12 — 02.2011 La scienza per tutti
054 – 055 Oxygen versus CO2
Le corporation si danno al green 006 – 008 Editoriale di Fulvio Conti
056 – 061
010 – 015 Intervista a Ian McEwan
di N. Craig Smith ed Elin Williams
Il consumatore etico e la ricerca del “business case”
Solar Blues di Stefano Milano 016 – 017 Photoreport
Corporate Social Responsibility 018 – 023 Intervista a Georg Kell
CSR: la “cittadinanza d’impresa” di Pino Buongiorno 024 – 027
Il reporting integrato: standard entro il 2020
062 – 065 038 – 041
Un modello per la responsabilità sociale d’impresa
Il valore della tradizione e la dignità del lavoro di Brunello Cucinelli
di Gianluca Comin e Luigi Ferraris
066 – 073 Photoreport
042 – 045 Intervista a John Elkington
di Tomás Saraceno
La sostenibilità dell’apparente irragionevolezza di Alessandra Viola
di Mervyn E. King
Città fra le nuvole
074 – 077 Intervista a Enrico Giovannini
Glossario CSR
CSR: idee brillanti e risultati concreti
032 – 035
di Carlo Falciola e Manuela Lehnus
Una breve storia della CSR
050 – 053
Are you really sure that a floor can’t be a ceiling? 088 – 091
Comunicazione e responsabilità sociale d’impresa: un cambio di mentalità di James Osborne
Ciò che il PIL non misura
092 – 093 Future Tech
di Roberto Bagnoli
IT e CSR: Green computing e cloud computing al servizio delle aziende responsabili
046 – 049 028 – 031
086 – 087 Photoreport
078 – 081
CSR e finanza: il futuro “vede sostenibile” di Daniela Mecenate
094 – 095 La scienza dal giocattolaio
082 – 085
Barbie manager e Barbie stakeholder
036 – 037 Connect the dots
Ecoelce: innovazione e strategia al servizio della responsabilità sociale d’impresa
CSR è...
di Marcos González
di Mindy Lubber
di Stefania Stecca
Il settore elettrico, la sostenibilità e il bilancio
096 – 127 English version
Oxygen 2007/2011
immagine di copertina © o.T. (gelbe Skulptur passend zu Julie) di Hans Hemmert
Oxygen nasce da un’idea di Enel, per promuovere la diffusione del pensiero e del dialogo scientifico.
Andrio Abero, Zhores Alferov, Enrico Alleva, Colin Anderson, Paola Antonelli, Antonio Badini, Andrea Bajani, Pablo Balbontin, Philip Ball, Vincenzo Balzani, Ugo Bardi, Paolo Barelli, Roberto Battiston, Enrico Bellone, Carlo Bernardini, Tobias Bernhard, Michael Bevan, Piero Bevilacqua, Andrew Blum, Albino Claudio Bosio, Stewart Brand, Luigino Bruni, Giuseppe Bruzzaniti, Massimiano Bucchi, Pino Buongiorno, Tania Cagnotto, Michele Calcaterra, Paola Capatano, Carlo Carraro, Federico Casalegno, Stefano Caserini, Ilaria Catastini, Marco Cattaneo, Corrado Clini, Co+Life/ Stine Norden & Søren Rud, Elena Comelli, Ashley Cooper, Paolo Costa, George Coyne, Paul Crutzen, Partha Dasgupta, Mario De Caro, Giulio De Leo, Michele De Lucchi, Ron Dembo, Gennaro De Michele, Peter Droege,
Freeman Dyson, Daniel Egnéus, Richard Ernst, Daniel Esty, Monica Fabris, Carlo Falciola, Francesco Ferrari, Paolo Ferri, Tim Flach, Stephen Frink, Antonio Galdo, Attilio Geroni, David Gross, Julia Guther, Søren Hermansen, Thomas P. Hughes, Jeffrey Inaba, Christian Kaiser, Sir David King, Hans Jurgen Köch, Charles Landry, David Lane, Manuela Lehnus, Johan Lehrer, Giovanni Lelli, François Lenoir, Jean Marc LévyLeblond, Ignazio Licata, Armin Linke, Giuseppe Longo, L. Hunter Lovins, Tommaso Maccararo, Giovanni Malagò, Mark Maslin, John McNeill, Joel Meyerowitz, Paddy Mills, Marcella Miriello, Antonio Moccaldi, Carmen Monforte, Patrick Moore, Richard A. Muller, Nicola Nosengo, Helga Nowotny, Alexander Ochs, Robert Oerter, Alberto Oliverio, Sheila Olmstead, Rajendra K. Pachauri, Mario Pagliaro, Francesco Paresce, Claudio
Pasqualetto, Federica Pellegrini, Matteo Pericoli, Emanuele Perugini, Telmo Pievani, Michelangelo Pistoletto, Viviana Poletti, Stefania Prestigiacomo, Giovanni Previdi, Filippo Preziosi, Marco Rainò, Jorgen Randers, Carlo Ratti, Henri Revol, Marco Ricotti, Sergio Risaliti, Kevin Roberts, Lew Robertson, Kim Stanley Robinson, Alexis Rosenfeld, John Ross, Marina Rossi, Jeffrey D. Sachs, Gerge Saliba, Saskia Sassen, Steven Shapin, Clay Shirky, Uberto Siola, Antonio Sofi, Leena Srivastava, Francesco Starace, Robert Stavins, Bruce Sterling, Chicco Testa, Stephen Tindale, Mario Tozzi, Andrea Vaccari, Nick Veasey, Jules Verne, Umberto Veronesi, Marta Vincenzi, Alessandra Viola, Mathis Wackernagel, Gabrielle Walker, Changhua Wu, Kandeh K. Yumkella, Edoardo Zanchini, Carl Zimmer.
direttore responsabile Gianluca Comin
direttore editoriale Vittorio Bo
coordinamento editoriale Giorgio Gianotto
comitato scientifico Enrico Alleva presidente Giulio Ballio Roberto Cingolani Fulvio Conti Derrick De Kerckhove Niles Eldredge Paola Girdinio Piero Gnudi Helga Nowotny Telmo Pievani Francesco Profumo Carlo Rizzuto Robert Stavins Umberto Veronesi
Luca Di Nardo Paolo Iammatteo Dina Zanieri
managing editor Stefano Milano
art direction e impaginazione
rivista trimestrale edita da Codice Edizioni
studiofluo
presidente Vittorio Bo
ricerca iconografica studiofluo
stampa Officine Grafiche Artistiche Grafart, Venaria (Torino)
collaboratori Simone Arcagni Davide Coero Borga Elisa Frisaldi Francesco Rossa
traduzioni Susanna Bourlot Laura Culver Gail McDowell Federica Niola Silvia Pallottino
distribuzione esclusiva per l’Italia Arnoldo Mondadori editore via Bianca di Savoia 12 20122 Milano t +39 02 754 21 f +39 02 754 22 584
sede legale, direzione, pubblicità e amministrazione Oxygen c/o Codice Edizioni via Giuseppe Pomba 17 10123 Torino t +39 011 197 00 579 f +39 011 197 00 582 oxygen@codiceedizioni.it www.oxygenmag.it ©Codice Edizioni. Tutti i diritti di riproduzione e traduzione degli articoli pubblicati sono riservati.
Hanno contribuito a questo numero
Roberto Bagnoli
Fulvio Conti
John Elkington
Enrico Giovannini
Giornalista, laureato in scienze politiche e master in economia internazionale alla New York University, lavora nella redazione romana de “Il Corriere della Sera”, dove si occupa di politica ed economia. In precedenza ha scritto per “La Voce” di Indro Montanelli, “Avvenire”, “Fortune” e “Il Giorno”.
Amministratore delegato e direttore generale di Enel dal maggio 2005, attualmente ricopre anche l’incarico di consigliere di amministrazione di Barclays plc e di AON Corporation. È inoltre vicepresidente di Eurelectric e consigliere dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Direttore amministrazione, finanza e controllo della Montecatini dal 1991 al 1993, ha ricoperto quindi il ruolo di direttore finanziario della MontedisonCompart. Direttore generale e chief financial officer delle Ferrovie dello Stato tra il 1996 e il 1998, vicepresidente di Eurofima nel 1997, e direttore generale e chief financial officer di Telecom Italia. Dal 1999 al giugno 2005 ha ricoperto il ruolo di chief financial officer di Enel.
Socio fondatore e presidente di SustainAbility, è un’autorità mondiale in tema di responsabilità sociale e sviluppo sostenibile. Nel 2009, un sondaggio internazionale ha messo Elkington al quarto posto tra i primi 100 leader nel mondo della sostenibilità, dopo Al Gore, Barack Obama e Anita Roddick (The Body Shop), e accanto a Muhammad Yunus della Grameen Bank. Elkington è visiting professor al Doughty Centre for Corporate Responsibility ed è inoltre membro di numerosi comitati di consulenza. Ha scritto o è co-autore di 17 libri, tra cui The Power of Unreasonable People (2008), ed è un editorialista di numerose pubblicazioni.
È direttore dell’ISTAT ed è stato a capo della direzione statistiche dell’OCSE. Presso l’OCSE ha fondato e diretto il “Global Project: Measuring Progress of Society”, un progetto con l’obiettivo di rivedere il PIL come unico indicatore di crescita economica. Grazie al suo lavoro pionieristico su questo argomento, il presidente francese Sarkozy l’ha invitato a partecipare a una commissione di luminari per studiare questo problema. È un membro di diversi comitati della Commissione Europea e di altre organizzazioni internazionali. È stato un membro del Comitato strategico del Ministero del Tesoro per l’introduzione dell’euro in Italia e di diversi comitati scientifici presso università italiane e istituti di ricerca.
Brunello Cucinelli
Giornalista freelance, fotografo e autore televisivo, si occupa da vent’anni di divulgazione e comunicazione scientifica. Ha realizzato programmi televisivi e documentari per i canali Mediaset e per La7. Ha collaborato con testate dei gruppi editoriali Mondadori, RCS e L’Espresso.
Pino Buongiorno Vicedirettore del settimanale “Panorama”, è stato inviato speciale, corrispondente dagli Stati Uniti e capo della redazione romana. Di recente ha curato la raccolta di saggi Il mondo che verrà. Idee e proposte per il dopo G8 (Università Bocconi Editore), tradotto anche in inglese.
Gianluca Comin È direttore delle Relazioni Esterne di Enel e si occupa anche delle Relazioni Istituzionali in Italia e a livello internazionale. In precedenza ha lavorato come direttore delle Relazioni con i Media in Telecom Italia e in Montedison come direttore delle Relazioni Esterne. Tra il 1997 e il 1998 è stato portavoce del Ministro e Capo ufficio stampa del Ministero dei Lavori Pubblici. Comin è presidente della Federazione Italiana delle Relazioni Pubbliche (FERPI), membro del consiglio di Civita, consigliere della Onlus Enel Cuore e docente presso il dipartimento di Economia dell’Università Luiss. È membro del Consiglio nazionale di Confindustria, Vicepresidente esecutivo per la Grande Industria di Unindustria Venezia-Unione Industriali Provincia Venezia e Consigliere regionale di Confindustria Veneto.
Nato nel 1953, ancora ragazzo intuisce che il cashmere colorato può essere una vera e propria rivoluzione stilistica e nel 1974 interrompe gli studi universitari per dedicarsi interamente all’attività che lo ha reso famoso nel mondo. La sua impresa ha registrato, fin dagli inizi, una costante crescita: oggi annovera 50 negozi monobrand e molti “shop in shop” all’interno dei più prestigiosi department store del mondo. Nel 2010 il fatturato ha raggiunto i 200 milioni di euro, di cui il 65% dovuto alle esportazioni (principalmente in USA, Europa, Giappone, Russia e Far East). Nel corso della sua carriera, Cucinelli ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, anche internazionali.
Carlo Falciola
Luigi Ferraris Chief Financial Officer di Enel S.p.A. È entrato in Enel nel 1999 come CFO di Eurogen, Elettrogen e Interpower. Successivamente ha ricoperto il ruolo di Responsabile Pianificazione, Controllo, Amministrazione e Servizi delle divisioni “Infrastrutture e Reti” e “Mercato”, Group Controller e Direttore della Funzione Amministrazione, Pianificazione e Controllo. Attualmente Ferraris è anche Presidente delle Società Enel Green Power, Enel Servizi ed Enel Factor SpA. Inoltre, è Consigliere delle società Endesa S.A., OGK-5, Enel Distribuzione SpA, Enel Produzione SpA, Enel Ingegneria e Innovazione SpA ed Enel Investment Holding BV. Tra le altre attività che svolge, è docente presso il dipartimento di Economia dell’Università “Luiss Guido Carli”.
Marcos González Giornalista, è fondatore e direttore generale di MediaResponsable, il primo editore spagnolo specializzato nella Responsabilità sociale d’impresa. È redattore della rivista “Corresponsables” e presidente della Fundación Corresponsables. Ha lavorato come giornalista e caporedattore per diverse pubblicazioni economiche e d’impresa, tra cui “Staff Empresarial” e “Equipos & Talent”. Ha ottenuto il premio Economía Solidaria 2003, dell’Asociación Internacional de Estudios sobre Management (ASIEMA), e il secondo Premio Estudios Financieros 2005. Ha collaborato inoltre alla pubblicazione di diversi volumi legati alla CSR, materia che insegna presso diverse scuole di business, e partecipa abitualmente a incontri e congressi su questo tema.
Georg Kell
Mindy S. Lubber
James Osborne
Alessandra Viola
È il direttore esecutivo del Global Compact dell’ONU, la più grande iniziativa volontaria di responsabilità delle imprese con più di 6000 partecipanti in più di 130 paesi. La sua carriera con le Nazioni Unite ha avuto inizio nel 1987 alla Conferenza ONU sul commercio e lo sviluppo (UNCTAD) a Ginevra. Nel 1997 Kell è entrato a far parte dell’ufficio del segretario generale delle Nazioni Unite a New York, dove ha guidato lo sviluppo di nuove strategie per rafforzare l’impegno del settore privato attraverso l’opera dell’ONU. Ha guidato l’iniziativa Global Compact fin dal suo lancio nel 2000, costruendo la più ampia piattaforma globale di business in materia di diritti umani, lavoro, ambiente e lotta alla corruzione.
È presidente di Ceres, la principale coalizione di investitori, organizzazioni ambientali e altri gruppi di interesse pubblico che lavora con le aziende e gli investitori per costruire la sostenibilità nei mercati e affrontare le sfide della sostenibilità, come il cambiamento climatico globale. Dirige anche l’Investor Network on Climate Risk (INCR), una rete di oltre 90 investitori che rappresenta un patrimonio di circa 10 miliardi di dollari e che coordina le risposte degli investitori degli Stati Uniti ai rischi finanziari e alle opportunità del cambiamento climatico. Lubber è stata amministratrice regionale della US Environmental Protection Agency e fondatrice e CEO di Green Century Capital Management, una società di gestione di fondi comuni di investimento compatibili con l’ambiente.
È partner e capo della comunicazione sulla CSR presso Lundquist, società di consulenza per la comunicazione aziendale a Milano (www.lundquist.it), e coordina gli annuali CSR Online Awards. Si è occupato della comunicazione in tema di CSR di numerose società quotate in Italia, Svizzera e Austria. Prima di entrare alla Lundquist ha lavorato per 12 anni come giornalista in Inghilterra e in Italia. È stato un giornalista e redattore di “Bloomberg News” a Milano, specializzata nel settore europeo dell’energia. Ha anche scritto per il “Financial Times” e collabora con altre testate, tra cui “European Energy Review”.
Giornalista freelance, scrive di scienza per diverse testate italiane e straniere tra cui “L’Espresso”, “la Repubblica”, “Wired” e “Wired UK”, “Il Sole 24 Ore”, e collabora con la Rai come autrice di programmi televisivi. Nel 2008 è stata premiata come miglior giornalista scientifica italiana dalla Fondazione Armenise-Harvard e dall’Unione Italiana Giornalisti Scientifici (UGIS). Realizza reportage e documentari sui temi dell’energia, della ricerca e dello sviluppo sostenibile.
Mervyn E. King Avvocato del Consiglio Maggiore, ex giudice della Corte Suprema del Sudafrica, professore di corporate citizenship all’Università del Sudafrica e presidente e fondatore della Commissione King sulla corporate governance in Sudafrica. È presidente della Global Reporting Initiative ad Amsterdam e membro del gruppo consultivo nel settore privato per la Banca Mondiale in materia di corporate governance.
Manuela Lehnus Ha collaborato alla realizzazione di documentari e servizi scientifici per il programma televisivo Sfera, su La7. Nel campo della comunicazione ha lavorato con l’Istituto Hoffman ed è consulente di Paramount Home Entertainment e DreamWorks. Dal 2002 scrive articoli di carattere divulgativo-scientifico per diverse testate periodiche nazionali, tra cui “D - la Repubblica” del gruppo Espresso e magazine editi da Mondadori, Hachette-Rusconi e RCS.
Ian McEwan Uno dei più importanti narratori contemporanei, McEwan è nato nel 1948 ad Aldershott e vive a Londra. È autore di due raccolte di racconti: Primo amore, ultimi riti e Fra le lenzuola; un libro per ragazzi: L’inventore di sogni; un libretto d’opera: For You. Ha pubblicato il saggio Blues della fine del mondo e i romanzi: Il giardino di cemento, Cortesie per gli ospiti, Bambini nel tempo, Lettera a Berlino, Cani neri, L’amore fatale, L’inventore di sogni, Amsterdam, Espiazione, Sabato, Chesil Beach e Solar. Tutti i suoi libri sono stati pubblicati in Italia da Einaudi.
Daniela Mecenate Scrive per “Il Sole 24 Ore” ed è autrice e conduttrice per Rai Radio Uno di programmi giornalistici d’attualità. Si occupa da tempo di economia, ambiente e tematiche di “cultura aziendale”: ha lavorato presso agenzie di stampa e poi ha svolto attività di comunicazione per grandi aziende italiane come TIM,Telecom Italia, SACE.
N. Craig Smith È professore di etica e responsabilità sociale e direttore accademico del gruppo di ricerca sulla responsabilità sociale d’impresa presso il Centro d’innovazione sociale INSEAD, in Francia. In precedenza ha insegnato alla London Business School, alla Georgetown University e alla Harvard Business School. Le sue attuali ricerche si occupano di consumismo etico/ attivismo dei consumatori, etica del marketing, coinvolgimento degli stakeholder. Svolge attività di consulenza presso varie organizzazioni che si occupano di marketing, sostenibilità e responsabilità sociale.
Stefania Stecca Si occupa di comunicazione organizzativa e relazioni pubbliche come consulente e formatrice. È docente e coordinatrice didattica del master di marketing e comunicazione Online+Offline+Unconventional. Sviluppa progetti di comunicazione partecipata in ambito pubblico, privato e politico. Collabora occasionalmente con riviste e periodici.
Elin Williams È una scrittrice e giornalista freelance che divide il suo tempo tra il Regno Unito (Oxford) e la Francia (Fontainebleau). È stata caporedattore di riviste e siti web, e si è poi specializzata nella scrittura in tema di business, formazione aziendale, responsabilità sociale e filantropia. Nel tempo libero s’impegna a essere un consumatore etico e, anche se non ci riesce sempre, trova ispirazione intellettuale nei dilemmi morali che incontra.
Editoriale
di Fulvio Conti
Questo numero di Oxygen è dedicato all’etica dell’impresa nella società del XXI secolo. Non è casuale. Credo che gli avvenimenti del decennio appena conclusosi abbiano reso questo tema centrale non solo per la strategia delle grandi multinazionali, ma anche per quella dell’agenda politica mondiale. In un mondo che cambia sempre più velocemente e, a volte, caoticamente, creare valore anche attraverso l’adozione e la promozione di valori etici e sociali, condivisi a livello locale e globale, è divenuto ormai imprescindibile per aziende e imprese. Il nuovo contesto aziendale
L’etica del profitto, insostituibile strumento per misurare la capacità dell’azienda di gestire la migliore allocazione delle risorse in un contesto competitivo, fino a non molto tempo fa da sola bastava a giustificare l’agire d’impresa. Oggi non è più sufficiente a sostenere la “licenza a operare” di qualsiasi attore economico. Di più: per poter vivere in questa era turbolenta, alle imprese viene richiesto di contribuire alla definizione dei nuovi modelli di sviluppo che la società sta ricercando e con ciò, dimostrare il suo percorso e livello di sostenibilità. Ogni azienda oggi deve saper rispondere alle molte nuove esigenze che nascono dalla crescente partecipazione di singoli componenti della società o singoli cittadini alla formazione di nuovi paradigmi di opinione pubblica. È la nuova dinamica chiamata “glocal” (globale/ locale) che interagisce su sistemi economici/ sociali bloccati, creando un’estrema volatilità. A tutto questo stanno cercando di dare una risposta le più recenti teorie sulla strategia dell’impresa, sul ruolo dei suoi leader, sulla gestione e sul marketing delle aziende, all’inizio di questo nuovo secolo definito turbolento e caotico da autori come Philip Kotler e John A. Caslione. Occorre prendere atto che questi tempi tormentati non sono semplicemente una conseguenza della crisi finanziaria iniziata nel 2008 o della velocità del cambiamento tecnologico e sociale degli ultimi trent’anni, che non ha eguali nella storia dell’umanità. Dobbiamo piuttosto considerare questo assetto in continua evoluzione non come una fase transitoria determinata da singoli fenomeni congiunturali ma come al nuovo volto della nostra normali-
tà, al nuovo scenario che contraddistinguerà i prossimi decenni. Una normalità composita e ambigua, certamente inaspettata, che ha messo in discussione modelli e comportamenti, che richiede elasticità per gestire la velocità del cambiamento e nuovi approcci persino per poter innovare. Nella “nuova normalità” si cercano modelli adatti a fronteggiare la crisi congiunturale riportando al centro di interesse e azione il tema dell’economia reale, il ruolo degli Stati e dei governi nei mercati e il fondamentale sistema di regole nuove e vincolanti per gestire le complessità del mondo finanziario globale. Ma, soprattutto, si punta alla creazione di un nuovo “ordine sociale” basato su valori morali, comportamenti trasparenti, rispetto per le persone fino ad anteporre il benessere collettivo ai propri interessi particolari. Probabilmente per questa ragione, la strategia d’impresa s’intreccia sempre più strettamente con il “divenire” della società globale e locale: una comunità nella quale tutte le sue componenti non sono più parti sociali ma “attori sociali”, non più soggetti che contrappongono interessi e rappresentanza, ma protagonisti di complesse dinamiche di condivisione e di scelte. Viviamo, come sottolinea Zygmunt Bauman, in una «società liquida», connotata dalla ricerca del benessere e da una crescita economica che deve confrontarsi con sfide epocali, quali il consolidamento delle grandi economie emergenti, la crisi dei modelli di welfare fino a oggi sperimentati, la definizione di nuovi assetti di governance planetaria, come nel caso della lotta al cambiamento climatico o della gestione delle crisi finanziarie. In questo contesto, le imprese, soprattutto le grandi multinazionali, sono divenute un punto di snodo cruciale, di incontro o di scontro, tra il mondo economico e la società.
La CSR come filosofia d’impresa per gestire la nuova realtà
La sfida per la costruzione di «un’altra economia», come la definirebbe Paul Krugman, che garantisca il superamento dell’attuale congiuntura negativa, attribuisce alle imprese e alle loro scelte strategiche un ruolo di attore sociale inedito quanto fondamentale per poter creare non solo nuovo valore economico, ma anche e soprattutto nuovi valori che consentano di ricostruire fiducia e affidabilità. È per queste profonde ragioni che da più parti si parla di “integrazione sociale dell’impresa”, come di una nuova visione del rapporto tra business e società, e la Corporate Social Responsibility (CSR) è divenuta una priorità ineludibile per i leader aziendali di tutto il mondo. D’altra parte, come è stato sottolineato nell’enciclica Caritas in veritate, «il rischio del nostro tempo è che all’interdipendenza di fatto tra gli uomini e i popoli non corrisponda l’interazione etica delle coscienze e delle intelligenze, dalla quale possa emergere come risultato uno sviluppo veramente umano». Vi è quindi un singolare parallelismo tra l’evoluzione del pensiero sociale e filosofico e quello dei grandi studiosi di strategia aziendale. Vi è in entrambi la ricerca di una “dimensione mancante” che riconcili, ritessendola, in un processo organico di tipo adattivo e in una visione di lungo periodo, l’apparente contrapposizione tra agire economico e benessere dell’umanità. Una contraddizione che Max Weber risolveva richiamando il significato etico del lavoro, e in particolare di quello intellettuale, sottolineando una connessione, innanzitutto etimologica, tra etica ed economia: in tedesco infatti il termine Beruf indica sia “lavoro-professione” che “missione-chiamata”. È proprio in questa dimensione che si collocano le migliori riflessioni sulle interazioni tra strategia aziendale e società, tra il pensiero critico, l’elaborazione intellettuale e i fondamenti dell’agire d’impresa. Visto in questa prospettiva, acquista una valenza innovativa anche l’impegno richiesto alle aziende nei confronti delle future generazioni nella costruzione di un domani più etico e sostenibile, più rispettoso e responsabile verso lo sviluppo degli esseri umani e del Pianeta.
Da queste riflessioni nasce una nuova visione del rapporto tra business e società, basato sull’integrazione sociale del ruolo dell’impresa, pianificato e rendicontato attraverso gli strumenti della CSR, come sostengono Michael E. Porter e Mark Kramer. Questo approccio elimina la tensione fra il business e la società, ponendo invece l’accento sulla loro profonda interdipendenza; e la dipendenza reciproca implica che le decisioni di business e le politiche sociali debbano seguire entrambe il principio di value proposition condivisa. Secondo Porter, «al cuore di ogni strategia c’è un set di bisogni che l’azienda è in grado di soddisfare per conto dei clienti che ha scelto di servire, mentre le altre non possono farlo. [...] La CSR raggiunge la massima valenza strategica quando un’impresa immette una dimensione sociale nella sua value proposition per amplificare il proprio vantaggio competitivo». Per mettere in pratica questi principi generali, un’impresa deve quindi integrare in una prospettiva di CSR gli schemi fondamentali che già impiega per analizzare la concorrenza e governare la propria strategia di business. Ovviamente nessun’azienda è in grado di risolvere tutti i problemi della società, né di sostenere i costi necessari per farlo, ma tutte devono selezionare i temi che s’intersecano con la propria area di business specifica. Così si può sviluppare un rapporto nel quale il successo dell’impresa e quello della comunità, nella sua accezione più ampia, si rafforzano a vicenda. Di più: quando la sostenibilità entra a far parte della catena del valore dell’azienda e del comune sentire della collettività, e gli investimenti sono adeguati a sostenere questo impegno, la CSR diventa parte quotidiana dell’attività di impresa.
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Editoriale
Le responsabilità delle multinazionali
Le multinazionali hanno oggi la responsabilità di diffondere nel mondo l’etica del lavoro e della sostenibilità, affiancando con funzioni di stimolo e proposta le istituzioni nazionali e sopranazionali. Prendiamo a esempio il dibattito sociale sulla limitazione delle emissioni di gas serra, lasciando per un momento da parte le dispute tra scienziati sulle dimensioni effettive del contributo delle attività umane al fenomeno del cambiamento climatico. Quello che dobbiamo fare è evitare misure parziali e asimmetriche che rischiano solo di provocare l’esodo di migliaia di imprese dai Paesi che si sono dati limiti tanto stringenti quanto velleitari: è il caso dell’Europa, verso quelle parti del mondo dove queste limitazioni non esistono. Per questo dobbiamo collaborare tutti, imprese e istituzioni, per costruire un quadro di regole certe e condivise, valide in ogni parte del globo. In questa direzione, l’esperienza reale delle imprese multinazionali può essere determinante. Per rafforzare, ad esempio, quei meccanismi che consentono di trasferire tecnologie a basso impatto ambientale nei Paesi emergenti che ancora non ne dispongono, permettendo di ottenere risultati molto maggiori in termini di abbattimento delle emissioni a parità di investimento. Naturalmente, occorre essere sempre consapevoli che l’integrazione di business e sostenibilità rappresenta un processo e un traguardo. Il raggiungimento di una competitività sostenibile, infatti, è possibile solo attraverso un impegno costante, da rinnovare nel corso degli anni come parte di una strategia di crescita basata su solidità finanziaria e redditività, sul coinvolgimento dei diversi attori sociali, su una politica di gestione delle risorse ambientali definita e condivisa. Per quanto riguarda in particolare il settore delle utility elettriche, in un mondo dove due terzi della popolazione non ha ancora raggiunto un adeguato livello di benessere, è nostra responsabilità che l’energia di domani sia abbondante, a costi ragionevoli e rispettosa dell’ambiente. La ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica possono aiutarci a sciogliere questo dilemma. Un comportamento socialmente
responsabile impone, quindi, a chi si occupa di energia, di investire nella ricerca e nello sviluppo di tutte le migliori soluzioni che l’uomo sta sperimentando. In un’economia globalizzata tutte le imprese, in qualunque settore operino, si vedono affidare oggi una grande responsabilità: guidare il cambiamento verso un domani nel quale la nostra prosperità dipenderà dall’innovazione che sapremo realizzare oggi, da un migliore impiego delle risorse e dalla centralità che sapremo dare alla conoscenza e ai valori di solidarietà che questo nuovo secolo richiede.
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TO BUILD A SUSTAINABLE ECONOMY WE NEED ENLIGHTENED COMPANIES.
DEVELOPING A SUSTAINABLE BUSINESS IS GOOD FOR EVERYONE. ABOVE ALL, FOR BUSINESS ITSELF. Enel is committed, on a daily basis, to be an ever more responsible business. We have organised this Sustainability Day so that sustainability thinking can be shared and discussed at a global level. www.enelsustainabilityday.com
Intervista a Ian McEwan
Solar Blues
di Stefano Milano
Ian McEwan, uno dei maestri della letteratura contemporanea, racconta a Oxygen le sue idee in tema di energie rinnovabili, riscaldamento globale e futuro del Pianeta. Sono i temi che attraversano il suo ultimo romanzo Solar, in cui s’incontrano letteratura e scienza, razionalità e natura umana.
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Hein van den Heuvel/Corbis
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oxygen 12 – 02.2011
Con il suo volto ascetico e gli occhi affilati, che gli conferiscono un’espressione di perpetua serietà sotto cui si cela un sorriso sardonico, Ian McEwan mi accoglie nella sua suite romana. È nella capitale per aprire il Festival delle Scienze 2011 con il suo Blues della fine del mondo, riflessione poetica sul pensiero apocalittico e sul bisogno che abbiamo tutti di poter immaginare una fine della nostra civiltà. O un nuovo inizio... McEwan sottolinea come la scienza e la cultura della ragione non siano ancora riuscite a trovare una mitologia che possa competere con il fascino della fine: «Il metodo scientifico, lo scetticismo, la razionalità in senso lato, devono ancora trovare un’epopea di sufficiente impatto, semplicità e fascino per competere con le antiche storie che danno senso alla vita della gente». Ma esiste un antidoto, che secondo lo scrittore britannico viene ancora prima della ragione e risiede nella curiosità: «Ogni racconto ha bisogno di una fine, oltre che di un inizio. E il racconto dell’umanità si alimenta da sempre al mito di un’apocalisse gloriosa. In realtà nessuno verrà a salvarci, dovremo pensarci da soli. Magari con l’invincibile impulso alla curiosità, vero marchio dell’indipendenza mentale».
Per McEwan la curiosità è un motore potente, e l’ha spinto, nel 2005, fino all’Artico insieme a scienziati e artisti per testimoniare gli effetti del riscaldamento globale: un viaggio che ha fatto scattare in lui la scintilla per scrivere Solar, il suo ultimo romanzo “ambientato” nell’epoca del global warming e delle energie rinnovabili. La scienza, l’energia e le soluzioni per salvare il Pianeta sono un’altra grande curiosità dello scrittore, che ha accettato con entusiasmo e notevole competenza di parlarne a Oxygen. Se di fronte al problema del riscaldamento globale «nessuno verrà a salvarci, dovremo pensarci da soli», McEwan ha sicuramente le idee molto chiare sulle strade da intraprendere.
Intervista a Ian McEwan
Non c’è niente di più visionario della scienza e di certe domande che si sta ponendo in questi anni.
Con Solar hai portato avanti un dialogo tra scienza e letteratura, affrontando grandi temi ma raccontandoli attraverso i risvolti della natura umana di una singola storia: quella del protagonista, il fisico Michael Beard. Come hai fatto a trovare il giusto equilibrio tra i due linguaggi? La difficoltà è stata occuparmi di temi ampi come i cambiamenti climatici, la morale politica e l’approccio scientifico, ma raccontandoli attraverso una storia che avesse vita al suo interno. Il protagonista non poteva essere un uomo qualunque; avevo bisogno di un essere umano molto particolare, con le sue glorie e le sue miserie, che si trovasse in certe situazioni e avesse delle relazioni sociali. La storia viene prima di tutto il resto e un romanzo muore se ti metti a dire al lettore come deve vivere, senza passare attraverso la narrazione.
Perché hai deciso di scrivere un romanzo “ambientato” nel mondo delle rinnovabili e del global warming? È un’idea che avevo in testa fin dalla metà degli anni Novanta, quando il riscaldamento globale è diventato un problema ineluttabile, unico e differente da tutti gli altri, perché è di tutto il mondo, non solo del Bangladesh, dello Yemen o del sud dell’Italia. È un dilemma universale per l’umanità che pone tutta una serie di altre questioni per la natura umana e per ciò che siamo, perché ci chiede di confrontarci con un problema che ha uno sviluppo abbastanza lento e di cui non vedremo le conseguenze in modo evidente prima di 80-100 anni. Per le democrazie, che hanno cicli molto di breve termine, cioè di 4-5 anni, è molto complicato confrontarsi con questo problema. Ad esempio, se i benefici saranno di medio-lungo termine, per i politici democratici che vogliono realmente occuparsi del global warming è molto difficile alzare le tasse sull’energia o mettere in atto altre politiche per ridurre le emissioni nel corso del loro breve mandato politico. È una questione che riguarda più in generale la natura umana: perché impegnarsi per fare qualcosa in favore di persone che vivranno in futuro e non conosceremo mai? È per questo motivo che il mio romanzo indaga la natura umana attraverso una doppia lente: racconta le sue complicate emozioni e le trasferisce a un livello politico e nel caos dell’egoismo dei singoli, degli interessi nazionali, della gelosia e della sfiducia.
Ma in questo scenario entra poi la parte razionale, e quindi la scienza... La razionalità umana è l’altra faccia della medaglia di questa storia. Tra il 2005 e il 2008 il riscaldamento climatico è diventato un tema molto dibattuto, forse addirittura il tema più importante, e con esso la consapevolezza che si doveva intervenire in qualche modo. Da quel momento l’attenzione è cresciuta esponenzialmente e questo tema non è stato più solo di interesse per gli ambientalisti e gli scienziati, ma è diventato ad esempio un asse portante della campagna elettorale di Obama e un problema con cui ogni governo del mondo doveva confrontarsi. E poi la grande attenzione positiva che si era creata è crollata all’improvviso con il fallimento delle trattative di Copenaghen... Sì. Il summit danese mi ha stimolato molto proprio mentre stavo scrivendo Solar: quel fallimento e la tempesta di neve che si è abbattuta sulla capitale danese, sui 2000 delegati che partecipavano al summit, sull’intransigenza dei cinesi, sulla rassegnazione degli europei, sull’attivismo sterile degli americani hanno acceso la mia immaginazione e ho rimesso mano al libro, che era quasi concluso. I partecipanti al summit mi sembravano personaggi perfetti per una commedia di Molière e il mio protagonista – il premio Nobel per la fisica Michael Beard – è molto simile a quei delegati.
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Siamo molto bravi a cooperare, ma anche molto egoisti. Abbiamo questa doppia natura, e quel che può fare la letteratura è illuminarla, e farci vedere quanto siamo deboli, ma anche quanto siamo potenzialmente forti. 014
E pochi mesi fa, quasi nel disinteresse e nella rassegnazione generali, è arrivato il vertice di Cancún. Come valuti gli esiti di questo ultimo summit? Cancún è stato quasi ignorato dai media ma è servito per ricostruire dalle macerie danesi. Lo spostamento della posizione cinese è stato il vero fatto rilevante. A Copenaghen i cinesi vedevano ogni tipo di negoziazione sulle emissioni come una minaccia, ora la vedono come un’opportunità. Se ogni nazione deve ottenere il 20% dell’energia dalle rinnovabili, per i cinesi è un bene, perché loro sono già leader mondiali. E quindi hanno cambiato posizione ovviamente per interesse, e non per la virtù che porta con sé una scelta “verde” di questo tipo. È la stessa cosa che dico nel romanzo: le scelte avvengono sempre per interesse personale, mai per virtù. Proprio per questo motivo, rimango ottimista: il declino della produzione di petrolio e il suo prezzo in crescita ci spingeranno a un cambiamento.
Di cosa c’è bisogno per uscire dall’attuale situazione di stallo? Abbiamo bisogno di una nuova rivoluzione industriale. E questa rivoluzione verrà fatta dalle persone pragmatiche, competitive, ambiziose. Dalle persone capaci, per esempio, di costruire una nuova rete elettrica negli Stati Uniti, dove adesso è posseduta localmente ed è un vero caos, impossibile da gestire. Quale credi debba essere l’equazione energetica per uscire dal territorio di transizione in cui ci troviamo? Dobbiamo liberarci del carbone e del petrolio, e più avanti del gas, e al momento dobbiamo puntare a un portfolio energetico quanto più pulito possibile. La mia conclusione, rassegnata ma pragmatica, è che non possiamo fare a meno di includere il nucleare tra le fonti di cui abbiamo bisogno. Nel breve-medio periodo, cioè entro 20 anni, non saremo in grado di avere l’energia che ci serve dalle rinnovabili. Per esempio, oggi a Roma non c’è vento e il cielo è coperto, e allo stato attuale delle cose non si possono mandare avanti questa città, i trasporti pubblici e gli ospedali solamente con il sole e il vento. Se vogliamo liberarci delle fonti fossili, credo che avremo bisogno, come minimo per una generazione, dell’energia nucleare.
Questa posizione è influenzata anche dalla tua amicizia con Stewart Brand, che recentemente, nel suo Una cura per la Terra – Manifesto di un ecopragmatista, ha proclamato quattro eresie per il movimento ambientalista, tra cui anche la necessità dell’energia nucleare? Stewart, che stimo tantissimo, era un oppositore del nucleare fin da quando ha contribuito a creare il movimento ambientalista americano; poi, per ragioni convincenti e che condivido, ha cambiato pragmaticamente idea. Ma non è l’unico: anche Jared Diamond e James Lovelock hanno cambiato opinione da parecchio tempo. Il movimento ambientalista deve imparare ad amare le città, la scienza, le nuove tecnologie e probabilmente anche il nucleare.
Intervista a Ian McEwan
In ogni disastro, come nel caso del riscaldamento globale, ci sono un sacco di opportunità che dobbiamo saper cogliere. Credo che gli esseri umani siano molto più adattabili e flessibili di quanto i governi credano. Lester Brown, un altro storico ambientalista americano, tempo fa in un’intervista mi ha detto che ai vertici internazionali sul clima i governi dovrebbero mandare i migliori scienziati e i visionari, invece che gli avvocati e i diplomatici. Che effetto ha sul tuo razionalismo questa provocazione? Abbiamo sicuramente bisogno di visionari, ma non ai vertici internazionali. Ciò di cui abbiamo bisogno sono accordi rapidi, pragmatici e realistici. E non lo dico perché non amo i visionari, ma perché le contrattazioni dei vertici sul clima sono estremamente noiose e c’è bisogno di numeri, non di sogni. Saremo in grado di raggiungere una riduzione del 20% delle emissioni? Riusciremo ad arrivare al 15, 20, 50 oppure 80% dell’energia dalle rinnovabili? Sono domande a cui solo persone molto pratiche, come gli ingegneri delle compagnie energetiche, possono rispondere.
Michael Beard, il protagonista di Solar, lavora a un progetto complesso: la fotosintesi artificiale che potrebbe consentire la produzione di carburanti economici e materiali per l’industria chimica a partire dall’energia solare rinnovabile. Per arrivare a Beard ti sei sicuramente ispirato a progetti reali, come ad esempio il lavoro di Michael Grätzel sulle celle fotovoltaiche a tinta sensibilizzata, alternative all’attuale tecnologia delle celle solari al silicio. O a quello di Takashi Yabe con il ciclo di iniezione del magnesio. Forse i veri visionari sono gli scienziati che lavorano ad ambiziosi progetti futuribili nel campo delle energie alternative? Non c’è niente di più visionario della scienza e di certe domande che si sta ponendo in questi anni: l’energia del futuro verrà dal magnesio? O da quale altra fonte? Quale apporto possono avere le nanotecnologie e la meccanica quantistica? Il fotovoltaico del futuro, cioè l’idrogeno che deriva dalla scissione dell’acqua per mezzo della radiazione solare, accumulando calore e risolvendo il problema dell’intermittenza del sole, sarà la soluzione sul tetto di tutte le nostre case? Ho molta fiducia nelle nuove tecnologie e chissà, forse i nobili sogni miei e di Michael Beard di riuscire a raggiungere la fotosintesi artificiale, che non sembra impossibile, potrebbero salvarci.
Anche la letteratura può illuminare la strada dei cambiamenti futuri? Qual è il suo ruolo in questo scenario? Abbiamo bisogno di una nuova fonte di energia per la civilizzazione, di una nuova “batteria” che non sia il petrolio o il carbone. Ma è molto difficile cambiare le cose a causa di ciò che siamo: siamo molto bravi a cooperare, ma anche molto egoisti. Abbiamo questa doppia natura, e quel che può fare la letteratura è illuminarla, e farci vedere quanto siamo deboli, ma anche quanto siamo potenzialmente forti. In ogni disastro, come nel caso del riscaldamento globale, ci sono un sacco di opportunità che dobbiamo saper cogliere. Credo che gli esseri umani siano molto più adattabili e flessibili di quanto i governi credano.
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Photoreport
Corporate Social Responsibility
fotografia Elena Segatini Bloom, Corbis
«Si tratta di un principio secondo il quale le aziende decidono di integrare volontariamente gli aspetti legati al sociale e all’ambiente, nel contesto delle loro attività finanziarie e produttive». (Commissione Europea)
Intervista a Georg Kell
CSR: la “cittadinanza d’impresa” In questa intervista esclusiva concessa a Oxygen, Georg Kell, direttore esecutivo di UN Global Compact, spiega i progressi fatti in questi 11 anni di attività e rivela anche la prossima sfida dell’UN Global Compact 2.0.
di Pino Buongiorno
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Mike Kemp/Tetra Images/Corbis
Se c’è un campo dove l’Italia non fa una brutta figura nel mondo, ma è anzi considerata unanimemente fra le prime della classe, questo è la responsabilità sociale d’impresa. In particolare, all’interno del programma gestito dall’ONU che si chiama Global Compact, che ha ormai 11 anni di vita e serve come organizzazione-ombrello volontaria per tutte quelle imprese che decidono di sottoscrivere i 10 principi universali sui diritti umani, il lavoro, l’ambiente e la lotta alla corruzione. Le compagnie italiane che partecipano attivamente all’UN Global Compact sono attualmente 192 e comprendono il fior fiore del business e della società civile. Sono state le prime ad aderire e anche le prime a formare il network locale, uno dei 70 presenti in tutto il mondo. Quando Georg Kell, il direttore esecutivo di UN Global Compact, mi racconta nel suo ufficio di New York il ruolo italiano nella responsabilità sociale d’impresa aggiunge di aver notato sempre un enorme entusiasmo e un grande coinvolgimento da parte delle società italiane, come testimonia anche l’ultimo summit dei leader aziendali organizzato dall’ONU. Non c’è dubbio alcuno che l’accresciuta attenzione verso la CSR è un prodotto della globalizzazione nel momento in cui la responsabilità sociale d’impresa
è diventata indispensabile per accedere ai nuovi mercati e farsi accettare localmente sia per ottenere le licenze necessarie sia per fortificare il proprio brand. In questo senso, la CSR è assai più di uno strumento di pubbliche relazioni: è una strategia di business cruciale, che rafforza le compagnie, le rende capaci di gestire i rischi e le opportunità e infine le integra ulteriormente nel mercato globale. In questa intervista esclusiva a Oxygen, Georg Kell – che è di origine tedesca e ha una lunga esperienza come analista finanziario in Africa e in Asia prima di essere assunto all’UNCTAD (United Nations Conference on Trade and Development) a Ginevra – spiega i progressi fatti dal 2000 e rivela anche la prossima sfida dell’UN Global Compact 2.0. Cominciamo da una questione che nessuno finora sembra aver chiarito bene: la definizione esatta di responsabilità sociale d’impresa. Intanto, noi di Global Compact preferiamo chiamarla “cittadinanza d’impresa” nel senso che è il ruolo del business nella società a prestare maggiore attenzione verso alcuni problemi, come l’ambiente, la lotta alla corruzione, l’abuso sul lavoro. Non è una disputa meramente linguistica. Nel mondo d’oggi, dove il business è diventato globale, ma i governi sono rimasti locali,
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Ken Straiton/Corbis
le imprese devono farsi carico delle responsabilità sociali per le proprie azioni. Mi spiego meglio. All’inizio, la CSR aveva molto a che fare con i prodotti di consumo. Nel corso degli anni il focus si è spostato sulle risorse al punto che l’aspetto ambientale è diventato assai più importante sebbene il sociale lo sia ancora. Più recentemente, la componente della governance ha assunto maggiore rilevanza a causa dei cambiamenti delle regole in alcuni dei mercati principali e dei progressi nella trasparenza.
tostante perché molti nei movimenti della società civile si dichiaravano contrari all’economia di mercato. Oggi le priorità sono cambiate. Le classiche imprese del mondo avanzato non sono gli unici giocatori sulla scena globale. Emergono nuovi protagonisti e molti di loro vengono dalla Cina, dall’India, dal Brasile. In secondo luogo, l’aspetto delle risorse naturali e dell’energia è entrato di prepotenza fra le priorità a causa delle preoccupazioni sul cambiamento del clima e sulla scarsità delle risorse naturali e dei beni primari.
