05 — 10.2008 La scienza per tutti
Passepartout
Energie rinnovabili
La molteplicità culturale della curiosità
Intervista a Jeffrey Inaba
Il tempo dell’attesa di Marco Cattaneo
di Helga Nowotny
Qualcosa di nuovo sotto il sole
Connect the dots
Photoreport
Fisica della velocità e chimica della passione
Meduse da Nobel
di Giovanni Previdi
di Zhores Alferov
Comunità
Intervista a Filippo Preziosi
di Julia Guther
Isole verdi nel mare del petrolio
Dossier
di Antonio Galdo
Social network
Photoreport
di Clay Shirky, Antonio Sofi, Andrea Toso, Enrico Sola
Un posto nella storia
Inside out
Le bugie hanno la pressione alta
Twitter da Marte
di Marcella Miriello
di Nick Veasey
di Julia Guther
di Marina Rossi
Photoreport
028 – 039
La molteplicità culturale della curiosità
087 Punti di vista
10 cose che posso fare per aiutare il mio pianeta
di Helga Nowotny 006 Nota dell’editore
040 – 045 Intervista a Filippo Preziosi
007 Editoriale
Fisica della velocità e chimica della passione
008 – 009 Passepartout
di Giovanni Previdi
Energie rinnovabili
046 – 053 Photoreport
088 – 089 Oxygen versus CO2
Recycled plastic is fantastic 062 – 065 Intervista a Jeffrey Inaba
Il tempo dell’attesa
090 – 091 I luoghi della scienza
di Marco Cattaneo
Scienza evergreen
066 – 067 Connect the dots
092 – 093 Traveller
Isole verdi nel mare del petrolio
Comunità
Non solo per veri finlandesi
di Antonio Galdo
068 – 083 Dossier
di Julia Guther
060 – 061 Photoreport
Social network
020 – 027
084 – 085
Un posto nella storia
Le bugie hanno la pressione alta
di Marcella Miriello
di Julia Guther
di Marina Rossi
010 – 017
Inside out
Qualcosa di nuovo sotto il sole
di Nick Veasey
di Zhores Alferov
054 – 059
018 – 019 Photoreport
Meduse da Nobel
094 – 095 Futur tech
Android Twitter da Marte
097 – 127 English version
immagine di copertina
direttore responsabile
Organics, traditional rose. X-ray. © Nick Veasey, 2008
Gianluca Comin
Oxygen nasce da un’idea di Enel, per promuovere la diffusione del pensiero e del dialogo scientifico.
art direction e impaginazione
rivista trimestrale edita da Codice Edizioni presidente Vittorio Bo
Vittorio Bo
studiofluo Annalisa Gatto Gaetano Cassini
comitato scientifico
coordinamento
ricerca iconografica
Enrico Alleva presidente
Giorgio Gianotto
Claudia Gandolfi
Giulio Ballio Roberto Cingolani Fulvio Conti De Kerckhove Niles Eldredge Paola Girdinio Piero Gnudi Helga Nowotny Telmo Pievani Francesco Profumo Carlo Rizzuto Robert Stavins Umberto Veronesi
Michelle Nebiolo
direttore editoriale
managing editor
collaboratori Claudia Avventi Enrico Casadei Eva Filoramo Mattia Garofalo Enrico Martino Francesca Noceti Jacopo Romoli Giovanna Solimando
stampa Officine Grafiche Artistiche Grafart, Venaria (Torino)
distribuzione esclusiva per l’Italia Arnoldo Mondadori editore via Bianca di Savoia 12 20122 Milano t +39 02 754 21 f +39 02 754 22 584
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Hanno contribuito a questo numero
Zhores Alferov
Marco Cattaneo
Jeffrey Inaba
Helga Nowotny
Clay Shirky
Enrico Sola
Andrea Toso
Premio Nobel per la fisica e direttore scientifico del Centro per la fisica delle nanoeterostrutture presso lo Ioffe institute di San Pietroburgo, ha ricevuto numerosi riconoscimenti per il suo straordinario contributo alla ricerca nel campo delle eterostrutture di semiconduttori. Membro del Comitato per la scienza e l’educazione della Duma dal 1995, lavora incessantemente per la promozione della scienza, ponendo l’accento sulla sua importanza per il progresso e sul ruolo che essa ha come principale motore per l’avanzamento della civiltà. Sandro Teti Editore ha pubblicato nel 2006 la sua autobiografia, Scienza e società, con introduzione di Carlo Rubbia e prefazione di Luciano Canfora.
Laureato in fisica, è giornalista scientifico e direttore responsabile del periodico “Le Scienze” (edizione italiana di “Scientific American”) e “Mente & Cervello”. È autore di Heisenberg e la rivoluzione quantistica (Le Scienze, 2000), ma anche di tre volumi sul patrimonio mondiale dell’Unesco (I tesori dell’arte, 2002; I santuari della natura, 2003; Antiche civiltà, 2004), di Le città del mondo e di I tesori dell’umanità (2005), tutti con Jasmina Trifoni ed editi da White Star.
Fondatore dello studio Inaba a Los Angeles, che si occupa di architettura, arte e urban design con una particolare attenzione alla ricerca e al sociale, è direttore del C-Lab, il gruppo di architettura e comunicazione della Columbia University, e program director del Southern California institute for future initiatives. Dal 1997 al 2003 ha diretto insieme a Rem Koolhaas il Progetto sulla Città alla Harvard University Graduate school of design. Ha da poco esposto al New Museum di New York e ha all'attivo mostre e progetti in tutto il mondo, fra cui i più recenti in corso a Miami, Dubai e New York. Ha in programma la partecipazione a mostre presso il Walker Art Center di Minneapolis e la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino.
Professore emerito di studi sociali della scienza presso l’Istituto federale svizzero di tecnologia di Zurigo (Eth) e vicepresidente del Consiglio europeo della ricerca, ha ricevuto nel 2002 l’Arthur Burkhardt Preis für Wissenschaftsförderung e, nel 2003, il Bernal prize della Society for social studies of science. Il suo prossimo libro, scritto insieme a Giuseppe Testa, uscirà a gennaio 2009 per Edition Unseld con il titolo Die gläsernen Gene. Gesellschaftliche Optionen im molekularen Zeitalter.
Professore aggiunto del programma post-laurea sulle telecomunicazioni interattive della New York University, gestisce una società di consulenza specializzata in tecnologie decentralizzate quali il peerto-peer, i servizi web e le reti wireless che rappresentano alternative all’infrastruttura client/server “wired” che caratterizza il web. Tra i suoi attuali clienti ci sono Nokia, Gbn, Library of Congress, Highlands Forum, Markle Foundation e la Bbc.
Torinese di 34 anni, da 12 si occupa di innovazione nel campo della comunicazione d’impresa, con particolare attenzione al web e ai suoi aspetti di frontiera. È tra i fondatori di SmartLab, il laboratorio del Csp e dell’Università di Torino presieduto da Derrick De Kerckhove per lo studio e la sperimentazione di contenuti e media digitali in contesti di “digital environment”. Coautore del libro Dal Web 2.0 ai media sociali: tracce e percorsi della partecipazione in rete, dal 2003 gestisce il blog Suzukimaruti (www.suzukimaruti.it).
Conosciuto in rete come Axell, è uno studioso e appassionato di social media e nuove tecnologie. Alterna l’attività di progettista in ambito web con la passione per l’insegnamento e la formazione. È responsabile dei progetti web e social media per l’agenzia di comunicazione Wedoo ed è docente di informatica e nuovi media presso l’Università degli Studi di Torino, nell’ambito del corso di laurea in scienze della comunicazione.
Antonio Galdo Giornalista e scrittore, si occupa da anni di sprechi e denuncia dei fatti e misfatti della vita pubblica. Il suo blog è www.antoniogaldo.it, mentre per ulteriori informazioni sulla “filosofia del non-spreco” di cui tratta il suo libro più recente, Non sprecare (Einaudi, 2008), è attivo il sito www.nonsprecate.it
Filippo Preziosi Direttore tecnico di Ducati Corse dal 1999, ha curato la progettazione e lo sviluppo della moto e del motore 999 per il Campionato mondiale Superbike e della Desmosedici, che a 33 anni dall’ultimo successo di una casa italiana ha portato la squadra bolognese a vincere il titolo mondiale MotoGP. Dal 2003 ha assunto l’incarico di direttore generale della Ducati Corse e, nel 2008, gli è stato conferito il premio internazionale “Intelligenza Coraggiosa - Coraggio Intelligente” istituito dalla Fondazione club mille miglia “Franco Mazzotti”.
Antonio Sofi Ph.D. in sociologia della comunicazione, è consulente politico ed esperto di nuovi media. Insegna all’Università di Firenze e dal 2003 cura Webgol.it, che nel 2007 è stato premiato come miglior blog giornalistico. Nel 2007 ha fondato Spindoc.it, magazine online sulla comunicazione politica. Scrive di culture digitali, politica e nuovi media per DNews, EPolis, Apogeonline, Chip & Salsa e altri.
Nick Veasey Le opere di questo fotografo londinese sono esposte nelle gallerie di tutto il mondo (solo nel 2008 è passato dalla David Gallery di Culver City, in California, alla Millenia fine art di New York e Orlando) ma sono state scelte anche per il packaging di prodotti come la Creative Suite Adobe 1. Vincitore del secondo premio PX3 – Prix de la photographie Paris nella sezione “Nature pro” e di una nomination Ipa Lucie come Fotografo internazionale dell’anno nel 2008, è noto a livello internazionale per le straordinarie immagini che realizza grazie alla tecnologia raggi x.
Nota dell’editore
006
Il dibattito pubblico sulle crescenti difficoltà attraversate dal modello economico occidentale ha oggi focalizzato la propria attenzione su un nodo cruciale, forse il cuore stesso del problema: la mancanza di un’analisi lucida del percorso intrapreso negli ultimi cinquant’anni dai paesi industrializzati, un’analisi da cui possa nascere una proposta di superamento condivisa con l’intera società. La nostra contemporaneità è infatti caratterizzata da una frammentazione sociale ed economica, e sembra non trovare il suo indispensabile elemento di unità e coesione. I nuovi media offrono in questo senso un contributo decisivo: essi non solo disegnano un nuovo sistema economico, ma sviluppano una diversa attitudine conoscitiva e produttiva, creando e supportando un forte legame sociale fra produttori e consumatori. Un esempio di quanto questo ciclo sia ormai parte integrante del mercato è il processo che ha favorito la nascita di Android, il software per telefonia mobile di Google, risultato concreto e tangibile della collaborazione online e del moderno metodo della condivisione dell’informazione. Dialogo, confronto costante, curiosità, mediazione e comunicazione trasparenti: sono questi gli elementi che oggi cambiano molte abitudini, influenzano positivamente i processi decisionali (singoli e collettivi) e soprattutto promuovono una nuova cultura, una nuova economia e nuove iniziative realmente democratiche. Tali dinamiche produttive riescono a coniugare la conoscenza del passato con le scoperte del presente, e offrono le possibili soluzioni ai problemi che la società si trova ad affrontare, come quelli legati a uno sviluppo economico attento all’ambiente.
Editoriale
In questo numero abbiamo cercato, a partire da questa chiave di lettura che incrocia il fenomeno del “social network”, di mostrare come la scienza si possa leggere attraverso linguaggi diversi. L’arte, ad esempio, con le splendide immagini ai raggi x di Nick Veasey, oppure lo sport, attraverso un’incursione presso una delle più gloriose e storiche case motociclistiche italiane. La diffusione esponenziale della cultura e delle opinioni rende possibili indagini realistiche e non ideologiche, e in questo filone si colloca l’importante contributo sull’economia sostenibile a firma di Zhores Alferov, premio Nobel nel 2000 per la fisica nonché autorità mondiale nel settore della ricerca sull'energia solare. Due nuove rubriche, Connect the dots e Passepartout, approfondiscono ulteriormente lo sguardo ampio e curioso che ha caratterizzato sin dal primo numero il nostro approccio, chiudendo il primo anno di “Oxygen” per iniziarne un altro che avrà ulteriori elementi di novità. Individualmente o riuniti in collettività, stiamo costruendo un paradigma diverso, ancora in via di assestamento: continuiamo a credere che la scienza e il suo metodo conoscitivo siano elementi imprescindibili di questo processo. Vittorio Bo, presidente Codice Edizioni
Il mondo ha sempre più bisogno di energia: soprattutto le economie in via di sviluppo ne chiedono sempre di più per ridurre il divario con il mondo industrializzato. L’Agenzia internazionale dell’energia1 (Aie) ha stimato che, entro il 2030, la domanda mondiale di energia primaria aumenterà del 45%. I combustibili fossili continueranno ad avere un ruolo primario coprendo l’80% del fabbisogno, ma saranno le fonti rinnovabili a registrare uno straordinario incremento. L’energia prodotta con la forza del vento, dell’acqua e del sole può contare su una disponibilità diffusa, non condizionata dai rischi della geopolitica, ed è ricca di potenzialità innovative: spesso è frutto di tecnologie ancora giovani che promettono ampi margini di miglioramento. In un quadro di crescita costante dei prezzi dei combustibili fossili e in presenza di regole sempre più stringenti che introducono limiti all’emissione di gas a effetto serra, il progresso tecnologico sta rendendo le fonti rinnovabili sempre più competitive. Da anni le fonti rinnovabili costituiscono uno dei pilastri su cui poggia la strategia di Enel, in Italia e negli altri 212 paesi del mondo in cui produciamo energia. Esse costituiscono un elemento imprescindibile nel ventaglio di opzioni che oggi abbiamo a disposizione per assicurare energia in abbondanza, a un buon prezzo e rispettosa dell’ambiente a oltre 52 milioni di clienti. Ricordo brevemente alcuni numeri: se consideriamo anche i grandi impianti idroelettrici e la nostra partecipazione in Endesa, oggi Enel ha circa 30mila MW di potenza installata rinnovabile; lo scorso anno abbiamo prodotto da questa fonte 67,13 TWh, circa un quarto della nostra produzione totale. Con le sue dimensioni di scala e l’ampia diversificazione geografica, oggi Enel è una multinazionale forte di una leadership mondiale nel business
1 Iea WEO 2008. 2 Il dato comprende El Salvador, dove operiamo con
la società La Geo, non consolidata a bilancio Enel. 3 Elaborazione Enel – dati proforma 2007 con Endesa
delle fonti rinnovabili. In termini di CO2 evitata, il nostro parco di generazione da fonte rinnovabile “vale” 50 milioni4 di tonnellate l’anno. A questo patrimonio di tecnologie e conoscenze si aggiunge l’impegno di Enel per la ricerca e l’innovazione tecnologica. Il progetto strategico Ambiente e Innovazione vede Enel impegnata sulle frontiere della cattura e sequestro della CO2; della produzione da idrogeno; del solare innovativo e del solare termodinamico; della mobilità attraverso l’auto elettrica; della generazione distribuita e delle “smart grids”, oggi resa possibile grazie ai contatori elettronici, che, come i 30 milioni messi in servizio in Italia, stiamo installando anche all’estero. Per ognuno di questi filoni di ricerca, abbiamo messo in cantiere impianti e progetti pilota con l’obiettivo di compiere concreti passi in avanti verso la produzione di energia su scala industriale a zero emissioni, l’efficienza e il risparmio energetico. Con queste credenziali vogliamo crescere ancora e consolidare la nostra leadership nella produzione di energia con la forza del sole, del vento, dell’acqua e del calore della Terra. Per valorizzare le nostre attività in questo campo abbiamo deciso di dar vita a una nuova divisione interamente dedicata alle fonti rinnovabili, Enel Green Power. La nuova società partirà con una dote di circa 4.300 MW di capacità installata in Europa e nel continente Americano con un importante programma di investimenti che incrementerà sostanzialmente la capacità installata nei prossimi anni ottimizzando il mix tecnologiapaese, valorizzando al meglio la leadership su alcune tecnologie, come il geotermico, e crescendo fortemente su altre, quali l’eolico e il solare. Abbiamo inoltre in programma l’apertura di una quota di minoranza del capitale di questa nuova realtà a quanti vorranno investire con noi su un futuro di energia abbondante, a costi competitivi e rispettosa dell’ambiente. Fulvio Conti, amministratore delegato Enel
consolidata al 67,05%, OGK-5 100%. I dati sono al netto delle cessioni a E.On. 4 Elaborazione Enel – calcolo effettuato sulla base produzione rinnovabile proforma 2007 come indicato in nota 3.
007
L’Islanda produce il 100% della sua elettricità da fonti rinnovabili: il 19% è garantito dalla forza dell’acqua e il restante 81% da geyser e da altre manifestazioni geotermiche.
I più grandi produttori di biomasse liquide al mondo sono l’Olanda con 1,66 TWh e la Germania con 1,31 TWh.
La Danimarca ha registrato il più alto tasso di crescita nella produzione da fonti rinnovabili dal 1990, con il 13,3% annuo.
Passepartout – Energie rinnovabili
Passepartout
Energie rinnovabili
Il Canada è il più grande produttore al mondo di energia idroelettrica (355,4 TWh nel 2006, quasi pari alla produzione complessiva di elettricità in Italia). Al secondo e al terzo posto ci sono rispettivamente Stati Uniti (291,9 TWh) e Norvegia (119,4 TWh).
Gli Stati Uniti producono il 36,1% di energia con biomasse solide, e hanno raggiunto i 41,8 TWh nel 2006 (con un forte distacco sul secondo in classifica, il Giappone con 15,1 TWh). Gli Stati Uniti sono anche il più grande produttore di energia elettrica ottenuta da rifiuti biodegradabili – che rappresentano l’1,7% della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili – con 9,7 TWh l’anno, pari al 36,1% della produzione Oecd 2006.
Fonte: Renewables Information 2008, International energy agency (Iea)
Fra il 1990 e il 2006 la Turchia ha raddoppiato la propria produzione di elettricità da fonti rinnovabili, passando da 23,2 a 44,5 TWh – pari ai consumi dell’Italia settentrionale nel complesso. Avendo però anche quasi triplicato la produzione totale di energia (da 57,5 a 176,3 TWh), di fatto ha ridotto la quota delle rinnovabili dal 40,4% al 25,3%.
La produzione di energia geotermica è aumentata dell’1,8% l’anno tra il 1990 e il 2006. Anche se gli Stati Uniti rimangono il maggiore produttore a livello mondiale (con i loro 16,6 TWh nel 2006 hanno fornito il 43,5% dell’energia geotermica dei paesi Oecd; seguono il Messico, con 6,7 TWh, e l’Italia con 5,5 TWh), è il Portogallo ad aver registrato la maggiore crescita nel settore: +21% l’anno, pari a 12 volte la media mondiale, passando da 0,004 a 0,085 TWh di produzione annua dal 1990 al 2006. Il Portogallo ha anche visto il più alto tasso di crescita nel settore eolico: 64,7% annuo nel periodo 1990-2006, portando la produzione da 0,001 a 2,9 TWh.
La Germania è il più grande produttore di biogas dell’Unione Europea (con 6,16 TWh di elettricità generata nel 2006) e può vantare la maggiore capacità installata di centrali eoliche: i suoi parchi rappresentano il 32,3% della capacità dei paesi Oecd (seguono Spagna, Stati Uniti e Danimarca). Inoltre, nel settore del solare fotovoltaico, registra la più forte crescita tra i paesi dell’Unione Europea, che è in testa fra le aree che maggiormente hanno contribuito al crescente ricorso a questa tecnologia negli ultimi anni (a livello mondiale la produzione di energia solare è cresciuta di quasi 140 volte dal 1990 al 2006). La Francia è il maggiore produttore di energia elettrica dal moto delle maree con 0,519 TWh prodotti nel 2006. Il secondo è il Canada, con appena 0,031 TWh.
L’Italia produce quasi il 16% della sua energia con le fonti rinnovabili. Di questa quota, circa il 5% è garantita da geotermia, solare ed eolico. Quest’ultimo ha registrato la crescita più forte in termini di capacità installata: i parchi eolici sono aumentati quasi del 50% annuo nel periodo 1990-2006. Sul territorio nazionale sono installati 866mila metri quadri di specchi solari, equivalenti a circa il doppio della superficie di Città del Vaticano.
In Corea del Sud la produzione di energia da fonti rinnovabili è pari ad appena l’1% del totale e registra un tasso di crescita annuo addirittura negativo (-10,2%). Tuttavia, se consideriamo solo le “nuove” fonti rinnovabili (sole, acqua, vento, rifiuti e così via, escludendo l’idroelettrico), il tasso di crescita diventa positivo e raggiunge addirittura i primi posti nella classifica mondiale (33,8% l’anno).
009
Qualcosa di nuovo sotto il sole
di Zhores Alferov
Il premio Nobel per la fisica nel 2000 ci racconta come gli scienziati hanno cambiato idea sul nucleare, come i ricercatori hanno passato gli ultimi decenni a raggiungere obiettivi di efficienza (solo per spostare il traguardo ancora più in là) e come, in futuro, potremmo risolvere il problema dell’energia.
Nel 1905, Albert Einstein pubblicò quattro paper che avrebbero completamente cambiato la comprensione della fisica. Tra di essi il più importante era forse il saggio che spiegava, per così dire, l’equivalenza tra energia e massa. Durante la seconda metà del ventesimo secolo l’uso della fissione nucleare per produrre energia divenne una questione molto importante; di fatto, rappresentava una reale dimostrazione della relazione tra massa ed energia. In seguito alla tragedia di Chernobyl nel 1986, tuttavia, buona parte dell’opinione pubblica rifiutò ogni tipo di applicazione concreta di questa scoperta. Allo stesso tempo negli ultimi vent’anni il consumo di energia è aumentato enormemente. Così, oggi ci troviamo di fronte a una serie di problemi: come possiamo produrre energia a sufficienza per soddisfare una domanda in continuo aumento? Come sostituiremo risorse come il petrolio, il gas naturale e il carbone (o anche l’uranio 235, necessario per la produzione termonucleare) quando – in un momento non ben identificato, tra decenni o secoli – cominceranno a scarseggiare e infine si esauriranno? Come possiamo ridurre le emissioni di gas serra, che hanno giocato un ruolo importante nei fenomeni di cambiamento climatico e riscaldamento globale? Vari gruppi di scienziati hanno discusso di questi argomenti per molto tempo; oggi, però, tutto il mondo è consapevole della questione energetica, che è diventata tangibile e necessita 1
di essere affrontata nell’unico modo possibile: sviluppando nuove fonti di energia. Un reattore termonucleare tutto nostro
Nel 1951, Andrei Sakharov e Igor Tamm progettarono un promettente sistema per creare energia all’interno di un reattore a fusione termonucleare controllato, che chiamarono “tokamak”. Il nome è un’abbreviazione di “toroidalnaya kamera s magnitnymi katushkami” ovvero, tradotto dal russo, “camera toroidale con spirali magnetiche”. Nel 1968, alla terza Conferenza internazionale sulla fisica del plasma e sulla fusione nucleare controllata, a Novosibirsk, gli scienziati sovietici stupirono i ricercatori inglesi e statunitensi annunciando i risultati che avevano raggiunto con il tokamak; non appena fu superato l’iniziale scetticismo, la maggior parte dei programmi di ricerca sulla fusione di tutto il mondo passò rapidamente a dispositivi dello stesso tipo. Quando i giornalisti chiesero quanto tempo sarebbe passato prima di vedere le prime applicazioni di tipo industriale della loro scoperta, gli scienziati risposero che ci sarebbero voluti vent’anni. Sette anni dopo, a un’altra conferenza simile, i giornalisti posero la stessa domanda, e la risposta fu di nuovo “Tra vent’anni”. Quando i giornalisti protestarono che il lasso di tempo previsto era lo stesso di quasi dieci anni prima, gli scienziati non poterono fare altro che rispondere “Vedete, dunque, che non abbiamo cambiato idea”.
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Se chiedeste la stessa cosa ai ricercatori che operano oggi nel campo dell’energia nucleare, è probabile che la loro risposta sarebbe “Tra cinquant’anni”. In un certo senso, hanno cambiato idea. Del resto nessuno poteva pensare che lo sviluppo di una nuova fonte energetica si sarebbe risolto in tempi brevi o con un investimento esiguo. Si tratta di un progetto complesso e costoso e – sebbene l’interesse dell’opinione pubblica per la questione possa motivare i politici a cercare strade percorribili – non possiamo sottovalutare il fatto che, oggigiorno, alla comunità scientifica viene chiesto di trovare soluzioni che siano ecologiche, oltre che efficienti. I ritardi potrebbero aumentare mano a mano che i materiali e la costruzione di prototipi sperimentali raggiungeranno livelli di complessità sempre più alti. Secondo le stime dell’International energy agency, nel 2030 i consumi energetici della popolazione mondiale si divideranno tra le diverse fonti all’incirca nelle stesse proporzioni registrate nel 2000: il fabbisogno sarà coperto dal petrolio per il 37%, dal carbone per il 24%, dal gas naturale per il 28%, dall’energia nucleare per il 5%, dall’idroelettrico per il 2% e da altre fonti per il rimanente 4%. Il fatto che in questo scenario i numeri siano gli stessi di oggi potrebbe apparire rassicurante, ma il problema è che, se davvero le cose resteranno come sono fino al 2030, in seguito la nostra politica energetica dovrà cambiare drasticamente. A pensarci bene, tuttavia, l’umanità ha già un reattore termonucleare che le ha fornito energia in tutta sicurezza per oltre sei miliardi di anni, senza rilasciare sostanze contaminanti nell’ecosistema: si tratta, ovviamente, del Sole. È solo una stella di medie dimensioni e media potenza, ma è la nostra stella, ed è a disposizione di tutti gli abitanti del pianeta. Per questo, nel lungo periodo, l’energia solare
dovrebbe rappresentare una delle direzioni principali verso cui muoversi per sviluppare fonti energetiche alternative. Da 1 a 35%
Il fenomeno fotovoltaico ci permette di convertire la luce del sole direttamente in elettricità. Fu scoperto nel 1839 da Alexandre-Edmond Becquerel (padre del premio Nobel del 1903 Henri Becquerel, che scoprì la radioattività). Nel 1877 due scienziati inglesi, W.G. Adams e R.E. Day, osservarono l’effetto fotovoltaico in un particolare semiconduttore: il selenio allo stato solido. Nel 1883 Charles Fritts inventò e costruì la prima cella fotovoltaica rivestendo il selenio con un sottilissimo strato d’oro, per formare le giunzioni: questo dispositivo rappresentò una straordinaria innovazione, ma offriva un’efficienza pari appena all’1%. Questo significa che solo l’1% della luce solare che lo colpiva era convertito in elettricità. Solo nel 1954 i ricercatori dei Bell Laboratories scoprirono per caso che il silicio, “drogato” con determinate impurità, diventava estremamente sensibile alla luce; furono così in grado di produrre la prima cella fotovoltaica efficiente al 6%. Proprio come le prime centrali nucleari furono costruite solo dopo che Stati Uniti e Unione Sovietica avevano investito pesantemente nei rispettivi programmi di ricerca sulle armi nucleari, e come spesso accade per le innovazioni scientifiche, lo sviluppo di tecnologie per l’energia solare ricevette un forte impulso dallo studio sulle loro possibili applicazioni militari. Lo Sputnik 3 e il Vanguard 1 (entrambi lanciati in orbita nel 1958) adottarono celle fotovoltaiche le quali, tuttavia, testimoniavano in termini di efficienza un ridotto progresso rispetto ai modelli precedenti. Aumentare l’efficienza delle celle fotovoltaiche è sempre stato l’obiettivo principale dei ricercato-
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ri in questo campo. La concentrazione ha permesso agli scienziati di stimare che potremmo arrivare al 25-27% di efficienza nel prossimo decennio circa, ma quello sembra essere il limite che si potrà raggiungere con tale tecnologia. Nel 1970 io e il mio team scoprimmo le eterostrutture, che aumentarono immediatamente il margine di miglioramento per le celle fotovoltaiche: studiando attentamente la giusta combinazione di materiali, infatti, è possibile assorbire più luce solare da convertire in fotovoltaggio. Negli anni ottanta le migliori celle fotovoltaiche costruite impiegando arseniuro di gallio (GaAs) superarono in termini di efficienza i modelli al silicio, e nel decennio seguente le celle di tipo GaAs diventarono le più comuni negli impianti fotovoltaici per applicazioni satellitari. Un’altra tecnologia sviluppata per aumentare l’efficienza fu quella delle celle fotovoltaiche multigiunzione. Il fatto è che ogni tipo di semiconduttore ha una banda proibita (ovvero un intervallo di energia interdetto agli elettroni) diversa e quindi, in parole povere, assorbe con la massima efficienza solo la luce di un certo colore (o, più precisamente, assorbe solo la radiazione elettromagnetica di una parte dello spettro). Pertanto, utilizzando giunzioni con bande proibite diverse all'interno dello stesso dispositivo è possibile convertire in energia più parti dello spettro solare allo stesso tempo. Ovviamente i semiconduttori vengono
selezionati attentamente in modo da assorbire lo spettro solare quasi al completo, per generare elettricità dalla maggior quantità di energia solare possibile. Le celle fotovoltaiche multigiunzione sono così in grado di convertire lo spettro solare con un livello d'efficienza che, in teoria, potrebbe arrivare a superare il 50%. In poco tempo le celle a giunzione doppia o tripla raggiunsero e superarono tassi di efficienza del 30%. Il record oggi è del 40,8%, cioè viene convertito in elettricità il 40,8% della luce che colpisce un particolare dispositivo fotovoltaico sperimentale (una cella a tripla giunzione) costruito dagli scienziati del National renewable energy laboratory (Nrel) del Dipartimento dell'energia americano. Ancora una volta c'è un limite teorico da raggiungere: per le celle solari basate sui semiconduttori composti III-V è pari al 45-47% circa. Naturalmente se ci fossero nuove scoperte in questo settore potremmo fare ulteriori passi avanti, ma oggi la produzione di celle fotovoltaiche su vasta scala si è assestata su tassi di efficienza pari al 35%. Un futuro di sole
Per costruire batterie solari basate su eterostrutture di semiconduttori, gli scienziati oggi devono sfruttare praticamente tutte le scoperte fatte nel campo delle tecnologie di questi materiali. Ma questi ultimi stanno diventando sempre più
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cari. Occorre tenere presente che la tecnologia che sta dietro le celle fotovoltaiche diventa molto complicata quando si vogliono implementare tutti i modi che abbiamo a disposizione per migliorarne l'efficienza. E, sfortunatamente, diventa anche molto costosa: c'è una sorta di trade-off tra spesa contenuta e alta resa, che i ricercatori si sforzano di ottimizzare. Ad esempio, una cella fotovoltaica a tripla giunzione è già molto più complessa rispetto a una a giunzione singola, eppure sarebbe conveniente – una volta che saranno sviluppate e testate a sufficienza – produrre modelli con quattro, cinque, anche sei giunzioni. Invece, secondo i calcoli che si sono fatti, andare oltre le sei giunzioni comporterebbe un incremento di efficienza limitato, insufficiente a giustificare l'investimento necessario. L'efficienza teorica massima di una cella a sei giunzioni sarebbe superiore al 60%, e si potrebbe raggiungere in tempi relativamente brevi. Certo, le applicazioni terrestri su larga scala delle celle fotovoltaiche basate su eterostrutture di semiconduttori sono appena agli inizi. Ma secondo le leggi della termodinamica, a partire dal buon vecchio ciclo di Carnot, dovrebbero poter raggiungere un limite teorico del 93%. In realtà, se si calcola il limite di efficienza reale prendendo in considerazione i diversi semiconduttori a nostra disposizione, quel tasso scende a circa l'87%, ma si tratta comunque di
un risultato straordinario, che un giorno potremmo raggiungere. Come possiamo arrivare a quel traguardo, a partire dal 40,8% che abbiamo ora? Sono convinto che in dieci o vent'anni l'efficienza delle celle fotovoltaiche potrà salire al 50, forse al 55%. Ma come faremo ad andare oltre? Gli scienziati si stanno muovendo in diverse direzioni per cercare di superare i limiti attuali. Una di esse ruota intorno a un’idea piuttosto vecchia, in realtà: quella delle celle solari a banda intermedia. Una cella solare a banda intermedia (o Ibsc, acronimo dell’inglese “intermediate band solar cell”) mira a utilizzare l’assorbimento in due stadi dei fotoni del sub-bandgap attraverso una banda intermedia semiriempita situata nell’intervallo dei semiconduttori: l’assorbimento di un fotone eccita un elettrone dalla banda di valenza alla banda intermedia, mentre l’assorbimento di un secondo fotone di subbandgap pompa un elettrone dalla banda intermedia alla banda di conduzione. Un’implementazione concreta delle Ibsc consiste nell’usare i punti quantici. Visto che un punto quantico è in grado di produrre un livello elettronico all’interno di un semiconduttore ospite, si pensa che una struttura di punti quantici stratificati possa produrre una banda intermedia. I materiali usati per le Ibsc hanno un banda intermedia semiriempita (o metallica) vicina al
1 — 5 Le immagini di questo articolo sono foto scattate dal telescopio spaziale Hubble.
Qualcosa di nuovo sotto il sole
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centro della banda proibita del semiconduttore. Oltre alla convenzionale promozione degli elettroni dalla banda di valenza a quella di conduzione per l’assorbimento di un fotone ad alta energia, si può realizzare la promozione da/per la banda intermedia alla banda di conduzione per mezzo di un fotone a bassa energia. Questo effetto “a tre fotoni” assicura un uso migliore dell’intero spettro solare. Si è stimato che la massima efficienza così raggiungibile da ogni cella fotovoltaica a giunzione singola è pari al 63%, con una cella del bandgap di 1,95 eV con il livello della banda intermedia di Fermi localizzata a 0,71 eV da una delle bande. Grazie ai punti quantici, gli scienziati dovrebbero essere in grado di creare un materiale che può essere usato per questa banda intermedia. In teoria, questo è il modo per costruire un dispositivo efficiente che si possa definire semplice in termini sia di struttura sia di tipo di cella. I ricercatori stanno anche considerando l’idea di celle a bandgap livellato. Di nuovo, questa non è un’idea di origine recente: mi sembra che sia stata proposta per la prima volta nel 1957. A un livello di eccitazione alto, al quale la quantità di coppie di buchi elettronici generati è più alta della quantità di portatori maggioritari, le celle a bandgap livellato potrebbero incrementare l’efficienza sfruttando la conservazione dell’energia di trasporto. Se l’eterostruttura della cella ha un gradiente di energia bandgap (∆Eg), la
riduzione di Eg dalla superficie frontale causerà un incremento addizionale del voltaggio dovuto alla separazione dell’elettrone e dai buchi generati dai fotoni di differenti energie nelle diverse parti dello strato del bandgap livellato. Per sfruttare questo effetto, sarà necessario avere nuovi materiali semiconduttori dotati di proprietà speciali. Ma le deboli strutture del pozzo/punto quantico dimensionale aprono la strada alla preparazione di questi materiali e quindi alla costruzione di nuove celle fotovoltaiche. Per questo sono convinto che i sistemi di concentrazione solare potranno, a un certo punto nei prossimi vent'anni, produrre elettricità a costi competitivi (un KWh scenderà al di sotto di 0,1 dollari in tempi relativamente brevi). Il costo delle celle è destinato a ridursi fino a diventare trascurabile e, entro il 2030, la capacità dell'Occidente di produrre elettricità a partire dal Sole sarà enormemente più grande, anche tralasciando gli attuali sviluppi nel campo delle celle multigiunzione. Dunque, se mi chiedete se la conversione di energia solare sarà una delle possibili soluzioni per la questione energetica in futuro, la mia risposta è sì, ma certamente ci vorrà ancora molto tempo.
Questo articolo è basato sulla relazione presentata dall'autore nell'ambito della terza conferenza mondiale The Future of Science, "The Energy Challenge", Venezia, 1922 settembre 2007.
