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L’età dell’energia The Age of Energy
La Città Elettrica. The Electric City.
ARCHIVIO STORICO ENEL
Archivio Storico Enel L’Archivio Storico custodisce la documentazione relativa alla storia dell’industria elettrica italiana dalla fine dell’Ottocento e di quasi mezzo secolo di vita di Enel, da quando, con la nazionalizzazione del 1962, oltre 1.270 aziende elettriche confluirono nell’allora ente nazionale per l’energia elettrica. In principio la struttura del nuovo ente risentì dell’influenza delle più grandi e importanti imprese elettriche esistenti all’epoca e, pur ispirandosi a criteri di gestione aderenti alla sua natura di ente pubblico economico, di fatto riprese e proseguì l’attività delle precedenti imprese elettriche private di cui, naturalmente, prese in carico i relativi archivi nonché il personale altamente qualificato: ingegneri, tecnici e maestranze di prim’ordine. Nel 1992, la Soprintendenza Archivistica per il Lazio dichiarò “di notevole interesse storico” tutta la documentazione Enel, riconoscendo altresì “il complesso documentario come fonte di valore unico e di incommensurabile interesse per la storia dell’energia elettrica e per la storia economica nazionale e internazionale dagli inizi del secolo scorso in poi”. Inaugurato a settembre 2008 in una sede unica, a Napoli, l'Archivio Storico Enel promuove iniziative culturali e di studio e garantisce un'agevole consultazione sia con sistemi tradizionali che con l'ausilio dell'inventariazione digitale, valorizzando la conoscenza del patrimonio storico documentale in una visione dell'energia orientata al futuro. The Historical Archive houses documents regarding the history of the Italian electricity industry since the end of the nineteenth century, including the almost half a century of Enel’s existence. Enel was established in 1962, when more than 1,270 electricity companies were nationalized and became part of what at that time was the Ente Nazionale per l’Energia Elettrica. The structure of the new entity was influenced by the largest and most important electricity companies of the time, and even though it was based on managerial criteria appropriate to its status as a governmentowned company, it actually continued the activity of the preceding private electricity firms, whose related archives it naturally took charge of, as well as their highly skilled personnel: engineers, technicians, and first-rate workers in general. In 1992, the Soprintendenza Archivistica per il Lazio – the government agency that oversees archives in the Lazio region – declared all of Enel’s documentation to be “of remarkable historical interest”, acknowledging the “collection of documents as a source of unique value and incomparable interest for the history of the electricity industry and Italian and international economic history from the beginning of the twentieth century onwards.” Brought together within a single building in Naples and inaugurated in September 2008, the Enel Historical Archive promotes cultural and scholarly initiatives and facilitates consultation with digital cataloguing as well as traditional systems, enhancing knowledge of our heritage of historical documents in a forward-looking vision of power.
“È il fare quotidiano che caratterizza l’impegno e l’identità di ogni azienda e costituisce il tratto distintivo della sua cultura. È per questa ragione che occorre dare voce alla ricchezza di conoscenze, alla professionalità, all’innovazione, alla capacità di trasformazione continua attraverso il racconto della propria storia industriale che è cultura d’impresa. Senza di questa, l’azienda stessa rischierebbe di non essere percepita nel suo reale valore di generare sviluppo per il Paese e per le generazioni future”. Fulvio Conti Amministratore Delegato e Direttore Generale Enel
“The identity of every company is characterized by its everyday operations, which are the lifeblood of any company’s corporate culture. It is important to give a voice to the wealth of knowledge, professionalism, innovation and an unceasing ability to move forwards by retelling the company’s industrial history, which is the underlying corporate culture. Without this, a company runs the risk of not being perceived for its true value: as a generator of advancement for the nation and for its future generations.” Fulvio Conti Chief Executive Officer and General Manager, Enel
ARCHIVIO STORICO ENEL via Ponte dei Granili, 24 - 80146 Napoli • tel. 081.3674213
La Città Elettrica. The Electric City. MONOGRAFIA DELL’ARCHIVIO STORICO ENEL MONOGRAPH BY THE ENEL HISTORICAL ARCHIVE
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Prefazione
Foreword
Paolo Andrea Colombo Presidente Enel
Paolo Andrea Colombo Chairman, Enel
Come sempre è necessario attingere dalla storia, dal passato, per guardare avanti e poter costruire il nuovo. E dalla storia dell’elettrificazione, in Italia e nel mondo, si trova lo spunto per immaginare, progettare e creare oggi una vera e nuova città elettrica. Parlando di città elettrica è quindi d’obbligo fare un excursus storico che non dimentichi una creazione tutta italiana che ancora oggi, a distanza di un paio di secoli, riesce a far notizia e ad assegnare all’Italia un primato di tutto rispetto. Mi riferisco al contatore. Era il 1800 quando nacquero i primi contratti per la fornitura di energia elettrica e fu adottato per la prima volta uno strumento per la misurazione del consumo elettrico: il contatore. Nel 1879 Thomas Alva Edison inventò il primo contatore elettrolitico che si basava sulla misurazione dell’accumulo di zinco negli elettrodi per determinare il consumo energetico. Nel 1884 Hermann Aron inventò il contatore “a pendolo”. Questo contatore aveva all’interno due orologi a pendolo, uno dei quali accelerato da un’elettrocalamita attraversata dalla corrente. Lo scarto fra i tempi misurava l’energia consumata. Da lì a poco, nel 1889, Ottó Bláty inventò il contatore a campo rotante dissimmetrico, seguito da quello a disco Ferraris. Questi contatori speciali utilizzavano un piccolo motore a induzione sul quale venivano contati i giri.
È proprio dal 1889, fino a tempi recentissimi, che il sistema di misurazione del consumo di energia elettrica, pur rimanendo sostanzialmente lo stesso, si è perfezionato migliorando in stabilità, precisione e tecnologia. Nel 1940 venne anche introdotto il contatore a moneta. Nel 1991 Enel avviò un progetto per la realizzazione di un primo sistema di telegestione dei contatori dei clienti finali, SITRED, che fu poi installato dal 1992. Alla fine del 1997 in dodici città erano stati già installati 80.000 apparati. Dal 2001 Enel è diventata leader del settore avviando il progetto Telegestore con l’obiettivo di sostituire il vecchio contatore elettromeccanico con un nuovo contatore elettronico. Enel introduceva, così, per la prima volta al mondo, un contatore elettronico. Il design, affidato a Michele De Lucchi, ne ha completato l’opera con un’immagine nuova, moderna e funzionale. De Lucchi ebbe modo di spiegare così il suo lavoro: “Volevamo che non fosse un apparecchio da nascondere dietro la porta o nel sottoscala e dovevamo dare un’idea di tecnologia amica e servizievole, che produce vantaggi e non coinvolge l’uomo in burocrazie drammatizzanti”. Oggi, i moderni contatori elettronici consentono di realizzare rapidamente molte
It always behoves us to step back into the past before we launch ourselves forward into the future. By exploring the history of electrification in Italy and in the world we can find inspiration in the present for the conceptualization, planning and creation of an utterly novel “electric city”. If we are to discuss the idea of an “electric city”, we must needs conduct a historical review, which will acknowledge an Italian creation that even now, two centuries on, is still a creditworthy achievement that gives our country pride of place in this story. I am referring in particular to the electricity meter. The first contracts for the supply of electricity appeared in 1800, and were accompanied by the first-ever instrument for measuring consumption: the electricity meter. In 1879 Thomas Alva Edison invented the first electrolyte meter which determined power consumption by measuring the accumulation of zinc on the electrodes. In 1884 Hermann Aron invented the “pendulum meter”. The meter contained two pendulum clocks with electromechanical coils on the bobs. The passing of current accelerated one pendulum and slowed the other and the difference between the readings yielded the amount of current used. A few years later, in 1889, Ottó Bláthy invented the dissymmetric rotating field meter, followed by the rotating disc “Ferraris meter”. The special
meter is based on an induction motor which drives the disc, and the number of revolutions measures the usage. This method of metering was to remain essentially unchanged from 1889 until very recent times, albeit with constant improvements especially in respect of stability and technological precision. In 1940 the coin meter was introduced. In 1991, Enel began working on the construction of a system known as “SITRED” for the remote metering of end-customers. The first were installed in 1992, and by the end of 1997, 80,000 had been installed in twelve cities. In 2001, Enel took the technological lead in the sector thanks to a project called “Telegestore”, which aimed to substitute old electromechanical meters with new digital versions. Enel thus became the first utility company in the world to introduce electronic meters. The design of the new meters was entrusted to Michele De Lucchi who came up with a newlook, modern and functional piece of equipment. As De Lucchi himself puts it: “We wanted a device that did not need to be hidden behind the door or under the stairs and we wanted to project the idea of a friendly, easy-to-use and beneficial technology that saves people from bureaucratic hassles.”
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operazioni, attraverso sistemi di gestione e di lettura telematica. Consumi più trasparenti, semplicità ed efficienza nel rapporto con il cliente. Il contatore elettronico è l’infrastruttura di base necessaria per lo sviluppo delle smart grids ovvero le reti che gestiscono in modo “intelligente” i flussi di elettricità. Le reti tradizionali sono concepite per trasportare energia elettrica da pochi impianti – centrali elettriche medie e grandi – a un elevatissimo numero di utenti residenziali, commerciali o industriali con un flusso di energia unidirezionale. Lo sviluppo delle energie rinnovabili (distribuite sul territorio) comporta invece la necessità di gestire flussi di energia bidirezionali e intermittenti. Le smart grids svolgono questa funzione poiché sono in grado di mettere in collegamento una pluralità di soggetti che possono essere sia produttori che consumatori, con una logica che richiama quella che negli ultimi anni ha caratterizzato la rete di Internet nella circolazione di dati e informazioni. In questo modo le smart grids rendono efficace la distribuzione multidirezionale dei flussi di energia consentendo di gestire con flessibilità i picchi della domanda; favoriscono la diffusione delle energie rinnovabili e della mobilità elettrica, contribuendo così alla riduzione delle emissioni di CO2; rendono consapevoli i clienti del
proprio stile di consumo, inducendoli ad un uso sempre più razionale dell’energia. Questi gli elementi alla base delle smart grids, “le città del futuro” in grado di coniugare in un unico modello urbano tutela dell’ambiente, efficienza energetica e sostenibilità economica, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita delle persone che vi abitano e creare nuovi servizi per i cittadini e per le Pubbliche Amministrazioni. La smart grids è un sistema organico in cui infrastrutture, servizi e tecnologia si uniscono per offrire un centro abitato a misura d’uomo. La razionalizzazione dei consumi energetici, la produzione di energia da fonti rinnovabili, la realizzazione di nuovi prodotti e servizi, nonché l’attivazione di nuove competenze scientificotecnologiche a livello locale, concorrono a creare un eco-sistema urbano efficiente e integrato. Nelle città intelligenti i sistemi di trasporto sono sostenibili, l’illuminazione pubblica è efficiente, gli edifici hanno sensori e dispositivi per razionalizzare i consumi energetici e creare maggiore consapevolezza da parte dei cittadini, le reti energetiche sono gestite in ottica smart. Le competenze e le tecnologie innovative sviluppate dal Gruppo Enel hanno permesso di tradurre in realtà, in varie parti del mondo, il concetto di smart city. In Italia le prime città pilota coinvolte nel progetto sono state Genova e Bari, per le quali
Today, our modern electronic meters make it possible for many operations, including power management and consumption metering, to be carried out remotely. Thanks to the new devices, consumption has become more transparent and greater simplicity and efficiency has been brought into our relationship with customers. The electronic meter is a basic building block of smart grids. Traditional networks are designed to carry electricity from a few facilities – mediumsized and large power plants – to a very large number of residential, commercial and industrial users by means of a one-way power flow. The development of geographically-distributed renewable energy sources, however, requires a system that can handle bi-directional and intermittent power flows. Smart grids can do this, because they are capable of linking together a plurality of parties that may be producers, consumers or both by using a systemic logic that recalls the circulation of data and information on the internet that has been such a feature of recent years. Smart grids render possible the multi-directional routing of electricity, which facilitates the flexible management of peak demand and favours the spread of renewable energy and electric mobility, thus contributing to the reduction of CO2 emissions. Customers are also better
informed about their own style of consumption, which encourages rational use. These are the basic elements of smart grids which will underpin the cities of the future. Within a single urban model, smart grids can deliver environmental protection, energy efficiency and economic sustainability. They can thus improve the quality of life of city-dwellers and create new services for citizens and administrative offices. The smart grid is an organic system in which infrastructure, services and technology are brought together to create a city built to a human scale. The combined effect of rationalized energy consumption, generation from renewable sources, the development of new products and services and the formation of new local-level scientific and technological competencies will be to create an efficient and integrated urban ecosystem. Smart cities will have sustainable transport systems, efficient public lighting and buildings equipped with sensors and devices for rationalizing energy consumption and raising the awareness of citizens. The expertise and innovative technologies developed by the Enel Group have made it possible to translate the concept of the smart city into reality in various parts of the world. In Italy the first pilot cities involved in the project
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Enel ha definito il master plan delle iniziative supportandole nel raggiungimento degli obiettivi fissati nei piani cittadini di sostenibilità ambientale. Enel ha anche siglato protocolli d’intesa con altre città italiane e fondazioni (Bologna, Pisa, Fondazione Torino Smart City) per fornire il supporto nello sviluppo della progettualità smart city. Inoltre, in occasione dell’Expo 2015, Enel installerà a Milano alcune delle più moderne tecnologie creando una rete intelligente e un’illuminazione pubblica a led, ad alto valore innovativo, dando così una dimostrazione di smart grids su un importante palcoscenico mondiale. Il Gruppo Enel, inoltre, sta realizzando progetti innovativi di smart grids anche in Spagna (Malaga e Barcellona), in Brasile (Búzios) e in Cile (Santiago). Il nostro impegno come azienda su questo settore nasce dalla consapevolezza che la creazione di città sostenibili rappresenti la priorità per il futuro. Più della metà della popolazione mondiale, infatti, vive in aree urbane e la percentuale aumenterà con un trend di crescita costante. Ma l’urbanizzazione di per sé non rappresenta un indicatore di sviluppo. Solo un’urbanizzazione di qualità, con un elevato livello d’integrazione sociale, un utilizzo efficiente delle risorse, un’equa distribuzione
delle stesse, un’attenta politica di salvaguardia ambientale, possono essere determinanti per un futuro sviluppo economico, sociale e territoriale sostenibile. Si tratta di nuove sfide che per essere affrontate hanno bisogno di nuovi modelli urbani, in grado di affrontare scenari complessi, con ottima tecnologia e innovazione. L’energia alimenta la rete globale delle città, creando progresso e sviluppo. L’energia è il fattore abilitante per la futura rivoluzione della sostenibilità e il suo utilizzo efficiente può migliorare la qualità della vita dei cittadini e salvaguardare l’ambiente: la mobilità elettrica, la diffusione delle fonti rinnovabili, l’utilizzo di dispositivi per conoscere e regolare i nostri consumi in modo semplice o addirittura automatico, l’illuminazione pubblica tramite led, sono tutti progetti che rappresentano esempi concreti che caratterizzano il nuovo modello di sviluppo urbano. Tecnologia e innovazione giocano un ruolo centrale. L’integrazione delle moderne tecnologie digitali con i sistemi fisici esistenti aprirà nuove opportunità, alla base dello sviluppo delle smart grids, per una città intelligente, una città del futuro, silenziosa, pulita, intelligente e partecipativa. Questa è la “Città Elettrica” del futuro, un futuro sostenibile.
were Genoa and Bari, for which Enel developed a master plan of initiatives to help them achieve the environmental sustainability objectives they had set from themselves. Enel has also signed memoranda of understanding with other Italian cities (Bologna and Pisa) and with “Fondazione Torino Smart City” in Turin to support their smartcity projects. At Expo 2015 in Milan, Enel will avail itself of this important international platform to showcase the latest technology and set up a highly innovative smart grid of LED public lighting. The Enel Group also is developing innovative smart-grid projects in Spain (Malaga and Barcelona), Brazil (Buzios) and Chile (Santiago). Our commitment as a company in this sector stems from the awareness that the creation of sustainable cities is a priority for the future. More than half the world’s population lives in urban areas, and the proportion is set to increase steadily. Urbanization in and of itself, however, is no indicator of development. Good-quality urbanization with a high level of social integration, the efficient use and equitable distribution of resources, and a conscientious policy of environmental protection are prerequisites for future economic, social and territorial sustainability. To meet these new challenges we need new urban models that can deal with complex
scenarios through the deployment of top-tier technology and innovation. Electricity sustains the global network of cities and creates the conditions for progress and development. Electricity is the enabling factor for the coming sustainability revolution, and its efficient use can improve the quality of life and protect the environment. Electrical transport, the diffusion of renewable energy sources, the use of devices that help us become aware of and easily – or even automatically – adjust our consumption and LEDbased public lighting are all concrete examples of projects that will determine the new pattern of urban development. Technology and innovation are central to this process. The integration of modern digital technologies with existing physical systems will open up new avenues of possibility. Thanks to smart grids, we can look forward to the quiet, clean, smart and inclusive cities of tomorrow. This is the “Electric City” of the future. A sustainable future.
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Lo scenario
Some Context
Gianfilippo Mancini Direttore Divisione Generazione, Energy Management e Mercato Italia, Enel
Gianfilippo Mancini Director of the Generation, Energy Management and Market Italy, Enel
Quando mi è stato chiesto di scrivere questa breve introduzione che identificasse lo scenario nel quale viviamo, ammetto che si sono subito affacciati alla mente i concetti che ormai imperversano nella percezione di ognuno di noi: crisi, seconda recessione, delocalizzazione della produzione … Ma subito dopo la mia attenzione si è spostata su un altro elemento che contraddistingue, forse ancora di più, l’epoca in cui ci troviamo: la rivoluzione tecnologica che stiamo vivendo. Se da un lato infatti è vero che il mondo occidentale sta vivendo una delle più grandi crisi della sua storia e se è altrettanto inevitabile che i cambiamenti economici che stiamo vivendo siano destinati a lasciare il segno, è vero che il mondo non ha per nulla interrotto la sua marcia verso il progresso e il cambiamento. Se ci fermiamo a riflettere sui dati analitici che contraddistinguono lo scenario, scopriamo, infatti, che ci sono mercati che non smettono mai di crescere, prodotti che sono in continua evoluzione. Semplicemente sono cambiati i clienti. Cina, India, Brasile ma anche economie in rapida crescita come Vietnam, Corea o anche economie che stanno uscendo dalla recessione come il Giappone, oggi dettano il passo dello sviluppo tecnologico e finanziario. Cina, Giappone e Brasile detengono, sulla base degli ultimi dati
2012, poco meno del 50% del debito pubblico degli Usa e non possiamo escludere che replichino la stessa strategia anche nei confronti di quello Europeo, visto che già oggi ne hanno già acquistato una larga parte. È chiaro quindi che i protagonisti sul palcoscenico mondiale sono aumentati e che l’economia occidentale deve accettare di recitare un ruolo meno importante. Gli usi e costumi globali si uniformano sempre di più e sfociano in un modo di vivere che avvicina ognuno di noi. La tecnologia diventa il comune denominatore che regola le abitudini dei consumatori, genera comfort, facilita la comunicazione, l’informazione, la conoscenza. E dietro la tecnologia c’è l’energia sotto forma di elettricità. L’elettricità è il fattore abilitante per avere accesso alla tecnologia e in generale a una migliore qualità della vita. Elettricità, o meglio il vettore elettrico, significa meno inquinamento, più efficienza, più controllo, più competitività. Qualsiasi tipo di scenario possiamo immaginare per il futuro, esso è imprescindibile dall’utilizzo dell’energia elettrica. Dalle smart city alla mobilità elettrica, ci stiamo avviando verso un mondo digitale che viene alimentato dal vettore elettrico: l’unico che consente di trasportare l’energia su lunghe distanze minimizzando le perdite ma anche l’unico che consente di generare forza
When I was asked to write this brief introduction about the current situation in which we live, I admit that the first things that sprang to mind were the problems and worries that are plaguing all our thoughts: the economic crisis, the second recession, the relocation of manufacturing abroad and so on. But my mind then turned to another phenomenon that, perhaps, even better captures the spirit of our age: the ongoing technological revolution. While it is true that the Western world is going through one of the greatest crises in its history, and the economic vicissitudes we are now experiencing are destined to leave scars, it is also true that the world has by no means slowed its march towards progress and change. If we pause to examine the data relating to our current situation, we will, in fact, find that some markets have never stopped growing, and our products are continuing to evolve. What has changed are the customers. In today’s world, China, India and Brazil, fastgrowing economies such as Vietnam and Korea, and economies coming out of recession such as Japan dictate the pace of technological and financial development. According to the latest statistics (2012), China, Japan and Brazil hold almost 50% of the public debt of the U.S.A and we cannot rule out the possibility that they will
repeat the strategy of acquisition also in respect of Europe, especially as they have already bought a large share. The number of actors on the world stage has increased, and the West must resign itself to playing a less important role. Global customs and habits are becoming increasingly uniform, with more and more people adopting lifestyles similar to ours. Technology is the common denominator in this process: it determines patterns of consumer behaviour, creates comfort and facilitates communication and the spread of information and knowledge. Underpinning the technology is energy in the form of electricity. Electricity is the enabling factor that gives access to technology and, more generally, to a better quality of life. Electricity, or rather the transmission of energy by electricity, means less pollution, more efficiency, more control, and more competitiveness. Whatever scenario we imagine for the future, the use of electricity is an indispensable part of it. From the smart city to electric mobility, we are heading towards a digital world powered by electricity. Electricity is the only means for transporting energy over long distances with minimal waste, and the only means of generating motive power without drastic efficiency losses and harmful environmental impacts. It is the form of energy most
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motrice, senza avere drastici cali di rendimento e con impatti ambientali in linea con l’ambizione di far crescere l’economia, senza lasciare tracce indelebili sul pianeta. In origine impiegata per alimentare le lampadine e sostituire quindi l’illuminazione a olio combustibile, la corrente elettrica ha contribuito in modo decisivo alla crescita dell’umanità. Frigoriferi, telefoni, radio, televisioni, fino ad arrivare ai moderni smartphone, tablet e pc. Nessuno di essi sarebbe mai stato inventato se non fosse stata resa disponibile a prezzi competitivi e con larga disponibilità una fonte di energia pulita e sicura come quella elettrica. Oggi l’elettricità ci offre una grande opportunità: per i paesi in via di sviluppo averne disponibilità sufficiente significa progredire e far salire il tenore di vita dei loro abitanti, vuol dire ospedali, fabbriche, servizi pubblici, ma anche comunicazione, internet, crescita culturale. Per i paesi in stagnazione economica, come quelli europei, ad esempio, usarla in nuove applicazioni vuol dire opportunità di riduzione dei costi grazie al miglioramento dei rendimenti con un conseguente rilancio della competitività. Elettricità inoltre significa segnale, e segnale vuol dire controllo. L’industria europea che ha fatto
sempre della qualità, rispetto alla quantità, il suo valore aggiunto, dovrà cominciare ad applicare questo concetto non solo al prodotto finito ma anche al processo di lavorazione. Lo studio dei processi produttivi passa attraverso l’analisi dei consumi e utilizzare l’elettricità per produrre, offre opportunità di misurazione che altre forme di energia non consentono con la stessa facilità. Se devo quindi provare a identificare con un aggettivo lo scenario in cui stiamo vivendo non credo che “critico” sia quello più adatto, ma piuttosto considero che “rivoluzionario” identifichi meglio il contesto in cui ci troviamo. Una rivoluzione che ridistribuisce i pesi alle culture mondiali passando attraverso la crescita tecnologica, ma che lascia ampi spazi di sviluppo anche alle civiltà che fino al secolo scorso avevano la leadership. Esse certamente dovranno rivedere il loro posizionamento e accettare l’affermarsi di altre economie, ma avranno la possibilità di uscire dalla crisi se sapranno cogliere le opportunità offerte dal progresso. E lungo questo cammino verso il futuro, la colonna portante dell’evoluzione continuerà ad essere l’energia elettrica e chi, come Enel, ha sempre fatto della diffusione dell’elettricità la sua missione, potrà mantenere un ruolo importante all’interno della nostra società.
compatible with our hopes of achieving economic growth without leaving indelible scars on the planet. Originally used to power the light bulbs and replace oil lamps, electricity has contributed much to the growth of humanity. Refrigerators, telephones, radio, television, right up to modern smartphones, tablets and PCs – none of these could ever have been invented had electricity, a source of clean and safe energy, not been made widely available at a competitive price. Today, electricity continues to offer great opportunities. For countries in the developing world, a sufficient supply of electricity is the key to progress and to raising the standard of living of their inhabitants. Electricity means hospitals, factories and public services, as well as communications, the internet and cultural growth. For countries in economic stagnation, such as those of Europe, finding new uses for electricity opens the way to reducing costs through improved efficiency, which will boost competitiveness. Electricity is a signal, and what it signals can be control. European industry has always privileged quality over quantity, seeing the former as an added value that distinguishes its products. European industry must now extend this concept to include the manufacturing
process, too. The study of production processes relies on analyses of consumption levels, and the use of electricity in manufacturing makes it far easier to meter consumption than other forms of energy allow. If I had to come up with an adjective that best captures our current situation, I would discard the word “critical” in favour of “revolutionary”. It is a revolution that, through technological growth, is redistributing the balance of power in the world, but one that leaves plenty of room for advancement, even by those civilisations that until the last century had been leading the way. These civilisations will certainly have to take stock of their new position and accept that it is the turn of other countries to lead, but if they seize the opportunities offered by progress, they will be able to emerge from the crisis. As we progress towards the future, electricity is destined to remain the guiding force of development. Companies such as Enel whose mission has always been to promote and distribute electricity are set to retain a place of pre-eminent importance in our society.
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Indice
Table of Contents
2 Prefazione di Paolo Andrea Colombo
2 Foreword di Paolo Andrea Colombo
8 Lo scenario di Gianfilippo Mancini
8 Some Context di Gianfilippo Mancini
14 TRA TECNOLOGIA E STILI DI VITA
14 BETWEEN TECHNOLOHY AND LIFESTYLES
di Giovanni Paoloni
di Giovanni Paoloni
LA CITTĂ€ ELETTRICA
THE ELECTRIC CITY
di Silvio Labbate
di Silvio Labbate
Una scienza positiva
A Positive Science
24 Nuovi modelli culturali 27 I primi passi
24 New Cultural Models 27 The First Steps
36 La diversificazione delle applicazioni elettriche 46 Verso la prima guerra mondiale
36 Extending the Uses of Electricity 45 Towards the First World War
Il processo di elettrificazione
The Process of Electrification
55 Il primo dopoguerra 59 Gli effetti della crisi di Wall Street
55 The Early Years After the Great War 59 The Effects of the Wall Street Crash
62 Le trasformazioni alla vigilia del secondo conflitto mondiale
62 The Changes on the Eve of the Second World War
Dal dopoguerra agli anni Cinquanta
From the Post-War Period to the 1950s
66 La ricostruzione 71 Aumentano i consumi
66 Reconstruction 71 Increasing Consumption
81 Le centrali termoelettriche e i primi investimenti nucleari
81 Thermal Power Generation and the First Investment in Nuclear Energy
Verso il mondo moderno 89 La nascita di Enel 92 I nuovi cambiamenti
Towards the Modern World 89 The Birth of Enel 92 A New Series of Changes
97 Gli shock petroliferi degli anni Settanta 105 Fonti alternative e controllo dei consumi
97 The Oil Shocks of the 1970s 105 Alternative Energy and Measured Consumption
110 Conclusioni
110 Conclusions
114 Note
114 Notes
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Tra tecnologia e stili di vita.
Una storia sociale L’elettrificazione, contrariamente ad altre rivoluzioni tecnologiche, sembra imporsi nell’immagine che la società ha di sé, prima ancora di affermarsi nell’uso pratico. Come ha scritto Peppino Ortoleva, attento e acuto osservatore del rapporto tra tecnologia e stili di vita: “Siamo di fronte a un peculiare cambiamento di ritmo nel rapporto tra tecnologia e società, che può essere spiegato attribuendo all’elettricità in sé caratteristiche diverse rispetto a tutte le altre tecnologie (è quanto proponeva Marshall McLuhan quando sosteneva che
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Between Technology and Lifestyles.
An Electrifyng Story Electrification distinguished itself from other technological revolutions, in that it seemed to chime with an idea that the society of the day had of itself even before it was put to any really practical use. As Peppino Ortoleva, an insightful commentator on the relationship between technology and lifestyles, has written: “We are witnessing a peculiar change of pace in the relationship between technology and society, which can be explained if we attribute to electricity itself qualities that differentiate it from all other
Tra tecnologia e stili di vita Between Technology and Lifestyles
l’elettricità è «informazione allo stato puro»), oppure in termini più propriamente storici, soffermandoci da un lato sulle peculiarità del processo di penetrazione dell’elettricità e dei suoi usi nella vita delle persone, dall’altro sui diversi giudizi di valore che sul processo di elettrificazione vennero formulati in quella fase”1.
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Per il grande pubblico, la manifestazione più visibile della diffusione dell’elettricità fu l’elettrificazione rapida e massiccia dell’illuminazione stradale (dove l’elettricità sostituì il gas, che pure si era già consolidato) e del trasporto pubblico. Questa trasformazione riguardò in una prima fase i quartieri più agiati delle maggiori città, per poi estendersi rapidamente a quelli del ceto medio, e infine alle zone più popolari. Essa si inquadrava in un grande processo di evoluzione del tessuto urbano avvenuto nella seconda metà dell’Ottocento, nel quale gli impieghi dell’energia elettrica assumevano valore simbolico: l’elettrificazione urbana è stato uno degli obiettivi del riformismo socialista, anche in Italia, sull’esempio di quanto rivendicato dal movimento fabiano in Inghilterra e dalle amministrazioni comunali socialiste di altri paesi europei. “Critica sociale”, la rivista di Filippo Turati, ne parlava frequentemente nella rubrica Notiziario municipale. E l’elettricità fu un argomento importante per il movimento d’opinione che nel 1903 portò al varo della legge per le municipalizzazioni. Nel primo decennio del Novecento il consumo domestico di elettricità si diffuse inoltre ampiamente nel ceto medio: il canale primario di questa diffusione era l’illuminazione elettrica delle abitazioni private, che superando i problemi creati dalle lampade a petrolio e a gas, assumeva i connotati positivi della pulizia, della convenienza e della versatilità. Il nuovo sistema cambiava la percezione serale
technologies. This is what Marshall McLuhan was getting at when he said that electricity was ‘information in its pure state’. Alternatively, we might approach the phenomenon from a purely historical perspective, and pause to reflect on the peculiarities of the process by which electricity insinuated itself and its applications into the lives of people, and look back at some of the value judgements that were made at the time regarding the process of electrification”1. For the general public, the most evident sign of the spread of electricity was the rapid and massive-scale electrification of street lighting - electricity quickly supplanted gas, even though the latter had enjoyed a consolidated position – and the electrification of public transport. These changes were limited at first to the wealthier districts of large cities, but were quickly to spread to middle-class and, finally, to working class areas as well. Electrification is inextricably bound up with the evolution of towns and cities in the second half of the nineteenth century, a period during which electricity also had an emblematic function and significance. Urban electrification was, for example, one of the objectives of socialist reformism, a creed with adherents also in Italy, who took their cue from the Fabian Movement in England and from the socialist city and town councils to be found other European countries. Filippo Turati’s magazine, Critica sociale, made frequent references to electricity in the columns dedicated to “City News”. Electricity was also an important issue for the campaigners who, in 1903, succeeded in securing a law that vested new economic powers in municipal governments. In the early decades of the 20th century, electricity came into widespread use in middle-class homes where, as a rule, it first arrived to power lights. It resolved many of the problems associated with oil and gas lamps, and had positive connotations of cleanness,
della città e dell’ambiente domestico, e fu un importante fattore di trasformazione sociale. La maggiore intensità della luce elettrica, la sua semplicità d’uso, la sua capacità di illuminazione cambiarono gradualmente ma irreversibilmente le scansioni della vita quotidiana tra giorno e notte, rendendo vivibili locali privi di luce naturale, e in ultima analisi allungando la giornata delle famiglie di ogni ceto sociale. L’arredo domestico si arricchì di nuovi oggetti, simboli di “modernità”: lampadine, interruttori, prese elettriche, spine (e contatori). Durante la prima guerra mondiale, le difficoltà di approvvigionamento del petrolio e la propaganda delle società elettriche contribuirono in maniera determinante alla definitiva affermazione della lampadina anche in Italia, diffondendo la nozione che la luce elettrica, più comoda e utile rispetto agli altri sistemi di illuminazione, offriva una possibilità di utilizzazione più ampia e garantiva la possibilità di avere una intensità luminosa maggiore e meglio ripartita. Per tutto il Novecento, l’elettricità è stata l’elemento essenziale per la nascita e lo sviluppo di nuovi servizi, che hanno interconnesso la città facendo da base alla nascita di ciò che oggi potremmo ormai chiamare “città virtuale” e/o “città delle reti”. Nel corso del “secolo breve” la crescita costante dei consumi elettrici nazionali è stata accompagnata da un incremento molto significativo della quota degli “usi civili”: terziario, pubblica amministrazione, consumi privati, e illuminazione pubblica, che fino agli anni Sessanta ha costituito una voce a sé stante nelle statistiche dei consumi elettrici. Il volume che segue racconta lo svolgimento di questo processo nella concretezza storica delle città italiane, segnate dopo la fine della seconda guerra mondiale da un’intensa fase di urbanizzazione. Larga parte della popolazione attiva abbandonò infatti in quel
convenience and versatility. The new technology altered the perception of evening and night-time in the city, as well as in private homes, which made it a force for social change. Electric light was brighter, and electricity was easy to use. Its illuminating capacity ineluctably and irreversibly altered the rhythms of life that had been previously been determined by the rising and setting of the sun. Buildings that did not admit natural light now became habitable. All in all, electricity lengthened the available hours of the day for every social class. Home furnishings were now complemented with a series of new fittings that spoke of “modernity”: light bulbs, switches, sockets, plugs and electricity meters. During the First World War, the difficulty for Italy in securing supplies of petroleum, coupled with a propaganda drive by the electricity companies, led to the definitive triumph of the electric light bulb. Electric light was regarded as more comfortable and useful than other systems of illumination. Offering the chance of brighter and better positioned lighting, it opened an entire vista of opportunities for extended use. For the entire 20th century, electricity was essential to the inception and development of new services. The web of electricity infrastructure has woven the city so much together that it now forms the basis for what we might now call a “virtual city” and/or a “city of networks”. As the “short century” (1914-91) proceeded, the constant increase in domestic electricity consumption was accompanied by a substantial increase in its civil use. It entered the services sector, government offices, and the world of private consumption, while continuing to supply public lighting which, until the 1960s stood out as an exceptionally large item on the balance sheet of electricity use. This book tells the story of this evolution with reference to Italian cities, which entered a phase of accelerated expansion after the Second World War. During the post-war years, many people quit the countryside for good. Census results show that between 1951 and 1961 the population of Italy rose from 47 to 50 million, an increase of 5.8%, but
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Tra tecnologia e stili di vita Between Technology and Lifestyles
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periodo le campagne: dal 1951 al 1961, secondo i dati dei censimenti generali, la popolazione presente sul territorio nazionale passò da circa 47 milioni a quasi 50 milioni, con un incremento del 5,8%, ma la popolazione dei comuni capoluoghi di provincia subì un incremento complessivo del 21,3%. Se si esaminano solo i primi cinque comuni più popolosi (Roma, Milano, Napoli, Torino e Genova) l’incremento fu addirittura del 27,3%, mentre se si considerano gli undici comuni con popolazione superiore ai 300.000 abitanti (i precedenti più Palermo, Firenze, Bologna, Catania, Venezia e Bari) esso fu comunque del 24,9%. La quota di consumo elettrico destinata agli usi domestici era già passata dal 5% del 1938 al 17% del 1951, ma con gli anni Cinquanta ebbe avvio un processo di incremento continuo. “Negli anni Sessanta – ha scritto Giuseppe De Rita – la società italiana si è radicalmente trasformata e questo processo di modernizzazione della produzione e degli stili di vita è stato accompagnato e favorito da un sistema elettrico che proprio nel 1963 vede la luce con la creazione di Enel”2. Tra il 1963 e il 1973, a fronte di un aumento del 100% (cioè di un raddoppio) del consumo complessivo, l’incremento dei consumi privati fu del 170%. La crisi petrolifera del 1973 divenne, nella percezione degli italiani, uno spartiacque fra due periodi. Le domeniche a piedi per risparmiare benzina e l’esortazione al risparmio energetico determinarono un cambiamento e diedero il senso di una crisi che incombeva, minacciando uno stile di vita appena conquistato e non ancora consolidato. I consumi domestici, che nel 1973 rappresentavano ormai oltre il 20% del totale dei consumi elettrici, continuarono per tutto il decennio ad accrescere la loro quota, fino a raggiungere nel 1983 quel 25% che è la quota sulla quale si sono successivamente stabilizzati.
that in the same period the populations of provincial capitals in the country rose by 21.3%. If we take the average of the five largest cities (Rome, Milan, Naples, Turn and Genoa), we find an increase of 27.3%. Similarly, if we take the top eleven cities with populations of more than 300,000 (those indicated above with the addition of Palermo, Florence, Bologna, Catania, Venice and Bari) the population increase was still an impressive 24.9%. The share of electricity consumption destined for domestic use had already increased from 5% in 1938 to 17% in 1951, but it was not until the 1950s that Italy entered a constantly upward trend. As Giuseppe De Rita has observed, in the 1960s Italian society underwent a radical transformation, and the related process of modernisation in industrial production and lifestyles was accompanied and facilitated by an expanding electricity grid that, in 1963, came under the control of the newly created ENEL2. Between 1963 and 1973, total electricity consumption doubled, but private consumption rose by no less than 170%. In the mind of the Italian public, the oil crisis of 1973 marks a watershed point between the two periods. The car-free Sundays introduced to save fuel and the official appeals to cut back on energy use changed the mood of the country, and contributed to a sense of looming crisis. The way of life that Italy had just attained but not yet secured, seemed to be under threat. Even so, household electricity consumption, which already in 1973 accounted for more than 20% of the total, continued to increase its share throughout the decade until it reached 25% in 1983, the level at which it has stabilised ever since. During these years, electricity consumption for all purposes continued to rise, but at far slower a pace than the previous period, during which it had doubled every decade.
