Oxygen n° 5

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05 — 10.2008 La scienza per tutti

Passepartout

Energie rinnovabili

La molteplicità culturale della curiosità

Intervista a Jeffrey Inaba

Il tempo dell’attesa di Marco Cattaneo

di Helga Nowotny

Qualcosa di nuovo sotto il sole

Connect the dots

Photoreport

Fisica della velocità e chimica della passione

Meduse da Nobel

di Giovanni Previdi

di Zhores Alferov

Comunità

Intervista a Filippo Preziosi

di Julia Guther

Isole verdi nel mare del petrolio

Dossier

di Antonio Galdo

Social network

Photoreport

di Clay Shirky, Antonio Sofi, Andrea Toso, Enrico Sola

Un posto nella storia

Inside out

Le bugie hanno la pressione alta

Twitter da Marte

di Marcella Miriello

di Nick Veasey

di Julia Guther

di Marina Rossi

Photoreport


028 – 039

La molteplicità culturale della curiosità

087 Punti di vista

10 cose che posso fare per aiutare il mio pianeta

di Helga Nowotny 006 Nota dell’editore

040 – 045 Intervista a Filippo Preziosi

007 Editoriale

Fisica della velocità e chimica della passione

008 – 009 Passepartout

di Giovanni Previdi

Energie rinnovabili

046 – 053 Photoreport

088 – 089 Oxygen versus CO2

Recycled plastic is fantastic 062 – 065 Intervista a Jeffrey Inaba

Il tempo dell’attesa

090 – 091 I luoghi della scienza

di Marco Cattaneo

Scienza evergreen

066 – 067 Connect the dots

092 – 093 Traveller

Isole verdi nel mare del petrolio

Comunità

Non solo per veri finlandesi

di Antonio Galdo

068 – 083 Dossier

di Julia Guther

060 – 061 Photoreport

Social network

020 – 027

084 – 085

Un posto nella storia

Le bugie hanno la pressione alta

di Marcella Miriello

di Julia Guther

di Marina Rossi

010 – 017

Inside out

Qualcosa di nuovo sotto il sole

di Nick Veasey

di Zhores Alferov

054 – 059

018 – 019 Photoreport

Meduse da Nobel

094 – 095 Futur tech

Android Twitter da Marte

097 – 127 English version


immagine di copertina

direttore responsabile

Organics, traditional rose. X-ray. © Nick Veasey, 2008

Gianluca Comin

Oxygen nasce da un’idea di Enel, per promuovere la diffusione del pensiero e del dialogo scientifico.

art direction e impaginazione

rivista trimestrale edita da Codice Edizioni presidente Vittorio Bo

Vittorio Bo

studiofluo Annalisa Gatto Gaetano Cassini

comitato scientifico

coordinamento

ricerca iconografica

Enrico Alleva presidente

Giorgio Gianotto

Claudia Gandolfi

Giulio Ballio Roberto Cingolani Fulvio Conti De Kerckhove Niles Eldredge Paola Girdinio Piero Gnudi Helga Nowotny Telmo Pievani Francesco Profumo Carlo Rizzuto Robert Stavins Umberto Veronesi

Michelle Nebiolo

direttore editoriale

managing editor

collaboratori Claudia Avventi Enrico Casadei Eva Filoramo Mattia Garofalo Enrico Martino Francesca Noceti Jacopo Romoli Giovanna Solimando

stampa Officine Grafiche Artistiche Grafart, Venaria (Torino)

distribuzione esclusiva per l’Italia Arnoldo Mondadori editore via Bianca di Savoia 12 20122 Milano t +39 02 754 21 f +39 02 754 22 584

sede legale, direzione, pubblicità e amministrazione Oxygen c/o Codice Edizioni via Giuseppe Pomba 17 10123 Torino t +39 011 197 00 579 f +39 011 197 00 582 oxygen@codiceedizioni.it www.oxygenmag.it © Codice Edizioni. Tutti i diritti di riproduzione e traduzione degli articoli pubblicati sono riservati.


Hanno contribuito a questo numero

Zhores Alferov

Marco Cattaneo

Jeffrey Inaba

Helga Nowotny

Clay Shirky

Enrico Sola

Andrea Toso

Premio Nobel per la fisica e direttore scientifico del Centro per la fisica delle nanoeterostrutture presso lo Ioffe institute di San Pietroburgo, ha ricevuto numerosi riconoscimenti per il suo straordinario contributo alla ricerca nel campo delle eterostrutture di semiconduttori. Membro del Comitato per la scienza e l’educazione della Duma dal 1995, lavora incessantemente per la promozione della scienza, ponendo l’accento sulla sua importanza per il progresso e sul ruolo che essa ha come principale motore per l’avanzamento della civiltà. Sandro Teti Editore ha pubblicato nel 2006 la sua autobiografia, Scienza e società, con introduzione di Carlo Rubbia e prefazione di Luciano Canfora.

Laureato in fisica, è giornalista scientifico e direttore responsabile del periodico “Le Scienze” (edizione italiana di “Scientific American”) e “Mente & Cervello”. È autore di Heisenberg e la rivoluzione quantistica (Le Scienze, 2000), ma anche di tre volumi sul patrimonio mondiale dell’Unesco (I tesori dell’arte, 2002; I santuari della natura, 2003; Antiche civiltà, 2004), di Le città del mondo e di I tesori dell’umanità (2005), tutti con Jasmina Trifoni ed editi da White Star.

Fondatore dello studio Inaba a Los Angeles, che si occupa di architettura, arte e urban design con una particolare attenzione alla ricerca e al sociale, è direttore del C-Lab, il gruppo di architettura e comunicazione della Columbia University, e program director del Southern California institute for future initiatives. Dal 1997 al 2003 ha diretto insieme a Rem Koolhaas il Progetto sulla Città alla Harvard University Graduate school of design. Ha da poco esposto al New Museum di New York e ha all'attivo mostre e progetti in tutto il mondo, fra cui i più recenti in corso a Miami, Dubai e New York. Ha in programma la partecipazione a mostre presso il Walker Art Center di Minneapolis e la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino.

Professore emerito di studi sociali della scienza presso l’Istituto federale svizzero di tecnologia di Zurigo (Eth) e vicepresidente del Consiglio europeo della ricerca, ha ricevuto nel 2002 l’Arthur Burkhardt Preis für Wissenschaftsförderung e, nel 2003, il Bernal prize della Society for social studies of science. Il suo prossimo libro, scritto insieme a Giuseppe Testa, uscirà a gennaio 2009 per Edition Unseld con il titolo Die gläsernen Gene. Gesellschaftliche Optionen im molekularen Zeitalter.

Professore aggiunto del programma post-laurea sulle telecomunicazioni interattive della New York University, gestisce una società di consulenza specializzata in tecnologie decentralizzate quali il peerto-peer, i servizi web e le reti wireless che rappresentano alternative all’infrastruttura client/server “wired” che caratterizza il web. Tra i suoi attuali clienti ci sono Nokia, Gbn, Library of Congress, Highlands Forum, Markle Foundation e la Bbc.

Torinese di 34 anni, da 12 si occupa di innovazione nel campo della comunicazione d’impresa, con particolare attenzione al web e ai suoi aspetti di frontiera. È tra i fondatori di SmartLab, il laboratorio del Csp e dell’Università di Torino presieduto da Derrick De Kerckhove per lo studio e la sperimentazione di contenuti e media digitali in contesti di “digital environment”. Coautore del libro Dal Web 2.0 ai media sociali: tracce e percorsi della partecipazione in rete, dal 2003 gestisce il blog Suzukimaruti (www.suzukimaruti.it).

Conosciuto in rete come Axell, è uno studioso e appassionato di social media e nuove tecnologie. Alterna l’attività di progettista in ambito web con la passione per l’insegnamento e la formazione. È responsabile dei progetti web e social media per l’agenzia di comunicazione Wedoo ed è docente di informatica e nuovi media presso l’Università degli Studi di Torino, nell’ambito del corso di laurea in scienze della comunicazione.

Antonio Galdo Giornalista e scrittore, si occupa da anni di sprechi e denuncia dei fatti e misfatti della vita pubblica. Il suo blog è www.antoniogaldo.it, mentre per ulteriori informazioni sulla “filosofia del non-spreco” di cui tratta il suo libro più recente, Non sprecare (Einaudi, 2008), è attivo il sito www.nonsprecate.it

Filippo Preziosi Direttore tecnico di Ducati Corse dal 1999, ha curato la progettazione e lo sviluppo della moto e del motore 999 per il Campionato mondiale Superbike e della Desmosedici, che a 33 anni dall’ultimo successo di una casa italiana ha portato la squadra bolognese a vincere il titolo mondiale MotoGP. Dal 2003 ha assunto l’incarico di direttore generale della Ducati Corse e, nel 2008, gli è stato conferito il premio internazionale “Intelligenza Coraggiosa - Coraggio Intelligente” istituito dalla Fondazione club mille miglia “Franco Mazzotti”.

Antonio Sofi Ph.D. in sociologia della comunicazione, è consulente politico ed esperto di nuovi media. Insegna all’Università di Firenze e dal 2003 cura Webgol.it, che nel 2007 è stato premiato come miglior blog giornalistico. Nel 2007 ha fondato Spindoc.it, magazine online sulla comunicazione politica. Scrive di culture digitali, politica e nuovi media per DNews, EPolis, Apogeonline, Chip & Salsa e altri.

Nick Veasey Le opere di questo fotografo londinese sono esposte nelle gallerie di tutto il mondo (solo nel 2008 è passato dalla David Gallery di Culver City, in California, alla Millenia fine art di New York e Orlando) ma sono state scelte anche per il packaging di prodotti come la Creative Suite Adobe 1. Vincitore del secondo premio PX3 – Prix de la photographie Paris nella sezione “Nature pro” e di una nomination Ipa Lucie come Fotografo internazionale dell’anno nel 2008, è noto a livello internazionale per le straordinarie immagini che realizza grazie alla tecnologia raggi x.


Nota dell’editore

006

Il dibattito pubblico sulle crescenti difficoltà attraversate dal modello economico occidentale ha oggi focalizzato la propria attenzione su un nodo cruciale, forse il cuore stesso del problema: la mancanza di un’analisi lucida del percorso intrapreso negli ultimi cinquant’anni dai paesi industrializzati, un’analisi da cui possa nascere una proposta di superamento condivisa con l’intera società. La nostra contemporaneità è infatti caratterizzata da una frammentazione sociale ed economica, e sembra non trovare il suo indispensabile elemento di unità e coesione. I nuovi media offrono in questo senso un contributo decisivo: essi non solo disegnano un nuovo sistema economico, ma sviluppano una diversa attitudine conoscitiva e produttiva, creando e supportando un forte legame sociale fra produttori e consumatori. Un esempio di quanto questo ciclo sia ormai parte integrante del mercato è il processo che ha favorito la nascita di Android, il software per telefonia mobile di Google, risultato concreto e tangibile della collaborazione online e del moderno metodo della condivisione dell’informazione. Dialogo, confronto costante, curiosità, mediazione e comunicazione trasparenti: sono questi gli elementi che oggi cambiano molte abitudini, influenzano positivamente i processi decisionali (singoli e collettivi) e soprattutto promuovono una nuova cultura, una nuova economia e nuove iniziative realmente democratiche. Tali dinamiche produttive riescono a coniugare la conoscenza del passato con le scoperte del presente, e offrono le possibili soluzioni ai problemi che la società si trova ad affrontare, come quelli legati a uno sviluppo economico attento all’ambiente.

Editoriale

In questo numero abbiamo cercato, a partire da questa chiave di lettura che incrocia il fenomeno del “social network”, di mostrare come la scienza si possa leggere attraverso linguaggi diversi. L’arte, ad esempio, con le splendide immagini ai raggi x di Nick Veasey, oppure lo sport, attraverso un’incursione presso una delle più gloriose e storiche case motociclistiche italiane. La diffusione esponenziale della cultura e delle opinioni rende possibili indagini realistiche e non ideologiche, e in questo filone si colloca l’importante contributo sull’economia sostenibile a firma di Zhores Alferov, premio Nobel nel 2000 per la fisica nonché autorità mondiale nel settore della ricerca sull'energia solare. Due nuove rubriche, Connect the dots e Passepartout, approfondiscono ulteriormente lo sguardo ampio e curioso che ha caratterizzato sin dal primo numero il nostro approccio, chiudendo il primo anno di “Oxygen” per iniziarne un altro che avrà ulteriori elementi di novità. Individualmente o riuniti in collettività, stiamo costruendo un paradigma diverso, ancora in via di assestamento: continuiamo a credere che la scienza e il suo metodo conoscitivo siano elementi imprescindibili di questo processo. Vittorio Bo, presidente Codice Edizioni

Il mondo ha sempre più bisogno di energia: soprattutto le economie in via di sviluppo ne chiedono sempre di più per ridurre il divario con il mondo industrializzato. L’Agenzia internazionale dell’energia1 (Aie) ha stimato che, entro il 2030, la domanda mondiale di energia primaria aumenterà del 45%. I combustibili fossili continueranno ad avere un ruolo primario coprendo l’80% del fabbisogno, ma saranno le fonti rinnovabili a registrare uno straordinario incremento. L’energia prodotta con la forza del vento, dell’acqua e del sole può contare su una disponibilità diffusa, non condizionata dai rischi della geopolitica, ed è ricca di potenzialità innovative: spesso è frutto di tecnologie ancora giovani che promettono ampi margini di miglioramento. In un quadro di crescita costante dei prezzi dei combustibili fossili e in presenza di regole sempre più stringenti che introducono limiti all’emissione di gas a effetto serra, il progresso tecnologico sta rendendo le fonti rinnovabili sempre più competitive. Da anni le fonti rinnovabili costituiscono uno dei pilastri su cui poggia la strategia di Enel, in Italia e negli altri 212 paesi del mondo in cui produciamo energia. Esse costituiscono un elemento imprescindibile nel ventaglio di opzioni che oggi abbiamo a disposizione per assicurare energia in abbondanza, a un buon prezzo e rispettosa dell’ambiente a oltre 52 milioni di clienti. Ricordo brevemente alcuni numeri: se consideriamo anche i grandi impianti idroelettrici e la nostra partecipazione in Endesa, oggi Enel ha circa 30mila MW di potenza installata rinnovabile; lo scorso anno abbiamo prodotto da questa fonte 67,13 TWh, circa un quarto della nostra produzione totale. Con le sue dimensioni di scala e l’ampia diversificazione geografica, oggi Enel è una multinazionale forte di una leadership mondiale nel business

1 Iea WEO 2008. 2 Il dato comprende El Salvador, dove operiamo con

la società La Geo, non consolidata a bilancio Enel. 3 Elaborazione Enel – dati proforma 2007 con Endesa

delle fonti rinnovabili. In termini di CO2 evitata, il nostro parco di generazione da fonte rinnovabile “vale” 50 milioni4 di tonnellate l’anno. A questo patrimonio di tecnologie e conoscenze si aggiunge l’impegno di Enel per la ricerca e l’innovazione tecnologica. Il progetto strategico Ambiente e Innovazione vede Enel impegnata sulle frontiere della cattura e sequestro della CO2; della produzione da idrogeno; del solare innovativo e del solare termodinamico; della mobilità attraverso l’auto elettrica; della generazione distribuita e delle “smart grids”, oggi resa possibile grazie ai contatori elettronici, che, come i 30 milioni messi in servizio in Italia, stiamo installando anche all’estero. Per ognuno di questi filoni di ricerca, abbiamo messo in cantiere impianti e progetti pilota con l’obiettivo di compiere concreti passi in avanti verso la produzione di energia su scala industriale a zero emissioni, l’efficienza e il risparmio energetico. Con queste credenziali vogliamo crescere ancora e consolidare la nostra leadership nella produzione di energia con la forza del sole, del vento, dell’acqua e del calore della Terra. Per valorizzare le nostre attività in questo campo abbiamo deciso di dar vita a una nuova divisione interamente dedicata alle fonti rinnovabili, Enel Green Power. La nuova società partirà con una dote di circa 4.300 MW di capacità installata in Europa e nel continente Americano con un importante programma di investimenti che incrementerà sostanzialmente la capacità installata nei prossimi anni ottimizzando il mix tecnologiapaese, valorizzando al meglio la leadership su alcune tecnologie, come il geotermico, e crescendo fortemente su altre, quali l’eolico e il solare. Abbiamo inoltre in programma l’apertura di una quota di minoranza del capitale di questa nuova realtà a quanti vorranno investire con noi su un futuro di energia abbondante, a costi competitivi e rispettosa dell’ambiente. Fulvio Conti, amministratore delegato Enel

consolidata al 67,05%, OGK-5 100%. I dati sono al netto delle cessioni a E.On. 4 Elaborazione Enel – calcolo effettuato sulla base produzione rinnovabile proforma 2007 come indicato in nota 3.

007


L’Islanda produce il 100% della sua elettricità da fonti rinnovabili: il 19% è garantito dalla forza dell’acqua e il restante 81% da geyser e da altre manifestazioni geotermiche.

I più grandi produttori di biomasse liquide al mondo sono l’Olanda con 1,66 TWh e la Germania con 1,31 TWh.

La Danimarca ha registrato il più alto tasso di crescita nella produzione da fonti rinnovabili dal 1990, con il 13,3% annuo.

Passepartout – Energie rinnovabili

Passepartout

Energie rinnovabili

Il Canada è il più grande produttore al mondo di energia idroelettrica (355,4 TWh nel 2006, quasi pari alla produzione complessiva di elettricità in Italia). Al secondo e al terzo posto ci sono rispettivamente Stati Uniti (291,9 TWh) e Norvegia (119,4 TWh).

Gli Stati Uniti producono il 36,1% di energia con biomasse solide, e hanno raggiunto i 41,8 TWh nel 2006 (con un forte distacco sul secondo in classifica, il Giappone con 15,1 TWh). Gli Stati Uniti sono anche il più grande produttore di energia elettrica ottenuta da rifiuti biodegradabili – che rappresentano l’1,7% della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili – con 9,7 TWh l’anno, pari al 36,1% della produzione Oecd 2006.

Fonte: Renewables Information 2008, International energy agency (Iea)

Fra il 1990 e il 2006 la Turchia ha raddoppiato la propria produzione di elettricità da fonti rinnovabili, passando da 23,2 a 44,5 TWh – pari ai consumi dell’Italia settentrionale nel complesso. Avendo però anche quasi triplicato la produzione totale di energia (da 57,5 a 176,3 TWh), di fatto ha ridotto la quota delle rinnovabili dal 40,4% al 25,3%.

La produzione di energia geotermica è aumentata dell’1,8% l’anno tra il 1990 e il 2006. Anche se gli Stati Uniti rimangono il maggiore produttore a livello mondiale (con i loro 16,6 TWh nel 2006 hanno fornito il 43,5% dell’energia geotermica dei paesi Oecd; seguono il Messico, con 6,7 TWh, e l’Italia con 5,5 TWh), è il Portogallo ad aver registrato la maggiore crescita nel settore: +21% l’anno, pari a 12 volte la media mondiale, passando da 0,004 a 0,085 TWh di produzione annua dal 1990 al 2006. Il Portogallo ha anche visto il più alto tasso di crescita nel settore eolico: 64,7% annuo nel periodo 1990-2006, portando la produzione da 0,001 a 2,9 TWh.

La Germania è il più grande produttore di biogas dell’Unione Europea (con 6,16 TWh di elettricità generata nel 2006) e può vantare la maggiore capacità installata di centrali eoliche: i suoi parchi rappresentano il 32,3% della capacità dei paesi Oecd (seguono Spagna, Stati Uniti e Danimarca). Inoltre, nel settore del solare fotovoltaico, registra la più forte crescita tra i paesi dell’Unione Europea, che è in testa fra le aree che maggiormente hanno contribuito al crescente ricorso a questa tecnologia negli ultimi anni (a livello mondiale la produzione di energia solare è cresciuta di quasi 140 volte dal 1990 al 2006). La Francia è il maggiore produttore di energia elettrica dal moto delle maree con 0,519 TWh prodotti nel 2006. Il secondo è il Canada, con appena 0,031 TWh.

L’Italia produce quasi il 16% della sua energia con le fonti rinnovabili. Di questa quota, circa il 5% è garantita da geotermia, solare ed eolico. Quest’ultimo ha registrato la crescita più forte in termini di capacità installata: i parchi eolici sono aumentati quasi del 50% annuo nel periodo 1990-2006. Sul territorio nazionale sono installati 866mila metri quadri di specchi solari, equivalenti a circa il doppio della superficie di Città del Vaticano.

In Corea del Sud la produzione di energia da fonti rinnovabili è pari ad appena l’1% del totale e registra un tasso di crescita annuo addirittura negativo (-10,2%). Tuttavia, se consideriamo solo le “nuove” fonti rinnovabili (sole, acqua, vento, rifiuti e così via, escludendo l’idroelettrico), il tasso di crescita diventa positivo e raggiunge addirittura i primi posti nella classifica mondiale (33,8% l’anno).

009


Qualcosa di nuovo sotto il sole

di Zhores Alferov

Il premio Nobel per la fisica nel 2000 ci racconta come gli scienziati hanno cambiato idea sul nucleare, come i ricercatori hanno passato gli ultimi decenni a raggiungere obiettivi di efficienza (solo per spostare il traguardo ancora più in là) e come, in futuro, potremmo risolvere il problema dell’energia.

Nel 1905, Albert Einstein pubblicò quattro paper che avrebbero completamente cambiato la comprensione della fisica. Tra di essi il più importante era forse il saggio che spiegava, per così dire, l’equivalenza tra energia e massa. Durante la seconda metà del ventesimo secolo l’uso della fissione nucleare per produrre energia divenne una questione molto importante; di fatto, rappresentava una reale dimostrazione della relazione tra massa ed energia. In seguito alla tragedia di Chernobyl nel 1986, tuttavia, buona parte dell’opinione pubblica rifiutò ogni tipo di applicazione concreta di questa scoperta. Allo stesso tempo negli ultimi vent’anni il consumo di energia è aumentato enormemente. Così, oggi ci troviamo di fronte a una serie di problemi: come possiamo produrre energia a sufficienza per soddisfare una domanda in continuo aumento? Come sostituiremo risorse come il petrolio, il gas naturale e il carbone (o anche l’uranio 235, necessario per la produzione termonucleare) quando – in un momento non ben identificato, tra decenni o secoli – cominceranno a scarseggiare e infine si esauriranno? Come possiamo ridurre le emissioni di gas serra, che hanno giocato un ruolo importante nei fenomeni di cambiamento climatico e riscaldamento globale? Vari gruppi di scienziati hanno discusso di questi argomenti per molto tempo; oggi, però, tutto il mondo è consapevole della questione energetica, che è diventata tangibile e necessita 1

di essere affrontata nell’unico modo possibile: sviluppando nuove fonti di energia. Un reattore termonucleare tutto nostro

Nel 1951, Andrei Sakharov e Igor Tamm progettarono un promettente sistema per creare energia all’interno di un reattore a fusione termonucleare controllato, che chiamarono “tokamak”. Il nome è un’abbreviazione di “toroidalnaya kamera s magnitnymi katushkami” ovvero, tradotto dal russo, “camera toroidale con spirali magnetiche”. Nel 1968, alla terza Conferenza internazionale sulla fisica del plasma e sulla fusione nucleare controllata, a Novosibirsk, gli scienziati sovietici stupirono i ricercatori inglesi e statunitensi annunciando i risultati che avevano raggiunto con il tokamak; non appena fu superato l’iniziale scetticismo, la maggior parte dei programmi di ricerca sulla fusione di tutto il mondo passò rapidamente a dispositivi dello stesso tipo. Quando i giornalisti chiesero quanto tempo sarebbe passato prima di vedere le prime applicazioni di tipo industriale della loro scoperta, gli scienziati risposero che ci sarebbero voluti vent’anni. Sette anni dopo, a un’altra conferenza simile, i giornalisti posero la stessa domanda, e la risposta fu di nuovo “Tra vent’anni”. Quando i giornalisti protestarono che il lasso di tempo previsto era lo stesso di quasi dieci anni prima, gli scienziati non poterono fare altro che rispondere “Vedete, dunque, che non abbiamo cambiato idea”.


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Se chiedeste la stessa cosa ai ricercatori che operano oggi nel campo dell’energia nucleare, è probabile che la loro risposta sarebbe “Tra cinquant’anni”. In un certo senso, hanno cambiato idea. Del resto nessuno poteva pensare che lo sviluppo di una nuova fonte energetica si sarebbe risolto in tempi brevi o con un investimento esiguo. Si tratta di un progetto complesso e costoso e – sebbene l’interesse dell’opinione pubblica per la questione possa motivare i politici a cercare strade percorribili – non possiamo sottovalutare il fatto che, oggigiorno, alla comunità scientifica viene chiesto di trovare soluzioni che siano ecologiche, oltre che efficienti. I ritardi potrebbero aumentare mano a mano che i materiali e la costruzione di prototipi sperimentali raggiungeranno livelli di complessità sempre più alti. Secondo le stime dell’International energy agency, nel 2030 i consumi energetici della popolazione mondiale si divideranno tra le diverse fonti all’incirca nelle stesse proporzioni registrate nel 2000: il fabbisogno sarà coperto dal petrolio per il 37%, dal carbone per il 24%, dal gas naturale per il 28%, dall’energia nucleare per il 5%, dall’idroelettrico per il 2% e da altre fonti per il rimanente 4%. Il fatto che in questo scenario i numeri siano gli stessi di oggi potrebbe apparire rassicurante, ma il problema è che, se davvero le cose resteranno come sono fino al 2030, in seguito la nostra politica energetica dovrà cambiare drasticamente. A pensarci bene, tuttavia, l’umanità ha già un reattore termonucleare che le ha fornito energia in tutta sicurezza per oltre sei miliardi di anni, senza rilasciare sostanze contaminanti nell’ecosistema: si tratta, ovviamente, del Sole. È solo una stella di medie dimensioni e media potenza, ma è la nostra stella, ed è a disposizione di tutti gli abitanti del pianeta. Per questo, nel lungo periodo, l’energia solare

dovrebbe rappresentare una delle direzioni principali verso cui muoversi per sviluppare fonti energetiche alternative. Da 1 a 35%

Il fenomeno fotovoltaico ci permette di convertire la luce del sole direttamente in elettricità. Fu scoperto nel 1839 da Alexandre-Edmond Becquerel (padre del premio Nobel del 1903 Henri Becquerel, che scoprì la radioattività). Nel 1877 due scienziati inglesi, W.G. Adams e R.E. Day, osservarono l’effetto fotovoltaico in un particolare semiconduttore: il selenio allo stato solido. Nel 1883 Charles Fritts inventò e costruì la prima cella fotovoltaica rivestendo il selenio con un sottilissimo strato d’oro, per formare le giunzioni: questo dispositivo rappresentò una straordinaria innovazione, ma offriva un’efficienza pari appena all’1%. Questo significa che solo l’1% della luce solare che lo colpiva era convertito in elettricità. Solo nel 1954 i ricercatori dei Bell Laboratories scoprirono per caso che il silicio, “drogato” con determinate impurità, diventava estremamente sensibile alla luce; furono così in grado di produrre la prima cella fotovoltaica efficiente al 6%. Proprio come le prime centrali nucleari furono costruite solo dopo che Stati Uniti e Unione Sovietica avevano investito pesantemente nei rispettivi programmi di ricerca sulle armi nucleari, e come spesso accade per le innovazioni scientifiche, lo sviluppo di tecnologie per l’energia solare ricevette un forte impulso dallo studio sulle loro possibili applicazioni militari. Lo Sputnik 3 e il Vanguard 1 (entrambi lanciati in orbita nel 1958) adottarono celle fotovoltaiche le quali, tuttavia, testimoniavano in termini di efficienza un ridotto progresso rispetto ai modelli precedenti. Aumentare l’efficienza delle celle fotovoltaiche è sempre stato l’obiettivo principale dei ricercato-

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ri in questo campo. La concentrazione ha permesso agli scienziati di stimare che potremmo arrivare al 25-27% di efficienza nel prossimo decennio circa, ma quello sembra essere il limite che si potrà raggiungere con tale tecnologia. Nel 1970 io e il mio team scoprimmo le eterostrutture, che aumentarono immediatamente il margine di miglioramento per le celle fotovoltaiche: studiando attentamente la giusta combinazione di materiali, infatti, è possibile assorbire più luce solare da convertire in fotovoltaggio. Negli anni ottanta le migliori celle fotovoltaiche costruite impiegando arseniuro di gallio (GaAs) superarono in termini di efficienza i modelli al silicio, e nel decennio seguente le celle di tipo GaAs diventarono le più comuni negli impianti fotovoltaici per applicazioni satellitari. Un’altra tecnologia sviluppata per aumentare l’efficienza fu quella delle celle fotovoltaiche multigiunzione. Il fatto è che ogni tipo di semiconduttore ha una banda proibita (ovvero un intervallo di energia interdetto agli elettroni) diversa e quindi, in parole povere, assorbe con la massima efficienza solo la luce di un certo colore (o, più precisamente, assorbe solo la radiazione elettromagnetica di una parte dello spettro). Pertanto, utilizzando giunzioni con bande proibite diverse all'interno dello stesso dispositivo è possibile convertire in energia più parti dello spettro solare allo stesso tempo. Ovviamente i semiconduttori vengono

selezionati attentamente in modo da assorbire lo spettro solare quasi al completo, per generare elettricità dalla maggior quantità di energia solare possibile. Le celle fotovoltaiche multigiunzione sono così in grado di convertire lo spettro solare con un livello d'efficienza che, in teoria, potrebbe arrivare a superare il 50%. In poco tempo le celle a giunzione doppia o tripla raggiunsero e superarono tassi di efficienza del 30%. Il record oggi è del 40,8%, cioè viene convertito in elettricità il 40,8% della luce che colpisce un particolare dispositivo fotovoltaico sperimentale (una cella a tripla giunzione) costruito dagli scienziati del National renewable energy laboratory (Nrel) del Dipartimento dell'energia americano. Ancora una volta c'è un limite teorico da raggiungere: per le celle solari basate sui semiconduttori composti III-V è pari al 45-47% circa. Naturalmente se ci fossero nuove scoperte in questo settore potremmo fare ulteriori passi avanti, ma oggi la produzione di celle fotovoltaiche su vasta scala si è assestata su tassi di efficienza pari al 35%. Un futuro di sole

Per costruire batterie solari basate su eterostrutture di semiconduttori, gli scienziati oggi devono sfruttare praticamente tutte le scoperte fatte nel campo delle tecnologie di questi materiali. Ma questi ultimi stanno diventando sempre più

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cari. Occorre tenere presente che la tecnologia che sta dietro le celle fotovoltaiche diventa molto complicata quando si vogliono implementare tutti i modi che abbiamo a disposizione per migliorarne l'efficienza. E, sfortunatamente, diventa anche molto costosa: c'è una sorta di trade-off tra spesa contenuta e alta resa, che i ricercatori si sforzano di ottimizzare. Ad esempio, una cella fotovoltaica a tripla giunzione è già molto più complessa rispetto a una a giunzione singola, eppure sarebbe conveniente – una volta che saranno sviluppate e testate a sufficienza – produrre modelli con quattro, cinque, anche sei giunzioni. Invece, secondo i calcoli che si sono fatti, andare oltre le sei giunzioni comporterebbe un incremento di efficienza limitato, insufficiente a giustificare l'investimento necessario. L'efficienza teorica massima di una cella a sei giunzioni sarebbe superiore al 60%, e si potrebbe raggiungere in tempi relativamente brevi. Certo, le applicazioni terrestri su larga scala delle celle fotovoltaiche basate su eterostrutture di semiconduttori sono appena agli inizi. Ma secondo le leggi della termodinamica, a partire dal buon vecchio ciclo di Carnot, dovrebbero poter raggiungere un limite teorico del 93%. In realtà, se si calcola il limite di efficienza reale prendendo in considerazione i diversi semiconduttori a nostra disposizione, quel tasso scende a circa l'87%, ma si tratta comunque di

un risultato straordinario, che un giorno potremmo raggiungere. Come possiamo arrivare a quel traguardo, a partire dal 40,8% che abbiamo ora? Sono convinto che in dieci o vent'anni l'efficienza delle celle fotovoltaiche potrà salire al 50, forse al 55%. Ma come faremo ad andare oltre? Gli scienziati si stanno muovendo in diverse direzioni per cercare di superare i limiti attuali. Una di esse ruota intorno a un’idea piuttosto vecchia, in realtà: quella delle celle solari a banda intermedia. Una cella solare a banda intermedia (o Ibsc, acronimo dell’inglese “intermediate band solar cell”) mira a utilizzare l’assorbimento in due stadi dei fotoni del sub-bandgap attraverso una banda intermedia semiriempita situata nell’intervallo dei semiconduttori: l’assorbimento di un fotone eccita un elettrone dalla banda di valenza alla banda intermedia, mentre l’assorbimento di un secondo fotone di subbandgap pompa un elettrone dalla banda intermedia alla banda di conduzione. Un’implementazione concreta delle Ibsc consiste nell’usare i punti quantici. Visto che un punto quantico è in grado di produrre un livello elettronico all’interno di un semiconduttore ospite, si pensa che una struttura di punti quantici stratificati possa produrre una banda intermedia. I materiali usati per le Ibsc hanno un banda intermedia semiriempita (o metallica) vicina al

1 — 5 Le immagini di questo articolo sono foto scattate dal telescopio spaziale Hubble.


Qualcosa di nuovo sotto il sole

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centro della banda proibita del semiconduttore. Oltre alla convenzionale promozione degli elettroni dalla banda di valenza a quella di conduzione per l’assorbimento di un fotone ad alta energia, si può realizzare la promozione da/per la banda intermedia alla banda di conduzione per mezzo di un fotone a bassa energia. Questo effetto “a tre fotoni” assicura un uso migliore dell’intero spettro solare. Si è stimato che la massima efficienza così raggiungibile da ogni cella fotovoltaica a giunzione singola è pari al 63%, con una cella del bandgap di 1,95 eV con il livello della banda intermedia di Fermi localizzata a 0,71 eV da una delle bande. Grazie ai punti quantici, gli scienziati dovrebbero essere in grado di creare un materiale che può essere usato per questa banda intermedia. In teoria, questo è il modo per costruire un dispositivo efficiente che si possa definire semplice in termini sia di struttura sia di tipo di cella. I ricercatori stanno anche considerando l’idea di celle a bandgap livellato. Di nuovo, questa non è un’idea di origine recente: mi sembra che sia stata proposta per la prima volta nel 1957. A un livello di eccitazione alto, al quale la quantità di coppie di buchi elettronici generati è più alta della quantità di portatori maggioritari, le celle a bandgap livellato potrebbero incrementare l’efficienza sfruttando la conservazione dell’energia di trasporto. Se l’eterostruttura della cella ha un gradiente di energia bandgap (∆Eg), la

riduzione di Eg dalla superficie frontale causerà un incremento addizionale del voltaggio dovuto alla separazione dell’elettrone e dai buchi generati dai fotoni di differenti energie nelle diverse parti dello strato del bandgap livellato. Per sfruttare questo effetto, sarà necessario avere nuovi materiali semiconduttori dotati di proprietà speciali. Ma le deboli strutture del pozzo/punto quantico dimensionale aprono la strada alla preparazione di questi materiali e quindi alla costruzione di nuove celle fotovoltaiche. Per questo sono convinto che i sistemi di concentrazione solare potranno, a un certo punto nei prossimi vent'anni, produrre elettricità a costi competitivi (un KWh scenderà al di sotto di 0,1 dollari in tempi relativamente brevi). Il costo delle celle è destinato a ridursi fino a diventare trascurabile e, entro il 2030, la capacità dell'Occidente di produrre elettricità a partire dal Sole sarà enormemente più grande, anche tralasciando gli attuali sviluppi nel campo delle celle multigiunzione. Dunque, se mi chiedete se la conversione di energia solare sarà una delle possibili soluzioni per la questione energetica in futuro, la mia risposta è sì, ma certamente ci vorrà ancora molto tempo.

