Protagonisti dell’Energia. Energy Leaders.
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L’età dell’energia The Age of Energy
Protagonisti dell’Energia. Energy Leaders.
ARCHIVIO STORICO ENEL
Archivio Storico Enel L’Archivio Storico custodisce la documentazione relativa alla storia dell’industria elettrica italiana dalla fine dell’Ottocento e di quasi mezzo secolo di vita di Enel, da quando, con la nazionalizzazione del 1962, oltre 1.270 aziende elettriche confluirono nell’allora ente nazionale per l’energia elettrica. In principio la struttura del nuovo ente risentì dell’influenza delle più grandi e importanti imprese elettriche esistenti all’epoca e, pur ispirandosi a criteri di gestione aderenti alla sua natura di ente pubblico economico, di fatto riprese e proseguì l’attività delle precedenti imprese elettriche private di cui, naturalmente, prese in carico i relativi archivi nonché il personale altamente qualificato: ingegneri, tecnici e maestranze di prim’ordine. Nel 1992, la Soprintendenza Archivistica per il Lazio dichiarò “di notevole interesse storico” tutta la documentazione Enel, riconoscendo altresì “il complesso documentario come fonte di valore unico e di incommensurabile interesse per la storia dell’energia elettrica e per la storia economica nazionale e internazionale dagli inizi del secolo scorso in poi”. Inaugurato a settembre 2008 in una sede unica, a Napoli, l'Archivio Storico Enel promuove iniziative culturali e di studio e garantisce un'agevole consultazione sia con sistemi tradizionali che con l'ausilio dell'inventariazione digitale, valorizzando la conoscenza del patrimonio storico documentale in una visione dell'energia orientata al futuro. The Historical Archive houses documents regarding the history of the Italian electricity industry since the end of the nineteenth century, including the almost half a century of Enel’s existence. Enel was established in 1962, when more than 1,270 electricity companies were nationalized and became part of what at that time was the Ente Nazionale per l’Energia Elettrica. The structure of the new entity was influenced by the largest and most important electricity companies of the time, and even though it was based on managerial criteria appropriate to its status as a governmentowned company, it actually continued the activity of the preceding private electricity firms, whose related archives it naturally took charge of, as well as their highly skilled personnel: engineers, technicians, and first-rate workers in general. In 1992, the Soprintendenza Archivistica per il Lazio – the government agency that oversees archives in the Lazio region – declared all of Enel’s documentation to be “of remarkable historical interest”, acknowledging the “collection of documents as a source of unique value and incomparable interest for the history of the electricity industry and Italian and international economic history from the beginning of the twentieth century onwards.” Brought together within a single building in Naples and inaugurated in September 2008, the Enel Historical Archive promotes cultural and scholarly initiatives and facilitates consultation with digital cataloguing as well as traditional systems, enhancing knowledge of our heritage of historical documents in a forward-looking vision of power.
“È il fare quotidiano che caratterizza l’impegno e l’identità di ogni azienda e costituisce il tratto distintivo della sua cultura. È per questa ragione che occorre dare voce alla ricchezza di conoscenze, alla professionalità, all’innovazione, alla capacità di trasformazione continua attraverso il racconto della propria storia industriale che è cultura d’impresa. Senza di questa, l’azienda stessa rischierebbe di non essere percepita nel suo reale valore di generare sviluppo per il Paese e per le generazioni future”. Fulvio Conti Amministratore Delegato e Direttore Generale Enel
“The identity of every company is characterized by its everyday operations, which are the lifeblood of any company’s corporate culture. It is important to give a voice to the wealth of knowledge, professionalism, innovation and an unceasing ability to move forwards by retelling the company’s industrial history, which is the underlying corporate culture. Without this, a company runs the risk of not being perceived for its true value: as a generator of advancement for the nation and for its future generations.” Fulvio Conti Chief Executive Officer and General Manager, Enel
ARCHIVIO STORICO ENEL via Ponte dei Granili, 24 - 80146 Napoli • tel. 081.3674213
Protagonisti dell’Energia. Energy Leaders. MONOGRAFIA DELL’ARCHIVIO STORICO ENEL MONOGRAPH BY THE ENEL HISTORICAL ARCHIVE
Prefazione Paolo Andrea Colombo Presidente Enel
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L’identità di un’impresa può crescere e rafforzarsi solo se le donne e gli uomini che vi lavorano condividono una storia e si riconoscono in valori comuni. I valori che hanno caratterizzato nel tempo l’industria elettrica italiana sin dalla sua nascita sul finire dell’Ottocento e presenti ancora oggi nella realtà multinazionale di Enel, sono riassumibili in un binomio: coraggio e responsabilità. Fin dagli albori dell’elettricità, i nostri predecessori furono in grado di coniugare l’ambizione di eccellere a livello mondiale, con la vocazione a garantire, attraverso lo strumento dell’elettricità, un veloce sviluppo economico e sociale ad un Paese per molti versi ancora arretrato. Proprio questo binomio ha fatto in modo che la prima centrale elettrica nell’Europa continentale fosse costruita in Italia (a Milano, in via Santa Radegonda, nel 1883). O che agli inizi del Novecento, quando il nostro pil pro capite era meno della metà di quello inglese, e il tasso di alfabetizzazione al di sotto del 50%, si trovassero in Italia i maggiori impianti idroelettrici d’Europa e il primo impianto geotermico al
mondo. O, ancora, che il nostro Paese fosse all’avanguardia nell’uso pacifico dell’energia nucleare nel secondo dopoguerra, e nella tecnologia dei contatori digitali nell’ultimo decennio. Una storia di ambizione e di eccellenza che ha trainato lo sviluppo del Paese attraverso più di un secolo, accompagnando l’uscita dalla povertà e l’ingresso nell’era del benessere di milioni di persone. Ma la storia la fanno le persone, attraverso il loro lavoro quotidiano. E proprio questo aspetto è descritto nelle pagine che seguono: l’ambizione e il senso di responsabilità di imprenditori e scienziati, ingegneri e banchieri, manager e semplici lavoratori. Riscoprire e ricordare le vicende di queste persone straordinarie, di questi “protagonisti dell’energia”, aiuta chi lavora nel mondo dell’elettricità ad affrontare con coraggio le sfide future della competizione globale. Ma soprattutto, ricorda a ciascun italiano che il nostro Paese è spesso stato capace di eccellere nel mondo. E che lo farà di nuovo, con coraggio e responsabilità.
Foreword Paolo Andrea Colombo Chairman, Enel
A company’s identity can only grow and become strong when the men and women who work in it have a shared history and identify themselves with common values. The values which have characterized the Italian electricity industry over time, ever since its origins at the end of the nineteenth century, and which remain the same in the multinational situation that Enel finds itself in today, can be summed up in two words: courage and responsibility. Right from the dawning of the age of electricity, our predecessors were able to combine the ambition to excel at world level with the vocation to guarantee, through the tool of electricity, rapid economic and social development to a country that was, in many ways, still quite backward. It was as a result of these two values that the first electric power station in continental Europe was built in Italy (in Via Santa Radegonda, Milan, in 1883). And at the beginning of the twentieth century, when our GDP per capita was less than half that of Britain and our literacy rate was under 50%, the largest hydroelectric power stations in Europe and the first geothermal power
plant in the world were to be found in Italy. It was these values, too, that took Italy into the forefront of the peaceful use of nuclear energy after the Second World War, and of digital metering technology during the last decade. It is a story of ambition and excellence that has driven the development of the country for over more than a century, accompanying millions of people in their rise from poverty into the age of prosperity. But history is made by people, through their daily work. And it is this aspect that is described in the pages that follow: the ambition and sense of responsibility of entrepreneurs and scientists, engineers and bankers, managers and ordinary workers. Rediscovering and remembering the stories of these remarkable people, these “leaders in energy�, will help those who work in the world of electricity to tackle the future challenges of global competition with courage. But above all, it will remind every Italian that our country has frequently managed to excel at world level. And that it will do so again, with courage and responsibility.
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Introduzione Fulvio Conti Amministratore Delegato e Direttore Generale Enel
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Raccontare la storia dei “protagonisti dell’energia” e dello sviluppo dell’industria elettrica in Italia, vuol dire ricostruire un percorso di una genialità feconda e sorprendente. La genialità, sinonimo di innovazione e di cambiamento, è un fattore indispensabile per la crescita individuale e dell’intero sistema-Paese che crea valore non solo economico. Una storia di uomini che, rivestendo ruoli diversi (ingegneri, imprenditori, tecnici e innovatori) hanno saputo delineare prospettive sicure per l’industria elettrica italiana e per la storia del Paese. A questi “protagonisti”, è dedicata la monografia che apre con i pionieri dell’energia elettrica, primo fra tutti Giuseppe Colombo, il professore del Politecnico di Milano che nel gennaio del 1884 diede vita alla Società generale italiana di elettricità sistema Edison. Tra gli altri numerosi pionieri ricordo inoltre Carlo Esterle, l’ingegnere che nel 1886 gestì e realizzò, per conto della Società anglo-romana per l’illuminazione di Roma, la prima linea al mondo di tipo industriale per il trasporto dell’energia elettrica in corrente alternata, che collegava Tivoli a Roma. Il Principe Piero Ginori Conti che per primo sfruttò l’energia geotermica di Larderello per produrre elettricità, realizzando ai primi del Novecento
una centrale in grado di alimentare contemporaneamente il sito di estrazione dell’acido borico e il paese limitrofo. Per concludere con il prezioso contributo alla scienza, e in particolare al settore dell’energia, del professor Arnaldo Maria Angelini pioniere nella ricerca elettronucleare, che dal 1960 al 1973 ricoprì il ruolo di vicepresidente del Comitato Nazionale per l’Energia Nucleare, nonché quello di Direttore Generale prima e Presidente di Enel poi, fino al 1979. Enel ha saputo raccogliere il meglio di questa storia e oggi, alla soglia del suo 50° anno di vita, riveste un ruolo di protagonista nel mondo dell’energia con un’attenzione doverosa al valore delle persone che hanno contribuito a costruire la sua identità. Dal 1962, anno di creazione dell’Ente nazionale per l’energia elettrica, il suo compito è stato quello di garantire l’energia necessaria alla crescita dell’Italia, attraverso la realizzazione, l’ammodernamento e lo sviluppo delle infrastrutture per la generazione, il trasporto e la distribuzione capillare dell’elettricità. Il tutto con l’obiettivo di ottimizzare le risorse esistenti per soddisfare la crescente domanda di energia, uniformando le condizioni del servizio per i cittadini.
Introduction Fulvio Conti Chief Executive Officer and General Manager, Enel
The story of the “leaders in energy”, and of the development of the Italian electricity industry, is one of surprising and fruitful ingenuity. Ingenuity, which inevitably involves innovation and change, is an indispensable factor in the growth of an individual and of an entire economy, creating value which is not simply economic. Our story is that of the men and women who, in their different roles (engineers, entrepreneurs, technicians and innovators) had the vision to build a confident future for the Italian energy industry and for the history of the country. This monograph is dedicated to those “leaders”, beginning with the pioneers of electrical power, foremost among them Giuseppe Colombo, a professor at the Milan Politecnico who, in January 1884, set up the Italian general electricity company with the Edison system. Among the numerous other pioneers, I would also mention Carlo Esterle, the engineer who, in 1886, planned and constructed the first industrial-type power line in the world for the transmission of electricity in alternating current, connecting Tivoli to Rome, for the Anglo-Roman Illumination company. Then there was Prince Piero Ginori Conti who was the first to exploit geothermal energy to produce electricity in Larderello, constructing a power station in the
early 1900s that was able to supply both the boric acid extraction site and the nearby village at the same time. And to conclude, there is the valuable contribution made to science, in particular to the energy sector, by professor Arnaldo Maria Angelini, a pioneer of electro-nuclear research, who was vice-president of the National Committee for Nuclear Energy from 1960 to 1973, as well as Director General and later President of Enel until 1979. Enel has been able to reap the best of this history and now, as it approaches its 50th year, the company is playing a leading role in the world of energy, with due appreciation for the importance of all the people who have contributed to building its identity. Since the national authority for electrical energy was established in 1962, its task has been to guarantee the energy supply necessary for Italy to grow, through constructing, modernizing and developing the infrastructure for the generation, transmission and widespread distribution of electricity. All of this took place with the objective of optimizing existing resources in order to meet the growing demand for energy while providing uniform standards of service for all citizens. It involved a large project for electrification based on constructing backbone cables for the
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Un grande progetto di elettrificazione, basato sulla realizzazione delle dorsali per il trasporto dell’energia lungo tutta la penisola e i collegamenti con le isole e con l’estero, unitamente alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento, con un incremento della produzione termoelettrica. Successivamente, accanto al grande impegno per raggiungere gli obiettivi primari di pubblica utilità assegnati originariamente all’Ente, si è aperto, dagli anni Novanta, in coincidenza con la progressiva liberalizzazione del mercato elettrico, un nuovo capitolo che ha portato Enel a cambiare volto, da monopolista a leader internazionale, operatore aperto alle sfide competitive del mercato. Tutto questo si è potuto raggiungere non solo attraverso la lungimiranza del management di allora, ma soprattutto grazie alle persone che in epoche diverse hanno sostenuto Enel con il lavoro responsabile di ogni giorno. Oggi parliamo di un Gruppo dalla fisionomia profondamente modificata, prima attraverso la trasformazione da ente nazionale a società per azioni e poi con la privatizzazione e la liberalizzazione del mercato. Enel ha oggi il profilo di una multinazionale presente in 40 Paesi e con più del 50% dei propri dipendenti che
lavorano in paesi diversi dall’Italia. Un’unica matrice cosmopolita che parla un linguaggio comune, fatto di valori condivisi. Rispetto e attenzione vengono prima di tutto: per i clienti e le loro esigenze, per i talenti che lavorano in Enel, per le loro aspirazioni e per la loro sicurezza sul lavoro, che l’azienda offre anche a chi lavora con Enel. L’orientamento ai risultati permette di rispondere alle aspettative degli azionisti e l’osservanza quotidiana dell’etica, valore per noi imprescindibile, assicura il raggiungimento e la crescita della nostra Azienda e degli obiettivi del business senza mai perdere di vista le necessità di sviluppo delle comunità in cui si opera. Di fatto questi valori hanno permesso a Enel di contribuire alla crescita del Paese in questi decenni con investimenti e iniziative sempre improntate al tema dello sviluppo sostenibile. Oggi questo grande Gruppo di origine italiana e di dimensione globale, guarda con fiducia alle sfide dei prossimi anni, pronto a continuare a servire il nostro Paese, così come gli altri in cui opera, utilizzando quella sorgente di creatività che ha segnato e continua a contrassegnare la storia dell’elettricità in Italia.
transmission of energy all along the Italian peninsula, as well as connections with the islands and with other countries, together with diversification of the supply sources with an increase in thermoelectric production. Later, alongside the strong commitment to achieving the primary objectives of public utility that had originally been set for the company, a new chapter opened from the 1990s onwards, coinciding with the progressive liberalization of the electricity market, which led Enel to transform itself from a monopoly into an international leader, an operator open to the competitive challenges of the market. We were able to achieve all of this not only through the far-sightedness of the management of the time, but above all thanks to the people who have, in various periods, supported Enel with their responsible everyday work. Today we have a group that has undergone profound changes to its structure, firstly through its transformation from a national authority into a joint-stock company, and later with privatization and the liberalization of the market. Enel now has a multinational profile, operating in 40 countries and with over 50% of its employees working in countries outside Italy. It is a unique cosmopolitan environment that speaks a common
language and is composed of shared values. Respect and care are prized above all else: for clients and their needs, for the talented employees working for Enel, for their aspirations and for the safety in the workplace that the company provides for all those who work with Enel. Our results-oriented approach enables the company to respond to shareholder expectations and our everyday respect for ethics, a value which is non-negotiable for us, ensures that we achieve growth and attain our business objectives without ever losing sight of the need for developing the communities in which we operate. Indeed, these values have enabled Enel to contribute to the growth of the country, throughout the past decades, with investments and initiatives that always carry the imprint of sustainable development. Today, this great group of Italian origins and global dimensions looks to the challenges of the future with confidence, ready to continue serving our country and the other countries in which we work, using that resource of creativity that has always characterized, and will continue to characterize the history of electricity in Italy.
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Indice
Table of Contents
2 Prefazione di Paolo Andrea Colombo
3 Foreword by Paolo Andrea Colombo
4 Introduzione di Fulvio Conti
5 Introduction by Fulvio Conti
PROTAGONISTI DELL’ENERGIA
ENERGY LEADERS by Valerio Castronovo
di Valerio Castronovo Una triade di pionieri 10 GIUSEPPE COLOMBO • Il signore di Santa Radegonda 22 GIOVAN BATTISTA PIRELLI • Un innovatore di fine Ottocento 25 CARLO ESTERLE • L’avvento del “carbone bianco” Capitani d’industria ETTORE CONTI • Al vertice della Comit e di Confindustria GIUSEPPE GADDA • Ingegnere e costruttore MAURIZIO CAPUANO • Obiettivo Mezzogiorno GIUSEPPE VOLPI • Un “doge” dell’elettricità e Ministro delle Finanze 67 LUIGI ORLANDO • Una dinastia di imprenditori 70 PIERO GINORI CONTI • La forza della geotermia 33 45 50 56
L’ora dei manager 78 GIACINTO MOTTA • Un’esperienza di prim’ordine 87 GIANGIACOMO PONTI • L’espansione della Sip 103 107 113 114 121 124 129
Un’élite di tecnici GIANCARLO VALLAURI • Competenze per il risanamento ACHILLE GAGGIA • Al timone della Sade ALBERTO LODOLO • Banchiere e amministratore GIUSEPPE CENZATO • L’uomo della ricostruzione al Sud EMIRICO VISMARA • Verso i lidi siciliani ANGELO OMODEO • Un progettista d’eccellenza GIULIO DOLCETTA • Dal continente alla Sardegna
Uomini di scienza e di finanza 132 ORSO MARIO CORBINO • Fisico e senatore 137 ALBERTO BENEDUCE • Assetti proprietari fra pubblico e privato Gli alfieri dell’oligopolio P 142 IERO FERRERIO • Tra guerra e dopoguerra 153 GIORGIO VALERIO e VITTORIO DE BIASI • Gli esordi del nucleare L’artefice della nazionalizzazione 164 ARNALDO MARIA ANGELINI • Lo sviluppo di un grande Gruppo
A Triad of Pioneers 10 GIUSEPPE COLOMBO • The Lord of Santa Radegonda 22 GIOVAN BATTISTA PIRELLI • An Innovator at the End of the Nineteenth Century 25 CARLO ESTERLE • The Advent of “White Coal” Captains of Industry ETTORE CONTI • Running Comit and Confindustria GIUSEPPE GADDA • Engineer and Builder MAURIZIO CAPUANO • The Plan for Southern Italy GIUSEPPE VOLPI • The “Doge” of Electricity and Minister of Finance 66 LUIGI ORLANDO • A Dynasty of Entrepreneurs 69 PIERO GINORI CONTI • The Power of Geothermal Energy
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The Age of the Managers
78 GIACINTO MOTTA • A First-Rate Experience 87 GIANGIACOMO PONTI • Growth of the Sip Company 103 107 113 114 121 124 129
Elite Engineers GIANCARLO VALLAURI • Expertise for Redevelopment ACHILLE GAGGIA • At the Helm of Sade ALBERTO LODOLO • Banker and Administrator GIUSEPPE CENZATO • The Man Who Rebuilt Italy’s South EMIRICO VISMARA • Towards the Shores of Sicily ANGELO OMODEO • A Top-Class Designer GIULIO DOLCETTA • From the Mainland to Sardinia
Scientists and Financiers 132 ORSO MARIO CORBINO • Physicist and Senator 137 ALBERTO BENEDUCE • Public and Private Ownership Structures Standard-Bearers for an Oligopoly
142 PIERO FERRERIO • From War to Post-War 153 GIORGIO VALERIO e VITTORIO DE BIASI • The Emergence of Nuclear Power The Prime Mover Behind Nationalization
164 ARNALDO MARIA ANGELINI • Development of a Major Group
173 Riferimenti documentari 173 Document Sources
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Una triade di pionieri.
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Il signore di Santa Radegonda L’industria elettrica esordì in Italia in contemporanea con quanto avvenne nei principali paesi europei. D’altro canto, gli imprenditori che diedero avvio negli ultimi due decenni dell’Ottocento alla creazione dei primi impianti avevano avuto a che fare in un modo o nell’altro con precedenti attività di studio e indagine che si erano rivelate utili per la loro formazione professionale. E si erano registrati alcuni importanti risultati sul terreno sperimentale. Si era trattato
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A Triad of Pioneers.
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The Lord of Santa Radegonda The electrical power industry made its Italian debut along with that in the leading European countries. Moreover, the entrepreneurs who initiated the creation of the earliest plants in the last two decades of the nineteenth century had, in one way or another, been involved with prior study and investigation activities that turned out useful for their professional training. Indeed, some important experimental results were recorded. This was, moreover, the work of
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peraltro dell’opera di singoli studiosi e non tanto di un orientamento generale della ricerca scientifica verso i lidi della tecnologia e delle applicazioni pratiche. Nel 1860 Antonio Pacinotti, che si era formato alla Scuola di Fisica di Prato istituita dal granduca di Toscana Leopoldo II, aveva realizzato uno strumento, con un anello di materiale magnetico avvolto da un circuito induttore chiuso, che consentiva di superare il maggior ostacolo che si opponeva all’attivazione di macchine generatrici di corrente. Perciò, con questo dispositivo si sarebbe potuto costruire un apparecchio in grado di fornire corrente continua senza che si dovesse ricorrere a un organo separato di commutazione. Di rilievo erano state anche le iniziative assunte da Bartolomeo Cabella nell’ambito del Tecnomasio italiano di Milano, che avevano dato luogo, fra l’altro, al collaudo di appositi fari, da lui ideati, per l’illuminazione pubblica. Tuttavia, soltanto nel 1885 era avvenuta una vera e propria svolta nella progettazione di congegni elettrici. Il campo magnetico rotante, scoperto quell’anno da Galileo Ferraris, mediante una combinazione di correnti alternate polifase, aveva consentito infatti di realizzare i primi motori elettrici a corrente alternata. Si trattava di un’innovazione sia di particolare valenza tecnica sia di grande importanza per uno sviluppo dell’elettricità su scala industriale. In pratica, essa permetteva di risolvere un problema fondamentale come la trasformazione dell’energia elettrica in energia meccanica. Ciò che valse a estendere l’impiego dell’elettricità come forza motrice ben al di là di quanto sino a quel momento era dato prevedere. Al tempo dell’invenzione di Galileo Ferraris, che
Giuseppe Colombo. Nel 1883 installò a Milano una piccola centrale con macchinari acquistati negli Stati Uniti. Giuseppe Colombo. In 1881 he installed a small power station in Milan with machinery bought in the United States.
individual scholars, and not so much a general orientation of scientific research towards the shores of technology and practical applications. In 1860, Antonio Pacinotti, who had been educated at the Prato physics school founded by Leopold II, Grand Duke of Tuscany, built an instrument, with a ring of magnetic material wound around a closed inductor circuit, that overcame the greatest obstacle to activating current generating machines. This device would allow an apparatus to be built that could provide direct current without having to rely on a separate commutator. Also important were the initiatives taken by Bartolomeo Cabella at Milan’s Tecnomasio Italiano, which brought about, among other things, the approval of special lamps, conceived by him, for public lighting. However, the real sea change in designing electrical devices occurred only in 1885. The rotating magnetic field discovered that year by Galileo Ferraris, using a combination of polyphase alternating currents, had in fact enabled the earliest alternating current motors to be built – an innovation of both particular technical value and of major importance for electricity’s development on an industrial scale. In practise, it made it possible to solve the fundamental problem of transforming electric energy into mechanical energy – just what was needed to extend the use of electricity as a motive power
segnò un “salto di qualità” nel campo dell’elettrotecnica, in quanto inaugurò l’epoca del trasporto a distanza dell’energia, e quindi dello sfruttamento in pieno delle risorse idrauliche, esisteva in Italia un nucleo di imprese in grado di attrezzarsi convenientemente per un utilizzo dell’energia elettrica come forza motrice e non solo più come fonte per l’illuminazione: prima fra tutte la Edison, fondata a Milano nel gennaio 1884. A promuovere la “Società generale italiana d’elettricità sistema Edison” (questa la sua denominazione originaria) era stato Giuseppe Colombo, al ritorno da un viaggio da lui compiuto nel 1881 negli Stati Uniti per incontrarvi Thomas Edison, con l’intento sia di acquisire il materiale occorrente dall’omonima società creata dall’inventore americano per la diffusione del suo brevetto, sia di assicurarsi la collaborazione di un tecnico statunitense particolarmente qualificato per il montaggio delle relative apparecchiature.
far further than had been foreseen until then. At the time of Galileo Ferraris’s invention, which marked a quantum leap forward in the field of electrical engineering since it ushered in the age of long-distance energy transport and thus the full exploitation of hydraulic resources, Italy was home to a nucleus of businesses capable of appropriately equipping themselves for using electric energy for motive power and no longer merely as a source for lighting. Earliest of all was the Edison company, founded in Milan in January 1884. Promoting the “Società generale italiana d’elettricità sistema Edison” (the company’s original name) was Giuseppe Colombo, upon his return from an 1881 trip to the United States to meet Thomas Edison. He had gone in order both
Figlio di un artigiano orafo milanese, Colombo si era iscritto nel 1853 alla Facoltà di filosofia e matematica dell’Università di Pavia e, trasferitosi dopo la laurea nella città ambrosiana, aveva
Demonstration models of the rotating magnetic field of Galileo Ferraris. From the left: apparatus with rotating copper cylinder suspended by a wire, 1885; apparatus with iron wire magnetic circuit, 1885; second model of the rotating field induction motor, 1888.
Modelli dimostrativi del campo magnetico rotante di Galileo Ferraris. Da sinistra: apparecchio con cilindro rotante di rame sospeso a un filo, 1885; apparecchio con circuito magnetico in filo di ferro, 1885; secondo modello del motore a induzione a campo rotante, 1888.
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Una triade di pionieri A Triad of Pioneers
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insegnato dal 1857 presso la Società di incoraggiamento di arti e mestieri. Era poi entrato in contatto con l’ambiente imprenditoriale lombardo, in quanto titolare della Scuola di Geometria applicata alle arti ed esperto nel disegno di macchine. Fin da allora aveva cominciato a tenersi al corrente di ciò che si stava facendo in Inghilterra e in Francia, nonché in Germania, nel campo dell’istruzione tecnica. D’altronde, dopo aver assunto nel 1864 al Politecnico di Milano l’insegnamento di meccanica applicata alle industrie, si era occupato anche di idraulica e di termoidraulica e su questi temi era divenuto un assiduo collaboratore del “Politecnico” di Carlo Cattaneo. Questa sua attività poliedrica, che univa l’insegnamento e la divulgazione tecnico-scientifica alla conoscenza pratica di ogni genere di innovazione e di specializzazione in svariati campi dell’ingegneria, portò Colombo a occuparsi dei problemi concreti che si ponevano per un migliore utilizzo dell’energia motrice. A quel tempo erano comparse nuove macchine a vapore più perfezionate; ma per tante minuscole officine, che costituivano il nerbo della nascente industria italiana, esse risultavano inaccessibili per via dei loro costi; d’altronde, solo la trasmissione di forza motrice a distanza dalle fonti idrauliche
to acquire the necessary material from the namesake company created by the American inventor to spread his patent, and to secure the cooperation of a United States partner particularly qualified for assembling the pertinent apparatus. Son of a Milanese goldsmith, in 1853 Colombo enrolled in the philosophy and mathematics faculty at Università di Pavia and, having relocated after earning his university degree in Milan, began teaching in 1857 at Società di incoraggiamento di arti e mestieri. He then came in contact with Lombardy’s business world, as professor at the school of geometry applied to the arts and an expert in machine design. Starting from that time, he began staying abreast with what was being done in the field of technical education in England and France, as well as Germany. Moreover, after being hired to teach mechanics applied to industries at Milan’s Politecnico in 1864, he also dealt with hydraulics and thermal hydraulics; in these subjects, he became a frequent contributor to Carlo Cattaneo’s “Politecnico”. This multifaceted activity, which brought teaching and technical/scientific popularization together with practical knowledge of every kind of innovation and specialization in a whole variety of engineering fields, led Colombo to grapple with the concrete problems to be faced in order to make better use of motive energy. Although new, more highly perfected steam-powered machines had appeared by that time, for many tiny workshops, which were the backbone of the nascent Italian industry, the costs made Antica macchina a vapore, fine Ottocento. Old steam engine, end of the nineteenth century.
Collaboratori di Giuseppe Colombo alla realizzazione della centrale di Santa Radegonda.
esistenti fra le propaggini collinari e quelle montane, avrebbe potuto porre le premesse di un autentico processo di industrializzazione che avesse per leva basilare l’attività di medie-grandi imprese. Colombo si era già fatto un nome quale eminente studioso in campo tecnico-scientifico. Di qui il suo interesse per una questione di cui non si sapeva ancora, per tutto il corso degli anni Settanta, come venire a capo. Nel frattempo si era così ingegnato a progettare, per numerose imprese di vari settori, turbine idrauliche, caldaie a vapore, misuratori per il gas, pompe aspiranti e centrifughe applicate alle cinghie di trasmissione. D’altronde, insieme al cotoniere Eugenio Cantoni e alla società Mackenzie, aveva fondato una ditta per la progettazione di stabilimenti e l’importazione di macchinari dall’estero, e ad essa faceva capo anche la pubblicazione di un mensile, “L’Industriale”, di cui egli assunse la direzione nel 1875. Il suo modello ideale era quello della piccola impresa specializzata, e non già quello della grande industria, poiché temeva che la concentrazione in fabbrica di folti nuclei di manodopera costituisse un pericolo per l’ordine sociale e contribuisse a una crescente quanto sregolata urbanizzazione. Del resto, Colombo riteneva che una schiera di piccole manifatture, dedite soprattutto alla produzione di oggetti di lusso e di articoli di particolare pregio, corrispondesse alla tradizione culturale italiana e avrebbe valorizzato le attitudini di maestranze qualificate, di abili tecnici e operai provenienti dalle file dell’artigianato. Fu quanto egli si augurava nelle pagine di un saggio, dal titolo “Milano industriale”, pubblicato nel 1881, quando ancora si pensava per lo più che la fonte principale della ricchezza economica per l’Italia consistesse nell’agricoltura e in un’industria
Giuseppe Colombo’s collaborators in the realisation of the power station in Santa Radegonda.
them unaffordable. Moreover, only the transmission of motive energy far from the hydraulic sources existing between hill and mountain offshoots could lay the foundations for an authentic industrialization process whose basic lever was the activity of small-and medium-sized enterprises. Colombo had already made his name as an eminent scholar in the technical and scientific field. And it was this field that spawned his interest in a question whose solution still remained unknown for the entire 1870s. In the meantime, he did his best to design, for a number of businesses in various sectors, hydraulic turbines, steam boilers, gas meters, suction pumps, and centrifuges applied to transmission belts. Moreover, along with the cotton manufacturer Eugenio Cantoni and the Mackenzie company, he founded a company for designing facilities and importing machinery from abroad; the company also published a monthly journal, “L’Industriale”, whose management he took on in 1875. His ideal model was that of the small, specialized business as opposed to that of the large industry, since he feared that thick nuclei of labour concentrating in factories presented a danger to the social order and contributed towards a growing and unbridled urbanization. At any rate, Colombo felt that a host of small factories dedicated above all to
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Una triade di pionieri A Triad of Pioneers
Dinamo originale Edison, 1882. A destra, lettera di Thomas Alva Edison a Giuseppe Colombo con i prezzi delle dinamo di sua fabbricazione. Menlo Park, 31 agosto 1882. Original Edison dynamo, 1882. On the right, letter from Thomas Alva Edison to Giuseppe Colombo with the prices of his dynamos. Menlo Park, 31 August 1882.
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manifatturiera dedita a produzioni di singolare originalità e in piccole serie. Lo stesso anno di questo suo intervento Colombo aveva provveduto ad acquistare, dopo averla vista nella sezione allestita da Thomas Edison nella Mostra internazionale dell’elettricità a Parigi, una macchina dinamo che alimentava numerose lampade e consentiva di trasferire la luce a distanza e quindi di utilizzarla su ampia scala. A tal fine, una volta tornato a Milano, aveva istituito insieme ad alcuni banchieri un Comitato per le applicazioni dell’elettricità sistema Edison in Italia. Con la collaborazione dei tecnici della compagnia americana da lui reclutati nel corso della sua visita al laboratorio di Menlo Park, Colombo fu così in grado di verificare l’effettiva rispondenza dei congegni che si era procurato agli obiettivi che intendeva conseguire, e ciò mediante una prova concreta sul campo, consistente nell’illuminazione di alcuni negozi prospicienti piazza del Duomo. Il successo di questa operazione, effettuata il 28 giugno 1883, fu il preludio della creazione, di lì a pochi mesi, nel gennaio 1884, della Edison, con un capitale di tre milioni di lire, sottoscritto dalla Compagnia Continentale Edison, da vari istituti di credito e da numerosi privati, nonché dallo stesso Colombo, nominato consigliere delegato della società,
producing luxury items and particularly prized articles, corresponded to the Italian cultural tradition, and would capitalize on the aptitudes of a qualified workforce, skilled technicians, and workers from the ranks of artisans. This was the hope he expressed in the pages of an essay entitled “Milano industriale”, published in 1881, when the main source of economic wealth for Italy was still most commonly thought to lie in agriculture and in a manufacturing industry devoted to outputs of singular originality produced in small scale. The same year as this essay, Colombo purchased – after seeing it in the section staged by Thomas Edison at the International Exposition of Electricity in Paris – a dynamo machine that powered numerous lamps and allowed current to be transferred over a distance and thus to be used on a large scale. For this purpose, upon his return to Milan, along with some bankers he founded a Committee for the application of Edison system electricity in Italy. With the collaboration of technicians from the American company recruited
incarico che avrebbe ricoperto da allora sino al maggio 1891. Lo stabile di un vecchio teatro ambrosiano in via Santa Redegonda, da poco in disuso, che fu scelto quale sede della Edison, divenne così la prima centrale elettrica attivata non solo in Italia ma in tutta Europa. A rendere possibile questo duplice primato non fu soltanto la fiducia accordata a Colombo da alcune importanti banche (a cominciare dalla Banca Generale, il cui presidente Enrico Rava lo divenne anche della Edison), ma la convenzione con cui il Comune di Milano affidò nel 1885 alla neonata società un esperimento di illuminazione con lampade ad arco Siemens nelle piazze del Duomo e della Scala, nonché in alcuni quartieri adiacenti. D’altra parte, Colombo si premurò di assicurarsi, tramite vari contratti con imprese straniere, alcune innovazioni tecniche che si sarebbero rivelate preziose per gli sviluppi della compagnia milanese. Al momento della fondazione della Edison, Colombo aveva 48 anni e una buona metà della sua esistenza l’aveva spesa fra studi, progetti e sperimentazioni riguardanti tanto l’ingegneria meccanica che l’elettrotecnica. A lui toccò così di dar corso a quella che sarebbe divenuta un’opera fondamentale per la conversione in energia elettrica di forza motrice idraulica e la sua trasmissione a lunga distanza: ossia, la centrale di Paderno d’Adda. Nell’intento da lui perseguito per tanto tempo di risolvere il problema della carenza di combustibili, di cui soffriva anche la Lombardia, Colombo aveva ritenuto infatti, sul finire del 1889, che fosse possibile
by him during his visit to the Menlo Park laboratory, Colombo was thus able to verify that the devices he had procured actually responded to the objectives he wished to achieve; he did this by means of a concrete field test, which consisted of lighting some shops overlooking Piazza del Duomo. Performed on 28 June 1883, this operation’s success was prelude to the creation of the Edison company just a few months later, in January 1884. Its three-million-lire capital was underwritten by Compagnia Continentale Edison, several credit institutions, numerous private parties, and by Colombo himself, who was made chief operating officer – an office he was to hold until May 1891. An old Milanese theatre building on Via Santa Redegonda, that had recently fallen into disuse, was chosen for Edison’s main office, thus becoming the first power station to be activated not only in Italy, but in all of Europe. This dual record was made possible not merely by the faith shown in Colombo by some major banks (starting with Banca Generale, whose chairman, Enrico Rava, also came to hold that position at Edison), but by the agreement under which the Municipality of Milan, in 1885, entrusted the newly created company with a Siemens arc lamp lighting trial in Piazza del Duomo and Piazza della Scala, and in some adjacent neighbourhoods. Colombo also took care, through a variety of contracts with foreign companies, to secure certain technical innovations that would turn out to be precious for the Milanese company’s developments. When Edison was founded, Colombo was 48 years old, and
Atto costitutivo della Continentale Edison, 22 dicembre 1883. Charter of Continental Edison, 22 December 1883.
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sfruttare la forza idraulica delle rapide dell’Adda. E, una volta ottenuta per la Edison un’apposita concessione dalle autorità ministeriali per una derivazione da questo corso d’acqua, aveva perciò messo in cantiere il suo progetto con l’intento di attuarlo in tempi ravvicinati. Senonché la società milanese si trovava in forti ristrettezze economiche e si era dovuto soprassedere all’inizio dei lavori. D’altro canto, nel febbraio 1891, Colombo era stato chiamato dal nuovo capo del governo, Antonio di Rudinì, a reggere il dicastero delle Finanze, in quanto figurava come uno dei più autorevoli esponenti dello schieramento liberalmoderato ambrosiano, nell’ambito del quale s’era segnalato quale deputato, giunto in Parlamento nel maggio 1886 grazie al sostegno di vari sodalizi locali, e riconfermato poi nelle consultazioni politiche del novembre 1890, primo fra gli eletti nella circoscrizione milanese. Da allora, seppur assorbito dai suoi impegni
had already dedicated a good half of his life to studies, projects, and experiments in both mechanical and electrical engineering. It thus fell to him to initiate what was to become a fundamental work for converting hydraulic motive power into electric power and transmitting it over long distances: the Paderno d’Adda power station. In his long-pursued intent to solve the problem of the scarcity of fuel, which also plagued Lombardy, Colombo, in late 1889, in fact held that the hydraulic power of the Adda’s rapids could be exploited. And once Edison had obtained a concession from the ministry authorities to divert from this waterway, he got his project going, with the intent of implementing it in short order. However, the Milanese company found itself in dire economic straits, and the start of the works had to be put off. Also, in February 1891, Colombo was called upon by the new Di Rudinì government to head up the Finance Ministry, as he was one of the most authoritative figures in the Milanese liberal/moderate alliance. As such, he had already been chosen as deputy, reaching Parliament in May 1886 thanks to the support of various local associations, and was then reconfirmed in the political consultations of November 1890, coming in first among those elected in the Milanese district. After that time, although absorbed by his political commitments and by a subsequent ministry office (heading the Treasury Ministry in the second Di Rudinì government starting in March 1896), Colombo continued, as member of the board of directors, to keep an eye on Edison’s activity, with
Circolare del Comitato per le applicazioni dell’elettricità “Sistema Edison” in Italia, Milano, 24 luglio 1882. Circular of the Committee for the applications of “Edison System” electricity in Italy, Milan, 24 July 1882.
Nota di pugno di Giuseppe Colombo. Alla fine del 1883, a Milano, le lampade allacciate erano circa 3.200 di fronte a un preventivo fatto da Colombo di 4.442 per lo stesso periodo. Note by Giuseppe Colombo. At the end of 1883, in Milan, the number of lamps hooked up was about 3,200 compared to an estimate made by Colombo of 4,442 for the same period.
politici e da un successivo incarico ministeriale (quello, dal marzo 1896, nel secondo governo di Rudinì, quale titolare del dicastero del Tesoro), Colombo aveva seguitato a tenere d’occhio, nella sua veste di membro del consiglio d’amministrazione, l’attività della Edison con indicazioni e consigli su determinati problemi tecnici quanto operativi. Inoltre, aveva promosso l’istituzione al Politecnico di una sezione elettrotecnica (sorta grazie a una cospicua donazione dell’industriale Carlo Erba), per poi assumere nel 1897 anche la direzione dell’ateneo milanese con i suoi vari corsi in ingegneria. Di fatto, una volta superate le difficoltà economiche in cui era incorsa, grazie al sostegno finanziario della Banca Commerciale, la Edison si era trovata ad affrontare un compito
recommendations and advice on certain technical and operative problems. He also promoted the founding of an electrical engineering section at the Politecnico (which came about thanks to a considerable donation by the industrialist Carlo Erba), and then, in 1897, also assumed management of the Milanese university, with its various engineering courses. In fact, once the economic troubles it had encountered were overcome thanks to financial support from Banca Commerciale, Edison found itself grappling with a demanding task, having executed a twenty-year agreement with the Municipality in December 1895, for the operation of the city’s electric trams; until then, the cars had been pulled by teams of horses. For the Milanese company, this contract guaranteed the use of much of the power to be produced at the Paderno station being built. In the meantime, a project had been started to build a thermal power station in Milano, at Porta Volta. When, in September 1896, Colombo went back to fully exercising his office as Edison’s chairman
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impegnativo, avendo stipulato nel dicembre 1895 una convenzione ventennale con il Comune riguardante l’esercizio delle tramvie elettriche cittadine, le cui carrozze erano fino ad allora trainate da coppie di cavalli. Questo contratto avrebbe garantito infatti alla compagnia ambrosiana il collocamento di gran parte dell’energia che si sarebbe andata producendo nell’impianto di Paderno in via di costruzione. Nel frattempo era stato avviato un progetto per l’allestimento di una centrale termoelettrica a Milano, a Porta Volta.
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Quando Colombo tornò a esercitare a pieno titolo il suo mandato di presidente della Edison nel settembre 1896 (che avrebbe poi mantenuto sino al 1920), si era pressoché giunti alla conclusione dei lavori intrapresi a Paderno. E le aspettative non erano andate deluse. Tutt’altro. Si trattava infatti di un impianto di prim’ordine sotto il profilo tecnico e ad alta potenzialità, dato che la tensione di partenza della linea, fissata in 13.500 volt, superava di gran lunga quella di ogni altro impianto del genere in Europa. Nell’elaborazione del progetto che aveva reso possibile il successo di quest’impresa, un ruolo preminente avevano svolto Galileo Ferraris e Cesare Saldini; ma preziosa era risultata la collaborazione di Guido Semenza e del costruttore svizzero Charles Brown. In pratica, la centrale di Paderno risultava un’opera d’avanguardia, tanto per l’elevata tensione che la caratterizzava che per la lunghezza della linea di trasporto dell’energia, pari a quasi 33 chilometri, nonché per la sua stabilità meccanica, in quanto isolata e protetta da scariche atmosferiche. Inaugurata nel dicembre 1898, essa si sarebbe rivelata essenziale per il decollo della grande industria nell’area milanese. È vero che Colombo avrebbe preferito per il capoluogo lombardo, come
(a position he was to hold until 1920), the works undertaken in Paderno had virtually drawn to a close, and expectations had not been disappointed – quite the contrary. In fact, it was a top-notch station from the technical standpoint, and one with high potential, given that the line’s starting voltage, fixed at 13,500 volts, far exceeded that of any other plant of its kind in Europe. In developing the design that would make this enterprise a success, Galileo Ferraris and Cesare Saldini had played a major role. Also precious, however, was the collaboration of Guido Semenza and the Swiss builder Charles Brown. In practise, the Paderno power station was a cutting-edge work, given the high voltage that was its distinguishing feature, the length – almost 33 kilometres – of its power transmission line, and its mechanical stability, as it was insulated and protected from lightning. Inaugurated in December 1898, it was to prove essential for getting Milan-area large industry off the ground. Admittedly, Colombo would have preferred, as stated initially, for the Lombard capital to see a development marked chiefly by the activity of many small businesses and by the expansion of commercial traffic. But the important thing was, as he later stressed, that electrification would secure “the independence of the Italian economy” – an economy otherwise threatened by the pre-eminence of German electric companies present in great strength in the north of the peninsula and in a variety of complementary sectors through their own branches and some direct investment. Just as decisive was the contribution that electrical engineering – which had been asserting itself in the university setting – made to developing professional education and training, and to the dawn of a flourishing sector of allied industries specializing in the fabrication of machinery and certain components.
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s’era espresso inizialmente, uno sviluppo contrassegnato in misura preminente dall’attività di tante piccole imprese e dall’espansione dei traffici commerciali. La cosa importante stava comunque nel fatto, come ebbe poi a sottolineare, che l’elettrificazione avrebbe assicurato “l’indipendenza dell’economia italiana”, altrimenti minacciata dalla preminenza delle compagnie elettriche tedesche presenti in forze nel nord della Penisola e in diversi settori complementari attraverso proprie succursali e alcuni investimenti diretti. Altrettanto determinante risultò l’apporto dell’elettrotecnica, quale si era andata affermando in sede universitaria, allo sviluppo dell’istruzione e della formazione professionale, nonché agli esordi di un fiorente settore dell’indotto, specializzato nella fabbricazione di macchinari e di determinati componenti.
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Un innovatore di fine Ottocento Tra le prime imprese sussidiarie che avevano colto fin da subito le nuove opportunità offerte dai diversi impieghi dell’energia elettrica, un ruolo di rilievo assunse l’accomandita di Bartolomeo Cabella, che tra il 1879 e il 1903 portò il Tecnomasio milanese ad affermarsi nella fabbricazione di macchine e apparecchi elettrici, e che nel 1883 aveva ottenuto, con la collaborazione di Leopoldo Emanueli, un brevetto che abbassava la resistenza d’indotto della dinamo, e successivamente anche per l’indotto detto di “tipo superiore”, preso a modello dalla Siemens. Si erano inoltre messe in vista sia l’azienda di Alberto
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An Innovator at the End of the Nineteenth Century Among the first subsidiaries that had immediately grasped the new opportunities offered by the various uses of electric energy, a major role was played by the limited partnership of Bartolomeo Cabella, who between 1879 and 1903 made Milan’s Tecnomario a leader in fabricating electrical apparatus and machines; in 1883, with the collaboration of Leopoldo Emanueli, he had obtained a patent that lowered the dynamo’s induction resistance, and, subsequently, for what was called the “superior-type” induction that Siemens took as a model. Other standouts were Alberto Riva’s company, as regards the building of turbines, regulators, and accessories for hydroelectric power plants; the electric machinery and lamp factory created in 1883 at the initiative of Palamede Guzzi and Valentino Ravizza; and Franco Tosi’s factory, which in 1888 began producing machinery for electrical generators. However, a pre-eminent role in connection with Edison and, later, with other electric companies more generally, was certainly being assumed by the firm that Giovan Battista Pirelli had founded in Milano in 1872. Son of a baker from Varenna, and a volunteer in Garibaldi’s army in 1866 during the Third War of Independence against Austria, the young Pirelli, thanks to a scholarship, enrolled in Milan’s Politecnico. After earning a degree in industrial engineering, he sojourned in France and Germany for a year, between November 1870 and November 1871, in order to see how to start up a production entirely new
Giovan Battista Pirelli. Giovan Battista Pirelli.
Andamento della produzione di conduttori della Pirelli dal 1884 al 1921. Evolution of the production of Pirelli conductors from 1884 to 1921.
Riva, quanto alla costruzione di turbine, regolatori e accessori per le centrali idroelettriche; sia la fabbrica di lampade e macchine elettriche sorta nel 1883 per iniziativa di Palamede Guzzi e Valentino Ravizza; nonché quella di Franco Tosi, che dal 1888 aveva iniziato a produrre macchine per gruppi elettrogeni. Ma un ruolo preminente in connessione con la Edison e, poi, più in generale con diverse società elettriche, era andata assumendo senz’altro l’impresa che Giovan Battista Pirelli aveva fondato a Milano nel 1872. Figlio di un fornaio di Varenna e volontario garibaldino nel 1866, durante la terza guerra d’indipendenza contro l’Austria, il giovane Pirelli aveva potuto iscriversi al Politecnico ambrosiano grazie a una borsa di studio e, dopo essersi laureato in Ingegneria industriale, aveva soggiornato per un anno, tra il novembre 1870 e il novembre 1871, in Germania e in Francia per capire come avviare anche in Italia una produzione del tutto nuova per allora come quella della gomma elastica. Chi gli aveva suggerito di percorrere questa strada era stato proprio Colombo, dato che l’industria elettrica avrebbe potuto contare in tal modo su una produzione nazionale di tubi di gomma. E l’allievo d’un tempo non aveva tradito le aspettative del suo maestro. Nel corso del 1876 la Pirelli aveva cominciato a interessarsi di applicazioni nel settore elettrotecnico, anche per via delle ordinazioni che, secondo il Genio militare, si sarebbe
for the time – elastic rubber – in Italy as well. And the man to suggest this path was none other than Colombo, given that the electrical power industry could then rely on domestically produced rubber pipes. The one-time pupil did not betray his teacher’s expectations. During 1876, the Pirelli company began to take an interest in applications in electrical engineering, due also to the orders that, according to the military corps of engineers, it would have secured for itself if it were to make an insulating telegraph wire. Technicians from the Milanese company worked on this innovation, perfecting it for almost ten years until finally, in 1885, winning the contract for fabricating and laying submarine telegraph cables that would serve to link the national network with some islands – which is what took place a year later for the first time in Europe. It then took another ten years to successfully test, under the management of Emanuele Jona, the manufacture of cables for electrical grids; but in this case as well, Giovan Battista Pirelli did it – just as would take place later, in the early twentieth century, for the manufacture of car tires. A typical late-nineteenth-century entrepreneur/innovator on a par with other
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Fabbricazione di cavi di energia in uno stabilimento della Pirelli, fine Ottocento. Manufacturing of energy cables in a Pirelli factory, end of the Nineteenth century.
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procurata qualora avesse realizzato un filo telegrafico isolante. Attorno a questa innovazione e al suo perfezionamento i tecnici dell’impresa milanese avevano lavorato per quasi dieci anni ottenendo alla fine, nel 1885, l’appalto per la fabbricazione e la messa in opera di cavi telegrafici sottomarini che servissero a collegare la rete nazionale con alcune isole: ciò che avvenne un anno dopo, per la prima volta in Europa. Altri dieci anni ci vollero poi per giungere, sotto la direzione di Emanuele Jona, a collaudare la produzione di cavi per le reti elettriche; ma anche in questo caso Giovan Battista Pirelli ce l’aveva fatta e lo stesso sarebbe poi avvenuto, all’inizio del Novecento, quanto alla produzione di pneumatici d’automobili.
leading figures of nascent Italian capitalism (from Camillo Olivetti to Giovanni Agnelli; from Ernesto Breda to Giorgio Enrico Falck and Cesare Pesenti), Pirelli thus secured, for Edison and other companies in the sector, a supply of insulating electrical power lines that responded to their needs, after initially putting to work a nucleus of technicians recruited abroad. Thus it was that in 1897, right after the founding of Associazione Elettrotecnica Italiana, he was called upon to chair the association’s Milan section – the one most important of all, given its number of members and the many practical experiences it could boast. Moreover, upon Colombo’s death, it was he, in January 1921, who would be called upon to assume the chairmanship of Edison.
Tipico imprenditore-innovatore della fine Ottocento, al pari con altri protagonisti del nascente capitalismo italiano (da Camillo Olivetti a Giovanni Agnelli, da Ernesto Breda a Giorgio Enrico Falck, a Cesare Pesenti), Pirelli assicurò così alla Edison e ad altre società del settore una fornitura di conduttori elettrici isolanti corrispondente alle loro esigenze, dopo che aveva messo all’opera inizialmente anche un nucleo di tecnici reclutati all’estero. Si spiega perciò come nel 1897, all’indomani della costituzione dell’Associazione elettrotecnica italiana, egli venne chiamato a presiederne la sezione milanese, quella più importante di tutte per numero di soci e per le tante esperienze pratiche di cui poteva fregiarsi. D’altra parte, sarebbe poi stato lui nel gennaio 1921, alla scomparsa di Colombo, ad assumere la presidenza della Edison.
