometrico, è indispensabile suddividere l’edificio in due blocchi differenti: una parte a Sud (A), caratterizzata dalla presenza dei forni originali e realizzata con materiali più tradizionali, ed una parte a Nord realizzata in cemento armato e composta essenzialmente da due volumi allungati coperti da un tetto piano (B).

Vista prospettica frontale Fornace del Fico lato Ovest

Osservando la pianta del piano terra, ci si rende subito conto che parte dell’edificio è semi-interrato e funge quindi da contenimento del pendio. La parte più a Sud dell’edificio (A) presenta 3 “gallerie” di forma regolare realizzati in pietra che fungevano da bocca di caricamento del combustibile nei forni che oggi risultano tamponati sia interiormente che superiormente. Il forno centrale però non trova corrispondenza con le bocche ai piani superiori, testimonianza quindi della sua demolizione nel corso degli anni. Dalla bocca più a Sud è visibile una scala accidentata non più percorribile a seguito del crollo delle coperture in legno e della vegetazione al piano superiore. Ad Ovest rispetto alle aperture dei forni, oltre ad un corridoio largo circa 3 m, si ergono una serie di pilastri sia di pietra che di cemento armato, atti a sorreggere un’orditura di travi piuttosto disordinata ed irregolare (A2). Dei pilastri visibili, 3 sono realizzati in ghisa a simulare una colonna lavorata a livello dell’abaco e dell’echino e con fusto non scanalato. Procedendo verso Nord, una pavimentazione sterrata ed in parte ricoperta di beole (B2) lascia spazio ad un edificio di costruzione più moderna (B), lungo 44 m e largo 8,6 m, destinato al forno rotatorio orizzontale non pervenuto fino a noi, ma di cui rimangono le strutture di sostegno in cemento armato, lungo tutta la “navata”. Nella pianta del piano terra è possibile vedere la sequenza di portali che sorreggono l’edificio, con pilastri di base 40x40 cm e posti ad una distanza variabile attorno ai 4 metri e mezzo. La lunga parete cieca posta a Est funge da contenimento del pendio retrostante.

Bertagnon L., Le fornaci di calce della rocca di Caldè, Appendice, 2 voll., tesi di laurea, rel. prof. Bellini A., correl. arch Di Biase C., prof Binda L. Politecnico di Milano, Facoltà di Architettura, Dipartimento di Conservazione e Storia dell’Architettura, 1990-1991, Tavola 1-9

44

Vista prospetto frontale Fornace del Fico dal lago 48

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


3. La Fornace del Fico: il rilievo.

3.1. Rilievo geometrico.

C +0.95

B

B' +0.75

+0.15

+0.09

+0.87

200

+0.15

A'

+0.87

+0.09

A

+0.15

+0.00

C'

200

0

1

5

10

+2.50

A'

Rilievo geometrico: pianta piano terra C +3.90

+3.81

+5.45

B

B' +3.88

+2.85

+4.00 +3.45

+3.18

200 +3.71

A +3.46

+0.00

C'

200

0

1

5

10

Rilievo geometrico: pianta primo piano 49

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


3. La Fornace del Fico: il rilievo.

3.1. Rilievo geometrico.

I livelli della pavimentazione non sono uniformi, in quanto la parte di edificio più antico si pone ad una quota di ben 70 cm inferiore rispetto al lungo volume industriale e, quest’ultimo, a sua volta, presenta delle vasche e dei cambi di livello accentuati utilizzati come deposito dei materiali di lavorazione o di scarto.

Vista frontale Fornace del Fico dal lago

La pianta del primo piano mostra nella parte a Sud (A) la pianta dei due forni, rispettivamente a pianta quadrangolare (F2) e circolare (F1) con diametri interni di 4 m circa. Nelle immediate vicinanze del forno F2 sorge un piccolo edificio accessorio rettangolare (A1) di dimensioni 8x6 m, realizzato in pietra ed in parte appoggiato ad una roccia che fuoriesce dal terreno. Tutt’attorno a questa superficie scoperta si elevano dei pilastri in mattoni e cemento che originariamente sostenevano le coperture in legno, con tegole e lamiere, che proteggevano i lavoratori mentre caricavano i forni, oggi però andate perdute. Questa risulta essere la maggiore incongruenza verificata tra le carte del rilievo del 1991 e la situazione attuale, poiché all’epoca le coperture erano ancora presenti. Ciò a dimostrazione del fatto che in pochi anni si è assistito alla perdita di una parte di edificio che, seppur di relativo valore, costituiva una valida testimonianza delle metodologie di lavoro che si attuavano per la cottura della calce. Nella parte Nord dell’edificio (B) sorge un volume stretto di più recente costruzione, lungo 23 m, protetto da una copertura sorretta da portali nel blocco frontale e da un muro di contenimento verso il pendio. Nella parte retrostante inoltre, sorge una piattaforma in cemento che ospita una cisterna in ferro tuttora presente in pessime condizioni e raggiungibile solo dall’esterno, oltrepassando i due forni da Sud. Per quanto riguarda invece la pianta del secondo piano e più nel dettaglio la pianta delle coperture, è possibile osservare le quote alle quali si trovano i ponti a Est per raggiungere le bocche quadrate dei due forni per il carico del materiale da cuocere (A). L’edificio a Sud dei forni (A1) non presenta copertura poiché già crollata in passato; mentre le coperture dei due lunghi volumi industriali (B) sono piatte e sfalsate, ed entrambe presentano delle aperture utilizzate per lo scarico del materiale direttamente nell’edificio. I due forni raggiungono un’altezza di 20 m circa. Le coperture piane invece si alzano per 5,8 m dal suolo per le due ali laterali (B1 e B2), mentre quelle dei due corpi allungati rispettivamente a Ovest 7,3 m e a Est 8,25 m da terra.

Vista forni in copertura lato Sud

Vista copertura 50

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


3. La Fornace del Fico: il rilievo.

3.1. Rilievo geometrico.

C +3.81

+3.90

205

B

B'

205

+8.67

+8.25

+5.86

200

A' +5.80

+ 5.80

+3.71

+7.30

A +3.46

+0.00

C'

200

0

Rilievo geometrico: pianta secondo piano

1

5

10

21

0 C 210 +3.90

+3.81

205

+13.85

+13.95

B

B' +20.60

205

+20.65

+13.85 +8.25

200

A' +5.80

+7.30

+3.71

+5.80

A +3.46

+0.00

C'

200

0

1

5

10

Rilievo geometrico: pianta delle coperture 51

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


3. La Fornace del Fico: il rilievo.

Vista padiglione interno verso Nord livello +0.00

Vista padiglione interno verso Nord livello +0.80

3.1. Rilievo geometrico.

Osservando i prospetti invece, in particolare il prospetto lungo a Ovest, è possibile cogliere da subito la forte disomogeneità geometrica tra il complesso dei forni (A) ed il corpo industriale allungato più moderno (B). In riferimento alla parte antica (A), per poter accedere alle più recenti bocche dei forni, realizzate a seguito della chiusura di quelle sottostanti poste al piano terra, è necessario percorrere una rampa sterrata fino ad una quota di 3,77 m, superando l’edificio accessorio posto frontalmente al primo forno verso Sud (A1). Il volume appena citato è accessibile dal piano semi-interrato tramite un’apertura posta sempre a Sud. Ai piedi di questa inclinazione del terreno si erge un muretto alto 1,8 m con 6 aperture che probabilmente in origine erano bocche di forni di cottura più semplici ed a conduzione familiare, precedenti alla costruzione di quelli pervenuti fino a noi. La struttura dei forni e la loro geometria sono differenti l’uno dall’altro: il camino a Sud (F2), dall’aspetto più massiccio, presenta un ampio basamento che si restringe verso l’alto da una quota di 8,5 m circa ad una quota di 20,6 m, mentre il camino a Nord (F1) presenta una base meno ampia e dalla quota di 5,7 m circa si restringe fino alla sommità di 20,6 m. La presenza di assi di legno annegati verticalmente sulla superficie esterna di entrambi i forni e le cerchiature non sono da confondersi come interventi di restauro pregressi ma fanno parte del metodo costruttivo tradizionale di questi elementi architettonici, soggetti a contenere le forti pressioni date dalle temperature del forno in attività. Attorno ai camini, anche nel prospetto Ovest è possibile osservare i pilastri in parte crollati che sorreggevano le tettoie di protezione durante le manovre di carico del combustibile. Nella parte invece costruita in epoca più recente (B), si nota la scansione in facciata dei portali che sorreggono la copertura, intervallati dai tamponamenti con aperture in parte sbocconcellate. Nelle due ali laterali di questo padiglione industriale (B1 e B2) di altezza inferiore, dove i tamponamenti sono mancanti, si intravvede l’interno dell’edificio. Il prospetto a Nord mostra invece, in primo luogo, l’orografia su cui sorge l’edificio, che presenta un cambio di quota di quasi 10 m complessivi. Inoltre, questo prospetto consente di cogliere i differenti livelli a cui si trovano le coperture e la conformazione dei portali che sorreggono e, allo stesso tempo, ne scandiscono la geometria interna (B). In riferimento alle parti sezionate, in particolare alla sezione lunga AA’ risulta ancora una volta fortemente evidente, nel padiglione industriale (B), la rigida scansione percepibile dal prospetto di cui qui in sezione si nota la forma e lo spessore dei portali che sorreggono l’edificio. Risulta inoltre evidente la divisione interna degli ambienti, caratterizzata da un unico spazio a tutta altezza che ospita i resti sbocconcellati dei supporti del forno rotatorio orizzontale e su cui si affaccia un livello intermedio posto a una quota variabile da 3,45 a 4 m. In riferimento invece alla parte più antica (A), da questo disegno è possibile cogliere la sezione interna del volume a Sud dei due camini, che presenta tre diversi livelli con alcune parti di solaio crollate. Lungo tutta la sezione è possibile percepire quanto le superfici intonacate interne versino in un forte stato di abbandono e degrado, soprattutto a causa del facile accesso all’edificio sia di persone che di agenti atmosferici; il peggior degrado strutturale però risiede ai piedi dei due forni, molto più evidente nella sezione CC’, il cui solaio che conduce alla bocca superiore del forno (A2) presenta una forte inflessione dovuta ad una inadeguata realizzazione

Vista padiglione interno verso Nord – Ovest 52

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


3. La Fornace del Fico: il rilievo.

3.1. Rilievo geometrico.

0

+20.60

1

5

10

+20.65

+15.52 +13.85

+9.00

+8.67

+8.25 +7.30 +5.80

+5.86

+5.80

+4.00

+3.77

+3.45

+2.73 +1.17

+0.87

+0.87

+2.34

+0.75 +0.15

+0.09

Rilievo geometrico: sezione AA’

0

1

5

10

+20.65

+20.60

+15.52 +13.85

+8.67

+8.25 +7.30 +5.80

+5.80

+3.82

+3.77

+3.85 +3.23

+1.09

+0.87

+0.75 +0.18

+0.15

+0.00

Rilievo geometrico: prospetto Ovest

53

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


3. La Fornace del Fico: il rilievo.

3.1. Rilievo geometrico.

della maglia strutturale, con travi di dimensioni diverse ed a una scansione di pilastri irregolare e discontinua, aggravata dalla destinazione d’uso come deposito per il combustibile ed il prodotto finito. Questa sezione corta mostra nuovamente le differenti quote a cui si pongono le coperture del lungo padiglione industriale (B). Da questa sezione e dall’ultima sezione corta BB’ è possibile cogliere l’interno dei due forni: nella sezione trasversale del forno (sezione CC’) si vede la bocca al piano terra tamponata con cemento e travi in acciaio, sopra di essa, si vede la più recente apertura per la carica del combustibile e si erge una spessa muratura fino alla sommità del tamburo del camino, collegato nella parte alta alla montagna tramite un ponte a doppia orditura in legno, utilizzato per gettare il materiale da cuocere. La parte più stretta del forno, appena sopra all’apertura quadrata, visibile chiaramente in sezione BB’, si stringe da 3 m a 1,8 m mentre le imponenti murature dei due camini misurano rispettivamente da Nord 2 m (F2) e 1,2 m (F1) circa. Vista padiglione interno verso Sud

A conclusione dello svolgimento e dell’illustrazione del rilievo geometrico e per procedere in modo corretto verso il rilievo materico e dello stato conservativo, è necessario ribadire nuovamente la distinzione abbastanza netta che esiste sia storicamente che strutturalmente tra i due “corpi di fabbrica” individuati, oggi resi uniformi dalla presenza di vegetazione incolta e dal pessimo stato di conservazione che ha colpito ogni elemento indistintamente, ma che comunque costringe a pensare ad un intervento di restauro e riuso diversificato per rispondere al meglio alle necessità che i due sistemi hanno, col fine di valorizzare entrambi i manufatti di differente pregio archeologico.

Vista padiglione interno verso Sud - Est

Vista copertura dal basso

54

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


3. La Fornace del Fico: il rilievo.

3.1. Rilievo geometrico.

0

1

5

10

0

1

5

10

+20.65

+20.60

+15.52 +13.85

+6.80 +5.28 +3.88

+3.81

+4.29

+3.77 +2.85

+0.75 +0.15

Rilievo geometrico: sezione BB’

0

1

5

10

+20.60

+20.60

+15.52

+15.73

+15.52

+13.92

+13.95

+8.25

+8.25 +7.30

+7.30

+5.80

+5.80

+6.80 +5.77

+3.77

+1.33

+0.09

55

+3.88

+3.90

+1.46

+1.09 +0.68

Rilievo geometrico: prospetto Nord

+3.99

+0.15

+0.45

Rilievo geometrico: sezione CC’ La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


3. La Fornace del Fico: il rilievo.

3.2. Rilievo materico.

3.2. Rilievo materico. VOLUME a

VOLUME B

f1

f2 a1

b1

b2

a2

P

rima di procedere con la spiegazione di tutti i materiali individuati durante il rilievo materico, è doveroso fare delle premesse necessarie per inquadrare meglio il lavoro svolto: come nel rilievo geometrico, anche in questo caso, il rilievo materico del 199145 è tornato estremamente utile per procedere con la catalogazione dei differenti materiali che, in certi casi, presentavano caratteristiche simili soprattutto nell’ambito dei differenti tipi di muratura. Dopo un’analisi sia diretta sul fabbricato che fotografica, si sono riscontrate 10 categorie di materiali, individuati sia in prospetto che in sezione, che verranno illustrati ampiamente qui di seguito. Primo materiale classificabile, giunto a noi solo in parte per la sua facile deperibilità, è l’intonaco di calce. In origine impiegato su tutto il complesso industriale ma oggi riscontrabile solo su parte delle pareti perimetrali del corpo di fabbrica più recente (B) ed in alcune pareti interne della parte di edificio più antica (A), oltre che sulla parte conica di entrambi i forni e su parte del corpo cilindrico centrale dei forni. Facile intuire la scelta di questo tipo di intonaco di rivestimento rispetto ad altri nonostante la sua deperibilità, che comunque appare tutt’ora chiaro (ove non degradato) e fortemente poroso. Secondo materiale individuato e ampliamente impiegato soprattutto negli ultimi interventi di ammodernamento è il cemento armato, che compone praticamente quasi l’intero volume industriale più recente (B): lo troviamo impiegato nei portali di sostegno, nella pavimentazione, nel solaio del volume A2 e nella copertura, oltre che in alcuni divisori interni e in tutti i sistemi di sostegno del forno rotatorio orizzontale e della cisterna esterna. Il cemento viene anche utilizzato come metodo di rinforzo di alcune parti deboli quali le aperture del volume a Sud dei forni (A1) e per il tamponamento delle bocche di carica del combustibile dei due camini al piano terra, come evidente nella sezione CC’.

Terzo materiale riscontrato è l’acciaio, impiegato sia negli interventi strutturali, quali putrelle a sostegno del solaio per il per il deposito dei materiali al primo piano e per rinforzare e tamponare le bocche dei forni al piano terra, sia nella cisterna esterna ed infine nelle cerchiature che percorrono tutta la circonferenza dei forni. Quarto materiale poco impiegato nel progetto, ma comunque presente è la ghisa, di cui sono fatte le due colonnine che sostengono in alcuni punti il solaio in acciaio e cemento. Quinto materiale presente solo nella parte più antica è il legno, impiegato sia per il solaio del volume a Sud delle fornaci (A1), sia nel rivestimento esterno dei camini, in cui delle liste di legno posizionate verticalmente sono tutt’ora annegate nella struttura sempre allo scopo di aiutare l’assorbimento delle spinte interne dovute alle alte temperature. Anche le coperture che proteggevano le bocche dei forni erano sorrette da travi di legno, riscontrabili solo in vecchie fotografie. Procedendo con la catalogazione dei materiali troviamo alcune parti realizzate in mattoni forati ed in mattoni pieni. Per “mattone forato” si intendono dei laterizi di dimensione 12x25x25 cm posizionati in corsi sovrapposti sfalsati con giunti di malta e sono presenti in corrispondenza del tamponamento tra il secondo ed il terzo portale da Sud e in alcune parti degli altri tamponamenti presenti in facciata e negli interni (B). Per quanto riguarda “mattone pieno”, invece, si intendono dei laterizi di dimensione 5,5x12x25 cm posati a foglio in corsi sovrapposti e sfalsati, uniti con malta. I mattoni pieni vengono largamente utilizzati in entrambi i blocchi di edifici: nel lungo padiglione (B) sono presenti lungo tutta la facciata nella parte bassa dei tamponamenti ed in alcune tramezze e strutture interne; mentre nella parte più antica (A) i mattoni pieni sono posizionati a formare gli archi delle bocche dei forni e gli archetti sopra alle aperture del volume a Sud dei due camini (A1). Una cospicua quantità di mattoni pieni viene infine impiegata nei pilastri posizionati attorno al forno a sostegno delle coperture lignee e nei forni stessi, precisamente nella terminazione cilindrica di entrambi e nel tamburo del forno posizionato più a Nord (F2). Nelle sezioni BB’ e CC’ si vede l’impiego del mattone pieno nella parte inferiore interna del camino più ampio a Nord. L’ultima catalogazione prevede infine la spiegazione non più di singoli materiali ma di tre tipologie murarie individuate principalmente nella parte di edificio più antica.