Questo articolo è basato sulla relazione presentata dall'autore nell'ambito della terza conferenza mondiale The Future of Science, "The Energy Challenge", Venezia, 1922 settembre 2007.


Rubrica

Meduse da Nobel

Rubrica

illustrazione di Julia Guther

La proteina fluorescente verde (Gfp) è valsa agli scienziati Osumu Shimomura, Martin Chalfie e Roger Y. Tsien il premio Nobel per la chimica di quest’anno. Shimomura era stato il primo a osservare la Gfp nelle meduse nel 1962, e aveva scoperto che diventava fluorescente sotto la luce blu e ultravioletta. Grazie a questa sua proprietà, la Gfp iniettata negli esseri umani ha permesso ai ricercatori di illuminare le cellule tumorali e seguire lo sviluppo del morbo di Alzheimer, rivelandosi uno degli strumenti più importanti per la bioscienza contemporanea.

Tutti i Nobel 2008 sono presentati nelle pagine seguenti


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Un posto nella storia

di Marcella Miriello

Nel 2008, come ogni anno dal 1901, diciotto accademici si sono ritrovati al Palazzo della Borsa di Stoccolma per decretare i vincitori del riconoscimento più prestigioso al mondo. I giurati conferiscono alle più grandi personalità del nostro tempo i premi Nobel per la fisica, la medicina, la chimica, la letteratura, la pace e l’economia.

Per la scoperta dei meccanismi della rottura spontanea della simmetria nella fisica subatomica

Fisica | Yoichiro Nambu, Makoto Kobayashi, Toshihide Maskawa

Modello tridimensionale del virus del papilloma umano o Hpv (acronimo di “human papilloma virus”)

Una terna tutta giapponese si è aggiudicata il Nobel per la fisica. Makoto Kobayashi e Toshihide Maskawa hanno conquistato il premio insieme a Yoichiro Nambu, naturalizzato cittadino statunitense. Quest’ultimo, nato nel 1921, lavora nell’Istituto dell’Università di Chicago dedicato a Enrico Fermi, ed è stato premiato per le ricerche sull’asimmetria. Makoto Kobayashi e Toshihide Maskawa, invece, dividono l’altra metà del premio per la scoperta dell’origine dell’asimmetria come predizione dell’esistenza di almeno tre famiglie di quark. Kobayashi, nato nel 1944, opera all’interno della Kek (High energy accelerator research organization) di Tsukuba, mentre Maskawa lavora nell’Istituto di fisica teorica dell’Università di Kyoto. I loro studi sono considerati il primo mattone della teoria di riferimento della fisica delle particelle, il cosiddetto Modello standard, che descrive tutte le particelle elementari finora note e tre delle quattro forze fondamentali: le interazioni forti, le forze elettromagnetiche e le forze deboli. Una teoria che rappresenta un vero e proprio pilastro della fisica delle particelle, e che finora è stata quasi completamente confermata. Manca all’appello soltanto una particella: il bo-

sone di Higgs, previsto dal Modello standard ma non ancora osservato, che spiega l’esistenza della massa ed è indicato spesso come “la particella di Dio”. Potrebbe essere visto per la prima volta grazie al più grande acceleratore di particelle del mondo, il Large hadron collider (Lhc) del Cern di Ginevra, la cui attività ha però subito, per il momento, una battuta d’arresto. A settembre, infatti, un problema elettrico fra due magneti e una fuoriuscita di elio dal sistema di raffreddamento del super acceleratore ha bloccato temporaneamente gli esperimenti. La più grande simmetria infranta della natura è quella che sta all’origine del cosmo così come lo osserviamo. Con il Big Bang, avvenuto circa 14 miliardi di anni fa, venne creata verosimilmente tanta materia quanta antimateria. Se ci fosse stata perfetta uguaglianza, particelle e antiparticelle si sarebbero annichilate. Ma tale fenomeno non è avvenuto, lasciando sopravvivere la materia fino a formare l’universo che oggi osserviamo e di cui facciamo parte. La ragione del perché si sia infranta la simmetria iniziale è ancora sconosciuta, ma gli esperimenti al Cern, che dovrebbero riprendere al più presto, potrebbero svelare il mistero.

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Un posto nella storia

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Per aver postulato un ruolo per il virus del papilloma umano nel cancro della cervice (Hpv)

Per aver scoperto il virus dell’immunodeficienza umana (Hiv)

Medicina | Harald zur Hausen, Francoise Barré-Sinoussi, Luc Montagnier

Il comitato del Karolinska Institutet ha premiato quest’anno gli sforzi compiuti in campo medico su virus responsabili di gravi epidemie nella popolazione mondiale: il papilloma virus e l’Hiv. Gli scopritori sono tre scienziati europei, che si sono aggiudicati il Nobel 2008 per la medicina: il tedesco Harald zur Hausen da una parte e i francesi Francoise Barré-Sinoussi e Luc Montagnier dall’altra. Zur Hausen, “sfidando il dogma corrente”, come si legge nella motivazione dell’Accademia di Stoccolma, ha mostrato un chiaro legame tra una malattia trasmissibile per via sessuale, il papillomavirus (Hpv, Human papilloma virus), e l’insorgenza di circa il 5% dei casi di cancro alla cervice. Le ricerche di Hausen non hanno solo identificato i meccanismi della carcinogenesi causata dall’Hpv, ma hanno anche permesso lo sviluppo di vaccini che combattono l’infezione e la trasmissione del virus. Barré-Sinoussi e Montagnier, invece, sono stati premiati per “aver scoperto l’Hiv”, si legge nelle motivazioni del premio. “La produzione virale è stata identificata nei linfociti dei pazienti con linfonodi allargati nei primi stadi dell’immuno-

deficienza acquisita, e nel sangue di pazienti con la malattia in fase avanzata”. L’Hiv distrugge il sistema immunitario a causa della massiccia replicazione del virus e del danno cellulare ai linfociti. La scoperta dei due scienziati francesi ha aperto la strada “alla comprensione della biologia della malattia e al suo trattamento”. Le tappe che hanno portato all’assegnazione di questo Nobel, nell’aria già da diversi anni perché relativo a una delle più terribili malattie che hanno segnato i nostri tempi, nascondono però dietro le luci dei riflettori e gli applausi scroscianti di Stoccolma una storia che ha tinte abbastanza fosche. Già cinquantenne, nel 1982 Montagnier venne chiamato dal dottor Willy Rozenbaum, medico dell’Hopital Bichat di Parigi, per trovare il bandolo della matassa di una nuova, terribile sindrome che mieteva vittime soprattutto negli ambienti gay e tra i tossicodipendenti. Il virologo francese non sapeva che stava per scoprire il virus del secolo. Un anno dopo l’équipe di Montagnier, grazie a una biopsia al linfonodo di uno dei pazienti di Rozenbaum, scoprì il virus, che fu chiamato Lav. La scoperta fu confermata nel 1983 da un team americano guidato da Robert Gallo, che in un certo senso “riscoprì” il virus battezzandolo Hiv.

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Da qui prese le mosse una disputa non solo lessicale e scientifica, ma economica e politica tra i due gruppi di ricerca: si scoprì che il virus di Gallo era stato identificato su un vetrino prestatogli dallo stesso Montagnier, e proveniente dal medesimo paziente. Eppure, nel 1984 il Ministero della sanità americano dichiarò solennemente che la scoperta del virus dell’Aids era da attribuire esclusivamente al professor Gallo. I francesi non tardarono a rispondere, e citarono in giudizio addirittura il National Insitute of Health. Gli interessi economici che si celavano dietro questa scoperta erano elevatissimi: in gioco c’era il possibile sfruttamento commerciale della scoperta. Alla fine furono Chirac e Reagan, nel 1987, a regolare a livello istituzionale la “guerra dell’Aids”: le royalties sarebbero state divise a metà tra i due ricercatori, che avrebbero condiviso il titolo di “scopritore dell’Aids”. Ma da quando nel 1990 si seppe che il virus di Gallo proveniva dai laboratori francesi, è opinione comune assegnare la scoperta al solo Montagnier, pur senza nulla togliere al lavoro di ricerca di Gallo e della sua équipe. Da alcuni anni i due scienziati lavorano insieme, proprio al progetto di un vaccino contro l’Hiv, destinato soprattutto a debellare la malattia in Africa.


Un posto nella storia

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Per la scoperta e lo sviluppo della proteina fluorescente verde Gfp

Chimica | Osamu Shimomura, Martin Chalfie, Roger Y. Tsien

Il Nobel per la chimica del 2008 è stato assegnato a tre scienziati statunitensi per la scoperta della proteina Gfp (acronimo dell’inglese “Green fluorescent protein”), responsabile della fluorescenza della medusa Aequorea victoria, e per il suo utilizzo nello studio dei processi biologici. Un riconoscimento che premia, quindi, la capacità della chimica di essere un flusso che attraversa tutti i settori scientifici, dalla biologia alla fisica fino alle neuroscienze. I tre studiosi insigniti del Nobel sono Osamu Shimomura, che ha isolato per primo la proteina, Martin Chalfie, che ha dimostrato la possibilità di usare la Gfp come marcatore genetico in diversi fenomeni biologici, e Roger Y. Tsien, che ha permesso una comprensione più approfondita del meccanismo. Shimomura, Chalfie e Tsien lavorano negli Stati Uniti, e a ognuno di essi spetta un terzo del premio, il cui ammontare è di dieci milioni di corone svedesi (oltre un milione di euro). Osamu Shimomura, nato nel 1928, fa parte del Laboratorio di biologia marina di Woods Hole; Martin Chalfie, nato nel 1947, lavora alla Columbia University di New York; il più giovane, Roger Tsien, nato nel 1952, lavora all’Università della California a San Diego.

Autore di nuove sperimentazioni, avventure poetiche e di sensuale estasi; esploratore di un’umanità che va oltre e nel profondo della civiltà imperante

Letteratura | Jean-Marie Gustave Le Clézio

Shimomura è stato il primo a isolare la proteina dalla medusa Aequorea victoria e ad accorgersi della sua singolare proprietà di emettere una luce verde se investita dai raggi ultravioletti. Successivamente Chalfie ha intuito che la proteina fluorescente verde sarebbe stata uno strumento straordinario utile a marcare ed etichettare altre proteine, e comprendere così alcuni fenomeni biologici come lo sviluppo delle cellule nervose nel cervello o la crescita delle cellule tumorali. Grazie a Tsien, infine, è stato possibile capire il meccanismo che rende la proteina fluorescente.

È stata forse la sorpresa più grande del 2008. Jean-Marie Gustave Le Clézio, nato nel 1940 a Nizza, è autore di saggi, romanzi e racconti che affrontano i delicati temi della Shoah, ma anche i miti indiani e i vasti panorami di Africa e Oceania, sua grande passione di sempre. Nonostante la Francia lo abbia definito già nel 1994 il suo più grande scrittore vivente, in Italia le sue opere, a parte quelle degli esordi (alcune introvabili), sono pubblicate da piccole case editrici come Due Punti e Instar Libri, mentre qualche altro titolo è edito da il Saggiatore. Insomma, lo scrittore francese divide e fa discutere. Gli accademici di Stoccolma lo hanno definito “autore di nuove sperimentazioni, avventure poetiche e di sensuale estasi; esploratore di un’umanità che va oltre e nel profondo della civiltà imperante”. Per quanto non molto conosciuto dal grande pubblico, Jean-Marie Le Clézio, che ha iniziato a scrivere fin da bambino, ha pubblicato il suo primo romanzo, Il verbale, a 23 anni, vincendo il premio Ranaudot. Le origini della scrittura di Le Clézio sono rintracciabili nella corrente del nouveau roman di Michel Butor, Claude Simon e Alain Robbe-Grillet, che ha indagato e percorso i temi della scrit-

tura e dell’alienazione ricorrendo anche all’utilizzo sperimentale di invenzioni formali e tipografiche. Alla fine degli anni settanta, però, si registra uno svolta stilistica decisa: la scrittura di Le Clézio si fa più matura e scorrevole, indirizzandosi verso l’autobiografia, il tema dell’infanzia e il desiderio del viaggio. I personaggi dei suoi romanzi, spesso ossessionati dalla morte, cercano di difendersi dall’aggressione del mondo moderno, contrapponendo all’eccessiva schematicità del pensiero razionalista occidentale una visione più spirituale. La rappresentazione più compiuta della sua visione armonica del mondo sono per Le Clézio gli indiani d’America, su cui ha scritto il saggio Il sogno messicano (1988). Tra le altre sue opere ricordiamo Estasi e materia (1967), la raccolta di racconti Mondo et autres histoires, e numerosi romanzi tra cui Onitsha (1991), Le due vite di Laila (1999), l’autobiografico Rèvolutions (2003) e L’Africain (2004).

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Un posto nella storia

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Per i suoi importanti sforzi, in molti continenti e per più di tre decenni, per risolvere i conflitti internazionali

Per le sue analisi sulle conseguenze degli scambi e della delocalizzazione nelle attività economiche

Pace | Martti Kalevi Ahtisaari

Economia | Paul Krugman

Ha combattuto contro la guerra in tutto il mondo. A differenza di Le Clézio, nel suo caso non ci sono stati né dubbi né contestazioni: a 71 anni, Martti Kalevi Ahtisaari, ex-presidente della Repubblica finlandese e commissario Onu per la Namibia, ha vinto il Nobel per la pace. Nella motivazione del premio si legge che per tutta la vita, sia come alto funzionario finlandese che come mediatore internazionale, spesso in collaborazione con le Nazioni Unite, Ahtisaari “ha lavorato per la pace e la riconciliazione”. Tra le crisi internazionali risolte grazie al contributo del finlandese e della sua organizzazione “Iniziativa per la gestione delle crisi” (Cmi) vengono citate l’indipendenza della Namibia nel 1989-90 e la mediazione tra il governo indonesiano e i ribelli di Aceh nel 2005. Inoltre “nel 1999 e di nuovo del 2005-07 ha cercato, in circostanze particolarmente difficili, di trovare una soluzione al conflitto in Kosovo, mentre nel 2008 ha contribuito a trovare una pacifica conclusione ai problemi in Iraq”.

Viene anche ricordato il suo contributo in Irlanda del Nord, Asia centrale e Corno d’Africa. La fondazione Nobel ha sottolineato che “Ahtisaari è un mediatore internazionale di grande rilievo”, che ha dimostrato “quale ruolo può giocare la mediazione nella risoluzione dei conflitti internazionali”. Nato il 23 giugno del 1937 a Viipuri, in Russia (oggi Vyborg), Martti Kalevi Ahtisaari si è dedicato per breve tempo all’insegnamento prima di passare, nel 1965, alla carriera diplomatica. Ambasciatore in Tanzania dal 1973 al 1976, nel 1977 è stato nominato commissario delle Nazioni Unite per la Namibia, e in seguito rappresentante speciale del Segretario generale Onu. All’inizio degli anni ottanta è rientrato nel corpo diplomatico finlandese, fino alla nomina nel 1987 a Segretario aggiunto delle Nazioni Unite. Gli anni novanta segnano il suo ritorno in Europa, e l’inizio di 15 anni di instancabile attivismo a favore della pace nei Balcani.

Il premio Nobel per l’economia è stato assegnato allo statunitense Paul Krugman. In forte polemica con la politica economica ed estera dell’amministrazione Bush (in merito soprattutto al taglio delle tasse e all’intervento militare in Iraq), l’approccio teorico di Krugman rientra in quello che viene definito neokeynesismo, corrente che in opposizione al neoliberismo è favorevole all’intervento dello stato per regolare il mercato. Il riconoscimento, ha reso noto l’Accademia Reale Svedese delle scienze, è stato attribuito all’economista per i suoi studi sugli scambi commerciali internazionali. Nato nel 1953 a Long Island, Krugman ha ottenuto nel 1991 il prestigioso riconoscimento John Bates Clark Medal dall’Associazione americana per l’economia. Attualmente insegna a Princeton (dopo una lunga permanenza al Mit di Boston), ed è editorialista del “New York Times”. Ma non solo: Krugman è anche uno dei pochi studiosi ad aver previsto con largo anticipo i rischi che hanno poi portato all’attuale crisi finanziaria. A questo proposito il titolo di un suo libro del 2001, Il ritorno dell’economia della depressione. Stiamo andando verso un nuovo ’29?, è decisamente profetico. Acceso sostenitore della sanità 5

pubblica e detrattore dell’abolizione della tassa di successione, Krugman aveva più volte sottolineato, facendo riferimento a casi di fallimento come WorldCom ed Enron, come un sistema di libero mercato non sia in grado di funzionare correttamente senza adeguati controlli. Pochi mesi dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, nei giorni in cui falliva Enron, Krugman aveva lanciato un grido d’allarme rimasto inascoltato: in un suo editoriale pubblicato sul “New York Times” si leggeva che per gli Stati Uniti la crisi finanziaria avrebbe avuto conseguenze più gravi e profonde dello stesso terrorismo.

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La molteplicità culturale della curiosità

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Niall Benvie/Corbis

La curiosità come caratteristica innata che consente al bambino di orientarsi in un mondo ancora sconosciuto. Che resta indispensabile per la storia dell’evoluzione dell’umanità, per la sopravvivenza e l’apprendimento culturale. La curiosità come passione che ti prende e ti spinge in una direzione che non si conosce in anticipo né si desidererebbe necessariamente imboccare se si sapesse dove porta.

di Helga Nowotny traduzione dal tedesco di Cristina Vezzaro


La molteplicità culturale della curiosità

La curiosità è una fonte di energia dell’immaginazione che si sottrae al controllo sociale e non si lascia imporre obiettivi.

La curiosità che spinge in avanti, ignara e noncurante di dove porti, impulsiva e in obbligo verso nessuno se non se stessa. La curiosità, infine, come una delle molle più vigorose dell’attività scientifica, come stimolo per la ricerca di nuove conoscenze e fenomeni sinora risultanti solo dall’attuazione pratica delle ultime nozioni acquisite. La curiosità scientifica come cordata tra il familiare terreno delle conoscenze e un paesaggio sconosciuto ancora da esplorare, dove i rischi sono sempre in agguato. “Non ho particolari talenti, sono solo appassionatamente curioso” è uno dei noti understatement di Albert Einstein, che visse grandi trionfi scientifici ma conobbe anche la ricerca priva di risultati, verso scoperte che non riuscì a fare. L’imprevedibile fa parte del gioco delle possibilità.

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Susanne Kronholm/Etsa/Corbis

La curiosità è una fonte di energia dell’immaginazione che si sottrae al controllo sociale e non si lascia imporre obiettivi, pur dovendo incessantemente difendere lo spazio concessole, relativo com’è. Poiché le è insito il rifiuto di obiettivi predefiniti, per l’unica motivazione che le direttive non sono conciliabili con il suo anelito verso la scoperta, la curiosità, che si spaccia per libido sciendi senza finalità, appare da sempre sospetta alle autorità del potere religioso e temporale. Si considera incorruttibile, il che non le impedisce tuttavia di civettare consapevolmente con le ricchezze e i guadagni che potrebbero presentarsi come conseguenza della sua ricerca. In questo viene assistita dall’evidenza empirica di una lunga successione storica di incontestabili successi. Non è interessata alle certezze, anzi. Le certezze significano che prosegue il suo viaggio altrove. Cambia il punto di vista, la prospettiva epistemica, l’argomento. Può dedicarsi interamente alla composizione giocosa, perché le restrizioni intervengono solo quando è stato spazzato ogni

dubbio e occorre stabilire delle certezze. Persino allora trova nicchie dove perseverare nelle alternative, dotandosi di un serbatoio inesauribile di visioni del futuro. Si rinnova costantemente, poiché si nutre del potenziale che la scienza e la tecnica tengono pronto nel presente come anticipazione del futuro. Insistendo sulla realizzazione del potenziale presente, la curiosità scientifica diventa il trait d’union tra l’inesauribile spazio di possibilità e lo spazio della realtà, necessariamente limitato. Non si pone la questione dei confini insiti al sapere. La necessità sociale di domare la curiosità scientifica

Nessuna società può tollerare che ci sia una spinta emotiva così forte che si sottrae al controllo sociale affermando inoltre di non sapere dove stia andando né cosa troverà. È qui che interviene la necessità sociale di domare la curiosità. Non serve appellarsi a un’istanza superiore o ribadire che dallo sfogo di una passione più tardi scaturirà un vantaggio economico. Appellarsi alla libertà scientifica è un diritto cui bisogna tener fede nella pratica. Questa e altre giustificazioni possono anche essere il presupposto per la legittimità della libertà che la curiosità scientifica e la sorella, la curiosità artistica, reclamano per sé. Ma la libertà ha precisi limiti e pochi mezzi da opporre ai tentativi fatti per domarla, poiché la novità è profondamente amorale, non immorale. Non può né vuole assumersi alcuna responsabilità per le conseguenze delle sue azioni, dal momento che non le conosce. Non prende alcuna decisione morale circa i possibili benefici o danni, poiché risultano da interazioni che attualmente nessuno conosce. Ma si mette indirettamente al servizio della comunità affermando di esplorare per conto suo le strade che non conducono alla rovina ma magari in luoghi che promettono crescita del sapere, benessere e salute per tutti. E può contare su almeno tre secoli

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La molteplicità culturale della curiosità

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Tim Flach/Stone+/Getty Images

che depongono interamente a suo favore. Senza curiosità scientifica non ci sarebbe innovazione. La società deve quindi mantenere un equilibrio precario. Troppa libertà comporta una perdita del controllo sociale e significa tollerare gli eccessi della curiosità. Troppi limiti presentano il rischio di giocarsi la gallina dalle uova d’oro. Nelle democrazie liberali la curiosità scientifica viene domata canalizzandola in contesti di realizzazione prevalentemente economici. Non che si comprometta così la libertà della ricerca. Al contrario, la curiosità scientifica e la sua irrefrenabile voglia di esplorare sono apprezzate soprattutto là dove sono richieste innovazioni. Se viene domata, è nel senso che le si chiede di produrre prioritariamente sapere che prima o poi si deve dimostrare redditizio a livello economico e che possa essere attuato in innovazioni tecnologiche e idonee per il mercato. Proprio perché non è possibile pianificare le innovazioni, l’incertezza è la caratteristica comune a entrambi i processi, quello di innovazione e quello di ricerca. Si tratta quindi di scoprire l’imprevedibile che è presente nel potenziale e aiutare il nuovo a manifestarsi. La necessità sociale di domare la curiosità si compie tuttavia anche attraverso altre strade, esigendo una partecipazione democraticamente legittimata nelle decisioni relative alla direzione della ricerca. Tale esigenza è emersa originariamente in relazione ai rischi presenti, effettivi o presunti, ma da allora si è anche sviluppata considerevolmente. L’attuale trasformazione da government a governance, che si esprime in procedure deliberative e altri accordi sulla partecipazione dei diversi stakeholders, interessati e utenti, favorisce questo sviluppo. Se è vero che la curiosità non vuole saperne nulla delle sue possibili conseguenze, si associa tuttavia al discorso sociale sul rischio, che consiste in anticipazione, assessment, management e comunicazione dei rischi. La ricerca è interessata da questo processo ovunque incontri il rifiuto sociale o addirittura divieti limitativi. Di recente, l’estensione più significativa della necessità sociale di domare la curiosità è avvenuta tramite l’etica. Prima fra tutti, la bioetica si è imposta come strumento di governance, diven-

tando a tutti gli effetti (secondo la definizione di Salter e Salter) moneta di un’economia morale globale. Come ogni buona moneta, la bioetica si presenta come indispensabile per una società pluralistica. Lascia lo spazio a legittime differenze su cui si applicano principi collaudati quali l’autonomia, la necessità di evitare sofferenza inutile e la giustizia. Come moneta per un’economia morale funzionante a livello transnazionale è trasferibile anche in altri contesti culturali. La curiosità scientifica sa naturalmente cosa aspettarsi per questo o quel tentativo di domarla: rispetta i dettami, se e dove deve farlo, ma prosegue allegramente la sua attività sovversiva alla scoperta del nuovo. Il volto collettivo della curiosità: la scienza siamo noi

In un mondo in cui da tempo anche la ricerca e le molteplici vie della curiosità sono globalizzate, non conta solo l’individuo, per quanto le sue prestazioni possano essere significative. La collocazione in gruppi di ricerca e contesti organizzativi acquista importanza sempre maggiore man mano che la curiosità entra in concorrenza con se stessa. Nel museo del premio Nobel a Stoccolma si può vedere una serie di documentari video di tre minuti realizzata come tesi dagli studenti dell’accademia del cinema. Mostrano un omaggio riuscito a otto “contesti creativi”. A che cosa è dovuto il fatto che proprio Budapest abbia prodotto tanti vincitori del premio Nobel, costretti dalla situazione politica a dare libero corso alla propria curiosità in esilio? L’atmosfera disinvolta del Copenhagen Institut, fondato e diretto da Niels Bohr, si può forse spiegare con l’epoca della formazione della fisica quantistica. Si distingue nettamente dall’atmosfera trasmessa dal laboratorio di Cold Spring Harbor, dove l’ambiente di lavoro è intenso, con grandi pressioni dovute all’aspra concorrenza. Il grande lavoro di Rogers Hollingsworth e dei suoi colleghi sulle condizioni istituzionali nelle quali prosperano la creatività scientifica e la curiosità e che hanno condotto a radicali scoperte nella biomedicina, parlano dell’importanza della molteplicità culturale. La curiosità prospera nei luoghi e nelle configurazioni sociali che ne sono ricche. Tuttavia, la curiosità non conosce un’unica forma culturalmente dominante. La frase lapidaria “L’art, c’est moi; la science, c’est nous” con cui

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La molteplicità culturale della curiosità

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Nelle scienze regna un singolare equilibrio tra la concorrenza e la cooperazione.

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Holger Winkler/A.B./zefa/Corbis

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Andrea Chu/zefa/Corbis

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Claude Bernard, il fisiologo francese, sintetizzò la differenza tra scienza e arte alla fine del diciannovesimo secolo nella struttura sociale delle forme istituzionalizzate della curiosità e della sua libertà, si basava su una profonda visione sociologica. La sola curiosità individuale, per quanto possa andare di pari passo con bravura e talento, non è sufficiente per realizzare il potenziale che contribuisce alla scoperta. La curiosità individuale apre nuove strade e conduce a visioni creative sorprendenti, è in grado di capovolgere dogmi stabiliti e di articolare nuove domande provocatorie. Al contempo occorrono tuttavia una collocazione collettiva e uno sforzo per aiutare il nuovo a manifestarsi. Nelle scienze regna un singolare equilibrio tra la concorrenza e la cooperazione, tra la propensione a fare affidamento sui peer e il loro giudizio critico, da un lato, e l’integrazione della curiosità individuale in strutture e forme organizzative più grandi della produzione del sapere, dall’altro. In un’epoca in cui non passa settimana senza che si mettano a confronto, nel discorso ufficiale sulla ricerca, i vantaggi e gli svantaggi relativi del sistema di ricerca europeo e statunitense e si discutano con veemenza, si lodino o si additino le gerarchie piatte, la pressione della concorrenza, la molteplicità dei sostegni alla ricerca e il momento ottimale per l’indipendenza delle

nuove generazioni di scienziati, sembra strano azzardare un lungo sguardo storico indietro. Invece di mettere in luce tramite indicatori, indici, fattori d’impatto e metriche le sfide che derivano per il modello di ricerca europeo e americano dai paesi in rapida crescita del sudest asiatico quali la Cina, l’India e Singapore, la molteplicità culturale della curiosità dovrebbe essere presentata nel confronto tra due modelli che risalgono a più di duemila anni fa. La parola e la via: la molteplicità culturale della curiosità

Una tale impresa deve essere accompagnata da molti limiti e da un avvertimento esplicito contro inammissibili generalizzazioni. Tuttavia, la distanza temporale acuisce lo sguardo sugli aspetti comuni e sulle differenze messe in evidenza dal confronto tra due delle più antiche civiltà che hanno lasciato sufficienti testimonianze delle loro impressionanti conquiste scientifiche e tecniche: l’antica Grecia e l’impero cinese nell’epoca tra il quinto e il terzo secolo avanti Cristo, nella cronologia eurocentrica. I limiti iniziano con l’impiego di una terminologia che erroneamente suggerisce che la scienza in senso moderno sia equiparabile al sapere prodotto da società precedenti. Ignora inoltre che lo sviluppo della tecnica fino al diciannovesimo secolo è avvenuto perlopiù a livello locale, autonomo e

indipendente dalla scienza. Ogni paragone tra l’Occidente e altre civiltà è caratterizzato da una lunga storia di reciproca ignoranza, di equivoci e pregiudizi che possono deviare o distorcere a lungo lo sguardo su interrogativi rilevanti. Una delle domande per le quali non si trova risposta ma che tuttavia ricorrono con insistenza e di cui si sono già occupati Max Weber e Joseph Needham è quella relativa alla singolarità della cosiddetta rivoluzione scientifica che, nonostante il vantaggio temporale della Cina in alcuni settori, è avvenuta solo in Occidente. Nella loro opera collettiva, The Word and the Way, lo storico dell’antichità Geoffrey Lloyd e il sinologo Nathan Sivin imboccano una strada diversa. Riguarda la questione dell’influenza dell’organizzazione sociale sulle prestazioni creative, questione di cui ci occupiamo di seguito. La curiosità si presenta come forza primitiva ancora nettamente priva di una forma sociale, che erompe in ambiti sconosciuti del sapere. Nella sua prima forma deriva da un desiderio superiore di poter predire il futuro. In particolare i numeri erano la chiave per comprendere fenomeni e interi sistemi. Nell’antichità greca regnava il parere che i numeri fossero individuabili nelle cose, e ciò indusse a descrivere e comprendere i fenomeni fisici con l’ausilio di metodi matematici. In Cina mancò l’intento di codificare l’inte-

ra matematica in base a pochi principi assiomatici. L’obiettivo era piuttosto di poter cogliere meglio, grazie alla comprensione dell’ordine matematico, l’ordinamento sociale e soprattutto l’unità cui in esso si aspirava. Sia in Cina sia in Grecia si ricorse ai numeri per illustrare i sistemi di ordinamento sociale, e gli uomini che seppero mettersi pubblicamente in luce come esperti della manipolazione dei numeri godettero di grande prestigio sociale. Per i greci l’universo inteso matematicamente era indipendente dall’uomo. Rappresentava un ordinamento che non tollerava alcuna obiezione umana. In Cina, invece, la matematica era considerata fonte di coesione sociale. Essa fungeva da simbolo per l’unità dell’impero cui si aspirava ma che veniva continuamente messa in discussione. Queste prospettive semplificate sulle differenze nell’importanza della matematica poterono essere integrate con altri aspetti interessanti, quali il contatto con la natura, l’impiego di rapporti mezzo-fine o il valore della pianificazione rispetto alla preferenza per le azioni legate alle situazioni. Lloyd e Sivin resistono alla tentazione di ascrivere le differenze presenti a una visione del mondo sempre costante, la cui prova empirica deve restare speculativa. La loro attenzione è rivolta alle istituzioni e ai sistemi di incentivazione che hanno influenzato la curiosità e la creatività


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di gruppo sociali. Si può dire che in Cina fu il potere politico centrale a sorvegliare, dirigere e utilizzare tutte le attività creative e innovative attraverso la propria burocrazia. L’inserimento nel servizio pubblico offriva a un’ampia gamma di gruppi sociali ambite possibilità di carriera presso le corti imperiali, i templi o nell’amministrazione. Il rapporto di servizio legato al potere statale fece sì che i destinatari e i fruitori primari del sapere fossero la corte imperiale e i suoi ministri. Senza dubbio questo aumentò la pressione su quanti producevano sapere, costretti a badare all’autorità del canone di sapere da loro comunemente generato. L’immagine, attentamente curata, di unione che traspariva all’esterno consentiva un certo qual dissenso all’interno, che tuttavia soggiaceva a chiari limiti. Oltre a quella di funzionario statale, per quanti producevano sapere vi erano anche professioni liberali, a condizione che i servizi da loro offerti trovassero degli utenti disposti a pagare. Nell’antica Grecia, invece, vi erano solo poche posizioni ufficiali. Per gli insegnanti dipendeva dalla capacità del singolo di sapersi imporre nei discorsi pubblici. La concorrenza era forte sia all’interno della propria scuola, sia tra le diverse scuole. La reputazione pubblica scaturiva dal successo ottenuto nei dibattiti pubblici con abili argomentazioni e dall’elevata arte della retorica. L’antica tradizione del dibattito e dell’argomentazione esposta pubblicamente è, per Lloyd, una delle istituzioni chiave per comprendere come poté svilupparsi in Grecia il sapere, del tutto paragonabile all’istituzione che attraverso la corte imperiale e la sua burocrazia promuoveva, in Cina, la produzione e la trasmissione del sapere.

Le conclusioni comparate che Lloyd e Sivin traggono dalle tracce culturali lasciate dalla curiosità e che hanno prodotto prestazioni sorprendenti sono formulate con estrema cautela. In entrambe le società esistevano strutture istituzionali la cui funzione era quella di favorire la produzione di sapere sul cosmo, sulla terra, su uomini, animali e piante e di creare cose utili. Talvolta si ebbero periodi di lunga e incessante stagnazione. Le istituzioni consentirono di creare il nuovo, che a sua volta influenzò la sopravvivenza delle istituzioni. In entrambe le società è evidente l’interazione tra visione del mondo, concetti ideologici, strutture sociali e modi di procedere pratici in ambiti che oggi designiamo come scienza e tecnica. Il principio cinese dello yin e yang, ad esempio, che costituì la base della cosmologia, servì altresì a legittimare il dominio imperiale e a rafforzarlo. Viceversa il pluralismo insito negli ideali greci della concorrenza influì sulla cosmologia. Le speculazioni erano non solo consentite, ma addirittura auspicate e davano vita a una fruttuosa produzione di teorie.

Tim Flach/Stone+/Getty Images

Per grandi progetti tecnici e per le loro conseguenze pratiche era indispensabile un sostegno continuo. In Cina le strutture burocratico-statali offrivano posti a vita non previsti in Grecia. Il rovescio della medaglia consisteva nel fatto che individui di talento correvano in continuazione il rischio di perdere la loro fonte di sostentamento qualora fossero caduti politicamente in disgrazia. Da cui la pressione relativa alla necessità di limitare la molteplicità di opinioni in maniera tale che non fosse in pericolo l’unità del gruppo verso l’esterno. In Grecia, invece, fiorì un modello pluralistico della concorrenza, basato sul confronto. Per farsi un nome non bastava essere migliori dei rivali, ma bisognava anche essere percepiti come tali da parte del pubblico. Le notevoli prestazioni dell’individuo, tuttavia, mancavano spesso di continuità.

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Le condizioni a noi familiari nell’ambito della filosofia greca non si applicarono in ugual misura ad altri campi del sapere. L’astronomia aveva presupposti diversi da quelli della medicina, la cosmologia diversi da quelli dell’agricoltura. In Cina gli astronomi, in quanto funzionari statali, avevano funzioni politico-religiose che tuttavia non impedirono loro di giungere a risultati degni di nota. Gli astronomi greci, invece, non ricevettero alcun sostegno istituzionalizzato. Potevano organizzare il loro lavoro come meglio preferivano. L’assenza di una cornice istituzionale

comportò tuttavia spesso che i loro risultati fossero ignorati e dimenticati. Per le osservazioni astronomiche non furono affiancati da nessun gruppo di funzionari statali, cosa invece ovvia e naturale in Cina. Forse fu proprio questa lacuna a far sì che si abbandonassero a speculazioni interessanti, per quanto sfrenate.


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Non c’è un’unica via giusta né un’unica parola giusta. La curiosità aiuta a porsi le domande che indicano la via. E indica la via che porta a nuovi interrogativi.

