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“Questo viaggio tra gli animali ti permetterà di contemplarli attraverso le varie simbologie di cui sono portatori. La creaturalità umana, infatti, porta con sé una comunione di destino tra te e gli animali. Essi hanno un messaggio da comunicarti! La loro esistenza è un racconto che va letto nella storia della tua vita, affinché tu possa vivere in armonia con l’Universo. Chiunque si senta un amante o un semplice ammiratore degli animali sa accogliere questo richiamo.”
Gianni Passarella
Gianni Passarella Laureato in Spiritualità a Roma e in Studi Biblici a Milano, è spiritual counselor, public speaker e professore di lingue semitiche antiche. È autore di numerosi libri di spiritualità e di interpretazione delle Sacre Scritture, tra cui: “Angeli, Ispirazioni Quotidiane”, “In cammino con Luca”, “In cammino con Marco” e “La dinamica del Logos” “Spiriti Guida”.
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GIANNI PASSARELLA AUTORE DI “SPIRITI GUIDA”
Gli animali, infatti, vanno contemplati, interrogati e ascoltati; allora ti parleranno di fedeltà, di desiderio profondo, di mitezza e di laboriosità previdente, talvolta di aggressività per spirito di sopravvivenza. Si riveleranno preziosi collaboratori del tuo equilibrio spirituale, capaci di far maturare in te un amore veramente cosmico.
amore INCONDIZIONATO Gli animali nostri compagni di viaggio nel disegno di Dio
ART DIRECTOR: DAVIDE CORTESI PROGETTO GRAFICO: GOLDEN.BRAND COMMUNICATION
www.eifis.it ISBN 978-8875171636
€ 19.00
9 788875 171636
“Amore incondizionato” ti mostrerà la bellezza degli animali all’interno del grande progetto dell’Universo, secondo la verità testimoniata sia negli affascinanti racconti biblici sia nella cultura araba e orientale. Conoscerai la simbologia di cui sono portatori: un messaggio di insegnamento per la nostra vita.
EIFIS Editore
COLLANA
ANIMAL LOVERS
GIANNI PASSARELLA
amore INCONDIZIONATO Gli animali nostri compagni di viaggio nel disegno di Dio
© Copyright 2017 EIFIS EDITORE srl Amore Incondizionato - Gianni Passarella I Edizione Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta in nessuna forma senza il permesso scritto dell’Editore. Brani biblici tradotti dall'autore dai testi originali ebraici e greci Editing: Paola Lorenzi Art Director: Davide Cortesi Impaginazione: Golden.Brand Communication Stampa: Gegraf ISBN 88-7517-163-6 © 2017 Ottobre - EIFIS EDITORE srl Viale Malva Nord, 28 48015 Cervia (RA) - Italia www.eifis.it segreteria@eifis.it FSC® è un’organizzazione internazionale senza scopo di lucro creata per la promozione di una gestione responsabile delle foreste del mondo. I prodotti con il marchio FSC® sono certificati in modo indipendente per garantire ai consumatori che essi provengono da foreste gestite in modo tale da soddisfare le esigenze sociali, economiche ed ambientali delle generazioni presenti e future, e da altre fonti controllate www.fsc.org L’Editore non si assume alcuna responsabilità per l’utilizzo delle informazioni contenute in questo libro.