Da questo momento, inoltre, i consumi elettrici di ogni tipologia continuarono sì a crescere, ma con ritmi ben lontani dal raddoppio decennale che aveva contraddistinto i periodi precedenti. Il 30 dicembre 1992, al termine di un lungo iter che aveva coinvolto governo e Parlamento, il Consiglio dei ministri approvò la trasformazione dei maggiori enti pubblici economici e aziende autonome italiani in società per azioni possedute dal Tesoro: si trattava di un passaggio preliminare per la successiva cessione di quote azionarie, con modalità e obiettivi diversi a seconda della loro natura e oggetto sociale. In alcuni casi, come quello dei servizi di rete nel campo dell’energia e delle telecomunicazioni, alla cessione doveva accompagnarsi una graduale liberalizzazione del mercato, anche in ossequio a specifiche direttive dell’Unione Europea. Nel novembre 1995, dopo un laborioso iter parlamentare, fu promulgata la legge sulla concorrenza e la regolazione nei servizi di pubblica utilità. Nell’anno successivo il decreto Bersani aprì gradualmente il mercato, a partire dalle fasce di clienti col maggior consumo: la possibilità per tutti i consumatori di accedere al mercato libero, scegliendo il proprio fornitore, scattò infine nel 2007. Negli anni fra il 2004 e il 2006, frattanto, prendeva corpo l’internazionalizzazione di Enel, che nel nuovo contesto concorrenziale interno puntava a valorizzare le competenze acquisite in Italia per crescere al di fuori dei confini nazionali. In questa prospettiva l’utente del servizio pubblico, trasformato in cliente che ha la possibilità di scegliere, ha assunto un ruolo centrale nella distribuzione e vendita dell’energia elettrica. Enel ha elaborato un nuovo modello di business, dalla produzione alla distribuzione di energia elettrica, nel quale il cliente-consumatore ha un ruolo attivo. Viene così superata la visione classica della rete elettrica come infrastruttura
On 30 December 1992, at the end of a long legislative process, the Italian cabinet approved a law to transform major publicly owned businesses and state-controlled enterprises into companies limited by shares that, for an interim period, were to remain in the possession of the Treasury. This marked the first step towards the disposal by the Government of its equity interests in the utilities industry. The subsequent sales of shares to the public were conducted at different speeds and by diverse methods according to the nature and purpose of the target company. Where the companies destined for privatisation were operators of energy and telecommunications networks, the sale operation had to be preceded by the gradual liberalisation of the market to comply with EU directives. In November 1995, after a fraught passage through Parliament, an act was finally approved relating to competition and regulation in the utilities sector. The following year, the “Bersani Decree” launched the gradual liberalisation of the energy market, beginning with customers using electricity on an industrial scale. The free market finally reached all consumers, who thus gained the right to pick and choose among service suppliers, in 2007. In the years between 2004 and 2006, meanwhile, Enel embarked on a new course towards international expansion as it responded to the new more competitive market at home by capitalising on the competences it had built up over the years in Italy to expand its business elsewhere. Users of the electricity service have been transformed into customers with the right and ability to choose among providers. The customer has thus acquired a position of pre-eminence in the business of distributing and selling electricity. From electricity generation to its final distribution, ENEL now follows a new business model that accords an active role to its consumer-customers. ENEL has moved beyond the traditional understanding of the
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che raccoglie grandi quantità di energia prodotte dalle centrali e distribuite a un gran numero di clienti, per giungere a una rete capace di gestire flussi bi-direzionali. L’elemento tecnico che ha reso possibile questa trasformazione è il nuovo contatore bidirezionale, del quale Enel ha installato presso i clienti decine di milioni di esemplari, e che permette di promuovere, anche attraverso nuove modalità di fatturazione, un uso ottimale dell’energia. Da semplice strumento di misurazione dei consumi, il contatore è divenuto, attraverso le nuove funzioni disponibili, uno strumento interattivo. È la rete “intelligente”, o smart grid, composta di tante piccole reti collegate tra loro, che si scambiano informazioni sui flussi di energia, gestendo con efficienza i picchi di richiesta, evitando le interruzioni e riducendo il carico se necessario. Una specie di internet della distribuzione elettrica, che supera lo schema “uno a molti”, e che può gestire anche la generazione distribuita da fonti rinnovabili, integrando questa produzione con quella tradizionale. All’inizio del XXI secolo si può dire che le reti stiano “smaterializzando” le città, non perché le cancellino fisicamente, ma perché rendono sempre più labile la linea di demarcazione fra città e “non-città”. Secondo William Mitchell, architetto-urbanista del Mit, le città del futuro potrebbero identificarsi sempre meno con un punto ben definito sulla superficie della terra, ed essere sempre più configurate dalle reti e dalle transazioni – virtuali ma al tempo stesso molto reali – che vi si svolgono: transazioni di mercato, relazionali, espressive3. Già oggi, comunque, la tradizionale struttura urbana è investita da un evidente processo di riarticolazione: e in esso l’elettricità gioca, ancora una volta, un ruolo centrale.
power grid as an infrastructure that simply collects large amounts of energy produced by power stations and dispatches it to a large number of customers. Instead, the grid is now regarded as a network capable of handling bidirectional flows. The technological tool that has made this transformation possible is the new bidirectional meter, tens of millions of which Enel has installed with customers. The new meters have made it possible to introduce innovative billing methods that help promote optimal energy use. From a simple dial that clocked energy use, the meter has become a fully-featured interactive tool. The meters form part of the so-called “smart grid”, a combination of many small interconnected networks that exchange information on energy flows, making it possible for the provider to manage peak demand efficiently, avoid service interruptions and reduce loads as necessary. Essentially, the grid is a sort of internet of electricity distribution rather than, as before, a one-tomany distribution system. It is capable of handling the input from distributed sources of renewable energy and of routing the power they generate into the traditional supply network. As we enter the twenty-first century, we can say that the networks are “dematerialising” cities, not in the sense that cities are being physically dismantled, but in the sense that the dividing line between the city and “non-city” is becoming increasingly blurred. According to William Mitchell, an architect and town planner at MIT, the city of the future may well become less associated with a specific geographical point on the surface of the earth, and more defined by its networks and the virtual (but at the same time very real) transactions that take place in them. The transactions in question consist not only in market and commercial operations, but also in human relations and forms of expression3. Already today, we are witnessing an evident remapping and restructuring of the traditional urban environment, and, once again, electricity is at the heart of the transformation.
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Una scienza positiva.
Nuovi modelli culturali
A Positive Science.
New Cultural Models
L’installazione dei primi impianti e delle iniziali applicazioni dell’energia elettrica ebbe delle ripercussioni molto importanti in campo ambientale e sociale, modificando le precedenti condizioni e i modelli culturali dominanti. Il ritardo con cui la seconda rivoluzione industriale arrivò in Italia rappresentò in un certo senso un vantaggio: le importanti innovazioni tecnologiche erano già state introdotte nei grandi paesi europei e negli Stati Uniti e furono perciò importate direttamente, senza attendere le
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The first electricity power stations and the earliest uses of electricity wrought great changes both on the natural environment and on human society, and altered the essential character of the prevalent conditions and culture that had existed before. The slowness with which the second Industrial Revolution reached Italy turned out to be something of an advantage in the end, because the most important technological breakthroughs had already been tried and tested by major European countries and the United
Una scienza positiva A Positive Science
lunghe fasi della sperimentazione. Del resto l’immagine dell’elettrificazione, considerata la rappresentazione del massimo trionfo della scienza positiva, sembrò imporsi prima del suo utilizzo reale. L’illuminazione pubblica e l’elettrificazione dei trasporti erano infatti divenuti dei simboli indiscussi del progresso dell’uomo, in Europa come negli Stati Uniti, alla fine dell’Ottocento e all’inizio del Novecento. Non a caso nelle più importanti esposizioni universali del tempo le innovazioni tecnologiche riguardanti l’utilizzo dell’energia elettrica costituivano l’attrazione principale4. Il processo di elettrificazione ebbe pertanto delle peculiarità interessanti anche in funzione del modo in cui esso veniva percepito da una parte della popolazione del tempo.
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Nella fattispecie, prendendo in esame la situazione italiana, non si può prescindere dal considerare le specifiche variabili preesistenti. Infatti, i fattori economici, politici e culturali assunsero, come in tutti gli altri paesi europei, un peso spesso notevole nel condizionare l’evoluzione di questo processo5. Nel caso dell’Italia, poi, non va dimenticato che l’avvio dell’elettrificazione coincise in pratica con la fase principale dell’industrializzazione6. Questo contesto influì notevolmente sulle aspettative del tempo: erano in molti a ritenere che grazie all’utilizzo della nuova produzione elettrica in campo industriale l’Italia potesse superare il forte gap con l’estero derivante dall’estrema carenza di materie prime7. Rientravano in questa ottimistica previsione anche le notevoli attese suscitate dall’utilizzo del cosiddetto “carbone bianco”, ovvero lo sfruttamento delle risorse idriche presenti sul territorio: l’abbondanza di acque sulle Alpi, e in parte sugli Appennini, portò infatti l’Italia a ritenere possibile sia la fine della
Cartolina augurale con la raffigurazione della stazione idroelettrica di Amandola e il disegno di una lampada stilizzata, 1906.
States. Italy was therefore able to import innovations directly, and could skip the lengthy trial stages of the same. At a conceptual level, electrification, regarded as the greatest triumph of Positivist science, clamoured for attention, even before it was put to real use. Public lighting and the electrification of transport had become unambiguous symbols of human progress in the Europe and United States of the late 19th century and early 20th centuries. At the major world fairs of the period, the main attractions were those that featured electrical energy and its uses4. We should regard the process of electrification as of historical interest also for how it was perceived by contemporaries. To get a proper idea of the situation in Italy at the time, we must also consider the historical variables that were in play. As in every other European country, economic, political and cultural factors were telling forces in the process of electrification5. In the specific case of Italy, it must be remembered that electrification also coincided with the country’s primary phase of industrialisation6. This coincidence between the two had a particular bearing upon the expectations of the age. Many people of the time believed that once electrification had been applied to industry, Italy would be able to narrow the gap between it and other industrialised countries, caused by its dearth of raw materials7. This optimistic outlook was reinforced by the high hopes invested in what was referred to at the time as “white coal”, i.e. hydroelectric power. Italy seemed to be in an auspicious position, thanks to the abundance of water resources in the Alps and, to a lesser extent, in the Apennines. The country came to believe that an end was in sight to its energy dependency on, essentially, imported British coal, and looked forward to the termination of the sizeable trade deficit that this caused. These happy
Greeting card with the image of Amandola hydroelectric station and picture of a stylized lamp, 1906.
dipendenza energetica – essenzialmente dal carbone inglese – che il controllo del pesante deficit della bilancia commerciale. Questi auspici furono pertanto fondamentali nel creare quello che Alexander Laszlo e Ignazio Masulli chiamano “fascino culturale”, derivante dal forte contenuto innovativo della tecnologia elettrica e dal livello di avanguardia proposta; tutto ciò conferì all’elettrificazione “un forte status simbolico”, favorendone la sua accettazione e affermazione8.
I primi passi Le prime produzioni e applicazioni dell’energia elettrica in Italia furono assai limitate; dapprima interessarono, come negli altri paesi, l’illuminazione dei locali pubblici e delle strade, successivamente i trasporti e gli altri servizi delle grandi e medie città. Il fenomeno riguardò innanzitutto il Nord del paese: Milano fu la prima città della penisola, nell’agosto del 1880, con l’illuminazione del Caffè Gnocchi nella Galleria
expectations were fundamental to the rise of what Alexander Laszlo and Ignazio Masulli have termed the “cultural fascination” of electricity. The fascination, they argue, stemmed from the highly innovative nature of the technology itself and the avant-garde character of what was being proposed. Electrification was imbued with a “powerful symbolic status”, and this favoured its general acceptance and successful diffusion8.
The First Steps The earliest power stations and first applications of electricity were rather modest in scope. To begin with, as in other countries, electricity was used for the lighting of public locales and streets, before later being deployed to power transport and other services in cities and towns. Electrification was largely restricted to northern Italy. In August 1880, Milan became the first Italian city to enjoy its fruits, with the lighting of the Cafe Gnocchi in the Galleria Vittorio Emanuele, an event that occurred four years after the first Italian electricity company, Tecnomasio,
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Vittorio Emanuele – dopo che quattro anni prima l’azienda italiana Tecnomasio aveva realizzato le prime esperienze in questa direzione in piazza Duomo. Inoltre, l’anno seguente il Comune prese contatti con l’Anglo-American Brush Electric Corporation e con la Società Siemens per vagliare l’ipotesi, poi non attuata, di dotare di illuminazione elettrica tutta l’area urbana9. Proprio il 1881 rappresentò un anno fondamentale nell’evoluzione del processo di elettrificazione con la presentazione ufficiale del sistema Edison di distribuzione della corrente continua all’Esposizione internazionale di Parigi sull’elettricità e le sue applicazioni; esso permetteva l’utilizzazione di numerose lampade lungo una linea di distribuzione. L’appuntamento parigino fu un importante momento di confronto sulle acquisizioni più recenti per fare il punto della situazione e orientare le molte realizzazioni sperimentali in corso o in cantiere nel campo dell’illuminazione, della trazione e dell’elettrometallurgia10.
had carried out its first electric lighting trials in the nearby Piazza Duomo. The following year, the City of Milan entered into talks with the AngloAmerican Brush Electric Corporation and with Siemens to explore the possibility of installing electric lighting throughout the entire urban area, though the plan was never put into effect9. The year 1881 was a key moment in the history of electrification, as it was then that the Edison direct-current (DC) system of distribution was officially presented at the Paris World Fair. The new technology made it possible to install a large number of street lights along a single line of transmission. The Paris Fair was also an important opportunity for people in the industry to compare notes on their most recent acquisitions and take stock of the situation, and it brought focus to the many experiments that were being carried out or planned in the fields of electric lighting, traction and electrometallurgy10. The possibility of putting electricity to serviceable use already dated back to 1800, when Alessandro Volta invented the battery. This breakthrough opened the door to the modern conception and application of electricity, but it was not until the 1830s that someone came up
Incisioni raffiguranti l’Esposizione internazionale di Parigi sull’elettricità, 1881. Engravings depicting the International Exposition of Electricity of Paris, 1881.
D’altra parte, le applicazioni dell’energia elettrica nacquero già nel 1800 con l’invenzione della pila di Volta: essa aprì di fatto la strada alla concezione e agli usi moderni dell’elettricità. Fu tuttavia negli anni Trenta dell’Ottocento che si sviluppò il primo e più importante settore applicativo, con l’invenzione della telegrafia elettrica: rispetto agli altri, il sistema inventato da Samuel Morse nel 1837, dopo un inizio poco fortunato, ottenne la sua consacrazione nel 1844 con l’adozione negli Stati Uniti e la successiva affermazione in tutto il mondo. In Europa il telegrafo di Morse iniziò a diffondersi nel 1847; nello stesso anno venne infatti costruita la linea telegrafica elettrica Pisa-Livorno, la prima italiana. Successivamente i servizi telegrafici si diffusero in altre parti d’Italia: dopo il Granducato di Toscana fu la volta del Regno Lombardo-Veneto (1850), del Ducato di Modena (1851) – che si collegò alla rete del Lombardo-Veneto –, del Ducato di Parma e del Regno di Sardegna – collegato alla rete del Regno mediante un cavo sottomarino –, del Regno delle Due Sicilie (1852), dello Stato della Chiesa (1853) – connesso con il resto della penisola solo l’anno successivo con l’attivazione della stazione telegrafica di Terracina – e, infine, dell’isola siciliana (1857); solo dopo il 1860-61 si sviluppò la rete nazionale11. I fili telegrafici vennero realizzati in prossimità delle linee ferroviarie; e proprio vicino alle stazioni delle grandi città, così come accanto alle zone portuali, si concentrarono le principali industrie per avere
Alcuni dei primi apparecchi telegrafici. Da sinistra, in senso orario: apparato telegrafico Morse, telegrafo Wheatstone e apparecchio telegrafico del modello utilizzato dallo Stato Pontificio nel periodo 1855-1870. Examples of early telegraph machines. From left, clockwise: Morse telegraphic machine, Wheatstone telegraph, model of the telegraph used by the Papal States in the period 1855-1870.
with the first truly significant application. That somebody was Samuel Morse, and his invention, in 1837, was the electric telegraph. After a rather inauspicious start, Samuel Morse’s system received the official seal of approval when the United States adopted it in 1844 as a means of communication, whereupon its spread throughout the world was rapid. In Europe, Morse’s Telegraph arrived in 1847, and in that same year, the first Italian telegraph line was built between the Tuscan towns of Pisa and Leghorn. Telegraphic services were soon to spread to other parts of Italy. Following the example set by the Grand Duchy of Tuscany, the Kingdom of Lombardy-Veneto built a telegraph line in 1850, and was followed by the Duchy of Modena in 1851, whose line connected to the LombardyVeneto one. Following in their footsteps came the Duchy of Parma and the Kingdom of Sardinia, which also connected to the LombardyVeneto line, but this time by means of an underwater cable. The Kingdom of the Two Sicilies introduced its telegraph service in 1852, and the Papal States in 1853, though they did
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Lettera del Comitato per le applicazioni dell’elettricità “Sistema Edison” in Italia. Milano, 1882. Letter from the Committee for the Application of the “Edison System” of electricity in Italy. Milan, 1882.
un approvvigionamento immediato di carbone, energia indispensabile per le attività produttive del tempo, caratterizzate essenzialmente dal motore a vapore. Le necessità industriali dell’Ottocento finirono quindi per dare un primo e fondamentale assetto logistico alle aree urbane.
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Sull’onda dello sviluppo del telegrafo, nella seconda metà degli anni Settanta dell’Ottocento nacquero due applicazioni elettriche nuove: nel 1876 Alexander G. Bell brevettò il suo telefono, mentre nel 1878-79 Thomas A. Edison mise a punto la sua lampadina elettrica a incandescenza, dalla quale partì per dedicarsi al sistema di distribuzione della corrente continua, presentato, come visto, nel 1881 all’Esposizione internazionale di Parigi12. Per quel che concerneva la prima invenzione, già nel 1877 era iniziata a Milano la fabbricazione dei telefoni su brevetto Bell nell’officina dei Fratelli Gerosa13 e l’anno seguente venne messo in opera a Roma il primo collegamento telefonico sperimentale. Ad ogni modo, la manifestazione più concreta della diffusione dell’energia elettrica e, soprattutto, quella che ebbe maggiori ripercussioni nella vita quotidiana, fu l’elettrificazione rapida e massiccia dell’illuminazione stradale, unita alle relative applicazioni nel trasporto pubblico14. Questa vera e propria trasformazione riguardò in una prima fase solo i quartieri cittadini più ricchi, ma si estese progressivamente a quelli del ceto medio; essa fu altresì e soprattutto un processo di evoluzione del tessuto urbano che interessò tutti i comuni, anche se i cambiamenti maggiori si ebbero nei centri abitati più grandi. Infatti, a partire dagli anni Ottanta dell’Ottocento lo sviluppo industriale e lo slancio delle attività edilizie attrassero una nuova e cospicua schiera di lavoratori; come conseguenza di ciò si ebbe lo
not link to the rest of the country until the following year with the coming into service of the telegraphic station of Terracina. The last to arrive was the Island of Sicily (1857). It was not until 1860-61 that a national telegraphic network was built11. The telegraph lines were strung alongside railway tracks. The main industries of the day preferred to locate next to the railway stations of the major cities, or in the port areas of the same, so that they might have a ready supply of coal, which was an indispensable source of power for manufacturing in an age when most engines were driven by steam. In this manner, the industrial requirements of the 19th century helped determine the layout of our modern cities. In the wake of the success of the telegraph, two new electrical devices were invented in the latter half of the 1870s. In 1876, Alexander Graham Bell patented his telephone; in 1878-79 Thomas A. Edison perfected his incandescent light bulb, whereupon he dedicated his efforts to campaigning for the setting up of a direct-current grid, which, as we saw above, was presented at the 1881 World Fair of Paris12. As regards the former of these inventions, as early as 1877 the workshop of the Gerosa Brothers13 in Milan was already producing telephones based on Bell’s patent, and the following year saw the installation in Rome of the first experimental telephone link. In any event, the most evident and practical applications of electricity that unquestionably had the greatest consequences for daily life, were the rapid and large-scale introduction of electrical street lighting and the related electrification of public transport14. This revolutionary transformation of our cities was at first limited to the wealthier districts of the city, but progressively spread to middle-class areas, too.
sviluppo di vaste aree periferiche con problemi di affollamento e di degrado abitativo. Uno dei principali esempi in Italia di questa evoluzione, come già anticipato, è rappresentato dalla città di Milano con le prime produzioni e applicazioni dell’energia elettrica. In aggiunta, all’indomani della presentazione del sistema Edison all’Esposizione internazionale di Parigi, il milanese Giuseppe Colombo, uno dei pionieri dell’industria elettrica italiana, decise di proporne l’applicazione concreta mediante l’istituzione nell’autunno del 1881 di un apposito Comitato che, appena tre anni più tardi, il 6 gennaio 1884, darà vita alla Società generale italiana di elettricità sistema Edison – più brevemente Edison15. La nuova associazione decise di adottare fin da subito quelle applicazioni elettriche capaci di suscitare un forte impatto emotivo e simbolico sulla popolazione: nel febbraio del 1882 fu pertanto illuminato il ridotto del Teatro alla Scala, mentre in novembre fu la volta delle attività commerciali presenti in un importante edificio a Nord di piazza Duomo16. L’opinione pubblica sembrò fortemente colpita dal fascino provocato dall’elettrificazione che, a dire il vero, apparve fin da subito come il punto di partenza di un processo più ampio, le cui applicazioni sembravano illimitate. Del resto, mentre le scoperte tecnico-scientifiche della prima rivoluzione industriale furono un beneficio esclusivo dell’emergente classe dominante della borghesia industriale, quelle relative all’elettricità – da cui convenzionalmente facciamo partire la cosiddetta seconda rivoluzione industriale – apparivano diverse, potenzialmente più accessibili e utili per tutti. Sicuramente esse furono, nella prima fase, a esclusivo appannaggio dei ceti più abbienti – non a caso l’illuminazione, come detto, venne installata inizialmente nei quartieri più ricchi, come a Milano, riguardando gli strati alti
Electrification was also to bring enormous change to the urban landscape in general, even in smaller towns, though the greatest changes were to be seen in the major cities. From the 1880s, industrial development and the rapid housebuilding projects, powered also by the emergence of a new and conspicuous working class, was to lead to the creation of vast suburbs, which brought with them problems of overcrowding and substandard housing. One of the primary examples in Italy of this transformative change was, as mentioned above, the city of Milan, which was first to produce and make use of electrical energy. Following the presentation of the Edison system at the Paris World Fair, Giuseppe Colombo, a native of Milan and one of the pioneers in the history of Italian electricity, proposed its adoption and, in the autumn of 1881, founded a committee for that purpose. Just three years later, on 6 January 1884, the committee transformed itself into the “Società generale italiana di elettricità sistema Edison” (the General Society of Italy for the
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Una veduta di piazza Duomo con i tram elettrici, Milano, primi del Novecento. A view of Piazza Duomo with electric trams. Milan, early twentieth century.
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della società –, ma fin da subito fu chiaro come l’elettricità fosse una novità rivoluzionaria, capace di cambiare ineluttabilmente sia le attività economiche che lo stile di vita di tutti. Ad ogni modo, il Comitato milanese creato da Colombo continuò con le applicazioni concrete dell’elettricità e, dopo aver acquisito un edificio di un vecchio teatro in via Santa Radegonda, nel 1883 installò la prima centrale termoelettrica europea, capace di illuminare il 26 dicembre dello stesso anno il Teatro alla Scala con ben 2.880 lampade ad incandescenza; iniziò così la regolare alimentazione della prima rete di illuminazione elettrica del vecchio continente, estesa per circa cinquecento metri nei pressi del Duomo. L’effetto psicologico su tutti i cittadini – di Milano e non solo – fu incredibile, al punto da zittire sul nascere le prime proteste della storia sull’ubicazione dell’impianto: il Comitato milanese non aveva tenuto conto, secondo alcune testimonianze coeve, di importanti reperti archeologici e non si preoccupò minimamente del
Edison System), called simply Edison for short15. From the outset, the Edison Society preferred new electricity applications that would have both an immediate and a powerfully emotive and symbolic impact on the local populace. Accordingly, in February 1882, it arranged for the electrical illumination of Milan’s famous Opera House, the Teatro alla Scala. In November of the same year, electric lighting was installed in commercial outlets located in one of the landmark buildings on the north side of Milan’s central square, Piazza del Duomo16. The public seemed to be deeply impressed by electrification which, indeed, seemed to offer endless potential applications, and was soon to prove itself to be merely the starting point for a far-ranging process of modernisation. While the technical and scientific discoveries of the first Industrial Revolution had brought benefits only to the emergent industrial bourgeoisie, the arrival of electricity, which we may regard as marking the start of a second industrial revolution, promised to be more accessible and useful to everyone. Without doubt, in the early stages of this “revolution”, the new applications were very much the prerogative of the wealthier classes, and it is no accident that street lighting was first installed in the fancier districts of the city in the service of its better-off burghers. But
Il vecchio teatro di via Santa Radegonda e, sotto, la pianta del teatro e quella (tratteggiata) dell’erigenda centrale elettrica, 1883. The old theatre of Via Santa Radegonda and, below, the floor plan of the theatre with the floor plan of the power plant under construction (indicated by dotted line), 1883.
fatto che le vibrazioni e le esalazioni gassose della centrale potessero minacciare l’integrità dello stesso Duomo17. L’episodio, seppur senza conseguenze, appare interessante perché dimostra come agli occhi di qualcuno apparisse chiaro fin da subito l’effetto rivoluzionario dell’elettrificazione sulla morfologia urbana e la sua capacità di plasmare i centri abitati. Ciononostante, l’organismo capeggiato da Colombo andò avanti con le sue applicazioni e nel 1884 diede ufficialmente vita, come anticipato, alla Società Edison. Tuttavia, una delle prime questioni che le nuove imprese di elettrificazione dovettero affrontare in Italia fu la lotta contro i monopoli precedenti; nelle città della penisola, infatti, le concessioni di illuminazione a gas risalivano al periodo 1845-70 e avevano generalmente lunga durata: venti se non trenta anni, con un’opzione sul rinnovo. Le aziende concessionarie erano inoltre quasi tutte in mano a gruppi stranieri ed erano riuscite a ottenere da molte amministrazioni locali l’esclusiva del servizio; ove questo non si realizzava, l’assenza di concorrenti aveva comunque creato un regime di monopolio. Con la comparsa dell’illuminazione elettrica – e quindi del rapido sviluppo negli anni Ottanta e Novanta dell’Ottocento delle prime imprese per la produzione e la vendita di elettricità, le cosiddette società elettrocommerciali – ebbe inizio una lunga e cruenta lotta tra i due sistemi, senza esclusione di colpi, nonostante gli
it was apparent from the start that electricity was a new and radical force that would ineluctably change the very nature of economic activity, and the lifestyle of everyone. The Milan-based Society set up by Colombo pursued its strategy of installing practical electrical applications. It acquired a disused theatre on Via Santa Radegonda, and, in 1883, built there the first-ever electricity generating plant in Europe. Capable of lighting up the Teatro alla Scala on 26 December with no fewer than 2,880 incandescent light bulbs, the Via Santa Radegonda power station began to feed electricity into what was the first public lighting circuit in Europe, which covered a length of about 500 metres in the area around the cathedral of Milan. The psychological effect on all the citizens of Milan, and, indeed, on people farther afield, was enormous, so much so that the first intimations of protest regarding the siting of the power station plant were silenced. According to some contemporary objectors, the Edison Society had failed to pay due heed to the presence of important archaeological finds in the area, and was indifferent that the vibrations and gas emissions from the generation plant might threaten the stability of the cathedral itself17. Although this instance of opposition was not destined to have any direct consequence, it is interesting to record, because it proves that some people of the time immediately perceived the drastic effects that electrification was going to have on the future shape of cities, and recognised that it had the potential to remap inhabited areas. The Society headed by Colombo forged ahead with its applications of the new technology and, in 1884, officially became the Edison Company. One of the first challenges facing the new company in Italy was the power of established monopolies, whose operating licences for gasfired lighting in Italy dated back to 1845-1870.
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Una scienza positiva A Positive Science A sinistra, il “trabattello” esce dal deposito tramviario di Porta Volta a Milano. Accanto, una vettura elettrica spazzaneve in un viale di Milano, primi del Novecento. On the left, the mobile scaffold tower leaves the tram depot of Porta Volta in Milan. Nearby, an electric snowplough on an avenue of Milan, early twentieth century.
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indiscutibili vantaggi dell’energia elettrica rispetto al gas18. Lo scontro si protrasse per più di un decennio e, in un certo qual modo, favorì investimenti massicci e la realizzazione di opere importanti da parte delle società di elettrificazione, provocando inevitabilmente profonde modifiche strutturali ai centri urbani. Una chiave di volta di questo processo si ebbe grazie a Werner von Siemens che agli inizi degli anni Ottanta dell’Ottocento aveva dimostrato la possibilità di impiegare l’elettricità nel trasporto, con la sperimentazione dei primi tram elettrici. La sua applicazione pratica, grazie all’enorme visibilità e alle ricadute positive sulla cittadinanza, rappresentò uno degli assi nella manica dell’elettrificazione. Non a caso la società Edison decise di puntare molto sulla forza motrice dell’energia elettrica, riuscendo a stipulare nel dicembre del 1895 una convenzione ventennale con il Comune di Milano riguardante l’esercizio delle tramvie elettriche cittadine, le cui carrozze erano fino ad allora trainate da coppie di cavalli19. La realizzazione concreta di questo accordo, di cui si parlerà successivamente, ebbe una ripercussione enorme sullo sviluppo urbanistico milanese.