Bertagnon L., Le fornaci di calce della rocca di Caldè, Appendice, 2 voll., tesi di laurea, rel. prof. Bellini A., correl. arch Di Biase C., prof Binda L. Politecnico di Milano, Facoltà di Architettura, Dipartimento di Conservazione e Storia dell’Architettura, 1990-1991, Tavola 10-14

45

56

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


3. La Fornace del Fico: il rilievo.

M01 - Intonaco di calce

3.2. Rilievo materico.

0

1

5

10

0

1

5

10

M02 - Cemento M03 - Acciaio M04 - Ghisa M05 - Legno

Rilievo materico: sezione AA’

M06 - Mattoni forati M07 - Mattoni pieni M08 - Muratura tipo 1 M09 - Muratura tipo 2 M10 - Muratura tipo 3

Rilievo materico: prospetto Ovest

57

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


3. La Fornace del Fico: il rilievo.

3.2. Rilievo materico.

Nel materiale definito “Muratura tipo 1” troviamo del pietrame misto di origine locale di colore grigio chiaro lavorato a spacco connesso tramite giunti di malta di spessore irregolare sporadicamente ammorsati agli angoli e con corsi non lineari, rivestito in parte da lacerti di intonaco. Questa tipologia di muratura è presente nell’alto muro di contenimento retrostante al complesso della fornace, in tutta la parte basamentale dei camini al primo piano, al piano terra del volume più antico (A) e nel piano interrato del volume a Nord dei forni(A1).

Dettaglio muratura tipo 2 e mattone pieno

La seconda tipologia di muratura, denominata “Muratura tipo 2”, è caratterizzata da pietrame misto di ciottoli stondati di fiume di origine locale misto a lastre di beole a spacco di colore grigio chiaro connessi tra loro con sporadici giunti di malta e ad incastro, ben ammorsati agli angoli e con corsi delle pietre regolari e continui. Questo tipo di muratura costituisce le pareti del volume a Sud dei forni (A1), il piccolo muro di contenimento in basso a Nord Ovest e tutta la parte centrale di entrambi i camini, rimasta visibile a seguito della caduta dell’intonaco. L’ultima tipologia di muratura, chiamata “Muratura tipo 3”, presenta dei blocchi di pietra squadrata grigio-scuro di grosse dimensioni sfalsati e disposti lungo corsi regolari connessi con giunti di malta non visibili. Questa imponente tipologia muraria, a differenza delle altre due tipologie che presentano una struttura a doppio paramento ammorsata con diatoni passanti, è riscontrabile solo nel paramento interno di tutto il corpo centrale dei due forni, luogo in cui ovviamente si raggiungevano alte temperature e necessitavano quindi materiali adeguati a resistere a tali sollecitazioni. In conclusione all’analisi svolta tramite questi elaborati, si è potuto quindi constatare la presenza di differenti tipologie di materiali all’interno di tutto il fabbricato, soprattutto in riferimento a quelli lapidei che si trovano a collaborare tra loro in tutto l’edificio e che testimoniano ancora una volta la sedimentazione e le trasformazioni che ha subito nel corso del tempo.

Dettaglio muratura tipo 2 e acciaio

Dettaglio cemento, acciaio e ghisa

58

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


3. La Fornace del Fico: il rilievo.

3.2. Rilievo materico.

M01 - Intonaco di calce

0

1

5

0

1

5

10

M02 - Cemento M03 - Acciaio M04 - Ghisa M05 - Legno

Rilievo materico: sezione BB’

M06 - Mattoni forati M07 - Mattoni pieni

0

1

5

10

M08 - Muratura tipo 1

10

M09 - Muratura tipo 2 M10 - Muratura tipo 3

Rilievo materico: prospetto Nord 59

Rilievo materico: sezione CC’ La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.



Appendice

Rilievo materico Schede di dettaglio



INTONACO DI CALCE

M01

M02

CEMENTO

Ubicazione edificio: Fornace del Fico, Rocca di Caldè, Castelveccana (VA)

Ubicazione edificio: Fornace del Fico, Rocca di Caldè, Castelveccana (VA)

Localizzazione materiale: • Tamponamenti tra i portali (B) • Corpo centrale e cono in sommità camini (A)

Localizzazione materiale: • Portali e copertura (B) • Parti strutturali interno B

Strato di rinzaffo, arriccio e finitura di intonaco di calce.

Portale in cemento armato.

Colore: bianco grigiastro Provenienza: di tipo industriale originariamente proveniente dalla fornace stessa

Colore: grigio chiaro Provenienza: di tipo industriale posato tramite l’uso di casseri

VOLUME B

VOLUME a

f1

f2

b1 a1 b2 a2

63


M03

ACCIAIO

M04

GHISA

Ubicazione edificio: Fornace del Fico, Rocca di Caldè, Castelveccana (VA)

Ubicazione edificio: Fornace del Fico, Rocca di Caldè, Castelveccana (VA)

Localizzazione materiale: • Cerchiatura camini (F1,F2) • Strutture metalliche in facciata (B) • Cisterna • Putrelle solaio volume A2 e rinforzo bocche dei forni PT

Localizzazione materiale: • Colonnine volume A2

Acciaio per impiego struttura e non strutturale.

Colonna in ghisa con decorazioni alla base e a livello dell’abaco e dell’echino, con fusto non scanalato.

Colore: marrone (a causa del degrado da ossidazione) Provenienza: di tipo industriale

Colore: grigio scuro Provenienza: di tipo industriale

VOLUME B

VOLUME a

f1

f2

b1 a1 b2 a2

64


M05

LEGNO

M06

MATTONE FORATO

Ubicazione edificio: Fornace del Fico, Rocca di Caldè, Castelveccana (VA)

Ubicazione edificio: Fornace del Fico, Rocca di Caldè, Castelveccana (VA)

Localizzazione materiale: • Listelli verticali paramento esterno camino (F1, F2) • Ponte di connessione bocche dei forni posteriori • Solaio volume A1

Localizzazione materiale: • Tamponamenti in facciata tra i portali (B) • Architrave finestre volume A1

Listelli di legno incassati verticalmente per contenere ed assorbire le dilatazioni termiche del camino.

Laterizi posizionati in corsi sovrapposti sfalsati connessi con giunti di malta.

Colore: grigiastro Essenza: sconosciuta (possibile castagno) Provenienza: di tipo industriale Dimensione: 12x10 cm variabile

Colore: arancione Provenienza: di tipo industriale Dimensione:12x25x25 cm

VOLUME B

VOLUME a

f1

f2

b1 a1 b2 a2

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MATTONE PIENO

M07

M08

MURATURA TIPO 1

Ubicazione edificio: Fornace del Fico, Rocca di Caldè, Castelveccana (VA)

Ubicazione edificio: Fornace del Fico, Rocca di Caldè, Castelveccana (VA)

Localizzazione materiale: • Tamponamenti interni volume B • Pilastri attorno ai forni, tamburo, cilindro in copertura dei forni e bocche dei forni 1P • Interno camini, base e parte sommitale

Localizzazione materiale: • Muro contenitivo retrostante • Basamento camini • Piano terra volume A e A1

Laterizi posati di piatto in corsi sovrapposti e sfalsati, uniti con giunti di malta.

Muratura in pietrame misto lavorato a spacco connesso tramite giunti di malta di spessore irregolare sporadicamente ammorsati agli angoli e con corsi non lineari, rivestito in parte da lacerti di intonaco.

Colore: arancione Provenienza: di tipo industriale Dimensione:5.5x12x25 cm Dimesione giunti di malta: 1 cm circa

Colore: grigio chiaro Provenienza: locale Dimensione pietra: variabile, dai 10 ai 40 cm di lunghezza Dimensione giunti di malta: < 1cm variabile

VOLUME B

VOLUME a

f1

f2

b1 a1 b2 a2

66


MURATURA TIPO 2

M09

M10

MURATURA TIPO 3

Ubicazione edificio: Fornace del Fico, Rocca di Caldè, Castelveccana (VA)

Ubicazione edificio: Fornace del Fico, Rocca di Caldè, Castelveccana (VA)

Localizzazione materiale: • Volume A1 • Muretto con bocche forni a sud • Corpo centrale camini F1 e F2 senza intonaco

Localizzazione materiale: • Interno forno: corpo centrale camino F1 e parte sommitale camino F2

Muratura in pietrame misto di ciottoli stondati e lastre di beole a spacco connessi tra loro con sporadici giunti di malta e ad incastro, ben ammorsati agli angoli e con corsi delle pietre regolari e continui.

Muratura di blocchi di pietra squadrata di grosse dimensioni sfalsati e disposti lungo corsi regolari connessi con giunti di malta non visibili.

Colore: grigio chiaro Provenienza: ciottoli di fiume: di provenienza locale; beola: di tipo industriale. Dimensione: ciottoli di fiume: variabile, dai 10 ai 20 cm di lunghezza beola: variabile, dai 30 ai 40 cm di lunghezza Dimensione giunti di malta: < 1cm variabile o assente

Colore: grigio scuro Provenienza: di tipo industriale Dimensione: 40 x 20 cm Dimensione giunti di malta: assente

VOLUME B

VOLUME a

f1

f2

b1 a1 b2 a2

67


3. La Fornace del Fico: il rilievo.

3.3. Rilievo dello stato conservativo.

3.3. Rilievo dello stato conservativo. VOLUME a

VOLUME B

f1

f2 a1

b1

b2

a2

C

ome conseguenza al rilievo materico, è necessario proseguire con l’illustrazione del rilievo dello stato conservativo. Anche ad un occhio inesperto appare chiaro l’evidente stato di degrado in cui vertono sia le strutture che le superfici architettoniche, a seguito principalmente dell’interruzione dell’attività industriale dagli anni ’60 e dalla non curanza da parte delle amministrazioni e dei proprietari dell’area negli anni successivi. Questa condotta ha permesso quindi agli utenti più o meno rispettosi di accedere agli edifici e, in mancanza di un piano di gestione e di conservazione, ha condannato le strutture ad un rapido deperimento in alcuni casi irreversibile. Prima di procedere alla descrizione dello stato di conservazione, è necessario nuovamente citare il lavoro di rilievo svolto nel 199146 il cui confronto tra le condizioni passate e quelle odierne ha consentito la valutazione più o meno precisa di alcune forme di degrado e della loro velocità di progressione, oltre ad essere un’utile guida per l’individuazione del nuovo quadro fessurativo e del suo mutamento nel corso degli anni. Risulta doveroso ricordare, principalmente per una questione di onestà intellettuale, che un’operazione di catalogazione come questa deriva da una semplificazione necessaria per poter assegnare ad ogni tipo di degrado una metodologia di restauro generica, senza dimenticare che all’atto pratico di intervento sul bene sarà indispensabile valutare caso per caso così da non compromettere ulteriormente le superfici e la struttura con interventi poco consoni. In questo rilievo dello stato conservativo si è deciso di illustrare sia le cause che la proposta di restauro per ogni singola forma di degrado, ricordando però che in sede progettuale si valuterà per alcune parti maggiormente degradate la possibilità di demolizione e sostituzione. Tenuto quindi conto che l’edificio presenta una condizione di degrado uniforme su tutta la sua superficie e su alcune parti strutturali, si sono individuate 10 diverse forme di degrado sia sui prospetti che sulle sezioni. Primo fra tutti, che coinvolge indistintamente tutta la superficie con intensità diversa è il fenomeno dell’erosione diffusa presente sia sulle pietre, i giunti di malta, gli intonaci ed il cemento.

Bertagnon L., Le fornaci di calce della rocca di Caldè, Appendice, 2 voll., tesi di laurea, rel. prof. Bellini A., correl. arch Di Biase C., prof Binda L. Politecnico di Milano, Facoltà di Architettura, Dipartimento di Conservazione e Storia dell’Architettura, 1990-1991, Tavola 15-19

46

68

Causata principalmente dagli agenti atmosferici quali piogge e vento, vista la particolare esposizione dell’edificio sulla costa, l’erosione ha colpito maggiormente i giunti di malta e gli intonaci di calce che per loro natura sono materiali più deboli e più facilmente deteriorabili. Questo tipo di degrado è indicato sia nei prospetti che nelle sezioni ma è necessario precisare che per semplicità lo si è indicato solo nei punti non soggetti ad altri fenomeni di degrado poiché tutte le superfici esposte all’aria vengono continuamente erose. In aggiunta si vede nella sezione BB’ e CC’ che il fenomeno dell’erosione ha interessato anche l’interno dei camini, a causa evidentemente delle alte temperature a cui il materiale veniva sottoposto durante le attività di cottura. Si propone quindi come intervento di restauro la pulitura con spazzole a secco di eventuali depositi provenienti dall’erosione, limitando l’asportazione di materiale danneggiato, e di procedere alla ristilatura della malta allo scopo di consolidare i paramenti murari e di proteggere con un intonaco compatibile quelle parti che necessitano maggiore attenzione. Proseguendo si individua un tipo di degrado definito propriamente “mancanza” il quale, nel caso specifico, va a colpire parti della stratigrafia e del rivestimento superficiale principalmente sulla facciata lunga del volume industriale (B), sulla copertura e sui tamponamenti, sui pilasti attorno al forno e in alcuni divisori interni all’edificio. Questo fenomeno si presenta come una manifestazione più aggressiva della precedente erosione, infatti gli agenti atmosferici o dei fenomeni accidentali, quali caduta di rami o massi, hanno portato prima ad un distacco degli strati o delle parti strutturali per poi cadere definitivamente creando una discontinuità della superficie. Gli interventi di restauro che si propongono variano ovviamente in base alla parte interessata: nei punti in cui sono crollate parti di muratura è necessario ricreare la struttura originale ammorsandola correttamente alla preesistenza per ristabilire le condizioni statiche ottimali; ove necessario, nelle parti non strutturali, si può invece provvedere a rintonacare gli strati scoperti anche allo scopo di proteggere la stratigrafia interna dagli agenti atmosferici. Quando invece gli elementi crollati interessano non solo parte della stratigrafia ma tutto l’intero paramento murario o un oggetto si parla di “lacuna”, in questo caso localizzata sui tamponamenti crollati della facciata (B), che originariamente ospitava delle aperture più piccole e su alcuni tamponamenti interni e nella parte sommitale del forno più a Sud (F2). Per il risanamento di questo tipo di degrado si possono prendere due strade diverse: procedere col ricostruire per anastilosi o con nuovi materiali le parti crollate (soprattutto se compromesse strutturalmente) oppure decidere di non andare a tamponare la lacuna ma procedere alla pulitura a secco con spazzole e apporre uno strato di intonaco allo scopo di proteggere la stratigrafia interna. Un altro fenomeno legato all’usura dei materiali dell’edificio a causa di agenti sia meccanici, quali eventi atmosferici o atti vandalici, che agenti chimici è la disgregazione, definibile come “decoesione con caduta del materiale sotto forma di polvere o minutissimi frammenti”47 definibile anche come polverizzazione. Proprio in questo la si distingue dal fenomeno dell’erosione: se per entrambe gli agenti esterni sono la causa, nella disgregazione il materiale perde la sua capacità di restare coeso e quindi al tatto appare pulverulento, diversamente dall’erosione che invece non rende il materiale così facilmente removibile al solo tocco.