Qual era la vostra priorità 10 anni fa? La globalizzazione. Vi ricordate quello che successe al G8 di Genova e anche a Seattle, dove i sindacati e i gruppi ambientalisti si unirono contro le regole della globalizzazione sul commercio. La catena di forniture nelle aziende tessili fu messa al centro delle campagne No Global in vari paesi. Un’altra grande questione era l’ideologia sot-
C’è stata una fase spartiacque? Dentro il movimento della CSR un cambiamento fondamentale è avvenuto fra il 2004 e il 2005 e la crisi finanziaria lo ha esacerbato. Dieci anni fa, la responsabilità sociale era principalmente una questione morale. Le compagnie dicevano: “Voglio fare la cosa giusta, voglio investire nelle comunità”. Oggi la dimensione morale è ancora im-
portante, ma si è aggiunta una nuova dimensione più materiale. In buona sostanza si riconosce che i diritti umani, l’abuso sul lavoro, la lotta alla corruzione hanno implicazioni materiali per i risultati finanziari. In altre parole, il mercato comincia a riconoscere che queste problematiche si traducono in profitti in un modo o in un altro. Ignorarle costa assai caro al brand. Se te ne fai carico invece sei meglio attrezzato ad affrontare i rischi e a creare valore per i tuoi azionisti. Ora anche gli investitori cominciano a dare importanza a tutto ciò perché ritengono che affrontare queste tematiche in modo attivo sia un asset e non farlo ti esponga invece ai guai. Ecco perché la Piattaforma degli investimenti responsabili, lanciata dall’ONU nel 2006, sta crescendo rapidamente. Ci sono attualmente 800 fra investitori o istituzioni che partecipano al progetto.
CSR: la “cittadinanza d’impresa”
Nel mondo d’oggi, dove il business è diventato globale, ma i governi sono rimasti locali, le imprese devono farsi carico delle responsabilità sociali per le proprie azioni.
Qual è stato finora l’impatto dell’organizzazione che lei guida nella pratica quotidiana del mondo del business? Il primo impatto può essere rintracciato all’interno delle compagnie. Come ho detto, dieci anni fa, poche imprese avevano un’esplicita politica sui diritti umani e l’anti-corruzione e anche il loro sistema di gestione dell’ambiente non aveva preminenza. Attraverso l’UN Global Compact molti partecipanti hanno realizzato profondi miglioramenti mettendo finalmente enfasi su queste problematiche. Il nostro modello implica una valorizzazione continua: inizia con l’impegno della leadership aziendale, che è fondamentale. Successivamente ci aspettiamo ogni anno una migliore performance rispetto ai 12 mesi precedenti e insistiamo sulla divulgazione dei progressi realizzati con una vera e propria relazione annuale. In questo modo s’impone la trasparenza. Con quali risultati? Eccoli. Il 7% dei nostri partecipanti ha detto che non avrebbero mai integrato la governance ambientale e le questioni sociali se Global Compact non fosse esistito. Il 20% ha aggiunto che la nostra organizzazione ha accelerato questo processo. Un’altra larga fetta ha rivelato che Global Compact ha contribuito a integrare questi temi dal momento che non erano strategicamente parte dell’agenda della leadership. Resta il 20% che ha concluso che, anche senza di noi, i manager lo avrebbero comunque fatto. In buona sostanza credo che siamo riusciti ad accelerare la diffusione dei principi della responsabilità
sociale nelle strategie dei consigli di amministrazione in tutto il mondo. È soddisfatto dei progressi fatti? No, chiaramente no. La nostra ambizione è di rendere i mercati globali assai più robusti e sostenibili grazie ai valori condivisi e riconosciuti universalmente. Dopo 10 anni di sforzi abbiamo 6000 partecipanti attivi. Questo numero può sembrare enorme, ma, secondo alcune stime credibili, ci sono almeno 80.000 multinazionali in attività. Voglio dire che abbiamo ancora una lunga strada da percorrere. In secondo luogo, ci sono profonde differenze all’interno dei nostri 6000 partecipanti: alcuni sono molto avanti nella sfida della sostenibilità e altri sono solo all’inizio del loro percorso virtuoso. Al nostro summit dei leader industriali (e ripeto: anche qui con il forte coinvolgimento degli italiani) abbiamo di recente lanciato il Blueprint for Sustainability Leadership, che definisce più precisamente cosa significa essere leader in questo settore. Noi riteniamo che pochissime imprese possono attualmente dire di essere al top nell’innovazione in tutte le aree. Molte hanno gap di adempimenti nel senso che i top manager capiscono l’importanza della CSR e si battono per implementarla, ma poi ci sono le aziende affiliate in tutto il mondo che sono assai indietro con la realizzazione degli obiettivi fissati a livello centrale. La recessione ha rallentato il vostro lavoro? Abbiamo svolto diversi sondaggi fra i nostri amministratori delegati. Il pri-
mo risultato è che la recessione ha prodotto molti tagli dei costi con tutte le conseguenze sulla spesa sociale, sulla filantropia e via dicendo. Ma nello stesso tempo l’economia reale, in particolare le società manifatturiere, hanno rafforzato i loro impegni basati sui valori perché quando sei in crisi hai la necessità di implementare i tuoi propositi sociali di lungo periodo. La ragione è chiara: la crisi finanziaria ha dimostrato che non affrontare i rischi sistemici e non essere preparati è un disastro. Regola numero uno: bisogna trovare nuovi modi di anticipare e integrare gli aspetti ambientali e di governance. Regola numero due: recuperare la fiducia persa e il senso smarrito del brand. Bisogna cioè ridefinire quello che è giusto e quello che è sbagliato. La crisi finanziaria è stata associata a molti errori etici, a molti sbagli individuali, ai fallimenti del mercato e via dicendo. Il ritorno sul palcoscenico del giusto e dell’ingiusto ha rafforzato la ricerca dell’etica e della fiducia. Terza regola: l’attenzione verso gli obiettivi di lungo periodo. Purtroppo i mercati finanziari, Wall Street e le altre borse, non sembrano avere appreso la lezione: il focus sulle transazioni a breve termine porta solo disastri. Il gioco d’azzardo è la traduzione di tutto questo. Fai solo una scommessa e vuoi vincere senza preoccuparti delle conseguenze. Quando invece sei orientato sul lungo periodo vuoi essere sicuro che in 5 o 10 anni quello che costruisci sia ancora forte. Ecco perché bisogna allontanare l’ossessione della massimizzazione del profitto a breve. Questa terza dimen-
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sione è assai importante perché speravamo che la crisi finanziaria avrebbe prodotto più iniziative verso i valori di lungo periodo, ma sfortunatamente non è ancora accaduto. Cosa ha in mente per il futuro? Come Global Compact cambierà nel prossimo decennio per aiutare il business e la società civile? Dipende molto dagli sviluppi politici. Ci sono due scenari estremi. Il primo è quello di un mondo dove le tensioni di rivalità non sono ben gestite e dove i mercati più forti ritorneranno a guardare dentro se stessi, ai propri interessi particolari. Questa sarebbe una tragedia per tutti. È una possibilità perché gli esseri umani sfortunatamente sono inclini a ripetere gli errori. Se il mondo si rivolge al nazionalismo e al protezionismo allora la responsabilità sociale d’impresa non ha alcun futuro. Se do-
vessi scommettere darei il 50% di possibilità a questo scenario. C’è poi la seconda visione. In un mondo nel quale riusciamo a governare bene l’integrazione globale e dove le tensioni possono essere superate, penso che i mercati mondiali possano uscirne rafforzati. Se così sarà prevedo che la CSR diventerà ancora di più una forza di trasformazione perché è una parte del successo a livello d’impresa. Solo le aziende che amministreranno questo tipo di questioni rimarranno al top. Questo significa che i problemi non-finanziari avranno ancora un valore e che gli investitori premieranno le scelte coraggiose. Ciò significherà anche che le scuole di business in tutto il mondo dovranno far propri questi temi inserendoli nei curricula per la generazione futura dei leader industriali. Nello scenario di un mondo aperto e multilaterale, dove la competizione
rimane un parametro essenziale, la sostenibilità d’impresa stabilirà se stessa come un tratto caratterizzante della competitività. All’ultimo World Economic Forum di Davos avete lanciato l’UN Global Compact Lead. Perché? Il Lead è una piattaforma assai importante perché il tradizionale Global Compact è cresciuto così tanto che abbiamo bisogno di sostenere il trend positivo. Le aziende hanno preso a entrare in competizione l’una con l’altra e devono fissare il trend per il cambio di direzione. Questo è lo scopo del Lead, di cui fanno parte 50 multinazionali di tutto il mondo Incluse due italiane, l’Enel e l’Eni, come leggo? Giusto. Come sempre, le imprese italiane fanno parte delle nostre sfide.
CSR: la “cittadinanza d’impresa”
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La crisi finanziaria è stata associata a molti errori etici, a molti sbagli individuali, ai fallimenti del mercato e via dicendo. Il ritorno sul palcoscenico del giusto e dell’ingiusto ha rafforzato la ricerca dell’etica e della fiducia.
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UN Global Compact Nel 2000, quando fu lanciata a New York, nel Palazzo di Vetro, come l’iniziativa dell’ONU sulla responsabilità d’impresa, Global Compact riuniva appena 50 aziende. Undici anni dopo sono diventate 6300, in rappresentanza sia del business sia della società civile. Provengono da 130 Paesi diversi. In media aderiscono ogni mese 100 nuove imprese anche se, contemporaneamente, ne escono una sessantina perché non sono riuscite a mantenere gli standard richiesti né a mettere nero su bianco i progressi fatti. In molti casi le corporation si associano localmente per formare le reti di Global Compact per ciascun Paese: ce ne sono attualmente una settantina.
UN Global Compact è nata come una risposta del mondo del business alla globalizzazione. Per aderire le aziende devono sottoscrivere i 10 principi universali, già accettati dai governi, che riguardano in particolare i diritti umani, gli abusi sul lavoro, l’ambiente e la lotta alla corruzione. In questo modo il business contribuisce nel far progredire gli obiettivi dell’ONU, come i Millennium Development Goals. In buona sostanza, il significato vero di questa organizzazione è che, se le imprese accettano volontariamente di far propri i valori universali, se scelgono cioè di agire in un modo regolato da principi ovunque esse fanno business, allora la legittimità sociale dei mercati aperti e l’economia globale possono essere rafforzate. In pratica operano in antitesi al protezionismo, che pure, a causa della crisi economico-finanziaria, sta avanzando in tutto il mondo.
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Il reporting integrato: standard entro il 2020 «Il reporting integrato non intende sostituire quello finanziario o sulla sostenibilità. Ma, poiché contiene un riepilogo delle informazioni finanziarie e sulla sostenibilità nonché la direzione strategica nel lungo periodo dell’impresa, non c’è dubbio che non possa più aspettare, a causa delle crisi del nostro tempo». Il nuovo standard internazionale secondo Mervyn King, presidente del Global Reporting Iniziative.
di Mervyn E. King
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La storia ci insegna che negli ultimi cento anni gli eventi o le crisi globali hanno cambiato il modo in cui le imprese preparano i loro rapporti. Ad esempio, dopo la Grande depressione ci furono dei mutamenti per quanto riguarda la valutazione dei beni secondo mercato, e quando in Inghilterra scoppiarono lo scandalo Maxwell e quello della BCCI ne seguì il Cadbury Report su “Gli aspetti finanziari della governance”, che ebbe un impatto enorme sul reporting aziendale. Nel 2001, le batoste di Enron/Worldzom generarono una legge, il Sarbanes-Oxley Act, che contiene una serie di regole per il reporting aziendale. Nel 2008, è stata la crisi finanziaria globale a influire sul corporate reporting. Il mondo però non ha mai dovuto affrontare crisi come quelle odierne. E queste crisi sono scoppiate nel contesto di un mondo elettronico piatto e privo di confini dove nei prossimi decenni la crescita economica più veloce riguarderà le economie emergenti più di quelle sviluppate. Al momento sono in atto tre crisi, e cioè la crisi finanziaria globale, la crisi del cambiamento climatico e quella del “debito ecologico” (in altre parole abbiamo usato e continuiamo a usare le risorse naturali del Pianeta a una velocità superiore rispetto a quella a cui la natura riesce a rigenerarle).
Le imprese non operano in un vuoto. Di conseguenza tutti i consigli di amministrazione devono tenere conto di queste tre crisi quando decidono la pianificazione a lungo termine del business delle imprese, senza dimenticare che la crescita economica più veloce avverrà nei paesi in via di sviluppo. Il modo in cui sono stati gestiti gli affari negli ultimi cent’anni si basava su due falsi presupposti. Il primo è che il Pianeta possegga delle risorse naturali inesauribili, e il secondo che la Terra abbia una capacità infinita di assorbire le scorie. Non è vera né una cosa né l’altra. A causa di queste crisi e di questi falsi presupposti, è piuttosto chiaro che i business non possono procedere “as usual”. Questo è esacerbato dalla questione del sovrappopolamento, data la previsione di altri tre miliardi di persone sul Pianeta entro il 2045. Di conseguenza, le imprese devono imparare a fare di più con meno. È anche generalmente accettato che il reporting influenzi la condotta. Un’impresa che presenti rapporti sull’impatto che le sue operazioni hanno sulla società e sull’ambiente gestirà tali questioni con maggiore attenzione di un’impresa che non prepari alcun rapporto. Agli stakeholder dell’impresa, comunque, servono queste informazioni sull’impatto per valutare la sostenibilità del business di un’azien-
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da. I grandi azionisti di oggi sono le istituzioni finanziarie e soprattutto i fondi pensione. I fondi pensione, a loro volta, rappresentano i cittadini di un paese, che sono i beneficiari ultimi del fondo. Ai fiduciari che amministrano i fondi spetta il difficile compito di dare una valutazione informata sulla sostenibilità del business di un’impresa in cui intendono investire. Un fiduciario non può dare una valutazione informata basandosi esclusivamente su un rapporto finanziario. I fiduciari devono sapere in che modo l’azienda gestisce il suo impatto sulla società e l’ambiente, e come il consiglio di amministrazione valuti le questioni di sostenibilità pertinenti al business dell’azienda all’interno della sua strategia a lungo termine. Ad esempio, se si tratta di un’azienda che produce bibite, un fiduciario deve sapere in che modo l’impresa avrà accesso all’acqua potabile nel lungo periodo. È all’interno di questo contesto che la crisi dell’economia “Take, Make, Waste” (“Prendi, fai, butta”), alla base delle decisioni prese negli ultimi cento anni, ha portato a un incontro, nel luglio del 2010 a Londra, di realtà molto diverse tra loro. Tra queste c’erano International Federation of Accountants (IFAC), Accounting for Sustainability – Prince Charles’ Trust, IAASB (International Auditing and Assurance Stan-
dards Board), IASB (International Accounting Standards Board), IOSCO (International Organization of Securities Commission), UNDP (Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo), GRI (Global Reporting Initiative) e – presenza quanto mai significativa – FSAB (Financial Accounting Standards Board). Significativa perché il Financial Standards Accounting Board d’America e l’International Accounting Standards Board, che ha promosso gli International Financial Reporting Standards, dibattono da anni sulla convergenza degli standard americani con quelli internazionali. Mentre il dibattito infuriava, il Pianeta entrava nelle tre crisi citate prima. Dopo un’ora di incontro, i rappresentanti di questi organismi mondiali, seppure con interessi diversi nel reporting aziendale, avevano trovato una comunanza di intenti e concordato che le imprese devono cominciare a riferire sugli impatti, positivi e negativi, che le loro attività hanno sulla società, l’ambiente e la finanza. In breve, il reporting integrato. Che il mondo l’abbia accettato è ormai chiaro dal fatto che certi paesi hanno cominciato a legiferare al riguardo. La Danimarca, ad esempio, nella sua legge sul bilancio impone alle sue 1000 imprese più importanti di riferire o spiegare l’impatto della loro attività sulla società e
Il reporting integrato: standard entro il 2020
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sull’ambiente. L’ IIRC (International Integrated Reporting Committee), fondato nel luglio 2010 a Londra, richiede che il reporting aziendale sia stilato in un linguaggio chiaro e comprensibile, così che i lettori possano capire come l’attività dell’impresa abbia inciso, positivamente e negativamente, sulla società, sull’ambiente e dal punto di vista finanziario, e possano farsi un’idea informata della sostenibilità del business dell’azienda. Questo non sarebbe possibile basandosi soltanto sui rapporti finanziari. L’International Integrated Reporting Committee spera di poter produrre entro l’ottobre del 2011 un documento di discussione sul reporting integrato e confida di riuscire a convincere i G20 a seguire l’esempio danese, creando quindi un paradigma legale per il reporting, o a spiegare quali effetti abbiano le attività delle imprese sulla società, l’ambiente e dal punto di vista finanziario. I consulenti finanziari più importanti del mondo si sono riuniti a Ginevra nell’ottobre del 2010 e a Kuala Lumpur nel novembre del 2010; in queste occasioni, hanno riconosciuto di essere i professionisti più vicini alle business persons, e quindi hanno il dovere non solo professionale ma forse anche sociale di assicurarsi che l’impresa riferisca sugli impatti sulla società e sull’ambiente. L’identità stessa delle imprese
è cambiata. L’impresa è diventata importante per la società quanto l’unità familiare. Alcune delle grandi imprese multinazionali, per cui l’OCSE ha preparato delle linee guida riguardanti il modo in cui dovrebbero condurre il loro business, hanno economie più grandi della maggior parte dei paesi. L’impatto che hanno sul nostro mondo è evidente. La crisi finanziaria globale sta ancora avendo degli effetti sul mondo e la crisi dell’euro è tuttora in atto. Dalla Grande depressione degli anni Trenta sappiamo però che il capitale finanziario verrà reintegrato, ma il capitale naturale, una volta speso, non può essere ripristinato. Per farla breve, il reporting aziendale non è più quel che era un tempo. Oggi deve avere un linguaggio chiaro e comprensibile e deve spiegare al lettore come l’attività dell’azienda sarà sostenibile nel lungo periodo. La formula è semplice. Niente Pianeta, niente persone, niente profitto. Il reporting integrato non intende sostituire quello finanziario o sulla sostenibilità. Ma, poiché contiene un riepilogo delle informazioni finanziarie e sulla sostenibilità nonché la direzione strategica nel lungo periodo dell’impresa, non c’è dubbio che sia una forma di reporting che non può più aspettare, a causa delle crisi del nostro tempo.
Glossario CSR
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A
Audit ecologico: valutazione sistematica di criteri ambientali, non finanziari, in una decisione d’investimento. Audit etico: valutazione sistematica di criteri etici, non finanziari, in una decisione d’investimento. Audit sociale: valutazione sistematica dell’impatto sulla società da parte di un’impresa rispetto a certe norme e aspettative.
B
Bilancio ambientale: strumento di gestione/ comunicazione che descrive le performance ambientali di un’impresa valutando gli impatti ecologici delle attività commerciali. Bilancio di sostenibilità: strumento di gestione/comunicazione che rendiconta, oltre alla performance economica, anche le performance sociali e ambientali di un’impresa in un’ottica di risposta alle necessità dei portatori d’interesse.
Bilancio sociale: strumento di gestione/comunicazione che descrive la dimensione sociale dei rapporti tra l’organizzazione e gli stakeholder integrandone le esigenze nelle scelte strategiche. BPD (Business Partners for Development): rete internazionale informale che riunisce imprese e rappresentanti governativi e della società civile. Suo obiettivo è promuovere nel mondo esempi di partnership tripartite a favore dello sviluppo sociale ed economico. BSR (Business for Social Responsibility): rete internazionale di imprese creata nel 1992 il cui obiettivo è fornire ai suoi membri prodotti e servizi innovativi che li aiutino a ottenere una riuscita commerciale rispettosa dei valori etici, delle persone, delle comunità e dell’ambiente.
C
Capitale intellettuale: la rappresentazione di tutte le risorse che costituiscono la ragione della differenza tra il valore di mercato e quello contabile di un’organizzazione e consentono alla stessa di generare un vantaggio competitivo nel tempo. Il Capitale intellettuale d’impresa, quindi, è rappresentato dall’insieme di queste tre risorse: capitale relazionale, strutturale e umano.
Capitale relazionale: prodotto dal rapporto con i clienti, fornitori e altri soggetti esterni (Università, Centri di Ricerca, ecc.), rappresentato dall’immagine, reputazione, soddisfazione, fidelizzazione e prodotto dalla marca, intesa come marchio di fabbrica. Capitale strutturale: prodotto dall’insieme di procedure, istruzioni, modelli organizzativi, strumenti di comunicazione ed elementi che consentono il passaggio del sapere dalla sfera individuale a quella dell’organizzazione. Capitale umano: prodotto dalle competenze, intese come insieme di conoscenze, abilità e comportamenti delle persone. Codice etico: documento d’indirizzo che definisce le linee di condotta degli appartenenti all’organizzazione nei confronti di tutti gli stakeholder e chiarisce i principi basilari che animano le scelte aziendali.
Commercio etico: si propone di elevare le condizioni di lavoro sulle grandi catene di produzione a livello di norme minime fondamentali e di eliminare le peggiori forme di sfruttamento della manodopera, come il lavoro minorile, il lavoro forzato o le officine clandestine. I criteri di valutazione e azione si basano generalmente sulle convenzioni fondamentali dell’ILO. Corporate giving (o direct giving): donazioni, elargizioni, liberalità erogate dall’impresa a favore di organizzazioni e iniziative aventi utilità sociale/ambientale. In questo caso il contributo dell’impresa alle organizzazioni e ai progetti correlati è esclusivamente di tipo monetario. CSR (Corporate Social Responsibility): questo acronimo, traducibile in italiano con responsabilità sociale delle imprese (RSI), può essere definito come «integrazione su base volontaria, da parte delle imprese, delle istanze sociali ed ecologiche nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate». Essendosi affermata, a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, una concezione basata sulla consapevolezza della crescente interdipendenza tra i risultati economici e quelli sociali, molte imprese (piccole, medie e grandi) hanno cominciato a tenere in conto preoccupazioni di natura non finanziaria all’interno della loro visione strategica complessiva.
D
Disclosure: attività informativa che le aziende promuovono nei confronti del mercato, volontariamente o per legge, per aumentare la propria trasparenza. DJSI (Dow Jones Sustainability Index): indice di quotazione delle imprese che si impegnano nello sviluppo sostenibile, fornito da Dow Jones in associazione con il SAM (Sustainable Asset Management).
E
Efficienza ecologica: concetto secondo il quale un miglioramento dell’utilizzazione delle risorse può limitare il degrado dell’ambiente e ridurre i costi.
Etichetta sociale: parole e simboli apposti su un prodotto al fine di influire sulla decisione di acquisto dei consumatori fornendo una garanzia in merito all’impatto sociale ed etico di un processo commerciale sulle altre parti interessate.
F
FTSE4Good Index (Financial Times Stock Exchange for Good Index): è l’indice che include le aziende europee che si distinguono per gestione trasparente e applicazione di criteri sostenibili. L’indice FTSE4Good valuta la performance delle aziende che sono globalmente riconosciute per gli alti standard di responsabilità sociale. L’indice viene rivisto due volte l’anno, a marzo e a settembre, per includere eventuali nuove aziende ed escludere invece quelle che non hanno mantenuto gli standard di sostenibilità richiesti.
Finanza etica: l’investimento etico consiste nella selezione e nella gestione degli investimenti (azioni, obbligazioni, prestiti) condizionata da criteri etici e di natura sociale (socially responsabile investment o ethical investment). I fondi etici non sono basati strettamente su rendimento, capitale e interesse, ma sull’investimento in cui l’investitore, interessato alle ragioni di fondo che realizzano la redditività delle sue azioni, alle caratteristiche dei beni prodotti, alla localizzazione dell’azienda e alla conduzione sostenibile degli affari, punta non alla pura speculazione bensì ad attività che rispondano a requisiti di responsabilità sociale e ambientale. In Italia la dimensione etica della finanza si sta diffondendo anche grazie alle novità normative introdotte con la legislazione sulle fondazioni bancarie.
G
Global Compact: iniziativa internazionale della Segreteria Generale dell’ONU, varata da Kofi Annan nel 2000, che si propone di favorire la cooperazione tra le Agenzie delle Nazioni Unite, le aziende internazionali, le unioni sindacali e la società civile nel supportare i dieci principi sociali e ambientali universalmente riconosciuti. GRI (Global Reporting Initiative): iniziativa internazionale di vari portatori d’interesse volta a creare uno standard internazionale per la presentazione volontaria di relazioni sull’insieme delle prassi economiche, ambientali e sociali di un’impresa. Nel giugno 2000, la GRI ha pubblicato gli Orientamenti per la redazione di relazioni sullo sviluppo sostenibile (Sustainability Reporting Guidelines).
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I
ILO (International Labour Organization): agenzia delle Nazioni Unite che si prefigge la promozione della giustizia sociale e dei diritti dei lavoratori riconosciuti a livello internazionale.
Imprenditoria responsabile: concetto elaborato nell’ambito delle Nazioni Unite in base al quale si riconosce che le imprese hanno un ruolo da svolgere nel perseguimento di uno sviluppo sostenibile e che esse possono gestire le loro operazioni in modo da stimolare la crescita economica e rafforzare la competitività, garantendo al tempo stesso la tutela dell’ambiente e promuovendo la loro responsabilità sociale.
Investimento impegnato (o solidale): sostegno a una causa o attività particolare attraverso un investimento destinato al suo finanziamento. Contrariamente ai donatori, gli investitori impegnati vogliono recuperare il loro investimento iniziale, sia attraverso pagamenti (per i prestiti), sia attraverso transazioni (per le azioni).
KL
KPI (Key Performance Indicator): gli indicatori chiave di performance aiutano a definire e misurare i progressi compiuti per raggiungere gli obiettivi della propria impresa o organizzazione. Dopo che l’azienda ha analizzato la sua missione, identificato tutti i suoi concorrenti e definito gli obiettivi, essa necessita di un modo per misurare il raggiungimento degli obiettivi stessi. I KPI sono proprio tali misure. Nell’ambito della CSR tali indicatori riguardano, oltre all’aspetto economico e alla responsabilità di prodotto, l’attenzione all’ambiente, l’adeguatezza delle pratiche e condizioni di lavoro, il rispetto dei diritti umani, l’impatto sulla società.
King Report III: è il nome abbreviato per la relazione sulla Corporate Governance King per il Sud Africa, pubblicato nel 2009 in Sud Africa, e di cui esiste una traduzione italiana pubblicata da Codice Edizioni. È il seguito di un primo rapporto del 1994 comunemente noto come King I, e di un secondo rapporto del 2002, comunemente noto come King II. Il codice di governance King III raccomanda che le organizzazioni producano un unico rapporto integrato al posto di una relazione finanziaria annuale e di un bilancio di sostenibilità distinti. Le società quotate sono tenute a redigere una relazione integrata o a giustificare la mancanza di questa.
LBG (London Benchmarking Group): è un modello nato nel 1994 per classificare e gestire le iniziative d’impatto sulla società di un’impresa o di un’organizzazione.
O
OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico): si occupa di dar vita a forme di cooperazione e coordinamento in campo economico tra i 30 paesi membri, i 70 paesi in via di sviluppo, ONG e società civile. OHSAS (Occupational Health and Safety Assessment Series): norma che identifica la certificazione di uno standard internazionale per un sistema di gestione della sicurezza e della salute dei lavoratori. La scelta di applicare tale certificazione all’interno di un’organizzazione o impresa avviene su base volontaria.
Glossario CSR
R
Relazione sociale: documento che presenta i risultati di una valutazione dell’impatto sulla società.
Reporting integrato: è lo standard, proposto dal GRI, che integra il Bilancio Consolidato con la reportistica di sostenibilità, creato per rinnovare i sistemi di rendicontazione delle imprese, con uno sguardo particolare alla responsabilità sociale d’impresa. Questo sistema chiede di documentare i risultati finanziari, ambientali, sociali e di governance attraverso uno strumento unitario con l’obiettivo di accrescere la trasparenza verso la collettività e la comunità finanziaria.
S
SAM (Sustainable Asset Management): è una società di investimento internazionale focalizzata sugli investimenti sostenibili. La società ha sede a Zurigo e accorpa criteri economici, ambientali e sociali nelle sue strategie di investimento. Selezione etica: inclusione o esclusione delle azioni in un portafoglio di investimento su basi etiche, sociali o ecologiche. Sostenibilità: comunemente, la parola “sostenibilità” viene associata al concetto di sviluppo. Lo sviluppo sostenibile è una forma di evoluzione positiva della società (comprendente le dimensioni economica, sociale e ambientale) che salvaguarda la possibilità delle future generazioni di perdurare nello sviluppo stesso. L’obiettivo è di mantenere uno sviluppo economico compatibile con l’equità sociale e con gli ecosistemi.
SRI (Social Responsible Investment): investimento considerato socialmente responsabile alla luce della natura degli affari che l’impresa conduce. Tematiche comuni legate all’investimento sociale responsabile includono il rifiuto degli investimenti in compagnie che producono o vendono sostanze additive (come alcool e tabacco), e il reperimento di imprese attente alla sostenibilità ambientale e all’energia pulita. Un investimento sociale responsabile può essere effettuato da singole compagnie o tramite fondi comuni di investimento o ETF (exchange-traded fund). Stakeholder (portatore di interesse): persona o gruppo di persone aventi un interesse nelle prestazioni o nel successo di un’organizzazione (in questo caso, l’impresa). Esempio: clienti, proprietari/azionisti/soci, dipendenti, fornitori, concorrenti, banche, sindacati, collettività, amministrazione pubblica locale e centrale, generazioni future, comunità locali.
V
Valore aggiunto: rappresenta la ricchezza creata complessivamente dall’impresa e distribuita agli stakeholder (risorse umane, partner finanziari, Stato ed Enti locali, soci/azionisti, comunità) o reinvestita all’interno dell’azienda (ammortamenti e utile non distribuito). Valutazione dell’impatto ambientale: analisi dell’impatto di un progetto o di un’operazione di un’impresa sull’ambiente. Valutazione dell’impatto sociale: analisi sistematica dell’impatto di un progetto o di un’operazione sulla situazione sociale e culturale delle comunità interessate. Verifica: certificazione da parte di un revisore esterno della validità, della pertinenza e dell’esaustività degli archivi, delle relazioni o delle dichiarazioni di un’impresa.
W T
Triple Bottom Line (triplice approccio): concezione secondo la quale le prestazioni globali di un’impresa devono essere misurate in funzione del suo contributo allo sviluppo economico, ambientale e capitale sociale.
WBCSD (World Business Council for Sustainable Development): rete internazionale di imprese creata nel 1995 al fine di instaurare una più stretta cooperazione tra le imprese, i governi e tutte le altre organizzazioni interessate alla tutela dell’ambiente e allo sviluppo sostenibile.
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Una breve storia della csr Un racconto delle tappe e dei pensatori principali che hanno segnato la storia della “Responsabilità sociale d’impresa”, di chi si è cimentato con una materia fluida, illuminando con nuovi sguardi discipline distanti, nel tentativo di porre fondamenta solide al rapporto tra etica e impresa.
«La civiltà deve le sue più alte conquiste proprio alle epoche di debolezza politica». È una frase di Nietzsche che esprime il potenziale di crescita insito in ogni significativo momento di crisi. Ed è da un momento di crisi – economica in particolare – che si data la nascita degli studi in materia di responsabilità sociale dell’impresa (CSR, Corporate Social Responsibility): la Grande depressione del 1929. È presto per definire tale ambito di studi un’“alta conquista”, ma con la nascita di questa nuova sensibilità si ha certamente l’introduzione di una dimensione inusuale per la cultura d’impresa. La presunta origine è ricondotta al dibattito sui “doveri fiduciari del manager” avviato dai giuristi Adolf Augustus Berle ed Edwin Merrick Dodd sulla “Harvard Law Review” nel 1931-32. Secondo Berle, «tutti i poteri attribuiti a una corporation o al suo management devono essere esercitabili solo a vantaggio di tutti gli shareholders». Dodd, nell’articolo con cui rispose al collega, riteneva invece che «l’impresa fosse autorizzata e incoraggiata dal diritto ad essere al servizio principalmente della comunità piuttosto che ad essere una fonte di profitto per i suoi proprietari». L’impresa è un’istituzione che deve render conto a molte differenti costituencies: la comunità, i lavoratori, i consumatori. Al management va dunque riconosciuta,
secondo questa posizione, una responsabilità più ampia, inaccettabile per Berle, secondo il quale il venir meno dell’obbligo fiduciario del management verso i proprietari dell’impresa rischiava di trasformare il potere del manager in potere assoluto. Un confronto vivace quello degli anni Trenta, che si arricchì del contributo di altri studiosi e che riprese vigore dopo la Seconda guerra mondiale, in particolare negli anni Cinquanta: esponente di spicco di questo periodo fu Howard Bowen, che nel 1953 pubblicò Social Responsibilities of the Businnessman, anch’egli convinto di una responsabilità più ampia in capo al management – ritenuto al servizio della società – piuttosto che ai soli interessi degli shareholders. A partire da questo momento vennero proposte varie definizione di CSR, nate dal bisogno di capire, individuandoli, quali fossero gli obblighi verso la società implicati nel concetto di “responsabilità sociale”. La questione rimaneva focalizzata su questioni di natura morale. Negli anni Settanta lo slancio riprese su basi diverse, spostando cioè lo sguardo sugli aspetti visibili e concreti dell’operato dell’azienda: la sua risposta all’ambiente sociale (social responsiveness). In questa prospettiva ciò che interessa è la capacità di un’impresa di rispondere alle
di Stefania Stecca
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pressioni sociali, nella social responsiveness il centro dell’analisi sono le risposte e i cambiamenti dell’impresa per far fronte alle pressioni del contesto. Con questo slittamento di prospettiva «si è passati da una nozione etica – la responsabilità sociale – a una nozione più tecnica. Il problema ora non è più morale ma pragmatico. […] Tuttavia anche questa prospettiva non propone alcuno specifico insieme di valori per l’impresa» (scrive Emilio D’Orazio nell’articolo Responsabilità sociale ed etica d’impresa, apparso su “Notizie di Politeia” nel 2003). A partire dagli anni Ottanta, negli Stati Uniti prima e in Europa poi si è sviluppato un ambito di studi autonomo sotto il cappello di business ethics, in base al quale l’etica si inserisce nelle discipline economiche a tutto tondo, tanto nell’ambito dell’economia politica, così come in quella dell’impresa. In tal senso «l’etica dell’impresa non è semplicemente il richiamo generico ad alcuni vincoli morali da rispettare, il cui studio è lasciato alla filosofia morale e alla teologia» (sottolinea Gianfranco Rusconi in Etica, responsabilità sociale d’impresa e coinvolgimento degli stakeholder, sulla rivista “ImpresaProgetto” nel 2007), il suo inserimento nelle discipline economiche consente nuovi percorsi e approfondimenti perché permette di collegare studi economici prima indipendenti.
Da allora il tema della responsabilità sociale dell’impresa si è allargato a molti ambiti (sindacale e politico, accademico e imprenditoriale) traendo da questa penetrazione nuovo vigore. Volendo indicare una definizione di CSR, scegliamo proprio quella proposta da Gianfranco Rusconi, uno dei più autorevoli studiosi italiani in materia, che definisce la responsabilità sociale dell’impresa come «la risposta legittimante, sul piano morale e sociale, che l’impresa dà – o non dà – alla società civile, ove quest’ultima è costituita da tutte le persone che interagiscono con l’attività dell’impresa, sia all’interno che all’esterno di essa». È in questo quadro che si sviluppano le tesi di quello che è oggi considerato il principale esponente di questa posizione teorica, nota anche come “teoria degli stakeholder”: Edward Freeman, che ritiene inadeguato e potenzialmente deviante utilizzare il termine “responsabilità sociale”, cui si associa qualcosa di estrinseco all’impresa, preferendo parlare di “etica dell’impresa”. Nella sua visione, la responsabilità sociale della corporation non è infatti riferita ad attività marginali, riconducibili a buone pratiche di promozione sociale o filantropica, ma è lo spirito che ne guida la gestione, sia quando ci si riferisce al suo «core business, sia quando ci si riferisce alla strategia che guida le
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Una breve storia della csr
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relazioni con tutti coloro che hanno a che fare con l’impresa». La voce critica più autorevole che si è contrapposta a questa visione, rifiutando l’idea di una responsabilità sociale in capo all’impresa diversa dal profitto, è certamente quella di Milton Friedman, premio Nobel per l’economia, illustre esponente del pensiero liberista, studioso che ha inciso fortemente sulla politica economica degli ultimi decenni, condizionandone gli orientamenti e il pensiero capitalistico dominante. Secondo il prestigioso economista, la sola responsabilità sociale delle imprese è «utilizzare le sue risorse e dedicarsi ad attività volte ad aumentare i propri profitti» (The Social Responsibility of Business Is to Increase Its Profits, “The New York Times Magazine”, 1970). E fin qui nulla di stupefacente sotto il sole del liberismo; ma c’è un “ma”. Friedman infatti prosegue il suo assunto introducendo una conditio sine qua non: «A patto che l’impresa rimanga all’interno delle regole del gioco, il che equivale a sostenere che competa apertamente e liberamente senza ricorrere all’inganno o alla frode». Dalla posizione di Friedman, esponente della teoria degli stakeholder, si ricavano due assunti fondamentali. Il primo è che gli obblighi dell’impresa sono esclusivamente riconducibili a quelli verso i propri investitori: ogni loro estensione ad altri ambiti è ritenuta dallo studioso «sovversiva» dei principi e valori che sostengono il sistema del libero mercato, nel quale il ruolo dello Stato è «limitato alla prevenzione della coercizione e della frode». Il secondo assunto, che introduce la componente etica all’agire del manager, sottolinea che il rispetto dei diritti verso i proprietari da parte del management deve avvenire all’interno di un sistema di regole del gioco, di cui fanno parte la legge e i limiti posti dalla moralità della comunità di riferimento. I sostenitori della posizione di Friedman ritengono che nel suo pensiero l’etica sia inclusa nel
concetto stesso di business e dunque non sia necessaria alcuna altra indicazione in tal senso. In un sistema di mercati liberi ed efficienti la naturale conseguenza del rispetto della logica del profitto promuove il benessere generale ed è questa – più di ogni altra – la migliore traduzione della responsabilità sociale che ci si deve aspettare da un’impresa che soddisfa così – conseguentemente - le aspettative degli stakeholders e della comunità. I suoi critici ritengono invece troppo generico questo riferimento all’etica, oltre che insufficiente a indirizzare il comportamento del management nei casi di conflitto tra perseguimento del profitto e rispetto di leggi e moralità. Friedman peraltro non ha mai fornito un’analisi di quali siano le “regole del gioco” in un sistema di libero mercato, dunque la querelle si ferma a questo nodo irrisolto. Secondo i sostenitori della teoria concorrente, a partire da Freeman, l’etica si innerva nello “stile di governo”. In questo caso, l’obiettivo del management sarà la necessità di allargare gli interlocutori da considerare – gli stakeholders di riferimento – quale risorsa per massimizzare il benessere aziendale e collettivo: l’etica diviene dunque un modo più intelligente e più conveniente di ottimizzare i profitti. L’etica così concepita non è il risultato indiretto dell’impresa, ma la filigrana che struttura l’imprinting gestionale e relazionale del management. Soddisfare gli stakeholder favorisce il successo dell’impresa e sviluppa un sistema di governo che garantisce politiche aziendali più lungimiranti. Nonostante la crisi economica che stiamo vivendo ci abbia presentato ben altre forme di imprenditorialità applicata, l’“alta conquista” che ci si può legittimamente aspettare dal cammino di questa dottrina è che una qualche forma di responsabilità sociale i manager la facciano propria, anche solo per disegnare un orizzonte con storie di segno opposto da quelle della BP, della Thyssenkrupp o della Parmalat e, perché no, per dare ragione a Nietzsche.
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Connect the dots
CSR è...
1. «La definizione di RSI
che pare progressivamente emergere a livello internazionale potrebbe così essere formulata: un’impresa può esser definita responsabile sotto il profilo economico, sociale e ambientale quando e nella misura in cui sceglie di includere nel quadro decisionale che presiede – sia alle sue strategie societarie, sia alle pratiche di gestione di tutte le unità produttive da essa a qualsiasi titolo controllate – le norme, le clausole, i suggerimenti, i divieti, le raccomandazioni, gli obblighi, spesso di natura morale e non giuridica, contenuti negli accordi e nelle convenzioni internazionali richiamati dai suddetti documenti». Luciano Gallino, Prospettive della responsabilità sociale delle imprese. Il contesto internazionale, verso una nuova definizione di responsabilità sociale.
2. «Il campo della responsabilità sociale d’impresa da un punto di vista comparativo, in definitiva, affronta un indirizzo di ricerca di critica importanza pratica: come strutturare al meglio un’impresa per introdurre i migliori comportamenti sostenibili così da produrre uno sviluppo economico che sia compatibile con l’innalzamento degli standard lavorativi e la protezione dell’ambiente?». Cynthia A. Williams, Corporate Social Responsibility in a Comparative Perspective, College of Law, University of Illinois.
a cura di Francesco Rossa
3. «Si tratta di una que-
4. «La reputazione di
5. «I comportamenti so-
stione controversa per quanto riguarda gli azionisti ma, in ultima analisi, il valore di una società dipende dalla quantità di dipendenti che hanno fiducia nell’azienda per cui lavorano e dalla quantità di impegno che questi sono disposti a impiegare. Tale fiducia si regge su un elemento raro e difficilmente definibile, la legittimazione. La legittimazione fornisce il beneficio del dubbio. […] Grazie ad essa potete prendere decisioni con minor preoccupazione e meno obiezioni rispetto a una società in cui sia mancante».
un’azienda e dei suoi prodotti è sempre stata considerata come una risorsa molto difficile da quantificare. Ad oggi è chiaro che la reputazione è una componente vitale del valore di un’impresa e sta diventando un indicatore di performance cardinale. Tre quinti dei CEO che componevano il campione analizzato ritengono che lo statuto corporativo o la reputazione rappresentino più del 40% della capitalizzazione di mercato da parte di una società. E più del 77% di questi crede che il valore della reputazione abbia avuto un incremento nell’arco degli ultimi due anni».
stenibili possono offrire un vantaggio in termini di competitività sugli altri attori. Quello che ho notato con lo scoppiare ed espandersi della crisi finanziaria è che se noi siamo in grado di mostrarci nel modo più trasparente possibile, e se possiamo mostrare che amministriamo la nostra impresa al meglio, ciò ci è di grande aiuto nella possibilità di avere accesso ai capitali».
Rakesh Khurana, Harvard Business School/ “International Herald Tribune”.
John Graham, presidente e CEO di Fleishman-Hillard, società di pubbliche relazioni e marketing integrato.
Ming Long, CFO di Investa, società immobiliare australiana.
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moodboard/Corbis
6. «Ed Barker, direttore
7. «La responsabilità
8. «Con Timberland siamo
9. «Wall Street necessita
10. «Come sottolineavo
delle partnership aziendali all’Earthwatch Institute, un’organizzazione ambientale internazionale con base negli Stati Uniti, sostiene che “obiettivi sostenibili e obiettivi del business devono essere in linea gli uni con gli altri”. In ultima analisi, la strategia degli affari e quella della sostenibilità stanno diventando così interrelati da non poter più essere separati. La Philips offre un buon esempio: “Da un punto di vista strategico, se possiamo ridurre il consumo energetico dei nostri prodotti, e renderli più facilmente riciclabili, crediamo che questi diverranno più appetibili per i consumatori”, sostiene Henk de Bruin, vice-presidente senior e capo dell’ufficio per la sostenibilità d’impresa alla Philips nei Paesi Bassi».
sociale d’impresa deve provenire dal cuore ed essere basata sull’integrità. Sebbene non ci sia possibile rendere vincolante un comportamento responsabile in termini di sostenibilità, in quanto banca abbiamo ancora la possibilità di realizzare qualcosa in più in quest’area rendendola più affascinante e seducente. È mio impegno rendere chiari a ogni impiegato di Rabobank gli obiettivi legati alla responsabilità sociale d’impresa tra i loro indicatori di performance».
riusciti a collaborare con partner apparentemente improbabili, come concorrenti diretti, attivisti ambientali, associazioni no-profit. Persone e organizzazioni che non condividono molti dei nostri valori e dei nostri interessi, a parte l’impegno costante nella protezione e conservazione dell’ambiente. Sono fermamente convinto che ogni volta che si riesca a unire le persone sotto un obiettivo comune, non importi più quanto diverse esse siano, conta solo che abbiano una grande possibilità di combattere per un risultato positivo. I feedback dei nostri dipendenti rivelano che hanno apprezzato l’impegno aziendale verso temi sociali, così come hanno apprezzato il fatto di poter partecipare in prima persona. I nostri programmi hanno avuto grande successo anche perché hanno reso i dipendenti più felici di lavorare in azienda: questa è sicuramente la migliore dimostrazione del valore che ritorna da investimenti sulle persone».
di un codice etico? Un codice potenziale dovrebbe avere principi fondamentali rispetto a coloro verso i quali si hanno delle responsabilità, e a quelle che sono le priorità tra te, il tuo cliente e l’autorità di regolamentazione… Si tratta davvero di un codice che deve essere applicato».
nell’Enciclica Caritas in veritate, è importante che cresca la consapevolezza circa la necessità di una più ampia “responsabilità sociale” dell’impresa, che spinga a tenere nella giusta considerazione le attese e i bisogni dei lavoratori, dei clienti, dei fornitori e dell’intera comunità, e ad avere una particolare attenzione verso l’ambiente. In questo modo la produzione di beni e servizi non sarà legata esclusivamente alla ricerca del profitto economico, ma anche alla promozione del bene di tutti».