Dedicato alla mia cara nonna Bruna, che mi ha insegnato l’amore per gli animali, meravigliose creature di Dio
INDICE Introduzione............................................................................ 13 1. Dio, l’uomo e gli animali...................................................... 21 2. Il Cane si incammina con lui................................................ 37 3. Ruggisce il Leone, chi mai non trema?.................................. 49 4. Si renda onore all’Agnello!.................................................... 59 5. E il Gallo cantò.................................................................... 67 6. Il Cavallo non retrocede in battaglia..................................... 77 7. La lungimiranza dell’Asino................................................... 85 8. La sacralità del Bue............................................................... 95 9. L’anelito spirituale del Cervo.............................................. 105 10. La Colomba della pace universale..................................... 113 11. L’Aquila ha nel cielo la sua dimora.................................... 121 12. Non fare come lo Struzzo!................................................ 129 13. Il soffio della Balena......................................................... 137 14. Il Coccodrillo non ha paura.............................................. 143 15. Il Serpente ti tenta e ti fa scegliere.................................... 151 Postfazione............................................................................. 159 Ringraziamenti....................................................................... 163 Bibliografia............................................................................. 167 Indice generale....................................................................... 169 Indice immagini..................................................................... 173
INTRODUZIONE
La grandezza di una nazione e il suo progresso si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali. M. K. Gandhi
Tra i video piÚ visualizzati e cliccati negli ultimi anni sui social media, primeggiano quelli sugli animali. Si tratta di creature di ogni tipo, che suscitano immediatamente emozioni istintive: la tenerezza per un agnellino da risparmiare ai banchetti pasquali, la simpatia di una covata di pulcini che corrono dietro alla chioccia, la dolcezza per la visione di un gruppo di gattini che giocano insieme e si allenano alla vita, la struggente commozione alla reazione di un cane che vede rientrare il proprio padrone dopo un lungo viaggio, la curiosità mista a soggezione davanti alla grandezza e alla forza di una balena in mezzo al mare. In effetti, ti è mai capitato, durante una passeggiata, di fermarti ad osservare un nido su un ramo e vedere gli uccellini ancora troppo piccoli per volare, che vengono curati e accuditi con amore dai loro genitori, senza provare un profondo senso di compassione e di stupore per la bellezza della natura?
Hai mai incrociato per qualche istante lo sguardo così trasparente di un daino, prima di vederlo scomparire nuovamente tra i fitti cespugli del bosco per vivere la sua libertà, senza cogliere il profondo senso di pace e di armonia dell’Universo? Di fronte a tutte queste emozioni, sicuramente avrai intuito e percepito dentro al tuo cuore l’amore che Dio nutre per queste creature! Non potrebbe esserci altro sentimento se non l’amore verso di loro, siano esse piccole e indifese, o possenti, maestose e forti. Troppo spesso ci si è dimenticati che Dio non ha mai autorizzato l’uomo a sfruttare con crudeltà gli animali. Purtroppo questa triste tradizione disumana si è sviluppata nel corso della storia, basandosi talvolta su false convinzioni religiose affette da antropocentrismo, ma che non trovano giustificazione nelle grandi spiritualità orientali e neppure tra le pagine della Bibbia, alle quali miliardi di persone dichiarano di ispirarsi anche oggi. In nome dell’egoismo umano si è cercata una giustificazione divina che non esiste. Questo generale modo di fare, da sempre diffuso tra gli uomini, ha trovato il rimprovero anche di Gesù Cristo verso coloro che presumevano di conoscere le Scritture: Disse loro Gesù: «Lasciando da parte il comando di Dio, voi avete osservato solo la tradizione degli uomini». Marco 7