47 UNI 11182. Beni culturali. Materiali lapidei naturali ed artificiali. Descrizione della forma di alterazione - Termini e definizioni, [online] Disponibile a:<http://wwwdata.unibg.it/dati/corsi/60078/88921-UNI11182.pdf>, Aprile 2006, p.11-12

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


3. La Fornace del Fico: il rilievo.

D01 - Erosione

3.3. Rilievo dello stato conservativo.

0

1

5

10

0

1

5

10

D02 - Mancanza D03 - Lacuna D04 - Disgregazione D05 - Graffito vandalico

Rilievo dello stato conservativo: sezione AA’

D06 - Colonizzazione biologica D07 - Macchia D08 - Ossidazione D09 - Marcescenza D10 - Vetrificazione Quadro fessurativo

Rilievo dello stato conservativo: prospetto Ovest

69

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


3. La Fornace del Fico: il rilievo.

Questo tipo di degrado è riscontrabile in parte delle tamponature interne dell’edificio più moderno (B) e sulla muratura esposta all’aria dei due camini, non più coperti dallo strato di intonaco che li proteggeva. Il fenomeno della disgregazione in generale dipende anche dalla composizione chimica del materiale stesso e per questo è difficile trovare una metodologia di restauro efficace e reversibile. Esistono sì delle resine polimeriche che aiutano a rendere nuovamente coeso il materiale ma, oltre a non essere un intervento reversibile, per una struttura del genere il cui valore storico non è dato dalla singola pietra, risulta forse più conveniente provvedere alla sostituzione di quelle parti maggiormente degradate per poi difenderle successivamente con intonaci protettivi.Un’altra forma di degrado qui evidente di ampie dimensioni e localizzata sulle superfici esterne ed interne del lungo padiglione industriale (B) è il graffito vandalico, dimostrazione che, nonostante la proprietà sia privata, è possibile comunque accedervi senza però alcun tipo di controllo. Questo tipo di degrado si distribuisce lungo tutta la superficie e presenta varie stratificazioni in quanto, una volta imbrattata completamente, questa viene rintonacata di nuovo per ripartire con nuovi graffiti. Non potendo quindi recuperare in nessun modo l’intonaco di calce originale semplicemente rimuovendo la pittura, si propone di intervenire tramite una pulitura profonda dello strato superficiale con idropulitura e spazzole a secco procedendo più delicatamente in prossimità della muratura in laterizio con sole spazzole a secco, per poi proteggere la stratigrafia interna con l’applicazione di un intonaco quanto più compatibile con l’originale a contatto col laterizio, mentre sullo strato più esterno si propone l’applicazione di una vernice incolore antigraffiti. Coscienti del fatto che questo tipo di verniciatura realizzata con emulsioni acquose di cere polimeriche contribuisce alla chiusura dei pori non lasciando respirare la parete, se ne propone l’applicazione solo su quelle pareti più “accattivanti” per i writer. Altra patologia qui particolarmente diffusa, soprattutto a causa di un ambiente come questo, è la colonizzazione biologica, definibile come “presenza riscontrabile macroscopicamente di micro e/o macro organismi”48 quali muschi e piccole piante rampicanti, collocate soprattutto nelle zone più vicine al terreno o su quelle superfici che comunque consentono più facilmente la risalita capillare dell’umidità. Le zone maggiormente colpite sono quelle poste al piano terra realizzate in muratura e non sul cemento armato, soprattutto nella zona sotto ai due forni e sull’ampio basamento del forno a Sud (F2). La rimozione di questo tipo di degrado risulta piuttosto semplice, tramite l’uso di erbicidi e l’asportazione manuale senza distaccare la superficie a cui l’organismo risulta aggrappato. L’eliminazione però della causa scatenante di questo tipo di degrado non è ovviamente banale: poiché l’edificio risulta sia interrato che posto nelle immediate vicinanze del bacino lacustre, l’umidità di risalita continuerà a permanere anche in seguito a interventi di isolamento delle fondazioni. La risposta più efficace potrebbe essere la deumidificazione controllata degli spazi interni che si andranno a progettare in modo da evitare che le pareti diventino “terreno fertile” per nuovi organismi vegetali, lasciandole comunque il più possibile prive di rivestimento o protette da intonaci traspiranti. Si propongono quindi tutti questi tipi di interventi con l’aggiunta di un monitoraggio periodico delle superfici murarie. Altra forma di degrado riscontrabile, che sfocia principalmente in una alterazione cromatica della superficie è la macchia.

48

UNI 11182. Beni culturali. Materiali lapidei naturali ed artificiali… cit. (1), pp. 4-5

70

3.3. Rilievo dello stato conservativo.

La macchia si presenta come una “variazione cromatica localizzata della superficie”49 a seguito sia della presenza di determinati componenti naturali nel materiale stesso, sia alla presenza di materiali estranei sulla superficie. Questo fenomeno si manifesta, come indicato nei prospetti e nelle sezioni, principalmente sui portali e a ridosso delle coperture (B), in tutti quei punti maggiormente sollecitati da agenti atmosferici o inquinanti. In alcuni casi, per il suo andamento verticale, viene definita colatura. Per il restauro si propone la pulitura a secco di queste parti e la predisposizione di opportuni metodi di scarico delle acque meteoriche onde evitarne il ristagno direttamente a contatto dell’edificio. Tutte le parti realizzate in acciaio risultano inoltre attaccate dal fenomeno dell’ossidazione, particolarmente grave a livello del solaio in cemento e putrelle che conduce alle bocche dei forni al primo piano (A2), al punto di aver così tanto assottigliato il materiale strutturale da inflettere la soletta e renderla impraticabile per un evidente rischio di crollo. Inoltre, tutte le poche parti pervenute a noi realizzate in legno, a causa dell’ambiente particolarmente umido, sono soggette a marcescenza. Per entrambe le forme di degrado, vista la gravità, se ne prevede l’inevitabile sostituzione. Altra forma di degrado relativamente inusuale è il fenomeno della vetrificazione che ha colpito i mattoni presenti nel paramento murale interno ai due forni. Questi laterizi che in apparenza mostrano semplicemente un colore più scuro in superficie, in realtà, dovendo resistere ad alte temperature, hanno superato la loro temperatura di vetrificazione diventando molto duri e fragili. Per tale degrado non è possibile intervenire altrimenti se non prevedendo un rinforzo strutturale lungo tutta l’estensione del forno, con opportuno posizionamento di tiranti e cerchiature. Ultima forma di degrado, diffusa principalmente sulla struttura dei due forni, è quella del quadro fessurativo. Oltre alle poche fessure di piccole dimensioni presenti nel volume di più recente costruzione (B), una fitta rete di fessure investe buona parte delle strutture interne del piano terra ed in particolare quelle sotto ai camini (A2), a prova di un evidente aumento del carico di peso gravante sul basamento. Il quadro fessurativo risulta fortemente visibile anche su tutta l’estensione verticale dei forni, a dimostrazione nuovamente delle forti spinte date dal calore a cui la struttura stessa era sottoposta. Per non gravare sul quadro fessurativo attuale, che comunque non presenta fessure passanti da un paramento all’altro, si propone di non andare ad appoggiarsi alle strutture preesistenti con i nuovi volumi che andranno integrati nel progetto di riuso. Per i forni invece, si propone di ritendere le cerchiature già presenti con eventuale aggiunta di altre ed un intervento di riconnessione tramite tiranti tra i due paramenti murari. Si conclude quindi che questi fenomeni di degrado individuati e le relative modalità di intervento non consistono nell’unica soluzione possibile per arginarli, ma rappresentano un modus operandi con il quale si è deciso di approcciarsi all’edificio prima di prevedere un intervento di riuso, nell’intento di risanare ciò che già c’è, ciò che è recuperabile e ciò che presenta un evidente testimonianza di valore storico per poi, solo successivamente, definire un progetto di riuso che sia il meno possibile impattante e deleterio per le rovine. È necessario inoltre far notare che tutti i diversi degradi ma soprattutto le metodologie di intervento sono reiterabili sugli altri due complessi di fornaci, in quanto, trovandosi inserite nel medesimo contesto ambientale e storico, presentano le medesime problematiche.

49

UNI 11182. Beni culturali. Materiali lapidei naturali ed artificiali… cit. (2), pp. 22-23

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


3. La Fornace del Fico: il rilievo.

3.3. Rilievo dello stato conservativo.

D01 - Erosione

0

1

5

0

1

5

10

D02 - Mancanza D03 - Lacuna D04 - Disgregazione D05 - Graffito vandalico

Rilievo dello stato conservativo: sezione BB’

D06 - Colonizzazione biologica

1

5

10

D09 - Marcescenza

D07 - Macchia

D10 - Vetrificazione

D08 - Ossidazione

Quadro fessurativo

Rilievo dello stato conservativo: prospetto Nord 71

0

10

Rilievo dello stato conservativo: sezione CC’ La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.



Appendice

Rilievo dello stato conservativo Schede di dettaglio



EROSIONE

D01

D02

MANCANZA

Ubicazione edificio: Fornace del Fico, Rocca di Caldè, Castelveccana (VA)

Ubicazione edificio: Fornace del Fico, Rocca di Caldè, Castelveccana (VA)

Localizzazione degrado: indistintamente superficie e struttura: • Muro di contenimento retrostante, pietre e giunti • Muretto con bocche forno a sud, pietre e giunti • Volume A1, pietre e giunti • Intonaco e corpo centrale forno

Localizzazione degrado: • Copertura ed intonaco in facciata volume B • Intonaco tamburo fornace F1 • Pilastri attorno ai forni

Asportazione di parte di materiale dalla superficie.

Caduta e perdita di parti superficiali senza mostrare la struttura interna Fenomeno di degrado più grave dell’erosione.

Descrizione tattile: superficie compatta e adesa Possibili cause: agenti atmosferici e collocazione edificio in prossimità del bacino lacustre Proposta di restauro: • Pulitura con spazzole a secco di eventuali depositi provenienti dall’erosione, facendo attenzione a non elimiare materiale • Ristilatura dei giunti di malta • Consolidamento e protezione con intonaci delle parti scoperte

Descrizione tattile: superficie compatta e adesa Possibili cause: agenti atmosferici e collocazione edificio in prossimità del bacino lacustre, caduta di alberi e massi Proposta di restauro: • Consolidamento di quelle parti più compromesse • Protezione con intonaci delle parti scoperte VOLUME B

VOLUME a

f1

f2

b1 a1 b2 a2

75


D03

LACUNA

D04

DISGREGAZIONE

Ubicazione edificio: Fornace del Fico, Rocca di Caldè, Castelveccana (VA)

Ubicazione edificio: Fornace del Fico, Rocca di Caldè, Castelveccana (VA)

Localizzazione materiale: • Parte sommitale dei camini • Bocche di carico forni piano terra e primo piano • Setti interni • Tamponamenti di facciata sotto alle aperture

Localizzazione materiale: • Corpo centrale camini senza intonaco e cono in sommità • Interno volume B • Struttura contenitiva cisterna

Caduta e perdita di parti della struttura stessa. Fenomeno di degrado più grave della mancanza.

Decoesione con caduta del materiale sotto forma di polvere o in piccoli frammenti. Nota anche come polverizzazione.

Descrizione tattile: superficie compatta e adesa Possibili cause: agenti atmosferici, caduta di alberi e massi Proposta di restauro: • Ricostruzione per anastilosi o dal nuovo delle parte strutturali compromesse

Descrizione tattile: superficie polverulenta e non adesa Possibili cause: agenti atmosferici, composizione chimica materiali Proposta di restauro: • Applicazione di resine polimeriche per restire coesione alla superficie compromessa solo in punti specifici • Sostituzione delle parti compromesse proteggendole con opportuni intonaci VOLUME B

VOLUME a

f1

f2

b1 a1 b2 a2

76


GRAFFITO VANDALICO

D05

COLONIZZAZIONE BIOLOGICA

Ubicazione edificio: Fornace del Fico, Rocca di Caldè, Castelveccana (VA)

Ubicazione edificio: Fornace del Fico, Rocca di Caldè, Castelveccana (VA)

Localizzazione materiale: • Prospetto volume B • Interno volume B

Localizzazione materiale: • Piano terra volume A e B1 • Parte basamentale camini

Apposizione indesiderata di vernice colorata sulle superfici murarie.

Presenza macroscopica di organismi quali licheni, muschi, funghi e piante superiori.

Descrizione tattile: superficie compatta e adesa, in alcuni punti lucida e collosa Possibili cause: atto di vandalismo Proposta di restauro: • Idropulitura delle superfici intonacate e con spazzole a secco in prossimità del laterizio sottostante • Applicazione di intonaci anti-graffito

Descrizione tattile: superficie compatta e adesa e umida Possibili cause: umidità di risalita nelle strutture per mancanza di vespaio Proposta di restauro: • Applicazione di erbicidi e rimozione manuale degli organismi La pulitura di tali superfici però non consente l’elimiazione della causa di degrado, ma sarebbe necessario isolare le strutture dal terreno. VOLUME B

VOLUME a

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f2

b1 a1 b2 a2

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MACCHIA

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OSSIDAZIONE

Ubicazione edificio: Fornace del Fico, Rocca di Caldè, Castelveccana (VA)

Ubicazione edificio: Fornace del Fico, Rocca di Caldè, Castelveccana (VA)

Localizzazione materiale: • Interno volume B in concomitanza alla colonizzazione biologica • Tamponamento B1 in prospetto

Localizzazione materiale: • Cerchiature forni • Cisterna • Elementi metallici vari

Variazione cromatica localizzata della superficie.

Fenomeno naturale al quale sono sottoposti i materiali contenenti metallo all’interno dell’ambiente. Si manifesta come ruggine.

Descrizione tattile: superficie umida e poco adesa Possibili cause: composizione chimica stessa del materiale o presenza di parti estranee sulla superficie. Proposta di restauro: • Pulitura a secco con spazzole • Predisposizione di opportuni canali di scolo per la gestione delle acque per evitarne il ristagno sulle superfici

Descrizione tattile: superficie rugosa e polverulenta Possibili cause: composizione chimica stessa del materiale e ristagno prolungato delle acque Proposta di restauro: • Sostituzione delle parti compromesse

VOLUME B

VOLUME a

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MARCESCENZA

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VETRIFICAZIONE

Ubicazione edificio: Fornace del Fico, Rocca di Caldè, Castelveccana (VA)

Ubicazione edificio: Fornace del Fico, Rocca di Caldè, Castelveccana (VA)

Localizzazione materiale: • Listelli verticali paramento esterno camino (F1, F2) • Ponte di connessione bocche dei forni posteriori • Solaio volume A1

Localizzazione materiale: • Laterizi paramento interno forni

Fenomeno naturale per il quale il legno, sottoposto all’azione degli agenti atmosferici, perde le sue proprietà meccaniche.

Conseguenza dell’elevata temperatura alla quale il laterizio è stato sottoposto per lungo tempo durante l’attività dei forni. Ne consegue un cambio di colore superficiare ed un aumento della durezza e della fragilità del laterizio.

Descrizione tattile: superficie fessurata Possibili cause: esposizione prolungata agli agenti atmosferici senza interventi di manutenzione periodica. Proposta di restauro: • Sostituzione delle parti compromesse

Descrizione tattile: superficie liscia e lucida Possibili cause: esposizione prolungata al calore elevato e superamento della temperatura di vetrificazione del laterizio. Proposta di restauro: • Rinforzo struutrale dell’intero paramento murario con cerchiature VOLUME B

VOLUME a

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3. La Fornace del Fico: il rilievo.

3.4. La sedimentazione storica.

3.4. La sedimentazione storica.

La presenza di ben tre forni in uno spazio così ridotto lascia ovviamente intendere il forte sfruttamento che stava avvenendo in quel periodo della calce cavata nell’area ed anche il fiorente commercio che stava vivendo la Rocca di Caldè in quegli anni. Ultimo periodo, corrispondente all’introduzione del forno rotatorio orizzontale, vede l’abbattimento del camino più a nord e l’innalzamento della copertura dei forni con conseguente eliminazione della cupola in laterizio, aggiungendo un tamburo rinforzato e il terminale cilindrico in sommità. Viene quindi costruito il solaio per raggiungere le nuove bocche dei forni “per il carico laterale”50 del combustibile (A2) posizionate ora al primo piano e quelle antiche posizionate al piano terra tamponate. Tutta la parte basamentale dei camini viene rinforzata con una “cerchiatura” in cemento e vengono innalzati i pilastri per sorreggere le tettoie di protezione durante il carico dei forni. In ultimo viene sicuramente aggiunta l’ala a nord con tutti i sistemi necessari ad accogliere il forno di cottura moderno atto a rispondere alla forte spinta industriale dalla fine del 1800 all’inizio 1900. Questo breve excursus cronologico supportato dall’analisi svolta sui manufatti, aiuta a mettere in luce ancora una volta le innumerevoli stratificazioni che l’edificio ha subito e quindi anche l’importante testimonianza storica che porta con sé, perno fondante di tutto quello che riguarderà il progetto di restauro e riuso di tutto il complesso.