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Qualsiasi giudizio sul passato è influenzato dal presente e non è mai definitivo. Tuttavia è sorprendente constatare l’apparente ripetersi di modelli istituzionali di base. “La via” e “la parola” offrono risposte diverse circa la modalità in cui, agli albori delle civiltà, singoli individui appartenenti a un gruppo sociale chiaramente definito e formato da istituzioni sociali inserirono la curiosità nei loro movimenti di ricerca. Il confronto consente di farsi un’idea dello stadio precoce di coproduzione tra l’ordinamento del sapere, l’operato tecnico e l’ordinamento sociale. Ogni ordinamento sociale comprende un ordinamento del sapere, e ogni distinzione tra “natura” e “società” viene effettuata in base alle immagini del sapere che circolano in una società. La curiosità dà l’impulso per esplorare il mondo al di là del sapere già disponibile e per attraversare in continuazione i confini verso terre inesplorate. Non c’è un’unica via giusta né un’unica parola giusta. La curiosità aiuta a porsi le domande che indicano la via. E indica la via che porta a nuovi interrogativi.

© Merkur, nr. 712/713, September/Oktober 2008. www.online-merkur.de


Intervista a Filippo Preziosi

Fisica della velocità e chimica della passione Chi ha mai detto che sport, design, adrenalina e competizione non possono sposarsi con lo studio delle forze centrifughe o con la ricerca in laboratorio di nuovi materiali industriali? Le moto da corsa che regalano emozioni ai fan delle varie scuderie sono il frutto di attenti calcoli, prototipi sperimentali, test rigorosi. Senza dimenticare la passione di chi ci lavora.

Filippo Preziosi si è laureato all’Università di Bologna, pur essendo di Perugia, perché il suo sogno erano le moto Ducati. Mentre ancora scriveva la tesi di laurea ha ottenuto un colloquio con l’azienda nata nel 1926 per volontà dell’ingegner Antonio Cavalieri Ducati; così nel 1994 ha iniziato a lavorare nella stessa sede dove oggi è direttore generale della divisione Corse. Ha fatto la gavetta, passando dai calcoli strutturali che, spiega, “verificano se i pezzi costruiti, detto banalmente, si rompono o meno”, alla prima versione del Superbike 916, fino alla progettazione e alla sperimentazione dei motori. Chi meglio di lui poteva spiegarci quali sono i segreti delle incredibili due ruote che vediamo gareggiare durante ogni MotoGP? Aerodinamica “filante” L’aerodinamica è uno degli aspetti che distinguono il mondo delle moto da competizione da quello delle auto: per una moto ha un impatto decisamente minore, prima di tutto perché il mezzo piega in curva. Si tratta di una cosa sotto gli occhi di tutti, banale in un certo senso, ma ha conseguenze importanti. Nelle auto sportive gli alettoni schiacciano la vettura verso il suolo: in questo modo la forza aerodinamica, agendo in verticale, consente migliore tenuta di strada anche in curva, nonostante la forza centrifuga. Questo è il motivo per il quale se

si rompe un alettone la macchina rischia, a certe velocità, di sbandare o di prendere addirittura il volo. Le moto invece non hanno alettoni: sarebbero inutili, se non addirittura dannosi. Una moto arriva a piegarsi di 60 gradi, in curva, e l’alettone si inclinerebbe di conseguenza: così la forza che nascerebbe dal punto di vista aerodinamico non sarebbe più una forza verticale, che schiaccia la moto contro il suolo, ma una forza inclinata, obliqua, che contribuirebbe alla tenuta di strada solo in parte. Per la parte rimanente, “spingerebbe” verso l’esterno e quindi tenderebbe a far uscire di pista il mezzo. Questo significa che tutto lo studio che si fa sulle auto da corsa per generare le cosiddette “portanze”, cioè le forze che schiacciano la macchina verso il suolo, in realtà nelle moto non esiste. Ovviamente però ci sono degli aspetti aerodinamici importanti anche nelle moto. Il regolamento della MotoGP prevede un limite sui litri di benzina che si possono imbarcare: è un limite molto restrittivo, perché costringe la tecnologia che viene impiegata nel costruire i mezzi a rimanere entro confini che altrimenti potrebbe superare facilmente. Per questo l’aerodinamica è importante nella competizione: più è “filante”, più si va veloci. Inoltre, una buona aerodinamica permette di consumare meno, anche a grandi velocità, e quindi di avere un motore più potente. Entra in gioco l’aspetto della maneggevolezza: ad esem-

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Una moto in curva arriva a piegarsi di 60 gradi: anche per questo le due ruote hanno studi di aerodinamica completamente diversi dalle auto.

pio, progettare una carena particolarmente protettiva e aerodinamica per avere una grande velocità in rettilineo e consumi ridotti significa creare un mezzo “duro” e poco maneggevole nei cambi di traiettoria, una moto che farebbe perdere nelle gincane quanto di guadagnato nei rettilinei. Bisogna trovare un compromesso tra esigenze contrastanti: per questo l’aerodinamica rappresenta per noi una sfida complessa.

Materiali e ricerca L’utilizzo di materiali particolarmente pregiati quali la fibra di carbonio, il magnesio, il titanio e le leghe di acciaio molto speciali, con caratteristiche di forte resistenza, può dare grandi vantaggi. Permette di realizzare delle strutture che sono resistenti, rigide – cioè si flettono poco sotto le forze che vengono esercitate – e allo stesso tempo leggere. Tuttavia, per ottenere buoni risultati, il campo dei materiali richiede grandi investimenti a livello sia di ricerca sia di costi del singolo componente. Dal momento che la Ducati è un’azienda molto piccola, rispetto ai nostri concorrenti, non è questo il fronte sul quale

possiamo avere un vantaggio competitivo. I nostri competitor fanno anche auto, petroliere, strumenti musicali: sono parti di aziende più ampie, nelle quali ci sono dipartimenti che si occupano esclusivamente di studio dei materiali e che possono condividere il loro knowhow con tutte le altre unità. La Ducati invece costruisce unicamente moto. Così, di anno in anno, cerchiamo di fare delle scelte, anche rischiose, per conquistare vantaggi diversi.

Pneumatici (e la questione del “monogomma”) Una moto tocca il suolo attraverso le gomme, e attraverso di esse deve ricevere la spinta dal terreno. Chiunque di noi ha provato a guidare un’auto sulla neve o sul ghiaccio: è limitante per le prestazioni di accelerazione, frenata e percorrenza di curva. Per intenderci, andrà sempre più veloce una Fiat 500 sull’asfalto che una Ferrari sul ghiaccio, perché l’interfaccia – cioè la capacità di scambiarsi forze tra potenza del motore e terreno – è fondamentale. Credo che i campionati MotoGP abbiano dimostrato che rispetto ai pneuma-

tici il pilota rimane l’elemento più importante. Nel mondiale che si è appena concluso, infatti, nelle prime tre posizioni ci sono gli stessi piloti dell’anno scorso, nonostante abbiamo montato gomme diverse e nonostante anche altri rivali avessero a disposizione le stesse marche. La scelta di andare verso il cosiddetto “monogomma” (cioè di adottare un unico fornitore di pneumatici per tutto il MotoGP), come tutte le scelte, ha dei pro e dei contro. Un elemento a favore è sicuramente l’eliminazione, o almeno la riduzione d’importanza, di una variabile lontana dalla passione di coloro che guardano le gare: esistono fan di certi piloti, tifosi di scuderie grandi o piccole, ma difficilmente si possono trovare appassionati di una determinata marca di gomme. Così il monogomma del campionato 2009 incentrerà la competizione ancora di più sul pilota e sulla moto.

Motore: potenza controcorrente Per avere chance di vincere, la Ducati ha sempre dovuto fare scelte controcorrente: se ci omologassimo alle strategie dei nostri avversari perderemmo di certo. Questo vale soprattutto per i motori, e la nostra storia lo dimostra. Nel 2003, quando abbiamo debuttato con il motore Desmosedici, tutti i nostri concorrenti avevano moto con motori a scoppi irregolari; noi invece abbiamo puntato su un motore a scoppi regolari, con il quale era più facile ottenere la potenza massima. Una scommessa vinta, visto che siamo saliti sul podio già alla prima gara. Nel 2005 abbiamo cambiato gomme per guadagnare efficienza, pensando al rapporto diretto e stretto del nostro motore. Nel 2006 abbiamo puntato molto sull’elettronica e su strategie innovative, che ora tutti adottano, e abbiamo rischiato persino di vincere il mondiale... Nel 2007, quando tutto il paddock puntava sulla guidabilità come principale caratteristica del motore, noi abbiamo puntato ancora sulla potenza del Desmosedici. Questo ci ha dato un vantaggio competitivo, almeno nella prima parte della stagione. La forza e la fortuna della Ducati è sta-

ta la capacità di anticipare i rivali. Non possiamo però sottovalutare i rischi che corriamo nel fare da “apripista”: il Desmosedici ci ha permesso di vincere un titolo mondiale, ma è stata una scelta rischiosa. Avendo puntato tutto sulla potenza, la moto sarebbe potuta risultare poco guidabile, e il vantaggio in termini di potenza si sarebbe annullato. Non ci siamo lasciati intimidire: abbiamo invece analizzato le possibilità offerte dal regolamento e, in base a simulazioni computerizzate, abbiamo stabilito che per essere competitivi in MotoGP ci erano necessarie potenze estremamente elevate, difficili da ottenere con un bicilindrico tradizionale, che tra l’altro per regolamento peserebbe solo 10 kg in meno rispetto ai 4 e 5 cilindri. Si doveva aumentare l’alesaggio a valori esasperati, con l’incognita di incorrere in gravi problemi di combustione. Per questo motivo, nella fase preliminare di studio, avevamo individuato nel bicilindrico a pistoni ovali un’ottima configurazione per il nuovo regolamento. A parità di peso con i 4 e 5 cilindri, questa soluzione è in grado di unire i vantaggi tipici dei bicilindrici in termini di erogazione e trasmissione

della potenza a prestazioni competitive rispetto ai plurifrazionati. Un ulteriore approfondimento ci ha fatto però decidere che la soluzione migliore sarebbe stata il raddoppio del bicilindrico, e quindi abbiamo progettato un motore con quattro pistoni cilindrici che riproducesse, grazie agli scoppi simultanei due a due, il funzionamento del bicilindrico. In questo modo si genera un effetto “big bang”, sollecitando il pneumatico posteriore con modalità che ne allungano la durata e migliorano il feeling del pilota in uscita di curva.


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Sensori e sensibilità umana Ci sono stati anni in cui i due piloti Ducati erano uno in testa alla griglia di partenza e l’altro in coda: quindi sicuramente la persona in sella conta molto. Non solo per le prestazioni in pista, ma anche per le indicazioni che sa dare a ingegneri progettisti su quello che accade guidando: è il nostro sensore più importante. Sulle nostre moto ci sono decine di dispositivi che misurano la velocità di rotazione del motore, la pressione dell’olio, la temperatura delle gomme, la corsa delle sospensioni, le accelerazioni, e così via. Sono tutti collegati alla centralina, che poi viene scaricata e analizzata. I dati che provengono da questi sensori sono molto utili agli ingegneri per capire cosa succede in pista; rispetto a un auto, in cui le quattro ruote toccano sempre il suolo e il pilota si trova in una posizione ben precisa, senza influire sull’aerodinamica, la dinamica di una moto è infatti più complessa e articolata. I sensori elettronici installati non riescono a descrivere la totalità del funzionamento del mezzo, perciò tocca al pilota dare le informazioni mancanti. Occorre tenere presente anche il fatto che

un pilota riesce a girare tanto più veloce nel circuito quanto più ha fiducia nella moto: è quel che in gergo chiamiamo “feeling”, che permette di portare la moto fino al suo limite massimo senza oltrepassarlo. Nessun sensore può misurare il feeling e, se fosse così facile da determinare scientificamente, credo che il mio lavoro perderebbe buona parte del suo fascino.

Design vincente Una moto da corsa diventa bella nel momento in cui vince. Creare un mezzo che sia anche esteticamente apprezzabile è una soddisfazione, ma la mia squadra non ha mai adottato scelte tecniche delle quali non fossimo convinti dal punto di vista prestazionale, prima di tutto.

Tempi e margini infinitesimali Vincere una gara con un margine di tre secondi è un ottimo risultato: significa non aver vinto in volata, significa essersi guadagnati un buon distacco. Eppure, su 30 giri, significa aver spuntato sugli avversari un decimo di secondo a gi-

ro. Se mediamente si impiega più di un minuto e mezzo a giro, quel decimo di secondo equivale a una differenza dell’1 per mille. Migliorare una moto dell’1 per mille è una grande sfida. Aumentare le prestazioni di un modello anteguerra sarebbe più facile: ci sarebbero margini di miglioramento enormi, sotto tutti gli aspetti. Invece il mio lavoro consiste nel trovare i minimi perfezionamenti che si possono proporre per una moto che è già vincente, alla ricerca di quell’1 per mille nascosto da qualche parte. Facciamo test, prove, esperimenti, per capire se stiamo andando nella direzione giusta o in quella sbagliata. Ma poi – e per questo è sempre importante che i “tecnici” come me abbiano grande umiltà – a volte è solo la convinzione del pilota in pista a fare quella minima differenza che conta per vincere.

Enel è sponsor ufficiale di Ducati al Campionato MotoGP.


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Isole verdi nel mare del petrolio

di Antonio Galdo

Da sempre gli scienziati, con le loro statistiche e con le loro previsioni, si dividono in due grandi tribù. Gli apocalittici e gli ottimisti a oltranza. Quelli che considerano la fine del mondo una pagina di storia che verrà e quanti invece si sentono corazzati nella sicurezza che la natura sarà sempre generosa con l’uomo e lo salverà anche dalla voglia matta di autodistruzione.

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Howard Kingsnorth/zefa/Corbis


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Isole verdi nel mare del petrolio

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Il primo laboratorio a cielo aperto è stato realizzato a Capraia, una delle sette isole dell’arcipelago toscano al confine tra il Mar Ligure e il Mar Tirreno, dove Gennaro De Michele, responsabi-

le del Centro ricerche dell’Enel, ha guidato la mini-rivoluzione delle “Isole verdi”, trasformando venti chilometri quadrati di territorio nell’unica isola italiana a emissioni zero. [...] “Il nostro attuale equilibrio sulla Terra” – spiega – “si può fotografare con la metafora della pallina. Lei immagini una pallina in cima a una montagna: per farla cadere non è necessaria troppa forza, si trova infatti in una condizione instabile. Però se dovesse precipitare, non siamo in grado di prevedere dove andrà a finire. Ecco: l’uomo oggi è come una pallina sulla montagna. Ridurre i gas serra e l’emissione di anidride carbonica, individuare nuove fonti di energia rinnovabile e metterle in azione, significa semplicemente impedire che qualcuno, o qualcosa, dia una spintarella alla pallina. E ridurre, in campo energetico, significa innanzitutto non sprecare le risorse naturali che purtroppo il nostro istinto e la nostra ignoranza ci spingono a considerare infinite”. Al tramonto, gli scogli di Capraia si infuocano. La luce restituisce all’isola la sua origine vulcanica: allungo lo sguardo tra gli squarci della macchia mediterranea sperando di avvistare delfini e balenottere. Non sono fortunato, ma capisco perché Capraia è considerata un paradiso del birdwatching, l’osservazione degli uccelli. Oasi di una natura selvaggia ancora intatta, mi spiegano, l’isola si trova lungo uno dei più frequen-

Pete Leonard/zefa/Corbis

Ma su un punto è impossibile trovare contrasti: l’uomo contemporaneo è finito a grandi passi nella trappola energetica, nel labirinto delle fonti fossili, petrolio, carbone e gas, che insieme valgono l’80% del consumo di energia. Troppo. E l’uscita dalla trappola è una manovra biblica che tutti, governi e opinioni pubbliche, ritengono ormai necessaria, ma nessuno riesce a realizzare senza sbandare, senza correre il rischio di ritrovarsi in fondo a un burrone. In Italia, un piccolo ma significativo tentativo lo sta facendo l’Enel che ha messo sul tavolo 4 miliardi di euro di investimenti, fino al 2011, nelle energie rinnovabili. Sono soldi che dovranno produrre altri soldi, perché il nostro gigante elettrico sente il profumo di affari in settori diversi rispetto al suo tradizionale perimetro di attività. E ha capito che l’uscita dalla trappola energetica è allo stesso tempo una necessità e una opportunità. Il punto di partenza del tentativo dell’Enel è un progetto, “Isole verdi”, per modificare in modo copernicano le fonti di energia: eliminare quella prodotta dal gasolio e sostituirla con il biodiesel vegetale, con gli impianti solari e con le pale per l’eolico.


Isole verdi nel mare del petrolio

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tati corridoi migratori faunistici tra l’Africa e l’Europa: è una tappa obbligata per la sosta e per la riproduzione di numerose specie di volatili: “Beati loro”, mormoro in un orecchio all’ingegnere De Michele. “Noi invece a Capraia siamo venuti a cercare fonti energetiche ovunque: nel sole, nel vento, ma anche nelle correnti marine. L’equilibrio di uno sviluppo sostenibile che stiamo sperimentando qui, è a tutto campo. Dagli impianti solari termici alle strade, dove potranno circolare soltanto macchine alimentate dall’idrogeno. Abbiamo avuto qualche resistenza, qualche protesta dei soliti comitati di ecologisti duri e puri, ma alla fine con il consenso unanime dei cittadini e con l’indispensabile collaborazione dell’amministrazione comunale siamo riusciti ad andare avanti. E se l’esperimento funzionerà, come sembra, lo ripeteremo in altre isole, a partire dall’arcipelago siciliano delle Eolie”. [...] Continua De Michele: “Il mondo è entrato nella fase della transizione energetica, e i paesi che non lo hanno capito andranno incontro a guai molto seri. È un cambiamento epocale. Il primo fuoco tecnologico, acceso e governato dall’uomo, risale a un milione di anni fa e l’era della legna è durata fino al Settecento. Poi sono arrivati i combustibili fossili, i simboli della modernità, e siamo andati avanti per duecento anni con delle incursioni nell’energia nucleare che ci aveva

fatto sognare, ma non è mai riuscita a superare la barriera del 6-7% della quota di fonti energetiche, nonostante gli enormi progressi che sono stati fatti con i nuovi dispositivi di sicurezza e con gli impianti di nuova generazione per lo smaltimento delle scorie. Adesso l’inquinamento ci spaventa, e molti scienziati sono convinti nel considerare a termine le riserve di petrolio e di carbone. Cento, duecento anni: comunque finiranno. Ecco, dunque, la transizione che stiamo vivendo, durante la quale bisogna sviluppare le energie rinnovabili, sapendo però che qualsiasi politica di risparmio energetico non può prescindere da una svolta culturale. Dal ripensamento di un modello di vita. Dall’obiettivo di ciascun cittadino, ciascuna famiglia, ciascuna azienda, di non sprecare, abbandonando il tarlo che abbiamo in testa di un benessere possibile soltanto attraverso alti consumi di energia”. Una volta tanto, l’Italia non è nella zona bassa delle classifiche dei paesi che innovano. Anzi. La nostra quota di elettricità prodotta da fonti rinnovabili è attorno al 16%, il doppio della media mondiale. Merito innanzitutto del paese fai-date che, osservato attraverso la vitalità che sprigiona dal basso, riesce sempre a sorprendere in positivo. Un’intera comunità di italiani che non sono impauriti dal futuro e non vogliono restare schiacciati nel presente, si è messa in marcia

lungo i sentieri che portano fuori dalla trappola energetica. Amministratori locali, piccoli e medi imprenditori, qualche pezzo illuminato dell’establishment, semplici cittadini. Ad Arezzo, ad esempio, una piccola cooperativa di ragazzi trentenni, La fabbrica del Sole, è riuscita a farsi finanziare dalla regione Toscana il progetto del primo idrogenodotto al mondo costruito all’interno di un’area urbana: una conduttura che dovrà portare l’idrogeno, al posto del metano, anche nelle case per riscaldare l’acqua, garantire il calore durante l’inverno e il fresco in estate, e alimentare i fornelli in cucina. Per ridurre i costi stratosferici delle bollette per l’elettricità (in Italia sono tra le più salate d’Europa) e per sfilarsi dal ricatto degli sceicchi che controllano il mercato del petrolio, migliaia di piccoli e medi imprenditori del made in Italy stanno investendo nella costruzione di impianti autonomi per la produzione di corrente. Centrali alimentate a granoturco, con benzina all’alcol, pannelli solari, gasolio all’olio di colza, idrogeno e ventilatori eolici. C’è perfino chi prova a produrre corrente elettrica partendo dal guano dei pollai e c’è chi, come la catena delle librerie Feltrinelli, ha deciso di illuminare tutti i suoi punti vendita soltanto attraverso l’uso di fonti rinnovabili. Perfino la Banca d’Italia ha annunciato la sua svolta “verde”, firmata da Mario Draghi: con una circolare inviata a tutti i capi dei servizi e delle filiali, il go-

vernatore ha fissato i paletti della nuova politica ambientale dell’istituto. Draghi vuole acquisti “verdi”, una gestione corretta dei rifiuti e un uso razionale delle risorse energetiche. E ha avvertito, perentorio, la sua filiera gerarchica: non sprecate. La transizione energetica, illustrata dalla sintesi dell’ingegnere De Michele, si traduce in un periodo durante il quale nel mondo si procederà a un mix di interventi, proprio come nel minuscolo ombelico di Capraia. Cercando di aumentare, con la tecnologia, la quantità di energia catturata e di ridurre, con i comportamenti quotidiani, quella sprecata. Ci sono molte speranze, ad esempio, sulla fonte del sole, ma la porzione di energia che si riesce ad assorbire dalla stella più vicina alla Terra è ancora minima. E i costi sono altissimi. Per una centrale elettrica di 500 MW a ciclo continuo servono 750 milioni di euro e sei ettari di terreno; per una centrale solare di potenza equivalente, non bastano mille ettari e una spesa tre volte superiore.

Questo articolo è tratto da Non sprecare di Antonio Galdo (Einaudi, 2008).


Photoreport

Le bugie hanno la pressione alta

illustrazione di Julia Guther

La “macchina della verità” che spesso compare nei film americani è un poligrafo: un lettore che rileva la variazione di parametri psicofisiologici – come la pressione sanguigna, la respirazione toracica e addominale, il livello di sudorazione – e produce un tracciato per ciascuno di essi. Visto che è stato dimostrato che per mentire è necessario coinvolgere un numero maggiore di aree cerebrali rispetto al quando si dice la verità, lo stress generato da questo sforzo difficilmente può passare inosservato ai sensibili rilevatori di questo strumento.


Intervista a Jeffrey Inaba

Il tempo dell’attesa

di Marco Cattaneo fotografie di Maurizio Riccardi

“In ospedale tutti siamo in attesa di qualcuno o di qualcosa. Chi aspetta un parente, chi un medico, chi un intervento. E questa struttura nasce da una riflessione: ho voluto costruire un luogo, nel cuore dell’ospedale, dove le persone possano stare senza necessariamente pensare tutto il tempo all’atto di aspettare”.

Tra i padiglioni severi e un po’ scrostati del Policlinico, sembra quasi una fantasia scivolata fuori da un fumetto. 063

È così che Jeffrey Inaba descrive la sala d’aspetto che ha progettato e realizzato al Policlinico Umberto I di Roma nell’ambito della seconda edizione di “Enel contemporanea”, l’iniziativa della maggiore compagnia elettrica italiana che richiama ogni anno artisti di fama internazionale per eseguire opere sul tema dell’energia. Quarantasei anni, americano, artista e pianificatore urbano, Inaba è titolare dello studio di architettura e consulenza culturale che porta il suo nome, con sede a Los Angeles, ma anche fondatore e direttore del C-Lab, il laboratorio di architettura e comunicazione della Columbia University, a New York, e autore di alcuni dei più avveniristici e ambiziosi progetti degli ultimi anni. Dal 1997 al 2003 ha diretto, insieme a Rem Koolhaas il “Progetto sulla Città” alla scuola di design della Harvard University, un programma di ricerca sull’evoluzione della metropoli contemporanea. E nel settembre 2008 lui e il C-Lab sono stati premiati dall’Istituto di progettazione urbana della Corea del Sud per il piano urbanistico di Saemangeum, un’area litoranea di 40mila ettari lungo un estuario sul Mar Giallo. Entrando dall’ingresso di viale Regina Elena, in fondo a una stradina in leggera salita, la sala d’aspetto di Inaba non passa certo inosservata. È un gigantesco fungo con il cappello blu e viola alle cui spalle sorge una sfera bianca aperta verso sud. Sul lato esposto, una schiera di 18 moduli fotovoltaici genera i 2 chilowatt di potenza necessari per alimentare l’illuminazione (rigorosamente lampade a basso consumo) e i monitor

della sala, dove Inaba ha voluto che scorressero ininterrottamente immagini di cartoni animati. Tra i padiglioni severi e un po’ scrostati del Policlinico, sembra quasi una fantasia scivolata fuori da un fumetto. “In effetti – spiega Luca Peralta, ingegnere e architetto, che ha curato il progetto realizzativo – Inaba ha voluto dare alla sua opera le forme di un videogame, quasi una metafora della nostra società della playstation.” E non c’è persona a cui la sfera, con quella bocca di pannelli solari rivolta al cielo, non ricordi un immenso PacMan tridimensionale. “L’idea – esordisce Inaba – era di creare un’opera secondo criteri ecosostenibili, che applicasse la tecnologia delle energie alternative, ma allo stesso tempo costruire una struttura gradevole e accessibile al pubblico. Che invitasse la gente a entrarci. Per questo, anche se all’inizio avevamo pensato di chiuderla con pareti a vetri, poi abbiamo deciso di non farlo, a indicare simbolicamente che è un luogo aperto a tutti. Uno dei limiti degli architetti che si interessano alle tecnologie sostenibili è che spesso lo fanno in modo superficiale. Si concentrano sulla tecnologia, ma dal punto di vista estetico costruiscono strutture vecchie e non tengono conto delle esigenze di una società profondamente mutata. Con il mio gruppo di lavoro, invece, cerchiamo di trovare anche dei canoni estetici, in modo da incontrare il gradimento del pubblico”. Un anno fa, in un’intervista, si chiedeva provocatoriamente perché le città sostenibili di oggi dovrebbero somigliare a un golf club degli anni ottanta...


Jeffrey Inaba – Il tempo dell’attesa

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Inaba ha voluto dare alla sua opera le forme di un videogame, quasi una metafora della nostra società della playstation.

“Abbiamo voluto sottolineare il contrasto, accentuarlo, in modo che la sala d’aspetto fosse complementare all’ospedale.” 065

Parliamo dei materiali che avete usato. Sia il fungo che la sfera hanno una struttura portante metallica, mentre la copertura è in pvc, un materiale leggero e facile da deformare, in modo da poterlo sagomare come volevamo. Il pavimento invece è di gomma, una particolare gomma antitrauma, come quelle che si vedono in certi parchi giochi per bambini, ottenuta riciclando pneumatici. Monitor che mostrano cartoni animati, gomma da parco giochi. Ha pensato in particolare ai bambini con il suo progetto? Ai bambini, certo, ma anche agli anziani. La gomma è soprattutto per chi ha difficoltà a camminare. Quanto ai cartoni animati – sorride – sì, sono per i bambini, ma non solo. In fondo, a chi non piacciono i cartoni animati? E poi la dimensione fantastica del cartone animato riflette la natura fantastica della struttura. Perché ha accettato un lavoro per un ospedale? Questo ospedale è stato costruito alla fine dell’Ottocento, ed è nato come un complesso di strutture decentrate. Somiglia in qualche modo a un campus universitario, ma senza un centro.

Se sei in pediatria c’è una sala d’aspetto, se sei in oncologia ce n’è un’altra. Mancava un punto di riferimento. E la nostra sala d’aspetto, un semplice intervento urbanistico in un’area di passaggio, riorganizza un campus del diciannovesimo secolo dandogli un centro riconoscibile. Da una parte, dunque, la creatività artistica, mentre dall’altra uno sguardo al significato razionale di un intervento urbanistico. Sì. Ci sono persone che vedono nell’architettura una disciplina rigida, legata allo sfruttamento degli spazi, mentre l’arte è più libera. Noi invece abbiamo scelto la sfida di fare arte nel rispetto di limiti e costrizioni, ovvero creare opere d’arte che abbiano contenuti funzionali. In Italia c’è chi pensa che l’arte contemporanea non possa trovare spazio in una città come Roma, con tutto il suo carico di storia e uno schema urbanistico e architettonico che affonda le sue radici nei secoli. Ogni volta che si introducono elementi di novità nelle nostre città scoppiano le polemiche. E la sua opera è molto originale. Ritiene che sia adatta a un complesso tradizionale come i padiglioni dell’Umberto I? Sì, assolutamente. Per questo abbiamo scelto materiali che creassero un forte

contrasto rispetto all’ambiente circostante. Al posto di costruire qualcosa che si adeguasse al contesto architettonico, almeno a uno sguardo superficiale, abbiamo voluto sottolineare il contrasto, accentuarlo, in modo che la sala d’aspetto fosse complementare all’ospedale. Roma, d’altra parte, è la Città Eterna, per tutti. Capisco che per qualcuno sia intoccabile. Ma ciò non significa che una città con un patrimonio antico così ricco non possa ospitare nulla di nuovo. Un contesto urbano è un ambiente in evoluzione. E anche Roma, per continuare a evolvere, ha bisogno di nuove grandi opere. Mentre ci allontaniamo passano quattro giovani medici in camice bianco, che si soffermano a contemplare il fungo magico di Inaba con uno sguardo tra l’interrogativo e il sorpreso, mentre gli operai danno gli ultimi ritocchi prima dell’inaugurazione. Una dottoressa butta lì la battuta: “Prima avevamo solo il bar, ora c’è pure la discoteca…”. Una discoteca forse no, ma di sicuro un centro di aggregazione, una piccola, accogliente isola di socialità e di conforto in un luogo dove il rito di aspettare si accompagna spesso alla solitudine e al dolore. E casomai, per ingannare l’attesa, si possono sempre guardare i cartoni animati.


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Comunità*

a cura di Giuseppe Veltri

*Co mu ni tà: [komuni'ta] s.f.inv. insieme di individui con origini, idee o interessi comuni che condividono lo stesso ambiente fisico o tecnologico e formano un gruppo riconoscibile.

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3. Un computer zombie

compiono veri e propri raid nelle colonie vicine per rapirne le larve, che crescono in schiavitù. Le schiave diventano membri perfettamente integrati nel nuovo formicaio – si occupano di imboccare le formiche amazzoni, che hanno mandibole troppo grandi per mangiare da sole – e probabilmente non si rendono conto di avere un comportamento sociale deviato.

è un computer che, essendo stato compromesso dall’attacco di un hacker, da un virus o dall’installazione di malware, svolge attività senza che il sistema operativo o il proprietario della macchina ne siano consapevoli: si stima che almeno metà della spam in circolazione sia inviata da computer zombie.

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2. Le formiche amazzoni

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numero di Dunbar, le dimensioni di una vera rete sociale possono arrivare al massimo a 150 membri circa. La psicologia evoluzionista teorizza che questo limite superiore sia legato all'abilità media degli esseri umani di riconoscere altri individui e tenere traccia degli avvenimenti emotivi degli altri membri di un gruppo.

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1. Secondo il cosiddetto

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4. Nella classifica dei dieci siti più visitati al mondo, quattro sono siti “social media”: YouTube, Facebook, MySpace e Blogger. Esiste un social network online anche per i cani: www.dogster.com

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5. A fine maggio l’“Economist” ha proclamato che l’umanità si trova “a metà strada”: il 50% della popolazione mondiale usa il telefono cellulare. Appena un decennio fa, la maggioranza delle persone sul pianeta non aveva mai fatto una telefonata.

6. Il numero di Bacon assegna a ogni attore che abbia recitato con Kevin Bacon un 1, a ogni attore che abbia lavorato con una persona del gruppo precedente un 2 e così via. Al momento oltre 800mila attori hanno un numero di Bacon pari a 3 o inferiore. Questa è una delle molte prove sperimentali che sostengono la teoria dei sei gradi di separazione proposta da Frigyes Karinthy nel 1929: qualunque persona si può collegare a un’altra passando per non più di 5 conoscenze comuni. Ma questa teoria non è mai stata dimostrata.

7. Nel 1871 Lewis Henry

Morgan identificò sei tipi di sistemi di consanguineità e affinità nella famiglia umana. La società occidentale in genere adotta il sistema “eschimese”, in cui i membri più importanti della famiglia sono quelli più vicini, indipendentemente dal sesso. Nel sistema hawaiano, invece, ogni individuo distingue solo tra maschi e femmine delle diverse generazioni: non c’è differenza quindi tra un fratello e un cugino, o tra una madre e una zia.

8. Nei cosiddetti “biofilm” i batteri vivono ammassati insieme, avvolti da una matrice esopolisaccaridica autoprodotta. Nel 2004 i ricercatori dell'Università dell’Iowa hanno scoperto che tali comunità strutturate, anche se originate da un piccolo numero di batteri identici, sviluppano rapidamente un notevole grado di diversità come “assicurazione biologica”: la diversificazione è una strategia per aumentare le probabilità di sopravvivenza della popolazione nel complesso.

9. La Cakile edentula, comune nel Nord America, è la prima pianta nella quale è stata studiata la capacità di riconoscere i propri simili. Se percepisce nelle vicinanze individui con un patrimonio genetico che le è affine, infatti, spartisce equamente lo spazio e il nutrimento disponibile nel terreno. Se invece cresce tra piante estranee tende a sviluppare una massa di radici più consistente, per accaparrarsi più acqua possibile.

10. Gli uccelli migratori

volano in formazione, tipicamente a forma di “v” o “w”, per sfruttare l’effetto scia e risparmiare l’energia necessaria per compiere traversate transoceaniche (durante le quali si danno il cambio nella posizione di testa). Secondo alcuni scienziati, inoltre, volare in formazione permette agli uccelli di mantenere il contatto visivo ottimale per tenere il gruppo unito e ridurre il rischio di perdere compagni per strada.


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“Ma questa gente dove lo trova il tempo?”/ Fu proprio questa la sua domanda/ Non ci ho più visto

È proprio quando nessuno ha idea di come impiegare un bene che si inizia a sperimentare/

Dossier

Social network

con testi di Clay Shirky, Antonio Sofi, Andrea Toso, Enrico Sola

Rispetto ai media tradizionali internet è sempre stata un attraente spazio libero dallo sconfinato pubblico potenziale. Oggi non serve neanche sapersi costruire un sito: blog e forum permettono subito a chiunque di discutere, esprimersi, commentare o tenere un diario privato (in realtà decisamente pubblico). I social network creano massa critica, buzz, fenomeni globali istantanei che si diffondono attraverso gli amici di Facebook, i consigli di YouTube, i brevissimi update di Twitter, i Digg, i segnalibri di Del.icio.us. Forse pensate che sia una frivola mania da tecno-protagonismo. Ma Joi Ito, presidente di Creative Commons, la considera la base della “democrazia emergente”: libere di parlare di ciò che vogliono – senza censure, senza guida – le persone possono determinare l’azione dei governi.


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La fisica della partecipazione è molto più simile alla meteorologia che alla legge di gravità 070

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“Che falliti... uomini adulti che se ne stanno seduti in salotto a far finta di essere elfi”/ Almeno loro stanno facendo qualcosa

Stiamo cercando il mouse di Clay Shirky

Vi siete mai chiesti come fa certa gente a trovare il tempo di giocare a World of warcraft o di collaborare assiduamente a Wikipedia?