Se invece rileggi con attenzione gli antichi testi ispirati, scoprirai 14 - AMORE INCONDIZIONATO
che Dio ha imposto all’uomo di agire ad immagine e somiglianza del suo disegno divino. Ma qual è il disegno di Dio sugli animali? Cosa raccontano di loro le antiche Sacre Scritture? Quali sono gli atteggiamenti di Dio nei loro confronti? Come deve essere la relazione tra gli esseri umani e gli animali? Da ciò che emerge sin dal racconto del Libro della Genesi, questi nostri amici sono stati subito benedetti dal Creatore, proprio come ha fatto con gli esseri umani. Gli animali occupano dunque un posto speciale tra le antiche pagine della Bibbia, perché Dio li vede costantemente come rappresentanti viventi delle sue sorprendenti attività creative e come espressione dell’armonia dell’intero Universo: Dio disse: «Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo». Dio creò i grandi animali marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona, e così li benedisse: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra». Genesi 1
Dio ama gli animali, li ha desiderati e li ha creati perché si evolvessero in una moltitudine di specie e di varietà. Sono stupende INTRODUZIONE - 15
creature di Dio, e noi non deteniamo alcun diritto assoluto su di loro, piuttosto abbiamo il dovere di prendercene cura, esattamente come ha fatto il Creatore. L’uomo è stato fatto ad immagine e somiglianza di Dio, perciò deve vivere ed agire come Colui che è datore di vita, custode e contemplatore gioioso dell’esistenza di tutte le altre creature: E Dio disse: «Quanto a me, io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi; con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e bestie selvatiche, con tutti gli animali che sono usciti dall’arca. Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutto nessun vivente dalle acque del diluvio, né più il diluvio devasterà la terra». Genesi 9
Gli animali hanno il dono speciale di richiamarti alla realtà e alla spiritualità nello stesso istante, perché ti ricordano chi sei, senza che tu finisca per sopravvalutarti né sottovalutarti! Essi giocano un ruolo fondamentale nell’aiutarti a prendere coscienza di essere, tu pure, una creatura accanto a loro, allontanando la tentazione di sentirti il padrone del mondo, che ti fa perdere di vista l’orizzonte armonioso in cui sei chiamato a vivere in pienezza la tua umanità. I profeti e lo stesso Gesù si rivolgevano a uomini che vivevano 16 - AMORE INCONDIZIONATO
normalmente con i loro animali domestici, e spesso facevano proprio riferimento a loro per mostrare come avrebbe dovuto essere un’esistenza autenticamente umana, cioè vissuta ad immagine e somiglianza di Dio. Sono completamente inutili e fuorvianti le solite discussioni per sapere se sia meglio proteggere gli orfani e i poveri piuttosto che i cagnolini abbandonati sulle strade o i gorilla di montagna in via di estinzione a causa del bracconaggio o della deforestazione. La risposta che vanifica l’inutile questione è che nessuna tra queste creature che soffrono andrebbe esclusa dall’attenzione e dalla tua azione: tutto va scelto perché tutto fa parte del disegno di Dio! Fintanto che l’uomo continuerà a distruggere gli esseri viventi inferiori, non conoscerà mai né la salute né la pace. Fintanto che massacreranno gli animali, gli uomini si uccideranno tra di loro. Perché chi semina delitto e dolore non può mietere gioia e amore. Pitagora
Amore incondizionato ti mostrerà l’importanza e la bellezza degli animali all’interno del grande progetto dell’Universo, secondo la profonda verità testimoniata negli affascinanti racconti biblici, accostati anche da altri testi di diverse culture e spiritualità. La lettura ti permetterà di scoprire le caratteristiche e gli aspetti della vita di questi nostri amici, osservata con gli occhi di uomini e donne di fede, di contemplazione e di meditazione. INTRODUZIONE - 17