Tratto da Managing for Sustainability, Economist Intelligence Unit, 2010.
Ruud Nijs, direttore della Responsabilità sociale d’impresa di Rabobank.
Jeffrey Swartz, CEO di Timberland, intervista a “Daily Wired”.
Felix Rohatyn, investment banker, consulente speciale del CEO di Lazard.
Benedetto xvi, discorso a dirigenti e personale dell’Azienda comunale elettricità e acqua di Roma.
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Un modello per la responsabilità sociale d’impresa
di Gianluca Comin e Luigi Ferraris
Impegno finanziario, sociale e ambientale: tre pilastri di CSR e del piano industriale di Enel che devono essere programmati, tradotti in azioni concrete e trasferiti a tutti gli interlocutori dell’azienda. Ne parlano il CFO e il direttore delle Relazioni Esterne, che presto lanceranno, fra le prime aziende al mondo, il reporting integrato per comunicare in un documento unico i risultati di questo triplice approccio.
Sviluppo, relazione e responsabilità di Gianluca Comin
Economia, ambiente e società. Sono queste le tre parole che oggi governano lo sviluppo dei Paesi e l’equilibrio geopolitico mondiale. E non a caso sono gli stessi tre concetti che indirizzano la gestione delle imprese, qualsiasi prodotto o servizio esse realizzino per i propri clienti. Questa evoluzione parte da lontano: i primi dibattiti sul ruolo etico delle imprese e sull’idea di Corporate Social Responsibility risalgono infatti agli anni Venti del secolo scorso e al periodo immediatamente successivo alla crisi del 1929. Sono però gli ultimi 10-15 anni che vedono l’istituzionalizzazione della disciplina e il suo stabile trasferimento dall’accademia agli organigrammi delle imprese. Il motivo? Probabilmente la rapida crescita di quello che oggi definiamo smart customer, un “consumatore intelligente” che usa la rete per aggregarsi e rappresentare i propri interessi, per informare e informarsi, per far valere il proprio ruolo attivo. Si tratta di uno stakeholder, in un’accezione più ampia, che diffonde la reputazione dell’azienda di cui compra prodotti o servizi, in cui può decidere di investire in qualità di azionista, e della quale valuta la bontà dei progetti industriali, nel ruolo di
cittadino. Le dinamiche di queste differenti posizioni sono ormai equivalenti: gli interlocutori dell’impresa ne misurano l’impegno complessivo nei confronti della società, dell’ambiente e dell’economia dei Paesi in cui opera. In altre parole, decidono se “fidarsi” o meno sulla base della sua reputazione, siano essi media, consumatori, istituzioni oppure opinione pubblica in generale. Le tre tematiche della CSR sono anche gli elementi che determinano l’approvazione dei grandi progetti infrastrutturali. Proprio per questo Enel ha avviato da anni una strategia di relazione con i propri interlocutori che ha portato alla trasformazione delle opposizioni in confronti costanti e costruttivi. Il punto di partenza per una gestione responsabile di progetti e aziende è, a mio avviso, l’ascolto, ovvero l’analisi dello scenario, delle esigenze dei diversi interlocutori, la comprensione delle reciproche posizioni e delle motivazioni che le rendono più o meno irremovibili. Ricerche di mercato, indagini ambientali, punti informativi aperti alla cittadinanza, confronto con associazioni di consumatori e tutte le leve del dialogo istituzionalizzato sono gli strumenti che adottiamo costantemente per capire quello che i diversi stakeholder si aspettano da Enel.
Segue un processo di informazione e costruzione partecipata dei progetti industriali, nella quale diverse responsabilità hanno voce: quella finanziaria, le parti sociali e le organizzazioni ambientali. Enel ha per questo sviluppato tecniche e strumenti di relazione come la megacommunity, ovvero il coinvolgimento già in fase progettuale degli stakeholder più rilevanti, e le prime forme di dibattito pubblico proprio con lo scopo di definire progetti infrastrutturali condivisi con le amministrazioni e la cittadinanza sotto tutti gli aspetti, dalle ricadute economicooccupazionali, ai benefici strutturali, fino al miglioramento delle condizioni ambientali intorno a centrali di produzione di energia elettrica o impianti di distribuzione. Ma non basta. Alla condivisione del piano economico-industriale, affianchiamo programmi concreti rivolti alle comunità che ci ospitano sul loro territorio offrendo loro il nostro knowhow industriale, scientifico e internazionale: programmi di formazione per i giovani affinché arricchiscano il proprio bagaglio di conoscenze, infrastrutture come palestre, centri di informazione e altri “spazi” per i cittadini, che migliorano la qualità della vita nei centri urbani, sostegno e realizzazione di iniziative culturali che non avrebbero fondi per essere portate avanti;
programmi di divulgazione scientifica, realizzati ad hoc per interlocutori di tutte le età, fino alle iniziative di corporate giving portate avanti dalla Onlus Enel Cuore. Aggiungo un ultimo contributo che ritengo imprescindibile: la costante attenzione a tutte le persone che lavorano con noi, sulla formazione, sulle condizioni di lavoro e soprattutto sulla sicurezza, che sosteniamo a 360 gradi con procedure, strumenti di lavoro e iniziative di comunicazione che sensibilizzano, insegnano e danno metodo. Questo percorso “sul campo” ci ha dimostrato che è possibile sviluppare un piano industriale non solo in accordo con i diversi stakeholder, ma fornendo anche una risposta concreta alle esigenze di tutti. La prossima sfida è risolvere la cosiddetta “equazione energetica” a livello mondiale: garantire energia sufficiente per tutta la popolazione, a prezzi vantaggiosi e nel pieno rispetto dell’ambiente. Torniamo dunque alle tre parole da cui siamo partiti: economia, ambiente e società. Ritengo che elevare ulteriormente il ruolo della CSR ed esportarlo nella gestione dei governi possa rappresentare una risposta alla questione chiave del terzo millennio.
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Enel: leader nella responsabilità sociale d’impresa di Luigi Ferraris
Negli ultimi anni gli investitori di tutto il mondo hanno acquisito maggiore consapevolezza sull’importanza degli “investimenti responsabili e sostenibili”, con un numero sempre maggiore di fondi orientato a tali logiche di investimento. Il mercato globale dei Fondi Socialmente Responsabili (SRI), infatti, ha raggiunto circa i 7000 miliardi di euro secondo le stime dell’Eurosif di settembre 2010, con un aumento di circa il 41% negli ultimi due anni. In particolare, i fondi europei SRI confermano la loro leadership nel mercato globale e, nonostante l’attuale crisi finanziaria globale, il valore complessivo degli asset under management da loro gestiti ha raggiunto approssimativamente i 5000 miliardi di euro alla fine del 2009. Anche nell’azionariato di Enel abbiamo una notevole presenza di investitori SRI. In particolare, nell’ultima analisi della base azionaria di Enel che risale a dicembre 2010, le istituzioni orientate a questo tipo di investimento rappresentano: – il 17% del flottante istituzionale;
– il 7% del flottante totale; – il 5% del totale delle azioni emesse. In altre parole, gli SRI sono uno degli azionisti istituzionali più importanti di Enel, possedendo una quota pari al 5% delle azioni totali, con una presenza stabile e ben diversificata in diverse zone geografiche, con un forte peso in particolare della Francia (32,5%). Questi fondi hanno mantenuto una presenza consolidata nell’azionariato Enel anche negli anni successivi alla crisi. Per questa ragione è essenziale avere un dialogo giornaliero con questi investitori, garantendo una comunicazione omogenea, costante e completa. A questo scopo usiamo tutti gli elementi che possono sostenere il nostro lavoro di relazione con gli investitori per offrire loro una visione completa e integrata dell’azienda, con particolare attenzione ai temi legati alla sostenibilità. Detto questo, vorrei sottolineare che esistono sinergie di lungo periodo tra obiettivi sociali ed economici ed esiste una dipendenza reciproca tra la performance dell’azienda, il suo sviluppo futuro e il contesto nel quale opera. Per questo motivo è fondamentale prendere in considerazione anche gli aspetti sociali e ambientali nello sviluppo del piano strategico.
Un modello per la responsabilità sociale d’impresa
Enel Cuore Onlus Enel Cuore Onlus nasce nel 2003 dalla volontà delle aziende del gruppo di creare una struttura autonoma, senza scopo di lucro, attraverso la quale esprimere l’impegno di Enel nella solidarietà sociale: una scelta finalizzata a distinguere la sostenibilità (per sua natura legata alle linee strategiche del business) dal comportamento filantropico dell’azienda. Enel Cuore è un’associazione di erogazione la cui attività vuole essere un contributo concreto al sostegno di chi vive in condizioni di sofferenza, disagio e povertà. La filosofia della Onlus è infatti quella di sostenere il terzo settore, partendo dall’ascolto dei bisogni più urgenti, per dar vita a iniziative che mirano a potenziare i servizi del territorio in ambiti specifici come l’assistenza sociale e quella sanitaria, l’educazione, lo sport e il tempo libero.
In Enel abbiamo lavorato con tenacia da 10 anni per integrare gli aspetti della sostenibilità all’interno di tutta la strategia e organizzazione aziendale. Il primo passo è stato il coordinamento tra il dipartimento di Responsabilità sociale di impresa (CSR) e quello di Strategia per individuare le priorità, gli obiettivi e gli indicatori chiave della performance (KPI) per la sostenibilità del Gruppo. Ora la CSR è integrata nella nostra strategia, nei processi di gestione e nelle nostre attività e rappresenta uno dei pilastri del nostro business plan. L’evoluzione positiva dei principali indicatori di sostenibilità negli ultimi anni a livello di Gruppo evidenzia in termini concreti il risultato del nostro impegno per la sostenibilità. Risultati particolarmente importanti sono stati raggiunti nell’ambito della sicurezza: il numero degli incidenti sul lavoro è sceso dai 48 del 2008 ai 40 del 2009; la percentuale di feriti è progressivamente scesa dal 5,5% del 2007, al 3,7% del 2008 fino al 3,6% del 2009; la gravità delle lesioni riportate negli incidenti, pari allo 0,22% nel 2007, è arrivata allo 0,15% e allo 0,14% nei due anni successivi. Sul tema dell’attenzione all’ambiente, nella produzione netta da fonti primarie, nel 2009,
Dal 2004 a oggi, Enel Cuore ha devoluto 37 milioni di euro dando vita a 394 progetti: 342 in Italia e 52 all’estero, nei Paesi dove Enel è presente (America Latina, Europa orientale e Russia). La Onlus è particolarmente impegnata nelle regioni del Sud Italia e nello sviluppo delle iniziative all’estero; altrettanto significativo è l’incontro con le altre fondazioni d’impresa e le istituzioni, da cui nascono collaborazioni che mirano a realizzare progetti significativi, a livello locale e nazionale. Per maggiori informazioni: www.enelcuore.org
l’elettricità generata da fonti rinnovabili è stata pari al 30% della produzione totale netta, con 86,6 GWh, crescendo del 17% rispetto ai 73,9 GWh del 2008. Negli ultimi anni Enel ha lavorato dedicando particolare attenzione alla stesura del Rapporto di sostenibilità, pubblicato ogni anno a completamento del Bilancio annuale per monitorare anche la performance dell’azienda su tematiche non finanziarie. Il nostro Rapporto di sostenibilità ha ottenuto nel 2006 un rating A+ per il rispetto e l’applicazione delle linee guida GRI (Global Reporting Initiative). Inoltre, per il settimo anno consecutivo, Enel è entrata nel Dow Jones STOXX Sustainability Index e nel Dow Jones World index. Il nostro obiettivo è rendicontare il nostro operato verso tutti gli stakeholder sulle questioni finanziarie e non, in un’ottica, appunto, di responsabilità sociale complessiva. Per questo produrremo a breve una relazione integrata, nella quale gli indicatori della sostenibilità saranno combinati a quelli finanziari, collegando le tematiche ambientali e sociali con la performance economica dell’azienda, per dare una visione unica del Gruppo e della sua performance.
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Intervista a John Elkington
La sostenibilità dell’apparente irragionevolezza «Imprenditori estremamente anticonvenzionali hanno risolto alcuni dei maggiori problemi economici, sociali e ambientali del mondo. Questi pionieri stanno sconvolgendo le industrie esistenti, le catene di valore e gli attuali modelli di business, creando mercati in rapida crescita un po’ ovunque nel mondo». Responsabilità sociale d’impresa, modelli di business e scelte controcorrente: l’opinione di John Elkington, autore di The Power of Unreasonable People.
di Alessandra Viola
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Marc Abel /picture tank
«L’uomo ragionevole adatta se stesso al mondo. L’irragionevole insiste nel cercare di adattare il mondo a lui. Per questo ogni progresso dipende dalle persone irragionevoli». Lo scriveva il grande drammaturgo irlandese George Bernard Shaw, ma deve esserne convinto anche John Elkington, autorità mondiale nel settore della corporate social responsibility e dello sviluppo sostenibile, consulente d’impresa, fondatore e chairman della Volans e co-fondatore di SustainAbility, prima ancora che autore con Pamela Hartigan del saggio The Power of Unreasonable People. Elkington, che ha trasformato i suoi viaggi tra gli imprenditori “irragionevoli” dei nostri giorni in un lavoro redditizio e richiestissimo, ha ripetuto in più occasioni che solo chi forza gli schemi e lavora fuori dal coro riesce a creare nuovi mercati e talvolta persino… A cambiare il mondo. Ma è davvero possibile cambiare il mondo semplicemente adottando standard qualitativi e sociali più elevati? «Secondo la definizione di Shaw,
alcuni imprenditori dei giorni nostri sono decisamente irragionevoli, tanto da essere persino additati come pazzi», afferma Elkington. «Eppure il nostro stesso futuro poggia sul loro lavoro. Abbiamo identificato imprenditori estremamente anticonvenzionali, che hanno risolto alcuni dei maggiori problemi economici, sociali e ambientali del mondo. E abbiamo anche mostrato come questi pionieri stiano sconvolgendo le industrie esistenti, le catene di valore e gli attuali modelli di business, creando mercati in rapida crescita un po’ ovunque nel mondo. Che si trattasse del pioneristico volo dei fratelli Wright o dei fondatori di Google Page e Brin, le nuove tecnologie e i modelli di business più dirompenti spesso sono venuti da fuori rispetto al flusso imprenditoriale delle maggiori compagnie. Del resto, se avessimo lasciato il futuro nelle mani dei proprietari delle stalle, dei costruttori di selle e dei maniscalchi, staremmo ancora cavalcando cavalli anziché guidando automobili o usando autobus, treni e aerei».
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Che si trattasse del pioneristico volo dei fratelli Wright o dei fondatori di Google, le nuove tecnologie e i modelli di business più dirompenti spesso sono venuti da fuori rispetto al flusso imprenditoriale delle maggiori compagnie.
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L’innovazione è certo uno degli elementi chiave del progresso, in tutti i campi. Ma spesso, nella storia delle scoperte umane e ancor più delle loro applicazioni, l’ambiente, la qualità del lavoro, la sicurezza e la trasparenza non sono stati tra le prime preoccupazioni degli imprenditori. “Business is business”, si diceva, con una formula un po’ abusata che pareva giustificare l’adozione di qualsiasi misura atta a sbaragliare la concorrenza e a incrementare i profitti. Oggi però sono in molti a non credere più che il capitalismo sia the best way of life e a chiedersi se l’attuale modello economico sia sostenibile in un’ottica di lungo periodo. «Attualmente non lo è», dice Elkington. «Le forme correnti del capitalismo, se non adattate, porteranno le nostre economie e la nostra intera civilizzazione oltre il precipizio ecologico. Però la cosa interessante del capitalismo è che questo, rispetto a modelli economici alternativi come l’economia a conduzione statale, risulta molto più capace, nel tempo, di mutare per andare incontro a nuove sfide. Uno dei prezzi che paghiamo per averlo adottato come modello economico è che il capitalismo ha cicli di espansione e recessione accoppiati a periodi di distruzione creativa, come quello in cui stiamo per entrare, in cui ampie fette dell’economia diventano obsolete e muoiono, mentre emergono nuovi bisogni, tecnologie e sistemi di valore». Capitalismo sì, dunque, ma con gli opportuni correttivi. In primis una maggiore attenzione per l’ambiente, e poi più spazio all’imprenditoria sociale e
alla trasparenza. «La trasparenza oggi è assolutamente importante. Per fare esempi estremi, basta pensare a compagnie come Parmalat e Enron, che hanno frodato gli investitori che non erano in grado di rendersi conto di cosa realmente accadeva nella gestione delle imprese. Ma non è semplicemente una questione di frode. Il capitalismo, almeno nella sua forma corrente, è un gigantesco schema di Ponzi, del tipo condotto dal truffatore Bernie Madoff, che sta esternalizzando un ampio range di costi sociali e ambientali, ed effettivamente rubando il futuro dei nostri figli», spiega Elkington. Impensabile però che la trasparenza, almeno in tempi brevi, intervenga a rendere tutte le società delle “scatole trasparenti” agli occhi degli investitori. Una parte del business infatti si basa proprio sull’azzardo degli investitori che non hanno tutti gli elementi per decidere, e in parte “scommettono” sulla base delle informazioni disponibili. Mentre alcune compagnie percepiscono la necessità di difendersi dalle ingerenze esterne in ogni modo possibile. «In futuro non vedremo tutte le compagnie, o tutti i governi, diventare trasparenti al 100% – prosegue Elkington –, qualunque cosa WikiLeaks e Julian Assange possano credere in proposito. Piuttosto io credo che a livello di impresa osserveremo principalmente tre comportamenti. Il primo, che potremmo chiamare la strategia “Goldfish”, impegnerà alcuni grandi marchi e compagnie di alto profilo a operare sotto i riflettori. La seconda opzione,
che può essere descritta come la strategia “iMac”, consisterà nel permettere agli investitori di prendere visione di alcune parti dell’azienda, mentre la maggior parte della compagnia resterà sconosciuta, chiusa in “scatole nere” in cui non si potrà guardare. Poi c’è la strategia “Nighthawk”, così chiamata dal nome dell’aereo da caccia F-117, che sarà scelta dalle compagnie che decideranno di rimanere completamente fuori dalla luce dei riflettori, come quelle petrolifere statali». La trasparenza e l’etica degli affari sono sempre più importanti, anche perché la loro assenza corrompe il sistema economico a livelli profondi. «Dipende molto dalla parte del mondo in cui stai operando, ma ci sono alcuni principi di base che l’agenda della CSR dovrebbe abbracciare ovunque ci si trovi. Il primo è insieme quello della trasparenza e della responsabilità, che ci porta in aree come la corporate governance, l’etica degli affari e la costante battaglia per portare bustarelle e corruzione fuori dal sistema economico. Quest’ultimo elemento è molto importante, perché la corruzione rende le decisioni più personali, tribali e a breve termine, in un momento in cui abbiamo bisogno di decisioni, nel settore pubblico, privato e a livello della cittadinanza, che tengano in considerazione le più ampie priorità sociali, per la creazione di valore sociale piuttosto che per accumulare ricchezza privata». La creazione di nuovi sistemi di valore è un passaggio fondamentale per l’introduzione di un capitalismo maggiormente responsabile e rispettoso
Intervista a John Elkington
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Marc Abel/picture tank
dell’ambiente. Che oggi non sembra troppo distante dal manifestarsi. «15 o 20 anni fa, business e ambientalismo apparivano in guerra l’uno contro l’altro», prosegue Elkington. «In alcuni settori e in alcuni luoghi geografici è ancora così, ovviamente, ma durante i 35 anni in cui ho lavorato su questioni di sicurezza, salute, ambiente e sostenibilità ho visto un continuo aumento delle compagnie che si fanno carico di questi problemi. Prendiamo il caso della General Electric, che per anni ha combattuto un’accanita guerra verbale contro gli ambientalisti in merito all’inquinamento del fiume Hudson. Oggi il suo amministratore delegato Jeffrey Immelt ha sviluppato l’iniziativa “Ecomagination”, ideata per creare soluzioni per un ampio range di sfide legate alla sostenibilità. E negli ultimi
cinque anni questo settore del loro business ha garantito introiti per 70 miliardi di dollari, spingendo gli amministratori e i manager di altre imprese a domandarsi cosa possono fare per ottenere lo stesso risultato». La domanda è più che lecita, perché fare profitto con imprese e iniziative sostenibili è tutt’altro che facile. Anche perché in generale queste politiche vengono trascurate proprio in nome del business e dei maggiori guadagni. «Ancora oggi gli imprenditori “sociali” non sono ricompensati dal mercato, anche se bisogna dire che molti degli imprenditori no-profit non si aspettavano di esserlo. Nel tempo comunque abbiamo seguito l’emergere di società profit e anche ibride, e perfino in alcuni casi di società quotate in borsa. In generale, ciò che spinge le imprese
sociali o l’imprenditoria basata su tecnologie pulite è la passione, l’energia e l’entusiasmo del loro fondatore. Ma quella ti porta solo fino a un certo punto. Ora però le buone pratiche stanno diventando “scalabili” e altre chiamano in causa ognuno di noi, sia come investitori sia come impiegati, consumatori e infine elettori». Il nostro ruolo di “consumatori finali”, elettori e creatori di beni e servizi, malgrado non sia semplice prenderne coscienza in modo diffuso, ci mette in una situazione di grande potere e responsabilità. È nelle nostre mani il potere di indirizzare l’imprenditoria al rispetto dell’ambiente e delle politiche sociali. Per chi impara a farla con oculatezza, la spesa (energetica, alimentare o di qualunque altro tipo) è un’arma potentissima.
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CSR: idee brillanti e risultati concreti Sono sempre di più le aziende che oggi considerano la responsabilità sociale, in particolare la sostenibilità, un fattore fondamentale per la loro crescita, soprattutto nel lungo periodo. Non si tratta più semplicemente di operazioni di immagine, ma di vere e proprie scelte etiche che si trasformano in azioni e progetti concreti.
Fenomeni come la globalizzazione e la recente crisi economica hanno evidenziato la necessità per le aziende di avere uno sguardo più ampio rispetto a quello prettamente finanziario. La diffusione e l’accesso alle informazioni su scala sempre più vasta, soprattutto attraverso internet, consentono ai consumatori di avere una visione più chiara e approfondita del modo in cui operano le aziende, che si trovano così costrette a interrogarsi sulla loro immagine e sul loro impatto sociale e ambientale. Una recente ricerca svolta dall’Economist Intelligence Unit e commissionata da Enel ha analizzato l’approccio di 200 aziende alla Corporate Social Responsibility. In particolare, l’indagine ha evidenziato i motivi che spingono le aziende in questa direzione e ha messo in rilievo sia come le scelte sociali vengono integrate con gli aspetti produttivi e commerciali, sia come vengono misurati e divulgati i relativi successi. Innanzitutto, dal punto di vista geografico l’importanza di operare in modo sostenibile, sembra che sia più sentita nell’area Asia-Pacifico (50% degli intervistati), a seguire Nord America (46%) ed Europa Occidentale (39%). Al di là della collocazione geografica, l’87% dei manager intervistati ritiene che la responsabilità sociale di un’azienda rappresenterà un fattore ancora più importante e strategico nei prossimi tre anni.
Mentre il 69% afferma di considerare che nel lungo termine il legame tra i risultati economici e l’impegno per la sostenibilità sarà sempre più imprescindibile. Secondo quest’indagine, le ragioni più importanti che portano a intraprendere una strategia aziendale orientata verso la sostenibilità sono dovute a: motivazioni etiche (56% degli intervistati), necessità di conformarsi a leggi e regolamenti (45%), volontà di migliorare l’immagine aziendale (43%). A prescindere dalle motivazioni, le scelte e i progetti legati alla responsabilità sociale e alla sostenibilità stanno diventando sempre più trasversali a tutti i settori dell’azienda. Responsabilità e salute Sono molte le industrie chimiche che aderiscono all’iniziativa “Responsible Care®”, un accordo attraverso il quale le aziende del settore in tutto il mondo lavorano assieme per migliorare le loro performance in termini di salute, sicurezza e ambiente, impegnandosi a comunicare agli azionisti tutti i risultati conseguiti. I report annuali dimostrano e confermano il progressivo miglioramento delle aziende coinvolte. L’efficacia del Responsible Care nel contribuire allo sviluppo sostenibile è stata riconosciuta anche dal Programma per l’ambiente delle Nazioni Unite. Il gruppo BASF, leader mondiale nel settore
di Carlo Falciola e Manuela Lehnus
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Rubberball /Corbis
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chimico, con più di 97.000 addetti e oltre 400 sedi, ha aderito al programma sin dall’inizio e si è dotato di un Responsible Care Competence Center per gestire tutte le attività necessarie a rispettare gli standard di sicurezza e di protezione ambientale richiesti, tra cui l’utilizzo di prodotti e di processi ecocompatibili e la riduzione delle emissioni e dei rifiuti. Il gruppo, inoltre, ha un programma per il miglioramento delle condizioni fisiche dei propri dipendenti, realizzato in collaborazione con gli enti che si occupano di medicina occupazionale e salvaguardia della salute. L’obiettivo della campagna è quello di dimostrare che attraverso un’attività fisica regolare, è possibile acquisire un maggiore benessere psicofisico. Solidarietà ed ecologia Nel 2001 nasce la World Diabetes Foundation con lo scopo di promuovere la prevenzione e il trattamento del diabete nei Paesi in via di sviluppo. L’iniziativa è partita grazie al contributo economico e al sostegno dell’azienda farmaceutica Novo Nordisk, leader mondiale nella cura del diabete, che conta oltre 29.000 collaboratori in 76 Paesi e che abbina l’attività di ricerca e produzione, a un grande impegno in campagne di informazione, sensibilizzazione e di iniziative sociali. L’azienda ha avviato, inoltre, una part-
nership pluriennale con Unicef per sostenere le attività in favore dei bambini di strada nel Congo. È stata, inoltre, una delle prime società al mondo a pubblicare un rapporto ambientale. Dal 2006 Novo Nordisk aderisce al progetto Climate Savers, l’iniziativa del WWF per promuovere piani aziendali volontari orientati alla riduzione di gas serra. Grazie a una serie di scelte strategiche sostenibili, come ad esempio l’utilizzo di energia eolica, nel 2008 l’azienda ha ottenuto una diminuzione delle emissioni di CO2 del 9%, mentre nel 2009 ha raggiunto addirittura il 32%, producendo 69 milioni di tonnellate in meno rispetto all’anno precedente. Questo risultato è amplificato da ulteriori azioni di sensibilizzazione nei confronti dei dipendenti, attraverso la promozione di azioni virtuose tra cui, ad esempio, l’uso delle biciclette per andare a lavoro. Idee e prodotti sostenibili Secondo i più importanti produttori mondiali, entro il 2015 il 10% delle auto circolanti saranno elettriche. Così, per rispondere alle nuove sfide dell’economia e dell’ambiente, le industrie automobilistiche si stanno impegnando per realizzare auto a zero emissioni. Tra queste, il gruppo Renault si è posto il duplice obiettivo di migliorare le tecnologie esistenti immettendo
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sul mercato nuove generazioni di motori a basse emissioni di CO2. Tra il 2011 e il 2012 verrà, inoltre, presentata la gamma a zero emissioni con tre nuovi veicoli completamente elettrici. Un’altra iniziativa che va in questa direzione, è quella di Tata Motors, l’azienda automobilistica indiana che fa parte del gruppo Tata, e che ha recentemente annunciato un programma di finanziamento di 15 milioni di dollari per la ricerca e lo sviluppo dell’auto ad acqua, in grado di separare l’idrogeno necessario ad alimentarla direttamente a bordo. Un’altra società del gruppo Tata, la Tata Steel, settima al mondo per la produzione dell’acciaio, sta portando avanti il progetto Specific (Sustainable Product Engineering Centre for Innovative Functional Industrial Coatings), il cui fine è quello di sviluppare a prezzi accessibili materiali innovativi nell’edilizia che consentano agli edifici di generare autonomamente l’energia. Green Tech Secondo il rapporto The Economics of Climate Change, realizzato da Nicholas Stern, responsabile dell’Istituto di ricerca sui cambiamenti climatici presso la London School of Economics, per contenere gli effetti dei cambiamenti climatici è necessario ridurre globalmente le emissioni del 25% entro il 2050. Considerando che l’80% delle emissioni proviene dalle aree urbane e che
il 40% è dovuto a usi civili, per i Paesi più industrializzati questo obiettivo è del 30% entro il 2020. Tutte le strategie che consentono un contenimento dei consumi sono, pertanto, di assoluta importanza. Il gruppo olandese Philips, presente in oltre 60 Paesi e con circa 116.000 dipendenti, nel 2009 ha ridotto le emissioni di CO2 del 10% e ha superato il 30% di incidenza dei green products sul totale del suo fatturato. Gli obiettivi per il 2015 sono di aumentare queste percentuali, rispettivamente fino al 25% e al 50%. La società si è inoltre impegnata a migliorare del 50% l’efficienza energetica dei propri prodotti, a duplicare la raccolta e il riciclaggio dei dispositivi a fine vita e a utilizzare materiale di riciclo nei propri processi produttivi. Inoltre, tra le aziende del settore ICT, una delle più verdi al mondo è Vodafone, il gruppo inglese presente in 30 Paesi e partner in altri 40, in tutti e cinque continenti, con oltre 343 milioni di clienti. Nel corso del 2010 l’azienda ha acquistato quasi il 70% dell’energia elettrica utilizzata per le attività di rete da fonti rinnovabili. Negli ultimi tre anni ha ridotto del 12% le emissioni di CO2 e si è posta l’obiettivo di arrivare al 50% entro il 2020. Vodafone Italia, in particolare, impiega già quasi il 100% di energia per la rete da fonti rinnovabili e si è impegnata entro il 2011 a utilizzare il 100% di carta riciclata, risparmiando così 88 tonnellate di CO2.
CSR: idee brillanti e risultati concreti
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Stuart O’Sullivan/Corbis
Obiettivo: zero emissioni È veramente possibile per un’azienda operare a zero emissioni mantenendo alto il suo profilo economico e produttivo? I manager dell’IKEA ne sono convinti e ne hanno fatto un obiettivo strategico che, da anni, condiziona in maniera virtuosa l’intero operato dell’azienda a tutti i livelli. Il colosso svedese, che opera in 44 Paesi e conta oltre 260 negozi con più di 120.000 addetti, impiega già il 49% di energia da fonti rinnovabili ed entro il 2011 vuole fare ridurre del 30% i consumi energetici dei suoi fornitori. In quest’ottica, IKEA sta completando la transizione in favore delle lampade a basso consumo di tutti i sistemi di illuminazione delle sue sedi, per un risparmio del 50% dell’energia luminosa impiegata. Inoltre, 150 negozi verranno progressivamente equipaggiati con pannelli solari per la produzione di elettricità e copriranno dal 10% al 25% del fabbisogno, mentre 50 unità sono già dotate di sistemi di riscaldamento solare dell’acqua e 20 sono equipaggiate con boiler che funzionano a biomassa. La sede di Slependen, in Norvegia, possiede il terzo impianto geotermico della Scandinavia ed è in grado di produrre l’80% del riscaldamento e raffreddamento. Tra le sedi che adottano questa soluzione c’è anche quella milanese di Corsico, vicino a Milano, che funziona con un impianto simile ed è in grado di sviluppare 1600 kw
di potenza termica e 1400 kw di potenza refrigerante, con un risparmio di 300 tonnellate di petrolio all’anno e 800 tonnellate di CO2. Negli ultimi tre anni, l’azienda ha venduto 50 milioni di lampadine a basso consumo energetico che rappresentano un risparmio pari alla produzione di più di quattro centrali nucleari. Dal 2002 Ikea collabora con il WWF per combattere il disboscamento illegale e per aumentare la presenza e la dimensione delle foreste certificate. Si tratta di boschi dai quali proviene legname, frutto di una gestione corretta e sostenibile dal punto di vista ecologico, economico e sociale. Grazie a questa partnership, la superficie delle foreste certificate in Cina è duplicata, mentre in Russia è passata da 3 a 20 milioni di ettari. L’attenzione all’ambiente e alla salute si estende anche ai dettagli, dalla stampa dei tessuti che consente di risparmiare il 60% di acqua, a quella del catalogo che impiega il 50% di energia rinnovabile, fino al cibo che è sottoposto a rigide restrizioni sulla provenienza, l’origine biologica e genetica. Inoltre, IKEA è uno dei più importanti partner di Unicef e di Save the Children e dal 2003 ha donato quasi 25 milioni di euro che hanno contribuito all’educazione di oltre 8 milioni di bambini in 30 Paesi e i suoi programmi sociali hanno l’obiettivo di raggiungere e aiutare 100 milioni di bambini nei prossimi anni.
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Ecoelce: innovazione e strategia al servizio della responsabilità sociale d’impresa Il progetto di Endesa nello Stato di Ceará in Brasile consente l’accesso all’energia elettrica agli strati sociali più sfavoriti e alimenta il riciclaggio attraverso la raccolta differenziata dei rifiuti, in cambio di una riduzione nella bolletta in base al valore del materiale raccolto.
La crescente integrazione della RSI a livello strategico e l’aumentata richiesta di creatività e innovazione nelle politiche di responsabilità sociale sono due delle principali conclusioni che scaturiscono dal V Informe Corresponsables: La Situación de la RSE en España, elaborato dall’editore MediaResponsable a partire da un’indagine cui hanno partecipato più di 300 rappresentanti di tutte le realtà interessate (imprese, amministrazione pubblica, ONG, università, mezzi di comunicazione). Secondo il citato rapporto, esiste un importante segmento d’opinione per il quale la crisi avrebbe portato le imprese a dare priorità ai progetti di RSI più strategici e in grado di creare valore. In altre parole, di fronte alla crisi e ai tagli che la crisi comporta, le imprese privilegiano le iniziative in linea con il core business. Un’altra tendenza significativa è l’importanza data all’innovazione al momento di valutare i diversi ambiti della RSI. Se nel IV Informe Corresponsables, che analizzava l’esercizio 2009, l’innovazione era salita dal nono al settimo posto nell’insieme delle aree privilegiate dell’RSI, nel V Informe Corresponsables è passata al sesto posto. La RSI si è sempre identificata con la pratica di andare al di là del rispetto delle leggi. Ma, per ot-
tenere la differenziazione, l’eccellenza e un impatto maggiore della responsabilità sociale, bisogna fare un passo ulteriore: è necessario un apporto maggiore nel campo della RSI, il corpo di azioni ormai generalizzate che si ripetono nella maggioranza dei piani di sostenibilità. Bisogna portare avanti un’azione pionieristica nell’ambito della responsabilità sociale, costituendo così un precedente, con azioni in grado di diventare punti di riferimento di una pratica corretta. Il progetto Ecoelce di Endesa
La responsabilità sociale nell’ambito dell’Endesa risponde a questi obiettivi, come dimostrano il suo Piano strategico di sostenibilità e i vari progetti che sostiene, tra cui il progetto Ecoelce, applicato nello Stato di Ceará (Brasile) e un’iniziativa che merita senz’ombra di dubbio due definizioni: innovativa e strategica. Questo programma consente l’accesso all’energia elettrica agli strati sociali più sfavoriti e alimenta il riciclaggio attraverso la raccolta differenziata dei rifiuti, in cambio di una riduzione nella bolletta dell’energia elettrica in base al valore del materiale raccolto. I rifiuti recuperati dai clienti vengono depositati in punti di raccolta presenti in luoghi di facile ac-
di Marcos González
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Paul Taylor /Corbis
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Tara Moore /Corbis
cesso. Ogni genere di rifiuto è pesato e valutato secondo il prezzo di mercato. Il valore viene registrato immediatamente sulla tessera del cliente e le riduzioni vengono trasmesse al sistema di fatturazione di Endesa Brasil. Si ottiene così un triplice beneficio: ambientale (minore consumo di materie prime e minore impatto dei rifiuti), sociale (accesso a un bene basilare e, grazie alla fatturazione, anche a crediti, minore incidenza di malattie dovute alla cattiva gestione dei rifiuti, sviluppo dell’industria sociale di riciclaggio con la creazione di oltre 50 posti di lavoro diretti e oltre 200 indiretti, minore incidenza di furto) ed economico (minori furti e insoluti e miglioramento della reputazione) con un programma semplice e scalabile. In un senso più ampio, ne beneficiano tutti gli abitanti dello Stato di Ceará, visto che lo sviluppo del programma ha incrementato la sensibilizzazione ambientale dell’area, portando a una riduzione della quantità di rifiuti abbandonati in strada. Tale riduzione ha implicato un minore impatto visivo, ambientale, e un miglioramento delle condizioni di vita generali nell’area, riducendo l’incidenza di malattie come la dengue,
causata da una cattiva gestione dei rifiuti. Anche altre aree di distribuzione di Endesa in Brasile (EcoAmpla) hanno sviluppato questo progetto, che al momento è in fase pilota in Cile (Ecochilectra) e in fase di studio da parte di altre compagnie e in altri Paesi. Pertanto l’innovazione che il progetto in questione porta in sé costituisce un beneficio trasversale in tutti gli ambiti legati alla responsabilità sociale e alla sostenibilità. È anche in linea con il campo d’azione commerciale della compagnia, visto che, oltre alle migliorie sociali e ambientali, punta a una maggiore fidelizzazione dei clienti riguardo l’attività principale della compagnia: la commercializzazione dell’energia elettrica. Proprio queste sono state le ragioni addotte dalla prestigiosa giuria dei Premios Corresponsables conferiti alle pratiche migliori nell’ambito della responsabilità sociale e della sostenibilità, organizzati dalla Fundación Corresponsables – entità creata da MediaResponsable al fine di estendere la RSI a ogni tipo di organismo e alla società – al momento di premiare il progetto di Ecoelce di Endesa nella categoria “Gran Empresa”. I criteri di selezione alla base di questi premi
Ecoelce: innovazione e strategia al servizio della responsabilità sociale d’impresa
sono la creatività, l’innovazione, l’allineamento dell’iniziativa con l’attività di base dell’azienda, la sostenibilità e l’apporto di valore per i suoi gruppi di interesse. Valore per la base della piramide
Il progetto Ecoelce è anche un progetto esemplare, dal momento che crea valore tanto per l’impresa quanto per la base della piramide, cioè il segmento demografico composto da oltre quattro miliardi di persone, su scala globale, con entrate inferiori agli otto dollari al giorno. Come nota il Laboratorio Base de la Pirámide, le attività commerciali riguardanti la base della piramide che apportano sviluppo sociale ed economico presuppongono modelli commerciali che creano valore sia per le comunità e sia per l’impresa, cosa ovvia nel caso di Ecoelce; presuppongono alleanze con organismi civili e amministrazione pubblica per poter ottenere un maggior numero di esternalizzazioni positive (nel caso di Ecoelce partecipano l’Università di Fortaleza e l’Instituto de Formación Emprendedora y Educación Permanente, IFEE); la strategia d’affari contempla elementi di triple bottom line, cioè impatto sociale, economico e ambientale dell’attività d’impresa (elemento paradigmatico nel caso di Ecoelce); devono contenere un potenziale di replica su vasta scala del modello commerciale per ottenere trasformazione della società e generare benefici economici (come abbiamo visto Ecoelce si sta esportando). La RSI volta alla base della piramide è presente anche in altri progetti che Endesa porta avanti in America Latina. È il caso dell’Instituto Superior Tecnológico Nuevo Pachacútec (Perù). Nel 2004, Edelnor, filiale di Endesa in Perù, ha cominciato a collaborare al progetto della futura Università Cattolica di El Callao attraverso la dotazione di impianti elettrici. L’anno successi-
vo la collaborazione si è consolidata con la creazione del corso di studi tecnico-professionale elettrico presso l’Instituto Superior Tecnológico Nuevo Pachacútec. Il progetto si sviluppa nell’area di Ventanilla, una delle zone più povere di Lima, dove solo il 15% dei cittadini compie studi superiori e in cui è quasi assente un’offerta educativa e lavorativa che garantisca possibilità di sviluppo per la popolazione. Quando gli allievi terminano gli studi, o durante l’ultima tappa educativa, Edelnor prende in esame le possibilità di inserimento lavorativo nell’azienda o nel settore elettrico peruviano in generale. Proprio per quest’iniziativa Eldenor ha vinto il Premio Integración y Solidaridad. Questo progetto universitario soddisfa anche i principi di RSI sulle attività commerciali per quanto riguarda la base della piramide, dal momento che consente alla popolazione di migliorare la propria qualità della vita attraverso la formazione e l’impiegabilità, si basa sull’alleanza di gruppi di interesse e risponde alla triple bottom line. In definitiva, Ecoelce e l’Instituto Superior Tecnológico Nuevo Pachacútec sono due esempi significativi di come l’innovazione e la concezione strategica debbano essere legati alla RSI, se vogliamo che questo paradigma imprenditoriale prenda piede nelle imprese e sia introdotto in un numero sempre maggiore di aziende.
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Oxygen versus CO2 di Elisa Frisaldi
Le corporation si danno al green
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Sempre più spesso il marketing moderno insegue il “miraggio del green”, non tanto per la necessità di modificare l’attuale modello di crescita e consumo, ma piuttosto perché allettato dai maggiori ricavi che possono generare da un interesse per le problematiche legate a natura, ambiente ed ecologia. È il caso di McDonald’s, definita “McAmazon” da parte di Greenpeace a causa del coinvolgimento nella distruzione delle foreste pluviali in Amazzonia a favore delle monocoltivazioni di soia, cereale dall’alto valore nutritivo per i mangimi animali. La multinazionale conosce bene le regole del marketing e quindi decide di cambiare veste. Il 14 luglio 2009 nasce, nella Carolina del Nord, il primo fast food “green” realizzato con materiali ecologici, dotato di torrette per ricaricare le auto elettriche e di un design d’interni che permette di illuminare il “ristorante” con luce solare. In Inghilterra, invece, la filiale di McDonald’s ha iniziato a convertire il sistema di alimentazione dei propri furgoni utilizzando come carburante l’olio da cucina riciclato. «La responsabilità sociale d’impresa non è più un optional» sostengono Michael E. Porter e Mark R. Kramer, i fondatori del Foundation Strategy Group (FSG), una società di consulenza con sede a Boston. Molto più che in passato la scarsa attenzione verso la responsabilità sociale può minare la sostenibilità economico-finanziaria dell’impresa. Ispirandosi forse al detto “Se non puoi combatterli, fatteli amici”, Coca-Cola
e WWF hanno stretto un accordo pluriennale per la protezione delle acque dolci. Da anni l’industria della CocaCola, infatti, è oggetto di critiche, boicottaggi e campagne d‘informazione per l’impatto che la produzione della bevanda ha sulle acque potabili. L’impegno preso è quello di rimpiazzare ogni goccia d’acqua usata per la preparazione delle bibite e la loro produzione. Ciò significa ridurre la quantità d’acqua usata per produrre le bevande, riciclare quella usata nelle fabbriche e restituirne una buona quota alle comunità e alla natura. Non dissimile è il caso dell’industria Chiquita, che chiede donazioni per progetti di sviluppo sostenibile quando buona parte dei suoi profitti derivano dallo sfruttamento di persone e ambienti. Tuttavia, a parte alcuni casi controversi, non mancano le iniziative positive in ambito di RSI. La situazione ideale per la società e per l’impresa è quella in cui ciascuno gioca bene la propria parte: la prima genera segnali chiari e coerenti in base al proprio sistema di valori, la seconda persegue i suoi obiettivi di profittabilità e crescita in linea con i valori sociali. Accade di solito che, quanto più uno scopo sociale è connesso al business di un’azienda, tanto più grande è la possibilità di fare leva sulle risorse aziendali per farne beneficiare tutta la società. L’approccio di Nestlé alla collaborazione con i piccoli agricoltori esemplifica il rapporto simbiotico tra progresso
sociale e vantaggio competitivo. Nonostante la reputazione macchiata da una controversia nata trent’anni fa a causa delle vendite di latte per neonati in Africa, l’impatto della Nestlé nei Paesi in via di sviluppo ha avuto spesso un carattere molto positivo. Nel 1962, per esempio, l’azienda introduce la vendita del latte nel poverissimo distretto di Moga, in India. Costruisce in ogni cittadina dei caseifici dotati di sistemi di refrigerazione che fungono da punti di raccolta del latte. Quando viene inaugurato il primo stabilimento, solo 180 agricoltori locali forniscono la materia prima. Nel 2007 Nestlé compra il latte da più di 75.000 agricoltori della zona, raccogliendolo due volte al giorno da oltre 650 caseifici sparsi nei diversi villaggi. Nel 2006 anche un’altra azienda di fama mondiale decide di introdurre nelle sue collezioni una linea eco-compatibile. Si tratta di Levi’s, i cui capi hanno ottenuto la certificazione “Eko Sustainable Textile” da parte del Control Union Certification, il più autorevole ente d’ispezione e certificazione per le produzioni e i prodotti organici. Levi’s ECO è il primo jeans il cui intero ciclo produttivo è ecosostenibile, a partire dal cotone 100% organico. I modelli sono contraddistinti da un’etichetta bianca con la scritta verde, bottoni in cocco e cerniere in metallo non galvanizzato. La finitura dei capi è realizzata con sostanze naturali, come l’indaco, l’amido di patata, il fiore di mimosa e il sapone di Marsiglia. Non è tutto. Nel
Oxygen versus CO2
2009 la compagnia lancia la campagna “A care tag for our planet”, con l’obiettivo di aumentare il ciclo di vita dei jeans ed evitare che milioni di capi finiscano in discarica. Il segreto è racchiuso nelle nuove etichette che istruiscono i consumatori su come lavare i capi producendo il minimo impatto ambientale: lavaggi in acqua fredda, asciugatura all’aria aperta quando possibile, donazione dell’usato ai centri Goodwill, una tra le principali realtà del volontariato e del no profit nel mondo.