Di recente mi è tornata in mente una cosa che avevo letto all’università, tanto tempo fa, ancora nel secolo scorso: uno storico inglese sosteneva che la tecnologia fondamentale nella prima fase della rivoluzione industriale è stata il gin. Il passaggio dalla vita rurale a quella urbana fu talmente improvviso e straziante che, per sopportarlo, le persone non poterono fare altro che inebetirsi di alcol per una generazione intera. Ci sono racconti incredibili di quei tempi: storie in cui per le strade di Londra transitavano carrelli pieni di gin. Solo quando la società si riprese da quella sbornia collettiva abbiamo iniziato a creare le strutture istituzionali

che oggi associamo alla rivoluzione industriale. Le biblioteche pubbliche e i musei, la scolarizzazione per un numero sempre maggiore di bambini, le elezioni – tutte cose che apprezziamo – sono nate solo quando la convivenza di una massa di persone nelle città ha smesso di essere vista come una crisi e ha iniziato a essere considerata un patrimonio. Solo quando la gente ha iniziato a pensare a questo vasto surplus civico, che si poteva in qualche modo progettare invece che disperdere, abbiamo iniziato a costruire quella che oggi chiamiamo “società industriale”. Se dovessi individuare la tecnologia fondamentale per il ventesimo secolo, quel piccolo lubrificante sociale senza il quale sarebbero saltati tutti gli ingranaggi della macchina, direi che è stata la sitcom. Dopo la seconda guerra mondiale aumentano il pil pro capite, il livello medio di scolarizzazione, l’aspettativa di vita e, soprattutto, il numero di persone con un orario di lavoro regolare, cinque giorni a settimana. Per la prima volta si impose su un numero enorme di cittadini l’esigenza di gestire qualcosa che non avevano mai dovuto affrontare prima: il tempo libero.

Cosa ne abbiamo fatto, di quel tempo libero? Be’, per la maggior parte l’abbiamo passato davanti alla tv. È stato così per decenni. Un tempo guardavamo I love Lucy e L’isola di Gilligan; oggi guardiamo Malcolm e Desperate housewives. Desperate housewives ha svolto essenzialmente la funzione di dissipatore cognitivo: ha disperso il pensiero che, altrimenti, si sarebbe potuto accumulare portando la società al surriscaldamento. Solo ora, mano a mano che ci svegliamo da quell’intontimento collettivo, iniziamo a riconoscere il surplus cognitivo come patrimonio invece che come elemento di crisi. Iniziamo a progettare modi di sfruttarlo e impiegarlo in modo più interessante che non piazzando una tv in ogni salotto. A farmi riflettere sulla questione è stata una conversazione che ho avuto un paio di mesi fa. Stavo parlando del libro che avevo appena finito di scrivere, Here comes everybody, con una produttrice televisiva che mi intervistava per capire se invitarmi come ospite a un suo programma. Mi chiese: “Al momento vedi qualche fenomeno interessante in atto?”.

Ho iniziato a raccontarle della voce di Wikipedia su Plutone. Forse vi ricordate che un paio d’anni fa Plutone è stato buttato fuori dal club dei pianeti: su Wikipedia scoppiò un pandemonio. Le pagine di discussione erano roventi, la gente editava articoli in continuazione, l’intera comunità era in fibrillazione: “Come possiamo definire il cambiamento di status di Plutone?”. Poco per volta, e con continue lotte dietro le quinte, “Plutone è il nono pianeta” diventò “Plutone è una pietra dalla forma anomala, che segue un’orbita anomala ai confini del sistema solare”. Mentre le raccontavo queste cose pensavo “Ok, ora mi chiederà di autorità e costruzione sociale dell’informazione e roba così”. Ma la sua domanda fu un’altra. Scosse il capo e disse: “Ma questa gente dove lo trova il tempo?”. Fu proprio questa la sua domanda. Non ci ho più visto. Le risposi: “Chi lavora per la tv non ha il diritto di fare questa domanda. Sa benissimo dove trovano il tempo: lo trovano nel surplus cognitivo che avete assorbito negli ultimi 50 anni”. Quanto pesa quel surplus? Se prendiamo Wikipedia per intero, considerando ogni voce, ogni modifica, ogni pagina di discussione e ogni riga di codice, in tut-

te le lingue in cui esiste il progetto, abbiamo l’equivalente di circa 100 milioni di ore di pensiero umano. L’ho calcolato insieme a Martin Wattenberg, all’Ibm; è un calcolo alla buona, ma l’ordine di grandezza è quello giusto: circa 100 milioni di ore di pensiero. E la tv? Solo negli Stati Uniti la guardiamo per 200 miliardi di ore l’anno, ovvero l’equivalente di 2mila progetti Wikipedia. Gli americani guardano pubblicità per 100 milioni di ore tutti i week-end. Quindi, come potete intuire, si tratta di un surplus abbastanza consistente. La gente che si chiede “Ma dove trovano il tempo?” davanti a iniziative come Wikipedia non si rende conto che in realtà si tratta di un progetto molto limitato, considerando che salta fuori da questo enorme capitale, che solo ora sta finalmente emergendo grazie a quella che Tim O’Reilly chiama “architettura della partecipazione”. Ora, la cosa interessante del surplus è che la società all’inizio non sa cosa farsene: ecco il perché del gin e delle sitcom. Del resto non ci sarebbe affatto un surplus se la gente sapesse già cosa fare all’interno delle istituzioni sociali esistenti, giusto? È proprio quando nessuno ha idea di come impiegare un bene


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che si inizia a sperimentare, nel tentativo di integrare il surplus. Naturalmente, quell’integrazione può trasformare la società. Nella prima fase di sfruttamento del surplus cognitivo – la fase in cui credo siamo tutt’ora – ogni caso fa storia a sé. La fisica della partecipazione è molto più simile alla meteorologia che alla legge di gravità. Conosciamo tutte le forze in gioco: da una parte abbiamo una comunità interessante, dall’altra un modello per la condivisione, e dall’altra ancora persone che collaborano a un software open source. Ma, pur sapendo quali sono gli input a disposizione, non riusciamo a predire l’output perché la complessità del sistema è altissima. Per esplorare gli ecosistemi complessi si procede per tentativi su tante, tantissime cose, e si spera che tutti quelli che sbagliano lascino delle tracce, delle informazioni, in modo da aiutare i prossimi che tenteranno la stessa strada. Questa è la fase che viviamo adesso. Faccio un esempio: è una bazzecola, ma me ne sono innamorato. Un paio di settimane fa uno dei miei studenti all’Interactive telecommunications program mi ha inoltrato il progetto messo in piedi dal professor Vasco Furtado a Fortaleza, in Brasile. È una “wiki mappa” del crimine in Brasile. Se c’è un’aggressione, un furto, una rapina, uno stupro o un omicidio puoi mettere una puntina sulla mappa di Google, definire il crimine e, un po’ per volta, si vedrà dove avvengono più crimini. Mappe simili esistono già, ma sottoforma di informazioni tacite. Chiunque conosca una città sa bene quali sono i quartieri dove non andare, gli incroci pericolosi, i posti da evitare di notte. Ma è qualcosa che la società sa senza saper-

lo davvero: non c’è una fonte pubblica dove si può sfruttare questa conoscenza. Se la polizia ha questo tipo d’informazioni, di sicuro non è pronta a condividerle. Infatti, una delle cose che Furtado ha detto prima di iniziare la wiki mappa del crimine, è che “Queste informazioni possono già esistere o meno, ma per me è più facile ricostruirle da zero che cercare di ottenerle dalle autorità che potrebbero esserne in possesso”. Forse la wiki mappa del crimine avrà successo, forse no. Per i software sociali il fallimento rappresenta ancora la normalità: la maggior parte di questi esperimenti non va a buon fine. Ma quelli che ce la fanno sono piuttosto stupefacenti, e naturalmente spero che questo progetto ce la faccia. Ma se così non fosse, è comunque servito a chiarire un punto: una persona che lavora da sola, con strumenti molto economici, può ragionevolmente sperare di tirare fuori abbastanza surplus cognitivo, abbastanza desiderio di partecipazione, abbastanza buona volontà collettiva da creare una risorsa che, fino a cinque anni fa, non avreste nemmeno saputo immaginare. Ecco la risposta alla domanda “Ma dove trovano il tempo?”. O meglio, questa è la risposta quantitativa. Sotto quella domanda c’è un altro pensiero, un’osservazione. Durante l’intervista, ho raccontato alla produttrice televisiva anche delle gilde di World of warcraft; mentre parlavo mi sembrava di intuire i suoi pensieri: “Che falliti… uomini adulti che se ne stanno seduti in salotto a far finta di essere elfi”. Almeno loro stanno facendo qualcosa. In quasi tutti gli episodi di L’isola di Gilligan i naufraghi riescono quasi ad andarsene dall’isola, ma poi Gilligan rovina tutto. Quante volte abbiamo visto ripetersi la stessa storia? Io l’ho rivista

tantissime volte, quando ero ragazzino. E ogni mezz’ora che ho passato a guardare quegli episodi era una mezz’ora in cui non scrivevo post per il mio blog, né editavo voci di Wikipedia né contribuivo a una mailing list. Ovviamente ho un alibi di ferro per non aver fatto quelle cose: a quel tempo non esistevano. Ero costretto a usare i media così com’erano perché era l’unica possibilità. La grande novità è che ora non è più così. Per quanto sia ridicolo starsene in salotto a far finta di essere un elfo, posso dirvi per esperienza personale che è molto peggio starsene in salotto davanti alla tv a cercare di decidere se è più carina Ginger o Mary Ann. A questo punto sono pronto a formulare un principio generale. È meglio fare qualcosa che non fare niente. Persino i lolcats – le foto di teneri gattini resi ancora più teneri dall’aggiunta di tenere didascalie – rappresentano un invito a partecipare. Una delle cose che un lolcat dice a chi lo vede è “Se hai dei font non graziati sul tuo computer, puoi giocare anche tu”. L’idea che “posso farlo anch’io” è una vera e propria rivoluzione. Le persone che lavorano nel mondo dei media non lo capiscono. Nel ventesimo secolo sono scese in campo per un unico obiettivo: il consumo. Quanto produciamo? Quanto potete consumare? Possiamo produrre di più per farvi consumare di più? E la risposta, in generale, è sempre stata sì. Ma i media dovrebbero perseguire traguardi diversi, perché alla gente piace consumare ma piace anche produrre e condividere. A lasciare di stucco le persone legate alla precedente struttura della società (quella che precede il tentativo di trasformare il surplus in qualcosa di interessante) è stata la scoperta che quando offri alle persone la possibilità di pro-

durre e condividere qualcosa, loro accettano. Non significa che smetteremo di guardare Scrubs seduti tranquillamente sul divano. Significa solo che lo faremo di meno. Ecco perché è importante la dimensione del surplus cognitivo di cui stiamo parlando: è così grande che anche un piccolo cambiamento può avere ripercussioni enormi. Diciamo che il 99% delle cose rimarrà uguale e che la gente guarderà il 99% della tv che guarda ora, ma che per il restante 1% si metterà a produrre e condividere. La popolazione connessa a internet guarda circa un bilione di ore di tv ogni anno: equivale a cinque volte il consumo annuo negli Stati Uniti, e l’1% di questa quantità è pari, in termini di partecipazione, a 100 progetti Wikipedia. Credo che sarà una cosa parecchio importante, no? Bé, la produttrice televisiva non la pensava così e non sono riuscito a convincerla. La sua domanda conclusiva sostanzialmente fu: “Ma non è solo una moda?”. Come se produrre e condividere potesse essere divertente per un po’ ma, a un certo punto, dopo essersi resa conto che era meglio quel che faceva prima, la gente si dovesse dare una calmata. Ho argomentato con convinzione che no, non sarà così: siamo di fronte a una svolta epocale analoga alla rivoluzione industriale, non a una moda passeggera. Non è il genere di cose di cui la società si stufa: è il genere di cui si convince sempre di più. Ma non credo che la produttrice mi credesse, in parte perché non voleva farlo e in parte perché non avevo ancora la storia giusta per convincerla. Ora ce l’ho. Un mesetto fa stavo cenando con un gruppo di amici. Uno di loro raccontava di quando, mentre guardava un dvd con

sua figlia di quattro anni, lei tutt’a un tratto si era alzata ed era andata dietro lo schermo. Pensava fosse una cosa buffa, che sua figlia cercasse di capire se i personaggi fossero proprio lì dietro. Ma quando iniziò a frugare tra i cavi, il mio amico le chiese cosa stesse facendo. Sbucò con la testolina da dietro lo schermo e rispose: “Cerco il mouse”. Ecco una cosa che una bambina di quattro anni capisce: in uno schermo senza mouse c’è qualcosa che non va. Ecco un’altra cosa che capisce: non vale la pena starsene seduti fermi davanti a un medium che si rivolge a te ma non ti permette di interagire. Per questo penso che siamo di fronte a un cambiamento irreversibile. Oggi i bambini di quattro anni, che assorbono tutto ciò che fa parte del loro ambiente, danno per scontato che i media includano consumo, produzione e condivisione. Non dovranno mai disimparare quello che ho assimilato io durante un’infanzia passata davanti a L’Isola di Gilligan. Questo è ciò che rispondo quando qualcuno mi chiede cosa stiamo facendo (e per “noi” intendo la società in generale, che cerca di capire come sfruttare il surplus cognitivo, ma anche “noi” persone che lavoriamo per scoprire la prossima “grande idea”). D’ora in avanti risponderò sempre che “stiamo cercando il mouse”. Individueremo tutti i luoghi dai quali sono stati esclusi lettori, ascoltatori, visitatori o utenti; i luoghi dove gli sono state offerte esperienze passive, precotte e inscatolate. Ci chiederemo: “Se possiamo tirare fuori di lì un po’ di surplus cognitivo e sfruttarlo là, possiamo costruire qualcosa di buono?”. Io scommetto di sì.

Questo articolo è basato sul discorso tenuto dall’autore alla conferenza Web 2.0 2008.

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L’idea che “posso farlo anch’io” è una vera e propria rivoluzione

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Alla gente piace consumare ma piace anche produrre e condividere

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Ecco una cosa che una bambina di quattro anni capisce: in uno schermo senza mouse c’è qualcosa che non va

Aggiungi Ferdinand ai tuoi amici di Antonio Sofi

Il sociologo tedesco Ferdinand Tönnies non ha un profilo su Facebook. Eppure lo meriterebbe, nonostante sia morto da quasi 80 anni. Non fosse altro per aver inconsapevolmente fornito, con le sue teorie, impagabili suggerimenti su come progettare social network su internet.

Gemeinschaft e gesellschaft – due parole ostiche e vibratili, opposte come poli di calamita – non hanno certo contribuito al successo dei moderni Facebook, MySpace, Linkedin, Badoo, Netlog, e via elencando. Eppure aiutano un po’ a capire la diffusa fascinazione che i social network hanno, ogni giorno di più, presso un numero sempre maggiore di persone in tutto il mondo; e al contempo, l’altrettanto montante resistenza che generano. Nell’ultimo anno gli utenti dei social network sono cresciuti del 25% in tutto il mondo e Facebook, tra tutti ormai exemplum indiscusso, è quello che ha fatto il salto più grande, con un aumento del 153%, e più di 150 milioni di utenti in tutto il mondo. Gli italiani, finora un po’ disattenti, sembrano essere stati travolti da un vero e proprio colpo di fulmine per il social network creato nel 2004 da un giovanissimo studente universitario, Mark Zuckerberg, e rivolto inizialmente solo ai suoi colleghi. Tra agosto e ottobre 2008 gli iscritti alla versione italiana di Facebook sono più che triplicati, passando da circa 600mila a quasi 2 milioni; e l’Italia ha fatto ca-

polino nella top ten delle nazioni presenti sul social network più popoloso del mondo. Ma torniamo a Tönnies. Nel 1887 pubblicò un saggio intitolato Gemeinschaft und Gesellschaft. Il primo termine richiama da vicino quel sentimento di appartenenza che talvolta lega le persone in una vera e propria “comunità”; il secondo rimanda a strutture più strumentali: a vere e proprie “società” che si organizzano al fine di raggiungere dei precisi obiettivi. Comunità e società. La prima prevede legami forti e disinteressati, tipici della famiglia, o dell’amicizia legata a una vicinanza fisica o biografica: sono i legami di appartenenza dei piccoli paesi dei nostri nonni. La seconda prevede rapporti più impersonali e superficiali, con vincoli di tipo utilitaristico o economico: le rutilanti città delle società industriali, per capirci. A Tönnies questa coppia di concetti serviva per spiegare il doloroso passaggio che era, all’epoca, in atto dal primo al secondo. Dalla tradizione alla modernità. Ed è proprio all’interno di questo continuum che è possibile rintracciare i moti di entusiasmo e insieme diffidenza rivolti a servizi come Facebook. Perché forse,


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Perché forse, oggi, è in atto un altro passaggio/ Verso la modernità digitale 076

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oggi, è in atto un altro passaggio. Verso la modernità digitale. I social network da una parte giocano sul “richiamo della foresta” della famiglia allargata, su quel “cerchio della fiducia” che Robert De Niro ha raccontato in modo esilarante in un film di successo di qualche anno fa. La prima cosa che di solito fa il nuovo entrato dentro Facebook è cercare i propri parenti, o gli amici più cari. Chiederne (recuperarne, rinsaldarne) l’amicizia. Senza buddy list nessuno sa chi è, dentro un social network. Uno dei primi bisogni è trovare il collegamento con quel pezzo di comunità che le cose della vita ha magari negli anni disperso, o globalizzato: con parenti o amici finiti a vivere o lavorare dall’altra parte del mondo o del paese, e persi di vista. È una riverniciata digitale al “capitale sociale” preesistente, alla rete di persone direttamente legate a noi da esperienze comuni. Ma non finisce qui. Il meccanismo che permette di aggiungere le proprie amicizie sui social network è difficile da fermare: grazie alla forza contagiosa del passaparola (e a sistemi di matching automatico) attrae sempre più persone, in modo esponenziale. Un’attrazione gra-

vitazionale che arriva fino alle periferie della galassia delle proprie conoscenze, fino agli ultimi dimenticati banchi degli anni scolastici più lontani. Fino all’ultima “persona che potresti conoscere”, pur se assolutamente sconosciuto, perché “amico di un amico”. Sui social network è sempre possibile agganciare con un poke (una specie di “squillino”) nuove persone in base alle conoscenze in comune, agli interessi simili o alla vicinanza geografica. E via via che si aggiungono amici, il senso stesso di “amicizia” e di comunità si scioglie in un’accezione più lasca, in una rete di conoscenze più strumentale e spersonalizzata, con obiettivi diversificati. Che spesso hanno altri luoghi dedicati, nel web. E che vanno dagli obiettivi professionali (Linkedin, Neurona, ecc.), a quelli amorosi o di dating (Meetic, Match, ecc.), fino a quelli più leggeri, legati alla ricerca di una sorta di preminenza sociale – come dimostra il proliferare di profili di personaggi famosi che in molti ambiscono avere tra gli “amici” (che è poi origine di parte del successo di un altro social network molto usato, MySpace). In altre parole

gli obiettivi degli utenti di social network come Facebook sono due. Il primo è riprodurre sulla rete, più o meno fedelmente, la complessità sparpagliata delle proprie “comunità” di riferimento. Amici, parenti, colleghi di lavoro. Il secondo è ampliare la propria cerchia di conoscenze, le varie e mille “società” più utili o convenienti, ora o nel futuro. Il risultato finale è allo stesso tempo affascinante e spaventevole: amici cari e semplici conoscenti, parenti e perfetti sconosciuti condividono, più o meno appassionatamente, un unico (promiscuo) luogo digitale. In un unico aggiornatissimo lifestreaming che ci dice, ogni secondo, chi sta facendo cosa e magari anche perché. La internet sociale è uno straordinario e preoccupante esperimento di ingegneria sociale. E cambia, seppur impercettibilmente, il modo con il quale ci relazioniamo agli altri, la nostra idea di ciò che è pubblico e ciò che è privato. Con un sovrappiù di caos digitale: dentro il social web si può essere comunità e società. Insieme e contemporaneamente. Forse Tönnies ne sarebbe felice.


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Il meccanismo che permette di aggiungere le proprie amicizie sui social network è difficile da fermare/

La internet sociale cambia la nostra idea di ciò che è pubblico e ciò che è privato/

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Alla ricerca del layer digitale di Andrea Toso

“L’attitudine è un’energia creativa che cambia il mondo. A questo proposito ho creato un concetto nuovo: quello del santo elettronico, colui che ha l’aura elettronica, costituita da tutte le connessioni comunicative che collegano la persona al mondo e ad altre persone. [...] L’aura è la dimensione tattile che sta fra la persona e il mondo, e oggi è così forte che crea una situazione nuova: la possibilità di essere tracciati e rintracciabili. Siamo immersi in un ambiente di dati e informazioni. Le antiche teorie dei maghi sull’aura parlano di fili che possono essere rintracciati e tirati, esattamente come avviene oggi con l’aura elettronica nell’era di internet.”

Questo intervento di Derrick De Kerckhove su “Avvenire” di pochi mesi fa è utile per avere una visione autorevole e filosofica di come sta evolvendo il rapporto tra l’uomo, la conoscenza e le tecnologie digitali. Secondo lo stesso De Kerckhove, siamo in un momento storico caratterizzato da un “simbolico [...] rovesciamento del potere della natura sulla cultura: adesso la cultura regna sulla natura”. Nell’epoca dell’always on e delle connessioni sociali “digitali” non possiamo non notare che l’evoluzione delle reti umane assume forme fino a poco tempo fa impreviste. L’aura raccontata da De Kerckhove è un elemento invisibile e impalpabile dell’invidividuo connesso, ma non per questo meno reale. Siamo rintracciati e tracciabili, siamo presenti in una rete di legami che prima era solo naturale, famigliare e professionale e ora è mediata, estesa, imprevedibile, infinita. I social network stanno diventando sempre più reti di relazioni fisiche e reali. L’utente è attivo e cosciente e usa la rete per creare e rafforzare la propria presenza digitale, la propria identità in

rete. La sua aura è impercettibile, ma è nutrita giornalmente o forse sarebbe il caso di dire – minuto dopo minuto – da informazioni e nuove relazioni. Anche un sms è un elemento che ci lega alla rete, così come l’indicazione del gps che ci segna la via e ci porta a destinazione. Siamo genericamente portati a definire l’individuo come qualcosa di diverso dal suo “io digitale”, troviamo sempre che esistano barriere o confini, limiti oltre i quali c’è una netta suddivisione tra ciò che è puramente umano e ciò che è frutto, a volte invasivo e perverso, delle tecnologie della comunicazione e dell’informazione. Non è detto che sia così vero. Non più, o forse non lo è mai stato. Le tecnologie sono solo mezzi, ma spesso, come è successo sempre nella storia dell’uomo, sono i mezzi e gli strumenti che caratterizzano la vita dell’individuo tanto da risultarne alla fine difficilmente scindibili.

digitale” è conosciuto e diffuso. Ne abbiamo studiato negli anni le implicazioni sociali, psicologiche, economiche e anche antropologiche, ma non ci siamo accorti che facendolo studiavamo noi stessi, la nostra sfera di rapporti, il nostro modo di acquisire e gestire la conoscenza. Mentre studiavamo il fenomeno digitale ci siamo resi conto che stavamo studiando l’individuo, la sua identità reale e non solo quella mediata dalle nuove tecnologie.

Ora ci troviamo di fronte a qualcosa di simile, ma diverso. Con la tecnologia abbiamo creato diversi “layer” digitali in grado di affiancare il nostro “mondo” reale, di sovrapporsi a esso, di sostituirvisi in parte. Il modello del “mondo

Il nostro “io digitale” forse non è mai esistito o se è esistito ora ha lasciato spazio a comportamenti, contenuti e relazioni che meritano la nostra attenzione più degli strumenti, più degli ambienti o della mera tecnologia.

Facebook è a tutti gli effetti un esempio concreto di layer digitale. In Facebook c’è una “massa critica” di utenti, che usano l’applicazione per alimentare e crare rapporti, per svago o per lavoro, con estrema naturalezza. Nelle reti sociali annulliamo lo spazio e il tempo, riscopriamo i vecchi legami, ne creiamo di nuovi, entriamo e usciamo dalla rete con i tempi normali della nostra vita.

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Siamo rintracciati e tracciabili in una rete di legami che prima era solo naturale e ora è mediata, estesa, imprevedibile, infinita/

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Con la tecnologia abbiamo creato diversi “layer” digitali in grado di affiancare il nostro “mondo” reale, di sovrapporsi a esso, di sostituirvisi in parte/

Azienda 2.0 di Enrico Sola

Conciliare il mondo dell’impresa con la nuova dimensione sociale e conversante della rete non è facile. Anzi, in molti paesi dove la cultura business è arretrata e in cui si sconta ancora un capitalismo di tipo familiare e ottocentesco, la dimensione aperta, trasparente, individualista e dinamica del web sociale si scontra con la cultura conservatrice, anonima e opaca dell’impresa.

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L’impresa tradizionale – quella ancora con le segretarie che ripetono insistentemente che “il dottore non è in ufficio”, con gli uscieri e con un minimo “ufficio reclami” come massima apertura all’esterno – ancora non ha compreso le potenzialità del nuovo web e soprattutto rischia di continuare a considerare la rete una minaccia, più che un’opportunità. Quel che è certo è che questo scontro fra impostazioni culturali è destinato a risolversi in una dialettica positiva, perché il business del presente, in ogni sua declinazione, è sempre più legato alla rete e lo sarà sempre più in futuro. Superate le vecchie resistenze culturali, le imprese più illuminate trovano nella nuova rete dialogante due elementi attraenti: la possibilità di trasmettere i propri messaggi a una grande quantità di persone e la possibilità di ascoltare direttamente la voce dei propri utenti diretti e potenziali. Anni di cultura comunicativa unidirezionale, figlia dell’advertising classico, spesso portano le imprese a considerare prioritario solo il primo aspetto. Nascono, così, siti “social” e blog azien-


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Il business del presente, in ogni sua declinazione, è sempre più legato alla rete e lo sarà sempre di più in futuro/

dali che sono poco più che un “megafono” con cui l’impresa cerca di far distinguere la sua voce nel rumore di fondo della comunicazione online. Tanto più la cultura dell’unidirezionalità è forte, tanto più i blog aziendali sono chiusi agli utenti, moderano i commenti e in generale considerano compiuta la propria missione nel momento in cui un post è stato pubblicato. Servizi di questo genere, solitamente, si rivelano fallimentari: la comunità online tende a non partecipare a conversazioni non paritetiche. Anche le operazioni di buzz-marketing, quelle cioè in cui l’impresa cerca di sfruttare le potenzialità sociali del web invitando gli utenti a farsi promotori in prima persona dei propri messaggi (ad esempio parlandone sui propri blog), sono ad alto rischio di fallimento. Anche in questo caso l’elemento critico è la relazione impresa-utente: gli utenti normalmente sono disposti a mettere in gioco gratuitamente parte della loro credibilità/autorità online solo dopo aver riconosciuto e legittimato l’impresa come interlocutore credibile. Le ragioni per cui molti blog aziendali

sono di fatto “chiusi” sono facilmente comprensibili: aprire un blog in un’impresa è tuttora un’operazione poco difendibile internamente, perché rischia di esporre l’azienda e i suoi prodotti o servizi a eventuali critiche pubbliche degli utenti e soprattutto perché tuttora mancano metriche credibili e condivise per misurare le performance delle iniziative “2.0”. Nei pochi casi in cui il mondo dell’impresa abbraccia pienamente la cultura della rete, il ruolo di siti “social” e blog aziendali è biunivoco: comunicare l’azienda al di fuori dei suoi confini tradizionali e, contemporaneamente, avviare una proficua conversazione (fatta di ascolto e risposte) con gli utenti. La cultura che porta a un comportamento di apertura reale alla conversazione e alle relazioni in rete con gli utenti è, nel mondo dell’impresa, assolutamente innovativa e prevede che la trasparenza, il feedback disintermediato degli utenti e l’implicito messaggio di sicurezza e apertura dato dall’assenza di filtri e limiti all’interazione siano valori superiori all’eventuale rischio di ri-

cevere commenti negativi in pubblico. Una panoramica in rete rivela un numero limitato, sebbene in crescita costante, di siti e blog in cui la conversazione tra utenti e impresa è funzionante e l’apertura al web, da potenziale rischio, si trasforma in valore. È però certo che la nuova identità della rete sta sempre più conquistando, complice un fisiologico ricambio generazionale, spazio e credibilità all’interno dei contesti business più impermeabili all’innovazione.

Rapporti paritetici con gli utenti e scambio di informazioni Il 2008 ha visto il consolidarsi della presenza di Enel nel web 2.0 grazie alla nascita di nuove iniziative e allo sviluppo di precedenti esperienze

In primavera è andato online il canale dell’azienda su YouTube. Un luogo per condividere e promuovere contenuti, e per rendere disponibile alla consultazione l’enorme patrimonio culturale di Enel. Una moltitudine di immagini: dalle videointerviste, ai video-documentari scientifici agli spot. È questo il caso del progetto di comunicazione commerciale Gesti Dimenticati (www.gestidimenticati.it): ogni navigatore potrà proporre una propria idea di gesti dimenticati, attraverso un video personale. Così facendo il navigatore potrà partecipare a un concorso con interessanti premi, alcuni dei quali sono riservati per chi è o diventa cliente di Enel Energia.

Nello stesso tempo è stata ampliata l’esperienza dei blog personalizzati sugli eventi che l’azienda organizza. Con “La Parola Contesa”, gli scienziati e i filosofi che partecipavano alla rassegna sono stati chiamati a dialogare e a interagire con gli stimoli provenienti dagli utenti. Mentre i video delle serate culturali erano consultabili su MySpace. Nel blog dedicato alla sponsorizzazione della Ducati MotoGP, gli appassionati si sono confrontati in sfide virtuali, svelando segreti e prodezze del videogioco esclusivo sul campionato mondiale di motociclismo. Con la nuotatrice Federica Pellegrini è stata sperimentata la piattaforma di microblogging Twitter, nella quale la campionessa olimpica ha raccontato segreti ed emozioni della propria partecipazione ai Giochi di Pechino.

Senza dimenticare Second Life, dove Enel è presente dal 2007, una delle prime imprese italiane ad attraccare nell’isola virtuale. Qui, l’impegno ambientale e tecnologico dell’azienda va a braccetto con l’informazione e l’intrattenimento, in un luogo che rappresenta un modello nel mondo tridimensionale creato dal Linden Lab. Per un gruppo internazionale come Enel, nella cui missione è specificato “l’impegno ad assicurare alle prossime generazioni un mondo migliore”, entrare nell’orbita del Web 2.0 rappresenta anche un grande tema di responsabilità sociale.


Twitter da Marte

di Marina Rossi

Il 10 novembre Mars Phoenix – la sonda spaziale che è atterrata su Marte lo scorso maggio – si è spenta. Il cambio di stagione del Pianeta Rosso non fornisce più sufficiente energia solare per poter ricaricare i pannelli e per rendere nuovamente operativa la sonda che in questi mesi è stata protagonista indiscussa delle cronache dallo spazio. 085

Cinque mesi fondamentali per le dozzine di esperimenti, per l’enorme quantità di informazioni raccolte sul suolo di Marte e ancora, per le oltre 25mila fotografie ad alta risoluzione del Pianeta Rosso che potrebbero condurre a nuove scoperte. Ma Mars Phoenix è stato soprattutto il primo modulo di esplorazione ad avere un riflesso anche nel web sociale, intessendo una vera e propria rete di relazioni con migliaia di persone in tutto il mondo, da Facebook a Twitter. “È molto improbabile che io mi possa risvegliare in primavera, ma se accadrà chiamerò casa”. Con queste parole, scritte su Twitter (www.twitter.com/MarsPhoenix) il 9 novembre, Mars Phoenix ha annunciato l’imminente fine della missione, o meglio, la propria morte. Prima di spegnersi definitivamente, la sonda spaziale ha pubblicato online un messaggio: “01010100 01110010 01101001 01110101 01101101 01110000 01101000 <3”. Una sola parola che, tradotta dalla sequenza binaria, significa “trionfo”, e due simboli che nei messaggi da cellulari rappresentano un cuore capovolto. Un successo della National aeronautics and space administration che varca i confini del campo scientifico, coinvolgendo un movimento globale fatto di persone, oggetti, simboli e relazioni.

Oltre 40mila persone in questi mesi hanno letto gli aggiornamenti su Twitter della sonda, e molti altri sono diventati fan su Facebook. Centinaia di attivi partecipanti alla comunità online hanno realizzato epitaffi – parole e fotomontaggi – dedicati a Phoenix celebrando il simbolo di una rete in grado di dar voce e personalità tanto agli individui quanto agli oggetti che, nel web sociale, possono creare legami emozionali. È proprio la passione, infatti, ad aver accomunato persone che – se escludiamo la conquista della Luna – non si sentivano coinvolte dalle missioni spaziali. E così come è accaduto per la guerra lunare, anche la conquista di Marte è giunta attraverso un nuovo medium: allora fu la televisione, mentre ai giorni nostri il nuovo mezzo di comunicazione è il web sociale, partecipativo, relazionale. Oggi, sui profili dei social network si leggono messaggi di commiato e la speranza che un giorno il modulo torni a parlare, risvegliandosi dopo il lungo inverno marziano. Mars Phoenix non è solo una sonda che ha calcato il suolo di Marte, una notizia presentata da un telegiornale o una foto a colori su un quotidiano. È entrata a far parte dell’immaginario collettivo, dando nuova linfa – vitale e vissuta – al concetto di missione spaziale, e all’idea di oggetto come prolungamento dell’identità umana.


La casa editrice che apre la strada all’avventura della scienza e della vita Luigi Luca Cavalli Sforza

Codice Edizioni s.r.l. via G. Pomba 17 10123 Torino t +39.011.19700579/580 f +39.011.19700582 www.codiceedizioni.it info@codiceedizioni.it

Punti di vista di Alice Spano

EDIZIONI

David Quammen L’evoluzionista riluttante Il ritratto privato di Charles Darwin e la nascita della teoria dell’evoluzione

I lavoratori della conoscenza non accetteranno a lungo e passivamente i limiti dell’attuale meccanismo produttivo, le incertezze occupazionali e professionali generate dalla finanza speculativa e i vincoli alla libertà e alla democrazia. Essi promuoveranno invece una nuova cultura, nuove iniziative democratiche e un’economia produttiva fondata sulla collaborazione e la comunicazione.

pp. 242, euro 22,00

Enrico Grazzini

V. Girotto, T. Pievani, G. Vallortigara Nati per credere Perché il nostro cervello sembra predisposto a fraintendere la teoria di Darwin pp. 216, euro 19,00

Enrico Grazzini L’economia della conoscenza oltre il capitalismo Crisi dei ceti medi e rivoluzione lunga Prefazione di Luca Mercalli pp. 314, euro 15,00

Charles Darwin era un uomo complicato, coraggioso ma timido, ispirato ma travagliato, con una mente brillante, un cuore tenero e uno stomaco che si agitava come un miscelatore di vernici. Se fosse stato più unitario e trasparente, non sarebbe stato altrettanto interessante. David Quammen

La religione, più che un adattamento diretto, potrebbe essere uno stupefacente effetto secondario. Girotto, Pievani, Vallortigara

Devra Davis La storia segreta della guerra al cancro Prefazione di Lucio Luzzatto pp. 448, euro 35,00

Lewis Wolpert Sei cose impossibili prima di colazione Le origini evolutive delle credenze

G. Walker, Sir D. King Una questione scottante Cosa possiamo fare contro il riscaldamento globale

pp. 224, euro 21,00

Prefazione di Luca Mercalli pp. 264, euro 25,00

Non è tempo di farsi prendere dal panico, né di nascondere la testa nella sabbia. È tempo di agire. Gabrielle Walker e Sir David King

Non siamo alla fine, bensì all’inizio di una fisica del tutto nuova. E qualsiasi cosa troveremo, ci saranno sempre altri orizzonti da esplorare. Michio Kaku

Michio Kaku Fisica dell’impossibile Un’esplorazione scientifica nel mondo dei phaser, dei campi di forza, del teletrasporto e dei viaggi nel tempo pp. 342, euro 26,00

Melanie Walsh 10 cose che posso fare per aiutare il mio pianeta Editoriale Scienza, 2008 32 pp. 14,90 euro

È tanto più difficile intervenire sulle cattive abitudini quanto più esse sono radicate nella nostra quotidianità distratta: varrebbe la pena cominciare presto, e le cattive abitudini non prenderle mai. Ben venga, quindi, 10 cose che posso fare per aiutare il mio pianeta. Un libro bello e divertente, capace di rivolgersi direttamente ai bambini e di renderli partecipi nel decidere le sorti del mondo che abiteranno. Perché, nella lotta per la salvaguardia dell’ambiente, “responsabilità” è la parola chiave: ed essere responsabili significa acquisire una consapevolezza del proprio ruolo per poter agire con tutto il rispetto che il nostro pianeta si merita. Pagine sagomate e coloratissime, un sistema di finestrelle che stimola la curiosità, un tono complice e un linguaggio chiaro sono gli ingredienti che fanno di questo libro una lettura che ogni genitore coscienzioso e attento dovrebbe proporre al proprio bambino. Il sistema è semplice eppure sorprendentemente efficace: dieci consigli pratici da applicare nella vita di tutti i giorni, accompagnati da un’illustrazione e da una spiegazione: “Io cerco... di chiudere il rubinetto quando mi lavo i denti (Ogni volta che fai così risparmi 30 brocche d’acqua)”. Spegnere la luce quando si esce da una stanza può diventare qualcosa di diverso da evitare che mamma si arrabbi perché i costi della bolletta salgono, e per i nostri piccoli sarà forse più stimolante – e altrettanto corretto – sapere che, con quella dose di attenzione in più, si stanno occupando di una causa molto importante, che riguarda loro più di chiunque altro: il futuro.