Le figure del cane, del leone, dell’agnello, del gallo, del cavallo, dell’asino, del bue, del cervo, della colomba, dell’aquila, dello struzzo, della balena, del coccodrillo e persino del serpente, sono portatrici di una simbologia, la quale diventerà un messaggio di insegnamento per la tua vita. Gi animali, infatti, vanno contemplati, interrogati e ascoltati; allora ti parleranno di fedeltà, di desiderio profondo, di mitezza e di laboriosità previdente, talvolta di aggressività per spirito di sopravvivenza. Essi ti appariranno come meravigliosi compagni di viaggio ed insostituibili collaboratori del tuo equilibrio spirituale, capaci di far maturare in te un amore non solo per gli altri esseri umani, ma anche per tutte le altre creature; un amore davvero cosmico: Giobbe rispose: «Interroga gli animali e ti istruiranno, interroga gli uccelli del cielo e ti insegneranno; anche i pesci del mare e ti racconteranno». Giobbe 12
Nella pacatezza dello sguardo degli animali parla ancora la saggezza della natura; perché in essi la volontà e l’intelletto non si sono ancora distaccati abbastanza l’uno dall’altro per potersi, al loro ricontrarsi, stupire l’uno dell’altra. Arthur Shopenhauer
18 - AMORE INCONDIZIONATO
INTRODUZIONE - 19
1 DIO, L’UOMO E GLI ANIMALI
La Bibbia ti insegna che Dio ha creato gli animali. Essi sono molto di più del prodotto di processi di evoluzione naturale, così come lo è anche l’essere umano. Le Sacre Scritture ti ricordano, infatti, che il respiro della vita risiede anche in loro. Per il fatto di essere a immagine di Dio, gli uomini secondo la Bibbia sono unici rispetto a tutta la creazione, ma questo non significa che il resto di essa non abbia un valore fondamentale. Tutt’altro! Quando Dio ha creato gli animali, ha dichiarato che la loro creazione era bella, e guardando a tutto ciò che aveva compiuto nel suo insieme, l’ha giudicata davvero molto buona. La creazione, dunque, appare bella e buona quando la si considera nella sua totalità, e non solo in riferimento agli uomini. Essi possono anche essere il coronamento dell’attività creatrice di Dio, ma questo non può certo far svanire l’apprezzamento per il resto della creazione né, tantomeno, diminuire la responsabilità umana nei suoi riguardi. Si tratta, allora, di comprendere che cosa significhi essere ad
immagine e somiglianza di Dio, per riuscire a cogliere il ruolo e la missione degli uomini e delle altre creature nell’Universo.
COSA SIGNIFICA CHE L’UOMO È A IMMAGINE DI DIO La prima volta che le Sacre Scritture hanno parlato dell’uomo è stato nell’ambito dei racconti sulla creazione. L’uomo era posto in relazione a Dio, del quale rappresentava l’immagine in terra. Tuttavia, posizionando l’essere umano al centro dell’Universo, si è spesso finiti con l’incoraggiare un dominio esasperato del mondo, di cui oggi conosciamo le conseguenze nefaste, e si è offuscato il senso autentico dell’identità dell’uomo come immagine di Dio! Ripercorrendo la Bibbia dall’inizio puoi osservare che i primi capitoli della Genesi giustapponevano due distinti racconti mitici sulla creazione: il primo evocava la creazione del mondo e dell’essere umano; il secondo invece raccontava l’apparizione dell’uomo e della donna, e la colpa che sfocia nel loro allontanamento dal giardino dell’Eden. La pretesa di questi racconti non era affatto scientifica; piuttosto si trattava di una riflessione fondamentale sull’Universo e sull’umanità nelle loro mutue relazioni. Il ragionamento si nutriva dell’esperienza del popolo di fede di allora, Israele, che aveva scoperto il proprio Dio come un Dio di vita e di libertà, desideroso di entrare in relazione con le creature, in vista di una felicità condivisa. 22 - AMORE INCONDIZIONATO
Potresti allora domandarti qual è il profilo di Dio che viene tracciato in questi racconti, per comprendere se e come l’uomo «possa corrispondere» a tale immagine. Cosa fa Dio, del quale l’uomo deve essere l’immagine specchiata? È sufficiente che tu legga con attenzione la prima pagina delle Scritture per ottenere la risposta. Secondo la Genesi, infatti, Dio ha creato attraverso la sua parola: In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sopra le acque. Dio disse: “Sia la luce!”. E la luce fu. Dio vide che era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno. Genesi 1
In principio il mondo appariva in un modo non definito. Quando Dio iniziò a creare il cielo e la terra, essa era vaga e vuota, tenebra al di sopra dell’abisso caotico. All’inizio c’era l’oscuro caos delle acque primordiali, degli elementi negativi in cui qualsiasi tipo di vita era impossibile. Ma Dio ha dominato queste forze di morte imponendo loro un limite per creare le condizioni della vita. Perciò separò la luce dalle tenebre, poi divise le acque e fece apparire la terraferma separandola dall’elemento liquido, il mare. Secondo gli autori della Bibbia gli elementi negativi non furono 1 - DIO, L’UOMO E GLI ANIMALI - 23