C ARLO E STERLE
L’avvento del “carbone bianco” Tra i pionieri dell’industria elettrica, di quella che passava al volgere dell’Ottocento come l’ultima “meravigliosa creatura” del progresso tecnico, va annoverato Carlo Esterle. Originario di Trento, che allora apparteneva all’Impero austro-ungarico, aveva intrapreso gli studi d’ingegneria civile presso la Scuola d’applicazione per ingegneri di Torino dove si era laureato nel 1875. E si era poi trasferito con la famiglia a Roma e qui si era dedicato, durante l’intensa fase di rinnovamento edilizio e urbanistico della capitale, ad alcune costruzioni civili, fin quando, al volgere degli anni Ottanta, una grave crisi finanziaria non aveva troncato di colpo, insieme a molti lavori in corso, l’espansione del mercato immobiliare, anche perché eccessivamente
C ARLO E STERLE
The Advent of “White Coal” Among the pioneers of the electrical power industry, of what at the turn of the century was seen as the latest “wonderful creature” of technical progress, mention should be made of Carlo Esterle. A native of Trent, which at the time belonged to the Austro-Hungarian Empire, he had undertaken studies in civil engineering at Turin’s Scuola d’applicazione per ingegneri, earning his degree in 1875. He then relocated with his family to Rome. During the intense phase of the capital’s new building and urban renewal, he devoted himself to some civil constructions until, at the turn of the 1880s, a grave financial crisis was to suddenly interrupt, along with many works in progress, the expansion of the real estate market, also because it had been excessively unbridled and undermined by strong speculation. But this misfortune marked the beginning of a career that was to see Esterle establish himself as one of the financial and industrial system’s leading figures in the electrical power sector. Hired in 1890 as director of Tivoli’s Società delle forze idrauliche, he was to manage, in July 1892, on behalf of Società anglo-romana per l’illuminazione di Roma, the development of the other pilot initiative which, along with Paderno, was to add lustre to Italy’s nascent electrical power industry: Italy’s first industrial-level line carrying alternating electric power from the Acquoria power station, in order to make use of the Aniene falls. Moreover, he made his start in a company that, in 1886, had already made the world’s first power distribution plant on the Gaulard system with transformers in series. He then had the fortune of being able, for the design of the line (27
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convulsa e minata da forti bordate speculative. Ma proprio da questa disavventura ebbe inizio la carriera che avrebbe portato Esterle ad affermarsi come uno dei massimi esponenti del sistema finanziario-industriale nel settore elettrico. Assunto nel 1890 come direttore della Società delle forze idrauliche di Tivoli, egli si trovò a gestire, per conto della Società anglo-romana per l’illuminazione a gas di Roma, la realizzazione nel luglio 1892 dell’altra iniziativa-pilota che, insieme a quella di Paderno, diede lustro alla nascente industria elettrica italiana, ossia la prima linea di trasporto a carattere industriale in Italia dell’energia elettrica a corrente alternata dalla centrale di Acquoria, per l’utilizzo delle cascate dell’Aniene. D’altro canto, egli esordì nell’ambito di un’impresa che aveva già realizzato nel 1886 il primo impianto al mondo di distribuzione dell’energia su sistema Gaulard con trasformatori in serie; ed ebbe poi la fortuna di potersi avvalere, per il progetto della linea (lunga 27 chilometri e della potenza di 5.000 volt) per il trasporto dell’energia da Tivoli alla capitale, di un bravo progettista come Guglielmo Mengarini, nonché di altri due tecnici provetti come gli ingegneri Otto Titus Blathy e Riccardo Alker della società ungherese Ganz. L’esperienza che Esterle aveva così maturato e le sue capacità organizzative valsero ad accreditarlo presso la Banca Commerciale e ad aprirgli la strada verso il vertice della Edison, che era appena uscita da una critica fase finanziaria. Quale consigliere delegato, dal settembre 1896, egli venne così affiancando il presidente Colombo con il compito di rilanciare le sorti della società milanese e portarne a
kilometres long, with 5,000 volts of power) for carrying power from Tivoli to the capital, to rely on a fine designer like Guglielmo Mengarini, as well as on two crack technicians: the engineers Otto Titus Blathy and Riccardo Alker from the Hungarian company Ganz. Esterle thus amassed experience, and his organizational skills saw him gain accreditation with Banca Commerciale, opening the way to the top echelons at Edison, which had just come out of a critical financial phase. As chief operating officer starting September 1896, he worked alongside chairman Colombo, with the task of reviving the Milanese company’s fortunes and completing its projects in progress, starting from the one for the Paderno station. After that time, Esterle embodied the electrical power industry’s passage from its experimental phase to its operational and structural phase. Of course, this was not such a clean break as to cut all ties with the past. However, around the late nineteenth century, the signs became clear that a change was underway, destined to usher in a new season. Problems related to financial management, business strategies, and rate policies took on ever increasing importance. In 1895, more than twenty companies were active in the electrical power sector, and a multitude of stakeholders – including bankers, industrialists from other sectors, rentiers, and landed property owners – had
Carlo Esterle, consigliere delegato della Edison dal 1896 al 1918. Carlo Esterle, managing director of Edison from 1869 to 1918.
compimento i progetti in corso, a cominciare da quello riguardante l’impianto di Paderno. Esterle si trovò a impersonare, da allora, il passaggio dell’industria elettrica dalla fase sperimentale a quella operativa e strutturale. È pur vero che non si trattò di una soluzione di continuità così netta da recidere del tutto i legami con il passato. Tuttavia, intorno alla fine dell’Ottocento, divennero evidenti i segnali di una svolta destinata ad aprire una nuova stagione. Sempre più importanza assunsero infatti i problemi riguardanti la gestione finanziaria, le strategie d’impresa e le politiche tariffarie. Più di una ventina risultavano nel 1895 le società attive nel settore elettrico e tanti erano coloro che ne avevano sottoscritto le azioni: fra banchieri, industriali di altri comparti, rentiers e proprietari fondiari. Rilevante era anche la presenza in Lombardia di holding straniere con propri investimenti diretti o partecipazioni azionarie. Sebbene non tutte le aree del Settentrione fossero ancora interessate dalla diffusione dell’energia elettrica, esistevano comunque tutte le premesse per un’estensione nel giro di qualche anno di impianti e centrali pressoché in ogni contrada del nord Italia. Nel contempo stavano prendendo il via analoghe iniziative in alcune località del centro-sud. In questo contesto la Edison spiccava come la società più salda sotto il profilo finanziario e più attrezzata sul versante tecnico. Ma doveva vedersela con la concorrenza di altre imprese
Lo scavo delle fondamenta per la costruzione della centrale di Acquoria (Tivoli), 1884. Sopra, la pianta e la sezione del quadro e della centrale. Sotto, insegna in legno del 1892. Excavation of the foundations for the construction of the power station in Acquoria (Tivoli), 1884. Above, the plan and cross-section of the framework and the station. Below, wooden signboard from 1892.
underwritten their shares. Also significant was the presence of foreign holding companies in Lombardy, with their own direct investments or shareholding stakes. Although not all areas in the north were yet affected by the spread of electric energy, all the prerequisites were there for extending plants and stations to virtually every
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Una triade di pionieri A Triad of Pioneers Stemma della Società generale italiana di elettricità Edison. Coat of arms of the General “Edison System” Italian Electric Company
elettriche, che non intendevano farsi da parte; e ciò comportava un’organizzazione interna più robusta sia per difendere le posizioni di forza acquisite nel frattempo sul mercato sia per procurarsene di nuove. Appunto questo era stato il compito affidato a Esterle dalla Comit e dai maggiori azionisti. Pertanto egli impostò la gestione aziendale in base a tre linee direttrici: la salvaguardia dell’area d’influenza della Edison; una politica tariffaria e di bilancio che assicurasse, insieme a consistenti dividendi, elevati margini di autofinanziamento; e una programmazione degli investimenti che consentissero l’ampliamento dell’attività a livello territoriale e l’acquisizione di quote azionarie in altre imprese del settore.
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Si trattava, dunque, di una strategia che univa l’attività di progettazione a quella finanziaria. In tal senso Esterle e altri come lui (dei quali si dirà più avanti), sia che agissero per conto degli azionisti che li avevano prescelti, sia che fossero anche dei compartecipanti all’impresa con dei capitali propri, assunsero un ruolo da “costruttori”, quali artefici della genesi e dello sviluppo di un nuovo comparto industriale con una forte vocazione espansiva. Essi posero infatti le fondamenta di grosse imprese caratterizzate sia da una robusta armatura tecnico-produttiva che da una connotazione spiccatamente finanziaria. Sotto la guida di Esterle, la Edison giunse così, nel giro di pochi anni, ad accrescere e potenziare i propri impianti tra la Lombardia occidentale e il Piemonte orientale, creando una fitta rete di imprese locali di produzione e/o di distribuzione tra loro collegate. In pratica, intorno alla società milanese venne formandosi una sorta di “tela di ragno” funzionale alla domanda esistente e ai suoi potenziali sviluppi in diverse aree di mercato. Tant’è che l’Edison arrivò a possedere nel 1913
corner of northern Italy, in a matter of just a few years. At the same time, similar initiatives were being undertaken in towns in central and southern Italy. In this setting, Edison stood out as the company on the firmest financial standing, and most technically equipped. But it had to grapple with competition from other electric companies, which had no intention of standing aside – and this entailed a tougher internal organization, both to defend the positions of strength already acquired on the market, and to procure new ones. This was the task given Esterle by Comit and the leading shareholders. He thus based corporate management upon three lines of action: safeguarding Edison’s area of influence; a rate and budget policy that, along with substantial dividends, insured high levels of self-financing; and an investment programme that enabled the activity to expand its territory, and shareholding stakes in other industry companies to be acquired. It was thus a strategy that combined design and financial activity. In this sense, Esterle and others like him (to be discussed later), whether they were acting on behalf of the shareholders that had chosen them, or were themselves stakeholders in the company with their own capital, took on the role of “builders” – makers of the genesis and development of a new industrial sector with a strong penchant for expansion. They in fact laid the foundations for large firms characterized by a robust technical and productive framework and by a markedly financial emphasis. Under Esterle’s leadership, Edison, in just a few years, was to increase and strengthen its plants between western Lombardy and eastern
una trafila di partecipazioni azionarie in più di una ventina di società elettriche, gran parte delle quali erano fornitrici e/o venditrici d’energia elettrica per conto della compagnia ambrosiana. Quello di Esterle non fu tuttavia un percorso privo di difficoltà. Se da un lato persistevano non poche diffidenze sull’impiego dell’elettricità rispetto ai motori termici, dall’altro alcuni azionisti (come la Banca Feltrinelli e la Banca Zaccaria Pisa) erano riluttanti a sottoscrivere ulteriori investimenti per reperire nuove fonti idrauliche e ampliare la capacità produttiva della società. Esterle badò pertanto a dosare gli investimenti per non caricare l’azienda milanese di partecipazioni esterne oltre misura, limitandole a quel tanto che consentiva di avvalersi comunque della cooperazione di alcune imprese più dinamiche e di perseguire così una politica espansiva indiretta ma ugualmente efficace. D’altra parte, quale uomo di fiducia della Banca Commerciale e consulente tecnico dell’istituto, Esterle contava un vasto giro di relazioni personali negli ambienti economici milanesi e aveva quindi modo di agire per il meglio a seconda delle singole evenienze e opportunità. Inoltre figurava, in rappresentanza della Comit, nel consiglio di amministrazione della Società per lo sviluppo delle imprese elettriche in Italia, una finanziaria costituita
Piedmont, creating a dense network of local production and/or distribution companies linked to one another. In practise, a sort of “spider web” began to form around the Milanese company, functional to existing demand and to the potential developments in various market areas. By 1913, Edison held a tangle of shareholding stakes in more than twenty electric companies, most of which supplied and/or sold electric energy on behalf of the Milanese firm. But Esterle’s path was not without difficulty. While on the one hand the use of electricity was still greatly mistrusted over that of combustion engines, on the other some shareholders (like Banca Feltrinelli and Banca Zaccaria Pisa) were reluctant to subscribe additional investments to obtain new hydraulic sources and expand the company’s output. Esterle thus took pains to measure investments so as not to burden Edison with disproportionate outside stakes, limiting them to that amount that still permitted the cooperation of a few of the more dynamic companies, and thus enabled an indirect but equally effective expansion policy to be pursued. On the other hand, as a man who had Banca Commerciale’s trust and as a technical consultant for the Institute, Esterle boasted an enormous web of personal relationships in Milanese economic circles, and thus could take action as he saw fit in accordance with individual events and opportunities. Moreover, representing Comit, he served on the board of directors of Società per lo sviluppo delle imprese elettriche in Italia, a financial company founded in 1898 by Banca Milanese (which held
Veduta aerea della centrale Esterle a Robbiate (Milano). Aerial view of the Esterle power station in Robbiate (Milan).
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Una triade di pionieri A Triad of Pioneers
nel 1898 dalla Banca milanese (che ne deteneva il 20% delle azioni), insieme a un gruppo austrotedesco (al quale sarebbe poi subentrata nel 1911 la società zurighese Elektrobank, braccio destro della casa elettromeccanica tedesca Aeg).
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Si spiega perciò come Esterle abbia assunto nel 1902 la presidenza dell’Associazione fra esercenti imprese elettriche in Italia (l’Aeie), di cui era stato uno dei fondatori, allorché si trattò, l’anno dopo, di stabilire quali emendamenti si dovessero apportare al progetto di legge sulla municipalizzazione dei pubblici servizi, auspicato da Giovanni Montemartini in coincidenza con analoghe iniziative attuate in Europa, a cominciare dall’Austria e dalla Germania. Per gli industriali del settore si trattava di delimitare l’area di pertinenza delle imprese municipali. E se non tutte le loro richieste vennero accolte dal governo Giolitti, la legge approvata dal Parlamento, dopo un faticoso dibattito, risultò in pratica così densa di vincoli amministrativi e finanziari da rendere estremamente complessa e laboriosa la gestione delle aziende municipali, sorte soprattutto nell’Italia settentrionale e centrale, e quindi tale da ridurne fortemente l’autonomia e le capacità espansive nel corso del primo decennio successivo alla loro istituzione. In ogni caso, Esterle si trovò ad affrontare un problema assai più arduo e complesso rispetto a quello posto dal cosiddetto “socialismo municipale” e dalla comparsa in scena delle public utilities. Si erano infatti inaspriti i conflitti d’interesse fra le varie società elettriche, il cui numero era andato moltiplicandosi. E la Edison non era affatto al riparo da certe contese di quartiere o dai loro risvolti. Esterle cercò pertanto su questo fronte di fare opera di mediazione nell’intento di smussare le tensioni più acute e controproducenti. Pensava che
20% of the shares), along with an Austrian/German group (to be succeeded in 1911 by Zurich’s Elektrobank, the right arm of the German electrical equipment company AEG). This explains how Esterle, in 1902, took over the chairmanship of Associazione fra esercenti imprese elettriche in Italia (AEIE) – he was one of the founders – when, the next year, the issue was to establish which amendments were to be introduced into the draft law on the municipalization of public utilities, promoted by Giovanni Montermartini to coincide with similar initiatives implemented in Europe, starting with Austria and Germany. For the sector’s industrialists, it was a question of limiting the sphere of responsibility of municipal companies. And while not all of their demands were upheld by the Giolitti government, the law approved by Parliament, after difficult debate, was in fact so loaded with administrative and financial constraints that it rendered management by the municipal companies that arose especially in central and northern Italy extremely complex and laborious, thus strongly reducing their autonomy and expansion capacity during the first decade after they were founded. In any event, Esterle found himself grappling with a problem far more difficult and complicated than that posed by the so-called “municipal socialism” and by the appearance of public utilities on the scene. Indeed, conflicts of interest had arisen among the various electric companies, which had been multiplying in number. And Edison was not in fact sheltered from certain local disputes or their implications. Esterle thus sought to perform a work of mediation on this front, in the intent to smooth out the most acute and counterproductive tensions; he thought that otherwise, everyone –
Targa commemorativa dedicata a Carlo Esterle nella centrale Esterle a Robbiate (Milano). Commemorative plaque dedicated to Carlo Esterle in the Esterle power station in Robbiate (Milan).
altrimenti avrebbero finito per rimetterci un po’ tutti, non esclusa la Edison, e che fosse quindi necessario proporre delle soluzioni che fossero comunque accettabili, sia perché senza alternative concrete, sia perché meno dispendiose rispetto a guerre fratricide. Si trattava, in sostanza, di accordarsi sulla determinazione per grandi linee delle rispettive zone d’influenza. Di fatto, risale in gran parte a quest’opera di tessitura o ricucitura, pazientemente perseguita da Esterle sino alla sua scomparsa nel settembre 1918, la progressiva formazione, nel corso del primo quindicennio del Novecento, di una struttura oligopolistica regionale che da allora avrebbe caratterizzato l’industria elettrica, a cominciare dal versante subalpino lombardo-piemontese, ossia il cuore di quella che era la sua principale area d’elezione e di sviluppo. D’altro canto, nessuno meglio di Esterle avrebbe potuto agire da tramite fra la nascente industria elettrica, che aveva bisogno di forti capitali per gli ingenti immobilizzi necessari all’attivazione degli impianti, e il mondo finanziario, incline a investire in un settore di promettenti potenzialità come quello elettrico, a patto di non rimanere invischiato in eccessive dispute e scaramucce interne. Non a caso, perciò, il consigliere delegato della Edison assunse nel 1914 la presidenza della Società per lo sviluppo delle imprese elettriche in Italia, dopo esserne stato vicepresidente dal 1911, e venne cooptato nel marzo 1915 nel consiglio d’amministrazione della Banca Commerciale, che intendeva seguitare a occuparsi del comparto elettrico.
Edison included – would end up paying, and that solutions thus had to be proposed that were at any rate acceptable, both because there were no concrete alternatives, and because they were less costly than fratricidal war. In essence, it was a matter of reaching agreement on roughing out their respective areas of influence. In fact, this great work of weaving and sewing together, so patiently pursued by Esterle until his death in September 1918, was to spawn the gradual formation, over the first fifteen years of the twentieth century, of a regional oligopolistic structure that would characterize the electrical power industry after that time, starting from the sub-Alpine Lombard/Piedmontese side, which is to say the heart of what was its main area of choice and development. Moreover, there was no one better than Esterle to serve as liaison between the nascent electrical power industry, which needed sources of capital for the enormous expenditures required to activate the plants, and the financial world, which was inclined to invest in a sector so promising in potential as the electrical power industry, provided that it would not be bogged down in excessive disputes and infighting. Thus it was no accident that in 1914, Edison’s chief operating officer assumed the chairmanship of Società per lo sviluppo delle imprese elettriche in Italia – having served as in deputy chairman since 1911 – and, in March 1915, was co-opted into the board of directors of Banca Commerciale, which planned to continue dealing with the electrical power sector.
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Al vertice della Comit e di Confindustria Dell’intreccio che cominciò a stabilirsi fra banca e industria, Ettore Conti divenne presto uno dei protagonisti sino ad affermarsi poi come quello più eminente. D’altronde, era stato fra i più stretti collaboratori di Esterle nell’ambito di varie operazioni finanziarie condotte dalla Edison. E aveva saputo quindi far tesoro di questa sua esperienza. Milanese, figlio di un fabbricante e negoziante di mobili, Conti aveva compiuto durante gli studi 33
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Running Comit and Confindustria Ettore Conti soon became one of the leaders in the intertwining between bank and industry that began to take shape, later establishing himself as its most eminent figure. Moreover, he had been among Esterle’s closest collaborators in a variety of financial operations conducted by Edison, so he knew how to make the most of his experience. Milanese, son of a furniture dealer and manufacturer, during his secondary school studies
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liceali un anno di volontariato nel reggimento del Nizza Cavalleria, e si era poi iscritto al Politecnico laureandosi nel 1894, a ventitré anni, in ingegneria civile. E subito dopo aveva messo su, insieme all’amico e collega di studi Carlo Clerici, una piccola ditta per la distribuzione di energia elettrica in un quartiere vicino alla stazione di Milano. Ma i soldi erano pochi e perciò, nel febbraio 1895, risultò miglior partito accordarsi con la Edison, cedendole il proprio impianto in cambio dell’ingresso di entrambi i soci nella direzione tecnica della compagnia milanese: così che, mentre Clerici divenne accomandatario della Società EdisonClerici, Conti venne incaricato, con un contratto triennale, di occuparsi del collocamento dell’energia che sarebbe stata prodotta dall’impianto di Paderno d’Adda in fase di costruzione, nonché delle relative tariffe da negoziare con gli utenti. 34
Ma questa fu solo una parte del suo noviziato. L’altra, per cui egli si accertò di prima mano delle potenzialità economiche dell’energia elettrica, consistette nel censimento di tutti gli opifici che nel circondario milanese avrebbero avuto interesse a rimpiazzare il vapore o il gas con motori elettrici come forza motrice. Conti aveva escluso dal computo tanto le botteghe che le piccole manifatture, per puntare decisamente sugli stabilimenti di maggiori dimensioni. Soltanto la grande industria sarebbe stata infatti nelle condizioni di avvalersi più intensamente dell’elettricità per sostituire il carbon fossile, il cui impiego copriva a quel tempo circa l’85% del fabbisogno nazionale. Per Conti si trattava, quindi, di mettere a punto una strategia a tutto campo, non solo per quanto riguardava come produrre e distribuire l’energia elettrica, ma anche per ciò che concerneva le condizioni contrattuali da praticare a seconda dei differenti destinatari.
Conti volunteered for a year in the Nizza Cavalleria regiment, and then enrolled at the Politecnico, earning his degree in civil engineering, at twenty-three years of age, in 1894. Immediately thereafter, with his friend and fellow student Carlo Clerici, he set up a small firm to distribute electricity in a neighbourhood near the Milan train station. But money was scarce and, in February 1895, they found it more advantageous to deal with Edison, ceding their own plant in exchange for both partners’ entry into the Milanese company’s technical management. Thus it happened that while Clerici became a general partner in the Edison-Clerici firm, Conti was hired, under a three-year contract, to deal with the employment of the energy that would be produced by the Paderno d’Adda station that was being built, and the rates to be negotiated with customers. But this was just one part of his apprenticeship. The other, in which he saw electric energy’s economic potential first hand, consisted of censusing all the factories that, in the district of Milan, would show interest in replacing gas or steam with electric motors as their motive power. Conti excluded both workshops and small factories from his calculation, to focus decisively on larger-sized facilities; only large industry was in a condition of being able to make intense use of electricity to replace coal, which at that time accounted for about 85% of the national energy requirement. For Conti, it was thus a matter of perfecting an all-round strategy, not only as regarded how to produce and distribute electric energy, but also for that which concerned the contractual conditions to be applied depending on the different users. The twenty-seven-year-old Conti was thus fully aware of the concrete opportunities that his
Atto costitutivo della Società per imprese elettriche Conti, 27 novembre 1901. A destra, Ettore Conti, fondatore e titolare dell’omonima impresa elettrica. Charter of the Conti Company for electrical enterprises, 27 November 1901. On the right, Ettore Conti, founder and owner of the company bearing his name.
A ventisette anni, quanti ne aveva a quella data, Conti era quindi pienamente consapevole delle opportunità concrete che gli offriva la sua milizia alla Edison, qualora avesse voluto mettersi in proprio pur senza congedarsi del tutto dalla compagnia di Santa Radegonda. Ciò che aveva annotato, come era solito fare, nella sua agenda (pubblicata poi tanti anni dopo nel 1946, con il titolo “Dal taccuino di un borghese”). Vi troviamo infatti scritto, con riferimento a quel periodo, come avesse appreso “molte virtù borghesi” dal direttore della società ambrosiana Angelo Bertini, in quanto “ogni giorno, esempio di assiduità, diligenza, anche dei più vari compiti amministrativi”; e di essere stato avviato alla “comprensione delle vaste concezioni industriali” da Esterle, in quanto “uomo geniale, dotato di una mentalità sintetica, preparato alle più ardue situazioni finanziarie”. In effetti, Esterle aveva capito fin da subito di che stoffa fosse fatto quel giovane brillante e ambizioso, e aveva badato quindi a valorizzarne le capacità e lo spirito d’iniziativa, lasciandogli una certa libertà d’azione. Gli aveva perciò conferito, per prima cosa, l’incarico di consigliere delegato della Società monzese d’elettricità (sorta nel 1897), di cui la Edison era partecipe per metà del capitale. E non aveva poi mosso un dito quando Conti si era dato da fare per
activity at Edison was offering him, if he were to have wished to strike out on his own, even without entirely leaving the company in Santa Radegonda; as was his custom, he duly noted this in his appointment book (published years later, in 1946, with the title “Dal taccuino di un borghese”). There, with reference to that period, we read how he had learned “many bourgeois virtues” from the Milanese company’s director Angelo Bertini, “every day the epitome of assiduousness, diligence, even in the most varied administrative tasks”; and how he was then led to “understanding vast industrial concepts” by Esterle, “a man of genius, endowed with a concise mentality, and ready for the most difficult financial situations.” Indeed, Esterle had immediately grasped the calibre of that brilliant and ambitious youth, and thus took pains to make the most of his abilities and spirit of initiative by leaving him a certain freedom of action. Thus, to start with, he conferred upon him the office of chief operating officer of Società monzese d’elettricità (created in 1897), a company in which Edison held one half of the capital. And he did not raise a finger when Conti took action to collect the other half of the necessary money among certain local industrialists, as he in fact wished to acquire an
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raccogliere l’altra metà dei soldi necessari nel giro di alcuni industriali locali, in quanto intendeva appunto acquisire un proprio ruolo autonomo. Nel gennaio 1899 Conti giunse così a creare (insieme a Carlo Clerici, a suo cognato Giuseppe Gadda e a un suo compagno di studi Emilio Belloni) un’impresa per la fabbricazione e il commercio di macchinario elettrico, unitamente a un’altra che si occupasse degli impianti e del loro esercizio. A questo proposito scriverà in quella sorta di autobiografia che è il suo Taccuino: “Sorse in me l’idea, copiando un po’ quello che avevano fatto i tedeschi, di fondare un’azienda di costruzioni di macchine elettriche a corrente alternata che iniziasse la grande distribuzione di energia elettrica, ricavabile dalle nostre forze idrauliche, in modo da costituire anche un mercato per le macchine costruite dalla Gadda”. La nuova società, a cui era stata apposta la denominazione di “Gadda e Comp.” (con l’intesa che poi avrebbe cambiato la ragione sociale in quella di “Conti e Comp.”), aveva conosciuto fin da subito lusinghieri riconoscimenti, da parte dell’Associazione elettrotecnica italiana, per alcuni
autonomous role for himself. In January 1899, Conti thus – along with Carlo Clerici, his brother-in-law Giuseppe Gadda, and his fellow student Emilio Belloni – created a company to manufacture and market electrical machinery, and another dealing with plants and their operation. He was to write about this in the autobiography that his notebook – Taccuino – became: “Copying a little bit from what the Germans had done, the idea arose in me of founding a company building alternating current electrical machines, which would initiate the large-scale distribution of electric energy, obtainable from our hydraulic forces, in such a way as to build a market for Gadda-built machines as well.” Named “Gadda e Comp.” (with the understanding that the company would later change its name to “Conti e Comp.”), the new firm immediately won flattering accolades from Associazione elettrotecnica italiana for some of its products – in particular for a single-phase motor and a transformer. At that time, Edison was not yet able to implement an integration policy that would include producing apparatus alongside getting stations and electricity marketing activities into operation. Conti was thus all the more convinced to strike out on his own, along with his own and other partners. In
Impianto di San Pellegrino della Società anonima Orobia. Opere di presa sul Brembo a San Giovanni Bianco (Bergamo). San Pellegrino plant of the Orobia incorporated company. Intake works on the Brembo at San Giovanni Bianco (Bergamo).
Verbale dell’Assemblea generale ordinaria della Società anonima Orobia, 28 maggio 1916 . Minutes of the Ordinary General Meeting of Shareholders of the Orobia company, 28 May 1916.
suoi prodotti, in particolare per un motore monofase e un trasformatore. A quel tempo la Edison non era ancora in grado di attuare una politica di integrazione tale da comprendere anche la produzione di apparecchiature accanto alla messa in funzione delle centrali e all’attività elettrocommerciale. Perciò Conti si era vieppiù convinto di tentare l’avventura in proprio, insieme ai suoi e ad altri soci. Nel novembre 1901, accanto alla “Gadda e Comp.”, vide così i natali la Società anonima per imprese elettriche Conti e Comp., con un capitale di tre milioni di lire, di cui metà assicurati dall’impresa di Gadda, e il 33% dalla Edison, con lo scopo di sfruttare, con impianti da essa predisposti, una caduta d’acqua del fiume Brembo da destinare alle reti della società ambrosiana. Di questa nuova società, la cui presidenza venne lasciata ad Esterle, Conti figurava quale consigliere delegato, ciò che gli consentiva quindi di agire in base ai propri orientamenti e criteri di gestione. C’erano voluti poi quasi tre anni per sbloccare le riserve opposte da alcuni Comuni in fatto di derivazioni d’acqua, ma le trattative con l’amministrazione provinciale di Bergamo erano infine andate in porto nel luglio 1901. E l’impianto sul Brembo, fra San Pellegrino e i Ponti di Sedrina, destinato a servire il circondario di Monza, sarebbe risultato di prim’ordine. La sua realizzazione comportò infatti la costruzione di un canale, lungo oltre sette chilometri (di cui una parte su roccia e l’altra in galleria), con un salto di
November 1901, “Gadda e Comp.” was thus joined by Società anonima per imprese elettriche Conti e Comp. With a capital of three million lire, half of which insured by the Gadda company and 33% by Edison, the company was born with the aim of exploiting, by means of the plants it set up, a waterfall on the Brembo river, to be used for the Milanese company’s grids. In this new company, whose chairmanship was left to Esterle, Conti served as chief operating officer, which thus allowed him to act based on his own orientations and management criteria. Although it took almost three years to overcome the hurdles raised by some municipalities as to diverting water, negotiations with the Bergamo provincial administration finally succeeded in July 1901. The plant on the Brembo, between San Pellegrino and the Sedrina bridges, designed to serve the Monza district, was to be of the first order. Indeed, its construction entailed building a canal more than seven kilometres long (partly on rock and partly in a tunnel) with a drop of 56 metres, for a motive power equal to 7,700 HP.
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56 metri, e per una forza motrice pari a 7.700 HP. Un altro dato significativo stava nel fatto che tutto il materiale occorrente era stato fornito da ditte italiane, e in particolare, per quello elettrico, da un consorzio costituito dalla Gadda con la Brioschi e la Finzi e Comp. Da allora sino alla vigilia della guerra le fortune dell’impresa creata da Conti in combinazione con la Edison (che nel 1912 sarebbe divenuta l’azionista di maggioranza) seguitarono a crescere. Anche perché essa si trovò nella condizione di esplicare in pieno le sue capacità realizzatrici coordinando il lavoro di diverse aziende elettriche consociate (dalla Orobia alla Adamello, alla Società idroelettrica ligure, alla Società elettrica di Ponente R. Negri), e ciò tramite determinate iniziative promosse ex novo o passate sotto il suo controllo. Nel contempo Conti pose mano a un progetto impegnativo, come lo sfruttamento integrale delle acque del Toce e del Devero, mediante varie centrali, la prima delle quali destinata a sorgere a Verampio. A tal fine non gli fu comunque difficile ottenere dalla Banca Commerciale e dalla Banca Zaccaria Pisa la copertura necessaria per un aumento del capitale della Conti a tredici milioni di lire. In complesso, grazie agli impianti e alle centrali in funzione, le società che facevano capo alla direzione operativa di Conti erano giunte ad annoverare, nel 1914, una produzione superiore ai 150 kwh, che sarebbe notevolmente aumentata l’anno dopo con l’attivazione dell’impianto di Verampio per una capacità di 20.000 HP. Se Esterle era stato per tanti aspetti il suo maestro ed era ancora una figura di indiscussa autorità nel settore elettrico, Conti ne stava seguendo le orme, ma con una carta in più nelle sue mani. Oltre che un tecnico, “un ingegnere” come terrà pur
Another important fact was that all the necessary material was supplied by Italian firms and, in particular, for electrical material, by a consortium established by Gadda with Brioschi and Finzi e Comp. From then until the eve of the First World War, the fortunes of the company created by Conti in combination with Edison (which was to become majority shareholder in 1912) continued to rise. This was also because it was able to make full use of its development capabilities by coordinating the work of a number of associated electric companies (from Orobia to Adamello, Società idroelettrica ligure, and Società elettrica di Ponente R. Negri), which it did through certain initiatives promoted from scratch or that had come under its control. At the same time, Conti got involved in a demanding project: the complete exploitation of the Toce and Devero rivers, using a number of power stations, the first of which was to rise in Verampio. Towards this end, it was not difficult for him to obtain, from Banca Commerciale and Banca Zaccaria Pisa, the coverage needed to raise Conti’s capital to thirteen million lire. On the whole, thanks to the plants and stations in operation, the companies under Conti’s operative management had, by 1914, attained an output in excess of 150 kwh, which was to be considerably increased a year later with the activation of the Verampio plant for a capacity of 20,000 HP. If Esterle had been in many ways his teacher and was still a figure of undisputed authority in the electrical power industry, Conti was following in his footsteps, but with one more card in his hands. In addition to being a technician – an “engineer” as he always liked to define himself – he was also a businessman who had invested a tidy sum of money in the company that bore his
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sempre a definirsi, era infatti anche un imprenditore che aveva impiegato un buon gruzzolo di soldi nell’azienda che portava il suo nome. Inoltre andava rivelando abili doti di mediatore e giocatore su più tavoli. E ciò gli aveva procurato una serie di incarichi di rilievo: sia quale presidente della Società di elettricità del Ticino, delle Officine elettriche novaresi, della Società Brioschi; sia quale vicepresidente della Società imprese elettriche del Piemonte orientale e della Società industriale ed elettrochimica di Pont SaintMartin (la futura Sip). Inoltre aveva esteso i suoi interessi in alcune imprese di altri comparti. Nel frattempo, pur essendosi segnalato per i suoi interventi dagli scranni del gruppo liberale moderato nel Consiglio comunale di Milano, dal 1902 al 1907, e malgrado le sollecitazioni di quanti lo avrebbero voluto portare alla Camera o proporre la sua nomina a senatore, aveva preferito tenersi lontano dalla vita politica. D’altronde pensava, come ricorderà poi nel suo “Taccuino”, che avrebbe potuto svolgere un’opera più utile ed efficace occupandosi dell’industria elettrica in modo da apportare “un contributo diretto al progresso economico del Paese”. Sta di fatto che il suo nome compariva sempre più di frequente non solo nelle cronache economiche. Conti s’era impegnato infatti nel dibattito pubblico riguardante la revisione della legge del 1884 sulle concessioni di acque pubbliche, ormai obsoleta in quanto concepita a beneficio della proprietà fondiaria, ma che aveva continuato a regolare ogni genere di convenzioni in materia di derivazioni idrauliche. In pratica, la normativa rimasta fino ad allora in vigore s’era rivelata quanto mai vantaggiosa per le imprese elettriche, data la modesta entità dei canoni stabiliti a carico dei concessionari. Per Conti, come per altri industriali del suo settore, si trattava perciò di evitare una maggiorazione delle
name. He was also showing skills as mediator and player on several different tables, which brought him a series of important jobs: chairman of Società di elettricità del Ticino, of Officine elettriche novaresi, of Società Brioschi; and deputy chairman of Società imprese elettriche del Piemonte orientale and Società industriale ed elettrochimica di Pont Saint-Martin (the future SIP). He had also extended his interests into companies in other sectors. In the meantime, although he was noted for his speeches from the seats of the moderate liberal group in the Milan municipal council from 1902 through 1907, and despite encouragement from those who wanted to bring him to the Chamber of Deputies or propose his appointment as senator, he preferred to stay far away from political life. Moreover, as he was to later recall in his “Taccuino”, he thought he could play a more useful and effective role by dedicating himself to the electrical power industry in such a way as to make “a direct contribution to the country’s economic progress.” In fact, his name appeared with increasing frequency, and not only in economics articles. Conti had committed himself to the debate on revising the 1884 law on concessions of public waterways; although obsolete because it was conceived to benefit landed property, the law continued to govern every kind of agreement as to diverting water. In practise, the regulation that had remained in force to that time turned out to be quite advantageous for electric companies, given the modest fees established for the concessionaires to pay. For Conti, as for other industrialists in his sector, this was thus a matter of preventing an increase in taxes which would cut considerably into the profits made by using rivers and streams to produce electricity. After Italy entered the War in May 1915, the
imposte tale da ridurre sensibilmente i profitti che si traevano dall’utilizzo di fiumi e torrenti per la produzione di energia elettrica. Dopo l’ingresso in guerra dell’Italia nel maggio 1915, il governo Salandra (subentrato nel marzo 1914 al terzo ministero Giolitti) aveva rimandato ad altri tempi la revisione della vecchia legislazione delle acque pubbliche. Del resto, si era rivolto agli industriali elettrici e di altri settori perché si adoprassero ad accrescere la produzione per scopi d’impiego bellico. Anche Conti era stato così chiamato a far parte del Comitato per la mobilitazione industriale. E nell’agosto 1916, quando si era poi entrati in conflitto pure con la Germania, egli aveva promosso, di concerto con la Banca Italiana di Sconto, la costituzione della Società nazionale per lo sviluppo delle imprese elettriche, la prima finanziaria elettrica sorta in Italia, al fine di acquisire i titoli delle anonime elettriche detenuti da società straniere; nonché la creazione della Società nazionale per le imprese elettriche, che avrebbe dovuto raggruppare le
Salandra government (which succeeded the third Giolitti government in March 1914) deferred the revision of the old legislation on public waterways to a later time. At any rate, it had turned to industrialists in the electrical and other sectors to take action to increase production for the war effort. Even Conti had been called upon to join the Committee for industrial mobilization; in August 1916, when Italy had also entered conflict with Germany, he promoted, in concert with Banca Italiana di Sconto, the founding of Società nazionale per lo sviluppo delle imprese elettriche (Italy’s first electric financial company, its purpose was to acquire the securities in limited-liability electric companies held by foreign companies) and the creation of Società nazionale per le imprese elettriche, which was to group together the companies sold by old Austrian and German shareholders. At that point, given the growing strength of a domestic electrical power industry, as well as the profits it was amassing, the new Boselli government deemed it appropriate to deal once and for all with the problem of regulating the use of public waterways. Minister of Public Works Ivanoe Bonomi thus issued, in November 1916, a decree law that, hinging on the concept of waterways as exclusive state property, intended to lay the foundations for a future transfer to the state, albeit for a fifty-year period and for commensurate compensation, of all hydroelectric production plants. What’s more, the industrialists considered this measure, resulting from the initiative of a group of jurists and technicians linked to Nitti, as a sort of prelude to a nationalization that would take place, de facto, a lot faster than the timing scheduled by the government in office. This
Atto costitutivo della Società nazionale per imprese elettriche, 29 luglio 1916. Charter of the National Company for Electric Enterprises, 29 July 1916.
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società cedute dai vecchi azionisti austriaci e tedeschi. A quel punto, per via della crescita in forze di un’industria elettrica nazionale, nonché degli utili che essa stava accumulando, il nuovo governo Boselli aveva ritenuto opportuno affrontare una volta per tutte il problema della regolamentazione sull’utilizzo delle acque pubbliche. Il ministro dei Lavori pubblici, Ivanoe Bonomi, aveva così emanato nel novembre 1916 un decreto legge che, imperniato sul concetto delle acque pubbliche come esclusiva proprietà demaniale, intendeva porre le premesse per una futura cessione allo Stato, sia pur entro un periodo di cinquant’anni e dietro un congruo indennizzo, di tutti gli impianti di produzione idroelettrica. Per lo più, gli industriali avevano considerato questo provvedimento, frutto dell’iniziativa di un gruppo di giuristi e tecnici legati a Nitti, una sorta di prologo a una nazionalizzazione che sarebbe avvenuta di fatto in tempi più ravvicinati di quelli previsti del governo in carica. Di qui la loro risoluzione di opporre fin da subito robuste barricate per impedire che il provvedimento venisse convertito in legge. In realtà, quello che stava allora a cuore alla classe politica era di calmierare i prezzi di distribuzione dell’energia elettrica. Tant’è che a tal fine vennero accordate, nei successivi tre anni, più di 280 autorizzazioni per lo sfruttamento di corsi d’acqua al fine di accrescerne la produzione di forza motrice e di rendere così più concorrenziale il mercato energetico. Dopo la conclusione del conflitto, il governo Orlando affidò a Conti un compito delicato, nominandolo sottosegretario al Tesoro, con l’incarico di liquidare i servizi delle Armi e Munizioni nonché quelli dell’Aeronautica, che egli portò poi a compimento nel giro di nove mesi. In questa veste si occupò inoltre, quale presidente di
triggered their resolve to immediately raise strong barricades to prevent the measure being converted into law. What the political class actually had in mind was to control the prices for distributing electric power; towards that end, 280 authorizations were granted to exploit waterways in order to increase their production of motive power and thus to make the energy market more competitive. After the First World War came to an end, the Orlando government gave Conti a delicate task, appointing him undersecretary to the Treasury charged with making payment for the arms and munitions services as well as for the Air Force – an assignment he completed in nine months. In this role, as chairman of a ministerial committee established for this purpose, he dealt with settling outstanding debts with the companies that had worked for industrial mobilization. In this case, as may have been expected, he was to grapple with individual issues that were quite thorny, in a jumble of bitter disputes that were not without political implications. A member of Comit’s board of directors starting in July 1918, Conti had become its deputy chairman in March 1920, when the Confindustria leadership decided, in June of that year, to co-opt him to take the business association’s helm at a stormy moment in politics and society; this was right in the middle of the biennio rosso – the two “red years” when the Socialist Party’s maximalist current appeared to be aiming to conquer power, egged on by an almost uninterrupted succession of social agitations and trade-union conflicts from one end of the country to the other. In fact, it was thanks to Conti’s skilled mediation, in agreement with Giolitti, that, in late September, the leading factories were cleared of the workers that had occupied them for a month
Giovanni Giolitti (al centro, con un foglio in mano) all’inaugurazione di una centrale idroelettrica. Giovanni Giolitti (in the middle, with a sheet of paper in his hand) at the inauguration of a hydroelectric power station.
un apposito comitato ministeriale, della sistemazione delle pendenze in corso con le imprese che avevano lavorato per la mobilitazione industriale. In tal caso, come c’era peraltro da attendersi, furono quanto mai spinose le singole questioni che egli dovette affrontare fra una ridda di aspre controversie non senza risvolti politici. Consigliere d’amministrazione della Comit dal luglio 1918, Conti ne era appena divenuto vicepresidente nel marzo 1920, quando il vertice della Confindustria decise in giugno di cooptarlo affinché assumesse la guida dell’Associazione imprenditoriale in un frangente politico e sociale burrascoso, nel mezzo del “biennio rosso”, quando sembrava che la corrente massimalista del partito socialista puntasse alla conquista del potere sulla spinta di una sequela pressoché ininterrotta di agitazioni sociali e di conflitti sindacali dall’uno all’altro capo del Paese. Di fatto, fu grazie a un’abile mediazione di Conti, d’accordo con Giolitti, se alla fine di settembre si giunse allo sgombero delle principali fabbriche da parte degli operai che le avevano occupate per un mese, sulla scia delle suggestioni rivoluzionarie dei Soviet russi. Peraltro, non tutti gli industriali avevano condiviso una soluzione d’emergenza
in the wake of revolutionary suggestions from the Russian Soviets. Moreover, not all the industrialists had agreed with an emergency solution like the draft law for trade-union control (albeit within certain limits) over the corporate management of companies, suggested to Conti by the head of the government in order to extinguish the hotbed of insurrection. He thus was not re-confirmed as chairman of Confindustria, although this measure had then expired. In March 1922, he took his revenge with his election to the highest position in Associazione fra le società italiane per azioni (ASSONIME). In the meantime, thanks to his undisputed authority, he had found a way to manoeuvre with as much ease as wisdom in the middle of the “war” on a number of fronts (operative, financial, and stock market) that had broken out between Edison and SIP (Società Idroelettrica Piemonte); he managed not to break with the former (he was a member of its board of directors) while at the same time being one of the latter’s leading shareholders and consultants. Conti still did not fail to express himself openly, despite Mussolini, after the “Quota 90” revaluation of the lira in May 1927, taking the floor in the Senate to state that the Duce’s decision to implement a measure of this kind would end up triggering a perilous deflationary
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come il progetto di legge per il controllo sindacale (seppur entro certi limiti) sulla gestione aziendale delle imprese, suggerito a Conti dal capo del governo al fine di spegnere il focolaio di un’insurrezione. Perciò egli non era più stato riconfermato alla presidenza della Confindustria, anche se questo provvedimento era poi decaduto. Nel marzo 1922 Conti si prese comunque una rivincita con la sua elezione alla massima carica dell’Associazione fra le società italiane per azioni. Nel frattempo, grazie alla sua indiscussa autorevolezza, aveva trovato modo di destreggiarsi con altrettanta disinvoltura che sagacia nel mezzo della “guerra” su più versanti (da quello operativo a quello borsistico e finanziario) esplosa fra la Edison e la Sip (Società idroelettrica piemonte): tanto da non rompere con la prima (di cui era consigliere d’amministrazione) pur essendo nel contempo uno dei principali azionisti e consulenti della seconda. Conti non mancò tuttavia di pronunciarsi apertamente, a dispetto di Mussolini, all’indomani della rivalutazione della lira “a quota novanta”, nel maggio 1927, prendendo la parola in Senato per affermare come la decisione del duce di attuare una misura del genere avrebbe finito con il provocare una pericolosa spirale deflazionista con gravi conseguenze per l’economia italiana. Ciò che poi accadde. Pur non in odore di santità presso il regime fascista Conti era stato insediato dal governo,
Ettore Conti davanti alla centrale di Verampio (Verbania). Ettore Conti in front of the power station in Verampio (Verbania).
spiral with serious consequences for the Italian economy – which is what ended up happening. Although he was no great friend to the Fascist regime, in May 1926 the government installed Conti as chairman of AGIP, the new state oil authority created at that time. Along with Volpi, he in fact believed that Italy absolutely needed an energy policy that integrated electricity production with the search for crude in Romania and the Middle East, through agreements with local authorities or with private English companies. But he had not ceased to deal with issues in the electrical power sector. And while, in August 1926, Società per imprese elettriche Conti had been merged into Edison, he still maintained his chairmanship of Unione esercizi elettrici, of Riva, of Vizzola, and of Società lombarda per la distribuzione d’energia elettrica. Moreover, he continued to belong to the leadership group at SIP, where he would become chairman in 1930, the same year as his rise to that position at Comit, after having left the helm of AGIP. At any rate, since the mid 1920s, the era of the “builders” in the Italian electrical power industry – an era of which Conti was one of the chief
nel maggio 1926, alla presidenza dell’Agip, il nuovo ente petrolifero di Stato sorto in quella data. Insieme a Volpi egli riteneva infatti che l’Italia avesse assoluto bisogno di una politica energetica che integrasse la produzione elettrica con la ricerca di greggio in Romania e in Medio Oriente tramite appositi accordi con le autorità locali o con le compagnie private inglesi. Ma non aveva cessato di occuparsi delle vicende del settore elettrico. È vero che nell’agosto 1926 la Società per imprese elettriche Conti era stata incorporata, per fusione, nella Edison. Ma egli aveva mantenuto per il resto la presidenza dell’Unione esercizi elettrici, della Riva, della Vizzola e della Società lombarda per la distribuzione d’energia elettrica. Per di più aveva continuato a far parte del gruppo di comando della Sip, di cui sarebbe divenuto presidente nel 1930, lo stesso anno della sua ascesa alla presidenza della Comit, dopo aver lasciato la guida dell’Agip. A ogni modo si era ormai chiusa da tempo, dalla metà degli anni Venti, l’epoca dei “costruttori” dell’industria elettrica italiana di cui Conti era stato uno dei principali artefici, sia nelle vesti dell’imprenditore che in quelle del finanziere. “Agere non loqui” era stato, del resto, il motto che egli aveva scelto per l’immagine di sé che si era costruita.
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Ingegnere e costruttore Insieme a Conti, avevano condiviso la fase pionieristica altri attori del “clan” degli elettrici, di un ristretto gruppo di personaggi accomunati dalla stessa formazione culturale e da percorsi imprenditoriali più o meno analoghi. Ciò che li
creators, as both entrepreneur and financier – had drawn to a close. Agere non loqui was the motto he had chosen for the image of himself he had built.
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Engineer and Builder Along with Conti, the pioneering phase had been shared by other players in the “club” of electric industrialists – a restricted group of figures brought together by a common cultural formation and by more or less similar entrepreneurial paths. What characterized them was not only the same curriculum of engineering studies, but a combination of professional activities and corporate experiences. Also belonging to this group of the “founding fathers” of Italy’s electrical power industry was Giuseppe Gadda, with whom Conti, when just starting out, had established a number of business relationships. A native of Novara, Gadda came from a family in silk production, at the time a pre-eminent force in the manufacturing industry. Like his father, he also attended engineering courses, earning his degree at Milan’s Politecnico at twenty-two years of age in 1894, after having been awarded a diploma by Novara’s technical institute. Having shown a preference for electrical engineering, Gadda was the classmate of other youths who would make names for themselves in the electrical power sector, such as Ettore Conti, future Osram chairman Carlo Clerici, and Emilio Belloni, with whom, in 1897, he was to found a small electromechanical company (Belloni e Gadda) that would not meet with great success. But Gadda did not lose heart. Along with Conti (now
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caratterizzava era infatti non solo il medesimo curriculum di studi in ingegneria ma anche una combinazione di attività professionali e di esperienze aziendali. A questa schiera di “padri fondatori” dell’industria elettrica italiana apparteneva pure Giuseppe Gadda, con cui Conti aveva stretto, ai suoi esordi, vari rapporti d’affari. Novarese d’origine, Gadda proveniva da una famiglia che si era occupata di produzioni seriche, allora preminenti nel campo dell’industria manifatturiera. E, come suo padre, anch’egli aveva frequentato i corsi di ingegneria laureandosi al Politecnico di Milano nel 1894, a ventidue anni, dopo essersi diplomato all’Istituto tecnico di Novara. Avendo mostrato una predilezione per l’elettrotecnica, Gadda aveva avuto quali compagni di studio altri giovani che avrebbero poi primeggiato nel settore elettrico, come Ettore Conti, Carlo Clerici, futuro presidente della
Catalogo della Società elettrotecnica italiana. A destra, dinamo tetrapolare a bassa velocità accoppiata a motrice a vapore verticale (tipo per la marina) e, accanto, motore in acciaio accoppiato a pompa verticale. Catalogue of the Italian Electrotechnical Company. On the right, low speed 4-pole dynamo coupled to a vertical steam engine (Navy type) and, next to it, a steel engine coupled to a vertical pump.
his brother-in-law by virtue of his marriage to Conti’s sister Matilde), who in the meantime was taking his first steps at Edison, he was in fact of the opinion that they had to strike out on their own. The two thus partnered up along with Clerici, creating Gadda e Comp in January 1899 (as already discussed in earlier pages), with the purpose of manufacturing electrical material. Two years later, when they promoted another enterprise, Conti e Comp., their objective was to build electrical systems using the materials that it would borrow in part from Gadda. This then gave rise in 1901 to Società per le imprese elettriche Conti, with a capital of 3 million lire ensured in part by Edison for a 700,000 lire stake. The goal was to exploit the waterfall on the Brembo river to supply power to Edison. For his part, Gadda would continue managing the company specialized in alternating current electric machinery, despite facing the fierce competition of a number of foreign companies, starting with the German ones. One step at a time, Gadda would then end up controlling Unione Elettrotecnica Italiana, which, starting in 1905, had come to embrace Milan’s Brioschi e Finzi and Turin’s Società elettrotecnica italiana. That same year saw the birth, again in the Milan, of UNES (Unione esercizi elettrici), operating in the sphere of Edison, Conti, and Gadda itself, and with the contribution of Turin’s Società italiana di applicazioni elettriche, which had extended its interests to some places in central and southern Italy.
Medaglia celebrativa dell’Unione esercizi elettrici. Commemorative medallion of the Unione Esercizi Elettrici.
Osram, ed Emilio Belloni, con cui aveva poi creato nel 1897 una piccola impresa elettromeccanica (la Belloni e Gadda), che non aveva avuto peraltro molta fortuna. Non per questo Gadda si era scoraggiato. Insieme a Conti, che intanto stava facendo i suoi primi passi alla Edison (e di cui era divenuto cognato avendone sposato la sorella Matilde), era infatti dell’idea che si dovesse giocare in proprio. I due si erano così associati, insieme a Clerici, dando vita nel gennaio 1899 (come si è detto nelle pagine precedenti) alla ditta Gadda e Comp., con lo scopo di fabbricare materiale elettrico. E due anni dopo, quando essi avevano promosso un’altra impresa, la Conti e Comp., si erano posti quale obiettivo la costruzione di impianti elettrici utilizzando i materiali che avrebbe mutuato in parte dalla Gadda. Di qui aveva poi preso il via nel 1901 la Società per le imprese elettriche Conti, con un capitale di 3 milioni di lire, assicurato in parte dalla Edison per una quota pari a 700.000 lire. L’obiettivo era di sfruttare la caduta d’acqua del fiume Brembo per fornire energia alla società ambrosiana. Da parte sua, Gadda avrebbe continuato a gestire l’azienda specializzata in macchinari elettrici a corrente alternata, malgrado si trattasse di affrontare l’agguerrita concorrenza di varie imprese straniere, a cominciare da quelle tedesche. Un passo dopo l’altro, Gadda sarebbe poi giunto a controllare l’Unione elettrotecnica italiana nel cui ambito erano confluite dal 1905 la milanese Brioschi e Finzi e la torinese Società elettrotecnica italiana. In quello stesso anno era stata tenuta a battesimo nel capoluogo ambrosiano la Unes (Unione esercizi elettrici) operante nella sfera della Edison, della Conti e della stessa Gadda, e con l’apporto della
Acting in symbiosis with his brother-in-law Ettore Conti, Gadda thus seemed to be about to expand his room for manoeuvre, having obtained new concessions for exploiting hydraulic sources using plants built on his own. However, in order to expand its activity, his company would need resources in addition to the personal ones of its owner and those ensured by operating profits. Moreover, when Conti’s capital was to be increased in 1903, it was mostly Edison that met the need. What’s more, the only chance for a company like Gadda was, in practise, to supply much of its machinery to the power stations that Conti was to put up. Consequently, it could not immediately count on proceeds sufficient to obtain adequate self-financing margins. During 1907, some foreign groups thus began to test the waters for absorbing Giuseppe Gadda’s company. Among others, the Italian branch of Germany’s Siemens-Schuckert was first to make an attempt, but without success. Tecnomasio italiano, connected with the Swiss company Brown Boveri, was next to come forward – since 1902 it had advanced the possibility of uniting the two companies in a consortium. And in fact, negotiations in this direction, begun in December 1907, concluded in March the following year in an agreement that led to Gadda’s merger into Tecnomasio italiano Brown Boveri and, as a consequence, the Swiss group’s taking over the contracts for the supply, under exclusive arrangement, of the machinery destined for Conti and its subsidiaries. But Gadda did not leave the field. Admittedly, he had cultivated too ambitious a plan, not only
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torinese Società italiana di applicazioni elettriche, che aveva esteso i suoi interessi pure in alcune località del centro-sud. Sembrava perciò che Gadda, agendo in simbiosi con il cognato Ettore Conti, fosse sul punto di allargare il suo spazio di manovra, avendo ottenuto nuove concessioni per l’utilizzo di fonti idrauliche da realizzare con impianti costruiti in proprio. Senonché la sua impresa, per ampliare la propria attività, avrebbe avuto bisogno di ulteriori risorse oltre quelle personali del suo titolare e quelle assicurate dagli utili di bilancio. D’altronde, quando si era trattato nel 1903 di accrescere il capitale della Conti, era stata per lo più la Edison a farvi fronte. Per di più, l’unica chance di un’azienda come la Gadda consisteva, in pratica, nella fornitura di gran parte dei suoi macchinari alle centrali che sarebbero state allestite dalla Conti. Di conseguenza, non si sarebbe potuto far conto fin da subito su proventi di tale entità da procurarsi adeguati margini di autofinanziamento. Nel corso del 1907 alcuni gruppi stranieri avevano cominciato così a sondare il terreno per assorbire l’azienda di Giuseppe Gadda. Dapprima era stata, fra le altre, la filiale italiana della tedesca Siemens-Schuckert a provarci ma non era riuscita a venirne a capo. Fu poi il Tecnomasio italiano,
Articolo dedicato al Tecnomasio italiano Brown-Boveri, da “Notizie sui principali impianti elettrici d’Italia”, 1910. A sinistra, alternatore “Gadda”. Article dedicated to Tecnomasio Italiano Brown-Boveri, provides “News about the main electric power stations in Italy”, 1910. On the left, the “Gadda” alternator.
from the financial standpoint, but also in terms of corporate management, in thinking he could achieve full-scale integration between a company engaged in electrical equipment and one that produced and distributed energy. Moreover, Conti too had, in his turn, thought that the objective conceived by his brother-in-law could be achieved, despite the preponderant role that Swiss, German, and American electromechanical enterprises had acquired on the Italian market. Nonetheless, Gadda had the professional skills to still play a major role, also because, along with a major shareholding stake in Tibb, he had won a spot on the board of directors of the powerful Swiss company’s Italian branch. Moreover, UNES (where he would become deputy chairman in 1911) was
legato alla svizzera Brown Boveri, a farsi avanti, anche in quanto aveva formulato fin dal 1902 l’ipotesi di riunire le due imprese in un consorzio. Fatto sta che le trattative in tal senso, avviate nel dicembre 1907, si conclusero nel marzo dell’anno dopo con un accordo che determinò la fusione della Gadda nel Tecnomasio italiano Brown Boveri e, di conseguenza, il passaggio al gruppo elvetico dei contratti per la fornitura in esclusiva del macchinario destinato alla Conti e alle sue consociate. Gadda non abbandonò comunque il campo. Aveva certamente coltivato un progetto troppo ambizioso, non solo dal lato finanziario, ma anche da quello concernente la gestione aziendale, pensando di poter realizzare un’integrazione di tutto punto fra un’impresa addetta alle apparecchiature elettriche e una società produttrice e distributrice di energia. D’altronde, anche Conti aveva ritenuto a suo tempo che fosse realizzabile l’obiettivo concepito da suo cognato, malgrado la preponderanza acquisita sul mercato italiano dalle imprese elettromeccaniche svizzere, tedesche e americane. Tuttavia Gadda possedeva competenze professionali tali da poter ancora recitare una parte di rilievo: anche perché aveva ottenuto, insieme a una consistente quota in azioni del Tibb, anche un posto nel consiglio d’amministrazione nella succursale italiana della potente società elvetica. Inoltre, la Unes (di cui egli sarebbe divenuto vicepresidente nel 1911) gestiva gli impianti delle due società torinesi che l’avevano costituita, attivi in varie località (da Stresa a Chioggia, da Pontedera a L’Aquila e Campobasso). Successivamente, dopo l’entrata in guerra dell’Italia e l’uscita di scena degli esponenti dell’industria elettrica tedesca, Gadda assunse nel dicembre 1915 anche la vicepresidenza della Società elettrochimica di Pont Saint-Martin,
operating the plants for the two Turinese companies that had established it, which were in service in a number of places (from Stresa to Chioggia, from Pontedera to L’Aquila and Campobasso). Later, after Italy entered the war and the major figures of Germany’s electrical power industry had left the stage, in December 1915 Gadda also assumed the deputy chairmanship of Società elettrochimica di Pont Saint-Martin, serving alongside his brother-in-law Ettore Conti (who had become chairman and managing director), and proceeding with him to transform the Val d’Aosta company into SIP, which, as we shall see, was from that time to counter Edison’s territory hegemony on the other side of the Ticino. At any rate, in the immediate postwasr period, Gadda was to continue, in the name of Associazione elettrotecnica italiana, to demand the adoption of adequate customs tariffs to protect domestic electrical machinery manufacturers – which is what the industrialists managed to obtain from the Bonomi government in 1921.