Sarebbe sufficiente questo: un libro tenero e intelligente che ricordi a noi e ai nostri figli quelle “buone pratiche” che, con un po’ di buon senso, non esitiamo a riconoscere come necessarie, ma che, per abitudine o per mancanza di tempo, talvolta tralasciamo di seguire. Ma Melanie Walsh non si accontenta e va ancora oltre: tra i dieci consigli, accanto alla raccolta differenziata e al risparmio energetico, si trovano anche soluzioni meno ovvie e più creative, che confermano questo libro come un piccolo capolavoro. Perché, ad esempio, limitarsi a separare il cartone per il riciclaggio, quando con delle semplici scatole e l’aiuto di mamma e papà si possono costruire dei giocattoli davvero originali? E avete mai riflettuto sul fatto che anche dare da mangiare agli uccellini è un modo per prendersi cura dell’ambiente? 10 cose che posso fare per aiutare il mio pianeta è una guida da leggere e rileggere a casa per imparare con i nostri bambini – e dai nostri bambini – che è a partire dal quotidiano che possiamo costruire un mondo sostenibile. Ma è anche un punto di partenza per giocare a inventare altre cento cose che tutti, ogni giorno, possiamo fare per aiutare il nostro pianeta.

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Oxygen versus CO2

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Oxygen versus CO2 di Claudia Gandolfi

Recycled plastic is fantastic

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Cultura/Corbis

Per produrre un chilo di plastica – materiale sintetico che, messo sul mercato all’inizio del Novecento, impiegò pochi decenni a imporsi come simbolo di modernità – sono necessari circa due chili di quella materia ormai preziosissima che è il petrolio. La plastica è un materiale molto usato per la produzione delle cose che acquistiamo e, pertanto, costituisce buona parte dei nostri rifiuti, ma delle due grandi famiglie di plastica, le termoplastiche e le termoindurenti, solo le prime possono essere rimodellate e riciclate. Oggi lo sviluppo di una normativa internazionale più severa e l’aumento del prezzo delle materie prime fanno intravedere le concrete opportunità di un’economia legata ai ma-teriali riciclati. In Italia, benché permangano ancora forti limitazioni di carattere tecnologico ed economico, circa un quarto dei rifiuti di imballaggi plastici viene riciclato (con emissioni di gas serra pari a solo il 20% di quelle derivanti dalla produzione di materiale vergine), un terzo viene avviato a termovalorizzazione e il rimanente viene smaltito in discarica. La Commissione europea, perseguendo i principi dell’ecodesign, ha introdotto norme a favore della progettazione di prodotti a ridotto impatto ambientale. L’Italia si è inserita in questa tendenza con il decreto ministeriale 203/2003, che incentiva lo sviluppo di un mercato di manufatti di materiali riciclati prescrivendo agli enti pubblici e alle so-

cietà a prevalente capitale pubblico di coprire almeno il 30% del proprio fabbisogno annuo di beni con prodotti ottenuti da materiali riciclati. L’Osservatorio nazionale sui rifiuti ha il compito di costituire il Repertorio nazionale dei materiali e dei manufatti in materiale riciclato, a disposizione delle pubbliche amministrazioni e dei cittadini. Alcuni dei maggiori paesi industrializzati, tra cui oltre a Stati Uniti, Giappone, Cina, Brasile, Corea del Sud c’è anche l’Italia, hanno recentemente lanciato la campagna “3R – Reduce, Reuse, Recycle”, la prima iniziativa globale finalizzata a realizzare una convergenza tra crescita economica e protezione dell’ambiente. Proprio la Cina, che dal 2000 al 2008 ha più che duplicato le sue emissioni di CO2 (12 miliardi di tonnellate) superando di gran lunga anche gli Stati Uniti (8 miliardi di tonnellate), si sta seriamente attivando per affrontare questo problema, ispirandosi ai principi della riduzione dello sfruttamento delle risorse naturali, del riuso e del riciclo di tutti i materiali coinvolti nel processo produttivo. Ma anche il singolo cittadino può fare qualcosa per ridurre l’impatto dei propri consumi sull’ambiente, evitando in molte occasioni di acquistare, buttare, sprecare. Pensiamo alla plastica: ciascuno di noi può trasportare la spesa con sacchetti di tela anziché quelli usa e getta di plastica. Quasi tutti potrebbero evitare anche di bere acqua confeziona-

ta in bottiglie di plastica: l’acqua dell’acquedotto è statisticamente più controllata e, con tre o quattro bottiglie di vetro da riempire infinite volte al rubinetto, si risolve il problema delle pesanti confezioni da portare a casa. Infine, chi ha la fortuna di vivere vicino a un supermercato abbastanza attento ai problemi dell’ecologia e del risparmio può riempire i flaconi di detersivo, o persino fare la scorta di alimenti di base come zucchero o riso “a peso”, servendosi direttamente da appositi dispenser, riutilizzando lo stesso contenitore spesa dopo spesa. In sostanza, è spesso il packaging degli oggetti che acquistiamo a costituire uno dei problemi maggiori in fatto di smaltimento dei rifiuti. Se anche soltanto un decimo dei prodotti acquistati fosse “sfuso”, si eliminerebbero ogni anno più di 25 chili di rifiuti casalinghi per famiglia.

Ecodieta Tutti i giorni diamo per scontate una serie di attività – spostarci, acquistare, mangiare, buttare via – senza pensare alle emissioni di CO2 che esse producono, in modo diretto o indiretto. Per questo Enel lancia la Ecodieta, un percorso online dove chiunque può calcolare le emissioni di anidride carbonica della sua giornata tipo, trovare consigli sulla riduzione delle azioni “costose”, fissare un obiettivo e misurarlo. Un suggerimento? Anche i cibi e le modalità di cottura possono incidere sulla nostra impronta ecologica. Lasciar raffreddare un chilo di zuppa fuori dal frigorifero, può far risparmiare 6 chili di CO2 in un anno.

Nel secolo scorso molte innovazioni, dagli antibiotici a internet, hanno permesso di migliorare sensibilmente la qualità della vita delle persone. La grande, appassionante sfida del nostro secolo, intrinsecamente legata al miglioramento delle condizioni di vita dei paesi in via di sviluppo, è quella di saper immaginare un modello economico più funzionale, che tenga conto della limitatezza delle risorse e degli effetti nocivi su tutti gli ecosistemi terrestri, che favorisca il benessere degli individui, senza compromettere il futuro del pianeta. Link correlati www.osservatorionazionalerifiuti.it www.matrec.it

Per ulteriori informazioni www.ecodieta.it

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I luoghi della scienza

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I luoghi della scienza di Davide Coero Borga

Scienza evergreen

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Immaginate una foresta. E in mezzo al verde lussureggiante una radura. E sotto quella natura quieta un edificio. Una cattedrale sopra la quale le mani di un Titano abbiano adagiato un ettaro di quella foresta, di quella radura. Realizzare questo sogno ha richiesto quasi 10 anni di lavoro e 500 milioni di dollari, ma oggi finalmente il sogno apre le sue porte al grande pubblico. La nuova sede della California Academy of Sciences è quello che si dice un capolavoro di architettura sostenibile. Perfettamente inserita nel contesto naturale del Golden Gate Park, San Francisco, ospita centinaia di exhibit innovativi e migliaia di specie animali e vegetali. Il progetto, firmato dall’architetto italiano Renzo Piano, intende fare dell’ambiente parco una parte visibile dell’edificio. Le sette colline ondulate che bucano il soffitto dell’Accademia, omaggio alla sinuosa topografia di San Francisco, svelano il limite incerto che c’è tra la costruzione e il parco stesso. “Ho cercato di raccogliere il nucleo emotivo del parco” ha dichiarato Piano. “È come se una striscia del parco fosse stata sollevata da terra e ci avessimo messo sotto un edificio. Grazie alle enormi vetrate, i visitatori saranno costantemente immersi nella natura che li circonda”.

Oggi l’Accademia delle Scienze californiana è insieme un istituto di ricerca e uno fra i dieci maggiori musei di storia naturale al mondo, fra i più antichi degli Stati Uniti. È sì una singola struttura, ma anche una finestra su saperi diversi fra loro. Basti pensare che al suo interno sono raccolti una dozzina di edifici. Un acquario, un planetario, un museo, una piccola foresta pluviale, un teatro, una biblioteca, un centro naturalistico, un giardino. Senza dimenticare che prima di tutto è un gigantesco laboratorio di ricerca e un archivio scientifico di oltre 20 milioni di specie. A poche settimane dalla sua apertura si è già guadagnato la nomea di museo più “verde” al mondo e, di fatto, è il più grande edificio cui sia mai stata riconosciuta la leadership in consumo energetico e design eco-friendly (Leadership in energy and environmental design Leed). L’intero complesso riflette una chiara vocazione all’efficienza energetica, alla riduzione dell’impronta ecologica e alla preservazione del mondo naturale. Una filosofia che si esprime nelle singole scelte degli elementi costruttivi: postazioni di ricarica per veicoli elettrici, riscaldamento a pavimento, pannelli fotovoltaici sulla terrazza o anche una semplice rastrelliera per le biciclette. Il programma Leed ha tenuto conto di cinque parametri: la sostenibilità e lo sviluppo della struttura, la salvaguardia delle risorse idriche, l’efficienza energetica, la selezione dei materiali e le caratteristiche ambientali di arredi e interni.

I risultati? Il 90% dei materiali ottenuti dalla demolizione dei vecchi edifici è stato riutilizzato. Le 32mila tonnellate di sabbia asportate durante gli scavi delle fondamenta sono state convogliate in progetti di ripristino delle colline di San Francisco. Il 95% dell’acciaio impiegato nella costruzione è stato acquistato dalle filiere del riciclo. Il 50% del legname vanta il marchio di foreste certificate. Il vetro delle pareti esterne ha un basso contenuto di ferro che lo priva della sua caratteristica colorazione verdastra e gli regala un’eccezionale limpidezza. Il 90% degli uffici godrà di luce e ventilazione naturali. 60mila pannelli fotovoltaici produrranno in un anno 231mila chilowattora, con un risparmio del 10% in elettricità. Nel complesso il consumo energetico dell’Accademia risulta del 30% inferiore alle richieste federali. Una curiosità: il 68% dei materiali isolanti è costituito da una spessa fibra di cotone ricavata da vecchi blue jeans e decisamente più calda della classica fibra di vetro. Comodi da indossare e per di più ecologici.

San Francisco, California. California Academy of Sciences, di Renzo Piano: una “Ferrari a zero consumi e zero emissioni”, come lui stesso lo definisce con ironia: un gioiello di alta tecnologia a elevato gradiente poetico. © Tom Fox, SWA Group

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Traveller

Traveller di Michelle Nebiolo

Non solo per veri finlandesi

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Sul sito dell’Università di Jyväskylä, città situata a circa 270 chilometri da Helsinki e nota per la sua tradizione accademica, è disponibile una simpatica guida per chi volesse “diventare finlandese”: un vocabolario dei termini tipici del paese, spesso privi di una traduzione in altre lingue perché, di fatto, esprimono concetti che altrove non esistono. Uno di questi termini è jokamiehenoikeus: il diritto di ciascuno di muoversi liberamente nelle foreste, tra i campi e sulle acque dei laghi. In Finlandia tutti sono liberi anche di cogliere bacche e funghi, persino su terreni di proprietà privata, e di pescare ovunque (anche se solo con la lenza). I divieti riguardano solo aree militari,

giardini e orti privati, e il taglio di alberi per accendersi un falò. In realtà, con nomi diversi ma similmente difficili da pronunciare, lo jokamiehenoikeus esiste anche in altri paesi del Nord Europa e del mondo. In Norvegia – meta turistica notoriamente cara, dove alcol, tabacco e benzina sono tassati pesantemente, ci sono biglietti d’ingresso per ogni tipo di divertimento e persino i servizi pubblici hanno un costo (dal parcheggio ai musei, non troverete quasi nulla di gratuito) – l’allemannsretten è sancito per legge dal 1957. Definiti chiaramente quali sono i territori off limits, tutto il resto è liberamente accessibile. Se sui campi coltivati si può camminare

solo quando sono gelati e coperti dalla neve, è possibile andare in canoa, kayak e barca (a remi o a vela) su ogni fiume, lago o in mare. Con un po’ di coraggio, si può persino nuotare. In Inghilterra e in Galles il governo ha riconosciuto ufficialmente il right to roam (o jus spatiendi) con il Countryside and rights of way act del 2000. Nei cinque anni successivi la legge è stata implementata gradualmente nei due stati, a mano a mano che si producevano le mappe delle regioni accessibili, senza arrivare a coprire, tuttavia, l’intero territorio. Nel Regno Unito, infatti, la questione del “diritto di accesso comune alla natura” (come viene chiamato in italiano in alcune traduzioni) è

più controversa rispetto ai paesi scandinavi. Da una parte, infatti, ci sono organizzazioni quali la Ramblers’ association, fondata nel 1931, che oggi conta 139mila membri e ha tra i suoi obiettivi l’ampliamento dei diritti di “accesso responsabile” alla campagna inglese e il sostegno delle passeggiate come attività salutare, divertente ed economica. Dall’altra parte, però, c’è una forte cultura della proprietà privata, che affonda le radici nel feudalesimo (sconosciuto a Finlandia, Norvegia, Islanda e Svezia). In Irlanda la freedom to roam, non ancora trasformata in legge e quindi in right, è limitata ai parchi nazionali. Secondo l’organizzazione Keep Ireland open, inoltre, i

sentieri e i percorsi lineari lungo i quali, senza potersene discostare, è possibile attraversare le aree coltivate sono molto limitati rispetto, ad esempio, ai 200mila chilometri mappati in Francia. Gli obiettivi di Keep Ireland open, dunque, sono quello di trasformare in aree “aperte a tutti” le regioni remote attualmente destinate soprattutto a pascolo, pari a circa il 7% del territorio irlandese, e quello di creare sentieri ben segnalati grazie ai quali chiunque possa raggiungere facilmente le zone libere, senza trovarsi davanti a recinzioni di filo spinato e senza danneggiare le coltivazioni. Una delle più frequenti critiche all’everyman’s right (ennesimo tentativo di tradu-

zione di jokamiehenoikeus), infatti, mette le mani avanti rispetto ai danni che i passanti possono causare sia alla proprietà privata sia all’ecosistema delle zone incontaminate. Nel dibattito giocano un ruolo fondamentale la tradizione e il costume: ci sono paesi dove vince la cultura della proprietà privata, altri dove non si può rinunciare alla possibilità di fruire della natura, vista come bene comune da rispettare ma anche da godere.


oxygen

Future tech

05 – 10.2008

Future tech di Giorgio Gianotto

Android

094

Il web cambierà il mondo. Non è una novità. Inaugurerà un nuovo tipo di economia. Anche questa non è una novità . La freeconomics, l'economia del gratuito: «Non una scelta ma una necessità a partire dal momento in cui l'esborso primario di un'azienda diventa qualcosa che abbia a che fare con il silicio». Questa è una novità. Soprattutto se a sostenerlo è Chris Anderson, direttore di “Wired” e padre della teoria della coda lunga, che nel suo ultimo libro Free (non ancora uscito ma anticipato da un lungo articolo pubblicato proprio su “Wired”) disegna lo scenario possibile e non utopistico di un'economia che vira verso il gratuito.

Android, il sistema operativo per telefoni cellulari di Google appena rilasciato, è gratuito. La piattaforma deriva da Linux, con una serie di librerie dedicate come il database SQLite o SGL e OpenGL, un "application framework", la Dalvik virtual machine (una Java Virtual Machine modificata) come ambiente di runtime e una serie di applicazioni preinstallate – browser, rubrica, calendario e tutti i servizi di Google, ovviamente. Poco chiaro? Sì, ma chi ha provato l'unico telefonino che per ora lo adotta, il T-Mobile G1 (179 dollari con un contratto di due anni) è rimasto impressionato dalle possibilità di navigazione e accesso ai servizi rete. Android, inoltre, è accompagnato – conformemente al modello lanciato da Apple con l'iPhone, da uno store, l'Android Market, dal quale è possibile scaricare applicazioni per le più varie necessità. Anch'esse gratuite. La stessa genesi di Android è di per sé anomala: anziché da un lavoro di una equipe chiusa, Android nasce da un concorso (naturalmente indetto da Google), l'Android Developer Challenge: 10 milioni di dollari (quasi 7 milioni di euro) per chi avesse realizzato le più utili e accattivati applicazioni per la nuova piattaforma. Un prodotto non imposto ma realizzato dai suoi stessi utenti finali, in qualche modo. Un approccio completamente nuovo e diverso, in un mercato saturo come quello della telefonia, dove l'entrata di un nuovo player viene quindi sempre analizzata con attenzione: tanto più se questo si chiama Google, la Big G di Sergey Brin e Larry Page, i moderni ragazzi prodigio, e soprattutto se diversamente dagli altri contendenti si tratta di un software gratuito e aperto alle modifiche da parte degli utenti.

Questa è la vera innovazione: non lo è certo il terminale, l'hardware, l'oggetto fisico che ci consente di utilizzare Android – il Gphone, come è stato battezzato ancor prima del suo lancio, si sviluppa in orizzontale, con una tastiera estesa a slide e schermo ampio, con un vago sapore retrò. Insomma: è bruttino, ma altri produttori si stanno facendo avanti, in primis il colosso Motorola, perché il cuore del progetto non è l'hardware, che arriverà: è il software. Android propone un modello di business distante anni luce da quello, per esempio, di Apple e del suo iPhone. Cosa sta succedendo, dunque? L’obiettivo di Google non è colpire col design, ma far usare internet al maggior numero di persone possibile. Rich Miner, manager di spicco della divisione Mobile di Google, è stato molto preciso: Google intende rendere Android “il” sistema operativo, così come Google è “il” motore di ricerca. Entrambi gratuiti. Perché? La risposta è semplice, in fondo: ci sono più di 3 miliardi di cellulari in funzione, e ogni anno il ricambio supera la soglia del miliardo, contro i 200 milioni di computer. Sono di fatto l'unico vero dispositivo tecnologico universale esistente, con il quale ormai più che telefonare si accede alla rete e ai suoi servizi. La piattaforma ideale per Google, che ha il controllo di circa il 70% del mercato pubblicitario in rete. E torniamo ad Anderson: nella nuova economia della rete, gratis può essere sinonimo di business.

095


English version

A VOLTE L’UNICO MODO PER CONSERVARE È INNOVARE.

Contributors

possibile solo continuando ad investire in innovazione e tecnologia. Un continuo lavoro per aumentare l’efficienza e incentivare il risparmio energetico. Per migliorare il rendimento delle energie rinnovabili, come ad esempio il solare nella innovativa centrale Archimede. Per sviluppare nuovi impieghi per l’idrogeno, nella prima centrale a idrogeno d’Europa, a Fusina. Per avviare i primi impianti eolici off shore in Italia e sviluppare le “smart grids”, reti di distribuzione di energia del futuro. E ovviamente per continuare a ridurre le emissioni di CO2. Stiamo innovando per cambiare tutto, tranne l’ambiente. www.enel.it/ambiente

L A V E R A R I V O L U Z I O N E È N O N C A M B I A R E I L M O N D O.

Helga Nowotny

Journalist and writer, he has

Professor emeritus of social studies

Clay Shirky Adjunct professor in New York’s

focused for years on various

of science at the Swiss federal insti-

University’s graduate interactive telecommunications program, he

Zhores Alferov

types of waste and inefficiencies,

tute of technology in Zurich (Eth)

Nobel laureate in physics and sci-

denouncing the facts and mishaps

and vice-chairman of the European

runs a consulting practice focused

entific director of the Centre for

of the public sector.

research council, she was prizewin-

on the rise of decentralized tech-

the physics of nanoheterostruc-

His blog is www.antoniogaldo.it,

ner of the Arthur Burkhardt Preis

nologies such as peer-to-peer,

tures at the Ioffe institute in Saint

while www.nonsprecate.it offers

für Wissenschaftsförderung 2002

web services and wireless networks

Petersburg, he has earned a num-

further information on the “non-

and was awarded the Bernal prize

that provide alternatives to the

ber of awards for his outstanding

waste philosophy” that is the cen-

by the Society for social studies of

wired client/server infrastructure

contribution in the area of semi-

ter of his latest book, Non sprecare

science in 2003. Her next book, co-

that characterizes the web. Current

conductor heterostructures.

(Einaudi, 2008).

authored with Giuseppe Testa, will

clients of his include Nokia, Gbn,

be published in January 2009 by

the Library of Congress, the High-

ence and education of the Duma

Member of the Committee of sci-

Jeffrey Inaba

Edition Unseld, under the title Die

lands Forum, the Markle Founda-

since 1995, he works tirelessly for

Founder of the Los Angeles Inaba

gläsernen Gene. Gesellschaftliche

tion, and the Bbc.

the promotion of science, empha-

studio, which operates across

Optionen im molekularen Zeitalter.

sizes the importance of fundamen-

architecture, art and urban design

tal science for progress, and main-

with a special focus on research

Filippo Preziosi

tains that science is the main

and social issues, he is also director

Technical manager of Ducati Corse

engine driving the advancement of

of C-Lab, the architecture and

since 1999, he designed and devel-

civilization.

communication research group of

oped the 999 bike and engine for

Columbia University and program

the World Superbike championship

Marco Cattaneo

director of the Southern California

and the Desmosedici, which won

A physics graduate, he is a scientif-

institute for future initiatives. From

Ducati the world MotoGP title after

ic journalist and the editor in chief

1997 to 2003, he co-directed with

33 years from the last Italian win-

of the monthly magazines “Le

Rem Koolhaas the Project on the

ner. He has been director general

Scienze” (Italian edition of “Scien-

City at Harvard University’s Gradu-

of Ducati Corse and, in 2008, he was awarded the international

tific American”) and “Mente &

ate school of design. He recently

Cervello”. He is also the author of

had a show at the New Museum in

“Intelligenza Coraggiosa - Corag-

Heisenberg e la rivoluzione quan-

New York and has exhibitions and

gio Intelligente” prize by Fon-

tistica (Le Scienze, 2000), as well as

projects to his name throughout

dazione club mille miglia “Franco

the co-author, with Jasmina Trifoni,

the world, with recent work cur-

Mazzotti”.

of three volumes about Unesco’s

rently on display in Miami, Dubai

world heritage sites (I tesori del-

and New York. He is due to take

l’arte, 2002; I santuari della natura,

part in exhibitions at the Walker

2003; Antiche civiltà, 2004), and of

Art Center of Minneapolis and the

Le città del mondo and I tesori del-

Fondazione Sandretto Re Rebau-

l’umanità (2005), all published by

dengo in Turin.

White Star.

INVESTIAMO E CONTINUEREMO AD INVESTIRE IN RICERCA E SVILUPPO DELLE RINNOVABILI. Produrre energia in modo compatibile con l’ambiente è

Antonio Galdo

097


oxygen

098

English version

05 – 10.2008

Antonio Sofi

Andrea Toso

With a Ph.D. in communication

Known online as Axell, he is inter-

sociology, he is a political consult-

ested mainly in social media and

Publisher’s note

discoveries of the present, and

Editorial

With its scale and geographical

offer possible solutions to prob-

nologies, like geothermal, and

diversification, Enel today is a

growing strongly in others, like

Vittorio Bo,

lems that society must face, such

Fulvio Conti, CEO of Enel

multinational that can count on a

wind and solar energy. We are also planning on opening a

ant and an expert in new media. He

new technologies. He oscillates

president of Codice Edizioni

as those associated with environ-

The world needs more and more

worldwide

teaches at Università di Firenze and

between web designing and teach-

The public debate over the increas-

mentally-friendly economic devel-

energy: especially in developing

renewable sources business. In

minority share of the capital of this

since 2003 has edited Webgol.it,

ing. In fact, he is in charge of web

ing difficulties that the western

opment. In this issue, we have used

economies the demand is increas-

terms of avoided CO2, our renew-

new reality to those who will want

which was awarded as best journal-

and social media projects for the

economic model is now facing has

this interpretation, which includes

ing to reduce the divide compared

able sources generation park is

to invest with us on the future of

istic blog in 2007. In the same year,

communication agency Wedoo,

focused its attention on a crucial

the phenomenon of the “social

to

“worth” 50 million4 tons a year.

plentiful, cost-competitive and

he founded Spindoc.it, an online

and teaches informatics and new

point which is perhaps the very

network,” to show how science

According to estimates by the

On top of this technology and

environment-respecting energy.

magazine about political communi-

media at Università degli Studi di

crux of the problem: the lack of a

can be represented through differ-

International energy agency1 (Iea),

know-how patrimony, Enel adds

cation. He writes about digital cul-

Torino, within the communication

lucid analysis of the path that

ent languages. For example, art,

by 2030 the world’s primary ener-

its effort in research and techno-

tures, politics and new media for

sciences program.

industrialized countries have fol-

with the splendid x-ray images by

gy demand will increase 45%. Fos-

logical innovation. The strategic

lowed over the past fifty years. This

Nick Vasey, or sport, with a foray to

sil fuels will continue to have a pri-

Environment and Innovation proj-

& Salsa and others.

Nick Veasey

analysis could lead to a plan for

one of Italy’s most glorious and his-

mary role, meeting 80% of the

ect sees Enel involved in the front-

This Londoner’s works have been

overcoming this crisis, a plan that

torical motorcycle producers. The

needs, but renewable sources will

lines of CO2 capture and seques-

Enrico Sola

exhibited in galleries around the

could be shared by society as a

exponential diffusion of culture

register an extraordinary increase.

tration; in production from hydro-

Born in Turin 34 years ago, he has

whole world (in 2008 he went

whole. Today, our world is, in fact,

and opinions has made it possible

Energy produced from wind,

gen; in innovative and thermody-

worked in the field of innovation

from the David Gallery in Culver

characterized by social and eco-

to carry out realistic – rather than

water and solar power can count

namic solar technologies; in elec-

for corporate communication for

City, in California, to Millenia fine

nomic fragmentation and it seems

ideological – investigations, and

on widespread availability, free

tric-vehicle mobility; in distributed generation and “smart grids”,

DNews, EPolis, Apogeonline, Chip

the

industrialized

world.

leadership

in

the

12, focusing mainly on the web

art in New York and Orlando) but

unable to find a crucial element of

this is reflected in the important

from the risks of geopolitics, and is

and its frontier aspects. He is one of

have also been chosen for the

unity and cohesion. To this end, the

contribution on sustainability writ-

rich in innovative potential: it is

made possible today by electronic

the founders of SmartLab, Csp and

packaging of products such as the

new media can offer an important

ten by Zhores Alferov, the 2000

often still the result of young tech-

meters which, like the 30 millions

Università di Torino’s laboratory

Adobe Creative Suite 1. Second

contribution: they not only can

Nobel prize winner in Physics and a

nologies, that allow for wide

in Italy, we are installing abroad as

headed by Derrick De Kerckhove

place winner of the 2008 PX3 – Prix

design a new economic system,

world authority on solar energy

improvement margins. In a fossil

well. For every one of these

for research about contents and

de la photographie Paris in the

they can also develop a different

research. There are two new

fuel price constant growth sce-

research branches, we have set up

media in digital environments.

“Nature pro” category, and Ipa

cognitive and productive attitude,

columns, Connect the dots and

nario, and in the presence of

plants and pilot projects with the

Co-author of Dal Web 2.0 ai media

Lucie International photographer

creating and supporting strong

Passepartout, adding two more in-

increasingly strict rules that limit

goal of taking real steps forward

sociali: tracce e percorsi della parte-

of the year nominee for 2008, he is

social bonding between producers

depth views to the broad and

greenhouse gas emissions, tech-

towards industrial scale zero-emis-

cipazione in rete, he’s been writing

famous on international level for

and consumers. An example of the

inquisitive outlook that has charac-

nological

sion energy production, efficiency

the blog Suzukimaruti since 2003

his use of x-ray techniques for art.

(www.suzukimaruti.it).

progress

is

making

extent to which this cycle has

terized “Oxygen” right since its

renewable sources more and more

become an integral part of the

very first issue. Thus, as the first

competitive.

market is the process which helped

year of our magazine comes to a

For years now, renewable sources

With these credentials we want to

lead to the birth of Android, the

close we prepare to begin another

have represented one of the pillars

grow even more, and consolidate our leadership in energy produc-

and energy saving.

mobile phone software supported

one, which will be sure to offer

upon which Enel’s strategy, in Italy

by Google. It is a concrete and tan-

more new elements.

and in the other 212 countries in

tion from the sun, wind, water and

gible result of online collaboration

Individually, or as a team effort, we

the world where we produce ener-

heat of the Earth.

and the modern method of infor-

are constructing a different para-

gy, is based. They are a necessary

In order to better focus on these

mation sharing. Dialog, ongoing

digm, which is still going through a

element in the range of options

activities in the field, we have

comparison, curiosity, transparent

phase of adjustment. We continue

we have today to ensure over 52

decided to start a new division

mediation and communication:

to believe that science and its cog-

million clients energy in quantity,

entirely dedicated to renewable

these are the elements which,

nitive method are indispensable

at a good price and respectful of

sources, Enel Green Power. The

today, are changing many habits,

elements of this process.

the environment.

new company will start off with a

positively influencing decision-

Translation by Gail McDowell

Let me briefly present some fig-

dowry of about 4.300 MW of

making processes (of individuals

ures: including our great hydro-

installed capacity in Europe and an

and groups) and, above all, pro-

electric plants and shareholding in

important investment program in

moting a new culture, a new econ-

Endesa, Enel today has about 30

the American continent, which will

omy and new initiatives that are

thousand

renewable

substantially increase the installed

truly democratic. These productive

power installed; last year we pro-

capacity in the next few years opti-

dynamics are able to combine the

duced 67,13 TWh from this source,

mizing the technology-country

knowledge of the past with the

about one fourth of our total pro-

mix, improving as much as possi-

duction.

ble our leadership in some tech-

MW

of

Notes 1 Iea WEO 2008. 2 The figure includes El Salvador, where we operate with La Geo, which is not consolidated in Enel’s balance sheet. 3 Data processed by Enel – pro forma 2007 data with Endesa consolidated 67,05%, OGK-5 100%. Data are net of asset sales to E.On. 4 Data processed by Enel – based on the 2007 pro forma renewable production, as indicated in note 3.

099


oxygen

Passepartout Renewable energies

100

English version

05 – 10.2008

lowing decade GaAs solar cells

in the 1990-2006 period, taking

percentage, about 5% comes from

decades. Therefore, today we find

scientists replied it would take

years, without releasing any con-

guard 1 (both launched in 1958)

production from 0,001 to 2,9 TWh.

geothermal, solar and wind plants.

ourselves in front of a series of

another 20 years.

taminants in our ecosystem: it is, of

were powered by solar cells, which,

took over as the type most com-

— Germany is the biggest biogas

Wind energy has grown the most in

problems regarding energy: how

Seven years later, at a similar con-

course, the Sun. It is only a medium

however, yielded only a small

monly used for photovoltaic arrays

— Between 1990 and 2006 Turkey

producer in the European Union

terms of installed capacity: wind

can we produce enough to satisfy

ference, journalists asked again the

star, in terms of size and power, but

increase in efficiency compared to

in satellite applications.

doubled its production of electricity

(with 6,16 TWh of electricity gener-

farms have increased almost 50% a

growing demand? How will we

same question, and the answer was

it is our star, and it is available to

their precursors.

Another technology that was

from renewable sources, going

ated in 2006) and can count on the

year in the 1990-2006 period. The

replace resources such as oil, gas

again “20 years”. When the jour-

everyone on the planet. This is why

Increasing the efficiency of solar

developed for higher efficiency was

from 23,2 to 44,5 TWh – equivalent

greatest wind farm capacity in-

country also has 866 thousand

and coal (and even uranium 235,

nalists complained that it was the

in the long term solar power should

cells has always been the main goal

that of multijunction solar cells.

to the total consumption of North-

stalled: its plants represent 32,3%

square meters of solar panels in-

necessary for thermal nuclear ener-

same lapse of time that had been

represent one of the main direc-

for researchers in the field. Con-

The fact is that each type of semi-

ern Italy. However, having almost

of the Oecd countries’ capacity

stalled, almost enough to cover Vat-

gy) when – at some point in the

estimated years before, the scien-

tions for the development of ener-

centration has allowed scientists to

conductor has a characteristic

multiplied by three the total energy

(Spain, the United States and Den-

ican City twice.

next decades or centuries – they

tists’ only defense was “You see,

gy sources.

estimate that we might achieve

band gap energy which, loosely

production (form 57,5 to 176,3

mark rank second, third and

Source: Renewables Information

will become scarce and finally dis-

we haven’t changed our minds”. If

about 25-27% efficiency in the

speaking, causes it to absorb light

TWh), the country has actually re-

fourth). On top of this, in the pho-

2008, International energy agency

appear? How can we reduce

you asked the same question to

From 1 to 35%

next decade or so, but that appears

most efficiently at a certain color,

(Iea)

or more precisely, to absorb elec-

duced the percentage coming from

tovoltaic solar sector, it registers the

greenhouse gas emissions, which

researchers working in the field of

The photovoltaic phenomenon

to be the limit that can be reached

renewables from 40,4% to 25,3%.

strongest growth in the European

have played an important part in

nuclear energy today, their answer

allows us to directly convert sun-

with such technology. In 1970, my

tromagnetic radiation over a por-

— Canada is the biggest hydroelec-

Union, which is itself the area that

the phenomena of climatic chan-

would probably be “50 years”.

light into electricity. It was discov-

team and I were fortunate enough

tion of the spectrum. Therefore, by

ges and global warming?

They have changed their mind.

ered by Alexandre-Edmond Bec-

to discover heterostructure solar

utilizing junctions with different

These issues have been the subject

But, after all, no one could ever

querel (father of the 1903 Nobel

cells, which immediately increased

band gaps, different portions of

tricity producer in the world (355,4

contributed more than any other to

TWh in 2006, almost as much as

the increasing popularity of this

Something new under the sun

of discussion amongst different

think that developing a new source

prize Henri Becquerel, who discov-

the margin for improvement: by

the solar spectrum may be convert-

groups of scientists for a long time;

of energy would require only a

ered radioactivity) in 1839. In

carefully designing a certain combi-

ed at the same time; obviously the

by Zhores Alferov

now, however, they have become

small investment, or a short

1877, two British scientists, W.G.

nation of different materials, it was

semiconductors are carefully cho-

1990 to 2006 in the world).