Fornace del Fico nel 1920

A

conclusione dei tre rilievi illustrati precedentemente, si è potuto procedere alla schematizzazione dell’evoluzione temporale che ha subito il complesso della Fornace del Fico prima di trovarsi nella condizione attuale. Grazie all’analisi delle forme e dei materiali da costruzione, oltre al contributo indiscusso della documentazione storica, si sono individuati tre macroperiodi nei quali l’edificio ha subito cambiamenti, modifiche e miglioramenti tecnologici. Al primo periodo di vita di quello che sarà definito poi il complesso industriale delle Fornaci, databile tra XIII e XIV secolo, risale molto probabilmente il muretto a sud con le sei piccole aperture in pietra. Ciò che è giunto fino a noi è evidentemente un insieme di sei forni ad uso sicuramente familiare, realizzato anch’esso in pietra e ad utilizzo limitato nel tempo, di cui purtroppo non si hanno documenti certi. La forma di queste sei aperture fanno pensare ad un passato come abbozzo di quelli che saranno i successivi forni di cottura. Ad un periodo successivo, molto distante dal precedente e databile fino al 1920, si può invece far risalire il volume in pietra posizionato a Sud del complesso (A1) coperto anticamente da una copertura a padiglione in legno e coppi ed i due alti forni che ancora svettano in questo luogo. A questi si aggiungeva anche un terzo forno a Nord, di cui oggi rimangono solo i resti del basamento lapideo. I tre camini presentavano la bocca di carico nell’attuale piano terra ed in sommità erano coperti da una “coppella di ricopertura” in laterizio.

50

80

Bandirali A., Armocida G. (a cura di), The Limekilns History… cit. (3), p.16

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


3. La Fornace del Fico: il rilievo.

3.4. La sedimentazione storica.

FASE 1 economia rurale Periodo: XIII-XIV sec. (presunto) 1. Muro in pietra con 6 aperture, ricunducibili ad antichi forni di cottura ad uso familiare

1.

FASE 2 PRE INDUSTRIALE

2.

Periodo: fino al 1920 1. Edifico in pietra con copertura a padiglione 2. Costruzione di tre forni di cottura con apertura di carica al piano terra e coperti da una cupola in laterizio

1.

FASE 3 industrializzazione Periodo: dal 1920 fino al fallimento 1. Aggiunta padiglione industriale per ospitare forno rotatorio orizzonatale 2. Demolizione forno a nord 3. Apertura bocca di caricamento laterale al primo piano 4. Creazione rampa di accesso inclinata per raggiungere le nuove bocche dei forni 5. Aggiunta al camino in copertura dei due forni

81

2.

5.

1.

3. 4.

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.



4. La Fornace del Fico: il progetto. T

utto ciò che precede questo capitolo si può considerare come una vasta premessa a quanto seguirà nelle prossime pagine: il progetto sviluppato per le Fornaci del Fico risulta essere in primis il riassunto di tutte le conoscenze apprese nell’analisi territoriale e morfologica del comune e dell’area della Rocca di Caldè, dell’analisi storica, geometrica, materica e dei degradi, con lo scopo di proporre un intervento il più possibile concernente le necessità dei suoi diretti fruitori. Come conseguenza delle analisi svolte, l’attenzione risulta rivolta prevalentemente agli svettanti camini risalenti al 1800 i quali, oramai da mezzo secolo, fungono da elementi identificativi per il comune di Castelveccana. Pur essendo manufatti dell’uomo e di forte impatto visivo dalle acque del Lago Maggiore, oltre che portare con sé un importante testimonianza storica di quel che è stata l’attività promotrice di questi luoghi per secoli, essi risultano ormai coerentemente integrati nel contesto paesaggistico del parco delle Fornaci di Caldè. Questa forte compenetrazione che oggi esiste tra i forni e la natura circostante, lasciata libera di crescere senza controllo, ha inevitabilmente celato parte della loro struttura al pubblico, spostando così l’attenzione dei fruitori, sia via terra che via acqua, sul lungo edificio a nord fronte lago, risalente agli anni ’50, rimasto sgombro da vegetazione e più facilmente accessibile anche dal percorso sterrato. Questo ambivalente valore dei due fabbricati distinti, ma interconnessi, ha portato a pensare ad un progetto principalmente vocato al restauro e conservazione per la parte a Sud con i forni di cottura, mentre uno di riuso per il più recente volume industriale. La decisione è stata presa in considerazione dell’importanza e della rilevanza storica differente che rivestono i due fabbricati come testimonianza dell’archeologia industriale del luogo. Sorge a questo punto spontanea la domanda del perché si è deciso di distinguere così fortemente i due interventi per uno stesso fabbricato.

83

Per un motivo anche pratico e lampante, la parte più a Sud dell’edificio con i forni ed il volume in pietra, necessita inevitabilmente di un intervento di restauro sia delle strutture che delle superfici, vista anche l’importanza che dei manufatti del genere rappresentano come testimonianza dei metodi di produzione della calce oggi estinti e soprattutto in una visione complessiva di tutta l’area del parco delle Fornaci di Caldè. Il fatto che però si annoveri quest’area come destinata principalmente al restauro non deve trarre in inganno sulla nuova destinazione d’uso che acquisirà col progetto: si propone infatti di mantenere queste strutture cosi come appaiono allo scopo di illustrarle tramite percorsi museali e naturalistici senza andare a stravolgerne la struttura e ad appesantirla, ma solo concentrandosi su interventi puntuali volti alla conservazione. Per quanto concerne invece l’attuale padiglione industriale a Nord, tenuto conto della forte condizione di degrado in cui vertono alcune strutture portanti, nonostante sia stato costruito in un periodo relativamente recente, si è pensato di demolire le parti più compromesse e concepire un progetto di riuso dei volumi industriali, posizionando delle nuove attività al suo interno conformi alla volumetria preesistente ed aggiungendo nuove parti destinate ad accogliere tutte quelle funzioni necessarie e richieste dalla comunità e dalle amministrazioni. Anche in questo caso, definire l’intervento di quest’area basato solo sul riuso è riduttivo, in quanto si prevede di restaurare le parti che non sono soggette a demolizione. In definitiva, la scelta di porsi con un approccio differente per i due volumi non deriva dal dover imporre una nuova destinazione d’uso per esso, quanto più da un voler farsi suggerire il metodo e l’approccio progettuale dall’edificio stesso, allo scopo di mantenere questo assodato distacco compositivo che caratterizza da decenni questa parte di costa. Se questa ambivalenza venisse a mancare, comprometterebbe quel fenomeno dato dalla sedimentazione materica e storica che la contraddistingue e la rende accattivante da sempre a tutti i suoi fruitori.

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


Render forni Fornace del Fico



9

10

FORNACE DI PORTO

8

PROGETTO: PLANIMETRIA. 1

Accesso Sud all’area di intervento dalla frazione di Caldè

2

Parte di sentiero principale solo pedonale

3

Percorso-vita a 22 tappe sul sentiero secondario pedonale interdetto ai mezzi

4

Balcone panoramico tra i forni delle Fornace del Fico

5

Piazza e gradoni vista lago

6

Radura con area pic-nic

7

Sentieri con accesso alla spiaggia

8

Sentiero pedonale principale con accesso veicoli autorizzati

9

Area parcheggio

10 86

Accesso Nord all’area di intervento dal comune di Porto Valtravaglia

7


2

1

3 FORNACE VERBANIA 4

6

5

FORNACE DEL FICO

LAGO MAGGIORE

0

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10

20

50

100


4. La Fornace del Fico: il progetto.

4.1. Il progetto dell’intorno.

L

’intervento pensato per la Fornace del Fico punta a valorizzare le forme già esistenti, non andando quindi a rompere gli schemi compositivi in pianta ed in facciata, allo scopo di non pregiudicare l’impatto visivo consolidato. I nuovi volumi infatti, indispensabili per rispondere all’aumento del carico antropico portato dalla nuova destinazione d’uso, seguono gli allineamenti preesistenti e vengono mitigati nell’ambiente circostante, grazie all’inserimento di nuova vegetazione e di materiali compatibili con esso. Da non sottovalutare che la Fornace del Fico fa parte di un sistema che caratterizza tutta la costa della Rocca di Caldè e rappresenta un polo di altissimo valore turistico e paesaggistico per il comune di Castelveccana. Poiché il litorale lacustre ospita il lungo camminamento che connette la Fornace Verbania con la Fornace di Porto, risulta innegabile l’importanza di collegare il nuovo progetto della Fornace del Fico con questo sistema; per questo il restauro dei forni così come appaiono e della loro valorizzazione anche visiva risulta indispensabile come baluardo per il mantenimento dell’integrità del luogo in tutto il suo insieme. Il progetto su larga scala ha come obiettivo quello di riqualificare e rendere nuovamente fruibile il parco della Rocca di Caldé, la cui strada costiera che collega i comuni di Castelveccana e Porto Valtravaglia risulta attualmente chiusa al pubblico, nonostante in realtà venga percorsa saltuariamente a piedi sorpassando la recinzione o arrivando dal lago. Attraverso questo approccio non invasivo, si va a mantenere la puntualità dei fabbricati alternati ad ampie aree boschive e scorci sul paesaggio. L’attuale strada che solca la proprietà delle tre Fornaci, come detto, presenta un solo accesso carrabile dal comune di Porto Valtravaglia mentre, dal comune di Castelveccana, l’accesso è consentito solo ai pedoni attraversando il fiume Froda. Il progetto vuole preservare il limitato accesso agli autoveicoli, conferendo a questo litorale un aspetto più naturalistico e rispettoso delle biodiversità che lo caratterizzano, lasciando però l’accesso carrabile esclusivamente ai mezzi di soccorso, pulizia e rifornimento. Per favorire gli spostamenti, è previsto un allargamento di tale sentiero nei punti più difficoltosi al transito. Lungo tutta la strada si immagina di posizionare un percorso vita che transiti nella parte posteriore della Fornace del Fico, riprendendo un sedime pedonale già esistente e che culmina col nuovo balcone panoramico progettato attorno all’apice dei due forni. Tale sentiero prosegue riconnettendosi ad Ovest col percorso originale oppure devia verso Est all’interno di una radura attrezzata con area pic-nic. Fulcro di questo sistema diventa lo slargo posto ad Ovest della Fornace del Fico lungo il sentiero principale che, direttamente a sbalzo sul lago, prevede la creazione di un’ampia piazza con visione panoramica, oltre all’accesso al lago tramite scale ed un sistema di gradonate verdi su tre livelli differenti. Tali gradonate si pongono come un anfiteatro sul lago, che ospita come scenografia a Sud il comune di Laveno Mombello, a Ovest il comune di Verbania e a Nord la città di Ghiffa. Proseguendo verso la Fornace di Porto si apre uno spiazzo caratterizzato da una vegetazione meno fitta dal quale i turisti raggiungono il litorale roccioso. Per quest’area si prevede la risistemazione di tutti quei sentieri che consentono l’accesso al lago oggi in parte accidentati e l’aggiunta di scale per favorire la balneazione. In prossimità della Fornace di Porto si

88

4.1. Il progetto dell’intorno.

prevede inoltre la creazione di un parcheggio con 100 posti auto per favorire l’accesso pedonale all’area anche da Nord, oggi interdetto al pubblico. Per la progettazione dei tratti esterni pavimentati, nel rispetto delle norme imposte dal piano paesaggistico e nel rispetto della biodiversità del luogo, si è pensato di impiegare materiali quali pietra naturale locale e ghiaia, allo scopo di agevolare il drenaggio delle acque e limitare l’impermeabilizzazione del terreno. L’intervento progettuale pensato per tutta l’area della Rocca considera anche la presenza dei due agglomerati di abitazioni di Caldè a Sud e di Porto Valtravaglia a Nord. In base alle analisi dell’ambito circostante, la frazione di Caldè risulta attualmente capace di rispondere con efficacia all’incremento antropico, grazie alla presenza di due ampi parcheggi in prossimità del ponte sul fiume Froda e grazie alla commistione di numerosi locali e bar stagionali attorno all’adiacente piazza centrale. Per quanto concerne invece l’accesso dal comune di Porto Valtravaglia, si propone la creazione di un’ampia area parcheggio per un totale di 150 posti auto nelle immediate vicinanze della cosiddetta “Fornace di Porto”, allo scopo di consentire la fruizione solo ai pedoni con eventuale accesso ai mezzi autorizzati. Infine, si propone la riconnessione pedonale di quest’area con la stazione ferroviaria comunale e con il centro città attraverso il litorale costiero. In aggiunta, risulta indispensabile affrontare l’impellente necessità di mettere in sicurezza tutti i declivi prima di porvi sotto di essi qualsiasi attività o di riaprire il percorso al pubblico. Come detto nelle pagine precedenti, la cava dichiarata esaurita già dal 1920 ha continuato ad essere sfruttata fino agli anni ’50, compromettendone radicalmente la tenuta strutturale. Si ritiene quindi doveroso effettuare un intervento che assicuri la stabilità di tutto il versante ancora prima di procedere con l’intervento di restauro e di riuso di tutto il comparto industriale lungo la costa. In ultimo, la riqualifica di tutta l’area circostante alla Fornace del Fico verte sulla valorizzazione in primis dello splendido contesto paesaggistico in cui è collocata. Oltre alla creazione di nuovi punti di osservazione del lago e del paesaggio circostante, si prevede la conservazione dei tracciati originali sia dei percorsi che delle piantumazioni presenti. Per l’ampio ambito vegetativo si propone infatti l’abbattimento dei soli esemplari malati o in pessime condizioni, che rischiano quindi di creare problemi di sicurezza sia agli edifici che ai fruitori. Per tutto l’ambito boscato in generale, è indispensabile procedere alla pulitura di quelle parti lasciate incolte per lungo tempo e libere di proliferare esageratamente all’interno degli edifici, ma senza eliminare le essenze arboree autoctone che caratterizzano l’habitat di questo luogo.

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


4. La Fornace del Fico: il progetto.

4.2. La normativa vigente e gli obiettivi generali di pianificazione attuativa.

I

l PRG vigente classifica l’area oggetto di studio come “ambito speciale della Rocca di Caldè -RC1” con la previsione del recupero a fini turisticoricettivi attraverso la creazione di un “Programma Integrato di Intervento”, preceduto dalla redazione di uno studio di inquadramento paesaggistico. In data 11 dicembre 2008 è stato quindi approvato da delibera del consiglio comunale n.33 un “Progetto di Inquadramento Paesaggistico” contenente una serie di studi di carattere geologico, naturalistico, paesaggistico ed alcuni spunti progettuali sull’ambito definito dell’ex Fornaci di Caldè per una superficie di 24.000 m2. Risulta inoltre approvato un “Piano di Indirizzo Forestale (PIF)” redatto dalla Comunità Montana del Verbano che individua delle aree boscate definendone le modalità di trasformazione, conservazione e fruizione di queste in riferimento alle categorie forestali, alle giaciture e alle vocazioni del sito51.

4.2. La normativa vigente e gli obiettivi generali di pianificazione attuativa.

Dal punto di vista paesaggistico, il PRG propone di mantenere l’attuale conformazione della vegetazione, andando a rigovernare quella sfuggita al controllo e che ha invaso e coperto parte degli edifici di archeologia storica. Per quanto riguarda il litorale si chiede invece di non modificare la naturale conformazione nel rispetto dell’ecosistema lacustre. Si propone inoltre di pavimentare il meno possibile le aree attualmente scoperte o di prevedere pavimentazioni di tipo drenante nel rispetto del contesto naturale54. Dal punto di vista geologico risulta invece indispensabile programmare preventivamente un intervento di messa in sicurezza delle aree maggiormente soggette a crollo, senza andare a modificare la naturale clivometria del terreno con operazioni di sbancamento non necessarie o comunque di non prevedere edificazione nelle aree più esposte a rischio55.

Questo PRG pone come “Obiettivi generali e di pianificazione attuativa”52 il recupero e la riqualificazione sotto il profilo insediativo ed ambientale delle aree, allo scopo di incentivare un nuovo sviluppo residenziale e turistico tramite la ridefinizione del litorale lacustre ed il restauro dei comparti dell’ex Fornace di Caldè come testimonianza storica. L’intervento di recupero, che va ad investire un’area di 128.000 m2 circa, dovrà quindi perseguire gli obiettivi generali di recupero della fruibilità del percorso lungo il lago per la collettività, il restauro delle strutture delle Fornaci meno degradate e di valore storico, oltre alla riqualificazione paesaggistica del contesto ambientale geologico e boscato. Il Piano Regolatore, per scongiurare l’ulteriore consumo di suolo, propone di demolire gli edifici di scarso valore storico e non più agibili per eventualmente sostituirli con nuovi fabbricati ad uso turistico così da minimizzare l’impatto sul paesaggio. Si prevedranno inoltre dei percorsi pubblici attrezzati che culmineranno in una piazza centrale posta frontalmente alla Fornace del Fico, accantonando la possibilità di accesso veicolare e limitata solamente ai mezzi di soccorso, vigilanza e agli addetti alla manutenzione. Le destinazioni d’uso degli edifici esistenti e di nuova costruzione dovranno quindi prevedere residenze a vocazione turistica, servizi e attrezzature ricettive sia private che pubbliche53.