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Il consumatore etico e la ricerca del “business case” Le aziende si sono accorte del valore dell’ethical branding e ai consumatori interessa la responsabilità sociale d’impresa ed esercitano di conseguenza il loro potere d’acquisto. Ma ci sono molte lezioni preziose sia per chi fa business sia per chi vuole essere un consumatore etico. In entrambi i casi, è necessario pensare a un concetto sofisticato di “consumerismo etico” in cui vi sono molteplici “business case”.
di N. Craig Smith ed Elin Williams
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Owaki /Kulla /Corbis
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È stato scritto molto sul business case della responsabilità sociale d’impresa. Come cavalieri di un’enorme tavola rotonda sommersa di rapporti, libri, registri e documenti di analisi contabile, noi accademici e giornalisti – insieme a governi, manager, think-tank, ONG e altri – abbiamo condotto la nostra instancabile ricerca della prova che un business più responsabile è anche un business più redditizio. Insieme, abbiamo dato la caccia a questo “business case” tra gli investitori, i lavoratori dipendenti, gli organi di controllo e soprattutto i consumatori. Ma finora il business case ci è sempre sfuggito, proprio come il leggendario Santo Graal che re Artù e i suoi Cavalieri della Tavola Rotonda cercarono per una vita intera. È dunque arrivato il momento di gettare la spugna? Forse è solo arrivato il momento di ammettere che la questione è più complessa di quanto lascino intendere espressioni come “acquisto etico”, coniate negli anni Ottanta. A quell’epoca, l’idea che comprare un prodotto o un servizio fosse una specie di voto sulla responsabilità sociale o ambientale del produttore/fornitore sembrava una novità. Oggi è un luogo comune e va sotto diversi nomi: “consumerismo consapevole”, “consumerismo etico” e “consumatore verde”, per citarne qualcuno. Ma l’idea è sempre la stessa: che al consumatore interessi la responsabilità sociale d’impresa e che eserciti di conseguenza il suo potere d’acquisto…
Dimostrando in questo modo il business case. Il punto debole della ricerca comincia a risultare ovvio se mettiamo le cose in questi termini. Non esiste niente di simile a “il consumatore”. E anche se esistesse, lui o lei sarebbe un essere umano – incline a tutti i comportamenti irregolari per cui la nostra specie è famosa. Non stupisce quindi che non esista neppure il business case definitivo. E potevamo pure immaginarci che non l’avremmo mai trovato nel consumatore. Prendete per esempio tutte le indagini che abbiamo svolto e impilato sulla nostra immaginaria tavola rotonda. Alcune delle più ottimistiche suggeriscono che ben il 90% dei consumatori tiene conto della CSR quando fa un acquisto. Uno studio statunitense del 2002 conclude: «L’84% degli americani dice che probabilmente cambierebbe marca per una associata a una buona causa, se il prezzo e la qualità fossero simili». È un grosso “se”. E ce ne sono persino di più grandi. Che ne dite di “se fossi a conoscenza di quella buona causa” e “se ricordassi di pensarci il giorno in cui apro il portafoglio”? Com’è prevedibile, le statistiche sul comportamento reale dei consumatori non confermano quelle buone intenzioni. Uno studio europeo ha scoperto che sebbene il 75% dei soggetti dicesse che avrebbe usato dei criteri sociali e ambientali per decidere cosa comprare, solo il 3% lo aveva fatto davvero. D’altro canto, ci sono delle belle prove storiche che il consumerismo
Il consumatore etico e la ricerca del “business case”
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Vast Photography /First Light /Corbis
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etico negativo, sotto forma del tradizionale “boicottaggio”, è stato estremamente efficace – al punto di cambiare il mondo. A quanto pare, il rifiuto del sale e delle stoffe inglesi orchestrato da Gandhi contribuì all’indipendenza dell’India nel 1947. E quello di Rosa Parks di cedere il suo posto sull’autobus a una donna bianca nel 1955 diede il via a un boicottaggio – sostenuto dal 90% degli afroamericani di Montgomery, in Alabama – che rischiò di far finire in bancarotta l’azienda degli autobus e sicuramente incise sulla fine della segregazione razziale sui trasporti pubblici della città. Più di recente, negli anni Novanta, sembra che ben un consumatore su quattro nel Regno Unito si sia rifiutato di comprare prodotti sudafricani per dimostrare la sua opposizione all’apartheid. E solo l’anno scorso, all’apice della perdita di greggio nel Golfo del Messico, la pagina “Boycott BP” su Facebook contava quasi 800.000 fan. A quanto pare sono riusciti a far calare le vendite delle stazioni di servizio della BP negli Stati Uniti – perlomeno temporaneamente. Sebbene la pila di ricerche sulla tavola rotonda suggerisca che la partecipazione ai boicottaggi di solito è sopravvalutata, sottintende anche che gli effetti sono duraturi. La banca Barclays sta risentendo ancora oggi degli effetti del boicottaggio contro l’apartheid. Molti consumatori hanno dimenticato che la Barclays cedette alle pressioni e si ritirò dal Sudafrica, nonostan-
te fosse la banca più grande che operasse nel paese. La fine dell’apartheid in sé non sembra aver influenzato i consumatori. Alcuni peraltro stanno ancora punendo la Nestlé per aver condotto decenni fa un marketing aggressivo del latte in polvere nei paesi in via di sviluppo. Tuttavia, i forti esempi di consumerismo etico positivo (o buycotting, come viene chiamato a volte) sono meno abbondanti di quanto vorrebbero alcuni paladini della CSR. Forse l’aumento attuale delle certificazioni equo-solidali o delle alternative innovative, come l’Università del caffè di Illy (deputata alla formazione dei coltivatori, dotandoli di competenze che creano ricchezza), fornirà quella moltitudine di esempi che i “cavalieri” del business case stanno cercando. Dopotutto, nel Regno Unito le vendite dei prodotti equo-solidali certificati sono esplose – da 92,3 milioni di sterline nel 2003 a 799 milioni nel 2009. Secondo una stima recente, in Gran Bretagna per ogni quattro uova comprate una proviene da allevamenti di polli ruspanti. E proprio quest’anno, la Barilla è diventata il primo produttore di pasta che compra uova di galline “non in gabbia”. Eppure, sebbene questi fatti puntino a un mercato che non è più di nicchia, l’industria alimentare mondiale deve fare ancora molta strada per quanto riguarda la CSR. Analogamente, la Toyota Prius, la prima auto ibrida (elettrica e a benzina) a essere prodotta in serie, sta conquistando rapidamente gli Sta-
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ti Uniti (o perlomeno la cerimonia degli Oscar 2010). Ma a livello mondiale le vendite hanno raggiunto solo di recente i due milioni di pezzi venduti, dopo più di dieci anni di marketing. La Prius non salverà il Pianeta in tempi brevi. Parrebbe che non possiamo ancora indicare delle ricette infallibili per incanalare il consumerismo etico positivo in questioni, industrie e geografie diverse. Per nulla scoraggiati, alcuni paladini del business case citano il successo internazionale di prodotti come il gelato “etico” di Ben and Jerry o i cosmetici “irreprensibili” del Body Shop. Ma persino in questi due casi emergono dei messaggi misti. In anni recenti i due marchi sono stati acquistati da concorrenti molto più grossi (rispettivamente Unilever e L’Oréal). Allo stesso modo, i fondatori della marca britannica di frullati biologici Innocent nel 2009 hanno ceduto una quota di minoranza al gigante delle bibite gasate, la Coca-Cola. Dobbiamo concludere che le multinazionali si sono accorte del valore dell’ethical branding? O stanno solo cercando di persuadere con l’inganno i consumatori coscienziosi a comprare prodotti che hanno perso le loro credenziali etiche? Dunque cosa possiamo concludere dopo decenni di instancabile ricerca? In realtà, viene fuori che ci sono molte lezioni preziose sia per chi fa business che per chi vuole essere un consumatore etico. In entrambi i casi, dobbiamo
abbandonare il modello del Santo Graal sacro e assoluto, in favore di un concetto più sofisticato e contingente di consumerismo etico in cui vi sono molteplici “business case”. Di seguito, in forma di riassunto delle ricerche sul consumerismo etico e della ricerca del business case, trovate alcune delle domande più significative su cui il cliente e le imprese dovrebbero riflettere. Come l’impresa predica e come razzola Prima di tutto, quanto sta facendo davvero l’impresa riguardo a un certo problema? Se non fa del male, si può comunque dire che sia impegnata a fare del bene? Come si comporta in confronto alle sue concorrenti? Solo dopo aver risposto a queste domande il dipartimento comunicazione può produrre i messaggi. E quei messaggi devono corrispondere alla realtà, altrimenti potrebbero fioccare accuse di greenwashing (esibizione di credenziali “verdi” fasulle). Coerenza impresa-problematica Quanto è rilevante una certa problematica in relazione al core business dell’impresa? È sensato che le imprese energetiche o di trasporti si concentrino sulle emissioni carboniche, ma un commerciante di abbigliamento farebbe meglio a usare il suo budget per la CSR per migliorare le condizioni lavorative lungo la filiera.
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Sacrificio dei consumatori I consumatori quanto sono disposti a pagare in più per il prodotto, in termini di prezzo maggiore, minore qualità o maggiore convenienza? E, prima di tutto, quanto hanno a cuore una particolare questione? I cibi biologici possono essere importantissimi per alcuni, ma il prezzo più caro può non essere attraente per un mercato di massa che nella stragrande maggioranza non è interessato alle questioni sanitarie e ambientali. Efficacia percepita dal consumatore I consumatori ritengono di poter fare la differenza? Credono che vi siano abbastanza persone con idee simili da poter avere un qualche effetto? Un problema come il riscaldamento globale può sembrare spaventosamente grande. Opportunità di auto-miglioramento percepita dal consumatore Grazie al consumo cosiddetto “etico”, le persone si sentiranno migliori? O penseranno di sembrare migliori agli occhi altrui? Pensate a quelle star che arrivavano sul tappeto rosso degli Oscar a bordo di una Toyota Prius. La forza della controargomentazione Le argomentazioni a favore e quelle contro hanno la stessa forza? Le sementi geneticamente modificate permetteranno di nutrire un Pianeta affamato o ne distruggeranno i vitali ecosistemi?
La lunghezza della filiera tra il produttore e il consumatore L’impresa è in diretto contatto di marketing con il consumatore o è solo l’ennesimo anello di una catena? A seconda della risposta, la tattica sarà diversa, ma è bene non sottovalutare la portata dell’influenza dei consumatori, come hanno imparato a loro spese i fornitori di derivati del legno dei negozi DIY. Come ha detto spiritosamente qualcuno, parafrasando la famosa affermazione di Lord Leverhulme sulla pubblicità: «So che metà del mio budget per la CSR è andato sprecato, ma non so quale metà». Perlomeno oggi, dopo decenni di ricerche, chi possiede un budget per la responsabilità sociale d’impresa potrebbe essere in una posizione migliore per prendere lui stesso delle decisioni d’acquisto ben informate.
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Il valore della tradizione e la dignità del lavoro
di Brunello Cucinelli
«Il sogno della mia vita era di rendere l’attività lavorativa più umana, di dare dignità morale ed economica al lavoro. [...] Ho sempre immaginato che, se ci si sente custodi e non proprietari dell’azienda, allora tutto assume un significato diverso». Il valore della tradizione e quello del lavoro s’incontrano nel modello d’impresa di Brunello Cucinelli, che da un piccolo borgo umbro esporta in tutto il mondo i due terzi della sua produzione di maglieria di cashmere.
Se è vero che la gran parte di noi impara con l’esempio dei propri padri cosa significano il rispetto e l’amore per l’esistenza umana, allora bisogna raccontare il passato. Tornare alla mia infanzia, quando, intorno agli anni Sessanta, la mia famiglia vissuta fino ad allora nella campagna umbra e abituata a vedere lo scorrere del tempo scandito dal ritmo della terra, si trasferisce in città per cercare un futuro migliore e inseguire il sogno di comprarsi una casa. Della mia infanzia conservo un grande ricordo: non ho mai visto i miei genitori litigare. Mi è sempre presente l’immagine di mio padre, dei miei nonni e dei miei zii, uomini impegnati in un lavoro faticoso e spesso ingrato, i quali pregavano Iddio perché mandasse bel tempo, affinché il raccolto non fosse rovinato. Il loro esempio ha rappresentato per me un’esperienza indimenticabile cui tuttora ispiro la mia vita. Poi, quando avevo circa 15 anni, ci trasferimmo in città, perché mio padre lasciò la campagna e si dedicò a un altro lavoro. Vedere il proprio figlio lavorare in fabbrica anziché nei campi era stato il sogno più grande di mio nonno. Anche come operaio mio padre aveva a che fare con un lavoro faticoso, ma era soddisfatto del nuovo impegno. A volte, però, la sera lo vedevo tornare silenzioso e dispiaciuto, perché durante la giornata aveva subito umiliazioni, talora perfino delle offese da parte del datore di lavo-
ro. Sebbene non riuscissi a capire fino in fondo quale messaggio fosse riposto in questo suo stato d’animo, tuttavia mi indusse a riflettere. Qualcosa cambiò dentro di me. Ero triste nel vedere mio padre in quelle condizioni e, probabilmente, allora ho cominciato a comprendere quale importanza rivestisse l’uomo nell’attività lavorativa. Mi sono reso conto, per esperienza diretta, quanto fosse ingiusto offenderne la dignità e non riconoscere il valore che le spetta. Dai 15 ai 25 anni ho frequentato la scuola e mi sono diplomato come geometra. Devo ammettere però che non ho studiato molto, perché non ero sufficientemente motivato e non provavo soddisfazione nel faticare sui libri. Ho comunque superato gli esami di maturità e poi mi sono iscritto all’università, alla facoltà di ingegneria. Ho frequentato le lezioni per circa tre anni, durante i quali, però, ho sostenuto un solo esame: quello di geometria descrittiva. In queste poche annotazioni si condensa la mia esperienza di studente. L’evento più importante di quel periodo, ma anche di quelli successivi, fu l’incontro con la donna che poi sarebbe diventata mia moglie: avevamo entrambi circa 17 anni; lei aveva finito gli studi di ragioneria e si decise ad aprire un piccolo negozio di abbigliamento. In qualche modo, fu proprio seguendola in questa esperienza che scoprii il gusto del bello e cominciai
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Hans-Bernhard Huber / Laif /Contrasto
ad apprezzare la moda. Molto importante, in quel periodo, è stata la vita del bar, del caffè italiano, che ho frequentato quasi quotidianamente e al quale mi sono sempre più affezionato. Era lì che ci ritrovavamo la sera, in 70-80 persone, solo uomini, secondo la cultura del tempo. Lì era dove s’incontravano praticamente tutte le classi sociali, in rapporto di amicizia e di reciproco rispetto, senza barriere e senza pregiudizi. Vi partecipavano gli industriali, gli operai e… I nullafacenti come me (confesso di essere stato tale). Era ben più che un semplice modo di passare il tempo, perché si stava insieme discutendo dei problemi più svariati e impegnandoci in un dibattito che non vedeva interruzioni. Già dall’età di 19 anni ho iniziato a leggere qualche cosa. Devo dire la verità: nonostante il genere di vita che allora conducevo, era presente in me il desiderio, la voglia di conoscere di più quella dignità che mi era sembrata tanto importante quando era stata offesa in mio padre. Pensai così di poter trovare qualche risposta ai miei interrogativi nella filosofia. Fu allora che mi avvicinai al mondo del sapere e Kant fu il primo che lessi, con timore e con avidità. Nel frattempo gli anni passavano e cominciavo a pensare cosa avrei fatto nella vita. È così che, frequentando la mia fidanzata e il suo negozio, ho cominciato ad appassionarmi alla maglie-
ria, che allora come oggi è un segno distintivo della cultura umbra. Maturai così l’idea di realizzare pullover di cashmere colorati, e devo dire che, sotto il profilo del prodotto, si trattò di una piccola innovazione. Il sogno della mia vita, tuttavia, era quello di rendere l’attività lavorativa più umana, di dare dignità morale ed economica al lavoro, perché, credetemi, il lavoro spesso è piuttosto duro e ripetitivo. Ero però anche convinto che esso elevi la dignità dell’uomo. E di questo obiettivo ho fatto il vero scopo della mia vita. Così, pur aspirando a ottenere profitti – perché credo nel capitalismo: ogni impresa deve produrre profitti, perché è la ragione della sua esistenza – al tempo stesso volevo che tali profitti non arrecassero mai danni all’umanità, o il meno possibile. Mi ripromettevo, per metodo e per finalità, che i profitti fossero realizzati nel rispetto della dignità e del valore della persona umana, e perciò che fossero orientati a uno scopo morale. Per mettere in pratica quanto mi ero ripromesso, decisi di ripartire i profitti secondo quattro criteri, ai quali tuttora mi attengo. La prima parte è destinata all’impresa, a quell’impresa di cui io mi sento custode e non proprietario. Sì, ne sono il maggior azionista e il responsabile, ma unicamente nel senso di garantirgli solidità e stabilità. Ho sempre immaginato che, se ci si sente custodi e non proprietari, allora tutto as-
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Alessandro Bianchi / Reuters / Contrasto
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sume un significato diverso, tutto diventa quasi eterno. La seconda è riservata alla mia famiglia, che vive in un piccolo paese e, pertanto, non ha necessità particolari. La terza, quella più importante, va ai ragazzi che mi aiutano nell’impresa, perché possano lavorare in un modo migliore e vivere in maniera conforme alle loro attese. La quarta, che ha altrettanta rilevanza delle prime tre, è la parte destinata ad “abbellire il mondo”, un concetto che può riguardare qualsiasi tipo di iniziativa: aiutare qualcuno in difficoltà, ma anche restaurare una chiesa, costruire un ospedale, un asilo, un teatro, una biblioteca... Questa è la filosofia di fondo dell’impresa. Volevo dar vita a un prodotto di grande artigianalità, di grande qualità e, spero, anche di autentica creatività. Volevo costruire un manufatto in cui fosse trasferito il modo italiano di vivere e di lavorare, la sua fierezza, tolleranza, dedizione, spiritualità e misticità. Per far questo, senza dubbio, sono necessarie mani sapienti, ma anche il cuore di persone generose, orgogliose della propria origine e attaccate alla propria terra. Ma anche altri principi sono alla base dell’impresa. Su tutti, un concetto di lavoro che vediamo nascere molti secoli fa, predicato e diffuso da San Benedetto, questo santo affascinante, che raccomanda all’abate, quale responsabile in vita e dopo la morte dei suoi monaci, di essere rigoroso e dolce, esigente maestro, amabile
padre. Ho cercato di portare nella mia impresa questo spirito. Perché, come potete immaginare, c’è un grosso problema da affrontare che, a mio avviso, rimane sempre aperto ed è sempre lo stesso, in ogni tempo: è quello del rapporto tra il datore di lavoro e le persone che collaborano con lui. Ho sempre pensato che ogni essere umano abbia una sua dote di genio, per quanto vari da individuo a individuo. Mio padre non conosceva niente del suo datore di lavoro: non ne conosceva i profitti, le proprietà e la vita che conduceva. Oggi, invece, per le nuove generazioni non è più così: esse sanno tutto o quasi del loro datore di lavoro. Credo pertanto che la condivisione delle ragioni e delle finalità di un’impresa, da parte di tutti coloro che vi sono coinvolti, debba essere il fondamento di un rapporto di lavoro sano e dignitoso. È per questo che ho deciso che qualsiasi giovane venga a lavorare nelle nostre imprese sappia tutto di me e della mia vita. Infatti, da sempre ho immaginato e voluto avere un rapporto impostato su basi di fiducia e collaborazione. Ecco, infine, il tema del futuro del mondo relativo al settore imprenditoriale. In questo difficile momento economico, morale e civile, credo che noi stiamo in qualche maniera riprogettando l’umanità. Non è escluso che la grande crisi economica dei nostri giorni possa avere infine
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conseguenze benefiche. Sono convinto, per l’Italia in particolare, che ci sia un sicuro avvenire se sapremo produrre beni di grande qualità, di grande artigianalità e di grande unicità, qualità queste che appartengono alla tradizione delle nostre genti. Ma ciò che mi preoccupa di più è come riuscire a convincere i giovani, i ragazzi a venire a lavorare nelle nostre imprese, dal momento che, a causa della bassa remunerazione (forse 1000 euro al mese o poco più), ritengono che il loro lavoro non sia dignitoso e che non abbia alcun significato. Da parte mia vorrei far riscoprire ai giovani il profondo significato che è riposto nel lavoro. Sono certo che, se riescono in questa impresa, le cose cambieranno e troveranno in se stessi il desiderio di dedicarsi con entusiasmo all’attività artigianale e artistica. È un amore grande, quello di cui abbiamo bisogno, che non riguarda soltanto il lavoro e la fatica degli uomini, ma anche l’ambiente dove sono nati e vivono, un ambiente che non possiamo in nessun modo trascurare. È anche per questo che ho voluto restaurare Solomeo, in provincia di Perugia. Allorché le cose hanno cominciato ad andare abbastanza bene, son venuto in questo piccolo paese, che frequentavo già da fidanzato, e mi doleva il cuore vederlo abbandonato e diroccato, perché nel Dopoguerra e poi negli anni Sessanta molte famiglie
si erano costruite la casa fuori le mura per avere una dimora più accogliente. E proprio in questo borgo, con una decisione che allora destò meraviglia, decisi di trasferire la sede della mia piccola impresa. Perché la scelta di Solomeo? Perché lontano dai centri nevralgici dell’attività economica e commerciale? Perché mi ha sempre affascinato la vita al di fuori delle città. Questo è quello che ho cercato di fare scegliendo Solomeo. L’idea di vivere e di lavorare in un piccolo centro, per me, che da lì provengo e lì ho le mie radici, mi aveva sempre affascinato. Nel corso degli anni abbiamo cominciato i restauri, in modo spontaneo, quasi fosse un gioco, e ci siamo riproposti di non alterare il passato ma di restituirlo alle generazioni precedenti e future, possibilmente reso più bello, secondo quello spirito di custodia cui facevo cenno precedentemente. Dobbiamo tornare a credere nei grandi valori: la famiglia, la religione e la politica. Questi valori hanno guidato i nostri genitori, i nostri nonni, e noi. Essi possono illuminare anche i nostri figli, purché siano disposti ad accoglierli e a ispirarvi le loro scelte quotidiane.
Photoreport
Città fra le nuvole
di Tomás Saraceno
Con Cloud Cities, l’eclettico artista argentino Tomás Saraceno immagina strutture sperimentali, sotto forma di palloncini gonfiabili o piattaforme modulari e abitabili, che rendono al massimo l’energia naturale. L’artista è da sempre ispirato da un interesse che influenza il cambiamento nel nostro modo di vivere, l’esperienza e la realtà, e ogni sua opera è un invito a concepire modi alternativi di conoscere, sentire e interagire con gli altri. L’osservazione della natura spinge a comprenderne i meccanismi e l’imprevisto diventa parte attiva del dialogo con la scienza. Le opere di Saraceno enfatizzano il carattere ecologico non solo degli ambienti naturali ma anche degli spazi sociali, mostrando che la possibilità di trasformare il mondo è sempre a portata di mano per coloro che sono pronti a collaborare alla sua progettazione e costruzione. Guardando al cielo, si può rivedere il nostro modo di vivere.
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32SW/Flying Garden/Air-Port-City, 2007. Per gentile concessione dell’artista e di Andersen’s Contemporary, Tanya Bonakdar Gallery, Pinksummer.
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Luna park. Fantastic art, 2005. Villa Manin, Centro di Arte Contemporanea, Codroipo (UD). Per gentile concessione di Pinksummer, Genova. 3
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Reconstruction 1, 2006 Sudeley castle gardens, Winchcombe, Gloucestershire, Gran Bretagna. Per gentile concessione dell’artista. 4
Biosphere (installation view), 2009. Statens Museum for Kunst, Copenhagen, Denmark. Per gentile concessione dell’artista e di Andersen’s Contemporary, Tanya Bonakdar Gallery, Pinksummer. 5
Photoreport – Città fra le nuvole
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Photoreport – Città fra le nuvole
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Observatory, Air-Port-City, 2008, Psycho Buildings, Hayward Gallery, London. Per gentile concessione di Pinksummer, Genova.
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Intervista a Enrico Giovannini
Ciò che il PIL non misura «Il PIL è importante ma non riesce a dare conto delle condizioni di vita di una società. E gli indicatori di bilancio classici delle imprese danno un’idea della redditività e della produzione, ma non dell’impatto che l’impresa ha sul territorio e sulla comunità locale». Indicatori di benessere, responsabilità sociale d’impresa, sviluppo economico e sostenibilità: l’opinione di Enrico Giovannini, presidente dell’Istat ed ex direttore statistiche dell’OCSE.
di Roberto Bagnoli opere di Arne Quinze
Lei è stato nella commissione Stiglitz istituita dal presidente francese Nicolas Sarkozy per misurare il benessere di un Paese al di là del Prodotto Interno Lordo. C’è un collegamento culturale con la Corporate Social Responsibility (CSR)? Certamente. L’idea di misurare il benessere di un Paese con altri indicatori nasce proprio dal fatto che il PIL rappresenta il valore aggiunto delle attività di mercato. È importante, ma non riesce a dare conto delle condizioni di vita di una società. Analogamente, gli indicatori di bilancio classici delle imprese danno un’idea della redditività e della produzione, ma non dell’impatto che l’impresa ha sul territorio e sulla comunità locale. Ad esempio, se prendiamo le varie dimensioni del benessere indicate dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) o dalla commissione Stiglitz, vediamo come la dimensione del lavoro è fondamentale. Così gli indicatori di “lavoro decente” sviluppati dall’International Labour Organization (ILO) hanno dimostrato che non è solo il reddito la base per il benessere dei lavoratori di un’azienda, ma contano anche le condizioni di lavoro. La CSR può essere vista, a livello micro, come il “duale” dello sforzo fatto a livello
“macro” dalla commissione Stiglitz e da altre iniziative. Quali sono i capitoli di analisi più sensibili per valutare la CSR? Mentre i lavori sugli indicatori di benessere hanno prodotto schemi concettuali sempre più coerenti, nel caso della CSR abbiamo ancora liste di indicatori molto eterogenei senza uno standard universalmente riconosciuto. Forse la Global Reporting Initiative è lo schema considerato più adeguato, ma si tratta di una lista molto aperta che comprende l’impatto ambientale, il livello di soddisfazione del lavoro, gli indicatori di bilancio, la sostenibilità sociale, i finanziamenti al volontariato, e così via. Uno spettro di indicatori ancora troppo ampio... Esatto. Il rischio alla fine è che l’informazione sia abbastanza illeggibile. È lo stesso problema che abbiamo con le statistiche: produciamo una valanga di dati, ma poi la gente vuol sapere se, in estrema sintesi, miglioriamo o peggioriamo. Credo che nella CSR siamo nella fase dell’analisi di dettaglio e non ancora in quella della sintesi. Ma la sintesi, com’è emerso anche nella commissione Stiglitz, è un fatto politico. Solo un
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dibattito democratico con il coinvolgimento degli stakeholder ci fa capire se la salute è più importante o meno dell’educazione. Questa è la frontiera successiva per riuscire a passare dalla frammentazione degli indicatori a una sintesi condivisa. La battaglia su Mirafiori in che modo tocca i temi di CSR? La Fiat pone un problema di sostenibilità economica della gestione di una grande impresa con investimenti che vanno a irrobustire il capitale fisico. Ma l’accordo tra l’amministratore delegato Sergio Marchionne e i sindacati sta certamente toccando anche il cosiddetto “capitale sociale”. Riusciamo a creare la sostenibilità di una società e di un’azienda semplicemente guardan-
do agli aspetti puramente finanziari oppure occorre una visione d’insieme più ampia? Questa è la vera sfida della Corporate Social Responsibility: il successo di un’impresa non si basa solo sul numero di posti creati o sul reddito generato, ma sul benessere a medio termine che esso produce nei confronti del territorio. I principi della CSR sono in contrasto con i superstipendi dei manager? La ricerca economica nel campo della felicità dimostra chiaramente come la posizione relativa tra persone pesi moltissimo sulla soddisfazione individuale e di una società. Questo non significa che l’egualitarismo sia la ricetta giusta, ma le analisi disponibili mostrano che, a parità di altre condizioni, una situa-
zione di sperequazione forte tende a produrre una insoddisfazione di vita che pesa moltissimo anche sui comportamenti individuali. La conseguenza è l’aumento dell’insicurezza. Può fare un esempio di questa insicurezza? I calciatori. Platini ha ammesso che le condizioni finanziarie delle società di calcio sono peggiorate, con bilanci ormai insostenibili soprattutto per colpa dell’esplosione dei compensi dei calciatori. E ha proposto un taglio dell’80% di questi ultimi. Nel momento in cui da una parte c’è un manager che guadagna milioni di euro e dall’altra un lavoratore a cui viene chiesto uno sforzo particolare e in cambio di questo si aggiunge anche l’incertezza per il posto di lavo-
Intervista a Enrico Giovannini
Il mercato ha colto un cambiamento da parte dei risparmiatori interessati a orientare gli investimenti anche verso imprese che hanno sensibilità sociali. E gli indicatori di CSR aiutano gli investitori a scegliere le imprese più responsabili.
ro, si rischia di pagare un forte prezzo in termini di capitale sociale. In Italia la flessibilità è stata vista come un passaggio necessario per tanti giovani, ma ora rischia di diventare una condizione esistenziale, con effetti sui progetti di vita delle persone, sulla scelta di avere o meno dei figli, sul rapporto con la famiglia di origine. Queste considerazioni ci portano a una conclusione: le quattro categorie di capitale – fisico, naturale, sociale e umano – da cui dipende la sostenibilità di una società sono strettamente correlate e vanno viste insieme. Lei parlava della necessità di una sintesi per semplificare la realizzazione della Corporate Social Responsibility. Ma chi la deve fare? L’OCSE, Bruxelles, i singoli governi? Una delle raccomandazioni dell’OCSE, poi ripresa anche dalla commissione Stiglitz, è che il dibattito sugli indicatori di benessere deve essere organizzato attraverso un tavolo in cui gli stakeholder possano condividere tre punti base. Primo: cosa è importante per il benessere di quel Paese (salute, lavoro, ecc.). Questo è un passaggio determinante; come dice Amartya Sen, «discutere di indicatori significa affrontare il tema degli obiettivi finali di una società». Secondo: trovare gli indicatori statistici più solidi per misurare questa tassonomia. Terzo: comunicare queste informazioni ai cittadini. Questo approccio può valere anche a livello micro. Ad esempio, nel momento in cui un’impresa è inserita in una comunità è possibile creare dei tavoli in cui discutere con gli stakeholder del perimetro den-
tro il quale si deve muovere il sistema dei valori della CSR. Il mercato segue oppure ostacola questo percorso? Direi che lo stimola. Il mercato ha colto un cambiamento da parte dei risparmiatori interessati a orientare gli investimenti anche verso imprese che hanno sensibilità sociali. E gli indicatori di CSR aiutano gli investitori a scegliere le imprese più responsabili. Il sistema bancario che ruolo può giocare? Il mondo bancario ha mostrato tutti i suoi limiti nel corso dell’ultima crisi finanziaria e ha contribuito ad accrescere il senso di insicurezza e di vulnerabilità della nostra società. In nome della sua importanza rispetto al funzionamento dell’economia, il sistema creditizio ha beneficiato di salvataggi finanziati dal settore pubblico. Se il sistema bancario è solido e riesce ad assicurare la sostenibilità di un Paese, il suo ruolo sociale è evidente a tutti. Cosa può fare l’Istat per misurare questi indicatori “nascenti”? Nella Conferenza nazionale di statistica – tenutasi a metà dicembre – l’Istat ha aperto un fronte di collaborazione con gli esperti italiani per avviare una riflessione comune sulla CSR. Nei prossimi mesi ci incontreremo per valutare l’inserimento nei nostri questionari di alcune domande su questo tema, in modo da valutare l’approccio che le imprese hanno verso la responsabilità sociale d’impresa.
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CSR e finanza: il futuro “vede sostenibile” La CSR sempre più si trasforma in attrattività degli investimenti finanziari. In Europa, l’ammontare complessivo di Investimenti Sostenibili e Responsabili (SRI) è cresciuto negli ultimi due anni dell’87%, passando da 2700 a 5000 miliardi di euro. E negli ultimi anni il valore dei titoli delle aziende italiane che seguono la strada della responsabilità sociale è salito in media del 15% in più rispetto a tutte le altre. Ma come si può rendere quantificabile la propensione di un’impresa a dare un volto solidale alla propria attività?
C’è chi per il futuro vede rosa, chi vede verde e chi per il futuro vede… Sostenibile. Un colore che potremmo definire “fuori pantone”, ma che si sta diffondendo sempre di più. Già conosciuto in Occidente, sta ora guadagnando il suo spazio anche nei paesi emergenti. E a “vedere sostenibile” sono sempre più numerosi anche gli esperti di finanza. Si parla di sustainable finance per indicare investitori che basano scelte e strategie su parametri diversi dal solo rendimento atteso o dall’utile di bilancio: guardano piuttosto all’attenzione dell’impresa perle tematiche ambientali, alle scelte di tipo etico e sociale, a una governance trasparente e in cui siano ben incardinati principi come i diritti delle minoranze o le pari opportunità. In poche parole, ai valori della Corporate Social Responsibility. Che sempre più, quindi, si trasforma in numeri. In indici di performance aziendale. Insomma, in attrattività degli investimenti finanziari. E a dare la prova di questa relazione sempre più diretta tra finanza e responsabilità d’impresa sono i numeri: in Europa, l’ammontare complessivo di Investimenti Sostenibili e Responsabili (SRI) è cresciuto negli ultimi due anni dell’87%, passando da 2700 a 5000 miliardi di euro. E ancora: negli ultimi anni il valore dei titoli delle aziende italiane che seguono la
strada della responsabilità sociale è salito in media del 15% in più rispetto a tutte le altre. Ma come si arriva ai freddi numeri della finanza da qualcosa di intangibile come lo “spirito sostenibile” di un’azienda? Come si può rendere quantificabile la propensione di un’impresa a dare un volto solidale alla propria attività? Ad attribuire un valore numerico a questi aspetti non economico-finanziari e a spezzare quindi la neutralità della finanza nei confronti dell’etica, sono arrivati in soccorso gli “indici di sostenibilità”, attraverso i quali è possibile assegnare veri e propri rating a un’azienda, attribuendo una sorta di “merito di responsabilità sociale” e valutando la sua affidabilità per le politiche non economico-finanziarie. Tutta un’altra prospettiva, certo, rispetto alla finanza cosiddetta mainstreaming, una prospettiva che sta guadagnando prepotentemente un suo spazio e sta “contaminando” sempre più la finanza tradizionale. I primi indici, nel 1999, sono stati quelli elaborati da Dow Jones. Il Dow Jones Sustainability Index STOXX traccia la performance finanziaria delle aziende leader in termini di sostenibilità e fornisce informazioni affidabili di benchmark alla comunità finanziaria, specie a chi deve gestire un “portafoglio sostenibile”. L’indice Dow
di Daniela Mecenate
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Helen King /Corbis
Jones Sustainability World, inoltre, comprende una rosa delle migliori aziende a livello mondiale in termini di performance sostenibile e include solo il 10% delle 2500 società di grandi dimensioni che fanno parte dell’Indice finanziario Dow Jones. Tra queste anche Enel. Tra i criteri presi in esame dagli indici di sostenibilità Dow Jones, ci sono le politiche e le strategie dell’azienda sui temi di natura ambientale, sociale e di corporate governance. Con una rigida restrizione: settori come il tabacco, le armi e la pornografia sono inseriti automaticamente in una “lista nera” finanziaria, così come le aziende che investono in paesi nei quali non sono rispettati i diritti umani. Su ispirazione dell’esperienza americana, poco dopo è nato l’indice FTSE4Good, gestito dal Gruppo inglese FTSE e creato per riflettere in tempo reale la performance di società che rispettano standard CSR. Ma non solo i ricchi paesi occidentali hanno percorso questa strada. Nel 2003 il Sudafrica è il primo mercato emergente a includere nel suo stock market un indice di sostenibilità. E appena due anni dopo, nel 2005, uno dei mercati in più vertiginosa crescita del mondo, il Brasile, approda al porto della finanza etica lanciando il primo indice di sostenibilità d’impresa in America Latina. È il
Bovespa Corporate Sustainability Index, che mette insieme aspetti economici e di responsabilità sociale per includere in uno speciale new market le 40 migliori società del paese carioca che si siano distinte per attività sostenibili. L’indice viene rivisto annualmente e si basa su tre grandi categorie: ambientale, sociale e economico-finanziaria e include tutti i settori dell’economia, senza pregiudiziali. La strada della finanza etica, insomma, è imboccata. E anche il “nuovo Eldorado”, la Cina, ha scelto: il paese asiatico ha lanciato nei mesi scorsi il suo primo indice basato su criteri di sostenibilità ambientale e sociale. Il progetto è nato da una joint venture tra la Chinese Securities Index Company e il gruppo ECPI, che ha sede a Milano, specializzato nell’assegnazione di rating e costruzione di indici di sostenibilità basati sull’analisi dei valori extrafinanziari. «Per la Cina è un primo importante passo – spiega Aldo Bonati, responsabile del settore ricerca di ECPI – che mostra la crescente attenzione del governo cinese per questi temi, abbastanza nuovi per il paese». E l’Italia? Lo “stivale” sembra camminare a rilento e rimanere per ora indietro rispetto alla vicina Europa su queste tematiche: «Sulla finanza sostenibile – prosegue Bonati – l’Italia
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CSR e finanza: il futuro “vede sostenibile”
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Peter Ginter /Science Faction /Corbis
è senza dubbio un paese con ampi margini di miglioramento». Ancora i numeri, per una conferma. Se nel resto del continente la crescita di investimenti “sostenibili” negli ultimi due anni è stata dell’87%, da noi si è fermata a un +28% con una quota totale di 312 miliardi di euro. Ben poco rispetto ai 5000 miliardi europei. Intanto, alla fine dello scorso anno, proprio ECPI ha lanciato insieme a FTSE la prima serie di indici sostenibili per il mercato italiano, destinati appunto all’investimento responsabile. Gli indici (FTSE ECPI Italia SRI), spiegano a ECPI, consentiranno agli investitori di replicare le performance delle società quotate su Borsa Italiana che si distinguono per gli alti standard nella gestione di politiche ambientali, sociali e di corporate. «Il loro lancio – spiega Bonati – coincide con l’aumento di interesse degli investitori verso i temi della responsabilità sociale». Gli indici sono due, in sintonia con il Dow Jones Sustainability Index: il Benchmark, i cui componenti si distinguono per un buon rating sotto il profilo della responsabilità d’impresa, e il Leaders, che si qualificano come eccellenti. In questa categoria sono oggi incluse società come Assicurazioni Generali, Autogrill, Enel e MPS, molte delle quali già presenti anche nell’indice di sostenibilità Dow Jones. Gli indici sono realizzati facendo ricorso a svariati parametri, dai report di sostenibilità elaborati dalle aziende agli articoli di stampa, dalla strategia ambientale agli incentivi ai dipendenti per il raggiungimento degli obiettivi CSR. Ne risulta un rating che va da “EEE” a “F” attraverso nove livelli. Questi indici serviranno a far camminare più spedito lo “stivale” sulla via della finanza responsabile? «Ce lo auguriamo», risponde Maria Paola Marchello, program-officer del Forum per la Finanza Sostenibile, l’associazione senza scopo di lucro che ha la missione di promuovere la cultura della responsabilità sociale negli investimenti finanziari. «Purtroppo siamo ancora fanalino di coda in Europa, soprattutto per il mercato retail. Un dato significativo: il 99% della quota di investimenti sostenibili è riconducibile a investitori istituzionali, soprattutto compagnie di assicurazione e fondi pensione. L’investimento sostenibile, in effetti, per sua natura sembra
adattarsi meglio a un’ottica di lungo periodo». Ma anche il mercato retail ha il suo strumento di finanza responsabile: sono i cosiddetti “fondi etici”, fondi comuni d’investimento che si appoggiano a un indice etico di riferimento (come ad esempio i Dow Jones Sustainability Index o i FTSE4Good o appunto il recente FTSE ECPI Italia SRI appena lanciato) e replicano nel loro portafoglio la composizione del paniere dell’indice. Secondo le ultime ricerche diffuse dal Forum per la Finanza Sostenibile, in Europa i fondi etici sono quasi 900 e gestiscono attualmente circa 75 miliardi di euro di asset. Tra il 2009 e il 2010 sono cresciuti sia in termini numerici (+29%) sia in termini di risorse gestite (+41%). «Ma anche in questo dobbiamo ancora crescere – continua Marchello – visto che in Italia i fondi etici costituiscono ancora una nicchia del mercato, relegato a una clientela retail di poco peso, anche se fortemente motivata e culturalmente superiore alla media». Eppure in Italia i fondi etici sono arrivati negli anni Novanta, e nel 1997 fu collocato dall’allora banca Sanpaolo il primo fondo a selezione etica degli investimenti che per diversi anni fu uno dei più grandi del vecchio continente. Oggi sono Germania e Regno Unito a guidare le classifiche europee. Ma quale sarà il futuro della finanza etica, specie nel nostro paese? Farà sempre più rima con CSR, secondo gli osservatori: «È un processo inevitabile – rassicurano dal Forum per la Finanza Sostenibile – dovuto al fatto che gli investitori stranieri guardano sempre più agli elementi di sostenibilità prima di investire e scelgono in base a parametri etici: questo spingerà le imprese a caratterizzarsi sempre più per una gestione sostenibile. S’innesterà, insomma, un circolo virtuoso». Segnali di ottimismo condivisi anche dai ricercatori di ECPI: «In futuro – conclude Aldo Bonati – immaginiamo che la strada sarà quella di rendere obbligatori per le imprese i report ambientali e obbligatorio per gli investitori guardare ai rating di sostenibilità. Solo così la finanza etica potrà decollare anche nel nostro paese». E il futuro della finanza potrà diventare, appunto, sempre più sostenibile.
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Il settore elettrico, la sostenibilità e il bilancio
di Mindy Lubber
«Oggi le utility elettriche hanno di fronte una serie di difficoltà e opportunità all’interno di un panorama in rapida mutazione. Si stanno diffondendo nuovi approcci per servire i clienti riducendo la domanda di energia, fornendo energia più pulita e finanziando nuove tecnologie». Il ruolo chiave delle questioni ambientali, sociali, finanziarie e di governance secondo Mindy Lubber, presidente di Ceres e direttrice dell’Investor Network on Climate Risk.
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John Lund / Blend Images / Corbis
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Le sfide della sostenibilità che il Pianeta deve affrontare sono straordinarie e assolutamente senza precedenti. Dal cambiamento climatico e la carenza idrica alle questioni del lavoro, della popolazione e della salute pubblica, sempre più prove indicano che i business leader e i policymaker devono agire adesso se vogliono provvedere alla salute a lungo termine del Pianeta – e dell’economia globale. Queste sfide hanno delle implicazioni enormi per le utility elettriche, le maggiori produttrici di emissioni di gas serra negli Stati Uniti e nel mondo. Accogliere la pressante richiesta degli scienziati di ridurre drasticamente le emissioni per scongiurare la crisi climatica significa ripensare in modo drastico il modo in cui produciamo, trasportiamo e usiamo l’elettricità. Un tempo estremamente stabili e prevedibili, oggi le utility elettriche hanno di fronte a loro una serie di difficoltà e opportunità all’interno di un panorama in rapida mutazione. Si stanno diffondendo nuovi approcci per servire i clienti riducendo la domanda di energia, fornendo energia più pulita e finanziando nuove tecnologie. Allo stesso tempo, gli approcci tradizionali – costruire grandi centrali alimentate con combustibili fossili o energia nucleare – sono diventati più costosi, complicati e rischiosi. Nel mondo sviluppato, i CEO di queste aziende devono risolvere il problema di come usare oculatamente il capitale per fornire elettricità in modo affidabile e accessibile e nel contempo de-carbonizzare le loro fonti produttive. Nel mondo in via di sviluppo, le risorse energetiche pulite e distribuite devono essere incrementate in modo redditizio così da dare energia ai miliardi di persone che oggi ne sono prive ed evitare gli
investimenti in fonti altamente carboniche. Non sono piccolezze, ma integrare gli imperativi della sostenibilità nel decision-making quotidiano non è altro che il modo in cui si fa business nel XXI secolo. I business leader sono sempre consapevoli che la best practice nelle strategie aziendali consiste nel trasformare le sfide della sostenibilità in maggiori entrate, redditività e vantaggio competitivo. Rispondere alle sfide della sostenibilità ha delle implicazioni dirette sul bilancio totale. Negli Stati Uniti, le aziende di pubblica utilità che perseguono approcci troppo capital-intensive o con alte emissioni carboniche aumenteranno il rischio di non recuperare i costi nel lungo periodo, cosa che a sua volta potrebbe abbassare i rating di credito e aumentare i costi di capitale. È un effetto di cui stanno già risentendo alcune utility americane. Al contrario, le aziende che aumentano gli investimenti per l’efficienza energetica e le risorse distribuite creando un portafoglio diversificato di risorse, ridurranno il rischio degli investimenti di capitale, il che dovrebbe essere premiato dalle istituzioni finanziarie che decidono il rating e i prestiti alle utility elettriche. Considerati i trilioni di dollari di investimento necessari a modernizzare e de-carbonizzare i nostri sistemi elettrici, “buone prassi” come una pianificazione trasparente e il coinvolgimento attivo degli stakeholder sono oggi strategie di business indispensabili per mitigare i rischi politici, facilitare il recupero degli investimenti proposti e attrarre capitale. I più grandi investitori del mondo osservano con attenzione il modo in cui le utility elettriche stanno reagendo a questa raffica di sfide.