Rubrica
Meduse da Nobel
Rubrica
illustrazione di Julia Guther
La proteina fluorescente verde (Gfp) è valsa agli scienziati Osumu Shimomura, Martin Chalfie e Roger Y. Tsien il premio Nobel per la chimica di quest’anno. Shimomura era stato il primo a osservare la Gfp nelle meduse nel 1962, e aveva scoperto che diventava fluorescente sotto la luce blu e ultravioletta. Grazie a questa sua proprietà, la Gfp iniettata negli esseri umani ha permesso ai ricercatori di illuminare le cellule tumorali e seguire lo sviluppo del morbo di Alzheimer, rivelandosi uno degli strumenti più importanti per la bioscienza contemporanea.
Tutti i Nobel 2008 sono presentati nelle pagine seguenti
oxygen 05 – 10.2008
Un posto nella storia
di Marcella Miriello
Nel 2008, come ogni anno dal 1901, diciotto accademici si sono ritrovati al Palazzo della Borsa di Stoccolma per decretare i vincitori del riconoscimento più prestigioso al mondo. I giurati conferiscono alle più grandi personalità del nostro tempo i premi Nobel per la fisica, la medicina, la chimica, la letteratura, la pace e l’economia.
Per la scoperta dei meccanismi della rottura spontanea della simmetria nella fisica subatomica
Fisica | Yoichiro Nambu, Makoto Kobayashi, Toshihide Maskawa
Modello tridimensionale del virus del papilloma umano o Hpv (acronimo di “human papilloma virus”)
Una terna tutta giapponese si è aggiudicata il Nobel per la fisica. Makoto Kobayashi e Toshihide Maskawa hanno conquistato il premio insieme a Yoichiro Nambu, naturalizzato cittadino statunitense. Quest’ultimo, nato nel 1921, lavora nell’Istituto dell’Università di Chicago dedicato a Enrico Fermi, ed è stato premiato per le ricerche sull’asimmetria. Makoto Kobayashi e Toshihide Maskawa, invece, dividono l’altra metà del premio per la scoperta dell’origine dell’asimmetria come predizione dell’esistenza di almeno tre famiglie di quark. Kobayashi, nato nel 1944, opera all’interno della Kek (High energy accelerator research organization) di Tsukuba, mentre Maskawa lavora nell’Istituto di fisica teorica dell’Università di Kyoto. I loro studi sono considerati il primo mattone della teoria di riferimento della fisica delle particelle, il cosiddetto Modello standard, che descrive tutte le particelle elementari finora note e tre delle quattro forze fondamentali: le interazioni forti, le forze elettromagnetiche e le forze deboli. Una teoria che rappresenta un vero e proprio pilastro della fisica delle particelle, e che finora è stata quasi completamente confermata. Manca all’appello soltanto una particella: il bo-
sone di Higgs, previsto dal Modello standard ma non ancora osservato, che spiega l’esistenza della massa ed è indicato spesso come “la particella di Dio”. Potrebbe essere visto per la prima volta grazie al più grande acceleratore di particelle del mondo, il Large hadron collider (Lhc) del Cern di Ginevra, la cui attività ha però subito, per il momento, una battuta d’arresto. A settembre, infatti, un problema elettrico fra due magneti e una fuoriuscita di elio dal sistema di raffreddamento del super acceleratore ha bloccato temporaneamente gli esperimenti. La più grande simmetria infranta della natura è quella che sta all’origine del cosmo così come lo osserviamo. Con il Big Bang, avvenuto circa 14 miliardi di anni fa, venne creata verosimilmente tanta materia quanta antimateria. Se ci fosse stata perfetta uguaglianza, particelle e antiparticelle si sarebbero annichilate. Ma tale fenomeno non è avvenuto, lasciando sopravvivere la materia fino a formare l’universo che oggi osserviamo e di cui facciamo parte. La ragione del perché si sia infranta la simmetria iniziale è ancora sconosciuta, ma gli esperimenti al Cern, che dovrebbero riprendere al più presto, potrebbero svelare il mistero.
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Un posto nella storia
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Per aver postulato un ruolo per il virus del papilloma umano nel cancro della cervice (Hpv)
Per aver scoperto il virus dell’immunodeficienza umana (Hiv)
Medicina | Harald zur Hausen, Francoise Barré-Sinoussi, Luc Montagnier
Il comitato del Karolinska Institutet ha premiato quest’anno gli sforzi compiuti in campo medico su virus responsabili di gravi epidemie nella popolazione mondiale: il papilloma virus e l’Hiv. Gli scopritori sono tre scienziati europei, che si sono aggiudicati il Nobel 2008 per la medicina: il tedesco Harald zur Hausen da una parte e i francesi Francoise Barré-Sinoussi e Luc Montagnier dall’altra. Zur Hausen, “sfidando il dogma corrente”, come si legge nella motivazione dell’Accademia di Stoccolma, ha mostrato un chiaro legame tra una malattia trasmissibile per via sessuale, il papillomavirus (Hpv, Human papilloma virus), e l’insorgenza di circa il 5% dei casi di cancro alla cervice. Le ricerche di Hausen non hanno solo identificato i meccanismi della carcinogenesi causata dall’Hpv, ma hanno anche permesso lo sviluppo di vaccini che combattono l’infezione e la trasmissione del virus. Barré-Sinoussi e Montagnier, invece, sono stati premiati per “aver scoperto l’Hiv”, si legge nelle motivazioni del premio. “La produzione virale è stata identificata nei linfociti dei pazienti con linfonodi allargati nei primi stadi dell’immuno-
deficienza acquisita, e nel sangue di pazienti con la malattia in fase avanzata”. L’Hiv distrugge il sistema immunitario a causa della massiccia replicazione del virus e del danno cellulare ai linfociti. La scoperta dei due scienziati francesi ha aperto la strada “alla comprensione della biologia della malattia e al suo trattamento”. Le tappe che hanno portato all’assegnazione di questo Nobel, nell’aria già da diversi anni perché relativo a una delle più terribili malattie che hanno segnato i nostri tempi, nascondono però dietro le luci dei riflettori e gli applausi scroscianti di Stoccolma una storia che ha tinte abbastanza fosche. Già cinquantenne, nel 1982 Montagnier venne chiamato dal dottor Willy Rozenbaum, medico dell’Hopital Bichat di Parigi, per trovare il bandolo della matassa di una nuova, terribile sindrome che mieteva vittime soprattutto negli ambienti gay e tra i tossicodipendenti. Il virologo francese non sapeva che stava per scoprire il virus del secolo. Un anno dopo l’équipe di Montagnier, grazie a una biopsia al linfonodo di uno dei pazienti di Rozenbaum, scoprì il virus, che fu chiamato Lav. La scoperta fu confermata nel 1983 da un team americano guidato da Robert Gallo, che in un certo senso “riscoprì” il virus battezzandolo Hiv.
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Da qui prese le mosse una disputa non solo lessicale e scientifica, ma economica e politica tra i due gruppi di ricerca: si scoprì che il virus di Gallo era stato identificato su un vetrino prestatogli dallo stesso Montagnier, e proveniente dal medesimo paziente. Eppure, nel 1984 il Ministero della sanità americano dichiarò solennemente che la scoperta del virus dell’Aids era da attribuire esclusivamente al professor Gallo. I francesi non tardarono a rispondere, e citarono in giudizio addirittura il National Insitute of Health. Gli interessi economici che si celavano dietro questa scoperta erano elevatissimi: in gioco c’era il possibile sfruttamento commerciale della scoperta. Alla fine furono Chirac e Reagan, nel 1987, a regolare a livello istituzionale la “guerra dell’Aids”: le royalties sarebbero state divise a metà tra i due ricercatori, che avrebbero condiviso il titolo di “scopritore dell’Aids”. Ma da quando nel 1990 si seppe che il virus di Gallo proveniva dai laboratori francesi, è opinione comune assegnare la scoperta al solo Montagnier, pur senza nulla togliere al lavoro di ricerca di Gallo e della sua équipe. Da alcuni anni i due scienziati lavorano insieme, proprio al progetto di un vaccino contro l’Hiv, destinato soprattutto a debellare la malattia in Africa.
Un posto nella storia
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Per la scoperta e lo sviluppo della proteina fluorescente verde Gfp
Chimica | Osamu Shimomura, Martin Chalfie, Roger Y. Tsien
Il Nobel per la chimica del 2008 è stato assegnato a tre scienziati statunitensi per la scoperta della proteina Gfp (acronimo dell’inglese “Green fluorescent protein”), responsabile della fluorescenza della medusa Aequorea victoria, e per il suo utilizzo nello studio dei processi biologici. Un riconoscimento che premia, quindi, la capacità della chimica di essere un flusso che attraversa tutti i settori scientifici, dalla biologia alla fisica fino alle neuroscienze. I tre studiosi insigniti del Nobel sono Osamu Shimomura, che ha isolato per primo la proteina, Martin Chalfie, che ha dimostrato la possibilità di usare la Gfp come marcatore genetico in diversi fenomeni biologici, e Roger Y. Tsien, che ha permesso una comprensione più approfondita del meccanismo. Shimomura, Chalfie e Tsien lavorano negli Stati Uniti, e a ognuno di essi spetta un terzo del premio, il cui ammontare è di dieci milioni di corone svedesi (oltre un milione di euro). Osamu Shimomura, nato nel 1928, fa parte del Laboratorio di biologia marina di Woods Hole; Martin Chalfie, nato nel 1947, lavora alla Columbia University di New York; il più giovane, Roger Tsien, nato nel 1952, lavora all’Università della California a San Diego.
Autore di nuove sperimentazioni, avventure poetiche e di sensuale estasi; esploratore di un’umanità che va oltre e nel profondo della civiltà imperante
Letteratura | Jean-Marie Gustave Le Clézio
Shimomura è stato il primo a isolare la proteina dalla medusa Aequorea victoria e ad accorgersi della sua singolare proprietà di emettere una luce verde se investita dai raggi ultravioletti. Successivamente Chalfie ha intuito che la proteina fluorescente verde sarebbe stata uno strumento straordinario utile a marcare ed etichettare altre proteine, e comprendere così alcuni fenomeni biologici come lo sviluppo delle cellule nervose nel cervello o la crescita delle cellule tumorali. Grazie a Tsien, infine, è stato possibile capire il meccanismo che rende la proteina fluorescente.
È stata forse la sorpresa più grande del 2008. Jean-Marie Gustave Le Clézio, nato nel 1940 a Nizza, è autore di saggi, romanzi e racconti che affrontano i delicati temi della Shoah, ma anche i miti indiani e i vasti panorami di Africa e Oceania, sua grande passione di sempre. Nonostante la Francia lo abbia definito già nel 1994 il suo più grande scrittore vivente, in Italia le sue opere, a parte quelle degli esordi (alcune introvabili), sono pubblicate da piccole case editrici come Due Punti e Instar Libri, mentre qualche altro titolo è edito da il Saggiatore. Insomma, lo scrittore francese divide e fa discutere. Gli accademici di Stoccolma lo hanno definito “autore di nuove sperimentazioni, avventure poetiche e di sensuale estasi; esploratore di un’umanità che va oltre e nel profondo della civiltà imperante”. Per quanto non molto conosciuto dal grande pubblico, Jean-Marie Le Clézio, che ha iniziato a scrivere fin da bambino, ha pubblicato il suo primo romanzo, Il verbale, a 23 anni, vincendo il premio Ranaudot. Le origini della scrittura di Le Clézio sono rintracciabili nella corrente del nouveau roman di Michel Butor, Claude Simon e Alain Robbe-Grillet, che ha indagato e percorso i temi della scrit-
tura e dell’alienazione ricorrendo anche all’utilizzo sperimentale di invenzioni formali e tipografiche. Alla fine degli anni settanta, però, si registra uno svolta stilistica decisa: la scrittura di Le Clézio si fa più matura e scorrevole, indirizzandosi verso l’autobiografia, il tema dell’infanzia e il desiderio del viaggio. I personaggi dei suoi romanzi, spesso ossessionati dalla morte, cercano di difendersi dall’aggressione del mondo moderno, contrapponendo all’eccessiva schematicità del pensiero razionalista occidentale una visione più spirituale. La rappresentazione più compiuta della sua visione armonica del mondo sono per Le Clézio gli indiani d’America, su cui ha scritto il saggio Il sogno messicano (1988). Tra le altre sue opere ricordiamo Estasi e materia (1967), la raccolta di racconti Mondo et autres histoires, e numerosi romanzi tra cui Onitsha (1991), Le due vite di Laila (1999), l’autobiografico Rèvolutions (2003) e L’Africain (2004).
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Un posto nella storia
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Per i suoi importanti sforzi, in molti continenti e per più di tre decenni, per risolvere i conflitti internazionali
Per le sue analisi sulle conseguenze degli scambi e della delocalizzazione nelle attività economiche
Pace | Martti Kalevi Ahtisaari
Economia | Paul Krugman
Ha combattuto contro la guerra in tutto il mondo. A differenza di Le Clézio, nel suo caso non ci sono stati né dubbi né contestazioni: a 71 anni, Martti Kalevi Ahtisaari, ex-presidente della Repubblica finlandese e commissario Onu per la Namibia, ha vinto il Nobel per la pace. Nella motivazione del premio si legge che per tutta la vita, sia come alto funzionario finlandese che come mediatore internazionale, spesso in collaborazione con le Nazioni Unite, Ahtisaari “ha lavorato per la pace e la riconciliazione”. Tra le crisi internazionali risolte grazie al contributo del finlandese e della sua organizzazione “Iniziativa per la gestione delle crisi” (Cmi) vengono citate l’indipendenza della Namibia nel 1989-90 e la mediazione tra il governo indonesiano e i ribelli di Aceh nel 2005. Inoltre “nel 1999 e di nuovo del 2005-07 ha cercato, in circostanze particolarmente difficili, di trovare una soluzione al conflitto in Kosovo, mentre nel 2008 ha contribuito a trovare una pacifica conclusione ai problemi in Iraq”.
Viene anche ricordato il suo contributo in Irlanda del Nord, Asia centrale e Corno d’Africa. La fondazione Nobel ha sottolineato che “Ahtisaari è un mediatore internazionale di grande rilievo”, che ha dimostrato “quale ruolo può giocare la mediazione nella risoluzione dei conflitti internazionali”. Nato il 23 giugno del 1937 a Viipuri, in Russia (oggi Vyborg), Martti Kalevi Ahtisaari si è dedicato per breve tempo all’insegnamento prima di passare, nel 1965, alla carriera diplomatica. Ambasciatore in Tanzania dal 1973 al 1976, nel 1977 è stato nominato commissario delle Nazioni Unite per la Namibia, e in seguito rappresentante speciale del Segretario generale Onu. All’inizio degli anni ottanta è rientrato nel corpo diplomatico finlandese, fino alla nomina nel 1987 a Segretario aggiunto delle Nazioni Unite. Gli anni novanta segnano il suo ritorno in Europa, e l’inizio di 15 anni di instancabile attivismo a favore della pace nei Balcani.
Il premio Nobel per l’economia è stato assegnato allo statunitense Paul Krugman. In forte polemica con la politica economica ed estera dell’amministrazione Bush (in merito soprattutto al taglio delle tasse e all’intervento militare in Iraq), l’approccio teorico di Krugman rientra in quello che viene definito neokeynesismo, corrente che in opposizione al neoliberismo è favorevole all’intervento dello stato per regolare il mercato. Il riconoscimento, ha reso noto l’Accademia Reale Svedese delle scienze, è stato attribuito all’economista per i suoi studi sugli scambi commerciali internazionali. Nato nel 1953 a Long Island, Krugman ha ottenuto nel 1991 il prestigioso riconoscimento John Bates Clark Medal dall’Associazione americana per l’economia. Attualmente insegna a Princeton (dopo una lunga permanenza al Mit di Boston), ed è editorialista del “New York Times”. Ma non solo: Krugman è anche uno dei pochi studiosi ad aver previsto con largo anticipo i rischi che hanno poi portato all’attuale crisi finanziaria. A questo proposito il titolo di un suo libro del 2001, Il ritorno dell’economia della depressione. Stiamo andando verso un nuovo ’29?, è decisamente profetico. Acceso sostenitore della sanità 5
pubblica e detrattore dell’abolizione della tassa di successione, Krugman aveva più volte sottolineato, facendo riferimento a casi di fallimento come WorldCom ed Enron, come un sistema di libero mercato non sia in grado di funzionare correttamente senza adeguati controlli. Pochi mesi dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, nei giorni in cui falliva Enron, Krugman aveva lanciato un grido d’allarme rimasto inascoltato: in un suo editoriale pubblicato sul “New York Times” si leggeva che per gli Stati Uniti la crisi finanziaria avrebbe avuto conseguenze più gravi e profonde dello stesso terrorismo.
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La molteplicità culturale della curiosità
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Niall Benvie/Corbis
La curiosità come caratteristica innata che consente al bambino di orientarsi in un mondo ancora sconosciuto. Che resta indispensabile per la storia dell’evoluzione dell’umanità, per la sopravvivenza e l’apprendimento culturale. La curiosità come passione che ti prende e ti spinge in una direzione che non si conosce in anticipo né si desidererebbe necessariamente imboccare se si sapesse dove porta.
di Helga Nowotny traduzione dal tedesco di Cristina Vezzaro
La molteplicità culturale della curiosità
La curiosità è una fonte di energia dell’immaginazione che si sottrae al controllo sociale e non si lascia imporre obiettivi.
La curiosità che spinge in avanti, ignara e noncurante di dove porti, impulsiva e in obbligo verso nessuno se non se stessa. La curiosità, infine, come una delle molle più vigorose dell’attività scientifica, come stimolo per la ricerca di nuove conoscenze e fenomeni sinora risultanti solo dall’attuazione pratica delle ultime nozioni acquisite. La curiosità scientifica come cordata tra il familiare terreno delle conoscenze e un paesaggio sconosciuto ancora da esplorare, dove i rischi sono sempre in agguato. “Non ho particolari talenti, sono solo appassionatamente curioso” è uno dei noti understatement di Albert Einstein, che visse grandi trionfi scientifici ma conobbe anche la ricerca priva di risultati, verso scoperte che non riuscì a fare. L’imprevedibile fa parte del gioco delle possibilità.
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Susanne Kronholm/Etsa/Corbis
La curiosità è una fonte di energia dell’immaginazione che si sottrae al controllo sociale e non si lascia imporre obiettivi, pur dovendo incessantemente difendere lo spazio concessole, relativo com’è. Poiché le è insito il rifiuto di obiettivi predefiniti, per l’unica motivazione che le direttive non sono conciliabili con il suo anelito verso la scoperta, la curiosità, che si spaccia per libido sciendi senza finalità, appare da sempre sospetta alle autorità del potere religioso e temporale. Si considera incorruttibile, il che non le impedisce tuttavia di civettare consapevolmente con le ricchezze e i guadagni che potrebbero presentarsi come conseguenza della sua ricerca. In questo viene assistita dall’evidenza empirica di una lunga successione storica di incontestabili successi. Non è interessata alle certezze, anzi. Le certezze significano che prosegue il suo viaggio altrove. Cambia il punto di vista, la prospettiva epistemica, l’argomento. Può dedicarsi interamente alla composizione giocosa, perché le restrizioni intervengono solo quando è stato spazzato ogni
dubbio e occorre stabilire delle certezze. Persino allora trova nicchie dove perseverare nelle alternative, dotandosi di un serbatoio inesauribile di visioni del futuro. Si rinnova costantemente, poiché si nutre del potenziale che la scienza e la tecnica tengono pronto nel presente come anticipazione del futuro. Insistendo sulla realizzazione del potenziale presente, la curiosità scientifica diventa il trait d’union tra l’inesauribile spazio di possibilità e lo spazio della realtà, necessariamente limitato. Non si pone la questione dei confini insiti al sapere. La necessità sociale di domare la curiosità scientifica
Nessuna società può tollerare che ci sia una spinta emotiva così forte che si sottrae al controllo sociale affermando inoltre di non sapere dove stia andando né cosa troverà. È qui che interviene la necessità sociale di domare la curiosità. Non serve appellarsi a un’istanza superiore o ribadire che dallo sfogo di una passione più tardi scaturirà un vantaggio economico. Appellarsi alla libertà scientifica è un diritto cui bisogna tener fede nella pratica. Questa e altre giustificazioni possono anche essere il presupposto per la legittimità della libertà che la curiosità scientifica e la sorella, la curiosità artistica, reclamano per sé. Ma la libertà ha precisi limiti e pochi mezzi da opporre ai tentativi fatti per domarla, poiché la novità è profondamente amorale, non immorale. Non può né vuole assumersi alcuna responsabilità per le conseguenze delle sue azioni, dal momento che non le conosce. Non prende alcuna decisione morale circa i possibili benefici o danni, poiché risultano da interazioni che attualmente nessuno conosce. Ma si mette indirettamente al servizio della comunità affermando di esplorare per conto suo le strade che non conducono alla rovina ma magari in luoghi che promettono crescita del sapere, benessere e salute per tutti. E può contare su almeno tre secoli
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La molteplicità culturale della curiosità
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Tim Flach/Stone+/Getty Images
che depongono interamente a suo favore. Senza curiosità scientifica non ci sarebbe innovazione. La società deve quindi mantenere un equilibrio precario. Troppa libertà comporta una perdita del controllo sociale e significa tollerare gli eccessi della curiosità. Troppi limiti presentano il rischio di giocarsi la gallina dalle uova d’oro. Nelle democrazie liberali la curiosità scientifica viene domata canalizzandola in contesti di realizzazione prevalentemente economici. Non che si comprometta così la libertà della ricerca. Al contrario, la curiosità scientifica e la sua irrefrenabile voglia di esplorare sono apprezzate soprattutto là dove sono richieste innovazioni. Se viene domata, è nel senso che le si chiede di produrre prioritariamente sapere che prima o poi si deve dimostrare redditizio a livello economico e che possa essere attuato in innovazioni tecnologiche e idonee per il mercato. Proprio perché non è possibile pianificare le innovazioni, l’incertezza è la caratteristica comune a entrambi i processi, quello di innovazione e quello di ricerca. Si tratta quindi di scoprire l’imprevedibile che è presente nel potenziale e aiutare il nuovo a manifestarsi. La necessità sociale di domare la curiosità si compie tuttavia anche attraverso altre strade, esigendo una partecipazione democraticamente legittimata nelle decisioni relative alla direzione della ricerca. Tale esigenza è emersa originariamente in relazione ai rischi presenti, effettivi o presunti, ma da allora si è anche sviluppata considerevolmente. L’attuale trasformazione da government a governance, che si esprime in procedure deliberative e altri accordi sulla partecipazione dei diversi stakeholders, interessati e utenti, favorisce questo sviluppo. Se è vero che la curiosità non vuole saperne nulla delle sue possibili conseguenze, si associa tuttavia al discorso sociale sul rischio, che consiste in anticipazione, assessment, management e comunicazione dei rischi. La ricerca è interessata da questo processo ovunque incontri il rifiuto sociale o addirittura divieti limitativi. Di recente, l’estensione più significativa della necessità sociale di domare la curiosità è avvenuta tramite l’etica. Prima fra tutti, la bioetica si è imposta come strumento di governance, diven-
tando a tutti gli effetti (secondo la definizione di Salter e Salter) moneta di un’economia morale globale. Come ogni buona moneta, la bioetica si presenta come indispensabile per una società pluralistica. Lascia lo spazio a legittime differenze su cui si applicano principi collaudati quali l’autonomia, la necessità di evitare sofferenza inutile e la giustizia. Come moneta per un’economia morale funzionante a livello transnazionale è trasferibile anche in altri contesti culturali. La curiosità scientifica sa naturalmente cosa aspettarsi per questo o quel tentativo di domarla: rispetta i dettami, se e dove deve farlo, ma prosegue allegramente la sua attività sovversiva alla scoperta del nuovo. Il volto collettivo della curiosità: la scienza siamo noi
In un mondo in cui da tempo anche la ricerca e le molteplici vie della curiosità sono globalizzate, non conta solo l’individuo, per quanto le sue prestazioni possano essere significative. La collocazione in gruppi di ricerca e contesti organizzativi acquista importanza sempre maggiore man mano che la curiosità entra in concorrenza con se stessa. Nel museo del premio Nobel a Stoccolma si può vedere una serie di documentari video di tre minuti realizzata come tesi dagli studenti dell’accademia del cinema. Mostrano un omaggio riuscito a otto “contesti creativi”. A che cosa è dovuto il fatto che proprio Budapest abbia prodotto tanti vincitori del premio Nobel, costretti dalla situazione politica a dare libero corso alla propria curiosità in esilio? L’atmosfera disinvolta del Copenhagen Institut, fondato e diretto da Niels Bohr, si può forse spiegare con l’epoca della formazione della fisica quantistica. Si distingue nettamente dall’atmosfera trasmessa dal laboratorio di Cold Spring Harbor, dove l’ambiente di lavoro è intenso, con grandi pressioni dovute all’aspra concorrenza. Il grande lavoro di Rogers Hollingsworth e dei suoi colleghi sulle condizioni istituzionali nelle quali prosperano la creatività scientifica e la curiosità e che hanno condotto a radicali scoperte nella biomedicina, parlano dell’importanza della molteplicità culturale. La curiosità prospera nei luoghi e nelle configurazioni sociali che ne sono ricche. Tuttavia, la curiosità non conosce un’unica forma culturalmente dominante. La frase lapidaria “L’art, c’est moi; la science, c’est nous” con cui
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La molteplicità culturale della curiosità
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Nelle scienze regna un singolare equilibrio tra la concorrenza e la cooperazione.
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Holger Winkler/A.B./zefa/Corbis
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Andrea Chu/zefa/Corbis
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Claude Bernard, il fisiologo francese, sintetizzò la differenza tra scienza e arte alla fine del diciannovesimo secolo nella struttura sociale delle forme istituzionalizzate della curiosità e della sua libertà, si basava su una profonda visione sociologica. La sola curiosità individuale, per quanto possa andare di pari passo con bravura e talento, non è sufficiente per realizzare il potenziale che contribuisce alla scoperta. La curiosità individuale apre nuove strade e conduce a visioni creative sorprendenti, è in grado di capovolgere dogmi stabiliti e di articolare nuove domande provocatorie. Al contempo occorrono tuttavia una collocazione collettiva e uno sforzo per aiutare il nuovo a manifestarsi. Nelle scienze regna un singolare equilibrio tra la concorrenza e la cooperazione, tra la propensione a fare affidamento sui peer e il loro giudizio critico, da un lato, e l’integrazione della curiosità individuale in strutture e forme organizzative più grandi della produzione del sapere, dall’altro. In un’epoca in cui non passa settimana senza che si mettano a confronto, nel discorso ufficiale sulla ricerca, i vantaggi e gli svantaggi relativi del sistema di ricerca europeo e statunitense e si discutano con veemenza, si lodino o si additino le gerarchie piatte, la pressione della concorrenza, la molteplicità dei sostegni alla ricerca e il momento ottimale per l’indipendenza delle
nuove generazioni di scienziati, sembra strano azzardare un lungo sguardo storico indietro. Invece di mettere in luce tramite indicatori, indici, fattori d’impatto e metriche le sfide che derivano per il modello di ricerca europeo e americano dai paesi in rapida crescita del sudest asiatico quali la Cina, l’India e Singapore, la molteplicità culturale della curiosità dovrebbe essere presentata nel confronto tra due modelli che risalgono a più di duemila anni fa. La parola e la via: la molteplicità culturale della curiosità
Una tale impresa deve essere accompagnata da molti limiti e da un avvertimento esplicito contro inammissibili generalizzazioni. Tuttavia, la distanza temporale acuisce lo sguardo sugli aspetti comuni e sulle differenze messe in evidenza dal confronto tra due delle più antiche civiltà che hanno lasciato sufficienti testimonianze delle loro impressionanti conquiste scientifiche e tecniche: l’antica Grecia e l’impero cinese nell’epoca tra il quinto e il terzo secolo avanti Cristo, nella cronologia eurocentrica. I limiti iniziano con l’impiego di una terminologia che erroneamente suggerisce che la scienza in senso moderno sia equiparabile al sapere prodotto da società precedenti. Ignora inoltre che lo sviluppo della tecnica fino al diciannovesimo secolo è avvenuto perlopiù a livello locale, autonomo e
indipendente dalla scienza. Ogni paragone tra l’Occidente e altre civiltà è caratterizzato da una lunga storia di reciproca ignoranza, di equivoci e pregiudizi che possono deviare o distorcere a lungo lo sguardo su interrogativi rilevanti. Una delle domande per le quali non si trova risposta ma che tuttavia ricorrono con insistenza e di cui si sono già occupati Max Weber e Joseph Needham è quella relativa alla singolarità della cosiddetta rivoluzione scientifica che, nonostante il vantaggio temporale della Cina in alcuni settori, è avvenuta solo in Occidente. Nella loro opera collettiva, The Word and the Way, lo storico dell’antichità Geoffrey Lloyd e il sinologo Nathan Sivin imboccano una strada diversa. Riguarda la questione dell’influenza dell’organizzazione sociale sulle prestazioni creative, questione di cui ci occupiamo di seguito. La curiosità si presenta come forza primitiva ancora nettamente priva di una forma sociale, che erompe in ambiti sconosciuti del sapere. Nella sua prima forma deriva da un desiderio superiore di poter predire il futuro. In particolare i numeri erano la chiave per comprendere fenomeni e interi sistemi. Nell’antichità greca regnava il parere che i numeri fossero individuabili nelle cose, e ciò indusse a descrivere e comprendere i fenomeni fisici con l’ausilio di metodi matematici. In Cina mancò l’intento di codificare l’inte-
ra matematica in base a pochi principi assiomatici. L’obiettivo era piuttosto di poter cogliere meglio, grazie alla comprensione dell’ordine matematico, l’ordinamento sociale e soprattutto l’unità cui in esso si aspirava. Sia in Cina sia in Grecia si ricorse ai numeri per illustrare i sistemi di ordinamento sociale, e gli uomini che seppero mettersi pubblicamente in luce come esperti della manipolazione dei numeri godettero di grande prestigio sociale. Per i greci l’universo inteso matematicamente era indipendente dall’uomo. Rappresentava un ordinamento che non tollerava alcuna obiezione umana. In Cina, invece, la matematica era considerata fonte di coesione sociale. Essa fungeva da simbolo per l’unità dell’impero cui si aspirava ma che veniva continuamente messa in discussione. Queste prospettive semplificate sulle differenze nell’importanza della matematica poterono essere integrate con altri aspetti interessanti, quali il contatto con la natura, l’impiego di rapporti mezzo-fine o il valore della pianificazione rispetto alla preferenza per le azioni legate alle situazioni. Lloyd e Sivin resistono alla tentazione di ascrivere le differenze presenti a una visione del mondo sempre costante, la cui prova empirica deve restare speculativa. La loro attenzione è rivolta alle istituzioni e ai sistemi di incentivazione che hanno influenzato la curiosità e la creatività
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di gruppo sociali. Si può dire che in Cina fu il potere politico centrale a sorvegliare, dirigere e utilizzare tutte le attività creative e innovative attraverso la propria burocrazia. L’inserimento nel servizio pubblico offriva a un’ampia gamma di gruppi sociali ambite possibilità di carriera presso le corti imperiali, i templi o nell’amministrazione. Il rapporto di servizio legato al potere statale fece sì che i destinatari e i fruitori primari del sapere fossero la corte imperiale e i suoi ministri. Senza dubbio questo aumentò la pressione su quanti producevano sapere, costretti a badare all’autorità del canone di sapere da loro comunemente generato. L’immagine, attentamente curata, di unione che traspariva all’esterno consentiva un certo qual dissenso all’interno, che tuttavia soggiaceva a chiari limiti. Oltre a quella di funzionario statale, per quanti producevano sapere vi erano anche professioni liberali, a condizione che i servizi da loro offerti trovassero degli utenti disposti a pagare. Nell’antica Grecia, invece, vi erano solo poche posizioni ufficiali. Per gli insegnanti dipendeva dalla capacità del singolo di sapersi imporre nei discorsi pubblici. La concorrenza era forte sia all’interno della propria scuola, sia tra le diverse scuole. La reputazione pubblica scaturiva dal successo ottenuto nei dibattiti pubblici con abili argomentazioni e dall’elevata arte della retorica. L’antica tradizione del dibattito e dell’argomentazione esposta pubblicamente è, per Lloyd, una delle istituzioni chiave per comprendere come poté svilupparsi in Grecia il sapere, del tutto paragonabile all’istituzione che attraverso la corte imperiale e la sua burocrazia promuoveva, in Cina, la produzione e la trasmissione del sapere.
Le conclusioni comparate che Lloyd e Sivin traggono dalle tracce culturali lasciate dalla curiosità e che hanno prodotto prestazioni sorprendenti sono formulate con estrema cautela. In entrambe le società esistevano strutture istituzionali la cui funzione era quella di favorire la produzione di sapere sul cosmo, sulla terra, su uomini, animali e piante e di creare cose utili. Talvolta si ebbero periodi di lunga e incessante stagnazione. Le istituzioni consentirono di creare il nuovo, che a sua volta influenzò la sopravvivenza delle istituzioni. In entrambe le società è evidente l’interazione tra visione del mondo, concetti ideologici, strutture sociali e modi di procedere pratici in ambiti che oggi designiamo come scienza e tecnica. Il principio cinese dello yin e yang, ad esempio, che costituì la base della cosmologia, servì altresì a legittimare il dominio imperiale e a rafforzarlo. Viceversa il pluralismo insito negli ideali greci della concorrenza influì sulla cosmologia. Le speculazioni erano non solo consentite, ma addirittura auspicate e davano vita a una fruttuosa produzione di teorie.
Tim Flach/Stone+/Getty Images
Per grandi progetti tecnici e per le loro conseguenze pratiche era indispensabile un sostegno continuo. In Cina le strutture burocratico-statali offrivano posti a vita non previsti in Grecia. Il rovescio della medaglia consisteva nel fatto che individui di talento correvano in continuazione il rischio di perdere la loro fonte di sostentamento qualora fossero caduti politicamente in disgrazia. Da cui la pressione relativa alla necessità di limitare la molteplicità di opinioni in maniera tale che non fosse in pericolo l’unità del gruppo verso l’esterno. In Grecia, invece, fiorì un modello pluralistico della concorrenza, basato sul confronto. Per farsi un nome non bastava essere migliori dei rivali, ma bisognava anche essere percepiti come tali da parte del pubblico. Le notevoli prestazioni dell’individuo, tuttavia, mancavano spesso di continuità.
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Le condizioni a noi familiari nell’ambito della filosofia greca non si applicarono in ugual misura ad altri campi del sapere. L’astronomia aveva presupposti diversi da quelli della medicina, la cosmologia diversi da quelli dell’agricoltura. In Cina gli astronomi, in quanto funzionari statali, avevano funzioni politico-religiose che tuttavia non impedirono loro di giungere a risultati degni di nota. Gli astronomi greci, invece, non ricevettero alcun sostegno istituzionalizzato. Potevano organizzare il loro lavoro come meglio preferivano. L’assenza di una cornice istituzionale
comportò tuttavia spesso che i loro risultati fossero ignorati e dimenticati. Per le osservazioni astronomiche non furono affiancati da nessun gruppo di funzionari statali, cosa invece ovvia e naturale in Cina. Forse fu proprio questa lacuna a far sì che si abbandonassero a speculazioni interessanti, per quanto sfrenate.
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Non c’è un’unica via giusta né un’unica parola giusta. La curiosità aiuta a porsi le domande che indicano la via. E indica la via che porta a nuovi interrogativi.