The licences were generally of a long duration, for as many as 20 and sometimes 30 years, and included an option for renewal. The licensees were almost all controlled by foreign business interests, and they had often negotiated exclusive rights for themselves with many local authorities in Italy. Even where they did not enjoy exclusivity, the absence of competitors gave them an effective monopoly in the sector. With the arrival of electric lighting – during the period of rapid development in the 1880s and 1890s – the first companies generating and selling electricity entered the fray, and soon a vicious pitched battle between the two systems was underway. In spite of the undeniable superiority of electrical energy over gas18, the battle continued for more than a decade and, in a certain sense, was a boon for the new industry, because it spurred the electricity companies into making huge investments, including the building of major infrastructure, which inevitably had a major impact on the layout of Italian cities. A key moment in this process of development was Werner von Siemens’ experiments with the first electric trams in the early 1880s, which demonstrated that electricity could be used to
Del resto la città ambrosiana, come già accennato, ebbe una sensibilità particolare nei confronti del processo di elettrificazione e rappresentò l’esempio italiano più emblematico. Nel 1885 il Comune decise appunto di affidare alla Società Edison l’incarico per l’illuminazione di piazza Duomo, della Galleria, dei portici settentrionali, della Scala, di corso Loreto (oggi Buenos Aires), corso Vittorio Emanuele, via Manzoni, Santa Margherita, l’attuale via Mazzini e via Torino. Accanto all’illuminazione pubblica sorse poi quella privata, la cui utenza nel 1893 impiegava circa 33.000 lampade20. Seppur importante, questo dato non significa che la diffusione della luce elettrica nelle abitazioni fu repentina; essa riguardò nel primo periodo – vale la pena ricordarlo ancora – solo le classi sociali più facoltose che risiedevano nelle zone in cui già esisteva l’illuminazione pubblica. Tuttavia questo sviluppo dell’elettrificazione, comune in altre città italiane – soprattutto settentrionali –, ebbe un peso anche sul fronte della socializzazione urbana: l’illuminazione pubblica venne infatti realizzata a partire dai principali luoghi di ritrovo che, di conseguenza, assunsero una funzione di aggregazione cittadina maggiore. Pure la vita sociale, pertanto, subì degli
power transportation means. Once the system was put into practice, the high visibility of the trams and the benefits for city-dwellers tilted the balance very much in favour of electrification. The Edison Company invested considerable effort in developing electrical motors, and in December 1895 succeeded in negotiating a 20-year deal with the City of Milan for the operation of the public tramways, which until then had relied on the draught power of horse pairs19. The successful conclusion of this agreement, which we shall return to later on, was to have major consequences for the future urban development of Milan. Ideologically, too, Milan was particularly open to the idea of electrification in that it was an emblem of Italian scientific success. In 1885, the city authorities resolved to appoint the Edison Company to the job of providing illumination for Piazza Duomo, Galleria Vittorio Emanuele (the famous shopping gallery located off the piazza), the Portici Settentrionali (the arcade fronting the shopping gallery), the Scala Opera House, Corso Loreto (now called Corso Buenos Aires), Corso Vittorio Emanuele, Via Manzoni, Santa Margherita, Via Mazzini and Via Torino. In parallel with these public lighting projects electrical lighting now appeared for the first time in private homes. Already by 1893, around 33,000 light bulbs were in private use20. Although the number is significant, it should not be taken to imply that the arrival of electric lighting in private homes was a rapid process: in the early days, only the
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effetti concreti grazie al processo di elettrificazione. Inoltre, nel giro di un decennio gli impianti cittadini di energia elettrica si moltiplicarono; a Milano, ad esempio, nel 1893 la centrale di Santa Radegonda passò dalla potenza iniziale dei 440 kW a 1.540 kW e venne affiancata nel 1889 da un altro impianto in via Gian Battista Vico, con una potenza di 240 kW21.
La diversificazione delle applicazioni elettriche
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Accanto a questa prima fase sorsero nuovi sviluppi dell’elettrificazione e delle sue applicazioni, anch’essi con ripercussioni importanti sul fronte della città. D’altronde, il costo e la tipologia della produzione termoelettrica, così come erano stati concepiti nel caso delle centrali di Santa Radegonda e di via Gian Battista Vico, non sembravano fornire le giuste risposte in funzione dei nuovi impieghi dell’elettricità nei servizi e nelle infrastrutture. La possibilità di collegare nuove aree urbane, ad esempio, si trasformò rapidamente nella pressante richiesta di una rete tramviaria efficiente; perciò quest’ultima divenne di fatto uno dei terreni di legittimazione stessa del potere locale. Era essenzialmente la prospettiva di utilizzare la nuova energia nel settore dei trasporti urbani a spingere infatti verso la necessità ineluttabile di costruire impianti idroelettrici di grosse dimensioni22. Già dal 1882, infatti, le cascate del Niagara alimentavano la prima centrale idroelettrica del mondo e in Italia si pensava di sfruttare l’abbondanza di acque presenti sulle Alpi, e in parte sugli Appennini. Il problema tecnico ed economico maggiore da superare riguardava il trasporto a grandi distanze
wealthiest social classes living in areas where public lighting was already available had the opportunity to avail themselves of private installations. Electrification, which was taking place at the same time in other (mainly northern) Italian cities, made itself felt also on social life. The first public lighting was installed in those city areas where people came together to socialise, which then became even more attractive as meeting places. Within a decade, the number of public places with electric lighting had multiplied. To take Milan as an example, the Santa Radegonda power station increased its capacity in 1883 from 440 kW to 1,540 kW, and, in 1889, was complemented by the opening of a new power station with an output capacity of 240 kW located on Via Giambattista Vico21.
Extending the Uses of Electricity The developments in these early days of the technology and the identification of new areas where electricity might be usefully applied were destined to leave a lasting mark on cities. For one thing, the cost and the methods deployed in thermal power stations such as those of Santa Radegonda and Via Gian Battista Vico, were unsuited to the new electricity infrastructures and services. Once the possibility of connecting outlying districts to the centre was glimpsed, for example, the pressure was on for the building of an efficient tramway system. Effectively, the control of the transport issue became a source of local political power. Meanwhile, the prospect of being able to harness the new form of energy and using it to power transport made a
dell’energia elettrica, in quanto le risorse idrauliche erano di solito piuttosto lontane dalle città e dai luoghi di consumo. Tuttavia, in occasione dell’Esposizione Nazionale al Parco del Valentino di Torino del 1884, l’inventore francese Lucien Gaulard effettuò con successo la trasmissione di corrente alternata dal capoluogo piemontese sino alla stazione ferroviaria di Lanzo Torinese, distante 34 chilometri, alimentando contemporaneamente l’impianto di illuminazione. Facendo tesoro di questa applicazione e grazie allo sfruttamento dell’energia cinetica di una delle cascate di Tivoli, la centrale idroelettrica posseduta dalla Società Anglo Romana per l’illuminazione di Roma iniziò la produzione di corrente alternata nel 1886, collegandosi con la linea di trasmissione della capitale nel luglio del 189223. L’evoluzione idroelettrica della Lombardia fu un po’ più complessa di quella laziale. L’enorme riserva di acque naturali veniva infatti utilizzata dallo sviluppato settore agricolo e dalle piccole industrie ad esso vicino, soprattutto tessili; pertanto bisognava fare i conti con gli interessi preesistenti. Inoltre, gli agricoltori si opponevano con forza alle installazioni sui propri terreni dei pali e delle linee di trasporto dell’energia elettrica. Un’altra resistenza perveniva dalle autorità militari e da alcuni componenti del governo, secondo cui le modalità di trasferimento dell’elettricità apparivano estremamente vulnerabili in caso di sabotaggi e attentati. Questi ostacoli vennero evitati grazie alla legge del 7 giugno 1894, n. 232 che – superando la precedente norma del 10 agosto 1884, n. 2644
compelling the case for the building of large-scale hydroelectric power stations22. Already in 1882, the Niagara Falls were powering the first hydroelectric station in the world, and Italy was considering exploiting the abundant hydrological resources of the Alps and the Apennines to the same end. The principal technical and economic difficulty that needed to be overcome was how to transport electricity over long distances, given that the water sources were generally far from the cities and other places where electricity was most in demand. In 1884, making good use of the National Exhibition at Parco del Valentino in Turin, the French inventor Lucien Gaulard successfully transmitted an alternating current from Turin to the railway station of Lanzo Torinese, 34 kilometres distant, and powered a lighting system there. Drawing on the lessons learned from this successful experiment, and exploiting the kinetic energy of one of the waterfalls of Tivoli, in 1886 Anglo Romana per l’illuminazione di Roma, a company operating public lighting in Rome, began producing alternating current electricity from its own hydroelectric power station, and, in July 1892, linked the station to the power transmission line supplying the city23. The development of hydroelectricity in Lombardy was rather more fraught than in Latium. The great reserves of water available to the region were already in use by a highly-evolved
La ruota idraulica che azionava il maglio in un’antica fabbrica, primi del Novecento. The water wheel that powered the mechanical hammer of an old factory, early twentieth century.
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Rimessa dei tram elettrici di Porta Volta, Milano.
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Electric tram depot at Porta Volta, Milan.
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sulle derivazioni di acque pubbliche – estese le disposizioni esistenti per l’installazione delle condotte degli acquedotti alle linee elettriche di trasmissione. Infine, grazie all’impiego della corrente alternata trifase si scavalcarono le ultime difficoltà tecniche e fu realizzato, dapprima, l’impianto di Paderno-d’Adda (1898) e, successivamente, quello di Vizzola sul Ticino (1900)21. Queste due centrali costituivano al tempo le realizzazioni più avanzate del vecchio continente e fecero da spartiacque per le costruzioni dei grandi sistemi idroelettrici montani degli anni seguenti. Tuttavia appare più interessante, in funzione del presente studio, considerare le utilizzazioni concrete dell’elettricità così prodotta, che fu immediatamente collegata alla linea di trasmissione milanese. Anche nel campo della produzione energetica e della diversificazione delle applicazioni elettriche, infatti, Milano svolse una funzione di avanguardia: dopo la prima linea del 1893, tra il 1897 e il 1899 venne elettrificata la rete tramviaria per ben 63 chilometri25. Furono in pratica garantiti collegamenti rapidi con le zone periferiche – soprattutto quelle industriali – e con le aree di principale espansione del territorio cittadino, modificando radicalmente la morfologia urbana preesistente. Ciò ebbe delle ripercussioni notevoli dal punto di vista sociale e ambientale, concorrendo alla rapida e ineluttabile trasformazione della città ambrosiana. In altri termini, le diverse applicazioni dell’elettricità stavano rivoluzionando la forma del centro abitato e il comportamento urbano: la progressiva diffusione dell’illuminazione nelle strade e nelle case – specie in quelle dei ceti più abbienti – e lo sviluppo delle tramvie
agricultural sector and by related small industries, particularly textile manufacturers. The electricity companies therefore had to deal with pre-existing vested interests. Further, farmers vehemently opposed the installation of pylons and electricity lines on their lands. Additional resistance came from the military authorities and certain members of government, who felt that the method for transporting electricity was too vulnerable to sabotage and attack. That these objections were not fatal to the industry is thanks also to Law 232 of 7 June 1894 which, amending and replacing a previous statute (Law 2644 of 10 August 1884) regulating the diversion of public water, extended the scope of rules that had originally referred to water mains to include power transmission lines. Thanks to the adoption of the three-phase alternating current, the last technical difficulties of transmission were overcome. The first stations to be opened were those of Paderno-d’Adda (1898), followed by Vizzola sul Ticino (1900)24, which, in their day, were the most advanced hydroelectric stations in Europe and were to open the way to the construction of similar plants in the mountains in the years to follow. What is even more interesting from the perspective of our current subject, is the use that was made of the electricity that was produced by these stations and immediately dispatched to the Milan power transmission line. In the science of power generation as well as in the diversification of the uses of electricity, Milan was spearheading development. Following the roll-out of the first electric tram in 1893, between 1897 and 1899 no fewer than 63 kilometres of city tramways were electrified25.
Una delle ultime immagini dello “scaccino” che accendeva e spegneva i fanali a gas nelle città, primi del Novecento. One of the last images of a lamplighter, who lit and put out the gas lamps of the city, early twentieth century.
costruivano ineluttabilmente un volto nuovo a Milano. L’area centrale, partendo dal Duomo e dalle vie ad esso contigue, assunse gradualmente un aspetto rinnovato, con abitazioni sempre più lussuose e riservate alle famiglie ricche; più in periferia si svilupparono invece nuovi quartieri popolari che, grazie alla realizzazione della rete tramviaria, erano ben collegati con il resto del territorio. E proprio nell’hinterland milanese iniziarono a prosperare diverse nuove imprese che giovarono anche delle innovazioni tecnologiche apportate dall’elettrificazione; pure quest’area risultava ovviamente connessa al nuovo sistema di trasporti che facilitava lo spostamento dei lavoratori. Le nuove realtà industriali, ora più facilmente raggiungibili, favorirono pertanto il fenomeno dell’urbanesimo: nel giro di trent’anni, dal 1887 al 1911, la popolazione milanese aumentò infatti di quasi 170.000 abitanti, giungendo a sfiorare il mezzo milione di persone26. Tutto questo portò a una veloce e notevole concentrazione di lavoratori – soprattutto operai non qualificati provenienti dalle campagne – nelle zone periferiche del capoluogo lombardo, provocando condizioni di vita al limite della vivibilità. Alla soglia del nuovo secolo, pertanto, Milano si avviava verso una graduale e ineludibile divisione in quartieri sociali; ovviamente questo sviluppo non dipese soltanto dal processo di elettrificazione, ma certamente la rivoluzione elettrica accelerò le evoluzioni del rinnovamento urbano. Non va infine trascurato l’impatto ambientale di questi cambiamenti, con il progressivo e massiccio esproprio di nuove aree periferiche, non di rado in precedenza destinate all’agricoltura. L’andamento della situazione nelle altre città
Rapid connections to outlying districts, notably to industrial areas on the periphery of the city, were thus assured. As the city spread unremittingly outwards, its essential shape and character radically changed, with far-reaching social and environmental consequences that continued to evolve over the years. The new uses being found for electricity were remapping the city and revolutionising the life and customs of its inhabitants. The progressive spread of electric lighting to the streets and private homes, most notably in the homes of the wealthiest, and the development of the tram network gave Milan a new face. The city centre, from the cathedral in the central square (Piazza Duomo) and in the streets that radiated out from it, underwent a gradual makeover as increasingly luxurious dwellings for wealthy families were built. Further out, new working-class districts sprung up which, thanks to the tramways, were well connected to the rest of the territory. It was in this city hinterland that various new companies, favoured also by the technological innovations that electrification was bringing, began to prosper. As the Milan hinterland developed, it joined the new transport system, which facilitated the movement of the workers in the burgeoning industries. The new industries, which were now easier to get to, encouraged accelerated urban growth. In the 30 or so years between 1887 and 1911, the population of Milan increased by almost 170,000
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italiane non fu poi così diverso da quello milanese, anche se i tempi e i modi furono spesso assai differenti. Innanzitutto bisogna evidenziare un’evoluzione molto più lenta del fenomeno dell’elettrificazione al Meridione, con un progressivo e preoccupante aumento della disparità tra Nord e Sud del paese27. Fu solo con l’avvento del Novecento che il Mezzogiorno d’Italia – grazie in prima battuta alle volontà di Francesco Saverio Nitti – iniziò a intraprendere la strada verso una progressiva utilizzazione dell’energia elettrica e delle sue applicazioni28. Ciononostante, non fu solo Milano il luogo in cui si sperimentarono i nuovi impieghi dell’elettricità. Il primo tram elettrico italiano, ad esempio, fu inaugurato a Roma già nel 1890 – con un complicato sistema di alimentazione che dovette essere abbandonato due anni più tardi – e, sempre nella capitale, come già visto, venne messo in opera nel 1878 il primo collegamento telefonico sperimentale, istituendo l’anno seguente una connessione permanente tra gli
to reach almost half a million26. This rapid expansion resulted in an equally rapid increase in the number of labourers, especially unqualified labourers who were drawn in from the surrounding rural districts. They clustered in peripheral areas around Milan, in living conditions that were almost intolerable. At the turn of the century, therefore, Milan was on a gradual but ineluctable path towards the establishment of districts based on sharp social divisions. Naturally, this process did not arise entirely as a result of electrification, but, without question, electricity accelerated urban modernisation. The environmental impact of the changes was also considerable as vast areas of land that had once been given over to agriculture were occupied by the ever-expanding suburbs. The Milanese pattern of growth was, generally speaking, replicated in other Italian cities, though sometimes with quite different timescales and local variations in manner. We also need to bear in mind that the process of electrification was far slower in the south of the country, which produced an increasingly large and unwelcome increase in NorthSouth inequality27. It was not until the beginning of the 20th century that southern Italy, thanks above all to the efforts of Francesco Saverio Nitti, embarked on the journey towards electrification28. Milan, however, was
Contratto di appalto per l’illuminazione elettrica della città di Palermo, 1897. A sinistra, accordo per la manutenzione della ferratura dei cavalli appartenenti alla Sicula Tramways Omnibus di Palermo, 1893. Contract to provide electric lighting to the city of Palermo, 1897. On the left, an agreement for the continuance of the shoeing of horses belonging to Sicula Tramways Omnibus of Palermo, 1893.
uffici telegrafici romani a integrazione dell’esistente comunicazione telegrafica Morse. Del resto tra il 1893 e il 1900 ci fu un’ondata di innovazioni tecnologiche che interessò a macchia di leopardo tutta la penisola; esse andavano dal trasporto di energia su distanze sempre maggiori, all’elettrificazione dei trasporti pubblici negli insediamenti urbani. Nel 1890, ad esempio, venne realizzato il collegamento tra Firenze e Fiesole con un sistema a corrente continua e conduttore aereo – realizzato dalla Union Elektrizitats Gesellschaft; mentre nello stesso periodo venne costruita, oltre a quella di Milano, la rete tramviaria di Genova. Tuttavia l’evoluzione del processo di elettrificazione in Italia subì un certo ritardo anche a causa dell’opposizione da parte di alcuni Comuni all’attraversamento dei fili elettrici sopra
not the only place where new applications of electricity were being tried out. The first electric tram in Italy was actually inaugurated in Rome in 1890, even though it was powered by a complicated system that had to be abandoned two years later. As noted earlier, Rome, too, was where the first-ever experimental telephone connection was brought into service in 1878. In the following year a permanent connection was established between telegraph offices of Rome, which became a node in the existing Morsebased telegraphy system. Between 1893 and 1900, a high tide of technology washed over the entire country, leaving various pools of innovation behind. Some of the new breakthroughs regarded the transportation of electricity over increasingly wide distances and the electrification of other transport systems in various Italian cities. In 1890, for example, Union Elektrizitats Gesellschaft built an overhead wire carrying a direct current between Florence and Fiesole. In the same period Genoa, like Milan, built a tram system. The electrification of Italy was slowed, however, by the opposition of a number of city and town governments, which objected to electricity wires passing through their streets and town squares. It was therefore of
Lavori per la costruzione della linea tramviaria elettrica a Torino, 1898. Works for the construction of the electric tram line in Turin, 1898.
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L’illuminazione pubblica a gas viene sostituita e l’elettricità entra nella vita quotidiana della città di Brescia, primi del Novecento. Gas-fired public lighting is replaced, and electricity becomes part of the daily life of the city of Brescia, early twentieth century.
le vie e le piazze pubbliche. Il superamento di questo impasse rappresentava pertanto un passaggio fondamentale per l’industria elettrica italiana e per l’elettrificazione dei centri urbani; la risposta del legislatore fu la citata legge del 7 giugno 1894, n.232 che disciplinava, nella fattispecie, il trasporto a distanza delle correnti elettriche per uso industriale. I Comuni si rifiutarono però di accettare il ruolo marginale che la nuova norma riservava loro; fu così che essi, con la motivazione di tutelare i consumatori, da un lato, cercarono di ostacolare la penetrazione dell’energia elettrica mentre, dall’altro, stipularono contratti di concessione con le imprese del settore dietro il pagamento di canoni che garantivano ritorni economici importanti. L’intera questione si risolse con la legge 29 marzo 1903, n.103 che sancì l’istituzione delle aziende elettriche municipali e, 42
fundamental importance for the Italian electricity industry and a pre-requisite for the electrification of Italian towns that these objections should be overcome. The legislator responded with the above-mentioned Law 232 of 7 June 1894, which regulated the long-distance transport of electrical currents for industrial use. Local governments, however, refused to accept the marginal role that the new law left them. Accordingly, citing customer safety as a pretext, they sought on one hand to obstruct the spread of electricity and, on the other, drew up licensing agreements with the electricity companies on which they levied fees that guaranteed substantial income for the public coffers. The question was finally resolved by Law 103 of 29 March 1903, which officially sanctioned the institution of municipal electricity companies, and thereby enabled local governments to take direct control of public services29. In short, by the 1890s major cities such as Milan, Genoa, Turin, Rome, Palermo, Naples, Florence and Venice, as well as by a number of smaller towns such as the Leghorn, Avellino, Messina, Udine and Cuneo had built their the first power stations. By the end of the century, more than 400 of the 7,898 towns and cities of Italy had power stations providing
Contratto per l’illuminazione elettrica della città di Napoli data in concessione alla Società Generale per l’Illuminazione, 1906. A sinistra, illuminazione elettrica e a gas coesistono in piazza Colonna a Roma, 1893. Contract for electric lighting in the city of Naples granted to the Società Generale per l’Illuminazione, 1906. To the left, electric and gas lights side by side in Piazza Colonna, Rome, 1893.
quindi, l’assunzione diretta dei pubblici servizi da parte dei Comuni29. Volendo tracciare un quadro riassuntivo della situazione italiana, agli inizi degli anni Novanta dell’Ottocento avevano costruito i loro primi impianti elettrici comuni grandi come Milano, Genova, Torino, Roma, Palermo, Napoli, Firenze e Venezia, ma anche città più piccole quali Livorno, Avellino, Messina, Udine e Cuneo. Alla fine del secolo i centri urbani dotati di centrali per l’illuminazione erano più di 400 su 7.898. L’avvio fu in definitiva lento ma promettente; tuttavia appare interessante notare come i dati precedenti evidenzino che non furono solo le grandi città a rincorrere il sogno del progresso elettrico. In aggiunta, l’evoluzione del processo di elettrificazione procedette sempre seguendo le tappe di un percorso molto simile: prima l’illuminazione di caffè, di teatri, di gallerie e portici, dei luoghi di ritrovo e di socializzazione, poi l’illuminazione del centro e, infine, l’applicazione al settore dei trasporti. Si trattò in un primo momento di una rivoluzione nella vita sociale, poi in quella privata – riservata nel primo periodo solo alle classi più abbienti – e, infine, nelle attività lavorative. L’illuminazione elettrica cambiò di conseguenza importanti aspetti della vita quotidiana; ad esempio, il lavoro e le attività domestiche cominciarono a svincolarsi, come mai era avvenuto in passato, dagli orari giornalieri imposti dalla presenza della luce solare e dalla sua variabilità in funzione delle stagioni. Iniziò ad affermarsi, inoltre, il lavoro svolto nelle ore notturne e, allo stesso tempo, sorsero le prime scuole serali. Lo stesso concetto di tempo libero assunse connotazioni temporali differenti, potendo ora contare su orari più prolungati; e ciò anche perché i luoghi di ritrovo extralavorativi – caffè, teatri,
electric lighting. The start was slow, but promising, and it is interesting to note that it was not only the larger cities that followed dream of progress through electricity. The process of electrification always followed a similar path. To begin with, lighting would be installed in cafes, theatres, shopping galleries, arcades, places of civic socialisation and at fixed public venues. The lighting would then be extended throughout the city or town centre and, finally, applied also to transport means. Electricity revolutionised first the social life of the city, then the private life of its (wealthier) citizens, and then entered also into the sphere of work. Electrical lighting wrought changes to several important elements of daily life. For the first time ever, certain housework no longer required daylight, and no longer depended on the changing seasons. The habit of working after sundown began to catch on, and the first evening schools opened. The very idea of free time began to acquire a new connotation now that people could work to longer schedules. The effect was enhanced by the fact that after-work meeting places such as coffee houses, theatres and
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gallerie e altro – apparivano adesso più sicuri in quanto illuminati pure durante le ore serali. In genere, dunque, l’elettrificazione pubblica ebbe un notevole impatto sugli atteggiamenti e sui comportamenti sociali. Del resto anche le attività commerciali sfruttarono a proprio vantaggio la nuova energia: strade ben illuminate e vetrine ben in vista attraevano con maggior successo i potenziali clienti del tempo e anche i messaggi pubblicitari posti in angoli cittadini più irradiati dalla luce pubblica sortivano effetti persuasivi decisamente migliori. Altresì il cinema fu determinante in questo quadro, contribuendo a plasmare la mentalità e i
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Catalogo illustrato delle esperienze elettriche in mostra all’Esposizione internazionale di Torino. Sotto, alcuni apparecchi esposti, 1911. Illustrated catalogue of electrical experiments on display at the International Exposition of Turin. Below, some of the appliances on display, 1911.
Verbale dell’Assemblea generale ordinaria e straordinaria degli azionisti della Società Anglo-Romana per l’Illuminazione a Gas ed altre tecniche, 1903.
galleries and the like seemed to be safer now that they were lit up in the evenings. Generally speaking, the electrification of public places had a major impact on social attitudes and behaviour. Commercial enterprises used the new technology to their advantage. Well-lit streets and visible display windows proved highly successful at attracting customers, and advertising messages positioned where public lighting was good were decidedly more persuasive than others. The cinema was also a highly influential force as it contributed much to reshaping collective thinking and desires. The first (silent) cinema show by the Lumière Brothers was in 1895. The diversifying applications of electricity brought about results that were at least as significant for society. For instance, the political, military and economic consequences of the invention of the telegraph were enormous, and ensured its rapid spread. Telegraph wires, meanwhile, were installed along with the building of new railway lines. Moreover, a railway system that lacked the possibility of instant communications relating to the situation on the lines would have been limited by safety concerns. The telegraph and its successor, the telephone, were extremely important because
desideri collettivi; la prima proiezione cinematografica muta dei fratelli Lumière fu del 1895. Non possono considerarsi risultati minori quelli derivanti dalla diversificazione delle applicazioni elettriche. Le conseguenze dell’invenzione del telegrafo, ad esempio, furono notevoli nella sfera politica, militare ed economica e spiegano la sua rapida diffusione; quest’ultima procedette di pari passo alla realizzazione delle linee ferroviarie. Del resto, un sistema ferroviario senza comunicazioni istantanee sulla situazione della rete – piuttosto che sulle condizioni meteorologiche o altro – avrebbe avuto diversi limiti in funzione della sicurezza. Il telegrafo e poi il telefono, quindi, furono decisamente molto importanti perché permisero di includere nella vita sociale ed economica elementi quali l’immediatezza, l’interattività e l’interdipendenza delle informazioni. Infine, un ruolo importante iniziarono ad averlo i primi elettrodomestici che si diffusero dapprima nelle case più ricche. All’Esposizione di Vienna del 1883 vennero presentate, ad esempio, coperte e scaldavivande elettrici; nel 1891 H.W. Seely realizzò invece il ferro da stiro elettrico. Sebbene si sia ancora lontani dalle più rilevanti invenzioni domestiche dei decenni successivi, già questi primi strumenti presagivano l’inizio di un cambiamento notevole nel campo della vita domestica, con inevitabili e positive ricadute sul ruolo della donna all’interno e all’esterno della famiglia30. Ovviamente, come detto, l’intero processo di elettrificazione non si realizzò seguendo le stesse tempistiche dappertutto; ciononostante, con l’avvento del Novecento esso sembrò ricevere una nuova linfa in Italia.
Minutes of the annual general and extraordinary meeting of shareholders of the Società Anglo-Romana per l’Illuminazione a Gas ed altre tecniche, 1903.
they instilled new elements such as immediacy, interactivity and interdependency into social and economic life. The first electric-powered home appliances also began to acquire an important role, as they entered people’s homes, (even if, for now, only those of the better-off). At the Vienna World Fair of 1883, visitors were treated to a display of electric blankets and electric cookers. In 1891, H.W. Seely invented the electric iron. Although the major household appliances were not to be invented until some decades later, these first tools were harbingers of a sea change in domestic life, and were inevitably to lead to changes for the better in the role of women both inside and outside the home30. It goes without saying that electrification did not proceed at the same pace everywhere. Even so, at the beginning of the 20th century the electrification of Italy seemed to be moving at supercharged speed.
Towards the First World War As the new century opened, electricity use was rising rapidly. During the first decade in particular, electricity became increasingly widespread among the middle classes and was now a driving force of social transformation. Ownership of an electricity
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Verso la prima guerra mondiale
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Il nuovo secolo si aprì dunque con un’espansione rapida degli utilizzi di energia elettrica. Durante il primo decennio, in particolare, l’elettricità ebbe una notevole diffusione anche nei consumi del ceto medio, divenendo un fattore trainante di trasformazione sociale; in alcuni casi il possesso del servizio elettrico rappresentava infatti uno status symbol nel senso moderno del termine, cioè come una dimostrazione esterna di aver raggiunto un certo livello di ricchezza all’interno della società. L’oggetto che più di tutti rappresentò questa contingenza fu l’apparizione dell’automobile che conquistò immediatamente il primo posto nell’immaginazione collettiva, al pari dell’aereo. Nel 1909 apparve negli Stati Uniti la Ford T, destinata a una diffusione di massa senza precedenti, superata decenni dopo solo dal famoso Maggiolino della Volkswagen. In Italia questa evoluzione procedette a ritmi meno sostenuti. Tuttavia, anche nella penisola all’inizio del Novecento si verificò un rapido processo di urbanizzazione, che comportò a sua volta un aumento notevole della domanda di servizi pubblici e un’evoluzione delle tecnologie. Gli enti locali, come anticipato, risposero a questi fenomeni aumentando la loro imprenditorialità industriale; del resto, ciò apparve in un certo qual modo inevitabile in quanto nell’ultimo decennio del XIX secolo la popolazione urbana, soprattutto quella delle grandi città, arrivò anche a raddoppiare: fu questo il caso, ad esempio, di Roma, oltre che di Milano. L’emanazione della legge del 29 marzo 1903, n. 103 sull’assunzione diretta dei pubblici servizi da parte dei Comuni rappresentò dunque uno snodo fondamentale, stabilendo di fatto le norme per la costituzione e
supply was something of a status symbol, in that it demonstrated that the household had reached a certain level of wealth. The consumer object that was best to encapsulate this attitude was, beyond question, the automobile. From its very first appearance it captured the public imagination, no less than the aeroplane. In 1909, the Ford Model T rolled out of factories in the United States, and acquired an unprecedented popularity that was unrivalled until decades later by the Volkswagen Beetle. Modernisation proceeded at a slower pace in Italy. Even so, in the early 20th century the country saw rapid urban growth which led to higher demand for public services and encouraged technological innovation. As we mentioned briefly above, local authorities responded to the spirit of the times by increasing their level of industrial enterprise. This was only to be expected given that in the last decade of the 19th century, urban populations, notably those in the larger cities (in Rome as well as in Milan), had as much as doubled in size. The promulgation of Law 103 of 29 March 1903 relating to the direct control by local authorities of public services marked a watershed moment: it set out the rules for the creation and management of special municipal bodies, the procedures to be followed by local governments that wished to take direct control of public services, the rules for the auditing of the budgets of the new entities, and measures relating to the formation of consortia. With a view to meeting the increased demand for electricity services in the cities, heavy investments were made in hydrological resources, Italy’s “white coal”. A key figure in this process was, as we mentioned above, Francesco Saverio Nitti, a politician, economist and a native of the region of Basilicata. His idea for the development of southern
l’amministrazione delle aziende speciali dei Comuni, il procedimento per l’assunzione diretta dei pubblici servizi e per la vigilanza sulle aziende e sui bilanci, nonché disposizioni sulle aziende consorziali. In questo scenario, determinato appunto dalla necessità di rispondere all’accresciuta richiesta dei servizi elettrici urbani, rientrarono i nuovi massicci investimenti per sfruttare il “carbone bianco” italiano. Un ruolo chiave in questo processo fu rivestito, come anticipato, dal politico ed economista lucano Francesco Saverio Nitti: grazie alle sue idee sullo sviluppo del Mezzogiorno – che doveva avere come volano proprio l’utilizzo dell’energia idroelettrica, arrivando anche a ipotizzare, per la prima volta, la nazionalizzazione delle aziende elettriche –, egli ebbe il merito di spingere l’Italia sulla via dell’elettrificazione, al pari dei paesi più avanzati31. La penisola disponeva effettivamente di un’ampia riserva idrica che poteva colmare in parte il divario con le nazioni del Nord Europa; il precoce e peculiare orientamento verso l’energia idroelettrica portò pertanto nel 1908 il Bel Paese a coprire con essa già quasi il 70% della potenza installata e l’85% della produzione, limitando la generazione termica a funzioni integrative e di riserva. Questo indirizzo ebbe però riflessi importanti sulle vicende dell’intero comparto elettrico e sull’apparato produttivo generale: in primis, le centrali si costruirono essenzialmente nelle zone montane o rurali; inoltre, si presentò fin da subito la questione della necessità di un coordinamento tecnico degli impianti nel quadro della distribuzione nazionale per superare i vincoli determinati
Italy, for which he saw hydroelectric power as providing the driving force, led him to becoming the first person to suggest the idea of nationalising the electricity companies. Nitti is the person responsible for encouraging the electrification of Italy and enabling the country to keep pace with other advanced nations31. Italy did, in fact, have ample water resources that it could use to narrow the energy gap between it and nations in northern Europe. The early adoption of hydroelectric power and Italy’s particular vocation in this area led to a situation in which 70% of installed power and 85% of total generation output in Italy in 1908 was from hydroelectric plants. Stations using thermal energy served merely as add-ons or back-up sources. The direction that Italy took in this respect was to have major repercussions on the electricity sector and the general system of power generation. To begin with, the power stations were built mainly in mountainous or rural areas. This meant that, from the outset, technical coordination of the stations was needed to achieve national electricity distribution and to overcome the natural limits imposed by the seasonal variations in the water availability of the lakes and rivers in the Alps and Apennines. In effect, Italy had to deal immediately with pressing problems of network management. It is interesting to look back at the first protests that were raised and Domanda alla Società Anglo-romana per l’Illuminazione a Gas ed altre tecniche per una presa elettrica e una colonna montante per la distribuzione di energia elettrica in uno stabile di via del Quirinale. Roma, 1900. Application to Società Anglo-romana per l’Illuminazione a Gas ed altre tecniche for permission to install an electrical socket and support post for the distribution of electricity in a building on Via del Quirinale in Rome, 1900.