36 - AMORE INCONDIZIONATO
2 IL CANE SI INCAMMINA CON LUI
Ciò che colpisce immediatamente del cane, è il suo rapporto di completa ed incrollabile fiducia verso il suo padrone. Se poi il padrone è un padroncino, cioè un bambino, allora la fiducia si trasforma in un incredibile senso di venerazione e di protezione e in una pressoché totale abnegazione di sé. Dai bambini con cui vivono, i cani si lasciano fare qualsiasi cosa, quasi fossero dei pupazzi! Esiste un profondo senso di appartenenza tra il cane e il suo padrone, talmente forte che ti richiama all’umiltà. Il tuo cane ti aspetta mentre parli, giochi a carte, oppure mentre ti stai svagando a leggere un libro; lui ti guarda paziente pronto a scattare in piedi e a seguirti non appena accenni ad alzarti. Da sempre gli esseri umani hanno riconosciuto nei cani delle creature da rispettare e talvolta addirittura da venerare. Ben prima della composizione dei racconti biblici, alcune religioni prescrivevano di tenere animali domestici nei templi. Gli antichi Egizi, ad esempio, conobbero e apprezzarono i cani fin
dai tempi più remoti. Il dio Seth veniva raffigurato con le sembianze di un cane, ma fu soprattutto nella venerazione di Anubi, dio dei morti e guida delle anime nell’aldilà, immaginato come un uomo con la testa di un cane, che venne valorizzato al massimo il rapporto con questi animali. Fin dagli albori della loro civiltà gli Egizi e i loro artisti si sforzarono di rappresentare nelle tombe gli ambienti, gli oggetti, le persone e gli animali che li avevano circondati da vivi. Tutto ciò ha rivelato la frequente presenza di un cane accanto al proprio padrone. È molto interessante notare che, non essendoci stati cani-pastore in Egitto, essi erano custoditi specialmente come animali domestici e, proprio come accade oggi, gli uomini godevano della loro compagnia all’interno della casa. L’intimità con il cane crebbe talmente che, quando un esemplare domestico moriva, il suo padrone si radeva il capo in segno di lutto. Anche in alcune culture orientali queste creature erano particolarmente venerate. In Giappone, ad esempio, il cane era il protettore dei bambini fin dal momento del loro concepimento, al punto da essere tenuto accanto alla donne incinte perché ritenuto un facilitatore del travaglio del parto. Quando vennero composte le Sacre Scritture, si ebbe attenzione a non rievocare l’immagine deificata presentata dalle religioni precedenti, per cui vi fu una certa parsimonia nel parlare dei cani rispetto ad altre creature. La Bibbia, comunque, riuscì a tracciare i lineamenti della profonda solidarietà di questo animale con la vita dell’uomo, del quale – come anche oggi si dice – il cane è il migliore amico. 38 - AMORE INCONDIZIONATO
IL MIGLIORE AMICO DELL’UOMO L’abnegazione, lo spirito di rinuncia e la dedizione totale al padrone sono le più rinomate virtù canine, sulle quali il più famoso libro sugli animali della tradizione araba ha proposto dei racconti molto significativi: Un uomo, spintosi in aperta campagna, per raggiungere il luogo dove attendere il passaggio dei cammelli, addetti al trasporto dei viaggiatori, viene seguito dal suo cane, il quale nonostante venga cacciato, colpito con violenza, continua a stargli accanto fino al termine del cammino, e poi gli si accuccia vicino. All’improvviso delle persone ostili e nemiche piombano sull’uomo, costringendolo a consegnar loro tutto ciò che ha con sé; due uomini, un vicino di casa e un parente, presenti al momento dell’aggressione, abbandonano il malcapitato al suo destino e fuggono via. L’uomo viene ferito, gettato in un pozzo poco profondo, e la sua testa ricoperta di terra. Il cane allora comincia a latrare e a guaire, poi, una volta allontanatisi gli assalitori, raggiunge l’imboccatura del pozzo, e continuando ad abbaiare, cerca di estrarre l’uomo dal terreno. Toglie la terra con le zampe e tenta di scoprirgli la testa, finché finalmente riesce a farla apparire, ed ecco che l’uomo respira e riprende vita, proprio quando, ormai in punto di morte, non gli restava che l’estremo anelito. Al-Gahiz, K. Al-Hayawan II 123.