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Qualsiasi giudizio sul passato è influenzato dal presente e non è mai definitivo. Tuttavia è sorprendente constatare l’apparente ripetersi di modelli istituzionali di base. “La via” e “la parola” offrono risposte diverse circa la modalità in cui, agli albori delle civiltà, singoli individui appartenenti a un gruppo sociale chiaramente definito e formato da istituzioni sociali inserirono la curiosità nei loro movimenti di ricerca. Il confronto consente di farsi un’idea dello stadio precoce di coproduzione tra l’ordinamento del sapere, l’operato tecnico e l’ordinamento sociale. Ogni ordinamento sociale comprende un ordinamento del sapere, e ogni distinzione tra “natura” e “società” viene effettuata in base alle immagini del sapere che circolano in una società. La curiosità dà l’impulso per esplorare il mondo al di là del sapere già disponibile e per attraversare in continuazione i confini verso terre inesplorate. Non c’è un’unica via giusta né un’unica parola giusta. La curiosità aiuta a porsi le domande che indicano la via. E indica la via che porta a nuovi interrogativi.
© Merkur, nr. 712/713, September/Oktober 2008. www.online-merkur.de
Intervista a Filippo Preziosi
Fisica della velocità e chimica della passione Chi ha mai detto che sport, design, adrenalina e competizione non possono sposarsi con lo studio delle forze centrifughe o con la ricerca in laboratorio di nuovi materiali industriali? Le moto da corsa che regalano emozioni ai fan delle varie scuderie sono il frutto di attenti calcoli, prototipi sperimentali, test rigorosi. Senza dimenticare la passione di chi ci lavora.
Filippo Preziosi si è laureato all’Università di Bologna, pur essendo di Perugia, perché il suo sogno erano le moto Ducati. Mentre ancora scriveva la tesi di laurea ha ottenuto un colloquio con l’azienda nata nel 1926 per volontà dell’ingegner Antonio Cavalieri Ducati; così nel 1994 ha iniziato a lavorare nella stessa sede dove oggi è direttore generale della divisione Corse. Ha fatto la gavetta, passando dai calcoli strutturali che, spiega, “verificano se i pezzi costruiti, detto banalmente, si rompono o meno”, alla prima versione del Superbike 916, fino alla progettazione e alla sperimentazione dei motori. Chi meglio di lui poteva spiegarci quali sono i segreti delle incredibili due ruote che vediamo gareggiare durante ogni MotoGP? Aerodinamica “filante” L’aerodinamica è uno degli aspetti che distinguono il mondo delle moto da competizione da quello delle auto: per una moto ha un impatto decisamente minore, prima di tutto perché il mezzo piega in curva. Si tratta di una cosa sotto gli occhi di tutti, banale in un certo senso, ma ha conseguenze importanti. Nelle auto sportive gli alettoni schiacciano la vettura verso il suolo: in questo modo la forza aerodinamica, agendo in verticale, consente migliore tenuta di strada anche in curva, nonostante la forza centrifuga. Questo è il motivo per il quale se
si rompe un alettone la macchina rischia, a certe velocità, di sbandare o di prendere addirittura il volo. Le moto invece non hanno alettoni: sarebbero inutili, se non addirittura dannosi. Una moto arriva a piegarsi di 60 gradi, in curva, e l’alettone si inclinerebbe di conseguenza: così la forza che nascerebbe dal punto di vista aerodinamico non sarebbe più una forza verticale, che schiaccia la moto contro il suolo, ma una forza inclinata, obliqua, che contribuirebbe alla tenuta di strada solo in parte. Per la parte rimanente, “spingerebbe” verso l’esterno e quindi tenderebbe a far uscire di pista il mezzo. Questo significa che tutto lo studio che si fa sulle auto da corsa per generare le cosiddette “portanze”, cioè le forze che schiacciano la macchina verso il suolo, in realtà nelle moto non esiste. Ovviamente però ci sono degli aspetti aerodinamici importanti anche nelle moto. Il regolamento della MotoGP prevede un limite sui litri di benzina che si possono imbarcare: è un limite molto restrittivo, perché costringe la tecnologia che viene impiegata nel costruire i mezzi a rimanere entro confini che altrimenti potrebbe superare facilmente. Per questo l’aerodinamica è importante nella competizione: più è “filante”, più si va veloci. Inoltre, una buona aerodinamica permette di consumare meno, anche a grandi velocità, e quindi di avere un motore più potente. Entra in gioco l’aspetto della maneggevolezza: ad esem-
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Una moto in curva arriva a piegarsi di 60 gradi: anche per questo le due ruote hanno studi di aerodinamica completamente diversi dalle auto.
pio, progettare una carena particolarmente protettiva e aerodinamica per avere una grande velocità in rettilineo e consumi ridotti significa creare un mezzo “duro” e poco maneggevole nei cambi di traiettoria, una moto che farebbe perdere nelle gincane quanto di guadagnato nei rettilinei. Bisogna trovare un compromesso tra esigenze contrastanti: per questo l’aerodinamica rappresenta per noi una sfida complessa.
Materiali e ricerca L’utilizzo di materiali particolarmente pregiati quali la fibra di carbonio, il magnesio, il titanio e le leghe di acciaio molto speciali, con caratteristiche di forte resistenza, può dare grandi vantaggi. Permette di realizzare delle strutture che sono resistenti, rigide – cioè si flettono poco sotto le forze che vengono esercitate – e allo stesso tempo leggere. Tuttavia, per ottenere buoni risultati, il campo dei materiali richiede grandi investimenti a livello sia di ricerca sia di costi del singolo componente. Dal momento che la Ducati è un’azienda molto piccola, rispetto ai nostri concorrenti, non è questo il fronte sul quale
possiamo avere un vantaggio competitivo. I nostri competitor fanno anche auto, petroliere, strumenti musicali: sono parti di aziende più ampie, nelle quali ci sono dipartimenti che si occupano esclusivamente di studio dei materiali e che possono condividere il loro knowhow con tutte le altre unità. La Ducati invece costruisce unicamente moto. Così, di anno in anno, cerchiamo di fare delle scelte, anche rischiose, per conquistare vantaggi diversi.
Pneumatici (e la questione del “monogomma”) Una moto tocca il suolo attraverso le gomme, e attraverso di esse deve ricevere la spinta dal terreno. Chiunque di noi ha provato a guidare un’auto sulla neve o sul ghiaccio: è limitante per le prestazioni di accelerazione, frenata e percorrenza di curva. Per intenderci, andrà sempre più veloce una Fiat 500 sull’asfalto che una Ferrari sul ghiaccio, perché l’interfaccia – cioè la capacità di scambiarsi forze tra potenza del motore e terreno – è fondamentale. Credo che i campionati MotoGP abbiano dimostrato che rispetto ai pneuma-
tici il pilota rimane l’elemento più importante. Nel mondiale che si è appena concluso, infatti, nelle prime tre posizioni ci sono gli stessi piloti dell’anno scorso, nonostante abbiamo montato gomme diverse e nonostante anche altri rivali avessero a disposizione le stesse marche. La scelta di andare verso il cosiddetto “monogomma” (cioè di adottare un unico fornitore di pneumatici per tutto il MotoGP), come tutte le scelte, ha dei pro e dei contro. Un elemento a favore è sicuramente l’eliminazione, o almeno la riduzione d’importanza, di una variabile lontana dalla passione di coloro che guardano le gare: esistono fan di certi piloti, tifosi di scuderie grandi o piccole, ma difficilmente si possono trovare appassionati di una determinata marca di gomme. Così il monogomma del campionato 2009 incentrerà la competizione ancora di più sul pilota e sulla moto.
Motore: potenza controcorrente Per avere chance di vincere, la Ducati ha sempre dovuto fare scelte controcorrente: se ci omologassimo alle strategie dei nostri avversari perderemmo di certo. Questo vale soprattutto per i motori, e la nostra storia lo dimostra. Nel 2003, quando abbiamo debuttato con il motore Desmosedici, tutti i nostri concorrenti avevano moto con motori a scoppi irregolari; noi invece abbiamo puntato su un motore a scoppi regolari, con il quale era più facile ottenere la potenza massima. Una scommessa vinta, visto che siamo saliti sul podio già alla prima gara. Nel 2005 abbiamo cambiato gomme per guadagnare efficienza, pensando al rapporto diretto e stretto del nostro motore. Nel 2006 abbiamo puntato molto sull’elettronica e su strategie innovative, che ora tutti adottano, e abbiamo rischiato persino di vincere il mondiale... Nel 2007, quando tutto il paddock puntava sulla guidabilità come principale caratteristica del motore, noi abbiamo puntato ancora sulla potenza del Desmosedici. Questo ci ha dato un vantaggio competitivo, almeno nella prima parte della stagione. La forza e la fortuna della Ducati è sta-
ta la capacità di anticipare i rivali. Non possiamo però sottovalutare i rischi che corriamo nel fare da “apripista”: il Desmosedici ci ha permesso di vincere un titolo mondiale, ma è stata una scelta rischiosa. Avendo puntato tutto sulla potenza, la moto sarebbe potuta risultare poco guidabile, e il vantaggio in termini di potenza si sarebbe annullato. Non ci siamo lasciati intimidire: abbiamo invece analizzato le possibilità offerte dal regolamento e, in base a simulazioni computerizzate, abbiamo stabilito che per essere competitivi in MotoGP ci erano necessarie potenze estremamente elevate, difficili da ottenere con un bicilindrico tradizionale, che tra l’altro per regolamento peserebbe solo 10 kg in meno rispetto ai 4 e 5 cilindri. Si doveva aumentare l’alesaggio a valori esasperati, con l’incognita di incorrere in gravi problemi di combustione. Per questo motivo, nella fase preliminare di studio, avevamo individuato nel bicilindrico a pistoni ovali un’ottima configurazione per il nuovo regolamento. A parità di peso con i 4 e 5 cilindri, questa soluzione è in grado di unire i vantaggi tipici dei bicilindrici in termini di erogazione e trasmissione
della potenza a prestazioni competitive rispetto ai plurifrazionati. Un ulteriore approfondimento ci ha fatto però decidere che la soluzione migliore sarebbe stata il raddoppio del bicilindrico, e quindi abbiamo progettato un motore con quattro pistoni cilindrici che riproducesse, grazie agli scoppi simultanei due a due, il funzionamento del bicilindrico. In questo modo si genera un effetto “big bang”, sollecitando il pneumatico posteriore con modalità che ne allungano la durata e migliorano il feeling del pilota in uscita di curva.
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Sensori e sensibilità umana Ci sono stati anni in cui i due piloti Ducati erano uno in testa alla griglia di partenza e l’altro in coda: quindi sicuramente la persona in sella conta molto. Non solo per le prestazioni in pista, ma anche per le indicazioni che sa dare a ingegneri progettisti su quello che accade guidando: è il nostro sensore più importante. Sulle nostre moto ci sono decine di dispositivi che misurano la velocità di rotazione del motore, la pressione dell’olio, la temperatura delle gomme, la corsa delle sospensioni, le accelerazioni, e così via. Sono tutti collegati alla centralina, che poi viene scaricata e analizzata. I dati che provengono da questi sensori sono molto utili agli ingegneri per capire cosa succede in pista; rispetto a un auto, in cui le quattro ruote toccano sempre il suolo e il pilota si trova in una posizione ben precisa, senza influire sull’aerodinamica, la dinamica di una moto è infatti più complessa e articolata. I sensori elettronici installati non riescono a descrivere la totalità del funzionamento del mezzo, perciò tocca al pilota dare le informazioni mancanti. Occorre tenere presente anche il fatto che
un pilota riesce a girare tanto più veloce nel circuito quanto più ha fiducia nella moto: è quel che in gergo chiamiamo “feeling”, che permette di portare la moto fino al suo limite massimo senza oltrepassarlo. Nessun sensore può misurare il feeling e, se fosse così facile da determinare scientificamente, credo che il mio lavoro perderebbe buona parte del suo fascino.
Design vincente Una moto da corsa diventa bella nel momento in cui vince. Creare un mezzo che sia anche esteticamente apprezzabile è una soddisfazione, ma la mia squadra non ha mai adottato scelte tecniche delle quali non fossimo convinti dal punto di vista prestazionale, prima di tutto.
Tempi e margini infinitesimali Vincere una gara con un margine di tre secondi è un ottimo risultato: significa non aver vinto in volata, significa essersi guadagnati un buon distacco. Eppure, su 30 giri, significa aver spuntato sugli avversari un decimo di secondo a gi-
ro. Se mediamente si impiega più di un minuto e mezzo a giro, quel decimo di secondo equivale a una differenza dell’1 per mille. Migliorare una moto dell’1 per mille è una grande sfida. Aumentare le prestazioni di un modello anteguerra sarebbe più facile: ci sarebbero margini di miglioramento enormi, sotto tutti gli aspetti. Invece il mio lavoro consiste nel trovare i minimi perfezionamenti che si possono proporre per una moto che è già vincente, alla ricerca di quell’1 per mille nascosto da qualche parte. Facciamo test, prove, esperimenti, per capire se stiamo andando nella direzione giusta o in quella sbagliata. Ma poi – e per questo è sempre importante che i “tecnici” come me abbiano grande umiltà – a volte è solo la convinzione del pilota in pista a fare quella minima differenza che conta per vincere.
Enel è sponsor ufficiale di Ducati al Campionato MotoGP.
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Isole verdi nel mare del petrolio
di Antonio Galdo
Da sempre gli scienziati, con le loro statistiche e con le loro previsioni, si dividono in due grandi tribù. Gli apocalittici e gli ottimisti a oltranza. Quelli che considerano la fine del mondo una pagina di storia che verrà e quanti invece si sentono corazzati nella sicurezza che la natura sarà sempre generosa con l’uomo e lo salverà anche dalla voglia matta di autodistruzione.
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Howard Kingsnorth/zefa/Corbis
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Isole verdi nel mare del petrolio
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Il primo laboratorio a cielo aperto è stato realizzato a Capraia, una delle sette isole dell’arcipelago toscano al confine tra il Mar Ligure e il Mar Tirreno, dove Gennaro De Michele, responsabi-
le del Centro ricerche dell’Enel, ha guidato la mini-rivoluzione delle “Isole verdi”, trasformando venti chilometri quadrati di territorio nell’unica isola italiana a emissioni zero. [...] “Il nostro attuale equilibrio sulla Terra” – spiega – “si può fotografare con la metafora della pallina. Lei immagini una pallina in cima a una montagna: per farla cadere non è necessaria troppa forza, si trova infatti in una condizione instabile. Però se dovesse precipitare, non siamo in grado di prevedere dove andrà a finire. Ecco: l’uomo oggi è come una pallina sulla montagna. Ridurre i gas serra e l’emissione di anidride carbonica, individuare nuove fonti di energia rinnovabile e metterle in azione, significa semplicemente impedire che qualcuno, o qualcosa, dia una spintarella alla pallina. E ridurre, in campo energetico, significa innanzitutto non sprecare le risorse naturali che purtroppo il nostro istinto e la nostra ignoranza ci spingono a considerare infinite”. Al tramonto, gli scogli di Capraia si infuocano. La luce restituisce all’isola la sua origine vulcanica: allungo lo sguardo tra gli squarci della macchia mediterranea sperando di avvistare delfini e balenottere. Non sono fortunato, ma capisco perché Capraia è considerata un paradiso del birdwatching, l’osservazione degli uccelli. Oasi di una natura selvaggia ancora intatta, mi spiegano, l’isola si trova lungo uno dei più frequen-
Pete Leonard/zefa/Corbis
Ma su un punto è impossibile trovare contrasti: l’uomo contemporaneo è finito a grandi passi nella trappola energetica, nel labirinto delle fonti fossili, petrolio, carbone e gas, che insieme valgono l’80% del consumo di energia. Troppo. E l’uscita dalla trappola è una manovra biblica che tutti, governi e opinioni pubbliche, ritengono ormai necessaria, ma nessuno riesce a realizzare senza sbandare, senza correre il rischio di ritrovarsi in fondo a un burrone. In Italia, un piccolo ma significativo tentativo lo sta facendo l’Enel che ha messo sul tavolo 4 miliardi di euro di investimenti, fino al 2011, nelle energie rinnovabili. Sono soldi che dovranno produrre altri soldi, perché il nostro gigante elettrico sente il profumo di affari in settori diversi rispetto al suo tradizionale perimetro di attività. E ha capito che l’uscita dalla trappola energetica è allo stesso tempo una necessità e una opportunità. Il punto di partenza del tentativo dell’Enel è un progetto, “Isole verdi”, per modificare in modo copernicano le fonti di energia: eliminare quella prodotta dal gasolio e sostituirla con il biodiesel vegetale, con gli impianti solari e con le pale per l’eolico.
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tati corridoi migratori faunistici tra l’Africa e l’Europa: è una tappa obbligata per la sosta e per la riproduzione di numerose specie di volatili: “Beati loro”, mormoro in un orecchio all’ingegnere De Michele. “Noi invece a Capraia siamo venuti a cercare fonti energetiche ovunque: nel sole, nel vento, ma anche nelle correnti marine. L’equilibrio di uno sviluppo sostenibile che stiamo sperimentando qui, è a tutto campo. Dagli impianti solari termici alle strade, dove potranno circolare soltanto macchine alimentate dall’idrogeno. Abbiamo avuto qualche resistenza, qualche protesta dei soliti comitati di ecologisti duri e puri, ma alla fine con il consenso unanime dei cittadini e con l’indispensabile collaborazione dell’amministrazione comunale siamo riusciti ad andare avanti. E se l’esperimento funzionerà, come sembra, lo ripeteremo in altre isole, a partire dall’arcipelago siciliano delle Eolie”. [...] Continua De Michele: “Il mondo è entrato nella fase della transizione energetica, e i paesi che non lo hanno capito andranno incontro a guai molto seri. È un cambiamento epocale. Il primo fuoco tecnologico, acceso e governato dall’uomo, risale a un milione di anni fa e l’era della legna è durata fino al Settecento. Poi sono arrivati i combustibili fossili, i simboli della modernità, e siamo andati avanti per duecento anni con delle incursioni nell’energia nucleare che ci aveva
fatto sognare, ma non è mai riuscita a superare la barriera del 6-7% della quota di fonti energetiche, nonostante gli enormi progressi che sono stati fatti con i nuovi dispositivi di sicurezza e con gli impianti di nuova generazione per lo smaltimento delle scorie. Adesso l’inquinamento ci spaventa, e molti scienziati sono convinti nel considerare a termine le riserve di petrolio e di carbone. Cento, duecento anni: comunque finiranno. Ecco, dunque, la transizione che stiamo vivendo, durante la quale bisogna sviluppare le energie rinnovabili, sapendo però che qualsiasi politica di risparmio energetico non può prescindere da una svolta culturale. Dal ripensamento di un modello di vita. Dall’obiettivo di ciascun cittadino, ciascuna famiglia, ciascuna azienda, di non sprecare, abbandonando il tarlo che abbiamo in testa di un benessere possibile soltanto attraverso alti consumi di energia”. Una volta tanto, l’Italia non è nella zona bassa delle classifiche dei paesi che innovano. Anzi. La nostra quota di elettricità prodotta da fonti rinnovabili è attorno al 16%, il doppio della media mondiale. Merito innanzitutto del paese fai-date che, osservato attraverso la vitalità che sprigiona dal basso, riesce sempre a sorprendere in positivo. Un’intera comunità di italiani che non sono impauriti dal futuro e non vogliono restare schiacciati nel presente, si è messa in marcia
lungo i sentieri che portano fuori dalla trappola energetica. Amministratori locali, piccoli e medi imprenditori, qualche pezzo illuminato dell’establishment, semplici cittadini. Ad Arezzo, ad esempio, una piccola cooperativa di ragazzi trentenni, La fabbrica del Sole, è riuscita a farsi finanziare dalla regione Toscana il progetto del primo idrogenodotto al mondo costruito all’interno di un’area urbana: una conduttura che dovrà portare l’idrogeno, al posto del metano, anche nelle case per riscaldare l’acqua, garantire il calore durante l’inverno e il fresco in estate, e alimentare i fornelli in cucina. Per ridurre i costi stratosferici delle bollette per l’elettricità (in Italia sono tra le più salate d’Europa) e per sfilarsi dal ricatto degli sceicchi che controllano il mercato del petrolio, migliaia di piccoli e medi imprenditori del made in Italy stanno investendo nella costruzione di impianti autonomi per la produzione di corrente. Centrali alimentate a granoturco, con benzina all’alcol, pannelli solari, gasolio all’olio di colza, idrogeno e ventilatori eolici. C’è perfino chi prova a produrre corrente elettrica partendo dal guano dei pollai e c’è chi, come la catena delle librerie Feltrinelli, ha deciso di illuminare tutti i suoi punti vendita soltanto attraverso l’uso di fonti rinnovabili. Perfino la Banca d’Italia ha annunciato la sua svolta “verde”, firmata da Mario Draghi: con una circolare inviata a tutti i capi dei servizi e delle filiali, il go-
vernatore ha fissato i paletti della nuova politica ambientale dell’istituto. Draghi vuole acquisti “verdi”, una gestione corretta dei rifiuti e un uso razionale delle risorse energetiche. E ha avvertito, perentorio, la sua filiera gerarchica: non sprecate. La transizione energetica, illustrata dalla sintesi dell’ingegnere De Michele, si traduce in un periodo durante il quale nel mondo si procederà a un mix di interventi, proprio come nel minuscolo ombelico di Capraia. Cercando di aumentare, con la tecnologia, la quantità di energia catturata e di ridurre, con i comportamenti quotidiani, quella sprecata. Ci sono molte speranze, ad esempio, sulla fonte del sole, ma la porzione di energia che si riesce ad assorbire dalla stella più vicina alla Terra è ancora minima. E i costi sono altissimi. Per una centrale elettrica di 500 MW a ciclo continuo servono 750 milioni di euro e sei ettari di terreno; per una centrale solare di potenza equivalente, non bastano mille ettari e una spesa tre volte superiore.
Questo articolo è tratto da Non sprecare di Antonio Galdo (Einaudi, 2008).
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Le bugie hanno la pressione alta
illustrazione di Julia Guther
La “macchina della verità” che spesso compare nei film americani è un poligrafo: un lettore che rileva la variazione di parametri psicofisiologici – come la pressione sanguigna, la respirazione toracica e addominale, il livello di sudorazione – e produce un tracciato per ciascuno di essi. Visto che è stato dimostrato che per mentire è necessario coinvolgere un numero maggiore di aree cerebrali rispetto al quando si dice la verità, lo stress generato da questo sforzo difficilmente può passare inosservato ai sensibili rilevatori di questo strumento.
Intervista a Jeffrey Inaba
Il tempo dell’attesa
di Marco Cattaneo fotografie di Maurizio Riccardi
“In ospedale tutti siamo in attesa di qualcuno o di qualcosa. Chi aspetta un parente, chi un medico, chi un intervento. E questa struttura nasce da una riflessione: ho voluto costruire un luogo, nel cuore dell’ospedale, dove le persone possano stare senza necessariamente pensare tutto il tempo all’atto di aspettare”.
Tra i padiglioni severi e un po’ scrostati del Policlinico, sembra quasi una fantasia scivolata fuori da un fumetto. 063
È così che Jeffrey Inaba descrive la sala d’aspetto che ha progettato e realizzato al Policlinico Umberto I di Roma nell’ambito della seconda edizione di “Enel contemporanea”, l’iniziativa della maggiore compagnia elettrica italiana che richiama ogni anno artisti di fama internazionale per eseguire opere sul tema dell’energia. Quarantasei anni, americano, artista e pianificatore urbano, Inaba è titolare dello studio di architettura e consulenza culturale che porta il suo nome, con sede a Los Angeles, ma anche fondatore e direttore del C-Lab, il laboratorio di architettura e comunicazione della Columbia University, a New York, e autore di alcuni dei più avveniristici e ambiziosi progetti degli ultimi anni. Dal 1997 al 2003 ha diretto, insieme a Rem Koolhaas il “Progetto sulla Città” alla scuola di design della Harvard University, un programma di ricerca sull’evoluzione della metropoli contemporanea. E nel settembre 2008 lui e il C-Lab sono stati premiati dall’Istituto di progettazione urbana della Corea del Sud per il piano urbanistico di Saemangeum, un’area litoranea di 40mila ettari lungo un estuario sul Mar Giallo. Entrando dall’ingresso di viale Regina Elena, in fondo a una stradina in leggera salita, la sala d’aspetto di Inaba non passa certo inosservata. È un gigantesco fungo con il cappello blu e viola alle cui spalle sorge una sfera bianca aperta verso sud. Sul lato esposto, una schiera di 18 moduli fotovoltaici genera i 2 chilowatt di potenza necessari per alimentare l’illuminazione (rigorosamente lampade a basso consumo) e i monitor
della sala, dove Inaba ha voluto che scorressero ininterrottamente immagini di cartoni animati. Tra i padiglioni severi e un po’ scrostati del Policlinico, sembra quasi una fantasia scivolata fuori da un fumetto. “In effetti – spiega Luca Peralta, ingegnere e architetto, che ha curato il progetto realizzativo – Inaba ha voluto dare alla sua opera le forme di un videogame, quasi una metafora della nostra società della playstation.” E non c’è persona a cui la sfera, con quella bocca di pannelli solari rivolta al cielo, non ricordi un immenso PacMan tridimensionale. “L’idea – esordisce Inaba – era di creare un’opera secondo criteri ecosostenibili, che applicasse la tecnologia delle energie alternative, ma allo stesso tempo costruire una struttura gradevole e accessibile al pubblico. Che invitasse la gente a entrarci. Per questo, anche se all’inizio avevamo pensato di chiuderla con pareti a vetri, poi abbiamo deciso di non farlo, a indicare simbolicamente che è un luogo aperto a tutti. Uno dei limiti degli architetti che si interessano alle tecnologie sostenibili è che spesso lo fanno in modo superficiale. Si concentrano sulla tecnologia, ma dal punto di vista estetico costruiscono strutture vecchie e non tengono conto delle esigenze di una società profondamente mutata. Con il mio gruppo di lavoro, invece, cerchiamo di trovare anche dei canoni estetici, in modo da incontrare il gradimento del pubblico”. Un anno fa, in un’intervista, si chiedeva provocatoriamente perché le città sostenibili di oggi dovrebbero somigliare a un golf club degli anni ottanta...
Jeffrey Inaba – Il tempo dell’attesa
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Inaba ha voluto dare alla sua opera le forme di un videogame, quasi una metafora della nostra società della playstation.
“Abbiamo voluto sottolineare il contrasto, accentuarlo, in modo che la sala d’aspetto fosse complementare all’ospedale.” 065
Parliamo dei materiali che avete usato. Sia il fungo che la sfera hanno una struttura portante metallica, mentre la copertura è in pvc, un materiale leggero e facile da deformare, in modo da poterlo sagomare come volevamo. Il pavimento invece è di gomma, una particolare gomma antitrauma, come quelle che si vedono in certi parchi giochi per bambini, ottenuta riciclando pneumatici. Monitor che mostrano cartoni animati, gomma da parco giochi. Ha pensato in particolare ai bambini con il suo progetto? Ai bambini, certo, ma anche agli anziani. La gomma è soprattutto per chi ha difficoltà a camminare. Quanto ai cartoni animati – sorride – sì, sono per i bambini, ma non solo. In fondo, a chi non piacciono i cartoni animati? E poi la dimensione fantastica del cartone animato riflette la natura fantastica della struttura. Perché ha accettato un lavoro per un ospedale? Questo ospedale è stato costruito alla fine dell’Ottocento, ed è nato come un complesso di strutture decentrate. Somiglia in qualche modo a un campus universitario, ma senza un centro.
Se sei in pediatria c’è una sala d’aspetto, se sei in oncologia ce n’è un’altra. Mancava un punto di riferimento. E la nostra sala d’aspetto, un semplice intervento urbanistico in un’area di passaggio, riorganizza un campus del diciannovesimo secolo dandogli un centro riconoscibile. Da una parte, dunque, la creatività artistica, mentre dall’altra uno sguardo al significato razionale di un intervento urbanistico. Sì. Ci sono persone che vedono nell’architettura una disciplina rigida, legata allo sfruttamento degli spazi, mentre l’arte è più libera. Noi invece abbiamo scelto la sfida di fare arte nel rispetto di limiti e costrizioni, ovvero creare opere d’arte che abbiano contenuti funzionali. In Italia c’è chi pensa che l’arte contemporanea non possa trovare spazio in una città come Roma, con tutto il suo carico di storia e uno schema urbanistico e architettonico che affonda le sue radici nei secoli. Ogni volta che si introducono elementi di novità nelle nostre città scoppiano le polemiche. E la sua opera è molto originale. Ritiene che sia adatta a un complesso tradizionale come i padiglioni dell’Umberto I? Sì, assolutamente. Per questo abbiamo scelto materiali che creassero un forte
contrasto rispetto all’ambiente circostante. Al posto di costruire qualcosa che si adeguasse al contesto architettonico, almeno a uno sguardo superficiale, abbiamo voluto sottolineare il contrasto, accentuarlo, in modo che la sala d’aspetto fosse complementare all’ospedale. Roma, d’altra parte, è la Città Eterna, per tutti. Capisco che per qualcuno sia intoccabile. Ma ciò non significa che una città con un patrimonio antico così ricco non possa ospitare nulla di nuovo. Un contesto urbano è un ambiente in evoluzione. E anche Roma, per continuare a evolvere, ha bisogno di nuove grandi opere. Mentre ci allontaniamo passano quattro giovani medici in camice bianco, che si soffermano a contemplare il fungo magico di Inaba con uno sguardo tra l’interrogativo e il sorpreso, mentre gli operai danno gli ultimi ritocchi prima dell’inaugurazione. Una dottoressa butta lì la battuta: “Prima avevamo solo il bar, ora c’è pure la discoteca…”. Una discoteca forse no, ma di sicuro un centro di aggregazione, una piccola, accogliente isola di socialità e di conforto in un luogo dove il rito di aspettare si accompagna spesso alla solitudine e al dolore. E casomai, per ingannare l’attesa, si possono sempre guardare i cartoni animati.
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a cura di Giuseppe Veltri
*Co mu ni tà: [komuni'ta] s.f.inv. insieme di individui con origini, idee o interessi comuni che condividono lo stesso ambiente fisico o tecnologico e formano un gruppo riconoscibile.
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3. Un computer zombie
compiono veri e propri raid nelle colonie vicine per rapirne le larve, che crescono in schiavitù. Le schiave diventano membri perfettamente integrati nel nuovo formicaio – si occupano di imboccare le formiche amazzoni, che hanno mandibole troppo grandi per mangiare da sole – e probabilmente non si rendono conto di avere un comportamento sociale deviato.
è un computer che, essendo stato compromesso dall’attacco di un hacker, da un virus o dall’installazione di malware, svolge attività senza che il sistema operativo o il proprietario della macchina ne siano consapevoli: si stima che almeno metà della spam in circolazione sia inviata da computer zombie.
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2. Le formiche amazzoni
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numero di Dunbar, le dimensioni di una vera rete sociale possono arrivare al massimo a 150 membri circa. La psicologia evoluzionista teorizza che questo limite superiore sia legato all'abilità media degli esseri umani di riconoscere altri individui e tenere traccia degli avvenimenti emotivi degli altri membri di un gruppo.
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1. Secondo il cosiddetto
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4. Nella classifica dei dieci siti più visitati al mondo, quattro sono siti “social media”: YouTube, Facebook, MySpace e Blogger. Esiste un social network online anche per i cani: www.dogster.com
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5. A fine maggio l’“Economist” ha proclamato che l’umanità si trova “a metà strada”: il 50% della popolazione mondiale usa il telefono cellulare. Appena un decennio fa, la maggioranza delle persone sul pianeta non aveva mai fatto una telefonata.
6. Il numero di Bacon assegna a ogni attore che abbia recitato con Kevin Bacon un 1, a ogni attore che abbia lavorato con una persona del gruppo precedente un 2 e così via. Al momento oltre 800mila attori hanno un numero di Bacon pari a 3 o inferiore. Questa è una delle molte prove sperimentali che sostengono la teoria dei sei gradi di separazione proposta da Frigyes Karinthy nel 1929: qualunque persona si può collegare a un’altra passando per non più di 5 conoscenze comuni. Ma questa teoria non è mai stata dimostrata.
7. Nel 1871 Lewis Henry
Morgan identificò sei tipi di sistemi di consanguineità e affinità nella famiglia umana. La società occidentale in genere adotta il sistema “eschimese”, in cui i membri più importanti della famiglia sono quelli più vicini, indipendentemente dal sesso. Nel sistema hawaiano, invece, ogni individuo distingue solo tra maschi e femmine delle diverse generazioni: non c’è differenza quindi tra un fratello e un cugino, o tra una madre e una zia.
8. Nei cosiddetti “biofilm” i batteri vivono ammassati insieme, avvolti da una matrice esopolisaccaridica autoprodotta. Nel 2004 i ricercatori dell'Università dell’Iowa hanno scoperto che tali comunità strutturate, anche se originate da un piccolo numero di batteri identici, sviluppano rapidamente un notevole grado di diversità come “assicurazione biologica”: la diversificazione è una strategia per aumentare le probabilità di sopravvivenza della popolazione nel complesso.
9. La Cakile edentula, comune nel Nord America, è la prima pianta nella quale è stata studiata la capacità di riconoscere i propri simili. Se percepisce nelle vicinanze individui con un patrimonio genetico che le è affine, infatti, spartisce equamente lo spazio e il nutrimento disponibile nel terreno. Se invece cresce tra piante estranee tende a sviluppare una massa di radici più consistente, per accaparrarsi più acqua possibile.
10. Gli uccelli migratori
volano in formazione, tipicamente a forma di “v” o “w”, per sfruttare l’effetto scia e risparmiare l’energia necessaria per compiere traversate transoceaniche (durante le quali si danno il cambio nella posizione di testa). Secondo alcuni scienziati, inoltre, volare in formazione permette agli uccelli di mantenere il contatto visivo ottimale per tenere il gruppo unito e ridurre il rischio di perdere compagni per strada.
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“Ma questa gente dove lo trova il tempo?”/ Fu proprio questa la sua domanda/ Non ci ho più visto
È proprio quando nessuno ha idea di come impiegare un bene che si inizia a sperimentare/
Dossier
Social network
con testi di Clay Shirky, Antonio Sofi, Andrea Toso, Enrico Sola
Rispetto ai media tradizionali internet è sempre stata un attraente spazio libero dallo sconfinato pubblico potenziale. Oggi non serve neanche sapersi costruire un sito: blog e forum permettono subito a chiunque di discutere, esprimersi, commentare o tenere un diario privato (in realtà decisamente pubblico). I social network creano massa critica, buzz, fenomeni globali istantanei che si diffondono attraverso gli amici di Facebook, i consigli di YouTube, i brevissimi update di Twitter, i Digg, i segnalibri di Del.icio.us. Forse pensate che sia una frivola mania da tecno-protagonismo. Ma Joi Ito, presidente di Creative Commons, la considera la base della “democrazia emergente”: libere di parlare di ciò che vogliono – senza censure, senza guida – le persone possono determinare l’azione dei governi.
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La fisica della partecipazione è molto più simile alla meteorologia che alla legge di gravità 070
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“Che falliti... uomini adulti che se ne stanno seduti in salotto a far finta di essere elfi”/ Almeno loro stanno facendo qualcosa
Stiamo cercando il mouse di Clay Shirky
Vi siete mai chiesti come fa certa gente a trovare il tempo di giocare a World of warcraft o di collaborare assiduamente a Wikipedia?