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dagli opposti andamenti stagionali dei bacini alpini e delle acque appenniniche; si poneva in pratica con urgenza il problema delle reti. Decisamente interessante in questo contesto furono le prime denunce e iniziative di rimostranza contro la distruzione del paesaggio italiano. Al centro della contesa, almeno all’inizio, furono i timori relativi alle derivazioni dei corsi d’acqua; ad esempio, nel 1898 si era levata in Parlamento la voce di protesta contro le opere in corso presso l’Aniene che mettevano in “pericolo” la celebrata bellezza delle cascate di Tivoli32. Ciononostante, se da un lato, in virtù delle aumentate esigenze elettriche, si moltiplicarono le concessioni che non tenevano conto di queste rimostranze, dall’altro, si giunse progressivamente all’elaborazione di una legislazione sulla difesa del paesaggio. Il primo passo in questo senso fu la legge del 12 giugno 1902, n. 185 “Sulla conservazione dei monumenti e degli oggetti di antichità e d’arte”; tuttavia, nel timore che questa norma non considerasse quei luoghi che, pur non avendo attinenza diretta con le vicende storiche, erano di alto valore naturalistico, si aggiunse all’art. 1 della precedente disposizione un comma che allargò le aree da tutelare: «[…] tra le cose immobili sono compresi i giardini, le foreste, i paesaggi, le acque, e tutti quei luoghi
at the early opposition movements that objected to the destruction of the natural landscape. A central theme for protesters was the diversion of rivers which, they feared, would have a deleterious effect. For example, in 1898 a question was raised in Parliament regarding engineering works being carried out on the River Aniene, as they were thought to be jeopardising the famous waterfalls of Tivoli32. Owing to increasing demand for electricity, the number of operating licences continued to increase in spite of the voices raised in protest. Parliament now began gradually to issue laws in defence of the natural landscape. The first concrete piece of legislation in this respect was Law 185 of 12 June 1902 relating to the “preservation of ancient and artistic monuments and objects”. For fear that the law failed to take into consideration areas that, though not of specific “historical” value were nonetheless to be cherished for their natural beauty, a clause was added to the first article of the Law specifying that “included in the inanimate objects [accorded legal protection from harm] are gardens, forests, natural landscapes, water and any such natural places and objects as might be of interest in the manner referred to above”33. In other words, the natural landscape was regarded almost as if it were a historical monument. Law 778 of 11 June 1922 took much the same tack, and referred to “the protection of natural beauty and patrimonial objects of particular historical interest”. This Law was promulgated by the then
Manifesto realizzato in occasione dell’inaugurazione della luce elettrica nella città di Frascati, 1901. Poster published to mark the inauguration of electric lighting in the town of Frascati, 1901.
Atto di garanzia ipotecaria tra la Societé d’Enterprises Electriques de Geneve e il Comune di Faenza, 1906. Deed of mortgage between the Societé d’Enterprises Electriques de Geneve and the Municipality of Faenza, 1906.
ed oggetti naturali che abbiano l’interesse sovraccennato»33. Il paesaggio, dunque, venne considerato quasi come un monumento storico; nella stessa direzione andò la legge n. 778 dell’11 giugno 1922 “Per la tutela delle bellezze naturali e degli immobili di particolare interesse storico”, presentata dall’allora ministro alla Pubblica Istruzione Benedetto Croce. Pur non risolvendo di fatto la questione nella sua globalità e complessità, queste normative rappresentarono un primo importante tentativo di affrontare il problema della salvaguardia dell’ambiente. Ad ogni modo, se è vero che con il primo decennio del Novecento si assistette a un più rapido processo di urbanizzazione e quindi a una maggiore domanda di elettricità, fu tuttavia proprio in questo periodo che si iniziò a capire quanto fosse essenziale il ruolo dell’elettrificazione nel risolvere o modificare il problema dell’espansione dei centri abitati. Milano, ad esempio, si avviò a divenire una grande città industriale europea per merito dell’operato dei ceti imprenditoriali e tecnici, molti dei quali furono pionieri proprio della nuova industria elettrica. Ma quando si trattò di applicare su larga scala la nuova tecnologia, il quadro sociale preesistente era già notevolmente cambiato: oltre alla crescita e alla diversificazione dei bisogni e degli interessi, si
Minister of Education, Benedetto Croce. Although these statutes did not address the question in all its complexity, they marked an important first step towards environmental protection. While it is true that the first decade of the 20th century saw rapid urban growth and, consequently, increased demand for electricity, it was also in this period that people began to appreciate how electricity could be applied to resolve the problems associated with urban expansion. Milan was on the path to becoming a major European industrial city thanks to the work of its entrepreneurial and technical class, many of whom had been pioneers of the new electricity industry. When it came to applying the new technology on a large scale, however, it was soon evident that the old social contract had by now changed out of all recognition. Not only had the needs and interests of the inhabitants of the city grown and diversified, but new social and political forces had arrived on the scene, and were destined to take on a more proactive and direct role in guiding the future development of the city. Without going into specifics, the
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Una scienza positiva A Positive Science Veduta della Marina di Alinuri con l’edificio dell’Officina Elettrica Tranvie Sorrentine, Meta di Sorrento, 1910.
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erano infatti affacciati sulla scena altri protagonisti, sociali e politici, che svolgevano un ruolo più attivo e diretto nel condizionare il modello di sviluppo urbanistico. Senza entrare nello specifico, ci si riferisce sia alle iniziative portate avanti dal Comune e dalle autorità politiche del tempo, sia alle nuove realtà imprenditoriali che puntarono alla produzione e alla commercializzazione dell’energia elettrica. Del resto, come anticipato, l’estensione degli usi civili di quest’ultima iniziarono a riguardare diversi aspetti della vita quotidiana, con l’arrivo dei primi apparecchi elettrici. Va ribadito ancora una volta come questi cambiamenti interessassero in prima battuta solo i ceti più agiati. Eppure, le abitazioni borghesi si evolsero progressivamente verso una tipologia più moderna: cominciò, ad esempio, a sorgere una vera e propria stanza da bagno; vennero utilizzati già i primi elettrodomestici come i ferri da stiro, i forni e i precursori dei moderni frigoriferi. Tuttavia, il distacco sociale con il resto della cittadinanza, di fatto esclusa dal progresso della tecnologia elettrica nella vita quotidiana, si accentuò. Appare interessante sottolineare che in proposito nacque il cosiddetto “movimento municipale” che rivendicava l’estensione dei benefici del progresso dell’elettrificazione agli strati inferiori della società34.
forces consisted of the municipalities and political authorities of the day who were intent on carrying out a series of initiatives, and an emergent entrepreneurial class interested in the generation and sale of electricity. The growing number of uses to which electricity was being put and the arrival of the first electrical appliances began to touch many areas of day-to-day life. Once again, it is worth noting that these changes at first affected only the wealthier classes. Bourgeois homes began to take on a more recognisably modern form. They began, for example, to include separate and purpose-built bathrooms, and the first appliances such as irons, ovens and the precursors of the modern refrigerator started to appear. The social division dividing the bourgeoisie from the rest of the population, still excluded from the fruits of progress, widened. This gave rise to the so-called “municipal movement”, which demanded that the benefits of electrification be extended also to the lower classes34. To meet the growing civil demand for electricity, massive public investments were made in new power stations. Between 1895 and 1914, installed capacity rose from 86,000 kW to around 1,000,000 kW, most of which was derived from water power. This put Italy
View of Marina di Alinuri showing the Workshop of the “Elettrica Tranvie Sorrentine” tram company, Meta di Sorrento, 1910.
Ciononostante, per rispondere alle nuove esigenze cittadine si effettuarono ulteriori massicci investimenti pubblici in nuovi impianti di produzione energetica. Tra il 1895 e il 1914, infatti, la potenza installata passò da 86.000 kW a circa 1.000.000 kW per la maggior parte di origine idrica, dato quest’ultimo che pose l’Italia al sesto posto nel mondo e al quarto in Europa. Nello stesso periodo i Comuni illuminati elettricamente passarono da 410 a circa 4.600. Inoltre, l’industria elettrotecnica, praticamente inesistente nei primi anni Ottanta dell’Ottocento, copriva nel 1914 circa il 60% del fabbisogno nazionale. Una parte della nuova energia prodotta fu investita per migliorare il problema dell’espansione dei centri abitati, dando corso al connubio elettricità-aumento dei collegamenti con le nuove periferie urbane. Furono dunque migliorati i trasporti pubblici delle grandi e medie città, mentre l’elettrificazione ferroviaria ebbe un forte impulso nel 1905 con la costituzione delle Ferrovie dello Stato, quando
sixth in the world and fourth in Europe in terms of generating capacity. Over the same period, the number of towns with electric lighting increased from 410 to around 4,600. By 1914, the electro-technical industry, which had practically not even existed in the early 1880s, was meeting 60% of domestic demand for electrical materials. Some of the new energy being generated was used to mitigate the problems associated with urban expansion, and electricity thus became inextricably linked with the extension of transport networks into the new suburbs. Large and medium-sized cities enhanced their local transport networks, while the electrification of the railways was given a powerful stimulus with the creation in 1905 of the Italian state railway company (Ferrovie
Contratto d’appalto per la costruzione della stazione elettrica alla Marina, Napoli 1898. A sinistra, progetto per la stazione elettrica al porto. Napoli, 1899. Contract for the construction of the power station in the port of Naples 1898. On the left, plans for the power station. Naples, 1899.
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il Parlamento votò la cessazione delle convenzioni con le concessionarie private: nel 1914 l’Italia arrivò a detenere il primato continentale per chilometri elettrificati35.
dello Stato), when Parliament voted to stop the issuance of operating licences to private companies. By 1914, Italy had the largest network of electrified lines in Europe35.
Tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del nuovo secolo, dunque, la nascita della società di massa si legò indissolubilmente all’affermazione dell’elettricità. La città divenne sempre più il luogo della sicurezza e dell’abbondanza e l’elettrificazione non fece che alimentare ancor di più questa idea, finendo per accelerare ulteriormente il fenomeno dell’urbanesimo. L’illuminazione delle strade, dei bar, delle insegne pubblicitarie o dei centri commerciali, capaci di attirare le attenzioni dei consumatori e di orientare le loro scelte, cambiarono radicalmente il volto del centro abitato. In questo scenario i trasporti urbani assunsero una rilevanza decisiva nel determinare il sorgere di una vera e propria società di massa, caratterizzata da un numero sempre crescente di persone che si spostava costantemente nel corso della giornata per raggiungere il luogo di lavoro o il centro cittadino e viceversa. Il trasporto della domenica, in particolare, assunse un forte valore simbolico; si concretizzò una vera e propria conquista delle aree urbane centrali, prima riservate alle élite, da parte di tutti i cittadini. Inoltre, l’introduzione dei primi elettrodomestici, in un contesto ricco di entusiasmi collettivi per via delle molte novità tecnologiche, alimentò fortemente la convinzione per cui l’energia elettrica rappresentasse uno strumento della liberazione femminile. Del resto molti dei messaggi pubblicitari del tempo si rivolgevano direttamente alla donna. Tuttavia questo fenomeno ebbe connotati e conseguenze ben maggiori nel corso dei decenni successivi36.
Between the end of the 19th century in the first decades of the 20th, the birth and rise of mass society had become inextricably linked with the arrival of electricity. Increasingly, cities came to be seen as places of security and abundance, and electricity served to reinforce the idea, which, in turn, spurred further urban expansion. Electric street lamps, lighting in bars, cafes and shopping arcades and illuminated advertising signs captured the attention of consumers and moulded their choices. Electricity was radically altering the face of the city. Local transport also played a vital part in the creation of mass society, because it was now possible for an increasing number of persons to commute every day to and from their place of work and the city centre. Sunday transport services were to acquire a particularly significant and emblematic value, in that they made it possible for all the inhabitants of the larger urban area to make their way into the centre, which had previously been the preserve of the elite. Meanwhile, the arrival of the first home appliances in a context of general enthusiasm for the new technologies seemed to confirm the sense that electricity could serve as a tool of female emancipation. Indeed, many of the advertising messages of the day were aimed directly at women. This phenomenon was to have greater consequences in the later decades36.
Il processo di elettrificazione.
Il primo dopoguerra Durante il primo conflitto mondiale le difficoltà di approvvigionamento petrolifero e la propaganda delle società elettriche contribuirono in maniera determinante alla definitiva affermazione in Italia della lampadina. Del resto l’utilizzo del petrolio era rimasto limitato – almeno fino all’invenzione e alla diffusione del motore a scoppio – a causa di numerosi ostacoli tecnici: com’è noto, esso non può essere utilizzato direttamente come combustile, ma deve necessariamente trasformarsi in prodotti derivati attraverso il 55
The Process of Electrification.
The Early Years After the Great War During the First World War, the difficulty of procuring petroleum and the propaganda of the electricity companies contributed to the definitive triumph of electric light. In any case, the usefulness of petroleum was rather limited, at least until the invention and popularisation of the internal combustion engine. Petroleum had several technical drawbacks, one of which was that it could not be used directly as a fuel, but had to be refined beforehand. Electricity, on
Tra tecnologia e stili di vita The Process of Electrification
Lavorazione del dritto di poppa per piroscafo nelle acciaierie e fonderie Ansaldo a Cornigliano, 1927. Sotto, lavorazione di un rotore per turbina nello stabilimento meccanico Ansaldo a Sampierdarena, 1926. Work being done on the stern of a ship at the Ansaldo Cornigliano foundry and steelworks, 1927. Below, machining of a turbine rotor at the Ansaldo Sampierdarena engineering works, 1926.
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procedimento di raffinazione. Viceversa, il vantaggio dell’elettricità consisteva nella sua attitudine a convertirsi in energia luminosa, meccanica e termica; questo facilitò dunque la sua produzione su scala industriale. In definitiva, quindi, la prima guerra mondiale fece da volano allo sviluppo dell’industria elettrica; a tutto ciò si aggiunse anche il costo più elevato del carbone e la sua più difficile importazione. Questo scenario promosse l’utilizzo dell’energia elettrica in tutte le attività industriali a cominciare dalla siderurgia; nacquero progressivamente nuove forme di autoproduzione di energia elettrica da parte delle industrie siderurgiche, meccaniche e tessili. Una delle prime direzioni intraprese dal processo di elettrificazione del paese nel primo dopoguerra fu rappresentata ancora una volta dall’opzione idroelettrica. Grazie alla realizzazione di nuovi impianti – i più grandi dei quali, in questo periodo, andavano dalla Val d’Ossola alla Valle del Piave, dalla Sila alla Sardegna – questa tipologia elettrica raggiunse, nel 1928, quasi l’82% della potenza installata, pari a circa 9.500.000 kWh. Rientravano in questo scenario pure i piani di irrigazione ed elettrificazione del Mezzogiorno, anche se si trattò di un tentativo di sviluppo solamente in parte riuscito.
the other hand, was immediately transformable into light, mechanical power or thermal energy. This facilitated its production on an industrial scale. The First World War was therefore a driver of growth for the industry, which was abetted also by the high cost of coal and the difficulties of its importation. Electricity thus made inroads into all areas of industry, beginning with steelmaking. Steel, mechanical engineering and textile companies began to introduce new forms of automated production that relied on electric power. Hydroelectric power was one of the major areas of development in the early years after the First World War, just as it had been in the years before. New hydroelectric power stations were installed up and down the country, the largest of which in Val d’Ossola, Valle del Piave, Sila and Sardinia. By 1928, hydroelectricity accounted for 9,500,000 kW hours, the equivalent of 82% of total installed capacity in the country. Hydroelectricity was also the preferred option for the electrification and irrigation of southern Italy, even though as a development project this was to turn out only partially successful. During the Fascist Era, the large number of licences granted by the government of the day
D’altra parte, durante gli anni del regime fascista, grazie a varie favorevoli concessioni, il numero delle società che operavano nel settore elettrico, trascinato dalla crescita della domanda interna, aumentò considerevolmente. Nel 1925 le principali aziende elettriche operanti in Italia, oltre alle municipalizzate, erano la Società Idroelettrica Piemontese (Sip), l’Edison, la Società Adriatica di Elettricità (Sade) e la Società Meridionale dell’Elettricità (Sme). Dal 1921 al 1931 gli investimenti elettrici ricevettero un forte impulso grazie soprattutto all’afflusso di capitali americani e di massicci contributi statali: gli impianti idroelettrici alpini vennero dunque raccordati con quelli appenninici, furono create altre linee di trasporto e di distribuzione e, infine, continuò l’utilizzo dell’energia elettrica nelle ferrovie37. Se prima del 1915 le reti di trasporto elettrificate erano confinate essenzialmente all’interno delle singole città – in quanto lo stesso sistema elettrico aveva in genere una dimensione urbana, o al massimo regionale –, negli anni tra le due guerre esse superarono definitivamente i confini cittadini. Ciò fu possibile solo grazie allo sviluppo
coupled with growing domestic demand for electricity led to a sharp increase in the number of companies operating in the sector. In 1925, the main electricity companies operating in Italy, apart from those run by municipal governments, were: Società Idroelettrica Piemontese (SIP), Edison, Società Adriatica di Elettricità (SADE) and Società Meridionale dell’Elettricità (SME). Between 1921 and 1931 investment in the sector vastly increased thanks to the inflow of American capital and generous government grants. The hydroelectric stations of the Alps were connected to those of the Apennines, new transmission and distribution lines were built, and electricity continued to be used on the railways37. Whereas before 1915 electrified transport was essentially confined to individual cities, given that electricity grids were generally only city-wide or regional in scope, in the years between the two wars electrified transport networks stretched out to areas well outside urban centres. This would have been impossible without the development of electricity grids integrated on a national scale, or, at least, grids that were large enough on their
Sottostazione ambulante Ansaldo di trasformazione e locomotore E551, Genova 1928. A sinistra, contratto per la fornitura di energia elettrica ad uso di illuminazione e forza motrice nei locali e piazzali d’uso ferroviario. Trento, 1921. Ansaldo mobile substation and E551 locomotive, Genoa 1928. On the left, a contract for the supply of electricity for lighting and motive power in the railway premises and yards. Trent, 1921.
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di reti elettriche integrate a livello nazionale, o quanto meno capaci di unificare ampie aree geografiche del paese. L’elettrificazione ferroviaria raggiunse pertanto, nel 1928, i 2.800 chilometri, permettendo alla penisola di raggiungere in questo senso il primato in Europa e il secondo posto al mondo dopo gli Stati Uniti. Non a caso una delle eccellenze italiane si sviluppò proprio nel campo dell’elettrotecnica: infatti, l’esempio più rappresentativo di questa superiorità fu probabilmente l’elettrotreno Breda che nel 1936 raggiunse l’inimmaginabile velocità di 190 chilometri orari. Già nel 1927, d’altronde, poco meno dell’80% di energia elettrica veniva impiegata per attività produttive. In questo senso, l’applicazione della forza elettrica ai macchinari industriali fu forse ancora più rivoluzionaria rispetto a quella nel trasporto. Stava perciò per compiersi il passaggio definitivo a una nuova tipologia di industria che, in maniera secondaria – ma non per questo meno importante –, influì notevolmente sia nell’organizzazione interna delle attività lavorative che, di conseguenza, nelle condizioni dei lavoratori. Infine, la diffusione dei motori elettrici e, dunque, dell’elettrificazione delle
Contratto della Società Elettrica Bresciana per la fornitura di energia elettrica per forza motrice e riscaldamento, 1931. Accanto, manifesto di Mario Borgoni per la ferrovia elettrica Stresa-Mottarone, 1920. Contract by Società Elettrica Bresciana for the supply of electricity for motive power and heating, 1931. Beside it, a poster designed by Mario Borgoni for the Stresa-Mottarone electric railway , 1920.
own to link together broad areas of the country. By 1928, then, 2,800 km of railways had been electrified, making Italy the leader in Europe and the second country in the world after United States for the extent of its railway electrification. It is therefore no coincidence that one of the areas of industrial excellence to emerge in the Italy of the time was in the electro-technical field. The most iconic symbol of this Italian superiority must surely be the Breda electric train, which in 1936 reached the unimaginable speed of 190 km/h. As early as 1927, just under 80% of generated electricity in Italy was used by industry. In this respect, the application of electrical energy to industrial machinery was perhaps even more revolutionary than its use in transport. The country was now poised to make a leap into a new form of industry, one highly significant consequence of which was a shake-up in work patterns and, as a result, in the condition of workers. The increasing use of the electric motor and the electrification of manufacturing machinery meant that factories were no longer
fabbriche, consentì a queste ultime di svincolarsi dalle localizzazioni forzate del passato – nelle vicinanze delle fonti di energia o nei luoghi principali di trasferimento (ferrovie, noli portuali, ecc.) –, permettendone ora una nuova redistribuzione sul territorio. Un ruolo fondamentale per l’evoluzione di questo processo va attributo alla nascita del cosiddetto “sistema universale” – basato sull’invenzione del generatore Westinghouse del 1893 – nel quale l’energia era generata e distribuita in modo unitario, a prescindere dagli scopi cui era destinata. In una prima fase, infatti, esistevano generatori e reti differenti per la luce, la trazione e la forza motrice che sarebbero potuti restare per sempre entità separate. La vera rivoluzione elettrica si compì proprio grazie al generatore universale, considerato, non a torto, il punto di origine delle trasformazioni della società moderna. Con esso l’elettrificazione occupò davvero una funzione essenziale nel campo della produzione e in quello del consumo38.
obliged to locate near sources of energy or transport nodes such as railways and ports. Industry was therefore free to distribute itself throughout the country without reference to the restraints of the past. A key moment in this process was the creation of the so-called “universal system”, which was based on the Westinghouse generator invented in 1893. This generated and transmitted electricity in a unified manner, regardless of its intended use. Before the universal system, separate generators and networks had had to be used for lighting, traction and motive power, which would have remained separate entities had it not been for the new invention. The electricity revolution proper started with the universal generator, the invention which is rightly considered the moment at which modern society was born. Thanks to the Westinghouse generator, electricity came to occupy an essential role both in the process of industrial manufacturing and in the process of consumption38.
Gli effetti della crisi di Wall Street
The Effects of the Wall Street Crash
Il 1929 rappresentò anche per l’Italia un momento difficile: gli esiti della recessione economica mondiale si fecero sentire con particolare veemenza soprattutto a partire dalla seconda metà del 1930, non risparmiando il settore elettrico. La penisola perse gran parte degli investimenti americani precedenti, guadagnando tuttavia posizioni nel settore dell’intervento pubblico mediante la costituzione nel 1933 dell’Istituto per la Ricostruzione Industriale (Iri). Nato come ente provvisorio con il compito di salvare il sistema creditizio italiano dalla crisi, esso assunse il controllo
For Italy as for other countries 1929 was a difficult year. The effects of the Great Depression that followed the Crash of 1929 made themselves particularly felt from the second half of 1930 on, and the electricity industry was not spared. Italy lost most of the American investments that it had managed to attract until then, and the Italian government stepped in to increase its direct participation in the economy with the creation in 1933 of the “Istituto per la Ricostruzione Industriale” (the Institute for Industrial Reconstruction:
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Tra tecnologia e stili di vita The Process of Electrification
della Sip e si fece promotore di un nuovo sviluppo del settore elettrico attraverso la proprietà di banche e di imprese che comunque continuarono a mantenere la loro struttura giuridica di società per azioni. Nel 1937 l’Iri da ente temporaneo divenne permanente con l’incarico di gestire in prima persona le imprese che fino a quel momento aveva indirettamente controllato. Lo Stato italiano si trovò quindi nel giro di pochi anni a controllare ampie porzioni dell’industria nazionale e del sistema creditizio, in particolare nei settori ad alta intensità di capitale con imprese di grandi dimensioni, fra cui l’80% del settore bancario e, soprattutto, ben il 30% dell’industria elettrica39.
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Ad ogni modo, nei mesi immediatamente successivi al crollo della Borsa di Wall Street, le difficoltà economiche e l’acuirsi delle tensioni del mercato internazionale spinsero Mussolini a trovare soluzioni alternative immediate; esse si concretizzano in un’attenzione rinnovata per il tema della valorizzazione delle risorse nazionali nel tentativo di risollevare l’economia italiana con lo sfruttamento delle potenzialità interne. Si trattò di un indirizzo programmatico lungo e complesso che, arricchito dal clima culturale e politico del tempo, determinò l’emanazione di misure volte alla sempre più completa autosufficienza economica, coinvolgendo fortemente il settore elettrico. Con i noti eventi della guerra d’Etiopia, questa linea mussoliniana sfociò inevitabilmente nella cosiddetta politica autarchica del 1935 e, quindi, in una strategia economica completamente indipendente. Nel campo energetico ciò si tradusse nella necessità di sopperire agli approvvigionamenti esteri di materie prime – essenzialmente combustibili fossili – da cui l’Italia dipendeva in maniera importante. Il comparto elettrico svolse in questo quadro una funzione importante, anche se le realizzazioni concrete si rivelarono in realtà alquanto limitate; il
IRI). Originally formed as a provisional body tasked with rescuing the Italian banking system, the Institute took control of SIP (the Piedmont-based hydroelectric company) and sponsored the continued development of the electricity industry by leveraging its control of banks and companies, which, though now owned by a public-sector body, had maintained their legal status as companies limited by shares. In 1937, IRI became a permanent state body with responsibility for the direct management of the companies that it had thitherto controlled only indirectly. Within the space of a few short years, therefore, the Italian state took ownership of large swathes of industry and the banking system. IRI specialised in managing capitalintensive industries and large companies, and its portfolio included 80% of the banking sector and 30% of the electricity industry39. In the months immediately after the Wall Street Crash, the deteriorating state of international markets prompted Benito Mussolini to look for alternative and immediately applicable solutions. In a bid to breathe new life into the economy, the authorities sought to capitalise on domestically available resources. The Fascist government was now pursuing a long-term and complex economic policy that, fortified by the cultural and political culture of the day, led it to promulgate measures for the achievement of economic self-sufficiency, and, naturally enough, the electricity industry was very much part of this policy. In the aftermath of the war in Ethiopia, Mussolini’s economic policy inevitably led, in 1935, to the adoption of a policy of autarky – an attempt to establish a completely independent economy. For the electricity industry, this translated into a drive to eliminate all reliance on
cambiamento più apprezzabile si ebbe con l’azione diretta dello Stato nell’economia e quindi anche nella produzione di energia elettrica. Il caso dell’Iri rappresentò dunque uno dei risultati più visibili dell’intero processo, ma in definitiva i costi superarono di gran lunga i benefici finali40. D’altra parte, già prima della grande depressione e contro ogni aspettativa, si assistette a una contrazione della domanda energetica interna; ciò avvenne tra il 1925 e il 1933, ma la politica messa in campo dal governo Mussolini non riuscì a rispondere neanche alle reali esigenze della vita civile. In pratica si assistette all’assenza di una pianificazione degli interventi sul territorio e al permanere di grossi squilibri tra le aree elettrificate e non; questo quadro
raw materials (essentially fossil fuels) from abroad, which still constituted a major import. The electricity industry was therefore at the heart of this bid for autarky, even though the actual results were rather modest. The most significant change, however, consisted in direct state intervention in the economy and, therefore, in the production of electricity. The creation of IRI was one of the most evident results of this domestic political process, but, in the end, the costs far exceeded the benefits40. Moreover, even before the Great Depression took hold, domestic electricity demand, against all expectations, had begun to fall. The contraction took place between 1925 and 1933, and reflected the failure of the Mussolini government to respond to the real demands of civilian life. No proper plan of development for the industry existed, and the considerable imbalance between the electrified and non-electrified areas of the country remained. The situation was aggravated by delays in the construction of infrastructure and in the development of services, and hence also by the slowness with which electricity was introduced into all sectors of the economy41.
“L’illuminazione nel 1928”, manifesto pubblicitario per lampade Pope. “Lighting in 1928,” an advertisement poster for Pope lights.
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si completò con il grave ritardo sia nella costruzione delle infrastrutture e dei servizi, che nella diffusione delle applicazioni elettriche in tutti i settori41.
Le trasformazioni alla vigilia del secondo conflitto mondiale
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Agli inizi degli anni Trenta l’energia elettrica era ancora un bene di lusso poco diffuso; il suo costo, aggravato dalle tasse governative, rimaneva alto e quindi non accessibile ai meno abbienti. Ampie zone della penisola possedevano forniture elettriche del tutto insufficienti, con una forte dicotomia tra la situazione urbana e quella rurale. In aggiunta, la costruzione di centrali produttive e di sistemi di distribuzione dell’elettrificazione – necessari per collegare le prime alle aree di utilizzazione delle città e delle industrie – aveva prodotto ulteriori modifiche alla morfologia ambientale: il paesaggio risultava caratterizzato da una serie di tralicci e di pali delle linee elettriche, oltre che da maestosi impianti, al punto da cambiare completamente l’aspetto circostante e, in alcuni casi, celare la bellezza della natura. Man mano che il processo di elettrificazione andava avanti, dunque, le zone urbane e quelle in cui
Documento descrittivo del complesso degli impianti idroelettrici della Sila, 1932. Accanto, orologio elettrico a tre quadranti installato a Napoli dall’Ente Autonomo Volturno, 1935.
The Changes on the Eve of the Second World War As the 1930s began, electrical energy was still a rare luxury. Its cost, inflated also by government taxes, remained high, and it was inaccessible to the less well-off. Large swathes of the country were poorly served by an insufficient supply, and a wide gap remained between the urban and rural districts. To make matters worse, the construction of power stations and the necessary transmission networks for cities and industries was impinging on the natural landscape. The countryside was being blighted by electricity pylons and poles, as well as by massive power stations with a major visual presence that, in many cases, spoiled places of natural beauty. As electrification proceeded, urban districts and areas in the vicinity of major power stations, especially hydroelectric generating plants, suffered such enormous changes as to render them unrecognisable. In some places, the morphology of the land made it necessary to build massive works that truly transformed the natural landscape. Rivers were diverted to create canals to feed hydroelectric reservoirs, or entire valleys were flooded. An egregious example of this type of large-scale engineering was the building of the enormous hydroelectric stations of Sila42. However, the principle of environmental protection was not
Tariffario della Società Generale Elettrica Napoletana, 1934. A sinistra, lettera di reclamo indirizzata alla Società Elettrica Bresciana per la fornitura di energia elettrica a privati, 1933. Price list of Società Generale Elettrica Napoletana, 1934. On the left, letter of complaint addressed to the Electricity Company of Brescia (Società Elettrica Bresciana), 1933.
Document describing of hydroelectric power station of Sila, 1932. To the side, a three-dial electric clock installed in Naples by Ente Autonomo Volturno, 1935.
sorgevano i grandi impianti, specie quelli idroelettrici, subivano cambiamenti tali da divenire irriconoscibili. In alcuni casi la conformazione stessa della natura rese indispensabile la realizzazione di opere maestose che alterarono profondamente il panorama precedente: vennero, ad esempio, deviati fiumi con la creazione di canali artificiali per alimentare bacini di carico, oppure si sommersero d’acqua intere vallate. Un esempio eclatante di questo scenario è rappresentato dalla realizzazione degli imponenti impianti silani42. D’altra parte, in questo periodo la questione della tutela del paesaggio non fu del tutto abbandonata; nel 1939, infatti, si promulgarono due leggi: la n. 1089 del 1° giugno “Tutela delle cose di interesse artistico e storico” e la n. 1497 del 29 giugno “Protezione delle bellezze naturali”. Al di là degli effetti pratici di queste normative – per cui la tutela si applicò in modo episodico e spesso selettivo –, appare importante notare come per la prima volta compaia in esse la necessità di predisporre dei piani territoriali paesistici43. Ad ogni modo, alla vigilia del secondo conflitto mondiale nelle città scomparvero definitivamente le lanterne pubbliche a favore di un’illuminazione stradale sempre più estesa; fecero la loro comparsa inoltre i primi orologi elettrici e, agli incroci più grandi di Milano, Roma e Torino furono appesi i primi prototipi dei semafori. Il transito notturno delle vie principali divenne ormai sempre più attorniato da insegne luminose delle vetrine dei negozi, da luci che
entirely abandoned during this period. In 1939, two laws were passed: Law 1089 of 1 June referring to “the protection of objects of artistic and historical interest”; and law 1497 of 29 June referring to “the protection of natural beauty”. Aside from the practical effects of these laws, whose enforcement was rather irregular and selective, they are important in that they acknowledged for the first time the need for environmental planning43. On the eve of the Second World War, gas lamps definitively disappeared from public spaces to be replaced by an ever more extensive grid of electric lights. Electric clocks made their first appearance and, at major intersections in Milan, Rome and Turin, the first prototypes of traffic lights were installed. The city streets were bright with illuminated shop signs; electric lights lined the contours of some buildings; public fountains and main squares were lit up; and advertising signs flashed on and off. By day, the overhead wires that followed the routes of the trams and electric buses were visible as they crisscrossed city streets. The habits of ordinary people also underwent changes. Electricity remained a luxury, but the constant growth of the middle class ensured its slow but steady spread, and new objects and appliances made their way into homes. Now, in addition to light bulbs, homes began to fit
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Esemplari di apparecchi radio della metà degli anni Trenta. Wireless sets from the mid-thirties.