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The Plan for Southern Italy While Lombardy, with the neighbouring area of Piedmont, was the epicentre of Italy’s nascent electrical power industry, and while the longdistance transport of electric energy had got under way in the Roman district, Southern Italy did not lag behind in using water resources for lighting and for electric power production. In fact, the initiatives undertaken in this regard came into being virtually simultaneously with those taking place in the northern area of the peninsula. Moreover, in just a few years, the most important company, Società meridionale
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accanto al cognato Ettore Conti (che ne era divenuto presidente e amministratore delegato), procedendo insieme a lui alla trasformazione dell’impresa valdostana nella Sip, destinata da allora (come vedremo) a contrastare l’egemonia territoriale della Edison sull’altro versante del Ticino. Per il resto, Gadda avrebbe continuato nell’immediato dopoguerra a rivendicare, a nome dell’Associazione elettrotecnica italiana, l’adozione di adeguate tariffe doganali a protezione dei costruttori nazionali di macchinari elettrici. Che fu quanto gli industriali riuscirono a ottenere nel 1921 dal governo Bonomi.
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Se la Lombardia, con l’area piemontese limitrofa, era stata l’epicentro della nascente industria elettrica italiana, e se nel circondario romano aveva preso il via il trasporto a grande distanza dell’energia elettrica, il Mezzogiorno non era tuttavia rimasto indietro nell’utilizzo delle risorse idriche per l’illuminazione e la produzione di energia elettrica. Anzi, le iniziative intraprese a questo riguardo avevano avuto i loro natali pressoché in contemporanea rispetto a quelle sorte nel nord della penisola. D’altronde l’azienda più importante, la Società meridionale di elettricità, aveva assunto nel giro di pochi anni fattezze e dimensioni paragonabili a quelle della Edison. Ne era stato protagonista Maurizio Capuano, anche se si trattava in questo caso non già di un ingegnere, bensì di un avvocato. Discendente da un’antica famiglia della nobiltà partenopea, Capuano aveva esordito nel 1893, a ventotto anni, come consigliere delegato della Compagnia napoletana di riscaldamento a
d’elettricità, had taken on an appearance and size comparable to Edison’s. Its major figure was Maurizio Capuano – not an engineer this time, but an attorney. Descending from an ancient family of the Neapolitan nobility, Capuano entered the scene in 1893, at twenty-eight years of age, as chief operating officer of Compagnia napoletana di riscaldamento a gas. He likely owed this position to the fact that he was son-in-law of that company’s first director, Ernst Hemery. But other levers were to open his way to a fast-track career in the electrical power sector. That same year, the Neapolitan company enjoyed a refinancing operation performed by some private Geneva banks, and Capuano (whose mother was a Swiss citizen) thus found that he had one more card to play, along with the ability he had proved up to that point, in order to gain accreditation as representative of the Swiss shareholders. In fact, when these shareholders created Società meridionale di elettricità in 1899, they made Capuano deputy chairman and managing director – the latter post also being granted for operating the associated Société financiére italo-suisse, a branch of Société franco-suisse pour l’industrie électrique. By all accounts, Capuano immediately showed he had an excellent aptitude for corporate organization, along with high personal ambitions, given that he did not limit himself to executing the directives of the Geneva shareholders. In fact, his aim was to contribute to Southern Italy’s economic development through the spread of electricity as motive power, and thus to act with a broad margin of autonomy. In practise, Capuano’s objective was to develop a plan to make full use of local water resources, in order to create the conditions for an
gas. Questo suo incarico si doveva probabilmente al fatto che egli era il genero del primo direttore di tale società, Ernst Hemery. Ma altre leve gli avevano poi aperto la strada per una rapida carriera nel settore elettrico. Lo stesso anno, la Compagnia napoletana aveva infatti potuto contare su un’operazione di rifinanziamento effettuata da alcune banche private ginevrine, e Capuano (la cui madre era di cittadinanza svizzera) si era così trovato ad avere in mano una carta in più, insieme alle capacità di cui aveva dato prova sino a quel momento, per accreditarsi quale rappresentante degli azionisti elvetici. Di fatto, quando essi diedero vita nel 1899 alla Società meridionale di elettricità, conferirono a Capuano il ruolo di vicepresidente e amministratore delegato, carica quest’ultima che gli venne riconosciuta anche per la gestione della collaterale Société financiére italo-suisse, filiazione della Société francosuisse pour l’industrie électrique. A ogni buon conto, Capuano aveva dimostrato fin da subito di possedere eccellenti attitudini in materia di organizzazione aziendale, insieme a robuste ambizioni personali, dato che non si era limitato a eseguire le direttive degli azionisti ginevrini. Intendeva infatti contribuire allo sviluppo economico del Mezzogiorno attraverso la diffusione dell’elettricità come forza motrice, e
Il vertice societario della Società meridionale di elettricità a pranzo in Puglia. A capotavola l’amministratore delegato, Maurizio Capuano, alla sua sinistra Giuseppe Cenzato, 1925. A destra, cedola azionaria della Società meridionale di elettricità, 1902. The upper management of the Società Meridionale di Elettricità at lunch in Puglia. At the head of the table the managing director, Maurizio Capuano, on his left Giuseppe Cenzato, 1925. On the right, a share certificate of the Società Meridionale di Elettricità, 1902.
industrialization process in Campania and in other regions of Southern Italy. His programme was thus congenial to the prospect whose main advocate was to be Francesco Saverio Nitti, who held electrification – the spread of “white coal” – to be the keystone for installing major factories and developing infrastructures in the southern portion of the peninsula as well. In addition to committing himself to expanding SME’s sphere of activity in the Neapolitan district and the neighbouring areas, Capuano thus promoted, in 1907, the establishment of Società elettrica della Sicilia orientale (becoming chairman), in order to exploit the waters of the Cassibile and Alcantara rivers. Four years later, when Nitti was made Minister of Agriculture, Industry, and Trade in the fourth Giolitti government, Capuano could count on Nitti’s support for his projects – all the more so because the statesman from Basilicata felt that, at least for the moment, it was necessary to focus essentially on private electric companies in order to get electrification underway in Italy’s southern regions. Admittedly, this goal could not be attained quickly, or with immediate important results. And in the meantime, major investments had to be put on the balance sheet. However, there were no alternative solutions,
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agire perciò con un largo margine d’autonomia. In pratica, l’obiettivo di Capuano era la realizzazione di un piano per un utilizzo integrale delle risorse idriche locali, al fine di creare le condizioni per un processo d’industrializzazione in Campania e in altre regioni del Meridione. Questo suo programma era quindi congeniale alla prospettiva di cui era divenuto principale fautore Francesco Saverio Nitti, che riteneva l’elettrificazione, la diffusione del “carbone bianco”, la chiave di volta per l’impianto di importanti fabbriche e lo sviluppo delle infrastrutture anche nel Sud della penisola. Oltre a impegnarsi per l’ampliamento del campo d’attività della Sme nel circondario partenopeo e nelle aree contigue, Capuano giunse perciò a promuovere nel 1907 la costituzione della Società elettrica della Sicilia orientale (di cui divenne presidente), al fine di sfruttare le acque dei fiumi Cassibile e Alcantara. E, quattro anni dopo, allorché Nitti assunse il dicastero di Agricoltura, Industria e Commercio nel quarto governo Giolitti, aveva potuto fare affidamento sull’appoggio dello statista lucano ai suoi progetti. Tanto più in
Andamento della produzione di energia elettrica della Società meridionale di elettricità dal 1911 al 1930. A destra, Relazione dei Sindaci autografa di Maurizio Capuano. The development of the production of electricity by the Società Meridionale di Elettricità from 1911 to 1930. On the right, handwritten Auditors Report signed by Maurizio Capuano.
and Capuano was convinced that, step by step, it would in the end be possible to achieve the objective that had been set. Moreover, financial means were not exactly scarce. In 1913, SME had ten million lire in registered capital, Società generale d’illuminazione 16,200,000, Società elettrica della Sicilia orientale 11,500,000, and Società elettrica della Campania 3,260,000. Capuano held top-echelon posts in these four different companies; he was also chairman of Società tirrena di elettricità and of Società Forze Idrauliche della Sila (founded in 1908 with support from Société franco-suisse and from Bastogi). His was an expansion strategy more or less similar to Edison’s. In 1916, SESO thus took immediate advantage of the opportunity offered it by the
quanto Nitti era dell’idea che almeno per il momento si dovesse puntare essenzialmente sulle società elettriche private per dar corso all’elettrificazione nelle regioni del Meridione. È pur vero che non si sarebbe potuto procedere rapidamente a tal fine e con risultati di rilievo immediati. E che nel frattempo andavano messi in conto cospicui investimenti. Tuttavia non esistevano soluzioni alternative. E Capuano era convinto che alla fine, passo dopo passo, sarebbe stato possibile raggiungere l’obiettivo che si era prefisso. D’altronde, non è che mancassero adeguati mezzi finanziari. Nel 1913 la Sme contava un capitale sociale di dieci milioni, la Società generale d’illuminazione di 16.200.000, quella della Sicilia orientale di 11.500.000 e la Società elettrica della Campania di 3.260.000. In queste quattro diverse compagnie Capuano figurava con incarichi ai massimi livelli; inoltre era presidente della Società tirrena di elettricità e della Società forze idrauliche della Sila (fondata nel 1908 con l’appoggio della Société franco-suisse e della Bastogi). La sua era una strategia espansiva più o meno analoga a quella della Edison. Nel 1916 la Seso aveva così colto al volo l’occasione fornitagli dal passaggio in mani italiane delle imprese gestite precedentemente da gruppi tedeschi per acquisire il controllo di due società elettriche attive nel palermitano. E due anni dopo aveva trasformato la Seso nella Società generale elettrica della Sicilia, sotto la sua presidenza, raddoppiandone il capitale.
passage into Italian hands of the companies earlier run by German groups, acquiring control over two electric companies active in the Palermo area. Two years later, he was to transform SESO into Società generale elettrica della Sicilia, doubling its capital under his chairmanship. At this point, Capuano was sure that things were going for the best – also because one of the chief objectives set by the Orlando government’s Postwar Economic Commission was extending the distribution grid into the central and southern regions. Capuano, who belonged to the Commission, took pains that most public available resources would be destined to Southern Italy. In fact, he succeeded in his intent after the 1921 passage of a law against unemployment, since this law, among other things, included adequate allocations for developing artificial reservoirs and electric power plants in the Sila area and on the Simeto. Since the beginning of its activity, SME had considered the Sila reservoir to be the chief source for electricity production in Southern Italy. Also of this opinion were the most authoritative experts on Southern Italy, who in the meantime had been orienting themselves towards a markedly industrialist programme for the South’s recovery and economic
Maurizio Capuano, fondatore della Società meridionale di elettricità e consigliere di amministrazione della Banca commerciale italiana. Maurizio Capuano, founder of the Società Meridionale di Elettricità and board director of the Banca commerciale italiana.
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A questo punto Capuano era sicuro che le cose andassero per il meglio. Anche perché la Commissione economica per il dopoguerra, istituita dal governo Orlando, aveva posto fra i principali obiettivi da perseguire l’estensione degli impianti elettrici e della rete di distribuzione nelle regioni centro-meridionali. E Capuano, che faceva parte di tale consesso, s’era impegnato affinché la maggior parte delle risorse pubbliche disponibili fosse destinata al Mezzogiorno. Di fatto, era riuscito in questo suo intento dopo il varo nel 1921 di una legge contro la disoccupazione, in quanto essa contemplava, fra l’altro, adeguati stanziamenti per lo sviluppo di serbatoi artificiali e di impianti elettrici in Sila e nel Simeto. Il bacino idrico silano era stato considerato dalla Sme, fin dall’inizio della sua attività, la principale fonte per la produzione di energia elettrica nel Mezzogiorno. E di questo avviso erano pure i più autorevoli meridionalisti, che nel frattempo si erano andati orientando verso un programma di segno spiccatamente industrialista per il riscatto e l’evoluzione economica del Sud. Nel maggio 1923 era stata così erogata alla Sme e ad altre società elettriche meridionali la prima tranche di un prestito agevolato dello Stato, che il ministero dei Lavori pubblici aveva stabilito per una cifra complessiva di 160 milioni di lire. Ciò che aveva consentito a Capuano di dar corso agli investimenti necessari per la realizzazione di vari impianti idroelettrici nell’altopiano della Sila. Nel frattempo anche l’Abruzzo, la Basilicata e la Puglia erano divenute altrettante zone d’espansione della Sme. Ma occorrevano ulteriori risorse; e Capuano aveva cominciato a cercarle anche al di là dell’Atlantico, negli Stati Uniti. Dopo la guerra si era registrato infatti un sempre
development. Thus, in May 1923, SME and other southern electric companies were paid the first instalment of a facilitated State loan that the Ministry of Public Works had established for a total figure of 160 million lire – which allowed Capuano to make the investments needed to build a number of hydroelectric power plants in the Sila plateau. In the meantime, Abruzzo, Basilicata, and Puglia had also become areas of expansion for SME. Additional resources were needed, however, and Capuano began to seek them across the Atlantic, in the United States. In fact, the flow of capital to SME from Swiss financial companies continued to fall after the War. In September 1920, Capuano thus contacted Morgan Bank through the American firm’s representative in Italy, Giovanni Fummi. But for the moment, his requests fell on deaf ears in New York: it was the middle of a very difficult economic situation and, what’s more, inflation appeared unstoppable in Italy. Therefore, with a lira that continued to soar, borrowing abroad was still a mirage. Only Banca Commerciale continued to open the purse strings, but not very wide. On top of that, there were many companies whose plants SME, by holding their majority or controlling stakes, now had to strengthen in order not to be limited to exercising a mostly financial management. Capuano was, however, convinced he would succeed, that he could accomplish the plan – as ambitious as it was, from every standpoint, demanding – to unify, under his control, much of the electricity production in the peninsula’s southern portion, after having already developed this enterprise in Sicily through SGES. But his sudden death at only sixty years of age in 1925 would shatter this dream that he had tenaciously pursued for more than three decades.
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minor afflusso di capitali alla Sme da parte delle società finanziarie elvetiche. Nel settembre 1920 Capuano aveva così preso contatto con la Banca Morgan tramite il rappresentante in Italia della casa americana, Giovanni Fummi. Ma per il momento le sue richieste non avevano trovato udienza a New York. Si era infatti nel mezzo di una pesante congiuntura economica; oltretutto, in Italia la corsa dell’inflazione sembrava inarrestabile: perciò, con la lira che continuava a ballare, era un miraggio pensare di poter ottenere dei prestiti all’estero. Solamente la Banca Commerciale aveva seguitato ad aprire i cordoni della borsa, ma non più di tanto. E numerose erano oltretutto le imprese di cui la Sme, detenendone i pacchetti di maggioranza o di controllo, avrebbero dovuto adesso potenziare gli impianti per non limitarsi a esercitare una gestione per lo più finanziaria. Capuano era comunque convinto che sarebbe riuscito a portare a compimento il piano, altrettanto ambizioso quanto impegnativo sotto ogni profilo, di unificare sotto la sua regia gran parte della produzione di energia elettrica del Mezzogiorno continentale, dopo aver già realizzato quest’impresa in Sicilia tramite la Sges. Ma la sua improvvisa scomparsa nel 1925, a soli sessant’anni, infranse questo sogno da lui perseguito tenacemente per più di un trentennio.
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Un “doge” dell’elettricità e Ministro delle Finanze Chi aveva invece raggiunto in tempi rapidi l’obiettivo che si era prefisso per poi realizzarne altri di grande portata, era stato Giuseppe Volpi. Anche lui, come Capuano, non era un ingegnere.
G IUSEPPE V OLPI
The “Doge” of Electricity and Minister of Finance Giuseppe Volpi, on the other hand, quickly attained the objective he had set for himself, and then went on to other major achievements. Like Capuano, he was not an engineer, either. On top of that, he had not completed the jurisprudence studies he had begun, but had considerable family assets, and above all a unique nose for business. Thus, in January 1905, at twenty-eight years of age, along with some major figures in the Venetian economic world (including Niccolò Papadopoli and Vittorio Cini), he inaugurated Società adriatica d’elettricità. Moreover, by that time he had already established himself as an enterprising “brasseur d’affaires,” as owner, since 1900, of a trading house, Volpi e Comp., that had taken on co-ownership of a mining company to exploit an anthracite quarry in Carnia, and had then, in 1903, secured the Montenegro tobacco monopoly for a group of Italian financiers. In the meantime, Volpi had his eye on a company, La Cellina, founded in June 1900 to exploit Friuli’s Cellina stream and other neighbouring waterways. Although it was just starting out, in 1904 the company had signed an agreement with the Municipality of Venice for the delivery of electric power. This was the start of SADE, in which Volpi held a major stake, sure as he was that there would be no lack of success. The rest of the funds needed to launch this new electricity marketing company, which proposed extending its activity throughout Veneto within the national boundaries of that time, was secured by Banca Commerciale italiana and by a dense nucleus of local businessmen, starting from Count Ruggero Revedin, who served as chairman.
Atto costitutivo della Società adriatica di elettricità, 31 gennaio 1905. Fondatore e animatore della società è Giuseppe Volpi che ne sarà presidente per oltre un trentennio a partire dal 1912. Charter of the Società Adriatica di Elettricità, 31 January 1905. Founder and driving force behind the company and Giuseppe Volpi who will be its president for over thirty years starting in 1912.
Oltretutto, non aveva concluso gli studi iniziati in giurisprudenza; ma dalla sua aveva dei cospicui beni di famiglia e soprattutto un singolare fiuto per gli affari. A ventotto anni, nel gennaio 1905, era così giunto a tenere a battesimo, insieme ad alcuni esponenti di spicco del mondo economico veneziano (fra cui Niccolò Papadopoli e Vittorio Cini), la Società adriatica d’elettricità. D’altra parte, a quella data si era già affermato come un intraprendente “brasseur d’affair”, quale titolare dal 1900 di una casa commerciale, la Volpi e Comp., che aveva assunto la comproprietà di una società mineraria per lo sfruttamento di una cava di antracite in Carnia, e aveva poi assicurato nel 1903 a un gruppo di finanzieri italiani il monopolio dei tabacchi nel Montenegro. Nel frattempo Volpi aveva tenuto d’occhio un’impresa, La Cellina, fondata nel giugno 1900 per l’utilizzazione dell’omonimo torrente friuliano e di altri corsi d’acqua contigui. Si trattava di un’azienda alle prime armi ma che nel 1904 aveva siglato una convenzione con il Comune di Venezia per l’erogazione di energia elettrica. E questa era stata così la base di partenza della Sade, al cui capitale sociale Volpi aveva partecipato in prima linea, sicuro che il successo non sarebbe mancato. Il resto dei mezzi occorrenti per il lancio di questa nuova società elettrocommerciale, che si proponeva di estendere la propria attività a tutta la marca veneta entro i confini nazionali di allora, li avevano assicurati la Banca commerciale italiana e un folto nucleo di uomini d’affari locali, a cominciare dal conte Ruggero Revedin, che assunse la carica di presidente. Da allora i rapporti fra Volpi e la Comit erano divenuti sempre più stretti: tant’è che l’anno dopo
After that time, relations between Volpi and Comit became increasingly close: the year after SADE was founded, in a joint initiative, Compagnia Alberghi Lido – which was transformed in 1908 into Compagnia Italiana dei Grandi Alberghi (CIGA) – made its debut. Again in the same fashion, Società Commerciale d’Oriente was created to develop business in some areas of the Balkans and the Ottoman Empire, with particular reference to mining activities in Bulgaria and Anatolia. In the meantime, Volpi had, since 1907, along with Guglielmo Marconi, become deputy chairman of Galileo, a limited partnership with a capital of 350,000 lire for applied research in the field of electrical engineering and radio communications. Moreover, he had started to reap the fruit of the expansion policy practised by SADE which, under the management of the top-echelon technician Achille Gaggia, was acquiring control of a number of local power producers and distributers. But all this was not enough for Volpi: he broadened his interest from the electrical power
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la fondazione della Sade debuttò, in seguito a un’iniziativa congiunta, la Compagnia alberghi Lido, poi trasformatasi nel 1908 nella Compagnia italiana dei grandi alberghi (Ciga). Sempre allo stesso modo venne creata anche la Società Commerciale d’Oriente per lo sviluppo d’affari in alcune contrade dei Balcani e dell’Impero ottomano, con riferimento in particolare ad attività minerarie in Bulgaria e in Anatolia. Intanto Volpi era divenuto dal 1907 vicepresidente, insieme a Guglielmo Marconi, della Galileo, una società in accomandita con un capitale di 350.000 lire per ricerche applicate nel campo dell’elettrotecnica e della radiofonia. D’altronde egli aveva cominciato a raccogliere i frutti della politica espansiva praticata dalla Sade che, diretta da un tecnico di prim’ordine come Achille Gaggia, stava acquisendo il controllo di varie imprese locali produttrici e distributrici d’energia. Ma tutto ciò non era bastato a Volpi. Tant’è che aveva esteso i propri interessi dal settore elettrico a quello delle assicurazioni e ad altre iniziative finanziarie. Inoltre, aveva allungato la vista sulle lucrose opportunità d’investimento che offrivano alcune contrade dei Balcani e del Levante, da lui ben conosciute perché vi aveva soggiornato più volte durante i suoi viaggi. Si erano così
industry to insurance and other financial initiatives. He also extended his view to the lucrative investment opportunities offered by some areas of the Balkans and the East, with which he was well acquainted after having sojourned there a number of times during his travels. Thus his relations were strengthened not only with Comit, as he had won the appreciation of the Milanese bank’s leader Giuseppe Toeplitz, but also with Giolitti’s political entourage. It was no accident that the government tasked Volpi with overseeing talks with Turkey after the war of 1911-1912. These diplomatic assignments reached their successful conclusion with the Treaty of Ouchy, in which Italy acquired possession of Libya. Once this important mandate had been discharged, in 1913 the Venetian financier assumed the positions of both chairman and managing director of SADE. A fertile operative collaboration was then established between him and the company’s director, the engineer Gaggia, which would increase the Venetian group’s stakes in a number of enterprises in Veneto, and make its technical and administrative structure more efficient. Moreover, Comit did not only continue to lend its support to SADE’s investments, but further confirmed its confidence in Volpi, granting him, in 1914, the option right to 24,000 new shares issued by Cellina: in this way, SADE came to control 30% of its capital. After Italy’s entry into the War in May 1915, much of
Trattato di Ouchy (Losanna), 1912. Delegazione turca e italiana, il primo a destra è Giuseppe Volpi. Treaty of Ouchy (Lausanne), 1912. Turkish and Italian delegation, the person on the far right is Giuseppe Volpi.
Produzione complessiva di energia elettrica degli impianti del gruppo Sade dal 1913 al 1933. Sopra, linee a 50.000 volt nella Laguna di Venezia. Overall electricity production of the power stations of the Sade group from 1913 to 1933. Above, 50,000 volt lines in the Venice Lagoon.
consolidati i suoi rapporti non solo con la Comit, in quanto apprezzato dal leader della banca milanese Giuseppe Toeplitz, ma anche con l’entourage politico di Giolitti. Non a caso, il governo aveva perciò conferito a Volpi l’incarico di sovrintendere ai negoziati con la Turchia, dopo la guerra del 1911-1912. E questi suoi servigi diplomatici s’erano conclusi con successo, in quanto, con il trattato di Ouchy, l’Italia era giunta ad acquisire il possesso della Libia. Una volta espletato questo importante mandato, il finanziere veneziano assunse nel 1913 sia la presidenza che la carica di amministratore delegato della Sade. E da allora si stabilì fra lui e il direttore della società, l’ingegner Gaggia, una feconda collaborazione sul piano operativo, destinata ad accrescere le partecipazioni del gruppo veneziano in numerose imprese venete e a rendere più efficiente la sua struttura tecnica e amministrativa. D’altra parte, la Comit non solo continuò ad assicurare il suo appoggio agli investimenti della Sade ma confermò ulteriormente la propria fiducia nei riguardi di Volpi cedendogli, nel 1914, il diritto d’opzione su 24.000 nuove azioni emesse dalla società Cellina così che la Sade arrivò a controllarne il 30% del capitale.
SADE’s activity, since it was deployed near the boundaries with the Austro-Hungarian Empire, was placed at the service of military operations. Its plants were thus strengthened, and its area of activity in the neighbouring areas of Emilia and Romagna was enlarged. In this regard, Volpi then produced a development plan to link the Alpine with the Apennine plants, so as to ensure a greater overall production of electric energy by Società centrale di elettricità and by Società Bolognese, companies tasked with supplying motive power to major factories in Bologna, Ravenna, and Rimini that were working on the manufacture of explosives and other munitions. At the same time, Volpi initiated a major project aimed at shifting industrial activities from Venice’s lagoon area to the dry land around Mestre, in the intent to safeguard Venice’s artistic assets and thus to capitalize on its tourism attractions (which would, of course, favour development of the hotel sector, where CIGA was leader). This ushered in a major programme of infrastructural works which, in a matter of four of five years, would blossom into the development of the new industrial port at Marghera and a vast installation of shipyard facilities, iron and steel works, and chemical plants, accompanied by a host of warehouses and complementary services. Volpi still continued to weave a broad web of
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Dopo l’entrata in guerra dell’Italia nel maggio 1915, gran parte dell’attività della Sade, in quanto dislocata a ridosso delle frontiere con l’Impero austro-ungarico, venne posta al servizio delle operazioni militari. Vennero perciò rafforzati i suoi impianti e ampliata la sua area di attività nelle zone contigue emiliane e romagnole. A questo riguardo Volpi procedette alla realizzazione di un piano di sviluppo tale da collegare gli impianti alpini con quelli appenninici, in modo da assicurare una maggiore produzione complessiva di energia elettrica da parte della Società centrale di elettricità e della Società bolognese, preposte alla fornitura di energia motrice a importanti stabilimenti di Bologna, Ravenna e Rimini che lavoravano alla fabbricazione di esplosivi e altre munizioni. Nel contempo Volpi mise mano a un progetto di grande portata, in quanto volto a spostare le attività industriali dalla zona lagunare di Venezia alla terraferma intorno a Mestre. E ciò nell’intento di salvaguardare il patrimonio artistico della Serenissima e di valorizzarne quindi le attrattive turistiche (ciò che, del resto, avrebbe assecondato lo sviluppo del settore alberghiero, di cui la Ciga era la capofila). Fu questo il preludio di un consistente programma di opere infrastrutturali che, nel giro di quattro-cinque anni, sarebbe sfociato nella realizzazione del nuovo porto industriale di Marghera e di un vasto
business and political relationships. As to business, the “almost fantastic fusion of interests” (in his words) that had been established between SADE and Comit helped the Venetian company’s leading shareholders enter Bastogi and Zurich’s Elektrobank (which, starting in the 1920s, was to become Volpi’s privileged partner in all his most important financial operations). As for politics, SADE’s leader, called upon in 1915 to chair the central committee for industrial mobilization alongside the most authoritative figures in the business world, had an opportunity to intensify his relationships with government authorities, and in particular with Nitti, to whom, in July 1918, four months prior to the War’s end, he expressed satisfaction over Italy’s having been freed from a “state of industrial subservience” to Germany. Moreover, in light of the indubitable diplomatic skills he had shown in the talks with Turkey, Volpi was asked by the Orlando government, in January 1919, to join the Italian delegation to the economic committee inserted into the Paris
Montaggio delle caldaie nella centrale termica di Marghera (Venezia). A sinistra, la centrale termica in costruzione, 1926. Installation of the boilers in the central heating plant in Marghera (Venice). On the left, in construction, 1926.
insediamento di stabilimenti cantieristici, siderurgici e chimici, con un fitto corredo di magazzini e servizi complementari. Volpi aveva comunque seguitato a tessere l’ordito e la trama di un’ampia rete di relazioni d’affari e politiche. Quanto al primo versante, la “quasi fantastica fusione di interessi” (per dirla con le sue parole) stabilitasi fra la Sade e la Comit aveva contribuito all’ingresso dei principali azionisti della società veneziana nella Bastogi e nella zurighese Elektrobank (che sarebbe poi divenuta, dagli anni Venti, il partner privilegiato di Volpi in tutte le sue più importanti operazioni finanziarie). Quanto al secondo versante, il leader della Sade, chiamato nel 1915 a presiedere il Comitato centrale per la mobilitazione industriale, accanto ai più autorevoli esponenti del mondo imprenditoriale, ebbe modo di intensificare i suoi rapporti con le autorità di governo e in particolare con Nitti, a cui nel luglio 1918, quattro mesi prima della fine del conflitto, esprimeva il suo compiacimento per il fatto che ci si era liberati da “uno stato di asservimento industriale” nei confronti della Germania. D’altro canto, alla luce delle indubbie capacità diplomatiche di cui aveva dato prova durante i negoziati con la Turchia, Volpi venne chiamato nel gennaio 1919 dal governo Orlando a far parte della delegazione italiana nel Comitato economico interelleato alla Conferenza di Pace di Parigi, per la definizione delle indennità di guerra da imporre agli ex Imperi Centrali. Aveva continuato peraltro a occuparsi delle più importanti questioni in corso nel mondo economico e finanziario italiano. E si era così impegnato ad assicurare la sua collaborazione alle iniziative intraprese dal vertice della Comit per sventare la scalata dei Perrone dell’Ansaldo alla banca milanese. Ciò che gli valse nel 1920 l’ingresso nel consiglio di amministrazione
Peace Conference for defining the War reparations to be imposed upon the former Central Empires. He also continued to deal with the most important current issues in the Italian economic and financial world. He thus committed to assuring his collaboration in the initiatives undertaken by Comit’s leadership to foil the raid on the Milanese bank by Ansaldo’s Perrone family. In 1920, this was to gain his entry onto Comit’s board of directors. At any rate, what – and however many – cards Volpi could rely on is clear from his presence, as chairman or toplevel office holder, in about forty companies. In many cases, these were companies that did not deal with electricity, or were not linked to SADE – such as, among others, the naval shipyards and steel works of Venice, Società Porto industriale di Venezia, Società Venezia Beni Industriali, the royal paper mills, and Compagnia di Antivari. Once again, Volpi was asked to hold particularly important political and institutional positions. After the formation of his fifth government, Prime Minister Giolitti, who had relied on the Venetian financier’s work at the time of the Treaty of Ouchy with Turkey, appointed him governor of Tripolitania in 1921. This was a task far more difficult than the previous one, as he was charged with bringing under effective Italian sovereignty much of the Libyan territory that the local indigenous communities had retaken during the War. Once this assignment (during which the Italian military contingent implemented a vast action of repression) was concluded in early 1925, Volpi returned to Italy with the title of Count of Misurata, already having been appointed senator by Victor Emmanuel III in 1922. Thanks also to this dual role as entrepreneur and
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dell’Istituto di piazza della Scala. A ogni modo, quante e quali fossero ormai le carte di cui Volpi poteva avvalersi, risulta evidente dalla sua presenza, quale presidente o titolare di cariche di prim’ordine, in una quarantina di società. E si trattava, in parecchi casi, di imprese che non si occupavano di energia elettrica o che non erano collegate alla Sade come, fra le altre, i Cantieri navali e acciaierie di Venezia, la Società Porto industriale di Venezia, la Società Venezia Beni Industriali, le Cartiere reali e la Compagnia di Antivari. Ancora una volta, comunque, Volpi venne chiamato a ricoprire incarichi politico-istituzionali di particolare rilievo. Dopo la formazione del suo quinto governo, il presidente del Consiglio Giolitti, che si era già avvalso dell’opera del finanziere veneziano al tempo del trattato di Ouchy con la Turchia, lo nominò nel 1921 governatore della Tripolitania. Si trattava, in questo caso, di un compito ben più difficile di quello precedente, in quanto egli avrebbe dovuto riportare sotto l’effettiva sovranità italiana gran parte del territorio libico di cui erano rientrate in possesso, durante la guerra, le comunità indigene locali. Una volta concluso ai primi del 1925 questo incarico (durante il quale venne attuata da parte del contingente militare italiano una vasta azione repressiva), Volpi tornò in patria insignito del titolo di conte di Misurata, dopo essere stato già premiato nel 1922 con la nomina a senatore da Vittorio Emanuele III. Anche per questa sua duplice veste, di imprenditore e di “grand commis d’Etat”, egli divenne uno degli esponenti più in vista del
“grand commis d’Etat,” he become one of the most visible figures in the world of industry. Moreover, he had initiated a major financial and political project. Indeed, it was a matter of convincing American banks to provide substantial, long-term loans to Italy’s electrical power industry in order to develop their activities, and of obtaining Washington’s blessing towards this end. But things did not go as Volpi had hoped. After, in view of the poor results that had been achieved, Compagnia italo-americana di elettricità was liquidated in July 1923, another initiative towards this end, implemented by Volpi in concert with Alberto Beneduce, who headed Istituto di credito per le imprese di pubblica utilità, came to no better end. Yet another project, the American Public Service Corporation launched in 1924, was unable to open inroads into the American market for securities in Italian electric companies. In fact, a seemingly unstoppable inflation continued to rampage on the peninsula, leading financial circles across the ocean to maintain extreme wariness towards the requests they received from other sectors of Italian industry. Admittedly, the Fascist regime continued to take special care of the electrical power sector, after having categorically ruled out, as soon as it had reached power, nationalizing groups that were doing quite well. But something entirely different was needed to reassure American financial circles, and Giuseppe Volpi di Misurata con il Re Vittorio Emanuele III. Giuseppe Volpi di Misurata with King Vittorio Emanuele III, 1925.
Banco di manovra della centrale idroelettrica di Nove (Belluno), 1920. Command desk of the hydroelectric power plant in Nove (Belluno), 1920.
mondo industriale. D’altra parte, aveva intanto posto mano a un importante progetto finanziario e politico. Si trattava, infatti, di convincere le banche americane ad assicurare all’industria elettrica italiana consistenti prestiti a lunga scadenza per lo sviluppo delle loro attività e di ottenere a tal fine il beneplacito del governo di Washington. Senonché, le cose non erano poi andate come Volpi aveva sperato. Dopo che nel luglio 1923, visti gli scarsi risultati conseguiti, era stata messa in liquidazione la Compagnia italo-americana di elettricità, non aveva avuto una sorte migliore un’altra iniziativa a tal fine, attuata da Volpi di concerto con Alberto Beneduce, che era a capo dell’Istituto di credito per le imprese di pubblica utilità. Anche un altro progetto, come quello dell’American Public Service Corporation, varato nel 1924, non era riuscito ad aprire alcun varco ai titoli delle società elettriche italiane sul mercato americano. Continuava infatti a correre nella penisola un’inflazione che pareva inarrestabile e che induceva perciò gli ambienti finanziari d’Oltreatlantico a mantenere un atteggiamento estremamente prudente nei confronti delle richieste pervenute loro da parte anche di altri settori dell’industria italiana. È pur vero che il regime fascista continuava ad avere un occhio di riguardo per il comparto elettrico, dopo aver escluso in maniera categorica, fin da quando era giunto al potere, la nazionalizzazione dei gruppi che andavano per la maggiore. Ma ci voleva ben
that was, above all, a stable lira. For the leading electric companies, which drew no benefit from a weaker lira as they were not exporters, the situation had become increasingly cloudy and uncertain. In its time, the postwar economic commission had calculated that it would take approximately four billion lire to complete the new plants. The electricity industrialists, for their part, had noted that there were two roads to be taken to obtain a sum of that kind: rate deregulation, or financing facilitated by the State. But no Italian government felt it could authorize the first of these two solutions, given the protests it would have raised in a number of places, while it appeared that the second option was not to be ruled out entirely. However, in the meantime, the fifth Giolitti government, taking office in June 1920, had decided above all that the state was entitled to the excess war profits made by the leading industrial groups, including the electricity groups. And while the subsequent Bonomi government was then to momentarily set aside implementation of this measure, the fact that it had allocated, as part of the anti-unemployment measures, a loan under facilitated conditions of 160 million lire did not at any rate suffice to revitalize the electrical power sector, since this loan regarded only SME and Southern Italy’s other electric companies. Therefore, the concentration process underway in the electrical power sector saw more a net
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altro per rassicurare gli ambienti finanziari americani, ed era innanzitutto la stabilizzazione della lira. Per le principali compagnie elettriche, che non traevano vantaggio da un cambio al ribasso della lira, non essendo esportatrici, la situazione era divenuta sempre più incerta e densa di nubi. A suo tempo, la Commissione economica per il dopoguerra aveva calcolato che ci sarebbero voluti circa quattro miliardi di lire per completare i nuovi impianti. E gli industriali elettrici avevano fatto presente che sarebbero state due le strade da battere per reperire una somma del genere: una liberalizzazione delle tariffe o un finanziamento agevolato da parte dello Stato. Ma nessun governo se la sarebbe sentita di autorizzare la prima di queste due soluzioni, per via delle proteste che avrebbe sollevato da più parti; mentre sembrava che non si dovesse escludere del tutto la seconda opzione. Ma intanto il quinto governo Giolitti, insediatosi nel giugno 1920, aveva deciso innanzitutto l’avocazione allo Stato dei sovraprofitti di guerra realizzati dai principali gruppi industriali, compresi quelli elettrici. E se poi il successivo governo Bonomi aveva accantonato per il momento l’attuazione di questa misura, era risultato comunque insufficiente, per il rilancio del settore elettrico, il fatto che avesse stanziato, nell’ambito dei provvedimenti contro la disoccupazione, un prestito a condizioni agevolate di 160 milioni in quanto riguardava solo la Sme e altre società elettriche del Mezzogiorno. Perciò il processo di concentrazione in corso nel comparto elettrico aveva conosciuto più un netto incremento delle partecipazioni finanziarie, attraverso una serie di apporti e incroci azionari, che un sostanziale potenziamento degli impianti di produzione. Quanto a una liberalizzazione Il Centro Volpi di elettrologia nello storico palazzo Vendramin Calergi di Venezia, 1937. The Volpi Centre for electricity in the old Ca’ Vendramin Calergi in Venice, 1937.
increase in financial stakeholdings, through a series of shareholding contributions and crossovers, than a substantial strengthening of production plants. And no reliance could certainly be placed on rate deregulation, also because there had been increasing complaints and polemics from other industrial sectors – the iron and steel and the mechanical sectors in particular – regarding the contractual conditions applied by Edison and other electric companies, which they deemed particularly greedy. The electrical power industry would thus have continued to gasp for air had Mussolini not decided, in July 1925, to end inflation and initiate a stabilization of the lira, calling to the Finance Ministry one of the leading figures in the electrical power sector – Volpi – to take measures more in line with this dual objective. However, in his new ministry-level post, the Venetian financier was required to act on the basis of given prescriptions set by the head of government. And while, when it was a matter of settling the war debts and re-organizing public accounts, he had not raised objections of any kind, things had changed when now examining what parameter to apply in revaluing the lira. In
delle tariffe, non era certo il caso di farvi affidamento, anche perché si erano infittite le lagnanze e le polemiche delle imprese di altri settori industriali, sopratutto di quelle siderurgiche e meccaniche, nei confronti delle condizioni contrattuali praticate dalla Edison e da altre società elettriche che consideravano particolarmente esose. L’industria elettrica avrebbe continuato quindi a boccheggiare se Mussolini non avesse deciso nel luglio 1925 di bloccare l’inflazione e di avviare un’opera di stabilizzazione della lira, chiamando al dicastero delle Finanze proprio uno dei massimi esponenti del comparto elettrico, come Volpi, affinché provvedesse ad attuare le misure più consone a questo duplice obiettivo. Senonché, nel suo nuovo incarico a livello ministeriale, il finanziere veneziano aveva dovuto agire in base a determinate prescrizioni fissate dal capo del governo. E se, quando si era trattato di procedere alla regolazione dei debiti di guerra e a un riassetto dei conti pubblici, egli non aveva incontrato obiezioni di sorta; le cose erano cambiate allorché si era passati a esaminare quale parametro applicare nella rivalutazione della lira. A questo riguardo Mussolini era stato altrettanto risoluto quanto
this regard, Mussolini had been just as resolute as he was rash: the lira exchange rate was to be pegged against the Pound sterling at “quota 90” – a rate similar to that in force in the prewar period. This was both for reasons of national prestige and to reassure a petty and middle bourgeoisie of fixed-rate savers, upon whom the Fascist government continued to count for organizing approval for the Regime. In order not to create hardships for exporting firms with an exchange rate that would make their products less competitive on international markets, and on the other hand to avoid excessively raising the cost of money, Volpi would have preferred to establish the exchange at a rate not as high as Mussolini had in mind, but between 100 and 110 lire to the Pound sterling, or something in between. But in the end, in December 1927, he was forced in line with the Duce’s categorical directives. Then, once the circulation of money and the size of the domestic public debt had thus been reduced, he was relieved of his post as Finance Minister in July 1928. In practise, the “quota 90” lira revaluation was a sort of two-faced coin for the leading electric companies. On the one hand, it allowed them to successfully travel the “American track” for
Giuseppe Volpi di Misurata, ministro delle Finanze dal 1925 al 1928, in una foto d’epoca con Winston Churchill. Giuseppe Volpi di Misurata, Minister of Finance from 1925 to 1928, with Winston Churchill.
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perentorio, in quanto si sarebbe dovuto fissare il cambio della lira con la sterlina a “quota novanta”, analogo a quello vigente nell’anteguerra. E ciò sia per motivi di prestigio nazionale, sia per rassicurare le piccola-media borghesia risparmiatrice e a reddito fisso, su cui il governo fascista seguitava a contare per l’organizzazione del consenso al Regime. Volpi avrebbe preferito, da un lato, per non mettere in difficoltà le imprese esportatrici con un cambio tale da ridurre la competitività dei loro prodotti nei mercati internazionali e, dall’altro, per non alzare eccessivamente il costo del denaro, stabilire il livello dei cambi a una quota non così elevata, come quella che Mussolini aveva in mente, bensì fra 100 e 110 lire rispetto alla sterlina, ossia a qualcosa di mezzo. Ma alla fine, nel dicembre 1927, si era dovuto allineare alle direttive categoriche del duce. E, una volta che si era così ridotta la circolazione monetaria e l’entità del debito pubblico interno, era stato poi sollevato, nel luglio 1928, dall’incarico di ministro delle Finanze. In pratica, la rivalutazione della lira a “quota novanta” risultò per le principali società elettriche una sorta di medaglia a doppia faccia, con il diritto e con il rovescio. Da una parte, essa consentì loro di ripercorrere con successo la “pista americana” per il collocamento dei propri titoli obbligazionari. Dall’altra, esse risentirono delle conseguenze negative per l’economia italiana dovute all’aumento dei tassi d’interesse e alla politica deflattiva del governo. A ogni modo, quel che più premeva per il momento era la possibilità di far conto sui prestiti americani. Venne così creata nella primavera del 1928 l’Italian Superpower Corporation, una holding al cui capitale concorsero le due parti. Nel suo consiglio d’amministrazione, composto da dodici italiani
placing their own bond securities. On the other, they suffered the negative consequences for the Italian economy, owing to the increased interest rates and the government’s deflationary policy. At any rate, what was pressing for the moment was the possibility of counting on American loans. The spring of 1928 thus saw the creation of the Italian Superpower Corporation, a holding company whose capital was shared by the two parties. Consisting of twelve Italians and eleven Americans, its first board of directors, in addition to Volpi, featured such other authoritative representatives of the electrical power industry as Conti, Pirelli, and Crespi. SADE’s leader could thus broaden the activity of the company he headed, extending it into electrochemical production as well, while still continuing to handle business in several other sectors, and establishing a dense network of relationships with the chief industrial groups. It was thus to be expected that in November 1934, he succeeded Alberto Pirelli – not without Mussolini’s approval – at the chairmanship of Confindustria, a position that Volpi was to maintain almost until the eve of the fall of the Fascist regime in July 1943. Arrested after the Armistice on 08 September, under accusation by the authorities of the Italian Social Republic in Salò of secret understandings with the Allies, he was then released and thus managed to take refuge in Switzerland.
L UIGI O RLANDO
A Dynasty of Entrepreneurs Among the entrepreneurs who were the makers of the electrical power industry was Luigi Orlando, although his interests were concentrated increasingly in the iron and steel and shipbuilding industries. He belonged to a Sicilian family that
Luigi Orlando fondatore della Selt, Società elettrica ligure toscana. Luigi Orlando, founder of SELT, Società Elettrica Ligure Toscana.
e undici americani, figuravano insieme a Volpi altri autorevoli rappresentanti dell’industria elettrica come Conti, Pirelli e Crespi. Il leader della Sade poté così ampliare l’attività della società di cui era a capo estendendola anche alla produzione elettrochimica, continuando per il resto a occuparsi di affari in diversi altri settori sino al punto di stabilire una fitta tela di relazioni con i più importanti gruppi industriali. Risultò così scontato che nel novembre 1934 egli succedesse ad Alberto Pirelli, non senza peraltro il beneplacito di Mussolini, alla presidenza della Confindustria. Una carica, questa, che Volpi avrebbe poi mantenuto sin quasi alla vigilia della caduta del regime fascista nel luglio 1943. Arrestato dopo l’8 settembre, sotto l’accusa di segrete intese con gli Alleati, dalle autorità della Repubblica di Salò, egli venne successivamente rilasciato e potè così riparare in Svizzera.
L UIGI O RLANDO
Una dinastia di imprenditori Fra gli imprenditori artefici dell’industria elettrica figura Luigi Orlando, sebbene i suoi interessi fossero andati concentrandosi sempre più nell’industria siderurgica e in quella cantieristica. Apparteneva a una famiglia siciliana di patrioti distintasi durante il Risorgimento in quanto aveva assicurato nel maggio 1860, per iniziativa di suo padre (direttore dell’Ansaldo di Genova), parte dei mezzi necessari per la spedizione al Sud dei Mille di Garibaldi. L’altro suo fratello, Giuseppe, eccellente ingegnere navale, aveva fondato la Società
had distinguished itself during the Risorgimento, in having secured, in May 1860, at the initiative of his father (director of Ansaldo in Genoa), part of the funds necessary for Garibaldi’s Expedition of the Thousand to the south. His other brother, Giuseppe, an excellent naval engineer, founded Società metallurgica italiana and the artillery factory in La Spezia. For his part, Luigi Orlando had lent his collaboration to managing these and other businesses, and then, in Livorno in 1905, created Società elettrica ligure toscana. Ensuring their support for SELT’s creation was Comit and the Odero industrial group, which owned some shipyards in Liguria, and led Terni. After that time, this company expanded to control all the largest electric companies situated along the Tyrrhenian coastal strip (where numerous metallurgical facilities and shipyards were operating). It then managed, in 1922, also to acquire Società mineraria ed elettrica del Valdarno, with main offices in Florence, and its own plants in some areas inland, in which, starting November 1921, Nuova Ilva became a major shareholder after Max Bondi left the scene. Lastly, 1925 saw the creation of a financial company, Centrale, for the
Luigi Orlando, padre del fondatore della Selt, dopo la morte di Giovanni Ansaldo fu il direttore della omonima società per sette anni. Luigi Orlando, father of the founder of SELT, after the death of Giovanni Ansaldo was the director of the company of the same name for seven years.
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metallurgica italiana e la Fabbrica di artiglieria a La Spezia. Dal canto suo, Luigi Orlando aveva collaborato alla direzione di queste e altre imprese per poi dar vita nel 1905, a Livorno, alla Società elettrica ligure toscana. Alla creazione della Selt avevano assicurato il loro sostegno la Comit e il gruppo industriale Odero titolare di alcuni cantieri liguri, e a capo della Terni. Da allora, questa società si era ingrandita sino al punto di controllare tutte le maggiori imprese elettriche situate lungo la fascia costiera tirrenica (dove erano attivi numerosi stabilimenti metallurgici e cantieri navali). Ed era riuscita poi nel 1922 ad acquisire anche la Società mineraria ed elettrica del Valdarno, con sede a Firenze, e propri impianti in alcune zone dell’interno e di cui era divenuta un’azionista di rilievo, dal novembre 1921, la Nuova Ilva dopo l’uscita di scena di Max Bondi. Infine, nel 1925, aveva visto i natali una finanziaria, la Centrale, allo scopo di aggregare e coordinare le attività della Selt e della Valdarno. Ad affiancare gli Orlando in questa holding erano intervenuti i rappresentanti sia del Credito italiano che della Bastogi. La Centrale si trovò così in grado di estendere il proprio raggio d’azione al di là della Toscana, facendo ingresso, quello stesso anno, nell’azionariato della Società romana di elettricità e gas. A quel tempo era operante da quasi quindici anni la Società elettrica sarda, che Luigi Orlando e i suoi fratelli (Paolo, Rosolino e Giuseppe) avevano costituito nel 1911 con sede a Livorno, grazie a un consistente supporto della Comit e della Bastogi. La Ses era stata poi
purpose of aggregating and coordinating the activities of SELT and Valdarno. Representatives of both Credito Italiano and Bastogi joined the Orlando family in this holding company. Centrale was thus able to expand its sphere of action beyond Tuscany, entering that same year among the shareholders of Società romana di elettricità e gas. At that time, Società elettrica sarda, which Luigi Orlando and his brothers (Paolo, Rosolino, and Giuseppe) had established in 1911 with main offices in Livorno, had been in operation for almost fifteen years, thanks to considerable support from Comit and Bastogi. SES was then strengthened following a capital increase, which took place in 1913 at the initiative of the Livornese business dynasty and Commerciale, as well as of Società imprese industriali ed elettriche della Sardegna (later named Tirso). Starting from that time, relations intensified between the Orlando family (copper producers) and the Pirelli family, which dealt with electrical and telephone cables. The two groups thus decided, in October 1924, to found, on equal bases, Società telefonica tirrena (TETI), giving life to a partnership that was to last for several decades also in the leadership of Centrale, which in 1932 had come under the management of Alberto Pirelli and Luigi Bruno, son-in-law of Luigi Orlando, and was to establish itself both on the financial and industrial landscape and on the bourse. Copia autentica dell’Atto di cessione di diritti di escavazione, Società mineraria ed elettrica del Valdarno e Società mineraria F. Vinattieri & C., 1916. Genuine copy of the Deed of Assignment of the excavation rights, Società Mineraria ed Elettrica del Valdarno and Società Mineraria F. Vinattieri & C., 1916.
Centrale termoelettrica di Castelnuovo dei Sabbioni (Arezzo) della Società elettrica del Valdarno. Sotto, avviso per il pubblico della Valdarno, 1923. Thermoelectric power station in Castelnuovo dei Sabbioni (Arezzo) belonging to the Società Elettrica del Valdarno. Below, public notice of Valdarno, 1923.
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rafforzata in seguito a un aumento di capitale, avvenuto nel 1913 per iniziativa della dinastia imprenditoriale livornese e della Commerciale, nonché della Società imprese industriali ed elettriche della Sardegna (poi denominata del Tirso). Da allora si erano intensificati i rapporti fra gli Orlando (produttori di rame) e i Pirelli, che si occupavano di cavi elettrici e telefonici. I due gruppi avevano perciò deciso nell’ottobre 1924 di fondare, su basi paritetiche, la Società telefonica tirrena (Teti), dando vita a un sodalizio che sarebbe poi durato vari decenni anche nella leadership della Centrale, passata nel 1932 sotto la gestione di Alberto Pirelli e di Luigi Bruno, genero di Luigi Orlando, destinata ad affermarsi sia nel firmamento finanziarioindustriale del comparto elettrico che nel listino di Piazza degli Affari.