The 2000 physics Nobel prize

tangible to the whole world, and

amount of time. It is a complex and

Adams and R.E. Day, observed the

possible to absorb more sunlight

sen to absorb nearly the entire solar

— The United States produce

— France is the biggest producer of

tells us how scientists changed

must be confronted in the only

expensive project and – although

photovoltaic effect in a particular

and to convert it into photovolt-

spectrum, thus generating electrici-

36,1% of their energy from solid

tidal energy in the world, with

their minds about nuclear

possible way: by developing new

public awareness of the energy

semiconductor: solid selenium. In

age. In the 1980s, the best solar

ty from as much of the solar energy

biomasses, and have reached 41,8

0,519 TWh produced in 2006. The

energy, how researchers spent

sources of energy.

problem can motivate politicians to

1883, Charles Fritts invented and

cells made with gallium arsenide

as possible.

TWh in 2006 (with a strong gap

second biggest is Canada, with a

decades reaching efficiency

focus on the issue – we must not

built the first solar cell by coating

(GaAs) surpassed the efficiency of

Multijunction solar cells are thus

compared to Japan’s second place,

mere 0,031 TWh.

goals just to place them higher

Our own thermonuclear reactor

underestimate the fact that, nowa-

selenium with an extremely thin

models using silicon, and in the fol-

able to convert the solar spectrum

15,1 TWh). The United States are al-

— The biggest producers of energy

yet, and how we might possi-

In 1951, Andrei Sakharov and Igor

days, the scientific community is

layer of gold to form junctions: this

so the biggest producer of electric-

from liquid biomasses are Holland,

bly solve the problem of

Tamm designed a promising sys-

required to find solutions that are

groundbreaking device was, how-

ity from biodegradable waste –

with 1,66 TWh, and Germany with

energy in the future.

tem to create energy with a con-

ecological as well as efficient.

ever, only about 1% efficient. This

the entire production of electricity in

technology in the past few years

Italy). The United States (291,9

(the production of solar energy has

TWh) and Norway (119,4 TWh)

increased almost 140 times from

take second and third place.

which represent 1,7% of the total

1,31 TWh.

trolled thermonuclear fusion reac-

Delays can be expected to increase,

means that only 1% of the sunlight

electricity produced from renewable

— Iceland produces 100% of its en-

In 1905, Albert Einstein published

tor called “tokamak”.

as materials and construction of

that hit it was converted into elec-

sources – with 9,7 TWh a year,

ergy from renewable sources: 19%

four papers which completely

The name is an abbreviation of the

experimental devices reach higher

tricity.

equivalent to 36,1% of production

from water and the remaining 81%

changed the understanding of

Russian “toroidalnya kamera ee

and higher levels of complexity.

Finally, in 1954, researchers work-

in the Oecd countries in 2006.

from geysers and other geothermal

physics at the time. Amongst

magnetnaya katushka”, i.e. in Eng-

The International energy agency

ing for Bell Laboratories accidental-

— Geothermal energy has in-

events.

them, and perhaps the most rele-

lish “toroidal chamber with mag-

has estimated that in 2030 the

ly found out that silicon doped

creased by 1,8% a year between

— In South Korea renewable sour-

vant of the lot, was a paper elabo-

netic coils”. In 1968, at the third

energy consumed by the world

with certain impurities was very

1990 and 2006. Although the Unit-

ces yield a mere 1% of the total

rating how, in a certain manner of

Iaea International conference on

population will come from differ-

sensitive to light, and were able to

ed States remain the biggest world-

production, and are decreasing by -

speaking, mass and energy are

plasma physics and controlled

ent sources roughly in the same

produce the first solar cell with a

wide producer (with 16,6 TWh in

10,2% a year. However, if only the

equivalent.

nuclear fusion research at Novosi-

proportions recorded in 2000: oil

sunlight energy conversion effi-

2006 they supplied 43,5% of the

“new” renewables are considered

In the second half of the twentieth

birsk, Soviet scientists stunned the

will cover 37%, coal 24%, gas

ciency of around 6%.

Oecd countries’ geothermal energy;

(sun, water, wind, waste and so on,

century, the production of energy

British and American researchers

28%, nuclear 5%, hydro 2% and

Just like nuclear power stations

Mexico, with 6,7 TWh, and Italy,

excluding hydropower), the growth

through nuclear fission became a

by announcing the results they had

other sources 4%. Such consisten-

were built after the United States

with 5,5 TWh, rank second and

rate becomes positive and even

very important issue; as a matter of

achieved in a tokamak device (in

cy might seem reassuring, but the

and Soviet Union had spent a lot of

third), Portugal registered the great-

reaches the first places in the world

fact, it demonstrated the existing

fact, as soon as the initial disbelief

problem is that if nothing really

money on ambitious programs to

est increase in the sector: +21% a

rankings (33,8% a year).

relation between mass and energy.

was

fusion

changes before 2030, our energy

develop nuclear weapons, and as

year, equivalent to 12 times the

— Denmark registered the highest

The tragedy of Chernobyl, howev-

research programs around the

policy will have to change drastical-

often is the case for scientific inno-

world average, going from 0,004 to

growth rate of production from re-

er, turned a large part of the public

world quickly switched to tokamak

ly soon after.

vation, the development of solar

0,085 TWh of annual production

newable

against many real practical imple-

devices).

Come to think of it, however,

energy technologies was boosted

from 1990 to 2006. Portugal also

13,3% a year.

mentations of this discovery. At the

When journalists asked when this

humanity already has a thermonu-

by research investments destined

has the highest increase rate in the

— Italy produces almost 16% of its

same time, energy consumption

new source of energy would be

clear reactor that has safely provid-

to explore their military applica-

wind energy sector: 64,7% a year

energy from renewables. Of this

greatly increased during the past

available for industrial applications,

ed us with energy for over six billion

tions. The Sputnik 3 and the Van-

sources

since

1990:

overcome,

most

101


oxygen

102

English version

05 – 10.2008

with a level of efficiency that, the-

that the technology standing

that ratio comes down to 87%,

Materials for these cells have an

excitation level, at which the quan-

oretically, could reach a maximum

behind solar cells becomes very

but this would still be an excep-

intermediate half-filled (or metallic)

tity of generated electron-hole

of over 50%.

complex when implementing all

tional standard to achieve some-

band close to the center of a semi-

pairs is higher than the quantity of

After their invention, dual and triple

the different efficiency-improving

day. How can we reach that goal,

conductor forbidden band. In addi-

junction cells quickly achieved effi-

discoveries. And unfortunately, it

starting from the 40,8% we have

tion to the conventional promotion

ciency rates of 30% and over. The

also becomes very expensive: there

now? I expect efficiency to rise to

record in solar cell efficiency is

is a sort of trade-off between low

40,8% now, meaning that 40,8%

cost and high efficiency, which

of the energy that hits a particular photovoltaic device (a triple junc-

A place in history

elementary particles known to

These are the three scientists who

date, as well as three of the four

have made two key discoveries for

by Marcella Miriello

fundamental forces: the strong

the health of human beings: Har-

majority carriers, might increase

In 2008, like every year since

interactions, the electromagnetic

ald zur Hausen, from Germany,

cell efficiency through the conser-

1901, eighteen scholars met at

forces and the weak forces. This

and Francoise Barré-Sinoussi and

of electrons from the valence to

vation of carrier energy. If the cell

the old Stock Exchange Buil-

theory represents a true pillar of

Luc Montagnier, from France.

50, maybe 55% in about ten or

the conduction band by absorption

heterostructure has a gradient of

ding in Stockholm to decree

particle physics and so far it has

Zur Hausen, in particular, went

twenty years. But how can we go

of high-energy photons, the pro-

band gap energy (∆Eg), reducing

the winners of the world’s

been almost completely confirmed.

against current dogma and postu-

researchers strive to maximize.

further?

motion to/from intermediate band

Eg from the front surface will cause

most prestigious award. The

Only one particle is still missing: the

lated that human papilloma virus

For example, a triple junction solar

Researchers are working on a few

to the conduction band can be

an additional voltage to arise

jurors bestow on the most

Higgs boson, which explains the

infection might lie behind cervical

tion cell) made by scientists at the

cell is already much more compli-

different ideas to go beyond the

realized by absorption of low ener-

owing to the separation of the

important individuals of our

existence of mass and is often

cancer. He realized that Hpv-Dna

National renewable energy labora-

cated than a single junction one,

current limits. One of them is actu-

gy photons. This three-photon

electron and the holes generated

time the Nobel prizes in phy-

called “the god particle.” It might

could exist in a non-productive

tory (Nrel) of the United States

but it should still be cost-effective –

ally quite old: it revolves around the

effect ensures a better use of the

by photons of different energies in

sics, medicine, chemistry, litera-

be produced for the first time at

state in the tumors, and should be

Energy department is converted

after they are sufficiently devel-

idea of intermediate band solar

full solar spectrum.

the different parts of the graded

ture, peace and economic

the biggest particle accelerator in

detectable by specific searches for

into electricity. Again, the efficiency

oped and tested – to produce

cells. An intermediate band solar

Maximum efficiency was estimated

band gap layer. In order to exploit

sciences.

the world, the Large hadron collid-

viral Dna. He found Hpv to be a

of solar cells based on III-V com-

models with four, five, even six

cell (Ibsc) aims to exploit the two-

at 63% for a single junction photo-

this effect, new semiconductor

There is much more than just a

er (Lhc) at Cern in Geneva, which

heterogeneous family of viruses

pound semiconductors is predicted

junctions. After six, calculations

step absorption of sub-band gap

cell, with a cell of the band gap of

materials with special properties

prize at stake. There is a place

has been temporarily shut down.

and that only some Hpv types

to reach a limit, around 45-47%.

show that the extra efficiency that

photons via a half filled intermedi-

1,95 eV with the intermediate

need to be developed.

in history.

An electrical problem between two

cause cancer in human beings.

Of course, if any new discovery

could be gained would be insuffi-

ate band located within the semi-

band Fermi level located at 0,71 eV

But low dimensional quantum

was made in this area, we could

cient to justify the investment. The

conductor gap: the absorption of

from one of the bands.

well/dot structures open the door

Physics

magnets and helium leakage from

Barré-Sinoussi and Montagnier, on

the super-accelerator’s cooling sys-

the other hand, were awarded the Nobel prize for “having discovered

further

theoretical efficiency of a six junc-

one photon excites an electron

Thanks to quantum dots, scientists

for the preparation of such materi-

Yoichiro Nambu, Makoto

tem in September has temporarily

improvements. But today, large-

tion cell would be of over 60%,

from the valence band to the inter-

should be able to create a material

als and cells.

Kobayashi, Toshihide Maskawa

blocked the experiments.

scale production of cells can reach

and might be achieved in a rela-

mediate band, while the absorption

that can be used for this intermedi-

certainly

benefit

of

Hiv”, as the motivation for the prize states. “Virus production was

An all-Japanese trio was awarded

identified in lymphocytes from

tively short time.

of a second sub-band gap photon

ate band. In principle, this is the

This is why I believe that solar con-

the Nobel prize in physics. Makoto

The biggest broken symmetry in

Of course we are only starting on

pumps an electron from the inter-

way to make an efficient device

centrator systems may eventually

Kobayashi and Toshihide Maskawa

Nature is at the origin of the cos-

patients with enlarged lymph

A sunny future

the large-scale terrestrial applica-

mediate band to the conduction

that can be considered simple both

produce cost competitive electricity

received the prize along with

mos as we observe it today. The Big

nodes in early stages of acquired

In building solar batteries based on

tions of heterostructure photo-

band.

in terms of structure and type of

in the next couple of decades, low-

Yoichiro Nambu, a naturalized

Bang, which occurred roughly 14

immunodeficiency, and in blood

semiconductor heterostructures,

voltaic semiconductor cells, but

A feasible implementation for the

photocells.

ering the cost of one KWh to less

American citizen. Yoichiro Nambu,

billion years ago, was most likely

from patients with late stage dis-

about 35%.

scientists practically use all of the

their theoretical limit according to

Ibsc consists in using quantum

Researchers are also considering

than 0,1 dollars in a relatively short

born in 1921, works at the Enrico

created by equal amounts of mat-

ease.” Hiv impaired the immune

available achievements in the field

thermodynamics, going back to

dots. Since a quantum dot is able

the idea of graded band gap cells.

time. The cost of photocells is

Fermi Institute of the University of

ter and antimatter. If this balance

system because of massive virus

of semiconductor technology. But

the Carnot cycle, is 93%.

to produce an electron level within

Again, this is not a new idea: I

bound to decrease and become

Chicago and his research on bro-

had been perfectly exact, particles

replication and cell damage to lym-

the materials that are necessary to

Actually, if you calculate the real

the host semiconductor, a quan-

think the first time it was proposed

negligible and, by 2030, the solar

ken symmetry earned him the

and antiparticles would have been

phocytes. The discovery by the two

do so have become increasingly

efficiency limit, depending on the

tum dot superlattice is expected to

was 1957.

electrical capacities of the Western

Nobel prize.

annihilated. But this phenomenon

French scientists has paved the way

expensive. You must keep in mind

different semiconductors available,

produce an intermediate band.

Graded band gap cells at a high

world is bound to increase dramat-

Makoto Kobayashi and Toshihide

did not occur, permitting matter to

“for the current understanding of

ically, even not taking into account

Maskawa, both of whom work in

survive and form the universe we

the biology of the disease and its

the existing ongoing developments

Japan, share the other half of the

see and of which we are a part.

antiretroviral treatment.”

of multijunction cells.

prize for their discovery of the ori-

The question regarding why the

There are Nobel prizes that have

So, if you ask me if solar energy

gin of the broken symmetry which

initial symmetry was broken is still

been in the air for years, that have

conversion is an option to solve the

predicts the existence of at least

unexplained, but the experiments

virtually already been awarded, like

energy problem in the future, my

three families of quarks Kobayashi,

at Cern, which should recom-

the prize to the person who will

answer is yes, but of course it will

who was born in 1944, works

mence shortly, could reveal the

finally vanquish cancer.

take a long time.

at the High energy accelerator

mystery.

The Nobel prize in medicine to Luc Montagnier, who was born in

This article is based on the speech

research organization (Kek) in

delivered by the author during the

Tsukuba. Maskawa works at the

Medicine

1932, is one of these. The French

third world The Future of Science

Institute of theoretical physics of

Harald zur Hausen, Francoise

doctor, biologist and virologist has

conference, “The Energy Challen-

Kyoto University.

Barré-Sinoussi, Luc Montagnier

been a contender since at least the

The protagonists are two viruses

early 1990s, when the scientific

ge”, Venice, September 19th-22nd 2007.

Their studies are considered the

that cause severe human diseases.

world recognized him as the dis-

first building block of the guiding

The discoverers are three European

coverer of the Hiv virus. This is a

theory of particle physics. The

scientists who have been awarded

story with the overtones of a mys-

Standard model describes all the

the 2008 Nobel prize in medicine.

tery novel. Montagnier was already

103


oxygen

104

English version

05 – 10.2008

fifty years old when he was called

In the end, Chirac and Reagan

ra, who was the first to isolate the

Tsien’s research contributed to our

rogation, which immediately won

Nations, Ahtisaari “has worked for

and foreign policies and who is

by Dr. Willy Rozenbaum, a doctor

signed the “Aids agreement” in

protein; to Martin Chalfie for hav-

general understanding of how Gfp

the Renaudot prize.

peace and reconciliation.” Among

known as a neo-Keynesian econo-

at the Hopital Bichat in Paris, to

1987. The royalties would be divid-

ing demonstrated the possibility of

fluoresces.

Le Clézio began his career as a wri-

the international crises that have

mist, a theoretician of state inter-

find the key to a new and terrible

ed in half between the two

using Gfp as a genetic marker in

ter following on the heels of the

been resolved thanks to the help of

vention to regulate the market.

syndrome that was claiming victims

researchers, who would also share

various biological phenomena; and

Literature

French experimental wave, Perce,

Ahtisaari and his organization, Cri-

The Royal Swedish academy of

primarily among homosexuals and

the title of “discoverer of Aids.” But

to Roger Y. Tsien, whose research

Jean-Marie Gustave Le Clézio

Butor and Simon, studying themes

sis management initiative (Cmi),

sciences has awarded the prize to

drug addicts. The French virologist

when it became known in 1990

led to more in-depth comprehen-

Jean-Marie Gustave Le Clézio was

like writing and alienation with for-

are the independence of Namibia

the economist for his studies of

did not know that he was about to

that Gallo’s virus came from the

sion of the mechanism. All three

awarded the 2008 Nobel prize in

mal and typographical interven-

in 1989-90 and the crisis in Aceh,

international trade.

discover the virus of the century. It

French laboratories, public opinion

prize winners work in the United

literature. And many Italians find

tions and inventions. He changed

Indonesia, in 2005. Moreover, “in

was 1982 and, just one year later,

assigned the discovery to Montag-

States and they will each receive

themselves asking, “Who?”.

register during the late 1970s and

1999 and again in 2005-07, he

Born in 1953 on Long Island, Krug-

a biopsy of a lymph node of one of

nier alone, without neglecting to

one-third of the prize, which

Le Clézio was born in 1940 in Nice;

began writing in a quieter and

sought under especially difficult cir-

man is a professor at Princeton

Rozenbaum’s patients led the

recognize the exceptional research

amounts to ten million Swedish

he has written novels, essays and

more defined mode, turning to

cumstances to find a solution to

University (but he also taught for

group of researchers headed by

carried out by Gallo and his team.

kronor (over one million euros).

short stories that range from the

autobiography, childhood themes

the conflict in Kosovo. In 2008, he

many years at Mit) and an editoria-

Montagnier to discover the virus,

The two scientists have now been

Osamu Shimomura, who was born

Shoah to Indian myths, Africa and

and the yearning for travel.

helped find a peaceful conclusion

list for the “New York Times.” The

to the problems in Iraq.”

economist is one of the few acade-

which they called Lav. The discov-

working for several years together

in 1928, conducts research at the

Oceania, his adopted continents. In

ery was confirmed one year later

on a project to create an Hiv vac-

Marine

in

1994 France named him its greate-

The characters in his novels are

His assistance in Northern Ireland,

mics who studied in advance the

by a team of American researchers

cine that will defeat the disease in

Woods Hole, MA; Martin Chalfie,

st living author. It is a matter of

often obsessed by death and try to

Central Asia and the Horn of Afri-

risks that have led to the present

headed by Robert Gallo, who

Africa, above all.

“rediscovered”

the

virus

laboratory

who was born in 1947, works at

points of view: in Italy, his books,

defend

the

ca must also be remembered. The

financial crisis. His 2001 book, The

Columbia University in New York;

except for his earliest ones (some

aggression of the modern world,

Nobel foundation underlines that

Return of Depression Economics,

Chemistry

the youngest, Roger Tsien, who

of which are unavailable), are

countering the excessive schemati-

“Ahtisaari is an outstanding inter-

was prophetic. A vocal supporter

Osamu Shimomura,

was born in 1952, works at the

published by small publishing hou-

sm of western rational thought

national

has

of public health and a detractor of

and

named it Hiv.

biology

themselves

from

mediator,”

who

A dispute arose between the two

Martin Chalfie, Roger Y. Tsien

University of California, San Diego.

ses like Due Punti and Instar Libri, a

with a profoundly spiritual vision.

“shown what role mediation of

the abolition of the inheritance tax,

groups of researchers over more

This year it is more biology than

With the aid of Gfp, researchers

few other books of his are publi-

To Le Clézio, the ideal representa-

various kinds can play in the resolu-

Krugman, pointing to the bank-

than just the name of the virus. It

chemistry: the 2008 Nobel prize in

have developed ways to watch

shed by il Saggiatore. In short, the

tion of a harmonious and essential

tion of international conflicts.”

ruptcies of WorldCom and Enron,

was discovered that Gallo’s virus

chemistry was awarded to three

processes that were previously

French author is a subject of con-

world vision are the Native Ameri-

had been identified on a slide that

American scientists for having dis-

invisible, such as the development

troversy.

cans, the subject of his essay The

Born on June 23, 2937 in Viipuri,

market system cannot function

Montagnier himself had lent Gallo,

covered the protein Gfp, which is

of nerve cells in the brain or how

Mexican Dream (1988). Other

today Vyborg in Russia, Martti

correctly without adequate con-

and that it came from the same

responsible for the fluorescence of

cancer cells spread.

The academics in Stockholm defi-

works in his extensive opus are

Kalevi Ahtisaari dedicated himself

trols. A few months after the terro-

patient. And yet, in 1984 the

the Aequorea victoria jellyfish and

ned him an “author of new depar-

L’extase matérielle (1967), the col-

to teaching for a brief period of

rist attacks of September 11, 2001,

American Department of health

for having used it in the study of

Shimomura was the first to isolate

tures, poetic adventure and sensual

lection of short stories Mondo et

time before moving on to a diplo-

during the period when Enron was

solemnly declared that Professor

biological processes. But such is

the protein in the Aequorea victo-

ecstasy, explorer of a humanity

autres histoires, and numerous

matic career in 1965.

collapsing, Krugman predicted in a

Gallo had discovered the Aids

chemistry today: a surge that

ria jellyfish and discover that this

beyond and below the reigning

novels, including Onitsha (1991),

The Finnish Ambassador in Tanza-

“New York Times” editorial that

virus. The polemics went beyond

touches every field of science, from

protein glowed bright green under

civilization.” Although he is not a

Poisson d’or (1997), the autobio-

nia from 1973 to 1976, in 1977 he

the economic crisis would have

the scientific field. The French even

biology to physics and even neuro-

ultraviolet light. Later, Chalfie

well-known author, Jean-Marie Le

graphical Rèvolutions (2003) and El

was nominated United Nations

greater consequences on the

sued the American National insti-

science.

demonstrated the value of Gfp as a

Clézio began writing when he was

Africano (2004).

envoy for Namibia and then spe-

history of the United States than

luminous genetic tag for marking

seven years old and has not stop-

cial envoy of the UN Secretary

terrorism. This prediction sparked

mercial exploitation of the discov-

The 2008 Nobel prize in chemistry

proteins and understanding various

ped since. At 23 years of age he

Peace

General. At the beginning of the

widespread reaction and for years

ery was at stake.

pays homage to Osamu Shimomu-

biological phenomena.

published his first novel, The Inter-

Martti Kalevi Ahtisaari

1980s he returned to the Finnish

it was held against him, but pre-

He has negotiated against war all

diplomatic corps, until his nomina-

sent events have proven him right.

over the world. In his case, there

tion in 1987 as UN undersecretary

In 1991, Krugman received the

can be no doubt or protest: at 71

general. He returned to Europe in

prestigious John Bates Clark medal

years of age, Martti Kalevi Ahtisaa-

the 1990s, the start of 15 years of

from the American economic asso-

ri, the former President of the Fin-

tireless activism in favor of peace

ciation. He has become very popu-

nish Republic and UN commissio-

in the Balkans.

lar, and well-known to the greater

Economy

ticism of Bush, in particular his tax

tute of health. The possible com-

has often stressed that a free

public, above all because of his cri-

ner for Namibia, is the winner of the Nobel peace prize. The citation states that throughout

Paul Krugman

cuts (which were needlessly bur-

his adult life, whether as a senior

The Nobel prize in economy was

densome on the national budget,

Finnish public servant and Presi-

assigned to the American Paul

according to Krugman) and the

dent or in an international capacity,

Krugman, a long-standing oppo-

war in Iraq.

often connected to the United

nent of president Bush’s economic

Translation by Gail McDowell

105


oxygen

English version

05 – 10.2008

Curiosity’s cultural multiplicity

106

tives is an integral part of it, for the

necessity of taming curiosity comes

it is asked to produce as a priority

simple reason that directives are

in. Calling on a higher court or

knowledge which sooner or later

by Helga Nowotny

not compatible with its thirst for

repeating that from a passionate

must prove itself profitable on an

Curiosity as an innate characte-

discovery, curiosity which shows

outburst later an economic advan-

economic level and which can then

ristic which allows a child to

itself as a libido sciendi without

tage will come, calling on scientific

be implemented in technologic

orientate itself in an unknown

aim, has always seemed suspect to

freedom is a right which then must

innovations which are suitable for

world, which remains indispen-

the religious and secular powers. It

be followed by practice: these and

the market. Precisely because it is

sable for the history of the

considers itself incorruptible, which

other justifications can be the basis

not possible to plan innovation,

evolution of humankind, for

doesn’t stop it from consciously

for the legitimacy of the freedom

uncertainty is the characteristic

survival and for cultural lear-

flirting with riches and earning

which scientific curiosity and its sis-

which is common to both process-

ning. Curiosity as a passion

which could present itself as a con-

ter, artistic curiosity, clamour for.

es, that of innovation and that of

which grabs you and pushes

sequence of its search. In this it is

But freedom has precise limits and

research. It is therefore a matter of

you in a direction which you

aided by the empirical evidence of

few means to oppose the attempts

discovering

don’t know and if you knew

a long historic succession of indis-

which are made to tame it, as

which is present in the potential

where it lead you wouldn’t

putable successes.

change is deeply amoral, not

and to help the new to manifest

immoral. It cannot nor wants to

itself. The social necessity of taming

necessarily take.

the

107

unpredictable

It is not interested in certainty, not

assume any responsibility for the

A curiosity which pushes us for-

at all. Certainty means that it has

consequences of its actions, as it

curiosity nevertheless takes place in

global moral economy.

sis of students of the cinema acad-

summarised the difference be-

advantages relative to the Euro-

ward, ignorant and uncaring of

to continue its trip elsewhere. It

doesn’t know them. It takes no

other ways, calling for a democrat-

Just like any other coin, bioethics

emy. They show an homage to

tween science and art at the end of

pean research system and the

where it takes you, impulsive and

changes its point of view, the epis-

moral decision on the basis of the

ic participation which is legitimised

presents itself as indispensable for

eight “creative contexts”. Why has

the twentieth century in the social

American one, when the flat hier-

with no obligations towards any-

temic perspective, its subject. It can

possible benefits or damage, as

in the decisions relative to the

a pluralistic society. It leaves space

Budapest produced so many win-

structure of the institutionalised

archies, the pressure of competi-

body if not towards itself. Curiosity,

dedicate itself entirely to playful

they result from interactions which

direction of the research. This need

to legitimate difference on which

ners of the Nobel prize, consider-

forms of curiosity of its freedom

tion, the multiplicity of support for

finally, as one of the most vigorous

composition, because restrictions

at that time nobody knows.

originally comes from the risks

tried and trusted principles such as

ing that they are forced to express

was based on a deep laid sociolog-

research and the optimal moment

coils of scientific activity, as a stim-

only intervene when every doubt

which are present, real or pre-

autonomy, the necessity of avoid-

their curiosity in exile due to the

ic vision. Mere individual curiosity,

for the independence of the new

ulus for the research of new

has been blown away and certain-

It, however, puts itself at the service

sumed, but from then it has con-

ing useless suffering and justice are

political situation? The relaxed

no matter how talented and

generation of scientists are vehe-

knowledge and phenomena which

ties need to be established. Even

of the community stating that it is

siderably developed. The present

applied. As the coin for a moral

atmosphere of the Copenhagen

skilled, is not enough to realise the

mently discussed, praised and

until now have only resulted from

then it finds niches where it can

exploring for itself the roads which

transformation from government

economy

Institut, founded and directed by

potential which contributes to dis-

pointed at, it seems strange to take

the practical application of the lat-

persevere in the alternatives, giving

do not lead to ruin, but perhaps to

to governance, which expresses

transnational level, it is transferable

Niels

be

covery. Individual curiosity opens

a long look at the history. Instead

est learnt notions. Scientific curios-

itself an inexhaustible reserve of

places which allow the growth of

itself in decision making processes

to other cultural contexts. Scientif-

explained by the period of forma-

new paths and leads to surprising

of bringing to light, through indica-

ity as a link between the familiar

visions of the future. It renews itself

knowledge, wellbeing and health

and other agreements on the par-

ic curiosity naturally knows what is

tion of quantum physics. It distin-

creative visions and is able to over-

tors, indices, impact and metrical factors, the challenges which

which

works

at

a

Bohr,

can

perhaps

terrain of knowledge and an

constantly as it feeds on the poten-

for all. And it can count on at least

ticipation of the various stakehold-

coming in these attempts to tame

guished itself clearly from the

turn established dogmas and of

unknown country which is yet to

tial that science and technology

three centuries entirely in its favour.

ers, who are both interested and

it: it respects the dictates, if and

atmosphere which is transmitted

provocatively

new

derive from the rapid growth of

be explored, where risk is behind

hold ready in the present as an

Without scientific curiosity there

users, favours this development. If

where it must, but it happily con-

by the Cold Spring Harbor environ-

questions. At the same time how-

countries from South-East Asia, such as China India and Singapore

articulating

every corner.

anticipation of the future. By insist-

would be no innovation.

it is true that curiosity doesn’t want

tinues in its subversive activity in

ment, where the work atmosphere

ever there is a necessity for a col-

“I have no particular talents, I am

ing on the realisation of the poten-

Society must therefore keep a pre-

to know anything of its possible

discovery of the new.

is intense, with a lot of pressure

lective collocation and an effort to

for

simply passionately curious” is one

tial of the present, scientific curios-

carious balance. Too much free-

consequences, it nevertheless asso-

due to the bitter competition.

help the new to manifest itself. In

research, the cultural multiplicity of

European

and

American

of Albert Einstein’s famous under-

ity becomes the link between the

dom means a loss of social control

ciates itself with the social conver-

The collective face of curiosity:

Rogers Hollingsworth and his col-

science a singular balance exists

curiosity should be presented in

statements. He knew both great

endless realm of possibility and the

and means tolerating curiosity’s

sation on risk, which consists in

we are science

leagues great work on the institu-

between competition and cooper-

the confrontation between two

also

space of reality, which is necessari-

excesses. Too many limits mean the

anticipation, assessment, manage-

In a world in which research and

tional conditions in which scientif-

ation, between the tendency to

models which go back more than

research without results, towards

ly limited. It doesn’t ask itself about

risk of losing the winning card. In

ment and risk communication.

the multiple paths of curiosity are

ic creativity and curiosity prosper

rely on peers and their critical

two thousand years.

discoveries he could not make. The

knowledge’s natural boundaries.

liberal

scientific

triumphs

but

scientific

Research is interested by this

globalised, the individual is not the

and which have led to radical dis-

judgement, on the one hand, and

curiosity is tamed by channelling it

process wherever it meets social

only thing that counts, no matter

coveries in biomedicine speak of

democracies

the integration of individual curios-

The word and the way: the cul-

of possibility.

The social necessity of taming

into production contexts which are

rejection or even limiting prohibi-

how important his or her perform-

the importance of cultural multi-

ity into structures and organisa-

tural multiplicity of curiosity

Curiosity is a fountain of the ener-

scientific curiosity

predominantly economic. Not that

tions. Recently the most important

ances. The collocation in research

plicity. Curiosity prospers in the

tional forms which are greater than

This undertaking must be accom-

gy of the imagination which releas-

No society can tolerate such a

the freedom of research is thus

extension of the social necessity of

groups and organisational con-

places and social configurations

the production of knowledge, on

panied by many limits and by an

es itself from social control and

strong emotional drive which

compromised, quite the opposite

taming curiosity happened through

texts becomes more and more

which are rich in it.

the other.

doesn’t allow objectives to be

releases itself from all forms of

in fact, scientific curiosity and its

ethics. Above all bioethics has

important as curiosity is in compe-

Nevertheless, curiosity doesn’t only

unpredictable is part of the game

explicit warning against inadmissible generalisations. Nevertheless,

placed to it, even though it has to

social control and which also

irrepressible desire for exploration

imposed itself as an instrument of

tition with itself. In the Stockholm

know one culturally dominant

In an age in which no week passes

hindsight sharpens the gaze on the

incessantly defend the space given

declares that it doesn’t know in

are above all appreciated where

governance, becoming, to all

Nobel prize museum a series of

form. The terse phrase “Art is me;

without the confrontation, in the

common aspects and the differ-

to it, considering how relative it is.

which direction it’s going nor what

innovation is required.

effects (according to Salter and

three minute video documentaries

science is us” with which Claude

official discussion on research,

ences that stand out from the con-

As the refusal of predefined objec-

it will find. This is where the social

If it is tamed, it is in the sense that

Salter’s definition) the coin of a

can be seen. It was made as a the-

Bernard, the French physiologist,

between the advantages and dis-

frontation between two of the


oxygen

English version

05 – 10.2008

most ancient civilisations that have

ancient Greece the opinion that

China it was the central political

left enough testimonies on their

numbers were detectable in things

power that checked up on, man-

iar with in the field of Greek philos-

impressive scientific and technical

held sway, and this led them to

aged and used all the creative and

ophy were not equally applied to

discoveries: ancient Greece and the

describe and understand physical

innovative activities in its own

other fields of knowledge. Astron-

phenomena with the aid of mathe-

bureaucracy. The insertion into

omy had different presuppositions

matical methods.

public service offered a wide range

from medicine, as did cosmology

of social groups much sought-after

from agriculture. In China the

Chinese

empire

in

the

age

between the fifth and third century before Christ, in Eurocentic

108

The conditions which we are famil-

chronology. The limits begin with

In China there was never any inten-

career opportunities at the Imperial

astronomers, as public servants,

the use of a terminology which

tion of codifying the whole of

court, the temples or in the admin-

had political-religious functions

erroneously suggests that science

mathematics on the basis of a few

istration. The relationship of service

which however did not stop them

in a modern sense can be equated

axiomatic principles. The aim was

tied to the state’s power meant

from reaching noteworthy results.

with the knowledge produced by

rather to better understand, thanks

that the primary recipients and

Greek astronomers, instead, had

earlier societies. It is also ignores

to the understanding of mathe-

users of knowledge were the impe-

no form of institutional support.

that the development of technolo-

matical order, social organisation

rial court and its ministers. Without

They could organise their work

gy until the nineteenth century

and above all the unity it aspired

doubt this increased the pressure

however

happened most of all locally,

to. Both in China and Greece they

on those that produced knowl-

absence of an institutional frame-

yin and yang, for example, which

Any judgement on the past is influ-

autonomously and independently

used numbers to illustrate the sys-

edge, who were forced to pay

work however made it so that their

constitutes the basis of cosmology

enced by the present and is never

from science.

tems of social organisation and the

attention to the authority of the

results were often ignored and for-

also serves to legitimise the imperi-

definitive. Nevertheless it is surpris-

Any comparison between the west

men that managed to put them-

canon of knowledge by them pro-

gotten. They were not joined by

al domination and to strengthen it.

ing to note the apparent repetition

and other civilisations is charac-

selves in the spotlight as experts of

duced together. The image, care-

civil servants for their astronomical

Likewise the pluralism embedded

of basic institutional models.

terised by a long history of recipro-

the manipulation of numbers

fully looked after, of a union that

observations, something which

in the Greek ideals of competition

“The way” and “the word” give

cal ignorance, of misunderstand-

enjoyed great social prestige. For

transpires from the outside allowed

was instead obvious and natural in

influenced cosmology. Speculation

different answers to the models in

ings and prejudices which could

the Greeks the mathematically

a certain dissent inside, but which

China. Perhaps it was this very defi-

was not only allowed, but even

which, at the beginning of civiliza-

deviate or distort the gaze on rele-

understood universe was inde-

however had clear limits. Other

ciency that allowed them to aban-

desired and gave life to a fruitful

tion, individuals belonging to a

production of theories.

clearly defined social group and

they

preferred.

The

vant questions. One of the ques-

pendent from man. It represented

than the state worker, there were

don themselves to interesting spec-

tions which we cannot seem to

an organisation which did not tol-

also liberal professions which pro-

ulations, no matter how unbridled

find an answer to, but which nev-

erate any human objection. In

duced knowledge, on the condi-

they were.

ertheless recurs insistently and

China, instead, mathematics was

tion that the services which they

formed by social institutions insertFor large technical projects and for

ed curiosity into their research

their practical consequences a con-

movements. Confrontation allows

which Max Weber and Joseph

considered a spring of social cohe-

offered found users that were will-

The compared conclusions which

tinual support was indispensable.

us to garner an idea of the preco-

Needham have dealt with is the

sion. It worked as a symbol for the

ing to pay.