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incorniciavano i lineamenti architettonici di alcuni edifici e delle fontane nelle piazze e da cartelloni pubblicitari illuminati a intermittenza. Di giorno, però, le strade delle principali città risultavano attraversate da binari e linee elettriche aeree che seguivano il percorso di tram e filobus. A trasformarsi furono anche le abitazioni cittadine; l’energia elettrica rimaneva un lusso, ma l’ascesa costante della classe borghese permise una sua lenta e progressiva diffusione. Si propagarono anche i nuovi oggetti che iniziarono ad arricchire l’arredo domestico: ad esempio, oltre alle lampadine, si ebbero gli interruttori, le prese elettriche e le prime spine telefoniche44. Tutto questo, ovviamente, non faceva che evidenziare ancora di più le differenze sociali; nel complesso, agli inizi degli anni Trenta il consumo globale di energia elettrica per l’illuminazione rimase ancora modesto. Ciononostante, in questo periodo continuò anche in Italia, seppur in ritardo rispetto ad altri paesi – Stati Uniti e Germania fra tutti – la diffusione dei primi apparecchi elettrodomestici, dei refrigeratori, dei fornelli elettrici, dei ferri da stiro, dei riscaldatori d’acqua, dei ventilatori, ecc. Con ciò le differenze tra il Nord e il Sud del paese –
Telegramma della società Termoelettrica, 1930. A destra, volantini pubblicitari della Società Elettrica Bresciana per l’impiego di cucine elettriche, 1935. Telegram from Termoelettrica company, 1930. To the right, flyers from Società Elettrica Bresciana recommending the use of electric cookers, 1935.
switches, wall sockets and the first telephone plugs44. If anything, these changes simply underscored social inequality, and at the beginning of the 1930s the use of electricity for home lighting was still modest in scale. Although Italy was lagging behind other countries, especially the United States and Germany, the period nonetheless saw the appearance in the country of the first domestic appliances such as refrigerators, electric hotplates, irons, water boilers and fans. The arrival of these new items, however, accentuated still further the discrepancy between the North and South of the country, and between urban and rural areas. One of the electrical appliances that was to meet with particular success, thanks also to its use as a propaganda means by the Fascist regime, was the radio. In 1920, the Agenzia Radiotelegrafica Italiana (Italian Radio-Telegraphic Board) was founded45. Following a rather inauspicious first few years, it was replaced in 1928 with a new institution, Ente Italiano Audizioni Radiofoniche (EIAR), which, in 1944, became known as Radio Audizioni Italiane (RAI). EIAR took monopoly
come pure tra zone di città e quelle di campagna – finirono per accentuarsi ulteriormente. Una delle applicazioni elettriche destinata a riscuotere particolare successo nella penisola, specie per gli utilizzi propagandistici del regime fascista, fu la radio; nel 1920 si costituì difatti l’Agenzia Radiotelegrafica Italiana45. Dopo un avvio non molto confortante, nel 1928 nacque un apposito istituto, l’Ente Italiano Audizioni Radiofoniche (Eiar) – poi divenuto nel 1944 Radio Audizioni Italiane (Rai) –, che monopolizzò a favore della propaganda il settore, moltiplicando le stazioni emittenti e, quindi, avviando le premesse per una diffusione dell’ascolto. Se nel 1926 gli abbonati erano circa 27.000, essi salirono nel 1937 a ben 806.000 e nel 1943 a 1.757.000. Accanto alla radio iniziò a diffondersi lentamente anche il cinematografo e, successivamente, fu la volta dei primi televisori. Nel 1931 nacque infatti a Torino il Laboratorio di Ricerche dell’Eiar con le prime prove sperimentali, mente nel 1939 venne realizzato il primo trasmettitore televisivo a Roma (Monte Mario)46. Tutti questi sviluppi furono improvvisamente bloccati dall’irrompere cruento del secondo conflitto mondiale.
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control of the airwaves in furtherance of government propaganda and built new transmitters, which laid the foundations for an increasingly large listenership. In 1926 the number of subscribers to the radio service was 27,000; by 1937 the number had risen to 806,000 and to 1,757,000 by 1943. With the rise of radio came the gradual spread of cinema and, finally, the first television sets. In 1931, EIAR opened a research laboratory in Turin, which began making the first test television broadcasts. In 1939, the first television transmitter was installed in Rome (on the Monte Mario Hill)46. All these developments, however, were brought to a sudden halt by the outbreak of the Second World War.
Dal dopoguerra agli anni Cinquanta.
La ricostruzione Uno dei settori maggiormente colpiti dai bombardamenti del secondo conflitto mondiale fu proprio quello elettrico, dove si registrò la distruzione di ben un quarto della potenza installata precedentemente: a farne le spese fu principalmente l’energia termoelettrica in quanto i relativi impianti erano situati nei pressi di zone portuali e industriali e, quindi, vicino ai principali obiettivi bellici. In totale la producibilità di energia elettrica nel Centro-Sud si ridusse al 15% rispetto a quella prebellica, mentre al Nord la situazione
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From the Post-War Period to the 1950s.
Reconstruction The electricity industry was one of the hardest hit by the bombing of the Second World War which destroyed no less than a quarter of the installed capacity. Thermal power stations bore the brunt of the damage, being situated in ports and industrial areas and therefore close to military targets. The output capacity of the Central-South of Italy was reduced to 15% of its pre-war level, but the North was left considerably better off, with output at almost 90%. In the immediate aftermath of the War,
Dal dopoguerra agli anni Cinquanta From the Post-War Period to the 1950s
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era nettamente migliore rimanendo vicina al 90%. I primi anni del dopoguerra si impiegarono per la ricostruzione di tutto ciò che era stato danneggiato, nel tentativo di riportare la situazione al periodo precedente. Il grosso del patrimonio delle centrali di produzione, soprattutto idroelettriche, risultava dunque salvo, anche se ai danni di guerra si aggiunsero le perdite, conseguenti alle disposizioni del trattato di pace del 1947, degli impianti che si trovavano in territorio straniero: quelli dell’Alto Roia, quello di Gran Scala del Moncenisio e quello di Doblari e Plava sull’Isonzo47. L’uso dei massicci aiuti internazionali risultò determinante per la ripresa del comparto elettrico, mediante la graduale conversione delle industrie nazionali belliche in imprese varie che iniziarono a realizzare, tra l’altro, componenti tecnologici per la produzione di elettricità. Nel giro di pochi anni si ebbe infatti una rilevante ripresa, al punto che nel 1948 la capacità produttiva elettrica aveva già superato di gran lunga quella prebellica. Accanto a ciò, favorito dal contesto internazionale, si ebbe un incremento notevole della diffusione di elettrodomestici e del consumo elettrico in generale. La contrapposizione ideologica tra Stati Uniti e Unione Sovietica, all’interno di un quadro più ampio caratterizzato dall’insorgere della guerra fredda, giocò infatti un ruolo importante nello stimolare un rapido
Trasporto di un trasformatore per il ripristino delle installazioni elettriche danneggiate dalla guerra, 1945. A destra, fattura per fornitura di energia elettrica per illuminazione, 1945. Transport of a transformer for the repair of electrical installations damaged by the war, 1945. On the right, an invoice for the supply of electricity for lighting, 1945.
work began on rebuilding and restoring output capacity. Most power stations, especially the hydroelectric ones, were left intact by the War, though the output losses were aggravated by the peace treaty of 1947 which redrew national boundaries. Italy was deprived of a number of power stations that were now located in foreign countries, namely Alto Roia, Gran Scala del Moncenisio and Doblari e Plava sull’Isonzo47. The considerable international aid made available after the War was crucial for the recovery of the electricity industry. As national armaments industries gradually converted to nonmilitary production, they started manufacturing technological components for the production of electricity. The industry recovered so well and so quickly that by 1948 output capacity was already far greater than before the War. In parallel with this recovery of capacity, and abetted by favourable international conditions, electric home appliances now began to gain popularity, and general electricity consumption rose. The outbreak of the Cold War and the ideological stand-off between the United States and the Soviet Union served to accelerate Italy’s course of economic development as the country consciously espoused the American model in opposition to the social conservatism of the Soviet system. Further, post-war Italy had was
Telegramma inviato da Luigi Einaudi al Vicepresidente della Sip di Torino, Dante Coda, 1949. A destra, estratto dal numero speciale della rivista “Illustrazione italiana” dedicato alla ricostruzione, 1947. Telegram sent by Luigi Einaudi, the Vice-President of SIP of Turin, Dante’s Coda, 1949. To the right, excerpt from the special issue of Illustrazione Italiana on reconstruction, 1947.
sviluppo economico sulle orme del modello americano e in risposta al conservatorismo sociale del sistema moscovita. Del resto l’Italia nel secondo dopoguerra fu attraversata da una voglia di cambiamento senza precedenti, favorito anche da un ricambio completo della classe dirigente e dalla nascita della Repubblica. L’introduzione dei modelli di consumo americani raggiunse talvolta livelli inimmaginabili e superiori ad ogni altro paese dell’Europa occidentale. Rientrava in questo scenario anche la decisione di non sovvenzionare con il Piano Marshall i progetti idroelettrici della Edison e della Sade, optando invece per una promozione di una più ampia disponibilità di energia elettrica a prezzi più bassi – con l’incentivazione del termoelettrico e, successivamente, del nucleare. Inoltre, come tasselli del più ampio mosaico della ricostruzione italiana nel settore elettrico, si ripristinarono sia l’utenza telefonica urbana – che nel 1947 risultava già più ampia rispetto
seized by an unprecedented desire for change following the complete overthrow and replacement of its political class and the birth of the Republic. The introduction of American-style consumerism reached unimaginable levels, and Italy outpaced every other country in Western Europe in this respect. In keeping with this new scenario, it was decided not to use Marshall Plan funds for the hydroelectric projects of Edison and SADE. Instead, Italy opted instead to make electricity more widely available and at a lower cost through incentives for the building of thermal and, later, nuclear, power stations. As part of the general reconstruction of the electricity sector in Italy, urban telephone networks were restored and, by 1947, were already more extensive than before, and the trunk network was gradually extended to all towns. In 1948, radio broadcasting was reactivated, and some transmitters were relocated to bring radio to areas where reception had been bad or non-
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agli anni precedenti –, sia la rete interurbana che si estese gradualmente a tutti i comuni. Nel 1948, invece, si riattivò il sistema radiofonico, modificando parzialmente la distribuzione degli impianti sul territorio per raggiungere quelle aree in cui l’ascolto risultava in precedenza di cattiva qualità o inesistente. L’anno seguente fu la volta della ripresa delle sperimentazioni televisive a Torino: l’11 settembre 1949 venne messa in onda la prima trasmissione sperimentale, mentre il 9 settembre 1952 si sperimentò il primo telegiornale. Nel complesso tutto ciò finì per causare un lento ma ineluttabile cambiamento degli stili di vita degli italiani che, pertanto, si orientarono verso il cosiddetto sogno americano, determinando la nascita di una società sempre più proiettata verso il consumismo di massa. Questa evoluzione, caratterizzata – soprattutto nel primo periodo – essenzialmente dalla diffusione in tutto il paese dell’illuminazione elettrica privata e degli elettrodomestici, arrivò a compimento definitivo solo con gli anni Cinquanta e Sessanta. Tuttavia, la portata del cambiamento era già fortemente percepibile in precedenza, offrendo nuovi impulsi alle imprese elettrotecniche. Non subirono modifiche invece i rapporti di consumo tra il Nord industrializzato e il Sud ancora fondamentalmente agricolo.
Suddivisione percentuale dei consumi elettrici in grandi classi nel 1938 e nel 1956. A destra, distribuzione percentuale dell’energia fra le principali categorie di utenza della società Dinamo, 1957. Percentage breakdown of electricity consumption by general categories in 1938 and 1956. To the right, the percentage distribution of energy among the main categories of customers of the Dinamo company, 1957.
existent. The following year saw the revival of test television transmissions in Turin. On 11 September 1949, the first test transmission went out, and on 9 September 1952 the first experimental television newscast was made. All in all, the advances brought slow but steady change to the lives of Italians who aspired increasingly to the “American dream”, with result that a culture of mass consumption came to pervade Italian society. In the first years after the War, the evolution was characterised above all by the spread of electric lighting and appliances into private homes. Although the process did not reach its culmination until the 1950s and 1960s, the scale of change was already visible, which opened up a vista of new possibilities for Italy’s electro-technical industries. No shift, however, occurred in the fundamental economic relationship between the industrialised North and the basically agricultural South. Electricity was to revolutionise towns and other areas into which it had not previously penetrated, notably in southern Italy and on the islands. The electro-traction industry was at the centre of this latest surge in activity as new projects for the electrification of the railways and local transport were put into effect.
Sul fronte delle trasformazioni urbane, ciò si tradusse in una prima rivoluzione per le aree ancora non interessate dal processo della diffusione dell’energia elettrica – soprattutto nel Mezzogiorno e nelle isole – e in una ulteriore alterazione per le altre zone. In questo senso importante fu ancora il comparto dell’elettrotrazione che crebbe in funzione dei nuovi programmi di elettrificazione ferroviaria e dei trasporti urbani.
Aumentano i consumi Dopo il completamento della fase più acuta della ricostruzione, iniziò lo sviluppo economico italiano che, tra il 1948 e il 1953, fu caratterizzato principalmente dalla diffusione dei motoscooter, dei fornelli a gas liquido e delle macchine da cucire. Per le classi sociali piccoloborghesi e, in parte, per gli operai, la motocicletta rappresentò una rivoluzione importante dello stile di vita precedente, rimpiazzando il vecchio mezzo a pedali: se nel 1948 ne circolavano già 161.000, quattro anni più tardi si arrivò a ben 1.243.000. Le ripercussioni nel settore della mobilità urbana furono notevoli e anticiparono quelle relative alla diffusione delle automobili che, come si vedrà più avanti, modificarono lo stesso aspetto delle vie cittadine. L’espansione dei fornelli a gas fu tuttavia ancora più impressionante e dipese sia dalla graduale sostituzione delle cucine economiche – a carbone o a legna, impiegate principalmente nelle piccole e medie aree abitate e nelle campagne – e dei fornelli elettrici, che dall’utilizzo delle stufe a gas. La propagazione di questa tipologia di fornelli, che ovviamente non aveva nulla a che vedere con il processo di elettrificazione, fu importante per
Increasing Consumption Following the most intense phase of reconstruction, the Italian recovery proper got underway. Between 1948 and 1953, its most visible manifestation was the increasing popularity of motor scooters, gas cookers and sewing machines. For the lower-middle classes and, to some extent, the working classes, the motor scooter, which replaced push bicycles, marked a sea change in their style of life. In 1948, the number of motor scooters on the roads was already 161,000; but just four years later, the number had risen to 1,243,000. The effect this had on urban mobility was enormous, and was a harbinger of what was to come with the spread of the automobile which, as we shall see later, was to change the very shape of Italian cities. The boom in gas cookers was even more impressive. It was driven partly by the gradual substitution not only of the wood- and coal-fired stoves used mainly in small and medium-sized towns and rural districts, but also of electric hotplates, and partly by the increasing popularity of gas-fired ovens. The rising popularity of these gas cookers obviously has nothing to do with the advance of electrification, but was nonetheless important for at least two reasons. In the first place, there were considerable manufacturing overlaps between makers of electricity and gas appliances – indeed, often the same company produced both. Secondly, the spread of products that used gas as an energy source led to an upheaval in the structure of Italian cities, much as electricity had once done, since it necessitated the laying of a gas lines. Even if underground and invisible, this hidden system of gas pipes was to bring about another significant improvement in
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L’illuminazione stradale diventa deterrente di incidenti e delinquenza. Da “Illuminiamo le nostre strade”, 1955.
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almeno due ragioni: in primo luogo, esistevano significative convergenze produttive tra le aziende del comparto elettrico e quelle che si occupavano del gas – al punto che spesso esse coincidevano; inoltre, la diffusione dei prodotti legati al gas determinò, al pari dell’elettrificazione, uno sconvolgimento della struttura cittadina, con la realizzazione di una rete – seppur sotterranea – di tubazioni per portare l’utenza al maggior numero di case. Anche se non visibile, questo sistema nascosto di condotti per il trasporto di gas influì in modo rilevante nel determinare un miglior tenore di vita e, quindi, nel rendere ancora più attraente la città a dispetto delle aree rurali. Infine, per quel che concerneva le macchine da cucire, si divulgarono inizialmente solo quelle a pedale meccanico rispetto alle elettriche che costavano di più. Il tutto determinò un turbinio di cambiamenti negli stili di vita della popolazione e nelle città che gradualmente interessò sempre più gente e nuove aree del paese. La situazione più difficile, com’è noto, fu quella del Mezzogiorno, con un’economia ancora incentrata sull’agricoltura. Gli interventi per risolvere l’annosa questione meridionale furono notevoli e, al di là dei risultati effettivamente raggiunti, coinvolsero
Il potenziamento dell’illuminazione stradale come stimolo di attività commerciali ed edilizie. Da “Illuminiamo le nostre strade”, 1955. The upgrading of street lighting to encourage commercial and building work. From Illuminiamo le nostre strade (“Let’s light up our streets”), 1955.
the quality of life in the city, which thus became even more attractive than the country as a place to live. Finally, as regards sewing machines, the first models to gain popularity were pedaloperated mechanical versions, since the electrical ones still cost too much. All these changes shook up the lifestyle of city-dwellers, and were also to spread more gradually to people elsewhere in the country. As we have already mentioned, the most problematic area of the country was the South whose economy was still agricultural-based. Considerable efforts were made to resolve the perennial “southern question” and, whatever the end results, they at least fostered the process of electrification. The starting point for any resolution of the southern question, however, had to be agrarian reform, which could help defeat poverty and general backwardness. Meanwhile, the mechanisation of agricultural tools coupled with the high cost of distributing electricity to remote areas encouraged the development of new technologies based on the
Street lighting as a deterrent to accidents and crime. From Illuminiamo le nostre strade, 1955.
anche il processo di elettrificazione. L’istituzione della Cassa del Mezzogiorno nel 1950 spinse infatti per l’industrializzazione del Sud, coinvolgendo pure i programmi delle industrie elettriche. Il punto di partenza di questa politica fu tuttavia la riforma agraria come strumento atto a sconfiggere la miseria e l’arretratezza generale. Inoltre, la meccanizzazione agricola e la non economicità delle reti di distribuzione del servizio elettrico in zone troppo disperse, orientarono molte delle nuove tecnologie verso il motore a scoppio. Ad ogni modo, questo indirizzo strategico a favore del Mezzogiorno iniziò a dare i primi risultati sia sul piano sociale, mediante la costruzione di scuole e ospedali, sia su quello strettamente economico con la realizzazione, ad esempio, di bacini di irrigazione, la sistemazione del territorio, la creazione di una moderna rete di infrastrutture di comunicazione, la costruzione di acquedotti e fognature, ecc45. In tutte queste evoluzioni l’elettrificazione svolse un ruolo importante, al punto che anche le città e i paesaggi del meridione non ancora intaccati da tale processo risultarono irriconoscibili rispetto al passato: i nuovi impianti, le realizzazioni eseguite, i tralicci, le linee elettriche e i sistemi di comunicazione rivoluzionarono indissolubilmente il precedente scenario. A ciò si aggiunsero gli interventi nel settore dei trasporti su strada e su
internal combustion engine. The development policies for southern Italy began to bear some fruit at the social level with the construction of schools and hospitals, as well as at an economic level with, for example, the building of irrigation reservoirs, land improvements, the creation of a modern communications network, and the building of aqueducts, sewers and so forth48. Electrification was an important contributing factor to this process. Cities and rural districts in the South which had escaped the encroachment of electricity in the past were now transformed beyond recognition. The new generating plants, construction works, pylons, electrical lines and communication systems were to bring irreversible change. The South now received new road and
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Dal dopoguerra agli anni Cinquanta From the Post-War Period to the 1950s Copertina del primo numero di “Elettricità e vita moderna” e un articolo dedicato ai primi esperimenti di televisione a colori, 1954.
avvicinando l’Italia, agli inizi degli anni Sessanta, ai paesi industrialmente più avanzati.
Cover of the first issue of Elettricità e vita moderna (“Electricity and modern life”) and an article on early tests of colour television, 1954.
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rotaia, con un’ulteriore modifica degli assetti precedenti. Il quadro degli interventi di elettrificazione del Sud si perfezionò inoltre con il completamento nel 1957 di un vasto programma di linee elettriche da 220.000 volt che consentì alla rete meridionale di collegarsi a quella del Nord e, quindi, mise a disposizione delle regioni del Sud quote maggiori di energia. Ciononostante, sempre nel 1957 circa il 30% degli abitanti del Mezzogiorno erano ancora privi di illuminazione domestica. Tuttavia, a partire dalla metà degli anni Cinquanta si verificò in Italia il boom della diffusione degli elettrodomestici, dovuto essenzialmente dall’aumento progressivo del reddito familiare che comportò dunque una nuova disponibilità ai consumi. Impressionanti furono in proposito i dati relativi all’occupazione femminile che tra il 1954 e il 1960 aumentò del 30% circa all’anno. Gli acquisti di beni cosiddetti secondari, cioè indispensabili ma non alimentari – tra cui rientravano ovviamente i prodotti dell’elettrificazione –, videro in questo decennio un impressionante tasso di crescita che toccò quasi il 66%. D’altra parte, il consumo procapite di energia elettrica crebbe considerevolmente,
rail links, which transformed its previous character. The process of electrification of the South culminated in 1957 with a vast project for the installation of 220,000 V electricity lines, which made it possible for the grid in southern Italy to link to that of the North, and thus avail itself of the additional power being generated there. In spite of such progress, 30% of the inhabitants of southern Italy were still without electricity in their homes in in 1957. From the mid-1950s Italy enjoyed a boom in the sales of electrical home appliances, which was made possible above all by increased disposable household income, and a consequent higher propensity to consume. The statistics for women in employment during this period are remarkable,
Accanto a questi sviluppi in questo periodo ci fu, come già anticipato, un cambiamento nel trasporto urbano che progressivamente iniziò ad abbandonare le linee elettrificate – tram e filobus – a vantaggio della motorizzazione. La diffusione definitiva dell’automobile, che fu un evento dalle implicazioni socio-culturali incredibili, influì notevolmente sulle scelte urbanistiche del tempo, avviando un processo di trasformazione delle città in funzione del trasporto su gomma: iniziarono dappertutto lavori pubblici per la realizzazione di strade urbane ed extraurbane che trasformarono ulteriormente l’aspetto delle zone abitate. I bordi laterali delle strade cittadine iniziarono progressivamente a fungere da parcheggio, arrivando a trasmutare ineludibilmente lo scenario anteriore. Ciononostante, la motorizzazione privata rappresentò innanzitutto un valore simbolico e sociale che, nelle parole di Pasolini, significò pure un ampliamento della sfera di libertà, oltre a un non trascurabile contributo all’aumento del senso di uguaglianza fra i cittadini. L’affermazione degli elettrodomestici, invece, l’altro fenomeno che caratterizzò la trasformazione italiana in società di consumi e di massa negli anni Cinquanta, più che rispondere a
with the number of working women increasing by an average of 30% or so per year between 1954 and 1960. Purchases of so-called “secondary” goods, that is to say, indispensable non-food items, which naturally included electrical products, saw an increase of almost 66% during this period. Likewise, pro-capita consumption of electricity rose sharply, so that by the beginning of the 1960s Italy was nearly on a par with the most advanced industrial countries. As these developments were unfolding, changes in urban transport led to the progressive abandonment of the overhead lines used for trams and electric buses in favour of fuelpowered engines. The popularisation of the automobile was to have far-reaching social and cultural implications, and strongly influenced town planning decisions. With the arrival of the automobile, cities began to be designed with road-based transport in mind. Throughout the country, new roads and highways were built,
Pubblicità per la promozione dell’utilizzo degli elettrodomestici, anni Cinquanta. Advertisement encouraging the use of electric home appliances, 1950s
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un modello di sviluppo strutturale fu dovuta in primo luogo a una scelta di cultura o, come si era soliti dire al tempo, di “civiltà”. Ancora una volta va però ribadito come questa evoluzione non fosse omogeneamente distribuita tra tutte le classi sociali e, soprattutto, tra tutte le aree del paese. Oltre alla storica divisione tra Nord e Sud, infatti, esisteva una profonda differenza tra le città e le zone rurali: l’arretratezza di queste ultime spinse moltissime persone, soprattutto giovani, ad abbandonare ulteriormente le campagne e la montagna. In questo quadro, un effetto propulsivo importante venne svolto anche dall’avvio ufficiale delle trasmissioni TV della Rai (gennaio 1954) e dalla conseguente diffusione – dapprima nei locali pubblici – dell’apparecchio televisivo: l’immagine della nuova qualità della vita urbana fu ovviamente uno dei leitmotiv delle prime divulgazioni del nuovo mezzo di comunicazione, i cui abbonati arrivarono già nel 1962 all’importante cifra di 3.500.000. La forte espansione dell’industria e dei servizi cittadini permise di assorbire totalmente questo enorme flusso di forza lavoro determinato dalla nuova ondata del fenomeno dell’urbanesimo; a sua volta questa situazione accrebbe l’influenza dell’uso dell’elettricità nella vita quotidiana, determinando l’ulteriore bisogno di lavoratori. In definitiva, l’aumento dei consumi era al tempo stesso causa ed effetto di questo sviluppo. Oltre a ciò, la nuova emigrazione interna – caratterizzata per certi versi ancora dalla direttrice Sud-Nord – non partì solo dal diniego della precedente condizione sociale al pari di quanto accadeva in passato, ma, come anticipato, anche dal rifiuto completo della società tradizionale e della “civiltà” contadina. Questa contingenza appare importante perché spiega il motivo per cui i nuovi migranti avevano una spiccata predisposizione a
which further altered the appearance of towns and cities. Street curbs were occupied by more and more cars, which were eventually to change the entire cityscape. The private car was infused above all with a symbolic and social value that, as the writer and director Pier Paolo Pasolini observed, expanded the individual’s sphere of freedom and contributed greatly to an increased sense of equality among citizens. The successful spread of electrical appliances into the home was the other phenomenon that signalled Italy’s transformation into a fully-fledged consumerist society in the 1950s. Rather than regarding the diffusion of electrical appliances as a response to particular structural change, we would do better to see it as having been above all a cultural choice or, to use the term popular at the time, a “civilised” choice. Once again, we need to bear in mind that this transformation was not evenly distributed among the social classes, still less among the different regions of the country. In addition to the historical NorthSouth divide, a marked difference persisted between town and country. The backwardness of rural districts and mountain communities caused many people, especially the young, to flee them and head for the cities. A major contributory force was the official launch (in 1954) of television broadcasting by RAI and, consequently, the dissemination of television sets which, to begin with, were to be found in bars, cafes and other such places. A recurrent motif in the programmes produced for this new means of communication was, naturally enough, the improvements in modern city life. By 1962, the number of Italian households with television licences had reached 3,500,000. The strong growth of Italian industry and the expansion of public services made it possible for
Dal dopoguerra agli anni Cinquanta From the Post-War Period to the 1950s
Apparecchio ricevente di televisione a colori, 1951. Sotto, articolo dedicato agli elettrodomestici tratto da “Elettricità e vita moderna”, 1957. Colour television set, 1951. Below, article on electrical household appliances appearing in Elettricità e vita moderna, 1957.
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recepire in toto i modelli di comportamento e di consumo della società industriale e, quindi, ad accettare l’utilizzo e la diffusione degli elettrodomestici. Agli inizi degli anni Cinquanta, tuttavia, le condizioni economiche ancora molto deboli della famiglia italiana e i prezzi di importazione molto elevati dei prodotti elettrici quali, ad esempio, frigoriferi, lucidatrici e aspirapolvere, non ne permettevano una rapida diffusione. Essi erano ancora beni di lusso riservati quasi esclusivamente ai ceti più facoltosi; se, da un lato, venivano già considerati degli status symbol, dall’altro, non erano visti come utili o come strumenti capaci di alleviare le fatiche casalinghe e di risparmiare tempo. A modificare questa contingenza intervenne soprattutto l’incremento massiccio della citata occupazione femminile: il lavoro della donna determinò sia un aumento dei redditi familiari, sia una riduzione degli orari da dedicare alla cura della casa. In aggiunta, un ruolo importante venne svolto dalla comunicazione moderna e dalla pubblicità – attraverso la radio, la TV, i cinema, i giornali, i manifesti, ecc. – che stimolarono la diffusione di modelli di comportamento e di consumo tipici dei paesi capitalistici più sviluppati, con un occhio di riguardo proprio al sogno americano. Questa evoluzione, come già detto, si era oramai diffusa nelle città più grandi durante la seconda metà degli anni Quaranta, estendendosi nel
the cities and their new suburbs to accommodate the enormous number of workers pouring in from rural areas. The migration itself fostered the increased use of electrical power in daily life, which, in turn, created the need for yet more workers. Effectively, then, increasing consumerism was both the cause and effect of Italy’s economic development. Internal migration in this period, mainly from south to north, was not only based on an unwillingness to accept poor social conditions but also, in a break with the past, on a complete rejection of old norms and the peasant tradition. This is an important aspect to bear in mind, because it helps explain why recent migrants to the cities had such a marked propensity to adopt in full the patterns of behaviour and consumerism of industrial society, and willingly embraced the use of electrical appliances. At the beginning of the 1950s, however, the low income of Italian households and the high import prices of many electrical products such as refrigerators, floor polishers and vacuum cleaners prevented the rapid uptake of the same. These objects remained luxury items reserved exclusively for the wealthier classes, and as such were regarded as status symbols rather than as genuinely useful goods or time-saving devices that could
Pubblicità per frigoriferi prodotti dalla CGE, 1958. Advertisement for CGE refrigerators, 1958.
decennio successivo anche ai centri minori e, in parte, nelle zone di campagna. Tuttavia, l’elettrodomestico che ottenne maggiore fortuna in questo periodo, anche se svolgeva una funzione di sollievo indiretta dalle fatiche domestiche, fu il frigorifero. Dal punto di vista della qualità della vita, esso consentiva di migliorare e di ampliare le scelte alimentari della famiglia italiana; contribuì, infatti, a favorire, tra le altre cose, un più alto consumo di carni, di latticini, di grassi, oltre a promuovere l’impiego delle bibite gassate, dell’acqua minerale in bottiglia, di verdure fresche e di frutta. Del resto, proprio negli anni Cinquanta iniziarono le prime importanti produzioni made in Italy di apparecchi elettronici di largo consumo che, non secondariamente, portarono a una riduzione dei prezzi generali, favorendone di conseguenza la stessa divulgazione. Dai fornelli elettrici e dalle relative cucine della fine del decennio precedente si passò agli scaldabagni e, non a caso, proprio ai frigoriferi. Un esempio di ciò fu la produzione, tra il 1955 e il 1961, di un prodotto destinato a divenire lo standard del frigorifero italiano: realizzato dalla Ignis, esso aveva un prezzo più accessibile e un design
ease the burden of housework. This perception was to change, however, mainly as a result of the huge increase in female employment. With women working, not only did household incomes rise, but the number of hours that could be dedicated to housework fell. The new media and advertising did much to further the trend. The radio, television, cinema, newspapers and advertising billboards encouraged patterns of behaviour and consumption typical of advanced capitalist societies, and nurtured aspirations for the realisation of the American dream. By the latter half of the 1940s, the cultural shift was a fait accompli in the major cities of Italy; over the next decade, it would be the turn of the provincial towns and, to a lesser extent, rural Italy. The home appliance that was to meet with great success during this period, even though its utility as a labour-saving device was only indirect, was the refrigerator. The refrigerator enabled households to improve and enrich the food they ate. It contributed to, among other things, a higher consumption of meat, dairy products and fats, and promoted the use of carbonated drinks, bottled mineral water and fresh fruit and
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Dal dopoguerra agli anni Cinquanta From the Post-War Period to the 1950s
Piazza Duomo a Milano, 1959. A sinistra, reparto scocche della Fiat nello stabilimento Mirafiori a Torino, 1955. Piazza Duomo in Milan, 1959. To the left, Fiat bodywork division at Mirafiori factory in Turin, 1955.