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The Power of Geothermal Energy Another leading figure in the Italian electrical industry was Pietro Ginori Conti, who, like Luigi Orlando, also came from entrepreneurial experiences in other sectors. We owe him the idea of the exploitation of geothermic energy by producing electricity through the vapors that are discharged at high pressure from below ground in the area of Larderello. He was born in 1865 into a Florentine noble family and studied at the Social Sciences School founded by Carlo Alfieri from Sostegno, which then became the “Cesare Alfieri Social Sciences School”. In 1894 he married Adriana, daughter of Florestano de Larderel. The latter ran the Larderel company,
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La forza della geotermia
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Un altro protagonista dell’industria elettrica italiana fu Piero Ginori Conti, anche lui proveniente, come Luigi Orlando, da esperienze imprenditoriali in altri settori. A lui si deve l’idea dello sfruttamento dell’energia geotermica, con la produzione di elettricità a partire dai vapori che fuoriuscivano ad alta pressione dal sottosuolo nella zona di Larderello. Nato nel 1865 da una famiglia della nobiltà fiorentina, aveva studiato alla Scuola di scienze sociali fondata da Carlo Alfieri di Sostegno, poi divenuta Istituto di scienze sociali “Cesare Alfieri”. Nel 1894 aveva sposato Adriana, figlia di Florestano de Larderel. Quest’ultimo guidava la Ditta de Larderel, fondata dal nonno Francesco e poi gestita da suo padre Federigo. Quest’impresa produceva acido borico e borace dai “soffioni” e dei “lagoni” nell’area di Montecerboli, in provincia di Volterra: la scoperta dell’acido borico nei soffioni e nei lagoni risaliva alla fine del Settecento, ma era stato Francesco de Larderel, un francese emigrato a Livorno negli ultimi anni del periodo napoleonico, ad avviarne nel 1818 la produzione su scala industriale. In precedenza queste sostanze, necessarie per alcune lavorazioni di notevole importanza commerciale, in particolare la porcellana, dovevano essere importate dall’Oriente. L’impresa de Larderel operò per qualche decennio in un regime di sostanziale monopolio in Europa, procurando notevole ricchezza e prestigio alla
founded by his grandfather Francesco and subsequently managed by his father Federigo. The company produced boric acid and borax “blow-pipes” and “pools” in the area of Montecerboli, in outskirts of Volterra: the discovery of boric acid in the blow-pipes and pools dated back to the end of seventeen hundred but it was Francesco de Larderel, a Frenchman who emigrated to Livorno in the last few years of the Napoleonic period, who started up production on industrial scale in 1818. Previously, these substances, which had been necessary for some manufacturing processes of particular commercial importance, particularly china, had to be imported from the East. The Larderel company operated for several decades maintaining a monopoly over Europe, bringing such remarkable wealth and prestige to the family that in 1846 the name of area of
Piero Ginori Conti con la macchina alternativa che consentì il primo esperimento di produzione di energia elettrica mediante l’utilizzazione del vapore. Larderello, luglio 1904. Piero Ginori Conti with the alternative machine that allowed the first experiment to produce electricity using steam. Larderello, July 1904.
famiglia: tant’è che nel 1846 il nome della località di Montecerboli venne mutato in Larderello. La terza generazione dei de Larderel si trovò però, in seguito alla caduta di valore della produzione tradizionale, nella necessità di trasformare profondamente l’azienda di famiglia. Florestano coinvolse così nella conduzione dell’attività anche il genero, il quale si rese conto che, per rilanciare l’impresa, si doveva procedere a un rinnovamento fondato su basi scientifiche: “In quell’epoca – ricorderà poi Ginori Conti – c’erano formidabili problemi industriali, economici, commerciali da impiantare, risolvere e superare, ma accanto a questi io consideravo altrettanto importanti e imponenti quelli delle ricerche scientifiche. Se infatti i problemi tecnico-commerciali ci rappresentavano la necessità e anche la difficoltà dell’oggi, le ricerche e gli studi io li vedevo davanti ai miei occhi come la realtà e la forza del domani”. Da allora, l’interesse per la cultura scientifica sarebbe divenuto un assillo e, insieme, uno
Avviso concernente la costituzione della Società boracifera di Larderello, 1912. Notice concerning the constitution of Società Boracifera di Larderello, 1912.
Montecerboli was changed to Larderello. As a result of the fall in the value of traditional workmanship, the third generation of the Larderel was forced to take radical steps to transform the Florestano family company; thus Ladarel’s son in law became involved. He realized that in order to launch the company it was necessary to renew it on a solid scientific basis: “In those days” Ginori Conti was to say, looking back, “there were formidable economic industrial matters to establish, settle and resolve, but next to these I considered that scientific research was equally important and impressive. As, in fact, technical-commercial problems are still widespread today in our everyday difficulties and needs, at that time I was convinced that it was only through research and studies that we
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stimolo per Ginori Conti, imprenditore e uomo politico, che lo portò a essere uno dei fondatori dell’Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze. Scriverà a questo proposito: “Mi ero fin dal 1899 – non esito a raccontarlo – rifatto a studiare chimica, fisica e anche botanica, benché fossi uomo già fatto e, per i miei studi originari, ambientato in altre zone di pensiero e di cultura, e dal 1900 circondato, oltre che da tutte le altre cure, anche da quelle della vita pubblica”. Proprio in quell’anno egli era stato infatti eletto deputato per il collegio di Volterra. Nel 1904 Ginori Conti venne nominato direttore generale della Ditta de Larderel, e poté così mettere mano in pieno alla riorganizzazione dell’azienda. Innanzitutto si avvalse di un consulente scientifico di prim’ordine qual era Raffaello Nasini, uno dei maggiori chimici italiani, che in quello stesso anno era stato chiamato dall’Università di Pisa. La sua collaborazione, che sarebbe durata fino alla morte di Nasini nel 1931, diede modo all’impresa di compiere i primi esperimenti per la produzione di elettricità, collegando una piccola dinamo a una macchina alternativa azionata dal vapore dei soffioni.
could reach the truth and progress of tomorrow.” From then onwards interest in scientific culture was to become both a worry and stimulus for Ginori Conti, entrepreneur and politician and it led to his new role as one of the founders of the Institute and Museum of History (Istituto e Museo di Storia della Scienza ).He wrote about his work: “I don’t hesitate to mention that in 1899 I went back to studying chemistry, physics and even botany, even though I was already fully qualified and my scenario centered around my formal education and different cultural ideas and I had a very busy schedule , becoming a public figure in 1900”. In fact, it was in that year that he was elected member of parliament for the constituency of Volterra. In 1904 Ginori Conti was appointed Managing Director of the Larderel company, thus he was able to take over complete control of the reorganization of the company. Above all he took on a first class scientific consultant, Raffaello Nasini, one of the greatest Italian chemists who had been engaged by the University of Pisa in that same year. Nasini collaborated until his death
Da sinistra: Piero Ginori Conti e Raffaello Nasini con alcuni studiosi italiani in occasione di una visita agli impianti della Società boracifera, gennaio 1926. Piero Ginori Conti con il ministro delle Corporazioni, Giuseppe Bottai, luglio 1931. Piero Ginori Conti con alcuni collaboratori su una torpediniera messa a disposizione dalla Regia Marina per un viaggio di studio a Vulcano, novembre 1937. From the left: Piero Ginori Conti and Raffaello Nasini with some Italian scholars on the occasion of a visit to the plant of Società Boracifera, January 1926. Piero Ginori Conti with the Minister of Corporations, Giuseppe Bottai, July 1931. Piero Ginori Conti with some of his colleagues on a torpedo boat made available by the Italian Navy for a study voyage to Vulcano, November 1937.
Senonché un grosso problema era di individuare quale fosse il migliore possibile fra i vari metodi di utilizzazione del vapore. Non tutte le perforazioni infatti producevano vapori con le stesse caratteristiche fisico-chimiche, e solo alcune perforazioni risultavano adatte per azionare le turbine per la produzione elettrica. A ogni modo, fin dal 1905 era stata messa in funzione una dinamo che alimentava l’illuminazione elettrica di tutto lo stabilimento di Larderello, caricava accumulatori e azionava gli argani delle macchine di perforazione. Nel 1912, dopo che l’antica ditta de Larderel fu posta in liquidazione, le sue attività passarono alla nuova Società boracifera di Larderello, anonima per azioni, di cui Ginori Conti divenne presidente ed amministratore delegato. Nell’ambito di questa società, in cui confluivano anche le imprese Fossi & C. ed Eredi Durval e, che era controllata dalla famiglia de Larderel (per oltre l’80% del capitale), Ginori Conti promosse la realizzazione di una centrale elettrica alimentata dal vapore geotermico per fornire elettricità a tutta l’area di Larderello, Pomarance, Saline e Volterra. Lo sviluppo del settore elettrico della
in 1931 and it was thanks to his work that the company was able to carry out the first experiments on the production of electricity by connecting a little dynamo to an alternative machine operated by the vapor from blow-pipes. However a major problem was that of spotting the best method of making correct use of the vapor. Not all the perforations, in fact, produced vapors with the same physical-chemical characteristics, and only some perforations turned out to be suitable to operate the turbines for the production of electricity. In any case, in 1905 a dynamo was set up to produce electrical power for all of the Larderello factory, loading accumulators and operating the capstans of the perforation machines. In 1912, after the old Larderel company had been liquidated, its business was taken over by the joint-stock company “Società Boracifera di Larderello”, of which Ginori Conti became president and Chief Executive Officer. In his new role of this company ,which also controlled subsidiaries Fossi & C. ed Eredi Durval (for more than 80% of the capital), Ginori Conti promoted la realization of a power plant supplied by
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Larderello (come ormai veniva chiamata per brevità la Società Boracifera) venne poi rallentato dalla guerra, durante la quale vennero estese soprattutto le produzioni chimiche; d’altronde, per più di un decennio, gli sbocchi di mercato della produzione di borace vennero garantiti da un contratto con la Borax Consolidated Ltd. Di fatto, grazie ai capitali così acquisiti venne diversificata l’attività dell’azienda in campo chimico, con l’avvio di un ramo d’impresa per il vetro d’ottica, e rafforzata la produzione di elettricità. In pratica, alla fine degli anni Venti la Boracifera poteva contare su quattro centrali in funzione (Lago Boracifero, Castelnuovo Val di
Manifesti pubblicitari degli anni Trenta. Advertising posters from the 1930’s.
geothermic vapor which provided the whole area of Larderello, Pomarance, Saline e Volterra with electricity. The development of the electrical sector of Larderello (the new abbreviation of the company’s name of Società Boracifera as it came to be called )slowed down during the war when production was chiefly chemical .On the other hand the release of borax’s onto the market was guaranteed by a contract with Borax Consolidated Ltd for more than a decade. In fact, it was thanks to the acquired capital that
Cecina, Serrazzano e Larderello). Dal 1931 iniziarono poi a interessarsi dell’elettricità di fonte geotermica anche le Ferrovie dello Stato, che, nel quadro del processo di elettrificazione della rete, puntavano a ridurre la dipendenza dal carbone, tanto più dopo l’avvento nel 1936 della politica autarchica. Le centrali di Serrazzano e Larderello furono perciò conseguentemente potenziate e i rapporti tra la Boracifera e le Ferrovie si intensificarono finché nel 1937 il governo non cominciò a prendere in considerazione l’ipotesi di un esproprio d’autorità dell’azienda per finalità d’interesse pubblico. A Ginori Conti non rimase pertanto che trattare sull’indennizzo. Il decreto che trasferiva il controllo della società alle Ferrovie dello Stato, in cambio di 176 milioni di lire, venne emanato nel febbraio 1939. Il nobile imprenditore fiorentino scomparve pochi mesi dopo. Dal 1927, dopo la rivalutazione della lira, la possibilità di fare affidamento sui tanto sospirati prestiti delle banche americane (garantiti oltretutto da particolari agevolazioni fiscali) aveva ridato fiato ai principali gruppi elettrici, che così avevano avuto modo di procedere al perfezionamento o all’espansione dei loro impianti. D’altra parte, essi si erano liberati, dopo il 1915, della presenza in Italia di alcune grosse succursali tedesche come quelle dell’Aeg e della Siemens, che fino ad allora avevano pressoché monopolizzato l’equipaggiamento di gran parte degli esercizi elettrici, oltre a contendere il terreno alla Westinghouse e ad altre firme americane per la fornitura di materiale telegrafico e telefonico. Erano andati così ampliandosi notevolmente gli spazi d’azione delle imprese nazionali, fra cui era comparsa dal 1922 anche la Terni, che aveva mutato la propria ragione sociale ed esteso i suoi interessi al di là del suo originario settore d’appartenenza. D’altronde, era cresciuto, durante
the company’s business was diversified in the chemical field, with a spin-off in optical glass reinforcing the production of electricity. In practice, by the end of the ‘twenties the Boracifera counted on four power plants in operation (Lago Boracifero, Castelnuovo Val di Cecina, Serrazzano e Larderello). From 1931 the State Railways began to take an interest in the production of electricity from geothermal sources during the process of electrification of the railway line as a way of reducing dependency on coal, particularly after the autartik policy in 1936.Consequently,the power plants in Le Serrazzano and Larderello were developed and Boracifera e the State Railways worked closer and closer together until 1937 when the government began to take into consideration the hypothesis of an expropriation of the company in the public interest. Ginori Conti had no choice other than to negotiate the indemnity.In February 1939 a decree was passed that transferred the control of the State Railways in exchange for 176 million lire. The noble Florentine entrepreneur passed away only a few months later. Starting in 1927, after the lira was revalued, the possibility of relying on the so longed-for loans from American banks (guaranteed above all by special tax facilities) breathed new life into the leading electricity groups, which thus had a way to complete their plants’ expansion. Moreover, after 1915, they were freed of the presence of large German branches in Italy, such as those of AEG and Siemens, which until then had virtually monopolized the equipping of a great many electrical establishments – and this in addition to contending for terrain with Westinghouse and other American houses for supplying telegraph and telephone material. Room for action was thus being considerably expanded for domestic
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la guerra, anche a causa della rarefazione delle importazioni di carbone dall’estero e dei suoi prezzi sempre più elevati, il livello di elettrificazione degli stabilimenti industriali, soprattutto di quelli siderurgici, meccanici e chimici. Avevano così acquisito sempre maggior statura, per dimensioni aziendali e operative, anche le imprese complementari del settore elettromeccanico. In particolare la Riva che, dopo aver fornito nel 1896 le prime turbine per la centrale di Paderno sull’Adda, si era specializzata nella fabbricazione di impianti di grande potenza, collocati anche all’estero. A sua volta, la Marelli, dopo aver esordito nel 1891 nella costruzione di apparecchi per laboratori scientifici, si era via via ingrandita, ad opera di Ercole Marelli e del suo più stretto collaboratore Stefano Benni (che avrebbe poi assunto, dal febbraio 1923, la guida della Confindustria). Nel 1921 contava un grosso stabilimento a Sesto San Giovanni, con quasi 2.000 operai dediti alla produzione di contatori e altri strumenti di misurazione, nonché di una vasta gamma di lampade d’ogni genere per l’illuminazione privata e pubblica. Nel frattempo, dopo la nazionalizzazione nel
companies, among which, in 1922, Terni also appeared, having changed its corporate purpose and extended its interests beyond its original sector. Moreover, during the War, it had grown, due also to scarcer coal imports from abroad, ever higher coal prices, and the level of electrification of industrial facilities, and in particular those in the iron and steel, mechanical, and chemical sectors. The electromechanical sector’s complementary businesses also acquired ever greater stature in operating and corporate dimensions. In particular, Riva, after having supplied the first turbines for the Paderno power station on the Adda in 1896, specialized in building high-power plants, including those located abroad. In its turn, Marelli, after debuting in 1891 in building apparatus for scientific laboratories, was gradually enlarged by Ercole Marelli and his closest collaborator Stefano Benni (who was later, starting in February 1923, to lead Confindustria). In 1921, it had a large facility at Sesto San Giovanni, with almost 2,000 workers engaged in manufacturing meters and other measurement tools, as well as a vast array of lamps of every kind for public and private lighting. In the meantime, after the railways – whose lines had until then been divided up among a number of companies – were nationalized in 1905, an electrification plan for a portion of the transport network in the northern regions had also been implemented (at the impetus of Riccardo Bianchi, whom the government had placed at the technical/administrative helm of the new state
Veduta della centrale elettrica di Galleto della Società Terni, 1925-1928. View of the Galleto power station belonging to Società Terni, 1925-1928.
1905 delle Ferrovie, le cui linee erano sino a quel momento ripartite fra varie compagnie, aveva preso il via (per impulso di Riccardo Bianchi posto dal governo alla direzione tecnico-amministrativa del nuovo ente autonomo statale) anche un piano per l’elettrificazione di una parte della rete di trasporto nelle regioni del Nord. Si era così aperto un nuovo campo di attività per le imprese elettromeccaniche. D’altronde, se prima della guerra si ricorreva ancora all’industria tedesca per una quota consistente del macchinario elettrico, sino al 60% e più del fabbisogno, adesso non c’era più da vedersela con la concorrenza delle fabbriche d’Oltralpe. Ma era perciò necessario disporre di adeguate risorse finanziarie, dato che solo così si sarebbero potute mettere a frutto interamente le nuove opportunità di mercato che si erano venute creando. Era questo il problema più spinoso che assillava i principali gruppi elettrici. Si spiega quindi come fosse risultato essenziale l’arresto della spirale inflattiva, avvenuto fra il 1926 e il 1927, per poter sperare in un apporto di capitali dall’estero, e segnatamente dagli Stati Uniti, che allora scoppiavano di salute quanto a risorse e disponibilità finanziarie.
Colazione, negli stabilimenti Marelli di Sesto San Giovanni, dei partecipanti alla XXVII riunione sociale dell’Associazione elettrotecnica italiana, 1922. Lunch, in the Marelli premises in Sesto San Giovanni, for the participants at the XXVII social gathering of the Italian Electrotechnical Association, 1922.
autonomous body). A new field of activity for electromechanical companies thus opened. Moreover, while before the war, German industry was still relied on for a large percentage – upwards of 60% of the requirement – of electrical machinery, competing factories from beyond the Alps now had to be grappled with no longer. However, it was necessary to have adequate financial resources, since only in this way could the new market opportunities being created be fully exploited. This was the thorniest problem for the leading electricity groups. This explains, then, how essential it was to arrest the inflationary spiral that took place between 1926 and 1927, in order to hope for a contribution of capital from abroad, and especially from the United States, which at that time was bursting with health in its resources and finances.
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L’ora dei manager.
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Un’esperienza di prim’ordine Fra quanti avevano seguitato a credere che prima o poi il governo fascista, per assestarsi al potere e accreditarsi a livello internazionale, avrebbe dovuto mettere ordine nei conti pubblici e rivalutare la lira, c’era Giacinto Motta. Dal settembre 1918, dopo la scomparsa di Carlo Esterle, aveva assunto le redini della Edison, passando dall’incarico di direttore generale (che ricopriva dal 1916) a quello di consigliere delegato. Era stato peraltro lungo il percorso compiuto da
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The Age of the Managers.
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A First-Rate Experience Among those who continued to believe that sooner or later the Fascist government, in order to settle into power and gain credit internationally, should get its public accounts in order and revalue the lira, was Giacinto Motta. Starting in September 1918, after Carlo Esterle’s death, he took the reins at Edison, rising from the position of general manager (which he had held since 1916) to that of chief operating officer. Moreover, the path Motta had travelled to finally acquire, at 46 (a relatively advanced age in
L’ora dei manager The Age of the Managers
Motta per giungere infine ad acquisire, a 46 anni (in età relativamente avanzata rispetto ad altri protagonisti del settore elettrico suoi coetanei), la massima carica dirigenziale al vertice di quello che era, al tempo stesso, il principale gruppo finanziario-industriale italiano. Anche perché egli non era mai stato a capo di una propria impresa e nemmeno aveva pensato di crearsene una ritagliata su sua misura.
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La carriera di Motta era stata quella tipica di un manager e il suo avvento alla guida della Edison aveva perciò inaugurato una nuova stagione nell’ambito dell’industria elettrica: quella contrassegnata dalla sempre maggior importanza assunta da un nucleo di tecnici e amministratori con notevoli capacità professionali. Rispetto alla “vecchia guardia” al vertice dell’industria elettrica, costituita da una decina di esponenti di rilievo, in quanto titolari di imprese o compartecipi in proprio dell’azionariato di varie società, era venuta infatti emergendo una seconda fila di personaggi giunti a occupare importanti cariche dirigenziali, senza per questo essere necessariamente degli azionisti, ma in quanto possedevano particolari cognizioni ed esperienze in materia di gestione finanziaria o di progettazione di impianti e centrali idroelettriche. Questa loro ascesa si doveva, del resto, a un processo di concentrazione sempre più intenso che aveva portato a metà degli anni Venti le otto maggiori società elettriche, pur corrispondenti a poco più del 4% delle imprese esistenti, a detenere oltre il 35% dell’intero capitale investito nel proprio settore. Giacinto Motta era appunto l’esponente più rappresentativo di questa nuova leva di dirigenti, destinati a recitare una parte di primo piano nell’ambito dell’industria elettrica e dei suoi addentellati con il mondo dell’alta finanza e con quello della ricerca applicata.
comparison with other leading figures in the electrical power industry who were his contemporaries), the highest management position at the top of what was Italy’s leading financial and industrial group, was a long one; he had never led his own company, or even thought of creating one of his own, tailor made for him. Motta’s career had been that typical of a manager, and his rise to the helm at Edison thus ushered in a new season in the electrical power industry: a season marked by the increasing importance held by a nucleus of technicians and administrators with considerable professional abilities. In comparison with the “Old Guard” at the top of the electrical power industry, consisting of about ten major players who owned businesses or held their own shareholding stakes in a number of different companies, a second tier was in fact emerging of figures who had risen to hold important management positions, without necessarily being shareholders, but possessing particular knowledge and experiences in financial management or in the design of hydroelectric power stations and plants. Moreover, this rise was due to an increasingly intense concentration process in which, by the mid 1920s, the eight leading electric companies, while accounting for little more than 4% of existing companies, had come to hold more than 35% of all the capital invested in the sector. Giacinto Motta was in fact the figure most representative of this new crop of managers who were to play a leading role in the electrical power industry and its connections with the worlds of high finance and applied research. A native of Mortara in the province of Pavia, where his family ran commercial establishments, he earned his license as a land surveyor and attended the Genoa naval college before enrolling in Milan’s Politecnico, where he earned his degree
Giacinto Motta, consigliere delegato della società Edison dal 1920 al 1943. Giacinto Motta, managing director of the Edison company from 1920 to 1943.
Originario di Mortara, in provincia di Pavia, dove la sua famiglia esercitava attività commerciali, aveva conseguito la licenza di perito agrimensore e frequentato la Scuola superiore navale di Genova prima di iscriversi al Politecnico di Milano dove si era laureato in elettrotecnica nel 1894, a ventiquattro anni. Da assistente di laboratorio aveva poi acquisito, nel 1900, l’incarico di tecnologie elettriche presso la Fondazione Carlo Erba. E di qui era cominciata la sua carriera, quale collaboratore dal 1906 al progetto del Comune di Milano per la realizzazione di una linea di trasmissione di energia elettrica da Grossotto, in Valtellina, al capoluogo lombardo. Nel frattempo, dal 1903 si era interessato anche di telecomunicazioni ricoprendo l’incarico di direttore e, successivamente, di consigliere delegato dell’Unione telefonica italiana. Motta si era dunque già affermato quale libero professionista, e tale aveva voluto rimanere sia per continuare la sua attività di docente universitario sia per potersi interessare di telefonia e di altre sue passioni nel campo delle nuove tecnologie, allorché, dopo la scomparsa di Angelo Bertini nel dicembre 1915, Esterle gli propose di assumere la direzione generale della Edison e di fare ingresso anche nel consiglio di amministrazione della società milanese. Dapprima incerto se accettare questo duplice mandato, Motta aveva poi deciso di traslocare alla Edison in quanto rassicurato da Esterle che lo si sarebbe aiutato nei suoi primi passi in azienda. Scriverà poi nel 1928 a questo proposito: “Ignaro di problemi finanziari, digiuno di questioni fiscali, non pratico di organismi industriali, non avrei accettato senza la benevola assicurazione, avuta da lui, che mi sarebbero stati affidati dapprincipio soltanto il reparto tecnico e quello commerciale”. Aveva avuto così inizio dal gennaio 1916 il sodalizio di Motta con la Edison, che da allora
in electrical engineering in 1894, at twenty-four years of age. A laboratory assistant, in 1900 he was then charged with electrical technologies at Fondazione Carlo Erba. Here his career began, as collaborator to the Municipality of Milan’s design to build an electric power transmission line from Grossotto in Valtellina to the Lombard capital, starting in 1906. In the meantime, by 1903 he had also taken an interest in telecommunications, serving as director and, later, as chief operating officer of Unione telefonica italiana. Motta thus established himself as a freelance professional; he had wished to remain as such, both to continue his activity as university instructor and to be able to occupy himself with telephony and his other passions in the field of new technologies, when, after the death of Angelo Bertini in December 1915, Esterle asked him to assume the general management of Edison, inviting him to join the Milanese company’s board of directors as well. At first uncertain whether or not to accept this dual mandate, Motta then decided to relocate to Edison, as Esterle had assured Motta that he would help him take his first steps there. He was to write about this in 1928: “ignorant of financial problems, totally inexperienced in tax issues, unversed in industrial bodies, I would not have accepted without his benevolent assurance that I would initially be entrusted only the technical and the commercial departments.”
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sarebbe durato per più di venticinque anni, sino al febbraio 1942. Che egli intendesse comunque agire da protagonista lo aveva fatto capire fin da subito, in quanto si era impegnato a elaborare un programma industriale, congeniale a quel poderoso organismo che era già la Edison, dato che esso contemplava, da un lato, la costruzione di nuovi impianti e, dall’altro, l’aumento della tensione nelle linee di trasmissione dell’energia. A tal fine risultò importante, durante gli ultimi mesi di vita di Esterle, sia l’acquisizione di un consistente pacchetto di azioni della Società mediterranea sia l’operazione che portò sotto il controllo del gruppo ambrosiano la Società elettrica bresciana, la cui attività di produzione e distribuzione si estendeva dalla Lombardia orientale ad alcune zone dell’Emilia. Era perciò scontato che, alla morte di Esterle avvenuta nel settembre 1918, Motta fosse chiamato a succedergli quale consigliere delegato della Edison. Appena insediatosi al vertice della società si trovò peraltro ad affrontare un tentativo di scalata alla Edison messo in atto da un gruppo di azionisti, capitanato da Max Bondi dell’Ilva e da Riccardo Gualino dalla Snia, con l’appoggio
Thus, in January 1916 began Motta’s partnership with Edison, which was to last for more than twenty-five years, until February 1942. And he made it immediately clear that he intended at any rate to act as a leading figure, as he had taken pains to develop an industrial programme congenial to the powerful body that Edison had already become, given that it contemplated building new plants on the one hand, and increasing the voltage in the power lines on the other. Towards this end, of importance during Esterle’s final month of life was the acquisition of a major shareholding package in Società Mediterranea, and the operation that brought under the Milanese group’s control Società elettrica bresciana, whose production and distribution activity extended from eastern Lombardy to some areas in Emilia. It was thus expected that, upon Esterle’s death in September 1918, Motta would be called upon to succeed him as Edison’s chief operating officer. Upon taking office at the head of the company, he immediately had to face an attempted raid on Edison by a group of shareholders led by Max Bondi from ILVA and Riccardo Gualino from SNIA, supported by Comit. Motta managed to beat back this assault, requesting and obtaining support from Banca Italiana
Inaugurazione del primo Congresso dell’Associazione nazionale industrie elettriche-Aniel. Al tavolo della presidenza, da sinistra a destra, Paolo Frigeri, Elvio Soleri, Ettore Conti, Giangiacomo Ponti, Raimondi, il Prefetto di Milano, il Sindaco di Milano, Giacinto Motta, Sacchi Lodispoto, Sileno Fabbri, Angelo Salmoiraghi, Carlo Bonomi. A destra, un gruppo di congressisti in visita alla centrale idroelettrica del Mese, 1925. Inauguration of the first Congress of the National Association of Electrical Industries – ANIEL. At the table of the presidency, from left to right, Paolo Frigeri, Elvio Soleri, Ettore Conti, Giangiacomo Ponti, Raimondi, the Prefect of Milan, the Mayor of Milan, Giacinto Motta, Sacchi Lodispoto, Sileno Fabbri, Angelo Salmoiraghi, Carlo Bonomi. On the right, a group of members of congress visiting the hydroelectric power station in Mese, 1925.
“L’industria elettrica e l’economia nazionale” appunti di Giacinto Motta pubblicati su “L’Energia Elettrica”, dicembre 1933. “The electrical industry and the national economy” notes by Giacinto Motta published in “L’Energia Elettrica”, December 1933.
della Comit. Motta riuscì a parare questo assalto di tutto punto, chiedendo e ottenendo il sostegno della Banca italiana di sconto, di cui era a capo Angelo Pogliani, che mirava a scalzare il primato della Commerciale. La Bis giunse così a rimpiazzare l’Istituto di piazza della Scala, estromesso dall’azionariato della Edison. Ma non per questo, come vedremo, l’orizzonte della Edison si sarebbe rasserenato. È pur vero che Motta, chiamato a far parte della Commissione economica per il dopoguerra, istituita nel giugno 1918 dal governo Orlando, aveva collaborato con i principali industriali del settore per una vasta ricognizione sia sulle potenzialità delle fonti idroelettriche sia sulla revisione delle norme riguardanti le derivazioni di acque pubbliche per il loro utilizzo da parte delle società elettriche. Ma quando si trattava di affari, ognuno di loro badava a farsi largo anche con i gomiti. Si erano così accese, già durante gli ultimi mesi del conflitto, quelle che sono state definite le “guerre parallele” in vari settori economici, a cominciare dal fronte elettrico. In pratica, una ridda di contese fra i principali gruppi d’interesse per avere la meglio nella spartizione di nuove risorse e opportunità di mercato. Di fatto, anche perché era l’ultimo arrivato, Motta avrebbe corso il rischio di essere sbalzato di sella se, dopo la rottura con la Comit, non avesse avuto l’accortezza, pur continuando ad appoggiarsi sulla Banca italiana di sconto, di avvicinarsi al Credito
di Sconto, whose head, Angelo Pogliani, was aiming to undermine Commerciale’s primacy. BIS thus managed to take the place of Banca Commerciale, which had been expelled from Edison’s shareholders. But as we shall see, Edison’s horizon was nonetheless not to be serene. It is also true that Motta, called upon to join the postwar economic commission established by the Orlando government in June 1918, had worked alongside the sector’s leading industrialists in a vast reconnaissance of the potentials of hydroelectric sources and on revising the regulations regarding diversions of public waterways for their use by electric companies. But when it came to business, each of them elbowed their own way. Thus, already during the final months of the conflict, “parallel wars,” as they were called, broke out in a number of economic sectors, starting with electricity. In practise, the leading interest groups contended with one another in a jumble of disputes to gain an advantage in dividing up new resources and market opportunities. In fact, also because he was last on the scene, Motta would have run the risk of being unsaddled if, after breaking with Comit, he had not had the shrewdness, even while continuing to be supported by Banca italiana di sconto, to approach Credito italiano. Moreover, Compagnia italo-americana, which he had established in 1920 in order to access the American financial market, in practise found itself unable to act in the middle – as things stood – of an unceasing
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italiano. D’altro canto, la Compagnia italo-americana da lui costituita nel 1920, al fine di accedere al mercato finanziario americano, si era trovata all’atto pratico nell’impossibilità di agire nel mezzo come si era di un’incessante svalutazione della lira che bloccava qualsiasi genere di ricorso a mutui e partecipazioni di case finanziarie straniere. Per di più non aveva avuto alcun seguito l’idea, da lui maturata insieme a Volpi, di realizzare un istituto bancario che avesse quale fine preminente quello di sostenere le loro imprese; né aveva sortito alcun risultato il suo progetto per la realizzazione di una holding, il Credito finanziario nazionale, i cui soci avrebbero dovuto essere i principali azionisti della Edison. Quanto a un appello alle banche e ai risparmiatori italiani, non era certo il caso di parlarne, dato che
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I capi delle società del gruppo Edison attorno a Giacinto Motta e al maestro Mascagni, Roma, 1933. The heads of the Edison group surrounding Giacinto Motta and Mascagni, Rome, 1933.
devaluation of the lira, which halted any kind of reliance on loans from and shareholding by foreign financial houses. Furthermore, the idea, which he developed along with Volpi, of establishing a banking institution whose prevailing purpose was to support their enterprises, brought no consequences; nor did his plan to establish a holding company, Credito Finanziario Nazionale, whose partners would have to be Edison’s leading shareholders, bring any result. Nor could appealing to the banks and to Italian savers even be discussed, given that the Milanese group had already gone as far as it could go: from 1914 onward, it had resorted to repeated increases in its company capital amounting to more than 900% – a rate clearly exceeding that of the lira’s devaluation. In fact, after the catastrophic collapse of Banca Italiana di Sconto in 1922 (which had been excessively exposed in its interventions to aid Ansaldo), Edison’s situation was poor. It went worse for an electric company in which BIS was
Lettera con allegato inviata da Giacinto Motta a Eugenio Denti, Milano, 1935. Letter with side letter sent by Giacinto Motta to Eugenio Denti, Milan,1935.
il Gruppo milanese aveva ormai raschiato il fondo del barile, giacché dal 1914 in poi era riscorsa a ripetuti aumenti del proprio capitale sociale per più del 900%, in misura nettamente superiore alla svalutazione della lira. Di fatto, dopo il catastrofico crollo nel 1922 della Banca italiana di sconto (espostasi eccessivamente nei suoi interventi a soccorso dell’Ansaldo), l’Edison si trovò a mal partito. Peggio andò a finire per una società elettrica, in cui la Bis era presente, come quella di Rinaldo Negri (il genero di Giovan Battista Pirelli), che pur contava vari impianti e numerose partecipazioni azionarie. In pratica, la Edison dovette affidarsi a un sindacato di controllo (che raggruppava il 41% del capitale), composto dalla Banca nazionale di credito, dalla Banca Zaccaria Pisa e dalla Banca unione facente capo al gruppo finanziario di Carlo Feltrinelli (a cui si aggiunse una partecipazione del Credito italiano). Ma se ciò valse a garantire le prerogative di Motta, non fu tanto per la presenza fra gli azionisti di riferimento della Banca nazionale di credito (sorta sulle ceneri della Bis), ma soprattutto per il costante appoggio che gli venne assicurato da una sorta di “cavaliere bianco” come Carlo Feltrinelli. Tuttavia, alla Edison non sarebbe bastato tenersi a galla per difendere il suo primato, qualora non fosse sopraggiunta la rivalutazione della lira, condotta in porto da Volpi dopo la sua chiamata al dicastero delle Finanze nel luglio 1925. Essa creò infatti, nel corso dell’anno successivo, le condizioni
present, like that of Rinaldo Negri (the son-in-law of Giovan Battista Pirelli), although it had several plants and numerous shareholding stakes. Edison in fact had to rely on a control syndicate (bringing together 41% of the company’s capital), composed of Banca Nazionale di Credito, Banca Zaccaria Pisa, and Banca Unione led by the Carlo Feltrinelli financial group (to which a Credito Italiano stake was added). But if this could guarantee Motta’s priorities, it was not so much because of the presence of Banca Nazionale di Credito (which rose from BIS’s ashes) among the shareholders of reference, but above all because of the constant support assured him by a sort of “white knight”: Carlo Feltrinelli. However, staying afloat would not have been enough for Edison to defend its primacy had the revaluation of the lira – accomplished by Volpi after he was made Finance Minister in July 1925 – not have taken place. Indeed, during the following year, this created conditions propitious for the Milanese company to take out a major loan from America’s National City Bank, and for
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L’ora dei manager The Age of the Managers La notizia della nomina a senatore di Giacinto Motta da “L’Energia Elettrica”, 1943. News of the appointment as senator of Giacinto Motta in “L’Energia Elettrica”, 1943.
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propizie sia per la stipulazione da parte della società milanese di un consistente mutuo con l’americana National City Bank, sia per l’istituzione nel 1927 di un nuovo patto di sindacato (dopo quello che aveva consentito nel frattempo un ulteriore aumento del capitale sociale e l’assorbimento definitivo della Conti). L’assetto della Edison divenne così più stabile e si rinsaldarono pure i suoi legami con il Credito italiano, che aveva deciso di puntare le sue carte su Motta. Da allora, la società milanese assunse la fisionomia di una “public company”, sebbene si debba parlare più propriamente di una sorta di “management company”, data la preminenza assunta di fatto dal vertice manageriale. D’altra parte, in seguito a un vorticoso intreccio di partecipazioni incrociate e all’acquisto di proprie azioni, la Edison era divenuta proprietaria di se stessa anche se ciò aveva comportato un sacrificio per gli investimenti in attività produttive. Al pari di altri esponenti dell’industria elettrica come Ettore Conti e Giuseppe Volpi, Motta aveva simpatizzato inizialmente per la maggioranza giolittiana del Partito liberale, a cui si era accostato nel 1913. E aveva cercato poi, dopo l’avvento del fascismo, di destreggiarsi nei riguardi del Regime, anche se aveva accettato nella primavera del 1924 la candidatura nel “listone” patrocinato dal governo. Non aveva mancato infatti di esprimere in più di un’occasione riserve e perplessità che, stando a quanto ebbe a dire il suo avvocato Edgardo Longoni al cospetto di Mussolini, si dovevano tuttavia alle “rudezza ed asprezza” di carattere del suo assistito e, quindi, a motivi “più di forma che di sostanza”.
the establishment of a new syndicate agreement in 1927 (after the one that had, in the meantime, allowed the company capital to be additionally increased and Conti to be definitively absorbed). Edison thus stood on steadier ground, and its ties with Credito Italiano, which had decided to place its bets on Motta, were also consolidated. After that time, the Milanese firm took on the appearance of a public company, although it would be more appropriate to speak of a kind of management company, given the pre-eminent role that top management had in fact taken on. On the other hand, following a dizzying intertwining of intersecting shareholding stakes and the purchase of own shares, Edison had become its own owner, although this entailed sacrificing investment in productive activities. Like such other figures in the electrical power industry as Ettore Conti and Giuseppe Volpi, Motta had initially placed his sympathies with the Giolittian majority of the Liberal Party, which he had approached in 1913. Then, after the rise of Fascism,
Ad ogni modo, se nel maggio 1926 Motta aveva poi aderito al fascismo senza più tentennamenti, era stato indotto a farlo in quanto non avrebbe potuto agire diversamente, essendo a capo di un gruppo come la Edison, e quindi investito della responsabilità di gestire una grossa concentrazione d’interessi che doveva vedersela con le direttive del governo in materia finanziaria e di tariffe elettriche. Soleva dire a questo proposito il fondatore della Fiat, il senatore Agnelli, che pur era rimasto in cuor suo un vecchio giolittiano: “noi industriali siamo ministeriali per definizione”.
G IANGIACOMO P ONTI
L’espansione della Sip Del resto, questa fu la medesima linea d’azione a cui si attenne un altro esponente di spicco dell’industria elettrica di quegli anni, come Giangiacomo Ponti, pur lontano dapprima dalla causa fascista. Anche lui aveva iniziato la sua carriera come docente universitario, dopo essersi laureato nel 1902 a ventiquattro anni in ingegneria elettrotecnica. Ed era titolare della cattedra di Tecnologia degli impianti elettrici al Politecnico di Torino, quando aveva maturato le sue prime esperienze professionali negli Stati Uniti presso uno stabilimento della General Electric e poi, dopo questo tirocinio durato tre anni, nell’Azienda elettrica municipale torinese, per rivestire successivamente la carica di presidente del consiglio d’amministrazione della Società forze idrauliche del Chisone, impegnata nella costruzione di una centrale idroelettrica a Chiomonte. Durante la guerra, era passato a dirigere gli uffici tecnici del Comune di Torino e a quell’epoca risalivano i suoi contatti con i dirigenti
he sought to manoeuvre his way around the Regime, although in the spring of 1924 he accepted his candidacy in the government-supported party slate. Indeed, on a number of occasions, he had expressed reservations and perplexities that, according to what his attorney Edgardo Longoni had to say in Mussolini’s presence, were at any rate due to the “bluntness and harshness” of his client’s character, and therefore to reasons “more of form than of substance.” In any event, if Motta joined Fascism in May 1926 with no more hesitation, he had been forced to do so, as he could hardly have acted differently, given that he was leading a group like Edison, and was thus vested with the responsibility of managing a large concentration of interests that had to come to terms with the government’s directives in matters of finances and electricity rates. As FIAT’s founder, senator Agnelli – although in his heart he always remained an old Giolittian – would say: “we industrialists are government supporters by definition.”
G IANGIACOMO P ONTI
Growth of the Sip Company At any rate, this was the same line of action adhered to by another major figure in the electrical power industry during those years, Giangiacomo Ponti, although at first he was distant from the Fascist cause. He too had started his career as a university instructor, after earning his degree in 1902, at twenty-four years of age, in electrical engineering. He also held the chair in the technology of electrical systems at Turin’s Politecnico, gaining his first professional experience in the United States at a General Electric factory. This three-year apprenticeship was
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L’ora dei manager The Age of the Managers
Manifesto esplicativo delle attività del gruppo Sip, 1919. Poster explaining the activities of the Sip group, 1919.
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della Società industriale ed elettrochimica di PontSaint-Martin, allora sotto il controllo di alcuni imprenditori biellesi. Fu così che, quando essa venne trasformata nell’aprile 1918 in Società idroelettrica Piemonte (in seguito a un cospicuo aumento di capitale reso possibile soprattutto dall’intervento della Comit), si aprì per Ponti la prospettiva di far parte del nuovo gruppo di comando della Sip, quale andò formandosi nel corso del 1919 grazie a un ulteriore aumento di capitale, garantito dalla Commerciale (per il 25% del totale) e dal Credito italiano (per il 15%)
followed by a stint at Turin’s municipal power company, after which he held the position of chairman of the board of directors of Società forze idrauliche del Chisone, which was engaged in building a hydroelectric power station in Chiomonte. During the War, he went on to direct the technical offices of the Municipality of Turin, which is when he made his contacts with the directors of Società industriale ed elettrochimica di Pont-Saint-Martin, which was then under the control of some businessmen from Biella. Thus, when that company was transformed in April 1918 into Società Idroelettrica Piemonte (following a considerable capital increase made possible above all by Comit’s intervention), the prospect opened for Ponti to join the new group commanding SIP, which was being formed during 1919 thanks to an additional capital increase guaranteed by Commerciale (for 25% of the total) and by Credito Italiano (for 15%), as well as by Cassa di risparmio di Torino. In this way, SIP was able to take control over three more companies after Idroelettrica Valle d’Aosta: Società elettricità Alta Italia, Piemontese Centrale, and Idroelettrica piemontese-lombarda di elettricità. Ponti, along with Comit’s deputy chairman Pietro Fenoglio and the builder Giuseppe Besozzi, was
nonché dalla Cassa di risparmio di Torino. In tal modo la Sip aveva potuto assumere il controllo di altre tre società, dopo la Idroelettrica Valle d’Aosta, come la Società elettricità Alta Italia, la Piemontese centrale e la Idroelettrica piemonteselombarda di elettricità. Alla direzione del sindacato di blocco costituitosi in questa occasione venne chiamato anche Ponti, insieme al vice presidente della Comit, Pietro Fenoglio, e al costruttore edile, Giuseppe Besozzi. E a lui fu affidato l’incarico di consigliere delegato, con il compito di ampliare l’area diattività del Gruppo anche in altre zone della Penisola. Di conseguenza, era inevitabile che la Sip venisse ai ferri corti con la Edison. D’altra parte, Motta aveva rotto i rapporti con la Comit accostandosi alla Banca italiana di sconto e approdando poi su altri lidi; Ponti si trovò così a fare sempre più assegnamento sull’appoggio dell’Istituto milanese di piazza della Scala, che intendeva prendersi una rivincita sulla Edison. A tal fine l’amministratore delegato della Comit, Giuseppe Toeplitz, incaricò Ponti di elaborare un piano di investimenti che comportasse l’acquisizione di nuovi impianti e concessioni oltre i confini regionali della Sip, nonché di estenderne la rete distributiva puntando sull’incorporazione di quella gestita dalla lombarda Vizzola, ciò che avvenne nel 1924. La Sip giunse così, qualche anno dopo, a contare su una produzione elettrica moltiplicatasi di ben 25 volte rispetto a quella del 1918. Nel frattempo Ponti aveva partecipato alla fondazione, nel giugno 1920, della Compagnia italo-americana di elettricità che intendeva stabilire accordi di collaborazione con imprese statunitensi. Tuttavia, per il momento, non si era giunti Giangiacomo Ponti, consigliere delegato e direttore generale del gruppo idroelettrico Sip. Giangiacomo Ponti, managing director and president of the Sip hydroelectric group.
also invited to the management of the bloc syndicate established on that occasion. He was also assigned the post of chief operating officer, tasked with expanding the Group’s area of activity to other areas of the peninsula as well. Consequently, it was inevitabile that SIP would be at odds with Edison. Moreover, Motta had broken off relations with Comit, approaching Banca Italiana di Sconto and then landing on other shores; Ponti thus had to rely increasingly on support from Banca Commerciale, which wished to take revenge over Edison. Towards this end, Comit’s managing director Giuseppe Toeplitz tasked Ponti with developing an investment plan that entailed the acquisition of new plants and concessions beyond SIP’s regional boundaries, and with extending its distribution grid by aiming towards incorporating the one operated by Lombardy’s Vizzola, which took place in 1924. Thus, some years later, SIP boasted an electricity production that had multiplied 25 times over 1918 levels. In the meantime, Ponti had taken part in founding, in June 1920, Compagnia italoamericana di elettricità, which aimed to establish collaboration agreements with United States companies. However, for the moment, no
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ad alcun passo concreto in tal senso e così pure era avvenuto dopo la creazione nel 1922 di due società finanziarie d’intermediazione, l’American Italian Power e la London Italian Power. In compenso, grazie al crescente corso dell’inflazione, la Sip aveva man mano smaltito parte dei suoi ingenti indebitamenti. C’era comunque più di un buon motivo per essere soddisfatti di come stavano andando le cose, dati i risultati estremamente lusinghieri raggiunti dalla Sip nel contiguo settore telefonico, in seguito alla combinazione d’affari che essa aveva intrecciato con l’Italgas, di cui era a capo l’avvocato novarese Rinaldo Panzarasa. Anche in questo caso Ponti si era trovato a disputare il terreno con Motta, affiancato per la circostanza dalla famiglia Pirelli. E l’aveva avuta vinta dopo che fra il 1923 e il 1924 il governo, avendo deciso la retrocessione ai privati del servizio telefonico, si era pronunciato a favore della Società telefonica piemontese (Step), controllata da Sip e Italgas, per quanto riguardava le concessioni all’esercizio dell’attività nell’area di mercato più redditizia in quanto comprendente il Piemonte e la Lombardia. Decisivo a questo riguardo era stato il parere del ministro delle Comunicazioni, Costanzo Ciano: a lui la Sip (che intanto aveva dato vita alla Stipel) doveva anche l’incorporazione della Timo (per le zone dell’Italia medio-orientale) e poi quella della Telve (per le tre Venezie), che costituirono inoltre il preludio di una serie di iniziative del Gruppo piemontese concernenti il nuovo campo della radiofonia. Intanto, in seguito all’acquisizione di un pacchetto azionario della Società idroelettrica dell’Isarco e di quella Tridentina, la Sip era divenuta un forte conglomerato d’interessi, non più regionale, sotto l’egida della Banca commerciale. E, dal marzo 1924, con la
concrete step in this direction had been taken, and this also occurred after the creation of two financial intermediation companies – American Italian Power and London Italian Power – in 1922. As compensation, thanks to the growing inflation, SIP gradually disposed of a portion of its enormous debts. Yet, there was more than one good reason to be satisfied with how things were going, given the extremely flattering results that SIP achieved in the adjacent telephone sector following the business combination it had woven with Italgas, which was led by the attorney from Novara Rinaldo Panzarasa. In this case as well, Ponti found himself vying for terrain with Motta, accompanied for the circumstance by the Pirelli family. He got the better of him after the government, between 1923 and 1924, having decided to return telephone service to private companies, pronounced itself in favour of Società telefonica piemontese (STEP), controlled by SIP and Italgas, as regarded concessions for exercising the activity in the market area that, as it contained Piedmont and Lombardy, was most profitable. Decisive in this regard was the opinion of Minister of Communications Costanzo Ciano: to him, SIP (which in the meantime had created STIPEL) also owed the incorporation of TIMO (for the areas of Middle Eastern Italy) and then of TELVE (for the area of the Veneto, Trentino-Alto Adige, and Friuli-Venezia Giulia regions), which also marked the prelude to a series of initiatives by the Piedmontese group concerning the new field of radio. Meanwhile, following the acquisition of a shareholding package in Società idroelettrica dell’Isarco and the Tridentina company, SIP became a strong conglomerate of interests, no longer regional, under the aegis of Banca
Attività editoriale della Set (Gazzetta del Popolo). Publishing business of the Set (Gazzetta del Popolo).
riorganizzazione del Gruppo torinese, Ponti aveva assunto a tutti gli effetti la guida della Sip in qualità di amministratore delegato e di membro del comitato di presidenza, composto da Rinaldo Panzarasa in veste di presidente, Giuseppe Besozzi, Ettore Conti e Giuseppe Monacelli, delegato della Comit. Al pari del suo rivale Motta, anche Ponti aveva ritenuto opportuno accettare la candidatura nel “listone” fascista alle elezioni di aprile di quell’anno; salvo poi aderire, dopo il delitto Matteotti, all’appello del direttivo della Confindustria a Mussolini per il ripristino della legalità e la messa al bando dello squadrismo. Ponti riteneva così di potersi anche liberare delle ingombranti ingerenze del quadrumviro Cesare De Vecchi, che intendeva spadroneggiare a Torino allo stesso modo di altri “ras” fascisti di provincia. In particolare, c’era di mezzo la gestione di un giornale come la “Gazzetta del Popolo”, di cui la Sip aveva acquisito il controllo, incoraggiata in tal senso dal governo, a cui sarebbe tornato politicamente vantaggioso il fatto che si restringesse nel capoluogo subalpino l’influenza della giolittiana “La Stampa” di Alfredo Frassati. Ponti intendeva perciò avvalersi di quest’altra carta nelle sue mani in funzione dei propri affari. Senonché si trattava di un’arma spuntata, in quanto – come aveva scritto il prefetto Palmieri nel giugno 1924 a Mussolini – “basterà tenere legata la Sip per avere costantemente il giornale a disposizione”. Tuttavia Ponti non aveva perso del tutto la partita, se due anni dopo, nell’aprile 1926, il suo socio Giuseppe Besozzi poteva rivendicare, scrivendo a
Commerciale. And starting March 1924, with the reorganization of the Turinese Group, Ponti took over leadership at SIP to all effects, as managing director and member of the presidential committee consisting of Rinaldo Panzarasa as chairman, Giuseppe Besozzi, Ettore Conti, and Comit delegate Giuseppe Monacelli. Like his rival Motta, Ponti too had deemed it appropriate to accept a candidacy on the Fascist party slate in the elections of April of that year; however, after the Matteotti affair, he adhered to Confindustria’s directive to Mussolini to restore legality and ban political gangsterism. Ponti thus thought he could also rid himself of the heavy interference of the quadrumvir Cesare De Vecchi, who wished to act the boss in Turin in the same manner as other provincial Fascist leaders. In particular, at stake was management of the newspaper “Gazzetta del Popolo”, over which SIP had acquired control, having been encouraged in this direction by the government, for whom shrinking the influence in Turin of Alfredo Frassati’s Giolittian “La Stampa” would be politically advantageous. Ponti thus intended to play this other card in his hand as a function of his own business. But it was a blunt weapon since – as the prefect Palmieri had written to Mussolini in June 1924 – “to keep the newspaper constantly available to us, we need only keep SIP tied up.” But Ponti had not lost the game entirely, as two years later, in April 1926, his partner Giuseppe Besozzi, writing to Mussolini, was able to claim SIP’s good service, by virtue of the “greater circulation” enjoyed by “Gazzetta del Popolo” over that of “La Stampa”, also in the “city’s peripheral
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Mussolini, le benemerenze della Sip. E ciò in virtù della “maggior diffusione” raggiunta nel frattempo dalla “Gazzetta del Popolo” rispetto a quella de “La Stampa” anche “nelle zone periferiche e operaie della città”: ragion per cui i finanziatori del quotidiano torinese avrebbero mantenuto “quella linea politica, politicoeconomica ed amministrativa che tanto il direttore Maffio Maffi quanto io credemmo di seguire per una opportuna e sana interpretazione delle direttive del fascismo e del suo duce”. Ma certi patti a tal fine, sottoscritti a suo tempo dal vertice della Sip con il governo, dovevano contemplare evidentemente anche la questione delle derivazioni d’acqua e delle tariffe elettriche: non si spiegherebbe come, a un tentativo compiuto due mesi dopo dalla dirigenza fascista piemontese di rimettere in discussione il monopolio della società elettrica torinese, con la proposta di municipalizzare integralmente gli impianti della Val d’Orco, aveva fatto seguito l’allontanamento su due piedi del federale locale Dante Maria Tuninetti. Intanto, nel corso del 1924, si era stipulato fra la Sip e la Fiat un matrimonio d’interesse, auspice Ettore Conti che, quale presidente della Comit, aveva appoggiato negli ultimi anni il potenziamento degli impianti della Società di Pont Saint-Martin. La Fiat aveva ceduto alla Sip il pacchetto azionario, in suo possesso, della Società forze idrauliche del Moncenisio e Agnelli era così entrato nel consiglio d’amministrazione del gruppo elettrico-telefonico. E dato che i due principali azionisti intendevano bilanciarsi a vicenda, avevano lasciato così sempre più spazio all’intraprendenza di Ponti e del suo staff, che del resto godevano anche della fiducia di altri importanti azionisti della Sip come Arturo Bocciardo, Silvio Crespi, Emilio De Benedetti e Oreste Rivetti.
and working-class areas.”This is why the financers of Turinese daily would maintain “that political, political/economic, and administrative line that both the director Maffio Maffi and I thought best to follow for a healthy and appropriate interpretation of the directives of Fascism and of its Duce.” But certain agreements towards this end, signed with the government by SIP’s leadership, were clearly also to contemplate the question of electricity rates and of diverting waterways: otherwise there would be no explaining how an attempt made two months later by Piedmont’s Fascist leadership, to call the Turinese electric company into question with the proposal to fully municipalize the Val d’Orco plants, could be followed by the brusque removal of the local federal secretary Dante Maria Tuninetti. In the meantime, during 1924, a marriage of convenience was contracted between SIP and FIAT, promoted by Ettore Conti who, as chairman of Comit, had in recent years lent his support to strengthening the plants of Società di Pont SaintMartin. FIAT transferred to SIP the shareholding package it held in Società forze idrauliche del Moncenisio, and Agnelli thus joined the electricity/telephone group’s board of directors. And given that the two chief shareholders were to balance each other out, they left increasing room for the enterprise of Ponti and his staff, who at any rate also enjoyed the trust of such other major SIP shareholders as Arturo Bocciardo, Silvio Crespi, Emilio De Benedetti, and Oreste Rivetti. If inflation had, in the first half of the 1920s, contributed to reducing the weight of the debts accumulated by the electric companies in the past, the Quota 90 revaluation of the lira against the Pound sterling, which took place in 1927, was welcomed by SIP’s leadership. In fact, it was thought that an influx of capital from Italian savers reassured by monetary stability could now be
Se nella prima metà degli anni Venti l’inflazione aveva contribuito a ridurre il peso dei debiti accumulati in passato dalle imprese elettriche, la rivalutazione della lira a “quota novanta” nel cambio con la sterlina, avvenuta nel 1927, era stata poi ben accolta dal vertice della Sip. Si pensava infatti di poter contare adesso, su un afflusso di capitali anche da parte dei risparmiatori italiani, in quanto rassicurati dalla stabilità monetaria, per una ripresa in forze degli investimenti. Del resto, auspice il ministro delle Finanze nonché leader della Sade, Giuseppe Volpi, erano state previste nel bilancio statale cospicue erogazioni pubbliche per l’incremento degli impianti e la realizzazione di nuove linee di trasmissione ad alto potenziale. Inoltre, le coperture in materia di cambi concesse dal governo in ordine ai prestiti americani, l’esenzione dall’imposta di ricchezza mobile e l’alleggerimento del prelievo fiscale a carico delle società per azioni, erano stati ulteriori provvedimenti ottenuti dagli elettrici al tavolo delle trattative con Mussolini. E ciò era parso sufficiente a bilanciare l’aumento del tasso di sconto. D’altra parte, Ponti aveva ritenuto che si potessero ridurre i costi del personale. Era così ricorso alla collaborazione di alcuni esperti americani, per varare un piano di “organizzazione scientifica del lavoro”. Si era proposto altresì di rimettere in carreggiata la gestione finanziaria della Sip impostandola sullo stesso modello delle principali holding straniere, così da far fronte più agilmente, mediante un’articolazione di tipo divisionale, alle spese necessarie
counted upon for investment to gain strength. At any rate, as promoted by the Finance Minister and SADE leader Giuseppe Volpi, the state budget called for major public outlays to increase plants and build new high-power transmission lines. Moreover, the exchange coverages granted by the government for the American loans, the tax exemption for mobile wealth, and the lower tax levy borne by joint-stock companies, were additional measures obtained by the electricity industrialists at the negotiations table with Mussolini. And this had appeared sufficient to offset the increased discount rate. Moreover, Ponti believed that personnel costs could be reduced. He thus sought the 93 Centrale di Pont Saint-Martin e, sotto, visita agli impianti, 1927. Power station in Pont Saint-Martin and, below, visit to the plant, 1927.