51 Barra G., Meroni l., Baldizzone G. (et alii), Piano di governo del territorio. Documento di piano. Allegato NdA: Scheda Ambito di Trasformazione A.T.1…, cit. (3), p. 6 52 Barra G., Meroni l., Baldizzone G. (et alii), Piano di governo del territorio. Documento di piano. Allegato NdA: Scheda Ambito di Trasformazione A.T.1…, cit. (4), pp. 9-10 53 Barra G., Meroni l., Baldizzone G. (et alii), Piano di governo del territorio. Documento di piano. Allegato NdA: Scheda Ambito di Trasformazione A.T.1…, cit. (5), pp. 4

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54 Barra G., Meroni l., Baldizzone G. (et alii), Piano di governo del territorio. Documento di piano. Allegato NdA: Scheda Ambito di Trasformazione A.T.1…, cit. (6), pp. 6-7 55 Barra G., Meroni l., Baldizzone G. (et alii), Piano di governo del territorio. Documento di piano. Allegato NdA: Scheda Ambito di Trasformazione A.T.1…, cit. (7), p.5

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


4. La Fornace del Fico: il progetto.

4.2.1. Rapporto con gli obiettivi generali di pianificazione attuativa.

N

ell’intento di pensare un progetto quanto più possibile coerente con le necessità non solo del luogo ma anche della collettività, poiché l’area risulta essere da molti anni occasione di riflessione da parte delle amministrazioni locali, il progetto illustrato in queste righe si concentra su alcuni punti cardine che il “Programma Integrato di Intervento” sviluppato appositamente per la Rocca di Caldè, mostra come basilari ed attuativi. Le “Prescrizioni di intervento per la pianificazione attuativa”, redatte nell’agosto del 2014 in concomitanza con gli “Obiettivi generali” già citati nel capitolo precedente, si occupano di stabilire delle destinazioni d’uso necessarie e la rispettiva capacità edificatoria ammissibile. In particolare, sono richiesti edifici ad uso residenziale per un massimo di 26.500 m3 ed edifici ad uso turistico ricettivo sommati ad attività commerciali, la cui metratura dipende dalla demolizione di quei volumi distribuiti sulla costa che non presentano valore o non rappresentano alcun tipo di testimonianza storica per il territorio, oltre che l’aggiunta di massimo 3.000 m3 di spazi coperti. I nuovi edifici che si andranno a progettare inoltre, in base alle prescrizioni, dovranno posizionarsi ad almeno 5 m dal confine di proprietà e ad almeno 7,5 m dal sentiero sterrato che si snoda lungo la costa56. In sede di pianificazione comunale, viene fortemente raccomandata l’estrema importanza di conservazione e valorizzazione di tutti quei fabbricati di rilevante valore storico per l’archeologia industriale, ai quali è concesso annettere volumi atti alla riconversione in attività compatibili o utili a rendere nuovamente fruibili questi luoghi, con la necessaria catalogazione e illustrazione tramite percorso museale dell’intero complesso storico delle fornaci. Dal punto di vista della fruibilità e della mobilità, la pianificazione attuativa si premunisce di riportare alcune prescrizioni indispensabili da osservare: il comune richiede di mantenere il percorso solo pedonale e di consentirne l’accesso su gomma solo ai mezzi di soccorso e per la manutenzione; propone inoltre la realizzazione di una piazza centrale fronte lago e di attrezzare il percorso pedonale con attività ed interventi specifici volti a descrivere gli edifici di valore storico. Per tutti questi interventi le amministrazioni richiedono in aggiunta il mantenimento degli aspetti paesaggistici e morfologici, nel rispetto dell’habitat consolidato tramite l’utilizzo di materiali e di pavimentazioni drenanti e compatibili con l’ambiente oltre che tecnologie di tipo passivo per gli edifici di nuova costruzione.

56 Barra G., Meroni l., Baldizzone G. (et alii), Piano di governo del territorio. Documento di piano. Allegato NdA: Scheda Ambito di Trasformazione A.T.1…, cit. (9), pp. 11-12

90

4.2. La normativa vigente e gli obiettivi generali di pianificazione attuativa.

Il comune infine si occupa anche di far redigere una relazione ambientale57, al fine di permettere a chi si adopererà per il progetto di conoscere le essenze arboree, la fauna e l’ecosistema in generale della Rocca di Caldè per rispettarle e conservarle al meglio. Il progetto proposto per l’area ha cercato quindi di rispettare il più possibile questi parametri forniti dalle prescrizioni di piano, sia dal punto di vista viabilistico, paesaggistico che edificatorio. In riferimento a questo ultimo parametro, per quanto riguarda nello specifico la Fornace del Fico, si è deciso di non posizionare alcun edificio residenziale privato ma dedicare l’intera area al solo uso pubblico. Coscienti che una posizione del genere sulle rive del Lago Maggiore avrebbe sicuramente fruttato economicamente anche progettando solo residenze private, si è comunque ritenuto di consentire a turisti, abitanti o fruitori di qualsiasi tipo di poter godere indistintamente di questo luogo da sempre fulcro attrattore. Questo tipo di ragionamento poi si basa anche sul fatto che la commistione delle due destinazioni d’uso in questo luogo risulterebbe particolarmente difficoltosa a seguito del forte pendio su cui si poggia il complesso delle Fornaci del Fico. Siccome dagli “Obiettivi di Piano” si evince la richiesta di operare il minor numero di sbancamenti possibile, si è preferito cercare per il contesto residenziale un’area più rapida da raggiungere anche tramite auto e più tranquilla, oltre che su un terreno meno scosceso. Per questo motivo, si propone il posizionamento massimo richiesto di 26.500 m3 di residenziale in corrispondenza della Fornace di Porto, la quale è ubicata nelle vicinanze della rete viaria e ferroviaria ed in aggiunta, nel progetto di riqualificazione, si prevede la creazione di un’ampia area parcheggio. Le volumetrie preesistenti della Fornace di Porto verranno mantenute e destinate a loro volta ad area residenziale. Per quanto riguarda la destinazione d’uso pubblico, si prevede di mantenere e restaurare l’attuale Fornace Verbania come testimonianza storica senza aggiungere volumetria accessoria, in quanto si trova ancora a stretto contatto col centro di Caldè, che possiede già tutti i servizi necessari alla comunità. In riferimento infine l’area oggetto di intervento, si sono aggiunti ai già presenti 3486,75 m3 circa 4200 m3 destinati ad accogliere le nuove attività al suo interno. Per rispondere alle richieste comunali, poiché si richiede di aggiungere solamente 3000 m3 oltre alla cubatura già presente, è stata valutata la demolizione di quei fabbricati lungo la costa che non presentano alcun tipo di valore storico o totalmente compromessi, quali cabine elettriche o edifici accessori in cemento armato e pietrame misto quasi interamente crollati. Tale valutazione è stata svolta in correlazione all’abaco redatto degli edifici esistenti attualmente nell’area sulla Rocca di Caldè. In conclusione, si vuole far notare che più volte nella lettura delle prescrizioni attuative, il comune si premunisce di specificare che tutte le direttive date sono una sorta di “guida” e non un’imposizione da parte delle amministrazioni, precisando che ogni progetto presentato verrà valutato singolarmente. Vero è anche il fatto che tali direttive nascono a seguito della presentazione di un progetto per quest’area del 2014 e che ha quindi contribuito a plasmare le prescrizioni sopracitate. Rimane comunque indiscutibile l’inderogabilità da parte delle amministrazioni di esigere un progetto volto alla tutela del patrimonio archeologico-industriale e del paesaggio. Vezzani R., Bisogni G.L, Gariboldi A. (a cura di), Progetto di inquadramento paesaggistico… cit. (2), p.15

57

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


4. La Fornace del Fico: il progetto.

4.2. La normativa vigente e gli obiettivi generali di pianificazione attuativa.

RILIEVO EDIFICI DELLA ROCCA DI CALDE’: VALUTAZIONE DEL DEGRADO

02 06

20 19

07

17

04

01

03

05

14

18 16

13

Mantenuto

08

15 12

Demolito

09

11 10

01

02

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06

07

08

09

10 91

EDIFICIO RESTAURATO DAL COMUNE | Volume: 706,09 mc Condizioni: restaurato | Valore storico: alto Edificio accessorio | Volume: 38,84 mc Condizioni: restaurato | Valore storico: alto Edificio noto come “la casa del Modena” | Volume: 33,81 mc Condizioni: restaurato | Valore storico: alto Fornace verbania | Volume: 7171,52 mc Condizioni: degradato | Valore storico: alto Edificio accessorio | Volume: 995,98 mc Condizioni: degradato | Valore storico: medio EDIFICIO ACCESSORIO | Volume: 58,52 mc Condizioni: degradato | Valore storico: basso Edificio accessorio | Volume: 163,96 mc Condizioni: degradato | Valore storico: basso Fornace del fico | Volume: 3486,75 mc Condizioni: degradato | Valore storico: alto Edificio accessorio | Volume: 175,75 mc Condizioni: degradato | Valore storico: medio-alto EDIFICIO noto come “la tribuna” | Volume: 1588,32 mc Condizioni: degradato | Valore storico: alto

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19

20

Edificio accessorio | Volume: 332,78 mc Condizioni: degradato | Valore storico: medio-alto Edificio accessorio | Volume: 135,44 mc Condizioni: degradato | Valore storico: basso EDIFICIO ACCESSORIO | Volume: 52,1 mc Condizioni: degradato | Valore storico: basso EDIFICIO ACCESSORIO | Volume: 337,08 mc Condizioni: degradato | Valore storico: basso edificio accessorio | Volume: 128 mc Condizioni: degradato | Valore storico: basso Edificio accessorio | Volume: 18,95 mc Condizioni: degradato | Valore storico: basso Edificio accessorio | Volume: 378,9 mc Condizioni: degradato | Valore storico: medio-basso edificio accessorio | Volume: 704,48 mc Condizioni: degradato | Valore storico: medio-alto fornace di porto | Volume: 10678,41 mc Condizioni: degradato | Valore storico: alto Edificio accessorio | Volume: 931,02 mc Condizioni: restaurato | Valore storico: basso La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


4. La Fornace del Fico: il progetto.

4.3. Programma funzionale di progetto.

4.3. Programma funzionale di progetto.

I

l progetto si articola su una superficie calpestabile dell’esistente di 1445 m2. Come già ampliamente spiegato in precedenza, si configura su una parte per lo più di restauro a Sud, a livello dei due forni di cottura tradizionali (A) ed una parte di riuso a Nord in corrispondenza del lungo edificio industriale più recente (B). Per rispondere alle necessità del luogo e senza andare a compromettere le strutture esistenti, per l’area a Sud si prevede la realizzazione di un percorso museale all’aperto, su una superficie totale di 445,8 m2 che comprende l’area attorno ai forni ed il volume in pietra a Sud (B1) il quale, da progetto verrà riconvertito in piccolo bar stagionale di servizio alle attività di balneazione attorno alla piazza frontale alla Fornace del Fico. Per questo volume si prevedono dei servizi al piano semi-interrato mentre si accederà al bar dal primo piano tramite rampa inclinata; per quanto riguarda i forni, solo il più piccolo (F1) sarà raggiungibile all’interno dal piano terra dell’edificio mentre, quello più grande a Sud (F2) rimarrà come una sorta di monumento non fruibile internamente, ma sarà comunque possibile osservarne la struttura interna tramite le bocche di carico del camino al piano primo. Inoltre, data la sua conformazione, è prevista la messa in sicurezza della superficie sommitale del tamburo per renderla percorribile a quota 13,86 m s.l.m. e creare un nuovo punto di vista panoramico, connesso al sentiero retrostante alle fornaci. Per quanto riguarda le nuove destinazioni d’uso previste dal progetto, l’ampio piano terra ospiterà una vasta sala espositiva con percorso museale connesso a quello esterno servito da due accessi e due sistemi distributivi agli estremi. Questi due corpi scala conducono rispettivamente a Nord al piano primo che ospita una sala conferenze e, a Sud, ad una balconata interna con vista sullo spazio a doppia altezza. Dal secondo livello in poi, in quei volumi non facenti parte della preesistenza ed arretrati rispetto al complesso originale delle fornaci, si prevede la realizzazione di un ristorante su due livelli raggiungibile, oltre che dall’interno dell’edificio, anche attraverso una rampa di scale retrostante ad esso. Gli ultimi due livelli risultano coronati da ampie terrazze che consentono la vista del lago e dei due alti camini.

In conclusione, l’intervento complessivo prevede 2560 m2 di superficie calpestabile che comprendono: 431,54 m2 per l’area espositivo-museale interna, 115 m2 per la sala conferenza, 384,61 m2 per il ristorante compresi 85 m2 per le cucine, 444,1 m2 di terrazze con vista sul lago, 235,8 m2 dedicati alle zone di servizio di cui 30 m2 per la sala impianti e 60 m2 per i depositi del museo e aree ripostiglio. Per la zona attorno ai forni si dedicano inoltre 445,8 m2 di spazio museale all’aperto e 74,8 m2 per il bar collocato nel volume a Sud dei due camini.

92

4.3. 1. Perche tali destinazioni d’uso?

L

a scelta delle destinazioni d’uso da collocare all’interno dell’intervento alla Fornace del Fico deriva dalla valutazione del contesto paesaggistico, dal contesto commerciale e turistico del luogo e da alcune valutazioni provenienti dall’amministrazione pubblica. Prima di tutto ci si è focalizzati su quelle destinazioni d’uso che non stravolgessero completamente i volumi costruiti e il contesto paesaggistico consolidato, nell’intento di valorizzare questo lembo di terra con nuove attività che rispondano alle necessità sia di chi li vive quotidianamente che come meta turistica. Come già richiamato in precedenza, il percorso museale illustrativo di tutti gli edifici testimonianza della lavorazione della calce nasce sicuramente dalla volontà del comune, il quale richiede di valutare come patrimonio dell’archeologia industriale non solo la Fornace del Fico ma tutti i tre complessi di formaci, come simbolo di una unica manifestazione lavorativa locale del passato. L’integrazione di tale racconto con un nuovo percorso museale interno non specificatamente rivolto agli edifici delle Fornaci deriva sempre da delle necessità locali di trovare una ubicazione consona e vivibile di tutti quei reperti archeologici provenienti dagli scavi svolti sul territorio circostante, e che facesse anche da continuum con il già presente Museo Etnografico Locale presso le Scuole Medie di Castelveccana. L’inserimento di una sala conferenze in questo ampio contenitore di funzioni risponde alla necessità espressa dalla Pro Loco di Castelveccana, situata di fronte all’accesso dell’area delle Fornaci sul Fiume Froda, di trovare un luogo dove discutere di tutti quegli eventi locali che prendono vita nel periodo estivo nella piazza di Caldè, adiacente all’area di progetto. Per tale ambiente ovviamente non è previsto un uso esclusivo dagli enti comunali ma risulta affittabile anche a privati, in considerazione del fatto che è provvista di una reception dedicata ed un diretto collegamento con l’area ristorante. L’apposizione sia di un ristorante che di un bar stagionale deriva dalla necessità di rispondere alle esigenze di chi usufruirà del luogo. La possibilità di pranzare o di affittare la sala ristorante per alcuni eventi consente di godere maggiormente di tutte quelle ampie terrazze che corredano l’edificio e che permettono di godere di una vista più ampia e panoramica del contesto circostante, non solo dal punto di vista testimoniale ma anche paesaggistico e ambientale. Da considerare ovviamente anche nella scelta di tale destinazione d’uso la componente economica: considerando che l’accesso al percorso museale può avvenire da più punti e per questo motivo risulta logisticamente complicato da gestire il pagamento del biglietto , il ristorante offre la possibilità di avere quel ritorno economico indispensabile al mantenimento della struttura.