Di recente mi è tornata in mente una cosa che avevo letto all’università, tanto tempo fa, ancora nel secolo scorso: uno storico inglese sosteneva che la tecnologia fondamentale nella prima fase della rivoluzione industriale è stata il gin. Il passaggio dalla vita rurale a quella urbana fu talmente improvviso e straziante che, per sopportarlo, le persone non poterono fare altro che inebetirsi di alcol per una generazione intera. Ci sono racconti incredibili di quei tempi: storie in cui per le strade di Londra transitavano carrelli pieni di gin. Solo quando la società si riprese da quella sbornia collettiva abbiamo iniziato a creare le strutture istituzionali
che oggi associamo alla rivoluzione industriale. Le biblioteche pubbliche e i musei, la scolarizzazione per un numero sempre maggiore di bambini, le elezioni – tutte cose che apprezziamo – sono nate solo quando la convivenza di una massa di persone nelle città ha smesso di essere vista come una crisi e ha iniziato a essere considerata un patrimonio. Solo quando la gente ha iniziato a pensare a questo vasto surplus civico, che si poteva in qualche modo progettare invece che disperdere, abbiamo iniziato a costruire quella che oggi chiamiamo “società industriale”. Se dovessi individuare la tecnologia fondamentale per il ventesimo secolo, quel piccolo lubrificante sociale senza il quale sarebbero saltati tutti gli ingranaggi della macchina, direi che è stata la sitcom. Dopo la seconda guerra mondiale aumentano il pil pro capite, il livello medio di scolarizzazione, l’aspettativa di vita e, soprattutto, il numero di persone con un orario di lavoro regolare, cinque giorni a settimana. Per la prima volta si impose su un numero enorme di cittadini l’esigenza di gestire qualcosa che non avevano mai dovuto affrontare prima: il tempo libero.
Cosa ne abbiamo fatto, di quel tempo libero? Be’, per la maggior parte l’abbiamo passato davanti alla tv. È stato così per decenni. Un tempo guardavamo I love Lucy e L’isola di Gilligan; oggi guardiamo Malcolm e Desperate housewives. Desperate housewives ha svolto essenzialmente la funzione di dissipatore cognitivo: ha disperso il pensiero che, altrimenti, si sarebbe potuto accumulare portando la società al surriscaldamento. Solo ora, mano a mano che ci svegliamo da quell’intontimento collettivo, iniziamo a riconoscere il surplus cognitivo come patrimonio invece che come elemento di crisi. Iniziamo a progettare modi di sfruttarlo e impiegarlo in modo più interessante che non piazzando una tv in ogni salotto. A farmi riflettere sulla questione è stata una conversazione che ho avuto un paio di mesi fa. Stavo parlando del libro che avevo appena finito di scrivere, Here comes everybody, con una produttrice televisiva che mi intervistava per capire se invitarmi come ospite a un suo programma. Mi chiese: “Al momento vedi qualche fenomeno interessante in atto?”.
Ho iniziato a raccontarle della voce di Wikipedia su Plutone. Forse vi ricordate che un paio d’anni fa Plutone è stato buttato fuori dal club dei pianeti: su Wikipedia scoppiò un pandemonio. Le pagine di discussione erano roventi, la gente editava articoli in continuazione, l’intera comunità era in fibrillazione: “Come possiamo definire il cambiamento di status di Plutone?”. Poco per volta, e con continue lotte dietro le quinte, “Plutone è il nono pianeta” diventò “Plutone è una pietra dalla forma anomala, che segue un’orbita anomala ai confini del sistema solare”. Mentre le raccontavo queste cose pensavo “Ok, ora mi chiederà di autorità e costruzione sociale dell’informazione e roba così”. Ma la sua domanda fu un’altra. Scosse il capo e disse: “Ma questa gente dove lo trova il tempo?”. Fu proprio questa la sua domanda. Non ci ho più visto. Le risposi: “Chi lavora per la tv non ha il diritto di fare questa domanda. Sa benissimo dove trovano il tempo: lo trovano nel surplus cognitivo che avete assorbito negli ultimi 50 anni”. Quanto pesa quel surplus? Se prendiamo Wikipedia per intero, considerando ogni voce, ogni modifica, ogni pagina di discussione e ogni riga di codice, in tut-
te le lingue in cui esiste il progetto, abbiamo l’equivalente di circa 100 milioni di ore di pensiero umano. L’ho calcolato insieme a Martin Wattenberg, all’Ibm; è un calcolo alla buona, ma l’ordine di grandezza è quello giusto: circa 100 milioni di ore di pensiero. E la tv? Solo negli Stati Uniti la guardiamo per 200 miliardi di ore l’anno, ovvero l’equivalente di 2mila progetti Wikipedia. Gli americani guardano pubblicità per 100 milioni di ore tutti i week-end. Quindi, come potete intuire, si tratta di un surplus abbastanza consistente. La gente che si chiede “Ma dove trovano il tempo?” davanti a iniziative come Wikipedia non si rende conto che in realtà si tratta di un progetto molto limitato, considerando che salta fuori da questo enorme capitale, che solo ora sta finalmente emergendo grazie a quella che Tim O’Reilly chiama “architettura della partecipazione”. Ora, la cosa interessante del surplus è che la società all’inizio non sa cosa farsene: ecco il perché del gin e delle sitcom. Del resto non ci sarebbe affatto un surplus se la gente sapesse già cosa fare all’interno delle istituzioni sociali esistenti, giusto? È proprio quando nessuno ha idea di come impiegare un bene
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che si inizia a sperimentare, nel tentativo di integrare il surplus. Naturalmente, quell’integrazione può trasformare la società. Nella prima fase di sfruttamento del surplus cognitivo – la fase in cui credo siamo tutt’ora – ogni caso fa storia a sé. La fisica della partecipazione è molto più simile alla meteorologia che alla legge di gravità. Conosciamo tutte le forze in gioco: da una parte abbiamo una comunità interessante, dall’altra un modello per la condivisione, e dall’altra ancora persone che collaborano a un software open source. Ma, pur sapendo quali sono gli input a disposizione, non riusciamo a predire l’output perché la complessità del sistema è altissima. Per esplorare gli ecosistemi complessi si procede per tentativi su tante, tantissime cose, e si spera che tutti quelli che sbagliano lascino delle tracce, delle informazioni, in modo da aiutare i prossimi che tenteranno la stessa strada. Questa è la fase che viviamo adesso. Faccio un esempio: è una bazzecola, ma me ne sono innamorato. Un paio di settimane fa uno dei miei studenti all’Interactive telecommunications program mi ha inoltrato il progetto messo in piedi dal professor Vasco Furtado a Fortaleza, in Brasile. È una “wiki mappa” del crimine in Brasile. Se c’è un’aggressione, un furto, una rapina, uno stupro o un omicidio puoi mettere una puntina sulla mappa di Google, definire il crimine e, un po’ per volta, si vedrà dove avvengono più crimini. Mappe simili esistono già, ma sottoforma di informazioni tacite. Chiunque conosca una città sa bene quali sono i quartieri dove non andare, gli incroci pericolosi, i posti da evitare di notte. Ma è qualcosa che la società sa senza saper-
lo davvero: non c’è una fonte pubblica dove si può sfruttare questa conoscenza. Se la polizia ha questo tipo d’informazioni, di sicuro non è pronta a condividerle. Infatti, una delle cose che Furtado ha detto prima di iniziare la wiki mappa del crimine, è che “Queste informazioni possono già esistere o meno, ma per me è più facile ricostruirle da zero che cercare di ottenerle dalle autorità che potrebbero esserne in possesso”. Forse la wiki mappa del crimine avrà successo, forse no. Per i software sociali il fallimento rappresenta ancora la normalità: la maggior parte di questi esperimenti non va a buon fine. Ma quelli che ce la fanno sono piuttosto stupefacenti, e naturalmente spero che questo progetto ce la faccia. Ma se così non fosse, è comunque servito a chiarire un punto: una persona che lavora da sola, con strumenti molto economici, può ragionevolmente sperare di tirare fuori abbastanza surplus cognitivo, abbastanza desiderio di partecipazione, abbastanza buona volontà collettiva da creare una risorsa che, fino a cinque anni fa, non avreste nemmeno saputo immaginare. Ecco la risposta alla domanda “Ma dove trovano il tempo?”. O meglio, questa è la risposta quantitativa. Sotto quella domanda c’è un altro pensiero, un’osservazione. Durante l’intervista, ho raccontato alla produttrice televisiva anche delle gilde di World of warcraft; mentre parlavo mi sembrava di intuire i suoi pensieri: “Che falliti… uomini adulti che se ne stanno seduti in salotto a far finta di essere elfi”. Almeno loro stanno facendo qualcosa. In quasi tutti gli episodi di L’isola di Gilligan i naufraghi riescono quasi ad andarsene dall’isola, ma poi Gilligan rovina tutto. Quante volte abbiamo visto ripetersi la stessa storia? Io l’ho rivista
tantissime volte, quando ero ragazzino. E ogni mezz’ora che ho passato a guardare quegli episodi era una mezz’ora in cui non scrivevo post per il mio blog, né editavo voci di Wikipedia né contribuivo a una mailing list. Ovviamente ho un alibi di ferro per non aver fatto quelle cose: a quel tempo non esistevano. Ero costretto a usare i media così com’erano perché era l’unica possibilità. La grande novità è che ora non è più così. Per quanto sia ridicolo starsene in salotto a far finta di essere un elfo, posso dirvi per esperienza personale che è molto peggio starsene in salotto davanti alla tv a cercare di decidere se è più carina Ginger o Mary Ann. A questo punto sono pronto a formulare un principio generale. È meglio fare qualcosa che non fare niente. Persino i lolcats – le foto di teneri gattini resi ancora più teneri dall’aggiunta di tenere didascalie – rappresentano un invito a partecipare. Una delle cose che un lolcat dice a chi lo vede è “Se hai dei font non graziati sul tuo computer, puoi giocare anche tu”. L’idea che “posso farlo anch’io” è una vera e propria rivoluzione. Le persone che lavorano nel mondo dei media non lo capiscono. Nel ventesimo secolo sono scese in campo per un unico obiettivo: il consumo. Quanto produciamo? Quanto potete consumare? Possiamo produrre di più per farvi consumare di più? E la risposta, in generale, è sempre stata sì. Ma i media dovrebbero perseguire traguardi diversi, perché alla gente piace consumare ma piace anche produrre e condividere. A lasciare di stucco le persone legate alla precedente struttura della società (quella che precede il tentativo di trasformare il surplus in qualcosa di interessante) è stata la scoperta che quando offri alle persone la possibilità di pro-
durre e condividere qualcosa, loro accettano. Non significa che smetteremo di guardare Scrubs seduti tranquillamente sul divano. Significa solo che lo faremo di meno. Ecco perché è importante la dimensione del surplus cognitivo di cui stiamo parlando: è così grande che anche un piccolo cambiamento può avere ripercussioni enormi. Diciamo che il 99% delle cose rimarrà uguale e che la gente guarderà il 99% della tv che guarda ora, ma che per il restante 1% si metterà a produrre e condividere. La popolazione connessa a internet guarda circa un bilione di ore di tv ogni anno: equivale a cinque volte il consumo annuo negli Stati Uniti, e l’1% di questa quantità è pari, in termini di partecipazione, a 100 progetti Wikipedia. Credo che sarà una cosa parecchio importante, no? Bé, la produttrice televisiva non la pensava così e non sono riuscito a convincerla. La sua domanda conclusiva sostanzialmente fu: “Ma non è solo una moda?”. Come se produrre e condividere potesse essere divertente per un po’ ma, a un certo punto, dopo essersi resa conto che era meglio quel che faceva prima, la gente si dovesse dare una calmata. Ho argomentato con convinzione che no, non sarà così: siamo di fronte a una svolta epocale analoga alla rivoluzione industriale, non a una moda passeggera. Non è il genere di cose di cui la società si stufa: è il genere di cui si convince sempre di più. Ma non credo che la produttrice mi credesse, in parte perché non voleva farlo e in parte perché non avevo ancora la storia giusta per convincerla. Ora ce l’ho. Un mesetto fa stavo cenando con un gruppo di amici. Uno di loro raccontava di quando, mentre guardava un dvd con
sua figlia di quattro anni, lei tutt’a un tratto si era alzata ed era andata dietro lo schermo. Pensava fosse una cosa buffa, che sua figlia cercasse di capire se i personaggi fossero proprio lì dietro. Ma quando iniziò a frugare tra i cavi, il mio amico le chiese cosa stesse facendo. Sbucò con la testolina da dietro lo schermo e rispose: “Cerco il mouse”. Ecco una cosa che una bambina di quattro anni capisce: in uno schermo senza mouse c’è qualcosa che non va. Ecco un’altra cosa che capisce: non vale la pena starsene seduti fermi davanti a un medium che si rivolge a te ma non ti permette di interagire. Per questo penso che siamo di fronte a un cambiamento irreversibile. Oggi i bambini di quattro anni, che assorbono tutto ciò che fa parte del loro ambiente, danno per scontato che i media includano consumo, produzione e condivisione. Non dovranno mai disimparare quello che ho assimilato io durante un’infanzia passata davanti a L’Isola di Gilligan. Questo è ciò che rispondo quando qualcuno mi chiede cosa stiamo facendo (e per “noi” intendo la società in generale, che cerca di capire come sfruttare il surplus cognitivo, ma anche “noi” persone che lavoriamo per scoprire la prossima “grande idea”). D’ora in avanti risponderò sempre che “stiamo cercando il mouse”. Individueremo tutti i luoghi dai quali sono stati esclusi lettori, ascoltatori, visitatori o utenti; i luoghi dove gli sono state offerte esperienze passive, precotte e inscatolate. Ci chiederemo: “Se possiamo tirare fuori di lì un po’ di surplus cognitivo e sfruttarlo là, possiamo costruire qualcosa di buono?”. Io scommetto di sì.
Questo articolo è basato sul discorso tenuto dall’autore alla conferenza Web 2.0 2008.
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Ecco una cosa che una bambina di quattro anni capisce: in uno schermo senza mouse c’è qualcosa che non va
Aggiungi Ferdinand ai tuoi amici di Antonio Sofi
Il sociologo tedesco Ferdinand Tönnies non ha un profilo su Facebook. Eppure lo meriterebbe, nonostante sia morto da quasi 80 anni. Non fosse altro per aver inconsapevolmente fornito, con le sue teorie, impagabili suggerimenti su come progettare social network su internet.
Gemeinschaft e gesellschaft – due parole ostiche e vibratili, opposte come poli di calamita – non hanno certo contribuito al successo dei moderni Facebook, MySpace, Linkedin, Badoo, Netlog, e via elencando. Eppure aiutano un po’ a capire la diffusa fascinazione che i social network hanno, ogni giorno di più, presso un numero sempre maggiore di persone in tutto il mondo; e al contempo, l’altrettanto montante resistenza che generano. Nell’ultimo anno gli utenti dei social network sono cresciuti del 25% in tutto il mondo e Facebook, tra tutti ormai exemplum indiscusso, è quello che ha fatto il salto più grande, con un aumento del 153%, e più di 150 milioni di utenti in tutto il mondo. Gli italiani, finora un po’ disattenti, sembrano essere stati travolti da un vero e proprio colpo di fulmine per il social network creato nel 2004 da un giovanissimo studente universitario, Mark Zuckerberg, e rivolto inizialmente solo ai suoi colleghi. Tra agosto e ottobre 2008 gli iscritti alla versione italiana di Facebook sono più che triplicati, passando da circa 600mila a quasi 2 milioni; e l’Italia ha fatto ca-
polino nella top ten delle nazioni presenti sul social network più popoloso del mondo. Ma torniamo a Tönnies. Nel 1887 pubblicò un saggio intitolato Gemeinschaft und Gesellschaft. Il primo termine richiama da vicino quel sentimento di appartenenza che talvolta lega le persone in una vera e propria “comunità”; il secondo rimanda a strutture più strumentali: a vere e proprie “società” che si organizzano al fine di raggiungere dei precisi obiettivi. Comunità e società. La prima prevede legami forti e disinteressati, tipici della famiglia, o dell’amicizia legata a una vicinanza fisica o biografica: sono i legami di appartenenza dei piccoli paesi dei nostri nonni. La seconda prevede rapporti più impersonali e superficiali, con vincoli di tipo utilitaristico o economico: le rutilanti città delle società industriali, per capirci. A Tönnies questa coppia di concetti serviva per spiegare il doloroso passaggio che era, all’epoca, in atto dal primo al secondo. Dalla tradizione alla modernità. Ed è proprio all’interno di questo continuum che è possibile rintracciare i moti di entusiasmo e insieme diffidenza rivolti a servizi come Facebook. Perché forse,
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oggi, è in atto un altro passaggio. Verso la modernità digitale. I social network da una parte giocano sul “richiamo della foresta” della famiglia allargata, su quel “cerchio della fiducia” che Robert De Niro ha raccontato in modo esilarante in un film di successo di qualche anno fa. La prima cosa che di solito fa il nuovo entrato dentro Facebook è cercare i propri parenti, o gli amici più cari. Chiederne (recuperarne, rinsaldarne) l’amicizia. Senza buddy list nessuno sa chi è, dentro un social network. Uno dei primi bisogni è trovare il collegamento con quel pezzo di comunità che le cose della vita ha magari negli anni disperso, o globalizzato: con parenti o amici finiti a vivere o lavorare dall’altra parte del mondo o del paese, e persi di vista. È una riverniciata digitale al “capitale sociale” preesistente, alla rete di persone direttamente legate a noi da esperienze comuni. Ma non finisce qui. Il meccanismo che permette di aggiungere le proprie amicizie sui social network è difficile da fermare: grazie alla forza contagiosa del passaparola (e a sistemi di matching automatico) attrae sempre più persone, in modo esponenziale. Un’attrazione gra-
vitazionale che arriva fino alle periferie della galassia delle proprie conoscenze, fino agli ultimi dimenticati banchi degli anni scolastici più lontani. Fino all’ultima “persona che potresti conoscere”, pur se assolutamente sconosciuto, perché “amico di un amico”. Sui social network è sempre possibile agganciare con un poke (una specie di “squillino”) nuove persone in base alle conoscenze in comune, agli interessi simili o alla vicinanza geografica. E via via che si aggiungono amici, il senso stesso di “amicizia” e di comunità si scioglie in un’accezione più lasca, in una rete di conoscenze più strumentale e spersonalizzata, con obiettivi diversificati. Che spesso hanno altri luoghi dedicati, nel web. E che vanno dagli obiettivi professionali (Linkedin, Neurona, ecc.), a quelli amorosi o di dating (Meetic, Match, ecc.), fino a quelli più leggeri, legati alla ricerca di una sorta di preminenza sociale – come dimostra il proliferare di profili di personaggi famosi che in molti ambiscono avere tra gli “amici” (che è poi origine di parte del successo di un altro social network molto usato, MySpace). In altre parole
gli obiettivi degli utenti di social network come Facebook sono due. Il primo è riprodurre sulla rete, più o meno fedelmente, la complessità sparpagliata delle proprie “comunità” di riferimento. Amici, parenti, colleghi di lavoro. Il secondo è ampliare la propria cerchia di conoscenze, le varie e mille “società” più utili o convenienti, ora o nel futuro. Il risultato finale è allo stesso tempo affascinante e spaventevole: amici cari e semplici conoscenti, parenti e perfetti sconosciuti condividono, più o meno appassionatamente, un unico (promiscuo) luogo digitale. In un unico aggiornatissimo lifestreaming che ci dice, ogni secondo, chi sta facendo cosa e magari anche perché. La internet sociale è uno straordinario e preoccupante esperimento di ingegneria sociale. E cambia, seppur impercettibilmente, il modo con il quale ci relazioniamo agli altri, la nostra idea di ciò che è pubblico e ciò che è privato. Con un sovrappiù di caos digitale: dentro il social web si può essere comunità e società. Insieme e contemporaneamente. Forse Tönnies ne sarebbe felice.
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Il meccanismo che permette di aggiungere le proprie amicizie sui social network è difficile da fermare/
La internet sociale cambia la nostra idea di ciò che è pubblico e ciò che è privato/
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Alla ricerca del layer digitale di Andrea Toso
“L’attitudine è un’energia creativa che cambia il mondo. A questo proposito ho creato un concetto nuovo: quello del santo elettronico, colui che ha l’aura elettronica, costituita da tutte le connessioni comunicative che collegano la persona al mondo e ad altre persone. [...] L’aura è la dimensione tattile che sta fra la persona e il mondo, e oggi è così forte che crea una situazione nuova: la possibilità di essere tracciati e rintracciabili. Siamo immersi in un ambiente di dati e informazioni. Le antiche teorie dei maghi sull’aura parlano di fili che possono essere rintracciati e tirati, esattamente come avviene oggi con l’aura elettronica nell’era di internet.”
Questo intervento di Derrick De Kerckhove su “Avvenire” di pochi mesi fa è utile per avere una visione autorevole e filosofica di come sta evolvendo il rapporto tra l’uomo, la conoscenza e le tecnologie digitali. Secondo lo stesso De Kerckhove, siamo in un momento storico caratterizzato da un “simbolico [...] rovesciamento del potere della natura sulla cultura: adesso la cultura regna sulla natura”. Nell’epoca dell’always on e delle connessioni sociali “digitali” non possiamo non notare che l’evoluzione delle reti umane assume forme fino a poco tempo fa impreviste. L’aura raccontata da De Kerckhove è un elemento invisibile e impalpabile dell’invidividuo connesso, ma non per questo meno reale. Siamo rintracciati e tracciabili, siamo presenti in una rete di legami che prima era solo naturale, famigliare e professionale e ora è mediata, estesa, imprevedibile, infinita. I social network stanno diventando sempre più reti di relazioni fisiche e reali. L’utente è attivo e cosciente e usa la rete per creare e rafforzare la propria presenza digitale, la propria identità in
rete. La sua aura è impercettibile, ma è nutrita giornalmente o forse sarebbe il caso di dire – minuto dopo minuto – da informazioni e nuove relazioni. Anche un sms è un elemento che ci lega alla rete, così come l’indicazione del gps che ci segna la via e ci porta a destinazione. Siamo genericamente portati a definire l’individuo come qualcosa di diverso dal suo “io digitale”, troviamo sempre che esistano barriere o confini, limiti oltre i quali c’è una netta suddivisione tra ciò che è puramente umano e ciò che è frutto, a volte invasivo e perverso, delle tecnologie della comunicazione e dell’informazione. Non è detto che sia così vero. Non più, o forse non lo è mai stato. Le tecnologie sono solo mezzi, ma spesso, come è successo sempre nella storia dell’uomo, sono i mezzi e gli strumenti che caratterizzano la vita dell’individuo tanto da risultarne alla fine difficilmente scindibili.
digitale” è conosciuto e diffuso. Ne abbiamo studiato negli anni le implicazioni sociali, psicologiche, economiche e anche antropologiche, ma non ci siamo accorti che facendolo studiavamo noi stessi, la nostra sfera di rapporti, il nostro modo di acquisire e gestire la conoscenza. Mentre studiavamo il fenomeno digitale ci siamo resi conto che stavamo studiando l’individuo, la sua identità reale e non solo quella mediata dalle nuove tecnologie.
Ora ci troviamo di fronte a qualcosa di simile, ma diverso. Con la tecnologia abbiamo creato diversi “layer” digitali in grado di affiancare il nostro “mondo” reale, di sovrapporsi a esso, di sostituirvisi in parte. Il modello del “mondo
Il nostro “io digitale” forse non è mai esistito o se è esistito ora ha lasciato spazio a comportamenti, contenuti e relazioni che meritano la nostra attenzione più degli strumenti, più degli ambienti o della mera tecnologia.
Facebook è a tutti gli effetti un esempio concreto di layer digitale. In Facebook c’è una “massa critica” di utenti, che usano l’applicazione per alimentare e crare rapporti, per svago o per lavoro, con estrema naturalezza. Nelle reti sociali annulliamo lo spazio e il tempo, riscopriamo i vecchi legami, ne creiamo di nuovi, entriamo e usciamo dalla rete con i tempi normali della nostra vita.
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Siamo rintracciati e tracciabili in una rete di legami che prima era solo naturale e ora è mediata, estesa, imprevedibile, infinita/
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Con la tecnologia abbiamo creato diversi “layer” digitali in grado di affiancare il nostro “mondo” reale, di sovrapporsi a esso, di sostituirvisi in parte/
Azienda 2.0 di Enrico Sola
Conciliare il mondo dell’impresa con la nuova dimensione sociale e conversante della rete non è facile. Anzi, in molti paesi dove la cultura business è arretrata e in cui si sconta ancora un capitalismo di tipo familiare e ottocentesco, la dimensione aperta, trasparente, individualista e dinamica del web sociale si scontra con la cultura conservatrice, anonima e opaca dell’impresa.
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L’impresa tradizionale – quella ancora con le segretarie che ripetono insistentemente che “il dottore non è in ufficio”, con gli uscieri e con un minimo “ufficio reclami” come massima apertura all’esterno – ancora non ha compreso le potenzialità del nuovo web e soprattutto rischia di continuare a considerare la rete una minaccia, più che un’opportunità. Quel che è certo è che questo scontro fra impostazioni culturali è destinato a risolversi in una dialettica positiva, perché il business del presente, in ogni sua declinazione, è sempre più legato alla rete e lo sarà sempre più in futuro. Superate le vecchie resistenze culturali, le imprese più illuminate trovano nella nuova rete dialogante due elementi attraenti: la possibilità di trasmettere i propri messaggi a una grande quantità di persone e la possibilità di ascoltare direttamente la voce dei propri utenti diretti e potenziali. Anni di cultura comunicativa unidirezionale, figlia dell’advertising classico, spesso portano le imprese a considerare prioritario solo il primo aspetto. Nascono, così, siti “social” e blog azien-
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Il business del presente, in ogni sua declinazione, è sempre più legato alla rete e lo sarà sempre di più in futuro/
dali che sono poco più che un “megafono” con cui l’impresa cerca di far distinguere la sua voce nel rumore di fondo della comunicazione online. Tanto più la cultura dell’unidirezionalità è forte, tanto più i blog aziendali sono chiusi agli utenti, moderano i commenti e in generale considerano compiuta la propria missione nel momento in cui un post è stato pubblicato. Servizi di questo genere, solitamente, si rivelano fallimentari: la comunità online tende a non partecipare a conversazioni non paritetiche. Anche le operazioni di buzz-marketing, quelle cioè in cui l’impresa cerca di sfruttare le potenzialità sociali del web invitando gli utenti a farsi promotori in prima persona dei propri messaggi (ad esempio parlandone sui propri blog), sono ad alto rischio di fallimento. Anche in questo caso l’elemento critico è la relazione impresa-utente: gli utenti normalmente sono disposti a mettere in gioco gratuitamente parte della loro credibilità/autorità online solo dopo aver riconosciuto e legittimato l’impresa come interlocutore credibile. Le ragioni per cui molti blog aziendali
sono di fatto “chiusi” sono facilmente comprensibili: aprire un blog in un’impresa è tuttora un’operazione poco difendibile internamente, perché rischia di esporre l’azienda e i suoi prodotti o servizi a eventuali critiche pubbliche degli utenti e soprattutto perché tuttora mancano metriche credibili e condivise per misurare le performance delle iniziative “2.0”. Nei pochi casi in cui il mondo dell’impresa abbraccia pienamente la cultura della rete, il ruolo di siti “social” e blog aziendali è biunivoco: comunicare l’azienda al di fuori dei suoi confini tradizionali e, contemporaneamente, avviare una proficua conversazione (fatta di ascolto e risposte) con gli utenti. La cultura che porta a un comportamento di apertura reale alla conversazione e alle relazioni in rete con gli utenti è, nel mondo dell’impresa, assolutamente innovativa e prevede che la trasparenza, il feedback disintermediato degli utenti e l’implicito messaggio di sicurezza e apertura dato dall’assenza di filtri e limiti all’interazione siano valori superiori all’eventuale rischio di ri-
cevere commenti negativi in pubblico. Una panoramica in rete rivela un numero limitato, sebbene in crescita costante, di siti e blog in cui la conversazione tra utenti e impresa è funzionante e l’apertura al web, da potenziale rischio, si trasforma in valore. È però certo che la nuova identità della rete sta sempre più conquistando, complice un fisiologico ricambio generazionale, spazio e credibilità all’interno dei contesti business più impermeabili all’innovazione.
Rapporti paritetici con gli utenti e scambio di informazioni Il 2008 ha visto il consolidarsi della presenza di Enel nel web 2.0 grazie alla nascita di nuove iniziative e allo sviluppo di precedenti esperienze
In primavera è andato online il canale dell’azienda su YouTube. Un luogo per condividere e promuovere contenuti, e per rendere disponibile alla consultazione l’enorme patrimonio culturale di Enel. Una moltitudine di immagini: dalle videointerviste, ai video-documentari scientifici agli spot. È questo il caso del progetto di comunicazione commerciale Gesti Dimenticati (www.gestidimenticati.it): ogni navigatore potrà proporre una propria idea di gesti dimenticati, attraverso un video personale. Così facendo il navigatore potrà partecipare a un concorso con interessanti premi, alcuni dei quali sono riservati per chi è o diventa cliente di Enel Energia.
Nello stesso tempo è stata ampliata l’esperienza dei blog personalizzati sugli eventi che l’azienda organizza. Con “La Parola Contesa”, gli scienziati e i filosofi che partecipavano alla rassegna sono stati chiamati a dialogare e a interagire con gli stimoli provenienti dagli utenti. Mentre i video delle serate culturali erano consultabili su MySpace. Nel blog dedicato alla sponsorizzazione della Ducati MotoGP, gli appassionati si sono confrontati in sfide virtuali, svelando segreti e prodezze del videogioco esclusivo sul campionato mondiale di motociclismo. Con la nuotatrice Federica Pellegrini è stata sperimentata la piattaforma di microblogging Twitter, nella quale la campionessa olimpica ha raccontato segreti ed emozioni della propria partecipazione ai Giochi di Pechino.
Senza dimenticare Second Life, dove Enel è presente dal 2007, una delle prime imprese italiane ad attraccare nell’isola virtuale. Qui, l’impegno ambientale e tecnologico dell’azienda va a braccetto con l’informazione e l’intrattenimento, in un luogo che rappresenta un modello nel mondo tridimensionale creato dal Linden Lab. Per un gruppo internazionale come Enel, nella cui missione è specificato “l’impegno ad assicurare alle prossime generazioni un mondo migliore”, entrare nell’orbita del Web 2.0 rappresenta anche un grande tema di responsabilità sociale.
Twitter da Marte
di Marina Rossi
Il 10 novembre Mars Phoenix – la sonda spaziale che è atterrata su Marte lo scorso maggio – si è spenta. Il cambio di stagione del Pianeta Rosso non fornisce più sufficiente energia solare per poter ricaricare i pannelli e per rendere nuovamente operativa la sonda che in questi mesi è stata protagonista indiscussa delle cronache dallo spazio. 085
Cinque mesi fondamentali per le dozzine di esperimenti, per l’enorme quantità di informazioni raccolte sul suolo di Marte e ancora, per le oltre 25mila fotografie ad alta risoluzione del Pianeta Rosso che potrebbero condurre a nuove scoperte. Ma Mars Phoenix è stato soprattutto il primo modulo di esplorazione ad avere un riflesso anche nel web sociale, intessendo una vera e propria rete di relazioni con migliaia di persone in tutto il mondo, da Facebook a Twitter. “È molto improbabile che io mi possa risvegliare in primavera, ma se accadrà chiamerò casa”. Con queste parole, scritte su Twitter (www.twitter.com/MarsPhoenix) il 9 novembre, Mars Phoenix ha annunciato l’imminente fine della missione, o meglio, la propria morte. Prima di spegnersi definitivamente, la sonda spaziale ha pubblicato online un messaggio: “01010100 01110010 01101001 01110101 01101101 01110000 01101000 <3”. Una sola parola che, tradotta dalla sequenza binaria, significa “trionfo”, e due simboli che nei messaggi da cellulari rappresentano un cuore capovolto. Un successo della National aeronautics and space administration che varca i confini del campo scientifico, coinvolgendo un movimento globale fatto di persone, oggetti, simboli e relazioni.
Oltre 40mila persone in questi mesi hanno letto gli aggiornamenti su Twitter della sonda, e molti altri sono diventati fan su Facebook. Centinaia di attivi partecipanti alla comunità online hanno realizzato epitaffi – parole e fotomontaggi – dedicati a Phoenix celebrando il simbolo di una rete in grado di dar voce e personalità tanto agli individui quanto agli oggetti che, nel web sociale, possono creare legami emozionali. È proprio la passione, infatti, ad aver accomunato persone che – se escludiamo la conquista della Luna – non si sentivano coinvolte dalle missioni spaziali. E così come è accaduto per la guerra lunare, anche la conquista di Marte è giunta attraverso un nuovo medium: allora fu la televisione, mentre ai giorni nostri il nuovo mezzo di comunicazione è il web sociale, partecipativo, relazionale. Oggi, sui profili dei social network si leggono messaggi di commiato e la speranza che un giorno il modulo torni a parlare, risvegliandosi dopo il lungo inverno marziano. Mars Phoenix non è solo una sonda che ha calcato il suolo di Marte, una notizia presentata da un telegiornale o una foto a colori su un quotidiano. È entrata a far parte dell’immaginario collettivo, dando nuova linfa – vitale e vissuta – al concetto di missione spaziale, e all’idea di oggetto come prolungamento dell’identità umana.
La casa editrice che apre la strada all’avventura della scienza e della vita Luigi Luca Cavalli Sforza
Codice Edizioni s.r.l. via G. Pomba 17 10123 Torino t +39.011.19700579/580 f +39.011.19700582 www.codiceedizioni.it info@codiceedizioni.it
Punti di vista di Alice Spano
EDIZIONI
David Quammen L’evoluzionista riluttante Il ritratto privato di Charles Darwin e la nascita della teoria dell’evoluzione
I lavoratori della conoscenza non accetteranno a lungo e passivamente i limiti dell’attuale meccanismo produttivo, le incertezze occupazionali e professionali generate dalla finanza speculativa e i vincoli alla libertà e alla democrazia. Essi promuoveranno invece una nuova cultura, nuove iniziative democratiche e un’economia produttiva fondata sulla collaborazione e la comunicazione.
pp. 242, euro 22,00
Enrico Grazzini
V. Girotto, T. Pievani, G. Vallortigara Nati per credere Perché il nostro cervello sembra predisposto a fraintendere la teoria di Darwin pp. 216, euro 19,00
Enrico Grazzini L’economia della conoscenza oltre il capitalismo Crisi dei ceti medi e rivoluzione lunga Prefazione di Luca Mercalli pp. 314, euro 15,00
Charles Darwin era un uomo complicato, coraggioso ma timido, ispirato ma travagliato, con una mente brillante, un cuore tenero e uno stomaco che si agitava come un miscelatore di vernici. Se fosse stato più unitario e trasparente, non sarebbe stato altrettanto interessante. David Quammen
La religione, più che un adattamento diretto, potrebbe essere uno stupefacente effetto secondario. Girotto, Pievani, Vallortigara
Devra Davis La storia segreta della guerra al cancro Prefazione di Lucio Luzzatto pp. 448, euro 35,00
Lewis Wolpert Sei cose impossibili prima di colazione Le origini evolutive delle credenze
G. Walker, Sir D. King Una questione scottante Cosa possiamo fare contro il riscaldamento globale
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Prefazione di Luca Mercalli pp. 264, euro 25,00
Non è tempo di farsi prendere dal panico, né di nascondere la testa nella sabbia. È tempo di agire. Gabrielle Walker e Sir David King
Non siamo alla fine, bensì all’inizio di una fisica del tutto nuova. E qualsiasi cosa troveremo, ci saranno sempre altri orizzonti da esplorare. Michio Kaku
Michio Kaku Fisica dell’impossibile Un’esplorazione scientifica nel mondo dei phaser, dei campi di forza, del teletrasporto e dei viaggi nel tempo pp. 342, euro 26,00
Melanie Walsh 10 cose che posso fare per aiutare il mio pianeta Editoriale Scienza, 2008 32 pp. 14,90 euro
È tanto più difficile intervenire sulle cattive abitudini quanto più esse sono radicate nella nostra quotidianità distratta: varrebbe la pena cominciare presto, e le cattive abitudini non prenderle mai. Ben venga, quindi, 10 cose che posso fare per aiutare il mio pianeta. Un libro bello e divertente, capace di rivolgersi direttamente ai bambini e di renderli partecipi nel decidere le sorti del mondo che abiteranno. Perché, nella lotta per la salvaguardia dell’ambiente, “responsabilità” è la parola chiave: ed essere responsabili significa acquisire una consapevolezza del proprio ruolo per poter agire con tutto il rispetto che il nostro pianeta si merita. Pagine sagomate e coloratissime, un sistema di finestrelle che stimola la curiosità, un tono complice e un linguaggio chiaro sono gli ingredienti che fanno di questo libro una lettura che ogni genitore coscienzioso e attento dovrebbe proporre al proprio bambino. Il sistema è semplice eppure sorprendentemente efficace: dieci consigli pratici da applicare nella vita di tutti i giorni, accompagnati da un’illustrazione e da una spiegazione: “Io cerco... di chiudere il rubinetto quando mi lavo i denti (Ogni volta che fai così risparmi 30 brocche d’acqua)”. Spegnere la luce quando si esce da una stanza può diventare qualcosa di diverso da evitare che mamma si arrabbi perché i costi della bolletta salgono, e per i nostri piccoli sarà forse più stimolante – e altrettanto corretto – sapere che, con quella dose di attenzione in più, si stanno occupando di una causa molto importante, che riguarda loro più di chiunque altro: il futuro.