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per l’incorporazione di altre aziende e lo sviluppo di una più ampia rete di distribuzione come quella messa in cantiere nel 1926 per un collegamento fra gli impianti della Terni e le proprie reti lombarde. Il capitale della Sip aveva così conosciuto un ulteriore aumento, tanto da raggiungere la cifra di 600 milioni, da 40 che erano nel 1922. Nessun altro gruppo elettrico in Italia, compresa la Edison, aveva assommato così notevoli risorse finanziarie. Tuttavia numerosi erano divenuti adesso gli interrogativi sul futuro della Sip e delle altre società. Era infatti in vista la formulazione del nuovo Testo Unico sulle derivazioni d’acqua e si era riaffacciata così l’ipotesi di una “statizzazione” sia pur graduale dell’industria elettrica, o comunque la prospettiva (assai più probabile) di una revisione del regime privilegiato fino ad allora accordato in materia alle imprese del settore energetico. E ciò proprio mentre si era registrata, nel caso del Gruppo piemontese, sia una flessione della domanda, sia la discesa delle sue azioni in Borsa, dovuta all’aspro conflitto d’interessi non ancora risolto fra la Commerciale (a cui la Sip era collegata) e il sindacato Edison-Pirelli. Per di più era insorta una divergenza di opinioni fra Ponti e Agnelli sulla ripartizione dei costi derivanti dalla stabilizzazione monetaria, ossia dal rincaro del tasso d’interesse, nonché fra i dirigenti della società e i piccoli azionisti a proposito dell’aumento delle tariffe e dell’opportunità di altre incursioni nel campo dei titoli immobiliari. Tutte queste circostanze avevano reso particolarmente difficoltosa la rotta del secondo grande complesso dell’industria elettrica italiana. Erano così comparsi alcuni sintomi preoccupanti sull’andamento della Sip, la cui performance era stata sino a quel momento altrettanto rapida che sfolgorante ma proprio per questo troppo convulsa e sospinta da previsioni di mercato
collaboration of some American experts, to launch a plan of “scientific labour organization.” It was also proposed to get SIP’s financial management back on track by modelling it upon the leading foreign holding companies, in order to face with greater agility, through an organization into divisions, the expenses needed to incorporate other companies and to develop a broad distribution grid like the one embarked upon in 1926 to link the Terni plants with its grids in Lombardy. SIP’s capital thus saw an additional increase, reaching a figure of 600 million lire, up from the 40 million of 1922. No other electricity group in Italy, including Edison, had amassed such considerable financial resources.
Struttura industriale del gruppo Sip, 1929. Industrial structure of the Sip group, 1929.
eccessivamente ottimistiche. Nel 1928 gli azionisti avevano perciò deciso di istituire una Consulta che stabilisse come procedere ma anche come neutralizzare un nuovo tentativo di infiltrazione della Edison nell’area di pertinenza della Sip. Naturalmente l’orizzonte s’era rabbuiato all’indomani del crollo, nell’ottobre del 1929, della Borsa di New York, anche se ciò era avvenuto per tutte le altre imprese elettriche che avevano appena contratto una serie di prestiti con le banche americane: tant’è che esse figuravano nel loro insieme, al primo posto nell’ambito delle operazioni concluse sulla piazza di New York dai principali gruppi industriali italiani per una cifra totale di otto miliardi di lire. Era parso infatti evidente che
However, the questions on the future of SIP and other companies had now become numerous. The formulation of the new Consolidation Act on diverting waterways was on the horizon, and the possibility of an albeit gradual “nationalization” of the electrical power industry – or at any rate the much more likely prospect of reviewing the privileged regime accorded energy industry companies until that time – cropped up again. And this was right when the Piedmontese group was showing both a lower demand and a decline in its shares on the bourse, due to the bitter conflict of interests not yet resolved between Commerciale (to which SIP was linked) and the Edison-Pirelli syndicate. What’s more, a difference of opinion arose between Ponti and Agnelli on dividing up the costs derived from the currency stabilization – which is to say from higher interest rates – and between the company’s directors and the small shareholders over increased rates and the appropriateness of additional raids into the field of real estate securities. All these circumstances had made the break-up of the second large complex in the Italian electrical power industry particularly difficult. Some worrisome symptoms thus began to appear at SIP, whose performance had been until that time as rapid as it was blazing, but for that very reason was too unbridled and driven by excessively rosy market forecasts. In 1928, the shareholders thus decided to set up an advisory board to establish how to proceed – and how to neutralize another
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difficilmente avrebbero potuto sopravvivere le linee di credito aperte due anni prima da alcune firme dell’alta finanza statunitense. E che dagli Stati Uniti si sarebbe chiesto, oltretutto, il rimborso dei crediti già accordati.
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Fu comunque la Sip a trovarsi subito nei guai più di ogni altra società del settore. Non solo perché il suo fabbisogno ammontava a 800 milioni a fronte di un indebitamento di un miliardo di lire. Ma anche perché le sue disgrazie vennero intrecciandosi con il dissesto dell’Italgas e del gruppo di “società a catena” controllate da un finanziere altrettanto abile quanto spregiudicato come Panzarasa (che era anche presidente della Sip). Per di più la Banca commerciale aveva cominciato a smobilitare le sue partecipazioni industriali. Vennero così emergendo sia i costi di una gestione finanziaria divenuta con il tempo farraginosa e sovraccarica di massicci debiti con le banche, sia le conseguenze dell’eccessivo grado di dipendenza della Sip dalle principali imprese utilizzatrici di energia elettrica, che ora stavano riducendo la produzione e tirando i remi in barca. D’altronde, né un nuovo prestito collocato in Svizzera nel maggio 1930 su interessamento dell’ex ministro delle Finanze, De Stefani, né le dimissioni di Panzarasa sei mesi dopo, riuscirono a risollevare le condizioni di salute della società torinese, i cui titoli in Borsa si erano intanto svalutati di quasi il 40%. In pratica, a differenza della Edison e del gruppo veneto di Volpi, che pur erano ricorsi in precedenza a consistenti mutui all’estero e che avevano dovuto rivedere adesso i loro programmi, la Sip si venne a trovare, sin dalle prime avvisaglie della crisi, in una situazione senza apparenti vie d’uscita. Ponti continuava a far dipendere ogni soluzione, per uscire dal tunnel, da un aumento delle tariffe elettriche (in
attempt by Edison to encroach onto SIP’s turf. Of course, the horizon darkened in the aftermath of the October 1929 crash of the New York Stock Exchange, although this occurred for all the other electric companies that had just contracted a series of loans with American banks: indeed, taken together, they held first place in the operations concluded on the New York stock market by the leading Italian industrial groups, for a total figure of eight billion lire. In fact, it had appeared evident that the credit lines opened two years earlier by some big names in American finance would survive only with difficulty, and that, what’s more, the United States would ask for the credits already granted to be refunded. At any rate, it was SIP that immediately found itself more in trouble than any other company in the sector, not only because its requirement amounted to 800 million against an indebtedness of a billion lire, but also because its disasters were being entwined with the disorganization of Italgas and of the group of “chain companies” controlled by a financer as skilled as he was daring: Panzarasa (who was also chairman of SIP). On top of that, Banca Commerciale had begun to demobilize its industrial stakes. Thus, the costs of a financial management that over time had become confused and overloaded with massive debts to the banks – and the consequences of SIP’s excessive reliance on the leading electricpower-consuming companies, which were now lowering their output and tightening their belts – were all coming to the fore. Moreover, neither a new loan made in Switzerland in May 1930 at the intervention of former Finance Minister De Stefani, nor Panzarasa’s resignation six months later, could restore the vital signs of the Turinese company, whose securities on the bourse had lost almost 40% of their value.
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quanto esse erano singolarmente sperequate rispetto a quelle praticate dalla Edison e da altri gruppi elettrici) e perciò da un affidamento di massima che il governo gli aveva assicurato a questo riguardo. Ma a un provvedimento del genere si opponevano tanto il sindacato fascista quanto l’Azienda elettrica municipale torinese, che stava ampliando le proprie capacità produttive con la costruzione di un grande impianto in Val d’Aosta. Quanto ai progetti di Ponti per lo sviluppo della rete di distribuzione per utenze agricole e domestiche, in modo da assorbire le eccedenze di produzione della Sip, pari nel 1930 a 350 milioni di kWh di energia annua, essi comportavano un certo lasso di tempo per giungere a effettivo compimento, e
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In practise, unlike Edison and Volpi’s Veneto group – which had indeed resorted to major loans abroad and had had to review their own programmes – SIP, at the first signs of the crisis, found itself in a situation with no apparent way out. To get out of the woods, Ponti continued to make every solution depend on raising electricity rates (as they were singularly out of proportion with those applied by Edison and by the other electricity groups), and thus on a general commitment that the government had assured it Schizzo panoramico degli impianti del gruppo Sip in Val d’Aosta, 1921. Panoramic sketch of the Sip group power stations in Val d’Aosta, 1921.
sempre che la crisi economica non si fosse aggravata, come invece lasciavano presagire tutti gli indici relativi all’abbassamento del tenore di vita della popolazione e all’andamento sussultorio della produzione agricola nelle campagne. È pur vero che l’esuberanza degli impianti rispetto al fabbisogno nazionale di energia, accentuatasi dopo il 1929 in seguito a un’ulteriore caduta dei consumi (del tutto imprevista, sino a qualche tempo prima, dall’Associazione di categoria) era un problema comune alle principali imprese elettriche, impegnatesi negli ultimi anni in una corsa all’aumento delle proprie capacità produttive.
in this regard. But a measure of this kind was opposed by the Fascist syndicate and Turin’s municipal electric company, which was enlarging its production capacity with the construction of a large plant in Val d’Aosta. As for Ponti’s projects for the development of the distribution grid for farm and household users in such a way as to absorb SIP’s production surpluses, which in 1930 equalled 350 million kWh of energy per year, these projects needed some time to be actually accomplished. And this was provided that the economic crisis were not to worsen, as, however, all the indices on the population’s diminished life style and the oscillating trends in farm production in the countryside appeared to foretell. Admittedly, the plants’ superabundance in excess of the national energy requirement, which was accentuated after 1929 following an additional drop in consumption (entirely unforeseen, until some time before, by the trade association) was a problem common to the leading electric companies, which in recent years were racing to increase their production capacities. However, SIP’s difficulties were due not only to ever falling demand, but also to the considerable debts contracted in the past and that the company still bore, owing both to the repeated increases in the company capital (which had reached a figure of one billion lire in 1931), and to an additional issuance of numerous loans in its own name and for its subsidiaries. What’s more, the speculative policy in real estate securities that Panzarasa pursued had ended up transforming SIP into a “portfolio company”: the proliferation of shareholding packages, aimed at consolidating the Group’s oligopolistic positions, did not find correspondence in a sound plan to coordinate the various activities, or in the pruning of the various
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Tuttavia, le difficoltà della Sip non erano dovute soltanto alla crescente riduzione della domanda, ma ad alcuni cospicui debiti contratti in passato e rimasti a carico delle società, dovuti sia ai ripetuti aumenti del capitale sociale (giunto nel 1931 alla cifra di un miliardo di lire), nonché a un’ulteriore emissione di numerosi prestiti a nome proprio e delle consociate. Per giunta, la politica speculativa nel campo dei titoli immobiliari perseguita da Panzarasa aveva finito per trasformare la Sip in una “società di portafoglio” senza che alla proliferazione dei pacchetti azionari, volta a consolidare le posizioni oligopolistiche del Gruppo, fosse corrisposto un valido piano di coordinamento delle diverse attività o il taglio di vari “rami secchi”. A ridurre gli immobilizzi, dovuti all’incorporazione di numerose aziende distributrici non bastò pertanto il piano di riassestamento concepito, dopo il “cambio della guardia” avvenuto nel giugno 1931, dal nuovo vertice della società presieduto da Ettore Conti e composto da un consiglio di amministrazione di cui facevano parte Vittorio Cini, Achille Gaggia, Gino Olivetti e Carlo Parea. Né servì granché la decisione di ricorrere a un nuovo aumento di capitale e tantomeno l’emissione di un prestito obbligazionario per 10 milioni di dollari (in quanto destinato a non avere alcun seguito concreto). D’altronde, l’acquisizione della Società industrie elettrotelefoniche (che controllava la Stipel, la Telve e la Timo) aveva reso le dimensioni della Sip troppo ampie e complesse perché Ponti fosse in grado di governare in modo efficace tante e così diverse componenti del Gruppo. E nel frattempo erano cresciuti i gravami finanziari per i capitali man mano congelati in impianti idroelettrici la cui capacità produttiva superava adesso di gran lunga le effettive possibilità di assorbimento del mercato.
“dry branches.” Therefore, to reduce the fixed assets due to the incorporation of numerous distribution companies, the re-organization plan conceived, after the “changing of the guard” taking place in June 1931, by the company’s new leadership led by Ettore Conti and composed of a board of directors that included Vittorio Cini, Achille Gaggia, Gino Olivetti, and Carlo Parea, was not enough. Nor was the decision to resort to a new capital increase of any use, and even less so was the issuance of a bond loan for 10 million dollars, as this brought no concrete result, either. Moreover, the acquisition of Società Industrie Elettrotelefoniche (which controlled STIPEL, TELVE, and TIMO) made SIP too big and complex for Ponti to be able to effectively govern the group’s so many highly different components. And in the meantime, financial burdens had grown for the capital gradually frozen in hydroelectric plants whose production capacity now far exceeded the market’s actual ability to absorb. Until that time, Ponti had sought to face the crisis by concentrating above all on reducing labour costs. But even the drastic measures he had taken to this end proved insufficient to restore balance to the profit and loss accounts. In the end, given the securities’ continued sagging on the bourse, and the amount of the floating debt (which in December 1932 exceeded 900 million lire), it was the small shareholders who revolted. At any rate, for some time they had been accusing the company’s managers of continuously wasting money (from the costly launch of “Gazzetta del Popolo”, to the expensive campaign in 1929 to reelect Ponti to the Chamber of Deputies, to the growing outlays for advertising and lobbying activities). Moreover, they suspected the existence of obscure downward manoeuvres of SIP’s securities on the Bourse, done by FIAT in order to raid and take possession of the company.
Sino a quel momento Ponti aveva cercato di fronteggiare la crisi puntando soprattutto sulla riduzione dei costi della manodopera. Ma anche le drastiche misure da lui assunte a tal fine si rivelarono insufficienti a riequilibrare i conti economici. Alla fine, per via del continuo afflosciamento dei titoli in Borsa e dell’entità del debito fluttuante (che nel dicembre 1932 ammontava a oltre 900 milioni di lire), furono i piccoli azionisti a insorgere. Del resto, essi accusavano da tempo i dirigenti della società di continui sperperi di denaro (dal lancio della “Gazzetta del Popolo” con grande dovizia di mezzi, alla dispendiosa campagna effettuata nel 1929 per la rielezione di Ponti alla Camera, alle crescenti spese in pubblicità e attività di lobby). Sospettavano inoltre l’esistenza di oscure manovre al ribasso in Borsa dei titoli della Sip, a opera della Fiat per scalare la società e impadronirsene. A questo punto, per evitare che il Gruppo capitanato da Ponti precipitasse nel baratro, sarebbe stato necessario lo scorporo delle imprese con un miglior stato di servizio, come quelle addette al settore telefonico e radiofonico. In effetti, solo così si sarebbero potuti rimettere in sesto i conti della Sip mediante i proventi che ne sarebbero derivati. Senonché la grande maggioranza delle azioni della Sip era passata nel frattempo alla Sofindit, l’ente finanziario creato nel 1931 per rilevare il portafoglio della Commerciale, ormai troppo esposta in immobilizzi industriali. Ogni decisione sulla sorte della Sip venne pertanto a dipendere dalle decisioni che il governo avrebbe assunto per il salvataggio del sistema bancario.
Ripartizione delle attività della Stipel tratta della Relazione e bilancio di esercizio del 1933. Division of the activities of Stirpel taken from the Report and Financial Statement for 1933.
At this point, to keep the group led by Ponti from falling into the abyss, it would be necessary to break up the companies with a better service status, such as those charged with the telephone and radio sector. This was in effect the only way to be able to get SIP’s accounts back in order, through the proceeds that would be derived therefrom. However, the great majority of SIP’s shares had in the meantime gone over to Sofindit, the financial body created in 1931 to take over the portfolio at Commerciale, which was now excessively exposed in industrial fixed assets. Therefore, any decision on SIP’s fate came to depend on the decisions that the government would take to save the banking system.
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Competenze per il risanamento Si giunse così nell’ottobre 1933 al passaggio della Sip (che si portava dietro un’esposizione debitoria nei confronti della Commerciale di 200 milioni) nella “nave ospedale” dell’Iri. Di conseguenza a Ponti non restò, un mese dopo, che tirarsi in disparte e lasciare il posto a Giancarlo Vallauri, direttore del Politecnico di Torino, designato dal capo del governo. Vallauri avrebbe dovuto agire, peraltro, in base alle direttive dell’Iri, presieduto da Alberto Beneduce. L’Istituto di via Veneto, 103
Elite Engineers.
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Expertise for Redevelopment Thus it was that in October 1933, SIP (which brought with it a 200 million lire debt exposure to Commerciale) passed over to the “hospital ship” IRI. Consequently, one month later, there was nothing for Ponti to do but to stand aside and make way for Giancarlo Vallauri, director of Turin’s Politecnico, who was appointed by the Head of Government. Moreover, Vallauri was supposed to act based on the directives of IRI, whose chairman was Alberto Beneduce. In
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aveva predisposto nell’agosto 1933 alcune misure per il risanamento del gruppo piemontese. E ad affiancare Vallauri aveva poi nominato quali consulenti Giuseppe Cenzato per la parte elettrica e Ugo Bordoni per quella telefonica. Tuttavia, Vallauri non riteneva che la sua opera si dovesse limitare alla semplice esecuzione delle istruzioni dettate da Beneduce. Era infatti una figura di spicco nel campo dell’elettronica (dato che nel 1917 aveva legato il suo nome alle leggi che regolano il funzionamento della valvola termoionica) e contava anche un’eccellente esperienza professionale. A quell’epoca aveva 51 anni e altrettanto vasta quanto di assoluto rilievo era stata la sua attività tecnico-scientifica. Dopo aver lasciato la carriera in marina (intrapresa inizialmente all’Accademia navale di Livorno), si era laureato nel 1907 a Napoli in ingegneria elettrotecnica e si era poi dedicato all’insegnamento universitario, come assistente a Padova e in seguito nell’ateneo partenopeo quale docente incaricato dal 1913 al 1916 di radiotelegrafia e magnetismo navale. Assunta dopo di allora e sino al 1922 la direzione dell’Istituto elettrotecnico e radiotelegrafico della Marina a Livorno, era divenuto dal 1926 professore ordinario di elettrotecnica e direttore del Politecnico di Torino. Quando Vallauri assunse nel novembre 1933 la presidenza della Sip, faceva parte del Consiglio nazionale delle ricerche e dell’Accademia dei Lincei. Era dunque un
Giancarlo Vallauri. Nel 1933 fu nominato presidente della Sip e dell’Eiar, Ente italiano audizioni radiofoniche. Giancarlo Vallauri. In 1933 he was appointed president of Sip and EIAR, the Ente Italiano Audizioni Radiofoniche.
August 1933, IRI had prepared some measures to restore the Piedmontese group’s health. And to join Vallauri, it had then appointed as consultants Giuseppe Cenzato for the electrical part, and Ugo Bordoni for the telephone area. However, Vallauri did not believe his work should be limited to merely executing the instructions dictated by Beneduce. He was in fact an outstanding figure in the field of electronics (in 1917, his name was linked to the laws governing the function of the vacuum tube) and also had excellent professional experience. At that time, he was 51 years of age, and his technical and scientific activity had been as vast as it was important. After leaving a career in the Navy (undertaken initially at Livorno’s Naval Academy), he earned a degree in electrical engineering in Naples in 1907, and then devoted himself to university-level teaching, as an assistant in Padua and then at the Neapolitan university as instructor charged, from 1913 to 1916, with wireless telegraphy and naval magnetism. Having taken on after that time, and through 1922, the management of Livorno’s Istituto elettrotecnico e radiotelegrafico della Marina, in 1926 he became a full professor of electrical engineering and director of Turin’s Politecnico. When in November 1933 Vallauri took on the chairmanship of SIP, he was a member of Consiglio nazionale delle ricerche and Accademia dei Lincei. He was thus a figure that enjoyed great prestige, and also boasted highly important skills, having chaired Associazione elettrotecnica italiana from 1927 through
Lettera autografa di Giancarlo Vallauri, presidente Eiar, a Giuseppe Cenzato, 1937. Handwritten letter signed by Giancarlo Vallauri, President of Eiar, to Giuseppe Cenzato, 1937.
personaggio che godeva largo prestigio e vantava inoltre competenze di assoluto rilievo, avendo presieduto dal 1927 al 1929 l’Associazione elettrotecnica italiana e nel 1930 la delegazione italiana nella seconda sessione della Conferenza mondiale dell’energia tenutasi a Berlino. Di fatto, dopo lo scorporo dalla Sip delle aziende telefoniche (per lo più redditizie e tecnologicamente avanzate), passate alla Società torinese esercizi telefonici (Stet) sotto l’egida dell’Iri, a Vallauri toccò il compito di individuare e coordinare, insieme ad Attilio Pacces e a Luigi Selmo (preposti rispettivamente alla direzione amministrativa e a quella tecnica) le iniziative più efficaci per il risanamento finanziario e la riorganizzazione del gruppo piemontese. Ciò che si risolse entro il marzo 1935 in un primo risultato positivo, dato che il bilancio recava un dividendo sia pur modesto. Da quel momento si moltiplicarono perciò le istanze di vari gruppi privati per uno smobilizzo della Sip, in particolare da parte della Fiat e dell’Italgas presieduta dal senatore Frassati (dopo l’uscita di scena di Panzarasa). Per Vallauri si sarebbe dovuto optare, in caso di una retrocessione della Sip ai privati, per una soluzione favorevole agli interessi piemontesi, dato che essa era la principale azienda elettrica della regione subalpina. Tuttavia, il pacchetto delle azioni della Sip valeva adesso ben più dei suoi 140 milioni originari. E ciò non solo per via del mutuo pluriennale concluso con la Comit per una somma di 200 milioni, ma anche per l’acquisizione della
1929, and, in 1930, the Italian delegation to the second session of the World Power Conference held in Berlin. In fact, after SIP spun off the telephone companies (which were also profitable and technologically advanced), which went to Società torinese esercizi telefonici (STET) under IRI’s aegis, Vallauri had the task of identifying and coordinating, along with Attilio Pacces and Luigi Selmo (charged respectively with administrative and technical management), the most effective initiatives for the Piedmontese group’s financial recovery and re-organization. And this was resolved by March 1935 with an initial positive result, as the financial statements showed an albeit modest dividend. From that moment on, the demands by various private groups – in particular by FIAT and by an Italgas chaired by senator Frassati (after Panzarasa had left the scene) – for a selling off of SIP multiplied. For Vallauri, in the event of SIP’s return to private parties, a solution favourable to Piedmontese interests should have been opted for, given that it was the sub-Alpine region’s leading electric company. However, SIP’s share package was now worth well more than its original 140 million lire. And this was not due only to the multiyear loan concluded with Comit for a sum of 200 million lire, but also due to the acquisition, completed in the meantime, of Società elettrica dell’Isarco; therefore, doing the math, a considerable sum, equal to about 450 million lire, would have been needed to take SIP over from IRI.
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Società elettrica dell’Isarco, giunta nel frattempo a compimento, per cui, tirate le somme, sarebbe stata necessaria una cifra cospicua, pari a circa 450 milioni, per rilevare la Sip dall’Iri. Vallauri si era perciò rivolto a Mussolini affinché il governo si pronunciasse sulla questione dello smobilizzo. Ma nel maggio 1935 il duce, se da un lato si era detto favorevole all’idea che l’intero gruppo non mutasse la sua fisionomia originaria, dall’altro aveva affermato che lo smobilizzo della società avrebbe potuto avvenire soltanto se fossero state esaudite le condizioni finanziarie prospettate dai massimi dirigenti dell’Iri. Su più di un punto, come per esempio sulla sorte dell’Isarco, Vallauri dissentiva da Beneduce in quanto temeva che si lasciasse troppa corda ad alcuni industriali lombardi intenzionati a rilevarla. A sua volta, il presidente dell’Iri aveva l’impressione che Vallauri mirasse a una ristrutturazione della Sip a spese dell’Iri e a vantaggio dei gruppi piemontesi che volevano rilevarla senza farsi carico dei relativi oneri. Sta di fatto che il ministro delle Finanze, Paolo Thaon di Revel, pur condividendo la tesi per cui, in caso di smobilizzo, la Sip dovesse mantenere il suo “codice genetico” piemontese, non era tuttavia disposto ad autorizzare una cessione della società alle condizioni proposte dal gruppo AgnelliFrassati-De Benedetti, in quanto la loro offerta si limitava a non più di 250 milioni, una cifra quindi molto distante da quella stabilita dall’Iri. Fu così che nemmeno negli anni successivi si venne a capo di tale questione. D’altro canto, l’Iri aveva assunto dopo il giugno 1937 la fisionomia di un ente permanente. E nel suo ambito finì perciò con il restare la Sip, dopo il periodo della sua convalescenza, anche perché nel frattempo si era deciso di potenziarne gli impianti con una serie di stanziamenti pari a mezzo miliardo di lire. Quanto a Vallauri, che Mussolini aveva designato
Vallauri thus turned to Mussolini, for the government to take a stand on the question of the selling off. But in May 1935, the Duce, while he had on the one hand declared himself favourable to the idea that the whole group would not change its original appearance, on the other stated that the company’s selling off could take place only if the financial conditions set out by IRI’s top managers were met. On more than one point, as for example on the fate of the Isarco company, Vallauri dissented with Beneduce, as he feared that some industrialists from Lombardy who intended to take it over were being given too much rope. In his turn, IRI’s chairman had the impression that Vallauri was aiming to restructure SIP at IRI’s expense and to the benefit of Piedmontese groups that wished to take it over without assuming the related burdens. And in fact, Finance Minister Paolo Thaon di Revel, although sharing the thesis according to which, in the event of selling off, SIP had to maintain its Piedmontese “genetic code,” was nevertheless unwilling to authorize the company’s transfer under the conditions proposed by the Agnelli – Frassati – De Benedetti group, since their offer was limited to no more than 250 million lire, a figure quite distant from the one established by IRI. Thus, not even in the following years was this issue resolved. Moreover, after June 1937, IRI had taken on the appearance of a permanent body. And after its period of convalescence, SIP ended up staying in its ambit, also because, in the meantime, the decision had been made to strengthen its plants with a series of allocations equalling a half billion lire. Vallauri – whom Mussolini had appointed in 1933 to the chairmanship of Ente italiano audizioni radiofoniche (EIAR) as well – had resumed dedicating much of his activity to technical and scientific studies. In the autumn of 1941, he was
Dati di Bilancio della Società idroelettrica piemonte dal marzo 1934 al giugno 1938. A sinistra, lettera di Giancarlo Vallauri a Giuseppe Cenzato, 1937. Balance sheet items of the Società Idroelettrica Piemonte from March 1934 to June 1938. On the left, letter from Giancarlo Vallauri to Giuseppe Cenzato, 1937.
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nel 1933 anche alla presidenza dell’Ente italiano audizioni radiofoniche (Eiar), aveva ripreso a dedicare gran parte della propria attività agli studi tecnico-scientifici. Nell’autunno del 1941 era stato perciò chiamato a presiedere il Consiglio regionale delle ricerche, ma aveva poi deciso, nel marzo 1943, di rassegnare le dimissioni, in quanto l’Ente non aveva ottenuto, a suo avviso, mezzi finanziari sufficienti a un suo effettivo funzionamento.
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Al timone della Sade Se la Sip rimase in mano pubblica e così pure, ma solo sino al 1939, la Unes (Unione esercizi elettrici), che era stata risanata da una gran
thus asked to chair Consiglio regionale delle ricerche, but then decided to tender his resignation in March 1943, since, in his opinion, the body had not obtained financial resources sufficient to operate effectively.
A CHILLE G AGGIA
At the Helm of Sade While SIP remained in public hands – as did (but only until 1939) UNES (Unione esercizi elettrici), whose health had been restored from a large mass of debts – Edison managed, in a matter of just a few years, to avoid the same fate as its one-time rival. Motta in fact was able to act in such a way as to create the conditions for the
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Automezzi di Porta Volta autarchicizzati. Milano, 1940. A destra, dettaglio architettonico del portone del palazzo della Edison. Motor vehicles at Porta Volta. Milan, 1940. On the right, the architecture of the Edison building.
108 massa di debiti, la Edison riuscì invece nel giro di pochi anni ad evitare la stessa sorte della sua rivale d’un tempo. Motta aveva saputo infatti agire in modo da creare le condizioni per un ritorno in possesso alla società milanese di una rilevante quota azionaria passata nel 1933 all’Istituto di via Veneto. Dinanzi al rischio che l’Iri finisse per dettar legge, sino a compromettere la natura privata del gruppo elettrico ambrosiano, il suo amministratore delegato si era mosso fin da subito per cercare un accordo con Beneduce che, d’altronde, in quanto presidente della Bastogi, faceva parte del comitato direttivo della Edison. In pratica si trattava per Motta, assecondato in questo da Alberto Pirelli, di riacquisire 600.000 azioni (pari al 22% del capitale della Edison) in mano all’Iri; mentre per Beneduce si trattava di acquisire 50.000 azioni del Credito italiano, pari al 5% del capitale della banca, che si trovavano
Milanese company to retake position of a significant shareholding stake that had passed over to IRI in 1933. Facing the risk that IRI would end up calling the shots and even compromising the private nature of the Milanese electricity group, its managing director immediately took action to seek an agreement with Beneduce who, as chairman of Bastogi, also belonged to Edison’s management board. In practise, for Motta, assisted in this by Alberto Pirelli, it was a matter of reacquiring 600,000 shares (equal to 22% of Edison’s capital) in IRI’s hands; for Beneduce, on the other hand, it was a matter of acquiring 50,000 shares of
nel portafoglio della Edison e di alcune sue consociate. I negoziati a questo riguardo si erano susseguiti per buona parte del 1933 e poi tutto l’anno successivo, finché nel febbraio 1935 si raggiunse un’intesa sulla base di un piano messo a punto da Motta, che contemplava la costituzione di un sindacato, guidato dalla Banca Unione (facente capo a Feltrinelli) per l’acquisto di 550.000 delle 600.000 azioni in possesso dell’Iri una parte delle quali, pari a 200.000 titoli, venne collocata da Motta presso le società del Gruppo e 50.000 presso la Bastogi, mentre il resto fu offerto a un sindacato di vecchi azionisti della Edison. Per provvedere all’acquisto delle azioni in questione, la società milanese, una volta venduta una tranche di obbligazioni di alcune imprese da essa controllate, che aveva in portafoglio, sborsò poco meno di due quinti della somma, circa 144 milioni, necessaria per condurre in porto l’intera operazione e consentire così a Motta (intorno a cui avevano fatto quadrato Carlo Feltrinelli e Alberto Pirelli) di riprendere la navigazione senza più patemi d’animo, a capo di quello che si era così riconfermato come il più poderoso gruppo industriale e finanziario italiano. Subito dopo la Edison, figuravano adesso al vertice del settore elettrico privato la Sade di Volpi e, pur distanziata di alcune lunghezze, la Centrale, trasformatasi in una holding finanziaria (che aveva mantenuto con il possesso della Teti la sua presenza nel settore telefonico). A sua volta la Bastogi, dopo essersi sganciata dall’Iri, stava divenendo, non solo per il suo rilevante portafoglio titoli, ma anche per la presenza nel suo azionariato d’élite di alcuni autorevoli esponenti dell’industria e della finanza, un importante polo di riferimento nel mondo economico italiano.
Credito Italiano, equal to 5% of the bank’s capital, which were in the portfolio of Edison and some of its subsidiaries. Talks in this regard continued for much of 1933 and throughout the following year, until, in February 1935, an understanding was reached, based on a plan devised by Motta, which called for setting up a syndicate, led by Banca Unione (headed by Feltrinelli) for the purchase of 550,000 of the 600,000 shares held by IRI: a portion of these, equal to 200,000 shares, was placed by Motta with the Group’s companies, and 50,000 with Bastogi, while the rest was offered to a syndicate of old Edison shareholders. To purchase the shares in question, the Milanese company – once a tranche of bonds of some of its subsidiary companies, which it had in its portfolio, was sold – paid out a little less than two fifths of the sum, about 144 million lire, needed to seal the entire deal. This allowed Motta (with Carlo Feltrinelli and Alberto Pirelli standing right by him) to resume anxiety-free navigation at the helm of what was reconfirmed as Italy’s most powerful industrial and financial group. Now, immediately after Edison at the top of the private electrical power sector were Volpi’s SADE and, although several lengths behind, Centrale, which had transformed itself into a financial holding company (that, with the possession of TETI, had maintained its position in the telephone sector). In its turn, Bastogi, after having been detached from IRI, was becoming – not only for its major securities portfolio but also for the authoritative industrial and financial figures who were among its elite shareholders – a major point of reference in the Italian economic world. If SADE and Centrale had managed to avoid the storm that had buffeted the electrical power sector, they owed this above all to the unique abilities
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Se la Sade e la Centrale erano riuscite a scampare dalla bufera abbattutasi sul comparto elettrico, lo dovevano soprattutto alle singolari capacità di cui aveva dato prova un nucleo di tecnici e amministratori che si era andato formando sotto le loro insegne. Tanto da affermarsi come altrettanti protagonisti in assoluto delle aziende che si erano trovati a dirigere. Così era avvenuto per Achille Gaggia. Nativo di Feltre nel bellunese e laureatosi nel 1899, a ventiquattro anni, in ingegneria elettronica all’Università di Padova, era stato poi assunto nello stabilimento di Cornigliano dell’Ansaldo, finché nel gennaio 1915 Volpi tenne ad averlo al suo fianco, all’atto della fondazione della Sade, per poi farne il suo braccio destro. A lui era stata affidata l’attuazione dei programmi di sviluppo della rete di produzione e distribuzione della società veneziana in varie parti del Veneto e poi in Emilia, Romagna e Puglia. Così che Gaggia venne chiamato a far parte della holding finanziaria della Sade anche per compiti amministrativi, prima come consigliere e poi con funzioni di sempre maggiore responsabilità. D’altra parte, quando nel 1920 Volpi ebbe dal governo l’incarico di governatore della Tripolitania, fu il suo “luogotenente”, apprezzato anche da Vittorio Cini, a reggere in pratica il timone della Sade; lo stesso accadde allorché fra il 1925 e il 1928 Volpi resse il dicastero delle Finanze. Peraltro, non sempre le opinioni di Gaggia collimavano con quello del principale azionista di riferimento della Sade: così avvenne, per esempio, dopo la costituzione nel 1921 dell’American Italian Power e della London Italian Power, sulle
demonstrated by a nucleus of technicians and administrators that had been forming under their banner, who ended up being absolute leading figures of the companies they were to manage. This is what occurred for Achille Gaggia. A native of Feltre in the Belluno area, he earned his university degree in electronic engineering from Università di Padova at twenty-four years of age in 1899. He was then hired at Ansaldo’s Cornigliano facility; in January 1915, Volpi wanted him by his side when founding SADE, and made him his righthand man. He was entrusted with implementing the development plans for the Venetian company’s production and distribution grid in various parts of Veneto and then in Emilia, Romagna, and Puglia. Gaggia was thus called upon to join SADE’s financial holding company, also for administrative tasks, first as a board member and then with functions of increasing responsibility. Moreover, when the government made Volpi governor of Tripolitania in 1920, it was his “lieutenant,” also appreciated by Vittorio Cini, that virtually took the helm at SADE; the same occurred when Volpi headed the Finance Ministry between 1925 and 1928. However, Gaggia’s opinions did not always coincide with those of SADE’s leading shareholder of reference: this is what took place, for example, after the founding of American Italian Power and London Italian Power in 1921, on whose possibilities for success on the United States and English financial market he had not hidden his doubts, given the “dangerous oscillations in the lira’s
Achille Gaggia all’epoca della nomina a Senatore nel 1939. Achille Gaggia when he was appointed senator in 1939.
Energia erogata dalle consociate del gruppo Sade, 1932 Energy supplied by the subsidiaries of the Sade group, 1932.
cui possibilità di successo nel mercato finanziario statunitense e inglese egli non aveva nascosto le sue perplessità per via della “pericolosità delle oscillazioni di cambio della lira e l’alto costo degli interessi”. Del resto, anche nel caso delle iniziative assunte precedentemente della Compagnia italo-americana per il reperimento di finanziamenti oltre Atlantico, Gaggia aveva previsto che esse si sarebbero rivelate “un fiasco completo”. In effetti, se sul versante tecnico egli tendeva ad agire speditamente, era invece avvezzo a procedere con i piedi di piombo su quello finanziario. Anche per questo gli erano stati conferiti incarichi della massima responsabilità nella gestione di varie imprese consociate, tant’è che nel 1923 risultava presidente di nove società controllate della Sade, vicepresidente o amministratore delegato di altre cinque, e consigliere di amministrazione di altre diciotto. Dove trovasse il tempo e le forze per assolvere tutti questi mandati, oltre a sovrintendere alla gestione delle capofila, erano in molti a chiederselo tanto più che in quello stesso periodo si trovava a presiedere anche l’Associazione degli industriali del Veneto, aderente alla Confindustria e, dal 1925, pure la banca del gruppo, il Credito industriale di Venezia. D’altra parte proprio l’opera svolta da Gaggia alla guida di questo istituto bancario aveva concorso, insieme alla tutela della Comit (garantita da Toeplitz sino al 1930), alla tenuta in campo della Sade
111 exchange rate, and the high cost of interest.” At any rate, also in the case of the initiatives that Compagnia Italian/American took earlier to obtain financing from across the Atlantic, Gaggia had foreseen they would turn out to be “a complete fiasco.” In effect, while on the technical side he tended to act quickly, he was on the other hand accustomed to treading carefully on the financial front. This was also why he was given assignments of the highest responsibility in managing the various subsidiaries: in 1923, he was chairman of nine companies controlled by SADE, deputy chairman or managing director of five more, and board member in eighteen others. Many wondered where he found the time and strength to discharge all these offices in addition to overseeing the management of the group leader, especially because, during that same period, he was also chairing Associazione degli
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all’indomani della crisi propagatasi dopo il crollo di Wall Street. Non è che egli agisse esclusivamente di testa sua, anche se ne dava sovente l’impressione. Ma è anche vero che la fiducia di Volpi nei suoi riguardi era tale da consentirgli un’ampia libertà d’azione tant’è che nel 1931 giunse ad accumulare cariche di rilievo in più di una sessantina di società, che in un modo o nell’altro erano nel giro della Sade e delle sue partecipazioni in vari comparti industriali e del terziario. Perciò Gaggia assunse anche la presidenza della Ciga, che operava nel settore del turismo e della ricettività alberghiera di lusso (a Venezia e in diverse altre città, da Roma a Taormina), nonché quella della Società veneta per l’esercizio e la costruzione di ferrovie secondarie italiane. Del resto, dopo che Volpi assunse nel novembre 1934 la guida della Confindustria, fu ancora una volta il suo più stretto e leale collaboratore a sovrintendere, in pratica, alla gestione dei molteplici interessi della Sade. Ciò che non gli impedì di continuare a ricoprire anche vari incarichi pubblici, a cominciare dalla presidenza della sezione industriale del Consiglio provinciale dell’economia di Venezia da lui assunta nel 1924 e tenuta sino al 1937. Nominato senatore nel 1939, Gaggia si sarebbe poi destreggiato, dopo l’8 settembre 1943, quando assunse la presidenza della Sade, fra le autorità tedesche e quelle della Repubblica sociale (per evitare, con la fornitura di una certa quantità di energia elettrica, possibili rappresaglie nazifasciste contro gli impianti) e i vari gruppi della Resistenza, assicurando loro una serie di finanziamenti. Venne perciò prosciolto nell’ottobre 1945, dall’Alta corte di giustizia, dall’accusa di collaborazionismo e potè poi riprendere nel febbraio 1947 le redini del gruppo elettrico e finanziario veneto dando corso successivamente ai piani di sviluppo già da lui impostati prima della guerra.
industriali del Veneto, a member of Confindustria and, starting 1925, the Group’s bank – Credito industriale di Venezia – as well. On the other hand, Gaggia’s work leading this banking institution, along with Comit’s protection (guaranteed by Toeplitz until 1930), helped SADE maintain its field position in the aftermath of the crisis that spread after the crash on Wall Street. Not that he was acting exclusively on his own, although that was often the impression that was given. But it is also true that Volpi’s faith in him allowed him full freedom of action: by 1931, he had accumulated positions of importance in more than sixty companies that in one way or another were in the sphere of activity of SADE and its stakes in various industrial sectors and the service sector. Gaggia thus also assumed the chairmanship of CIGA, which operated in the luxury hotel and tourism sector (in Venice and in a number of other cities, from Rome to Taormina), and of Società veneta per l’esercizio e la costruzione di ferrovie secondarie italiane. At any rate, after Volpi took the helm at Confindustria in November 1934, it was once again his closest and most loyal collaborator that in practise oversaw SADE’s many different interests; this did not stand in the way of his continuing to hold a variety of public offices as well, such as the chairmanship of the industrial section of the Venice provincial economics board, which he took on in 1924 and held through 1937. Named senator in 1939, Gaggia was then, after 8 September 1943, when he assumed the chairmanship of SADE, to manoeuvre between the German authorities and the authorities of the Italian Social Republic on the one hand (to prevent, with the supply of a certain quantity of electric energy, possible Nazi/Fascist reprisals against the plants) and the various Resistance
A LBERTO L ODOLO
Banchiere e amministratore Se Gaggia era stato una colonna della Sade, Alberto Lodolo aveva a sua volta esercitato funzioni di rilievo, sia pur per un tempo assai più breve, nella Centrale e in altre società elettriche. Fin dalla fondazione nel 1905 della Società ligure toscana di elettricità, egli ne aveva assunto la direzione, per conto degli Orlando e degli Odero. Alla società livornese era giunto dopo un percorso iniziato cinque anni prima (all’indomani della laurea in ingegneria al Politecnico di Torino) con un impiego (durato due anni) alla fabbrica di Alessandro Cruto ad Alpignano, che produceva lampadine. Si era poi trasferito al Sud lavorando presso la Società napoletana di imprese elettriche. E da qui era infine approdato alla Selt, percorrendo da allora una brillante carriera che gli aveva aperto la strada verso l’attività finanziaria. Divenuto nel 1919 direttore centrale del Credito Italiano, Lodolo non aveva tuttavia abbandonato il settore elettrico. Anzi, si era avvalso di questa sua carica per far ingresso nella Commissione finanziaria istituita nel gennaio 1922, di concerto con i rappresentanti della Comit e di altri istituti bancari, per operare a sostegno della Sme e di altre imprese meridionali nel quadro del programma Assetto organizzativo del gruppo La Centrale presieduto dal 1926 da Alberto Lodolo. Company organisation of the La Centrale group presided over from 1926 by Alberto Lodolo.
groups on the other, securing a series of financing operations for them. The High Court of Justice thus acquitted him of the charge of collaborationism in October 1945, and, in February 1947, he was able to retake the reins of the electrical and financial group, later implementing the development plans he has already arranged before the War.
A LBERTO L ODOLO
Banker and Administrator While Gaggia was a pillar for SADE, Alberto Lodolo had in turn discharged important functions, albeit for a much shorter time, at Centrale and in other electric companies. Since the foundation of Società ligure toscana di elettricità in 1905, he had assumed its management, on behalf of the Orlando and Odero families. He had joined the Livorno company after a journey begun five years earlier (after earning an engineering degree at Turin’s Politecnico) with a two-year stint at Alessandro Cruto’s factory in Alpignano, which manufactured light bulbs. He then relocated south, working at Società napoletana di imprese elettriche. Lastly, from there he was to land at SELT, embarking at that time on a brilliant career that would open the way to financial activity. Although he had become central manager of Credito
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Un’élite di tecnici Elite Engineers Alberto Lodolo. Alberto Lodolo.
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governativo per l’elettrificazione del Mezzogiorno. Quattro anni dopo, nel 1926, in veste di vicepresidente del Credito Italiano, aveva assunto, dopo la scomparsa di Luigi Orlando, sia la presidenza della Selt che quella della Centrale. Si era così impegnato, da quella data, alla riorganizzazione del gruppo toscano e delle sue partecipazioni, nonché della Società elettrica sarda, continuando peraltro a seguire da vicino pure l’attività della Sme. Dal 1928 Lodolo aveva preso sotto la sua tutela Giovacchino Banti, figlio di Angelo (uno dei pionieri nel campo della ricerca e delle applicazioni elettrotecniche), dopo che l’azienda di questa famiglia era passata sotto il controllo della Selt. E lo aveva portato sino alla direzione generale della Centrale. Così che, quando Lodolo scomparve nel 1932, a soli cinquantacinque anni, Banti era stato confermato in questa sua carica. Dopo di allora la presidenza della Centrale passò ad Alberto Pirelli, mentre l’avvocato Luigi Bruno, genero di Luigi Orlando, assunse la guida della società in qualità di amministratore delegato.
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L’uomo della ricostruzione al Sud Se Lodolo aveva condiviso l’attività di banchiere con quella di amministratore in un importante gruppo elettrico, la carriera di Giuseppe Cenzato ebbe per epicentro unicamente il comparto di sua pertinenza, tanto da divenirne uno degli esponenti più autorevoli. Nativo di Lonigo nel vicentino, si era laureato nel 1904, a ventidue anni, in ingegneria elettromeccanica al Politecnico di
Italiano in 1919, Lodolo had not abandoned the electrical power sector. In fact, he was to use this office to make his entry into the financial commission founded in January 1922, in concert with representatives from Comit and other banking instiutions, to work to support SME and other southern companies within the framework of the government programme for the electrification of Southern Italy. Four years later, in 1926, as deputy chairman of Credito Italiano, after Luigi Orlando’s death he took on the chairmanship of both SELT and Centrale. Starting then, he committed himself to reorganizing the Tuscan group and its stakes, as well as the Sardinian electric company, while continuing to closely follow SME’s activity as well. In 1928, Lodolo took Giovacchino Banti, son of Angelo (one of the pioneers in the field of research and electrical engineering applications) under his wing, after that family’s company had come under SELT’s control. And he brought him all the way to the general management at Centrale. Thus it was that, when Lodolo died in 1932, at only fifty-five years of age, Banti took his office. After that time, the chairmanship of Centrale went to Alberto Pirelli, while the attorney Luigi Bruno, son-in-law of Luigi Orlando, took the company’s leadership as managing director.
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The Man Who Rebuilt Italy’s South While Lodolo had shared his activity as banker with that of administrator in a major electricity group, Giuseppe Cenzato’s career had as its epicentre
Milano e subito dopo aveva cominciato il suo noviziato alla Gadda e Comp., che l’aveva mandato l’anno dopo a perfezionarsi a Baden presso la Brown Boveri affinché acquisisse le più recenti cognizioni in fatto di installazione e attivazione di turbine, dinamo e trasformatori. Al ritorno in patria egli aveva così allestito, per conto della Società napoletana per imprese elettriche, l’impianto di una grossa turbina a vapore della potenza di 2.000 KW, su brevetto di Giuseppe Belluzzo (destinato a una brillante carriera universitaria e a ricoprire fra il 1925 e il 1928 la carica di ministro dell’Economia nazionale). Dopo l’assorbimento nel 1908 della Gadda da parte del Tecnomasio Italiano Brown Boveri, Cenzato era ripartito nel 1910 alla volta di Napoli, per sovrintendere all’attivazione di trasformatori a 88.000 Volt, che dovevano servire a trasformare energia a una tensione fino a quel momento non ancora sperimentata in Italia, dal secondo salto del Pescara alla città partenopea. In questa occasione aveva incontrato di nuovo Maurizio Capuano, l’amministratore delegato della Sme che, alla luce delle eccellenti
solely the sector to which he belonged, and in which he became one of the most authoritative figures. A native of Lonigo in the Vicenza area, he earned his degree in electromechanical engineering at Milan’s Politecnico in 1904, at twenty-two years of age, and immediately began his apprenticeship in Gadda e Comp., which the next year sent him to Baden for specialization at Brown Boveri, so he could acquire the latest knowledge in installing and activating turbines, dynamos, and transformers. Upon his return, he set up, on behalf of Società napoletana per imprese elettriche, the installation of a large steam turbine with a power of 2,000 kW, patented by Giuseppe Belluzzo (who was to have a brilliant university career and, between 1925 and 1928, to hold the position of Minister of the National Economy). After Gadda was absorbed by Tecnomasio Italiano Brown Boveri in 1908, Cenzato once again left for Naples in 1910, to oversee the activation of 88,000 volt transformers which were to serve to transform power to a voltage never before trialled in Italy, from the Pescara’s second waterfall to Naples. On that occasion, he once again met Maurizio Capuano, managing director of SME who, in light of the excellent skills Cenzato had shown in the field, made him technical director of
“Lo zio studioso”. Giuseppe Cenzato in un’immagine del 1906. “The scholarly uncle”. Giuseppe Cenzato in a photo of 1906.
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competenze di cui Cenzato aveva dato prova sul campo, l’aveva nominato direttore tecnico della consociata Snie, per poi chiamarlo a capo della direzione amministrativa della stessa società, quando la Sme procedette nell’aprile 1914 a un aumento di capitale, con l’apporto della Comit e della Bastogi, tale da rendere possibile un potenziamento degli impianti e della rete distributiva delle varie imprese del Gruppo. Fu questo il prologo del passaggio di Cenzato, avvenuto nel 1919, alla direzione amministrativa della Sme, in una fase di notevole ampliamento delle iniziative della società elettrica partenopea (dall’Abruzzo alla Basilicata, ad altre zone del Meridione), avvenuto grazie anche a un mutuo agevolato accordatole nel 1921 dal governo Bonomi. Dopo la scomparsa nel 1925 di Capuano, Cenzato apparve agli azionisti l’uomo che avrebbe potuto proseguire con la dovuta energia e competenza la politica espansiva del suo predecessore. Di qui la sua promozione a direttore generale. In effetti, Cenzato riuscì ad ampliare ulteriormente il raggio d’azione della Sme sia direttamente sia attraverso una serie di partecipazioni in imprese minori man mano assorbite o controllate. E ciò gli valse le nomina, nel luglio 1928, ad amministratore delegato, a fianco di Giuseppe Toeplitz, il leader della Comit, che aveva assunto la presidenza della società.