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


4. La Fornace del Fico: il progetto.

4.3. Programma funzionale di progetto.

PROGRAMMA FUNZIONALE E PERCORSI INTERNI Museo Sala conferenze Percorso museale esterno Ristorante Cucina Pianta terzo piano/copertura

Bar Servizi Deposito Sala impianti Spazi distributivi e connessioni verticali Percorso museo interno Percorso museo esterno Percorso sala conferenze

Pianta secondo piano

Percorso terrazze Percorso ristorante DESTINAZIONI D’USO Museo

431.54 m2

Sala conferenze Percorso museale esterno Ristorante Cucina Bar

115 m2 445.8 m2 384.61 m2 85 m2

Pianta primo piano

74.8 m2

Spazi di servizio Servizi

235.8 m2 145.8 m2

Deposito

60 m2

Sala impianti

30 m2

Intervento complessivo 93

m2

2560 m2

Pianta piano terra La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


4. La Fornace del Fico: il progetto.

4.4. Il progetto di restauro e riuso.

4.4. Il progetto di restauro e riuso.

I

l progetto di restauro e riuso pensato per la Fornace del Fico copre una superficie calpestabile di 2560 m2 di cui 1670,1 m2 coperta, distribuita su 4 livelli concentrati nell’area più a Nord dell’ex padiglione industriale, allo scopo di ospitare un percorso museale, una sala conferenze, un ristornate ed ampie terrazze all’aperto con vista sul lago. Le tematiche fondanti che hanno contribuito alla generazione di tale progetto si riassumono in pochi termini: conservazione, sia delle testimonianze storiche che materiali e mitigazione dell’intervento, sia rispetto alle preesistenze che nei confronti del paesaggio circostante. Gli accessi principali all’interno della struttura sono collocati sul prospetto Ovest, in testa e in coda all’edificio, coperti da una pensilina vetrata in aggetto. All’interno, accedendo dalla porta a Sud, si entra in un ampio spazio a doppia altezza sorretto dai portali preesistenti, implementati e controventati con una struttura in acciaio. Il nuovo sistema portante, atto a non sovraccaricare la struttura originale, affianca i portali esistenti con due pilastri a sezione circolare cava di diametro 30 cm per andare a portare una doppia orditura di travi complanari ed un solaio gettato in opera di spessore 36 cm totali. Rivolgendosi verso l’ala a Sud dell’edificio, la pericolante struttura originale in cemento e pietrame misto è stata sostituita con un nuovo sistema strutturale in acciaio e legno, mettendo così in sicurezza ulteriore spazio dedicato all’esposizione museale. In posizione frontale rispetto all’entrata principale, appena dietro ad un bancone per la reception ed info point, si posiziona la prima rampa di scale per l’accesso ad una balconata al primo piano con vista sull’ala Nord. Tale balconata consente un collegamento con l’esterno per procedere col percorso museale all’aperto e un accesso interno diretto al ristorante. Tutto questo livello risulta servito da un blocco servizi con deposito per la documentazione a Est, in aggiunta ad un ampio deposito al termine della campata a Nord.

in corrispondenza del camino a Nord: tramite una scala metallica elicoidale posta al suo interno è possibile osservare tutta la sua conformazione, sino alla quota di 15 m in corrispondenza di un bel vedere situato a livello della bocca di carico superiore del forno. Il cammino prosegue quindi con una tematica più naturalistica lungo il sentiero oppure procedendo attorno alla seconda fornace a sud, spostandosi sul tamburo in sommità, opportunamente rinforzato. Tale percorso, nel suo complesso, risulta aperto a tutti e lo si immagina gratuito in alcune parti con possibilità di visite guidate a pagamento su tutta l’area della Rocca di Caldè. Accedendo alla struttura dalla porta a Nord dal prospetto Ovest, si apre un’ampia scalinata con ascensore per accedere al piano superiore, che ospita la sala conferenze, raggiungibile tramite una doppia entrata e dotata di un guardaroba all’ingresso. Questa sala è progettata per accogliere un numero massimo di 56 persone e tutta la strumentazione necessaria al suo funzionamento è posizionata nel deposito al piano terra. Questo locale risulta controsoffittato da una copertura sfaccettata a poligoni in parte forati, progettati per rifrangere il suono e per nascondere l’impianto di riscaldamento, di ricambio d’aria, di illuminazione ed acustico. Da questo livello è possibile sia affacciarsi sullo spazio museale, oltre che, da Sud, accedere ad un’apertura verso l’esterno. Al secondo ed al terzo piano si colloca il ristorante, raggiungibile sia dalla scala posta a Nord proveniente dal museo e dalla sala conferenze che dal sistema distributivo a Sud per l’accesso nelle ore in cui il museo è chiuso. Il primo livello di ristorante, studiato per ospitare fino a 120 coperti, è distribuito all’interno di una lunga sala che si affaccia su un’ampia terrazza all’aperto con vista sul lago, con possibilità di posizionare i posti a sedere anche all’esterno nelle stagioni estive. L’ampia terrazza frontale è costeggiata da un lungo cordolo verde e risulta in parte protetta dalla luce solare tramite un sistema di brise soleil; a Nord si apre un’altra terrazza in aggetto raggiungibile con una scalinata esterna. Il piano superiore infine ospita un’altra sala ristorante di più modeste dimensioni, progettata per ospitare circa 40 coperti e riservata per lo più ad eventi privati. Anche a questo ultimo livello sono presenti due terrazze arricchite da ampie aiuole verdi.

In riferimento al percorso museale più volte sopracitato, il progetto di questa tematica specifica prevede la convivenza in questo luogo di due differenti tipologie di testimonianze storiche: l’ampio spazio interno, raggiungibile tramite una rampa a nord, ha il compito di ospitare tutti quei reperti che, negli anni di scavi e di costruzioni sulla Rocca di Caldè, hanno portato alla luce alcuni reperti risalenti all’Età del Ferro, inseriti però a loro volta in un contesto che racconta esso stesso del suo passato grazie alle strutture ed ai resti degli strumenti di lavorazione giunti fino a noi. Per questo dell’ala a Nord si sono volute conservare le volumetrie originali, i portali in cemento armato e le tamponature esistenti in facciata, oltre ai resti del forno rotatorio orizzontale a livello del piano terra. Tale percorso però continua ed è strettamente collegato a tutta la parte Sud del complesso della fornace, raggiungibile dall’ampia scala centrale che funge da perno a questa “passeggiata” temporale. L’esterno risulta essere anch’esso un museo a cielo aperto, grazie comunque all’introduzione di pannellature descrittive di tutte le fasi di lavorazione e di utilizzo degli alti camini. Il percorso museale però raggiunge il suo culmine

94

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


4. La Fornace del Fico: il progetto.

4.4. Il progetto di restauro e riuso.

C

d'

+0.15

B

+0.15

B

200

+0.15

A A

+0.87

B'

+0.87

A' +0.15 +0.00

d'

200

C'

0

1

5

10

Progetto: pianta piano terra

C

d'

C

+4.00

+4.00

+4.00

B

+4.00

A

B

200

+4.00

+4.00

B'

A +3.46

A'

d'

200

C'

0

1

5

10

Progetto: pianta primo piano 95

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


4. La Fornace del Fico: il progetto.

4.4. Il progetto di restauro e riuso.

Entrambe le sale ristorante sono servite dall’ampia cucina dimensionata per rispondere a un massimo di 120 coperti. L’accesso alle cucine è possibile da cinque differenti porte, 4 frontali dal ristorante per il servizio ed una sul retro, in modo tale da consentire l’accesso all’area di stoccaggio dei rifiuti coperta(10). La porta più a Sud (a) consente sia l’accesso degli addetti agli spogliatoi prima di accedere alle zone di preparazione (1) che ai servizi igienici per il pubblico; la seconda porta procedendo verso Nord (b) consente l’uscita dei piatti pronti per il servizio (2) oltre che del personale responsabile del bancone bar. Il corpo centrale della cucina ospita la preparazione di vegetali e pesce (3), piatti freddi (4) e carni (5) in sezioni separate; la seconda porta da Nord (c) consente il ritiro delle stoviglie con accesso diretto alla zona lavaggio (6) mentre l’ultima porta a Nord (d) consente il deposito di tutte le materie prime direttamente nella dispensa (8), nella cella frigorifera (9) e nel magazzino (7). All’interno di quest’area è presente anche un montacarichi per consentire il servizio della sala al piano superiore. A Nord di tutto questo sistema infine è posto il locale impianti, direttamente accessibile dall’esterno per motivi normativi legati alla sicurezza.

Per terminare la visione planimetrica complessiva del progetto, è necessario illustrare tutta la parte più a Sud, caratterizzata dalla presenza dei due alti camini e dal volume in pietra. Questo edificio in pietra risulta in parte interrato ed è accessibile solamente dal lato Sud-Ovest; questo primo livello ospita un piccolo magazzino e dei servizi per i turisti che d’estate trascorrono le giornate sul lago. Il livello superiore è raggiungibile tramite una rampa che lo percorre lungo il perimetro retrostante e conduce ad un piccolo baretto stagionale, con annessa saletta al piano superiore. Poiché la struttura risultava altamente compromessa e di difficile valutazione statica, si è optato per realizzare una struttura interna a sé stante utilizzando le medesime tecnologie costruttive degli interventi citati in precedenza. Sono state conservate le aperture originali mentre la copertura, non giunta fino a noi, è piana per non andare a modificare la percezione visiva consolidata da tanti anni per i fruitori del luogo. Anche i due camini delle fornaci sono stati restaurati mantenendo le caratteristiche originali per non alterarne il pregio architettonico. Come già citato in precedenza, il progetto propone di ritendere le cerchiature esistenti ancora integre ed apporne di nuove dove crollate o necessarie, ristilare i giunti di manta e procedere con la stesura di un intonaco protettivo su quelle parti profondamente erose dagli agenti atmosferici nel corso del tempo.

SCHEMA FUNZIONAMENTO CUCINA

8. Dispensa

7. Magazzino

10. Deposito rifiuti

4. Preparazione piatti freddi

2. Preparazione servizio

e

d

9.Cella frigorifera 96

c

6. Area lavaggio

a

b

5. Preparazione carni

3. Preparazione vegetali e pesce

1. Spogliatoio La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


4. La Fornace del Fico: il progetto.

4.4. Il progetto di restauro e riuso.

C

d'

C

+4.00

205 +6.26

205 +8.00

A B

200

+8.00 +4.00

+8.35

A

B'

+3.46 +6.26

A'

d'

200

C'

0

1

5

10

Progetto: pianta secondo piano C d'

C 205

+4.00 +12.15 +12.15

205

B

200 +4.00

+12.15

B'

A

+3.46

A'

d'

200

C'

0

1

5

10

Progetto: pianta terzo piano/copertura 97

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


4. La Fornace del Fico: il progetto.

Per quanto riguarda il forno più stretto a Sud, come detto, il progetto prevede un intervento di consolidamento e di riuso allo stesso tempo. Per poter consentire l’accesso dell’interno del camino senza andare a ledere la struttura esistente, si prevede il posizionamento di una cerchiatura interna, composta di anelli d’acciaio entro i quali viene fatta passare una scala elicoidale che parte dal piano terra sino alla sommità del forno, connessi tramite “barre radiali” alle cerchiature poste all’esterno della struttura. Gli anelli interni sono distanziati dalla struttura e le “barre radiali” hanno lo scopo di riconnettere i paramenti murari eliminando gli sforzi di trazione circonferenziale, che hanno provocato le fessure58. Tale metodo si ispira a quello proposto dal professor Lorenzo Jurina, insegnante di Tecnica delle Costruzioni al Politecnico di Milano, studiato per essere collocato in tutte quelle ciminiere in muratura dismesse che, perse le loro esigenze funzionali, vengono inserite in percorsi museali o contesti urbani59. Questa soluzione prevede comunque una serie di vantaggi considerevoli per il progetto: l’intervento in primis non risulta visibile dall’esterno, non è direttamente soggetto all’azione degli agenti atmosferici, oltre ad essere percorribile dai turisti è facilmente ispezionabile per la manutenzione ed è tendenzialmente reversibile. Risulta necessario a questo punto affrontare una nuova tematica progettuale particolarmente visibile sia nel prospetto Ovest che, in parte, nel prospetto Nord. Se la parte più a Sud con i due alti camini ed il piccolo bar stagionale rimane pressochè invariata, la parte a Nord appare differente a seguito della sopraelevazione rispetto all’edificio originale. Indispensabile però fare alcune precisazioni riguardo tale idea progettuale; in primo luogo, non volendo far risultare troppo preminente il nuovo edificio rispetto ai forni, simbolo inequivocabile di questo luogo, si è cercato di rimanere sempre ben al di sotto della cima dei camini. È possibile notare inoltre che il nuovo volume aggiunto e l’area restaurata attorno alla lunga facciata orizzontale seguono i tracciati compositivi dettati dalle preesistenze, per rispettare le forme e gli allineamenti creati dalle campate del lungo prospetto Ovest. Una nuova tematica, fortemente connessa a quella precedente, ha inoltre caratterizzato il progetto nel suo complesso: il problema della mitigazione di un ampio “contenitore” di funzioni come quello progettato sorge principalmente dal voler far tornare protagonisti i due forni, oramai completamente avvolti dalla boscaglia circostante, ma anche il lungo padiglione industriale in cemento, che rappresenta oggi un simbolo di questo luogo per i visitatori più di quanto rappresenti storicamente come testimonianza dell’archeologia industriale. Il progetto prevede l’apposizione di lastre di gress porcellanato su telai metallici sia fissi che mobili; questi ultimi, posizionati in prossimità delle superfici vetrate, riproducono la vegetazione circostante tramite delle microforature per permettere il passaggio della luce. Con il sole radente, la superficie riflettente dei pannelli assume colorazioni cangianti dal marrone chiaro al blu, per richiamare le sfumature del lago e della roccia retrostante.

4.4. Il progetto di restauro e riuso.

DETTAGLIO DELL’INTERVENTO DI CONSOLIDAMENTO DEL CAMINO

Barre radiali di connessione in acciaio

Scala elicoidale in acciaio e vetro

Cerchiatura preesistente in acciaio

58 Jurina L., Consolidamento strutturale e reversibilità, in Reversibilità? Concezione e interpretazione del restauro, atti del convegno (Torino, aprile 2002), Torino, 2002 59 Jurina L., Mazzoleni M., Un sistema di “cerchiatura interna” per il consolidamento di ciminiere in muratura, in Migone Retting J., Pirozzi Villanueva A. (a cura di), Tercer Colloquio Latinoamericato sobre Rescade y Preservacion del Patrimonio Industrial, atti del convegno (Santiago del Cile, 13-16 settembre 2001), Santiago del Cile, 2001, p. 525

98

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


4. La Fornace del Fico: il progetto.

4.4. Il progetto di restauro e riuso.

+20.60

+15.70

0

1

5

10

0

1

5

10

+20.55

+15.52

+13.85 +13.25 +12.06 +11.40

+8.43

+4.00

Progetto: prospetto Ovest

+20.60

+15.70

+20.55

+15.52 +13.85 +13.25

+12.06 +11.40

+8.35

+6.26

+4.00

+0.87

+0.87 +0.15

Progetto: Sezione AA’

99

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


4. La Fornace del Fico: il progetto.

4.4. Il progetto di restauro e riuso.

Tale scelta compositiva non vuole limitarsi alla sola Fornace del Fico, ma mira alla creazione un linguaggio comune che caratterizzi i tre complessi industriali distribuiti sul litorale della Rocca.

alla sala ristorante, tramite una terza rampa di scale (C) utilizzabile anche nelle ore di chiusura del museo accedendo da un ingresso riservato al ristorante posto a Sud.

In contrapposizione a questa scelta, la lunga facciata industriale preesistente viene restaurata applicando degli intonaci di calce protettivi e antigraffito di due differenti tonalità di grigio chiaro, per distinguere le parti ricostruite dopo il crollo da quelle ancora originali, creando contrasto con il rivestimento dell’edificio retrostante. La scelta di tale finitura vuole lasciare visibili i graffiti esistenti, nell’intento di non cancellare quel passato recente che ha contraddistinto tale prospetto da più di 50 anni. Da ultimo però è necessario ricordare l’importanza che ha la natura in tale contesto: la boscaglia incontrollata ha sì creato delle forti problematiche di degrado sugli edifici sopraffatti da essa, ma non si può trascurare la sua importanza nel disegno dell’attuale “skyline” naturale che comunque risulta apprezzato da tutti i fruitori del luogo. A tal proposito, si è scelto di progettare l’edificio affinché potesse accogliere ampie metrature di verde, sia intensivo che estensivo, sia in copertura che sulle balconate, così da costituire un filtro naturale nella vista dalla terrazza verso il lago.

In conclusione, il progetto prevede di far collaborare differenti destinazioni d’uso inserite all’interno di un volume realizzato in forte connessione con le preesistenze per far rivivere una parte di costa del Lago Maggiore fino ad ora sconosciuta a molti ma ammirata da tanti.