Sarebbe sufficiente questo: un libro tenero e intelligente che ricordi a noi e ai nostri figli quelle “buone pratiche” che, con un po’ di buon senso, non esitiamo a riconoscere come necessarie, ma che, per abitudine o per mancanza di tempo, talvolta tralasciamo di seguire. Ma Melanie Walsh non si accontenta e va ancora oltre: tra i dieci consigli, accanto alla raccolta differenziata e al risparmio energetico, si trovano anche soluzioni meno ovvie e più creative, che confermano questo libro come un piccolo capolavoro. Perché, ad esempio, limitarsi a separare il cartone per il riciclaggio, quando con delle semplici scatole e l’aiuto di mamma e papà si possono costruire dei giocattoli davvero originali? E avete mai riflettuto sul fatto che anche dare da mangiare agli uccellini è un modo per prendersi cura dell’ambiente? 10 cose che posso fare per aiutare il mio pianeta è una guida da leggere e rileggere a casa per imparare con i nostri bambini – e dai nostri bambini – che è a partire dal quotidiano che possiamo costruire un mondo sostenibile. Ma è anche un punto di partenza per giocare a inventare altre cento cose che tutti, ogni giorno, possiamo fare per aiutare il nostro pianeta.
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Oxygen versus CO2
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Oxygen versus CO2 di Claudia Gandolfi
Recycled plastic is fantastic
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Cultura/Corbis
Per produrre un chilo di plastica – materiale sintetico che, messo sul mercato all’inizio del Novecento, impiegò pochi decenni a imporsi come simbolo di modernità – sono necessari circa due chili di quella materia ormai preziosissima che è il petrolio. La plastica è un materiale molto usato per la produzione delle cose che acquistiamo e, pertanto, costituisce buona parte dei nostri rifiuti, ma delle due grandi famiglie di plastica, le termoplastiche e le termoindurenti, solo le prime possono essere rimodellate e riciclate. Oggi lo sviluppo di una normativa internazionale più severa e l’aumento del prezzo delle materie prime fanno intravedere le concrete opportunità di un’economia legata ai ma-teriali riciclati. In Italia, benché permangano ancora forti limitazioni di carattere tecnologico ed economico, circa un quarto dei rifiuti di imballaggi plastici viene riciclato (con emissioni di gas serra pari a solo il 20% di quelle derivanti dalla produzione di materiale vergine), un terzo viene avviato a termovalorizzazione e il rimanente viene smaltito in discarica. La Commissione europea, perseguendo i principi dell’ecodesign, ha introdotto norme a favore della progettazione di prodotti a ridotto impatto ambientale. L’Italia si è inserita in questa tendenza con il decreto ministeriale 203/2003, che incentiva lo sviluppo di un mercato di manufatti di materiali riciclati prescrivendo agli enti pubblici e alle so-
cietà a prevalente capitale pubblico di coprire almeno il 30% del proprio fabbisogno annuo di beni con prodotti ottenuti da materiali riciclati. L’Osservatorio nazionale sui rifiuti ha il compito di costituire il Repertorio nazionale dei materiali e dei manufatti in materiale riciclato, a disposizione delle pubbliche amministrazioni e dei cittadini. Alcuni dei maggiori paesi industrializzati, tra cui oltre a Stati Uniti, Giappone, Cina, Brasile, Corea del Sud c’è anche l’Italia, hanno recentemente lanciato la campagna “3R – Reduce, Reuse, Recycle”, la prima iniziativa globale finalizzata a realizzare una convergenza tra crescita economica e protezione dell’ambiente. Proprio la Cina, che dal 2000 al 2008 ha più che duplicato le sue emissioni di CO2 (12 miliardi di tonnellate) superando di gran lunga anche gli Stati Uniti (8 miliardi di tonnellate), si sta seriamente attivando per affrontare questo problema, ispirandosi ai principi della riduzione dello sfruttamento delle risorse naturali, del riuso e del riciclo di tutti i materiali coinvolti nel processo produttivo. Ma anche il singolo cittadino può fare qualcosa per ridurre l’impatto dei propri consumi sull’ambiente, evitando in molte occasioni di acquistare, buttare, sprecare. Pensiamo alla plastica: ciascuno di noi può trasportare la spesa con sacchetti di tela anziché quelli usa e getta di plastica. Quasi tutti potrebbero evitare anche di bere acqua confeziona-
ta in bottiglie di plastica: l’acqua dell’acquedotto è statisticamente più controllata e, con tre o quattro bottiglie di vetro da riempire infinite volte al rubinetto, si risolve il problema delle pesanti confezioni da portare a casa. Infine, chi ha la fortuna di vivere vicino a un supermercato abbastanza attento ai problemi dell’ecologia e del risparmio può riempire i flaconi di detersivo, o persino fare la scorta di alimenti di base come zucchero o riso “a peso”, servendosi direttamente da appositi dispenser, riutilizzando lo stesso contenitore spesa dopo spesa. In sostanza, è spesso il packaging degli oggetti che acquistiamo a costituire uno dei problemi maggiori in fatto di smaltimento dei rifiuti. Se anche soltanto un decimo dei prodotti acquistati fosse “sfuso”, si eliminerebbero ogni anno più di 25 chili di rifiuti casalinghi per famiglia.
Ecodieta Tutti i giorni diamo per scontate una serie di attività – spostarci, acquistare, mangiare, buttare via – senza pensare alle emissioni di CO2 che esse producono, in modo diretto o indiretto. Per questo Enel lancia la Ecodieta, un percorso online dove chiunque può calcolare le emissioni di anidride carbonica della sua giornata tipo, trovare consigli sulla riduzione delle azioni “costose”, fissare un obiettivo e misurarlo. Un suggerimento? Anche i cibi e le modalità di cottura possono incidere sulla nostra impronta ecologica. Lasciar raffreddare un chilo di zuppa fuori dal frigorifero, può far risparmiare 6 chili di CO2 in un anno.
Nel secolo scorso molte innovazioni, dagli antibiotici a internet, hanno permesso di migliorare sensibilmente la qualità della vita delle persone. La grande, appassionante sfida del nostro secolo, intrinsecamente legata al miglioramento delle condizioni di vita dei paesi in via di sviluppo, è quella di saper immaginare un modello economico più funzionale, che tenga conto della limitatezza delle risorse e degli effetti nocivi su tutti gli ecosistemi terrestri, che favorisca il benessere degli individui, senza compromettere il futuro del pianeta. Link correlati www.osservatorionazionalerifiuti.it www.matrec.it
Per ulteriori informazioni www.ecodieta.it
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I luoghi della scienza
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I luoghi della scienza di Davide Coero Borga
Scienza evergreen
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Immaginate una foresta. E in mezzo al verde lussureggiante una radura. E sotto quella natura quieta un edificio. Una cattedrale sopra la quale le mani di un Titano abbiano adagiato un ettaro di quella foresta, di quella radura. Realizzare questo sogno ha richiesto quasi 10 anni di lavoro e 500 milioni di dollari, ma oggi finalmente il sogno apre le sue porte al grande pubblico. La nuova sede della California Academy of Sciences è quello che si dice un capolavoro di architettura sostenibile. Perfettamente inserita nel contesto naturale del Golden Gate Park, San Francisco, ospita centinaia di exhibit innovativi e migliaia di specie animali e vegetali. Il progetto, firmato dall’architetto italiano Renzo Piano, intende fare dell’ambiente parco una parte visibile dell’edificio. Le sette colline ondulate che bucano il soffitto dell’Accademia, omaggio alla sinuosa topografia di San Francisco, svelano il limite incerto che c’è tra la costruzione e il parco stesso. “Ho cercato di raccogliere il nucleo emotivo del parco” ha dichiarato Piano. “È come se una striscia del parco fosse stata sollevata da terra e ci avessimo messo sotto un edificio. Grazie alle enormi vetrate, i visitatori saranno costantemente immersi nella natura che li circonda”.
Oggi l’Accademia delle Scienze californiana è insieme un istituto di ricerca e uno fra i dieci maggiori musei di storia naturale al mondo, fra i più antichi degli Stati Uniti. È sì una singola struttura, ma anche una finestra su saperi diversi fra loro. Basti pensare che al suo interno sono raccolti una dozzina di edifici. Un acquario, un planetario, un museo, una piccola foresta pluviale, un teatro, una biblioteca, un centro naturalistico, un giardino. Senza dimenticare che prima di tutto è un gigantesco laboratorio di ricerca e un archivio scientifico di oltre 20 milioni di specie. A poche settimane dalla sua apertura si è già guadagnato la nomea di museo più “verde” al mondo e, di fatto, è il più grande edificio cui sia mai stata riconosciuta la leadership in consumo energetico e design eco-friendly (Leadership in energy and environmental design Leed). L’intero complesso riflette una chiara vocazione all’efficienza energetica, alla riduzione dell’impronta ecologica e alla preservazione del mondo naturale. Una filosofia che si esprime nelle singole scelte degli elementi costruttivi: postazioni di ricarica per veicoli elettrici, riscaldamento a pavimento, pannelli fotovoltaici sulla terrazza o anche una semplice rastrelliera per le biciclette. Il programma Leed ha tenuto conto di cinque parametri: la sostenibilità e lo sviluppo della struttura, la salvaguardia delle risorse idriche, l’efficienza energetica, la selezione dei materiali e le caratteristiche ambientali di arredi e interni.
I risultati? Il 90% dei materiali ottenuti dalla demolizione dei vecchi edifici è stato riutilizzato. Le 32mila tonnellate di sabbia asportate durante gli scavi delle fondamenta sono state convogliate in progetti di ripristino delle colline di San Francisco. Il 95% dell’acciaio impiegato nella costruzione è stato acquistato dalle filiere del riciclo. Il 50% del legname vanta il marchio di foreste certificate. Il vetro delle pareti esterne ha un basso contenuto di ferro che lo priva della sua caratteristica colorazione verdastra e gli regala un’eccezionale limpidezza. Il 90% degli uffici godrà di luce e ventilazione naturali. 60mila pannelli fotovoltaici produrranno in un anno 231mila chilowattora, con un risparmio del 10% in elettricità. Nel complesso il consumo energetico dell’Accademia risulta del 30% inferiore alle richieste federali. Una curiosità: il 68% dei materiali isolanti è costituito da una spessa fibra di cotone ricavata da vecchi blue jeans e decisamente più calda della classica fibra di vetro. Comodi da indossare e per di più ecologici.
San Francisco, California. California Academy of Sciences, di Renzo Piano: una “Ferrari a zero consumi e zero emissioni”, come lui stesso lo definisce con ironia: un gioiello di alta tecnologia a elevato gradiente poetico. © Tom Fox, SWA Group
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Traveller
Traveller di Michelle Nebiolo
Non solo per veri finlandesi
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Sul sito dell’Università di Jyväskylä, città situata a circa 270 chilometri da Helsinki e nota per la sua tradizione accademica, è disponibile una simpatica guida per chi volesse “diventare finlandese”: un vocabolario dei termini tipici del paese, spesso privi di una traduzione in altre lingue perché, di fatto, esprimono concetti che altrove non esistono. Uno di questi termini è jokamiehenoikeus: il diritto di ciascuno di muoversi liberamente nelle foreste, tra i campi e sulle acque dei laghi. In Finlandia tutti sono liberi anche di cogliere bacche e funghi, persino su terreni di proprietà privata, e di pescare ovunque (anche se solo con la lenza). I divieti riguardano solo aree militari,
giardini e orti privati, e il taglio di alberi per accendersi un falò. In realtà, con nomi diversi ma similmente difficili da pronunciare, lo jokamiehenoikeus esiste anche in altri paesi del Nord Europa e del mondo. In Norvegia – meta turistica notoriamente cara, dove alcol, tabacco e benzina sono tassati pesantemente, ci sono biglietti d’ingresso per ogni tipo di divertimento e persino i servizi pubblici hanno un costo (dal parcheggio ai musei, non troverete quasi nulla di gratuito) – l’allemannsretten è sancito per legge dal 1957. Definiti chiaramente quali sono i territori off limits, tutto il resto è liberamente accessibile. Se sui campi coltivati si può camminare
solo quando sono gelati e coperti dalla neve, è possibile andare in canoa, kayak e barca (a remi o a vela) su ogni fiume, lago o in mare. Con un po’ di coraggio, si può persino nuotare. In Inghilterra e in Galles il governo ha riconosciuto ufficialmente il right to roam (o jus spatiendi) con il Countryside and rights of way act del 2000. Nei cinque anni successivi la legge è stata implementata gradualmente nei due stati, a mano a mano che si producevano le mappe delle regioni accessibili, senza arrivare a coprire, tuttavia, l’intero territorio. Nel Regno Unito, infatti, la questione del “diritto di accesso comune alla natura” (come viene chiamato in italiano in alcune traduzioni) è
più controversa rispetto ai paesi scandinavi. Da una parte, infatti, ci sono organizzazioni quali la Ramblers’ association, fondata nel 1931, che oggi conta 139mila membri e ha tra i suoi obiettivi l’ampliamento dei diritti di “accesso responsabile” alla campagna inglese e il sostegno delle passeggiate come attività salutare, divertente ed economica. Dall’altra parte, però, c’è una forte cultura della proprietà privata, che affonda le radici nel feudalesimo (sconosciuto a Finlandia, Norvegia, Islanda e Svezia). In Irlanda la freedom to roam, non ancora trasformata in legge e quindi in right, è limitata ai parchi nazionali. Secondo l’organizzazione Keep Ireland open, inoltre, i
sentieri e i percorsi lineari lungo i quali, senza potersene discostare, è possibile attraversare le aree coltivate sono molto limitati rispetto, ad esempio, ai 200mila chilometri mappati in Francia. Gli obiettivi di Keep Ireland open, dunque, sono quello di trasformare in aree “aperte a tutti” le regioni remote attualmente destinate soprattutto a pascolo, pari a circa il 7% del territorio irlandese, e quello di creare sentieri ben segnalati grazie ai quali chiunque possa raggiungere facilmente le zone libere, senza trovarsi davanti a recinzioni di filo spinato e senza danneggiare le coltivazioni. Una delle più frequenti critiche all’everyman’s right (ennesimo tentativo di tradu-
zione di jokamiehenoikeus), infatti, mette le mani avanti rispetto ai danni che i passanti possono causare sia alla proprietà privata sia all’ecosistema delle zone incontaminate. Nel dibattito giocano un ruolo fondamentale la tradizione e il costume: ci sono paesi dove vince la cultura della proprietà privata, altri dove non si può rinunciare alla possibilità di fruire della natura, vista come bene comune da rispettare ma anche da godere.
oxygen
Future tech
05 – 10.2008
Future tech di Giorgio Gianotto
Android
094
Il web cambierà il mondo. Non è una novità. Inaugurerà un nuovo tipo di economia. Anche questa non è una novità . La freeconomics, l'economia del gratuito: «Non una scelta ma una necessità a partire dal momento in cui l'esborso primario di un'azienda diventa qualcosa che abbia a che fare con il silicio». Questa è una novità. Soprattutto se a sostenerlo è Chris Anderson, direttore di “Wired” e padre della teoria della coda lunga, che nel suo ultimo libro Free (non ancora uscito ma anticipato da un lungo articolo pubblicato proprio su “Wired”) disegna lo scenario possibile e non utopistico di un'economia che vira verso il gratuito.
Android, il sistema operativo per telefoni cellulari di Google appena rilasciato, è gratuito. La piattaforma deriva da Linux, con una serie di librerie dedicate come il database SQLite o SGL e OpenGL, un "application framework", la Dalvik virtual machine (una Java Virtual Machine modificata) come ambiente di runtime e una serie di applicazioni preinstallate – browser, rubrica, calendario e tutti i servizi di Google, ovviamente. Poco chiaro? Sì, ma chi ha provato l'unico telefonino che per ora lo adotta, il T-Mobile G1 (179 dollari con un contratto di due anni) è rimasto impressionato dalle possibilità di navigazione e accesso ai servizi rete. Android, inoltre, è accompagnato – conformemente al modello lanciato da Apple con l'iPhone, da uno store, l'Android Market, dal quale è possibile scaricare applicazioni per le più varie necessità. Anch'esse gratuite. La stessa genesi di Android è di per sé anomala: anziché da un lavoro di una equipe chiusa, Android nasce da un concorso (naturalmente indetto da Google), l'Android Developer Challenge: 10 milioni di dollari (quasi 7 milioni di euro) per chi avesse realizzato le più utili e accattivati applicazioni per la nuova piattaforma. Un prodotto non imposto ma realizzato dai suoi stessi utenti finali, in qualche modo. Un approccio completamente nuovo e diverso, in un mercato saturo come quello della telefonia, dove l'entrata di un nuovo player viene quindi sempre analizzata con attenzione: tanto più se questo si chiama Google, la Big G di Sergey Brin e Larry Page, i moderni ragazzi prodigio, e soprattutto se diversamente dagli altri contendenti si tratta di un software gratuito e aperto alle modifiche da parte degli utenti.
Questa è la vera innovazione: non lo è certo il terminale, l'hardware, l'oggetto fisico che ci consente di utilizzare Android – il Gphone, come è stato battezzato ancor prima del suo lancio, si sviluppa in orizzontale, con una tastiera estesa a slide e schermo ampio, con un vago sapore retrò. Insomma: è bruttino, ma altri produttori si stanno facendo avanti, in primis il colosso Motorola, perché il cuore del progetto non è l'hardware, che arriverà: è il software. Android propone un modello di business distante anni luce da quello, per esempio, di Apple e del suo iPhone. Cosa sta succedendo, dunque? L’obiettivo di Google non è colpire col design, ma far usare internet al maggior numero di persone possibile. Rich Miner, manager di spicco della divisione Mobile di Google, è stato molto preciso: Google intende rendere Android “il” sistema operativo, così come Google è “il” motore di ricerca. Entrambi gratuiti. Perché? La risposta è semplice, in fondo: ci sono più di 3 miliardi di cellulari in funzione, e ogni anno il ricambio supera la soglia del miliardo, contro i 200 milioni di computer. Sono di fatto l'unico vero dispositivo tecnologico universale esistente, con il quale ormai più che telefonare si accede alla rete e ai suoi servizi. La piattaforma ideale per Google, che ha il controllo di circa il 70% del mercato pubblicitario in rete. E torniamo ad Anderson: nella nuova economia della rete, gratis può essere sinonimo di business.
095
English version
A VOLTE L’UNICO MODO PER CONSERVARE È INNOVARE.
Contributors
possibile solo continuando ad investire in innovazione e tecnologia. Un continuo lavoro per aumentare l’efficienza e incentivare il risparmio energetico. Per migliorare il rendimento delle energie rinnovabili, come ad esempio il solare nella innovativa centrale Archimede. Per sviluppare nuovi impieghi per l’idrogeno, nella prima centrale a idrogeno d’Europa, a Fusina. Per avviare i primi impianti eolici off shore in Italia e sviluppare le “smart grids”, reti di distribuzione di energia del futuro. E ovviamente per continuare a ridurre le emissioni di CO2. Stiamo innovando per cambiare tutto, tranne l’ambiente. www.enel.it/ambiente
L A V E R A R I V O L U Z I O N E È N O N C A M B I A R E I L M O N D O.
Helga Nowotny
Journalist and writer, he has
Professor emeritus of social studies
Clay Shirky Adjunct professor in New York’s
focused for years on various
of science at the Swiss federal insti-
University’s graduate interactive telecommunications program, he
Zhores Alferov
types of waste and inefficiencies,
tute of technology in Zurich (Eth)
Nobel laureate in physics and sci-
denouncing the facts and mishaps
and vice-chairman of the European
runs a consulting practice focused
entific director of the Centre for
of the public sector.
research council, she was prizewin-
on the rise of decentralized tech-
the physics of nanoheterostruc-
His blog is www.antoniogaldo.it,
ner of the Arthur Burkhardt Preis
nologies such as peer-to-peer,
tures at the Ioffe institute in Saint
while www.nonsprecate.it offers
für Wissenschaftsförderung 2002
web services and wireless networks
Petersburg, he has earned a num-
further information on the “non-
and was awarded the Bernal prize
that provide alternatives to the
ber of awards for his outstanding
waste philosophy” that is the cen-
by the Society for social studies of
wired client/server infrastructure
contribution in the area of semi-
ter of his latest book, Non sprecare
science in 2003. Her next book, co-
that characterizes the web. Current
conductor heterostructures.
(Einaudi, 2008).
authored with Giuseppe Testa, will
clients of his include Nokia, Gbn,
be published in January 2009 by
the Library of Congress, the High-
ence and education of the Duma
Member of the Committee of sci-
Jeffrey Inaba
Edition Unseld, under the title Die
lands Forum, the Markle Founda-
since 1995, he works tirelessly for
Founder of the Los Angeles Inaba
gläsernen Gene. Gesellschaftliche
tion, and the Bbc.
the promotion of science, empha-
studio, which operates across
Optionen im molekularen Zeitalter.
sizes the importance of fundamen-
architecture, art and urban design
tal science for progress, and main-
with a special focus on research
Filippo Preziosi
tains that science is the main
and social issues, he is also director
Technical manager of Ducati Corse
engine driving the advancement of
of C-Lab, the architecture and
since 1999, he designed and devel-
civilization.
communication research group of
oped the 999 bike and engine for
Columbia University and program
the World Superbike championship
Marco Cattaneo
director of the Southern California
and the Desmosedici, which won
A physics graduate, he is a scientif-
institute for future initiatives. From
Ducati the world MotoGP title after
ic journalist and the editor in chief
1997 to 2003, he co-directed with
33 years from the last Italian win-
of the monthly magazines “Le
Rem Koolhaas the Project on the
ner. He has been director general
Scienze” (Italian edition of “Scien-
City at Harvard University’s Gradu-
of Ducati Corse and, in 2008, he was awarded the international
tific American”) and “Mente &
ate school of design. He recently
Cervello”. He is also the author of
had a show at the New Museum in
“Intelligenza Coraggiosa - Corag-
Heisenberg e la rivoluzione quan-
New York and has exhibitions and
gio Intelligente” prize by Fon-
tistica (Le Scienze, 2000), as well as
projects to his name throughout
dazione club mille miglia “Franco
the co-author, with Jasmina Trifoni,
the world, with recent work cur-
Mazzotti”.
of three volumes about Unesco’s
rently on display in Miami, Dubai
world heritage sites (I tesori del-
and New York. He is due to take
l’arte, 2002; I santuari della natura,
part in exhibitions at the Walker
2003; Antiche civiltà, 2004), and of
Art Center of Minneapolis and the
Le città del mondo and I tesori del-
Fondazione Sandretto Re Rebau-
l’umanità (2005), all published by
dengo in Turin.
White Star.
INVESTIAMO E CONTINUEREMO AD INVESTIRE IN RICERCA E SVILUPPO DELLE RINNOVABILI. Produrre energia in modo compatibile con l’ambiente è
Antonio Galdo
097
oxygen
098
English version
05 – 10.2008
Antonio Sofi
Andrea Toso
With a Ph.D. in communication
Known online as Axell, he is inter-
sociology, he is a political consult-
ested mainly in social media and
Publisher’s note
discoveries of the present, and
Editorial
With its scale and geographical
offer possible solutions to prob-
nologies, like geothermal, and
diversification, Enel today is a
growing strongly in others, like
Vittorio Bo,
lems that society must face, such
Fulvio Conti, CEO of Enel
multinational that can count on a
wind and solar energy. We are also planning on opening a
ant and an expert in new media. He
new technologies. He oscillates
president of Codice Edizioni
as those associated with environ-
The world needs more and more
worldwide
teaches at Università di Firenze and
between web designing and teach-
The public debate over the increas-
mentally-friendly economic devel-
energy: especially in developing
renewable sources business. In
minority share of the capital of this
since 2003 has edited Webgol.it,
ing. In fact, he is in charge of web
ing difficulties that the western
opment. In this issue, we have used
economies the demand is increas-
terms of avoided CO2, our renew-
new reality to those who will want
which was awarded as best journal-
and social media projects for the
economic model is now facing has
this interpretation, which includes
ing to reduce the divide compared
able sources generation park is
to invest with us on the future of
istic blog in 2007. In the same year,
communication agency Wedoo,
focused its attention on a crucial
the phenomenon of the “social
to
“worth” 50 million4 tons a year.
plentiful, cost-competitive and
he founded Spindoc.it, an online
and teaches informatics and new
point which is perhaps the very
network,” to show how science
According to estimates by the
On top of this technology and
environment-respecting energy.
magazine about political communi-
media at Università degli Studi di
crux of the problem: the lack of a
can be represented through differ-
International energy agency1 (Iea),
know-how patrimony, Enel adds
cation. He writes about digital cul-
Torino, within the communication
lucid analysis of the path that
ent languages. For example, art,
by 2030 the world’s primary ener-
its effort in research and techno-
tures, politics and new media for
sciences program.
industrialized countries have fol-
with the splendid x-ray images by
gy demand will increase 45%. Fos-
logical innovation. The strategic
lowed over the past fifty years. This
Nick Vasey, or sport, with a foray to
sil fuels will continue to have a pri-
Environment and Innovation proj-
& Salsa and others.
Nick Veasey
analysis could lead to a plan for
one of Italy’s most glorious and his-
mary role, meeting 80% of the
ect sees Enel involved in the front-
This Londoner’s works have been
overcoming this crisis, a plan that
torical motorcycle producers. The
needs, but renewable sources will
lines of CO2 capture and seques-
Enrico Sola
exhibited in galleries around the
could be shared by society as a
exponential diffusion of culture
register an extraordinary increase.
tration; in production from hydro-
Born in Turin 34 years ago, he has
whole world (in 2008 he went
whole. Today, our world is, in fact,
and opinions has made it possible
Energy produced from wind,
gen; in innovative and thermody-
worked in the field of innovation
from the David Gallery in Culver
characterized by social and eco-
to carry out realistic – rather than
water and solar power can count
namic solar technologies; in elec-
for corporate communication for
City, in California, to Millenia fine
nomic fragmentation and it seems
ideological – investigations, and
on widespread availability, free
tric-vehicle mobility; in distributed generation and “smart grids”,
DNews, EPolis, Apogeonline, Chip
the
industrialized
world.
leadership
in
the
12, focusing mainly on the web
art in New York and Orlando) but
unable to find a crucial element of
this is reflected in the important
from the risks of geopolitics, and is
and its frontier aspects. He is one of
have also been chosen for the
unity and cohesion. To this end, the
contribution on sustainability writ-
rich in innovative potential: it is
made possible today by electronic
the founders of SmartLab, Csp and
packaging of products such as the
new media can offer an important
ten by Zhores Alferov, the 2000
often still the result of young tech-
meters which, like the 30 millions
Università di Torino’s laboratory
Adobe Creative Suite 1. Second
contribution: they not only can
Nobel prize winner in Physics and a
nologies, that allow for wide
in Italy, we are installing abroad as
headed by Derrick De Kerckhove
place winner of the 2008 PX3 – Prix
design a new economic system,
world authority on solar energy
improvement margins. In a fossil
well. For every one of these
for research about contents and
de la photographie Paris in the
they can also develop a different
research. There are two new
fuel price constant growth sce-
research branches, we have set up
media in digital environments.
“Nature pro” category, and Ipa
cognitive and productive attitude,
columns, Connect the dots and
nario, and in the presence of
plants and pilot projects with the
Co-author of Dal Web 2.0 ai media
Lucie International photographer
creating and supporting strong
Passepartout, adding two more in-
increasingly strict rules that limit
goal of taking real steps forward
sociali: tracce e percorsi della parte-
of the year nominee for 2008, he is
social bonding between producers
depth views to the broad and
greenhouse gas emissions, tech-
towards industrial scale zero-emis-
cipazione in rete, he’s been writing
famous on international level for
and consumers. An example of the
inquisitive outlook that has charac-
nological
sion energy production, efficiency
the blog Suzukimaruti since 2003
his use of x-ray techniques for art.
(www.suzukimaruti.it).
progress
is
making
extent to which this cycle has
terized “Oxygen” right since its
renewable sources more and more
become an integral part of the
very first issue. Thus, as the first
competitive.
market is the process which helped
year of our magazine comes to a
For years now, renewable sources
With these credentials we want to
lead to the birth of Android, the
close we prepare to begin another
have represented one of the pillars
grow even more, and consolidate our leadership in energy produc-
and energy saving.
mobile phone software supported
one, which will be sure to offer
upon which Enel’s strategy, in Italy
by Google. It is a concrete and tan-
more new elements.
and in the other 212 countries in
tion from the sun, wind, water and
gible result of online collaboration
Individually, or as a team effort, we
the world where we produce ener-
heat of the Earth.
and the modern method of infor-
are constructing a different para-
gy, is based. They are a necessary
In order to better focus on these
mation sharing. Dialog, ongoing
digm, which is still going through a
element in the range of options
activities in the field, we have
comparison, curiosity, transparent
phase of adjustment. We continue
we have today to ensure over 52
decided to start a new division
mediation and communication:
to believe that science and its cog-
million clients energy in quantity,
entirely dedicated to renewable
these are the elements which,
nitive method are indispensable
at a good price and respectful of
sources, Enel Green Power. The
today, are changing many habits,
elements of this process.
the environment.
new company will start off with a
positively influencing decision-
Translation by Gail McDowell
Let me briefly present some fig-
dowry of about 4.300 MW of
making processes (of individuals
ures: including our great hydro-
installed capacity in Europe and an
and groups) and, above all, pro-
electric plants and shareholding in
important investment program in
moting a new culture, a new econ-
Endesa, Enel today has about 30
the American continent, which will
omy and new initiatives that are
thousand
renewable
substantially increase the installed
truly democratic. These productive
power installed; last year we pro-
capacity in the next few years opti-
dynamics are able to combine the
duced 67,13 TWh from this source,
mizing the technology-country
knowledge of the past with the
about one fourth of our total pro-
mix, improving as much as possi-
duction.
ble our leadership in some tech-
MW
of
Notes 1 Iea WEO 2008. 2 The figure includes El Salvador, where we operate with La Geo, which is not consolidated in Enel’s balance sheet. 3 Data processed by Enel – pro forma 2007 data with Endesa consolidated 67,05%, OGK-5 100%. Data are net of asset sales to E.On. 4 Data processed by Enel – based on the 2007 pro forma renewable production, as indicated in note 3.
099
oxygen
Passepartout Renewable energies
100
English version
05 – 10.2008
lowing decade GaAs solar cells
in the 1990-2006 period, taking
percentage, about 5% comes from
decades. Therefore, today we find
scientists replied it would take
years, without releasing any con-
guard 1 (both launched in 1958)
production from 0,001 to 2,9 TWh.
geothermal, solar and wind plants.
ourselves in front of a series of
another 20 years.
taminants in our ecosystem: it is, of
were powered by solar cells, which,
took over as the type most com-
— Germany is the biggest biogas
Wind energy has grown the most in
problems regarding energy: how
Seven years later, at a similar con-
course, the Sun. It is only a medium
however, yielded only a small
monly used for photovoltaic arrays
— Between 1990 and 2006 Turkey
producer in the European Union
terms of installed capacity: wind
can we produce enough to satisfy
ference, journalists asked again the
star, in terms of size and power, but
increase in efficiency compared to
in satellite applications.
doubled its production of electricity
(with 6,16 TWh of electricity gener-
farms have increased almost 50% a
growing demand? How will we
same question, and the answer was
it is our star, and it is available to
their precursors.
Another technology that was
from renewable sources, going
ated in 2006) and can count on the
year in the 1990-2006 period. The
replace resources such as oil, gas
again “20 years”. When the jour-
everyone on the planet. This is why
Increasing the efficiency of solar
developed for higher efficiency was
from 23,2 to 44,5 TWh – equivalent
greatest wind farm capacity in-
country also has 866 thousand
and coal (and even uranium 235,
nalists complained that it was the
in the long term solar power should
cells has always been the main goal
that of multijunction solar cells.
to the total consumption of North-
stalled: its plants represent 32,3%
square meters of solar panels in-
necessary for thermal nuclear ener-
same lapse of time that had been
represent one of the main direc-
for researchers in the field. Con-
The fact is that each type of semi-
ern Italy. However, having almost
of the Oecd countries’ capacity
stalled, almost enough to cover Vat-
gy) when – at some point in the
estimated years before, the scien-
tions for the development of ener-
centration has allowed scientists to
conductor has a characteristic
multiplied by three the total energy
(Spain, the United States and Den-
ican City twice.
next decades or centuries – they
tists’ only defense was “You see,
gy sources.
estimate that we might achieve
band gap energy which, loosely
production (form 57,5 to 176,3
mark rank second, third and
Source: Renewables Information
will become scarce and finally dis-
we haven’t changed our minds”. If
about 25-27% efficiency in the
speaking, causes it to absorb light
TWh), the country has actually re-
fourth). On top of this, in the pho-
2008, International energy agency
appear? How can we reduce
you asked the same question to
From 1 to 35%
next decade or so, but that appears
most efficiently at a certain color,
(Iea)
or more precisely, to absorb elec-
duced the percentage coming from
tovoltaic solar sector, it registers the
greenhouse gas emissions, which
researchers working in the field of
The photovoltaic phenomenon
to be the limit that can be reached
renewables from 40,4% to 25,3%.
strongest growth in the European
have played an important part in
nuclear energy today, their answer
allows us to directly convert sun-
with such technology. In 1970, my
tromagnetic radiation over a por-
— Canada is the biggest hydroelec-
Union, which is itself the area that
the phenomena of climatic chan-
would probably be “50 years”.
light into electricity. It was discov-
team and I were fortunate enough
tion of the spectrum. Therefore, by
ges and global warming?
They have changed their mind.
ered by Alexandre-Edmond Bec-
to discover heterostructure solar
utilizing junctions with different
These issues have been the subject
But, after all, no one could ever
querel (father of the 1903 Nobel
cells, which immediately increased
band gaps, different portions of
tricity producer in the world (355,4
contributed more than any other to
TWh in 2006, almost as much as
the increasing popularity of this
Something new under the sun
of discussion amongst different
think that developing a new source
prize Henri Becquerel, who discov-
the margin for improvement: by
the solar spectrum may be convert-
groups of scientists for a long time;
of energy would require only a
ered radioactivity) in 1839. In
carefully designing a certain combi-
ed at the same time; obviously the
by Zhores Alferov
now, however, they have become
small investment, or a short
1877, two British scientists, W.G.
nation of different materials, it was
semiconductors are carefully cho-
1990 to 2006 in the world).