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L’Investor Network on Climate Risk (INCR), un gruppo di investitori organizzato da Ceres (a sua volta una rete di investitori, associazioni ambientaliste e altri gruppi di pubblico interesse) e formato da più di 90 investitori istituzionali che gestiscono un patrimonio di circa 9 trilioni di dollari, dal 2003 collabora con decine di aziende elettriche statunitensi per incoraggiare strategie intraprendenti per mitigare i rischi climatici e preparare dei regolamenti a favore della riduzione delle emissioni carboniche. Gli investitori stanno anche sostenendo attivamente le strutture politiche innovative così da dare avvio a un’economia dell’energia pulita. Lo scorso novembre, 68 dei maggiori investitori che gestiscono un patrimonio da 415 miliardi di dollari sono riusciti a difendere la legge californiana sul riscaldamento globale, un provvedimento destinato a fare storia, garantendo un’importante struttura a sostegno dello sviluppo delle tecnologie pulite. E più di 250 investitori, da ogni parte del globo, hanno pubblicamente invitato i negoziatori presenti ai colloqui sul cambiamento climatico dell’ONU, svoltisi il mese scorso a Cancún, ad adottare delle politiche che incoraggino gli investimenti privati nell’efficienza energetica e nelle tecnologie a basse emissioni di CO2. Gli investitori stanno anche tenendo in maggior conto le questioni ambientali, sociali e di governance (ESG) nelle loro decisioni di investimento. Più di tre trilioni di dollari sono oggi investiti in fondi usando l’analisi ESG, un aumento del 13% rispetto al 2007. Inoltre ci sono sempre più
prove che gli investitori che usano questa analisi per prendere le loro decisioni hanno risultati nettamente migliori rispetto ai fondi che ignorano tali questioni; una recente analisi della RPL Capital degli otto più grandi fondi comuni d’investimento e degli otto più grandi fondi ESG ha rivelato che questi ultimi hanno avuto dei ritorni significativamente più alti negli ultimi tre anni. Ceres di recente ha pubblicato due rapporti che descrivono la strada per un business responsabile e sostenibile. The 21st Century Corporation: The Ceres Roadmap for Sustainability espone 20 aspettative per quanto riguarda la governance, il coinvolgimento degli stakeholder, la divulgazione e la performance di imprese di tutti i settori industriali. The 21st Electric Utility: Positioning for a Low-Carbon Future fa delle precise raccomandazioni che aiutano le utility a gestire il cambiamento in atto nel settore energetico. Entrambi i rapporti intendono servire da utili strumenti per i business leader in questa nuova epoca di risorse limitate, crescita demografica e cambiamento climatico. Infilare la testa nella sabbia non fermerà il cambiamento – e le utility, che hanno una grande impronta ambientale e la mission, in quanto servizio pubblico, di ridurre i rischi e i costi per fornire un servizio elettrico che sia affidabile e sostenibile per l’ambiente, dovrebbero essere le prime a prepararsi per un futuro con vincoli alle emissioni. Quelle che risponderanno in fretta, con decisione e completezza, saranno nella posizione migliore per avere successo nel XXI secolo.
Il settore elettrico, la sostenibilitĂ e il bilancio
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Michael Blann /Stone / Getty images
Photoreport
Are you really sure that a floor can’t be a ceiling?
fotografia di Micol Talso
Una casa ecologica che ospita numerosi tipi di piante e centinaia di varietà di farfalle: grandi, piccole, coloratissime. Vere. Che guardano la realtà da tutti i punti di vista: avanti, sottosopra, attraverso. Are you really sure that a floor can’t be a ceiling? (Sei davvero sicuro che un pavimento non possa essere anche un soffitto?): una citazione di Maurits Cornelius Escher che non a caso è il titolo dell’opera di Liesbeth Bik e Jos Van der Pol, i due artisti vincitori dell’edizione 2010 di Enel Contemporanea. «Questo modello – spiegano i due artisti – è una casa provvisoria per le farfalle, viste come gli attori ultimi di idee idealiste di trasformazione, cambiamento e riciclo, caratteristiche insite nel loro ciclo di vita». Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo. È l’”effetto farfalla”, ma va ripensato in termini di sostenibilità: una piccola azione quotidiana può portare a grandi cambiamenti nel sistema.
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Comunicazione e responsabilità sociale d’impresa: un cambio di mentalità Che uso di internet fanno le imprese per comunicare le informazioni sulla CSR e coinvolgere gli azionisti? Il passaggio dal reporting al communicating può sembrare un’evoluzione naturale, ma richiede una strategia mirata e un cambio radicale di mentalità: anche se molti continueranno a giudicare il successo (o l’insuccesso) del fenomeno del reporting CSR solo in base al numero di rapporti, le imprese continuano ad essere distanti dal loro pubblico, con grande delusione di quanti sperano in una maggiore accountability sociale delle corporation. Come si può ovviare?
All’inizio dell’anno sul social netwok LinkedIn c’è stata una discussione che ha coinvolto il gruppo della Global Reporting Initiative (GRI). I suoi membri avanzavano ipotesi – e accettavano scommesse – sul numero totale delle imprese che registrano i loro rapporti di sostenibilità nella GRI. Il dato del 2010 avrebbe superato quello dell’anno precedente, cioè poco più di 1400 aziende? O avrebbe segnato un’improvvisa inversione della tendenza che aveva visto crescere il GRI reporting? (Cosa poco probabile, dato che moltissime aziende di solito preferiscono registrare il rapporto a gennaio o febbraio di ogni anno). Esistono molte altre organizzazioni che misurano la crescita dei rapporti sulla CSR, ad esempio Corporateregister.com, che nel 2009 ha toccato quasi i 4000 rapporti. Inoltre ci sono le tante classificazioni, rating, premi e riconoscimenti dedicati alla CSR, alla sostenibilità e al non-financial reporting. Il trend di crescita sembra destinato a proseguire: il reporting sulla CSR sta diventando in pratica un obbligo de facto per le imprese più grandi e quotate in borsa, in particolare nei paesi sviluppati. In certi stati, le normative e le disposizioni di legge
obbligano alla divulgazione. Nello stesso tempo, però, c’è una crescente insoddisfazione circa l’efficacia del rapporto quale strumento per la CSR. Questo è dovuto in parte al fatto che oggi il rapporto deve assolvere a molteplici funzioni: divulgare informazioni, impegnare e coinvolgere gli azionisti, rivelarsi un efficace strumento di comunicazione sia offline che on-line per il pubblico esperto e meno esperto. E in parte perché le imprese dubitano che i loro rapporti abbiano un alto numero di lettori. L’anno scorso al Media CSR Forum – un convegno a cui hanno partecipato una ventina di aziende britanniche del settore dei media – durante una discussione sulla responsabilità d’impresa quasi tutte le aziende presenti hanno detto di aver impiegato dai tre ai sei mesi per produrre il rapporto sulla CSR. Ma nessuna poteva dire con certezza se quel rapporto fosse stato letto da tante persone o da “quattro gatti”. Il punto è che le imprese non hanno modo di sapere chi legge i loro rapporti, né quale parte venga letta. Alla Lundquist, la società di consulenza dove mi occupo della comunicazione della CSR, ci concentriamo sull’uso che le imprese fanno
di James Osborne
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Roderick Chen / First Light / Corbis
di internet per comunicare informazioni sulla CSR e coinvolgere gli azionisti. Consideriamo il problema dal punto di vista dell’utente, a partire da come la gente usa internet nella realtà: spesso per effettuare ricerche e sempre più per usare i social network. Negli ultimi tre anni abbiamo svolto delle indagini sul modo in cui gli esperti di CSR, i professionisti e gli specialisti del settore usano il web per scovare informazioni sulla CSR, e abbiamo raccolto in tal modo più di 500 risposte. L’indagine del 2010 ha rivelato che molti utenti fanno una scarsa distinzione tra le informazioni presenti sul sito di un’azienda e il suo rapporto sulla CSR: quel che conta, per la maggior parte di loro, è avere dati affidabili (grazie all’avallo di una parte terza) e informazioni aggiornate di frequente. Gli utenti cercano anche un altro elemento, che i siti web delle imprese di solito non offrono ma per cui il web è perfetto: dialogo e scambio. Chi è interessato alla sostenibilità non vuole solo stare a sentire cosa ha da dire l’azienda sul proprio impatto e sul modo in cui viene gestito: desidera anche conoscere i commenti degli azionisti, di terze parti autorevoli e di altri esperti, e
spesso vorrebbe anche poter dire la sua. Il passaggio dal reporting al communicating può sembrare un’evoluzione naturale se descritta in questi termini. In effetti, molte imprese sono ormai ben consapevoli della necessità di questo passo – meno rapporti e più comunicazione – e non mancano degli esperimenti interessanti in tal senso. Ma la transizione richiede un cambiamento radicale di mentalità. Le imprese quotate in borsa sono abituate a redigere rapporti e possiedono ormai delle procedure testate per preparare un resoconto annuale o trimestrale delle loro attività. Quindi per le aziende adottare le linee guida G3 del GRI, ad esempio, e produrre un rapporto sulla CSR sono operazioni che rientrano nella “zona di sicurezza”. Invece comunicare la CSR è tutta un’altra faccenda. Tra chi si occupa di CSR, la comunicazione non è necessariamente un punto forte ed è raro che faccia parte delle competenze richieste (il coinvolgimento degli azionisti è un’area di competenza correlata, ma non è sinonimo di comunicazione). Anche per gli addetti alla comunicazione di un’impresa la CSR rappresenta una sfida. Sono abituati ad avere relazioni personali tête-à-tête con un pubblico
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Ocean /Corbis
molto specifico, relazioni che tendono a restare piuttosto stabili nel corso del tempo: con giornalisti del settore, analisti finanziari, organi normativi e così via. La CSR, invece, chiama in causa un pubblico molto più ampio, che comprende specialisti e non specialisti, e spesso si sovrappone alla comunicazione interna (per i dipendenti) e al marketing (quando si tratta di comunicare la CSR ai consumatori). I CSR Online Awards della Lundquist intendono misurare l’efficacia con cui viene comunicata la responsabilità sociale d’impresa; per farlo, si analizzano i siti web delle imprese sotto il profilo dei contenuti, dell’esperienza degli utenti e di altri aspetti come il grado di coinvolgimento (in base alle nostre indagini annuali, abbiamo stilato 77 criteri di valutazione per i siti web). Le valutazioni effettuate nel 2010 (inclusi i membri del Dow Jones Sustainability World 80 Index e importanti aziende tedesche, italiane, svizzere e britanniche) hanno prodotto un quadro variegato. Lo studio mostra come molte imprese siano prigioniere della mentalità da “un report all’anno”, che impedisce quindi di tenere aggiornati gli azionisti in modo coinvolgente e dinamico. Soprattutto, i risultati suggeriscono che le imprese non soddisfano il pubblico scettico, che desidererebbe un dialogo genuino e un coinvolgimento su internet – le aziende dovrebbero rispondere alle e-mail e capire l’impatto dei social media. Ecco alcuni dei principali risultati della ricerca sui “Global Leaders”, che ha preso in esame 91 membri del Dow Jones Sustainability Index: – le imprese pubblicano online una discreta quantità di informazioni sulla CSR, ma non riescono a sfruttare il potenziale del web e garantire un coinvolgimento continuo e l’interattività; – i siti web sono il mezzo migliore per fornire informazioni ambientali e sociali, e per presen-
tare i rapporti di sostenibilità/CSR; – le imprese sono carenti per quanto riguarda il dialogo, l’interattività e le informazioni su governance, etica e investimento socialmente responsabile (SRI); – le aziende britanniche se la cavano mediamente bene, insieme a quelle olandesi e svizzere, mentre le imprese americane continuano ad essere sotto la media; – le industrie con il maggiore impatto ambientale sono le più attente e scrupolose, come le imprese di pubblici servizi o quelle gas-petrolifere; le società finanziarie e per le telecomunicazioni sono le peggiori. È emerso che le imprese di solito considerano la comunicazione di informazioni non finanziarie come un esercizio di divulgazione dalla cadenza annuale: tramite il loro ciclo annuale di reporting generano grandi quantità di informazioni, fornendo moltissimi dettagli sulla loro performance ambientale e sociale. Il modo in cui queste informazioni vengono comunicate sui siti web rivela che molto di rado la comunicazione della CSR è accompagnata da un desiderio di instaurare un dialogo genuino con gli azionisti e di gettare le basi di una accountability continua circa questioni più ampie di responsabilità d’impresa, etica e governance. Per questo motivo, l’edizione 2010 della nostra ricerca è stata intitolata Ask no questions: per chi non avesse familiarità con quest’espressione, sottintende che l’assenza di dialogo permette alle imprese di decidere da sole la loro agenda. In questo modo evitano insomma di affrontare le scomode domande che azionisti e media potrebbero fare. (La frase «Niente domande, niente bugie» viene fatta risalire al commediografo irlandese Oliver Goldsmith, 1772-1774: «If you dont’ask me questions, I can’t give you an untrue answer»).
Comunicazione e responsabilità sociale d’impresa: un cambio di mentalità
In sostanza, anche se molti continueranno a giudicare il successo (o l’insuccesso) del fenomeno del reporting CSR solo in base al numero di rapporti, le imprese continuano a essere distanti dal loro pubblico, con grande delusione di quanti sperano in una maggiore accountability sociale delle corporation.
Questa comunicazione a senso unico potrebbe spiegare perché, come rivelano molte aziende, la sezione dedicata alla CSR o alla sostenibilità sia quella meno visitata dei loro siti. Le nostre indagini hanno messo in luce più di una volta il grande scetticismo che nutre la gente verso quello che dicono le aziende. Questa “allergia” al linguaggio-CSR non viene che esacerbata dalla tendenza del marketing a etichettare un’ampia gamma di prodotti come “sostenibili”, “eco”, “verdi” o “etici”. Quando le imprese cercano di dimostrare il loro senso di “responsabilità”, la loro “sostenibilità”, “impegno” o “senso civico”, gli outsider sospettosi cercano sempre delle prove a sostegno di quelle alate affermazioni, dopo aver scartato tutto quel che è auto-promozione. Secondo Marketing Sustainability 2010, il rapporto di ricerca effettuato dall’americano The Hartman Group, nel 2010 un più alto numero di consumatori era a conoscenza del termine “sostenibilità”, per l’esattezza il 15% in più rispetto a tre anni prima (nel 2010 il 69% aveva familiarità con la “sostenibilità” contro il 54% del 2007), ma solo il 21% era in grado di indicare un prodotto sostenibile e appena il 12% sapeva dire il nome di specifiche imprese “sostenibili”. Il modo di ovviare a questa situazione può essere sintetizzato in sei “pilastri” della comunicazione online della CSR. Le imprese devono far sì che i loro siti web siano: – Completi: devono soddisfare tutte le richieste degli utenti più importanti, evitando in tal modo che questi si rivolgano altrove per trovare le informazioni. – Integrati: devono funzionare nella loro interezza e fornire dei link tra le diverse sezioni e verso canali di social media esterni al sito. – Aperti: il contenuto dev’essere aperto a feedback, discussioni e dibattiti, anche tramite social media, e le imprese devono dimostrare
che gli scambi di opinione vengono ascoltati e usati. – User-friendly: i visitatori devono essere in grado di trovare quel che stanno cercando in poco tempo e pochi clic, grazie a una navigazione intuitiva e priva di gergo tecnico. – Coinvolgenti: i siti web dovrebbero utilizzare un ventaglio di strumenti multimediali – compresi video, animazione, grafica, immagini e interviste – per catturare l’attenzione del pubblico e raccontare una storia dinamica. – Concreti: gli utenti vogliono i fatti, dati credibili e pertinenti e case studies, non auto-promozione e messaggi di marketing. La nostra analisi suggerisce che, nel caso delle imprese più grandi e quotate in borsa, la comunicazione della CSR tende ad essere soprattutto user-friendly, il che non dovrebbe stupire. È anche piuttosto concreta, senza dubbio per merito di linee guida come quelle della GRI, e piuttosto completa (soprattutto per quanto riguarda le informazioni fondamentali: quelle sociali e ambientali). Ma le grandi imprese sono anche le peggiori rispetto agli altri tre “pilastri”. I loro siti web sono di solito statici e basati sul testo, non hanno contenuti dinamici e coinvolgenti. Tendono anche ad essere spazi a sé stanti, separati dal resto della comunicazione d’impresa (la performance finanziaria, le informazioni professionali, i siti commerciali, ecc.). E soprattutto mancano di apertura, dando prova della mentalità “niente domande” descritta prima. In sostanza, anche se molti continueranno a giudicare il successo (o l’insuccesso) del fenomeno del reporting CSR solo in base al numero di rapporti, le imprese continuano ad essere distanti dal loro pubblico, con grande delusione di quanti sperano in una maggiore accountability sociale delle corporation.
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Future Tech di Simone Arcagni
IT e CSR: Green computing e cloud computing al servizio delle aziende responsabili 092
La “partita verde” dell’Information Techonology (IT) nell’ambito del CSR (Corporate Social Responsibility – Responsabilità sociale d’impresa) si sta giocando, al momento, fondamentalmente su due campi strategici: da una parte il cosiddetto Green Computing e dall’altra il Cloud Computing. Nel primo caso si tratta di assumere codici etici e di sostenibilità nel dotarsi di tecnologie informatiche, seguendo la norma di acquistare o produrre computer sempre più sostenibili, massimizzando l’efficienza energetica, evitando sostanze tossiche per la costruzione delle macchine e preoccupandosi del riutilizzo, riciclo e smaltimento delle stesse. Sulla pagina di Wikipedia dedicata al Green Computing le direzioni da assumere vengono riassunte in quattro punti fondamentali: utilizzo verde, smaltimento verde, progettazione verde e fabbricazione verde. Alcune normative internazionali già esistono, come quella comunitaria RoHS (Restriction of Hazardous Substances Directive) sulla rottamazione; l’EPEAT (Electronic Product Environmental Assessment Tool), certificazione ambientale per prodotti informatici.
E, soprattutto, lo standard Energy Star, un sistema volontario per definire l’efficenza energetica introdotto negli USA nel 1992 dall’EPA (Environmental Protection Agency) a cui partecipa la Comunità Europea per quanto riguarda le apparecchiature per ufficio. Si opera soprattutto per eliminare sostanze tossiche nella realizzazione delle componenti, così da evitare problemi di smaltimento, ma anche sugli imballaggi ridotti, sul minor consumo elettrico delle macchine e sulle migliori prestazioni delle batterie. Il Cloud Computing invece permette di diminuire gli sprechi energetici e l’ammassarsi di macchinari risolvendo in remoto parte del fabbisogno di hardware e software. Il Cloud Computing e la virtualizzazione consentono inoltre di delocalizzare il desktop virtuale permettendo sempre di più sia il lavoro a distanza sia le conferenze, senza bisogno di usare aerei con pesanti conseguenze in termini di inquinamento. Con il “telelavoro” anche una città come Los Angeles – famosa per lo smog – è riuscita a diminuire l’inquinamento della propria aria evitando in parte gli spostamenti di impiegati e professionisti.
In Italia da pochi mesi Telecom Italia ha lanciato “Nuvola Italiana”, che propone una serie di servizi on demand e pay per use alle aziende e alla Pubblica Amministrazione come Infrastructure as a Service (Iaas), Platform as a Service (Paas) e Software as a Service (SaaS), ma anche forme di virtualizzazione come il Desktop e diversi servizi di gestione. I dati sul Cloud Computing in Italia parlano di un forte incremento di investimenti e di un mercato in espansione in controtendenza rispetto alla crisi. Un’azienda che vuole rifarsi a un protocollo di “responsabilità sociale” non può non tenere conto di fattori importanti come la sistemazione sostenibile dei propri apparati informatici. Una soluzione semplice ed efficace, all’apparenza però, dato che il rapporto di Greenpeace “Make It Green: Cloud Computing and its Contribution to Climate Change” pone l’accento invece sul consumo che verrà enormemente incrementato da sempre più potenti data center. Per Greenpeace l’elettricità consumata dal Cloud Computing rischia di passare dai 632 miliardi di chilowattora del 2007 ai 1963 miliardi del 2020. La soluzione potrebbe essere quella di alimentare queste strutture
Future Tech
093
©
Winter Media / Corbis
con energie rinnovabili e lavorare per una sempre minore dispersione di elettricità. In questo senso Google dà l’esempio, in quanto si sta impegnando ad alimentare i suoi impianti con acqua riciclata, ma anche a utilizzare dei modulatori di voltaggio per contenere la dispersione elettrica. Google inoltre – insieme a IBM, Oracle, Microsoft, Dell, AMD e altri – fa parte di Green Grid, consorzio internazionale di compagnie di IT che cerca di migliorare l’efficienza energetica dei data center. Le nuove tecnologie stanno rapidamente ridisegnando il mondo della comunicazione e, in generale, della cultura. Stanno ridefinendo i caratteri della nostra società e quindi per prima cosa hanno il dovere di interessarsi al futuro della società stessa, alla sua sopravvivenza. Ecco perché l’IT guarda sempre più alla green economy e in generale a un modello sostenibile: definire il futuro significa anche tutelarlo.
La scienza dal giocattolaio di Davide Coero Borga
Barbie manager e Barbie stakeholder
094
«Giocare in modo responsabile». Ecco come apre la pagina di Corporate Social Responsibility la più grande casa produttrice di giocattoli al mondo: Mattel. Fra le prime aziende al mondo a mettere in cantiere la missione CSR, all’indomani della creazione della Social Accountability International (SAI), l’organizzazione internazionale nata nel 1997 per assicurare alle aziende condizioni di lavoro rispettose della responsabilità sociale (norma SA 8000). Con i suoi quattro mantra – fair play (strategie rispettose dei valori della società), play together (trasparenza e collaborazione interna per giocattoli sicuri), play to grow (attenzione a sostenibilità ed eco-compatibilità) e play with passion (contro lo sfruttamento del lavoro minorile) – la Mattel è riconosciuta tra le 100 Best Corporate Citizens: una delle aziende più etiche al mondo e fra le migliori 100 compagnie per cui lavorare. Giocare in modo responsabile è anche il titolo del terzo rapporto Global Citizenship presentato poco più di un anno fa da Mattel. Un’iniziativa di responsabilità sociale innovativa e del tutto autonoma che conferma, qualora fosse necessario, la lungimiranza di un gruppo che da più di sessant’anni distribuisce giocattoli ai bambini di tutto il mondo. Fondata nel 1945 da Elliot Handler e
Harold Matson, deve l’intera sua fortuna alla moglie di Elliot, Ruth Handler, che in seguito ha ricoperto anche la carica di presidente. È stata lei a creare la bambola più famosa della storia del giocattolo: Barbie. Osservando la figlia giocare, Ruth si era resa conto che spesso le bambine amavano dare alle bambole ruoli da adulti. Così suggerì al marito l’idea di una linea di bambole dall’aspetto adulto che andasse a colmare il vuoto di un mercato monopolizzato da bambolotti rappresentanti neonati. Con l’aiuto dell’ingegnere Jack Ryan, realizzò la prima Barbie cui diede il nome di sua figlia Barbara, appunto. La bambola donna fece la sua apparizione nei negozi il 9 marzo 1959. Nel solo primo anno di vita furono venduti 350.000 esemplari. Da allora si stima siano state vendute oltre un miliardo di Barbie in più di 150 nazioni. La Mattel ha dichiarato che oggi vengono vendute tre Barbie al secondo. Affascinante, sportiva, intelligente, borghese, mai sposata e pur sempre desideratissima, Barbie ha saputo interpretare la storia dell’emancipazione femminile. Il suo personaggio è stato sfruttato per promuovere l’uguaglianza fra i sessi con l’intenzione di dimostrare alle future donne che possono intraprendere qualsiasi carriera.
La scienza dal giocattolaio
©
Scott Houston / Sygma / Corbis
Barbie è stata atleta olimpica, pediatra, chirurgo, astronauta, candidato presidenziale, ambasciatrice Unicef, rockstar, vigile del fuoco, ballerina, regista, insegnante, ufficiale militare e di marina, pilota, mamma. Nel 1997 i suoi fianchi sono stati ammorbiditi per prendere distanza dalle accuse di promozione di un’immagine femminile che sfiorava l’anoressia. Ma è solo un esempio. Più in generale il caso Barbie e il mondo Mattel sono un ottimo esempio di come una qualsiasi azienda, sebbene produca semplici balocchi, possa assumere un ruolo di responsabilità nella società dove prospera, produce, vende. Nell’agosto 2007 la Mattel ha annunciato il ritiro di 21.334.000 articoli potenzialmente pericolosi a causa di eccessive quantità di piombo nelle vernici e piccole calamite che, se ingerite, potevano diventare rischiose. Il ritiro è stato ampiamente diffuso da televisione, stampa e siti internet. Un errore di progettazione che ha spinto l’amministratore delegato Robert Eckert a esporsi in prima persona: «Non posso cambiare il passato, ma posso cambiare la maniera in cui lavoreremo per il futuro». Segno di tempi in cui è sottile la differenza tra responsabilità sociale e penale.
095
Leggere non è solo un atto tecnico, né solo un processo mentale; è soprattutto un progetto di costruzione del cervello Frank Schirrmacher
Codice Edizioni s.r.l. via G. Pomba 17 10123 Torino t +39.011.19700579/580 f +39.011.19700582 www.codiceedizioni.it info@codiceedizioni.it
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English version
Contributors
ustria and Executive Vice President
John Elkington
Enel Services and Enel Factor SpA.
for the Greater Industry of Unin-
Founding Partner & Executive
In addition, he is an adviser to the
dustria Venice-Province of Ven-
Chairman of Volans and Co-found-
companies Endesa S.A., OGK-5,
Roberto Bagnoli
ice Industrial Union and Regional
er of SustainAbility, he is a world
Enel Distribution SpA, Enel Produc-
Bagnoli, a journalist who gradu-
Adviser of Confindustria Veneto.
authority on corporate responsibil-
tion SpA, Enel Engineering and
ity and sustainable development.
Innovation SpA and Enel Invest-
ated in political science and earned a master’s degree in international
Fulvio Conti
In 2009, a CSR International survey
ment Holding BV. Among his other
economics at New York University,
Enel CEO and General Manager
of the Top 100 CSR leaders placed
activities, he is a professor in the
now works in the Roman editorial
since May 2005 and director of
Elkington fourth: after Al Gore,
Department of Economics at Luiss
office of the newspaper “Il Cor-
Barclays plc and AON Corpora-
Barack Obama and the late Anita
Guido Carli University.
riere della Sera,” where he deals
tion, as well as deputy chairman
Roddick of the Body Shop, and
with politics and economics. He
of Eurelectric and adviser to the
alongside Muhammad Yunus of
Enrico Giovannini
previously wrote for the newspaper
National Academy of Santa Cecilia.
the Grameen Bank. Elkington is a
Giovannini is currently the Director
of Idro Montanelli, “La Voce” as
From 1991 to 1993 he headed the
Visiting Professor at the Doughty
of ISTAT in Italy, and former Chief
well as for “Avvenire,” “Fortune”
accounting, finance, and control
Centre for Corporate Responsibility
Statistician of OECD. At the OECD
and “Il Giorno.”
department of Montecatini and
and he is also a member of many
he founded and directed “Glo-
he subsequently was in charge of
advisory boards. He has written or
bal Project: Measuring Progress of
Pino Buongiorno
finance at Montedison-Compart.
co-authored 17 books, including
Society” - the objective of which
Deputy director of the weekly
General manager and chief finan-
2008’s The Power of Unreasonable
was to review GDP as the sole indi-
magazine “Panorama,” he has
cial officer of the Italian National
People (2008), and he is a column-
cator for economic growth. Due to
been a special correspondent from
Railways between 1996 and 1998,
ist for a number of publications.
his pioneering work on this topic
the United States and editor-in-
vice-chairman of Eurofima in 1997,
chief of the editorial team in Rome.
and general manager and chief
Carlo Falciola
dent Sarkozy to join a commission
He recently edited the essay col-
financial officer of Telecom Italia.
Freelance journalist, photogra-
of luminaries to study this issue.
lection Il mondo che verrà. Idee
From 1999 to June 2005 he was
pher and television author, he has
He is member of several European
e proposte per il dopo G8 (The
Enel’s chief financial officer.
worked in the field of popular
Commission committees and of
science and scientific communi-
other International Organizations.
World to Come, Ideas and propos-
097
he was appointed by French Presi-
als for Post-G8) (Università Bocconi
Brunello Cucinelli
cation for twenty years. He has
He was a member of the strate-
Editore), which was also translated
Born in 1953, he had the intuition
created TV programs and docu-
gic Committee of the Ministry of
into English.
when still just a boy that colored
mentaries for Mediaset and La7.
Treasury for the introduction of the
cashmere could be a real revolu-
He has collaborated with news-
Euro in Italy and of several scientific
Gianluca Comin
tion in style; in 1974, he interrupt-
papers published by Mondadori,
committees at Italian universities
Comin is the Director of Exter-
ed his university studies to dedicate
RCS and L’Espresso. He has been
and research institutes.
nal Relations at Enel and also in
himself entirely to the activity that
photographing Italian and African
charge of Institutional Relations
has made him world famous. Since
nature for ten years, cooperating
Marcos González
in Italy and internationally.
He
the very beginning, his company
with photography agencies and
A journalist, he is the founder
previously worked as Director
has registered a constant growth:
research institutions.
and CEO of MediaResponsable,
of Media Relations for Telecom
today there are 50 single-brand
Italy and was Director of External
stores and many “shops in shops”
Luigi Ferraris
izing in Corporate Social Respon-
Relations at Montedison. In 1997-
inside the most prestigious depart-
Chief Financial Officer of Enel
sibility. He is the editor of the
1998, he was the spokesman
ment stores in the world. In 2010,
S.p.A., he joined Enel in 1999 as
journal “Corresponsables”and the
for the Minister and Press Officer
the company turnover reached
the CFO of
Eurogen, Elettrogen
president of the Fundación Cor-
of the Ministry of Public Works.
200 million Euros, of which 65%
and Interpower. He later served as
responsables. He has worked as
Comin is president of the Ital-
was due to exportation (mainly the
Director of Planning, Monitoring,
a journalist and editor for sev-
ian Federation of Public Relations
USA, Europe, Japan, Russia and
Administration and Services in the
eral publications on economy or
(FERPA), a member of the board
the Far East). During his career,
“Infrastructures and Networks”
business, including “Staff Empre-
of Civita, an Enel Heart non-profit
Cucinelli has received numerous
and “Market” divisions, Group
sarial” and “Equipos & Talent.”
organization adviser and a lecturer
awards and honors, some on an
Controller and Director of Adminis-
He received the 2003 Economía
in the Department of Economics at
international level.
tration, Planning and Control. Fer-
Solidaria award, conferred by the
Luiss University. He is a member of
raris is currently also President of
Asociación Internacional de Estu-
the National Council of Confind-
the companies Enel Green Power,
dios sobre Management (ASIEMA),
the first Spanish publisher special-
oxygen 11 12 – 10.2010 02.2011
098
and the second Premio Estudios
Manuela Lehnus
has published the essay, End of
N. Craig Smith
Financieros award in 2005. He
Collaborator on documentaries
the World Blues and many novels,
Smith is the INSEAD Chaired
has also collaborated on the pub-
and scientific reports for “Sfera,”
including: The Cement Garden,
Professor of Ethics and Social
lication of many books related to
a television program on the La7
The Comfort of Strangers, The
Responsibility at INSEAD, France
CSR, a subject he teaches at many
network in Italy, she has worked
Child in Time, The Innocent, Black
and
business schools, and he regularly
in the field of communications
Dogs, Enduring Love, Amsterdam,
of the Corporate Social Responsi-
participates in meeting and confer-
with the Hoffman Institute and is
Atonement, Saturday, On Chesil
bility and Ethics Research Group in
ences on this topic.
a consultant for Paramount Home
Beach and Solar. All of his books
the INSEAD Social Innovation Cen-
Entertainment and DreamWorks.
have been published in Italy by
tre. He was previously on the fac-
Georg Kell
Since 2002, she has been writing
Einaudi.
ulties of London Business School,
Is the Executive Director of the
popular science articles for various
United Nations Global Compact,
national publications such as “D
Daniela Mecenate
vard Business School. His current
the world largest voluntary cor-
- la Repubblica” of the Espresso
Ms. Mecenate writes for the news-
research examines ethical consum-
porate responsibility initiative with
Group and magazines published
paper “Il Sole 24 Ore” and is the
erism/consumer activism, market-
more than 6,000 participants in
by Mondadori, Hachette-Rusconi
author and presenter of topical
ing ethics, deception in marketing,
over 130 countries. Spanning more
and RCS.
news programs for the Italian net-
stakeholder engagement, and stra-
work RAI Radio One. She has been
tegic drivers of corporate respon-
than two decades, his career with
the
Academic
Director
Georgetown University, and Har-
the United Nations began in 1987
Mindy S. Lubber
concerned with economic, and
sibility/sustainability. He consults
at the UN Conference on Trade
She is the President of Ceres, the
environmental issues and “busi-
with various organizations on busi-
and Development (UNCTAD) in
leading coalition of investors, envi-
ness culture” issues for some time:
ness/marketing ethics and corpo-
Geneva. In 1997, Mr. Kell joined
ronmental organizations and other
she worked for press agencies and
rate responsibility/sustainability.
the Office of the UN Secretary-
public interest groups working
then conducted communication
General in New York, where he
with companies and investors to
activities for major Italian com-
Stefania Stecca
spearheaded the development of
build sustainability into the capital
panies such as TIM, Telecom Italy
Ms. Stecca deals with organi-
new strategies to enhance private
markets and address sustainabil-
and SACE.
zational
sector engagement with the work
ity challenges such as global cli-
of the United Nations. As one of
mate change. She also directs the
James Osborne
ant and trainer. She is a teacher
the Global Compact key architects,
Investor Network on Climate Risk
Osborne is a partner and the head
and educational coordinator of
he has led the initiative since its
(INCR), a network of more than
of CSR communications at Lun-
the Master’s in Marketing and
launch in 2000, building the most
90 investors representing approxi-
dquist, a corporate communica-
Communications+Online+Offline
widely recognized global business
mately $10 trillion in assets that
tions consultancy in Milan (www.
Unconventional
platform on human rights, labor,
coordinates US investor responses
lundquist.it), and co-ordinates the
develops participatory communica-
environment, and anti-corruption.
to the financial risks and opportu-
annual CSR Online Awards. He has
tion projects for public, private and
nities of climate change. Ms. Lub-
advised numerous listed companies
political sectors. She has collabo-
Mervyn E. King
ber was the Regional Administrator
in Italy, Switzerland and Austria on
rated with magazines and periodi-
Senior Counsel and former judge
of the US Environmental Protection
their CSR communications, con-
cals on occasion.
of the South African Supreme
Agency and Founder/CEO of Green
tent strategy and corporate mes-
Court, and Professor at the Uni-
Century Capital Management, an
sage analysis. Before joining Lun-
Alessandra Viola
versity of South Africa in Corpo-
investment firm managing environ-
dquist, James worked for 12 years
Ms. Viola is a freelance journalist
rate Citizenship and president and
mentally screened mutual funds.
as a journalist in the U.K. and Italy.
who writes about science issues
He was a reporter and then editor
for many Italian and foreign news-
founder of the KING Commission
communication
and
public relations as a consult-
program.
She
on Corporate Governance in South
Ian McEwan
for “Bloomberg News” in Milan,
papers and magazines (including
Africa. He is president of the Glo-
One of the most important con-
specializing in the European energy
“L’Espresso,” “la Repubblica,”
bal Reporting Initiative in Amster-
temporary writers, McEwan was
sector. He has also written for the
“Wired
dam and member of the private
born in 1948 in Aldershot, England
“Financial Times” online and is still
“Il Sole 24 Ore”). In 2008, she was
sector consultative group for the
and lives in London. He is the
a regular contributor to publica-
the recipient of the Armenise-Har-
World Bank regarding Corporate
author of two short story collec-
tions including “European Energy
vard Foundation Award and the
Governance.
tions: First Love, Last Rites and
Review.”
UGIS (Italian association for science
Italy,”
“Wired
UK,”
In Between the Sheets; a book
journalists) prize for the best Ital-
for children: The Daydreamer; and
ian Scientific journalist. She writes
the opera libretto: For You. He
articles and documentaries about
English version
energy, research and sustainable
very long ago. Today, it is no long-
be able to innovate. The “new
economic downturn, is to give
development.
er sufficient to support the “license
normality” is looking for models
companies and their strategic
to operate” of just any economic
to address the economic crisis,
choices an unprecedented role as
Elin Williams
actor. Moreover: to live in this tur-
once again to focus interest and
social actors, which is vital for the
Is a freelance writer and journal-
bulent era, businesses are required
action on the real economy, the
creation of not only new economic
ist who divides her time between
to contribute to the definition of
role of states and governments in
value, but also and especially, new
the UK (Oxford) and France (Fon-
new models of development that
the markets and the fundamen-
values, therefore making it possible
tainebleau). A former managing
the company is looking for, and
tal system of new and binding
to rebuild trust and reliability.
editor of careers magazines and
thus, to demonstrate their path
rules to manage the complexities
It is for these profound reasons
websites, she now specializes in
and level of sustainability.
of the global financial world. But
that there is widespread talk of the
writing about business, business
Every company today must be able
above all, the aim is to create a
“social integration of the compa-
education, corporate social respon-
to meet many new needs that arise
new “social order” based on moral
ny” as a new vision of the relation-
sibility, and philanthropy across a
from the increasing participation
values, transparent behavior and
ship between business and society,
variety of media. In her spare time
of individual members of society
respect for people, to the point
and Corporate Social Responsibility
she strives to be an ethical con-
or individual citizens in the forma-
of preferring the public welfare to
(CSR) has become an unavoidable
sumer and, though she does not
tion of new paradigms of public
one’s own interests.
priority for business leaders around
always succeed, she finds intel-
opinion. This is the new dynamic
Probably for this reason, business
the world. On the other hand, as
lectual inspiration in the ethical
call “glocal” (global/local) that
strategy is interwoven more and
emphasized in the Encyclical Cari-
dilemmas she encounters.
interacts on blocked economic/
more with the “becoming” of glo-
tas in Veritate, “the risk in our time
social systems, creating extreme
bal and local society: a community
is that the de facto interdepend-
volatility.
in which all its components are no
ence between men and nations is
The latest thinking on business
longer social partners, but “social
not matched by the ethical inter-
strategy is trying to find answers
actors,” no longer subjects oppos-
action of consciences and minds
by Fulvio Conti
to all this; about the role of its
ing interests and representation,
which, as a result, would give rise
This issue of Oxygen is dedi-
leaders, about the management
but protagonists of the complex
to a truly human development.”
cated to the ethics of business
and marketing of companies at
dynamics of sharing and making
Therefore, there is a unique paral-
in society in the twenty-first
the beginning of this new century,
choices.
lel between the evolution of social
century. It is not by coinciden-
defined as turbulent and chaotic
As Zygmunt Bauman points out,
thought and philosophy and that
ce. I believe that the events
by authors such as Philip Kotler
we live a “liquid society” charac-
of the great experts of corporate
of the decade that has just
and John A. Caslione.
terized by the pursuit of wellbeing
strategy. There is the search in
ended have made this a cen-
It should be noted that these trou-
and economic growth that is faced
both for a “missing dimension” of
tral theme, not only for the
bled times are not simply a conse-
with momentous challenges, such
reconciliation through an organic
strategy of big corporations,
quence of the financial crisis that
as the consolidation of the major
process of adaptive and long-term
but also the political world.
began in 2008 or because of the
emerging economies, the crisis of
vision, to re-weave the apparent
In a world that is changing
speed of technological and social
the welfare models tested to date,
conflict between economic action
faster and faster, and someti-
change in the last thirty years,
the definition of a new order of
and the welfare of humanity. A
mes chaotically, creating value
which is unparalleled in the history
global governance, such as the
contradiction that Max Weber
also through the adoption
of mankind. Rather, we should
fight against climate change or the
solved by invoking the ethical
and promotion of ethical and
look upon this constantly evolving
management of financial crises. In
meaning of work, and especially
social values that are shared
arrangement not as a transitional
this context, companies, especially
that of intellectual nature, empha-
locally and globally has become
phase determined by the single
large transnational ones, have
sizing a connection, foremost
imperative for companies and
cyclical phenomena but as the new
become a crucial hub of encounter
etymological, between ethics and
businesses.
face of our normality, the new
or confrontation between business
economics: in fact, the term Beruf
scenario that will characterize the
and society.
in German means both “job-pro-
Editorial
The new business context
next decades.
The ethics of profit, an irreplace-
A composite, ambiguous, and cer-
able instrument for measuring the
fession” and “mission-calling.” It is in this dimension that we find
tainly unexpected normality that
CSR as a business philosophy for managing the new reality
ability to manage the best alloca-
brings patterns and behavior into
The challenge for the construction
tions between business strategy
tion of resources in a competitive
question, that requires flexibility to
of “another economy,” as Paul
and society, critical thinking, intel-
context, has been enough to justify
manage the pace of change and
Krugman has defined it, which
lectual development and the fun-
the actions of businesses until not
new approaches, so as to even
guarantees the overcoming of the
damental actions of business.
the best thinking on the interac-
099
oxygen 11 12 – 10.2010 02.2011
when the CSR activities that fall
tainability is a process and a goal.
mitment required of companies
within the company’s set of values
The achievement of sustainable
toward future generations, to build
and within that of the community’s
competitiveness, in fact, is possible
a more ethical and sustainable
values, and investments directed to
only through constant effort, to be
by Stefano Milano
future that is more respectful and
the competitive environment are
renewed over the years as part of a
Ian McEwan, one of the masters
responsible toward the develop-
fully integrated, it becomes dif-
growth strategy based on financial
of contemporary literature, tells
ment of human beings and the
ficult to distinguish CSR from the
strength and profitability, on the
Oxygen about his ideas on issues
planet, acquires innovative value.
daily activities of the company.
involvement of different actors and
such as renewable energy, global
a detailed, shared policy of environ-
warming and the future of the
mental resource management.
planet.
emerged from these discussions,
The responsibilities of transnational corporations
With particular regard to the elec-
These are the themes running
one based on the social role of
Multinational companies today
tric utility industry, the energy of
through his latest novel, Solar, in
enterprise, planned and reported
are responsible for spreading the
tomorrow will have to be able to
which literature and science, ratio-
on through use of the CSR tools,
work ethic of sustainability all over
cope simultaneously with the eco-
nality and human nature all meet.
as claimed by Michael E. Porter and
the world, alongside functions of
nomic, social and environmental
Mark Kramer.
stimulus proposed by national and
challenges. In other words, the
With his ascetic face and sharp
This approach eliminates the ten-
transnational institutions.
role of those working in this field,
eyes with their expression of per-
sion between business and society,
Take for example the social debate
which is crucial for the welfare and
petual seriousness beneath which
placing the accent instead on their
on limiting greenhouse gas emis-
progress of humanity, is that of
a wry smile lurks, Ian McEwan
profound interdependence; and
sions, for a moment leaving aside
ensuring a reliable energy supply
welcomes me into his hotel suite in
mutual dependence implies that
the dispute among scientists about
for everyone that is cost competi-
Rome. He is in the capital to open
business decisions and social poli-
the actual size of the contribution
tive and environment- friendly.
the 2011 Science Festival with his
cies must both follow the principle
of human activity to the phenom-
How can we forget that two thirds
End of the World Blues, a poetic
of shared value proposition.
enon of climate change. What we
of the world have yet to reach an
reflection upon apocalyptic think-
According to Porter, “the heart
need to do is to avoid piecemeal
adequate level of welfare? This
ing and the need we all have to
of every strategy is a set of needs
and asymmetrical approaches that
goal would be unthinkable without
be able to imagine the end of our
that the company is able to meet
only risk causing the exodus of
the availability of abundant energy
civilization. Or a new beginning...
on behalf of clients it has chosen
thousands of companies from
at a reasonable cost.