Lloyd and Sivin obtain from the cul-

In China the bureaucratic-state

cious

singularity that the so called scien-

unity of the empire which it aspired

In ancient Greece, instead, there

tural traces left by curiosity and

structures offered lifelong positions

between

tific revolution, despite the tempo-

to, but which was continuously put

were few official positions. Teach-

which have produced surprising

which were not foreseen in

knowledge and every distinction

ral advantage of China in some

into discussion.

ers depended on the personal abil-

performances are formulated with

Greece. The other side of the coin

between “nature” and “society” is

sectors, happened only in the

These simplified perspectives on

ity of being able to impose them-

extreme caution. In both societies

consisted in the fact that talented

made on the basis of the images of

West. In their collective work, The

the differences in the importance

selves in public discussions. The

institutional structures whose func-

individuals continually ran the risk

knowledge which circulate in a

Word and the Way, the ancient his-

of mathematics were integrated

competition was severe both in

tion was favouring the production

of losing their spring of support if

society. Curiosity gives the impulse

torian Geoffrey Lloyd and the sinol-

with other interesting aspects, such

their own schools and between the

of knowledge on the cosmos, the

they fell politically into disgrace.

to discover the world beyond the

ogist Nathan Sivan take a different

as the contact with nature, the use

various schools. Public reputation

Earth, humankind, animals and

From this came the relative pres-

already available knowledge and to

path. It takes a look at the question

of relationships means-end or the

came from the success obtained in

plants and of creating useful things

sure of limiting the multiplicity of

continually cross its boundaries

of the influence of social organisa-

value of planning in respects to the

public debates with skilful argu-

existed. Sometimes there were

opinions in a way in which the

towards unexplored lands. There is

tion on creative performances, a

preference for actions tied to situa-

mentations and the elevated art of

long and endless periods of stag-

unity of the group towards the

no single right way, nor a single

question that we’ll face soon.

tions. Lloyd and Sivin resist the

rhetoric. The ancient tradition of

nation. The institutions allowed the

external world was not in danger.

right word. Curiosity helps us to

Curiosity presents itself as a primi-

temptation to impute the differ-

public debate and argumentation

creation of the new, which in its

In Greece, instead, the pluralistic

ask questions which show the way.

tive force which clearly still lacks a

ences present to an ever-constant

is, for Lloyd, one of the key institu-

turn influenced the survival of the

model of competition flourished,

And shows the way which leads to

social form, which bursts into

vision of the world, whose empiri-

tions to understanding how knowl-

institutions. In both societies the

based on confrontation. To make

new questions.

unknown fields of knowledge. In

cal proof must remain speculative.

edge developed in Greece and is

interaction between the vision of

one’s name being better than your

©

its first form it derives from a high-

Their attention turns towards insti-

wholly comparable to the institu-

the world, ideological concepts,

rivals was not enough, one needed

September/Oktober 2008. www.online-merkur.de

state the

of

coproduction

organisation

of

Merkur, nr. 712/713,

er desire to be able to predict the

tutions and the systems of provid-

tion which, in China, promoted the

social structures and methods of

to be perceived as such by the pub-

future. Numbers, in particular,

ing incentives which have influ-

production and transmission of

practical procedure in the fields we

lic. The noteworthy performances

(Please refer to Italian version

were the key to understanding

enced the curiosity and creativity of

knowledge through the imperial

today call science and technology

of the individual nevertheless often

for recommended reading)

phenomena and entire systems. In

social groups. It can be said that in

court and its bureaucracy.

are clear. The Chinese principle of

lacked continuity.

Translation by Mattia Garofalo


oxygen

110

English version

05 – 10.2008

Interview with Filippo Preziosi

Who better than he, thus, to

This means that all the studies that

Materials and research

500 will always go faster on

rent. If we homologated our strate-

ageable and the advantages in

on the back tire and improving the

The physics of speed

explain the secrets of these incred-

are carried out on racecars to gen-

Great advantages can be gained by

asphalt than a Ferrari on ice,

gies with those of our competitors

terms of power would have been

feeling of the pilot as he comes out

ible motorcycles that compete in

erate the so-called negative lift,

using superior materials like carbon

because the interface – the capaci-

we would lose for sure. This holds

cancelled out. But we did not let

of the turns.

every MotoGP race?

that is, the force that presses the

fiber, magnesium, titanium and

ty to exchange force between the

true above all for the engines, and

ourselves be intimidated: we ana-

car toward the ground, actually are

very special steel alloys, that offer

power of the engine and the ter-

our history bears this out. In 2003,

lyzed the possibilities offered by the

Sensors and human sensitivity

of no help to motorcycles.

high resistance. They result in

rain – is fundamental.

when we debuted the Desmosedi-

regulations and, based on comput-

There were a few years when one

structures that are resistant, rigid –

I think that the MotoGP champi-

ci motor, all our competition had

er simulations, we decided that if

Ducati pilot was at the head of the

But obviously, there are important

that is, that flex very little beneath

onships have demonstrated that,

motorcycles whose engines had

we wanted to be competitive in

starting grid and the other at the

and the chemistry of passion by Giovanni Previdi Who ever said that sport, desi-

“Streamlined” aerodynamics

gn, adrenaline and competition

Aerodynamics is one of the aspects

cannot mix with the study of

that distinguish the world of

centrifugal force or laboratory

motorcycle racing from that of car

aerodynamic aspects for motorcy-

the forces that are exerted – and at

with respect to tires, the driver is

uneven firing intervals. Instead, we

MotoGP we needed extremely high

back: thus, the person riding the

research in new industrial

racing. Aerodynamics has a decid-

cles as well. MotoGP regulations

the same time lightweight. Never-

always the most important ele-

put our money on an even firing

power, which is difficult to obtain

motorcycle truly makes a difference. Not just for on-track per-

materials? The racing motorcy-

edly lesser impact on motorcycles,

set a limit on how many liters of

theless, to obtain results, this field

ment. In the championships that

engine, which made it easier to

with a traditional 2-cylinder engine,

cles that thrill the fans of the

first of all because they lean into

fuel can be carried: since it is a very

of materials calls for major invest-

just ended, in fact, the same three

attain top speed; it proved to be

which, moreover, could only weigh

formance but also for the indica-

various racing teams are the

the bends. This is something that is

restrictive limit it forces the tech-

ments in both research and the

drivers as last year are in the top

the right choice, since we made a

10 kilos less than a 4- or 5-cylinder

tions he can give to the design

result of careful calculations,

there for all to see; it is rather obvi-

nology that is used to construct the

cost of the single components.

three positions, even though they

podium debut.

engine, according to the regula-

engineers regarding what happens

experimental prototypes and

ous but it has important conse-

vehicles to remain within certain

Since Ducati is a small company

mounted different tires and even

In 2005, we changed tires to gain

tions. We would have had to

when he is driving: the pilot is our

rigorous testing. Without for-

quences.

limits that could otherwise be easi-

compared to our competitors, we

though other drivers had the same

greater efficiency, with their direct

increase the bore to extreme levels

most important sensor. Our motor-

getting the passion of the peo-

In sports cars, the wings press the

ly surpassed.

cannot gain a competitive advan-

brand of tires.

relation to our engine in mind. In

and thus run the risk of encounter-

cycles have dozens of devices that

ple that work on them.

vehicle toward the ground: in this

This is why aerodynamics are

tage on this front. Our competitors

The decision to move toward the

2006, we concentrated on elec-

ing serious combustion problems.

measure the rpm’s of the engine,

way, vertical aerodynamic force

important in competition: the more

also construct automobiles, oil

so-called “mono tires” (that is, to

tronics and innovative strategies

This is why, in the preliminary phase

the oil pressure, the temperature of

gives a better grip even when curv-

“streamlined” the motorcycles are

tankers,

instruments:

adopt one single tire supplier for all

which everyone now adopts, and

of study, we pinpointed the twin-

the tires, the compression of the

University of Bologna, even though

ing, despite centrifugal force. This

the faster they go. Moreover, good

motorcycles are a division of a

the Grand Prix motorcycles) has its

we almost won the world champi-

cylinder oval piston engine as an

suspension, the acceleration, and

he comes from Perugia, because

is why a car can skid or even flip

aerodynamics make for lower con-

much larger company, in which

pros and cons, like all decisions.

onship... In 2007, when the entire

optimal configuration for this new

so forth. All this information is sent

his dream was Ducati motorcycles.

over if a wing breaks at a certain

sumption, even at very high speed,

there are departments that deal

And one pro is without a doubt the

paddock viewed manageability as

regulation. Weighing the same as a

to the electronic control unit and is

He was still writing his graduating

speed. But motorcycles don’t have

and, thus, permit a more powerful

exclusively with researching materi-

elimination, or at least a reduction

the main characteristic of the

4- or 5-cylinder engine, this solu-

later downloaded and analyzed.

thesis when he was interviewed by

wings; they would be useless, if

engine. The manageability of the

als and then share their know-how

in the importance of a variable that

engine, we once again put our

tion offers the advantages of the

The data furnished by these sen-

the company that was founded in

not

A

motorcycle also comes into play:

with all the other divisions. Ducati

is of slight importance to the peo-

money on the power of the

twin-cylinders in terms of power

sors is very important to the engi-

1926 by the engineer Antonio Cav-

motorcycle can lean as far as 60

for example, designing a particu-

only builds motorcycles. Thus, from

ple watching the races. There are

Desmosedici. This gave us a com-

supply and transmission in compe-

neers and helps them understand

alieri Ducati. Thus, in 1994 he

degrees into a bend, and the wing

larly protective and aerodynamic

year to year, we try to make choic-

fans of particular pilots, fans of rac-

petitive advantage, at least early on

tition with respect to the multi-

what happens on the racetrack but

in the season.

cylinders.

– as opposed to a car, whose four

But further testing convinced us

wheels are always in contact with the ground and whose pilot is in a

Filippo Preziosi graduated from the

downright

dangerous.

musical

began working at Ducati head-

would also incline as a result. In

fairing for high speed on straight-

es, even risky ones, to gain various

ing teams large and small, but it is

quarters and today he is general

this way, the force that is created

aways and reduced fuel consump-

advantages.

hard to find fans of a particular

manager of the Racing division. He

from an aerodynamic point of view

tion means creating a motorcycle

has risen through the ranks, pass-

would not be a vertical force,

that is “difficult” and unstable in

ing by way of structural calculus

which would press the motorcycle

changes of trajectory; a motorcycle

brand of tires. Thus, the mono tire

The strength and good fortune of

that the best solution would be to

Tires (and the issue of the

of the 2009 championship will help

Ducati is its ability to anticipate its

double the twin-cylinder engine,

very precise position and does not

“mono tire”)

focus even more on the pilots and

rivals. But we must not underesti-

and so we designed an engine with

affect the aerodynamics of the

the motorcycles.

mate the risks we run as a “fore-

four cylindrical pistons that, thanks

vehicle – the dynamics of a motor-

runner.” We have won a world title

to the two cylinders stroking at the

cycle are much more complex and

that, he explains, “checks if the

against the ground, but an inclined

that can lose as much in the

A motorcycle touches the ground

pieces that have been constructed

or oblique force, which would only

gymkhanas as it gains in the

with its tires, and through them it

will break or not, to put it in simple

partially assist the road holding

straightaways. Designers have to

receives its thrust on the terrain.

Engines: counter-current force

with the Desmosedici, but it was a

same time, reproduces the effects

articulated.

terms,” from the first version of

performance. The rest of the force

find a compromise between these

We have all tried to drive a car on

In order to have a chance of win-

risky decision. We concentrated on

of the twin-cylinder. In this way, a

The electronic sensors that are

the Superbike 916 all the way to

would

and

contrasting needs: this is why aero-

the snow or ice: it is very limiting

ning, Ducati has always had to

the power of the motorcycle, but it

“big bang” effect is generated,

installed cannot describe the over-

designing and experimenting new

would thus tend to thrust the

dynamics represent a complex

with regard to acceleration, brak-

make choices that run counter-cur-

could have proven to be unman-

increasing the length of the effect

all functioning of the motorcycle

engines.

motorcycle off the track.

challenge for us.

ing and curving. Quite simply, a Fiat

“push”

outwards

111


112

Green islands in a sea of oil

energetic trap is both a necessity

through the openings in the

man, dates back to a million years

and an opportunity. The starting

maquis shrubland, hoping to see

ago; the wood age lasted until the

by Antonio Galdo

point of Enel’s effort is the project,

dolphins or rorquals. I am not as

eighteenth century, and then came

Scientists, with their statistics

called “Isole verdi” (literally, “green

fortunate as that, but I do under-

fossil fuels, symbols of modernity.

can be made to a motorcycle that

and forecasts, have always split

islands”), to bring about a Coper-

stand why Capraia is considered a

We have gone on for two hundred

around the circuit. This is what we

is already a winner, in searching for

between two great tribes. Apo-

nican

bird watching paradise. An oasis

years, with glimpses of nuclear

call “feeling” and it lets the pilot

that 1/1,000 that is hidden some-

calyptics and eternal optimists.

sources:

amid intact, wild nature, I am told,

energy which sparked our hopes

push the motorcycle to its limits,

place. We carry out tests, practice

Those who think the end of

replace it with plant biodiesel, solar

the island sits along one of the

but was never really able to push

without exceeding them. No sen-

runs and experiments to under-

the world is a page in history

plants and wind turbines.

most important migratory paths

through the 6-7% of energy sources, despite huge improve-

and, thus, it is up to the pilot to

would be enormous margins of

provide the missing information. It

improvement, under every aspect.

must also be remembered that the

Instead, my job consists in finding

more faith a pilot has in his motor-

the minimal improvements that

cycle, the faster he can make it go

modification eliminate

in

energy

diesel

and

sor can measure feeling and if it

stand if the direction we are going

that will come, and those who

The first opencast laboratory for

between Africa and Europe: an

were so easy to determine it scien-

is right or wrong. But then – and

feel cocooned by the certainty

this was created on Capraia, one of

inevitable stop for rest and repro-

ments in security systems and new

tifically, I think my job would lose a

this is why it is always important

that nature will always be

the seven islands of the Tuscan

duction of a number of birds.

generation waste management

great amount of its appeal.

that “technicians” like me remain

generous with mankind, and

archipelago between the Ligurian

“Lucky them”, I whisper at engi-

plants. Pollution is scaring us now,

humble – sometimes it is only the

will save us even from our

and the Tyrrhenian Seas, where

neer De Michele.

and many scientists believe that oil

Winning design

faith of the pilot on the racetrack

strongest self-destructive ten-

Gennaro De Michele, head of

“Instead, we came to Capraia

and coal reserves are limited. One

A racing motorcycle becomes

that can make that minimal differ-

dencies.

Enel’s Research Center, has lead

looking for energy sources every-

hundred, two hundred years: at

beautiful the moment it wins a

ence between winning and losing.

the “Isole verdi” mini-revolution,

where: in the sun, wind, and even

some point they will end. Hence

race. To create a vehicle that is also

Enel is an official sponsor

On one point, however, everyone

transforming twenty square kilo-

sea currents. Here, we are experi-

the transition we are living, during

aesthetically pleasing is yet another

of Ducati at the MotoGP

has to agree: contemporary man

meters of land in the only zero-

menting with wide-range sustain-

which we have to develop renew-

satisfaction, but my team has never

Champion ship.

has leaped into an energetic trap,

emission island in Italy. [...]

able development balance. From

able energies, knowing however

adopted technical choices whose

Translation by Gail McDowell

in a labyrinth of fossil fuels, oil, coal

“Our present balance on Earth” –

thermal solar plants to roads,

that any kind of energy saving pol-

performance didn’t convince us

and natural gas, which together

he explains – “can be grasped with

where only hydrogen-powered

icy will require a cultural shift. A

first of all.

represent 80% of all energy con-

a metaphor. Imagine a small ball

cars will be allowed. We encoun-

way-of-life re-engineering. A goal

sumption. Too much. And getting

on top of a mountain: you do not

tered some resistance, a few

for every citizen, family and com-

Infinitesimal times and margins

out of the trap requires a biblical

need much strength to cause it to

protests from the usual ’pure’ ecol-

pany not to waste, letting go of the

To win a race by a margin of three

maneuver, which governments and

fall, as it is in an instable condition.

ogists, but in the end we were able

idea that wealth is possible only

seconds is an excellent result: it

public opinions now consider nec-

However, if it should precipitate,

to go on, having achieved the citi-

through high energy consump-

means not having sprinted home

essary, but which nobody can

we are unable to foresee where it

zen’s unanimous support and the

tion”.

for the win; it means having won

make without swerving, with the

will go. So: man today is like the lit-

local

essential

For once, Italy is not in the low

by a good margin. And yet, over

risk of finding ourselves at the bot-

tle ball on the mountain. Reducing

cooperation. And if the experiment

ranks of innovative countries.

thirty

tom of a ravine.

greenhouse gasses and carbon

will work out, as it seems to be

Quite the opposite. We produce

dioxide emission means avoiding a

doing, we will repeat it on other

about 16% of electricity from renewable sources, twice the world

laps,

it

means

having

increased the winning distance by

administration’s

one tenth of a second per lap. If on

In Italy, Enel is making a small but

little push from someone or some-

islands, starting from the Sicilian

an average it takes a minute and a

significant effort, putting 4 billion

thing. And reducing, in the energy

Eolie archipelago”. [...]

average. This is first and foremost

half to make one lap, that one

euros in investments, until 2011,

field, means first of all not wasting

De Michele continues: “The world

thanks to a do-it-yourself attitude,

tenth of a second equals a differ-

on the table for renewable ener-

the natural resources that our

has entered the energetic transi-

visible in the bottom-up liveliness

ence of 1/1,000. It is a big chal-

gies. This money will have to make

instinct and ignorance have lead us

tion phase, and the countries

and its positive surprises. A whole

lenge to improve a motorcycle by

more money: our electricity giant

to consider infinite”.

which fail to understand this will

community of Italians who are not

one one-thousandth.

smells business in different fields

At sunset, Capraia’s rocks seem on

face very serious trouble. It is a his-

scared of the future and do not

To increase the performance of a

from its traditional activity’s range.

fire. The light gives back to the

torical turning point. The first tech-

want to be crushed by the present,

prewar model would be easy: there

It has understood that exiting the

island its volcanic origin: I glance

nologic fire, lit and governed by

has began marching along the

113


oxygen

114

English version

05 – 10.2008

paths that lead out of the energetic

announced its “green” turning-

trap. Local administrations, small

point, signed by Mario Draghi:

Time for waiting

versity, in New York, not to mention

fact,” explains Luca Peralta, the

ic criteria as well, that can please

Why did you agree to work for

with all its history and an

the creator of some of the most

engineer and architect who over-

the public.” One year ago, in an

a hospital?

urban and architectonic plan

and medium enterprises, a few

with a circular sent to all heads of

by Marco Cattaneo

futuristic and ambitious projects in

saw the realization of the project,

interview, he provokingly won-

This hospital was constructed at

that is centuries old. Each time

inspired parts of the establishment,

services and branches, the gover-

“When we are in a hospital,

recent years. From 1997 to 2003 he

“Inaba wanted to give his work the

dered why the sustainable cities of

the end of the nineteenth century

a new element is introduced in

simple citizens.

nor set the limits of the institution’s

we are all waiting for someone

and Rem Koolhaas co-directed the

shape of a videogame, it is almost

today have to resemble a golf club

and it was created as a complex of

our cities, the polemics

In Arezzo, for example, a little

new environmental policy. Draghi

or for something. Some wait

“Project on the City” at the Har-

a metaphor of our Playstation soci-

from the 1980s...

decentralized structures. It sort of

explode. And your work is very

cooperative of thirty-something

requires eco-friendly purchases,

for a relative, some for a doc-

vard Graduate School of Design, a

ety.” And not a person goes by

resembles a university campus, but

original. Do you think that it

kids, called La fabbrica del Sole,

effective waste management and

tor, some for an operation.

research program concerning the

who

Let’s talk about the materials

without a center. If you are at pedi-

suits a traditional complex like

was able to secure funding from

the rationalization of energy con-

This structure is based on

evolution of the contemporary

immense, three-dimensional Pac-

you used.

atrics there is a waiting room, if

the pavilions of the Policlinico

the region of Tuscany for designing

sumption. And he warned every-

a reflection: I wanted to con-

metropolis. And in September

Man by the sphere and its solar

Both the mushroom and the

you are at oncology there is anoth-

Umberto I?

the first hydrogen pipeline in the

one, peremptory, in his hierarchy:

struct a place, in the heart

2008, the Institute of urban plan-

panel mouth turned to the sky.

sphere have a metallic support

er waiting room. There was no ref-

Absolutely. And this is why we chose materials that create a

isn’t

reminded

of

an

world to be build inside an urban

do not waste.

of the hospital, where people

ning of South Korea selected Inaba

“The idea,” Inaba begins, “was to

structure, while the covering is in

erence point. And our waiting

area: a long tube that will carry

The energetic transition described

can stay without necessarily

and C-Lab to plan Saemangeum, a

create a work following eco-sus-

pvc a material that is lightweight

room, a simple project of urban

strong contrast with the surround-

hydrogen, instead of gas, into

by De Michele translates into a

thinking the whole time about

40 thousand hectare coastline area

tainable criteria which applied

and easily deformed, so we could

planning in a transit area, reorgan-

ings. Instead of constructing some-

homes to heat water, warm up

period during which in the world

the act of waiting.”

along an estuary of the Yellow Sea.

alternative energy technology; but

shape it the way we wanted. The

izes a nineteenth century campus,

thing that fits in with the architec-

during winter, keep cool in sum-

there will be a mix of initiatives,

From the entrance on viale Regina

at the same time, we wanted to

floor is made of rubber, a special

giving it a recognizable center.

tonic context, at least at first

mer, and fire-up kitchen burners.

just like the one in Capraia. Trying

This is how Jeffrey Inaba describes

Elena, the waiting room designed

create an appealing structure that

kind of anti-trauma rubber that

To reduce the sky-high costs of

to increase the quantity of energy

the waiting room he has designed

by Inaba, at the end of a narrow

is accessible to the public. That

can be found in playgrounds; it is

So on the one hand, there is

the contrast, to accentuate it, so

made from recycled tires.

artistic creativity, and on the

that the waiting room was comple-

electric bills (Italy’s are amongst the

that we can “catch” with technol-

and realized for the Policlinico

road with a gentle incline, cannot

invited people in. This is why we

most expensive in Europe) and to

ogy and to reduce waste with

Umberto I in Rome as part of the

go unnoticed. It is a gigantic mush-

decided against closing it in with

pull away from the sheik’s control

everyday behaviors. For example,

second edition of “Enel contempo-

room with a blue and purple cap

glass walls, even if in the beginning

115

glance, we wanted to underline

other, attention to the rational

mentary to the hospital.

Monitors that show cartoons,

meaning of a project of urban

After all, Rome is the Eternal City,

of the oil market, thousands of

hopes are high for solar power, but

ranea,” the initiative by Italy’s

and a white sphere that opens to

we had considered it. We wanted

playground rubber floors. Were

planning.

for everybody. I understand that

small and medium “made in Italy”

the percentage of energy that we

major electric company that every

the south behind it. On the oppo-

to symbolically show that it is a

you thinking about children in

Yes. There are people who view

some people consider it untouch-

entrepreneurs are investing in

are able to absorb from the closest

year calls on internationally famous

site side, a series of 18 photovolta-

place which is open to everyone.

particular for your project?

architecture as a rigid discipline,

able. But this doesn’t mean that

autonomous electricity production.

star to our planet is still at a mini-

artists to create works on the

ic modules generate the 2 kilowatts

One of the limits of architects who

Children, sure, but also old peo-

tied to the exploitation of spaces,

something new can’t be built in a

They rely on corn, alcohol gasoline,

mum. And costs are very high. For

theme of energy.

of power that are needed for illumi-

deal with sustainable technology is

ple. The rubber is primarily for

while art is freer. Instead, we have

city with such a rich patrimony of

solar panels, rapeseed biofuel,

a 500 MW plant, 750 million euros

Inaba, a 46-year-old American

nation (low energy light bulbs only)

that they often do so in a superfi-

people who have trouble walking.

accepted the challenge to make art

antiquities. An urban context is an

hydrogen and wind turbines. Some

and six hectares of land are neces-

artist and urban planner, owns the

and the waiting room monitors,

cial way. They concentrate on the

As for the cartoons – he smiles –

in respect of limits and constric-

environment in evolution. Even

even try producing electricity from

sary; for a solar plant of equivalent

Los Angeles-based architecture

where Inaba has elected to show

technology, but from an aesthetic

yes, they’re for children, but not

tions, to create works of art that

Rome, if it continues to evolve,

have functional duties.

needs important new works.As we white coats pass by. They stop and

chicken guano while others, like

capacity, a thousand hectares and

and cultural consulting studio that

non-stop cartoons. Surrounded by

point of view they build old struc-

only. After all, who doesn’t like

the Feltrinelli bookstore chain, have

three times as much money would

bears his name, but he is also the

the stern and slightly peeling pavil-

tures and don’t take into account

cartoons? And then, the fantasti-

decided to light up every sales

not be enough.

founder and director of C-Lab, the

ions of the Policlinico, it almost

the needs of a society that has pro-

cal dimension of cartoons reflects

In Italy, some people think that

point using only renewable energy

Translated from Non sprecare by

architecture and communication

seems like a fantasy structure that

foundly changed. Instead, with my

the fantastical nature of the struc-

there is no room for contempo-

contemplate Inaba’s magic mush-

sources. Even Banca d’Italia has

Antonio Galdo (Einaudi, 2008).

research group of Columbia Uni-

slipped out of a comic strip. “In

work group, we try to find aesthet-

ture.

rary art in a city like Rome,

room with a look that is halfway be-

walk away, four young doctors in

©

Giulio Sarchiola


oxygen

116

English version

05 – 10.2008

We’re looking for the mouse

seeminlike a crisis and started

strategy to improve the popula-

by Clay Shirky

until people started thinking of this

Have you ever wondered

as a vast civic surplus, one they

where people find the time to

could design for rather than just

tween inquisitive and surprised as

2

Amazon ants organize raids in

who has worked with someone

a high level of diversity as “biolog-

the workers give the final touches

neighbor colonies to kidnap larvae,

from the former group a 2, and so

ical insurance”: diversification is a

to the structure before its inaugura-

which they grow as slaves. The

on. At the moment over 800 thou-

tion. A woman doctor quips, “First,

slaves become perfectly integrated

sand actors have a number that is

tion’s chances of survival.

all we had was a bar, now we even

members of the new formicarium:

3 or lower. This is one of the many

9

The Cakile edentula, common in

seeming like an asset. It wasn’t

have a discotheque...” Maybe not

they feed Amazon ants, which

experimental proofs supporting the

North America, is the first plant in

play World of warcraft or

dissipate, that we started to get

quite a discotheque, but without a

have jaws so heavy they cannot

six degrees of separation theories

which the ability to recognize one’s

discuss Wikipedia entries?

what we think of now as an indus-

doubt, a point of aggregation, a

feed themselves, and probably do

that Frigyes Karinthy suggested in

kin has been observed. When it

small, welcoming island of sociabil-

not realize their social behavior is

1929: any person can be connect-

senses individuals with a similar

I was recently reminded of some

If I had to pick the critical technol-

trial society.

ity and comfort in a place where the

deviant.

ed to another through no more

genome in its surroundings, in fact,

reading I did in college, way back

ogy for the twentieth century, the

rite of waiting is often accompanied

3

A zombie computer is a comput-

than 5 common acquaintances.

it shares equally space and any

in the last century, by a British his-

bit of social lubricant without

by solitude and pain. And, to pass

er which has been attacked by a

This theory, however, has never

available nutriment in the soil.

torian arguing that the critical

which the wheels would’ve come

the time, there are always the car-

hacker, virus or malware, and

been formally proven.

toons.

therefore

7

Translation by Gail McDowell

Connect the dots

completes

certain

In 1871 Lewis Henry Morgan

Instead, if it is planted between dif-

technology, for the early phase of

off the whole enterprise, I’d say it

ferent species of plants, it tends to

the industrial revolution, was gin.

was the sitcom. Starting with the

processes without the operating

identified six types of families in

develop its roots more, to hoard as

The transformation from rural to

second world war a whole series of

system or owner of the machine

humans. The Western societies

much water as possible.

urban life was so sudden, and so

things happened – rising gdp per capita, rising educational attain-

knowing: it is estimated that at

usually adopt the “Eskimo” sys-

10

Migrating birds typically fly in a

wrenching, that the only thing

least half of the spam circulating at

tem, according to which the most

“v” or “w” shape in order to

society could do to manage was to

ment, rising life expectancy and,

the moment has been sent by

important members of the family

exploit the wake effect and save

drink itself into a stupor for a gen-

critically, a rising number of people who were working five-day work

Community*

zombie computers.

are the closest, regardless of gen-

the energy they need to cross the

eration. The stories from that era

*Com mu ni ty: a number

4

In the ten-most-visited-websites

der. In the Hawaiian system,

oceans (they take turns leading).

are amazing – there were gin push-

weeks. For the first time, society

of individuals with common

world hit list, four are “social

instead, every individual distin-

According to some scientists,

carts working their way through

forced onto an enormous number

origins, ideas or interests, who

media”:

Facebook,

guishes only between male and

moreover, flying in formation

the streets of London.

share the same physical or

MySpace and Blogger. There’s even

female of different generations:

allows birds to maintain optimal

technological environment and

a

form a recognizable group.

www.dogster.com 5

1

According to the so-called Dun-

social

YouTube, network

for

dogs:

In May “The Economist” pro-

claimed that humanity is “half

of its citizens the requirement to manage something they had never

there is no difference between a

eye-contact, and therefore keep

And it wasn’t until society woke up

had to manage before – free time.

brother and a male cousin, or

the group together and not lose

from that collective bender that we

And what did we do with that free

between a mother and an aunt.

any mates along the journey.

actually started to get the institu-

time? Well, mostly we spent it

tional structures that we associate

watching tv. We did that for decades. We

8

Bacteria live amassed together in

bar number, the maximum size of a

way”: 50% of the world’s popula-

so-called “biofilms”, where they

with the industrial revolution

real social network is 150 mem-

tion uses a mobile phone. Just ten

produce

exopolysaccharide

today. Things like public libraries

watched I love Lucy. We watched

bers. According to evolutionist psy-

years ago, the majority of people

matrix that covers them. In 2004

and museums, increasingly broad

Gilligan’s island. We watch Mal-

an

chology, this limit derives from the

on the planet had never made a

some researchers at Iowa’s Univer-

education for children, elected

colm in the middle. We watch Des-

human being’s average ability to

phone call.

sity discovered that these struc-

leaders – a lot of things we like –

perate

recognize other individuals and to

6

The Bacon number assigns to

tured communities, although they

didn’t happen until having all of

housewives essentially functioned

keep track of the emotional events

every actor who has worked with

stem from a small number of iden-

those people together stopped

as a kind of cognitive heat sink, dis-

of each member of a group.

Kevin Bacon a 1, to every actor

tical bacteria, develop immediately

housewives.

Desperate

117


oxygen

118

English version

05 – 10.2008

sipating thinking that might other-

mad, and the whole community is

million hours of human thought. I

one has any idea how to deploy

A couple of weeks ago one of my

from the authorities who might

At least they’re doing something.

wise have built up and caused soci-

in a ruckus – “How should we

worked this out with Martin Wat-

something that people have to

students at the Interactive telecom-

have it now.”

Did you ever see that episode of

ety to overheat.

characterize this change in Pluto’s

tenberg at Ibm; it’s a back-of-the-

start experimenting with it, in order

munications program forwarded

Maybe this will succeed or maybe it

Gilligan’s island where they almost

And it’s only now, as we’re waking

status?” And a little bit at a time

envelope calculation, but it’s the

for the surplus to get integrated,

me a project started by a professor

will fail. The normal case of social

get off the island and then Gilligan

in love with, but it’s tiny.

up from that collective bender, that

they move the article – fighting off-

right order of magnitude, about

and the course of that integration

in Brazil, in Fortaleza, named Vasco

software is still failure; most of

messes up and then they don’t? I

we’re starting to see the cognitive

stage all the while – from, “Pluto is

100 million hours of thought.

can transform society.

Furtado. It’s a wiki map for crime

these experiments don’t pan out.

saw that one. I saw that one a lot

surplus as an asset rather than as a

the ninth planet,” to “Pluto is an

And television watching? Two hun-

The early phase for taking advan-

in Brazil. If there’s an assault, if

But the ones that do are quite

when I was growing up. And every

crisis. We’re seeing things being

odd-shaped rock with an odd-

dred billion hours, in the United

tage of this cognitive surplus, the

there’s a burglary, if there’s a mug-

incredible, and I hope that this one

half-hour that I watched that was a

designed to take advantage of that

shaped orbit at the edge of the

States alone, every year. Put anoth-

phase I think we’re still in, is all spe-

ging, a robbery, a rape, a murder,

succeeds, obviously.

half an hour I wasn’t posting at my

surplus, to deploy it in ways more

solar system.”

er way, now that we have a unit,

cial cases. The physics of participa-

you can go and put a push-pin on

But even if it doesn’t, it’s illustrated

blog or editing Wikipedia or con-

engaging than just having a tv in

So I tell her all this stuff, and I

that’s 2 thousand Wikipedia proj-

tion is much more like the physics

a Google map, and you can char-

the point already, which is that

tributing to a mailing list. Now I

everybody’s basement.

think, “Okay, we’re going to have

ects a year spent watching televi-

of weather than it is like the

acterize the assault, and you start

someone working alone, with real-

had an ironclad excuse for not

This hit me in a conversation I had

a conversation about authority or

sion. Or put still another way,

physics of gravity. We know all the

to see a map of where these crimes

ly cheap tools, has a reasonable

doing those things, which is none

about two months ago. I’ve fin-

social construction or whatever.”

Americans spend 100 million hours

forces that combine to make these

are occurring.

hope of carving out enough of the

of those things existed then. I was

ished a book called Here comes

That wasn’t her question.

every weekend just watching the

kinds of things work: there’s an

Now, this already exists as tacit

cognitive surplus, enough of the

forced into the channel of media

everybody, which has recently

She heard this story and she shook

ads. This is a pretty big surplus.

interesting community over here,

information. Anybody who knows

desire to participate, enough of the

the way it was because it was the

come out, and this recognition

her head and said, “Where do peo-

People asking, “Where do they

there’s an interesting sharing

a town has some sense of, “Don’t

collective goodwill of the citizens,

only option. Now it’s not, and

came out of a conversation I had

ple find the time?” That was her

find the time?” when they’re look-

model over there, those people are

go there. That street corner is dan-

to create a resource you couldn’t

that’s the big surprise. However

about the book.

question. And I just kind of

ing at things like Wikipedia don’t

collaborating on open source soft-

gerous. Don’t go in this neighbor-

have imagined existing even five

lousy it is to sit in your basement

I was being interviewed by a tv pro-

snapped. And I said, “No one who

understand how tiny that entire

ware. But despite knowing the

hood. Be careful there after dark.”

years ago.

and pretend to be an elf, I can tell you from personal experience it’s

ducer to see whether I should be

works in tv gets to ask that ques-

project is, as a carve-out of this

inputs, we can’t predict the out-

But it’s something society knows

So that’s the answer to the ques-

on their show, and she asked me,

tion. You know where the time

asset that’s finally being dragged

puts yet because there’s so much

without society really knowing it,

tion, “Where do they find the

worse to sit in your basement and

“What are you seeing out there

comes from. It comes from the

into what Tim O’Reilly calls an

complexity.

which is to say there’s no public

time?” Or, rather, that’s the numer-

try to figure if Ginger or Mary Ann

that’s interesting?”

cognitive surplus you’ve been

architecture of participation.

source where you can take advan-

ical answer. But beneath that ques-

is cuter.

masking for 50 years.”

Now, the interesting thing about a

The way you explore complex

tage of it. And the cops, if they

tion was another thought, this one

I started telling her about the

So how big is that surplus? So if

surplus like that is that society

ecosystems is you just try lots and

have that information, they’re cer-

not a question but an observation.