The 2000 physics Nobel prize
tangible to the whole world, and
amount of time. It is a complex and
Adams and R.E. Day, observed the
possible to absorb more sunlight
sen to absorb nearly the entire solar
— The United States produce
— France is the biggest producer of
tells us how scientists changed
must be confronted in the only
expensive project and – although
photovoltaic effect in a particular
and to convert it into photovolt-
spectrum, thus generating electrici-
36,1% of their energy from solid
tidal energy in the world, with
their minds about nuclear
possible way: by developing new
public awareness of the energy
semiconductor: solid selenium. In
age. In the 1980s, the best solar
ty from as much of the solar energy
biomasses, and have reached 41,8
0,519 TWh produced in 2006. The
energy, how researchers spent
sources of energy.
problem can motivate politicians to
1883, Charles Fritts invented and
cells made with gallium arsenide
as possible.
TWh in 2006 (with a strong gap
second biggest is Canada, with a
decades reaching efficiency
focus on the issue – we must not
built the first solar cell by coating
(GaAs) surpassed the efficiency of
Multijunction solar cells are thus
compared to Japan’s second place,
mere 0,031 TWh.
goals just to place them higher
Our own thermonuclear reactor
underestimate the fact that, nowa-
selenium with an extremely thin
models using silicon, and in the fol-
able to convert the solar spectrum
15,1 TWh). The United States are al-
— The biggest producers of energy
yet, and how we might possi-
In 1951, Andrei Sakharov and Igor
days, the scientific community is
layer of gold to form junctions: this
so the biggest producer of electric-
from liquid biomasses are Holland,
bly solve the problem of
Tamm designed a promising sys-
required to find solutions that are
groundbreaking device was, how-
ity from biodegradable waste –
with 1,66 TWh, and Germany with
energy in the future.
tem to create energy with a con-
ecological as well as efficient.
ever, only about 1% efficient. This
the entire production of electricity in
technology in the past few years
Italy). The United States (291,9
(the production of solar energy has
TWh) and Norway (119,4 TWh)
increased almost 140 times from
take second and third place.
which represent 1,7% of the total
1,31 TWh.
trolled thermonuclear fusion reac-
Delays can be expected to increase,
means that only 1% of the sunlight
electricity produced from renewable
— Iceland produces 100% of its en-
In 1905, Albert Einstein published
tor called “tokamak”.
as materials and construction of
that hit it was converted into elec-
sources – with 9,7 TWh a year,
ergy from renewable sources: 19%
four papers which completely
The name is an abbreviation of the
experimental devices reach higher
tricity.
equivalent to 36,1% of production
from water and the remaining 81%
changed the understanding of
Russian “toroidalnya kamera ee
and higher levels of complexity.
Finally, in 1954, researchers work-
in the Oecd countries in 2006.
from geysers and other geothermal
physics at the time. Amongst
magnetnaya katushka”, i.e. in Eng-
The International energy agency
ing for Bell Laboratories accidental-
— Geothermal energy has in-
events.
them, and perhaps the most rele-
lish “toroidal chamber with mag-
has estimated that in 2030 the
ly found out that silicon doped
creased by 1,8% a year between
— In South Korea renewable sour-
vant of the lot, was a paper elabo-
netic coils”. In 1968, at the third
energy consumed by the world
with certain impurities was very
1990 and 2006. Although the Unit-
ces yield a mere 1% of the total
rating how, in a certain manner of
Iaea International conference on
population will come from differ-
sensitive to light, and were able to
ed States remain the biggest world-
production, and are decreasing by -
speaking, mass and energy are
plasma physics and controlled
ent sources roughly in the same
produce the first solar cell with a
wide producer (with 16,6 TWh in
10,2% a year. However, if only the
equivalent.
nuclear fusion research at Novosi-
proportions recorded in 2000: oil
sunlight energy conversion effi-
2006 they supplied 43,5% of the
“new” renewables are considered
In the second half of the twentieth
birsk, Soviet scientists stunned the
will cover 37%, coal 24%, gas
ciency of around 6%.
Oecd countries’ geothermal energy;
(sun, water, wind, waste and so on,
century, the production of energy
British and American researchers
28%, nuclear 5%, hydro 2% and
Just like nuclear power stations
Mexico, with 6,7 TWh, and Italy,
excluding hydropower), the growth
through nuclear fission became a
by announcing the results they had
other sources 4%. Such consisten-
were built after the United States
with 5,5 TWh, rank second and
rate becomes positive and even
very important issue; as a matter of
achieved in a tokamak device (in
cy might seem reassuring, but the
and Soviet Union had spent a lot of
third), Portugal registered the great-
reaches the first places in the world
fact, it demonstrated the existing
fact, as soon as the initial disbelief
problem is that if nothing really
money on ambitious programs to
est increase in the sector: +21% a
rankings (33,8% a year).
relation between mass and energy.
was
fusion
changes before 2030, our energy
develop nuclear weapons, and as
year, equivalent to 12 times the
— Denmark registered the highest
The tragedy of Chernobyl, howev-
research programs around the
policy will have to change drastical-
often is the case for scientific inno-
world average, going from 0,004 to
growth rate of production from re-
er, turned a large part of the public
world quickly switched to tokamak
ly soon after.
vation, the development of solar
0,085 TWh of annual production
newable
against many real practical imple-
devices).
Come to think of it, however,
energy technologies was boosted
from 1990 to 2006. Portugal also
13,3% a year.
mentations of this discovery. At the
When journalists asked when this
humanity already has a thermonu-
by research investments destined
has the highest increase rate in the
— Italy produces almost 16% of its
same time, energy consumption
new source of energy would be
clear reactor that has safely provid-
to explore their military applica-
wind energy sector: 64,7% a year
energy from renewables. Of this
greatly increased during the past
available for industrial applications,
ed us with energy for over six billion
tions. The Sputnik 3 and the Van-
sources
since
1990:
overcome,
most
101
oxygen
102
English version
05 – 10.2008
with a level of efficiency that, the-
that the technology standing
that ratio comes down to 87%,
Materials for these cells have an
excitation level, at which the quan-
oretically, could reach a maximum
behind solar cells becomes very
but this would still be an excep-
intermediate half-filled (or metallic)
tity of generated electron-hole
of over 50%.
complex when implementing all
tional standard to achieve some-
band close to the center of a semi-
pairs is higher than the quantity of
After their invention, dual and triple
the different efficiency-improving
day. How can we reach that goal,
conductor forbidden band. In addi-
junction cells quickly achieved effi-
discoveries. And unfortunately, it
starting from the 40,8% we have
tion to the conventional promotion
ciency rates of 30% and over. The
also becomes very expensive: there
now? I expect efficiency to rise to
record in solar cell efficiency is
is a sort of trade-off between low
40,8% now, meaning that 40,8%
cost and high efficiency, which
of the energy that hits a particular photovoltaic device (a triple junc-
A place in history
elementary particles known to
These are the three scientists who
date, as well as three of the four
have made two key discoveries for
by Marcella Miriello
fundamental forces: the strong
the health of human beings: Har-
majority carriers, might increase
In 2008, like every year since
interactions, the electromagnetic
ald zur Hausen, from Germany,
cell efficiency through the conser-
1901, eighteen scholars met at
forces and the weak forces. This
and Francoise Barré-Sinoussi and
of electrons from the valence to
vation of carrier energy. If the cell
the old Stock Exchange Buil-
theory represents a true pillar of
Luc Montagnier, from France.
50, maybe 55% in about ten or
the conduction band by absorption
heterostructure has a gradient of
ding in Stockholm to decree
particle physics and so far it has
Zur Hausen, in particular, went
twenty years. But how can we go
of high-energy photons, the pro-
band gap energy (∆Eg), reducing
the winners of the world’s
been almost completely confirmed.
against current dogma and postu-
researchers strive to maximize.
further?
motion to/from intermediate band
Eg from the front surface will cause
most prestigious award. The
Only one particle is still missing: the
lated that human papilloma virus
For example, a triple junction solar
Researchers are working on a few
to the conduction band can be
an additional voltage to arise
jurors bestow on the most
Higgs boson, which explains the
infection might lie behind cervical
tion cell) made by scientists at the
cell is already much more compli-
different ideas to go beyond the
realized by absorption of low ener-
owing to the separation of the
important individuals of our
existence of mass and is often
cancer. He realized that Hpv-Dna
National renewable energy labora-
cated than a single junction one,
current limits. One of them is actu-
gy photons. This three-photon
electron and the holes generated
time the Nobel prizes in phy-
called “the god particle.” It might
could exist in a non-productive
tory (Nrel) of the United States
but it should still be cost-effective –
ally quite old: it revolves around the
effect ensures a better use of the
by photons of different energies in
sics, medicine, chemistry, litera-
be produced for the first time at
state in the tumors, and should be
Energy department is converted
after they are sufficiently devel-
idea of intermediate band solar
full solar spectrum.
the different parts of the graded
ture, peace and economic
the biggest particle accelerator in
detectable by specific searches for
into electricity. Again, the efficiency
oped and tested – to produce
cells. An intermediate band solar
Maximum efficiency was estimated
band gap layer. In order to exploit
sciences.
the world, the Large hadron collid-
viral Dna. He found Hpv to be a
of solar cells based on III-V com-
models with four, five, even six
cell (Ibsc) aims to exploit the two-
at 63% for a single junction photo-
this effect, new semiconductor
There is much more than just a
er (Lhc) at Cern in Geneva, which
heterogeneous family of viruses
pound semiconductors is predicted
junctions. After six, calculations
step absorption of sub-band gap
cell, with a cell of the band gap of
materials with special properties
prize at stake. There is a place
has been temporarily shut down.
and that only some Hpv types
to reach a limit, around 45-47%.
show that the extra efficiency that
photons via a half filled intermedi-
1,95 eV with the intermediate
need to be developed.
in history.
An electrical problem between two
cause cancer in human beings.
Of course, if any new discovery
could be gained would be insuffi-
ate band located within the semi-
band Fermi level located at 0,71 eV
But low dimensional quantum
was made in this area, we could
cient to justify the investment. The
conductor gap: the absorption of
from one of the bands.
well/dot structures open the door
Physics
magnets and helium leakage from
Barré-Sinoussi and Montagnier, on
the super-accelerator’s cooling sys-
the other hand, were awarded the Nobel prize for “having discovered
further
theoretical efficiency of a six junc-
one photon excites an electron
Thanks to quantum dots, scientists
for the preparation of such materi-
Yoichiro Nambu, Makoto
tem in September has temporarily
improvements. But today, large-
tion cell would be of over 60%,
from the valence band to the inter-
should be able to create a material
als and cells.
Kobayashi, Toshihide Maskawa
blocked the experiments.
scale production of cells can reach
and might be achieved in a rela-
mediate band, while the absorption
that can be used for this intermedi-
certainly
benefit
of
Hiv”, as the motivation for the prize states. “Virus production was
An all-Japanese trio was awarded
identified in lymphocytes from
tively short time.
of a second sub-band gap photon
ate band. In principle, this is the
This is why I believe that solar con-
the Nobel prize in physics. Makoto
The biggest broken symmetry in
Of course we are only starting on
pumps an electron from the inter-
way to make an efficient device
centrator systems may eventually
Kobayashi and Toshihide Maskawa
Nature is at the origin of the cos-
patients with enlarged lymph
A sunny future
the large-scale terrestrial applica-
mediate band to the conduction
that can be considered simple both
produce cost competitive electricity
received the prize along with
mos as we observe it today. The Big
nodes in early stages of acquired
In building solar batteries based on
tions of heterostructure photo-
band.
in terms of structure and type of
in the next couple of decades, low-
Yoichiro Nambu, a naturalized
Bang, which occurred roughly 14
immunodeficiency, and in blood
semiconductor heterostructures,
voltaic semiconductor cells, but
A feasible implementation for the
photocells.
ering the cost of one KWh to less
American citizen. Yoichiro Nambu,
billion years ago, was most likely
from patients with late stage dis-
about 35%.
scientists practically use all of the
their theoretical limit according to
Ibsc consists in using quantum
Researchers are also considering
than 0,1 dollars in a relatively short
born in 1921, works at the Enrico
created by equal amounts of mat-
ease.” Hiv impaired the immune
available achievements in the field
thermodynamics, going back to
dots. Since a quantum dot is able
the idea of graded band gap cells.
time. The cost of photocells is
Fermi Institute of the University of
ter and antimatter. If this balance
system because of massive virus
of semiconductor technology. But
the Carnot cycle, is 93%.
to produce an electron level within
Again, this is not a new idea: I
bound to decrease and become
Chicago and his research on bro-
had been perfectly exact, particles
replication and cell damage to lym-
the materials that are necessary to
Actually, if you calculate the real
the host semiconductor, a quan-
think the first time it was proposed
negligible and, by 2030, the solar
ken symmetry earned him the
and antiparticles would have been
phocytes. The discovery by the two
do so have become increasingly
efficiency limit, depending on the
tum dot superlattice is expected to
was 1957.
electrical capacities of the Western
Nobel prize.
annihilated. But this phenomenon
French scientists has paved the way
expensive. You must keep in mind
different semiconductors available,
produce an intermediate band.
Graded band gap cells at a high
world is bound to increase dramat-
Makoto Kobayashi and Toshihide
did not occur, permitting matter to
“for the current understanding of
ically, even not taking into account
Maskawa, both of whom work in
survive and form the universe we
the biology of the disease and its
the existing ongoing developments
Japan, share the other half of the
see and of which we are a part.
antiretroviral treatment.”
of multijunction cells.
prize for their discovery of the ori-
The question regarding why the
There are Nobel prizes that have
So, if you ask me if solar energy
gin of the broken symmetry which
initial symmetry was broken is still
been in the air for years, that have
conversion is an option to solve the
predicts the existence of at least
unexplained, but the experiments
virtually already been awarded, like
energy problem in the future, my
three families of quarks Kobayashi,
at Cern, which should recom-
the prize to the person who will
answer is yes, but of course it will
who was born in 1944, works
mence shortly, could reveal the
finally vanquish cancer.
take a long time.
at the High energy accelerator
mystery.
The Nobel prize in medicine to Luc Montagnier, who was born in
This article is based on the speech
research organization (Kek) in
delivered by the author during the
Tsukuba. Maskawa works at the
Medicine
1932, is one of these. The French
third world The Future of Science
Institute of theoretical physics of
Harald zur Hausen, Francoise
doctor, biologist and virologist has
conference, “The Energy Challen-
Kyoto University.
Barré-Sinoussi, Luc Montagnier
been a contender since at least the
The protagonists are two viruses
early 1990s, when the scientific
ge”, Venice, September 19th-22nd 2007.
Their studies are considered the
that cause severe human diseases.
world recognized him as the dis-
first building block of the guiding
The discoverers are three European
coverer of the Hiv virus. This is a
theory of particle physics. The
scientists who have been awarded
story with the overtones of a mys-
Standard model describes all the
the 2008 Nobel prize in medicine.
tery novel. Montagnier was already
103
oxygen
104
English version
05 – 10.2008
fifty years old when he was called
In the end, Chirac and Reagan
ra, who was the first to isolate the
Tsien’s research contributed to our
rogation, which immediately won
Nations, Ahtisaari “has worked for
and foreign policies and who is
by Dr. Willy Rozenbaum, a doctor
signed the “Aids agreement” in
protein; to Martin Chalfie for hav-
general understanding of how Gfp
the Renaudot prize.
peace and reconciliation.” Among
known as a neo-Keynesian econo-
at the Hopital Bichat in Paris, to
1987. The royalties would be divid-
ing demonstrated the possibility of
fluoresces.
Le Clézio began his career as a wri-
the international crises that have
mist, a theoretician of state inter-
find the key to a new and terrible
ed in half between the two
using Gfp as a genetic marker in
ter following on the heels of the
been resolved thanks to the help of
vention to regulate the market.
syndrome that was claiming victims
researchers, who would also share
various biological phenomena; and
Literature
French experimental wave, Perce,
Ahtisaari and his organization, Cri-
The Royal Swedish academy of
primarily among homosexuals and
the title of “discoverer of Aids.” But
to Roger Y. Tsien, whose research
Jean-Marie Gustave Le Clézio
Butor and Simon, studying themes
sis management initiative (Cmi),
sciences has awarded the prize to
drug addicts. The French virologist
when it became known in 1990
led to more in-depth comprehen-
Jean-Marie Gustave Le Clézio was
like writing and alienation with for-
are the independence of Namibia
the economist for his studies of
did not know that he was about to
that Gallo’s virus came from the
sion of the mechanism. All three
awarded the 2008 Nobel prize in
mal and typographical interven-
in 1989-90 and the crisis in Aceh,
international trade.
discover the virus of the century. It
French laboratories, public opinion
prize winners work in the United
literature. And many Italians find
tions and inventions. He changed
Indonesia, in 2005. Moreover, “in
was 1982 and, just one year later,
assigned the discovery to Montag-
States and they will each receive
themselves asking, “Who?”.
register during the late 1970s and
1999 and again in 2005-07, he
Born in 1953 on Long Island, Krug-
a biopsy of a lymph node of one of
nier alone, without neglecting to
one-third of the prize, which
Le Clézio was born in 1940 in Nice;
began writing in a quieter and
sought under especially difficult cir-
man is a professor at Princeton
Rozenbaum’s patients led the
recognize the exceptional research
amounts to ten million Swedish
he has written novels, essays and
more defined mode, turning to
cumstances to find a solution to
University (but he also taught for
group of researchers headed by
carried out by Gallo and his team.
kronor (over one million euros).
short stories that range from the
autobiography, childhood themes
the conflict in Kosovo. In 2008, he
many years at Mit) and an editoria-
Montagnier to discover the virus,
The two scientists have now been
Osamu Shimomura, who was born
Shoah to Indian myths, Africa and
and the yearning for travel.
helped find a peaceful conclusion
list for the “New York Times.” The
to the problems in Iraq.”
economist is one of the few acade-
which they called Lav. The discov-
working for several years together
in 1928, conducts research at the
Oceania, his adopted continents. In
ery was confirmed one year later
on a project to create an Hiv vac-
Marine
in
1994 France named him its greate-
The characters in his novels are
His assistance in Northern Ireland,
mics who studied in advance the
by a team of American researchers
cine that will defeat the disease in
Woods Hole, MA; Martin Chalfie,
st living author. It is a matter of
often obsessed by death and try to
Central Asia and the Horn of Afri-
risks that have led to the present
headed by Robert Gallo, who
Africa, above all.
“rediscovered”
the
virus
laboratory
who was born in 1947, works at
points of view: in Italy, his books,
defend
the
ca must also be remembered. The
financial crisis. His 2001 book, The
Columbia University in New York;
except for his earliest ones (some
aggression of the modern world,
Nobel foundation underlines that
Return of Depression Economics,
Chemistry
the youngest, Roger Tsien, who
of which are unavailable), are
countering the excessive schemati-
“Ahtisaari is an outstanding inter-
was prophetic. A vocal supporter
Osamu Shimomura,
was born in 1952, works at the
published by small publishing hou-
sm of western rational thought
national
has
of public health and a detractor of
and
named it Hiv.
biology
themselves
from
mediator,”
who
A dispute arose between the two
Martin Chalfie, Roger Y. Tsien
University of California, San Diego.
ses like Due Punti and Instar Libri, a
with a profoundly spiritual vision.
“shown what role mediation of
the abolition of the inheritance tax,
groups of researchers over more
This year it is more biology than
With the aid of Gfp, researchers
few other books of his are publi-
To Le Clézio, the ideal representa-
various kinds can play in the resolu-
Krugman, pointing to the bank-
than just the name of the virus. It
chemistry: the 2008 Nobel prize in
have developed ways to watch
shed by il Saggiatore. In short, the
tion of a harmonious and essential
tion of international conflicts.”
ruptcies of WorldCom and Enron,
was discovered that Gallo’s virus
chemistry was awarded to three
processes that were previously
French author is a subject of con-
world vision are the Native Ameri-
had been identified on a slide that
American scientists for having dis-
invisible, such as the development
troversy.
cans, the subject of his essay The
Born on June 23, 2937 in Viipuri,
market system cannot function
Montagnier himself had lent Gallo,
covered the protein Gfp, which is
of nerve cells in the brain or how
Mexican Dream (1988). Other
today Vyborg in Russia, Martti
correctly without adequate con-
and that it came from the same
responsible for the fluorescence of
cancer cells spread.
The academics in Stockholm defi-
works in his extensive opus are
Kalevi Ahtisaari dedicated himself
trols. A few months after the terro-
patient. And yet, in 1984 the
the Aequorea victoria jellyfish and
ned him an “author of new depar-
L’extase matérielle (1967), the col-
to teaching for a brief period of
rist attacks of September 11, 2001,
American Department of health
for having used it in the study of
Shimomura was the first to isolate
tures, poetic adventure and sensual
lection of short stories Mondo et
time before moving on to a diplo-
during the period when Enron was
solemnly declared that Professor
biological processes. But such is
the protein in the Aequorea victo-
ecstasy, explorer of a humanity
autres histoires, and numerous
matic career in 1965.
collapsing, Krugman predicted in a
Gallo had discovered the Aids
chemistry today: a surge that
ria jellyfish and discover that this
beyond and below the reigning
novels, including Onitsha (1991),
The Finnish Ambassador in Tanza-
“New York Times” editorial that
virus. The polemics went beyond
touches every field of science, from
protein glowed bright green under
civilization.” Although he is not a
Poisson d’or (1997), the autobio-
nia from 1973 to 1976, in 1977 he
the economic crisis would have
the scientific field. The French even
biology to physics and even neuro-
ultraviolet light. Later, Chalfie
well-known author, Jean-Marie Le
graphical Rèvolutions (2003) and El
was nominated United Nations
greater consequences on the
sued the American National insti-
science.
demonstrated the value of Gfp as a
Clézio began writing when he was
Africano (2004).
envoy for Namibia and then spe-
history of the United States than
luminous genetic tag for marking
seven years old and has not stop-
cial envoy of the UN Secretary
terrorism. This prediction sparked
mercial exploitation of the discov-
The 2008 Nobel prize in chemistry
proteins and understanding various
ped since. At 23 years of age he
Peace
General. At the beginning of the
widespread reaction and for years
ery was at stake.
pays homage to Osamu Shimomu-
biological phenomena.
published his first novel, The Inter-
Martti Kalevi Ahtisaari
1980s he returned to the Finnish
it was held against him, but pre-
He has negotiated against war all
diplomatic corps, until his nomina-
sent events have proven him right.
over the world. In his case, there
tion in 1987 as UN undersecretary
In 1991, Krugman received the
can be no doubt or protest: at 71
general. He returned to Europe in
prestigious John Bates Clark medal
years of age, Martti Kalevi Ahtisaa-
the 1990s, the start of 15 years of
from the American economic asso-
ri, the former President of the Fin-
tireless activism in favor of peace
ciation. He has become very popu-
nish Republic and UN commissio-
in the Balkans.
lar, and well-known to the greater
Economy
ticism of Bush, in particular his tax
tute of health. The possible com-
has often stressed that a free
public, above all because of his cri-
ner for Namibia, is the winner of the Nobel peace prize. The citation states that throughout
Paul Krugman
cuts (which were needlessly bur-
his adult life, whether as a senior
The Nobel prize in economy was
densome on the national budget,
Finnish public servant and Presi-
assigned to the American Paul
according to Krugman) and the
dent or in an international capacity,
Krugman, a long-standing oppo-
war in Iraq.
often connected to the United
nent of president Bush’s economic
Translation by Gail McDowell
105
oxygen
English version
05 – 10.2008
Curiosity’s cultural multiplicity
106
tives is an integral part of it, for the
necessity of taming curiosity comes
it is asked to produce as a priority
simple reason that directives are
in. Calling on a higher court or
knowledge which sooner or later
by Helga Nowotny
not compatible with its thirst for
repeating that from a passionate
must prove itself profitable on an
Curiosity as an innate characte-
discovery, curiosity which shows
outburst later an economic advan-
economic level and which can then
ristic which allows a child to
itself as a libido sciendi without
tage will come, calling on scientific
be implemented in technologic
orientate itself in an unknown
aim, has always seemed suspect to
freedom is a right which then must
innovations which are suitable for
world, which remains indispen-
the religious and secular powers. It
be followed by practice: these and
the market. Precisely because it is
sable for the history of the
considers itself incorruptible, which
other justifications can be the basis
not possible to plan innovation,
evolution of humankind, for
doesn’t stop it from consciously
for the legitimacy of the freedom
uncertainty is the characteristic
survival and for cultural lear-
flirting with riches and earning
which scientific curiosity and its sis-
which is common to both process-
ning. Curiosity as a passion
which could present itself as a con-
ter, artistic curiosity, clamour for.
es, that of innovation and that of
which grabs you and pushes
sequence of its search. In this it is
But freedom has precise limits and
research. It is therefore a matter of
you in a direction which you
aided by the empirical evidence of
few means to oppose the attempts
discovering
don’t know and if you knew
a long historic succession of indis-
which are made to tame it, as
which is present in the potential
where it lead you wouldn’t
putable successes.
change is deeply amoral, not
and to help the new to manifest
immoral. It cannot nor wants to
itself. The social necessity of taming
necessarily take.
the
107
unpredictable
It is not interested in certainty, not
assume any responsibility for the
A curiosity which pushes us for-
at all. Certainty means that it has
consequences of its actions, as it
curiosity nevertheless takes place in
global moral economy.
sis of students of the cinema acad-
summarised the difference be-
advantages relative to the Euro-
ward, ignorant and uncaring of
to continue its trip elsewhere. It
doesn’t know them. It takes no
other ways, calling for a democrat-
Just like any other coin, bioethics
emy. They show an homage to
tween science and art at the end of
pean research system and the
where it takes you, impulsive and
changes its point of view, the epis-
moral decision on the basis of the
ic participation which is legitimised
presents itself as indispensable for
eight “creative contexts”. Why has
the twentieth century in the social
American one, when the flat hier-
with no obligations towards any-
temic perspective, its subject. It can
possible benefits or damage, as
in the decisions relative to the
a pluralistic society. It leaves space
Budapest produced so many win-
structure of the institutionalised
archies, the pressure of competi-
body if not towards itself. Curiosity,
dedicate itself entirely to playful
they result from interactions which
direction of the research. This need
to legitimate difference on which
ners of the Nobel prize, consider-
forms of curiosity of its freedom
tion, the multiplicity of support for
finally, as one of the most vigorous
composition, because restrictions
at that time nobody knows.
originally comes from the risks
tried and trusted principles such as
ing that they are forced to express
was based on a deep laid sociolog-
research and the optimal moment
coils of scientific activity, as a stim-
only intervene when every doubt
which are present, real or pre-
autonomy, the necessity of avoid-
their curiosity in exile due to the
ic vision. Mere individual curiosity,
for the independence of the new
ulus for the research of new
has been blown away and certain-
It, however, puts itself at the service
sumed, but from then it has con-
ing useless suffering and justice are
political situation? The relaxed
no matter how talented and
generation of scientists are vehe-
knowledge and phenomena which
ties need to be established. Even
of the community stating that it is
siderably developed. The present
applied. As the coin for a moral
atmosphere of the Copenhagen
skilled, is not enough to realise the
mently discussed, praised and
until now have only resulted from
then it finds niches where it can
exploring for itself the roads which
transformation from government
economy
Institut, founded and directed by
potential which contributes to dis-
pointed at, it seems strange to take
the practical application of the lat-
persevere in the alternatives, giving
do not lead to ruin, but perhaps to
to governance, which expresses
transnational level, it is transferable
Niels
be
covery. Individual curiosity opens
a long look at the history. Instead
est learnt notions. Scientific curios-
itself an inexhaustible reserve of
places which allow the growth of
itself in decision making processes
to other cultural contexts. Scientif-
explained by the period of forma-
new paths and leads to surprising
of bringing to light, through indica-
ity as a link between the familiar
visions of the future. It renews itself
knowledge, wellbeing and health
and other agreements on the par-
ic curiosity naturally knows what is
tion of quantum physics. It distin-
creative visions and is able to over-
tors, indices, impact and metrical factors, the challenges which
which
works
at
a
Bohr,
can
perhaps
terrain of knowledge and an
constantly as it feeds on the poten-
for all. And it can count on at least
ticipation of the various stakehold-
coming in these attempts to tame
guished itself clearly from the
turn established dogmas and of
unknown country which is yet to
tial that science and technology
three centuries entirely in its favour.
ers, who are both interested and
it: it respects the dictates, if and
atmosphere which is transmitted
provocatively
new
derive from the rapid growth of
be explored, where risk is behind
hold ready in the present as an
Without scientific curiosity there
users, favours this development. If
where it must, but it happily con-
by the Cold Spring Harbor environ-
questions. At the same time how-
countries from South-East Asia, such as China India and Singapore
articulating
every corner.
anticipation of the future. By insist-
would be no innovation.
it is true that curiosity doesn’t want
tinues in its subversive activity in
ment, where the work atmosphere
ever there is a necessity for a col-
“I have no particular talents, I am
ing on the realisation of the poten-
Society must therefore keep a pre-
to know anything of its possible
discovery of the new.
is intense, with a lot of pressure
lective collocation and an effort to
for
simply passionately curious” is one
tial of the present, scientific curios-
carious balance. Too much free-
consequences, it nevertheless asso-
due to the bitter competition.
help the new to manifest itself. In
research, the cultural multiplicity of
European
and
American
of Albert Einstein’s famous under-
ity becomes the link between the
dom means a loss of social control
ciates itself with the social conver-
The collective face of curiosity:
Rogers Hollingsworth and his col-
science a singular balance exists
curiosity should be presented in
statements. He knew both great
endless realm of possibility and the
and means tolerating curiosity’s
sation on risk, which consists in
we are science
leagues great work on the institu-
between competition and cooper-
the confrontation between two
also
space of reality, which is necessari-
excesses. Too many limits mean the
anticipation, assessment, manage-
In a world in which research and
tional conditions in which scientif-
ation, between the tendency to
models which go back more than
research without results, towards
ly limited. It doesn’t ask itself about
risk of losing the winning card. In
ment and risk communication.
the multiple paths of curiosity are
ic creativity and curiosity prosper
rely on peers and their critical
two thousand years.
discoveries he could not make. The
knowledge’s natural boundaries.
liberal
scientific
triumphs
but
scientific
Research is interested by this
globalised, the individual is not the
and which have led to radical dis-
judgement, on the one hand, and
curiosity is tamed by channelling it
process wherever it meets social
only thing that counts, no matter
coveries in biomedicine speak of
democracies
the integration of individual curios-
The word and the way: the cul-
of possibility.
The social necessity of taming
into production contexts which are
rejection or even limiting prohibi-
how important his or her perform-
the importance of cultural multi-
ity into structures and organisa-
tural multiplicity of curiosity
Curiosity is a fountain of the ener-
scientific curiosity
predominantly economic. Not that
tions. Recently the most important
ances. The collocation in research
plicity. Curiosity prospers in the
tional forms which are greater than
This undertaking must be accom-
gy of the imagination which releas-
No society can tolerate such a
the freedom of research is thus
extension of the social necessity of
groups and organisational con-
places and social configurations
the production of knowledge, on
panied by many limits and by an
es itself from social control and
strong emotional drive which
compromised, quite the opposite
taming curiosity happened through
texts becomes more and more
which are rich in it.
the other.
doesn’t allow objectives to be
releases itself from all forms of
in fact, scientific curiosity and its
ethics. Above all bioethics has
important as curiosity is in compe-
Nevertheless, curiosity doesn’t only
unpredictable is part of the game
explicit warning against inadmissible generalisations. Nevertheless,
placed to it, even though it has to
social control and which also
irrepressible desire for exploration
imposed itself as an instrument of
tition with itself. In the Stockholm
know one culturally dominant
In an age in which no week passes
hindsight sharpens the gaze on the
incessantly defend the space given
declares that it doesn’t know in
are above all appreciated where
governance, becoming, to all
Nobel prize museum a series of
form. The terse phrase “Art is me;
without the confrontation, in the
common aspects and the differ-
to it, considering how relative it is.
which direction it’s going nor what
innovation is required.
effects (according to Salter and
three minute video documentaries
science is us” with which Claude
official discussion on research,
ences that stand out from the con-
As the refusal of predefined objec-
it will find. This is where the social
If it is tamed, it is in the sense that
Salter’s definition) the coin of a
can be seen. It was made as a the-
Bernard, the French physiologist,
between the advantages and dis-
frontation between two of the
oxygen
English version
05 – 10.2008
most ancient civilisations that have
ancient Greece the opinion that
China it was the central political
left enough testimonies on their
numbers were detectable in things
power that checked up on, man-
iar with in the field of Greek philos-
impressive scientific and technical
held sway, and this led them to
aged and used all the creative and
ophy were not equally applied to
discoveries: ancient Greece and the
describe and understand physical
innovative activities in its own
other fields of knowledge. Astron-
phenomena with the aid of mathe-
bureaucracy. The insertion into
omy had different presuppositions
matical methods.
public service offered a wide range
from medicine, as did cosmology
of social groups much sought-after
from agriculture. In China the
Chinese
empire
in
the
age
between the fifth and third century before Christ, in Eurocentic
108
The conditions which we are famil-
chronology. The limits begin with
In China there was never any inten-
career opportunities at the Imperial
astronomers, as public servants,
the use of a terminology which
tion of codifying the whole of
court, the temples or in the admin-
had political-religious functions
erroneously suggests that science
mathematics on the basis of a few
istration. The relationship of service
which however did not stop them
in a modern sense can be equated
axiomatic principles. The aim was
tied to the state’s power meant
from reaching noteworthy results.
with the knowledge produced by
rather to better understand, thanks
that the primary recipients and
Greek astronomers, instead, had
earlier societies. It is also ignores
to the understanding of mathe-
users of knowledge were the impe-
no form of institutional support.
that the development of technolo-
matical order, social organisation
rial court and its ministers. Without
They could organise their work
gy until the nineteenth century
and above all the unity it aspired
doubt this increased the pressure
however
happened most of all locally,
to. Both in China and Greece they
on those that produced knowl-
absence of an institutional frame-
yin and yang, for example, which
Any judgement on the past is influ-
autonomously and independently
used numbers to illustrate the sys-
edge, who were forced to pay
work however made it so that their
constitutes the basis of cosmology
enced by the present and is never
from science.
tems of social organisation and the
attention to the authority of the
results were often ignored and for-
also serves to legitimise the imperi-
definitive. Nevertheless it is surpris-
Any comparison between the west
men that managed to put them-
canon of knowledge by them pro-
gotten. They were not joined by
al domination and to strengthen it.
ing to note the apparent repetition
and other civilisations is charac-
selves in the spotlight as experts of
duced together. The image, care-
civil servants for their astronomical
Likewise the pluralism embedded
of basic institutional models.
terised by a long history of recipro-
the manipulation of numbers
fully looked after, of a union that
observations, something which
in the Greek ideals of competition
“The way” and “the word” give
cal ignorance, of misunderstand-
enjoyed great social prestige. For
transpires from the outside allowed
was instead obvious and natural in
influenced cosmology. Speculation
different answers to the models in
ings and prejudices which could
the Greeks the mathematically
a certain dissent inside, but which
China. Perhaps it was this very defi-
was not only allowed, but even
which, at the beginning of civiliza-
deviate or distort the gaze on rele-
understood universe was inde-
however had clear limits. Other
ciency that allowed them to aban-
desired and gave life to a fruitful
tion, individuals belonging to a
production of theories.
clearly defined social group and
they
preferred.
The
vant questions. One of the ques-
pendent from man. It represented
than the state worker, there were
don themselves to interesting spec-
tions which we cannot seem to
an organisation which did not tol-
also liberal professions which pro-
ulations, no matter how unbridled
find an answer to, but which nev-
erate any human objection. In
duced knowledge, on the condi-
they were.
ertheless recurs insistently and
China, instead, mathematics was
tion that the services which they
formed by social institutions insertFor large technical projects and for
ed curiosity into their research
their practical consequences a con-
movements. Confrontation allows
which Max Weber and Joseph
considered a spring of social cohe-
offered found users that were will-
The compared conclusions which
tinual support was indispensable.
us to garner an idea of the preco-
Needham have dealt with is the
sion. It worked as a symbol for the
ing to pay.