McEwan points out that sci-
to serve, whereas others cannot
countries that have set themselves
To achieve this, we must produce
ence and the culture of reason
do so. [...] The CSR reaches the
limits as stringent as they are unre-
more, but at the same time we
have not yet managed to find
maximum strategic value when a
alistic, as in the case of Europe,
must reduce the consumption of
a mythology that can compete
company enters a social dimension
toward those parts of the world
raw materials and preserve the envi-
with the fascination of the end:
in its value proposition to boost its
where these restrictions do not
ronment and climate. Only science
“The scientific method, skepti-
competitive edge.” To implement
exist.
and technology can help solve this
cism, rationality in the broadest
these general principles, a compa-
For this, we must all work togeth-
dilemma. Therefore, for those who
sense, have yet to find an epic of
ny must integrate a CSR perspec-
er, companies and institutions, to
deal with energy, socially respon-
sufficient impact, simplicity and
tive of the fundamental patterns
build a clear, shared regulatory
sible behavior requires investing in
fascination to compete with the
that are already used to analyze
framework that is valid all over the
the research and development of
ancient stories that give meaning
the competition and govern their
globe. The real experience of mul-
all the best solutions with which
to people’s lives.” But there is an
business strategy.
tinational companies can be deci-
mankind is experimenting.
antidote, which according to the
Obviously, no company is able to
sive to head us in this direction.
In a globalized economy, all busi-
British writer comes even before
solve all the problems of society,
Strengthening, for example, those
nesses operating in any field are
reason, and it lies within curios-
nor to support the cost to do this,
mechanisms that could transfer
now being entrusted with a great
ity: “Every story needs an ending,
but they all have to select topics
technologies of low environmental
responsibility: to drive the change
as well as a beginning. And the
that intersect with their specific
impact to the emerging countries
toward a future in which our pros-
story of humanity has always been
business area.
that do not have them yet, in order
perity will depend on the innova-
nourished by the myth of a glori-
This way, a relationship can be
to achieve much greater results in
tion that we can achieve today, on
ous apocalypse. In reality, no one
developed in which the success of
terms of emission reduction with
a better use of resources and the
will come to save us, we will have
the business and that of the com-
the same investment. Of course,
centrality that we will give to the
to think for ourselves. Perhaps,
munity, in its broadest sense, are
one must always be aware that the
knowledge and values of solidarity
with the unconquerable impulse
mutually reinforcing. Moreover,
integration of business and sus-
that this new century requires.
of curiosity, the true mark of an
A new vision of the relationship between business and society 100
Interview with Ian McEwan Solar Blues
Viewed in this light, the com-
English version
independent mind.”
warming had become an unavoid-
of interest to environmentalists
and not because of the virtue
For McEwan, curiosity is a power-
able problem that was
unique
and scientists, but it became a
that a “green” choice of this kind
ful engine, which led him to the
and different from all the others;
cornerstone of the Obama cam-
implies. It is the same thing I say in
Arctic with scientists and artists
because it is all over the world,
paign, for example, and a problem
the novel: choices are always made
to witness the effects of global
not only in Bangladesh, Yemen
that every world government had
for personal gain, never virtue.
warming in 2005: a journey that
or southern Italy. It is a universal
to face.
Precisely for this reason, I remain
triggered the spark in him to write
dilemma for humanity that raises
Solar, his latest novel “set” in the
a number of other issues about
And then the considerable positive
production and its rising price will
era of global warming and renew-
human nature and what we are,
attention that had been created
push us to make a change.
able energy. Science, energy and
because it is asking us to con-
suddenly collapsed with the failure
solutions to save the planet arouse
front a problem that has had a
of negotiations in Copenhagen…
What is needed in order to over-
the curiosity of the writer, who
fairly slow development, the con-
Yes. The Danish summit inspired
come the current impasse?
accepted to talk to Oxygen about
sequences of which we won’t be
me a lot right while I was writing
We need a new industrial revolu-
them with enthusiasm and remark-
able to see clearly until 80-100
Solar: that failure and the snow-
tion. And this revolution will be
able competency. If faced with
years from now. For democracies,
storm that hit the Danish capital,
made by pragmatic, competitive
the problem of global warming,
which have very short-term cycles
the 2000 delegates who attended
and ambitious people. For exam-
“nobody will come to save us, we
of 4-5 years, it is very difficult
the summit, the intransigence of
ple, by the people who are able to
will have to think for ourselves;”
to deal with this problem. For
the Chinese, the resignation of
build a new electricity network in
McEwan certainly has very clear
example, if the benefits will be
Europeans and the sterile activ-
the United States, where it is now
ideas about what road to take.
medium to long term, for demo-
ism of the Americans all sparked
owned locally and a real chaos that
cratic politicians who really want
my imagination and I went back
is impossible to manage.
In Solar you conducted a dialogue
to deal with the global warming
to rewriting the book, which had
between science and literature,
it is very difficult to raise energy
almost been completed. Partici-
What do you think the energy
addressing major issues but told
taxes or implement other policies
pants in the summit seemed like
equation should be for getting
through the implications of the
to reduce emissions during their
perfect characters for a Moliere
us out of the transitional territory
human nature of a single story:
short-term political mandate. It is a
comedy and my main character –
where we now find ourselves?
that of the protagonist Michael
matter that regards human nature
the Nobel Prize winner for physics,
We have to get rid of the coal and
Beard. How did you strike the
in general: why should we make
Michael Beard – is very similar to
oil, and later, gas and then we
right balance between the two
an effort to do something to favor
those delegates.
must aim for an energy portfolio
languages?
people living in the future and
The difficulty was in dealing with
whom we will never know? It is for
And a few months ago, there was
clusion, resigned but pragmatic, is
issues as broad as climate change,
this reason that my novel explores
the summit in Cancun, which was
that we cannot help but include
political ethics and a scientific
human nature through a double
generally met with almost total
nuclear power among the sources
approach, but all told through a
lens: it tells of the complicated
indifference and resignation. How
we need. In the short to medium
story that has life within it. The
emotions, transferring them to a
do you assess the outcome of this
term, i.e. within 20 years, we will
main character couldn’t have been
political level in the chaos of the
latest summit?
not be able to get the energy we
just any ordinary man; I needed
selfishness of individuals, national
Cancun was practically ignored by
need from renewable sources. For
a very particular human being,
interests, jealousy and mistrust.
the media but it served to rebuild
example, today in Rome there is no
from the rubble of Denmark. The
wind and the sky is overcast, and
with his glories and miseries, who
optimistic that the decline in oil
that is as clean as possible. My con-
would find himself in certain situa-
But then the rational part enters
shift in the Chinese position was
the current state of affairs can’t
tions and have social relationships.
into this scenario, and therefore,
the truly important fact. In Copen-
keep this city, the public transport
The story comes before everything
science...
hagen, the Chinese saw all types
and hospitals going with only the
else, and the novel dies if you start
Human rationality is the flip side
of negotiations on emissions as a
sun and wind. If we want to get rid
to tell the reader how to live, with-
of this story. Between 2005 and
threat, while they now view them
of fossil fuels, I believe that we will
out going through the narrative.
2008, global warming became a
as an opportunity.
need nuclear energy, at least for a
much debated topic, perhaps even
If each nation must get 20% of
generation.
Why did you decide to write a no-
the most important issue, and with
its energy from renewables, that
vel “set” in the world of renewa-
it, the knowledge that we had to
is good for the Chinese because
Has this position also been in-
ble energy and global warming?
intervene in some way. Since then,
they are already world leaders.
fluenced by your friendship with
It was an idea I have had in mind
attention has grown exponentially
And then they changed their posi-
Stewart Brand, who recently in his
since the mid-’90s, when global
and this issue was no longer only
tion obviously due to interests,
Whole Earth Discipline – An Eco-
101
oxygen 11 12 – 10.2010 02.2011
102
pragmatist Manifesto proclaimed
economic fuels and materials for
do is illuminate it for us and make
responsibility, he added that he
the four heresies of the environ-
the chemical industry from rene-
us see how weak we are but also
has always seen great enthusiasm
mental movement, including the
wable solar energy. To come up
how potentially strong we are. In
and great involvement from the
need for nuclear energy?
with Beard, you must have been
any disaster, such as in the case
Italian companies, as evidenced by
Stewart, whom I respect a lot, was
inspired by other real projects,
of global warming, there are a lot
the last summit of business leaders
an opponent of nuclear energy
for example such as Michael
of opportunities that we have to
organized by the UN.
ever since he helped create the
Grätzel’s work on dye-sensitized
grasp. I believe that human beings
There is no doubt that the increased
American environmental move-
photovoltaic cells, an alternative to
are much more adaptable and flex-
focus on CSR is a product of glo-
ment; then, for compelling rea-
the current technology of silicon
ible than governments think.
balization when corporate social
sons that I share, he pragmatically
solar cells. Or that of Takashi
changed his mind. But he is not
Yabewith with the injection cycle
the only one: Jared Diamond and
of magnesium. Could it be that
James Lovelock also changed their
the real visionaries are scientists
minds a long time ago. The envi-
who work on ambitious futuristic
ronmental movement must learn
projects in the field of alternative
by Pino Buongiorno
In this sense, CSR is much more
to love the city, science, new tech-
energy?
In this exclusive interview
than a public relations tool: it is
nologies and possibly, even nuclear
There is nothing more visionary
granted to Oxygen, Georg Kell,
a crucial business strategy which
energy.
than science and certain ques-
executive director of UN Global
enhances the companies, ena-
tions that are being raised in
Compact, explains the progress
bling them to manage risks and
Lester Brown, another historical
recent years: in the future, will
made in these 11 years of acti-
opportunities, and then to inte-
American environmentalist, told
energy come from magnesium?
vity and also reveals the next
grate them further into the global
me long ago in an interview that
Or else, from what other source?
challenge for the UN Global
market.
at the international summits on
What contribution will be made
Compact 2.0.
In this exclusive interview with
climate, governments should send
by nanotechnology and quan-
their best scientists and visionaries
tum mechanics? Will photovoltaic
If there is one area where Italy
German origin and had extensive
rather than lawyers and diplomats.
energy of the future, that is to
does not cut a bad figure in the
experience as a financial analyst
What effect does this provocation
say, hydrogen derived by water-
eyes of the world, but instead, is
in Africa and Asia before joining
have on your
splitting through solar radiation,
unanimously considered to be one
UNCTAD (UN Conference on Trade
rationale?
accumulating heat and solving the
of the best, it is that of corporate
and Development) in Geneva –
We definitely need visionaries, but
problem of the intermittency of
social responsibility. Particularly,
explains the progress made since
not at international summits. What
the sun, be the solution up there
within the UN-managed program
2000 and also reveals the next
we need are agreements that are
on the roofs of all our homes?
called Global Compact, which has
challenge for the UN Global Com-
rapid, pragmatic and realistic. And
I have great confidence in new
served for 11 years now
pact 2.0.
I’m not saying this because I don’t
technologies and who knows, per-
umbrella organization for all those
like visionaries, but because the
haps that noble dream of mine
companies that voluntarily agree
Let us start with a matter that, so
bargaining at the summits on cli-
and Michael Beard’s of being able
to sign the 10 universal princi-
far, nobody seems to have explai-
mate is extremely boring and we
to achieve artificial photosynthesis,
ples on human rights, labor, the
ned very well: the exact definition
need numbers, not dreams. Will
which does not seem impossible,
environment and the fight against
of corporate social responsibility.
we manage to achieve a 20%
could save us.
corruption.
First of all, at Global Compact we
There are currently 192 Italian
prefer to call it “corporate citizen-
reduction in emissions? Will we
responsibility has become essential for access to new markets and
Interview with Georg Kell CSR: “corporate citizenship”
gaining acceptance locally and for obtaining the necessary licenses and fortifying their brands.
Oxygen, Georg Kell – who is of
as an
manage to get 15, 20, 50 or 80%
Can literature also illuminate the
companies actively involved in
ship” in the sense that the role
of our energy from renewables?
path of future changes? What is
the UN Global Compact, which
of business in society is to pay
These are questions to which only
its role in this scenario?
include the cream of the business
more attention to certain prob-
very practical people can respond,
We need a new source of energy
and civil society. They were the first
lems such as the environment,
such as the engineers of the ener-
for civilization, a new “battery”
to join and also the first to form
the fight against corruption and
gy companies.
that is neither oil nor coal. But it
the local network, one of the 70
abuse at work. It is not merely a
is very difficult to change things
found all over the world.
linguistic dispute. In today’s world
Michael Beard, the protagonist
because of who we are: we are
When Georg Kell, executive direc-
where business has become global
of Solar, is working on a complex
very good at cooperating, but also
tor of the UN Global Compact told
but governments have remained
project: artificial photosynthesis
very selfish. We have this double
me in his office in New York about
local, companies have to bear
that could allow the production of
nature, and what literature can
the Italian role in corporate social
the social responsibility for their
English version
actions. Let me explain. At first,
The moral dimension is still impor-
months and we insist on the disclo-
it means to be a leader in this field.
CSR had to do a lot more with
tant today, but a new, more mate-
sure of the progress achieved with
We believe that few companies
consumer products. Over the
rial dimension has been added.
a real annual report. This is the way
can currently claim to be top inno-
years, the focus has shifted to the
Today, it is basically recognized
to impose transparency.
vators in all areas. Several have a
point where, although the social
that human rights, abuse in the
aspect is still important, the envi-
workplace and the fight against
With what results?
the top managers understand the
ronmental aspect has become even
corruption have material implica-
Here they are. 7% of our partici-
importance of CSR and fight for
more important. Quite recently,
tions for the financial results.
pants said that they would never
its implementation, but then there
the component of governance
In other words, the market is
have integrated environmental
are the affiliates around the world
has assumed a greater importance
beginning to recognize that these
governance and social issues if
who are far behind in the achieve-
because of the rule changes in
issues translate into profits in one
Global Compact had not exist-
ment of the targets set by central
some key markets and improve-
way or another. To ignore them
ed. 20% said that our organiza-
government.
ments in transparency.
would cost the brand dearly. If
tion has accelerated this process.
you are going to deal with them
Another large chunk revealed that
Has the recession slowed down
What was your priority 10 years
you had better be equipped to
the Global Compact has helped to
your work?
ago?
face the risks and create value
integrate these issues, since they
We conducted several surveys
Globalization. Do you remem-
for your shareholders. Now even
were not a strategic part of the
among our executive officers. The
ber what happened at the G8 in
investors are beginning to give
leadership’s agenda. There is a
first result was that the recession
Genoa and Seattle, where unions
importance to everything, because
remaining 20%, which concluded
has resulted in much cost-cutting,
and environmental groups united
they believe that actively address-
that even without us, the manager
with all the consequences on social
against the rules of globalization
ing these issues is an asset and
would have done so anyway. Basi-
spending, philanthropy, and so on.
on trade? The supply chain of tex-
not doing so would be exposing
cally I think we have accelerated
But at the same time, the real
tile companies was at the center of
oneself to trouble instead.
That
the spreading of the principles of
economy, particularly with regards
the No Global campaigns in many
is why the platform of responsible
corporate social responsibility strat-
to manufacturing companies, has
countries. Another big issue was
investment launched by the UN in
egies in the boardrooms around
been strengthened by their com-
the ideology underlying why many
2006 is growing rapidly. There are
the world.
mitments based on values, because
in the civil society movements
currently 800 members, made up
declared that they were opposed
of investors or institutions involved
Are you satisfied with the progress?
implement your long-term social
to market economy. Today the
in the project.
No, clearly not. Our ambition is to
purposes. The reason is clear: the
make global markets much more
financial crisis has shown that not
priorities have changed. The tradi-
compliance gap, in the sense that
when there is a crisis, you need to
tional businesses of the advanced
What has been the impact of the
robust and sustainable, through
addressing and preparing for the
world are not the only players
organization you lead in the daily
the values shared and recognized
systemic risks leads to disaster.
on the global stage. New actors
practice of the business world so
worldwide. After 10 years of
Rule number one: we must find
are emerging and many of them
far?
efforts, we have 6,000 active par-
new ways to anticipate and inte-
are from China, India and Brazil.
The first impact can be traced to
ticipants. This number may seem
grate environmental and govern-
Secondly, the aspect of natural
within the companies. As I said,
huge, but according to some cred-
ance aspects.
resources and energy has strongly
ten years ago few companies had
ible estimates, there are at least
Rule number two: to recover the
become one of the priorities due
an explicit policy on human rights
80,000 multinational corporations
confidence that has been lost, as
to concerns about climate change
and anti-corruption and also their
in operation. That means we still
well as a sense of the brand. That
and the scarcity of natural resourc-
environmental management sys-
have a long way to go. Secondly,
is, we must redefine what is right
es and primary goods.
tem was not a priority. Through
there are profound differences
and what is wrong. The financial
the UN Global Compact, many
among our 6,000 participants:
crisis has been associated with
Has there been a watershed stage?
participants have made enor-
some are way ahead in the sustain-
many ethical errors, many individu-
A fundamental change occurred
mous improvements, finally plac-
ability challenge and others are just
al mistakes, the failures of the mar-
within
movement
ing emphasis on these issues. Our
at the beginning of their virtuous
ket and so forth. With right and
between 2004 and 2005 and the
model implies a constant develop-
path. At our summit of industry
wrong returning to center stage,
financial crisis has exacerbated it.
ment: it begins with the commit-
leaders recently (and I repeat once
the research of ethics and trust
Ten years ago, CSR was primarily a
ment of business leadership, which
again, with strong involvement of
has been strengthened. Third rule:
moral issue. The companies said: “I
is essential. Successively, every year
the Italians), we launched the Blue-
pay attention to the long-term
want to do the right thing, I want
we expect a better performance
print for Sustainability Leadership,
goals. Unfortunately, the financial
to invest in the community.�
than that of the previous twelve
which more precisely defines what
markets, Wall Street and other
the
CSR
103
oxygen 11 12 – 10.2010 02.2011
104
exchanges do not seem to have
part of the success at the enter-
ent countries. On average, 100
and the company’s long-term
learned the lesson: that focusing
prise level. Only companies that
new companies join each month,
strategic direction, is a form
on short-term transactions only
administer these types of issues
even though at the same time
of reporting whose time has
leads to disaster. Gambling is the
will stay at the top. This means that
sixty leave, because they failed to
come, because of the crises of
translation of all this. You place
the non-financial problems will still
maintain the required standards or
our time.» The new interna-
just one bet and you want to win
have a value and that investors
to record their progress. In many
tional standard according to
without worrying about the conse-
will reward courageous choices.
cases, corporations are combined
Mervyn King, president of the
quences. When instead, if you are
This will also mean that business
to form local Global Compact net-
Global Reporting Initiative.
oriented towards long term results,
schools around the world will have
works in each country: there are
you want to be sure that in 5 or 10
to include these very issues in
currently about seventy.
History teaches us that global
years, everything you have made
their curricula for the next gen-
The UN Global Compact was cre-
events or crises caused changes to
will still be strong. That is why we
eration of industry leaders. In the
ated as a response to the glo-
the way companies have report-
must remove the obsession with
scenario of an open, multilateral
balization of the business world.
ed over the last 100 years. For
short-term profit maximization.
world where competition remains
To join, the companies must
example, there were changes after
This third dimension is very impor-
a key parameter, sustainable busi-
adhere to the 10 universal prin-
the Great Depression in regard
tant, because we were hoping that
ness will establish itself as a feature
ciples already accepted by gov-
to the value of assets from mark
the financial crisis would have pro-
of competitiveness.
ernments,
related
to market and when there were
to human rights, abuse in the
the BCCI and Maxwell scandals
duced more initiatives towards the
especially
long-term values but unfortunately
At the World Economic Forum in
workplace, the environment and
in England, this led to the Cad-
this has not happened yet.
Davos, at last the UN Global Com-
fighting corruption. In this way,
bury Report on “The financial
pact Lead was launched. Why?
the business helps in advancing the
aspects of governance,” which
What do you have in mind for the
The Lead is a very important
objectives of the UN, such as the
had a huge impact on corporate
future? How will Global Compact
platform because the traditional
Millennium Development Goals.
reporting.
change in the next decade to help
Global Compact has grown so
In essence, the true meaning of this
In 2001, the Enron/Worldcom
business and social society?
much that we need to sustain the
organization is that if businesses
debacles resulted in the Sarbanes-
A lot depends on the political
positive trend. Companies have
voluntarily accept to embrace the
Oxley Act, with a number of rules
developments. There are two
entered into competition with each
universal values, if they choose to
contained in that Act in regard
extreme scenarios. The first is that
other and must set the trend for
act in a way that is governed by
to corporate reporting. In 2008,
of a world where the tensions of
the change of direction. This is the
principles wherever they do busi-
it was the Global Financial Cri-
rivalry are not well-managed and
purpose of Lead, which includes
ness, then the social legitimacy of
sis, which impacted on corporate
where the strongest markets will
50 multinational corporations from
open markets and global economy
reporting.
return to looking within themselves
all over the world.
can be strengthened. In practice,
The world, however, has never
these operate in opposition to pro-
faced such crises as it now faces.
and to their own particular interests. This would be a tragedy for
Including Enel and Eni, two Italian
tectionism, which, however, due
And these crises are in the con-
everyone. It is a possibility though,
companies, I see...
to the economic-financial crisis, is
text of a flat, borderless electronic
because unfortunately humans are
Right. As always, Italian companies
gaining ground all over the world.
world in which faster economic
prone to repeat their mistakes.
are with us in these challenges.
growth over the next few decades
If the world turns to nationalism
will take place more in develop-
and protectionism, then corporate
ing economies than in developed
UN Global Compact
Integrated reporting: the standard by 2020
Then there is the second view.
In 2000, when it was launched in
by Mervyn E. King
change and the crisis of ecological
In a world in which we manage
New York at the UN Headquarters
«Integrated reporting is not
overshoot, which simply means
to govern global integration well,
as the UN initiative on corporate
intended to replace financial
that we have used and continue
and where the tensions can be
responsibility,
Compact
reporting or sustainability
to use the natural assets of plan-
overcome, I think the world mar-
brought together just 50 compa-
reporting, but there is no
et Earth faster than nature can
kets could emerge strengthened.
nies. Eleven years later the number
doubt that integrated repor-
regenerate them.
If
that is what happens, then
has grown to 6,300, representing
ting, where there is a sum-
Companies do not operate in a
CSR will become even more of a
both the business world and civil
mation of pertinent financial
vacuum. Consequently, all boards
transformation force because it is
society and involving 130 differ-
and sustainability information
of directors have to apply their
social responsibility has no future. If I were to bet, I would give a 50% chance to this scenario.
economies. There are three crises at present, namely the global financial crisis, the crisis of climate
Global
English version
collective minds to the question of
cial report alone. Trustees need to
That the world has accepted this
guidelines as to the manner in
these three crises in planning long-
know how the company is dealing
is clear from the fact that certain
which these multinational enter-
term for the businesses of their
with the way it impacts on society
countries have started legislating
prises should conduct business,
companies, where faster economic
and the environment and how the
about it. Denmark, for example,
have economies greater than most
growth will occur in developing
board has addressed its collective
in its Financial Statements Act,
countries. The impact they have on
countries.
mind to the sustainability issues
requires its 1,000 top companies
our world is patent.
The way businesses have been run
pertinent to the business of a com-
to report or explain how their
The global financial crisis is still
over the last 100 years has been
pany in its long-term strategy. For
activities impact on their society
impacting on the world and the
based on two false assumptions.
example, if the business is that of a
and environment.
crisis of the Euro is still raging. We
The one is that planet Earth has
beverage manufacturer, a trustee
The
Integrated
know, however, from the Great
natural resources which are limit-
needs to know how the company
Reporting Committee, which was
Depression of the 1930s, that
less and the other is that the Earth
is going to have access to potable
established in July 2010 in London,
financial capital will be restored,
has an infinite capacity to absorb
water over the longer term.
contends that corporate reporting
but natural capital, once spent,
waste. Neither is true. Because of
It is in this context that the crises
has to be in clear and understand-
cannot be restored.
these crises and these false assump-
that the “Take, Make, Waste”
able language so that the user can
In short, corporate reporting is not
tions, it is quite clear that business
economy on which business deci-
understand how the operations of
what it used to be. It has to be
cannot carry on as usual.
This
sions have been made in the past
the company have impacted both
in clear and understandable lan-
is exacerbated by the question of
100 years, led to a meeting in July
positively and negatively on socie-
guage and tell the reader how the
over-population with an expecta-
2010 in London, of very dispa-
ty, the environment and financially
company’s business is going to be
tion of another three billion people
rate bodies. The disparate bodies
and they can make an informed
sustained in the long-term.
on planet Earth by 2045. Conse-
were, inter alia, the International
assessment of the sustainability of
The formula is simple. No planet,
quently, companies have to learn to
Federation of Accountants (IFAC),
the business of the company. This
no people, no profit. Integrat-
make more with less.
Accounting for Sustainability –
cannot be done from the financial
ed reporting is not intended to
It also is generally accepted that
Prince Charles’ Trust, the IAASB,
report alone.
replace financial reporting or sus-
reporting influences behavior. A
the IASB, IOSCO, UNDP, the Glo-
By October 2011, the IIRC hopes
tainability reporting, but there is
company that reports on how
bal Reporting Initiative (GRI) and
to have a discussion document
no doubt that integrated report-
its operations impact on society
most significantly, the FSAB. The
out on integrated reporting and it
ing, where there is a summation of
and the environment will manage
significance of the FSAB is that
is hoped to persuade the G20 to
pertinent financial and sustainabil-
these issues more carefully than
the Financial Standards Account-
follow the Danish Financial State-
ity information and the company’s
a company that does not report
ing Board of America and the
ments Act example of creating a
long-term strategic direction, is
on it.
International Accounting Stand-
legal paradigm of report or explain
a form of reporting whose time
Company’s stakeholders, how-
ards Board, which has promoted
how the activities of the company’s
has come, because of the crises
ever, need information of these
the International Financial Report-
operations impact on society, the
of our time.
impacts to assess the sustainability
ing Standards, have for years now
environment and financially.
of the business of a company. The
been debating the convergence
In Geneva in October 2010 and
great shareholders of today are
of the American standards with
Kuala Lumpur in November 2010,
financial institutions and mostly
the international standards. While
the world’s leading accountants
pension funds. Pension funds,
this debate has raged, the plan-
met and it was generally accepted
in turn, represent the citizens of
et has entered these three cri-
that the accounting profession is
Added Value (also gross prod-
a country, who are the ultimate
ses described above. Within an
the one that is closest to the busi-
uct): the total wealth created by
beneficiaries of the pension fund.
hour of the meeting, the repre-
ness person and not only has a
the company and distributed to
Trustees of a pension fund have
sentatives of these world bodies,
professional, but perhaps a social
the stakeholders (human resourc-
a very onerous duty to make an
although with different interests
duty, to ensure that the com-
es, financial partners, state and
informed assessment of the sus-
in corporate reporting, had an
pany reports on how it impacts
local authorities, partners/share-
tainability of the business of a
identity of purpose and agreed
on society and the environment.
holders, community) or reinvested
company in which they intend to
that companies have to start
The very identity of companies
in the company (depreciation and
invest their ultimate beneficiaries’
reporting on how their operations
has changed. The company has
retained earnings).
money to buy the equity of that
impact both positively and nega-
become as important to society as
BPD
company as a long-term invest-
tively on society, the environment
the family unit. Some of the large
Development): informal interna-
ment. A trustee cannot make that
and financially. In short, integrated
multinational enterprises, over
tional network that brings together
informed assessment from a finan-
reporting.
which the OECD has launched
businesses and representatives of
International
CSR glossary
(Business
Partners
for
105
oxygen 11 12 – 10.2010 02.2011
106
the government and civil society.
DJSI (Dow Jones Sustainability
In Italy, ethical finance is growing
preparation of reports on sustain-
Its objective is the worldwide pro-
Index): quotation index of the
also thanks to a new regulatory
able development (Sustainability
motion of three-party partnerships
companies that are committed to
framework introduced by the law
Reporting Guidelines).
that aid social and economic devel-
sustainable development provided
on banking Foundations.
Human Capital: produced by the
opment.
by Dow Jones in association with
Ethical Screening: inclusion or
skills – or rather, the combination
BSR (Business for Social Respon-
SAM (Sustainable Asset Manage-
exclusion of shares in investment
of the knowledge, capabilities and
sibility): international network of
ment).
portfolios on ethical, social or envi-
behavior - of people.
businesses, created in 1992, which
Eco-Audit: systematic assessment
ronmental grounds.
ILO
aims to provide its members with
of environmental, rather than
Ethical Trade: proposes to ensure
Organization): UN agency that
innovative products and services
financial, criteria in an investment
the working conditions on major
aims to promote social justice and
that help them achieve commercial
decision.
production lines at the level of
workers’ rights recognized on an
success and that respects ethical
Ecological Efficiency: notion that
basic minimum standards and to
international level.
values, the people, the community
an improved utilization of resourc-
eliminate the worst forms of labor
Integrated Reporting: the stand-
and the environment.
es can limit environmental damage
exploitation, such as child labor,
ard proposed by the GRI to sup-
Community (or joint) investing:
and reduce costs.
forced labor or sweatshops. The
plement the consolidated financial
support for a cause or activity
Environmental Impact Assess-
criteria for evaluation and action
statements with the sustainability
through an investment in its fund-
ment: the analysis of the impact
are generally based on the ILO core
reporting, created to renovate exist-
ing. Contrary to donors, the inves-
of a project or operation on the
conventions.
ing reporting systems of enterpris-
tors wish to recuperate their initial
environment.
FTSE4Good
(Financial
es, that particularly takes a look at
investment, either through pay-
Environmental Report: man-
Times Stock Exchange for Good
corporate social responsibility. This
ments (for loans) or transactions
agement/communications
tool
Index): index of European busi-
system requires that financial, envi-
(for shares).
describing a firm’s environmen-
nesses that stand out for their
ronmental, social and governance
Corporate giving (or direct
tal performance by evaluating the
transparent
and
results be documented by means
giving): donations, gifts, dona-
ecological impact of its commercial
implementation of sustainable cri-
of a uniform instrument, in order
tions provided by the company
activities.
teria. The FTSE4Good Index assess-
to increase transparency to the
to organizations and projects of
Ethical Audit: systematic assess-
es the performance of businesses
community and the financial world.
social/environmental utility. In this
ment of ethical, rather than finan-
that are globally recognized for
Intellectual Capital: the repre-
case, the company’s contribution
cial, criteria in an investment deci-
having high standards of social
sentation of all the resources that
is exclusively of the monetary kind.
sion.
responsibility. The index is reviewed
are the reason for the difference
CSR (Corporate Social Respon-
Ethical code: guidance document
twice a year, in March and Septem-
between the market value and that
sibility): this acronym for corpo-
outlining the policies for members
ber, to include any new companies
of the accounting of an organiza-
rate social responsibility, translated
of the organization with regard
and to exclude those that have not
tion, allowing it to generate a
into Italian as RSI, may be defined
to all the stakeholders, clarifying
maintained the required standards
competitive advantage over time.
as the “voluntary integration by
the basic principles underlying the
of sustainability.
The intellectual capital of a com-
enterprises of social and ecological
company’s choices.
Global Compact: initiative of the
pany, therefore, is represented by
matters in their business operations
Ethical finance: it consists of
UN Secretary General launched by
the combination of these three
and their relations with stakehold-
selecting and managing invest-
Kofi Annan in 2000 that aims
resources: relational, structural and
ers.” Ever since a concept based
ments (shares, bonds, credits)
to promote cooperation among
human capital.
on the awareness of the growing
on the basis of ethical and social
the UN agencies, international
King Report III: the abbrevi-
interdependence between eco-
responsibility criteria. Ethical funds
corporations, labor unions and
ated name for the King Report
nomic and social outcomes was
are not strictly oriented to yield,
civil society in supporting the ten
on Corporate Governance for
established in the 1970s, many
capital and interest rates. They
universally-recognized social and
South Africa, published in 2009 in
firms (small, medium, large) have
operate taking into consideration
environmental principles.
South Africa, an Italian translation
begun to concern themselves with
the rationale for the return on their
GRI (Global Reporting Initia-
of which is published by Codice
non-financial matters within their
investments in terms of the char-
tive): international initiative of
Edizioni. It is the sequel, following
overall strategic vision.
acteristics of the goods produced,
various stakeholders to create an
the first report published in 1994,
Disclosure:
information-based
the area where the company is
international standard for the vol-
commonly known as King I, and
activities undertaken by an enter-
located and of the sustainibility of
untary reporting of the economic,
a second report in 2002, com-
prise toward the market, volun-
its business. They do not aim at
social and environmental practices
monly known as King II. The King
tarily or by law, to increase its
speculating but they select sustain-
of a business. In June of 2000, the
III Governance Code recommends
transparency.
able and responsible investments.
GRI published Guidelines for the
that organizations should have a
Index
management
(International
Labour
English version
single integrated report instead
centers, etc.), represented by the
investments include the rejection
pany should be measured in terms
of an annual financial report and
image, reputation, customer satis-
of investing in companies that pro-
of its contribution to economic and
a separate sustainability report.
faction, loyalty and products of the
duce or sell addictive substances
environmental development and
Listed companies should draw up
brand, considered as a trademark.
(like alcohol and tobacco), and
that of social capital.
an integrated report or justify the
Responsible Entrepreneurship:
finding companies committed to
Verification: the certification by
lack thereof.
a concept developed by the UN
environmental sustainability and
an external auditor of the valid-
KPI (Key Performance Indica-
under which businesses have a
clean energy. A socially respon-
ity, relevance and completeness of
tor): key performance indicators
role to play in achieving sustain-
sible investment can be made by
records, reports and statements of
help a business or organization to
able development so that they can
individual companies or through
an enterprise.
define and measure progress made
manage their operations in order
mutual funds or ETFs (exchange-
WBCSD (World Business Council
in achieving their goals. After a
to stimulate economic growth and
traded funds).
for Sustainable Development):
company has analyzed its mission,
enhance competitiveness, while
Stakeholder: person or group
international network of busi-
identified all of its competitors and
ensuring environmental protec-
of people having an interest in
nesses created in 1995 in order
defined its objectives, it needs a
tion and promoting their social
the performance or success of
to establish closer cooperation
way to measure the achievement
responsibility.
an organization (in this case, the
among businesses, governments
of its objectives; these measures
SAM (Sustainable Asset Man-
enterprise). Example: customers,
and all other organizations con-
are precisely what the KPI is. In
agement): an international invest-
owners/shareholders/partners,
cerned with environmental protec-
the context of CSR, in addition to
ment company focused on sustain-
employees, suppliers, competitors,
tion and sustainable development.
the economic aspect and prod-
able investments. It has its head-
banks, unions, community groups
uct responsibility, these indicators
quarters in Zurich and merges eco-
and local and central government,
relate to environmental protec-
nomic, environmental and social
future generations and the local
tion, the adequacy of practices
criteria in the consideration of its
communities.
and work conditions, respect for
investment strategies.
Structural Capital: produced by a
human rights and the impact upon
Social Audit: systematic assess-
range of procedures, instructions,
by Stefania Stecca
society.
ment of the impact on society by
organizational models, communi-
An account of the stages and
an enterprise with respect to cer-
cation tools and elements that
main thinkers that have mar-
Group): a model, created in 1994
tain standards and expectations.
allow for the passage of knowl-
ked the history of “Corporate
to classify and manage the impact
Social Impact Assessment: the sys-
edge from the individual sphere to
social responsibility,” of those
on society of a business’ or organi-
tematic analysis of the impact of a
that of the organization.
who have experimented with
zation’s initiatives.
project or operation on the social
Sustainability: the word “sustain-
this fluid matter, with new
OECD (Organisation for Eco-
and cultural situation of the com-
ability” is usually associated with
views of differing disciplines in
nomic Co-operation and Devel-
munities involved.
the concept of development. Sus-
the attempt to create a solid
opment): deals with creating
Social Label: words and symbols
tainable development is a form
foundation for the relationship
forms of cooperation and coor-
on products which seek to influ-
of the positive evolution of soci-
between ethics and enterprise.
dination in the economic field
ence consumers’ purchasing deci-
ety (including economic, social and
among its 30 member countries,
sions by providing an assurance
environmental) which preserves
“Civilization owes its greatest
70 developing countries, NGOs
about the social and ethical impact
the possibility for future genera-
achievements precisely to times of
and civil society.
of a business process on other
tions to continue that develop-
political weakness.” This declara-
OHSAS (Occupational Health
stakeholders.
ment. The objective is to maintain
tion by Nietzsche expresses the
and Safety Assessment Series):
Social Report: management/com-
economic development that is
growth potential inherent to every
the ruling that identifies the certifi-
munications tool for describing the
compatible with social equity and
time of major crisis. And it was a
cation of an international standard
social dimension of the relations
eco-systems.
time of crisis – especially economic
for a system of safety and workers’
between the organization and
Sustainability Report: manage-
– that gave rise to studies regard-
health management. The decision
the stakeholders, integrating their
ment/communications
for
ing corporate social responsibil-
to apply such certification within
needs in strategic choices.
reporting the social and environ-
ity (CSR): the Great Depression in
an organization or business is
SRI (Social Responsible Invest-
mental, as well as the economic,
1929. It is too soon to define this
voluntary.
ment):
considered
performance of a firm, with a view
area of study as a “high achieve-
produced
socially responsible in light of the
to meeting the needs of stake-
ment,” but with the birth of this
from the relationships with the cus-
nature of the business the com-
holders.
new sensitivity, there has certainly
tomers, suppliers and other exter-
pany conducts. Common issues
Triple Bottom Line: notion that
been an introduction of a dimen-
nal actors (universities, research
related to socially responsible
the overall performance of a com-
sion to the entrepreneurial culture
LBG
(London
Relational
Benchmarking
Capital:
investment
A brief history of csr
tool
107
oxygen 11 12 – 10.2010 02.2011
108
that is unusual.
of “social responsibility,” by indi-
nomic studies that were previously
an expert who has strongly influ-
The presumed origins can be
viduating them. The question
independent.
enced the economic policies of
retraced to the debate on “the
remained focused on matters of
Since then, the topic of corpo-
the last decades, influencing the
fiduciary duties of a manager”
moral nature.
rate social responsibility has spread
orientation and dominant capital-
undertaken by the lawyers Adolf
In the ‘60s, the momentum took
to many areas (the unions; the
istic way of thinking.
Augustus Berle and Edwin Merrick
off on several different levels, shift-
political, academic and entrepre-
According to this prestigious econ-
Dodd in the “Harvard Law Review”
ing attention to the visible and
neurial spheres), drawing new
omist, the only social responsibility
in 1931-32. According to Berle,
concrete aspects of a business’
strength from this interdisciplinary
business has is “to use its resources
“all the powers attributed to a
operations: its response to the
interaction.
and devote itself to activity aimed
corporation or to its management
social environment (social respon-
If we wanted to give a defini-
at increasing it own profits” (The
should be wielded only if they are
siveness). What is interesting about
tion of CSR, we would choose
Social Responsibility of Business Is
advantageous to all of its share-
this perspective is the capability of
that by Gianfranco Rusconi, one of
to Increase Its Profits, “The New
holders.” In the article where he is
an enterprise to respond to social
Italy’s most authoritative scholars
York Times Magazine,” 1970).
responding to a colleague, Dodd
pressures; in social responsiveness,
on the subject, who defines cor-
And so far, there is nothing amaz-
states instead that “the enterprise
at the center of the analysis are the
porate social responsibility as “the
ing here in the sunshine of liberal-
should be authorized and encour-
company’s responses and changes
legitimate response, on a moral
ism; but there is a “but.” Friedman
aged by right to be mainly at the
in order to cope with the pressures
and social level, that the enterprise
actually follows his assumption by
service of the community rather
of this context. With this shifting
gives – or doesn’t give – to civil
introducing a conditio sine qua
than a source of profit for its own-
of perspective “we passed from a
society, in which this latter is made
non: “...provided that the business
ers.” The enterprise is an institu-
notion of ethics – social responsi-
up of all the people who interact
obeys the rules of the game, which
tion that must take many different
bility – to that of a more technical
with the activity of the enterprise,
is the equivalent of sustaining that
constituencies into consideration:
nature. Now the problem is no
whether on the inside or on the
it compete openly and freely with-
the community, the employees
longer moral but pragmatic. […]
outside of it.”
out resorting to deceit or fraud.”
and the consumers. So according
Nevertheless, even this perspective
Developed within this context are
Two basic assumptions can be
to this proposition, management
does not propose any set of entre-
the theories of Edward Freeman,
gleaned from Friedman’s position,
should be given greater responsi-
preneurial values” (stated by Emilio
considered to be the main expo-
the exponent of the Stockholders
bility, something unacceptable to
D’Orazio in the article Corporate
nent today of this theoretical posi-
theory. The first is that corporate
Berle, according to whom the dis-
Social and Ethical Responsibilities
tion, also known as “the stake-
obligations are exclusively attribut-
appearance of the fiduciary obliga-
of Business, published in “Notizie
holders’ theory.” Edward Free-
able to the investors involved: he
tion of the managers toward the
di Politeia” in 2003).
man, who believes use of the term
retains that any extension to other
company owners has threatened
Starting in the ‘80s, first in the USA
“social responsibility” to be inad-
areas would be “subversive” to the
to turn the manager’s power into
and then in Europe, an independ-
equate and potentially deviant, in
principles and values that sustain
absolute power.
ent study was developed concern-
that it associates it with something
the free market system, and in
A vivid comparison can be made
ing business ethics, according to
that is extrinsic to business, prefers
which the role of the Government
with the ‘30s, which were enriched
which ethics are embedded in the
to speak of “corporate ethics.” In
is “limited to the prevention of
with studies by other scholars and
economic disciplines on all levels,
his view, the social responsibility
coercion and fraud.”
gained vigor after World War II,
both in terms of the political econ-
of a corporation
does not refer
The second assumption, which
especially in the ‘50s: an exponent
omy as in that of the enterprise. In
to marginal activities related to
introduces the ethical compo-
of that time was Howard Bowen,
this sense, “corporate ethics does
good practices in social and philan-
nent of the managers’ actions,
who published Social Responsibili-
not simply imply a general refer-
thropic promotion; instead, it is the
underlines that the management’s
ties of the Businessman in 1953,
ence to some moral obligations to
spirit guiding the management,
respect for the owners’ rights must
and who was also convinced of
follow, the study of which is left to
whether in reference to its “core
take place within a system of rules
the need for greater responsibility
moral philosophy and theology”
business” or in reference to the
of the game, which is made up
of top management – considered
(underlined Gianfranco Rusconi in
strategy guiding the relationships
of the laws and the limits set by
a service to society – rather than
Ethics, business social responsibility
of all those who have something
the morality of the surrounding
solely the interests of shareholders.
and involvement of the stakehold-
to do with the enterprise.
community.
Starting then, various definitions
ers, in the magazine “ImpresaPro-
The most authoritative critic who
Supporters of Friedman’s posi-
of CSR were proposed, arising
getto” in 2007), its inclusion in
has confuted this view is most cer-
tion claim that his ethical thought
from the need to understand just
the economic disciplines allows for
tainly Milton Friedman, winner of
includes the concept of business
what the obligations to society
new avenues and insights because
the Nobel Prize for Economy, illus-
itself and therefore there is no
were as implied by the concept
it allows you to connect the eco-
trious exponent of liberal thought,
need of any other indication in this
English version
sense. In an efficient liberal market
agers come up with some form of
Cynthia A. Williams,
ourselves as openly as possible,
system, the natural consequence
social responsibility of their own,
Corporate Social Responsibility in
and if we can show that we man-
of respecting the logic of profit
even if it is only to create a horizon
a Comparative Perspective, Colle-
age our business to the best of our
promotes general well-being and
of stories that are the opposite of
ge of Law, University of Illinois
ability, that would be of great help
this – more than anything else
those regarding BP, Thyssenkrupp
– is the best translation of social
or Parmalat and, why not, to prove
3. «This is a controversial issue for
access to capital.»
responsibility one could expect
that Nietzsche was right.
the shareholders but, ultimately, a
Ming Long,
from an enterprise, that thus con-
company’s value depends on the
CFO of Investa, Australian
sequently satisfies the expecta-
number of employees who have
real estate company
tions of the stakeholders and the
confidence in the company they
Connect the dots
community. His critics, instead, hold this refer-
to us as to the possibility of having
work for and the amount of effort
6. «Ed Barker, director of corporate
they are willing to spend. This
partnerships of the Earthwatch
ence to ethics to be too general,
edited by Francesco Rossa
confidence is based on an element
Institute, an international environ-
as well as insufficient for directing
CSR is...
that’s rare and difficult to define:
mental organization based in the
its legitimacy. Legitimacy provides
United State, declares that ‘sus-
management behavior in the event of conflict between the pursuit
1. «The definition of CSR which
the benefit of the doubt. […] With
tainable goals and business goals
of profit and respect for the law
seems to be gradually emerging
it, decisions can be made with less
have to be in line with one anoth-
and morality. Also, Friedman has
on an international level could be
worry and fewer objections than
er.’ In the final analysis, business
never provided an analysis of what
formulated thus: a company can be
in a company where it is lacking.»
strategy and that of sustainability
the liberal market
“rules of the
defined as responsible in econom-
Rakesh Khurana,
are becoming so interrelated that
game” are, so the controversy is
ic, social and environmental terms
Harvard Business School/ Interna-
they can no longer be separated.
still unresolved.
when and to the extent of which it
tional Herald Tribune
Philips is a good example: ‘From a
According to supporters of the
is chosen to be included in the pre-
current theory, starting with Fried-
siding decision-making framework
4. «A company’s reputation and
reduce the energy consumption
man, ethics are innervated within
– both as to its corporate strategy
its products are always considered
of our products, and make them
the “style of government.” In this
and the management practices of
as a resource that’s very difficult
more easily recyclable, we believe
case, management’s goal will be
all production units controlled by it
to quantify. Today, it is clear that
that these will be more attractive
to expand upon the partners to
in any way – the rules, terms, sug-
reputation is a vital component
to consumers,’ says Henk de Bruin,
consider – the stakeholder refer-
gestions, prohibitions, recommen-
of the value of a company and is
senior vice-president and bureau
ence – as a resource to maxi-
dations and obligations often of a
becoming a cardinal indicator of
chief for sustainable business at
mize corporate and collective
moral and not legal nature, con-
performance. Three-fifths of the
Philips in the Netherlands.»
well-being: thus, ethics becomes
tained in the international Agree-
CEOs who made up the analyzed
From Managing for
a more intelligent and convenient
ments and Conventions referring
sample believe that the corpora-
Sustainability, Economist
way to maximize profits.
to these documents.»
tive status or reputation represents
Intelligence Unit, 2010
ceived in this way, ethics is not
Luciano Gallino,
more than 40% of the market
the indirect result of the corpora-
Perspectives of Corporate Social
capitalization of a company. And
7. «Corporate social responsibility
tion, but rather the watermark that
Responsibility.The International
more than 77% of them believe
must come from the heart and be
shapes managerial imprinting and
Context, Towards a New
that the value of the reputation
based on integrity. Even though it’s
management relationships. Satis-
Definition of Social Responsibility
had increased over the last two
not possible to make responsible
years.»
behavior in terms of sustainability
Con-
fying the stakeholders promotes
strategic point of view, if we can
the success of the enterprise and
2. «The field of corporate social
John Graham,
binding, as a bank, we still have
develops a system of government
responsibility from a comparative
president and CEO of Fleishman-
the opportunity to achieve some-
that guarantees more far-sighted
point of view, ultimately, deals
Hillard, a public relations and
thing more in this area, making it
corporate policies.
with research of vital practical
integrated marketing company
more attractive and seductive. It is
Despite the fact that the economic
importance: what is the best way
crisis we are going through has
to structure the company to intro-
5. «Sustainable behavior can offer
to every employee of Rabobank
presented us with many other
duce the best behavior in order
an advantage in terms of com-
that the objectives related to social
forms of applied entrepreneurship,
to produce sustainable economic
petitiveness with others. What I’ve
responsibility are among their per-
the “high achievement” that can
development that is compatible
noticed with the explosion and
formance indicators.»
reasonably be expected from the
with raising labor standards and
expansion of the financial crisis is
Ruud Nijs,
path of this doctrine is that man-
environmental protection?»
that if we are capable of showing
Corporate Social Responsibility
my commitment to make it clear
109
oxygen 11 12 – 10.2010 02.2011
the need for a broader ’social
fact, the early debates on the ethi-
motivations to avoid conflicts. We
responsibility’ of the company, that
cal role of companies and on the
consistently use market surveys,
8. «At Timberland, we have man-
pushes to give due consideration
idea of Corporate Social Respon-
environmental analyses, informa-
aged to collaborate with seemingly
to the expectations and needs of
sibility date back to the ‘20s and
tion to citizens, relationships with
improbable partners, such as direct
the employees, customers, sup-
to the period immediately after
consumers’ associations and all the
competitors, environmental activ-
pliers and the entire community,
the 1929 crisis. But it is in the last
instruments for an institutional dia-
ists and non-profit organizations:
and to have a particular focus on
10-15 years that these notions
logue to understand what different
people and organizations that
the environment. In this way, the
have become established at the
stakeholders expect of Enel.
don’t share many of our values
production of goods and services
institutional level and that this dis-
This is followed by sharing infor-
and interests aside from the con-
will not be tied exclusively to the
cipline has moved from academic
mation on the industrial projects
stant commitment to protect and
pursuit of economic profit, but also
circles to business organizations.
where
preserve the environment. I firmly
to promote the good of all.»