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decisamente accattivante rispetto ai precedenti modelli46. In definitiva, questi furono gli anni di una vera e propria rivoluzione culturale, incominciata dalla diffusione dei primi scooter e automobili e completata con gli iniziali e significativi utilizzi domestici dell’elettrificazione, di cui il frigorifero rappresentava l’elemento principale. La divulgazione degli elettrodomestici diede anche un impulso importante all’emancipazione femminile e, più in generale, alla trasformazione sociale. Si trattò di un processo che era destinato a svilupparsi ulteriormente nel periodo successivo; ma già negli anni Cinquanta una serie di lavori domestici, prima assegnati alle donne, vennero progressivamente affidati alle apparecchiature elettriche. Il sesso femminile iniziò dunque a liberarsi dalle fatiche manuali casalinghe e dai ruoli umilianti precedenti in cambio di maggiore dignità e di aspirazioni paritarie. Le ripercussioni di questa nuova condizione della donna sulla vita familiare furono notevoli e contribuirono anche alla definizione di una nuova tipologia di nucleo domestico: i ruoli familiari e sociali iniziarono infatti a modificarsi. Stava nascendo, pertanto, una nuova Italia, profondamente diversa dalla vita austera ed essenziale degli anni precedenti47.
vegetables. It was also in the 1950s that the first major “made-in-Italy” brands of white goods began to appear, and one not inconsequential effect of this was a lowering of their prices, which helped increase their popularity. The electric hotplates and ovens that marked the end of the previous decade were now complemented by electric water heaters and refrigerators. Emblematic of this development was the manufacture between 1955 and 1961 of a refrigerator made by this Ignis company. More accessible in price and with a decidedly more attractive design than previous models, the Ignis refrigerator was destined to become a common feature in many Italian kitchens49. These years amounted to nothing less than a cultural revolution in Italy, one that began with the appearance of the first motor scooters and automobiles, and ended with the first significant use of electric home appliances, of which the refrigerator was the central element. The increasing use of home appliances helped further the cause of female emancipation and, more generally, fostered social change. The social implications were to unfold more fully in the following period, but already in the 1950s various domestic chores that had previously been the responsibility of women were carried out by
Le centrali termoelettriche e i primi investimenti nucleari Dal punto di vista produttivo questo periodo rappresentò anche la stagione della diversificazione. Se fino agli anni Quaranta l’energia elettrica era stata assicurata quasi esclusivamente dagli impianti idroelettrici, a partire dal decennio seguente furono invece promossi una serie di investimenti che miravano alla creazione e allo sviluppo di centrali termoelettriche, sistemi nei quali la fonte primaria – carbone, gas o petrolio e relativi derivati – viene convertita in elettricità utilizzando un processo termodinamico. D’altra parte, il mercato energetico internazionale aveva subito profonde modifiche durante gli anni del secondo conflitto mondiale e in quelli immediatamente successivi. Ad esempio, il ritrovamento di ingenti quantità di greggio nell’area mediorientale aveva gradualmente reso il mondo occidentale, e soprattutto il vecchio continente, dipendente dalle importazioni petrolifere provenienti dalla sponda meridionale del Mediterraneo. Questo scenario poneva l’Italia – e in generale l’Europa mediterranea – in una condizione più favorevole
electrical appliances. Women, freed from the manual labourers of housework and the humiliation that such work entailed, gained greater dignity and could aspire towards equality of status. The new condition of women in family life was to have an enormous effect on society, and contributed to the emergence of a new type of household. Traditional family and social roles began to change. A new Italy was coming into being, one in which even the less well-off sections were able to engage with and benefit from new cultural models. Their expectations of upward mobility rose and they abandoned the mandatory austerity and thrift of previous years50.
Thermal Power Generation and the First Investment in Nuclear Energy As regards electricity production, this period in history was a time of diversification. Until the 1940s electricity in Italy was generated almost entirely by hydroelectric power stations. The following decade saw investments in thermal power stations (which operate by converting the raw material, be it coal, gas or petroleum and its derivatives, into electricity by thermodynamic means). Meanwhile, the international energy market had undergone profound changes during the Second World War and in the years immediately afterwards. For example, the discovery of vast reserves of crude oil in the Middle East had gradually rendered the western world, Europe in particular, dependent on petroleum imports from countries to the south of the Mediterranean. This put Italy, and Mediterranean Europe in general, in a more
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rispetto al passato: da paese lontano dalle zone di produzione delle fonti di energia si trovò a essere il più vicino e, quindi, quello che avrebbe risparmiato maggiormente sui costi di trasporto del greggio e dei prodotti raffinati provenienti dal Medio Oriente. Tutto ciò influì, com’è noto, nello sviluppo di una politica petrolifera italiana che vide nella figura di Enrico Mattei l’uomo capace di interpretare in questo periodo le reali esigenze energetiche della penisola e che, forse proprio per la sua strategia antagonista, pagò con la vita la sfida alle cosiddette “sette sorelle”, le grandi compagnie internazionali che controllavano il traffico internazionale di greggio51. A partire dal 1954 il ministro delle Finanze, Ezio Vanoni, elaborò un progetto economico nel tentativo di adeguare la produzione elettrica interna allo sviluppo industriale, dal momento che l’offerta di questa energia rimaneva sempre precaria. La realizzazione di nuovi impianti tardava infatti a completarsi e il rischio consisteva nel non riuscire a rispondere adeguatamente all’incremento della domanda nazionale, in un momento in cui invece il crescente sviluppo economico esigeva una linfa energetica permanente. Il cosiddetto Piano Vanoni segnò in questo senso una svolta importante; le innovazioni introdotte nel settore dell’energia, infatti, fecero da supporto al miglioramento della condizione economica del paese e miravano a: intensificare la ricerca e lo sfruttamento nel settore energetico, nei limiti della economicità e nel quadro della progressiva diminuzione delle importazioni; razionalizzare lo sfruttamento delle varie fonti energetiche nel tentativo di massimizzare i rendimenti e di comprimere i costi; migliorare la distribuzione territoriale delle disponibilità nell’intento di attenuare e di ridurre
favourable position than in the past. Having previously been a country remote from where energy sources were mined, Italy became one of the countries closest to the area of production, and was therefore able to benefit from lower transport costs for crude and refined petroleum products. This new-found advantage led to the development of a specific Italian petroleum policy, and the emergence of a key figure, Enrico Mattei, who proved himself very able at managing the real energy demands of Italy. So able was he that, perhaps also as a result of his antagonistic approach to the so-called “seven sisters”, the large multinational petroleum companies that controlled the international traffic of crude oil51, he paid with his life. In 1954, the Minister of Finance, Ezio Vanoni, drew up an economic plan that, acknowledging that the supply remained unreliable, sought to raise the domestic generation of electricity to a level where it could keep pace with industrial development. The construction of new power stations was taking too long, and Italy ran the risk of not being able to satisfy domestic demand at the very moment its growing economy most needed a constant source. The innovations introduced by the energy sector were driving forward the economy of the country, and the so-called “Vanoni Plan” marked an important economic watershed. Its objectives were: to step up research and increase the use of the electricity in an economically viable manner while progressively reducing Italy’s reliance on imports; to rationalise the use of the various different sources of energy with a view to maximising yield and minimising costs; to improve the territorial distribution of energy to mitigate and progressively redress the imbalance that was so
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progressivamente lo squilibro esistente a svantaggio del Mezzogiorno; sviluppare la collaborazione internazionale e, in particolare, quella europea52. Ciononostante, sul piano pratico durante gli anni Cinquanta si registrò un forte cambiamento del contesto produttivo italiano in funzione del progressivo esaurimento delle risorse idroelettriche; uno scenario destinato a causare maggiori effetti nel decennio seguente, ma che già adesso, come anticipato, indirizzò le scelte verso gli impianti termoelettrici. D’altronde, l’accresciuto fabbisogno energetico di questo periodo, con le evoluzioni descritte in precedenza, richiedeva ineludibilmente la costruzione di nuove e più potenti centrali elettriche, ritenute a ragion veduta più convenienti dal punto di vista economico.
disadvantageous to the South; and, finally, to develop international cooperation, in particular with other European countries52. In spite of the efforts at self-sufficiency, the 1950s saw a major change in Italian energy production as a result of the progressive depletion of hydroelectric resources. The full effect of the shift in generating technology would be felt in the following decade, but even in the 1950s it was already clear that the exhaustion of hydroelectric resources necessitated a policy that favoured generation from thermal sources. Meanwhile, the increased demand for electricity in this period arising from the causes we have looked at above, made it imperative for Italy to build new and more powerful generating plants which were, correctly, viewed as making better economic sense.
La realizzazione di questi ulteriori e maestosi impianti incise ancor di più sul paesaggio e sul territorio delle regioni italiane, contribuendo in misura significativa alla trasformazione continua dell’ambiente. Nelle aree urbanizzate, così come nelle pianure produttive e nei territori collinari e ai piedi di catene o di massicci montuosi ad alta densità abitativa, fiorirono nuovi componenti della produzione elettrica: i tralicci delle linee di trasporto, piuttosto che le stazioni di trasformazione, si ripetevano monotonamente e con regolarità. Il risultato fu uno scenario artificiale con sempre più aree naturali defraudate e con una modificazione irreparabile degli assetti paesaggistici. In questo quadro, anche se i risultati concreti si realizzarono solo a partire dagli anni Sessanta, rientravano pure gli investimenti in campo atomico. All’indomani della seconda guerra mondiale, infatti, si profilò all’orizzonte l’ipotesi di utilizzare la devastante forza
The enormous new power stations were to leave a deep imprint on the landscape, and were a significant cause of the ongoing transformation of the environment. New structural elements of electricity production sprung up all over the country, in its urban areas, on agricultural lands, in hilly areas and at the foot of mountains and mountain chains with high population densities. Pylons were erected to carry power lines, and stretched with monotonous regularity across the country. The result was that an increasing number of areas of natural beauty were irreparably defaced. At this time too, although no results were to be seen until the beginning of the 1960s, investments were made in atomic energy. In the years after the Second World War, the idea emerged of using the devastating explosive force of nuclear energy for pacific ends. In the area of nuclear energy, Italy had produced a series of scientists who had achieved promising results.
Bolletta della Società Elettrica della Campania per fornitura di energia elettrica ad uso domestico, 1954. Sul retro della bolletta, promozione degli elettrodomestici. Bill from Società Elettrica della Campania (the Electricity Company of Campania) for domestic supply of electricity, 1954. On the back of the bill, advertisement promoting home appliances.
esplosiva del nucleare per applicazioni pacifiche. L’Italia in questo settore aveva già espresso diverse personalità che avevano avviato una serie di studi promettenti. Basti pensare a personaggi come Enrico Fermi e Bruno Rossi, costretti a emigrare negli Stati Uniti alla fine degli anni Trenta, che avevano contribuito notevolmente al progresso degli studi generali sulla fisica dell’atomo53. Fermi, inoltre, in Italia aveva trasformato l’Istituto di Fisica di via Panisperna in un moderno centro di ricerca già nel 1926, grazie all’appoggio del direttore Orso Mario Corbino. Il fisico italiano si avvalse della collaborazione di giovani ricercatori quali Franco Rasetti, Edoardo Amaldi ed Ettore Majorana che passarono alla storia come i “ragazzi di via Panisperna”54, a cui si aggiunse successivamente anche Bruno Pontecorvo55. Nel 1945 l’analisi delle possibilità di un uso pacifico dell’energia atomica venne condotta anche al Politecnico di Milano da Giuseppe Bolla e dai suoi allievi, fra cui figuravano Giorgio Salvini, Carlo Salvetti, e Mario Silvestri56. Inoltre, fin da subito diverse industrie del settore privato si dimostrarono interessate alla possibilità di sfruttare questa nuova fonte di
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These were persons of the calibre of Enrico Fermi and Bruno Rossi, both of whom had been forced to emigrate to the United States at the end of the 1930s where they made important contributions to atomic physics53. While still in Italy in 1926, Fermi had transformed the Institute of Physics on Via Panisperna into a modern research centre, with the backing and support of the Institute director, Orso Mario Corbino. Fermi worked with young researchers such as Franco Rasetti, Edoardo Amaldi and Ettore Majorana, who were to become known in future years as the “boys of Via Panisperna”54, and were joined a few years later by Bruno Pontecorvo55. In 1945 a study into the possible peaceful use of atomic energy was also carried out at the Politecnico di Milano by
Dal dopoguerra agli anni Cinquanta From the Post-War Period to the 1950s
energia per produrre principalmente elettricità. La prima fra queste fu la Edison, ma figuravano anche, con tempistiche e finanziamenti diversi, la Fiat, la Cogne, la Montecatini, la Sade, la Falck, la Terni, l’Olivetti e la Pirelli57. Il primo problema che in questo senso si dovette affrontare risiedeva nell’eventualità che nel trattato di pace imposto al paese venisse proibito l’uso dell’energia atomica anche per fini pacifici; questo pericolo si evitò anche grazie alle pressioni degli stessi scienziati del gruppo milanese58.
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Le conseguenze più interessanti di questo processo, in funzione del presente studio, furono gli investimenti concreti nella realizzazione dei primi tre impianti nucleari italiani: la Sme, acquistò un reattore ad acqua bollente dall’americana General Eletric installandolo nella centrale del Garigliano; l’Eni optò per un reattore inglese moderato a grafite e raffreddato a gas per l’impianto di Latina; la Edison scelse un reattore statunitense della Westinghouse ad acqua in pressione e uranio arricchito, destinato alla centrale di Trino Vercellese. Questi tre impianti entrarono in funzione, come già anticipato, solo nel corso del decennio successivo; ciononostante, le conseguenze in merito alla trasformazione del paesaggio e del territorio dei siti interessati iniziarono già negli anni Cinquanta e si aggiunsero a quelle delle altre tipologie di centrali elettriche. Si era però ancora lontani dalla questione dei rischi per l’ambiente imputati al nucleare e che, a partire dal disastro di Seveso del 1976, sfociarono inaspettatamente nei primi movimenti ambientalisti italiani.
Giuseppe Bolla and his students, who included Giorgio Salvini, Carlo Salvetti, and Mario Silvestri56. From the outset, several private-sector companies evinced an interest in the possible exploitation of this new source of energy for their electricity needs. First and foremost was Edison, but other interested companies at different times and with different investment outlays included Fiat, Cogne, Montecatini, SADE, Falck, Terni, Olivetti and Pirelli57. The first issue that had to be addressed was that the peace treaty imposed upon Italy might ban it from developing atomic energy even for peaceful ends. This risk was avoided thanks also to the pressure exercised by the scientists of the Milan research Institute mentioned above (i.e. “the boys of Via Panisperna”)58. One of the most interesting outcomes was that concrete investments were made in the building of the first three Italian nuclear stations. SME purchased a boiling water reactor from General Electric of the United States and installed it at the Garigliano plant. ENI opted instead for an English graphite-moderated gas-cooled reactor for its plant in Latina. Finally, Edison chose a pressurisedwater uranium-enriched reactor built by the Westinghouse Corporation of the United States for its generating plant in Trino Vercellese. As we indicated above, these three nuclear stations did not come into operation until the next decade. Even so, the effects of their construction on the landscape and surrounding area were already being felt in the 1950s, along with the impact of other types of generating plants. Several years were yet to pass before nuclear energy became associated with environmental risk, and it was not until the disaster of Seveso in 1976 that the first environmentalist movement in Italy unexpectedly came into being.
Verso il mondo moderno.
La nascita di Enel All’indomani dell’istituzionalizzazione di Enel, il 6 dicembre 1962, con il relativo trasferimento graduale di tutte le imprese che svolgevano attività di produzione, trasporto, trasformazione e distribuzione dell’elettricità – inclusi gli impianti elettronucleari in costruzione –, il primo problema attinente al territorio che l’ente dovette affrontare fu quello della sicurezza legato all’energia idroelettrica. Il 9 ottobre 1963 si consumò infatti la terribile sciagura nel nuovo bacino artificiale del Vajont; quando avvenne, era ancora vivo il ricordo 89
Towards the Modern World.
The Birth of Enel Once Enel had been set up, on 6 December 1962, and completed its gradual absorption of all the companies carrying out activities relating to the generation, transmission, transformation and distribution of electricity, including companies engaged in the building of nuclear power stations, the first environmental challenge it faced had to do with the safety of hydroelectric stations. On 9 October 1963 a terrible tragedy took place at the Vajont reservoir. When this tragedy struck, other similar tragic events such as
Verso il mondo moderno Towards the Modern World Contratto di fornitura di energia elettrica per uso illuminazione e, accanto, ordine di consegna contatore e limitatore per nuovo allacciamento, Palermo 1968.
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dei passati eventi tragici come quelli, connessi alle forti alluvioni, della rottura della diga del Gleno nel 1923 e dello straripamento dell’Adige del 1953 – secondo alcuni dovuto a un’errata gestione degli invasi. Proprio dopo il disastro del Vajont iniziarono dunque a sorgere in Italia le prime forme concrete di protesta riguardanti l’impatto sul paesaggio di dighe, laghi artificiali, condotte d’acqua, centrali idroelettriche, cavi aerei ad alta tensione e ciminiere delle centrali termoelettriche. Nelle fasi iniziali si trattò di contestazioni isolate e poco incisive, ma con il passare del tempo esse divennero sempre più puntuali e numerose. Non a caso, infatti, negli anni Sessanta l’Enel si impegnò in questa direzione, revisionando tutta la sicurezza relativa agli impianti idroelettrici, introducendo tecniche moderne per la progettazione delle dighe e per il controllo del sistema degli invasi59. Ad ogni modo, solo con il decennio successivo, come già detto, iniziò in Italia un processo di maturazione di una vera e propria coscienza ambientale. D’altro canto, il nuovo ente elettrico si trovò a dover trovare soluzioni anche e soprattutto al problema strutturale dell’espansione e del completamento del processo di elettrificazione del paese mediante la costruzione di reti di trasporto cosiddette dorsali (a 380 kV), che dovevano cioè trasportare l’energia elettrica lungo tutta la penisola e collegarla con l’estero. Questo sviluppo comportò ineluttabilmente la realizzazione di nuove centrali, ulteriori impianti di pompaggio, sistemi di trasporto della
the rupture of the Gleno Dam in 1923 following heavy flooding and the overflowing of the River Adige in 1953 (caused, according to some, by the poor management of the power station’s reservoir) were still very fresh in people’s minds. It was in the wake of the Vajont disaster that the first real protests began in Italy against the environmental impact of dams, reservoirs, pipes, hydroelectric stations, high-voltage overhead wires and the chimneys of thermal power stations. To begin with, the protests were isolated and to little effect, but with the passage of time they became more focused and numerous. It is no coincidence that in the 1960s Enel committed itself to reviewing the safety of its hydroelectric stations and introduced modern techniques for the planning of dams and the control of the system of reservoirs59. Even so, it was not really until the following decade that Italy began to develop a more mature and authentic environmental awareness. The newly created Enel also found itself faced with the need to find solutions to the structural challenge of extending and completing the process of electrification of the country through the building of so-called backbone networks (carrying 380 kV) to distribute electricity up and down the country and link up with foreign
Resoconto sulla situazione del servizio elettrico nella città di Firenze, 1966. Situation report on electricity supply in the city of Florence, 1966.
produzione, stazioni di trasformazione e reti di distribuzione fino all’utenza finale. In definitiva, si intervenne ancora una volta a modificare profondamente il territorio e il paesaggio dell’Italia a vantaggio delle necessità produttive. Inoltre, nel 1966 si registrò un forte cambiamento dell’intero settore: per la prima volta nella penisola, come anticipato, la produzione idroelettrica risultò al di sotto del 50% dell’energia prodotta complessivamente60. Il risultato era il frutto di due componenti: il progressivo esaurimento delle risorse idriche, al pari di quanto già preventivato durante gli anni precedenti dagli studi di settore effettuati, e il contemporaneo aumento costante della richiesta di elettricità, con il conseguente ricorso, come visto, alla produzione mediante impianti termoelettrici. Fino ai primi anni Settanta, quindi, si ebbe un accelerato processo di sviluppo della potenza termoelettrica, spinto dalla necessità di soddisfare una domanda in fortissima espansione in tutto il paese. Infatti, prendendo in considerazione i consumi interni di energia elettrica in Italia solo nel periodo dal 1954 al 1964, gli impieghi di illuminazione pubblica aumentarono del 9,64%, gli utilizzi privati per forniture fino a trenta chilowatt salirono del 9,82%, e quelli per potenza superiore di trenta chilowatt (inclusi quelli per la gestione e il funzionamento delle stazioni ferroviarie e dei treni) incrementarono dell’8,01%61. L’incidenza della potenza termoelettrica del parco Enel aumentò da poco più del 35% nel 1963 a oltre il 60% nel 197462.
Contract for the supply of electricity for lighting, and, to the side, delivery order for electricity meter and current limiter for new connection, Palermo 1968.
grids. This development inevitably led to the building of new power plants, pumping stations, systems for the transport of electricity, transformer substations and distribution networks to end users. In short, once again substantial alterations were imposed on the environment and landscape of Italy in the name of production needs. Further, in 1966 the electricity sector reached a crucial moment of change when, for the first time, the output from hydroelectric generation fell below 50% of the total60. This situation had been brought about by two factors: firstly, the progressive exhaustion of water resources, which had been foreseen in the studies done by the industry; and, secondly, the simultaneous and steady rise in electricity demand, which led to increased reliance on thermal energy. During this period and into the early 1970s, thermal power capacity was rapidly scaled up to keep pace with very fast-growing demand throughout the country. If we look at domestic electricity demand in the period from 1954 to 1964, we see a 9.64% increase in the use of electricity for public lighting, a 9.82% increase in electricity for private use (with loads of up to 30 kW), and an increase of 8.01% in electricity use by public and industrial customers (those using more than 30 kW, which include railway stations and
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Verso il mondo moderno Towards the Modern World L’arrivo di uno dei tanti treni operai alla stazione di Lambrate e, a destra, la calca all’uscita della stazione intorno ai mezzi di trasporto urbani a Milano, 1959. The arrival of one of the many trains carrying workers at Lambrate station and, to the right, the crowd at the station exit waiting for public transport, Milan 1959.
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Tutto ciò richiese la costruzione di impianti sempre più grandi, al pari di quanto accadeva già nei maggiori paesi industrializzati. Ad ogni modo, il compimento di una rete di trasmissione adeguata alle esigenze del territorio e della popolazione si ultimò con l’inaugurazione della dorsale a 380 kV che collegava Firenze a Roma. Vennero anche completate le interconnessioni, sempre con la stessa tensione, con le reti di Francia e Svizzera. Il processo di elettrificazione nazionale si andò dunque pian piano completando, salendo dal valore percentuale del 1965 pari al 97,7%, al 98,8% del 1971, anche se lo squilibrio tra il Nord e il Sud del paese, in termini di consumo di energia elettrica per abitante, rimase ancora molto elevato. Nella fattispecie, l’Enel dovette affrontare con forza il problema dell’elettrificazione rurale: agli inizi degli anni Sessanta, infatti, molti centri e nuclei non raggiunti dall’elettricità – soprattutto del Meridione – furono praticamente abbandonati.
I nuovi cambiamenti Durante questo periodo si completarono altresì i cambiamenti del decennio precedente, riguardando soprattutto l’enorme e imprevedibile
railways)61. The proportion of power generated by thermal power stations controlled by Enel rose from just over 35% in 1963 to more than 60% in 197462. This required the building of ever larger power stations, in keeping with developments in other industrialised nations. The installation of a transmission network capable of meeting the needs of the country and its people was finalised with the coming into service of the 380 kV backbone between Florence and Rome, and interconnections, again at 380 kV, were made to the power grids of France and Switzerland. The process of electrification of Italy was therefore nearing its end, and rose from 97.7% completion in 1965 to 98.8% in 1971. Even so, the considerable imbalance between North and South persisted in terms of pro-capita electricity use and Enel still faced the problem of rural electrification. At the beginning of the 1960s, many remote towns and village, mainly situated in southern Italy, that had not yet been reached by electric power, were practically abandoned.
A New Series of Changes
trasformazione urbanistica. Non solo la città si espanse fino ad accogliere la maggior parte della popolazione, ma cambiò in definitiva la sua stessa struttura. La storica contrapposizione città-campagna lasciò gradualmente il passo agli effetti finali del fenomeno dell’urbanesimo; in pochi ormai decisero di rimanere nelle campagne: si trattava soprattutto delle vecchie generazioni che, o erano profondamente attaccate alla terra che coltivavano e ai suoi frutti, o si sentivano lontani dalle novità del tempo. Al contrario, i giovani, come detto in precedenza, si riversarono nelle città e, soprattutto, in quelle più industrializzate del Nord – quando non all’estero. Tuttavia, l’intero fenomeno non dipese solo dal processo di elettrificazione, quanto piuttosto dall’unione degli effetti combinati dell’elettricità e del motore a combustione interna63. Inoltre, con l’aumento della potenza termoelettrica, la maggior parte di elettricità iniziò ad essere prodotta bruciando petrolio o gas: di conseguenza, l’estendersi delle reti di distribuzione dell’energia comportò non solo l’aumento delle linee elettriche, ma anche dei sistemi di oleodotti e gasdotti, nonché delle reti viarie, utilizzate per lo spostamento su gomma del combustibile fossile. Durante gli anni Sessanta, poi, il sopraccennato problema dell’elettrificazione rurale provocò un continuo e costante aumento delle strutture distributive nelle campagne; a tutto ciò si aggiunse il completamento delle strade e delle infrastrutture utilizzate per il trasporto pubblico e per i mezzi privati. Lo scenario complessivo
This period also saw the culmination of the changes that had begun in previous decades, Varie applicazioni dell’elettricità nelle abitazioni rurali e nelle campagne, 1972. Various applications of electricity in rural housing and rural areas, 1972.
especially with respect to the unexpectedly radical transformation of urban areas. Not only did cities expand until they had absorbed the majority of the population of the country, but their very structure was definitively reshaped. The traditional city-country rivalry gradually gave way to untrammelled urban expansion, and few people now wished to remain in the countryside. Those that did were mainly made up of the older generations, partly because they still felt a strong bond with the land that they worked and whose fruits they enjoyed, and partly because they felt excluded from the spirit of the modern age. Young people, on the contrary, poured into the cities, especially those in the north of the country (as well as outside Italy). This phenomenon was not solely the result of electrification, having much to do also with the arrival of the internal combustion engine63. With the rising use of generation from thermal sources, an increasing proportion of electricity was produced by the burning of petroleum or gas. As electricity transmission networks expanded, so too did the network of oil and gas pipelines, and new roads were built for the transportation of fossil fuels. During the 1970s the problem of rural electrification led to a
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Dimostrazione dell’utilizzo delle prime lavabiancheria, inizio anni Sessanta. Demonstration of the use of the first washing machines, early 1960s.
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andò quindi sempre più cambiando in funzione delle esigenze del processo di elettrificazione. Quest’ultimo si allargò definitivamente al campo agricolo, con una impressionante modifica del paesaggio: la copiosa rete dei fili elettrici arrivò, in alcune circostanze, a dominare letteralmente il panorama rurale, come nel caso delle aree agricole intorno a Mestre. Questa invasione non venne accettata di buon grado in alcune aree di campagna, mentre nella città si tendeva a considerarla quasi come il frutto – o il “sacrificio” – del progresso. D’altro canto, la velocità con cui avvenne il cambiamento rese quasi inermi i pochi che compresero davvero quanto le aree urbane si stessero trasformando. Come spesso avviene, infatti, i benefici della situazione fecero passare in secondo piano gli aspetti negativi: la presenza di tralicci o di pali delle linee elettriche poteva in fondo essere tollerata di fronte alla possibilità, ad esempio, di passeggiare per il centro cittadino anche durante le ore notturne. La luce, d’altra parte, rendeva alcune aree cittadine più controllabili e, quindi, in apparenza maggiormente sicure. Ma gli aspetti positivi
Insegne e decorazioni luminose nei grandi magazzini Standa e La Rinascente a Roma, 1961. Signs and illuminated decorations at the Standa and La Rinascente department stores in Rome, 1961.
continuous and constant increase in the number of distribution structures located in rural districts. At the same time, Italy completed a programme of road and infrastructure building for public and private transport. The general scenario continued to shift according to the needs of electrification. Electrification made definitive inroads into agriculture, bringing huge changes to the landscape. In some cases, the countryside was overrun by thick webs of electricity wires, an example of which is visible in the farmlands around the town of Mestre. Some rural districts refused to acquiesce to this encroachment, whereas in the cities it was generally accepted as the result of progress and as a necessary sacrifice. In any event, the speed of development was such that even those few who were capable of appreciating the scale of change were practically helpless to do anything about it. As is so often the case, the benefits were seen to outweigh the costs, and electricity pylons and overhead wires were tolerated as a price worth paying for being able to walk through well-lit town centres at night time.
dell’elettrificazione non si esaurivano di certo con l’utilizzo delle luci per illuminare alcune zone comuni: come detto, la città divenne un polo di attrazione con le sue insegne pubblicitarie, i centri commerciali, i primi cinema, i servizi pubblici sempre più numerosi, gli spettacoli all’aperto, ecc. In funzione di ciò, si ebbe un ulteriore cambio delle precedenti planimetrie urbane, in modo da sviluppare un piano dei trasporti, sia su rotaia che su gomma, più consono alle nuove esigenze. Le automobili, infatti, invasero sempre più le vie cittadine: d’altra parte, esse rappresentavano il frutto del connubio tra elettricità e motore a scoppio e, quindi, erano in un certo senso l’ultimo simbolo della rivoluzione elettrica. In Italia, grazie anche al completamento del processo che va sotto il nome di miracolo economico, e all’incremento del tenore di vita delle famiglie, si diffusero con maggior vigore le autovetture Fiat 600 e 500, prodotte già a partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta. In questo periodo, inoltre, si ebbe la propagazione di una varietà sempre maggiore di elettrodomestici. Se il decennio precedente si caratterizzò per la divulgazione del frigorifero, all’inizio degli anni Sessanta si affermò con una certa insistenza la lavabiancheria, con un impatto decisamente superiore sulle fatiche domestiche e, soprattutto, sulle donne lavoratrici. Iniziarono tuttavia a diffondersi sempre più anche lucidatrici, aspirapolvere, radio, rasoi, macchine per cucire, i primi asciugacapelli, frullatori, macinini e apparecchi televisivi64. L’espansione di questi utensili elettrici, dapprima ancora profondamente legati alle condizioni socio-economiche, riguardò in questo decennio la maggior parte delle famiglie italiane che abitavano le zone urbane. Accrebbe, invece, il divario tra campagna e città,
Lighting rendered towns and cities more controllable and, ostensibly, safer. Moreover, the benefits of electrification did not stop with the installation of lighting in public places. Cities became poles of attraction thanks to their illuminated advertising hoardings, shopping centres, cinemas, improved public services, openair events and so forth. Cities and towns were remapped to favour the expansion road and rail transport systems that better served the new needs of the inhabitants. City streets became increasingly filled with cars, which, in a certain sense, can be seen as emblematic of the symbiotic relationship between electricity and the internal combustion engine. Indeed, we can argue that the automobile is the ultimate symbol of the electricity revolution, because its ubiquity marked the culmination of what has become known as the Italian economic miracle. Thanks to the enhanced quality of life for Italian households, a growing number of Fiat 600s and Fiat 500s manufactured from the second half of the 50s onwards appeared on the streets and roads of the country. This period also saw an explosion in the variety of domestic appliances. While the previous decade had seen the popularisation of the refrigerator, the early 1960s were the years of the washing machine, which was to have a decidedly more incisive impact on housework and on the lives of
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acuendo pure i relativi comportamenti e modelli culturali. In alcuni casi rurali, la diffidenza verso questi strumenti era legata alla considerazione della loro sostanziale superfluità; in altri, al contrario, si trattò di una semplice omologazione ai nuovi stili di vita cittadini – specie per chi, come già visto, si spostò nelle grandi aree cittadine. In definitiva, però, il tutto si tradusse in un teatro di straordinarie trasformazioni che riguardarono, oltre allo stile di vita, anche il linguaggio e i costumi. Ad ogni modo, nessuno strumento ebbe un ruolo così rilevante nel mutamento delle abitudini della società quanto la televisione. Entrata nelle case degli italiani, come detto, nel 1954 dopo circa vent’anni di sperimentazioni, impose progressivamente un utilizzo passivo e familiare del tempo libero a scapito delle relazioni collettive e socializzanti. Inizialmente, tuttavia, lo scarso numero di apparecchi favorì addirittura nuove occasioni d’incontro al di fuori delle mura casalinghe: i bar e i caffè all’angolo delle strade radunavano famiglie intere interessate a seguire trasmissioni popolari come il gioco a premi “Lascia o raddoppia?” condotto da Mike Buongiorno. I locali si trasformarono dunque in piccoli cinema, stravolgendo ineludibilmente gli stili di vita oltre che i modelli di comportamento degli italiani. Man mano che aumentava la diffusione degli apparecchi televisivi, questo fenomeno si trasferì all’interno delle case: la TV – accanto all’automobile e agli apparecchi elettrodomestici – divenne gradualmente uno di quegli oggetti di uso quotidiano, i cosiddetti beni durevoli, di cui l’Italia non riuscì più a fare a meno.
working women. During this period, other appliances such as floor polishers, vacuum cleaners, radios, electric razors, sewing machines, the first hairdryers, blenders, grinders and television sets also began to enter homes64. At first, the acquisition of these electrical appliances was still closely connected to socio-economic status and wealth, but they soon became standard purchases for families living in urban areas. The gap between city and country widened, however, and was accentuated also by differences in cultural models and attitudes, and some rural distrust of the new tools derived from a belief in their essential superfluity. For others, however, the impulse to participate in the acquisition of such objects was driven by a desire to fit in with urban life, a phenomenon particularly pronounced amongst those who had moved into the cities in recent times. All in all, the technological advances triggered a series of extraordinary transformations that changed not only lifestyles but the very language and customs of the Italian people. The instrument that more than any other was to have an enormous transformative effect on the social customs of Italians was, of course, the television. The first television sets appeared in Italian households in 1954 after around 20 years of experimental broadcasts. Television was to create a passive and home-based way of using free time, much to the detriment of community and social relations. In the early days, however, the small number of television sets had quite the contrary effect of favouring new
Vignetta tratta da “Illustrazione Enel”, 1965. Sketch from Illustrazione Enel, c. 1965.