Convocazione del consiglio di amministrazione della Società meridionale di elettricità a firma del presidente Giuseppe Cenzato, 31 maggio 1926. Convocation of the Board of Directors of Società Meridionale di Elettricità signed by the president, Giuseppe Cenzato, 31 May 1926.
the subsidiary SNIE; he then asked him to lead that company’s administrative management when SME proceeded with a capital increase in April 1914, with the contribution of Comit and Bastogi, that made it possible to strengthen the plants and distribution grid of the Group’s various companies. This was the prelude to Cenzato’s passage, in 1919, to the administrative management of SME, in a phase of considerable expansion of the Neapolitan electric company’s initiatives (from Abruzzo to Basilicata, to other areas in Southern Italy), an expansion that took place thanks also to a facilitated loan granted it by the Bonomi government in 1921. After Capuano’s death in 1925, Cenzato appeared to the shareholders to be the man that could continue his predecessor’s expansion policy with due energy and skill. And thus he was promoted to general manager. Indeed, Cenzato managed to further expand SME’s radius of action both directly and through a series of stakes in lesser companies as they were gradually absorbed or came under its control. This resulted in his appointment to managing director in July 1928, working alongside Comit’s leader Giuseppe Teoplitz, who had become the company’s chairman. Having to grapple with the serious consequences of the world crisis of 1929, Cenzato was forced to suspend work on a number of power stations in the design phase, and to acquire power from Arturo Bocciardo’s Terni, in order to supply SME’s distribution grid. However, he took care to initiate the works for the construction of
Dovendo affrontare le pesanti conseguenze della crisi mondiale del 1929, Cenzato fu costretto a sospendere l’esecuzione di varie centrali in fase di progettazione e ad acquistare energia dalla Terni di Arturo Bocciardo, per rifornire la rete di distribuzione della Sme. Badò tuttavia a dar corso ai lavori per la costruzione dell’invaso dell’Arvo sull’altopiano della Sila, considerato fin dagli esordi della Sme di fondamentale importanza per gli sviluppi dell’elettrificazione del Mezzogiorno. Alberto Beneduce, che dal 1927 era alla guida della Bastogi, e che aveva accertato in più di un’occasione le eccellenti attitudini di Cenzato, aveva voluto perciò includerlo, quando nel gennaio 1933 assunse la presidenza dell’Iri, nello staff di consulenti chiamati a collaborare con lui a Roma. Nell’agosto di quell’anno gli affidò pertanto il compito di occuparsi dell’opera di risanamento della Sip per la parte tecnica, e alcunu altri incarichi, per conto sia dell’Iri che della Bastogi. Cenzato entrò così a far parte dei consigli di amministrazione di varie imprese passate sotto le cure dell’Istituto di via Veneto, ciò che concorse ad accrescere anche l’attività e le quotazioni della Sme. Dal gennaio 1937, dopo la scomparsa di Orso
Dirigenti in visita ai cantieri della Sila sul piano inclinato di Timpagrande; davanti in piedi, con le braccia conserte, Giuseppe Cenzato, 1927. A sinistra, la centrale di Timpagrande, 1932. Managers visiting the Sila construction site on the Timpagrande slide; in the front standing with his armed crossed, Giuseppe Cenzato, 1927. On the left, the Timpagrande power station, 1932.
the Arvo reservoir on the Sila highland, which since SME’s beginning had been considered of essential importance for the developments of Southern Italy’s electrification. Alberto Beneduce, who had led Bastogi since 1927, and who had seen Cenzato’s excellent aptitudes for himself on more than one occasion, thus wished to include him, when he took on the chairmanship of IRI in January 1933, in the staff of consultants invited to work with him in Rome. In August that year, he thus gave him the task of handling the
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Mario Corbino, egli assunse anche la carica di presidente della società partenopea, che due anni dopo, nell’aprile 1939, giunse a elevare il proprio capitale a un miliardo e 125 milioni di lire, quanto bastò in pratica per rilevare dall’Iri il pacchetto di controllo della Unes, che in passato era stata una concorrente della Sme in Abruzzo, in Molise e nel settentrione della Puglia. Dal nittiano Capuano, Cenzato aveva anche ereditato, lui che pur non era di origine meridionale, una missione come quella per cui la Sme avrebbe dovuto contribuire, di concerto con le istituzioni pubbliche, alla diffusione nel sud anche di una moderna cultura economica e industriale. A tal fine aveva perciò fondato nel 1932 la Fondazione Politecnica del Mezzogiorno, che era poi giunta ad annoverare, dal maggio 1939, tra le sue principali iniziative, l’elaborazione del primo piano regolatore di Napoli, oltre all’istituzione di un Comitato di studi economici con una propria rivista, “Questioni meridionali”. D’altra parte, Cenzato era convinto che il regime
Visita di dirigenti della Società meridionale di elettricità, tra cui Giuseppe Cenzato (sesto da sinistra), alla colonia marina di Bacoli (Napoli), 1931. Visit of management of Società Meridionale di Elettricità, including Giuseppe Cenzato (sixth from the left), to the seaside holiday camp in Bacoli (Naples), 1931.
work to restore SIP for the technical part, and some other assignments on behalf of both IRI and Bastogi. Cenzato thus joined the board of directors of a number of companies that came under IRI’s control, which also went towards increasing SME’s activities and raising its quotations. Starting January 1937, after the death of Orso Mario Corbino, he also took on the chairmanship of the Neapolitan company which, two years later, in April 1939, was to raise its capital to one billion, 125 million lire – in practise enough to take over from IRI the controlling package in UNES, which in the past had been a competitor of SME in Abruzzo, Molise, and northern Puglia.
fascista avesse iniziato “un’opera redentrice” per il Mezzogiorno, e che occorreva quindi assecondarla vigorosamente. Non importava perciò che la Fondazione Politecnica annoverasse fra le sue fila anche qualche esperto di fede comunista e la Sme alcuni funzionari ebraici che egli badò peraltro a proteggere. Dopo la caduta del fascismo, Cenzato stabilì contatti con i gruppi liberali e alla fine di settembre del 1943, in una Napoli ancora sotto occupazione tedesca, partecipò a una riunione del comitato cittadino del Fronte nazionale, ben accolto dai rappresentanti di tutti i partiti, compreso quello del Pci, Egidio Reale. Senonché, dopo le dure proteste di alcuni militanti comunisti, non gli fu più possibile tenere rapporti diretti con il movimento della Resistenza. A ogni modo, dopo che venne prosciolto dalla Commissione per l’epurazione, riprese il suo posto alla Sme (il cui pacchetto azionario era intanto passato, in parte, all’Iri). Fu comunque un compito difficile quello che attendeva Cenzato. Per lunghi mesi fra il 1943 e il 1944 le operazioni belliche avevano avuto per teatro le regioni meridionali, già colpite in precedenza dai bombardamenti degli Alleati. Oltretutto, le zone più devastate erano rimaste prive di qualsiasi comunicazione. Risultò perciò un’impresa ardua rimettere in sesto le centrali e gli impianti
Giuseppe Cenzato con il presidente del Consiglio dei ministri, Alcide De Gasperi, all’inaugurazione della centrale termoelettrica di Vigliena, 1953. Giuseppe Cenzato with the president of the Council of Ministers, Alcide De Gasperi, at the opening of the thermoelectric power plant in Vigliena, 1953.
Even though he was not of southern origin, from Nitti’s follower Capuano Cenzato he had also inherited a mission, such as the one according to which SME was to contribute, in concert with public institutions, towards spreading a modern economic and industrial culture in the south. Towards this end, in 1932 he founded Fondazione Politecnica del Mezzogiorno, whose main initiatives, starting in May 1939, were to include developing Naples’ first urban regulatory plan and setting up an economic studies committee with its own periodical, “Questioni meridionali”. Moreover, Cenzato was convinced that the Fascist regime had begun “a work of redemption” for Southern Italy, which should be vigorously supported. No matter, then, that Fondazione Politecnica included in its ranks some experts of Communist beliefs, and SME maintained some Jewish officials that he took pains to protect. After the fall of Fascism, Cenzato made contacts with liberal groups, and in late September 1943, in a Naples still under German occupation, he attended a meeting of the citizens’ committee of the National Front, and was welcomed by representatives from all parties, including the PCI’s Egidio Reale. However, after the bitter protests of some Communist militants, he was unable to maintain direct relations with the Resistance movement. At any rate, after he was released by the Purification Commission, he reclaimed his position at SME (whose shareholding package had in the meantime, in part, gone over to
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Lettera con allegato del direttore generale del Banco di Napoli, Stanislao Fusco, a Giuseppe Cenzato presidente della Sme. Letter with a side letter of the president of the Bank of Naples, Stanislao Fusco, to Giuseppe Cenzato, president of Sme.
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danneggiati dalla guerra. In pratica, si dovette all’energia di cui Cenzato diede prova, nel sovrintendere ai lavori, se la ricostruzione venne portata a compimento in tempi più rapidi di quelli previsti originariamente. Cenzato era intanto tornato a patrocinare la causa meridionalista, sempre più convinto che, per l’evoluzione economica e sociale del Mezzogiorno, si dovesse puntare soprattutto sulla diffusione di adeguate infrastrutture a supporto dell’industrializzazione. Tuttavia, benché fosse fautore a tal fine di un intervento straordinario dello Stato (come quello che portò nel 1950 alla creazione della Cassa per il Mezzogiorno), riteneva che la via maestra dovesse consistere in una “associazione” fra mano pubblica e mano privata. E che occorresse perciò agire in tal senso: fu questa la linea d’azione che sostenne, quale presidente dal 1960 al 1969 dell’Associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno (Svimez), alla cui fondazione (sotto gli auspici del ministro socialista dell’Industria e Commercio Rodolfo Morandi) aveva partecipato nel novembre 1948. Nel frattempo, avendo continuato ad attenersi a una gestione rigorosamente privatistica della Sme (che faceva capo sia all’Iri sia alla originaria holding svizzera), era entrato in rotta di collisione con la dirigenza locale della Dc. Tant’è che nel 1956 aveva dovuto lasciare la guida della Sme all’avvocato Vito Antonio Di Cagno (già sindaco democristiano di Bari), pur conservando, insieme alla presidenza onoraria della società, alcune cariche in varie imprese ad essa collegate.
IRI). But Cenzato was in store an arduous task. For long months between 1943 and 1944, the operations of war had their theatre in the southern regions, already stricken earlier by Allied bombardments. Worse, the most devastated areas had remained almost without communication. Getting the war-damaged stations and plants back into shape was thus a difficult enterprise. As it turned out, it was owing to the energy that Cenzato showed in overseeing the works that the reconstruction was brought to completion more quickly than originally forecast. Cenzato had in the meantime gone back to taking up the cause of Southern Italy, more and more convinced that, for the South’s economic and social development, it was necessary to concentrate above all on spreading infrastructure adequate for supporting industrialization. However, despite having advocated an extraordinary State intervention for this purpose (like the one that led to the creation of Cassa per il Mezzogiorno in 1950), he held that the main road should consist of an “association” between public and private hands – and that action should be taken in this direction. This was the line of action that he maintained as chairman, from 1960 throuh 1969, of Associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno (SVIMEZ), in whose foundation (under the auspices of the Socialist Minister of Industry and Commerce Rodolfo Morandi) he had taken part in November 1948. In the meantime, having continued to adhere to a
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Verso i lidi siciliani Un altro pupillo di Capuano aveva fatto molta strada dopo la scomparsa del suo tutore. Ed era l’ingegnere di origine modenese Emirico Vismara. Dopo essersi segnalato a Milano nel campo della progettazione, aveva accettato nel 1902 l’invito del leader della Sme di trasferirsi a Napoli per dirigere la Società tirrena d’elettricità che, una volta acquisiti gli impianti termoelettrici attivi a Gioia del Colle e a Corato in Puglia, era stata indirizzata da Capuano verso i lidi siciliani, malgrado l’opinione allora prevalente escludesse l’esistenza nell’isola di condizioni favorevoli a uno sfruttamento di risorse idriche. A Vismara, unitamente all’ingegnere Angelo Omodeo (di cui diremo più avanti), era così toccato condurre dal 1904 un’approfondita indagine per verificare come realmente stessero le cose. E alla fine avevano accertato che dai fiumi Cassibile e Alcantara, nel siracusano, sarebbe stato possibile stabilire derivazioni d’acqua sufficienti a mettere in funzione adeguati impianti idroelettrici. Sorta così nel 1907 la Società elettrica della Sicilia orientale, Vismara ne divenne consigliere delegato. Tuttavia, dopo la crisi economica manifestatasi di lì a poco tempo, la Sme ridusse di molto il suo apporto finanziario. Perciò Vismara dovette fare di necessità virtù, impiegando al meglio il personale di cui disponeva e reclutando successivamente due bravi ingegneri siciliani che si erano fatti le ossa altrove: Francesco Fusco (che lavorava presso una società elettrica a Pavia) e Saro Bonaventura Tricomi che, dopo la laurea in ingegneria al Politecnico di Torino e il servizio militare come ufficiale del Genio, era entrato nelle Ferrovie dello Stato. Emirico Vismara Emirico Vismara
strictly privately held management of SME (which was headed both by IRI and by the original Swiss holding company), he entered on a collision course with the local leadership of the Christian Democrats. In fact, in 1956, he had to leave SME’s leadership to the attorney Vito Antonio Di Cagno (formerly the Christian Democratic mayor of Bari), while keeping, along with the post of honorary chairmanship of the company, some positions in various companies connected to it.
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Towards the Shores of Sicily Another protégé of Capuano – Modena-born Emirico Vismara – was to go far after his mentor’s death. After having made a name for himself in the field of design in Milan, in 1902 he accepted the SME leader’s invitation to relocate to Naples to direct Società tirrena d’elettricità which, once thermoelectric plants active in Gioia del Colle and Corato in Puglia were purchased, was oriented by Capuano towards Sicilian shores, even though the prevailing opinion at the time ruled out the island’s possessing conditions favourable to the exploitation of water resources. Vismara, along with the engineer Angelo Omodeo (to be discussed below), was thus tapped to conduct an in-depth investigation starting in 1904, to verify how things really stood. In the end, he ascertained that on the Cassibile and Alcantara rivers in the Syracuse area, it would be possible to divert enough water to set appropriate hydroelectric plants in operation. Thus Società elettrica
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Intanto dopo aver attivato varie filiali della Seso per la distribuzione di energia, dalla provincia di Siracusa a quelle di Catania e Messina, Vismara aveva puntato, d’intesa con Capuano, sull’acquisizione nel palermitano di due società a capitale tedesco: una partita che egli era riuscito infine a concludere nel corso del 1916, alla vigilia dell’entrata in guerra, in agosto, contro la Germania. Due anni dopo, una volta raddoppiato il capitale, la Seso si era così trasformata nella Società generale elettrica della Sicilia, sempre sotto l’egida della Sme. Di lì a qualche mese una convenzione rese possibile alla Sges la costruzione di un impianto idroelettrico nell’Alto Belice, con l’impegno che avrebbe ceduto le acque di scarico a una società locale di irrigazione promossa dallo stesso Vismara. D’altra parte, egli aveva posto mano nel 1914 a un’iniziativa impegnativa come la bonifica idraulica e agraria della Piana di Catania, la più vasta del Mezzogiorno dopo il Tavoliere di Puglia. E questa impresa, per il cui successo Vismara aveva cercato di creare in sede locale un ambiente favorevole, aveva poi contribuito a indurre nel 1921 il ministero dei Lavori pubblici ad assegnare alla Sges una quota parte del mutuo a tasso agevolato, sul quadro degli incentivi governativi contro la disoccupazione e per lo sviluppo economico del Mezzogiorno. A questo punto si trattava per Vismara di raccogliere per intero i frutti dell’intensa opera da lui attuata nel corso di tanti anni per l’utilizzo e la valorizzazione delle risorse idroelettriche isolane. Senonché i risultati non corrisposero poi alle sue aspettative. I principali proprietari fondiari erano per lo più contrari al progetto di
della Sicilia orientale came into being in 1907, and Vismara became its chief operating officer. However, after the economic crisis shortly thereafter, SME greatly reduced its financial contribution. Vismara thus had to make a virtue of necessity, by making the best use of the personnel he had and then recruiting two excellent Sicilian engineers that had gained their experience elsewhere: Francesco Fusco (who was working with an electric company in Pavia) and Saro Bonaventura Tricomi, who, upon earning his engineering degree at Turin’s Politecnico and after his military service as an officer in the Corps of Engineers, had gone into the State Railways. In the meantime, after activating various branches of SESO for energy distribution from the province of Syracuse to those of Catania and Messina, Vismara, in agreement with Capuano, concentrated on acquiring two companies with German capital in the Palermo area – a deal he finally closed in 1916, on the even of the entry into War against Germany in August. Two years later, once the capital had doubled, SESO was thus transformed into Società generale elettrica della Sicilia, again under the SME banner. A few months later, an agreement allowed SGES to build a hydroelectric plant on the Upper Belice, with the commitment that it would transfer the wastewater to a local irrigation company promoted by Vismara himself. Moreover, in 1914 he undertook a demanding initiative: the drainage and agricultural reclamation of the Catania plain – Southern Italy’s largest after the Tavoliere delle Puglie. And this enterprise, for whose Sigillo della Società generale elettrica della Sicilia. Seal of the Società Generale Elettrica della Sicilia.
Schema della distribuzione elettrica in Sicilia e, a sinistra, proposta di studi per una galleria sotto lo Stretto di Messina di Emirico Vismara, da “L’elettrotecnica”, 1921. Chart of the distribution of electricity in Sicily and, on the left, study proposal for a tunnel under the Strait of Messina by Emirico Vismara, from “L’Elettrotecnica”, 1921.
sviluppo elettro-irriguo della Sges; e l’industria solfifera, su cui la Sges faceva affidamento per allargare gli spazi del mercato energetico, continuava a essere perennemente in serie difficoltà. D’altro canto, la scomparsa di Capuano nel 1925 finì col rimescolare le carte al vertice della Sme; mentre il ricorso di Vismara, per sostenere le iniziative intraprese nel frattempo, a un prestito da parte delle banche americane si rivelò il prologo della sua emarginazione. Subito dopo la rivalutazione della lira, il gruppo di banchieri e industriali statunitensi che, alla fine del 1927, di concerto con alcuni esponenti del mondo economico italiano, aveva creato l’Italian Superpower Corporation, si era infatti reso conto che non sarebbe stato possibile assecondare la politica espansiva della Sges, in quanto essa risultava già fortemente indebitata. Al sopraggiungere della crisi scoppiata a Wall Street nell’ottobre 1929, la posizione di Vismara vacillò ulteriormente tanto che gli azionisti lo privarono di qualsiasi autonomia operativa. Egli preferì pertanto, due mesi dopo, rassegnare le dimissioni e tirarsi da parte.
success Vismara had sought to create a favourable environment locally, in 1921 helped induce the Ministry of Public Works to assign SGES a portion of the facilitated-rate loan, upon the framework of government incentives against unemployment and for economic development in Southern Italy. At this point, for Vismara it was a matter of fully grasping the fruits of the intense work he had done over the course of so many years for using and exploiting the island’s hydroelectric resources. However, the results failed to meet his expectations. The leading landowners were mostly against SGES’s electricity/irrigation development project; and the sulfur mining industry, which SGES relied on to broaden its horizons on the energy market, continued to be in perennially serious difficulties. Moreover, Capuano’s death in 1925 ended up reshuffling the cards in SME’s leadership; Vismara, in order to sustain the initiatives undertaken in the meantime, resorted to a loan from American banks, which turned out to be the prelude to his ostracism. Immediately after the lira was revalued, the group of United States bankers
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Un progettista d’eccellenza
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Accanto a Vismara aveva fatto le sue prime esperienze tra il 1904 e il 1905, quando si era trattato di accertare l’esistenza in Sicilia di condizioni idonee alla realizzazione di moderni impianti idroelettrici, l’ingegnere Angelo Omodeo. Anch’egli si era formato a contatto con gli ambienti politici e culturali social-riformisti della città ambrosiana e, alla pari del suo quasi coetaneo, si era prima di allora messo in vista come progettista. Nativo di Mortara, e quindi compaesano di Giacinto Motta, aveva collaborato con lui (dopo essersi laureato presso il Politecnico di Milano) allorché il futuro leader della Edison era un docente universitario e un libero professionista. Ma quale nipote dell’esponente radicale Luigi Mangiagalli (futuro sindaco di Milano), Omodeo si era appassionato, fin da subito, di istanze e questioni che avevano a che fare, più in generale, con la modernizzazione delle campagne, e segnatamente con la trasformazione di varie plaghe rurali fino ad allora inutilizzate in comprensori irrigui a coltura intensiva. La sua attenzione si era rivolta soprattutto a vaste zone del Mezzogiorno che attendevano ancora di essere bonificate, ciò che comportava, pertanto, sia il prosciugamento dei terreni, per disinfestarli dagli acquitrinii e dalla malaria, sia la creazione di adeguate infrastrutture per una loro effettiva valorizzazione. Di qui il suo interesse anche per la diffusione di impianti idroelettrici che consentissero di coniugare lo sviluppo dell’agricoltura con quello dell’industria, ciò che lo aveva portato a interpellare varie imprese del settore. Sta di fatto che, reduce dall’indagine da lui condotta in Sicilia insieme a Vismara, aveva pubblicato nella “Critica Sociale” di Filippo Turati
that, in late 1927, in concert with some figures in the Italian economic world, had created Italian Superpower Corporation, in fact realized that it would be impossible to support SGES in its expansion policy, as it was already highly indebted. Once the crisis on Wall Street occurred in October 1929, Vismara’s position vacillated further, to the point that the shareholders stripped him of any operative independence. Two months later, he tendered his resignation and stood aside.
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A Top-Class Designer Alongside Vismara, the engineer Angelo Omodeo had had his first experiences between 1904 and 1905, when the issue was to verify whether the conditions in Sicily were suitable for developing modern hydroelectric plants. He too was formed in contact with Milan’s social/reformist political and cultural circles; like his near contemporary, he had earlier made his name as a designer. A native of Mortara, and thus from the same city as Giacinto Motta, he had collaborated with him (after earning his degree at Milan’s Politecnico) when the future leader of Edison was a university instructor and freelance professional. However, as nephew of the radical figure Luigi Mangiagalli (future mayor of Milan), Omodeo was immediately excited by demands and questions that had more generally to do with modernizing the countryside, and particularly with transforming the various rural areas as yet unused in intensively farmed irrigated districts. His attention was aimed especially at vast areas in Southern Italy that were still waiting to be reclaimed; this entailed both draining the land and
uno studio in cui l’ingegnere lombardo aveva sostenuto che il riscatto del Mezzogiorno dipendeva in misura rilevante da una coerente politica delle acque pubbliche. E dalla teoria era passato poi alla pratica, firmando nel 1908 il progetto per lo sbarramento del fiume Cassibile nel siracusano ed elaborando tre anni dopo un piano per la costruzione di tre laghi artificiali di grande capienza sul Neto, sull’Arvo e sull’Ampollino. Questo progetto, fatto proprio successivamente dalla Società per le forze idrauliche della Sila (facente capo alla Sme), avrebbe dovuto assicurare una produzione pari a 100.000 KW. Si contava a tal fine su una legge del 1916, che accordava particolari agevolazioni per la realizzazione di grandi laghi artificiali in Calabria e in Sardegna sia per utilizzi idroelettrici che per l’irrigazione dei campi. Pertanto anche la Società elettrica sarda, costituitasi nel 1911, si era rivolta a lui per avviare analoghe iniziative all’interno dell’isola, che trasformassero in feconde risorse per le necessità dell’agricoltura e dell’industria alcuni corsi d’acqua altrimenti irrefrenabili nei periodi di piena e ridotti in parte a stagni melmosi nei periodi di siccità. Nel corso della guerra Omodeo aveva curato anche la progettazione degli impianti sul Bresimone per conto della Società bolognese di elettricità, destinati ad assicurare il collegamento delle centrali alpine della Sme con quelle appenniniche emiliane. E a creare così le condizioni per la fornitura di energia agli stabilimenti che nelle retrovie erano adibite alla produzione di armamenti.
Relazione sui lavori compiuti per l’attuazione del Programma di ricerche generali di forze idrauliche in Italia meridionale e insulare trasmessa da Angelo Omodeo a Maurizio Capuano, 7 agosto 1906. Report on the work undertaken for carrying out the general research programme on hydraulic forces in southern Italy and the islands, sent from Angelo Omodeo to Maurizio Capuano, 7 August 1906.
clearing it of marshes and malaria, and creating appropriate infrastructures for this land to be effectively used. This also excited his interest in spreading hydroelectric plants, which would make it possible to combine farm and industrial development – and this led him to approach a number of businesses in the sector. In fact, after the investigation he conducted along with Vismara in Sicily, he published in Filippo Turati’s “Critica Sociale” a study in which the engineer from Lombardy maintained that Southern Italy’s recovery depended to a great degree on a consistent public water policy. And from theory he passed on to practise, signing, in 1908, the project to dam the Cassibile river in the Syracuse area, and three years later developing a plan to build three high-volume artificial lakes on the Neto, Arvo, and Ampollino rivers. This project, later appropriated by Società per le forze idrauliche della Sila (headed by SME), was to ensure a production equalling 100,000 kW. Towards this end was a 1916 law that granted special facilities for building large artificial lakes in Calabria and Sardinia, for both hydroelectric uses and field irrigation. Società elettrica sarda, founded in 1911, also turned to him to start up
L’ingegnere Angelo Omodeo. The engineer Angelo Omodeo.
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D’altra parte, nel 1915, prima dell’inizio del conflitto, Omodeo era stato uno dei fondatori, insieme al senatore Vittorio Scialoja e all’economista agrario Ghino Valenti, di un “Gruppo nazionale d’azione economica”, al fine di promuovere un utilizzo razionale e sistematico delle risorse interne (in primo luogo, delle fonti idrauliche e dei bacini montani), in modo da accrescere le potenzialità economiche del Paese. E grazie anche a questa iniziativa, volta a sostenere l’esigenza di una riforma della normativa esistente sulle derivazioni idroelettriche, il ministero dei Lavori pubblici aveva varato (come si è visto nelle pagine precedenti) una nuova legislazione sull’utilizzo delle acque pubbliche più congeniale a finalità d’interesse collettivo. L’attività di Omodeo si era poi intensificata durante il periodo bellico. In particolare aveva elaborato un progetto per la bonifica idraulica e agraria del Tavoliere di Puglia. Approvato dalla Sges nel 1919,
Disegni tratti dal progetto esecutivo realizzato da Angelo Omodeo per la centrale elettrica del Matese, 1922. Drawings taken from the executive project drawn up by Angelo Omodeo for the electric power station in Matese, 1922.
similar initiatives on the island’s interior, which could transform into fertile resources for agricultural and industrial needs certain waterways that were otherwise untameable during periods of flooding, and reduced in part to muddy ponds during droughts. During the War, Omodeo had also seen to the design of plants on the Bresimone on behalf of Società bolognese di elettricità, which were intended to ensure linkage between SME’s Alpine power stations and those in Emilia’s Apennines – and thus to create the conditions for supplying power to the factories in the back lines equipped to manufacture arms. Moreover, in 1915, prior to the start of the conflict, Omodeo, along with the senator Vittorio Scialoja and the agricultural economist Ghino Valenti, had been one of the founders of a “national economic action group” for the purpose of promoting a rational, systematic use of interior resources (in the first place, of water sources and mountain basins), in order to increase the country’s economic potential. Thanks to this initiative, which was aimed at supporting the need to reform the existing regulations on hydroelectric diversions, the Ministry of Public Works launched
prevedeva la realizzazione di un primo lotto di opere consistenti in un fitto reticolo viario, nella canalizzazione di raccolta e scolo delle acque, e in una totale elettrificazione rurale a cui avrebbe dovuto far seguito, dopo un quinquennio, un secondo lotto di lavori per la trasformazione irrigua dei campi. In una terza e ultima fase si sarebbe poi dovuto provvedere all’arginatura e alla rettifica degli alvei fluviali. Si trattava dunque di un piano di notevole importanza che, tanto l’amministratore delegato della Sme quanto Vismara avevano caldeggiato confidando a tal fine su un mutuo statale a tasso agevolato dello Stato, accordato poi dal governo Bonomi nel 1921 (come si è già detto) alle imprese elettriche meridionali. Nello stesso tempo Omodeo, essendo sicuro anche in questo caso del patrocinio della Comit, aveva provveduto a tracciare un programma operativo anche per l’elettrificazione della Sardegna mediante la costruzione di due grandi serbatoi e laghi artificiali sul Tirso e il Coghinas. D’altronde non sarebbe mancato, a tal fine, un contributo dello Stato in base a una legge varata nel luglio 1913. Data la fama acquisita da Omodeo, la sua consulenza, per la progettazione di vari impianti idroelettrici, era stata richiesta successivamente da diverse società (operanti in Piemonte, Liguria, Toscana e nelle Marche). L’ingegnere milanese aveva perciò creato a Milano un grande studio, sotto la denominazione di “Ufficio Omodeo”, specializzato nell’elaborazione di progetti riguardanti non solo il settore elettrico ma anche i sistemi di irrigazione e bonifica agricola. D’altronde, la Comit aveva continuato a garantire, come in passato, il suo appoggio ai progetti concepiti da Omodeo. Lo stesso aveva fatto e seguiterà a fare la Bastogi. Peraltro, non tutte le iniziative a cui Omodeo aveva lavorato sarebbero andate in porto secondo le
(as we saw on earlier pages) a new legislation, more congenial to the purposes of the collective interest, on the use of public waters. Omodeo’s activity then intensified in wartime. In particular, he had developed a project for the drainage and agricultural reclamation of the Tavoliere delle Puglie plain. Approved by SGES in 1919, the plan called for carrying out an initial lot of the works, consisting of a dense road network, channelling of the catchment and drainage of the waters, and total rural electrification. After five years, this was to be followed by a second lot of works to transform the fields by irrigation. A third and final phase would then contain and straighten the riverbeds. It was thus a plan of considerable importance, which both SME’s managing director and Vismara supported, relying for this purpose on a facilitated-rate State loan later granted by the Bonomi government (as mentioned earlier) to southern electric companies in 1921. At the same time, Omodeo, sure as he was of Comit’s support in this case, outlined an operative programme for the electrification of Sardinia as well, through the construction of two large reservoirs and artificial lakes on the Tirso and Coghinas. Moreover, towards this end, there would also be a State contribution based on a law launched in July 1913. Given the fame Omodeo had acquired, his consulting for the design of a number of different hydroelectric plants was then requested by several companies (operating in Piedmont, Liguria, Tuscany, and the Marche). The Milanese engineer thus set up a large office in Milan, named “Ufficio Omodeo,” that specialized in developing designs regarding not only the electrical power sector, but irrigation systems and farm reclamation as well. Moreover, as it had done in the past, Comit continued to guarantee its support for the
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modalità e i tempi da lui previsti. In particolare, per quelli riguardanti i piani di elettrificazione nel Mezzogiorno, la Sme e la Sges avrebbero incontrato (come si è visto) vari inciampi e ritardi lungo la strada. Tant’è che ci volle l’intervento di Mussolini, su sollecitazione del ministro dei Lavori pubblici, Gabriello Carnazza, per sbloccare nel marzo 1923 le pratiche relative al mutuo statale a tasso agevolato e consentire così la ripresa dei lavori. A ogni modo, i progetti di Omodeo già ultimati e quelli in corso, che eccellevano tanto per la loro genialità quanto per la loro duplice finalità industriale e agricola, gli avevano procurato larga notorietà anche all’estero. Si erano perciò moltiplicate le richieste, da parte di numerosi Paesi europei ed extraeuropei, per l’assistenza del suo “Ufficio” a iniziative di sviluppo elettro-irrigue. Pure dalla Russia di Stalin pervenne a Omodeo un invito affinché si occupasse di alcune opere di elettrificazione previste nell’ambito di due successivi piani quinquennali varati dal Cremlino. Perciò, dopo che il governo sovietico stipulò nel 1931 un apposito accordo con quello italiano, Omodeo e il suo staff provvidero a elaborare e a dirigere la progettazione di vari impianti idroelettrici, nonché di alcuni sistemi di irrigazione e bonifica; ciò che comportò il loro frequente soggiorno in Unione Sovietica sino al 1937. Dopo di allora, in seguito al patto Antikomintern siglato dall’Italia fascista con la Germania di Hitler e il Giappone, non fu più possibile proseguire in questa impresa, destinata comunque a rimanere negli annali della nostra industria elettrica. Di lì a poco Omodeo si ritirò, a sessantuno anni, per ragioni di salute, dall’attività professionale, per trascorrere il resto della sua esistenza in una villa sul lago Maggiore. Da allora venne così disperdendosi il manipolo di bravi progettisti che avevano lavorato con lui e reso famoso in mezzo mondo il suo studio milanese.
products conceived by Omodeo. Bastogi did the same, and was to continue to do so. Furthermore, not all the initiatives on which Omodeo worked saw success in the manner and by the deadlines he had forecast. In particular, for those regarding the electrification plans in Southern Italy, SME and SGES were to encounter – as we have seen – a number of obstacles and delays along the way. In fact, at the urging of the Minister of Public Works Gabriello Carnazza, Mussolini’s intervention was needed to cut through the bureaucracy regarding the facilitatedrate state loan and to allow work to be resumed. At any rate, Omodeo’s designs already completed and still in progress, which excelled in their genius and in their dual industrial/agricultural purpose, won him great fame abroad as well. Requests thus multiplied, from numerous countries in and out of Europe, for his “Ufficio’s” assistance in electricity/irrigation development initiatives.
Profilo schematico generale degli impianti silani realizzato da Angelo Omodeo, 1926. General schematic layout of the silane plants made by Angelo Omodeo, 1926.
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Dal continente alla Sardegna Tuttavia, a quell’epoca, si era ormai ispessito il nucleo di tecnici e di esperti attivi nel comparto elettrico sia a livello operativo che nel campo delle ricerche e delle sperimentazioni. Fra quanti erano emersi alla ribalta su entrambi questi versanti, un ruolo importante aveva svolto il gruppo raccoltosi, nell’ambito della Società elettrica sarda, intorno a Giulio Dolcetta, un ingegnere trevigiano laureatosi al Politecnico di Milano. Fattesi le ossa in un’impresa elettrica di La Spezia, egli era poi approdato a Livorno alla Società ligure toscana di elettricità, e successivamente aveva avuto l’incarico di occuparsi della Ses, costituitasi nel 1911 e controllata anch’essa dal gruppo Orlando-Odero con il concorso della Comit e della Bastogi. Giunto a Cagliari nel 1917, in veste di direttore
Even from Stalin’s Russia, Omodeo was to receive an invitation to deal with some electrification works slated in the next two Five-Year Plans launched by the Kremlin. Therefore, after the Soviet government signed an agreement with the Italian government in 1931, Omodeo and his staff developed and managed the design of a number of hydroelectric plants, and of some irrigation and drainage systems: this required him to sojourn frequently in the Soviet Union until 1937. Then, after the Anti-Comintern Pact signed by Fascist Italy with Japan and Hitler’s Germany, it was no longer possible to continue in this enterprise, which was however destined to remain in the annals of our electrical power industry. Shortly thereafter, Omodeo retired from professional activity at sixty-one years of age, for health reasons, spending the rest of his life residing in a villa on Lake Maggiore. And the handful of excellent designers who had worked with him and given his Milanese office worldwide fame scattered.
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From the Mainland to Sardinia However, at that time, there was now a thicker nucleus of technicians and experts active in the electrical power sector, both operatively and in the field of research and experimentation. Among those coming to the fore in both these areas, an important role was played by the group that coalesced, in Società elettrica sarda, around Giulio Dolcetta, an engineer from Treviso who
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esecutivo, Dolcetta aveva dovuto innanzitutto trovare il modo più confacente di agire in un ambiente difficile. Accanto ai sostenitori del progetto elettro-irriguo a cui egli intendeva porre mano, non mancavano infatti gli avversari o gli scettici. A questo riguardo lo soccorse non soltanto il suo carattere volitivo e risoluto, ma anche il fatto che la Commerciale controllava una serie di importanti società nell’isola. Inoltre, un gruppo di autorevoli uomini politici locali (a cominciare da Francesco Cocco-Ortu e Luigi Congiu) intendeva avviare un processo di modernizzazione patrocinato da un’apposita legge come quella (già citata) del luglio 1913. Una volta assommate le cariche di direttore generale e di amministratore delegato, Dolcetta nell’aprile 1918 mise perciò in cantiere i progetti, concepiti da Omodeo, che contemplavano la costruzione dei bacini idroelettrici del Tirso e del Coghinas. Inaugurata la prima di queste due opere nell’aprile 1924 e la seconda quattro anni dopo, Dolcetta s’impegnò, con la collaborazione di due bravi tecnici cagliaritani, Antonio Pierazzuoli e Dionigi Scano, ad ampliare il raggio d’azione e di mercato della Ses nell’isola tramite la promozione di società edili, minerarie e tranviarie che assicurassero una crescita della domanda di energia elettrica. Inoltre, Dolcetta si dedicò all’attuazione dei lavori concernenti la bonifica del Torrealbese (ad opera della Società anonima bonifiche sarde, fondata nel dicembre 1918 con il concorso della Comit e di altri due soci, Fernando Adamoli e Giuseppe Menada). Ma successivamente, quando si trattò di procedere ulteriormente su questa strada, che implicava una riforma agraria, egli si trovò a che fare con l’avversione di alcuni grandi proprietari terrieri. Per di più, dopo il passaggio
had earned his degree at Milan’s Politecnico. Having gained his experience in an electric company in La Spezia, he ended up in Livorno at Società ligure toscana di elettricità, and then was tasked with handling SES, founded in 1911 and also controlled by the Orlando-Odero group with the contribution of Comit and Bastogi. Reaching Cagliari in 1917 as executive director, Dolcetta first of all had to find the most suitable way to act in a difficult environment. Alongside the supporters of the electricity/irrigation project he intended to implement, there was no dearth of adversaries or sceptics. He was helped in this regard not only by his wilful, resolute nature, but also by the fact that Commerciale controlled a whole set of important companies on the island. Moreover, a group of authoritative local politicians (starting with Francesco Cocco-Ortu and Luigi Congiu) planned to initiate a modernization process as supported by a special law: the one, as already mentioned, of July 1913. After combining the positions of general manager and managing director, in April 1918 Dolcetta embarked on the projects conceived by Omodeo, which entailed the construction of the Tirso and Coghinas hydroelectric basins. When the first of these two projects was inaugurated in April 1924 and the second four years later, Dolcetta undertook – with the collaboration of two fine technicians from Cagliari, Antonio Pierazzuoli and Dionigi Scano – to expand SES’s radius of action and market on the island, by promoting construction, mining, and tram companies that ensured increased electricity demand. Moreover, Dolcetta dedicated himself to implementing the works concerning the Torrealbese reclamation (by Società Anonima
Diga di Coghinas (Sassari) della Società elettrica sarda. Scarico delle paratoie automatiche, 1937. The dam in Coghinas (Sassari) belonging to the Società Elettrica Sarda. Discharge from the automated sluice-gates, 1937.
Giulio Dolcetta (al centro della foto) a una riunione presso la sede della Direzione generale della Ses. Roma, 1932. Giulio Dolcetta (in the middle of the photo) in a meeting at the headquarter offices of Ses, Rome,1932.
della Commerciale nel sanatorio dell’Iri, vennero a mancare i mezzi per ultimare i lavori. Dolcetta finì così nel luglio 1933 per rassegnare le dimissioni dalla Ses, di cui nel frattempo era divenuto presidente, per poi trasferirsi in Africa orientale dove si sarebbe occupato della costruzione di impianti idroelettrici per conto della Compagnia nazionale imprese elettriche (Coniel) da lui diretta. Intanto, nella guida della Ses, gli era subentrato dal settembre 1933 Mario Battaglia, proveniente dalle file della Sme, nell’ambito della quale aveva lavorato, quale dirigente della consociata Pugliese d’elettricità, impegnata nell’elettrificazione della penisola salentina.
Bonifiche Sarde, founded in December 1918 with the contribution of Comit and two other partners, Fernando Adamoli and Giuseppe Menada). But later, when it was a matter of proceeding further on this road, which implied agrarian reform, he found himself grappling with the resistance of some large landowners. What’s more, after Commerciale went over to convalesce at IRI, there were no funds to complete the works. Dolcetta thus ended up, in July 1933, tendering his resignation from SES, where he had in the meantime become chairman, and then relocated to Eastern Africa where he was to handle the construction of hydroelectric plants on behalf of Compagnia nazionale imprese elettriche (CONIEL), which he led. In the meantime, he had been succeeded in September 1933 at the helm of SES by Mario Battaglia, who came from the ranks of SME, where he had worked as director of the subsidiary Pugliese d’elettricità, which was engaged in the electrification of the Salento peninsula.
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Scientists and Financiers.
O RSO M ARIO C ORBINO
Fisico e senatore Nelle complesse vicende dell’industria elettrica italiana, dal suo assestamento ai suoi sviluppi su larga scala, due personaggi svolsero funzioni di assoluto rilievo sul versante scientifico e su quello finanziario: rispettivamente Orso Mario Corbino e Alberto Beneduce. E ciò, in parte, in campo aperto; in parte, dietro le quinte. Nativo di Augusta, in Sicilia, e laureatosi in fisica a soli vent’anni all’Università di Catania, Corbino era stato docente al Liceo scientifico “Vittorio Emanuele” di Palermo, dal 1897 al 1901,
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Physicist and Senator In the complex affairs of the Italian electrical power industry, from its initial settlement to its large-scale development, two figures had functions of absolute importance on the scientific and the financial sides: respectively, Orso Mario Corbino and Alberto Beneduce, in roles played partially in the open field, and partially in the wings. A native of Augusta in Sicilia, Corbino earned his degree in physics at only twenty years of age, at Università di Catania. He was an instructor at the
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frequentando nello stesso tempo il laboratorio di Damiano Macaluso con il quale era giunto a compiere importanti scoperte nel campo della termodinamica. Vincitore nel 1904 di due concorsi a cattedra universitaria sia in elettrotecnica che in fisica sperimentale, aveva optato per quest’ultima disciplina, insegnandola dall’anno dopo nell’ateneo di Messina. Chiamato nel 1908 all’Università di Roma, quale professore ordinario di Fisica complementare, per interessamento di Pietro Biaserna, direttore dell’Istituto di fisica di via Panisperna (già allora famoso per le sue importanti attività di ricerca), Corbino ne aveva poi preso il posto quando questi era scomparso nel 1918 e da allora aveva condotto una serie di studi di particolare interesse anche per le loro applicazioni pratiche quanto alla realizzazione di nuovi impianti per la produzione di energia elettrica. Nel frattempo, Corbino si era insediato nel febbraio 1917 alla presidenza del Consiglio superiore delle acque, istituito dal ministero dei Lavori pubblici in conformità al decreto legge del novembre 1916 che aveva dichiarato il patrimonio idrico un bene pubblico. Il suo compito consisteva nell’attuazione delle nuove disposizioni normative in materia di derivazioni idroelettriche che limitavano la durata delle concessioni a cinquant’anni e sempre che avessero uno “speciale e prevalente interesse di carattere pubblico”. Nell’ottobre 1920, su proposta del governo Giolitti, Corbino venne nominato senatore e in questa veste collaborò ai lavori della Commissione di studio per l’unificazione delle leggi minerarie, per poi assumere nel luglio 1921 il dicastero dell’Istruzione pubblica nel governo del socialriformista Bonomi. Fu così il primo scienziato italiano, sessant’anni dopo il fisico Carlo Matteucci, a ricoprire tale incarico. Nonostante
“Vittorio Emanuele” scientific secondary school of Palermo from 1897 to 1901, while at the same time frequenting the laboratory of Damiano Macaluso, with whom he made important discoveries in the field of thermodynamics. In 1904, having won two competitions for university chairs in both electrical engineering and experimental physics, he opted for the latter, and began teaching the subject at the university of Messina the following year. Having been called to Università di Roma in 1908 as full professor of complementary physics, at the behest of Pietro Biaserna, director of the physics institute on Rome’s Via Panisperna (already famous for its important research activities), Corbino took Biaserna’s place upon the latter’s death in 1918. After that time, he conducted a series of studies of particular interest also for their practical applications to building new electricity production plants. In the meantime, Corbino had, in February 1917, been installed as chairman of the higher council of waters, established by the Ministry of Public Works in compliance with the decree law of November 1916 that had declared water a public asset. He was tasked with implementing new regulatory provisions on hydroelectric diversions, which limited the duration of concessions to fifty years – and this under the condition that they had a “special and prevailing interest of a public nature.” In October 1920, at the proposal of the Giolitti government, Corbino was named senator, and in this office collaborated towards the work of the Study Commission for the unification of mining laws. Then, in July 1921, he was made Minister of Public Education in the government of the social reformer Bonomi. He thus became the first Italian scientist – sixty years after the physicist Carlo Matteucci – to hold this position. Despite this and his other political and institutional commitments, Corbino still continued to deal
questo e altri impegni di carattere politicoistituzionale, Corbino aveva seguitato comunque a occuparsi dei problemi dell’elettrificazione, nonché a far parte dei consigli di amministrazione della Sme e della Sges, oltre a rivestire la carica di vicepresidente della Compagnia generale di elettricità, che faceva capo alla General Electric. D’altra parte, grazie alla sua reputazione di studioso e alla sua conoscenza diretta di problemi industriali, il fisico siciliano venne chiamato a presiedere, dal febbraio 1923, il Consiglio superiore dei lavori pubblici, che aveva mansioni non solo consultive ma decisionali, di gestione e di controllo, su tutte le grandi opere d’importanza nazionale. Mussolini aveva così pensato a lui, malgrado Corbino (fratello dell’economista liberale Epicarmo) avesse votato in Senato contro il primo governo costituito nel novembre 1922 dal leader fascista, per l’incarico di ministro dell’Economia nazionale, che egli ritenne di accettare ai primi di agosto del 1923. Senonché fu costretto a dimettersi dopo pochi mesi, nel giugno 1924, in seguito alle polemiche insorte nei riguardi della convenzione, da lui firmata, con la Sinclair, che
with the problems of electrification, to serve on the boards of directors of SME and SGES, and to hold the position of deputy chairman of Compagnia generale di elettricità, a subsidiary of General Electric. On the other hand, thanks to his reputation as scholar and his first-hand knowledge of industrial problems, the Sicilian physicist was invited in February 1923 to chair the higher council of public works, which had not only consultative functions but decision-making, management, and control tasks as well, with regard to all major works of national importance. Mussolini thus thought of him – despite the fact that Corbino (brother of the liberal economist Epicarmo) had voted in the Senate against the first government established by the Fascist leader in November 1922 – for the post of Minister of the National Economy, a position Corbino accepted in early August 1923. However, he was forced to resign a few months later, in June 1924, following the polemics that arose as to the agreement he signed with Sinclair, which authorized the American oil company, under exclusive arrangement, to explore hydrocarbons in Sicily and Emilia. Furthermore, after the kidnapping of Giacomo Matteotti, who was about to reveal in Parliament certain unseemly behind-the-scenes aspects of that decision which (unbeknownst to Corbino) some figures in Mussolini’s entourage had
Orso Mario Corbino nel suo studio di direttore dell’Istituto di fisica in via Panisperna a Roma, 1936. Orso Mario Corbino, director of the Institute of Physics in via Panisperna in Rome, in his office, 1936.
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Orso Mario Corbino assunse la direzione de “L’Energia Elettrica” nel 1928. Orso Mario Corbino became the head of “L’Energia Elettrica” in 1928.
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autorizzava la società petrolifera americana ad effettuare ricerche in esclusiva di idrocarburi in Sicilia e in Emilia. D’altra parte, dopo il rapimento di Giacomo Matteotti, in procinto di rivelare in Parlamento certi retroscena poco edificanti di quella decisione, per cui si erano mobilitati (all’insaputa di Corbino) alcuni personaggi dell’entourage di Mussolini, si erano infittiti fin da subito i sospetti sulla loro collusione con la Sinclair e quindi sul loro interesse a tappare la bocca al deputato socialista. Dopo di allora Corbino riprese, accanto all’attività scientifica, quella professionale. Divenne consigliere d’amministrazione, dal 1927, della Edison e della Società esercizi telefonici di Napoli e assunse l’anno dopo la direzione della rivista “L’Energia Elettrica”. Nel giugno 1930 sostituì l’amministratore delegato della Comit, Toeplitz, alla presidenza della Sme, per poi fare ingresso, alla fine del 1931, nel consiglio di amministrazione dell’Istituto mobiliare italiano, incaricato dal governo di procedere allo smobilizzo delle partecipazioni industriali della Commerciale e del Credito Italiano. Non aveva smesso tuttavia di occuparsi dell’Istituto di fisica di via Panisperna, orientandone l’attività in modo che assumesse sempre più rilevanza nel campo della ricerca scientifica. Anche per questo si era impegnato a portare nel 1926 alla cattedra di fisica teorica Enrico Fermi, di cui aveva riconosciuto il notevole
urged, suspicions as to their collusion with Sinclair – and thus their interest in placing a gag on the socialist deputy – immediately grew. After that time, Corbino resumed his professional life alongside his scientific activity. In 1927, he joined the Board of Directors of Edison and of Società esercizi telefonici di Napoli, and the following year also assumed leadership of the periodical “L’Energia Elettrica”. In June 1930, he replaced the managing director of Comit, Toeplitz, as chairman of SME, and then, in late 1931, joined the board of directors of Istituto mobiliare italiano, tasked by the government with selling off the industrial stakes held by Commerciale and Credito Italiano.
Partecipanti al Convegno di fisica nucleare presso la palazzina di via Panisperna. Al centro, Enrico Fermi. Participants at the Convention on Nuclear Physics at the villa in via Panisperna. In the middle, Enrico Fermi.
talento ai fini dello sviluppo in Italia della ricerca nel settore nucleare. Benché non avesse mai aderito al partito fascista, il governo gli affidò nel 1931 la presidenza della Commissione chiamata a fissare le direttive e i programmi della radiodiffusione, e lo riconfermò in questo incarico nel 1934. Fu così che Corbino si recò, due anni dopo, negli Stati Uniti per studiare le prime trasmissioni televisive in modo da avviare nel nostro Paese un’iniziativa pubblica in questo nuovo campo d’attività. In effetti, al suo ritorno in patria, predispose le attrezzature necessarie per installare a Roma una stazione trasmittente sperimentale. Ma non potè poi assistere alle prime prove a questo riguardo, in quanto scomparve pochi mesi dopo, nel gennaio 1937.
However, he did not stop looking after the Physics Institute on Via Panisperna, guiding its activity in such a way that it took on increasing importance in the field of scientific research. This was also why, in 1926, he took pains to bring Ernico Fermi to the chair in theoretical physics, having recognized his considerable talent for developing nuclear research in Italy. Although he had never belonged to the Fascist Party, in 1931 the government made him chairman of the Commission called upon to establish radio broadcasting directives and programmes, reconfirming him in this position in 1934. Two years later, Corbino visited the United States to study the earliest television broadcasts, in order to start up a public initiative in our country in this new field of activity. Indeed, upon his return to Italy, he prepared the equipment needed to install an experimental transmitting station in Rome. But he was never to witness the first tests: he died just a few months later, in January 1937.
A LBERTO B ENEDUCE A LBERTO B ENEDUCE
Assetti proprietari fra pubblico e privato Se l’industria elettrica italiana doveva molto a Corbino, per il suo impegno altrettanto assiduo che fecondo di indicazioni preziose per l’intreccio
Public and Private Ownership Structures If the Italian electrical power industry owed much to Corbino, for a commitment that was both assiduous and fertile with precious possibilities for entwining the fields of research and operation,
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fra il campo della ricerca e quello operativo, lo stesso si può dire nei riguardi di Beneduce, per quanto riguarda il versante della gestione finanziaria in alcune fasi particolarmente complesse. Anche nel caso di Beneduce, le considerazioni e le aspettative espresse da Nitti, quanto all’importanza che l’elettrificazione avrebbe rivestito per lo sviluppo dell’economia italiana, e segnatamente per la rinascita del Mezzogiorno, avevano fatto scuola. Dalla visione delle cose e dall’opera di governo dello statista lucano Beneduce aveva infatti tratto ispirazione e stimolo, fin dall’inizio della sua attività quale presidente (dal settembre 1919) del Consorzio di credito per le opere pubbliche. Chiamato da Bonomi nel luglio 1921 alla guida del nuovo dicastero del Lavoro e della previdenza sociale, che ricoprì sino al febbraio del 1922, Beneduce ebbe poi modo di mettersi in luce da quando, abbandonata nel 1924 la vita pubblica (dopo che nel novembre 1919 era stato eletto nel collegio di Salerno per la lista dei social-riformisti), assunse nel dicembre di quell’anno, con il patrocinio del direttore della Banca d’Italia, Bonaldo Stringher, la presidenza dell’Istituto di credito per le imprese di pubblica utilità. A questa carica, egli associò quella di consigliere di amministrazione della Bastogi, di cui sarebbe poi divenuto presidente nel giugno 1926, grazie all’appoggio del ministro delle Finanze Volpi. Beneduce venne così stabilendo stretti rapporti con varie imprese elettriche, di cui la Bastogi deteneva pacchetti azionari di maggioranza o consistenti
Alberto Beneduce. Alberto Beneduce.
the same may also be said with regard to Beneduce, as regarded the financial side in some particularly complex phases. In Beneduce’s case as well, the considerations and expecations that Nitti expressed as to the importance that electrification would have for the Italian economy’s development, and in particular for Southern Italy’s rebirth, had matured. From the view of things and the work in government of the statesman from Basilicata, Beneduce drew inspiration and stimulus, right from the start of his activity as chairman (beginning September 1919) of Consorzio di credito per le opere pubbliche. Invited by Bonomi in July 1921 to head the new Ministry of Labour and Social Welfare, a position he held until February 1922, Beneduce then had the opportunity to make a name for himself when, having abandoned public life in 1924 (after he had been elected in November 1919 in the Salerno constituency for the social-reformist slate), he took on, in December of that year, with support from Banca d’Italia’s director Bonaldo Stringher, the chairmanship of Istituto di credito per le imprese di pubblica utilità. With this office he combined the position of board member of Bastogi, where he was to become chairman in June 1926, thanks to support from Finance Minister Volpi.