Why? Maybe because of the rapid
involved, such as financial institu-
believe that every time we can
Pope Benedict XVI in a speech to
growth of the so-called smart cus-
tions, the social partners and the
manage to bring people together
executives and personnel of the
tomers who use the internet to
environmental organizations and
under a common goal, it doesn’t
Municipal Water and Power Com-
join other people and to represent
by involving them in their devel-
matter how different they are,
pany in Rome
their interests, to inform and to
opment. For this reason, Enel has
the only thing that counts is that
be informed and to play an active
developed relational techniques
they have a great chance to fight
role. They have become stakehold-
and tools such as the mega-com-
for a positive result. The feedback
ers, in the broad sense of this
munity, to involve major stake-
word. They spread the reputation
holders in the design of these
of the company, buying its prod-
projects and early forms of public
ucts and services, possibly invest-
debate with the aim to define
Director at Rabobank
110
from our employees reveals that they appreciated the company’s
A model for corporate social responsibility
commitment to social issues, just
different
parties
are
like they appreciated the fact of
Financial, social and environ-
ing in its shares and evaluating
infrastructural projects together
being able to participate in person.
mental commitment: three
whether its industrial projects are
with government authorities and
Our programs have been very suc-
pillars of the Enel CSR and busi-
sound. In sum, they play an active
citizens in terms of their social and
cessful because they have made
ness plan to be programmed,
role as citizens. These different
economic spin-offs, structural ben-
employees more than happy to
translated into concrete action
roles are not mutually exclusive:
efits, and even the improvement
work within the company: this is
and transferred to all partners
enterprises are judged on the basis
of the environmental conditions
certainly the best demonstration of
of the company. The CFO and
of their overall commitment to the
around power plants or distribu-
the value that returns from invest-
the Director of External Rela-
society, the environment and the
tion facilities.
ing in people.»
tions talk about this and that
economy of the countries where
But there is more. We share our
Jeffrey Swartz,
Enel is one of the first compa-
they operate. In other words, the
economic and industrial plan, we
CEO of Timberland, interview for
nies in the world to soon be
media, consumers, institutions and
also develop concrete community
“Daily Wired”
launching of single-document
the public opinion at large decide
projects at the local level, by pro-
integrated reporting to com-
whether they can “trust” these
viding our industrial, scientific and
9. «Does Wall Street need a code
municate the results of this
companies on the basis of their
international know-how: training
of ethics? A potential code should
triple approach.
reputation. The three CSR pillars
programs for young people to
are also the foundations to obtain
enhance their knowledge, infra-
the approval of major infrastruc-
structures turned into fitness cent-
responsibilities, and to what the
Development, relations and responsibility
tural projects. This is the reason
ers: information centers and other
priorities are between you, your
by Gianluca Comin
why, for some years now, Enel has
“spaces” for citizens, thus improv-
client and the regulation author-
Economy, environment and soci-
launched a communication strat-
ing the quality of life in urban areas
ity....This really is a code that must
ety. These are the three buzzwords
egy for its interlocutors, which has
and supporting and launching cul-
be applied.»
in the discourse on the devel-
transformed conflicts into consist-
tural initiatives that do not have
Felix Rohatyn,
opment of countries and on the
ent and constructive relationships.
the funds to be developed; ad hoc
investment banker, special advi-
global geopolitical equilibrium.
In my view, a responsible way to
scientific dissemination programs
sor to the CEO of Lazard
Indeed, these three concepts drive
manage projects and businesses
for all age groups and corporate
the way in which enterprises are
starts by listening, i.e. by analyzing
giving initiatives carried out by the
10. «As emphasized in the Encycli-
managed and any goods or service
the scenario and the stakehold-
Non-Profit Association Enel Cuore.
cal Caritas in veritate, it is impor-
they produce for their customers.
ers’ requirements, by understand-
I would like to add a final contribu-
tant to increase awareness about
This evolution is not at all new: in
ing their different positions and
tion which is crucial: our consistent
be compared with those
funda-
mental principles to which we have
English version
focus on the people who work
there is a remarkable presence
egy departments in order to iden-
which sustainability indicators are
for us, on training, on working
of SRI investors. In particular, in
tify Group Sustainability priorities,
combined with financial indicators,
conditions and especially on safety,
the latest analysis as of Decem-
objectives and KPIs.
connecting environmental and
which is ensured at 360 degrees
ber 2010, SRI oriented institutions
Now, CSR is integrated into our
social topics with the economic
via procedures, working tools,
account for:
strategy, management processes
performance of the company, as
and communication initiatives to
– 17% of the identified institutional
and activities and it represents one
well as giving a unique view of the
increase awareness, to teach and
free float;
of the pillars of our business plan.
Group and its performance.
to provide the right methodology.
– 7% of the total free float;
The positive development of the
This “hands-on” approach has
– 5% of the total shares outstand-
main indicators of sustainability
shown that it is possible to develop
ing.
over the past year at the Group
Enel Cuore Onlus
an industrial plan not only in line
In other words, SRI is one of the
have shown that the result of
(Enel Heart non-profit organiza-
with different stakeholders, but
largest Enel institutional sharehold-
our commitment to sustainabil-
tion) was created in 2003, stem-
also by concretely responding to
ers with a 5% stake, with a sta-
ity is quite evident. In particular,
ming from the desire of companies
the requirements of all the parties
ble and well-diversified presence
there has been a reduction in the
in the Enel group to create an
involved.
across a variety of geographies,
number of workplace accidents,
independent non-profit structure
The next challenge is the solution
with an especially high incidence
which fell to 40% in 2009 from
through which they could express
of the so-called “energy equation’”
in France (32.5%).
48% in 2008. There has also been
Enel’s commitment to social soli-
on a global scale: by providing suf-
These funds have maintained a
an improvement on both the injury
darity (which by its nature is linked
ficient energy to the population as
consolidated presence in the Enel
rate, decreased to 3.6% in 2009
to strategic lines of the business)
a whole, at competitive prices and
shareholder basis also in the years
from 3.7% in 2008 and 5.5%
through philanthropic activity by
respecting the environment.
after the crisis. For this reason, it
in 2007, and on the seriousness
the company.
So let us go back to the three buz-
is essential to have daily dialogue
of injury rate, which was equal
devolution association whose acti-
zwords mentioned at the begin-
with these investors, guaranteeing
to 0.14% in 2009 compared to
vity aims to make a real contribu-
ning: economy, environment and
homogeneous, complete and con-
0.15% in 2008 and 0.22% in
tion to support people who live in
society. I believe that enhancing
stant communication. Therefore,
2007.
conditions of suffering, hardship
the role of CSR and extending it
we use all the elements that can
Therefore, if we look at net energy
and poverty. The philosophy of this
to public governance may be an
support our efforts of communica-
output by primary energy sources,
non-profit organization is indeed
answer to the key question of the
tion with investors in offering them
we note that in 2009 the produc-
that of supporting the third sector;
third millennium.
an integrated and complete view
tion of electricity from renewable
it starts by listening to their most
of the company, paying particular
sources amounted to approximate-
urgent needs in order to develop
Enel: leader in CSR
attention to sustainability issues.
ly 30% of the total net production
initiatives that can enhance ser-
by Luigi Ferraris
That said, I would like to stress
or 86.6 GWh with an increase of
vices in the territory, in specific
an
that there are long-term syner-
ca. 17% vs. 73.9 GWh in 2008.
areas such as social and healthcare
increased awareness of Sustain-
gies between economic and social
In recent years, Enel has also
assistance, schooling, sports and
able and Responsible Investment
objectives, and there is a mutual
worked
Sustainability
free time. Since 2004, Enel Cuore
(“SRI”) matters for investors all
dependence on the performance,
Report, issued every year in addi-
has distributed 37 million Euros to
over the world, with a growing
the future development of a com-
tion to the Annual Report, in order
finance 394 projects: 342 in Italy
number of funds dedicated to
pany and the context in which it
to monitor our non-financial per-
and 52 abroad, in the countries
these issues. The Global SRI mar-
operates.
formance. Our Sustainability Report
where Enel operates (Latin Ameri-
ket has reached approximately €7
For this reason, it is fundamental to
obtained an A+ rating for com-
ca, Eastern Europe and Russia). This
trillion, as estimated by Eurosif in
also take social and environmental
pliance and enforcement of the
non-profit organization is especial-
September 2010, with an increase
aspects into consideration for the
guidelines of the Global Reporting
ly involved in regions in Southern
of 41% in the last two years.
development of a strategic plan.
Initiative (“GRI”) in 2006.
Italy and in the development of ini-
In particular, European SRI funds
We at Enel have been work-
Also, Enel is part of the Dow Jones
tiatives abroad; just as importantly,
confirm their leadership in the glo-
ing hard for almost a decade to
STOXX Sustainability Index and
it meets with other foundations of
bal SRI market. In fact, despite
address aspects of sustainability
Dow Jones World index, selected
companies and institutions, giving
the ongoing global financial crisis,
throughout our business strategy
for the seventh year in a row.
rise to collaborations that aim at
total European assets under man-
and organization.
We aim at generating integrated
creating major projects on a local
agement reached approximately €5
The first step was the coordina-
reporting for both financial and
and national level.
trillion at the end of 2009.
tion between Corporate Social
non-financial issues. This report will
For further information:
Also on the Enel shareholder basis,
Responsibility (“CSR”) and Strat-
be the result of this integration, in
www.enelcuore.org
There
has
recently
been
on
the
Enel Cuore is a
111
oxygen 11 12 – 10.2010 02.2011
Interview with John Elkington The sustainability of apparent irrationality
112
higher quality of social standards?
Elkington says. “If they are not
a decision and are partly “betting”
“According to Shaw’s definition,
adapted, the current forms of
on the basis of available informa-
some entrepreneurs today are
capitalism will lead our economies
tion. Whereas some companies
quite unreasonable, so much so as
and our entire civilization over the
feel the need to defend themselves
by Alessandra Viola
to be considered crazy,” Elkington
ecological precipice. But the inter-
against external interference in any
«Highly unconventional entre-
declares. “And yet our future is
esting thing about capitalism is
way possible.
preneurs have resolved some
based on their work. We have
that, compared with alternative
“In the future, we will not see
of the major economic, social
identified highly unconventional
economic models such as a state-
all companies or all governments
and environmental problems in
entrepreneurs who have resolved
run economy, it is much more
become
the world. These pioneers are
some of the major economic, social
capable of changing over time to
Elkington continues, “whatever
changing existing industries,
and environmental problems in the
meet new challenges. One of the
WikiLeaks and Julian Assange may
the chain of values and current
world. And we also have shown
prices we pay for having adopted
think about this. Rather, I think,
business models and creating
how these pioneers are chang-
it as an economic model is that
that on a business level, we’ll most-
fast-growing markets almost
ing the existing industries, the
capitalism has cycles of expansion
ly see three kinds of behavior. The
everywhere in the world».
chain of values and current busi-
and recession coupled with periods
first, which we’ll call the ‘Goldfish’
Corporate social responsibility,
ness models, creating fast-growing
of creative destruction, like the one
strategy, will involve some major
business models and uncon-
markets almost everywhere in the
in which we’re about to enter, in
brands and high-profile companies
ventional choices: the views
world. Whether it is the pioneering
which large slices of the economy
to operate in the spotlight. The
of John Elkington, the author
flight of the Wright brothers or
will become obsolete and die while
second option, which we’ll call the
of The Power of Unreasonable
the founders of Google, Page and
new needs, technologies and value
‘iMac’ strategy, will be to allow
People.
Brin, new technologies and the
systems emerge.”
investors to take a look at only
most sensational business models
Capitalism, therefore, but with the
some parts of the company, while
“The reasonable man adapts him-
have often come from outside the
appropriate corrections. First of all,
most of the company will remain
self to the world. The unreason-
entrepreneurial flow of the major
a greater concern for the environ-
unknown, closed in ‘black boxes’
able man tries to adapt the world
companies. Moreover, if we had
ment, and more space for social
that cannot be seen. Then there’s
to him. This is why all progress
left the future in the hands of the
entrepreneurship and transpar-
the ‘Nighthawk’ strategy, named
depends on unreasonable people.”
stable owners, saddle-makers and
ency. “Transparency is very impor-
after the F-117 fighter aircraft, of
Thus wrote the Irish playwright
blacksmiths, we would still be rid-
tant today. To give some extreme
those who will choose to stay out
George Bernard Shaw, but equal-
ing horses instead of driving cars or
examples, just think of companies
of the spotlight completely, such
ly convinced is John Elkington,
using buses, trains and airplanes.”
like Parmalat and Enron, which
as state oil.”
a world authority in the field of
Innovation is certainly one of the
have defrauded investors who
Transparency and business ethics
corporate social responsibility and
key elements of progress in all
were not able to realize what really
are increasingly important, also
sustainable development, business
fields. But often, in the history
happened in the management of
because their absence deeply cor-
consultant, founder and chair-
of human discoveries and, even
these enterprises. But it is not
rupts the economic system. “A
man of Volans and co-founder
more so, in their applications, the
simply a matter of fraud. Capital-
lot depends on which part of the
of SustainAbility, as well as the
environment, the quality of work,
ism, at least in its current form, is a
world you’re operating in, but
co-author, together with Pamela
safety and transparency were not
gigantic Ponzi scheme, of the type
there are some basic principles of
Hartigan, of the essay The Power
among the primary concerns of
conducted by the fraudster Bernie
the CSR agenda that should be
of Unreasonable People.
the entrepreneurs. “Business is
Madoff, that is outsourcing a wide
embraced wherever you are. The
Elkington, who has turned his
business,” it was said - a slightly
range of social and environmental
first is a combination of trans-
travels among the “unreason-
overused formula that seemed to
costs, and effectively, stealing the
parency and accountability, which
able” entrepreneurs of our time
justify the adoption of any meas-
future from our children,” Elking-
leads us into areas like corporate
into a lucrative job that is in high
ures that would outperform the
ton explains.
governance, business ethics and
demand, has repeated on several
competition and increase profits.
It is unthinkable, however, that
the constant battle to take bribes
occasions that only those who
However, today there are many
transparency, at least in the short
and corruption out of the eco-
force the schemes and think “out-
who no longer believe that capital-
term, will intervene to make
nomic system. This latter is very
side the box” manage to create
ism is “the best way of life” and
“transparent boxes” out of all of
important
new markets and… sometimes
are asking themselves if the current
society in the eyes of investors. In
makes decisions more personal,
even change the world.
economic model is sustainable in
fact, a part of business is based on
tribal and short term, at a time
But is it really possible to change
the long term.
the risk of investors who do not
when we need decisions in the
the world simply by adopting a
“At the present time, it isn’t,”
have all the elements for making
public and private sectors and at
100%
transparent,”
because
corruption
English version
the level of citizenship to take a
pany profit, even hybrids, and even
one. The diffusion of and access
broader social agenda into consid-
in some cases, of listed companies.
to information on an increasingly
eration for the creation of social
In general, what drives the social
large scale, especially through the
Responsibility and Health
value rather than the accumulation
enterprises or entrepreneurship
internet, allows consumers to have
There are many chemical industries
of private wealth.”
based on clean technologies is the
a clearer picture and deeper under-
that adhere to the “Responsible
The creation of new value systems
passion, energy and enthusiasm of
standing of how businesses oper-
Care®” initiative, an agreement
is an essential step for the intro-
their founders. But that can only
ate, thus forcing them to question
which brings together companies
duction of a more responsible and
take you so far. Now, however, the
their image and their social and
in the sector from all over the
environmental-friendly capitalism.
best practices are becoming ‘scal-
environmental impact.
world to improve their perform-
Which today does not seem so
able’ and there are others that call
Recent research commissioned by
ance in terms of health, safety and
far-off from happening. “Fifteen
all of us into question, whether as
Enel that was undertaken by the
the environment, and to undertake
or twenty years ago, business and
investors or as employees, custom-
Economist Intelligence Unit ana-
to communicate all their achieve-
environmentalism seemed to be
ers and, in the end, voters.”
lyzed 200 companies’ approach to
ments to the shareholders. The
at war against one another,” con-
Our role of being “customers,”
Corporate Social Responsibility. In
annual reports show and confirm
tinues Elkington. “In some sectors
voters and makers of goods and
particular, the survey highlighted
the gradual improvement of the
and geographical places, it’s still
services, despite the difficulty of
the reasons that lead companies in
companies involved. The effective-
like that of course, but in the 35
a lack of widespread awareness,
this direction, regarding both how
ness of Responsible Care in contrib-
years that I’ve worked on issues
puts us in a situation of great
their social choices are combined
uting to sustainable development
of safety, health, environment and
power and responsibility. The
with production and trade aspects
was also recognized by the United
sustainability, I’ve seen an increas-
power to direct entrepreneurship
and how their achievements are
Nations Environmental Program.
ing number of companies take
toward respect for the environ-
measured and disclosed.
The BASF group, world leader in
charge of these problems. Let’s
ment and social policies is in our
First of all, from a geographical
the chemical sector, with more
take the case of General Electric,
hands. For those who learn to do
point of view, the importance
than 97,000 employees and more
which for years has waged a war
so wisely, cost (energy, food or
of working in a sustainable way
than 400 locations, has adhered to
of words against the environmen-
other kinds) is an extremely power-
seems to be felt more strongly
the program from the start and has
talists regarding the pollution of
ful weapon.
in the Asian-Pacific area (50%
a Responsible Care Competence
the Hudson River. Today its CEO
of those surveyed), followed by
Center for managing all the activi-
Jeffrey Immelt has developed the
North America (46%) and Western
ties necessary for respecting the
‘Ecomagination’ initiative, con-
Europe (39%). Beyond geographi-
required safety and environmen-
cal location, 87% of the managers
tal protection standards, including
surveyed felt that the social respon-
the use of eco-friendly products
sibility of a company will become
and processes, and the reduction
ceived for creating solutions for a wide range of challenges related to
CSR: brilliant ideas and real results
sustainability. And in the last five
ability in all sectors of business.
years, this sector of their business
by Carlo Falciola
an even more important and
of emissions and waste. Further-
has guaranteed an income of 70
and Manuela Lehnus
strategic factor in the next three
more, the group has a program for
billion dollars, pushing administra-
Today more and more compa-
years. Whereas 69% stated that,
improving the physical conditions
tors and managers of other com-
nies are taking social respon-
in the long term, the link between
of its employees, in collaboration
panies to ask what they can do to
sibility, and particularly sustai-
economic performance and com-
with the institutes dealing with
get the same results.”
nability, into consideration as a
mitment to sustainability will be
Occupational Medicine and Health
The question is perfectly legiti-
fundamental factor especially
increasingly essential. According to
Protection. The campaign aims to
mate, because making profits
for their long-term growth. It is
this survey, the most important
show that it is possible to acquire
with business and sustainable ini-
no longer simply operations of
reasons that lead to undertaking a
greater psycho-physical wellbeing
tiatives is not all that easy. Also
image, but real ethical choices
corporate strategy geared toward
through regular physical activity.
because these policies are gener-
that are turned into actions
sustainability are due to: ethical
ally neglected in the name of busi-
and concrete projects.
reasons (56% of those surveyed),
Solidarity and Ecology
ness and higher earnings. “Even
the need to comply with laws and
In 2001, the World Diabetes Foun-
today, the ‘social’ entrepreneurs
regulations (45%) and the desire
dation was founded, for the pur-
are not rewarded by the market,
Phenomena such as globaliza-
to improve the corporate image
pose of promoting the preven-
although it must be said that many
tion and the recent economic cri-
(43%). Whatever the motivations,
tion
non-profit employers don’t expect
sis have underlined the need for
there is an increasingly wide range
in developing nations. The initia-
to be. However, over time we’ve
companies to have a view that is
of choices and projects linked to
tive is partly thanks to the fund-
followed the emergence of com-
broader than the purely financial
social responsibility and sustain-
ing and support from the world’s
and treatment of diabetes
113
oxygen 11 12 – 10.2010 02.2011
114
leading pharmaceutical company
range of three new zero-emission
also committed to improving the
used. In addition, 150 stores will
for diabetes cure, Novo Nordisk,
electric vehicles.
energy efficiency of its products
be gradually equipped with solar
numbering 29,000 collaborators
Another initiative heading in this
by 50%, to double the collection
panels to produce electricity and
in 76 countries, which combines
direction is that of Tata Motors,
and recycling of worn-out devices
cover from 10% to 25% of their
research and production activities
the Indian automotive company
and to use recycled material in its
requirements, whereas 50 units
with its commitment to an infor-
that is part of the Tata group,
production processes.
are already equipped with solar
mation campaign, awareness and
which recently announced a fund-
Moreover, among companies in
water-heating systems and 20
social initiatives. The
company
ing program of $15 million for the
the ICT sector, one of the greenest
are equipped with boilers running
has also begun a multi-year part-
research and development of a car
companies in the world is Voda-
on biomass. The headquarters in
nership with UNICEF to support
that is run by water and able to
fone, the English group present
Slependen, Norway owns the third
activities to aid the street children
separate the hydrogen needed to
in 30 countries and partners with
geothermal power plant in Scandi-
in Congo.
fuel it directly onboard. Another
another 40 countries on all five
navia and is able to produce 80%
In addition, it was one of the first
company of the Tata, group, Tata
continents, with more than 343
of its heating and cooling. Among
companies in the world to pub-
Steel, the seventh largest steel pro-
million customers.
During 2010,
the sites that adopt this solution,
lish an environmental report. Since
ducer in the world, is carrying
the company acquired almost
there is also the one in Corsico,
2006, Novo Nordisk has adhered
out the project called “Specific”
70% of the electricity used for its
near Milan, that operates with a
to the project “Climate Savers,”
(Sustainable Product Engineering
network activities from renewable
similar plant and is able to develop
a WWF initiation to promote vol-
Centre for Innovative Functional
sources. In the last three years, it
1,600 kw of thermal power and
untary business plans aimed at
Industrial Coatings), whose aim
has reduced its CO2 emissions by
400 kw of cooling power, with a
reducing greenhouse gas emis-
is to develop affordable, innova-
12%, and it aims to reach 50% by
sions. Thanks to a series of strate-
tive construction materials that will
2020. Vodafone Italy, in particular,
savings of 300 tons of oil per year and 800 tons of CO2. In the last
gic sustainable choices, such as the
allow buildings to generate their
already receives almost 100% of
three years, the company has sold
use of wind power, in 2008 the
own energy.
its energy from renewable sources
50 million energy-efficient light
and in 2011 it has undertaken to
bulbs, representing a savings equal
company achieved a 9% reduction of CO2 emissions, whereas in 2009
Green Tech
use 100% recycled paper, thus
to the production of more than
it even reached 32%, producing
According to the report The Eco-
saving 88 tons of CO2.
four nuclear power plants.
69 million tons less than the previ-
nomics of Climate Change, by
ous year. This result is amplified
Nicholas Stern, the Director of
Objective: zero emissions
rating with the WWF to fight ille-
by further actions to increase the
the Research Institute on Climate
Is it really possible for a company
gal deforestation and to increase
awareness of employees, through
Change at the London School of
to operate at zero emissions while
the presence and extent of certi-
the promotion of virtuous actions;
Economics, in order to limit the
maintaining its high economic and
fied forests. These forests, which
for example, such as riding a bicy-
effects of climate change, emis-
productive profile? The managers
provide timber, are the result of
cle to work.
sions will have to be reduced 25%
at IKEA are convinced they can
sound and sustainable manage-
globally by 2050. Considering
and have made it a strategic goal
ment in ecological, economic and
Sustainable Ideas and Products
that 80% of the emissions come
that has virtuously influenced the
social terms. Thanks to this part-
According to the most important
from urban areas and that 40%
entire functioning of the company
nership, the area of certified for-
worldwide producers, by 2015,
is due to civilian use, for most
on all levels for years. The Swedish
ests in China has doubled, while
10% of the cars in circulation will
industrialized countries this goal
giant, operating in 44 countries
in Russia it rose from 3 to 20
be run by electricity. In order to
is 30% by 2020. All strategies
and numbering over 260 stores
million hectares. This attention to
respond to the new challenges
that limit energy consumption are
with more than 120,000 employ-
the environment and health also
presented by the economy and
therefore of utmost importance.
ees, already receives 49% of its
extends to the details: from print-
the environment, the automak-
In 2009, the Dutch group Philips,
energy from renewable sources
ing textiles and saving 60% of the
ers are striving to create a car
present in over 60 countries and
and by 2011 it wants to reduce
water, to printing their catalogue
with zero emissions. Among these,
with around 116,000 employees,
its energy consumption from its
using 50% renewable energy, to
the Renault group has set a dual
reduced its CO2 emissions by 10%
suppliers by 30%. In this context,
food that is subjected to severe
objective of improving the existent
and exceeded a 30% incidence of
IKEA is completing the transition
restrictions regarding its geo-
technology and marketing new
green products in its total turnover.
in favor of low energy consump-
graphical, biological and genetic
generations of engines with low
Its goals for 2015 are to increase
tion light bulbs for all the lighting
origins. Furthermore, IKEA is one
CO2 emissions. Between 2011 and
these percentages up to 25% and
systems within its headquarters,
of the most important partners
2012, it will also be presenting its
50%, respectively. The company is
for a savings of 50% on the light
of UNICEF and Save the Children
Since 2002, IKEA has been collabo-
English version
and since 2003, it has donated
crisis entails, businesses prefer to
Each kind of waste is weighed and
marketing of electricity.
almost 25 million Euros that have
make initiatives in line with their
valued at the market price. The
These were precisely the reasons
contributed
core business.
value is immediately recorded on
given by the jury of the prestigious
of more than 8 million children
Another significant trend is the
the customer’s card and the dis-
“Premios Corresponsables” con-
in 30 countries, Its social programs
importance given to innovation in
counts are passed on to the billing
ferred for the best practices in CSR
aim to reach out and help 100 mil-
assessing the various aspects of
system of Endesa Brazil.
and Sustainability, organized by
lion children in the coming years.
CSR. If in the IV Correspondents
The result is a triple benefit: the
Fundación Corresponsables – an
Report, which analyzed the finan-
environment (less use of raw mate-
entity created by MediaResponsa-
cial year 2009, the innovation had
rials and less impact of waste),
ble to extend CSR to every kind
risen from ninth to seventh place in
social (access to basic goods, and
of body and society – upon giving
all the fields inside the IHR, in the
thanks to the billing, also to credit,
the award in the “Big Business”
V Correspondents Report, it had
lower incidence of diseases due to
category to the Endesa Ecoelce
risen to sixth place.
poor waste management, social
project. The selection criteria for
CSR has always been identified
development of the recycling
these awards are based on crea-
with the practice of going beyond
through the creation of more than
tivity, innovation, the initiative’s
by Marcos González
compliance with the laws.
50 direct jobs and over 200 indirect
alignment with the core business
The Endesa’s project in the
But a further step must be taken
jobs, and lower incidence of theft)
of the company, sustainability and
State of Ceará in Brazil allows
for the differentiation, excellence
and economic (less unsolved theft
the contribution of value for its
access to electricity to disad-
and impact of social responsibility:
and an improved reputation) with
stakeholders.
vantaged sections of society
a greater contribution is needed in
a simple and wide-ranging plan.
and encourages recycling
the field of CSR, the body of gener-
In a broader sense, it benefits all
through the collection of
alized actions that are repeated in
the people of the State of Ceará,
Value for the base of the pyramid
recycled waste in exchange for
most of the plans for sustainability.
given that the development of
The Ecoelce project is also a flag-
a reduction in the electricity
We must pursue pioneering action
the program has increased aware-
ship project, since it creates value
bills based on the value of the
in the context of social responsibil-
ness of the environment, leading
for both the company and for the
collected material.
ity, thus creating a precedent with
to a reduction in the amount of
base of the pyramid, i.e. the popu-
actions that could become points
rubbish left on the street. This
lation segment of more than 4,000
of reference for a correct practice.
reduction has meant a lower visual
million people on a global scale
and environmental impact, and an
with an income of less than $8 per
to
the
education
Ecoelce: innovation and strategy at the service of corporate social responsibility
The
increasing
integration
of
CSR at the strategic level and the increased demand for creativity
The Endesa Ecoelce Project
improvement of general living con-
day. As the Base of the Pyramid
and innovation in the policies of
Social responsibility of Endesa
ditions in the area, reducing the
Laboratory has noted, commercial
social responsibility are two of the
responds to these objectives, as
incidence of diseases like dengue
activities regarding the base of the
main conclusions arising from Cor-
demonstrated by its strategic plan
fever, caused by poor waste man-
pyramid that bring social and eco-
responsables v Informe: La Sit-
for sustainability and the various
agement. Other areas of Endesa
nomic development require busi-
uación de la RSE en España (v
projects it supports, including the
distribution in Brazil (EcoAmpla)
ness models that create value for
Correspondents Report: The Status
Ecoelce project, implemented in
have developed this project, which
both the community and for the
of CSR in Spain) elaborated by
the State of Ceará (Brazil), an ini-
is currently being piloted in Chile
company, which is obvious in the
MediaResponsable publishers from
tiative that undoubtedly deserves
(Ecochilectra) and studied by other
case of Ecoelce; it involve partner-
a survey completed by over 300
two definitions: innovative and
companies and other countries.
ships with civil agencies and public
representatives of all the realities
strategic. This project allows access
Therefore, the innovation that this
administration in order to obtain a
involved (companies, public admin-
to electricity to disadvantaged sec-
project brings with it is a benefit
greater number of positive exter-
istration, NGOs, universities and
tions of society and encourages
across the board in all areas related
nalities (in the case of Ecoelce, the
the media).
recycling through the collection
to social responsibility and sustain-
participants were the University of
According to the report, a sub-
of recycled waste in exchange for
ability. It is also consistent with
Fortalesa and the Institute of Entre-
stantial segment of opinion feels
a reduction in the electricity bills
the scope of the business of the
preneurial Training and Continu-
the crisis has led companies to give
based on the value of the collected
company, given that in addition to
ing Education, IFEE); the business
priority to CSR projects that are
material.
social and environmental improve-
strategy includes elements of triple
more strategic and able to create
Waste products recovered by cus-
ments, its aim is to promote great-
bottom line or the social, economic
value. In other words, in light of
tomers are deposited at collection
er customer loyalty regarding the
and environmental impact of the
the crisis and the cuts that the
points in places of easy access.
core business of the company: the
business (paradigmatic element in
115
oxygen 11 12 – 10.2010 02.2011
116
the case of Ecoelce) that should
Ultimately, Ecoelce and the Tec-
Kramer, the founders of the Foun-
using them to benefit all of society.
contain a potential large-scale
nológico Superior Nuevo Pacha-
dation Strategy Group (FSG), a
Nestlé’s approach to working with
replication of the business model
cutec Institute are two examples
consultancy company with head-
small farmers illustrates the sym-
for the transformation of society
of how innovation and strategic
quarters in Boston. Much more
biotic relationship between social
and generate economic benefits
thinking should be related to CSR
than in the past, the lack of atten-
progress and competitive advan-
(which, as we have seen, Ecoelce
if we want this entrepreneurial
tion to social responsibility can
tage. Although its reputation was
is exporting).
paradigm to take root in enter-
undermine the economic-financial
tainted by a controversy three dec-
CSR addressed to the base of the
prises and to be introduced in an
sustainability of the company.
ades ago as a result of the sale of
pyramid is also found in other
increasing number of companies.
Perhaps inspired by the saying “if
baby milk in Africa, the impact of
projects that Endesa is pursuing in
you can’t beat them, join them,”
Nestlé on developing countries has
Latin America. This is the case with
Coca-Cola and WWF have entered
often been very positive. For exam-
the Instituto Tecnológico Superior
into a multi-year agreement for
ple, in 1962, the company intro-
the protection of fresh water.
duced the sale of powdered milk
For years, in fact, the Coca-Cola
in the poor district of Moga, India.
Nuevo Pachacutec in Peru.
Oxygen versus CO2
In 2004, Edelnor, a subsidiary of Endesa in Peru, began to collabo-
by Elisa Frisaldi
industry has been the object of
In every town, it builds dairies with
rate on the project of the future
Corporations go green
criticism, boycotts and information
refrigeration systems that act as
Catholic University of El Callao
More and more often, modern
campaigns about the impact their
collection points for milk. When
through the provision of electrical
marketing is chasing after the
production of the beverage has
the first factory opened, only 180
installations. The following year
“green mirage,” not out of neces-
on drinking water. The commit-
local farmers supplied the raw
the partnership was established
sity to change the current model
ment they have made is to replace
material. In 2007, Nestlé bought
with the creation of a technical-
of growth and consumption, but
every drop of water used for the
milk from more than 75,000 local
vocational course of study in elec-
rather because of being enticed
preparation of beverages and their
farmers, collecting it twice a day
tricity at the Instituto Superior Tec-
by the higher revenues that can
production. This means reduc-
from more than 650 dairies scat-
nológico Nuevo Pachacutec.
be generated from the interest in
ing the amount of water used to
tered in different towns.
The project is being developed in
issues related to nature, the envi-
produce beverages, recycling that
In 2006, another world-famous
the Ventanilla area, one of the
ronment and ecology.
which was used in the factory and
company decided to include an
poorest neighborhoods in Lima,
This is the case of McDonald’s,
returning a good share of it to the
eco-friendly line in its collections.
where only 15% of the people
defined “McAmazon” by Green-
community and to nature.
This is Levi’s, whose garments have
achieve higher education and in
peace, due to their involvement
Not unlike this is the case of
been certified as “Eko Sustainable
which there is almost a total lack
in the destruction of the Amazon
the Chiquita industry asking for
Textile” by the Control Union Cer-
of educational or work offers to
rainforests in favor of the mono-
donations for sustainable devel-
tification, the most authoritative
ensure development opportunities
culture of soy, a highly nutritious
opment
most
inspection and certification body
for the population.
cereal used for animal feed. The
of its profits derive from the
for organic production and prod-
When students complete their
corporation knows the rules of
exploitation of people and the
ucts.
studies, or during the final stage of
marketing well and so it has decid-
environment.
Levi’s ECO are the first jeans with
their education, Edelnor examines
ed to change its “suit.” The first
Nevertheless, aside from some
an entirely eco-sustainable pro-
the possibility of job placements in
“green” fast food place made out
controversial cases, there is no lack
duction cycle, starting from the
the firm or in the Peruvian electric-
of ecological materials, equipped
of positive initiatives in the field
100% organic cotton. The mod-
ity sector in general. It was pre-
with turrets to recharge electric
of CSR. The ideal situation for
els are distinguished by a white
cisely for this initiative that Eldenor
cars and an interior design that
society and for the company is one
label, coconut-shell buttons and
won the “Integración y Solidari-
allows for illuminating the “restau-
in which everyone plays their part
non-galvanized metal zippers. The
dad” award.
rant” with sunlight was opened on
well: the first generates clear and
garment finishings are made with
This university project also meets
July 14, 2009 in North Carolina.
coherent signs based on its sys-
natural substances such as indigo,
the principles of CSR in businesses
Instead, in England, the McDon-
tem of values, the second follows
potato starch, mimosa flower and
with regard to the base of the
ald’s branch there has begun to
its objectives of profitability and
Marseilles soap. And that is not all.
pyramid because it allows peo-
convert the fuel system of its vans
growth, in line with the social val-
In 2009, the company launched
ple to improve their quality of
to one using recycled cooking oil
ues. What usually happens is that
the campaign “A care tag for our
life through training and employ-
for fuel.
the more closely the social purpose
planet,” with the aim of increas-
ability, it is based on the alliance
“Corporate social responsibility is
is connected to the company’s
ing the life cycle of jeans and
of interest groups and responds to
no longer an optional,” declare
business, the greater its ability
to prevent millions of garments
the triple bottom line.
Michael E. Porter and Mark R.
to leverage corporate resources,
from ending up in the dump. The
projects
when
English version
secret is contained in the new
Knights of the Round Table search-
hand my money over?” Unsurpris-
bank operating there. The end of
labels that instruct consumers on
ing for a lifetime. Is it finally time to
ingly, the statistics about actual
apartheid itself does not seem to
how to wash the garment in such
give up the search?
consumer behavior do not match
have influenced them, either. And
a way as to produce the low-
Perhaps it is simply time to
those about the good intentions.
some shoppers are still punishing
est possible environmental impact:
acknowledge that the issue is more
One European study found that,
Nestlé for its aggressive market-
use cold water, dry in the open
complex than it seemed when
while 75% of respondents said
ing of baby milk in the developing
air whenever possible and donate
expressions like “ethical purchase
they would use social and environ-
world decades ago.
used pairs to Goodwill, one of
behavior” were first coined back
mental criteria in deciding what to
Nonetheless, strong examples of
the major voluntary and non-profit
in the1980s. In those days, the
buy, only 3% had actually done so.
positive ethical consumerism or
organizations in the world.
idea of buying a product or service
On the other hand, there is good
“boycotting,” as it is sometimes
becoming a kind of vote on the
historical evidence that negative
known, are less abundant than
supplier’s social or environmental
ethical consumerism, in the form
some CSR advocates would like.
responsibility seemed novel. Now
of the traditional “boycott” has
Perhaps the current growth in
it is commonplace and goes by
been highly effective – to the point
fair-trade certifications or innova-
a variety of names: “conscience
of changing the world. The rejec-
tive alternatives, such as Illycaffè’s
consumerism,” “ethical consum-
tion of British salt and cloth orches-
University of Coffee (which aims
erism” and “the green consum-
trated by Gandhi is said to have
to develop wealth-creating skills
by N. Craig Smith
er,” to name just a few. But the
contributed to Indian independ-
among growers), will provide
and Elin Williams
idea remains the same: that the
ence in 1947. And Rosa Parks’
the multitude of examples the
Businesses have noticed the
consumer cares about CSR issues
refusal to give up her seat on a bus
“knights” of the business case
value of ethical branding and
and will exert purchasing power
to a white man in 1955 sparked
have been seeking.
consumers care about CSR
accordingly… thus proving the
a boycott – supported by 90%
After all, sales of Fairtrade-certif-
issues and will exert purchasing
business case.
of black people in Montgomery,
icated products have soared in
power accordingly. But there
The flaw in the original quest starts
Alabama – that nearly bankrupted
the UK – from £92.3 million in
are many valuable lessons for
to sound obvious when it is put in
the bus company and certainly
2003 to £799 million in 2009. It
those who do business and
those terms. There is no such thing
influenced the end of segregation
was also recently estimated that
those who would be ethical
as “the consumer.” And even if
on the city’s public transport. More
one in four eggs bought in Britain
consumers. In both cases, we
there were, he or she would be a
recently, in the ‘90s, as many as
are now free range. And just this
have to move to a more sophi-
human being – subject to all the
one in four UK consumers were
year, Barilla became the first pasta
sticated concept of ethical
erratic behaviors that the species
said to be refusing to buy South
maker to go “cage-free” in its egg
consumerism where there are
is known for. No wonder there is
African produce in an expression
purchasing. Yet, while these facts
multiple “business cases.”
also no such thing as the definitive
of opposition to apartheid. And
no longer point to a niche market,
business case. And we might have
just last year, at the height of the
the global food industry still has
Much has been written on the
known we would not find it in the
oil spill in the Gulf of Mexico, the
a long way to go in embracing
business case for corporate social
consumer.
“Boycott BP” page on Facebook
CSR. Similarly, the Toyota Prius, the
responsibility. Like knights at a vast
Take those surveys that were piled
had nearly 800,000 fans. They
world’s first mass-produced hybrid
round table piled high with reports,
on our imaginary round table, for
appeared to succeed in reducing
electric-petrol car has taken the
books, journals and spreadsheets,
example. Some of the most opti-
sales at BP-branded gas stations
US (or at least the 2010 Oscar cer-
we academics and journalists –
mistic among them suggested that
across America – temporarily at
emony) by storm. But worldwide
along with governments, manag-
up to 90% of consumers con-
least.
sales only recently reached the 2
ers, think tanks, NGOs and others
sider CSR before buying. One US
Though the pile of research on
million mark after over ten years of
– have pursued our tireless quest
study in 2002 concluded: “84% of
the round table suggests that par-
marketing. The Prius is not going
for the proof that more respon-
Americans say they would be likely
ticipation in boycotts is generally
to save the planet any time soon.
sible businesses are more profit-
to switch brands to one associ-
over-estimated, it also implies that
It seems we cannot as yet point
able businesses. Together, we have
ated with a good cause, if price
its effects are long lasting. Barclay’s
to fail-safe recipes for harness-
sought this “business case” in the
and quality are similar.” That is
bank is still feeling the effects of
ing positive ethical consumerism
investor, the employee, the regula-
a big “if.” And there are others
the apartheid boycott today. Many
across different issues, industries
tor and, most of all, the consumer.
even bigger. What about “if I
consumers have forgotten that the
and geographies.