Gli shock petroliferi degli anni Settanta Il nuovo decennio si aprì con il completamento del processo di elettrificazione del paese: nel 1971 l’Enel riuscì a portare l’allacciamento alla rete elettrica al 97% delle famiglie italiane, anche se il 20% di esse non disponeva ancora dell’acqua corrente in casa. Tuttavia quelli Settanta furono soprattutto gli anni delle grandi crisi petrolifere che rappresentarono sia una battuta d’arresto della fase di sviluppo precedente, sia l’avvio di un periodo di razionalizzazione e di riequilibrio dei consumi. In questo quadro fu certamente il primo shock ad arrecare le conseguenze maggiori, sia perché inatteso – almeno per quanto concerneva la popolazione –, sia perché decisamente più drastico negli effetti quotidiani. Tale evento, com’è noto, era direttamente connesso al quarto conflitto arabo-israeliano, incominciato il 6 ottobre 1973, giorno dello Yom Kippur (espiazione, la festa più solenne del calendario ebraico) – da cui derivava il nome di guerra del Kippur o dello Yom Kippur: come già tentato durante la guerra dei Sei giorni, infatti, contemporaneamente all’evolversi delle ostilità i paesi arabi produttori utilizzarono, ottenendo maggior successo, l’arma petrolifera per influenzare a proprio vantaggio i rapporti degli Stati occidentali con Israele65. L’enorme dipendenza italiana dalle importazioni di greggio proveniente dall’area mediorientale pose la penisola in una condizione particolarmente difficile; la risposta che provò a dare l’Enel, sotto l’impulso del governo, fu duplice: da una parte, avvio di nuovi e più imponenti investimenti interni nel settore nucleare, dall’altra parte, accelerazione dei progetti di cooperazione
types of get-togethers outside the home. Local bars and cafes would become meeting points for entire families keen to watch popular broadcast such as the quiz show Lascia o Raddoppia? (“Double or Quits?”) presented by Mike Buongiorno. Local bars were transformed into small cinemas and radically altered the lifestyle and behaviour of Italians. As the number of television sets increased, this lifestyle shift retreated into the private home. Along with the car and other home appliances, the television gradually became an everyday object, a so-called “consumer durable”, an essential feature in every household.
The Oil Shocks of the 1970s The 1970s opened with the completion of the process of electrification. In 1971, Enel had connected 97% of Italians households to the grid, even though 20% still had no running water. Most of all, however, the 1970s were the decade of the great oil crisis, which halted economic development in its tracks and ushered in a new period of more rational and disciplined consumption. The first oil shock made the greatest impact, both because it was unexpected (at least by the general population) and because its repercussions on daily life were particularly drastic. The oil shock was directly connected with the fourth Arab-Israeli war that broke out on 6 October 1973 on the day of Yom Kippur (the Day of Expiation, the most solemn religious festival on the Jewish calendar). During the Yom Kippur War, as it became known, the Arab states reprised a tactic they had already tried in the Six-Day War, and used
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Articolo dedicato alla situazione dei problemi organizzativi dell’illuminazione pubblica, da “Illustrazione Enel”, luglio 1973. Article in Illustrazione Enel about about problems of organizing public lighting, July 1973.
europea e internazionale già improntati negli anni precedenti e sviluppo di nuove opportunità66.
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Sul fronte pratico, tuttavia, la prima crisi petrolifera stimolò in tutta Europa studi e analisi volti a proporre misure di contenimento dei consumi energetici. In Italia si creò un’apposita Commissione tecnica presso il Ministero dell’Industria che presentò al governo un ampio ventaglio di suggerimenti. Le indicazioni avanzate contemplavano: «[La] chiusura dei distributori di benzina il sabato e la domenica; [il] divieto di circolazione delle autovetture private la domenica; [il] divieto di trasportare sulle automobili taniche con il carburante; [il] divieto della navigazione da diporto; forti aumenti dei pedaggi autostradali; [la] riduzione dei voli della Alitalia. […] Per quanto riguarda[va] più esplicitamente l’energia elettrica, tra le proposte figurava l’interruzione dei “consumi” a partire dalle 23, il divieto di accensione delle insegne luminose, l’anticipazione alle 22.30 dell’orario di chiusura dei cinematografi e del termine delle trasmissioni televisive. L’illuminazione stradale [doveva essere] assicurata “dimezzando” i lampioni in funzione, cioè spegnendo, una sì e una no, le fonti luminose nelle vie e nelle piazze»67. Il governo Rumor, sulla base dei suggerimenti proposti dalla suddetta Commissione, adottò provvedimenti severi per far fronte alla diminuzione degli approvvigionamenti di greggio; essi comprendevano l’aumento, a partire dal 23 novembre 1973, della benzina (super 200 lire al litro, normale 190 lire) e del gasolio per uso industriale (50 lire al chilogrammo) deciso dal Comitato Italiano Petroli, e una serie di altre misure, a partire dal 1° dicembre, al fine di restringere l’uso dei prodotti petroliferi per il riscaldamento, per l’energia elettrica e per i
their stranglehold over oil supplies to pressurise Western states into changing their policy on Israel65, only this time they did so to greater effect. The heavy reliance of Italy on Middle Eastern oil put the country in a particularly invidious position. Encouraged by the government, Enel came up with the dual response to the crisis. First, it poured new investment into the development of a domestic nuclear energy programme; secondly, it built up cooperative projects with European and other countries that had already led to the development of new opportunities66. The first oil shock led to a series of studies and analyses throughout Europe on ways of reducing energy consumption. In Italy, the Ministry of Industry set up a special technical committee dedicated to the theme, and the committee submitted a broad range of suggestions to the government. Some of its recommendations included: the closure of petrol stations on weekends; a ban on the circulation of private vehicles on Sundays; a ban on carrying jerry cans on board vehicles; a ban on journeys for leisure purposes; a sharp increase in motorway tolls; and a reduction in the number of services provided by Alitalia, the national airline. With specific regard to electricity consumption, the committee proposed cutting off supplies to consumer households at 11 o’clock at night, a ban on advertising billboard lighting; the closing of cinemas at 10:30 at night and the early shutdown of television broadcasts. The committee also put forward the idea that street lighting could be reduced by turning off every other lamp67. The government of Mariano Rumor, taking the proposals of the committee to heart, passed a series of severe measures to offset the effects of
veicoli: si fissò un nuovo orario di lavoro per le amministrazioni pubbliche, si limitò la temperatura del riscaldamento negli edifici pubblici, si razionalizzò l’utilizzo della benzina per i veicoli statali. Per diminuire in particolare la consumazione elettrica l’esecutivo stabilì: la chiusura anticipata di un’ora degli stabilimenti commerciali (alle ore 19); il termine massimo dei programmi televisivi per le ore 23; l’anticipazione allo stesso orario della chiusura dei cinematografi; la riduzione delle illuminazioni pubblicitarie pubbliche e private. Per moderare invece l’uso della benzina si sancì: la proibizione per gli autoveicoli, le barche da diporto e gli aerei da turismo di circolare la domenica e i giorni festivi (eccezion fatta per i trasporti pubblici, per i servizi d’urgenza e per i corpi diplomatici); la chiusura delle pompe di benzina a partire dalle ore 12 di ogni sabato e di ogni giorno prefestivo fino alla mezzanotte del lunedì; la nuova limitazione di velocità degli autoveicoli pari a cento chilometri orari sulle strade statali e a centoventi chilometri orari sulle autostrade. Si previdero inoltre sanzioni fino a un milione di lire e provvedimenti che comprendevano il ritiro della patente e il sequestro del mezzo per i trasgressori68. L’intera situazione, al di là delle ripercussioni internazionali relative allo shock, non poteva non generare un impatto emotivo molto forte, facendo in pratica crollare la convinzione di un progresso tecnologico senza limiti. Le conseguenze sulla vita quotidiana, come visto, furono notevoli e rimasero impresse nella
99 the reduction in crude oil supplies. The committee therefore resolved on an increase, with effect as of 23 November 1973, in the price of petrol (“Super” was raised to 200 lire per litre and “Normal” to 190 lire), and the price of diesel for industrial use to 50 lire per kilogram. As of 1 December, another package of measures came into effect to reduce the use of petroleum-based products for heating, electricity and vehicles. New working hours were established for public workers, the heating in public offices was turned down, and the use of petrol by government vehicles was rationalised. With the specific intention of reducing electricity use, the government decreed the early closing of commercial premises (at 7 p.m. and no later); the ending of television broadcasts at 11 p.m.; the ending of cinema shows at the same time; and reduced lighting for advertising purposes in
Verso il mondo moderno Towards the Modern World Pubblicità di televisione a colori, 1973.
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memoria collettiva per diversi anni: le luci fioche, i negozi chiusi, la televisione silenziosa dopo le 23 e, soprattutto, le celebri “domeniche a piedi” scaraventarono le città in una dimensione insolita, quasi in un ritorno al passato. Ma i centri urbani divennero al contempo più umani: a partire dalla domenica del 2 dicembre 1973 i cittadini furono costretti a ricercare con frenesia un mezzo di trasporto alternativo, privilegiando inevitabilmente le biciclette; quest’ultime ebbero il loro momento di massima gloria, ma nel giro di poche settimane furono affiancate da strani mezzi di locomozione, tandem improvvisati, monopattini e calessi a pedali. In definitiva, almeno una volta alla settimana, con l’austerity le città divenivano a misura d’uomo, con il riappropriarsi del piacere di una passeggiata senza auto. Nel 1974 si reintegrò l’utilizzo della macchina a targhe alterne e, a poco a poco, con la risoluzione della crisi petrolifera e finita l’emergenza, tutto tornò come prima.
public and private spaces. To stop the waste of petrol, the government banned the use of automobiles, pleasure craft and tourist aircraft on Sundays and holidays, excluding public transport, emergency services and diplomatic vehicles. Similarly, petrol stations were closed as of midday on Saturday until midnight on Monday, and likewise closed at midday on days preceding a public holiday. A new speed limit of 100 km/h was set for state roads, and 120 km/h for motorways. Infractions of the new highway rules were punishable with fines of up to 1,000,000 lire, the withdrawal of the offending party’s driving licence and even the confiscation of the vehicle68. Apart from the international reverberations caused by the oil shock, the effect on the public mood was also very strong, and the sudden shortage caused a collapse in the belief in unlimited technological progress. As we have just seen, the consequences on day-to-day life were substantial and remained engraved on the collective memory for many years to come. Italians still remember the dim lights, shut-up shops, no television after 11 at night and, most of all, “car-free Sundays”, which gave the cities an unusual aspect, and almost marked a return to the past. At the same time, city centres became more people-friendly. As of
Operaio Enel per gli interventi sulla rete di distribuzione elettrica. Serravalle, 1972. Enel electricity grid worker, Serravalle 1972.
Advertisement for colour television, 1973.
Ciononostante, lo shock petrolifero costrinse le società industriali a riflettere sul significato e sugli scopi dello stesso sviluppo economico. Tutto l’Occidente si interrogò sull’opportunità o meno di rivedere i processi sociali in corso, arrivando anche a ipotizzare il rallentamento di alcune dinamiche. Per quanto concerneva l’Italia, ad esempio, esemplare fu il caso del ritardo procurato nell’introduzione della televisione a colori: nel 1965 la Rai era tecnicamente già pronta per iniziare le trasmissioni di questo tipo, ma dovette attendere fino al 1975 per ottenere la necessaria autorizzazione per farlo. Le motivazioni di questo stop dipendevano da calcoli opportunistici: l’incentivazione a un nuovo cambio delle apparecchiature televisive per permetterne la visione a colori avrebbe fortemente condizionato lo sviluppo del mercato pubblicitario e, al contempo, avrebbe diminuito, in un periodo di stagnazione del reddito familiare, la propensione all’acquisto di una seconda automobile69. Le conseguenze di questa scelta furono notevoli per un settore che era stato fra i motori del miracolo economico italiano; inoltre, bisogna
Sunday 2 December 1973, citizens found themselves obliged to seek out alternative transport means, which inevitably meant bicycles. Bicycles really came into their own during this period and, within a few weeks, were joined by other strange means of locomotion, including improvised tandems, foot scooters and pedalpowered rickshaws. Thanks to the austerity measures, cities acquired a more human scale and Italians were able to re-experience the pleasure of a journey without car. In 1974, the use of cars was partially reinstated on an alternating odd-even number plate basis and, as the oil shock faded and the period of austerity ended, everything returned to normal. The oil shock had forced industrial societies to reflect upon the meaning and purpose of economic development. The entire western world took stock of the social transformations taking place, and questioned whether they might need to be reviewed. In some cases, it was suggested that certain processes of modernisation might need to be slowed down. For example, the arrival of colour television in Italy was deliberately delayed. In 1965, RAI, the state broadcaster, was technically already capable of colour broadcasts but had to wait until 1975 to receive the necessary authorisation. The reasons for this delay were
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considerare che si era nel pieno della cosiddetta rivoluzione tecnologica che, passando dai circuiti integrati, si indirizzava verso la nascita dei primi microprocessori. Del resto, il ritardo nel concedere l’autorizzazione della TV a colori finì per intrecciarsi con l’austerity del primo shock petrolifero e con le prime manifestazioni del terrorismo politico. Infatti, con l’esplosione della bomba del 12 dicembre 1969 presso la sede della Banca nazionale dell’agricoltura in piazza Fontana a Milano – provocando diciassette morti e oltre cento feriti –, avevano avuto inizio i cosiddetti “anni di piombo”, un periodo caratterizzato da una serie di atti terroristici che, secondo talune interpretazioni, miravano a creare le condizioni per influenzare o sovvertire gli assetti istituzionali e politici del paese. Il clima generale di questi eventi finì quindi per minacciare lo stile di vita appena conquistato e non ancora consolidato. Per questo motivo si impose fortemente nella coscienza degli italiani il richiamo alla necessità di un consumo, per così dire, più responsabile, attento alle caratteristiche degli apparecchi domestici in termini di consumi di energia e di inquinamento ambientale. Tuttavia, le questioni relative all’ambiente, come anticipato, presero forma soprattutto all’indomani dell’incidente di Seveso del 1976: provocato da una fuga di un composto chimico nello stabilimento della società Icmesa – che intossicò la popolazione locale, inquinò l’aria, i terreni
Depliant Enel dedicato al risparmio energetico nelle abitazioni, 1976. Enel brochure on energy saving in the home, 1976.
based on opportunistic calculations. Encouraging the public to switch from blackand-white to colour television sets would have impeded the development of the advertising market and, at the time of stasis in household income, reduce the propensity to purchase a second family car69. The consequences of this choice were farreaching for a sector that had been one of the driving forces behind the economic miracle of the country. We should also remember that the western world was in the middle of another technological revolution as electronics moved from integrated circuits to the first microprocessors. The delay in authorising colour television was also tied up with the austerity policies of the first oil shock and inextricably associated also with the first signs of political terrorism. The explosion of a bomb on 12 December 1969 at the headquarters of the Banca Nazionale dell’Agricoltura in Piazza Fontana in Milan, costing the lives of 17 people and injuring over 100, marked the beginning of the so-called “Anni di Piombo” [“the Years of the Bullet/the Years of Lead”]. Essentially, this was a period marred by a series of acts of terrorism that aimed to influence or subvert the institutional and political structures of the state. The general climate threatened to undermine the lifestyle that Italy had just conquered but not yet consolidated. For this reason, the national consciousness was drawn increasingly towards the
Serie di brochure Enel “Per una migliore e più economica utilizzazione dell’energia”, metà anni Settanta. Series of Enel brochures on economical energy use, mid-1970s.
circostanti e uccise migliaia di animali – questo disastro risultò decisivo nell’orientare l’opinione pubblica. Anche se palesemente esso non aveva nulla a che vedere con il pericolo nucleare, si strumentalizzò ad arte per evidenziare le possibili conseguenze catastrofiche in caso di incidente all’interno di un impianto atomico. Il tutto venne poi amplificato dalla sciagura verificatasi il 28 marzo del 1979 nella centrale americana di Three Mile Island, situata sull’omonima isola nei pressi di Harrisburg, in Pennsylvania: si trattò del più grave incidente mai occorso a un impianto nucleare statunitense, che diede luogo a un cospicuo rilascio di radiazioni nell’ambiente e a una pericolosa fusione parziale del nocciolo. Di fatto, da quel momento in poi i movimenti
idea of “responsible” consumption, and people became more aware of the cost in terms of energy consumption and environmental pollution of domestic appliances. Environmental issues did not really come to the fore until after the Seveso accident of 1976. A plant run by a company called Icmesa leaked a chemical compound that poisoned the local people, polluted the air and surrounding lands, and killed thousands of animals. It was a disaster that left a deep impression on public opinion. Although the accident itself clearly had nothing to do with nuclear energy, opponents of the latter made canny use of it to underscore the potentially catastrophic consequences of an accident inside a nuclear power station. The concerns were heightened still further by the disaster of 28 March 1979 at the Three Mile Island nuclear power plant near Harrisburg Pennsylvania in the USA. This was the most serious accident ever to occur at an American nuclear plant and resulted in the release of a
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ambientalisti intensificarono notevolmente le proteste, divenendo anche in Italia, più che nel resto d’Europa, un ulteriore ostacolo da superare in vista della costruzione di nuove centrali atomiche. Inoltre, per quanto concerneva la penisola, a queste difficoltà si aggiunsero quelle economiche che costrinsero l’Enel a continuare sulla strada delle realizzazioni di impianti termoelettrici a petrolio e a gas70. In questo quadro si verificò il secondo shock petrolifero: in conseguenza della rivoluzione iraniana e del successivo conflitto tra il nuovo regime khomeinista e l’Iraq di Saddam Hussein, il prezzo del greggio tornò a salire fino a raggiungere il picco storico di trentasei dollari al barile, quasi il triplo rispetto ai mesi precedenti71. Anche in questa occasione l’Italia si fece trovare palesemente impreparata come dimostrava la perdurante dipendenza sbilanciata in favore delle importazioni petrolifere – soprattutto mediorientali – per un valore pari a circa l’80% del fabbisogno interno di energia. Ciò accadde altresì a causa del fallimento dei vari tentativi di messa in opera del cosiddetto Piano Energetico Nazionale e delle sue successive modificazioni72. Ad ogni modo, la conseguente ondata inflazionistica agì anche in questo caso da sprone per il rilancio degli investimenti nell’energia nucleare. Gli effetti sulla vita quotidiana degli italiani furono meno evidenti rispetto a quelli del primo shock, ma di fatto i presagi sulla necessità di attuare un consumo energetico più responsabile divennero certezze. Sul fronte prettamente elettrico, inoltre, si verificò una circostanza inaspettata: già a partire dal 1973, infatti, in tutto il mondo Occidentale i consumi di energia elettrica, anziché continuare a crescere, subirono una forte diminuzione, in netto contrasto con le
large dose of radiation into the atmosphere and a dangerous partial fusion of the nuclear core. Indeed from that moment on, the environmental movements stepped up their campaigns and, in Italy more than elsewhere in Europe, became a major impediment to the construction of new nuclear power stations. The difficulties in Italy were compounded by economic constraints, and Enel found itself obliged to continue building oil- and gas-fired generating plants70. Such was the situation when the second oil shock hit. With the Iranian revolution and the ensuing war between the new Khomeini government of Iran and Saddam Hussein’s Iraq, the price of crude shot up to a historical high of $36 a barrel, almost three times its price of just a few months earlier71. Once again, Italy found itself completely unprepared, as evidenced by its continuing dependence on petroleum from the Middle East, which now accounted for around 80% of domestic energy demand. The situation was also a reflection of the repeated failure of the country to put into effect a National Energy Plan or any of the modified versions thereof72. The spike in inflation caused by the second oil shock once again spurred fresh investment spending on nuclear energy. The repercussions on the daily life of Italians of the second oil shock were less evident than those of the first, but warnings regarding the need for more responsible energy consumption were now vindicated. As regards electricity consumption, an unexpected inversion of trend now took place. Beginning in 1973, throughout the Western world, electricity use dropped off sharply, which was in marked contrast to forecasts that had spoken of a doubling in demand every decade. The slowdown was
previsioni che preconizzavano un raddoppio della domanda ogni decennio. Si trattava di un rallentamento dovuto principalmente al lungo periodo di stagnazione a cui si era aggiunto l’aumento del prezzo del petrolio a seguito delle crisi petrolifere. Ad ogni modo, in entrambi gli shock degli anni Settanta, le maggiori conseguenze sulla popolazione non derivarono tanto dalla carenza temporanea di energia e dalle sue ripercussioni temporanee, quanto piuttosto dai relativi contraccolpi psicologici; in altre parole, il benessere appariva adesso come una conquista non più certa e assodata.
Fonti alternative e controllo dei consumi Gli anni Ottanta si aprirono con un’attenzione particolare alle innovazioni di processo cosiddette energy saving in campo industriale73: il terzo Piano Energetico Nazionale – presentato il 25 novembre 1981– rompeva infatti con il passato per il maggior realismo dei programmi e per l’assegnazione di un ruolo di primo piano riservato, per la prima volta, alle fonti alternative e al controllo dei consumi: «Una politica della conservazione, del risparmio e dell’uso razionale dell’energia dovrà influenzare l’intera politica industriale attraverso la incentivazione del risparmio energetico, lo stimolo della ricerca, la innovazione tecnologica e lo sviluppo delle
primarily the result of a long-term period of economic stagnation that had then been exacerbated by the increase in oil prices as a result of the shocks. The principal results of the two oil shocks of the 1970s, then, were not so much the temporary shortage of energy and the transient effects thereof, as the psychological ramifications. In other words, people no longer saw continued economic comfort as a sure thing.
Alternative Energy and Measured Consumption The 1980s were characterised by energy-saving innovations in industrial production73. The third National Energy Plan presented on 25 November 1981, marked a new departure in that it showed greater realism and, for the first time, reserved an important place for alternative energy sources and energy-saving policies. The Plan called for the conservation and rational use of energy, and argued that industrial policy in general should be informed by a system of incentives for energy-saving, research,
Articolo di Mario Pastore dedicato al Piano energetico nazionale tratto da “Illustrazione Enel”, 1981. Article by Mario Pastore on the National Energy Plan, in Illustrazione Enel, 1981.
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energie rinnovabili»74. Questo indirizzo strategico fu condizionato inevitabilmente dalle pressioni derivanti dal fronte antinucleare e dalle recenti scelte prese in questo campo dal nuovo presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter75. Tuttavia, le energie alternative non sembrarono risultare efficaci nell’immediato e pertanto si puntò nuovamente, fra le proteste veementi degli ambientalisti, sullo sviluppo del nucleare creando gli idonei presupposti legislativi76. In questo scenario ebbe luogo, il 26 aprile 1986, il disastro di Chernobyl in Ucraina, con l’esplosione del quarto reattore della centrale elettronucleare in funzione dal dicembre 1983 e la liberazione di radiazioni pari a centocinquanta milioni di Curie (cento volte superiori, cioè, alla potenza delle bombe atomiche utilizzate contro Hiroshima e Nagasaki nel 1945), che rappresentò un passaggio fatale per le sorti del nucleare italiano. Le tragiche conseguenze sulla popolazione si fecero sentire in tutta Europa e finirono per avvalorare le tesi degli ambientalisti, che insistevano sui problemi connessi alla sicurezza degli impianti, nonostante si fosse accertato che l’incidente non era dipeso da un errore umano ma da un deliberato esperimento condotto senza autorizzazione dal personale tecnico, amplificato all’ennesima potenza a causa della mancanza di qualsiasi struttura di protezione e di contenimento. Il disastro condizionò pesantemente le scelte nucleari di tutti i paesi europei e quindi anche dell’Italia: il Parlamento si affrettò a bloccare il piano energetico appena approvato e, tranne qualche eccezione, tutti i maggiori leader politici si orientarono in favore di uno sganciamento dall’atomica, in vista anche delle elezioni
technological innovation and the development of renewable sources74. This strategic approach was inevitably also shaped by the pressure of the antinuclear lobby and by the recent choices made in the field of energy policy by the then new President of the United States, Jimmy Carter75. Yet the alternative sources were not sufficient to meet immediate demand and, in the face of vehement protest by the environmentalist movement, the industry and government once again turned to the nuclear energy option, and started putting the necessary legislation in place76. On 26 April 1986, the Chernobyl disaster struck in Ukraine. The fourth reactor of a nuclear power station operating since 1983 exploded and released 150 million Curies of radiation into the air, that is to say 100 times more than the atomic bombs used on Hiroshima and Nagasaki in 1945. This was a fatal incident for Italian nuclear energy. The tragic consequences on the local population of Chernobyl and environs was felt throughout Europe, and the incident gave credence to the claims of the environmentalists, who had been arguing that the security of nuclear plants was insufficient. It was immaterial that the accident had in fact been caused by a deliberate experiment carried out without the authorisation of technical staff, and the fall-out was vastly amplified by the absence of any structures for protection or containment. The Chernobyl disaster weighed heavily upon the nuclear debate in Italy and other European countries. Parliament lost no time in blocking the energy plan that it had just approved, and with only a few exceptions, most political leaders came out in favour of abandoning nuclear energy, a stance no doubt influenced also by the imminence of early elections in the following
Raccolta di articoli usciti sulla stampa nazionale in occasione del Referendum sul nucleare, 1987. Collection of articles published in the national press on the occasion of the referendum on nuclear power, 1987.
anticipate previste per l’anno successivo. I gruppi antinucleari si fecero promotori di tre quesiti referendari concernenti le modifiche introdotte dalle leggi approvate nel 1983 che consentivano al governo di superare i veti posti dalle amministrazioni locali alla costruzione di impianti nucleari o a carbone. Gli esiti plebiscitari in favore dell’abrogazione di tali leggi sancirono, di fatto, l’abbandono del nucleare come forma di approvvigionamento energetico nazionale. Nell’arco di quasi un anno tutti i cantieri delle centrali atomiche in costruzione vennero chiusi e nel nuovo Piano Energetico Nazionale, presentato nel 1988 dall’esecutivo De Mita, il nucleare scomparve definitivamente in favore del risparmio energetico, rimasto sulla carta, e dell’importazione di energia elettrica dai paesi vicini (Francia e Svizzera) e del metano, meno inquinante del petrolio ma proveniente anch’esso, per la maggior parte, da zone geopoliticamente instabili. In momenti diversi anche altri paesi europei, come la Svezia, la Germania, la Svizzera e la stessa Francia, annunciarono un forte ridimensionamento delle politiche nucleari nazionali, anche se non effettuarono una rinuncia così drastica come nel caso dell’Italia.
year. The antinuclear lobby promoted three referendums on the amendments introduced the law passed in 1983 enabling the government to overrule vetoes imposed by local governments on the construction of nuclear or coal-fired plants in their local areas. The referendum results in favour of the repeal of the laws sounded the death knell for the use of nuclear technology to produce electricity. Within less than a year, the construction sites for the new nuclear stations were closed down and in the new version of the National Energy Plan presented 1988 by the government of Ciriaco De Mita, nuclear energy was completely off the menu. The energy-saving measures remained in place, and were complemented by plans for the importation of electricity from neighbouring countries (France and Switzerland). Similarly, the Plan recommended the use of natural gas, which is less polluting then petroleum but, for the most part, also comes from politically unstable areas of the world. Thereafter, other European countries such as Sweden, Germany, Switzerland and even France announced that they would be considerably scaling down their nuclear ambitions, although none of them made such a drastic choice as Italy. The need to build new thermal power plants fuelled
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Ad ogni modo, il ricorso a nuovi impianti termoelettrici a petrolio o a gas incise fortemente sulle questioni ambientali, nonostante che l’8 agosto 1985, con la legge n. 431 “Disposizioni urgenti per la tutela delle zone di particolare interesse ambientale”, si modificò la vecchia normativa del 1939. Venne infatti prodotto un elenco di luoghi oggetto di tutela, introducendo categorie di zone – al posto di singole aree – ed elementi territoriali caratterizzati da oggettive condizioni fisiche, ai quali si riconobbe un particolare e precipuo valore paesaggistico: ad esempio, territori costieri, fiumi e corsi d’acqua, montagne, ghiacciai, parchi e riserve nazionali e regionali, foreste, vulcani, ecc. La legge Galasso – dal nome del suo promotore, il sottosegretario di Stato per i Beni Culturali e Ambientali –, nonostante le molte controversie sorte fra Stato e Regione sul problema delle attribuzioni, ebbe il merito di riportare al centro dell’attenzione il tema della salvaguardia del paesaggio. In definitiva, dall’entrata in vigore della legge 431/1985, tutte le pianificazioni urbanistiche e territoriali dovettero tener conto della questione della tutela paesaggistica, modificando i precedenti cardini che permisero la devastazione o la trasformazione di beni o paesaggi77. Infine, quelli Ottanta furono anche e soprattutto gli anni dell’introduzione delle prime tecnologie telematiche in Italia. Dal punto di vista dell’impatto sul territorio, però, i nuovi sistemi – come ad esempio il Videotel – non ebbero un’incidenza rilevante, utilizzando in primo luogo la rete telefonica preesistente78. Notevoli furono invece le conseguenze nel campo della trasformazione sociale, anche se dovute principalmente alla propagazione dei primi prodotti dell’informatica a partire dalla seconda metà degli anni Novanta. Per una serie
by oil or gas had a major impact on the environment, even though Law 431 of 8 August 1985 containing “urgent measures for the protection of areas of particular environmental interest” overhauled to the pre-existing legislation dating from 1939 that we looked at above. The new legislation provided a list of objects worthy of protection, and introduced the concept of protecting entire categories of natural assets rather than single areas. It also identified territorial elements characterised by intrinsic physical conditions that should be recognised as having a particular and preeminent natural beauty. The zones included coastal areas, rivers and water courses, mountains, glaciers, parks, national and regional nature reserves, forests, volcanoes and so forth. The “Galasso” Law, so named after its sponsor, Giuseppe Galasso, Undersecretary of State for Cultural and Environmental Assets, may have ended up being the cause of many a dispute between central government and the regions regarding the division of powers, but it did have the merit of refocusing attention on the protection of the natural beauty of the environment. Since the coming into force of the Galasso law (Law 431/1985), all urban and rural planning and zoning has had to take into account the need to protect areas of natural beauty. The new statute thus put an end to the previous legislative precepts that had permitted the transformation and devastation of objects and areas of natural beauty77. The 1980s were also and above all the decade that saw the arrival of the first electronic telecommunications in Italy. The new systems, such as Videotel, did not have a significant impact on the environment because they made use of the pre-existing telephone network78. The consequences on Italian society were considerable, though these were mainly to be felt with the commercialisation of the first electronic devices in
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di cause, infatti, queste innovazioni tecnologiche si diffusero nella penisola con notevole ritardo rispetto agli altri paesi industrializzati.
Conclusioni
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In definitiva, la rivoluzione tecnologica, iniziata tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, ha modificato la vita di milioni di abitanti del nostro pianeta. Nella fattispecie, l’energia elettrica è stata fra le scoperte scientifiche quella che più di ogni altra ha modificato l’assetto dell’economia e del vivere quotidiano. Nulla è infatti paragonabile nell’immaginario collettivo alla svolta determinata con la diffusione dell’elettricità; del resto, grazie alla luce fu possibile vivere e agire senza soluzione di continuità fra il giorno e la notte. Si trattò di un cambiamento profondo nella stessa condizione esistenziale dell’individuo, con un effetto travolgente nella mentalità e nella psicologia dell’uomo, nonché nella produzione culturale, artistica e letteraria. D’altro canto, l’elettricità si sviluppò durante il periodo sia del Positivismo – risultando come l’ultima grande scoperta scientifica – che del Futurismo – per cui essa avrebbe accelerato la corsa verso la modernità. Tutta questa fase storica fu caratterizzata da un serie di grandi cambiamenti che interessarono direttamente o indirettamente l’energia elettrica: la diffusione del telegrafo senza fili, della radio, degli aeroplani e delle prime cineprese contribuirono, ad esempio, a modificare totalmente la percezione delle distanze e del tempo, avvicinando tra loro terre fisicamente molte lontane.
the mid-1990s. For a series of causes, these technological innovations were to spread through Italy somewhat later than elsewhere in the industrialised world.
Conclusions The technological revolution that occurred between the end of the 19th century and the beginning of the 20th, and the gradual spread of electricity as the main source of energy in almost all sectors of civil life has changed the life of millions of people in the world. In effect, electricity is the scientific discovery that more than any other has altered human economy and daily life. No other technology has had such a comprehensive effect on human society or on the collective imagination. Thanks to the introduction of electric light, it has become possible for people to continue to work and live day and night. Electricity introduced a profound change into the very existential conditions of the human individual, and has had an overwhelming effect on our mentality and psychology, as well as on cultural, artistic and literary output. Electricity as a technology was developed during the period of Positivism – for which it was the last great scientific discovery – and Futurism, so that it was seen as accelerating the race towards
Tuttavia, la produzione elettrica ha nondimeno profondamente segnato il territorio italiano, contribuendo alla trasformazione dell’ambiente. Gli impianti produttivi più grandi fanno oggi parte dello stesso paesaggio, ne sono quasi incorporati, al punto che sovente non si percepisce la portata del cambiamento effettivamente prodotto. Nelle città, così come nelle aree rurali, nei territori collinari e ai piedi di catene o di massicci montuosi ad alta densità abitativa, si ripetono monotonamente e con regolarità i vari elementi connessi al processo di elettrificazione. L’energia elettrica, d’altra parte, è intervenuta in maniera ponderosa a modificare lo sviluppo delle aree urbane, indirizzando l’umanità stessa verso il progresso e la modernità di oggi.
modernity. This historical phase was itself marked by a series of great changes that directly or indirectly affected and were affected by electricity. The spread of the wireless telegraph, of the radio, of the aeroplane and the first cinematographic cameras were to shift entirely our perception of distance and time, and brought together areas that were once remote because physically distant from one another. Electricity production has also left a profound mark on the physical environment, including that of Italy, and altered the look of the world around us. The largest power stations are now so much part and parcel of the landscape, as if they have almost been incorporated into it, that often the true scope of the enormous change that has taken place is no longer even apparent. In cities and in rural districts, in hilltop towns and in densely populated areas at the foot of mountains, we find ubiquitous, monotonous and regularly spaced elements that remind us that we live in an electrified world: pylons, substations, generating plants stations. Electricity has enormously influenced and shaped our cities and directed all of humanity towards the progress and modernity of today.