Lloyd and Sivin obtain from the cul-
In China the bureaucratic-state
cious
singularity that the so called scien-
unity of the empire which it aspired
In ancient Greece, instead, there
tural traces left by curiosity and
structures offered lifelong positions
between
tific revolution, despite the tempo-
to, but which was continuously put
were few official positions. Teach-
which have produced surprising
which were not foreseen in
knowledge and every distinction
ral advantage of China in some
into discussion.
ers depended on the personal abil-
performances are formulated with
Greece. The other side of the coin
between “nature” and “society” is
sectors, happened only in the
These simplified perspectives on
ity of being able to impose them-
extreme caution. In both societies
consisted in the fact that talented
made on the basis of the images of
West. In their collective work, The
the differences in the importance
selves in public discussions. The
institutional structures whose func-
individuals continually ran the risk
knowledge which circulate in a
Word and the Way, the ancient his-
of mathematics were integrated
competition was severe both in
tion was favouring the production
of losing their spring of support if
society. Curiosity gives the impulse
torian Geoffrey Lloyd and the sinol-
with other interesting aspects, such
their own schools and between the
of knowledge on the cosmos, the
they fell politically into disgrace.
to discover the world beyond the
ogist Nathan Sivan take a different
as the contact with nature, the use
various schools. Public reputation
Earth, humankind, animals and
From this came the relative pres-
already available knowledge and to
path. It takes a look at the question
of relationships means-end or the
came from the success obtained in
plants and of creating useful things
sure of limiting the multiplicity of
continually cross its boundaries
of the influence of social organisa-
value of planning in respects to the
public debates with skilful argu-
existed. Sometimes there were
opinions in a way in which the
towards unexplored lands. There is
tion on creative performances, a
preference for actions tied to situa-
mentations and the elevated art of
long and endless periods of stag-
unity of the group towards the
no single right way, nor a single
question that we’ll face soon.
tions. Lloyd and Sivin resist the
rhetoric. The ancient tradition of
nation. The institutions allowed the
external world was not in danger.
right word. Curiosity helps us to
Curiosity presents itself as a primi-
temptation to impute the differ-
public debate and argumentation
creation of the new, which in its
In Greece, instead, the pluralistic
ask questions which show the way.
tive force which clearly still lacks a
ences present to an ever-constant
is, for Lloyd, one of the key institu-
turn influenced the survival of the
model of competition flourished,
And shows the way which leads to
social form, which bursts into
vision of the world, whose empiri-
tions to understanding how knowl-
institutions. In both societies the
based on confrontation. To make
new questions.
unknown fields of knowledge. In
cal proof must remain speculative.
edge developed in Greece and is
interaction between the vision of
one’s name being better than your
©
its first form it derives from a high-
Their attention turns towards insti-
wholly comparable to the institu-
the world, ideological concepts,
rivals was not enough, one needed
September/Oktober 2008. www.online-merkur.de
state the
of
coproduction
organisation
of
Merkur, nr. 712/713,
er desire to be able to predict the
tutions and the systems of provid-
tion which, in China, promoted the
social structures and methods of
to be perceived as such by the pub-
future. Numbers, in particular,
ing incentives which have influ-
production and transmission of
practical procedure in the fields we
lic. The noteworthy performances
(Please refer to Italian version
were the key to understanding
enced the curiosity and creativity of
knowledge through the imperial
today call science and technology
of the individual nevertheless often
for recommended reading)
phenomena and entire systems. In
social groups. It can be said that in
court and its bureaucracy.
are clear. The Chinese principle of
lacked continuity.
Translation by Mattia Garofalo
oxygen
110
English version
05 – 10.2008
Interview with Filippo Preziosi
Who better than he, thus, to
This means that all the studies that
Materials and research
500 will always go faster on
rent. If we homologated our strate-
ageable and the advantages in
on the back tire and improving the
The physics of speed
explain the secrets of these incred-
are carried out on racecars to gen-
Great advantages can be gained by
asphalt than a Ferrari on ice,
gies with those of our competitors
terms of power would have been
feeling of the pilot as he comes out
ible motorcycles that compete in
erate the so-called negative lift,
using superior materials like carbon
because the interface – the capaci-
we would lose for sure. This holds
cancelled out. But we did not let
of the turns.
every MotoGP race?
that is, the force that presses the
fiber, magnesium, titanium and
ty to exchange force between the
true above all for the engines, and
ourselves be intimidated: we ana-
car toward the ground, actually are
very special steel alloys, that offer
power of the engine and the ter-
our history bears this out. In 2003,
lyzed the possibilities offered by the
Sensors and human sensitivity
of no help to motorcycles.
high resistance. They result in
rain – is fundamental.
when we debuted the Desmosedi-
regulations and, based on comput-
There were a few years when one
structures that are resistant, rigid –
I think that the MotoGP champi-
ci motor, all our competition had
er simulations, we decided that if
Ducati pilot was at the head of the
But obviously, there are important
that is, that flex very little beneath
onships have demonstrated that,
motorcycles whose engines had
we wanted to be competitive in
starting grid and the other at the
and the chemistry of passion by Giovanni Previdi Who ever said that sport, desi-
“Streamlined” aerodynamics
gn, adrenaline and competition
Aerodynamics is one of the aspects
cannot mix with the study of
that distinguish the world of
centrifugal force or laboratory
motorcycle racing from that of car
aerodynamic aspects for motorcy-
the forces that are exerted – and at
with respect to tires, the driver is
uneven firing intervals. Instead, we
MotoGP we needed extremely high
back: thus, the person riding the
research in new industrial
racing. Aerodynamics has a decid-
cles as well. MotoGP regulations
the same time lightweight. Never-
always the most important ele-
put our money on an even firing
power, which is difficult to obtain
motorcycle truly makes a difference. Not just for on-track per-
materials? The racing motorcy-
edly lesser impact on motorcycles,
set a limit on how many liters of
theless, to obtain results, this field
ment. In the championships that
engine, which made it easier to
with a traditional 2-cylinder engine,
cles that thrill the fans of the
first of all because they lean into
fuel can be carried: since it is a very
of materials calls for major invest-
just ended, in fact, the same three
attain top speed; it proved to be
which, moreover, could only weigh
formance but also for the indica-
various racing teams are the
the bends. This is something that is
restrictive limit it forces the tech-
ments in both research and the
drivers as last year are in the top
the right choice, since we made a
10 kilos less than a 4- or 5-cylinder
tions he can give to the design
result of careful calculations,
there for all to see; it is rather obvi-
nology that is used to construct the
cost of the single components.
three positions, even though they
podium debut.
engine, according to the regula-
engineers regarding what happens
experimental prototypes and
ous but it has important conse-
vehicles to remain within certain
Since Ducati is a small company
mounted different tires and even
In 2005, we changed tires to gain
tions. We would have had to
when he is driving: the pilot is our
rigorous testing. Without for-
quences.
limits that could otherwise be easi-
compared to our competitors, we
though other drivers had the same
greater efficiency, with their direct
increase the bore to extreme levels
most important sensor. Our motor-
getting the passion of the peo-
In sports cars, the wings press the
ly surpassed.
cannot gain a competitive advan-
brand of tires.
relation to our engine in mind. In
and thus run the risk of encounter-
cycles have dozens of devices that
ple that work on them.
vehicle toward the ground: in this
This is why aerodynamics are
tage on this front. Our competitors
The decision to move toward the
2006, we concentrated on elec-
ing serious combustion problems.
measure the rpm’s of the engine,
way, vertical aerodynamic force
important in competition: the more
also construct automobiles, oil
so-called “mono tires” (that is, to
tronics and innovative strategies
This is why, in the preliminary phase
the oil pressure, the temperature of
gives a better grip even when curv-
“streamlined” the motorcycles are
tankers,
instruments:
adopt one single tire supplier for all
which everyone now adopts, and
of study, we pinpointed the twin-
the tires, the compression of the
University of Bologna, even though
ing, despite centrifugal force. This
the faster they go. Moreover, good
motorcycles are a division of a
the Grand Prix motorcycles) has its
we almost won the world champi-
cylinder oval piston engine as an
suspension, the acceleration, and
he comes from Perugia, because
is why a car can skid or even flip
aerodynamics make for lower con-
much larger company, in which
pros and cons, like all decisions.
onship... In 2007, when the entire
optimal configuration for this new
so forth. All this information is sent
his dream was Ducati motorcycles.
over if a wing breaks at a certain
sumption, even at very high speed,
there are departments that deal
And one pro is without a doubt the
paddock viewed manageability as
regulation. Weighing the same as a
to the electronic control unit and is
He was still writing his graduating
speed. But motorcycles don’t have
and, thus, permit a more powerful
exclusively with researching materi-
elimination, or at least a reduction
the main characteristic of the
4- or 5-cylinder engine, this solu-
later downloaded and analyzed.
thesis when he was interviewed by
wings; they would be useless, if
engine. The manageability of the
als and then share their know-how
in the importance of a variable that
engine, we once again put our
tion offers the advantages of the
The data furnished by these sen-
the company that was founded in
not
A
motorcycle also comes into play:
with all the other divisions. Ducati
is of slight importance to the peo-
money on the power of the
twin-cylinders in terms of power
sors is very important to the engi-
1926 by the engineer Antonio Cav-
motorcycle can lean as far as 60
for example, designing a particu-
only builds motorcycles. Thus, from
ple watching the races. There are
Desmosedici. This gave us a com-
supply and transmission in compe-
neers and helps them understand
alieri Ducati. Thus, in 1994 he
degrees into a bend, and the wing
larly protective and aerodynamic
year to year, we try to make choic-
fans of particular pilots, fans of rac-
petitive advantage, at least early on
tition with respect to the multi-
what happens on the racetrack but
in the season.
cylinders.
– as opposed to a car, whose four
But further testing convinced us
wheels are always in contact with the ground and whose pilot is in a
Filippo Preziosi graduated from the
downright
dangerous.
musical
began working at Ducati head-
would also incline as a result. In
fairing for high speed on straight-
es, even risky ones, to gain various
ing teams large and small, but it is
quarters and today he is general
this way, the force that is created
aways and reduced fuel consump-
advantages.
hard to find fans of a particular
manager of the Racing division. He
from an aerodynamic point of view
tion means creating a motorcycle
has risen through the ranks, pass-
would not be a vertical force,
that is “difficult” and unstable in
ing by way of structural calculus
which would press the motorcycle
changes of trajectory; a motorcycle
brand of tires. Thus, the mono tire
The strength and good fortune of
that the best solution would be to
Tires (and the issue of the
of the 2009 championship will help
Ducati is its ability to anticipate its
double the twin-cylinder engine,
very precise position and does not
“mono tire”)
focus even more on the pilots and
rivals. But we must not underesti-
and so we designed an engine with
affect the aerodynamics of the
the motorcycles.
mate the risks we run as a “fore-
four cylindrical pistons that, thanks
vehicle – the dynamics of a motor-
runner.” We have won a world title
to the two cylinders stroking at the
cycle are much more complex and
that, he explains, “checks if the
against the ground, but an inclined
that can lose as much in the
A motorcycle touches the ground
pieces that have been constructed
or oblique force, which would only
gymkhanas as it gains in the
with its tires, and through them it
will break or not, to put it in simple
partially assist the road holding
straightaways. Designers have to
receives its thrust on the terrain.
Engines: counter-current force
with the Desmosedici, but it was a
same time, reproduces the effects
articulated.
terms,” from the first version of
performance. The rest of the force
find a compromise between these
We have all tried to drive a car on
In order to have a chance of win-
risky decision. We concentrated on
of the twin-cylinder. In this way, a
The electronic sensors that are
the Superbike 916 all the way to
would
and
contrasting needs: this is why aero-
the snow or ice: it is very limiting
ning, Ducati has always had to
the power of the motorcycle, but it
“big bang” effect is generated,
installed cannot describe the over-
designing and experimenting new
would thus tend to thrust the
dynamics represent a complex
with regard to acceleration, brak-
make choices that run counter-cur-
could have proven to be unman-
increasing the length of the effect
all functioning of the motorcycle
engines.
motorcycle off the track.
challenge for us.
ing and curving. Quite simply, a Fiat
“push”
outwards
111
112
Green islands in a sea of oil
energetic trap is both a necessity
through the openings in the
man, dates back to a million years
and an opportunity. The starting
maquis shrubland, hoping to see
ago; the wood age lasted until the
by Antonio Galdo
point of Enel’s effort is the project,
dolphins or rorquals. I am not as
eighteenth century, and then came
Scientists, with their statistics
called “Isole verdi” (literally, “green
fortunate as that, but I do under-
fossil fuels, symbols of modernity.
can be made to a motorcycle that
and forecasts, have always split
islands”), to bring about a Coper-
stand why Capraia is considered a
We have gone on for two hundred
around the circuit. This is what we
is already a winner, in searching for
between two great tribes. Apo-
nican
bird watching paradise. An oasis
years, with glimpses of nuclear
call “feeling” and it lets the pilot
that 1/1,000 that is hidden some-
calyptics and eternal optimists.
sources:
amid intact, wild nature, I am told,
energy which sparked our hopes
push the motorcycle to its limits,
place. We carry out tests, practice
Those who think the end of
replace it with plant biodiesel, solar
the island sits along one of the
but was never really able to push
without exceeding them. No sen-
runs and experiments to under-
the world is a page in history
plants and wind turbines.
most important migratory paths
through the 6-7% of energy sources, despite huge improve-
and, thus, it is up to the pilot to
would be enormous margins of
provide the missing information. It
improvement, under every aspect.
must also be remembered that the
Instead, my job consists in finding
more faith a pilot has in his motor-
the minimal improvements that
cycle, the faster he can make it go
modification eliminate
in
energy
diesel
and
sor can measure feeling and if it
stand if the direction we are going
that will come, and those who
The first opencast laboratory for
between Africa and Europe: an
were so easy to determine it scien-
is right or wrong. But then – and
feel cocooned by the certainty
this was created on Capraia, one of
inevitable stop for rest and repro-
ments in security systems and new
tifically, I think my job would lose a
this is why it is always important
that nature will always be
the seven islands of the Tuscan
duction of a number of birds.
generation waste management
great amount of its appeal.
that “technicians” like me remain
generous with mankind, and
archipelago between the Ligurian
“Lucky them”, I whisper at engi-
plants. Pollution is scaring us now,
humble – sometimes it is only the
will save us even from our
and the Tyrrhenian Seas, where
neer De Michele.
and many scientists believe that oil
Winning design
faith of the pilot on the racetrack
strongest self-destructive ten-
Gennaro De Michele, head of
“Instead, we came to Capraia
and coal reserves are limited. One
A racing motorcycle becomes
that can make that minimal differ-
dencies.
Enel’s Research Center, has lead
looking for energy sources every-
hundred, two hundred years: at
beautiful the moment it wins a
ence between winning and losing.
the “Isole verdi” mini-revolution,
where: in the sun, wind, and even
some point they will end. Hence
race. To create a vehicle that is also
Enel is an official sponsor
On one point, however, everyone
transforming twenty square kilo-
sea currents. Here, we are experi-
the transition we are living, during
aesthetically pleasing is yet another
of Ducati at the MotoGP
has to agree: contemporary man
meters of land in the only zero-
menting with wide-range sustain-
which we have to develop renew-
satisfaction, but my team has never
Champion ship.
has leaped into an energetic trap,
emission island in Italy. [...]
able development balance. From
able energies, knowing however
adopted technical choices whose
Translation by Gail McDowell
in a labyrinth of fossil fuels, oil, coal
“Our present balance on Earth” –
thermal solar plants to roads,
that any kind of energy saving pol-
performance didn’t convince us
and natural gas, which together
he explains – “can be grasped with
where only hydrogen-powered
icy will require a cultural shift. A
first of all.
represent 80% of all energy con-
a metaphor. Imagine a small ball
cars will be allowed. We encoun-
way-of-life re-engineering. A goal
sumption. Too much. And getting
on top of a mountain: you do not
tered some resistance, a few
for every citizen, family and com-
Infinitesimal times and margins
out of the trap requires a biblical
need much strength to cause it to
protests from the usual ’pure’ ecol-
pany not to waste, letting go of the
To win a race by a margin of three
maneuver, which governments and
fall, as it is in an instable condition.
ogists, but in the end we were able
idea that wealth is possible only
seconds is an excellent result: it
public opinions now consider nec-
However, if it should precipitate,
to go on, having achieved the citi-
through high energy consump-
means not having sprinted home
essary, but which nobody can
we are unable to foresee where it
zen’s unanimous support and the
tion”.
for the win; it means having won
make without swerving, with the
will go. So: man today is like the lit-
local
essential
For once, Italy is not in the low
by a good margin. And yet, over
risk of finding ourselves at the bot-
tle ball on the mountain. Reducing
cooperation. And if the experiment
ranks of innovative countries.
thirty
tom of a ravine.
greenhouse gasses and carbon
will work out, as it seems to be
Quite the opposite. We produce
dioxide emission means avoiding a
doing, we will repeat it on other
about 16% of electricity from renewable sources, twice the world
laps,
it
means
having
increased the winning distance by
administration’s
one tenth of a second per lap. If on
In Italy, Enel is making a small but
little push from someone or some-
islands, starting from the Sicilian
an average it takes a minute and a
significant effort, putting 4 billion
thing. And reducing, in the energy
Eolie archipelago”. [...]
average. This is first and foremost
half to make one lap, that one
euros in investments, until 2011,
field, means first of all not wasting
De Michele continues: “The world
thanks to a do-it-yourself attitude,
tenth of a second equals a differ-
on the table for renewable ener-
the natural resources that our
has entered the energetic transi-
visible in the bottom-up liveliness
ence of 1/1,000. It is a big chal-
gies. This money will have to make
instinct and ignorance have lead us
tion phase, and the countries
and its positive surprises. A whole
lenge to improve a motorcycle by
more money: our electricity giant
to consider infinite”.
which fail to understand this will
community of Italians who are not
one one-thousandth.
smells business in different fields
At sunset, Capraia’s rocks seem on
face very serious trouble. It is a his-
scared of the future and do not
To increase the performance of a
from its traditional activity’s range.
fire. The light gives back to the
torical turning point. The first tech-
want to be crushed by the present,
prewar model would be easy: there
It has understood that exiting the
island its volcanic origin: I glance
nologic fire, lit and governed by
has began marching along the
113
oxygen
114
English version
05 – 10.2008
paths that lead out of the energetic
announced its “green” turning-
trap. Local administrations, small
point, signed by Mario Draghi:
Time for waiting
versity, in New York, not to mention
fact,” explains Luca Peralta, the
ic criteria as well, that can please
Why did you agree to work for
with all its history and an
the creator of some of the most
engineer and architect who over-
the public.” One year ago, in an
a hospital?
urban and architectonic plan
and medium enterprises, a few
with a circular sent to all heads of
by Marco Cattaneo
futuristic and ambitious projects in
saw the realization of the project,
interview, he provokingly won-
This hospital was constructed at
that is centuries old. Each time
inspired parts of the establishment,
services and branches, the gover-
“When we are in a hospital,
recent years. From 1997 to 2003 he
“Inaba wanted to give his work the
dered why the sustainable cities of
the end of the nineteenth century
a new element is introduced in
simple citizens.
nor set the limits of the institution’s
we are all waiting for someone
and Rem Koolhaas co-directed the
shape of a videogame, it is almost
today have to resemble a golf club
and it was created as a complex of
our cities, the polemics
In Arezzo, for example, a little
new environmental policy. Draghi
or for something. Some wait
“Project on the City” at the Har-
a metaphor of our Playstation soci-
from the 1980s...
decentralized structures. It sort of
explode. And your work is very
cooperative of thirty-something
requires eco-friendly purchases,
for a relative, some for a doc-
vard Graduate School of Design, a
ety.” And not a person goes by
resembles a university campus, but
original. Do you think that it
kids, called La fabbrica del Sole,
effective waste management and
tor, some for an operation.
research program concerning the
who
Let’s talk about the materials
without a center. If you are at pedi-
suits a traditional complex like
was able to secure funding from
the rationalization of energy con-
This structure is based on
evolution of the contemporary
immense, three-dimensional Pac-
you used.
atrics there is a waiting room, if
the pavilions of the Policlinico
the region of Tuscany for designing
sumption. And he warned every-
a reflection: I wanted to con-
metropolis. And in September
Man by the sphere and its solar
Both the mushroom and the
you are at oncology there is anoth-
Umberto I?
the first hydrogen pipeline in the
one, peremptory, in his hierarchy:
struct a place, in the heart
2008, the Institute of urban plan-
panel mouth turned to the sky.
sphere have a metallic support
er waiting room. There was no ref-
Absolutely. And this is why we chose materials that create a
isn’t
reminded
of
an
world to be build inside an urban
do not waste.
of the hospital, where people
ning of South Korea selected Inaba
“The idea,” Inaba begins, “was to
structure, while the covering is in
erence point. And our waiting
area: a long tube that will carry
The energetic transition described
can stay without necessarily
and C-Lab to plan Saemangeum, a
create a work following eco-sus-
pvc a material that is lightweight
room, a simple project of urban
strong contrast with the surround-
hydrogen, instead of gas, into
by De Michele translates into a
thinking the whole time about
40 thousand hectare coastline area
tainable criteria which applied
and easily deformed, so we could
planning in a transit area, reorgan-
ings. Instead of constructing some-
homes to heat water, warm up
period during which in the world
the act of waiting.”
along an estuary of the Yellow Sea.
alternative energy technology; but
shape it the way we wanted. The
izes a nineteenth century campus,
thing that fits in with the architec-
during winter, keep cool in sum-
there will be a mix of initiatives,
From the entrance on viale Regina
at the same time, we wanted to
floor is made of rubber, a special
giving it a recognizable center.
tonic context, at least at first
mer, and fire-up kitchen burners.
just like the one in Capraia. Trying
This is how Jeffrey Inaba describes
Elena, the waiting room designed
create an appealing structure that
kind of anti-trauma rubber that
To reduce the sky-high costs of
to increase the quantity of energy
the waiting room he has designed
by Inaba, at the end of a narrow
is accessible to the public. That
can be found in playgrounds; it is
So on the one hand, there is
the contrast, to accentuate it, so
made from recycled tires.
artistic creativity, and on the
that the waiting room was comple-
electric bills (Italy’s are amongst the
that we can “catch” with technol-
and realized for the Policlinico
road with a gentle incline, cannot
invited people in. This is why we
most expensive in Europe) and to
ogy and to reduce waste with
Umberto I in Rome as part of the
go unnoticed. It is a gigantic mush-
decided against closing it in with
pull away from the sheik’s control
everyday behaviors. For example,
second edition of “Enel contempo-
room with a blue and purple cap
glass walls, even if in the beginning
115
glance, we wanted to underline
other, attention to the rational
mentary to the hospital.
Monitors that show cartoons,
meaning of a project of urban
After all, Rome is the Eternal City,
of the oil market, thousands of
hopes are high for solar power, but
ranea,” the initiative by Italy’s
and a white sphere that opens to
we had considered it. We wanted
playground rubber floors. Were
planning.
for everybody. I understand that
small and medium “made in Italy”
the percentage of energy that we
major electric company that every
the south behind it. On the oppo-
to symbolically show that it is a
you thinking about children in
Yes. There are people who view
some people consider it untouch-
entrepreneurs are investing in
are able to absorb from the closest
year calls on internationally famous
site side, a series of 18 photovolta-
place which is open to everyone.
particular for your project?
architecture as a rigid discipline,
able. But this doesn’t mean that
autonomous electricity production.
star to our planet is still at a mini-
artists to create works on the
ic modules generate the 2 kilowatts
One of the limits of architects who
Children, sure, but also old peo-
tied to the exploitation of spaces,
something new can’t be built in a
They rely on corn, alcohol gasoline,
mum. And costs are very high. For
theme of energy.
of power that are needed for illumi-
deal with sustainable technology is
ple. The rubber is primarily for
while art is freer. Instead, we have
city with such a rich patrimony of
solar panels, rapeseed biofuel,
a 500 MW plant, 750 million euros
Inaba, a 46-year-old American
nation (low energy light bulbs only)
that they often do so in a superfi-
people who have trouble walking.
accepted the challenge to make art
antiquities. An urban context is an
hydrogen and wind turbines. Some
and six hectares of land are neces-
artist and urban planner, owns the
and the waiting room monitors,
cial way. They concentrate on the
As for the cartoons – he smiles –
in respect of limits and constric-
environment in evolution. Even
even try producing electricity from
sary; for a solar plant of equivalent
Los Angeles-based architecture
where Inaba has elected to show
technology, but from an aesthetic
yes, they’re for children, but not
tions, to create works of art that
Rome, if it continues to evolve,
have functional duties.
needs important new works.As we white coats pass by. They stop and
chicken guano while others, like
capacity, a thousand hectares and
and cultural consulting studio that
non-stop cartoons. Surrounded by
point of view they build old struc-
only. After all, who doesn’t like
the Feltrinelli bookstore chain, have
three times as much money would
bears his name, but he is also the
the stern and slightly peeling pavil-
tures and don’t take into account
cartoons? And then, the fantasti-
decided to light up every sales
not be enough.
founder and director of C-Lab, the
ions of the Policlinico, it almost
the needs of a society that has pro-
cal dimension of cartoons reflects
In Italy, some people think that
point using only renewable energy
Translated from Non sprecare by
architecture and communication
seems like a fantasy structure that
foundly changed. Instead, with my
the fantastical nature of the struc-
there is no room for contempo-
contemplate Inaba’s magic mush-
sources. Even Banca d’Italia has
Antonio Galdo (Einaudi, 2008).
research group of Columbia Uni-
slipped out of a comic strip. “In
work group, we try to find aesthet-
ture.
rary art in a city like Rome,
room with a look that is halfway be-
walk away, four young doctors in
©
Giulio Sarchiola
oxygen
116
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05 – 10.2008
We’re looking for the mouse
seeminlike a crisis and started
strategy to improve the popula-
by Clay Shirky
until people started thinking of this
Have you ever wondered
as a vast civic surplus, one they
where people find the time to
could design for rather than just
tween inquisitive and surprised as
2
Amazon ants organize raids in
who has worked with someone
a high level of diversity as “biolog-
the workers give the final touches
neighbor colonies to kidnap larvae,
from the former group a 2, and so
ical insurance”: diversification is a
to the structure before its inaugura-
which they grow as slaves. The
on. At the moment over 800 thou-
tion. A woman doctor quips, “First,
slaves become perfectly integrated
sand actors have a number that is
tion’s chances of survival.
all we had was a bar, now we even
members of the new formicarium:
3 or lower. This is one of the many
9
The Cakile edentula, common in
seeming like an asset. It wasn’t
have a discotheque...” Maybe not
they feed Amazon ants, which
experimental proofs supporting the
North America, is the first plant in
play World of warcraft or
dissipate, that we started to get
quite a discotheque, but without a
have jaws so heavy they cannot
six degrees of separation theories
which the ability to recognize one’s
discuss Wikipedia entries?
what we think of now as an indus-
doubt, a point of aggregation, a
feed themselves, and probably do
that Frigyes Karinthy suggested in
kin has been observed. When it
small, welcoming island of sociabil-
not realize their social behavior is
1929: any person can be connect-
senses individuals with a similar
I was recently reminded of some
If I had to pick the critical technol-
trial society.
ity and comfort in a place where the
deviant.
ed to another through no more
genome in its surroundings, in fact,
reading I did in college, way back
ogy for the twentieth century, the
rite of waiting is often accompanied
3
A zombie computer is a comput-
than 5 common acquaintances.
it shares equally space and any
in the last century, by a British his-
bit of social lubricant without
by solitude and pain. And, to pass
er which has been attacked by a
This theory, however, has never
available nutriment in the soil.
torian arguing that the critical
which the wheels would’ve come
the time, there are always the car-
hacker, virus or malware, and
been formally proven.
toons.
therefore
7
Translation by Gail McDowell
Connect the dots
completes
certain
In 1871 Lewis Henry Morgan
Instead, if it is planted between dif-
technology, for the early phase of
off the whole enterprise, I’d say it
ferent species of plants, it tends to
the industrial revolution, was gin.
was the sitcom. Starting with the
processes without the operating
identified six types of families in
develop its roots more, to hoard as
The transformation from rural to
second world war a whole series of
system or owner of the machine
humans. The Western societies
much water as possible.
urban life was so sudden, and so
things happened – rising gdp per capita, rising educational attain-
knowing: it is estimated that at
usually adopt the “Eskimo” sys-
10
Migrating birds typically fly in a
wrenching, that the only thing
least half of the spam circulating at
tem, according to which the most
“v” or “w” shape in order to
society could do to manage was to
ment, rising life expectancy and,
the moment has been sent by
important members of the family
exploit the wake effect and save
drink itself into a stupor for a gen-
critically, a rising number of people who were working five-day work
Community*
zombie computers.
are the closest, regardless of gen-
the energy they need to cross the
eration. The stories from that era
*Com mu ni ty: a number
4
In the ten-most-visited-websites
der. In the Hawaiian system,
oceans (they take turns leading).
are amazing – there were gin push-
weeks. For the first time, society
of individuals with common
world hit list, four are “social
instead, every individual distin-
According to some scientists,
carts working their way through
forced onto an enormous number
origins, ideas or interests, who
media”:
Facebook,
guishes only between male and
moreover, flying in formation
the streets of London.
share the same physical or
MySpace and Blogger. There’s even
female of different generations:
allows birds to maintain optimal
technological environment and
a
form a recognizable group.
www.dogster.com 5
1
According to the so-called Dun-
social
YouTube, network
for
dogs:
In May “The Economist” pro-
claimed that humanity is “half
of its citizens the requirement to manage something they had never
there is no difference between a
eye-contact, and therefore keep
And it wasn’t until society woke up
had to manage before – free time.
brother and a male cousin, or
the group together and not lose
from that collective bender that we
And what did we do with that free
between a mother and an aunt.
any mates along the journey.
actually started to get the institu-
time? Well, mostly we spent it
tional structures that we associate
watching tv. We did that for decades. We
8
Bacteria live amassed together in
bar number, the maximum size of a
way”: 50% of the world’s popula-
so-called “biofilms”, where they
with the industrial revolution
real social network is 150 mem-
tion uses a mobile phone. Just ten
produce
exopolysaccharide
today. Things like public libraries
watched I love Lucy. We watched
bers. According to evolutionist psy-
years ago, the majority of people
matrix that covers them. In 2004
and museums, increasingly broad
Gilligan’s island. We watch Mal-
an
chology, this limit derives from the
on the planet had never made a
some researchers at Iowa’s Univer-
education for children, elected
colm in the middle. We watch Des-
human being’s average ability to
phone call.
sity discovered that these struc-
leaders – a lot of things we like –
perate
recognize other individuals and to
6
The Bacon number assigns to
tured communities, although they
didn’t happen until having all of
housewives essentially functioned
keep track of the emotional events
every actor who has worked with
stem from a small number of iden-
those people together stopped
as a kind of cognitive heat sink, dis-
of each member of a group.
Kevin Bacon a 1, to every actor
tical bacteria, develop immediately
housewives.
Desperate
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oxygen
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sipating thinking that might other-
mad, and the whole community is
million hours of human thought. I
one has any idea how to deploy
A couple of weeks ago one of my
from the authorities who might
At least they’re doing something.
wise have built up and caused soci-
in a ruckus – “How should we
worked this out with Martin Wat-
something that people have to
students at the Interactive telecom-
have it now.”
Did you ever see that episode of
ety to overheat.
characterize this change in Pluto’s
tenberg at Ibm; it’s a back-of-the-
start experimenting with it, in order
munications program forwarded
Maybe this will succeed or maybe it
Gilligan’s island where they almost
And it’s only now, as we’re waking
status?” And a little bit at a time
envelope calculation, but it’s the
for the surplus to get integrated,
me a project started by a professor
will fail. The normal case of social
get off the island and then Gilligan
in love with, but it’s tiny.
up from that collective bender, that
they move the article – fighting off-
right order of magnitude, about
and the course of that integration
in Brazil, in Fortaleza, named Vasco
software is still failure; most of
messes up and then they don’t? I
we’re starting to see the cognitive
stage all the while – from, “Pluto is
100 million hours of thought.
can transform society.
Furtado. It’s a wiki map for crime
these experiments don’t pan out.
saw that one. I saw that one a lot
surplus as an asset rather than as a
the ninth planet,” to “Pluto is an
And television watching? Two hun-
The early phase for taking advan-
in Brazil. If there’s an assault, if
But the ones that do are quite
when I was growing up. And every
crisis. We’re seeing things being
odd-shaped rock with an odd-
dred billion hours, in the United
tage of this cognitive surplus, the
there’s a burglary, if there’s a mug-
incredible, and I hope that this one
half-hour that I watched that was a
designed to take advantage of that
shaped orbit at the edge of the
States alone, every year. Put anoth-
phase I think we’re still in, is all spe-
ging, a robbery, a rape, a murder,
succeeds, obviously.
half an hour I wasn’t posting at my
surplus, to deploy it in ways more
solar system.”
er way, now that we have a unit,
cial cases. The physics of participa-
you can go and put a push-pin on
But even if it doesn’t, it’s illustrated
blog or editing Wikipedia or con-
engaging than just having a tv in
So I tell her all this stuff, and I
that’s 2 thousand Wikipedia proj-
tion is much more like the physics
a Google map, and you can char-
the point already, which is that
tributing to a mailing list. Now I
everybody’s basement.
think, “Okay, we’re going to have
ects a year spent watching televi-
of weather than it is like the
acterize the assault, and you start
someone working alone, with real-
had an ironclad excuse for not
This hit me in a conversation I had
a conversation about authority or
sion. Or put still another way,
physics of gravity. We know all the
to see a map of where these crimes
ly cheap tools, has a reasonable
doing those things, which is none
about two months ago. I’ve fin-
social construction or whatever.”
Americans spend 100 million hours
forces that combine to make these
are occurring.
hope of carving out enough of the
of those things existed then. I was
ished a book called Here comes
That wasn’t her question.
every weekend just watching the
kinds of things work: there’s an
Now, this already exists as tacit
cognitive surplus, enough of the
forced into the channel of media
everybody, which has recently
She heard this story and she shook
ads. This is a pretty big surplus.
interesting community over here,
information. Anybody who knows
desire to participate, enough of the
the way it was because it was the
come out, and this recognition
her head and said, “Where do peo-
People asking, “Where do they
there’s an interesting sharing
a town has some sense of, “Don’t
collective goodwill of the citizens,
only option. Now it’s not, and
came out of a conversation I had
ple find the time?” That was her
find the time?” when they’re look-
model over there, those people are
go there. That street corner is dan-
to create a resource you couldn’t
that’s the big surprise. However
about the book.
question. And I just kind of
ing at things like Wikipedia don’t
collaborating on open source soft-
gerous. Don’t go in this neighbor-
have imagined existing even five
lousy it is to sit in your basement
I was being interviewed by a tv pro-
snapped. And I said, “No one who
understand how tiny that entire
ware. But despite knowing the
hood. Be careful there after dark.”
years ago.
and pretend to be an elf, I can tell you from personal experience it’s
ducer to see whether I should be
works in tv gets to ask that ques-
project is, as a carve-out of this
inputs, we can’t predict the out-
But it’s something society knows
So that’s the answer to the ques-
on their show, and she asked me,
tion. You know where the time
asset that’s finally being dragged
puts yet because there’s so much
without society really knowing it,
tion, “Where do they find the
worse to sit in your basement and
“What are you seeing out there
comes from. It comes from the
into what Tim O’Reilly calls an
complexity.
which is to say there’s no public
time?” Or, rather, that’s the numer-
try to figure if Ginger or Mary Ann
that’s interesting?”
cognitive surplus you’ve been
architecture of participation.
source where you can take advan-
ical answer. But beneath that ques-
is cuter.
masking for 50 years.”