Nelle sezioni lunghe è possibile osservare la distribuzione interna dei locali ed i rispettivi sistemi di risalita. La sezione AA’ mostra infatti i sistemi di risalita di testa a Nord e centrale, che permettono di connettere l’ampio salone museale al ristorante. In tale sezione è possibile osservare la struttura di rinforzo che abbraccia i portali preesistenti e che si occupa sia del loro consolidamento, che del sostegno dei piani sovrastanti. Infine, si nota il percorso museale posizionato attorno ai resti del forno rotatorio e l’accesso alla scala elicoidale posizionata nel forno più a Nord, la cui forma è visibile in sezione CC’. La sezione lunga BB’ mostra nuovamente le scale di testa a Nord e lascia intravvedere in centro le scale che conducono al piano ristorante, visibile al secondo livello e che risulta illuminato da un ampio lucernario centrale. Al livello inferiore la sala conferenze mostra la controsoffittatura sfaccettata a poligoni in alcuni casi microforati per il passaggio degli impianti di riscaldamento, di gestione dell’aria, di illuminazione ed acustici. A Nord della sezione infine, è visibile l’interno del baretto stagionale ricavato nel piccolo edificio in pietra, con i servizi al piano semi-interrato ed il bar ai due livelli superiori, illuminati dalle aperture esistenti e da un lucernario in copertura. Le restanti sezioni corte mostrano la lunga scalinata che connette l’accesso Nord del piano terra con l’entrata al ristorante, illuminata da un lucernario in vetro satinato apribile in copertura. Tali sezioni consentono di affrontare la tematica degli accessi e delle connessioni tra i vari livelli. Dovendo progettare un ampio volume contenente differenti funzioni è risultato necessario interrogarsi sui diversi percorsi per accedere e come potessero convivere rispetto alle differenti fasce orarie. Per questo ogni attività interna è raggiungibile almeno da due accessi differenziati anche in risposta agli obblighi dettati dalla normativa. Il corpo scala a Nord (A) consente l’accesso sia al percorso museale che alla sala conferenza; nelle ore di chiusura del museo la sala conferenze può essere comunque utilizzata in quanto il vano scala è separato dalle altre funzioni museali. Il corpo scala centrale (B) connette il percorso museale alla balconata soprastante, raggiungibile anche dall’esterno tramite una porta collocata a Sud; per mezzo di un’apertura a Est il percorso prosegue al piano superiore

100

SCHEMA COMPOSITIVO SOFFITTO SALA CONFERENZE:

SCHEMA COMPOSITIVO PARETE SALA RISTORANTE:

SCHEMA COMPOSITIVO PANNELLI SCORREVOLI IN FACCIATA:

Rocca di Calde’

Bosco

Pannello di legno chiaro

Pannello fonoassorbente

Gress porcellanato grigio-blu

SOFFITTO IN LEGNO SFACCETTATO CON FORATURE

PANNELLO FONOISOLANTE RIVESTITO

PANNELLO IN GRESS PORCELLANATO MICROFORATO SCORREVOLE

Lago Maggiore

Bosco

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


4. La Fornace del Fico: il progetto.

4.4. Il progetto di restauro e riuso.

0

+20.60

+15.70

1

5

10

+20.55

+15.52

+13.85

+12.15

+9.00 +8.00

+5.86

+5.50 +4.00

+4.00

+4.00 +2.70

+0.15

+0.15

Progetto: sezione BB’

0

1

5

10

0

1

5

10

+20.65

+15.52

+15.73

+3.95 +13.25 +12.15

+8.00

+4.00

+4.00

+4.00

+0.09

+0.87

+0.15

+0.15

Progetto: sezione DD’ 101

Progetto: sezione CC’ La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


4. La Fornace del Fico: il progetto.

terrazza per eventi

ristorante

terrazza secondaria fronte lago

terrazza principale fronte lago

sala conferenze

percorso museale interno

4.4. Il progetto di restauro e riuso.

terrazza in copertura

sala ristorante per eventi

percorso museale esterno

forno restaurato con scala elicoidale interna

forno restaurato con percorso panoramico

Bar stagionale

piazza frontale gradonata

SPACCATO ASSONOMETRICO DA SUD-OVEST DI PROGETTO

102

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


4. La Fornace del Fico: il progetto.

terrazza per eventi

4.4. Il progetto di restauro e riuso.

terrazza principale fronte lago

ristorante

cucina

sala conferenze

balcone livello intermendio su percorso museale

percorso museale

sentiero pedonale esterno

SEZIONE PROSPETTICA DA NORD DI PROGETTO

103

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


4. La Fornace del Fico: il progetto.

4.4. Il progetto di restauro e riuso.

4.4.1. Le strutture, gli impianti e gli aspetti energetici.

L

’intervento di riqualificazione dell’intera area del parco della Rocca di Caldè ed in particolare il progetto di riuso e restauro della Fornace del Fico hanno come fine principale quello di rendere nuovamente fruibile tutto il comparto e la messa in sicurezza sia dei fabbricati che dei futuri utenti. Risulta quindi indispensabile a questo punto precisare alcune decisioni progettuali prese nell’ambito strutturale ed energetico per assolvere a questa indispensabile prerogativa. Poiché la Fornace del Fico è collocata nelle estreme vicinanze del Lago Maggiore, è stato necessario predisporre una struttura in cemento armato ed acciaio, al fine di non compromettere le proprietà statiche e tecnologiche del fabbricato durante le inondazioni dovute alla crescita improvvisa delle acque del lago a seguito delle forti piogge. Gli interventi strutturali più consistenti riguardano il nuovo edificio sopralzato più a Nord che, per motivi chiaramente legati al cambio e all’aggiunta di nuove destinazioni d’uso, necessita di un nuovo apparato strutturale indipendente dalle preesistenze. La premessa a questa operazione strutturale rimane comunque quella di realizzare un sistema autoportante e che non vada in nessun modo a ledere il fabbricato originale, che per ovvi motivi legati ai metodi costruttivi ed al degrado, non sarebbe in grado di sostenere nuovi corpi di fabbrica. In generale, la maglia strutturale visibile è realizzata con una serie di pilastri tondi cavi in acciaio di diametro 30 cm, mentre la pilastratura portante annegata nelle pareti di cemento è realizzata con pilastri a sezione quadrata di dimensione 30x30 cm. L’orditura primaria dei solai portanti è realizzata

con travi in acciaio tipo IPE 30 , IPE 40 e IPE 60 e, complanare ad essa, si posiziona una orditura secondaria in travi di legno di dimensione variabile tra 12x40 cm e 12x30 cm. Le pareti controterra che si occupano di contrastare la spinta della montagna retrostante sono realizzate con cemento armato dallo spessore 40 cm. Importante però soffermarsi sul tipo di intervento attuato per l’ampia “navata” a doppia altezza che ospita il salone museale. Nell’intento di conservare quanto più possibile le strutture portanti non compromesse, di questo padiglione, oltre a mantenere gli allineamenti e le volumetrie, si sono voluti conservare i portali ancora integri di cemento armato che disegnano in modo inequivocabile sia il prospetto che gli spazi interni. Per fare ciò si sono collocati due pilastri circolari cavi in acciaio ai lati dei portali di 30 cm di diametro ed accoppiati tramite una connessione nella parte centrale affinché lavorino assieme nel sostegno della struttura sovrastante. Con questa operazione i portali originali devono sostenere solamente il peso proprio ma è necessario far notare che, per motivi progettuali, i portali alle due estremità sono stati demoliti e rimpiazzati da nuovi sistemi portanti, mantenendo però l’elemento strutturale in facciata. Affinché la struttura sia correttamente controventata, sono stati posizionati dei tiranti nelle campate alle estremità del lungo spazio museale e il solaio sovrastante collaborante viene realizzato in opera con base in lamiera grecata opportunamente fissata alle travi, al di sopra della quale viene posta un’armatura ed un getto di cemento. La struttura del solaio ospita anche una serie di travi rompitratta accoppiate posizionate nell’interasse dei portali per ospitare il passaggio degli impianti elettrici e di illuminazione. Ultima considerazione sugli interventi strutturali è legata alle fondazioni: in corrispondenza del salone museale, si è pensato di fondare i pilastri accoppiati tramte fondazioni zoppe che vadano ad implementare i plinti preesistenti ipotizzati, collaborando con essi. Per quanto riguarda le ali laterali alla campata centrale invece le fondazioni sono a plinto e trave rovescia.

SCHEMA DELLE STRUTTURE Carpenterie fondazioni

Dettaglio 3D D1

Pilastri di progetto Pilastri preesistenti

e

f

g

h

i

L

Portale preesistente

M

2 A

b’

b

c

Pilastri circolari di progetto Nuovo plinto di fondazione

d

3’

4 4’ 5

Plinto di fondazione preesistente Trave rovescia preesistente

D1

6

104

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


4. La Fornace del Fico: il progetto.

4.4. Il progetto di restauro e riuso.

Proseguendo, dal punto di vista energetico, si è pensato di impostare il progetto e tutta la parte di nuova edificazione secondo i principi delle costruzioni nZEB; definiti come “nearly zero energy building”, questi edifici presentano altissime prestazioni energetiche al punto che la quantità di energia necessaria per soddisfare il proprio fabbisogno risulta molto bassa o quasi nulla. Indispensabile per l’ottenimento di tale nomea è quindi la scelta di materiali da costruzione particolarmente performanti, oltre alla scelta di fonti quanto più possibile rinnovabili e reperibili in loco per il riscaldamento, raffrescamento, ventilazione, produzione di acqua calda sanitaria e illuminazione. A tale scopo si è deciso di progettare tutto il nuovo fabbricato utilizzando i pacchetti ad altre prestazioni proposti dall’azienda Leca che, oltre ad essere particolarmente attenta alla questione ambientale anche nella sua filiera produttiva, mette a disposizione dei prodotti altamente performanti e facilmente impiegabili in tutti gli ambiti, consentendo così di ottenere ottime prestazioni energetiche in spessori modesti. Inoltre, tutte le ampie aperture in facciata schermate da pannelli scorrevoli in gress porcellanato microforati sono realizzate in triplo vetro per ridurre al minimo le dispersioni. Da tutte queste considerazioni rimane inevitabilmente escluso il volume del piano terra delle preesistenze: siccome si è scelto di mantenere i resti del forno rotatorio orizzontale non è possibile intervenire con un solaio controterra adeguatamente isolato che sarebbe indispensabile per la limitazione delle dispersioni termiche.

ABACO DEI SOLAI

0

10

20

Solaio controterra (770 mm) Trave rovescia di fondazione (450 mm) Barriera al radon Leca Termopiù (400 mm) Leca Termobag

105

Pavimento (25mm) Massetto Lecamix (25 mm) Materassino fonoassorbente (10mm) Sottofondo Lecacem (80 mm) Vespaio areato (600 mm)

50 mm

Fortemente collegato a questi aspetti più tecnici è anche tutta la tematica riguardante la questione impiantistica per il funzionamento e la gestione dell’edificio. Al fine di pensare gli impianti in modo più coerente possibile al nuovo volume progettato, si è ragionato inizialmente sul contesto in cui è collocato: le Fornaci di Caldè godono di una buona e soprattutto immediata vicinanza col bacino lacustre ma, poiché posizionati a ridosso della rocca, la fitta vegetazione e le alte pendici schermano l’illuminazione solare diretta per buona parte della giornata. A seguito di tali considerazioni, sempre nell’intento di voler perseguire i principi nZEB, si è optato di predisporre un impianto di riscaldamento e di raffrescamento alimentato da una pompa di calore da 50 kW, dimensionata in base alla volumetria degli ambienti, utilizzando come sorgente di calore il bacino lacustre, limitando quindi le dispersioni ed i costi di produzione. Tale pompa di calore è collocata a Nord al secondo piano e si occupa di riscaldare e raffrescare l’intero edificio tramite le unità termoventilati ed i ventilconvettori disposti all’interno dei vari locali. Al piano terra sono posizionate 5 unità termoventilanti che si occupano sia del riscaldamento-raffrescamento che del ricambio d’aria dell’intero ambiente con una volumetria di 2261 m3 totale. Ai piani superiori l’impianto prevede il posizionamento di macchine termoventilanti dirette ed il ricambio aria degli ambienti è affidato ad una macchina VMC di 120kW posizionata nella sala impianti. Tutti i locali adibiti a servizi igienici invece si riscaldano aspirando calore dagli ambienti adiacenti poichè soggetti a continua ventilazione per il ricambio aria. In aggiunta a questi impianti di gestione del comfort indoor sia termico che dell’aria, il sistema di gronde in copertura si occupa di raccogliere le piogge e di ridistribuirle all’intero edificio per tutte quelle funzioni che non necessitano di acqua potabile. In conclusione, le riflessioni sugli interventi sia strutturali che impiantistici previsti per l’intero comparto architettonico qui proposti risultano essere un punto di partenza per una progettazione più tecnica ma necessariamente calibrata sulle nuove funzioni che questo nuovo edificio si propone di ospitare, sempre nel rispetto delle preesistenze e del contesto paesaggistico in cui è inserito.

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


4. La Fornace del Fico: il progetto.

4.4. Il progetto di restauro e riuso.

SCHEMA DELLE STRUTTURE c

d

SCHEMA DEGLI IMPIANTI e

f

g

h 1 2

Sala eventi 304 mc 3

PDC

Strutturale: carpenterie impalcati quota ± 15.50 A A’

b

c

d

e

f

g

Impianti: pianta terzo piano

h

1 2

Locale Tecnico

i

Cucina 255 mc

3

Ristorante 990 mc

4

5

PDC

Strutturale: carpenterie impalcati quota ± 12.15 A A’

b

c

d

e

f

g

Impianti: pianta secondo piano

h

1 2

i

b’ 3

Sala conferenze 420 mc

4

5

6

PDC

Strutturale: carpenterie impalcati quota ± 8.00

A

b’

b

c

d

e

f

g

h

i

L

Impianti: pianta primo piano

M

3

3’ 4 4’ 5

Spazio museale 1445 mc + 816 mc

6

Strutturale: carpenterie impalcati quota ± 4.00 106

PDC

Impianti: pianta piano terra La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.


4. La Fornace del Fico: il progetto.

ABACO DELLE MURATURE

4.4. Il progetto di restauro e riuso.

0

10

20

50 mm

ABACO DEI SOLAI

0

IN

Leca Termobag (350mm) Membrana bituminosa Barriera al Radon

IN

Muro in c.l.s (400mm) Intonaco (150mm)

Parete perimetrale ovest (270mm)

IN

Copertura verde estensiva (da 450 mm) Intonaco di calce (30mm) Muro in laterocemento (120mm) Termoblocco Lecalite (120mm) Intonaco (150mm)

OUT

IN

Parete perimetrale ventilata (480 mm) OUT

50 mm

Pavimento in lastre di gress (25mm) Massetto Lecamix (50mm) Materassino fonoassorbente (10mm) Sottofondo Lecacem (80mm) Massetto in cls posato in opera su lamiera grecata (140mm) Tavolato in legno (20mm) 2° orditura: travi in legno (300x120mm) 1° orditura: travi IPE 600

OUT

OUT

20

Solaio interpiano (320 mm)

Parete controterra (770mm)

IN

10

Lastre in gress (20 mm) Camera areata (50 mm) Telo antigoccia (16 mm)

Substrato colturale Lecagreen intensivo (da 200mm) Strato filtrante 105 Strato drenante e protettivo Lecadrain (50mm) Stuoia protezione PECT 300 (protegge l'impermeabilizzante) Impermeabilizzazione con protezione antiradice (15mm) Massetto in cls posato in opera su lamiera grecata (140mm) Tavolato in legno (20mm) 2° orditura: travi in legno (400x120mm)

Lecablocco 18P (380 mm)

1° orditura: travi IPE 600

Pilastro in cls 30 x 30 cm

Trave in accaio a sez. circolare cava O 300mm

Intonaco (150mm)

Portale in cemento armato (esistente)

IN

Parete portante interna (350 mm) IN

IN

Intonaco (150mm) Pannello in gesso (120mm) Tramezza Lecalite (100mm) Pilastro in cls 30 x 30 cm Camera d'aria (100mm) Tramezza Lecalite (100mm) Pannello in gesso (120mm) Intonaco (150mm)

Copertura fruibile (320 mm)

OUT

IN

Tramezza interna (154 mm) IN

IN

107

Tubo O 90 mm Intonaco (150mm) Pannello in gesso (120mm) Tramezza Lecalite (100mm) Pannello in gesso (120mm) Intonaco (150mm)

Pavimentazione in legno da esterni (25 mm) Strato filtrante 105 Strato drenante e protettivo Lecadrain (50mm) Stuoia protezione PECT 300 (protegge l'impermeabilizzante) Impermeabilizzazione con protezione antiradice (15mm) Massetto in cls posato in opera su lamiera grecata (140mm) Tavolato in legno (20mm) 2° orditura: travi in legno (400x120mm) 1° orditura: travi IPE 600

La Fornace del Fico della Rocca di Caldè.



Appendice

Render Esterni ed interni.


1. VISTA DAL LAGO DA OVEST, ESTERNO-GIORNO

110


111


2. VISTA FRONTALE RISTORANTE E TERRAZZA DA OVEST , ESTERNO-GIORNO

112


113


3. VISTA FRONTALE RISTORANTE E TERRAZZA DA OVEST , ESTERNO-NOTTE

114


115


4. VISTA DA NORD ENTRATA AL RISTORANTE, ESTERNO-GIORNO

N. TITOLO RENDER 116


117


5. VISTA PERCORSO MUSEALE, INTERNO-GIORNO

118


6. VISTA RISTORANTE, INTERNO-GIORNO

119


7. VISTA INGRESSO SALA CONFERENZE, INTERNO-GIORNO

120


8. VISTA SALA CONFERENZE, INTERNO-GIORNO

121



Conclusione. Nelle pagine precedenti si sono dette tante cose. Si è parlato di un paesaggio estremamente disomogeneo, caratterizzato da aspri declivi boscati che vanno piano piano a diradarsi verso un’ampia costa sabbiosa e frastagliata, bagnata dalle acque del Lago Maggiore. Di tutti questi rilievi, uno in particolare, posizionato nell’area più a Nord del comune, ha da sempre attirato le attenzioni e le discordie dei paesi limitrofi, poiché simbolo di controllo del territorio e di potenza economica di tutta la costa settentrionale. I tre imponenti complessi radicati alle pendici della Rocca di Caldè si sono quindi affermati come indiscutibili protagonisti negli avvenimenti succedutisi su queste terre dal Medioevo al secolo appena concluso; dall’essere semplici camini per la cottura di calce a livello familiare la loro attuale materialità complessa ed il loro stato di degrado testimonia una trasformazione radicale a complessi industriali fortemente produttivi, da sempre motivo di disputa tra le ricche famiglie locali. Le fornaci di calce della Rocca di Caldè non sono quindi solo tre fabbricati storici fortemente compromessi tuttora affascinanti e collocati in un contesto paesaggistico raro e favorevole, ma testimoniano la volontà di piccoli imprenditori di affermarsi nel contesto economico nazionale e raccontano la fatica dei lavoratori che ininterrottamente caricavano e scaricavano i materiali da trasportare sui barconi. Un progetto che va ad innestarsi in un ambito così denso di stratificazioni sia storiche che materiche ha quindi come scopo principe quello di valorizzare il significato e la conformazione che da sempre questo luogo detiene, con l’intento di realizzare un edificio moderno atto a soddisfare le nuove esigenze, per farlo tornare allo splendore di un tempo oramai sfumato.