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Note/Notes P. Ortoleva, Una moderna Sheherazade. L’elettrificazione come processo storico e come forma simbolica, in La città elettrica, a cura di A. Giuntini, G. Paoloni, Roma-Bari 2003, pp. 18-32, alle pp. 21-22. 2 G. De Rita, I consumi di energia elettrica in Italia, in Storia dell’industria elettrica in Italia, vol. 5, Gli sviluppi dell’Enel. 19631990, a cura di G. Zanetti, Laterza, Roma-Bari 1994, pp. 411-429, alla p. 418. 3 Cfr. W.J. Mitchell, La città dei bits. Spazi, luoghi e autostrade informatiche, Electa, Milano1997. 4 Cfr. M. Casciato, L’avventura elettrica all’epoca delle grandi esposizioni, in Paesaggi elettrici: territori architetture culture, a cura di Rosario Pavia, Marsilio Editori, Venezia, 1998, pp. 277-307. 5 Cfr. G. Mori, L’economia italiana dagli anni Ottanta alla prima guerra mondiale, in G. Mori (a cura di), Storia dell’industria elettrica in Italia, vol. 1, Le origini: 1882-1914, Roma-Bari, Laterza, 1992, pp. 1-106. 6 Per approfondimenti cfr. L. Cafagna, La formazione di una «base industriale» fra il 1896 e il 1914, in «Studi Storici», II (1961), pp. 690-724. 7 Del resto, il problema della mancanza di fonti energetiche primarie in Italia si presentò in tutta la sua gravità già a partire dall’avvio del primo processo di industrializzazione. La carenza di risorse carbonifere e l’elevato costo di trasporto determinarono un prezzo di acquisto delle fonti energetiche primarie molto più alto di quello praticato negli altri paesi europei che disponevano di proprie risorse carbonifere. Si vedano, tra gli altri, C. Bardini, Senza carbone nell’età del vapore: gli inizi dell’industrializzazione italiana, Milano, Bruno Mondadori, 1998, pp. 20-29; A. Fossati, Lavoro e produzione in Italia: dalla metà del secolo XVIII alla seconda guerra mondiale, Torino, Giappichelli, 1951, pp. 239-240; S. Labbate, Il governo dell’energia. L’Italia dal petrolio al nucleare (1945-1975), Firenze, Le Monnier-Mondadori Education, 2010, p. 2 e ss. 8 Cfr. A. Laszlo, I. Masulli, Elettricità e vita sociale, in G. Mori (a cura di), Storia dell’industria elettrica in Italia, vol. 1, cit., p. 648. 9 Cfr. E. Dalmasso, Milano capitale economica d’Italia, Angeli, Milano, 1972, p. 113. 10 Particolarmente importanti si rivelarono sia la partecipazione di Galileo Ferraris, che dall’esperienza parigina trasse forte stimolo per le sue ricerche, sia quella di Giuseppe Colombo. Per approfondimenti cfr. M. Maiocchi, La ricerca in campo elettrotecnico, in G. Mori (a cura di), Storia dell’industria elettrica in Italia, vol. 1, cit., pp. 155-199; C.G. Lacaita, Politecnici, ingegneri e industria elettrica, ibidem, pp. 603-644. 11 Per approfondimenti si rimanda al vol. 3 della presente raccolta monografica “L’età dell’energia”: G. Paoloni, M. Martelli, Invenzioni & Brevetti, PRC, Roma, 2010, pp. 19-23. 12 Cfr. P. Ortoleva, Una moderna Sheherazade. L’elettrificazione come processo storico e come forma simbolica, in A. Giuntini, G. Paoloni 1
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P. Ortoleva, Una moderna Sheherazade. L’elettrificazione come processo storico e come forma simbolica. In A. Giuntini & G. Paoloni (eds.) La città elettrica. Roma-Bari 2003, pp. 18-32, and, particularly, pp. 21-22. 2 G. De Rita, I consumi di energia elettrica in Italia. Storia dell’industria elettrica in Italia. In G. Zanetti (ed.), Gli sviluppi dell’Enel. 1963-1990, Vol 5. Roma-Bari. Laterza, 1994, pp. 411-429, and, specifically, p. 418. 3 See W.J. Mitchell, La città dei bits. Spazi, luoghi e autostrade informatiche. Milan. Electa, 1997. 4 C.f. M. Casciato, L’avventura elettrica all’epoca delle grandi esposizioni. In, Rosario Pavia (ed.), Paesaggi elettrici: territori architetture culture. Venice. Marsilio Editori, 1998, pp. 277-307. 5 C.f. G. Mori, L’economia italiana dagli anni Ottanta alla prima guerra mondiale. In, in G. Mori (ed.), Storia dell’industria elettrica in Italia, Vol. 1, Le origini: 1882-1914. Rome-Bari. Laterza, 1992, pp. 1-106. 6 For more on this subject, see L. Cafagna, La formazione di una “base industrial” fra il 1896 e il 1914. Studi Storici Vol. II (1961), pp. 690-724. 7 Furthermore, the full gravity of Italy’s lack of primary energy sources was to become apparent at the beginning of the first stage of industrialisation. The absence of coal and the high cost of transportation meant that the cost of purchasing primary energy was far higher in Italy than in other European nations, which had their own coal supplies. See, inter alia, C. Bardini, Senza carbone nell’età del vapore: gli inizi dell’industrializzazione italiana. Milan. Bruno Mondadori, 1998, pp. 20-29; A. Fossati, Lavoro e produzione in Italia: dalla metà del secolo XVIII alla seconda guerra mondiale. Turin. Giappichelli, 1951, pp. 239-240; S. Labbate, Il governo dell’energia. L’Italia dal petrolio al nucleare (1945-1975). Florence, Le Monnier-Mondadori Education, 2010, p. 2 et seq. 8 C.f. A. Laszlo, I. Masulli, Elettricità e vita sociale. In G. Mori (ed.) Storia dell’industria elettrica in Italia, Vol. 1. Op. cit., p. 648. 9 C.f. E. Dalmasso, Milano capitale economica d’Italia. Milan. Angeli, 1972, p. 113. 10 Of particular importance was the participation of Galileo Ferraris, who was much inspired in his research work by what he had seen in Paris, and that of Giuseppe Colombo. For more on this subject, see M. Maiocchi, La ricerca in campo elettrotecnico. In G. Mori (ed.), Storia dell’industria elettrica in Italia, Vol. 1. Op. cit., pp. 155-199 & C.G. Lacaita, Politecnici, ingegneri e industria elettrica. Ibid., pp. 603-644. 11 For more on this, refer to Paoloni, M. Martelli, Invenzioni & Brevetti in Vol. 3 of this monographic collection, The Age of Energy. Rome. PRC, 2010, pp. 19-23. 12 C.f. P. Ortoleva, Una moderna Sheherazade. L’elettrificazione come processo storico e come forma simbolica. In A. Giuntini, G. Paoloni (eds), La città elettrica. Esperienze di elettrificazione urbana in Italia e in Europa fra Ottocento e Novecento. Bari. Editori Laterza, 2003, pp. 25-26. 1
(a cura di), La città elettrica. Esperienze di elettrificazione urbana in Italia e in Europa fra Ottocento e Novecento, Editori Laterza, Bari, 2003, pp. 25-26. 13 Cfr. B. Bottiglieri, STET. Strategie e struttura delle telecomunicazioni, Milano, Franco Angeli, 1987, p. 26. 14 Per un excursus sull’introduzione dell’elettricità nel trasporto pubblico si rimanda a A. Giuntini, I trasporti e il paradigma elettrico dalle prime esperienze ottocentesche all’introduzione dell’Alta velocità, in V. Cantoni, A. Silvestri (a cura di), Storia della tecnica elettrica, Milano, Cisalpino, 2009, pp. 137-167. 15 Cfr. C. Pavese, Le origini della Società Edison e il suo sviluppo fino alla costituzione del “gruppo” (1861-1919), in AA. VV., Energia e sviluppo. L’industria elettrica italiana e la società Edison, a cura di B. Bezza, Torino, Einaudi, 1986, p. 46 e ss. 16 Per approfondimenti cfr. A. Laszlo, I. Masulli, Elettricità e vita sociale, in G. Mori (a cura di), Storia dell’industria elettrica in Italia, vol. 1, cit., pp. 649-651. 17 Cfr, Azienda energetica municipale (a cura di), AEM. Una storia milanese, AEM, Milano, 1982, p. 12. 18 Per approfondimenti cfr. C. Pavese, L’elettricità e le altre forme di energia, in A. Giuntini, G. Paoloni (a cura di), La città elettrica, cit., p. 44 e ss. 19 Cfr, Azienda energetica municipale (a cura di), AEM. Una storia milanese, cit., p. 14. 20 Cfr. C. Pavese, Le origini della Società Edison, cit., p. 71. 21 Cfr. A. Laszlo, I. Masulli, Elettricità e vita sociale, in G. Mori (a cura di), Storia dell’industria elettrica in Italia, vol. 1, cit., p. 651. 22 Per uno studio sulle realizzazioni idroelettriche del Nord con riferimento alle modifiche sul territorio si veda O. Selvafolta, La costruzione del paesaggio idroelettrico nelle regioni settentrionali, in Paesaggi elettrici, cit., pp. 41-71. 23 Sull’evoluzione e i collegamenti delle reti di trasmissione si rimanda al vol. 7 della presente raccolta monografica “L’età dell’energia”: M. Gerlini, Le Reti Elettriche, PRC, Roma, 2013. 24 Cfr. A. Laszlo, I. Masulli, Elettricità e vita sociale, in G. Mori (a cura di), Storia dell’industria elettrica in Italia, vol. 1, cit., pp. 652-653. 25 Ivi. 26 Ibidem, pp. 656. 27 Per uno studio sul processo di elettrificazione nell’Italia meridionale cfr. G. Fabricatore, Momenti di storia dell’industria elettrica nel Mezzogiorno, in V. Cantoni, A. Silvestri (a cura di), Storia della tecnica elettrica, cit., pp. 275-346. 28 Sul rapporto elettricità al Sud-modifica del territorio si veda G. Bruno, Paesaggi elettrici meridionali, in Paesaggi elettrici, cit., pp. 73-95. 29 Per ulteriori approfondimenti cfr. D. Manetti, Per l’elettrificazione delle città. Normativa e giurisprudenza dagli
C.f. B. Bottiglieri, STET. Strategie e struttura delle telecomunicazioni. Milan. Franco Angeli, 1987, p. 26. 14 For an account of how electricity was introduced to public transport, see A. Giuntini, I trasporti e il paradigma elettrico dalle prime esperienze ottocentesche all’introduzione dell’Alta velocità. In V. Cantoni, A. Silvestri (eds.), Storia della tecnica elettrica. Milan. Cisalpino, 2009, pp. 137-167. 15 C.f. C. Pavese, Le origini della Società Edison e il suo sviluppo fino alla costituzione del “gruppo” (1861-1919). In B. Bezza (ed.) Energia e sviluppo. L’industria elettrica italiana e la società Edison. Turin. Einaudi, 1986, p. 46 et seq. 16 For more on this subject, see A. Laszlo, I. Masulli, Elettricità e vita sociale. In G. Mori (ed.) Storia dell’industria elettrica in Italia, Vol. 1. Op. cit., p. 649-651. 17 C.f. Azienda energetica municipal. In AEM (ed.), Una storia Milanese. Milan. AEM, 1982, p. 12. 18 For more on this subject, see C. Pavese, L’elettricità e le altre forme di energia. In, A. Giuntini & G. Paoloni (eds.), La città elettrica. Op. cit., p. 44 et seq. 19 C.f. Azienda energetica municipal. In, AEM (ed.), Una storia Milanese. Op. cit., p. 14. 20 C.f. C. Pavese, Le origini della Società Edison. Op. cit., p. 71. 21 C.f. A. Laszlo, I. Masulli, Elettricità e vita sociale. In, G. Mori (ed.), Storia dell’industria elettrica in Italia, Vol. 1. Op. cit., p. 651. 22 O. Selvafolta has written a monograph, La costruzione del paesaggio idroelettrico nelle regioni settentrionali, deling with the building of the hydroelectric stations in northern Italy and their impact on the natural environment. In Paesaggi elettrici. Op. cit., pp. 41-71. 23 For more about the developments and the connections to the power grids, see M. Gerlini, Le Reti Elettriche, in Vol. 7 of the present monographic collection, The Age of Energy. Rome. PRC, 2013. 24 C.f. A. Laszlo, I. Masulli, Elettricità e vita sociale. In, G. Mori (ed.), Storia dell’industria elettrica in Italia, Vol. 1. Op. cit., p. 652653. 25 As above. 26 Ibid., p. 656. 27 For an essay on the process of the electrification of southern Italy, see G. Fabricatore, Momenti di storia dell’industria elettrica nel Mezzogiorno. In V. Cantoni, A. Silvestri (eds), Storia della tecnica elettrica. Op. cit., pp. 275-346. 28 On the relationship between electricity and the South and the changes wrought on the environment, see G. Bruno, Paesaggi elettrici meridionali. In Paesaggi elettrici. Op. cit., pp. 73-95. 29 For more on this subject, see D. Manetti, Per l’elettrificazione delle città. 30 On the part played by electricity in changing social customs, refer to E. Sori, Elettricità, economia, società. In Paesaggi elettrici. Op. cit., pp. 247-275. 13
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anni Ottanta del XIX secolo alla vigilia del conflitto mondiale, in A. Giuntini, G. Paoloni (a cura di), La città elettrica, cit., pp. 59-65. 30 Sul ruolo dell’energia elettrica nell’evoluzione dei processi sociali si veda E. Sori, Elettricità, economia, società, in Paesaggi elettrici, cit., pp. 247-275. 31 Per ulteriori approfondimenti si rimanda al vol. 4 della presente raccolta monografica “L’età dell’energia”: V. Catronovo, Protagonisti dell’Energia, PRC, Roma, 2011, p. 42 e ss. 32 Cfr. L. Caravaggi, Natura ed energia. Conflitti e progetti di ricomposizione, in Paesaggi elettrici, cit., pp. 97-113. 33 A. Segre, Industria elettrica e paesaggio, in G. Zanetti (a cura di), Storia dell’industria elettrica in Italia, vol. 5, Gli sviluppi dell’Enel. 1963-1990, Roma-Bari, Laterza, 1994, p. 818. 34 Per approfondimenti cfr. L. Bortolotti, La città che cambia. Le trasformazioni urbanistiche, in A. Giuntini, G. Paoloni (a cura di), La città elettrica, cit., pp. 6-7. 35 Sulla nascita delle Ferrovie dello Stato e sull’elettrificazione della rete ferroviaria italiana cfr. A. Giuntini, I trasporti e il paradigma elettrico dalle prime esperienze ottocentesche all’introduzione dell’Alta velocità, in V. Cantoni, A. Silvestri (a cura di), Storia della tecnica elettrica, cit., p. 150 e ss. 36 Cfr. L. Bortolotti, La città che cambia. Le trasformazioni urbanistiche, in A. Giuntini, G. Paoloni (a cura di), La città elettrica, cit., p. 13. 37 Per ulteriori approfondimenti si rimanda al vol. 6 della presente raccolta monografica “L’età dell’energia”: S. Labbate, Energia Oltre i Confini, PRC, Roma, 2012, p. 48 e ss. 38 Cfr. P. Ortoleva, Una moderna Sheherazade. L’elettrificazione come processo storico e come forma simbolica, in A. Giuntini, G. Paoloni (a cura di), La città elettrica, cit., pp. 28-29. 39 Per approfondimenti cfr. S. Labbate, Il governo dell’energia. L’Italia dal petrolio al nucleare (1945-1975), cit., p. 3 e ss. 40 Cfr. S. Labbate, Energia Oltre i Confini, cit., p. 70 e ss. 41 Cfr. M.G. Rienzo, L’elettricità nella vita civile, in G. Galasso (a cura di), Storia dell’industria elettrica in Italia, vol. 3, Espansione e oligopolio. 1926-1945, tomo I, Roma-Bari, Laterza, 1993, p. 515. 42 Per approfondimenti cfr. G. Bruno, Paesaggi elettrici meridionali, in Paesaggi elettrici, cit., pp. 85-91. 43 Cfr. A. Segre, Industria elettrica e paesaggio, in G. Zanetti (a cura di), Storia dell’industria elettrica in Italia, vol. 5, cit., p. 819. 44 Per ulteriori approfondimenti si rimanda al vol. 5 della presente raccolta monografica “L’età dell’energia”: G. Paoloni, M. Martelli, Oggetti Elettrici, PRC, Roma, 2012, p. 27 e ss. 45 Ibidem, p. 60 e ss. 46 Ibidem, p. 88. 47 Cfr. Istituto per gli Studi di Economia, Annuario della congiuntura economica italiana, 1938-1947, a cura di A. De Vita, Firenze, Vallecchi, 1949, p. 149 e ss.
For more on this, refer to V. Catronovo, Protagonisti dell’Energia, in Vol. 4 of this monographic collection, The Age of Energy. Rome. PRC, 2011, p. 42 et seq. 32 C.f. L. Caravaggi, Natura ed energia. Conflitti e progetti di ricomposizione. In Paesaggi elettrici. Op. cit., pp. 97-113. 33 A. Segre, Industria elettrica e paesaggio. In, G. Zanetti (ed.), Storia dell’industria elettrica in Italia, Vol. 5, Gli sviluppi dell’Enel. 1963-1990. Rome-Bari. Laterza, 1994, p. 818. 34 For more on this subject, see L. Bortolotti, La città che cambia. Le trasformazioni urbanistiche. In A. Giuntini, G. Paoloni (eds.), La città elettrica. Op. cit., pp. 6-7. 35 For more on the birth of the State Railway company and the electrification of the railway network, see, A. Giuntini, I trasporti e il paradigma elettrico dalle prime esperienze ottocentesche all’introduzione dell’Alta velocità. In V. Cantoni, A. Silvestri (eds.), Storia della tecnica elettrica. Milan. Cisalpino, 2009, pp. 137-167. 36 C.f. L. Bortolotti, La città che cambia. Le trasformazioni urbanistiche. In A. Giuntini, G. Paoloni (eds.), La città elettrica. Op. cit., p. 13. 37 For more on this, refer to S. Labbate, Energia Oltre i Confini, in Vol. 6 of this monographic collection, The Age of Energy. Rome. PRC, 2012, p. 48 et seq. 38 C.f. P. Ortoleva, Una moderna Sheherazade. L’elettrificazione come processo storico e come forma simbolica. In A. Giuntini, G. Paoloni (eds.), La città elettrica. Op.cit., pp. 28-29. 39 For more details, refer to S. Labbate, Il governo dell’energia. L’Italia dal petrolio al nucleare (1945-1975). Op.cit., p. 3 et seq. 40 C.f. S. Labbate, Energia Oltre i Confini. Op.cit., p. 70 et seq. 41 C.f. M.G. Rienzo, L’elettricità nella vita civile. In, G. Galasso (ed.), Storia dell’industria elettrica in Italia, Vol. 3, Espansione e oligopolio. 1926-1945. Rome-Bari. Laterza, 1993, Tome 1, p. 515. 42 For more details, refer to G. Bruno, Paesaggi elettrici meridionali. In Paesaggi elettrici. Op.cit., pp. 85-91. 43 C.f. A. Segre, Industria elettrica e paesaggio. In, G. Zanetti (ed.), Storia dell’industria elettrica in Italia, Vol. 5. Op.cit., p. 819. 44 For more on this, refer to G. Paoloni & M. Martelli, Oggetti Elettrici. In Vol. 5 of this monographic collection, The Age of Energy. Rome. PRC, 2012, p. 27 et seq. 45 Ibid. p. 60 et seq. 46 Ibid., p. 88. 47 C.f. Istituto per gli Studi di Economia, Annuario della congiuntura economica italiana, 1938-1947, A. De Vita (ed.). Florence. Vallecchi, 1949, p. 149 et seq. 48 For more details, refer to G. Brancaccio, Elettrificazione e questione meridionale. In V. Castronovo (ed.), Storia dell’industria elettrica in Italia, Vol. 4, Dal dopoguerra alla nazionalizzazione 1945-1962. Rome-Bari, Laterza, 1994, pp. 335-362. 49 C.f. C. Castellano, L’industria degli elettrodomestici in Italia, Fattori e caratteri dello sviluppo. Turin. Giappichelli, 1965, pp. 13-22. 31
Per approfondimenti cfr. G. Brancaccio, Elettrificazione e questione meridionale, in V. Castronovo (a cura di), Storia dell’industria elettrica in Italia, vol. 4, Dal dopoguerra alla nazionalizzazione 1945-1962, Roma-Bari, Laterza, 1994, pp. 335-362. 49 Cfr. C. Castellano, L’industria degli elettrodomestici in Italia, Fattori e caratteri dello sviluppo, Giappichelli, Torino 1965, pp. 13-22. 50 Per ulteriori approfondimenti cfr. G. Petrillo, Il trionfo dell’elettricità nella vita civile, in V. Castronovo (a cura di), Storia dell’industria elettrica in Italia, vol. 4, cit., pp. 453-480. 51 Per approfondimenti si veda, ad esempio, S. Labbate, Il governo dell’energia. L’Italia dal petrolio al nucleare (1945-1975), cit., pp. 51-56 e passim. 52 Cfr. M. Ferrari-Aggradi, Il piano Vanoni. Premessa ai discorsi di Ezio Vanoni sul programma di sviluppo economico, Roma, 1956; L. De Paoli, Programmi di investimento e novità tecniche, in V. Castronovo (a cura di), Storia dell’industria elettrica in Italia, vol. 4, cit., pp. 167-238. 53 Per uno studio generale sulla tradizione scientifica italiana e sulle personalità che si distinsero a livello internazionale si veda L. Belloni, Da Fermi a Rubbia, Milano, Rizzoli, 1988, pp. 7-62. 54 Sulle vicende della “scuola Fermi”, sui finanziamenti ricevuti e sui risultati conseguiti tra il 1926 e il 1943 si veda G. Battimelli (a cura di), L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Storia di una comunità scientifica, Roma-Bari, GLF editori Laterza, 2002, pp. 3-33. 55 Per approfondimenti cfr. E. Amaldi, Da via Panisperna all’America. I fisici italiani e la seconda guerra mondiale, a cura di G. Battimelli e M. De Maria, Roma, Editori riuniti, 1997. 56 Cfr. P. Fornaciari, Il petrolio, l’atomo e il metano: l’Italia nucleare, 1946-1997. Dallo sviluppo a un’irragionevole rinuncia, Milano, 21mo secolo, 1997, pp. 11-12. 57 Sulla questione delle prime applicazioni pacifiche dell’atomica cfr. G. Paoloni, Gli esordi del nucleare, in V. Castronovo (a cura di), Storia dell’industria elettrica in Italia, vol. 4, cit., pp. 383-408. 58 Bolla, Silvestri, Salvini e Salvetti si recarono di persona a Parigi, dove si stava discutendo il trattato di pace, grazie a un finanziamento ottenuto proprio dalla società Edison (cfr. P. Fornaciari, Il petrolio, l’atomo e il metano: l’Italia nucleare, 19461997, cit., p. 12). 59 Per ulteriori approfondimenti cfr. R. Galli, Energia e ambiente, in G. Zanetti (a cura di), Storia dell’industria elettrica in Italia, vol. 5, cit., pp. 777-778. 60 Cfr. Ente Nazionale Energia Elettrica, Enel 1963-1977, Milano, Grafiche Alma, 1978, pp. 27-30. 61 Cfr. Ministero dell’Industria e del Commercio, Direzione Generale delle Fonti di Energia e delle Industrie di base, Primo rapporto della Commissione consultiva per l’energia, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1965, p. 19. 62 Cfr. R. Galli, Energia e ambiente, in G. Zanetti (a cura di), Storia dell’industria elettrica in Italia, vol. 5, cit., pp. 780. 48
For further details on this subject, see G. Petrillo, Il trionfo dell’elettricità nella vita civile. In, V. Castronovo (ed.), Storia dell’industria elettrica in Italia, vol. 4. Op.cit., pp. 453-480. 51 For more on the theme, see, for example, S. Labbate, Il governo dell’energia. L’Italia dal petrolio al nucleare (1945-1975). Op.cit., p. 51-56 and passim. 52 C.f. M. Ferrari-Aggradi, Il piano Vanoni. Premessa ai discorsi di Ezio Vanoni sul programma di sviluppo economico. Roma. 1956; and L. De Paoli, Programmi di investimento e novità tecniche In V. Castronovo (ed.), Storia dell’industria elettrica in Italia, Vol. 4. Op.cit., pp. 167-238. 53 For a general overview of the Italian scientific tradition and the Italian scientists who achieved international fame, see L. Belloni, Da Fermi a Rubbia. Milan. Rizzoli, 1988, pp. 7-62. 54 On the story of the “Fermi school, its funding and the results it achieved between 1926 and 1943, refer to G. Battimelli (ed.), L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Storia di una comunità scientifica. Rome-Bari. GLF editori Laterza, 2002, pp. 3-33. 55 For more details, refer to E. Amaldi, Da via Panisperna all’America. I fisici italiani e la seconda guerra mondiale, G. Battimelli & M. De Maria (eds). Rome. Editori Riuniti, 1997. 56 C.f. P. Fornaciari, Il petrolio, l’atomo e il metano: l’Italia nucleare, 1946-1997. Dallo sviluppo a un’irragionevole rinuncia. Milan. 21mo secolo, 1997, pp. 11-12. 57 On the theme of the peaceful use of atomic energy, see G. Paoloni, Gli esordi del nucleare. In, V. Castronovo (ed.), Storia dell’industria elettrica in Italia, Vol. 4. Op.cit., pp. 383-408. 58 Bolla, Silvestri, Salvini and Salvetti travelled in person to Paris where the peace treaty was being negotiated. Their mission was sponsored by the Edison Company. See P. Fornaciari, Il petrolio, l’atomo e il metano: l’Italia nucleare, 1946-1997. Op.cit., p. 12. 59 For more about this, see R. Galli, Energia e ambiente. In G. Zanetti (ed.), Storia dell’industria elettrica in Italia, Vol. 5. Op.cit., pp. 777-778. 60 C.f. Ente Nazionale Energia Elettrica, Enel 1963-1977. Milan. Grafiche Alma, 1978, pp. 27-30. 61 C.f. Ministry of Industry and Trade, Department of Energy Sources and Basic Industries, Primo R rapporto della Commissione consultiva per l’energia. Rome. Istituto Poligrafico dello Stato, 1965, p. 19. 62 See R. Galli, Energia e ambiente. In, G. Zanetti (ed.), Storia dell’industria elettrica in Italia, Vol. 5. Op.cit., pp. 780. 63 For more details, refer to L. Bortolotti, La città che cambia. Le trasformazioni urbanistiche. In A. Giuntini & G. Paoloni (eds.), La città elettrica. Op. cit., p. 13. Op.cit., pp. 5-17. 64 See G. Petrillo, Il trionfo dell’elettricità nella vita civile. In, V. Castronovo (ed.), Storia dell’industria elettrica in Italia, Vol. 4. Op.cit., pp. 465-466. 65 For more details, refer to S. Labbate, Il governo dell’energia. Op.cit. p. 149 et seq. 50
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Per approfondimenti cfr. L. Bortolotti, La città che cambia. Le trasformazioni urbanistiche, in A. Giuntini, G. Paoloni (a cura di), La città elettrica, cit., pp. 5-17. 64 Cfr. G. Petrillo, Il trionfo dell’elettricità nella vita civile, in V. Castronovo (a cura di), Storia dell’industria elettrica in Italia, vol. 4, cit., pp. 465-466. 65 Per approfondimenti cfr. S. Labbate, Il governo dell’energia, cit. p. 149 e ss. 66 Cfr. Ente Nazionale Energia Elettrica, Relazione del Direttore generale al Consiglio di amministrazione sull’attività dell’ente nel 1973, Roma, 1974, p. 431 e ss., Archivio Storico dell’Enel. 67 Le proposte per l’austerity al Governo (articolo non firmato), «Il Sole 24 ore», 20 novembre 1973. 68 Per approfondimenti cfr. S. Labbate, Il governo dell’energia, cit., p. 149 e ss. 69 Per ulteriori approfondimenti cfr. G. Paoloni, M. Martelli, Oggetti Elettrici, cit., pp. 123-127. 70 Cfr. G. Zanetti, G. Fraquelli G., Una nazionalizzazione al buio. L’ENEL dal 1963 al 1978, Bologna, 1979. 71 Per approfondimenti sulla nuova crisi petrolifera e sulle conseguenze per l’intero settore si vedano, tra gli altri, L. Maugeri, L’era del petrolio. Mitologia, Storia e futuro della più controversa risorsa del mondo, Milano, Feltrinelli, 2006, pp. 142-152; D. Yergin, The Prize. The Epic Quest for Oil, Money and Power, New York, Simon & Schuster, 1991, pp. 674-744. 72 Cfr. S. Labbate, Il governo dell’energia, cit., p. 260 e ss. 73 Per approfondimenti cfr. C. Pavese, L’elettricità e le altre forme di energia, in A. Giuntini, G. Paoloni (a cura di), La città elettrica, cit., pp. 49-51. 74 Punto 1 della Delibera del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (Cipe) n. 243 del 4 dicembre 1981. 75 Per ulteriori approfondimenti si veda, tra gli altri, D. Horowitz, Jimmy Carter and the Energy Crisis of the 1970s. The “Crisis of Confidence” Speech of July 15, 1979. A Brief History with Documents, Boston-New York, Bedford/St. Martin’s, 2005, p. 11 e ss. 76 Cfr. S. Labbate, Il governo dell’energia, cit., pp. 273-278. 77 Cfr. A. Segre, Industria elettrica e paesaggio, in G. Zanetti (a cura di), Storia dell’industria elettrica in Italia, vol. 5, cit., pp. 819-821. 78 Per approfondimenti cfr. M. Vasta, L’introduzione delle tecnologie telematiche in Italia, in A. Giuntini, G. Paoloni (a cura di), La città elettrica, cit., pp. 175-186. 63
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See the Directors’ Report for that year: Ente Nazionale Energia Elettrica, Relazione del Direttore generale al Consiglio di amministrazione sull’attività dell’ente nel 1973. Rome. 1974, p. 431 et seq., Enel Historical Archives. 67 Le proposte per l’austerity al Governo (unsigned article). Il Sole 24 ore, 20 November 1973. 68 For more details, refer to S. Labbate, Il governo dell’energia. Op.cit., p. 149 et seq. 69 For more about this, see G. Paoloni, M. Martelli, Oggetti Elettrici. Op.cit., pp. 123-127. 70 Cfr. G. Zanetti, G. Fraquelli G., Una nazionalizzazione al buio. L’ENEL dal 1963 al 1978. Bologna. 1979. 71 For a more in-depth examination of the new oil crisis and its repercussions for the entire industry, see, among others, L. Maugeri, L’era del petrolio. Mitologia, Storia e futuro della più controversa risorsa del mondo. Milan. Feltrinelli, 2006, pp. 142152 & D. Yergin, The Prize. The Epic Quest for Oil, Money and Power. New York. Simon & Schuster, 1991, pp. 674-744. 72 Cfr. S. Labbate, Il governo dell’energia. Op.cit., p. 260 et seq. 73 For more details, refer to C. Pavese, L’elettricità e le altre forme di energia. In, A. Giuntini & G. Paoloni (eds.), La città elettrica. Op.cit., pp. 49-51. 74 Point 1 of Resolution No. 243 of 4 December 1981 adopted by the Joint Ministerial Committee of Economic Planning (CIPE, by its Italian acronym). 75 For more information, see, among others, D. Horowitz, Jimmy Carter and the Energy Crisis of the 1970s. The “Crisis of Confidence” Speech of July 15, 1979. A Brief History with Documents. Boston-New York. Bedford/St. Martin’s, 2005, p. 11 et seq. 76 Cfr. S. Labbate, Il governo dell’energia. Op.cit., pp. 273-278. 77 cf. A. Segre, “Industria elettrica e paesaggio”. In G. Zanetti (ed.), Storia dell’industria elettrica in Italia [History of the Electricity Industry in Italy], vol. 5, op. cit., pp. 819-821. 78 For more details, refer to M. Vasta, “L’introduzione delle tecnologie telematiche in Italia”. In A. Giuntini, G. Paoloni (eds), La città elettrica. Op. cit., pp. 175-186. 66
Silvio Labbate Silvio Labbate (Taranto, 1977) è dottore di ricerca in Storia delle relazioni internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma; ha insegnato, come docente a contratto, Storia dell’Africa mediterranea e Storia sociale presso l’Università del Salento. Si è occupato di guerra fredda in Medio Oriente, con particolare riferimento alla questione dei petroldollari e alla politica petrolifera italiana. È autore del volume Il governo dell’energia. L’Italia dal petrolio al nucleare (1945-1975), Firenze, Le Monnier, 2010; ha scritto saggi e recensioni per diverse riviste di ricerca storica tra cui Clio, Ventunesimo Secolo, Nuova Rivista Storica e European Review of History. Silvio Labbate (b. Taranto, 1977) holds a doctorate in International Relations from the Faculty of Political Science of “La Sapienza”, the University of Rome. He has worked as a lecturer in the History of Southern Africa and of Social History at the Univeristy of Salento. He has specialized in the Cold War in the Middle East, with particular reference to the issue of petrodollars and Italy’s oil policy, and is the author of Il governo dell’energia. L’Italia dal petrolio al nucleare (1945-1975), Florence, Le Monnier, 2010. He has written essays and reviews for a number of historical journals including Clio, Ventunesimo Secolo, Nuova Rivista Storica and the European Review of History.
Testo di Written by Silvio Labbate Progetto grafico, coordinamento editoriale, impaginazione Design, editing services and layout PRC s.r.l. - Roma Tutte le foto provengono dall’Archivio Storico Enel All photographs are from the Enel Archive Stampa Printed by Eccigraphica - Roma Finito di stampare nel mese di Novembre 2013 Printed in November 2013 Tiratura 2.000 copie 2,000 copies printed Pubblicazione fuori commercio Publication not for sale A cura della Direzione Relazioni Esterne Edited by the External Relations Department © Enel SpA 00198 - Roma, viale Regina Margherita 137
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