But, so far, the business case has
am aware of the aforementioned
company bowed to pressure and
Undeterred, some champions of
eluded us all – just as the legendary
good cause” and “if I remember
withdrew from South Africa at
the business case cite the interna-
Holy Grail kept King Arthur and his
to think about it on the day I
a time when it was the largest
tional success of brands such as
The ethical consumer and the quest for “the business case”
117
oxygen 11 12 – 10.2010 02.2011
Ben and Jerry’s “ethical” ice cream
How salient is the issue relative to
linking the company and the
talk about the past. Going back to
or the Body Shop’s squeaky-clean
the core activities of the company?
consumer
my childhood in the ‘60s, when my
cosmetics. But even here, mixed
It makes sense for energy or trans-
Is the company in direct market-
family, which until then had lived
messages emerge. Both brands
port companies to focus on carbon
ing contact with the consumer or
in the countryside and was used to
have been acquired by much larger
emissions, but a clothing retailer
just another business in the chain?
seeing the passage of time marked
competitors (Unilever and L’Oréal,
might be better placed to spend
Depending on the answer, the
by the rhythm of the earth, moved
respectively) in recent years. Simi-
more of its CSR budget on working
tactics will be different, but do not
to the city to seek a better future
larly, the founders of British eco-
conditions along the supply chain.
underestimate the extent of the
and pursue the dream of buying
consumer’s influence, as suppliers
a house.
friendly smoothie brand, Innocent, 118
sold a minority stake to global soda
Consumer sacrifice
of wood products to DIY retail
I cherish one great memory from
giant Coca-Cola in 2009. Are we
How much more are consumers
chains have learned (sometimes
my childhood: I have never seen
to conclude that the multinationals
willing to pay for the product, in
the hard way).
my parents argue. I always remem-
have woken up to the value of ethi-
terms of higher price, lower qual-
As someone recently quipped,
ber the image of my father, my
cal branding? Or are they just trying
ity or greater inconvenience? And
echoing Lord Leverhulme’s famous
grandfathers and my uncles, men
to fool consumers with a con-
how much do they care about the
remark about advertising, “I know
engaged in hard and often thank-
science into buying products that
issue in the first place? The case
half my CSR budget is wasted, but
less work, who prayed to God to
have lost their ethical credentials?
for organic food may be compel-
I don’t know which half.” At least
send good weather so that the
So what can we conclude after
ling to some, but the vastly higher
now, after decades of research,
crops would not be ruined. Their
decades of searching and research-
prices can be off-putting to a
CSR budget-holders might be in a
example was an unforgettable
ing? In fact, it turns out that there
mass market largely uninterested
better position to make some well-
experience for me that still inspires
are many valuable lessons for
in the health and environmental
informed
me in my life.
those who do business and those
arguments.
themselves.
purchasing
decisions
who would be ethical consum-
Then, when I was around fifteen, we moved to the city because my
ers. And in both cases, we have
Consumer-perceived
to move from the model of a
effectiveness
sacred and absolute Holy Grail to a
Do consumers believe they can
more sophisticated and contingent
make a difference? Do they believe
concept of ethical consumerism
that there are enough like-minded
where there are multiple “business
people to make an impact? Issues
by Brunello Cucinelli
Even as a factory laborer, my father
cases.” Here, by way of a summary
like global warming can seem
“The dream of my life was
had to deal with hard work, but
of the body of research about ethi-
dauntingly huge.
to make work more humane,
he was happy with the new com-
to give moral and economic
mitment. At times, however, at
cal consumerism and the quest for
father left the country and devoted himself to another job. To see his
The value of tradition and the dignity of work
son work in a factory instead of in the fields had been my grandfather’s greatest dream.
the business case, are some of the
Consumer-perceived
dignity to work. [...] I have
night I would see him return home
significant questions for both cus-
opportunity for self-enhance-
always imagined that, if we
silent and sad because he had
tomers and companies to consider.
ment
were to feel that there were
suffered humiliations and some-
Will the so-called ethical consump-
custodians rather than owners
times had even been offended by
Company action versus words
tion make people feel better about
of companies, then everything
his
First of all, how much is the com-
themselves? Or do they think it will
would take on a different
not fathom what message was
pany actually doing on a given
help them look better toward oth-
meaning.” The values of tradi-
to be found in this mood of his,
issue? If it is not doing harm,
ers? Think about those stars alight-
tion and those of work come
nevertheless it made me think.
can it really be said to be taking
ing onto the Oscars’ red carpet
together in the business model
Something changed in me. I was
action to do good? How does it
from their fleet of Toyota Priuses.
of Brunello Cucinelli who, from
sad to see my father like that and
a small Umbrian town, exports
it was probably then that I began
measure up against competitors?
employer. Although I could
Only when these questions have
Strength
two-thirds of his production of
to understand the importance their
been answered can the commu-
of the counter-argument
cashmere knitwear all over the
workplace has for men. I realized
nications department produce the
Are the reasons against as strong
world.
from experience how unfair it was
messages. And they have to match
as the reasons for? Will genetically
the reality, otherwise the charge of
modified crops feed a hungry plan-
If it is true that most of us learn
recognize the value they deserve.
“greenwashing” might apply.
et or destroy its vital ecosystems?
what respect and love of human
From 15 to 25 years of age, I
existence mean by our own
attended school and received an
father’s example, then we need to
engineering degree.
Company-issue fit
Length of the supply chain
to offend their dignity and not
However, I
English version
admit I did not study much because
tions in philosophy. That is when
a different
meaning, everything
that each human being has his or
I was not sufficiently motivated
I approached the world of learn-
becomes almost eternal. The sec-
her own gift of genius, however it
and I did not find studying text-
ing and Kant was the first I read,
ond part is reserved for my family,
may vary from person to person.
books very gratifying. Nevertheless
apprehensively and eagerly.
who live in a little town and there-
My father knew nothing about his
I passed the high school exams
Meanwhile the years passed and
fore do not have any particular
employer: he did not know any-
and then enrolled for university
I began to think about what I
needs. The third and most impor-
thing about the profits, the prop-
in the engineering department. I
would do in life. As I hung around
tant part goes to the people who
erties and the life he led. Instead,
attended classes for about three
with my girlfriend at her shop, I
help the company so that they can
it is different for the new genera-
years, during which time, however,
began to get interested in knit-
work and live in a way that lives
tions today: they know everything,
I took only one exam: in descrip-
wear, which was then, as it is now,
up to their expectations. And the
or almost everything, about their
tive geometry. My experience as
a distinctive feature of Umbrian
fourth, which is just as important
employers. So I believe that sharing
a student can be summed up in a
culture. Thus, I came up with the
as the other three, is the part des-
the reasons and aims of a company
few remarks.
idea of making colorful cashmere
ignated to “beautify the world,�
with those who are involved in it
The most important event in that
sweaters which, as far as the prod-
a concept that regards all kinds
should be at the basis of a healthy
period, and also the following
uct is concerned, I would say was
of activities: helping someone in
and dignified working relationship.
ones, was meeting the woman
a small innovation.
difficulty, restoring a church, build-
And that is why I have decided that
who would become my wife: we
However, the dream of my life was
ing a hospital, a nursery school, a
any young person who comes to
were both around 17 years old;
to make the activity more humane,
theater, a library...
work in our business should know
she had finished her accountancy
to give the work moral and eco-
This is the underlying philosophy of
everything about me and my life.
studies and had decided to open
nomic dignity because, believe me,
the company. I wanted to create a
In fact, I have always imagined and
a small clothing store. It was while
the work is often hard and repeti-
product of fine craftsmanship, high
wanted to have a rapport that is
following her in this experience
tive. But I was also convinced that
quality, and hopefully, authentic
based on trust and collaboration.
that I somehow rediscovered a
it heightens the dignity of man.
creativity. I wanted to make a man-
Then, finally, there is the matter of
taste for beauty and started to
And this objective has become
ufactured article that reflected the
the future of the world with regard
appreciate fashion.
my real purpose in life. Although I
Italian way of living and working,
to the business sector. In these
Even more important at the time
aspired to make a profit (because
the pride, tolerance, dedication,
times of economic, moral and civil
was the social life at the Italian
I believe that the reason behind
spirituality and mysticism. Without
difficulties, I believe we are some-
coffee bar where I went almost
the very nature of capitalism is
a doubt, in order to do this, many
how re-designing humanity. It is
daily, and of which I am increas-
that every company should make
skillful hands are necessary, as well
not to be excluded that the great
ingly fond. That was where we
profits), at the same time I did not
as the hearts of generous people
economic crisis of these days might
would meet up in the evening,
want these profits to do any harm
who are proud of their origins and
have beneficial consequences in
70-80 people, only men, according
to mankind, or at least as little
attached to their homeland.
the end.
to the culture of the time. Virtu-
as possible. I promised myself, by
But the company also has other
I am convinced, especially for Italy,
ally all the social classes met there,
means or purpose, that the prof-
underlying principles. Above all, a
that there is a sure future if we
in relationships of friendship and
its would be made while respect-
concept of work that came about
know how to produce unique
mutual respect, without barriers
ing human dignity and value, and
many centuries ago, preached and
goods of high quality and great
and without bias. There you would
would thereby be aimed at a moral
spread by the fascinating Saint
craftsmanship,
find businessmen and workers and
purpose.
Benedict, who advised an abbot
belong to the tradition of our
slackers like me (I confess to being
To put what I had promised myself
who was responsible for his monks
people. But what worries me most
such). It was much more than just
into practice, I decided to divide
in their lifetime and after their
is how to convince the young
a way to pass time because we
the profits according to four crite-
death, to be rigorous and kind, a
people, the youth coming to work
would discuss various problems
ria, which I still stand by today. The
strict master and loving father. I
at our companies, who think that
and engage in endless debates.
first part went to the business, of
have tried to bring this spirit into
the work is undignified and mean-
Already at the age of 19, I began
which I feel myself to be the cus-
my business.
ingless because of the low wages
reading more. To tell the truth,
todian and not the owner. Yes, I
Because, as you can imagine, there
(perhaps 1,000 Euros or slightly
regardless of the life I was leading,
am the major stakeholder and I am
is a big problem to be dealt with
more, a month).
I wanted to know more about that
in charge, but only in the sense of
which, in my opinion, is always
For my part, I would like to help
dignity that seemed so important
guaranteeing its solidity and stabil-
there and always the same, in
the young rediscover the deep
to me when my father had been
ity. I have always imagined that if
every era: that of the employer
meaning found in work. If I suc-
offended. So I thought I could
one feels like a custodian and not
and the people who collaborate
ceed in this matter, I am sure that
find some answers to my ques-
an owner then everything takes on
with him. I have always thought
things will change and they will
qualities
that
119
oxygen 11 12 – 10.2010 02.2011
find the desire to enthusiastically dedicate themselves to an activity of craft and art. We need a great love, not just
Interview with Enrico Giovannini What the GDP does not measure
regarding work and human labor,
120
International Labour Organization (ILO) have shown that the welfare
Will the battle at the Mirafiori
of the workers of a company is
plant touch upon the CSR issues
not only based on income, it also
in any way?
takes the work conditions into
Fiat raises the issue of the eco-
but also for the environment where
by Roberto Bagnoli
account. The CSR can be viewed,
nomic sustainability of the man-
one is born and lives, an environ-
“The GDP is important but it
at a micro level, as the “dual” of
agement of a large corporation
ment that we cannot neglect in any
is not able to account for the
the effort made at a “macro” level
with investments that go towards
way. That is why I also wanted to
living conditions of a society.
by the Stiglitz Commission and
strengthening the physical capital.
restore Solomeo, in the province of
And the classic corporative
other initiatives.
But the agreement between the
Perugia. When things began to go
fiscal indicators give an idea of
fairly smoothly, I came to this small
the profitability and produc-
What are the most sensitive crite-
and the union leaders is certainly
village I had visited when I was
tion, but not the impact that
ria of analysis for evaluating the
touching on the so-called “social
engaged to be married. It broke
the business has on the local
CSR?
capital.” Are we able to create the
my heart to see it in ruins and
territory and community.”
Whereas the work on the indica-
sustainability of a company and
abandoned because in the postwar
Indicators of welfare, corporate
tors of wellbeing have produced
corporation simply by
years and then in the ‘60s, many
social responsibility, economic
increasingly consistent conceptual
the purely financial aspects or do
families had built homes outside
development and sustaina-
schemes, in the case of the CSR,
we need a broader overview? This
the town walls in order to have
bility: opinions expressed by
we still have a list of very heteroge-
is the real challenge of Corporate
a more comfortable house. And I
Enrico Giovannini, President of
neous indicators without a univer-
Social Responsibility: the success
decided to move the headquarters
Istat and former OECD Statistics
sally recognized standard. Perhaps
of a company is not only based
of my little company to this vil-
Director.
the Global Reporting Initiative is
on the number of jobs it creates
the most appropriate scheme, but
or the income generated, but on
lage, a decision that was met with
administrator, Sergio Marchionne,
looking at
amazement at the time. Why the
You were appointed by French
it is a very open list that includes
the medium-term wellbeing it pro-
choice of Solomeo? Why so far
President Nicolas Sarkozy to the
the environmental impact, the level
duces in the area.
from the economic and commercial
Stiglitz Institute, which measures
of job satisfaction, fiscal indicators,
hubs? Because life outside the cities
the welfare of a country by its
social sustainability, funding of the
Aren’t the CSR principles in con-
had always fascinated me.
Gross Domestic Product. Is there a
voluntary sector, etc.
trast to the mega-salaries of the
This is what I tried to do by choos-
cultural link with Corporate Social
ing Solomeo. The idea of living and
Responsibility (CSR)?
A range of indicators that is still
Economic research in the field of
working in the small town I come
Certainly. The idea of measuring
too broad...
happiness clearly shows how much
from and where my roots are has
the wellbeing of a nation with
Exactly. The risk in the end is that
the relative positions between peo-
always fascinated me.
Over the
other indicators comes from the
the information is fairly illegible. It
ple bear heavily on the satisfaction,
years, we began the restoration
fact that the GDP represents the
is the same problem as with the
of both the individual person and
spontaneously, almost as if it were
added value of market activities.
statistics: we produce an avalanche
the company. This does not mean
a game. Rather than altering the
It is important, but it is not able to
of data, but what people want to
that equality is the right answer,
past, our aim is to restore it for the
account for the living conditions
know, in a nutshell, is whether
but the available analyses show
following and future generations
of a society. Likewise, the classic
we are getting better or worse. I
that, other conditions being equal,
and, if possible, to make it more
corporative budget indicators give
believe that with the CSR we are
a situation of inequality tends to
beautiful, according to the custo-
an idea of the profitability and pro-
at a phase of detailed analysis and
produce a strong sense of dissat-
dian spirit that I mentioned before.
duction, but not the impact that
not yet that of synthesis. But the
isfaction with life that also weighs
We must go back to believing in
the business has on the local terri-
synthesis, as also shown in the
heavily on individual behavior. The
the important values: the fam-
tory and community. For example,
Stiglitz Commission, is a political
consequence is the increase of
ily, religion and politics. These are
if we take the various dimensions
fact. Only a democratic debate
insecurity.
the values that have guided our
of welfare indicated by the Organi-
with the involvement of the stake-
parents, our grandparents and us.
zation for Economic Cooperation
holders can help us to understand
Can you give an example of this
They can also illuminate our chil-
and Development (OECD) or the
if health is more or less important
insecurity?
dren, as long as they are willing to
Stiglitz Commission, we see that
than education. This is the next
Soccer players. Platini admitted
cherish them and to be inspired by
the dimension of work is funda-
frontier, to be able to pass from
that the financial conditions of the
them in their daily choices.
mental. Therefore the indicators of
this fragmentation to a shared
soccer clubs have gotten worse,
“decent work” developed by the
summary of the indicators.
with budgets that are untenable by
managers?
English version
CSR and finance: “seeing sustainable” in the future
now, especially because of the high
company is placed in a community,
compensations paid to the players.
it is possible to create round tables
And he has proposed an 80% cut
with the stakeholders so as to dis-
for them. The moment when, on
cuss the perimeters within which
by Daniela Mecenate
bers themselves: in Europe, the
one hand, there is a manager who
to move the CSR value system.
CSR is becoming more and
total amount of Sustainable and
more attractive for financial
Responsible Investments (SRI) has
earns millions of Euros and on the
this increasingly direct relationship between finance and corporate responsibility, there are the num-
other, a worker who is being asked
Does the market follow or hinder
investments. In Europe, the
grown over the last two years by
to make an effort and in return for
this path?
total amount of Sustainable
87%, going from 2,700 to 5,000
this uncertainty about their job is
I would say it stimulates it. The
and Responsible Investments
billion Euros. And in recent years,
also added, there is a risk of pay-
market has picked up on a change
(SRI) has grown over the last
the share values of Italian compa-
ing a steep price in terms of social
on the part of money-savers also
two years by 87%, going from
nies following the path of social
capital. In Italy, flexibility was seen
interested in focusing on invest-
2,700 to 5,000 billion Euros.
responsibility have risen on average
as a necessary step for many young
ments in companies that have
And in recent years, the share
15% more than all others.
people, but it now risks becoming
social sensibilities. And the CSR
values of Italian companies
But how can cold financial num-
an existential condition, affecting
indicators help investors choose
following the path of social
bers render anything as intangible
people’s lives and plans, the choice
the most responsible companies.
responsibility have risen on
as the “sustainable spirit” of a
average 15% more than all
company? How can you quan-
of whether to have children or not and their rapport with their own
What role can the banking system
others. But how can you quan-
tify the propensity of a company
family. These considerations lead
play?
tify the propensity of a com-
that wants to give a joint nature
us to a conclusion: the four cat-
The world of banking has shown
pany that wants to give a joint
to their business? To attribute a
egories of capital – fiscal, natural,
its limits during the last financial
nature to their business?
numeric value to these non finan-
social and human – upon which the
crisis and has contributed towards
sustainability of a society depends
increasing the feeling of insecurity
There are those who see the
to break the neutrality of finance
are closely related and should be
and vulnerability of our society. In
future to be pink, those who see
to ethics, “sustainable indica-
considered altogether.
the name of its importance to
it as green, and those who see the
tors” have come to the rescue,
the functioning of the economy,
future as...sustainable. A color we
through which a proper rating can
You spoke of the need for a
the banking system has benefitted
could define as “off-pantone,” but
be assigned to a company, giving
synthesis to simplify the imple-
from publicly funded bailouts. If
one that is becoming increasingly
it a sort of “social responsibil-
mentation of Corporate Social
the banking system is sound and is
common. Already known in Hol-
ity merit” and evaluating its reli-
Responsibility. But who should do
able to ensure the sustainability of
land, it is now gaining space in
ability for non-economical/financial
this? The OECD, Brussels, single
a nation, its social role is obvious
developing countries. And a grow-
policies. A whole other perspec-
governments?
to everyone.
ing number of financial experts
tive, of course, than the so-called
are “seeing sustainable,” too. We
mainstreaming finance, a perspec-
One of the OECD’s recommenda-
cial-economical aspects and, thus,
tions, then reiterated by the Stiglitz
What can Istat do to measure the-
speak of Sustainable Finance to
tive that is strongly gaining space
Commission, is that the debate on
se “emerging” indicators?
indicate to investors that choices
and
the indicators of wellbeing must be
At the National Conference of
and strategies are based on param-
finance more and more.
organized through a round table
Statistics – held in mid-Decem-
eters other than just the expected
In 1999, the first indexes were
in which the stakeholders can
ber – Istat began a collaboration
returns or profits: instead, they are
elaborated by Dow Jones. The
share three basic points. First: the
with Italian experts to start a joint
looking at the attention of a com-
Dow Jones Sustainability Index
important things in this country for
reflection on CSR. In the coming
pany toward environmental issues,
(STOXX), traced the financial per-
wellbeing (health, work, etc.). This
months we will meet to evaluate
their ethical and social choices, a
formance of leading companies
is a decisive passage; as Amartya
the inclusion of some questions in
transparent governance and one
in terms of sustainability and sup-
Sen says, “to discuss indicators
our questionnaire on this issue, in
in which there are solid principles
plied reliable benchmark informa-
means addressing the issue of the
order to evaluate the approach that
such as minority rights and equal
tion on the financial community,
ultimate goals of a company.”
companies have towards corporate
opportunities. In short, the values
particularly for those who have
Second: find more solid statistical
social responsibility.
of Corporate Social Responsibility.
to manage a “sustainable portfo-
indicators for measuring this tax-
Which is, therefore,
lio.” The Dow Jones Sustainability
onomy. Third: communicate this
turned into numbers: in corpo-
World Index also includes
information to the citizens. This
rate performance indexes. In short,
of the best companies globally in
approach can also apply at the
into the attractiveness of finan-
terms of sustainable performance
micro level. For example, when a
cial investments. And as proof of
and includes only 10% of the
increasingly
“contaminating” traditional
a list
121
oxygen 11 12 – 10.2010 02.2011
122
2,500 large companies that are
mental and social sustainability
whose members are distinguished
Europe there are almost 900 ethi-
part of the Dow Jones Financial
criteria. The project arose from a
by a good rating in terms of cor-
cal funds that currently manage
Index. Enel is one of them. Among
joint venture between the Chi-
porate responsibility, and Leaders,
assets of around 75 billion Euros.
the criteria considered by the Dow
nese Securities Index Company and
who qualify as excellent. This cate-
Between 2009 and 2010, these
Jones Sustainability Index are the
the ECPI group, headquartered in
gory now includes companies such
have grown both in terms of num-
corporate policies and strategies
Milan, specialized in the assigning
as General Insurances, Autogrill,
bers (+29%) and in terms of the
on environmental and social issues
of credit ratings and a building
Enel and MPS, many of which can
resources managed (+41%). “But
and on corporate governance.
sustainability index based on the
already be found on the Dow Jones
even here we need to grow more,”
With one strict restriction: sectors
analysis of non-financial values. “It
Sustainability index. The indexes
continues Marchello, “seeing as in
such as tobacco, weapons and
is an important step for China,”
are made through the use of vari-
Italy ethical funds are still a niche
pornography are automatically put
explains Aldo Bonati, director of
ous parameters, from sustainability
market, confined to retail clien-
on a financial “black list,” as well
the research sector of ECPI, “that
reports prepared by the companies
tele of little weight, even though
as countries where human rights
shows the growing attention of
to press articles, from environmen-
these customers are more highly
are not respected.
the Chinese government for these
tal strategies to employee incen-
motivated and culturally superior
Inspired by the American experi-
issues, which are fairly new for the
tives for the achievement of CSR
than the average.” Yet in Italy,
ence, shortly afterward the FTSE-
country.”
objectives. This results in a rating
ethical funds arrived in the nine-
4Good index, managed by the
And Italy? The “boot” seems to
ranging from “EEE” to “F” at nine
ties, and in 1997, what was then
British group FTSE, was created to
have slowed down, and for now,
levels.
the San Paolo Bank created the
reflect real-time performance of
is lagging behind neighboring
Will these indexes help speed up
first fund for the ethical selection
companies that respect CSR stand-
Europe on these issues: “Regard-
the walk of the “boot” on the road
of investments, which for several
ards. It is not only rich western
ing sustainable finance,”
Bonati
to financial responsibility? “We
years was one of the largest on the
countries that have been taking
continues, “Italy is undoubtedly
hope so,” answers Maria Paola
continent. Today, Germany and
this route. In 2003, South Africa
a country with plenty of room
Marchello, program officer of the
the United Kingdom lead the Euro-
was the first emerging market to
for improvement.” Once again,
Forum for Sustainable Finance, a
pean rankings.
include a sustainability index in
the numbers are the confirmation.
non-profit association to promote
So what will the future of ethi-
its stock market.
If
the growth of “sustainable”
the culture of social responsibility
cal finance be, especially in our
years later, one of the most rap-
investments over the last two years
in financial investments. “Unfor-
country? It will become more
idly growing markets in the world,
has been 87% on the rest of the
tunately, we are still behind the
synonymous with CSR, according
Brazil, arrived at the threshold of
continent, with us it has stopped
rest of Europe, especially regard-
to observers: “It is an inevitable
financial ethics by launching the
at +28% with a total share of 312
ing the retail market. A significant
process,” the Forum for Sustain-
first index of corporate sustain-
billion Euros. Very little compared
fact: 99% of the share of sustain-
able Finance assures us, “due to
ability in Latin America. And then
to the European 5 trillion.
able investments is attributable to
the fact that foreign investors are
there is the Bovespa Corporate
Meanwhile, at the end of last year,
institutional investors, especially
looking more and more to the
Sustainability Index, that brings
together with FTSE, ECPI launched
insurance companies and pension
elements of sustainability before
economic and social responsibility
the first series of sustainable index-
funds. In fact, due to its very
investing and their choices are
aspects together to be included
es for the Italian market expressly
nature, sustainable investment
based on ethical parameters: this
in a special new market of the
for responsible investment. ECPI
seems to adapt better to a long-
will push companies to become
40 best companies in Brazil who
explains that the indexes (FTSE
term perspective.”
increasingly recognized for their
have distinguished themselves for
ECPI, SRI Italy) will enable inves-
But the retail market also has its
sustainable management. In short,
sustainable activities. The index is
tors to replicate the performance
financial responsibility instruments:
they will be engaged in a virtuous
reviewed annually and is based on
of companies listed on the Italian
these are the so-called “ethical
circle.”
three broad categories: environ-
Stock Exchange which are distin-
funds,” mutual funds that rely on
Signs of optimism are also shared
mental, social and economic/finan-
guished by their high standards
an ethical index of reference (such
by ECPI researchers: “In the
cial, including all sectors of the
of management of environmen-
as the Dow Jones Sustainability
future,” Aldo Bonati concludes,
economy, without preconditions.
tal, social and corporate policies.
Index or the FTSE4Good index or
“we imagine that the road will
In short, we are on the road to
“Their launch,” says Bonati, “coin-
the recently launched FTSE, ECPI,
be that of making environmental
ethical finance. And even China,
cides with the increase of investor
and SRI Italy)
and replicate the
reports mandatory for companies
the “new Eldorado,” has chosen
interest towards social responsibil-
composition of the index basket
and it will be compulsory for inves-
to follow it: in recent months,
ity issues.” There are two indexes
in their portfolios. According to
tors to look at sustainability rat-
this Asian country has launched
in harmony with the Dow Jones
the latest research released by the
ings. Only in this way can financial
its first index based on environ-
Sustainability Index: Benchmark,
Forum for Sustainable Finance, in
ethics ever take off our country.”
And just two
English version
And the future of finance may
scape. New approaches to serving
investment required to modernize
that often ignore these issues; a
actually become more sustainable.
customers by reducing demand for
and de-carbonize our electricity
recent RLP Capital analysis of the
energy, providing cleaner energy
systems, “best practices” such as
eight largest traditional mutual
and leveraging emerging tech-
transparent planning and proactive
funds and the eight largest ESG
nologies are taking hold. At the
stakeholder engagement are now
funds showed that the ESG funds
same time, traditional approaches
essential business strategies for
had significantly higher returns
– building large fossil and nuclear
mitigating political risks, facilitating
over the last three years.
power plants – have become more
recovery of proposed investments,
Ceres recently issued two reports
expensive, complicated and risky.
and attracting capital.
mapping out pathways to respon-
by Mindy Lubber
In the developed world, utility CEOs
The world’s largest global inves-
“Today’s electric utilities face
face the unenviable challenge of
tors are paying attention to how
sible and sustainable business. The 21st Century Corporation: The
an array of challenges and
prudently deploying capital in ways
electric utilities are responding
Ceres Roadmap for Sustainability
opportunities amid a fast-
that provide affordable and reliable
to this changing landscape. The
sets out 20 expectations in areas of
shifting landscape. New appro-
electricity while simultaneously de-
Investor Network on Climate Risk
governance, stakeholder engage-
aches to serving customers by
carbonizing their generation sourc-
(INCR), a Ceres-organized group
ment, disclosure and performance
reducing demand for energy,
es. In the developing world, clean
of more than 90 institutional inves-
for companies in all industry sec-
providing cleaner energy and
and distributed energy resources
tors managing about $9 trillion
tors. The 21st Century Electric Util-
leveraging emerging technolo-
must be developed cost-effectively
in assets, has engaged with doz-
ity: Positioning for a Low-Carbon
gies are taking hold.” The key
to lift billions out of energy pov-
ens of U.S. electric utilities since
Future makes specific recommen-
role played by environmental,
erty and avoid investment in high-
2003 to encourage proactive
dations to help utilities navigate
social and governance issues
carbon resources.
strategies to mitigate climate risks
the paradigm shift underway in
according to Mindy Lubber,
These are no mean feats, but inte-
and prepare for carbon-reducing
the power sector. Both reports are
president of Ceres and director
grating sustainability imperatives
regulations.
meant to serve as useful tools for
of the Investor Network on
into day-to-day decision-making is
Investors are also actively support-
business leaders in a new era of
Climate Risk.
simply the reality of doing business in the 21st century. Business lead-
ing innovative policy frameworks
resource constraints, burgeoning
to jump-start the global clean ener-
population and climate change.
The sustainability challenges the
ers increasingly realize that best
gy economy. Last November, sixty-
Turning a blind eye to the future
planet faces are extraordinary and
practice business strategy is about
eight major investors managing
will not stop change from com-
completely unprecedented. From
leveraging sustainability challenges
assets of $415 billion successfully
ing – and utilities, which have a
climate change and water scar-
into increased revenues, profitabil-
defended California’s landmark
large environmental footprint and
city to labor, population and public
ity, and competitive advantage.
global warming law, leaving in
a public service mission to reduce
health concerns, mounting evi-
Responding to sustainability chal-
place an important framework to
the risks and costs of providing
dence argues that business leaders
lenges has direct implications for
support clean tech development.
reliable and environmentally sus-
and policymakers must act now to
the bottom line. In the U.S., utilities
And more than 250 investors, hail-
tainable electric service, should be
provide for the long-term health
that pursue overly capital-intensive
ing from all corners of the globe,
out in front today preparing for a
of the planet – and the global
or higher-carbon approaches will
publicly urged negotiators at last
carbon-constrained future. Those
economy.
increase the risk of unfavorable
month’s UN climate change talks
that respond quickly, decisively
These challenges have enormous
cost recovery over the long run,
in Cancun to adopt policies to
and comprehensively will be best
implications for electric utilities,
which in turn could lower credit
spur global private investment in
positioned for success in the 21st
the largest source of U.S. and
ratings and increase capital costs.
energy efficiency and low-carbon
century.
global greenhouse gas emissions.
This effect is already being felt by
technologies.
Complying with scientists’ urgent
some U.S. utilities.
Investors are also paying greater
calls to slash emissions to avert
In contrast, utilities that ramp up
attention to environmental, social
the climate crisis requires nothing
investments in energy efficiency
and governance (ESG) issues in
short of a fundamental rethinking
and distributed resources as part of
their investment decisions. More
of how we produce, transmit and
a diversified portfolio of resources
than $3 trillion is now invested
use electricity.
will reduce capital investment risks,
in funds using ESG analysis, a 13
Once extremely stable and predict-
which should be rewarded by the
percent jump from 2007. Further,
able, today’s electric utilities face
financial institutions that rate and
there is growing evidence that
an array of challenges and oppor-
lend to electric utilities.
investors using ESG analysis in their
tunities amid a fast-shifting land-
Given the trillions of dollars of
decision-making outperform funds
The Global Power Sector, Sustainability and the Bottom Line
123
oxygen 11 12 – 10.2010 02.2011
Communicating CSR: a change of mindset
124
growth trend seems destined to
tion. Our 2010 survey revealed
tions teams, CSR represents a chal-
continue: CSR reporting is becom-
that many users make little dis-
lenge, too. They are used to having
ing practically a de facto obliga-
tinction between the information
one-on-one relationships with very
by James Osborne
tion for large, publicly traded com-
presented on a company’s site
specific audiences, relationships
How do companies use internet
panies, particularly in developed
and in its CSR report: what is
that tend to be quite stable over
to communicate CSR informa-
countries. In some places, regula-
important for most is to have reli-
time: with journalists in the finan-
tion and involve their stake-
tion and statutory requirements
able data (thanks to third-party
cial and trade press, financial ana-
holders? The switch in focus
are forcing disclosure.
assurance) and frequently updated
lysts, regulatory bodies, and so on.
between reporting and com-
At the same time, however, there
information.
CSR, by contrast, involves a much
municating may seem like a
is a growing dissatisfaction about
Users also seek another element,
broader audience, encompass-
simple progression, but it calls
the effectiveness of the report as
which corporate websites usually
ing specialists and non-specialists,
for a dedicated strategy and
a medium for CSR. This is partly
do not offer but for which the
overlapping often with internal
a radical change in mindset:
because the report is now called
web is ideally suited: dialogue and
communications (for employees)
even though many people will
upon to do multiple tasks: disclose
exchange. People interested in sus-
and marketing (when communi-
continue to judge the success
information, engage and involve
tainability do not just want to
cating CSR to consumers).
(or lack thereof) of the pheno-
stakeholders,
effective
hear what the company has to say
Lundquist’s CSR Online Awards
menon of CSR reporting only
communication instrument both
about its impacts and how they
aims to measure how well CSR is
on the basis of the number of
offline and online for expert and
are managed: they crave comment
communicated by analyzing corpo-
reports, companies continue to
non-expert audiences. It is also
from stakeholders, authoritative
rate websites in terms of their con-
keep their distance from their
partly because companies doubt
third parties and other experts,
tent, user experience and aspects
public, to the great disappoin-
many people are actually read-
and are often keen to have their
that involve ongoing engagement
tment of those who had hoped
ing their reports. During a discus-
say, too.
(thanks to the input of our annu-
for greater social accountability
sion last year at the Media CSR
The switch in focus between
al surveys, we have drawn up
on the part of corporations.
Forum, a gathering of British media
reporting and communicating may
77 criteria with which to assess
How can this be remedied?
companies focused on corporate
seem like a simple progression
websites). Based on the evalua-
responsibility, almost all of the 20
when described in these terms.
tions carried out in 2010 (includ-
At the start of the year, there
or so companies said they spent
Indeed, many companies have
ing members of the Dow Jones
was a discussion on the Global
between three a six months a year
become well aware of the need
Sustainability World 80 index and
Reporting Initiative (GRI) group on
producing their CSR reports. But
to evolve – reporting less and
leading companies in Germany,
LinkedIn, the social media site.
none had any real confidence that
communicating more – and there
Italy, Switzerland and the U.K.), the
Members were speculating – and
they were read by more than a few
are some interesting experiments
picture is mixed.
even offering to bet – on the
people. The crux is that companies
in that direction. But the transi-
The study found many compa-
number of companies registering
lack effective ways to track who
tion involves a radical change in
nies are locked in a once-a-year
non-financial reports with the GRI.
reads their reports – and which
mindset.
reporting mentality, failing to keep
Would the 2010 total exceed the
parts they read.
Publicly traded corporations are
stakeholders updated in an engag-
previous year’s count of just over
At Lundquist, the consultancy
used to reporting and have tried
ing and dynamic manner. Above
1,400? Or would 2010 mark a sud-
where I am in charge of CSR com-
and tested procedures for produc-
all, the results suggest corpora-
den reversal in the trend towards
munications, we focus on how the
ing an account of their activities
tions are not keeping pace with
greater GRI reporting? (Unlikely,
internet is used to communicate
once a year or once a quarter.
the desire of a skeptical audience
since a lot of companies usually
CSR information and engage with
Hence, adopting something like
for genuine dialogue and engage-
only get around to registering in
stakeholders. We look at the issue
the GRI’s G3 guidelines and gen-
ment on the internet – wheth-
January or February of each year.)
from the user’s point of view, start-
erating a CSR report is well within
er by responding to e-mails or
There are plenty of other organi-
ing with the fundamental reality
their “comfort zone.” But commu-
understanding the impact of social
zations measuring the growth in
of how people use internet: often
nicating CSR is a different matter
media.
CSR reporting, for example Corpo-
with search and now increasingly
altogether. For CSR departments,
Among the key findings from the
rateregister.com, which counted
through social media. Over the
communications is not necessarily
flagship “Global Leaders” research,
almost 4,000 reports in 2009.
past three years we have collected
a forte and not usually part of the
which examined 91 members of
Then there are the many classifica-
more than 500 survey responses
skill set (stakeholder engagement
the Dow Jones Sustainability Index:
tions, ratings, awards and prizes
examining how CSR experts, pro-
is a related area of expertise but
– companies publish a fair amount
dedicated to CSR, sustainability
fessionals and sector specialists use
not synonymous with communica-
of pertinent CSR information
and non-financial reporting. The
the internet to find CSR informa-
tions). For corporate communica-
online but fail to use the web’s
be
an
English version
Future Tech
potential for providing ongoing
tions, I can’t give you an untrue
logue is heard and used),
engagement and interactivity,
answer.”)
– User friendly (visitors must be
– websites perform best in provid-
This situation of one-way com-
able to find what they are looking
by Simone Arcagni
ing environmental and social infor-
munications might explain why
for with minimum time and clicks
IT and CSR: Green computing
mation as well as presenting CSR/
many companies find the CSR or
through intuitive and jargon-free
and cloud computing services
sustainability reports,
sustainability section the least vis-
navigation),
of responsible companies
– companies are weakest on dia-
ited part of their website. Our sur-
–
logue, interactivity and information
veys repeatedly highlight the great
employ a range of multimedia
The “green party” of Information
on governance, ethics and socially
skepticism people have for what
tools – including video, animation,
Technology (IT) in the context of
responsible investment (SRI),
companies tell them. This “aller-
images, graphics and interviews
CSR (Corporate Social Responsibil-
– British companies performed well
gy” to CSR-speak is only exacer-
– to draw the audience in, tell a
ity) is acting in two strategic areas
on average, along with the Dutch
bated by the trend in marketing
dynamic story),
at the moment: one is the so-called
and Swiss, but US companies con-
towards labeling a wide variety of
– Concrete (users want hard facts,
Green Computing and the other is
tinue to perform below average,
products as “sustainable,” “eco,”
pertinent and credible data and
Cloud Computing.
– industries with major environ-
“green” or “ethical.” When com-
case studies, not self-promotion
The first regards the ethical codes
mental impacts continue to per-
panies seek to demonstrate their
and marketing messages).
and the sustainability of acquir-
form best, such as utilities and oil
“responsibility,” “sustainability,”
Our analysis suggests that CSR
ing computer technologies, and
& gas companies; financial and
“commitment” or “good citizen-
communications by large, pub-
follows the rule of purchasing or
telecommunications
ship,” suspicious outsiders always
licly-traded corporations tends to
producing computers that are
fared worst.
look for the evidence to back up
be above all user friendly, which
more and more sustainable and
It emerged that companies gener-
grand claims, filtering out the self-
should not surprise. They are also
that maximize energy efficiency,
ally treat communication of non-
promotion. According to Market-
fairly concrete, thanks no doubt
of avoiding toxic substances in
financial information as an annual
ing Sustainability 2010, a research
to guidelines like those of the
the construction of machinery and
disclosure exercise: they gener-
report by US-based The Hartman
GRI, and fairly complete (especially
of being concerned with their re-
ate large amounts of information
Group, 15% more consumers in
when it comes to core environ-
utilization, recycling and disposal.
through their annual reporting
2010 were aware of the term
mental and social information).
On the Wikipedia page about
cycle, providing ample detail about
“sustainability” compared to three
But they perform poorest in rela-
Green Computing, directions to
their environmental and social per-
years before (69% in 2010 said
tion to the three other “pillars.”
follow are summed up by four
formance. The way this informa-
they were familiar with “sustain-
Websites are generally static and
basic points: “green” use, “green”
tion is communicated on corporate
ability” vs. 54% in 2007) but only
text-based, lacking dynamic and
disposal, “green” design and
websites reveals how CSR com-
21% could identify a sustainable
engaging content. They also tend
“green” manufacturing. Some
munication is rarely accompanied
product and a mere 12% could
to be stand-alone spaces, cut off
international regulations already
by a desire to enter into a genuine
name specific companies as “sus-
from the rest of the corporate
exist, such as the European Union’s
dialogue with stakeholders and lay
tainable.”
communications agenda (financial
RoHS
the basis for ongoing accountabil-
The way to deal with this situation
performance, careers information,
ous Substances Directive) on the
ity about wider issues of corporate
can be boiled down to six core
commercial sites, etc.). And, above
destruction of these substances;
responsibility, ethics and govern-
“pillars” for online CSR commu-
all, they lack openness, featuring
and the EPEAT (Electronic Product
ance. For this reason, the 2010
nications. Companies must ensure
the “ask no questions” mindset
Environmental Assessment Tool),
edition of our research was enti-
that their CSR websites are:
outlined above.
an environmental certification for
tled Ask no questions: the impli-
– Comprehensive (they must satisfy
So while many people will continue
computer products.
cation, for those unfamiliar with
all the requirements of key users,
to judge the success or otherwise
Above all, there is the Energy Star
this phrase, is that an absence of
eliminating their need to go else-
of the CSR reporting phenomenon
standard, a voluntary system for
dialogue means companies can set
where for information),
by counting reports, a communica-
defining the energy efficiency
their own agenda. They thus avoid
– Integrated (they must work as a
tions gulf remains between enter-
of office equipment, which was
having to tackle the uncomfort-
whole and provide links between
prises and their audiences, which is
implemented in the USA in 1992
able questions stakeholders and
different sections and to off-site
disappointing for those who wish
by the EPA (Environmental Protec-
the media may be asking. (The
social media channels),
for greater social accountability in
tion Agency), and in which the
phrase “ask no questions, tell no
– Open (content must be open to
corporations.
European Community has also
lies” is originally attributed to Irish
feedback, discussion and debate,
participated. Its main objective is
playwright Oliver Goldsmith, 1728-
including via social media, with
to eliminate toxic substances in
1774: “If you don’t ask me ques-
companies demonstrating that dia-
the making of these components,
companies
Engaging
(websites
should
(Restriction
of
Hazard-
125
oxygen 11 12 – 10.2010 02.2011
126
in order to avoid problems in their
ers. For Greenpeace, the electricity
social accountability (SA 8000).
Fascinating, sportive, intelligent,
disposal, as well as to reduce the
consumed by Cloud Computing
With its four mantras – fair play
bourgeois, never
packaging, lower the machinery’s
may go from the 632 billion kilo-
(strategies that respect the com-
always desirable, Barbie has man-
consumption of electricity and to
watt hours in 2007 to 1963 bil-
pany’s values), play together (inter-
aged to interpret the history of
improve battery performance.
lion in 2020. The solution could
nal transparency and collabora-
women’s
Instead, Cloud Computing can
be to run these structures with
tion for safe toys), play to grow
character has been exploited to
reduce energy waste and the stor-
renewable energy and to work on
(attention to sustainability and
promote equality between the
age of equipment by resolving
decreasing energy loss.
eco-compatibility) and play with
sexes with the intention of dem-
hardware and software needs from
In this sense, Google is a good
passion (against the exploitation
onstrating to the women of the
a distance. Furthermore, Cloud
example, in that it is committed
of child labor) – Mattel is acknowl-
future that they can undertake
Computing and virtualization allow
to fueling its plants with recycled
edged among the 100 Best Cor-
any career.
one to relocate the virtual, per-
water and also to utilizing voltage
porate Citizens: one of the most
Olympic athlete, a pediatrician,
mitting work to be done more
modulators to limit the dispersion
ethical companies in the world and
surgeon, astronaut, presidential
and more from a distance and
of energy. Furthermore, Google –
among the 100 best companies to
candidate, a UNICEF ambassador,
through conferences, without hav-
together with IBM, Oracle, Micro-
work for.
rock star, firefighter, ballerina, film
ing to use air travel with its serious
soft, Dell, AMD and others – is part
Playing responsibly is also the title
director, teer, military and naval
consequences in terms of pollu-
of the Green Grid, an international
of the third Global Citizenship
officer, pilot and mother. In 1997,
tion. With “telework,” even a city
consortium of IT companies seek-
report, presented a little more than
her hips were widened so as to
like Los Angeles – famous for its
ing to improve the energy effi-
a year ago by Mattel. A completely
be distanced from accusations of
smog – has managed to decrease
ciency of data centers.
independent initiative of innovative
promoting a female image that
its air pollution in part by avoiding
The new technologies are rapidly
social responsibility that, if neces-
touched on anorexia. But that is
the movement of employees and
redesigning the world of commu-
sary, confirms the foresight of a
just an example.
professionals.
nication, and culture in general.
group that has been distributing
More generally, the case of Barbie
A few months ago, “Italian Cloud”
They are redefining the character-
toys to children all over the world
and Mattel is a great example of
was launched in Italy, offering a
istics of our society and therefore,
for more than sixty years.
how any company, even if it simply
series of on demand and pay per
first of all, they have a duty to care
Founded in 1945 by Elliot Handler
produces toys, can assume a role
use services to businesses and
for the very survival of society.
and Harold Matson, it owes its
of responsibility in a company that
the Public Administration, such as
That is why IT looks increasingly to
entire fortune to Elliot’s wife, Ruth
prospers, produces and sells. In
”Infrastructure as a Service” (Iaas),
a green economy and, in general,
Handler, who later also served as
August 2007, Mattel announced
“Platform as a Service” (Paas) and
to a sustainable model: defining
president. It was she who cre-
the withdrawal of 21,334,000
“Software as a Service” (SaaS),
the future also means protecting it.
ated the most famous doll in the
items that were potentially danger-
as well as virtual forms such as
history of toys: Barbie. Observing
ous due to excessive quantities of
“Desktop” and various manage-
her daughter at play, Ruth realized
lead in the paint and small magnets
ment services. The data on Cloud
that children loved to give dolls
which, if swallowed, could be risky.
adult roles. So she suggested a
The withdrawal was widely broad-
line of adult-looking dolls to her
cast by television, newspapers and
Computing in Italy indicates a
Science at the toy store
sharp increase of investments and
married and
emancipation.
Her
Barbie has been an
an expanding market, despite the
by Davide Coero Borga
husband, which would go to fill
websites.
crisis.
Barbie manager and Barbie
the void in a market monopolized
Chief Executive Robert Eckert to
A company that wants to refer to
stakeholder
by dolls representing infants. The
expose it in person. “I can’t change
first Barbie was made with the help
the past, but I can change the way
a protocol of “social responsibil-
This design error led
ity” cannot disregard important
“Playing Responsibly.” This is how
of the engineer Jack Ryan, and was
we’ll work in the future.” A sign of
factors such as the sustainable
the world’s largest toy producer,
named after her own daughter,
the times in which the difference
system of their computer equip-
Mattel, opens its page on Corpo-
Barbara. The woman doll made her
between social and criminal liability
ment. It is a simple and effective
rate Social Responsibility. Among
appearance in stores on March 9,
is very subtle.
solution, or so it seems, given that
the first companies in the world to
1959. 350,000 Barbies were sold
the Greenpeace report “Make It
embark on the CSR mission, after
in the first year alone. Since that
Green: Cloud Computing and its
the creation of the Social Account-
time, it is estimated that more than
Contribution to Climate Change”
ability International (SAI), the inter-
one billion Barbies have been sold
focuses instead on consumption,
national organization was founded
in more than 150 nations. Mattel
which will be greatly increased
in 1997 to ensure companies have
has said that today more than three
by ever more powerful data cent-
working conditions that respect
Barbies are sold every second.
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