Grafico raffigurante i capitali sociali del gruppo Sme, 1933. Chart showing the share capital of the Sme group, 1933.
partecipazioni fra cui figuravano anche la Edison e la Sade. D’altro canto, quello elettrico era il settore più promettente nel campo degli investimenti industriali. E queste sue potenzialità erano risultate ancor più evidenti dopo la rivalutazione della lira, che aveva aperto alle principali società le porte del mercato finanziario americano. A questo riguardo Beneduce aveva portato a compimento nel 1926 le trattative per un primo prestito destinato alla Sip e ad altre imprese italiane; e collaborato poi con Volpi per rilanciare l’anno dopo il progetto volto alla creazione di una holding americana per l’assunzione di titoli elettrici italiani, sfociato nel gennaio 1928 nell’istituzione della Italian Superpower Corporation. In particolare, Beneduce aveva tenuto costantemente d’occhio l’attività della Sme, per via dell’importanza non solo economica che avrebbero potuto rivestire gli sviluppi dell’elettrificazione nel Mezzogiorno. Perciò, dopo la scomparsa nel 1925 di Capuano, si era adoprato affinché la riorganizzazione della società napoletana si traducesse in un rilancio aziendale senza eccessive interferenze degli azionisti di maggioranza rappresentati dalla Comit e dalla Société financière italo-suisse, così da lasciare larghi margini d’autonomia al vertice dirigenziale. Di qui il suo appoggio all’insediamento di Cenzato nella carica di amministratore delegato; e poi, nel settembre 1932, la concessione da parte dell’Icipu di un mutuo per 260 milioni di lire. Nel frattempo aveva rafforzato il controllo della Bastogi sulla Sges. Dopo le ripercussioni in Italia della crisi economica esplosa nell’ottobre 1929 negli Stati
Beneduce was thus establishing close relationships with a number of electric companies in which Bastogi held majority shareholding packages or major stakes, including Edison and SADE. On the other hand, the electrical power sector was the most promising one in the field of industrial investments. And these potentials became even clearer after the revaluation of the lira, which for leading companies had opened the gateway to the American financial market. In this regard, in 1926 Beneduce concluded negotiations for an initial loan destined for SIP and other Italian companies, and he then worked with Volpi to relaunch, the following year, the project aimed at creating an American holding company to take on Italian electricity securities; in January 1928, this would blossom into the founding of the Italian Superpower Corporation. In particular, Beneduce had kept a constant eye on SM0s activities, given the not merely economic importance that the developments of electrification could have in Southern Italy. Therefore, after Capuano’s death in 1925, he made an effort for the Neapolitan company’s reorganization to translate into a corporate revitalization without excessive interference from the majority shareholders Comit and Société financière italo-suisse, thus leaving large margins of autonomy for the top leadership. This resulted in his support for Cenzato’s installation as managing director, and later, in September 1932, ICIPU’s granting of a 260 million lire loan. In the meantime he strengthened Bastogi’s control over SGES. Following the repercussions in Italy of the economic crisis that broke out in the United States
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Uomini di scienza e di finanza Scientists and Financiers
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Uniti con il crollo di Wall Street, Mussolini si era andato convincendo, dopo vari tentativi andati a vuoto di neutralizzare con alcune misure il pericolo di una recessione, della necessità di un intervento straordinario dello Stato per salvare il salvabile. A tal fine Beneduce gli era apparso l’uomo su cui puntare, per le sue collaudate competenze in materia finanziaria, benché non avesse in tasca la tessera del Fascio e fosse ancora devoto agli ideali politici d’un tempo. In effetti, le aspettative del governo fascista non andarono deluse, dopo che Beneduce venne chiamato nel gennaio 1933 a presiedere l’Iri per avviare il risanamento delle principali banche di deposito e d’investimento (dalla Commerciale al Credito Italiano, al Banco di Roma) con lo smobilizzo delle loro numerose partecipazioni industriali, e per occuparsi poi della gestione di varie imprese passate nel convalescenziario dell’Istituto di via Veneto. A ogni buon conto, Beneduce badò a preservare gli assetti proprietari e i rapporti d’equilibrio nel comparto elettrico preesistenti alla crisi. Una volta espletata l’operazione che segnò ai primi del 1935 il ritorno della Edison sotto il totale controllo dei precedenti azionisti, in seguito all’acquisto da parte loro di un pacchetto di titoli finito nelle mani dell’Iri, il presidente dell’Istituto di via Veneto provvide a cedere il pacchetto di controllo della Bastogi a un sindacato privato (costituito dalla Pirelli, dalla Centrale, dalla Montecatini, dalle Associazioni Generali, dalla Edison e dalla Fiat). Lo stesso avvenne per una forte partecipazione della Sme di cui l’Iri era venuto in possesso in seguito alle operazioni di smobilizzo della Comit e di altre banche. La Bastogi poté così riprendere i programmi di espansione degli impianti idroelettrici e della
in October 1929 with the crash on Wall Street, Mussolini was growing convinced – after several vain attempts with some measures to neutralize the danger of a recession – of the need for an State extraordinary intervention to save what could be saved. Towards this end, Beneduce appeared to be the man on whom to wager, given his proven skill in financial matters, despite the fact that he was not a card-carrying member of the Fascist Party, and was still devoted to the political ideals of another time. Indeed, the Fascist government’s expectations were not disappointed after Beneduce was invited in January 1933 to chair IRI in order to initiate the recovery of the leading deposit and investment banks (from Commerciale to Credito Italiano and Banco di Roma), with the selling off of their numerous industrial stakes, and then to deal with the management of various companies that had gone over to IRI to convalesce. To all accounts, Beneduce took care to preserve the ownership arrangements and relationships of balance in the electrical power sector that existed before the crisis. Once he completed the operation that was, in early 1935, to mark Edison’s return under the total control of the previous shareholders following their purchase of a package of securities that ended up in IRI’s hands, IRI’s chairman then transferred Bastogi’s controlling package to a private syndicate (consisting of Pirelli, Centrale, Montecatini, Associazioni Generali, Edison, and FIAT). The same occurred for a strong SME stake that had come into IRI’s possession after the selling off operations of Comit and other banks. Bastogi could thus resume the programs to expand hydroelectric plants and the Energy distribution grid in Southern Italy, to which Beneduce (who remained the company’s chairman) continued, as the admirer of Nitti he had always been, to attach
Grafici di andamento della Società meridionale di elettricità. Sotto, certificato obligazionario della Sme, 1930. Charts showing the state of the Società Meridionale di Elettricità. Below, Sme bond, 1930.
rete di distribuzione di energia nel Mezzogiorno, a cui Beneduce (che rimase presidente della società) continuava ad annettere (da simpatizzante di Nitti quale era stato) grande importanza per lo sviluppo economico delle regioni meridionali. Di fatto, quando egli si dimise nell’aprile del 1939 dalla guida dell’Iri, per motivi di salute, e venne nominato senatore, la Bastogi aveva in portafoglio varie partecipazioni in alcune grandi imprese italiane. Ma soprattutto essa costituiva una sorta di crocevia nel firmamento elettrico italiano. Accanto ai suoi maggiori azionisti privati (Pirelli, Edison, Sade e alcuni enti assicurativi) era infatti presente al vertice della società anche l’Iri. Si era venuta così configurando, attraverso la Bastogi, una combinazione d’interessi fra mano privata e mano pubblica, destinata a conoscere nel dopoguerra ulteriori sviluppi in altri comparti industriali.
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great importance for the southern regions’ economic development. In fact, when in April 1939 he resigned for health reasons from the helm of IRI and was made senator, Bastogi had in its portfolio several stakes in some large Italian companies. But above all, it was a sort of crossroads on the Italian electricity landscape. Beside its largest private shareholders (Pirelli, Edison, SADE, and some insurance bodies), IRI was also present in the company’s leadership. Thus, through Bastogi, a combination of interests was taking shape between private and public hands, which in the postwar period would see additional development in other industrial sectors.
Gli alfieri dell’oligopolio.
P IERO F ERRERIO
Tra guerra e dopoguerra Nel 1939, alla vigilia della seconda guerra mondiale, la produzione di energia elettrica ammontava a 18,5 miliardi di KWh (dei quali mezzo miliardo geotermici e 923 milioni termoelettrici). Dopo essere rimasta sostanzialmente stazionaria fra il 1929 e il 1932, aveva ricominciato a crescere in virtù di un’espansione dei consumi che avrebbe registrato indici annui di sviluppo pari in media al 6-7%. Vennero così aumentando gli investimenti, che per lungo tempo erano rimasti pressoché bloccati
Standard-Bearers for an Oligopoly.
P IERO F ERRERIO
From War to Post-War In 1939, on the eve of the Second World War, electricity production amounted to 18.5 billion kWh (of which a half billion geothermal, and 923 million thermoelectric). After holding essentially steady between 1929 and 1932, it began to grow again, due to an expanded consumption whose yearly development indices were to average 6-7%. Investment, which for a long time had remained virtually frozen by the recession, thus began to rise. Some major progress was also recorded both in terms of design (for the
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dalla recessione. Si registrarono inoltre alcuni significativi progressi sia sul versante della progettazione (per la realizzazione di linee ad altissima tensione) che su quello della trazione elettrica (per la costruzione di treni elettrici superveloci rispetto agli standard dell’epoca). I bombardamenti aerei degli anglo-americani, susseguitisi con crescente intensità a partire dall’autunno del 1942, danneggiarono seriamente le reti di distribuzione dell’energia, soprattutto quelle che collegavano gli impianti idroelettrici alpini ai principali centri urbani. Tuttavia le dighe e le centrali scamparono per lo più agli attacchi. D’altro canto, alla fine del conflitto, i primi provvedimenti assunti dal governo Parri e poi, dal dicembre 1945, dai ministeri presieduti da De Gasperi riguardarono, unitamente al ripristino dei trasporti ferroviari, la rimessa in funzione dei servizi elettrici. Occorreva infatti provvedere tanto all’illuminazione pubblica che alla riattivazione delle fabbriche, in quanto obiettivi considerati assolutamente prioritari. Anche per questo motivo tornò in ballo la prospettiva di una nazionalizzazione dell’industria elettrica. Se ne parlò diffusamente nel 1946, durante i lavori dell’Assemblea costituente. Ed essa parve che dovesse realizzarsi al più presto nel quadro di un vasto piano di riforme patrocinate dai maggiori partiti della coalizione antifascista insediatasi alla guida del Paese all’indomani della Liberazione. D’altronde, non è che in quel frangente i principali gruppi privati avessero di per sé la forza o comunque un’influenza in sede politica tale da neutralizzare l’ipotesi di un passaggio allo Stato del settore elettrico, tanto più che, mentre alcune imprese erano rimaste sotto le insegne dell’Iri e altre erano già da tempo municipalizzate, le principali aziende private erano state commissariate e poste sotto il
construction of very-high-voltage transmission lines) and electric traction (for the construction of electric trains that were super-fast in comparison with the standards of the time). Aerial bombings by the Americans and the British, occurring with greater intensity starting from the autumn of 1942, caused serious damage to the power distribution grids, especially to those that linked the Alpine hydroelectric plants to the main urban centres. Dams and power stations, however, mostly escaped the attacks. On the other hand, at the end of the conflict, the first measures taken by the Parri government, and then, starting December 1945, by the ministries presided over by De Gasperi, regarded, along with restoring railway transport, getting electric services back in operation. Both public lighting and reactivating the factories had to be seen to, as objectives deemed to be absolute priorities. For this reason as well, the prospect of nationalizing the electrical power industry came back to the fore. It was widely spoken of in 1946, during the proceedings of the Constituent Assembly, and it appeared that it was to be achieved as quickly as possible within the framework of the vast plan of reforms that were advocated by the leading parties in the antiFascist coalition installed to lead the country after Liberation. Moreover, it wasn’t as if the leading private groups had on their own the strength or even the political influence to neutralize the possibility of turning the electrical power sector over to the State – all the more so because while some companies had remained under the IRI banner and others had already been municipalized for some time, the leading private companies had been placed under temporary receivership, which is to say under the control of management boards.
Stazione elettrica di Astroni (Napoli) della Società meridionale di elettricità distrutta dagli eventi bellici. Sotto, trasporto di un trasformatore per il ripristino delle installazioni elettriche danneggiate dalla guerra, 1945. Electric power station in Astroni (Naples) belonging to Società Meridionale di Elettricità destroyed during the war. Below, transportation of a transformer for the reconditioning of the electrical installations damaged during the war, 1945.
controllo dei Consigli di gestione. Per di più, ed era un’ulteriore circostanza che militava a favore della nazionalizzazione, si erano accentuati nel corso degli anni Trenta i divari fra Nord e Sud in fatto di capacità produttive, anche perché le devastazioni avvenute dopo il luglio 1943, durante la faticosa avanzata degli Alleati dalla Sicilia al Meridione e poi verso il Settentrione della penisola, avevano accresciuto ancor più questa disparità. Oltretutto, non c’era azienda che non invocasse dal governo aiuti economici e agevolazioni fiscali; altrettanto unanimi erano le loro richieste per un aumento delle tariffe e talora in misura superiore al corso dell’inflazione. Esisteva perciò più di un motivo per procedere a una nazionalizzazione del settore elettrico. Gli unici a essere del tutto contrari a un passo del genere erano i liberali. Tuttavia alcuni di loro e anche autorevoli economisti di scuola liberista come Giovanni Demaria ritenevano che si dovessero adottare concrete misure antimonopolistiche e rivedere in ogni caso la
What’s more – and it was another circumstance that militated in favour of nationalization – the gaps in production capacity between north and south had worsened in the 1930s, also because the devastations that took place after July 1943, during the arduous Allied advance from Sicily to Southern Italy and then towards the north of the peninsula, had increased this disparity even further. Moreover, there was no company that failed to appeal for economic aid and tax facilities from the government; they were just as unanimous in their requests for raising rates – sometimes to an extent exceeding than the inflation rate. There was thus more than one reason to nationalize the electrical power sector. The only ones against a step of this kind were the Liberals. However, some of them – and also such authoritative economists of the liberalist school as Giovanni Demaria – thought that concrete antimonopoly measures should be adopted, and that the existing legislative discipline regarding hydroelectric concessions should at any rate be reviewed, as it figured in the agenda of the first De Gasperi government.
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disciplina legislativa esistente in materia di concessioni idroelettriche, come figurava nell’agenda del primo governo De Gasperi. Fin dall’inizio del dibattito sulle decisioni da prendere nei riguardi del settore elettrico, i riflettori si erano appuntati in particolare sulla Edison, in quanto rappresentava la maggior concentrazione industriale e finanziaria del suo comparto e occupava inoltre una posizione preminente nel firmamento economico italiano. Alla vigilia della guerra, la società milanese, insieme alle sue affiliate, era giunta a contare un capitale di sei miliardi di lire; e i suoi azionisti, come i suoi dirigenti, avevano più di un buon motivo per essere soddisfatti dell’andamento delle cose, in quanto i primi avevano visto crescere costantemente i profitti e i secondi i loro compensi. Lo “stato maggiore” della Edison aveva fatto perciò capire fin da subito che si sarebbe mobilitato qualora si fosse passati dalle dichiarazioni di principio in merito alla nazionalizzazione delle società elettriche private alla predisposizione di concrete misure in tal senso. Nella carica di amministratore delegato era subentrato dai primi del 1942, dopo il ritiro dalla scena di Motta, un dirigente, Piero Ferrerio, che aveva lavorato con lui ancor prima di approdare in Edison. Nativo di Bernareggio, nella provincia milanese, Ferrerio si era laureato al Politecnico in ingegneria elettrotecnica e sino al 1915 era stato un collaboratore dello studio di Motta, che si occupava allora anche di telefoni. Ed era poi divenuto, dal 1920, il suo principale assistente alla Edison, in quanto gli erano state affidate mansioni
Ordine di servizio a firma di Piero Ferrerio, 1942. Service order signed by Piero Ferrerio, 1942.
From the very start of the debate on the decisions to be taken regarding the electrical power sector, the spotlight shone especially strong on Edison, as it represented the greatest industrial and financial concentration in its sector and held a pre-eminent position on the Italian economic landscape. On the eve of the War, the Milanese company, along with its affiliates, had atttained a capital of six billion lire; its shareholders, like its managers, had good reason to be pleased with how things were going, since the former had seen their profits – and the latter their compensation – constantly rise. Edison’s “General Staff” thus immediately made it understood that it would mobilize if the declarations of principle on nationalizing the private electric companies were to give way to concrete measures in this direction. After Motta retired from the scene, a manager, Piero Ferrerio, who had worked with him even before coming to Edison, succeeded him in his post as managing director in early 1942. A native of Bernareggio in the province of Milan, Ferrerio earned his degree in electrical engineering at the Politecnico, and starting in 1915 was a collaborator in Motta’s office, which at the time also dealt with telephones. In 1920, he then became his chief assistant at Edison, and
Testo di fonogramma inviato da Piero Ferrerio, settembre 1943. Text of a phonogram sent by Piero Ferrerio, September 1943.
di direttore generale aggiunto. Finché nel 1937 era stato promosso da Motta a direttore generale e a consigliere di amministrazione, accanto a lui, nei comitati direttivi di numerose consociate. Ferrerio vantava quindi una lunga esperienza professionale e conosceva a menadito i congegni della Edison, nonché quelli di numerose imprese in cui essa era presente come azionista di riferimento o con proprie partecipazioni. Inoltre, era riuscito a cavarsela dopo l’8 settembre 1943, tenendo a bada gli esponenti della Repubblica di Salò e cercando nel contempo di limitare al minimo le pretese delle autorità di occupazione tedesche. Allorché venne interpellato, nel marzo 1946, dalla Commissione economica per il ministero della Costituente su quali soluzioni sarebbero state più efficaci ai fini della ricostruzione, Ferrerio disse chiaro e tondo che era “preferibile, in un certo senso, la più sfacciata disorganizzazione alla migliore pianificazione”. In sostanza, era meglio lasciare le cose come stavano e affidarsi all’iniziativa di quanti erano a capo delle singole società elettriche, che avrebbero trovato sicuramente, ma a loro discrezione, la strada giusta per riprendere a correre. D’altro canto, il presidente della Edison, come del resto altri imprenditori interrogati in quella circostanza su cosa convenisse fare, si avvalse per sostenere il suo punto di vista di un espediente politico: ossia che l’intervento pubblico sarebbe stato una riproduzione dell’ordinamento dirigistico e autarchico del regime fascista. D’altro canto sapeva che una argomentazione del genere
was given tasks as adjunct general manager. In 1937 Motta then promoted him to general manager and board member, serving beside him on the management boards of numerous subsidiaries. Ferrerio thus had long professional experience, and was perfectly acquainted with Edison’s devices, as well as with those of numerous companies in which it was present as shareholder of reference or with its own stakes. Moreover, he came off well after 8 September 1943, holding the representatives of the Italian Social Republic in Salò at bay while at the same time keeping the demands of the German occupation forces to a minimum. When questioned in March 1946 by the economic Commission for the ministry of the Constituent Assembly, as to what solutions would be the most effective for the purposes of reconstruction, Ferrerio said plainly that “the most brazen disorganization would in a certain sense be preferable to the best planning.” In essence, it was better to leave things as they were and place faith in the initiative of those who were heading the individual electric companies who surely – but at their own discretion – would have found the right road towards getting things back on track. On the other hand, Edison’s Chairman, like the other entrepreneurs questioned in that circumstance as to what was to be done, relied on a political expedient to sustain his viewpoint: that public intervention would reproduce the Fascist regime’s dirigiste and autarkic order.
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148 Lettera autografa di Piero Ferrerio, 1941. A destra, una cartella al portatore, 1947. Letter signed by Piero Ferrerio, 1941. On the right, bearer bond, 1947.
avrebbe trovato udienza anche fra alcuni esponenti dei partiti di sinistra, non già in quanto favorevoli a un ritorno agli automatismi di mercato, ma in quanto ritenevano che l’Iri e altri enti pubblici sorti durante il fascismo fossero sostanzialmente dei “carrozzoni”. Socialisti e comunisti miravano comunque, in ultima analisi, qualora avessero avuto la meglio nelle elezioni, a far valere l’istituzione un sistema tale da comportare la statalizzazione dei principali gruppi industriali. Sta di fatto che, dopo l’uscita dal governo dei liberali nell’ottobre 1946, il tripartito fra la Dc, il Pci e il Psi si trovò di fronte al rischio di una paralisi di gran parte dell’apparato produttivo se le società elettriche non si fossero date da fare,
Moreover, he knew that a line of argument of this kind would also find a hearing among some figures in the parties of the Left, not because they favoured a return to market automatisms, but because they believed that IRI and the other public bodies that arose during Fascism were nothing but enormous, unwieldy organizations. However, in the final analysis, Socialists and Communists were aiming – if they were to have been successful in the elections – to institute a system that would involve nationalizing the leading industrial groups. Indeed, after the Liberals left the government in
con la massima sollecitudine, per riattivare gli impianti. Da una condizione di debolezza le maggiori imprese passarono, da quel momento, a una posizione di forza: tanto più in quanto la crescente inflazione in corso le stava liberando da una massa di debiti pregressi. È pur vero che per tutto il 1946 il governo aveva seguitato a calmierare le tariffe elettriche in modo che corrispondessero più o meno ai costi d’esercizio, o che fossero contenute in termini tali da escludere comunque qualsiasi compenso al capitale. Inoltre, erano stati posti a carico delle aziende dell’Italia continentale gli oneri della produzione termoelettrica in Sicilia e in Sardegna. Ma ai primi del 1947 il governo dovette, per forza di cose, autorizzare un nuovo aumento delle tariffe, pur limitandone l’entità per le bollette degli utenti più modesti. E successivamente, dopo la formazione in giugno di un ministero monocolore democristiano, con la collaborazione di alcuni tecnici e l’attribuzione del nuovo dicastero del Bilancio a Luigi Einaudi, si profilò una svolta politica che, dopo i risultati elettorali del 18 aprile 1948, si sarebbe tradotta nell’avvento di una coalizione centrista. L’estromissione dei partiti di sinistra dal governo rassicurò gli industriali elettrici, come altri esponenti del
Il presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, all’inaugurazione della centrale idroelettrica di Cimena (Torino) della Società idroelettrica piemonte, 1949. The President of the Republic, Luigi Einaudi, at the opening of the hydroelectric power station in Cimena (Turin) belonging to Società Idroelettrica Piemonte, 1949.
October 1946, the three-party triad between the DC (Christian Democrats), the PCI (Communists) and PSI (Socialists) risked paralysis of much of the productive apparatus if the electric companies failed to get busy to reactivate the plants at all speed. From that moment on, the largest companies passed from a condition of weakness to a position of strength – all the more so since the growing inflation under way was freeing them from a mass of prior debts. It is also true that throughout 1946, the government had continued to control electricity rates so they would correspond more or less to operating costs, or would be contained in terms that would rule out any compensation for capital. Moreover, the charges for thermoelectric production in Sicily and Sardinia had been borne by the companies of continental Italy. But in early 1947, the government, forced by events, had to authorize a new rate increase, while limiting the electric bill’s size for more modest customers. Subsequently, after an all Christian Democrat
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mondo economico, che avevano temuto sino a quel momento di rimanere soggetti ai Consigli di gestione o esposti al rischio di una nazionalizzazione delle imprese che avessero un carattere di preminente interesse pubblico. Tuttavia, la severa manovra deflazionista attuata nel frattempo da Einaudi per cominciare a risanare i conti dello Stato, suscitò negli ambienti economici non poche riserve e obiezioni. Essa comportò infatti l’aumento del tasso d’interesse e quello delle imposte sui redditi da capitale e d’impresa. Si dileguò comunque, ed era per gli industriali elettrici, la cosa più importante, l’ipotesi di una nazionalizzazione. D’altro canto, fra tutte le gestioni dell’Iri, quella riguardante le società del settore elettrico, passate sotto le sue insegne, non si era rivelata un’esperienza particolarmente soddisfacente. In ogni caso, di fronte alla forte ripresa della domanda, sia per le urgenti necessità dovute alla ricostruzione che per la carenza di gas e combustibili, occorreva far conto su un sensibile incremento dell’attività produttiva. E ciò non sarebbe stato possibile se i principali gruppi avessero continuato a starsene prudentemente alla finestra in attesa di venti più propizi. Peraltro, non è che fosse un obiettivo a portata di mano la copertura finanziaria del fabbisogno nazionale di energia elettrica. Ferrerio aveva calcolato nel 1946 che fosse indispensabile, per riportare il margine di disponibilità nell’ordine di almeno del 20%, un’opera di ampliamento e di rinforzo delle centrali e delle reti da attuarsi in un arco di tempo non inferiore ai tre-quattro anni, bene che andasse. Per far questo, l’industria elettrica avrebbe avuto bisogno di qualcosa come 50 miliardi di lire l’anno da impiegare in investimenti. Senonché, un impegno del genere Il presidente del Consiglio dei Ministri, Alcide De Gasperi, con Piero Ferrerio in visita al cantiere della diga di Santa Giustina della società Edison, 1950. The President of the Council of Ministers, Alcide De Gasperi, with Piero Ferrerio visiting the construction site of the Santa Giustina dam belonging to the Edison company, 1950.
ministry was formed in June, with the collaboration of some technicians and the appointment of Luigi Einaudi to head the new Ministry of the Budget, a political turning point could be glimpsed – a turning point that, after the election results of 18 April 1948, would translate into the rise of a centrist coalition. The expulsion from the government of the parties of the Left reassured the electricity industrialists as it did other figures in the economic world, who until then had feared they would remain subjected to management boards or exposed to the risk of a nationalization of companies of pre-eminent public interest. However, the severe deflationary manoeuvre implemented in the meantime by Einaudi in order to bring the State’s Accounts back to health, raised quite a few reservations and
non avrebbe comportato soltanto un notevole drenaggio di capitali dal mercato finanziario; avrebbe richiesto anche consistenti prestiti internazionali, oltre a un sostanziale aumento delle tariffe elettriche. A ogni modo, quello che induceva Ferrerio e altri suoi colleghi a non restare più trincerati sulla difensiva, era che si fosse infine dissolta la prospettiva di una nazionalizzazione. Del resto, anche a volerla (e i governi centristi non erano comunque di quest’avviso), essa avrebbe riversato su un bilancio statale, che si era appena iniziato a rimettere in sesto, un ingente aggravio per le casse dello Stato sia per gli indennizzi da corrispondere alle imprese espropriate sia per le spese necessarie all’attuazione di un piano organico di potenziamento degli impianti di produzione e delle reti di distribuzione.
objections in economic circles. The manoeuvre in fact resulted in higher interest rates and higher unearned revenue tax and corporate income tax rates. However, the possibility of nationalization faded, which was the most important thing for the electricity industrialists. On the other hand, among all IRI’s operations, that involving the companies in the electrical power sector that had passed under its banner did not prove to be a particularly satisfactory experience. In any event, with the strong recovery in demand – due to the urgent necessities cause by reconstruction and to the dearth of gas and fuel – considerably increased productive activity was needed. And this would not have been possible if the leading groups were to have continued to sit prudently at the window waiting for more propitious winds to blow. Therefore, financial coverage of the national electricity requirement was not actually an objective that was close at hand. In 1946, Ferrerio calculated that, to bring the margin of availability back to the order of at least 20%, a work to expand and strengthen the stations and grids was needed, to be implemented over a time frame of no less than three to four years, if things went well. To do this, the electrical power industry would require something on the order of 50 billion lire a year for investment. However, a commitment of this kind would not only have considerably drained capital from the financial market; it would also have required substantial international lending – and substantially increased electricity rates. At any rate, what induced Ferrerio and his other colleagues no longer to remain hunkered down on the defensive was that the prospect of nationalization had finally been dispelled. Moreover, even if it were desired (and the centrist
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Di fatto, una volta venuta meno l’ipotesi di un passaggio alla “mano pubblica”, la capofila del settore elettrico si trovò ad agire facendo buon conto anche sulle salde alleanze in corso da tempo tra la Edison e la Pirelli. Per il resto, ai fini di un rilancio dell’economia italiana, Ferrerio riteneva che avrebbe dovuto avvenire puntando soprattutto sul binomio elettricità-edilizia. Perciò, egli e altri suoi colleghi avrebbero poi giudicato positivamente il piano concepito nel 1954 dal ministro del Bilancio, Ezio Vanoni, nell’ambito del quale un ruolo importante veniva attribuito allo sviluppo dei settori di base (fra cui appunto quello elettrico) e all’espansione dell’edilizia quale volano dell’occupazione.
G IORGIO VALERIO
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V ITTORIO D E B IASI
Gli esordi del nucleare Intanto anche la Edison, come la Finelettrica dell’Iri e l’Agip Nucleare, si era interessata allo sviluppo di una nuova fonte energetica, come quella nucleare. A occuparsene erano stati Vittorio De Biasi e Giorgio Valerio che, dal 1952, quali “delfini” di Ferrerio avrebbero condiviso la guida del Gruppo milanese. Entrambi avevano compiuto un lungo percorso nell’ambito della Edison. Il primo, cremonese, più anziano del secondo di quasi dieci anni (in quanto nato nel 1895), si era laureato nel 1921 al Politecnico di Torino in ingegneria meccanica, e aveva lavorato nel campo delle costruzioni ferroviarie, dirigendo i lavori per la realizzazione delle ferrovie calabro-lucane. Dalla Società per le strade ferrate del Mediterraneo, era passato nel 1924 alle dipendenze della Edison, con l’incarico di addetto all’Ufficio tecnico, per poi svolgere le
governments were not of this opinion), it would have dumped, onto a state budget that had just begun to get back on track, an enormous burden for the state coffers, both for the compensations to be paid to the expropriated companies, and for the expenses needed to implement an organic plan to strengthen the production plants and distribution grids. In fact, once the possibility of passing over to the “public hand” had expired, the leader in the electrical power sector acted by turning to good account the firm alliances made over time between Edison and Pirelli. At any rate, in order to revitalize the Italian economy, Ferrerio thought this should take place by emphasizing the electricity/construction pair above all. Therefore, he and his other colleagues were to positively view the plan conceived in 1954 by Budget Minister Ezio Vanoni, which assigned an important role to developing basic sectors (including the electrical power sector, of course) and to expanding construction as the driver of employment.
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The Emergence of Nuclear Power Meanwhile, Edison too, like IRI’s Finelettrica and Agip Nucleare, took an interest in developing a new energy source: nuclear power. Dealing with this were Vittorio De Biasi and Giorgio Valerio who, starting in 1952, as Ferrerio’s “dauphins,” were to share leadership of the Milanese group. Both had completed a long path at Edison. De Biasi, from Cremona (and, born in 1895, almost ten years older than Valerio), earned a degree in mechanical engineering from Turin’s Politecnico in 1921, and worked first in the field of railway construction, directing works for
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stesse mansioni in una consociata emiliana e assumere dal 1928 la direzione della Ovesticino, dove era rimasto per quasi quindici anni prima di essere chiamato a far parte dell’alta dirigenza della capofila. Erano passati successivamente altri sette anni perché De Biasi giungesse infine, nel 1950, ad acquisire l’incarico di consigliere delegato della società. Quanto al suo noviziato nel settore nucleare, era cominciato nel novembre 1946 con la presidenza del Centro informazioni studi ed esperienze (Cise), al quale partecipavano, oltre alla Edison, la Cogne e la Fiat, e a cui avevano poi aderito, tra il 1949 e il 1950, la Pirelli, la Falck e la Terni. Grazie a questo dispiegamento di forze, il Cise era giunto, sul finire del 1951, alla realizzazione di un impianto pilota per la produzione di acqua pesante mediante elettrolisi e di un impianto sperimentale per la metallurgia dell’uranio. Il governo era stato così indotto a istituire, nel giugno 1952, un Comitato nazionale per le ricerche nucleari (a somiglianza di quelli già sorti in Francia e in Gran Bretagna). E il Cnrn aveva poi provveduto all’acquisto di alcuni reattori di ricerca e alla loro attivazione in una propria sede a Ispra, presso Varese. Da parte sua, l’Edison aveva proceduto alla realizzazione di una propria centrale a Trino Vercellese. Se De Biasi aveva fatto ingresso così nel direttivo del Cnrn (insieme a Francesco Giordani, Felice Ippolito e Arnaldo Maria Angelini), Giorgio Valerio si era occupato a sua volta dei problemi operativi riguardanti la partecipazione della Edison al programma di sviluppo del settore nucleare. Laureatosi in ingegneria al Politecnico di Milano, aveva
building the Calabria-Basilicata railways. In 1924, he left Società per le strade ferrate del Mediterraneo for Edison, where he was placed in charge of the technical office, then discharging the same duties in a subsidiary in Emilia, and assuming, in 1928, management of Ovesticino, where he remained for almost fifteen years before being asked to join the top leadership at the parent company. Seven more years were to pass before finally, in 1950, De Biasi would be made the company’s chief operating officer. He began his apprenticeship in the nuclear sector in November 1946, with the chairmanship of Centro informazioni studi ed esperienze (CISE), in which, in addition to Edison, Cogne and FIAT held stakes, to be joined by Pirelli, Falck, and Terni between 1949 and 1950. Thanks to this deployment of forces, towards the end of 1951 CISE was to build a pilot plant for the production of heavy water by electrolysis, and an experimental plant for uranium metallurgy. Thus, in June 1952, the government was led to establish a national committee for nuclear research (resembling those that arose in France and Great Britain). CNRN (Comitato nazionale per le ricerche nucleari) then purchased some research reactors and activated them in its own main facility in Ispra near Varese. For its part, Edison built its own power station in Trino Vercellese. If De Biasi made his entry into the management of CNRN (along with Francesco Giordani, Felice Ippolito, and Arnaldo
Conferenza stampa di Vittorio De Biasi al Cise, dicembre 1953. Press conference with Vittorio De Biasi, December 1953.
Giorgio Valerio, presidente della Dinamo, celebra il cinquantenario della società. Giorgio Valerio, president of Dinamo, celebrates the fiftieth anniversary of the company.
maturato le sue prime esperienze lavorative a Genova e negli Stati Uniti, per poi essere assunto nel 1926 alla Edison. Apprezzato da Motta per le sue particolari attitudini in fatto di gestione aziendale, era stato promosso successivamente al posto di vicedirettore commerciale e quindi, nel 1935, a quello di direttore amministrativo per poi acquisire nel 1942 l’incarico di direttore generale. Quale consigliere delegato della Edison dal 1952 a fianco di De Biasi, Valerio aveva seguito passo dopo passo le iniziative intraprese dal Gruppo milanese nel settore nucleare: di qui anche un suo viaggio nel 1954 negli Stati Uniti per verificare la tipologia di un reattore da utilizzare nella centrale nucleare in costruzione a Trino Vercellese. L’anno dopo, nel dicembre 1955, venne chiamato a presiedere la Società elettronucleare italiana (Selni), costituita con la partecipazione paritetica delle società elettrocommerciali private e del gruppo IriFinelettrica. Peraltro, egli come i rappresentanti del settore privato avrebbe voluto procedere con cautela su questa strada senza doversi impegnare fin da subito in forti investimenti. In effetti, non è che spirasse allora all’interno delle principali società elettriche un’aria di ottimismo. E ciò anche per via di un’eccessiva
Maria Angelini) in this manner, Giorgio Valerio dealt instead with the operative problems related to Edison’s participation in the nuclear sector development programme. Upon earning an engineering degree at Milan’s Politecnico, he gained his earliest working experiences in Genoa and the United States, and was hired by Edison in 1926. Appreciated by Motta for his special aptitude for corporate management, he was promoted to deputy commercial director and, in 1935, to administrative director, acquiring the post of general manager in 1942. As chief operating officer of Edison starting in 1952 alongside De Biasi, Valerio followed the Milanese Group’s initiatives in the nuclear sector step by step: he thus travelled to the United States in 1954 to verify the type of reactor to be used in the nuclear power plant being built in Trino Vercellese. The next year, in December 1955, he was asked to serve as chairman of Società elettronucleare italiana (SELNI), established with the equal shareholding of the private electricity marketing companies and the IRI-Finelettrica
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capillarizzazione delle linee di trasmissione e delle reti di distribuzione, in quanto lasciate dalle capogruppo a un gran numero di società satelliti, mentre esse si occupavano essenzialmente della produzione e soprattutto della gestione finanziaria. La Edison, come la Sade e la Centrale, badavano infatti ad attrarre i risparmiatori, sia erogando a compenso degli azionisti una quota consistente degli utili, sia sostenendo l’andamento dei loro titoli in Borsa. Nel caso in particolare della Edison, si erano rallentati perciò dal 1957 gli investimenti in nuovi impianti ma soprattutto una parte delle sue risorse aveva preso la strada del settore chimico, in fase di forte crescita anche per via dei mutui agevolati concessi dal governo a titolo di incentivi. Inoltre, a indurre la Edison a battere questa pista era stata la scoperta nel 1952 di nuovi giacimenti di metano, dopo quelli rinvenuti dall’Agip. Valerio riteneva perciò che esistessero promettenti condizioni di sviluppo tanto nelle filiere dell’acetilene che nella produzione di nuove fibre sintetiche; ciò che aveva portato il gruppo milanese a creare due “poli chimici integrati” a Mantova e a Priolo, in Sicilia. La Edison era venuta così in rotta di collisione con la Montecatini, anche perché Valerio era ricorso a una
Lettera di Vittorio De Biasi ad Alberto Crespi, presidente del Comitato impianti di distribuzione, sul Laboratorio di Lambrate del Cesi, 1957. Letter from Vittorio De Biasi to Alberto Crespi, president of the distribution plant Committee, on the Lambrate Lab owned by Cesi, 1957.
group. Moreover, he, like the representatives of the private sector, preferred to proceed with caution on this road, without having to be committed immediately with heavy investment. Indeed, no air of optimism was blowing in the leading electric companies. This was also due to an excessive capillary diffusion of transmission lines and distribution grids, as the group leaders had left these to a large number of satellite companies while they dealt mainly with production and above all with financial management. Edison, Like SADE and Centrale, in fact saw to attracting savers, both by paying shareholders a substantial portion of the profits, and by shoring up their shares’ performance on the bourse. In the particular case of Edison, investments in new plants had slowed starting 1957, but above all a portion of its resources had taken the road of the chemical sector, which was in a phase of strong growth, due also to the facilitated loans granted by the government as incentives. Moreover, inducing Edison to take this road was the 1952 discovery of new methane fields after
Lettera autografa di Vittorio De Biasi, 1960. Handwritten letter by Vittorio De Biasi, 1960.
batteria di prezzi altamente concorrenziali allo scopo di far ingresso di forza nel mercato chimico. E questa contesa si era accentuata dopo la sua decisione di dar corso, con uno stabilimento a Ferrara, anche alla produzione di fertilizzanti e di gomma sintetica. Un campo di attività, questo, in cui pure l’Eni, attraverso l’Anic, intendeva far valere la sua presenza incrinando così le posizioni di dominanza detenute fino ad allora dalla Montecatini. In pratica, l’Edison aveva esteso, strada facendo, i propri interessi ben al di là del suo originario campo d’attività. E questo suo sconfinamento aveva finito per portare altra acqua al mulino di quanti ritenevano che si dovesse porre fine alle concentrazioni oligopolistiche nel settore elettrico. Da tempo, a condurre questa battaglia nei loro confronti era soprattutto il gruppo liberal-democratico degli “Amici del Mondo”, del settimanale diretto da Mario Pannunzio. E le filippiche di Ernesto Rossi contro privilegi e rendite di posizione avevano riscosso crescente udienza sull’opinione pubblica. A smuovere infine la classe politica era stato un convegno tenutosi nel marzo 1960 dedicato espressamente alle “baronie elettriche”, a cominciare dalla Edison, la più potente di tutte. In quella sede si era giunti a documentare per filo e per segno come la condotta dei principali gruppi elettrici fosse in contrasto con l’interesse pubblico e comunque disimpegnata nei riguardi dell’esigenza di un riscatto economico delle aree più depresse. Sino a quel momento Valerio non aveva attribuito particolare importanza alle istanze riaffacciatesi di tanto in tanto in alcuni ambienti politici per una nazionalizzazione del settore elettrico. La Edison, quale capofila delle società private, oltre a primeggiare al vertice della Confindustria contava dalla sua parte vari giornali e alcuni esponenti della Dc, unitamente alla dirigenza del Partito
those found by AGIP. Valerio thus held that there were promising conditions for development both in the acetylene sectors and in the production of new synthetic fibres; this led the Milanese group to create two “integrated chemical poles” in Mantua and in Priolo, Sicily. Edison thus was on a collision course with Montecatini, also because Valerio resorted to a host of highly competitive prices in order to make a forceful entry onto the chemical market. In this setting, the contest was to be exacerbated by his decision to initiate production of fertilizers and synthetic rubber at a facility in Ferrara. This was a field of activity in which ENI too, through ANIC, intended to make its presence felt, thus putting a dent in the positions of dominance that Montecatini held until that time. In practise, Edison had along the way extended its interests far beyond its original field of activity, which ended up benefitting those who believed in putting an end to oligopolistic concentrations in
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liberale. E Valerio riteneva che far la voce grossa fosse meglio che cercare consensi a favore della propria causa. De Biasi non la pensava allo stesso modo, in quanto era convinto che la strategia di seguire dovesse consistere piuttosto in un’opera da sensibilizzazione della stampa e dei circoli governativi, con il sostegno non solo dei funzionari addetti alla Divisione studi economici della Edison ma di alcuni autorevoli consultenti economici. A suo avviso, insomma, sarebbe stato più convincente agire con meno rudezza e aggressività nella difesa delle proprie prerogative, per non indurre lo “stato maggiore” della Dc ad abbracciare la causa della nazionalizzazione. Quello che più preoccupava De Biasi era la prospettiva di un sopravvento nelle file del partito di maggioranza relativa della corrente di sinistra. E questo perché il leader della Cisl, Giulio Pastore, aveva presentato in Parlamento un resoconto sui primi dieci anni della politica d’intervento pubblico nel Mezzogiorno, in cui si parlava della necessità di una seconda fase, che avrebbe dovuto tradursi, in primo luogo, nel potenziamento delle risorse energetiche locali. D’altro canto, la convinzione che si sarebbe potuta assicurare alle regioni meridionali (tramite la nazionalizzazione) una maggiore quantità di energia elettrica e a prezzi bassi, era condivisa da esponenti di differenti matrici politiche come il repubblicano Ugo La Malfa, il comunista Giorgio Napolitano, il socialista Antonio Giolitti e anche il liberale Guido Cortese. Si riteneva infatti che l’insufficiente disponibilità di energia fosse una delle principali strozzature che ostacolavano la crescita della piccola e media industria. Ma si calcolava anche che, senza un intervento dello Stato, non sarebbe stato possibile coprire interamente le spese necessarie per potenziare gli impianti e la rete di distribuzione nel Mezzogiorno,
the electrical power sector. For some time, leading the battle against these concentrations was, above all, the liberal-democratic group “Amici del Mondo”, from the weekly directed by Mario Pannunzio. Ernesto Rossi’s tirades against the privileges and perquisites of position gained a growing audience in public opinion. What finally got the political class moving was a conference held in March 1960, dedicated expressly to the “electricity baronies,” starting with Edison, the most powerful of all. There, it was documented, in every little detail, how the behaviour of the leading electricity groups went counter to the public interest and was at any rate disconnected from the need for an economic recovery of the most depressed areas. Until that time, Valerio had given little importance to the demands cropping up from time to time in some political circles as to nationalizing the electrical power sector. As leader of a group of private companies, Edison, in addition to excelling at the top of Confindustria, relied on various newspapers and on some figures from the DC, along with the leadership of the Liberal Party. Valerio also thought that it was better to assume an authoritative tone than to seek approval for one’s cause. De Biasi was not of the same opinion, convinced as he was that the strategy to follow should rather consist of an effort to raise awareness in the press and government circles, with support not only from the officers at Edison’s economic studies division, but also from some authoritative economic consultants. As he saw it, it would be more convincing to act less bluntly and aggressively in defending their own prerogatives, so as not to lead the DC’s “general staff” to embrace the cause of nationalization. What concerned De Biasi was the prospect that the Left-wing current in the ranks of the majority party would take the upper hand. This is because
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in quanto si trattava di investimenti superiori alla redditività consentita dalle condizioni di mercato. A loro volta, i principali gruppi industriali del Nord non erano affatto teneri nei riguardi della politica tariffaria praticata dalla Edison e da altre compagnie. Per non parlare dell’insofferenza a questo riguardo che seguitava a manifestare la gran massa degli utenti privati. Senonché non sarebbe stato possibile contenere le tariffe entro un certo limite, in mancanza di una struttura tendenzialmente omogenea e unitaria in fatto di reti di distribuzione. Ed era questo, in fondo, il maggior peccato che si addebitava alla Edison e alle altre compagnie.
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In effetti, le società elettriche che operavano nelle regioni del Nord si concentravano, al volgere degli anni Cinquanta, oltre il 60% del consumo netto complessivo di energia, tanto per impieghi industriali di carattere produttivo che per usi privati. Alla stessa data, i gruppi elettrici privati controllavano il 45,6% dell’intera produzione mentre al 16% ammontava la quota degli autoproduttori; il resto era suddiviso fra Finelettrica (con il 25,6%), Ferrovie dello Stato (con il 6,8%) e aziende municipalizzate (con il 6%). Che prima o poi si sarebbe giunti a un passaggio di consegne (attraverso la nazionalizzazione o una “irizzazione” del settore elettrico), era convinto in cuor suo anche Giorgio Valerio. Ma proprio per questo occorreva che le società elettriche ne ricavassero il maggior profitto possibile e alzassero quindi le barricate al fine di vendere cara la pelle. Fu quanto il leader della Edison, dopo aver portato dalla sua De Biasi, si accinse a fare allorché venne delineandosi all’orizzonte, dopo la caduta del governo Tambroni nel luglio 1960, l’avvento di una coalizione di centro-sinistra (con il voto favorevole
CISL leader Giulio Pastore had submitted to Parliament a report on the first ten years of the public intervention policy in Southern Italy, which spoke of the need for a second phase, which should in the first place have translated into strengthening local energy resources. Moreover, the conviction that it would have been possible to assure the southern regions (through nationalization) of a greater quantity of affordably priced electricity was shared by figures from different political backgrounds, such as the Republican Ugo La Malfa, the Communist Giorgio Napolitano, the Socialist Antonio Giolitti, and even the Liberal Guido Cortese. It was in fact held that insufficient power was one of the main bottlenecks hampering the growth of small and medium industry. But it was also calculated that without State intervention, it would be impossible to fully cover the expenses needed to strengthen Southern Italy’s plants and distribution grid, since the investments would be greater than the profitability afforded by market conditions. In their turn, the leading industrial groups in the north were not at all enamoured of the rate policy applied by Edison and other companies – not to speak of the intolerance that the great mass of private users continued to show in this regard. However, it would be impossible to contain the rates within a certain limit, in the absence of a tendentially uniform and unitary structure for distribution grids. At heart, this was the greatest sin of which Edison and the other companies were charged. In effect, during the 1950s, the electric companies operating in northern regions accounted for more than 60% of net total electricity consumption, for both industrial uses of a productive nature, and for private uses. At
del partito socialista) presieduta dal leader democristiano Amintore Fanfani. L’unica questione che protrasse per alcuni mesi il passaggio alla “mano pubblica” delle società elettriche private fu il dilemma se si sarebbe dovuto procedere in tal senso mediante un loro inquadramento nell’ambito dell’Iri (per cui propendevano sia la Mediobanca di Cuccia che alcuni esponenti di governo) o una nazionalizzazione tout court. A scioglierlo fu alla fine la conditio sine qua non posta da Pietro Nenni e da Riccardo Lombardi per l’appoggio del Psi a una coalizione di centro-sinistra, in quanto essa consisteva in un’immediata nazionalizzazione delle compagnie private, quale preludio delle “riforme di struttura” che i socialisti invocavano da tempo. A questo punto il fatto che la Edison e i maggiori gruppi elettrici avessero seguitato a praticare una politica di dividendi tale da compiacere le attese dei risparmiatori, si rivelò quanto mai proficua per i loro azionisti. Gli indennizzi a favore delle compagnie private statizzate (con una legge del dicembre 1962) vennero infatti commisurati ai valori di Borsa dei loro titoli. Si finì così per addossare le spese necessarie all’erogazione di tali indennizzi (da eseguire nell’arco di un decennio e a un interesse annuo del 5,5%) direttamente all’Enel, l’Ente nazionale per l’energia elettrica di nuova costituzione. Nelle intenzioni del governo il versamento degli indennizzi, pari a una cifra complessiva di 1.650
Lettera di Vittorio De Biasi ad Alberto Crespi, 1961. Letter from Vittorio De Biasi to Alberto Crespi, 1961.
the same time, private electricity groups controlled 45.6% of the entire production, while the self-producers’ share amounted to 16%; the rest was divided between Finelettrica (with 25.6%), the State Railways (6.8%), and municipalized companies (6%). In his heart, Giorgio Valerio, too, was convinced that sooner or later a changing of the guard (through the nationalization or an “IRI-ization” of the electrical power sector) would take place. But it was for this very reason that electric companies had to draw the greatest profit possible, and that the barricades had to be lifted, in order to go down fighting tooth and nail. This was what Edison’s leader, after having brought De Biasi over, was preparing to do when, after the fall of the
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Grafico di producibilità e fabbisogno di energia elettrica in Italia dal 1959 al 1964. A destra, Gazzetta Ufficiale del 12 dicembre 1962 che riporta la legge di istituzione di Enel, Ente nazionale per l’energia elettrica. Graph showing electricity production and requirements in Italy from 1959 to 1964. On the right, Gazzetta Ufficiale of 12 December 1962 reporting the legislation establishing of Enel, Ente Nazionale per l’Energia Elettrica.
miliardi (contando anche quelli dovuti alle imprese controllate sino a quella data dell’Iri), avrebbe dovuto essere utilizzata dai gruppi di comando delle società nazionalizzate per il rilancio degli investimenti e l’avvio di nuove iniziative industriali. Senonché, soltanto in minima parte queste aspettative trovarono
Tambroni government in July 1960, the advent of a centre-left coalition (with the favourable vote of the Socialist Party), led by the Christian Democrat leader Amintore Fanfani, could be glimpsed on the horizon. The only issue that prolonged the passage of the private electric companies to “public hands” for several months was the dilemma of whether to proceed in this direction through their placement within IRI (to which both Cuccia’s Mediobanca and some government figures were more inclined) or full-blown nationalization. In the end, it was the conditio sine qua non imposed by Nenni and Riccardo Lombardi for the PSI’s support for a centre-left coalition that solved the dilemma: an immediate nationalization of the private companies as a prelude to the “structural reforms” that the Socialists had been clamouring for for some time. At this point, the fact that Edison and the largest electricity groups continued to practise a dividend policy to satisfy savers’ expectations turned out to be even more profitable for their shareholders. The compensations to the private companies coming under state control (with a law of December 1962) were in fact commensurate with their securities’ values on the Bourse. The expenses needed to pay these compensations (to be done over the course of a decade and at a yearly interest rate of 5.5%) were borne directly by the newly founded national electricity body Enel – Ente nazionale per l’energia elettrica. In the government’s intentions, the compensations,
concreto riscontro. Con i proventi di cui venne a disporre, la Centrale acquisì infatti il controllo di alcune piccole imprese cartarie, alimentari e di elettrodomestici; la Sade se ne servì per fare ingresso nel settore alimentare destinando il resto al rafforzamento delle sue posizioni (tramite la Ciga) nel comparto turistico e alberghiero; quanto alla Bastogi, li impiegò soprattutto in investimenti immobiliari e in servizi pubblici minori. Si trattò insomma, in questi tre casi, di partecipazioni in settori tradizionali e ad elevata redditività nel breve periodo. Quanto all’ingente liquidità pervenuta nelle casse della holding a capo della Edison, Valerio ne dirottò gran parte verso l’industria chimica, in vista di una fusione con la Montecatini, che si trovava allora in forti difficoltà commerciali e finanziarie. L’11 dicembre 1965 si giunse così alla nascita della Montedison, di cui Valerio divenne presidente e De Biasi vicepresidente in rappresentanza del management dell’ex gruppo elettrico. Al primo posto nell’agenda della nuova società stavano la razionalizzazione delle strutture aziendali e l’eliminazione dei doppioni. Senonché un’autentica fusione fra le due componenti non sarebbe poi avvenuta, anche a causa delle controversie interne sorte fra i rispettivi vertici manageriali. Ma questa è un’altra vicenda che non ha più a che vedere con il settore elettrico.
Cedola relativa a Prestito obbligazionario Enel, 1965. Coupon regarding Enel bond issue, 1965.
equalling a total figure of 1,650 trillion lire (also counting those owed to the companies that were IRI’s subsidiaries until that time), were supposed to have been used by the nationalized companies’ commanding groups to revitalize investment and embark on new industrial initiatives. However, only in the smallest part were these expectations met. With the proceeds that became available to it, Centrale in fact acquired control over some small paper-mill, food, and appliance companies; SADE used them to enter the food sector, investing the rest in strengthening its positions (through CIGA) in the tourism and hotel sector; and Bastogi used them above all to make investments in real estate and in lesser public services. In these three cases, it was a matter of acquiring stakes in traditional sectors with high short-term profitability. As to the enormous liquidity that flowed into the holding company that headed Edison, Valerio routed a large portion to the chemical industry, with a view to a merger with Montecatini, which at that time had major commercial and financial difficulties. Thus, on 11 December 1965, Montedison came into being, with Valerio as chairman and De Biasi as deputy chairman representing the former electricity group’s management. First on the new outfit’s agenda was streamlining corporate structures and eliminating redundancies. But a real merger between the two components was not to take place, due also to the internal disputes that arose between the respective managerial leaderships. But this is an entirely different matter, one that has nothing more to do with the electrical power sector.
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L’artefice della nazionalizzazione.
A RNALDO M ARIA A NGELINI
Lo sviluppo di un grande Gruppo Il nuovo ente economico pubblico si trovò a operare, dall’inizio del 1963, senza un adeguato fondo di dotazione. E ciò perché era prevalso, al momento della nazionalizzazione, il convincimento che le imprese private si trovassero in condizioni abbastanza floride e che i flussi finanziari, derivanti dalla situazione così ereditata dall’Enel, nonché dai successivi miglioramenti prevedibili in ragione di una gestione unitaria del settore, sarebbero stati
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The Prime Mover Behind Nationalization.