Wikipedia article on Pluto. You

you take Wikipedia as a kind of

doesn’t know what to do with it at

lots and lots of things, and you

tainly not sharing. In fact, one of

In this same conversation with the

general principle. It’s better to do

may remember that Pluto got

unit, all of Wikipedia, the whole

first – hence the gin, hence the sit-

hope that everybody who fails fails

the things Furtado says in starting

tv producer I was talking about

something than to do nothing.

And I’m willing to raise that to a

kicked out of the planet club a cou-

project – every page, every edit,

coms. Because if people knew

informatively so that you can at

the wiki crime map was, “This

World of warcraft guilds, and as I

Even lolcats, even cute pictures of

ple of years ago, so all of a sudden

every talk page, every line of code,

what to do with a surplus with ref-

least find a skull on a pikestaff near

information may or may not exist

was talking, I could sort of see

kittens made even cuter with the

there was all of this activity on

in every language that Wikipedia

erence to the existing social institu-

where you’re going. That’s the

some place in society, but it’s actu-

what she was thinking: “Losers.

addition of cute captions, hold out

Wikipedia. The talk pages light up,

exists in – that represents some-

tions, then it wouldn’t be a surplus,

phase we’re in now.

ally easier for me to try to rebuild it

Grown men sitting in their base-

an invitation to participation.

people are editing the article like

thing like the cumulation of 100

would it? It’s precisely when no

Just to pick one example, one I’m

from scratch than to try and get it

ment pretending to be elves.”

When you see a lolcat, one of the

119


oxygen

120

English version

05 – 10.2008

things it says to the viewer is, “If

internet-connected

population

middle of the movie, apropos

going to tell them: we’re looking

you have some sans-serif fonts on

watches roughly a trillion hours of

nothing, she jumps up off the

for the mouse. We’re going to look

Add Ferdinand as friend

dent, Mark Zuckerberg created in

distrust towards services like Face-

way to the last “person you may

2004 for himself and his col-

book. Perhaps there is another

know”, despite the fact that you

your computer, you can play this

tv a year. That’s about five times

couch and runs around behind the

at every place that a reader or a lis-

by Antonio Sofi

leagues. From August to October

shift going on, towards digital

have no clue who that person is,

game, too.” And that’s message –

the size of the annual consumption

screen. That seems like a cute

tener or a viewer or a user has

The German sociologist Ferdi-

2008, the number of users regis-

modernity. On the one hand, social

because he or she is “a friend of a

I can do that, too – is a big change.

in the United States. 1% of that is

moment. Maybe she’s going back

been locked out, has been served

nand Tönnies does not have a

tered on the Italian version of Face-

networks exploit the “call of the

friend”. On social networks you

This is something that people in

100 Wikipedia projects per year

there to see if Dora is really back

up passive or a fixed or a canned

Facebook profile. But he would

book increased more than three-

wild” that we feel towards an

can always poke new people,

the media world don’t understand.

worth of participation.

there or whatever. But that wasn’t

experience, and ask ourselves, “If

deserve one, despite being

fold, rocketing from 600 thousand

extended family, the “circle of

based on common acquaintances,

Media in the twentieth century

I think that’s going to be a big deal.

what she was doing. She started

we carve out a little bit of the cog-

dead for almost 80 years. If

to almost 2 million people; as a

trust” that Robert De Niro hilari-

similar interests or geographical

was run as a single race – con-

Don’t you?

rooting around in the cables. And

nitive surplus and deploy it here,

nothing else, because through

result, Italy became one of the top

ously described in a hit-movie a

closeness. As you add friends, the

sumption. How much can we pro-

Well, the tv producer did not think

her dad said, “What you doing?”

could we make a good thing hap-

his theories he unknowingly

ten nations in the most populated

few years ago. Usually, the first

meaning of “friendship” and com-

duce? How much can you con-

this was going to be a big deal; she

And she stuck her head out from

pen?” And I’m betting the answer

gave us invaluable advice on

social network of the world.

thing a new Facebook user does is

munity becomes weaker and more

sume? Can we produce more and

was not digging this line of

behind the screen and said, “Look-

is yes.

how to design social networks

But let us go back to Tönnies, and

to look up his or her relatives or

flexible and the network becomes

you’ll consume more? And the

thought. And her final question to

ing for the mouse.”

This article is a lightly edited tran-

on the internet.

to his 1887 essay Gemeinschaft

closest friends. They ask for their

more instrumental and impersonal. It may have diverse goals – which

answer to that question has gener-

me was essentially, “Isn’t this all

Here’s something four-year-olds

scription of a speech the author

und Gesellschaft. The first concept

friendship, to revive or strengthen

ally been yes. But media is actually

just a fad?” You know, sort of the

know: a screen that ships without

gave at the 2008 Web 2.0 confer-

Gemeinschaft and Gesellschaft –

closely relates to the feeling of

it. Inside a social network you

often have other designated places

a triathlon, it’s three different

flagpole-sitting of the early twenty-

a mouse ships broken. Here’s

ence

two hard to pronounce and

belonging that can tie people into

don’t know who you are without a

in the web – ranging from profes-

events. People like to consume, but

first century? It’s fun to go out and

something four-year-olds know:

resounding words, polar opposites

a “community”; the second refers

buddy list. Finding a link to the part

sional (Linkedin, Neurona, etc.) to

they also like to produce, and they

produce and share a little bit, but

media that’s targeted at you but

like the two ends of a magnet –

instead to instrumental structures:

of community that life or time have

romance

like to share.

then people are going to eventual-

doesn’t include you may not be

have nothing to do with the suc-

“societies” that are set up in order

lead to drift away is one of the pri-

(Meetic, Match, etc.) to lighter

And what’s astonished people who

ly realize, “This isn’t as good as

worth sitting still for. Those are

cess of the modern Facebook,

to achieve well-defined goals.

mary needs of Facebook users: the

ones, related to the pursuit of a

were committed to the structure of

doing what I was doing before,”

things that make me believe that

MySpace, Linkedin, Badoo, Netlog,

Community and society. The for-

network allows you to reconnect

certain social preeminence. A proof

the previous society, prior to trying

and settle down. And I made a

this is a one-way change. Because

and so on. But they do help in

mer is characterized by strong and

with relatives and friends who have

of this is in the number of profiles

to take this surplus and do some-

spirited argument that no, this

four year olds, the people who are

understanding the popularity that

unconditional bonds, typical in

moved to other parts of the coun-

belonging to famous people, who

thing interesting, is that they’re dis-

wasn’t the case, that this was in

soaking most deeply in the current

social networks are gaining day

families and in friendships stem-

try or of the world, which you may

many other users strive to have as

covering that when you offer peo-

fact a big one-time shift, more

environment, who won’t have to

after day, attracting more and

ming from geographical or biogra-

have lost track of.

“friends” (one of the foundations

ple the opportunity to produce and

analogous to the industrial revolu-

go through the trauma that I have

more people from all over the

phical vicinity. These are the bonds

It is a digital face-lift for pre-exist-

of success for another popular

and

dating-oriented

to share, they’ll take you up on

tion than to flagpole-sitting.

to go through of trying to unlearn

world; the same two words also

that tied our grandparents to their

ing “social capital” in the network

social network, MySpace).

that offer. It doesn’t mean that

I was arguing that this isn’t the sort

a childhood spent watching Gilli-

help explain the equally growing

small hometowns.

of people who are directly linked to

In other words, the users of social

we’ll never sit around mindlessly

of thing society grows out of. It’s

gan’s island, they just assume that

resistance that social networks are

The latter, instead, relies on rela-

you by common experiences.

networks like Facebook have two

watching Scrubs on the couch. It

the sort of thing that society grows

media includes consuming, pro-

generating.

tionships that are more impersonal

But there’s more. It’s hard to stop

main objectives. The first is to

just means we’ll do it less.

into. But I’m not sure she believed

ducing and sharing.

In the past year, social network

and superficial, with utilitarian or

the mechanism allowing you to

recreate on the web, more or less

And this is the other thing about

me, in part because she didn’t

It’s also become my motto, when

users have grown 25% in the

economic constraints, as in the

add friends on social networks:

as it is in reality, the scattered com-

the size of the cognitive surplus

want to believe me, but also in part

people ask me what we’re doing –

world and Facebook, undeniably

bustling cities of the industrial soci-

thanks to the contagious force of

plexity of one’s own “community”

we’re talking about. It’s so large

because I didn’t have the right

and when I say “we” I mean the

representing the gold-standard,

eties. Tönnies defined these two

word of mouth (and to automatic

of reference. Friends, relatives,

that even a small change could

story yet. And now I do.

larger society trying to figure out

has registered the strongest results

concepts in order to explain the

matching systems) more and more

colleagues. The second objective

how to deploy this cognitive sur-

with a 153% increase and a total

shift from community to society

people are attracted, at exponen-

is to expand one’s own circle of

have huge ramifications. Let’s say that everything stays 99% the

I was having dinner with a group of

plus, but I also mean we, especial-

of over 150 million users in the

during his time. It was a shift from

tial rates. The gravitational pull

acquaintances, the infinite “soci-

same, that people watch 99% as

friends about a month ago, and

ly, the people in this room, the peo-

world. Italians, who appeared

tradition to modernity.

reaches the outer limits of your

eties” that can are most useful or

much television as they used to,

one of them was talking about sit-

ple who are working hammer and

uninterested until now, now seem

acquaintances’ galaxy, all the way

convenient, for the present or the

but 1% of that is carved out for

ting with his four-year-old daugh-

tongs at figuring out the next good

suddenly in love with the website

It is within this continuum that we

to that forgotten row of seats in

future. The final result is fascinat-

producing and for sharing. The

ter watching a dvd. And in the

idea. From now on, that’s what I’m

that, as a very young college stu-

can trace both the enthusiasm and

your distant classroom past. All the

ing and scary at the same time:

121


oxygen

English version

05 – 10.2008

122

123

dear friends and mere acquaintances,

relatives

and

In search of the digital layer

perfect

is evolving. According to De Kerck-

network, as are the GPS navigators

logical, economic and even anthro-

hove, we are living in a historical

that guide us and take us to our

pological implications but we did

Business 2.0

debate because today’s business, in

usually, a failure: online communi-

its every manifestation, is increas-

ties tend to avoid participating in

strangers share, with different

by Andrea Toso

moment, characterized by a “sym-

destination.

not realize that by doing so we

by Enrico Sola

ingly tied to the network and will

conversations that are not joint.

degrees of involvement, a single

“Attitude is a creative energy

bolic [...] overthrowing of the

Generically, we tend to define the

were

To reconcile the world of busi-

continue to be so in the future.

Even buzz-marketing operations,

studying

ourselves,

our

(promiscuous) digital place. A con-

that can change the world.

power of nature by culture: culture

individual as something that is sep-

sphere of relationships, our way of

ness with the new social and

By overcoming long-standing cul-

in which businesses try to exploit

stantly updated lifestreaming tells

This is why I created a new

now reigns over nature.”

arate from his “digital I.” We

acquiring and managing knowl-

conversant dimension of the

tural resistance, the more illuminat-

the social potential of the web by

us, every second, what everyone’s

concept: the electronic saint,

always find barriers or borders, lim-

edge. As we studied the digital

network is no easy task. On the

ed businesses will find two attrac-

inviting users to become promoters

doing and why. The social internet

who has an electronic aura

In the era of “always on” and

its beyond which there is a clear

phenomenon, we came to realize

contrary, in many countries

tive elements in this new dialoging

of their own messages (for exam-

is an extraordinary, and worrying,

made of all the communicative

“digital” social connections, we

subdivision between what is purely

that we were studying the individ-

with an underdeveloped busi-

network: the possibility of trans-

ple, by talking about them on their

social engineering experiment.

connections that connect peo-

cannot help but note that the evo-

human and what is the (sometimes

ual, his real identity and not just

ness culture and which are still

mitting their message to a large

personal blogs) run a great risk of

And it changes, however subtly,

ple to the world and to other

lution of human networks assumes

invasive and perverse) result of

the one mediated by the new tech-

weighed down by family-orien-

number of people and the possibil-

failure. Here again, the critical ele-

the way we relate to others, our

people. [...] The aura is the tac-

forms that, until a short while ago,

communications and information

nology.

ted, nineteenth-century capita-

ity of listening directly to the voice

ment is the business-user relation-

idea of what is public and what is

tile dimension between people

were unforeseen. De Kerckhove’s

technology.

lism, the open, transparent,

of their direct and potential cus-

ship: users are normally willing to

private. With a surplus of digital

and the world, and today it is

aura is an invisible and impalpable

But this is not necessarily the case.

Today, Facebook is, to all effects

individualistic and dynamic

tomers.

put part of their credibility/authori-

chaos: within a social web you can

so strong that it has created a

element of the connected individ-

Not anymore, or perhaps it never

and purposes, a concrete example

dimension of the social web

Years of unidirectional communica-

ty at risk online only after having

be both community and society, at

new situation: the possibility of

ual, but it is nonetheless quite real.

was. Technology is only a means

of digital layers. In Facebook, there

clashes with a conservative,

tions, the offspring of classic adver-

acknowledged and legitimated the

the same time. Perhaps Tönnies

being traced and tracked

We are – and can be – traced, we

but, as always in the history of

is a “critical mass” of users who

anonymous and opaque busi-

tising, often lead businesses to

business as a credible interlocutor.

would be happy about it.

down. We are submerged in an

are present in a network of con-

mankind, the means and the

very nonchalantly make use of the

ness culture.

consider only the first of these ele-

The reason so many company

ments as important.

blogs are “closed” is easily under-

environment of data and infor-

nections that used to be natural,

instruments are often what charac-

application to feed and create rela-

mation. The old wizards’ theo-

family-based and professional, and

terize the life of an individual, to

tionships, be it for fun or for work.

ries about auras talk of threads

now are mediated, extended,

the point that it becomes difficult

that can be traced and pulled,

unpredictable and infinite.

to separate them.

which is exactly what is happe-

More and more, social networks

Traditional businesses – the kind

Thus, “social” websites and com-

stood: opening a company blog is

with secretaries who insistently

pany blogs are created, but they

still an operation that is not easily

In social networks, we cancel space

repeat that their boss “is not in the

are little more than a “mega-

defendable internally because it

and time, we rediscover old rela-

office,” with doormen and with a

phone” with which businesses try

risks exposing the company and its

ning today with the electronic

are becoming physical and real

Now we are faced with a situation

tionships, we create new ones, we

minimal “complaint department”

to make their voice heard over the

products or services to potential

aura in the age of internet.”

relations. The user is active and

that is similar, yet different. Tech-

enter and leave the network at the

as their maximum aperture toward

background noise of online com-

public criticism by users and, above

aware and uses the network to cre-

nology has permitted us to create

normal pace of our daily life.

the public – still have not recog-

munications.

all, because there are still no credi-

This comment by Derrick De Kerck-

ate and reinforce his digital pres-

different digital “layers” that are

Perhaps, our “digital I” never exist-

nized the potential of the new web

The stronger the unidirectional cul-

ble, shared metrics for measuring

hove, which was published in

ence, his network identity. His aura

able to flank our real “world,” to

ed, or if it used to exist, it has made

and, above all, run the risk of con-

ture, the more the company blogs

the performances of the “2.0” ini-

“Avvenire” a few months ago, is

is imperceptible, but it is fed every

superimpose themselves over it, to

room for behavior, contents and

tinuing to consider the network a

are closed to their customers, mod-

tiative. In the few cases in which

helpful in gaining an authoritative

day, or perhaps even minute by

substitute it in part. The model of

relationships that merit our atten-

threat rather than an opportunity.

erating comments and in general

the world of business has fully

and philosophical overview of how

minute, by information and new

the “digital world” is well-known

tion more than instruments, envi-

What is certain is that this clash

considering their mission accom-

embraced the culture of the net-

the relationship between man,

relations. Even a text message is an

and widespread. Over the years,

ronments or mere technology do.

between cultural outlooks is des-

plished as soon as a position is

work, the role of “social” sites and

knowledge and digital technology

element that connects us to the

we have studied its social, psycho-

Translation by Gail McDowell

tined to resolve itself in a positive

published. This type of service is,

company blogs is bijective: to com-


oxygen

English version

05 – 10.2008

on Twitter (www.twitter.com/Mar-

of space mission, and to the idea of

details, they can contribute to a

few decades – we use two kilos of

sPhoenix) on November 9th, Mars

objects as extensions of human

very important cause, one that

that precious resource that oil has

Phoenix announced the end of its

identity.

regards them more than anyone

become. Many of the things we

else: the future.

mission, i.e. its death. Before posted the message: “01010100 01110010 01101001 01110101

Viewpoints

same time, to initiate a profitable

Equal relationships with users and information exchange

to dialog and interact with visitor’s

conversation (made of listening

In 2008 Enel secured its presen-

prompts, while the videos of the

by Marina Rossi

traditional confines and, at the

Most packaging is plastic, there-

intelligent book that can remind us,

fore so is a lot of the waste build-

and our children, about the “good

ing up in landfills. To make things

Melanie Walsh

habits” that, with a little common

worse, of the two large families of

ed from binary code, means “tri-

10 things I can do to

sense, we recognize immediately as

plastic materials, thermoplastic and

umph”, and the symbol of a heart

help my world

necessary, but which we sometimes

thermoset, only the first can be

on its side that is used in text mes-

Candlewick, 2008

forget because of bad habits or lack

remolded and recycled.

sages. A great success for the

40 pp. 15,99 dollars

of time. But Melanie Walsh does

Today the development of stricter

National aeronautics and space

municate the company outside its

That would be enough: a cute and

<3”. A single word which, translat-

01101101 01110000 01101000

124

use everyday are plastic: some durable, others disposable.

switching off completely, the probe

not settle for this, and goes

international laws and the increase

beyond: amongst her ten sugges-

in resources’ price point to the real opportunities represented by an

administration, which goes beyond

by Alice Spano

the scientific field and embraces a

The more bad habits are rooted in

tions, right next to separating

global movement made of people,

our everyday life, the harder it is to

waste and saving energy, there are

economy based on recycled mate-

objects, symbols and relations.

act on them, so by logic, the best

a few less obvious, more creative

rials. In Italy, despite strong techno-

Contesa”, the participating scien-

bility.

Over 40 thousand people in these

thing would be to start good habits

ideas, confirming this book’s status

logical and economical limitations,

tists and philosophers were asked

Twitter from Mars

months have followed the probe’s

early, and never get hooked on the

as a tiny masterpiece. For example,

about one fourth of plastic packag-

Twitter posts, and many others

bad ones. Welcome, then, is 10

why should you limit yourself to

ing is recycled (yielding 20% of the

have become its fans on Facebook.

things I can do to help my world. A

recycling cardboard when you can

emissions that the production of

and answers) with the users.

ce in the Web 2.0, thanks to

cultural evenings were all viewable

On November 10th Mars Phoe-

Hundreds of active community

beautiful and fun book, which can

use plain boxes to create, with

virgin material would entail), one

The culture that leads to real aper-

new initiatives and to the deve-

on MySpace.

nix – the space probe which

members who created epitaphs –

speak directly to children and make

mom and dad’s help, some vey

third moves on to incinerators,

ture, to conversation and relations

lopment of existing experien-

In the Ducati MotoGP blog, fans of

landed on Mars last May – swit-

words and photomontages – dedi-

them participate in their planet’s

original toys? And have you ever

while the rest is disposed of in

on the web with users is, in the

ces.

the sport engaged in virtual bat-

ched off. The season change on

cated to Phoenix, celebrating a

future. Because “responsibility” is

realized that you can take care of

landfills. The European Commis-

tles, revealing secrets and braveries

the Red Planet does not allow

symbol of the network that can

the keyword in the fight for envi-

the environment even by feeding

sion, inspired by the principles of

tive. It requires that more value be

This spring the company’s online

playing the exclusive grand prix

for sufficient solar energy to

give voice and identity to individu-

ronmental preservation, and being

birds in winter?

ecodesign, has introduced regula-

placed on transparency, un-inter-

YouTube channel was launched.

motorcycle racing videogame. The

recharge its panels, and to

als as well as objects, which can

responsible means being aware of

mediated feedback from users and

A place to share and promote con-

microblogging platform Twitter

resuscitate the probe which has

create emotional bonds in the

one’s role and of how important it

10 things I can do to help my world

products. Italy has complied with

business world, absolutely innova-

tions in favor of reduced impact

the implicit message that security

tents, making Enel’s huge cultural

was experimented with swimmer

been the main topic of space-

social web. Passion created a sense

is to respect the nature around us.

is a guide to be read and re-read,

this trend with its ministerial decree

and aperture are guaranteed by

heritage available for the public to

Federica Pellegrini, who wrote

related discussions in the past

of community: people had not felt

Die-cut colorful pages, a system of

to learn with our children – and

203/2003, which incentivizes the

few months.

so involved in a space mission since

“windows” that invite curious kids

from our children – that we can

development of a market for

the first moon-landing. And just

to interact, and a frank tone are

build a sustainable life starting

objects made of recycled material

like what happened for the “moon

the ingredients that make this a

from small everyday actions. But it

by establishing that all public bod-

the absence of filters and limits to

consult. A multitude of images:

about her secrets and feelings

the interaction, and that less

from video-interviews to scientific

while participating at Beijing’s

importance be given to the eventu-

documentaries, to advertisements.

Games through this medium.

al risk of receiving negative com-

This is exactly the case of the com-

And let’s not forget Second Life,

very important for the dozens of

war”, the conquest of Mars arrived

great book for mindful parents to

is also a starting point to invent

ies and companies with a majority

ments in public.

mercial communication project

where Enel is present since 2007,

experiments conducted, the huge

through a new medium: it was tel-

read to their sons and daughters.

another hundred things that, every

of public shares must cover at least

day, we can do to help our world.

30% of their requirements with

The past five months have been

An online overview reveals a limit-

Gesti Dimenticati (Forgotten Ges-

one of the first Italian companies to

quantity of information collected

evision then, and it is the social,

The book’s format is simple, yet

ed number, albeit a growing one,

tures,

www.gestidimenticati.it):

dock on the virtual island. Here,

on the surface of Mars, and the 25

interactive, relational web today.

surprisingly effective: ten practical

of websites and blogs in which the

every websurfer can suggest his or

the environmental and technologi-

thousand high-resolution photo-

On many social network profiles

pieces of advice, applicable to

materials. The National observatory

conversation between users and

her idea of forgotten gestures,

cal commitment of the company

graphs that could lead to new dis-

you could read goodbyes and mes-

everyday life, are illustrated and

on waste is in charge of compiling

companies functions and the aper-

through a personal video. Thus the

goes hand in hand with informa-

coveries regarding the Red Planet.

sages of hope – wishing that one

explained: “I try... to turn the water

ture to the web is transformed

user can enter the competition to

tion and entertainment, in a place

But Mars Phoenix was, first of all,

day the probe will speak again,

off while I brush my teeth (Every

from a potential risk into a value.

win interesting prizes, some of

created by Linden Lab to represent

the first exploration module to have

waking up from its long Martian

time you do this, you save 30 bot-

Recycled plastic is fantastic

able to all public administrations

However, thanks to a generational

which will be reserved to those

a model of the 3D world.

a social web presence, building a

hibernation. Mars Phoenix is not

tles of water)”. Switching off the

by Claudia Gandolfi

and citizens. Some of the most

and physiological turnover, the

who are (or who become) Enel

For an international group like

network of relations with thou-

just the probe that walked on Mars,

lights when leaving the room can

new identity of the network is

Energia clients.

Enel, whose mission specifies “the

sands of people the world over,

a piece of news that one newscast

have a better reason than just

In order to make one kilo of plastic

as United States, Japan, China, Brazil, South Korea, and Italy as

products made from recycled

Oxygen versus CO2

a National repository of recycled materials and artifacts, made avail-

advanced industrial countries, such

gaining new space and credibility,

At the same time, the experience

effort to ensure future generations

through Facebook and Twitter.

or color photo on the newspaper

avoiding mom’s reprimand because

– a material which, after first facing

even in business sectors that are

of personalized blogs about the

a better world”, entering the Web

“It is very unlikely that I will wake

would have covered.

of the bills, and perhaps our little

the market in the beginning of last

well, have recently launched the

most

events organized by the company

2.0 orbit represents an important

up in spring, but if I do I will call

It has entered popular culture,

ones will start to realize that, by

century, became the symbol of

“3R – reduce, reuse, recycle” cam-

was expanded. With “La Parola

theme in terms of social responsi-

home”. With these words, written

bringing new blood to the concept

paying some attention to the small

modern consumption after only a

paign, the first global initiative pro-

resistant

to

innovation.

Translation by Gail McDowell

125


oxygen

126

English version

05 – 10.2008

moting compatibility between eco-

that can be more functional, keep-

endorsed by the Leadership in

Not only for real Finns

right to roam (or jus spatiendi) with

walkers can cause both to private

course, all the Google services.

nomic growth and environmental

ing in mind the finite nature of our

The new building of the California

energy and environmental design

by Michelle Nebiolo

the 2000 Countryside and rights of

property and to the ecosystems of

Rather confusing? Yes, but every-

conservation goals. Even China,

resources and the negative effects

Academy of Sciences is what you

(Leed). The whole complex reflects

way act. During the following five

pristine nature. In this debate, tra-

one who has tried the only cell

which

on every ecosystem on Earth, which

call a masterpiece of sustainable

a clear vocation for energy effi-

The University of Jyväskylä, a city

years, this law has been gradually

dition plays an important part:

phone that has adopted it to date, the T-Mobile G1 (179 dollars with a

doubled

its

emissions

between 2000 and 2008 (reaching

may improve people’s wellbeing

architecture. It fits perfectly within

ciency, carbon footprint reduction

about 270 kilometers from Helsinki

implemented in the two states, as

there are countries where the cul-

12 billion tons) decidedly surpass-

without endangering the future of

the natural context of San Francis-

and the conservation of the natu-

well-known for its academic tradi-

the maps showing accessible

ture of private property wins, and

two-year contract) was impressed

ing the United States (8 billion

the planet.

co’s Golden Gate Park, and houses

ral world. A philosophy that is

tion, has published on its website a

regions were published; maps,

others where nature is seen as a

by its navigation possibilities and access to web services. Moreover,

tons), is making a serious effort to

hundreds of innovative exhibits

expressed in every element of the

clever guide for those interested in

however, were not produced for

common good to be respected but

confront the problem by limiting

and thousands of animal and plant

building: recharge stations for elec-

“becoming Finnish”: a vocabulary

the entire territory. In the United

also enjoyed by all.

the

species.

tric vehicles, floor heating, solar

of the country’s typical terms,

Kingdom, the issue surrounding

The project, signed by Italian archi-

panels on the terrace, down to the

which often do not translate into

the right to roam is more contro-

store, the Android Market, from

tect Renzo Piano, is designed to

basic bike racks for cyclists.

other languages because they

versial than in Scandinavia. On the

which the various applications can

exploitation

of

natural

resources, supporting reuse and

Ecodiet

recycling of all the materials involved in the productive cycle.

Every day we give for granted a

make the park environment a visi-

The Leed program kept five

express concepts that do not exist

one side, there are organizations

But the single individual can do his

range of activities – moving around,

ble part of the building. The seven

parameters in mind: structure sus-

elsewhere.

such as the Ramblers’ Association,

for the model that Apple launched with its iPhone, Android has a

Future tech

be downloaded. For free.

or her part as well, to reduce the

buying, eating, throwing away –

hills that appear through the Acad-

tainability and development, water

One of these terms is jokamie-

which was founded in 1931 and

Android

The very genesis of Android is

impact that humanity has on the

and fail to think about the CO2

emy’s ceiling are an homage to the

resource safeguard, energy effi-

henoikeus: the right of anybody to

now includes as many as 139 thou-

by Giorgio Gianotto

anomalous. Instead of being creat-

environment, by often avoiding to

emissions they produce, whether

sinuous topography of the city, and

ciency, building materials and envi-

move around freely in forests, fields

sand members; its actions aim to

buy, throw away, waste.

directly or indirectly.

reveal the uncertain boundaries

ronmental features of the interior.

or lakes. In Finland, everyone is free

expand rights of responsible access

The web will change the world.

Think about plastic: any one of us

For this reason, Enel has launched

between man-made and nature.

to pick berries and mushrooms,

to Britain's countryside, and pro-

This is nothing new. It will inaugu-

by Google, of course), the Android

can take groceries back home in a

the Ecodiet, an online itinerary

“I tried to grasp the emotional core

even on private property, and to fish

mote walking as a healthy, fun,

rate a new type of economy. This,

Developer Challenge: 10 million

fabric bag instead of a plastic

where anyone can calculate the

of the park” Piano states. “It is as

buildings that were demolished

anywhere (albeit only with hook

and inexpensive activity. On the

too, is nothing new. Freeconomics,

dollars (almost 7 million euros) to

throw-away one. Almost anyone

carbon dioxide emissions of his or

though a strip of the park has been

was reused. The 32 thousand tons

and line). The few restrictions regard

other side, however, there is a

the economy of the give-away:

the people who design the most

can avoid drinking bottled water:

her typical day, find advice on how

lifted from the ground, giving us

of sand produced by digging at the

military areas, private courtyards

strong private property culture

“The moment a company's pri-

useful and appealing applications

tap water is usually safer because it

to reduce the “expensive” actions,

the chance to slip the building

site were redirected towards proj-

and gardens, and cutting down

with deep roots going back to feu-

mary expenses become things

for the new platform. Thus, it is a

is closely controlled by the local

set a goal and measure it.

underneath. Thanks to the huge

ects that help maintain the San

trees to build a fire.

dalism (unknown to Finland, Nor-

based in silicon, free becomes not

product that is not imposed, but

authorities, and with three or four

A suggestion? Even food and cook-

glass windows, visitors will be con-

Francisco hills. 95% of the build-

way, Iceland and Sweden).

just an option but the inevitable

rather, in a certain sense, designed

What are the results? 90% of the

ed by a closed team, Android was created by a competition (launched

glass bottles you will have one less

ing methods can influence our car-

stantly immersed in the surround-

ing’s steel was bought from recy-

Actually, with names that are dif-

In Ireland freedom to roam, which

destination.” This is something

by its own end users. A completely

heavy load to carry home from the

bon footprint. Allowing one kilo of

ing nature”.

cling networks. 50% of the wood

ferent but equally difficult to pro-

is still not codified as right, covers

new. In particular if the person say-

new and different approach in a

store. Finally, those who are lucky

soup to cool outside the refrigera-

came from certified forests. Win-

nounce, jokamiehenoikeus exists in

only national parks. Moreover,

ing it is Chris Anderson, the editor

market as saturated as telephony,

enough to live near a sufficiently

tor can yield a 6 kilo reduction of

Today the California Academy of

dows are made with low-iron glass,

other countries of Northern Europe

according to Keep Ireland Open,

of “Wired” and the father of the

in which the entrance of a new

eco-friendly (and savvy!) supermar-

CO2 per year.

Sciences is both a research institute

and therefore are exceptionally

and the rest of the world.

walkers who want to cross cultivat-

theory of the long tail. In his latest

player is always carefully analyzed.

and one of the 10 biggest natural

transparent, having lost iron’s typi-

In Norway – a notoriously expen-

ed land must keep to linear paths

book, Free, (which has yet to hit

And all the more so if its name is

over and over again with kitchen

For more information,

history museums in the world, one

cal tinge of green. 90% of the

sive place to visit, where alcohol,

or tracks which are very limited

the bookstores but is anticipated

Google, the Big G of the modern

cupboard staples like sugar and rice

www.ecodieta.it

of the first ever founded in the

offices will have natural light and

tobacco, and gasoline are heavily

compared to the 200 thousand

by a long article published on

child prodigies Sergey Brin and

that are available from “serve your-

Science’s sites

United States. Despite being a sin-

aeration. 60 thousand solar panels

taxed, there are tickets to pay for

kilometers available in France.

“Wired”), Anderson illustrates the

Larry Page, and – above all – if, as

gle structure, it is a window on dif-

will produce 231 thousand KWh a

all kinds of amenities and even

Therefore the organization’s objec-

possible and non-utopian scenario

opposed to all the other contenders, the software is free and

ket can refill the same containers

self” dispensers, and paid by weight. In a nutshell, packaging is

Evergreen science

ferent types of knowledge. There

year, with a 10% energy saving. All

public services are offered at a cost

tives are to allow freedom to roam

of an economy that veers toward

often the main problem in waste

by Davide Coero Borga

actually are a dozen buildings

in all, the Academy’s consumption

(from parking to museums, you

in remote rough grazing land, rep-

the give-away.

grouped inside it: an aquarium, a

of energy will stay over 30% under

will rarely get something for free) –

resenting about 7% of the total

management. If we could avoid

can be modified by the users themselves. This is the true innovation.

one tenth of the packaging we pur-

Imagine a forest. In the middle of

planetarium, a museum, a small

the federal requirements.

allemannsretten was codified in

Irish land, and to create well

Android, the operative system for

chase, every family would reduce its

that luxuriant green, imagine a

pluvial forest, a theater, a library, a

One more curious fact: 68% of iso-

1957. Off limits areas are defined

marked pathways enabling anyone

cell phones that Google has just

hardware, the physical object that

yearly household waste by over 25

clearing. And under that quiet

naturalistic center, a garden. And

lating materials is made up of a stur-

clearly, leaving the rest open to

to reach the accessible areas with-

released, is free. The platform is

lets us use Android – the Gphone,

kilos.

nature, imagine a building. A

let’s not forget it is a gigantic

dy cotton fiber obtained from old

access. For example, you can walk

out coming up to barbed-wire

based on Linux, with a series of

as it was baptized even before it hit

In the past century a number of

cathedral upon which a Titan has

research laboratory first of all, with

blue jeans, which is much warmer

over cultivated land when it is

fences, and reducing the risk of

dedicated libraries like the SQLite

the market. The Gphone is hori-

crop damage.

or SGL and OpenGL databases, an

zontal, with a full slide keyboard

“application

the

and broad screen, and it has a

innovations, from antibiotics to the

laid a hectare of that forest, and

a scientific archive of over 20 mil-

than the usual fiberglass. So your

frozen and covered in snow, and

internet, have sensibly improved

that clearing.

lion species.

old jeans are not only comfortable

you can canoe, kayak, row or sail in

to wear, they are ecological.

framework,”

Certainly not the terminal, the

our quality of life. The great, fasci-

Creating this dream has required

After only a few weeks from its

all the rivers and lakes, and in the

One of the arguments against

Dalvik virtual machine (a modified

vague retro air about it. In short, it

nating challenge of our century –

almost 10 years of work and 500

opening, it has achieved the fame

sea. With some courage, you could

everyman’s right (yet another

Java Virtual Machine) as a runtime

is rather ugly, but other producers

deeply connected to improving the

million dollars, but today the

of the “greenest” museum in the

even venture to swim.

translation of jokamiehenoikeus,

environment and a series of pre-

are coming aboard, in particular

situation of developing countries –

dream finally opens its doors to the

world and, actually, it is the largest

In England and Wales, the govern-

however imperfect), in point of

installed applications – browser,

the colossus Motorola, because the

is to imagine an economic model

public.

building that has ever been

ment has officially introduced the

fact, regards the damage that

address book, calendar and, of

heart of the project is not the hard-

Traveller

127


Oxygen è stampata su carta UPM Fine 120 gsm, certificarta EU Flower.

Il marchio EU Flower garantisce che l’intero ciclo di vita del prodotto ha un impatto ambientale limitato, a partire dalla scelta delle materie prime fino alla lavorazione, e dal dispendio energetico allo smaltimento dei rifiuti.

Per le riproduzioni grafiche e fotografiche appartenenti alla proprietà di terzi inserite in quest’opera, l’Editore è a disposizione degli aventi diritto, nonché per eventuali non volute omissioni e/o errori di attribuzione nei riferimenti bibliografici.

I testi sono composti in Arnhem © OurType, 2002. Tutti i diritti sono riservati. Frutiger ©1988 Adobe Systems Incorporated. Tutti i diritti sono riservati. Frutiger è un marchio registrato di Linotype AG e/o delle sue sussidiarie.


euro 12,00

Testata registrata presso il Tribunale di Torino autorizzazione n. 76 del 16 luglio 2007 Iscrizione al Roc n. 16116

ISSN: 1972-1668


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