In conclusione, nelle pagine precedenti non si è voluto solamente proporre un progetto su un edificio architettonico compromesso e dimenticato, ma si è cercato di restituire quella dignità da lungo tempo negata a questo sperone roccioso, simbolo di una naturalità selvaggia, di innumerevoli vicissitudini umane e carico di fascino al fine di tramandare alle generazioni future questa rispettosa convivenza tra uomo, architettura e natura.

123



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Camera Varese

126

di

Commercio

di

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Relazione Tecnica, in Scapolo P., Castoldi M., Progetto di inquadramento del comparto denominato “Ex Fornaci di Caldè”, presso Ufficio tecnico del Comune di Castelveccana (VA), Maggio 2007

Scapolo P., Castoldi M.

Inquadramento territoriale degli edifici delle Fornaci di Caldè, in Scapolo P., Castoldi M., Progetto di inquadramento del comparto denominato “Ex Fornaci di Caldè”, presso Ufficio tecnico del Comune di Castelveccana (VA), Maggio 2007

Vezzani R., Bisogni G.L, Gariboldi A. (a cura di)

Progetto di inquadramento paesaggistico. Comune di Castelveccana (VA). Relazione ambientale. Faune ed Ecosistemi, in Scapolo P., Castoldi M., Progetto di inquadramento del comparto denominato “Ex Fornaci di Caldè”, presso Ufficio tecnico del Comune di Castelveccana (VA), Maggio 2007


Barra G., Meroni l., Baldizzone G. (et alii)

Piano di governo del territorio. Documento di piano. Relazione del documento di piano, Castelveccana, [online] Disponibile a: < http://www.hlservizicloud.it/pgt/content/012045 >, Agosto

Barra G., Meroni l., Baldizzone G. (et alii)

Piano di governo del territorio. Documento di piano. Norme di attuazione, Castelveccana, [online] Disponibile a: < http://www.hlservizicloud.it/pgt/content/012045 >, Agosto

Barra G., Meroni l., Baldizzone G. (et alii)

Piano di governo del territorio. Documento di piano. Allegato NdA: Scheda Ambito di Trasformazione A.T.1, Castelveccana, [online] Disponibile a: < http://www.hlservizicloud.it/pgt/ content/012045 >, Agosto 2014

2014

2014

Relax nella natura, spiagge e video. Spiagge a Castelveccana, intense emozioni, [online] Disponibile a: <http://vareseguida.com/spiagge-castelveccana/>, Agosto 2014 (ultimo accesso 18 giugno 2019) Lecablocco. Sistemi per murature ad alto isolamento termico, [online] Disponibile a: <https:// lecablocco.it/wp-content/uploads/2016/05/Lecablocco-BioclimaZero-2016.pdf>, 2016 Musei, ville e parchi, relax nella natura. Suggestioni e romanticismo alla rocca di Caldè, [online] Disponibile a: <http://vareseguida.com/roccia-e-boschi-alla-rocca-di-caldeincorniciano-chiesa-santa-veronica/>, Aprile 2016 (ultimo accesso 18 giugno 2019) Laterlite catalogo generale, [online] Disponibile a: <https://www.leca.it/wp-content/ uploads/2019/06/catalogo_prodotti_leca.pdf >, 2019 Soluzioni per il verde. Giardini pensili, ortoflorovivaismo, idroponica e sistemi per filtrazione con Leca e Agrileca, [online] Disponibile a: <https://www.leca.it/wp-content/ uploads/2016/04/Manuale-il-verde-nelle-costruzioni.pdf>, 2019 Camera Varese

131

di

Commercio

di

Varese, il turismo continua a crescere, in (s.n) Piccoli borghi piĂš belli della provincia di Varese. Percorso alla scoperta di Arcumeggia, Castello Cabiaglio, Cerro di Laveno, Masciago Primo e Tornavento, Gazzada Schianno (VA), (s.d.)



Indice delle figure. Figura 1 Figura 2 Figura 3

– Vista del Lago Maggiore, Rocca di Caldè (destra) e litorale piemontese (sinistra) – Comune di Castelveccana visto dal Lago Maggiore – Alpe Cuvignone

p. 7 10 12

Fonte: Musei, ville e parchi, relax nella natura. Suggestioni e romanticismo alla rocca di Caldè, [online] Disponibile a: <http://vareseguida.com/roccia-e-boschi-alla-rocca-di-calde-incorniciano-chiesa-santa-veronica/>, Aprile 2016 (ultimo accesso 18 giugno 2019)

Figura 4

– Sentiero verso fiume Froda nel bosco di latifoglie

12

Fonte: Musei, ville e parchi, relax nella natura. Suggestioni e romanticismo alla rocca di Caldè, [online] Disponibile a: <http://vareseguida.com/roccia-e-boschi-alla-rocca-di-calde-incorniciano-chiesa-santa-veronica/>, Aprile 2016 (ultimo accesso 18 giugno 2019)

Figura 5

– Fiume Froda

12

Fonte: Musei, ville e parchi, relax nella natura. Suggestioni e romanticismo alla rocca di Caldè, [online] Disponibile a: <http://vareseguida.com/roccia-e-boschi-alla-rocca-di-calde-incorniciano-chiesa-santa-veronica/>, Aprile 2016 (ultimo accesso 18 giugno 2019)

Figura 6 Figura 7 Figura 8 Figura 9 Figura 10 Figura 11 Figura 12 Figura 13 Figura 14 Figura 15 Figura 16 Figura 17 Figura 18 Figura 19 Figura 20 Figura 21 Figura 22 Figura 23

– Cascata fiume Froda – Vista Lago Maggiore dalla frazione di Caldè – Dettaglio pendio soggetto a crollo – Strada provinciale SP69 – Stazione ferroviaria dello stato di Castelveccana nella frazione di Caldè – Porto turistico nella frazione di Caldè – Vicolo frazione di Nasca – Chiesa di Santa Veronica dalle pendici della Rocca di Caldè – Antico lavatoio restaurato nella frazione di Sarigo – Vista della Rocca di Caldè dal Lago Maggiore – Versante Ovest della Rocca di Caldè – Piazza della frazione di Caldè – Ponte di collegamento sul fiume Froda tra il centro di Caldè e l’area delle fornaci – Vista cantiere navale e porto turistico della frazione di Caldè dal lago – Fornace Verbania – Fornace del Fico – Fornace di Porto – Operai in posa su un frantoio con struttura lignea (anni 1920-30) Fonte: Bertagnon L.,The evolution of the production process: the Caldè lime kilns, l’evoluzione del processo produttivo: le fornaci di Caldè, in Bandirali A., Armocida G. (a cura di), The Limekilns History, Le fornaci di calce del Lago Maggiore, Ispra (VA), 1997, p.71

133

16 16 16 18 18 18 20 22 22 26 28 32 32 32 36 36 36 38


Figura 24

– Stoccaggio del calcare macinato proveniente dal frantoio

38

Fonte: Bertagnon L.,The evolution of the production process: the Caldè lime kilns, l’evoluzione del processo produttivo: le fornaci di Caldè, in Bandirali A., Armocida G. (a cura di), The Limekilns History, Le fornaci di calce del Lago Maggiore, Ispra (VA), 1997, p.70

Figura 25

– Fornace di Porto (anni 1980-90)

39

Fonte: Bertagnon L.,The evolution of the production process: the Caldè lime kilns, l’evoluzione del processo produttivo: le fornaci di Caldè, in Bandirali A., Armocida G. (a cura di), The Limekilns History, Le fornaci di calce del Lago Maggiore, Ispra (VA), 1997, p.66

Figura 26

– Fornace Verbania (anni 1980-90)

39

Fonte: Bertagnon L.,The evolution of the production process: the Caldè lime kilns, l’evoluzione del processo produttivo: le fornaci di Caldè, in Bandirali A., Armocida G. (a cura di), The Limekilns History, Le fornaci di calce del Lago Maggiore, Ispra (VA), 1997, p.69

Figura 27

– Fornace del Fico (anni 1980-90)

39

Fonte: Bertagnon L.,The evolution of the production process: the Caldè lime kilns, l’evoluzione del processo produttivo: le fornaci di Caldè, in Bandirali A., Armocida G. (a cura di), The Limekilns History, Le fornaci di calce del Lago Maggiore, Ispra (VA), 1997, p.76

Figura 28

– Nuova strada che connette Laveno – Porto Valtravaglia

41

Fonte: Bertagnon L., Le Fornaci di calce a Caldè, in Santucci D. (a cura di), Luoghi e gente di Valtravaglia, Memorie d’una terra sulla riva del Lago Maggiore, (s.l.) Germignaga (stampa), 2004, pp. 113

Figura Figura Figura Figura Figura Figura Figura Figura Figura Figura Figura Figura Figura Figura Figura Figura

29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44

– – – – – – – – – – – – – – – –

Forni Fornace del Fico Vista prospetto frontale Fornace del Fico lato Ovest Vista prospetto frontale Fornace del Fico dal lago Vista frontale Fornace del Fico dal lago Vista forni in copertura lato Sud Vista copertura Vista padiglione interno verso Nord livello +0.00 Vista padiglione interno verso Nord livello +0.80 Vista padiglione interno verso Nord – Ovest Vista padiglione interno verso Sud Vista padiglione interno verso Sud - Est Vista copertura dal basso Dettaglio muratura tipo 2 e mattone pieno Dettaglio muratura tipo 2 e acciaio Dettaglio cemento, acciaio e ghisa Fornace del Fico nel 1920

44 48 48 50 50 50 52 52 52 54 54 54 58 58 58 80

Fonte: Bertagnon L.,The evolution of the production process: the Caldè lime kilns, l’evoluzione del processo produttivo: le fornaci di Caldè, in Bandirali A., Armocida G. (a cura di), The Limekilns History, Le fornaci di calce del Lago Maggiore, Ispra (VA), 1997, p.75

Figura 45

– Render forni Fornace del Fico

84


Indice delle tavole. 1. Contesto: il comune di Castelveccana. p 13 Tavola 1  Contestualizzazione Tavola 2  Sistema del verde 14 Tavola 3  Sistema delle acque 15 Tavola 4  Pericolosità geologica: rischio di crollo del 17 versante Tavola 5  Viabilità 19 Tavola 6  Schema: Densità territoriale popolazione 20 Tavola 7  Tessuto residenziale 21 Tavola 8  Destinazione d’uso del suolo 23 2. L’area di intervento: la Rocca di Caldè e le fornaci. Tavola 9  Contestualizzazione Tavola 10  Sistema del verde Tavola 11  Pericolosità geologica: rischio di crollo del versante Tavola 12  Viabilità e accessi Tavola 13  Rilievo edifici della Rocca di Caldè: metodi costruttivi e dimensionamento Tavola 14  Schema: Calchera a “calcinazione periodica” Tavola 15  Schema: Funzionamento forno rotatorio orizzontale Tavola 16  Schema: Collocazione fornaci in provincia di Varese 3. La fornace del Fico: il rilievo. Tavola 17  Rilievo geometrico: planimetria Tavola 18  Rilievo geometrico: pianta piano terra e pianta primo piano Tavola 19  Rilievo geometrico: pianta secondo piano e pianta coperture Tavola 20  Rilievo geometrico: sezione AA’ e prospetto Ovest Tavola 21  Rilievo geometrico: sezione BB’, sezione CC’ e prospetto Nord Tavola 22  Rilievo materico: sezione AA’ e prospetto Ovest

135

29 30 31 33 35 37 40 41

46 49 51 53 55 57

Tavola 23  Rilievo materico: sezione BB’, sezione CC’ e prospetto Nord Tavola 24  Rilievo dello stato conservativo: sezione AA’ e prospetto Ovest Tavola 25  Rilievo dello stato conservativo: sezione BB’, sezione CC’ e prospetto Nord Tavola 26  Evoluzione sedimentazione storica 4. La fornace del Fico: il progetto. Tavola 27  Progetto: planimetria Tavola 28  Rilievo edifici della Rocca di Caldè: valutazione degrado Tavola 29  Programma funzionale e percorsi interni Tavola 30  Progetto: pianta piano terra e pianta primo piano Tavola 31  Schema: Funzionamento cucina Tavola 32  Progetto: pianta secondo piano e pianta terzo piano Tavola 33  Schema: Dettaglio intervento consolidamento camino Tavola 34  Progetto: prospetto Ovest e sezione AA’ Tavola 35  Schemi compositivi Tavola 36  Progetto: sezione BB’, CC’, DD’ Tavola 37  Spaccato assonometrico da Sud-Ovest di progetto Tavola 38  Sezione prospettica da Nord di progetto Tavola 39  Schema delle strutture: carpenteria fondazioni Tavola 40  Stratigrafia: solaio controterra (770 mm) Tavola 41  Schema delle strutture e schema degli impianti Tavola 42  Abaco delle murature e abaco dei solai

59 69 71 81

86 91 93 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107


Vista Comune di Castelveccana dal Lago Maggiore.


Rocca di Caldè dal Lago Maggiore.


Vista del Lago Maggiore dalla Rocca di Caldè.


Fornace del Fico, Forno a Nord.


Fornace del Fico, dettaglio portale interno.


Fornace del Fico, resti forno rotatorio.



Ringraziamenti. A conclusione di questa tesi, desideriamo ricordare tutti coloro che hanno contribuito, in un modo o nell’altro, alla sua realizzazione: a loro va la nostra gratitudine, anche se solo a noi va la responsabilità di ogni errore contenuto in questo elaborato. Ringraziamo anzitutto il nostro relatore Professor Andrea Zerbi per averci sempre guidato e sostenuto in tutte le nostre idee progettuali durante questo lavoro di coronamento alla nostra carriera universitaria. Doveroso è anche un ringraziamento particolare ai Professori Barbara Gherri e Riccardo Roncella, per il sostegno negli aspetti più tecnici durante la progettazione ed il supporto nell’uso del BIM, oltre ad un necessario ringraziamento al Professor Carlo Mambriani per i fondamentali consigli legati alla stesura della bibliografia. Ci teniamo a ringraziare il Comune di Castelveccana ed in particolare il Geometra Responsabile dell’Ufficio Edilizia Privata Roberto Cannucciari, da subito disponibile e tempestivo nel fornirci tutto il materiale cartografico necessario. Indispensabile porgere anche un ringraziamento all’Architetto Luca Bertagnon, più volte citato all’interno del fascicolo, per la disponibilità a condividere con noi la sua esperienza pregressa su questo bene architettonico e per essersi piacevolmente incuriosito del nostro progetto. Ringraziamo inoltre l’Ingegnere Andrea Veronesi, l’Architetto Stefano Veronesi ed il loro collaboratore Anthony per aver dedicato tempo alla visione dei nostri elaborati sia dal punto di vista compositivo che strutturale, dimostrando continuo interesse verso il nostro lavoro. Si ringrazia in aggiunta il nostro amico Marco Sali, per il contributo fondamentale nella realizzazione delle foto aeree, oltre a Diego Molinari per la gentile concessione di un’imbarcazione per scattare le foto dal lago. Ringraziamo anche Roberto Saibene per l’impagabile supporto ed il profondo interesse dimostratoci ai fini della creazione dei render. In ultimo, ma non per importanza, vorremmo ringraziare le persone a noi più care: i nostri amici e soprattutto le nostre famiglie, da sempre instancabili ed appassionate sostenitrici non solo di questo nostro lavoro, ma anche di tutti quelli degli anni passati.


UNIVERSITÀ DI PARMA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA E ARCHITETTURA Corso di Laurea Magistrale in Architettura La fornace del Fico della Rocca di Caldè. Valorizzazione e restauro di un complesso industriale abbandonato sulle rive del Lago Maggiore.

The Fico’s furnace of Rocca di Caldè. Enhancement and restoration of an abandoned industrial complex on Lago Maggiore.

Relatore: Chiar.mo Prof. Andrea Zerbi Laureando magistrale: - Eleonora Negri Matricola: 276592 - Marco Ossola Matricola: 273718 Anno Accademico: 2018 / 2019


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