A RNALDO M ARIA A NGELINI
Development of a Major Group The new economic public corporation found itself, starting early 1963, under-endowed, owing to the fact that, at the time of nationalization, the conviction prevailed that private enterprises were in sufficiently thriving condition, and that the financial flows derived from the situation inherited by Enel, as well as from the subsequent improvements that the sector’s unitary management was expected to bring, would have
L’artefice della nazionalizzazione The Prime Mover Behind Nationalization
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quindi sufficienti sia a coprire i costi di esercizio sia a garantire i mezzi necessari al pagamento dei debiti contratti con la Edison e altre società. Di conseguenza, il management dell’Enel dovette affrontare fin da subito notevoli difficoltà per assolvere il suo compito, che era di potenziare l’apparato produttivo e di colmare i divari delle regioni meridionali rispetto al resto della Penisola in fatto di impianti e reti di distribuzione. Alla direzione generale dell’Enel il governo aveva nominato un personaggio con una lunga esperienza sia in campo tecnico-scientifico che professionale: Arnaldo Maria Angelini aveva infatti cominciato a occuparsi del settore elettrico fin dal 1931, subito dopo essersi laureato, ventiduenne, in ingegneria elettromeccanica al Politecnico di Liegi. Da allora, dopo aver prestato servizio per qualche mese nelle officine di Herstel della Société Anonyme Constructions Electriques du Belgique e nelle centrali delle Société Anonyme D’Ongrée Maritay, era stato assunto dalla Terni e messo a capo, l’anno successivo, del Laboratorio misure e prove. Nel 1936 aveva acquisito la libera docenza in misure elettriche insegnando poi questa disciplina alla Facoltà di ingegneria dell’Università di Roma. Nel frattempo aveva collaborato con la Stet, la finanziaria telefonica dell’Iri. Divenuto nel 1944 direttore generale della Terni, aveva optato nel 1946, alla fine della guerra, per la carriera universitaria, avendo vinto la prima cattedra di elettronica istituita presso l’Ateneo di Cagliari, per trasferirsi successivamente nella capitale, quale professore
Brevetto industriale rilasciato ad Arnaldo Maria Angelini, gennaio 1937. Industrial patent granted to Arnaldo Maria Angelini, January 1937.
sufficed to cover operating costs and to guarantee the funds necessary to pay the debts Edison had contracted with other companies. Consequently, Enel’s management was immediately forced to face considerable difficulties in discharging its task, which was to strengthen the productive apparatus and diminish the gap that stood between the southern regions and the rest of the peninsula in terms of plants and distribution grids. To Enel’s general management, the government had appointed a figure with long experience, both professional and in the technical/scientific area. Arnaldo Maria Angelini had in fact been in the electrical power sector since 1931, immediately after earning his electromechanical engineering degree from Liège’s polytechnical school at twenty-two years of age. Then, after a few months’ service in the Herstel workshops at Société Anonyme Constructions Electriques du Belgique and at the power stations of Société Anonyme D’Ongrée Maritay, he was hired by Terni and, the following year, was placed in charge of the measurement and testing laboratory. In 1936, Angelini acquired the position of lecturer in electrical measurements, going on to teach this subject in the Faculty of engineering at the University of Rome. In the meantime, he worked with STET, IRI’s telephone financial company. Having become Terni’s general manager in 1944, at War’s end, in 1946, he opted for a university career, winning the first professorship of electronics established at the University of Cagliari. He was later to relocate to the Capital, as ordinary professor of electronic machinery in 1949,
ordinario dal 1949 di macchine elettriche, a cui avrebbe fatto seguito nel 1960 il suo passaggio all’insegnamento di elettrotecnica. Nel corso della sua carriera accademica aveva continuato a svolgere varie attività di consulenza. D’altronde, era stata particolarmente apprezzata l’opera da lui svolta a suo tempo per il ripristino degli impianti idroelettrici della Terni danneggiati durante la guerra. Inoltre, all’indomani della Liberazione di Roma, il governo Bonomi aveva chiamato Angelini a presiedere il Comitato consultivo per l’energia elettrica, il cui compito era di indicare quali linee direttrici e modalità operative più efficaci si dovessero seguire per la ricostruzione post-bellica del settore elettrico. Perciò, quando l’Iri costituì nel 1952 la Finelettrica, al fine di coordinare la produzione di energia delle diverse imprese operanti sotto le proprie insegne, si rivolse ad Angelini perché ne assumesse la vicepresidenza. Quale docente e studioso particolarmente versatile, egli aveva intanto esteso i propri interessi al campo dell’energia nucleare, così che il governo lo aveva designato a membro del comitato direttivo del Cnrn, accanto ad Amaldi, De Biasi e Giordani. Nel 1956 Angelini aveva così optato per la cattedra di ingegneria dei reattori, nell’ambito del corso di perfezionamento di fisica nucleare applicata istituito presso l’Ateneo capitolino, per poi insegnare la medesima disciplina all’interno del corso di perfezionamento in ingegneria nucleare da lui diretto. Da allora, Angelini era andato sommando un incarico pubblico dopo l’altro: nel settembre 1960 il terzo governo Fanfani lo aveva nominato vicepresidente del Comitato nazionale per l’energia nucleare; inoltre egli aveva assunto la direzione del comitato scientifico e tecnico dell’Euratom, dopo che sul suo nome si erano
to be followed in 1960 by his passage to the teaching of electrical engineering. During his academic career, he continued to perform a variety of consulting activities. Also particularly appreciated was the work he performed in his time to restore Terni’s wardamaged hydroelectric plants. Moreover, in the aftermath of the Liberation of Rome, the Bonomi government asked Angelini to chair the consultative board for electric energy, which was tasked with indicating what were the most effective directions and modes of operation to be followed for the postwar reconstruction of the electrical power sector. Therefore, when IRI founded Finelettrica in 1952 with the purpose of coordinating the energy production of the various companies operating under its banner, it asked Angelini to serve as deputy chairman. A particularly versatile teacher and scholar, he had in the meantime extended his interests to the field of nuclear energy, and the government thus made him a member of the management board of CNRN, serving alongside Amaldi, De Biasi, and Giordani. In 1956, Angelini then opted for the chair in reactor engineering, as part of the advanced course in applied nuclear physics established at the University of Rome, and subsequently went on to teach the same subject within the advanced course in nuclear engineering that he directed. After that time, for Angelini it was one public office after another: in September 1960, the third Fanfani government made him deputy chairman of Comitato nazionale per l’energia nucleare; he had also assumed the scientific and technical management of Euratom, after the other partners in the European Economic Community agreed to tap him for the post. Starting November 1996, he was also a member of the board of directors of
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trovati d’accordo gli altri partner della Comunità economica europea. Dal novembre 1966 faceva anche parte del consiglio di amministrazione del Cise (il Centro studi informazioni esperienze), accanto ai rappresentanti delle società private interessate alla realizzazione di un reattore nucleare per la produzione di energia elettrica. Non c’era pertanto un uomo che più di lui potesse assumere le redini dell’Enel, quando il nuovo ente venne creato nel dicembre 1962. Non solo perché da tre anni si trovava a presiedere l’Associazione elettrotecnica italiana ma perché, a conferma della sua vasta conoscenza dei problemi e delle prospettive del settore elettrico, esisteva un gran numero di studi e ricerche, pubblicati nel corso degli ultimi trent’anni, concernenti le più svariate applicazioni dell’elettrotecnica; dagli impianti ai macchinari, dai sistemi di produzione a quelli per la trasmissione di energia, al nuovo campo dell’energia nucleare. Tuttavia, il mandato che il governo di centrosinistra aveva conferito a lui e alla nuova dirigenza dell’Enel era estremamente impegnativo e, per molti aspetti, andava al di là delle esperienze maturate da Angelini sino a Acceleratore statico per la produzione di neutroni nei laboratori del Cise. Sopra, l’ingresso del Centro informazioni studi esperienze al n. 23 di piazza Monumentale a Milano, 1953. Static accelerator for the production of neutrons in the Cise laboratories. Above, entrance to the Centro Informazioni Studi Esperienze at 23 Piazza Monumentale, in Milan, 1953.
CISE (Centro studi informazioni esperienze), serving alongside representatives from private firms interested in building a nuclear reactor for the production of electricity. So no one more than he could take the reins at Enel when it was created in December 1962 – not only because he had been serving as chairman of Associazione elettrotecnica italiana for three years, but also because his vast knowledge of the electrical power sector’s problems and prospects was confirmed by a large number of studies and research works published over the course of the previous thirty years, concerning the most disparate applications of electrical engineering, from plants to machinery, from production systems to power transmission systems, and the new field of nuclear energy. However, the mandate that the centre-left government conferred to him and to Enel’s new leadership was extremely demanding and, in many aspects went beyond the experience Angelini had accumulated until that time. It was
A destra, rassegna stampa Enel con la notizia della nomina di Arnaldo Maria Angelini a direttore generale, 1963. Sopra, lettera autografa di Angelini, 1972. On the right, Enel press clippings with news of the appointment of Arnaldo Maria Angelini as president, 1963. Above, handwritten letter of Angelini, 1972.
quel momento. Si trattava infatti di integrare in un assetto coerente e funzionale attività e iniziative di carattere eterogeneo e per lo più disperse, in quanto coincidenti con finalità e aspettative di determinate zone del Paese, ciascuna delle quali si era sviluppata in base a una propria specifica individualità e autonomia. Erano perciò confluite nell’ambito dell’Enel unità aziendali tra le più disparate, operanti per lungo tempo con differenti strategie e articolazioni. Oltretutto, non è che si potesse contare su adeguate risorse finanziarie, per cui occorreva fare di necessità virtù, utilizzando al meglio i mezzi di cui si disponeva. A questo riguardo Angelini riuscì a farcela, puntando soprattutto sulla valorizzazione dei quadri dirigenziali e tecnici ereditati dalle maggiori società private. D’altro canto, ebbe a contare in fase di rodaggio anche la fiducia che essi riponevano in lui, in quanto
169 in fact a matter of integrating, into a coherent and functional organization, activities and initiatives of a heterogeneous and largely dispersed nature, as they coincided with the purposes and expectations of given areas of the country, each of which had developed based on its own specific individuality and autonomy. Some of the most disparate corporate units, that had long operated with different strategies and organizations, thus converged in Enel. What’s more, adequate financial resources were not to be counted on; virtue had to be made of necessity, by making the best use of the funds available. In this, Angelini was successful, concentrating especially on making the most of the management and technical cadres inherited from the largest private companies. Moreover, in this breaking-in phase, they placed their confidence in as he had been accredited by his
L’artefice della nazionalizzazione The Prime Mover Behind Nationalization
accreditato da una lunga e riconosciuta attività professionale nel comparto elettrico. Sta di fatto che nel corso del primo decennio di esercizio dell’Enel andò prendendo man mano consistenza ed effettiva concretezza sul piano operativo un indirizzo unitario in fatto di gestione aziendale sia pur nel quadro di un’organizzazione territoriale decentrata. Nel contempo acquisì sempre più spessore il parco termoelettrico, per cui la produzione totale di energia, alimentata da olio combustibile, crebbe fra il 1963 e il 1973 da 13.000 a più di 78.000 Gwh, sino a coprire quasi il 70% di quella complessiva dell’Enel. Vennero così ponendosi le basi sia per il coordinamento dell’intero sistema elettrico italiano sia per l’ottimizzazione delle valenze produttive e la loro rispondenza alla crescita dei consumi. Per il conseguimento di questo duplice 170
long and recognized professional activity in the electrical power sector. In fact, during the first decade of Enel’s operation, a unitary orientation in corporate management was gradually solidifying and taking concrete shape, even within the framework of a decentralized territory organization. At the same time, thermoelectric plants acquired increasing importance: total energy production powered by fuel oil grew from 13,000 to more than 78,000 Gwh between 1963 and 1973, accounting for almost 70% of Enel’s total output. The bases were thus being laid both for coordinating the entire Italian electricity system and for optimizing production levels and their response to growing consumption. To achieve this dual order of objectives, the strategy adopted by Angelini and by his collaborators’ management was important. The strategy was on the one hand aimed at developing the distribution grids in the southern regions and on the islands; on the other, at modernizing the organizational structures and intensifying the search for and adoption of new technologies. The Enel director Tabella di produzione di energia elettrica dal 1963 al 1972. Sopra, il presidente di Enel, Arnaldo Maria Angelini, svolge la relazione introduttiva alla Conferenza regionale di Bologna, 1973. Table showing electricity production from 1963 to 1972. Above, the president of Enel, Arnaldo Maria Angelini, giving the introductory speech at the regional Conference in Bologna, 1973.
ordine di obiettivi risultò importante la strategia di Angelini e della dirigenza dei suoi collaboratori. Essa era volta, da un lato, a sviluppare le reti di distribuzione nelle regioni meridionali e nelle isole; dall’altro, ad ammodernare le strutture organizzative nonché a intensificare la ricerca e l’adozione di nuove tecnologie. Su quest’ultimo versante il direttore dell’Enel si era impegnato anche di persona, in quanto convinto, come scriverà nel novembre 1975, che in tal modo sarebbe stato possibile sia elevare il rendimento e l’affidabilità degli impianti elettrici di produzione, trasmissione e distribuzione, sia contribuire alla “soluzione dei problemi legati all’interazione tra gli impianti e l’ambiente, e in generale al miglioramento della qualità e dell’economicità del servizio”. Non avrebbe invece avuto la medesima fortuna l’attenzione pur costantemente dedicata da Angelini (divenuto dal 1979 presidente dell’Enel) alle iniziative condotte dai suoi collaboratori per l’impiego e gli sviluppi dell’energia nucleare. Gli ambienti politici avrebbero finito infatti, nel corso del tempo, per accantonare l’opzione nucleare, abbandonandola poi del tutto dopo l’esito del referendum tenutosi nel 1987.
Il presidente del Consiglio, Mariano Rumor, viene ricevuto al padiglione di Enel dal presidente, Arnaldo Maria Angelini, dal presidente onorario, Vito Antonio Di Cagno. Bari, 1973. The president of the Council, Mariano Rumor, is received at the Enel pavilion by its president, Arnaldo Maria Angelini, and by its honorary president Vito Antonio Di Cagno. Bari, 1973.
committed himself personally to this latter point, convinced as he was, as he was to write in November 1975, that this would make it possible to improve the performance and reliability of the electrical production, transmission, and distribution plants, and to contribute towards “solving the problems connected with the interaction between the plants and the environment, and in general towards improving service quality and affordability.” On the other hand, the attention, albeit constant, dedicated by Angelini (who had become Enel chairman in 1979) to the initiatives carried out by his collaborators for nuclear energy’s employment and developments, was not to enjoy the same good fortune. Indeed, as time went by, political vcircles had set aside the nuclear option, and then abandoned it entirely after the outcome of the referendum held in 1987.
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Riferimenti documentari/Document Sources
Al capitolo primo
Chapter one
Su Giuseppe Colombo: R. Cambria, Colombo Giuseppe, Dizionario biografico degli italiani, XXVII, Roma 1982, pp. 213-228; e i suoi Scriti e discorsi politici, a cura di G. Gallavresi, vol. I, Milano 1934; nonché F. Tajani, Giuseppe Colombo, in “L’energia Elettrica”, XI (1934), fasc. IX, pp. 679-682; V. Nivellini, Giuseppe Colombo, il papà degli ingegneri italiani, Milano 1945; C. G, Lacaita, Giuseppe Colombo e le origini dell’Italia industriale, in Giuseppe Colombo, industria e cultura nella storia d’Italia, Scritti scelti 1861-1919, Bari 1969; A. Guiccioli, Diari di un conservatore, Roma 1973, pgg. 233-56 e passim; C. Pavese, Le origini della Società Edison e il suo sviluppo fino alla costituzione del “gruppo” (1861-1919), in Autori vari, Energia e sviluppo. L’industria elettrica italiana e la società Edison, a cura di B. Bezza, Torino 1986, pp. 23 e sgg.; Autori vari, Storia dell’industria elettrica in Italia, 1, Le origini 1882-1914, a cura di G. Mori, Roma-Bari 1992, ad indicem; nonché E. Borruso, Il giovane Colombo e la formazione dello sviluppo industriale milanese, in Id., Studi di storia dell’industria “milanese” (1836-1983), Milano 1996, pp. 81 e sgg. Su Giovan Battista Pirelli: B. Bezza, Il viaggio di istruzione all’estero di Giovan Battista Pirelli, in “Annali di storia dell’impresa”, 1985, 1, pp. 287 e sgg.; Id., L’attività multinazionale della Pirelli (1883-1914), in “Società e Storia”, a X (1987). n. 35 pp. 53 sgg.; S. Casimirri, Cultura tecnologica, modelli esteri e società industriale, in Autori vari, Borghesi e imprenditori a Milano dall’Unità alla Prima guerra mondiale, a cura di G. Fiocca, Roma-Bari 1987, pp. 141 e sgg., e ibidem, C. Dau Novelli, Modelli di comportamento e ruoli famigliari, pp. 213 e sgg; Autori vari, Storia dell’industria elettrica in Italia, 1, Le origini cit. ad indicem. Su Carlo Esterle: C. Pavese, Esterle Carlo, Dizionario biografico degli italiani, XCIII, Roma 1983, pp. 449-456, nonché R. Bisazza, La società Edison ed il suo gruppo. Nel cinquantenario della Società Edison vol. IV, Milano 1934, pp. 252 e sgg.; A. Confalonieri, Banca e industria in Italia, vol. I, 1894-1906, Milano 1974, ad indicem; P. A. Toninelli, La Edison, contabilità e bilanci di una grande impresa (18841916), Bologna 1990; L. Segreto, Imprenditori e finanzieri e C. Pavese, La prima grande impresa elettrica: la Edison, in Autori vari, Storia dell’industria elettrica in Italia, I, Le origini cit., rispettivamente pp. 303 e sgg. e pp. 449 e sgg.;
On Giuseppe Colombo: R. Cambria, Colombo Giuseppe, Dizionario biografico degli Italiani, XXVII, Roma 1982, pgg. 213228; and his Scritti e discorsi politici, ed. G. Gallavresi, vol. I, Milano 1934; and F. Tajani, Giuseppe Colombo, in “L’energia Elettrica”, XI (1934), fasc. IX, pp. 679-682; V. Nivellini, Giuseppe Colombo, il papà degli ingegneri italiani, Milano 1945; C. G. Lacaita, Giuseppe Colombo e le origini dell’Italia industriale, in Giuseppe Colombo, industria e cultura nella storia d’Italia, Scritti scelti 1861-1919, Bari 1969; A. Guiccioli, Diari di un conservatore, Roma 1973, pp. 233-256 and passim; C. Pavese, Le origini della Società Edison e il suo sviluppo fino alla costituzione del “gruppo” (1861-1919), in various authors, Energia e sviluppo. L’industria elettrica italiana e la società Edison, ed. B. Bezza, Torino 1986, pp. 23 sgg.; various authors, Storia dell’industria elettrica in Italia, 1, Le origini 1882-1914, ed. G. Mori, Roma-Bari 1992, ad indicem; and E. Borruso, Il giovane Colombo e la formazione dello sviluppo industriale milanese, in Id., Studi di storia dell’industria “milanese” (18361983), Milano 1996, pp. 81 sgg. On Giovan Battista Pirelli: B. Bezza, Il viaggio di istruzione all’estero di Giovan Battista Pirelli, in “Annali di storia dell’impresa”, 1985, 1, pp. 287 sgg.; Id., L’attività multinazionale della Pirelli (1883-1914), in “Società e Storia”, a X (1987). n. 35 pp. 53 sgg.; S. Casimirri, Cultura tecnologica, modelli esteri e società industriale, in various authors, Borghesi e imprenditori a Milano dall’Unità alla Prima guerra mondiale, ed. G. Fiocca, Roma-Bari 1987, pp. 141 sgg., and ibidem, C. Dau Novelli, Modelli di comportamento e ruoli famigliari, pp. 213 sgg; various authors, Storia dell’industria elettrica in Italia, 1, Le origini cit. ad indicem. On Carlo Esterle: C. Pavese, Esterle Carlo, Dizionario biografico degli italiani, XCIII, Roma 1983, pp. 449-456, and R. Bisazza, La società Edison ed il suo gruppo, Nel cinquantenario della Società Edison vol. IV, Milano 1934, pp. 252 sgg.; A. Confalonieri, Banca e industria in Italia, vol. I, 1894-1906, Milano 1974, ad indicem; P. A. Toninelli, La Edison, contabilità e bilanci di una grande impresa (1884-1916), Bologna 1990; L. Segreto, Imprenditori e finanzieri and C. Pavese, La prima grande impresa elettrica: la Edison, in various authors, Storia dell’industria elettrica in Italia, I, Le origini cit., respectively pp. 303 sgg e pp. 449 sgg.; L. Segreto., Carlo Esterle: grand commis della banca mista, in “Annali di storia dell’impresa”, n. 9 (1993), pp. 77-95.
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L. Segreto, Carlo Esterle, grand commis della banca mista, in “Annali di storia dell’impresa”, n. 9 (1993), pp. 77-95.
Al capitolo secondo
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Su Ettore Conti: E. Decleva, Conti Ettore, Dizionario biografico degli italiani, XXXIII, Roma 1985, pp. 389-399; e E. Conti, Dal taccuino di un borghese, Milano 1946; nonché G. Bellincioni, Il pioniere dell’utilizzazione del carbone bianco in Italia, Ettore Conti, in “L’acqua nei campi, nell’abitato, nell’industria”, n. I (1931); M. Abrate, La lotta sindacale nell’industrializzazione italiana, Milano 1967, pp. 421-425 e 485-488; L. Albertini, Epistolario 1911-1926, a cura di O. Bariè, Milano 1968, ad indicem; P. Melograni, Gli industriali e il fascismo, Milano 1972, ad indicem; A. Confalonieri, Banca e industria in Italia cit., pp. 244 e sgg.; C. Pavese, Le origini della Società Edison e il suo sviluppo cit., ad indicem; L. Segreto, Imprenditori e finanzieri cit., pp. 311 e sgg.; V. Armanni, Ettore Conti e il “Taccuino di un borghese”: la costruzione di una autobiografia, in “Archivi e imprese”, a. III (1992), n. 6, pp. 3-20; Id., Ettore Conti fra industria elettrica e banca mista (1895-1933), in Autori vari, Storie di imprenditori, a cura di D. Bigazzi, Bologna 1996. Su Giuseppe Gadda: A. Silvestri, Gadda Giuseppe, Dizionario biografico degli italinai, LI, Roma 1998, pp. 142-43; E. Conti, Dal Taccuino di un borghese cit., pp. 23 sgg.; Tecnomasio. Vicende di un’impresa elettromeccanica, Milano 1938, pp. 45-46, V. Armanni, Ettore Conti tra industria elettrica e banca mista cit., pp. 333 e sgg. Su Giuseppe Capuano: G. Barone, Mezzogiorno e modernizzazione. Elettricità, irrigazione e bonifica nell’Italia contemporanea, Torino 1986, ad indicem; G. Bruno, Capitale straniero e industria elettrica nell’Italia meridionale (18981935), in “Studi Storici”, a. XXVIII (1987) n. 4, pp. 960 e sgg.; A. De Benedetti, La Società Meridionale d’Elettricità et l’industrialisation de l’Italie méridionale. Les origines 18991925, in Autori vari, 1880-1980. Un siècle d’électricité dans le monde, Paris 1987, pp. 405-423; Id. La Campania industriale. Intervento pubblico e organizzazione produttiva tra età giolittiana e fascismo, Napoli 1990, ad indicem; G. Bruno, La Sme di Giuseppe Capuano, in Autori vari, Storia dell’industria elettrica in Italia, 2, Il potenziamento tecnico e finanziario 1914-1925, a cura di L. De Rosa, Roma-Bari 1993, pp. 347 e sgg., A. M. Falchero, La “Commissionissima”. Gli industriali e il primo dopoguerra, Milano 1991, ad indicem; A. Vitiello, La grande famiglia degli elettrici, in Autori vari, Storia dell’industria elettrica in Italia, 3, Espansione e oligopolio 1926-1945, a cura di G. Galasso, Roma-Bari 1993, pp. 447-449. Su Giuseppe Volpi: V. Cini, Giuseppe Volpi: l’uomo in Giuseppe Volpi. Ricordi e testimonianze, a cura del Rotary Club di Venezia, Venezia 1959; F. Sarzani, L’ultimo doge: vita di Giuseppe Volpi di Misurata, Milano 1972; C. Sartori, Aspetti del capitale finanziario italiano durante la grande crisi: il caso del gruppo Volpi-Sade, in Autori vari, Industria e banca nella grande crisi 1929-1934, a cura di G. Toniolo, Milano 1978; C. Chinello, Porto Marghera 1902-1926. Alle origini del “problema di Venezia”, Venezia 1979, ad indicem; S. Romano, Giuseppe Volpi. Industria e finanza fra Giolitti e
Chapter two On Ettore Conti: E. Decleva, Conti Ettore, Dizionario biografico degli italiani, XXXIII, Roma 1985, pp. 389-399; and E. Conti, Dal taccuino di un borghese, Milano 1946; and G. Bellincioni, Il pioniere dell’utilizzazione del carbone bianco in Italia, Ettore Conti, in “L’acqua nei campi, nell’abitato, nell’industria”, n. I (1931); M. Abrate, La lotta sindacale nell’industrializzazione italiana, Milano 1967, pp. 421-425 and 485-488; L. Albertini, Epistolario 1911-1926, ed. O. Bariè, Milano 1968, ad indicem; P. Melograni, Gli industriali e il fascismo, Milano 1972, ad indicem; A. Confalonieri, Banca e industria in Italia cit., pp. 244 sgg.; C. Pavese, Le origini della Società Edison e il suo sviluppo cit., ad indicem; L. Segreto, Imprenditori e finanzieri cit., pp. 311 sgg.; V. Armanni, Ettore Conti e il “Taccuino di un borghese”: la costruzione di una autobiografia, in “Archivi e imprese”, a. III (1992), n.6, pp. 3-20; Id., Ettore Conti fra industria elettrica e banca mista (1895-1933), in various authors, Storie di imprenditori, ed. D. Bigazzi, Bologna 1996. On Giuseppe Gadda: A. Silvestri, Gadda Giuseppe, Dizionario biografico degli italiani, LI, Roma 1998, pp. 142-143; E. Conti, Dal Taccuino di un borghese cit., pp. 23 sgg.; Tecnomasio. Vicende di un’impresa elettromeccanica, Milano 1938, pp. 4546, V. Armanni, Ettore Conti tra industria elettrica e banca mista cit., pp. 333 sgg. On Giuseppe Capuano: G. Barone, Mezzogiorno e modernizzazione. Elettricità, irrigazione e bonifica nell’Italia contemporanea, Torino 1986, ad indicem; G. Bruno, Capitale straniero e industria elettrica nell’Italia meridionale (1898-1935), in “Studi Storici”, a. XXVIII (1987) n. 4, pp. 960 sgg.; A. De Benedetti, La Società Meridionale d’elettricità et l’industrialisation de l’Italie méridionale. Les origines 1899-1925, in various authors, 1880-1980. Un siècle d’électricité dans le monde, Paris 1987, pp. 405-423; Id. La Campania industriale. Intervento pubblico e organizzazione produttiva tra età giolittiana e fascismo, Napoli 1990, ad indicem; G. Bruno, La Sme di Giuseppe Capuano, in various authors, Storia dell’industria elettrica in Italia, 2, Il potenziamento tecnico e finanziario 1914-1925, ed. L. De Rosa, Roma-Bari 1993, pp. 347 sgg., A. M. Falchero, La “Commissionissima”. Gli industriali e il primo dopoguerra, Milano 1991, ad indicem; A. Vitiello, La grande famiglia degli elettrici, in various authors, Storia dell’industria elettrica in Italia, 3, Espansione e oligopolio 19261945, ed. G. Galasso, Roma-Bari 1993, pp. 447-449. On Giuseppe Volpi: V. Cini, Giuseppe Volpi: l’uomo in Giuseppe Volpi. Ricordi e testimonianze, ed. Rotary Club di Venezia, Venezia 1959; F. Sarzani, L’ultimo doge: vita di Giuseppe Volpi di Misurata, Milano 1972; C. Sartori, Aspetti del capitale finanziario italiano durante la grande crisi: il caso del gruppo Volpi-Sade, in various authors, Industria e banca nella grande crisi 1929-1934, ed. G. Toniolo, Milano 1978; C. Chinello, Porto Marghera 1902-1926. Alle origini del “problema di Venezia”, Venezia 1979, ad indicem; S. Romano, Giuseppe Volpi. Industria e finanza fra Giolitti e Mussolini, Milano 1979, passim, C. Sartori, Giuseppe Volpi di Misurata e i rapporti finanziari del gruppo Sade in USA (1918-1930), in “Ricerche storiche”, a IX (1979); R. Sarti, Giuseppe Volpi, in various authors, Uomini e volti del fascismo, ed. F. Cordova, Roma 1980; R. Petri e M. Reberschak, La Sade di Giuseppe Volpi e la “nuova Venezia industriale”, in various authors, Storia
Mussolini, Milano 1979, passim, C. Sartori, Giuseppe Volpi di Misurata e i rapporti finanziari del gruppo Sade in USA (1918-1930), in “Ricerche storiche”, a IX (1979); R. Sarti, Giuseppe Volpi, in Autori vari, Uomini e volti del fascismo, a cura di F. Cordova, Roma 1980; R. Petri e M. Reberschak, La Sade di Giuseppe Volpi e la “nuova Venezia industriale”, in Autori vari, Storia dell’industria elettrica in Italia, 2 cit., pp. 317 e sgg., S. Romano Giuseppe Volpi, Venezia 1997; M. Reberschak, L’industrializzazione di Venezia, in Autori vari, Venezia. Itinerari per la storia della città, a cura di S. Gasparri, G. Levi e P. Moro, Bologna 1997, ad indicem. Su Luigi Orlando: L’Italico, Luigi Orlando ed i suoi fratelli per la patria e l’industria italiana, Roma 1898; B. Bottiglieri, Sip, Impresa, tecnologia e Stato nelle telecomunicazioni italiane, Milano 1990, ad indicem; F. Conti, Le vicende del gruppo La Centrale, in Autori vari, Storia dell’industria elettrica italiana, 3, cit. pp. 649-652 e sgg.; V. Marchi e M. Cariello, Cantieri F.lli Orlando-130 anni di storia dello stabilimento e delle sue costruzioni navali, Livorno 1997, ad indicem. Su Piero Ginori Conti: cfr. M. Lungonelli e M. Migliorini, Piero Ginori Conti, Laterza, Roma – Bari 2002 (“Collana ENEL Cultura & Industria”, 6). Le parole di Ginori Conti citate testualmente sono tratte dalla commemorazione di Raffaello Nasini tenuta a Larderello nel 1932 (ivi, p. 31). Sul contesto politico-economico del settore elettrico fra l’anteguerra e il fascismo: G. Mori, Le guerre parallele. L’industria elettrica in Italia nel periodo della Grande Guerra (1914-1919), in Id., Il capitalismo industriale in Italia. Processo d’industrializzazione e storia d’Italia, Roma 1977, passim; A. Confalonieri, Banca e industria in Italia, vol. III, Dalla crisi del 1907 all’agosto del 1917, Milano 1982, passim; R. Giannetti, La conquista della forza. Risorse, tecnologia ed economia nell’industria elettrica italiana, Milano 1985; P. Hertner, Espansione multinazionale e finanziamento internazionale dell’industria elettrotecnica tedesca prima del 1914, in “Studi Storici” a. XXVIII (1987), pp. 819 e sgg.; M. Giannetto, L’industria elettrica nella mobilitazione bellica, in Autori vari, Storia dell’industria elettrica italiana, 2 cit., pp. 105 e sgg.; e ibidem, P. Hertner, La lotta fra i grandi gruppi, pp. 451 e sgg.; nonché L. Conte, I prestiti esteri, pp. 226 e sgg.; A. M. Falchero, La “Commissionissima”. Gli industriali e il primo dopoguerra cit.; Id., “Foto di gruppo”: gli elettrici dopo la “marcia su Roma”, in Liuc (Libero Istituto universitario C. Cattaneo), Papers, XIII (1994), passim.
Al capitolo terzo Su Giacinto Motta: P. Ferrerio, Giacinto Motta, in “L’Energia Elettrica”, a. XX (1942), fasc. IX-XII, pp. 269-277, A. Barbagelata, Giacinto Motta, in “Istituto lombardo di scienze e lettere. Rendiconti”, vol. LXXXVII (1943-44), serie III, n. 8, fase I, pp. 70-75; G. Mori, Le guerre parallele. L’industria elettrica in Italia nel periodo fra le due guerre 1914-1919, Bologna 1973, pp. 190-192; A. Confalonieri, Banca e industria in Italia, vol. II cit., ad indicem; C. Pavese, Le origini della Società Edison e il suo sviluppo cit., passim; V. Armanni, Ettore Conti tra industria elettrica e banca cit., pp.
dell’industria elettrica in Italia, 2 cit., pp. 317 sgg., S. Romano Giuseppe Volpi, Venezia 1997; M. Reberschak, L’industrializzazione di Venezia, in various authors, Venezia. Itinerari per la storia della città, ed. S. Gasparri, G. Levi e P. Moro, Bologna 1997, ad indicem. On Luigi Orlando: L’Italico, Luigi Orlando ed i suoi fratelli per la patria e l’industria italiana, Roma 1898; B. Bottiglieri, Sip, Impresa, tecnologia e Stato nelle telecomunicazioni italiane, Milano 1990, ad indicem; F. Conti, Le vicende del gruppo La Centrale, in various authors, Storia dell’industria elettrica italiana, 3, cit. pp. 649-652 sgg.; V. Marchi e M. Cariello, Cantieri F.lli Orlando-130 anni di storia dello stabilimento e delle sue costruzioni navali, Livorno 1997, ad indicem. On Piero Ginori Conti: M. Lungonelli and M. Migliorini, Piero Ginori Conti, Rome-Bari 2002 (“Enel Cultura & Industria series”, 6). The words of Ginori Conti that are cited come from the memorial service for Raffaello Nasini held in Larderello in 1932 (p. 31). On the electrical power sector’s political and economic context between the prewar period and Fascism: G. Mori, Le guerre parallele. L’industria elettrica in Italia nel periodo della Grande Guerra (1914-1919), in Id., Il capitalismo industriale in Italia. Processo d’industrializzazione e storia d’Italia, Roma 1977, passim; A. Confalonieri, Banca e industria in Italia, vol. III, Dalla crisi del 1907 all’agosto del 1917, Milano 1982, passim; R. Giannetti, La conquista della forza. Risorse, tecnologia ed economia nell’industria elettrica italiana, Milano 1985; P.Hertner, Espansione multinazionale e finanziamento internazionale dell’industria elettrotecnica tedesca prima del 1914, in “Studi Storici” a. XXVIII (1987), pp. 819 sgg.; M. Giannetto, L’industria elettrica nella mobilitazione bellica, in various authors, Storia dell’industria elettrica italiana, 2 cit., pp. 105 sgg.; e ibidem, P. Hertner, La lotta fra i grandi gruppi, pp. 451 sgg.; and L. Conte, I prestiti esteri, pp. 226 sgg.; A.M. Falchero, La “Commissionissima”. Gli industriali e il primo dopoguerra cit.; Id., “Foto di gruppo”: gli elettrici dopo la “marcia su Roma”, in Liuc (Libero Istituto universitario C. Cattaneo), Papers, XIII (1994), passim.
Chapter three On Giacinto Motta: P. Ferrerio, Giacinto Motta, in “L’Energia Elettrica”, a. XX (1942), fasc. IX-XII, pp. 269-277, A. Barbagelata, Giacinto Motta, in “Istituto lombardo di scienze e lettere. Rendiconti”, vol. LXXXVII (1943-44), serie III, n.8, fase I, pp. 70-75; G. Mori, Le guerre parallele. L’industria elettrica in Italia nel periodo fra le due guerre 1914-1919, Bologna 1973, pp. 190-192; A. Confalonieri, Banca e industria in Italia, vol. II cit., ad indicem; C. Pavese, Le origini della Società Edison e il suo sviluppo cit., passim; V. Armanni, Ettore Conti tra industria elettrica e banca cit., pp. 329 sgg.; L. Segreto, Dal Politecnico alla Edison. Appunti per una biografia di Giacinto Motta, in “Studi Storici”, April-June 1991; A. Vitiello, La grande famiglia degli elettrici, in various authors, Storia dell’industria elettrica in Italia, 3 cit., pp. 404-407; L. Segreto, Giacinto Motta, un ingegnere alla testa del capitalismo industriale italiano, RomaBari 2005; N. De Janni, Sul capitalismo industriale e finanziario di Giacinto Motta, in “Rivista di storia finanziaria”, n.18, January-June 2007.
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329 e sgg.; L. Segreto, Dal Politecnico alla Edison. Appunti per una biografia di Giacinto Motta, in “Studi Storici”, aprile-giugno 1991; A. Vitiello, La grande famiglia degli elettrici, in Autori vari, Storia dell’industria elettrica in Italia, 3 cit., pp. 404-407; L. Segreto, Giacinto Motta, un ingegnere alla testa del capitalismo industriale italiano, Roma-Bari 2005; N. De Janni, Sul capitalismo industriale e finanziario di Giacinto Motta, in “Rivista di storia finanziaria”, n.18, gennaio-giugno 2007. Su Giangiacomo Ponti: F. Grappini, Gente di nostra stirpe, vol. I, Torino 1930, pp. 159-160 e 163; Il prof. ing. Giangiacomo Ponti, in “L’Energia Elettrica”, a. XVI (1939), fasc. XII; A. Castagnoli, La crisi economica degli anni Trenta in Italia: il caso della Sip, in “Rivista di storia contemporanea”, a. V (1976), pp. 321-346; V. Castronovo, Il Piemonte, Torino 1977, ad indicem; G. Calligaris, All’origine dell’industria elettrica in Piemonte. Dalla Società Industriale Elettrochimica di Pont Saint-Martin alla Società Idroelettrica Piemonte (1899-1922), in “Studi Piemontesi”, a. XV (1986), n. 1; B. Bottiglieri; Dal periodo fra le due guerre agli sviluppi più recenti, in Autori vari, Dalla luce all’energia. Storia dell’Italgas, a cura di V. Castronovo, Bari 1987; A. Castagnoli, Il passaggio della Sip all’Iri, in Autori vari, Storia dell’industria elettrica in Italia, 3 cit, pp. 595 e sgg.
Al capitolo quarto 176
Su Alberto Lodolo: Alberto Lodolo, in “L’Energia Elettrica”, a. XX (1932), p. 637; A. Vitiello, La grande famiglia degli elettrici, in Autori vari, Storia dell’industria elettrica in Italia, 3 cit., pp. 442-443; e ibidem F. Conti, Le vicende del gruppo La Centrale cit., pp. 641 e sgg., G. Bruno, Il Gruppo meridionale d’elettricità, pp. 855 e sgg., e ad indicem. Su Achille Gaggia: M. Reberschak, Gaggia Achille, Dizionario biografico degli italiani, LI, Roma 1998, pp. 218-22; Achille Gaggia cavaliere del lavoro industriale e benefattore, a cura del Rotary Club di Belluno, con scritti di G. Meneghel, A. De Borso e P. Bonsempiante, Belluno s.d. Su Giancarlo Vallauri: F. Giordani, Commemorazione del prof. Giancarlo Vallauri, in “L’Elettrotecnica”, a. XLV (1958); V. Castronovo, Il Piemonte cit., ad indicem; A. Vitiello, La grande famiglia degli elettrici cit., pp. 482 e sgg.; A. Castagnoli, Il passaggio della Sip all’Iri cit., pp. 623-626. Su Giuseppe Cenzato: M. Fatica, Cenzato Giuseppe, Dizionario biografico degli italiani, XXIII, Roma 1979, pp. 635-638; nonché G. Cesarino, Cenzato: una vita da manager, Napoli 1998. M. D’Antonio, L’industria in Campania tra politica e mercato, in La Campania, a cura di P. Macry e P. Villani, Torino 1990, p. 1219; G. Russo, L’operosa vita di Giuseppe Cenzato, Napoli 1969; P. Saraceno, Intervista sulla ricostruzione 1943-1953, a cura di L. Villari, Bari 1977, p. 137; G. Barone, Mezzogiorno e modernizzazione cit., p. 45; O. Cancila, Storia dell’industria in Sicilia, Roma-Bari 1995, p. 230. Su Angelo Omodeo: A. Omodeo, La soluzione tecnica del problema meridionale, in “La critica sociale”, 1 e 16 febbraio, e 1° marzo 1906, pp. 36-39, 57-59, 73-76; A. Omodeo, Nuovi orizzonti dell’idraulica. La Sardegna, estratto dalla rivista “Problemi italiani”, a. II (1923), fasc. 4; P. Pili,
On Gian Giacomo Ponti: F. Grappini, Gente di nostra stirpe, vol. I, Torino 1930, pp. 159-160 e 163; Il prof. ing. Giangiacomo Ponti, in “L’Energia Elettrica”, a. XVI (1939), fasc. XII; A. Castagnoli, La crisi economica degli anni Trenta in Italia: il caso della Sip, in “Rivista di storia contemporanea”, a. V (1976), pp. 321-346; V. Castronovo, Il Piemonte, Torino 1977, ad indicem; G. Calligaris, All’origine dell’industria elettrica in Piemonte. Dalla Società Industriale Elettrochimica di Pont Saint-Martin alla Società Idroelettrica Piemonte (1899-1922), in “Studi Piemontesi”, a. XV (1986), n. 1; B. Bottiglieri; Dal periodo fra le due guerre agli sviluppi più recenti, in various authors, Dalla luce all’energia. Storia dell’Italgas, ed. V. Castronovo, Bari 1987; A. Castagnoli, Il passaggio della Sip all’Iri, in various authors, Storia dell’industria elettrica in Italia, 3 cit. pp. 595 sgg.
Chapter four On Alberto Lodolo: Alberto Lodolo, in “L’Energia Elettrica”, a. XX (1932), p. 637; A. Vitiello, La grande famiglia degli elettrici, in various authors, Storia dell’industria elettrica in Italia, 3 cit., pp. 442-443; and ibidem F. Conti, Le vicende del gruppo La Centrale cit., pp. 641 sgg., G. Bruno, Il Gruppo meridionale d’elettricità, pp. 855 sgg., and ad indicem. On Achille Gaggia: M. Reberschak, Gaggia Achille, Dizionario biografico degli italiani, LI, Roma 1998, pp. 218-222; Achille Gaggia cavaliere del lavoro industriale e benefattore, ed. Rotary Club di Belluno, with contributions by G. Meneghel, A. De Borso, and P. Bonsempiante, Belluno s.d. On Giancarlo Vallauri: F. Giordani, Commemorazione del prof. Giancarlo Vallauri, in “L’Elettrotecnica”, a. XLV (1958); V. Castronovo, Il Piemonte cit., ad indicem; A. Vitiello, La grande famiglia degli elettrici cit., pp. 482 sgg.; A. Castagnoli, Il passaggio della Sip all’Iri cit., pp. 623-626. On Giuseppe Cenzato: M. Fatica, Cenzato Giuseppe, Dizionario biografico degli italiani, XXIII, Roma 1979, pp. 635638; and G. Cesarino, Cenzato: una vita da manager, Napoli 1998. M. D’Antonio, L’industria in Campania tra politica e mercato, in La Campania, ed. P. Macry and P. Villani, Torino 1990, p. 1219; G. Russo, L’operosa vita di Giuseppe Cenzato, Napoli 1969; P. Saraceno, Intervista sulla ricostruzione19431953, ed. L. Villari, Bari 1977, p.137; G. Barone, Mezzogiorno e modernizzazione cit., p. 45; O. Cancila, Storia dell’industria in Sicilia, Roma-Bari 1995, p. 230. On Angelo Omodeo: A. Omodeo, La soluzione tecnica del problema meridionale, in “La Critica sociale”, 1 and 16 February, and 1 March 1906, pp. 36-39, 57-59, 73-76; A. Omodeo, Nuovi orizzonti dell’idraulica. La Sardegna, extracted from “Problemi italiani”, a. II (1923), fasc. 4; P. Pili, Note sul bacino del Tirso e sulla sua funzione di regolatore delle piene, Oristano 1934, p. 132; M. Nogari, L’ingegnere Angelo Omodeo: il mago delle acque, Novara 1941; V. Princivalle, In ricordo dell’ingegner Angelo Omodeo, in “Notiziario SES”, a. II, October 1958, n. 10; G. Barone, Capitale finanziario e bonifica. La tecnocrazia riformista e il Mezzogiorno fra le due guerre, Catania 1984, pp. 375-376; various authors, Storia dell’industria elettrica italiana, 3 cit., ad indicem; A. F. Saba, Angelo Omodeo: vita, progetti, opere per la modernizzazione, Roma 2005; L. Putzu, Angelo Omodeo e l’isola delle acque: un archivio racconta, Dolianova, 2008.
Note sul bacino del Tirso e sulla sua funzione di regolatore delle piene, Oristano 1934, p. 132; M. Nogari, L’ingegnere Angelo Omodeo: il mago delle acque, Novara 1941; V. Princivalle, In ricordo dell’ingegner Angelo Omodeo, in “Notiziario SES”, a. II, ottobre 1958, n.10; G. Barone, Capitale finanziario e bonifica. La tecnocrazia riformista e il Mezzogiorno fra le due guerre, Catania 1984, pp. 375-76; Autori vari, Storia dell’industria elettrica italiana, 3 cit., ad indicem; A. F. Saba, Angelo Omodeo: vita, progetti, opere per la modernizzazione, Roma 2005; L. Putzu, Angelo Omodeo e l’isola delle acque: un archivio racconta, Dolianova, 2008. Su Giulio Dolcetta: G. Dolcetta, L’impianto del Tirso ed i serbatoi in Sardegna, estratto dal “Politecnico”, n. 12, 1921; G. Dolcetta, Bonifica e colonizzazione di Terralba in Sardegna, Roma 1932; G. Dore, Pionieri dell’industrializzazione e della bonifica sarda, in “L’Unione Sarda”, 19 dicembre 1954; Lixi, Giulio Dolcetta: un uomo e la rinascita dell’isola. Posò la prima pietra di un’opera colossale, in “Notiziario SES”, a. II, aprile 1958, n. 4; L. Pisano, Industria elettrica e Mezzogiorno, il caso sardo, in Autori vari, Storia dell’industria elettrica italiana, 3 cit., pp. 1004-1005, G. Murro, La Società Bonifiche Sarde nel Campidano di Oristano, in “Nuova Storia Contemporanea”, n. 1, gennaio-febbraio 1999, pp. 131-140; G. Pisu, Società Bonifiche Sarde 1918-1939. La bonifica integrale della piana di Terralba, prefazione di F. Della Peruta, Milano 1995, p. 305.
Al capitolo quinto Su Orso Mario Corbino: F. Amaldi, Corbino Orso Mario, Dizionario biografico degli italiani, XXVIII, Roma 1983, pp. 760-766; nonché: O. M. Corbino, Conferenze e discorsi di O. M. Corbino, Roma 1937; Bibliografia dell’opera di Orso Mario Corbino, in “L’Energia Elettrica”, a. XIV (1937), fasc. II, pp. 87-91; e ibidem, fasc. II, pp. 85-86 E. Fermi, Orso Mario Corbino; F. Rasetti, Orso Mario Corbino e la fisica nucleare, Roma 1938; E. Corbino, Racconto di una vita, Napoli 1972, passim; M. Silvestri, Gli sviluppi tecnologici, in Autori vari, Storia dell’industria elettrica in Italia, 3 cit., pp. 215 e sgg.; e ibidem, pp. 956-957, G. Barone, Industria elettrica e Mezzogiorno: il caso calabro-siciliano. Su Alberto Beneduce: F. Bonelli, Beneduce Alberto, Dizionario biografico degli italiani, VIII, Roma 1966, pp. 455-466; nonché C. Padovani, La Società italiana per le strade ferrate meridionali nell’opera dei suoi presidenti (18611944), Bologna 1962, pp. 190-197; Autori vari, Alberto Beneduce e i problemi dell’economia italiana del suo tempo, Atti della giornata di studio per il cinquantesimo dell’Iri, Roma 1985; G. Piluso, Lo speculatore, i banchieri e lo Stato: la Bastogi da Max Bondi ad Alberto Beneduce, in “Annali di storia dell’impresa”, vol. VII, 1991; Id., Un centauro metà pubblico e metà privato. La Bastogi da Alberto Beneduce a Mediobanca (1926-1969), in “Annali della Fondazione Luigi Einaudi”, XXXVI, 1992, pp. 260 e sgg.; L. Segreto Gli assetti proprietari, in Autori vari, Storia dell’industria elettrica in Italia, 3 cit., pp. 153-160; e ibidem, A. Castagnoli, Il passaggio della Sip all’Iri cit., pp. 617-626; e ad indicem; P. Marotta, Alberto Beneduce: l’uomo, l’economista
On Giulio Dolcetta: G. Dolcetta, L’impianto del Tirso ed i serbatoi in Sardegna, extracted from “Politecnico”, n. 12, 1921; G. Dolcetta, Bonifica e colonizzazione di Terralba in Sardegna, Roma 1932; G. Dore, Pionieri dell’industrializzazione e della bonifica sarda, in “L’Unione Sarda”, 19 December 1954; Lixi, Giulio Dolcetta: un uomo e la rinascita dell’isola. Posò la prima pietra di un’opera colossale, in “Notiziario SES”, a. II, April 1958, n. 4; L. Pisano, Industria elettrica e Mezzogiorno, il caso sardo, in various authors, Storia dell’industria elettrica italiana, 3 cit., pp. 1004-1005, G. Murro, La Società Bonifiche Sarde nel Campidano di Oristano, in “Nuova Storia Contemporanea”, n. 1, January-February 1999, pp. 131-140; G. Pisu, Società Bonifiche Sarde 1918-1939. La bonifica integrale della piana di Terralba, preface by F. Della Peruta, Milano 1995, p. 305.
Chapter five On Orso Mario Corbino: F. Amaldi, Corbino Orso Mario, Dizionario biografico degli italiani, XXVIII, Roma 1983, pp. 760766; and: O. M. Corbino, Conferenze e discorsi di O.M. Corbino, Roma 1937; Bibliografia dell’opera di Orso Mario Corbino, in “L’Energia Elettrica”, a. XIV (1937), fasc. II, pp. 8791; e ibidem, fasc. II, pp. 85-86 E. Fermi, Orso Mario Corbino; F. Rasetti, Orso Mario Corbino e la fisica nucleare, Roma 1938; E. Corbino, Racconto di una vita, Napoli 1972, passim; M. Silvestri, Gli sviluppi tecnologici, in various authors, Storia dell’industria elettrica in Italia, 3 cit., pp. 215 sgg; and ibidem, pp. 956-957, G. Barone, Industria elettrica e Mezzogiorno: il caso calabrosiciliano. On Alberto Beneduce: F. Bonelli, Beneduce Alberto, Dizionario biografico degli italiani, VIII, Roma 1966, pp. 455-466; and C. Padovani, La Società italiana per le strade ferrate meridionali nell’opera dei suoi presidenti (1861-1944), Bologna 1962, pp. 190-197; various authors, Alberto Beneduce e i problemi dell’economia italiana del suo tempo, Atti della giornata di studio per il cinquantesimo dell’Iri, Roma 1985; G. Piluso, Lo speculatore, i banchieri e lo Stato: la Bastogi da Max Bondi ad Alberto Beneduce, in “Annali di storia dell’impresa”, vol. VII, 1991; Id., Un centauro metà pubblico e metà privato. La Bastogi da Alberto Beneduce a Mediobanca (1926-1969), in “Annali della Fondazione Luigi Einaudi”, XXXVI, 1992, pp. 260 sgg.; L. Segreto Gli assetti proprietari, in various authors, Storia dell’industria elettrica in Italia, 3 cit., pp. 153-160; e ibidem, A. Castagnoli, Il passaggio della Sip all’Iri cit., pp. 617-626; e ad indicem; P. Marotta, Alberto Beneduce: l’uomo, l’economista e il politico, Caserta 1996; P. Serena, Il primo Beneduce 1912-1922, Napoli 2004; M. Franzinelli e M. Magnani, Beneduce il finanziere di Mussolini, Milano 2009.
Chapter six On Giorgio Valerio: G. Valerio, I problemi dell’industria elettrica italiana: una replica, in “Moneta e credito”, n.11, 1950; Id., Risorse energetiche europee e liberalizzazione degli scambi, conference held 7 May 1950 at Politecnico di Milano for the fifteenth industrial companies managers’ course, Milan 1950; G. Sapelli, La Edison di Giorgio Valerio, in various authors, Storia dell’industria elettrica in Italia, 4, Dal dopoguerra alla
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e il politico, Caserta 1996; P. Serena, Il primo Beneduce 19121922, Napoli 2004; M. Franzinelli e M. Magnani, Beneduce il finanziere di Mussolini, Milano 2009.
Al capitolo sesto Su Giorgio Valerio: G. Valerio, I problemi dell’industria elettrica italiana: una replica, in “Moneta e credito”, n.11, 1950; Id., Risorse energetiche europee e liberalizzazione degli scambi, conferenza tenuta il 7 maggio 1950 al Politecnico di Milano per il 15° corso dirigenti di aziende industriali, Milano 1950; G. Sapelli, La Edison di Giorgio Valerio, in Autori vari, Storia dell’industria elettrica in Italia, 4, Dal dopoguerra alla nazionalizzazione 1945-1962, a cura di V. Castronovo, Roma-Bari 1994. Su Vittorio De Biasi: L’intervento dei poteri pubblici nella vita economica, a cura di V. De Biasi, Milano, 1948; V. De Biasi, Le origini, lo sviluppo e la situazione attuale dell’industria elettrica italiana, conferenza tenuta il 18 giugno 1949 al Politecnico di Milano per il 15° corso dirigenti di aziende industriali, Milano 1949; G. Sapelli, La Edison di Giorgio Valerio cit., pp. 543-544.
Al capitolo settimo
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Su Arnaldo Maria Angelini: A. M. Angelini, Note relative ai programmi di nuove costruzioni idroelettriche e alla necessità di intensificare la ricerca di nuove fonti di energia, in “Rendiconti della riunione annuale dell’AEI (1947)”, Discussioni, 23 settembre 1947 supplemento a “L’Elettrotecnica”, 1947, vol. 34, pp. 129-130; F. Bonelli, Lo sviluppo di una grande impresa. La Terni dal 1884 al 1962, Torino 1975, pp. 252-253; A. M. Angelini, Prospettive di sviluppo delle centrali elettronucleari in Italia, Roma 1980; e L’energia elettrica nello sviluppo dell’industria ternana e al servizio del Paese, Terni 1985; Autori vari, Storia dell’industria elettrica in Italia, 5, Gli sviluppi dell’Enel 19631990, a cura di G. Zanetti, Roma 1994, ad indicem; e Giornata in memoria di Arnaldo Maria Angelini, Atti del convegno, Roma 17 aprile 2002, in “Rendiconti della Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL”, serie V, XXVI (2002), parte II, pp. 136-189.
nazionalizzazione 1945-1962, ed. V. Castronovo, Roma-Bari 1994. On Vittorio De Biasi: L’intervento dei poteri pubblici nella vita economica, ed. V. De Biasi, Milano, 1948; V. De Biasi, Le origini, lo sviluppo e la situazione attuale dell’industria elettrica italiana, conference held 18 June 1949 at Politecnico di Milano for the fifteenth industrial companies managers’ course, Milan 1949; G. Sapelli, La Edison di Giorgio Valerio cit., pp. 543-544.
Chapter seven On Arnaldo Maria Angelini: A.M. Angelini, Note relative ai programmi di nuove costruzioni idroelettriche e alla necessità di intensificare la ricerca di nuove fonti di energia, in Rendiconti della riunione annuale dell’AEI (1947), Discussioni, 23 settembre 1947 supplement to “L’Elettrotecnica”, 1947, vol. 34, pp. 129-130; F. Bonelli, Lo sviluppo di una grande impresa. La Terni dal 1884 al 1962, Torino 1975, pp. 252-253; A.M. Angelini, Prospettive di sviluppo delle centrali elettronucleari in Italia, Roma 1980; and L’energia elettrica nello sviluppo dell’industria ternana e al servizio del Paese, Terni 1985; various authors, Storia dell’industria elettrica in Italia, 5, Gli sviluppi dell’Enel 1963-1990, ed. G. Zanetti, Roma 1994, ad indicem; e Giornata in memoria di Arnaldo Maria Angelini, Atti del convegno, Roma 17 aprile 2002, in “Rendiconti della Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL”, serie V, XXVI (2002), parte II, pp. 136-189.
Valerio Castronovo Valerio Castronovo, già ordinario di Storia contemporanea all’Università di Torino, è direttore della rivista di scienze e storia Prometeo. Ha curato l’edizione italiana della Cambridge Economic History (Torino, 1978-1993) e coordinato (con Enrico Castelnuovo) l’opera Europa Moderna 1700-1992 (Electa, Milano 1987-1993). Tra le sue pubblicazioni più recenti, Cento anni di imprese. Storia di Confindustria (Laterza, Roma-Bari 2010), L’Italia del miracolo economico (Laterza, Roma-Bari 2010), Le ombre lunghe del Novecento. Perchè la storia non è finita (Mondadori, Milano 2010). Valerio Castronovo, ex professor of Contemporary History at the University of Turin, is director of the science and history journal Prometeo. He edited the Italian edition of the Cambridge Economic History (Turin, 1978-1993) and coordinated (together with Enrico Castelnuovo) the work Europa Moderna 1700-1992 (Electa, Milan 1987-1993). His most recent publications include, Cento anni di imprese. Storia di Confindustria (Laterza, RomeBari 2010), L’Italia del miracolo economico (Laterza, Rome-Bari 2010), Le ombre lunghe del Novecento. Perchè la storia non è finita (Mondadori, Milan 2010).
Testo di Written by Valerio Castronovo Progetto grafico, coordinamento editoriale, impaginazione Design, editing services and layout PRC s.r.l. - Roma Tutte le foto provengono dall’Archivio Storico Enel ad eccezione delle seguenti: All photographs are from the Enel Archive, with the exception of the following: Alinari (138) Archivio Centrale dello Stato (110) Archivio KME Group S.p.A. (67) Archivio Storico Telecom Italia (89) “Storia dell’Ansaldo. Le origini 1853-1888” Laterza ed. (67)
Stampa Printed by Eccigraphica - Roma Finito di stampare nel mese di dicembre 2011 Printed in December 2011 Tiratura 2.000 copie 2,000 copies printed Pubblicazione fuori commercio Publication not for sale A cura della Direzione Relazioni Esterne Edited by the External Relations Department © Enel 2011
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