Now, the interesting thing about a
The way you explore complex
tage of it. And the cops, if they
tion was another thought, this one
I started telling her about the
So how big is that surplus? So if
surplus like that is that society
ecosystems is you just try lots and
have that information, they’re cer-
not a question but an observation.
Wikipedia article on Pluto. You
you take Wikipedia as a kind of
doesn’t know what to do with it at
lots and lots of things, and you
tainly not sharing. In fact, one of
In this same conversation with the
general principle. It’s better to do
may remember that Pluto got
unit, all of Wikipedia, the whole
first – hence the gin, hence the sit-
hope that everybody who fails fails
the things Furtado says in starting
tv producer I was talking about
something than to do nothing.
And I’m willing to raise that to a
kicked out of the planet club a cou-
project – every page, every edit,
coms. Because if people knew
informatively so that you can at
the wiki crime map was, “This
World of warcraft guilds, and as I
Even lolcats, even cute pictures of
ple of years ago, so all of a sudden
every talk page, every line of code,
what to do with a surplus with ref-
least find a skull on a pikestaff near
information may or may not exist
was talking, I could sort of see
kittens made even cuter with the
there was all of this activity on
in every language that Wikipedia
erence to the existing social institu-
where you’re going. That’s the
some place in society, but it’s actu-
what she was thinking: “Losers.
addition of cute captions, hold out
Wikipedia. The talk pages light up,
exists in – that represents some-
tions, then it wouldn’t be a surplus,
phase we’re in now.
ally easier for me to try to rebuild it
Grown men sitting in their base-
an invitation to participation.
people are editing the article like
thing like the cumulation of 100
would it? It’s precisely when no
Just to pick one example, one I’m
from scratch than to try and get it
ment pretending to be elves.”
When you see a lolcat, one of the
119
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things it says to the viewer is, “If
internet-connected
population
middle of the movie, apropos
going to tell them: we’re looking
you have some sans-serif fonts on
watches roughly a trillion hours of
nothing, she jumps up off the
for the mouse. We’re going to look
Add Ferdinand as friend
dent, Mark Zuckerberg created in
distrust towards services like Face-
way to the last “person you may
2004 for himself and his col-
book. Perhaps there is another
know”, despite the fact that you
your computer, you can play this
tv a year. That’s about five times
couch and runs around behind the
at every place that a reader or a lis-
by Antonio Sofi
leagues. From August to October
shift going on, towards digital
have no clue who that person is,
game, too.” And that’s message –
the size of the annual consumption
screen. That seems like a cute
tener or a viewer or a user has
The German sociologist Ferdi-
2008, the number of users regis-
modernity. On the one hand, social
because he or she is “a friend of a
I can do that, too – is a big change.
in the United States. 1% of that is
moment. Maybe she’s going back
been locked out, has been served
nand Tönnies does not have a
tered on the Italian version of Face-
networks exploit the “call of the
friend”. On social networks you
This is something that people in
100 Wikipedia projects per year
there to see if Dora is really back
up passive or a fixed or a canned
Facebook profile. But he would
book increased more than three-
wild” that we feel towards an
can always poke new people,
the media world don’t understand.
worth of participation.
there or whatever. But that wasn’t
experience, and ask ourselves, “If
deserve one, despite being
fold, rocketing from 600 thousand
extended family, the “circle of
based on common acquaintances,
Media in the twentieth century
I think that’s going to be a big deal.
what she was doing. She started
we carve out a little bit of the cog-
dead for almost 80 years. If
to almost 2 million people; as a
trust” that Robert De Niro hilari-
similar interests or geographical
was run as a single race – con-
Don’t you?
rooting around in the cables. And
nitive surplus and deploy it here,
nothing else, because through
result, Italy became one of the top
ously described in a hit-movie a
closeness. As you add friends, the
sumption. How much can we pro-
Well, the tv producer did not think
her dad said, “What you doing?”
could we make a good thing hap-
his theories he unknowingly
ten nations in the most populated
few years ago. Usually, the first
meaning of “friendship” and com-
duce? How much can you con-
this was going to be a big deal; she
And she stuck her head out from
pen?” And I’m betting the answer
gave us invaluable advice on
social network of the world.
thing a new Facebook user does is
munity becomes weaker and more
sume? Can we produce more and
was not digging this line of
behind the screen and said, “Look-
is yes.
how to design social networks
But let us go back to Tönnies, and
to look up his or her relatives or
flexible and the network becomes
you’ll consume more? And the
thought. And her final question to
ing for the mouse.”
This article is a lightly edited tran-
on the internet.
to his 1887 essay Gemeinschaft
closest friends. They ask for their
more instrumental and impersonal. It may have diverse goals – which
answer to that question has gener-
me was essentially, “Isn’t this all
Here’s something four-year-olds
scription of a speech the author
und Gesellschaft. The first concept
friendship, to revive or strengthen
ally been yes. But media is actually
just a fad?” You know, sort of the
know: a screen that ships without
gave at the 2008 Web 2.0 confer-
Gemeinschaft and Gesellschaft –
closely relates to the feeling of
it. Inside a social network you
often have other designated places
a triathlon, it’s three different
flagpole-sitting of the early twenty-
a mouse ships broken. Here’s
ence
two hard to pronounce and
belonging that can tie people into
don’t know who you are without a
in the web – ranging from profes-
events. People like to consume, but
first century? It’s fun to go out and
something four-year-olds know:
resounding words, polar opposites
a “community”; the second refers
buddy list. Finding a link to the part
sional (Linkedin, Neurona, etc.) to
they also like to produce, and they
produce and share a little bit, but
media that’s targeted at you but
like the two ends of a magnet –
instead to instrumental structures:
of community that life or time have
romance
like to share.
then people are going to eventual-
doesn’t include you may not be
have nothing to do with the suc-
“societies” that are set up in order
lead to drift away is one of the pri-
(Meetic, Match, etc.) to lighter
And what’s astonished people who
ly realize, “This isn’t as good as
worth sitting still for. Those are
cess of the modern Facebook,
to achieve well-defined goals.
mary needs of Facebook users: the
ones, related to the pursuit of a
were committed to the structure of
doing what I was doing before,”
things that make me believe that
MySpace, Linkedin, Badoo, Netlog,
Community and society. The for-
network allows you to reconnect
certain social preeminence. A proof
the previous society, prior to trying
and settle down. And I made a
this is a one-way change. Because
and so on. But they do help in
mer is characterized by strong and
with relatives and friends who have
of this is in the number of profiles
to take this surplus and do some-
spirited argument that no, this
four year olds, the people who are
understanding the popularity that
unconditional bonds, typical in
moved to other parts of the coun-
belonging to famous people, who
thing interesting, is that they’re dis-
wasn’t the case, that this was in
soaking most deeply in the current
social networks are gaining day
families and in friendships stem-
try or of the world, which you may
many other users strive to have as
covering that when you offer peo-
fact a big one-time shift, more
environment, who won’t have to
after day, attracting more and
ming from geographical or biogra-
have lost track of.
“friends” (one of the foundations
ple the opportunity to produce and
analogous to the industrial revolu-
go through the trauma that I have
more people from all over the
phical vicinity. These are the bonds
It is a digital face-lift for pre-exist-
of success for another popular
and
dating-oriented
to share, they’ll take you up on
tion than to flagpole-sitting.
to go through of trying to unlearn
world; the same two words also
that tied our grandparents to their
ing “social capital” in the network
social network, MySpace).
that offer. It doesn’t mean that
I was arguing that this isn’t the sort
a childhood spent watching Gilli-
help explain the equally growing
small hometowns.
of people who are directly linked to
In other words, the users of social
we’ll never sit around mindlessly
of thing society grows out of. It’s
gan’s island, they just assume that
resistance that social networks are
The latter, instead, relies on rela-
you by common experiences.
networks like Facebook have two
watching Scrubs on the couch. It
the sort of thing that society grows
media includes consuming, pro-
generating.
tionships that are more impersonal
But there’s more. It’s hard to stop
main objectives. The first is to
just means we’ll do it less.
into. But I’m not sure she believed
ducing and sharing.
In the past year, social network
and superficial, with utilitarian or
the mechanism allowing you to
recreate on the web, more or less
And this is the other thing about
me, in part because she didn’t
It’s also become my motto, when
users have grown 25% in the
economic constraints, as in the
add friends on social networks:
as it is in reality, the scattered com-
the size of the cognitive surplus
want to believe me, but also in part
people ask me what we’re doing –
world and Facebook, undeniably
bustling cities of the industrial soci-
thanks to the contagious force of
plexity of one’s own “community”
we’re talking about. It’s so large
because I didn’t have the right
and when I say “we” I mean the
representing the gold-standard,
eties. Tönnies defined these two
word of mouth (and to automatic
of reference. Friends, relatives,
that even a small change could
story yet. And now I do.
larger society trying to figure out
has registered the strongest results
concepts in order to explain the
matching systems) more and more
colleagues. The second objective
how to deploy this cognitive sur-
with a 153% increase and a total
shift from community to society
people are attracted, at exponen-
is to expand one’s own circle of
have huge ramifications. Let’s say that everything stays 99% the
I was having dinner with a group of
plus, but I also mean we, especial-
of over 150 million users in the
during his time. It was a shift from
tial rates. The gravitational pull
acquaintances, the infinite “soci-
same, that people watch 99% as
friends about a month ago, and
ly, the people in this room, the peo-
world. Italians, who appeared
tradition to modernity.
reaches the outer limits of your
eties” that can are most useful or
much television as they used to,
one of them was talking about sit-
ple who are working hammer and
uninterested until now, now seem
acquaintances’ galaxy, all the way
convenient, for the present or the
but 1% of that is carved out for
ting with his four-year-old daugh-
tongs at figuring out the next good
suddenly in love with the website
It is within this continuum that we
to that forgotten row of seats in
future. The final result is fascinat-
producing and for sharing. The
ter watching a dvd. And in the
idea. From now on, that’s what I’m
that, as a very young college stu-
can trace both the enthusiasm and
your distant classroom past. All the
ing and scary at the same time:
121
oxygen
English version
05 – 10.2008
122
123
dear friends and mere acquaintances,
relatives
and
In search of the digital layer
perfect
is evolving. According to De Kerck-
network, as are the GPS navigators
logical, economic and even anthro-
hove, we are living in a historical
that guide us and take us to our
pological implications but we did
Business 2.0
debate because today’s business, in
usually, a failure: online communi-
its every manifestation, is increas-
ties tend to avoid participating in
strangers share, with different
by Andrea Toso
moment, characterized by a “sym-
destination.
not realize that by doing so we
by Enrico Sola
ingly tied to the network and will
conversations that are not joint.
degrees of involvement, a single
“Attitude is a creative energy
bolic [...] overthrowing of the
Generically, we tend to define the
were
To reconcile the world of busi-
continue to be so in the future.
Even buzz-marketing operations,
studying
ourselves,
our
(promiscuous) digital place. A con-
that can change the world.
power of nature by culture: culture
individual as something that is sep-
sphere of relationships, our way of
ness with the new social and
By overcoming long-standing cul-
in which businesses try to exploit
stantly updated lifestreaming tells
This is why I created a new
now reigns over nature.”
arate from his “digital I.” We
acquiring and managing knowl-
conversant dimension of the
tural resistance, the more illuminat-
the social potential of the web by
us, every second, what everyone’s
concept: the electronic saint,
always find barriers or borders, lim-
edge. As we studied the digital
network is no easy task. On the
ed businesses will find two attrac-
inviting users to become promoters
doing and why. The social internet
who has an electronic aura
In the era of “always on” and
its beyond which there is a clear
phenomenon, we came to realize
contrary, in many countries
tive elements in this new dialoging
of their own messages (for exam-
is an extraordinary, and worrying,
made of all the communicative
“digital” social connections, we
subdivision between what is purely
that we were studying the individ-
with an underdeveloped busi-
network: the possibility of trans-
ple, by talking about them on their
social engineering experiment.
connections that connect peo-
cannot help but note that the evo-
human and what is the (sometimes
ual, his real identity and not just
ness culture and which are still
mitting their message to a large
personal blogs) run a great risk of
And it changes, however subtly,
ple to the world and to other
lution of human networks assumes
invasive and perverse) result of
the one mediated by the new tech-
weighed down by family-orien-
number of people and the possibil-
failure. Here again, the critical ele-
the way we relate to others, our
people. [...] The aura is the tac-
forms that, until a short while ago,
communications and information
nology.
ted, nineteenth-century capita-
ity of listening directly to the voice
ment is the business-user relation-
idea of what is public and what is
tile dimension between people
were unforeseen. De Kerckhove’s
technology.
lism, the open, transparent,
of their direct and potential cus-
ship: users are normally willing to
private. With a surplus of digital
and the world, and today it is
aura is an invisible and impalpable
But this is not necessarily the case.
Today, Facebook is, to all effects
individualistic and dynamic
tomers.
put part of their credibility/authori-
chaos: within a social web you can
so strong that it has created a
element of the connected individ-
Not anymore, or perhaps it never
and purposes, a concrete example
dimension of the social web
Years of unidirectional communica-
ty at risk online only after having
be both community and society, at
new situation: the possibility of
ual, but it is nonetheless quite real.
was. Technology is only a means
of digital layers. In Facebook, there
clashes with a conservative,
tions, the offspring of classic adver-
acknowledged and legitimated the
the same time. Perhaps Tönnies
being traced and tracked
We are – and can be – traced, we
but, as always in the history of
is a “critical mass” of users who
anonymous and opaque busi-
tising, often lead businesses to
business as a credible interlocutor.
would be happy about it.
down. We are submerged in an
are present in a network of con-
mankind, the means and the
very nonchalantly make use of the
ness culture.
consider only the first of these ele-
The reason so many company
ments as important.
blogs are “closed” is easily under-
environment of data and infor-
nections that used to be natural,
instruments are often what charac-
application to feed and create rela-
mation. The old wizards’ theo-
family-based and professional, and
terize the life of an individual, to
tionships, be it for fun or for work.
ries about auras talk of threads
now are mediated, extended,
the point that it becomes difficult
that can be traced and pulled,
unpredictable and infinite.
to separate them.
which is exactly what is happe-
More and more, social networks
Traditional businesses – the kind
Thus, “social” websites and com-
stood: opening a company blog is
with secretaries who insistently
pany blogs are created, but they
still an operation that is not easily
In social networks, we cancel space
repeat that their boss “is not in the
are little more than a “mega-
defendable internally because it
and time, we rediscover old rela-
office,” with doormen and with a
phone” with which businesses try
risks exposing the company and its
ning today with the electronic
are becoming physical and real
Now we are faced with a situation
tionships, we create new ones, we
minimal “complaint department”
to make their voice heard over the
products or services to potential
aura in the age of internet.”
relations. The user is active and
that is similar, yet different. Tech-
enter and leave the network at the
as their maximum aperture toward
background noise of online com-
public criticism by users and, above
aware and uses the network to cre-
nology has permitted us to create
normal pace of our daily life.
the public – still have not recog-
munications.
all, because there are still no credi-
This comment by Derrick De Kerck-
ate and reinforce his digital pres-
different digital “layers” that are
Perhaps, our “digital I” never exist-
nized the potential of the new web
The stronger the unidirectional cul-
ble, shared metrics for measuring
hove, which was published in
ence, his network identity. His aura
able to flank our real “world,” to
ed, or if it used to exist, it has made
and, above all, run the risk of con-
ture, the more the company blogs
the performances of the “2.0” ini-
“Avvenire” a few months ago, is
is imperceptible, but it is fed every
superimpose themselves over it, to
room for behavior, contents and
tinuing to consider the network a
are closed to their customers, mod-
tiative. In the few cases in which
helpful in gaining an authoritative
day, or perhaps even minute by
substitute it in part. The model of
relationships that merit our atten-
threat rather than an opportunity.
erating comments and in general
the world of business has fully
and philosophical overview of how
minute, by information and new
the “digital world” is well-known
tion more than instruments, envi-
What is certain is that this clash
considering their mission accom-
embraced the culture of the net-
the relationship between man,
relations. Even a text message is an
and widespread. Over the years,
ronments or mere technology do.
between cultural outlooks is des-
plished as soon as a position is
work, the role of “social” sites and
knowledge and digital technology
element that connects us to the
we have studied its social, psycho-
Translation by Gail McDowell
tined to resolve itself in a positive
published. This type of service is,
company blogs is bijective: to com-
oxygen
English version
05 – 10.2008
on Twitter (www.twitter.com/Mar-
of space mission, and to the idea of
details, they can contribute to a
few decades – we use two kilos of
sPhoenix) on November 9th, Mars
objects as extensions of human
very important cause, one that
that precious resource that oil has
Phoenix announced the end of its
identity.
regards them more than anyone
become. Many of the things we
else: the future.
mission, i.e. its death. Before posted the message: “01010100 01110010 01101001 01110101
Viewpoints
same time, to initiate a profitable
Equal relationships with users and information exchange
to dialog and interact with visitor’s
conversation (made of listening
In 2008 Enel secured its presen-
prompts, while the videos of the
by Marina Rossi
traditional confines and, at the
Most packaging is plastic, there-
intelligent book that can remind us,
fore so is a lot of the waste build-
and our children, about the “good
ing up in landfills. To make things
Melanie Walsh
habits” that, with a little common
worse, of the two large families of
ed from binary code, means “tri-
10 things I can do to
sense, we recognize immediately as
plastic materials, thermoplastic and
umph”, and the symbol of a heart
help my world
necessary, but which we sometimes
thermoset, only the first can be
on its side that is used in text mes-
Candlewick, 2008
forget because of bad habits or lack
remolded and recycled.
sages. A great success for the
40 pp. 15,99 dollars
of time. But Melanie Walsh does
Today the development of stricter
National aeronautics and space
municate the company outside its
That would be enough: a cute and
<3”. A single word which, translat-
01101101 01110000 01101000
124
use everyday are plastic: some durable, others disposable.
switching off completely, the probe
not settle for this, and goes
international laws and the increase
beyond: amongst her ten sugges-
in resources’ price point to the real opportunities represented by an
administration, which goes beyond
by Alice Spano
the scientific field and embraces a
The more bad habits are rooted in
tions, right next to separating
global movement made of people,
our everyday life, the harder it is to
waste and saving energy, there are
economy based on recycled mate-
objects, symbols and relations.
act on them, so by logic, the best
a few less obvious, more creative
rials. In Italy, despite strong techno-
Contesa”, the participating scien-
bility.
Over 40 thousand people in these
thing would be to start good habits
ideas, confirming this book’s status
logical and economical limitations,
tists and philosophers were asked
Twitter from Mars
months have followed the probe’s
early, and never get hooked on the
as a tiny masterpiece. For example,
about one fourth of plastic packag-
Twitter posts, and many others
bad ones. Welcome, then, is 10
why should you limit yourself to
ing is recycled (yielding 20% of the
have become its fans on Facebook.
things I can do to help my world. A
recycling cardboard when you can
emissions that the production of
and answers) with the users.
ce in the Web 2.0, thanks to
cultural evenings were all viewable
On November 10th Mars Phoe-
Hundreds of active community
beautiful and fun book, which can
use plain boxes to create, with
virgin material would entail), one
The culture that leads to real aper-
new initiatives and to the deve-
on MySpace.
nix – the space probe which
members who created epitaphs –
speak directly to children and make
mom and dad’s help, some vey
third moves on to incinerators,
ture, to conversation and relations
lopment of existing experien-
In the Ducati MotoGP blog, fans of
landed on Mars last May – swit-
words and photomontages – dedi-
them participate in their planet’s
original toys? And have you ever
while the rest is disposed of in
on the web with users is, in the
ces.
the sport engaged in virtual bat-
ched off. The season change on
cated to Phoenix, celebrating a
future. Because “responsibility” is
realized that you can take care of
landfills. The European Commis-
tles, revealing secrets and braveries
the Red Planet does not allow
symbol of the network that can
the keyword in the fight for envi-
the environment even by feeding
sion, inspired by the principles of
tive. It requires that more value be
This spring the company’s online
playing the exclusive grand prix
for sufficient solar energy to
give voice and identity to individu-
ronmental preservation, and being
birds in winter?
ecodesign, has introduced regula-
placed on transparency, un-inter-
YouTube channel was launched.
motorcycle racing videogame. The
recharge its panels, and to
als as well as objects, which can
responsible means being aware of
mediated feedback from users and
A place to share and promote con-
microblogging platform Twitter
resuscitate the probe which has
create emotional bonds in the
one’s role and of how important it
10 things I can do to help my world
products. Italy has complied with
business world, absolutely innova-
tions in favor of reduced impact
the implicit message that security
tents, making Enel’s huge cultural
was experimented with swimmer
been the main topic of space-
social web. Passion created a sense
is to respect the nature around us.
is a guide to be read and re-read,
this trend with its ministerial decree
and aperture are guaranteed by
heritage available for the public to
Federica Pellegrini, who wrote
related discussions in the past
of community: people had not felt
Die-cut colorful pages, a system of
to learn with our children – and
203/2003, which incentivizes the
few months.
so involved in a space mission since
“windows” that invite curious kids
from our children – that we can
development of a market for
the first moon-landing. And just
to interact, and a frank tone are
build a sustainable life starting
objects made of recycled material
like what happened for the “moon
the ingredients that make this a
from small everyday actions. But it
by establishing that all public bod-
the absence of filters and limits to
consult. A multitude of images:
about her secrets and feelings
the interaction, and that less
from video-interviews to scientific
while participating at Beijing’s
importance be given to the eventu-
documentaries, to advertisements.
Games through this medium.
al risk of receiving negative com-
This is exactly the case of the com-
And let’s not forget Second Life,
very important for the dozens of
war”, the conquest of Mars arrived
great book for mindful parents to
is also a starting point to invent
ies and companies with a majority
ments in public.
mercial communication project
where Enel is present since 2007,
experiments conducted, the huge
through a new medium: it was tel-
read to their sons and daughters.
another hundred things that, every
of public shares must cover at least
day, we can do to help our world.
30% of their requirements with
The past five months have been
An online overview reveals a limit-
Gesti Dimenticati (Forgotten Ges-
one of the first Italian companies to
quantity of information collected
evision then, and it is the social,
The book’s format is simple, yet
ed number, albeit a growing one,
tures,
www.gestidimenticati.it):
dock on the virtual island. Here,
on the surface of Mars, and the 25
interactive, relational web today.
surprisingly effective: ten practical
of websites and blogs in which the
every websurfer can suggest his or
the environmental and technologi-
thousand high-resolution photo-
On many social network profiles
pieces of advice, applicable to
materials. The National observatory
conversation between users and
her idea of forgotten gestures,
cal commitment of the company
graphs that could lead to new dis-
you could read goodbyes and mes-
everyday life, are illustrated and
on waste is in charge of compiling
companies functions and the aper-
through a personal video. Thus the
goes hand in hand with informa-
coveries regarding the Red Planet.
sages of hope – wishing that one
explained: “I try... to turn the water
ture to the web is transformed
user can enter the competition to
tion and entertainment, in a place
But Mars Phoenix was, first of all,
day the probe will speak again,
off while I brush my teeth (Every
from a potential risk into a value.
win interesting prizes, some of
created by Linden Lab to represent
the first exploration module to have
waking up from its long Martian
time you do this, you save 30 bot-
Recycled plastic is fantastic
able to all public administrations
However, thanks to a generational
which will be reserved to those
a model of the 3D world.
a social web presence, building a
hibernation. Mars Phoenix is not
tles of water)”. Switching off the
by Claudia Gandolfi
and citizens. Some of the most
and physiological turnover, the
who are (or who become) Enel
For an international group like
network of relations with thou-
just the probe that walked on Mars,
lights when leaving the room can
new identity of the network is
Energia clients.
Enel, whose mission specifies “the
sands of people the world over,
a piece of news that one newscast
have a better reason than just
In order to make one kilo of plastic
as United States, Japan, China, Brazil, South Korea, and Italy as
products made from recycled
Oxygen versus CO2
a National repository of recycled materials and artifacts, made avail-
advanced industrial countries, such
gaining new space and credibility,
At the same time, the experience
effort to ensure future generations
through Facebook and Twitter.
or color photo on the newspaper
avoiding mom’s reprimand because
– a material which, after first facing
even in business sectors that are
of personalized blogs about the
a better world”, entering the Web
“It is very unlikely that I will wake
would have covered.
of the bills, and perhaps our little
the market in the beginning of last
well, have recently launched the
most
events organized by the company
2.0 orbit represents an important
up in spring, but if I do I will call
It has entered popular culture,
ones will start to realize that, by
century, became the symbol of
“3R – reduce, reuse, recycle” cam-
was expanded. With “La Parola
theme in terms of social responsi-
home”. With these words, written
bringing new blood to the concept
paying some attention to the small
modern consumption after only a
paign, the first global initiative pro-
resistant
to
innovation.
Translation by Gail McDowell
125
oxygen
126
English version
05 – 10.2008
moting compatibility between eco-
that can be more functional, keep-
endorsed by the Leadership in
Not only for real Finns
right to roam (or jus spatiendi) with
walkers can cause both to private
course, all the Google services.
nomic growth and environmental
ing in mind the finite nature of our
The new building of the California
energy and environmental design
by Michelle Nebiolo
the 2000 Countryside and rights of
property and to the ecosystems of
Rather confusing? Yes, but every-
conservation goals. Even China,
resources and the negative effects
Academy of Sciences is what you
(Leed). The whole complex reflects
way act. During the following five
pristine nature. In this debate, tra-
one who has tried the only cell
which
on every ecosystem on Earth, which
call a masterpiece of sustainable
a clear vocation for energy effi-
The University of Jyväskylä, a city
years, this law has been gradually
dition plays an important part:
phone that has adopted it to date, the T-Mobile G1 (179 dollars with a
doubled
its
emissions
between 2000 and 2008 (reaching
may improve people’s wellbeing
architecture. It fits perfectly within
ciency, carbon footprint reduction
about 270 kilometers from Helsinki
implemented in the two states, as
there are countries where the cul-
12 billion tons) decidedly surpass-
without endangering the future of
the natural context of San Francis-
and the conservation of the natu-
well-known for its academic tradi-
the maps showing accessible
ture of private property wins, and
two-year contract) was impressed
ing the United States (8 billion
the planet.
co’s Golden Gate Park, and houses
ral world. A philosophy that is
tion, has published on its website a
regions were published; maps,
others where nature is seen as a
by its navigation possibilities and access to web services. Moreover,
tons), is making a serious effort to
hundreds of innovative exhibits
expressed in every element of the
clever guide for those interested in
however, were not produced for
common good to be respected but
confront the problem by limiting
and thousands of animal and plant
building: recharge stations for elec-
“becoming Finnish”: a vocabulary
the entire territory. In the United
also enjoyed by all.
the
species.
tric vehicles, floor heating, solar
of the country’s typical terms,
Kingdom, the issue surrounding
The project, signed by Italian archi-
panels on the terrace, down to the
which often do not translate into
the right to roam is more contro-
store, the Android Market, from
tect Renzo Piano, is designed to
basic bike racks for cyclists.
other languages because they
versial than in Scandinavia. On the
which the various applications can
exploitation
of
natural
resources, supporting reuse and
Ecodiet
recycling of all the materials involved in the productive cycle.
Every day we give for granted a
make the park environment a visi-
The Leed program kept five
express concepts that do not exist
one side, there are organizations
But the single individual can do his
range of activities – moving around,
ble part of the building. The seven
parameters in mind: structure sus-
elsewhere.
such as the Ramblers’ Association,
for the model that Apple launched with its iPhone, Android has a
Future tech
be downloaded. For free.
or her part as well, to reduce the
buying, eating, throwing away –
hills that appear through the Acad-
tainability and development, water
One of these terms is jokamie-
which was founded in 1931 and
Android
The very genesis of Android is
impact that humanity has on the
and fail to think about the CO2
emy’s ceiling are an homage to the
resource safeguard, energy effi-
henoikeus: the right of anybody to
now includes as many as 139 thou-
by Giorgio Gianotto
anomalous. Instead of being creat-
environment, by often avoiding to
emissions they produce, whether
sinuous topography of the city, and
ciency, building materials and envi-
move around freely in forests, fields
sand members; its actions aim to
buy, throw away, waste.
directly or indirectly.
reveal the uncertain boundaries
ronmental features of the interior.
or lakes. In Finland, everyone is free
expand rights of responsible access
The web will change the world.
Think about plastic: any one of us
For this reason, Enel has launched
between man-made and nature.
to pick berries and mushrooms,
to Britain's countryside, and pro-
This is nothing new. It will inaugu-
by Google, of course), the Android
can take groceries back home in a
the Ecodiet, an online itinerary
“I tried to grasp the emotional core
even on private property, and to fish
mote walking as a healthy, fun,
rate a new type of economy. This,
Developer Challenge: 10 million
fabric bag instead of a plastic
where anyone can calculate the
of the park” Piano states. “It is as
buildings that were demolished
anywhere (albeit only with hook
and inexpensive activity. On the
too, is nothing new. Freeconomics,
dollars (almost 7 million euros) to
throw-away one. Almost anyone
carbon dioxide emissions of his or
though a strip of the park has been
was reused. The 32 thousand tons
and line). The few restrictions regard
other side, however, there is a
the economy of the give-away:
the people who design the most
can avoid drinking bottled water:
her typical day, find advice on how
lifted from the ground, giving us
of sand produced by digging at the
military areas, private courtyards
strong private property culture
“The moment a company's pri-
useful and appealing applications
tap water is usually safer because it
to reduce the “expensive” actions,
the chance to slip the building
site were redirected towards proj-
and gardens, and cutting down
with deep roots going back to feu-
mary expenses become things
for the new platform. Thus, it is a
is closely controlled by the local
set a goal and measure it.
underneath. Thanks to the huge
ects that help maintain the San
trees to build a fire.
dalism (unknown to Finland, Nor-
based in silicon, free becomes not
product that is not imposed, but
authorities, and with three or four
A suggestion? Even food and cook-
glass windows, visitors will be con-
Francisco hills. 95% of the build-
way, Iceland and Sweden).
just an option but the inevitable
rather, in a certain sense, designed
What are the results? 90% of the
ed by a closed team, Android was created by a competition (launched
glass bottles you will have one less
ing methods can influence our car-
stantly immersed in the surround-
ing’s steel was bought from recy-
Actually, with names that are dif-
In Ireland freedom to roam, which
destination.” This is something
by its own end users. A completely
heavy load to carry home from the
bon footprint. Allowing one kilo of
ing nature”.
cling networks. 50% of the wood
ferent but equally difficult to pro-
is still not codified as right, covers
new. In particular if the person say-
new and different approach in a
store. Finally, those who are lucky
soup to cool outside the refrigera-
came from certified forests. Win-
nounce, jokamiehenoikeus exists in
only national parks. Moreover,
ing it is Chris Anderson, the editor
market as saturated as telephony,
enough to live near a sufficiently
tor can yield a 6 kilo reduction of
Today the California Academy of
dows are made with low-iron glass,
other countries of Northern Europe
according to Keep Ireland Open,
of “Wired” and the father of the
in which the entrance of a new
eco-friendly (and savvy!) supermar-
CO2 per year.
Sciences is both a research institute
and therefore are exceptionally
and the rest of the world.
walkers who want to cross cultivat-
theory of the long tail. In his latest
player is always carefully analyzed.
and one of the 10 biggest natural
transparent, having lost iron’s typi-
In Norway – a notoriously expen-
ed land must keep to linear paths
book, Free, (which has yet to hit
And all the more so if its name is
over and over again with kitchen
For more information,
history museums in the world, one
cal tinge of green. 90% of the
sive place to visit, where alcohol,
or tracks which are very limited
the bookstores but is anticipated
Google, the Big G of the modern
cupboard staples like sugar and rice
www.ecodieta.it
of the first ever founded in the
offices will have natural light and
tobacco, and gasoline are heavily
compared to the 200 thousand
by a long article published on
child prodigies Sergey Brin and
that are available from “serve your-
Science’s sites
United States. Despite being a sin-
aeration. 60 thousand solar panels
taxed, there are tickets to pay for
kilometers available in France.
“Wired”), Anderson illustrates the
Larry Page, and – above all – if, as
gle structure, it is a window on dif-
will produce 231 thousand KWh a
all kinds of amenities and even
Therefore the organization’s objec-
possible and non-utopian scenario
opposed to all the other contenders, the software is free and
ket can refill the same containers
self” dispensers, and paid by weight. In a nutshell, packaging is
Evergreen science
ferent types of knowledge. There
year, with a 10% energy saving. All
public services are offered at a cost
tives are to allow freedom to roam
of an economy that veers toward
often the main problem in waste
by Davide Coero Borga
actually are a dozen buildings
in all, the Academy’s consumption
(from parking to museums, you
in remote rough grazing land, rep-
the give-away.
grouped inside it: an aquarium, a
of energy will stay over 30% under
will rarely get something for free) –
resenting about 7% of the total
management. If we could avoid
can be modified by the users themselves. This is the true innovation.
one tenth of the packaging we pur-
Imagine a forest. In the middle of
planetarium, a museum, a small
the federal requirements.
allemannsretten was codified in
Irish land, and to create well
Android, the operative system for
chase, every family would reduce its
that luxuriant green, imagine a
pluvial forest, a theater, a library, a
One more curious fact: 68% of iso-
1957. Off limits areas are defined
marked pathways enabling anyone
cell phones that Google has just
hardware, the physical object that
yearly household waste by over 25
clearing. And under that quiet
naturalistic center, a garden. And
lating materials is made up of a stur-
clearly, leaving the rest open to
to reach the accessible areas with-
released, is free. The platform is
lets us use Android – the Gphone,
kilos.
nature, imagine a building. A
let’s not forget it is a gigantic
dy cotton fiber obtained from old
access. For example, you can walk
out coming up to barbed-wire
based on Linux, with a series of
as it was baptized even before it hit
In the past century a number of
cathedral upon which a Titan has
research laboratory first of all, with
blue jeans, which is much warmer
over cultivated land when it is
fences, and reducing the risk of
dedicated libraries like the SQLite
the market. The Gphone is hori-
crop damage.
or SGL and OpenGL databases, an
zontal, with a full slide keyboard
“application
the
and broad screen, and it has a
innovations, from antibiotics to the
laid a hectare of that forest, and
a scientific archive of over 20 mil-
than the usual fiberglass. So your
frozen and covered in snow, and
internet, have sensibly improved
that clearing.
lion species.
old jeans are not only comfortable
you can canoe, kayak, row or sail in
to wear, they are ecological.
framework,”
Certainly not the terminal, the
our quality of life. The great, fasci-
Creating this dream has required
After only a few weeks from its
all the rivers and lakes, and in the
One of the arguments against
Dalvik virtual machine (a modified
vague retro air about it. In short, it
nating challenge of our century –
almost 10 years of work and 500
opening, it has achieved the fame
sea. With some courage, you could
everyman’s right (yet another
Java Virtual Machine) as a runtime
is rather ugly, but other producers
deeply connected to improving the
million dollars, but today the
of the “greenest” museum in the
even venture to swim.
translation of jokamiehenoikeus,
environment and a series of pre-
are coming aboard, in particular
situation of developing countries –
dream finally opens its doors to the
world and, actually, it is the largest
In England and Wales, the govern-
however imperfect), in point of
installed applications – browser,
the colossus Motorola, because the
is to imagine an economic model
public.
building that has ever been
ment has officially introduced the
fact, regards the damage that
address book, calendar and, of
heart of the project is not the hard-
Traveller
127
Oxygen è stampata su carta UPM Fine 120 gsm, certificarta EU Flower.
Il marchio EU Flower garantisce che l’intero ciclo di vita del prodotto ha un impatto ambientale limitato, a partire dalla scelta delle materie prime fino alla lavorazione, e dal dispendio energetico allo smaltimento dei rifiuti.
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Testata registrata presso il Tribunale di Torino autorizzazione n. 76 del 16 luglio 2007 Iscrizione al Roc n. 16116
ISSN: 1972-1668