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3 RUGGISCE IL LEONE, CHI MAI NON TREMA?
Il leone è una creatura maestosa e solenne che ha sempre esercitato fascino e timore. Non stupisce, dunque, la sua frequente presenza nelle immagini egizie, nella mitologia greca e nell’iconografia assira e persiana. Il leone veniva raffigurato nell’arte, negli arredi e dipinto come motivo ornamentale nella maggior parte delle civiltà arcaiche. Nell’antico Egitto era considerato una manifestazione di Ra’, il dio sole. Per questo la sua figura veniva scolpita come una sfinge a guardia delle porte dei templi e delle piramidi. Una coppia di leoni, posti a oriente e a occidente, intendeva significare la duplicità del sorgere e del tramontare del sole. In India era simbolo di potenza e di regalità. I leoni indiani, insieme alle tigri, hanno sempre vissuto con le popolazioni locali di mandriani, i quali ne accettavano la presenza pur col rischio di vedere di tanto in tanto sbranata una parte del loro bestiame, poiché consideravano la cosa come un normale contributo alla natura di cui si sentivano parte. I Persiani tentavano sovente di catturarli, ma non per ucciderli,
bensì per rinchiuderli in fosse sotterranee o all’interno di grandi gabbie vicine alla residenza dei sovrani, che ne potevano quindi ammirare la maestosità visto che i leoni rappresentavano il trofeo più importante per le battute di caccia regali. Sconfiggere un animale come questo, infatti, era segno di grande coraggio, poiché era stato affrontato l’emblema stesso delle forze primordiali dell’Universo. L’uso di rinchiuderli barbaramente per poi sfruttare la loro ferocia contro i condannati venne iniziato dai Romani negli spettacoli circensi al Colosseo.
IL RE DEGLI ANIMALI Nei miti più antichi il leone era considerato il re indiscusso delle creature selvatiche, simbolo della forza interiore e anche di quella esteriore. Quando le migrazioni portarono la specie umana in Asia e in Europa, il leone regnava incontrastato tra gli animali, e fu quindi del tutto naturale continuare a considerarlo anche là come archetipo della sovranità e della giustizia, valori che avrebbero dovuto corrispondere alle leggi della natura. Nella tradizione araba musulmana questo felino era considerato l’espressione del potere, della forza e della gloria, ma anche colui che, allo stesso tempo, sapeva farsi amorevole come un gattino quando si trovava di fronte ad un uomo buono. Vale la pena leggere questo antico passo islamico, ricco della spiritualità che scaturiva dall’immagine del leone: 50 - AMORE INCONDIZIONATO
La fama di un leone si era sparsa ovunque nel mondo. Stupito da tanto rumore, un uomo di nome Omar partì da molto lontano per giungere a quella radura e vedere il leone, il re degli animali. Impiegò un anno intero a percorrere le tappe, sopportando le fatiche del viaggio: ma quando arrivò alla radura e da lontano ebbe osservato il leone, rimase impietrito e non ebbe la forza di farsi più vicino. «Ebbene, che c’è?», gli dissero. «Hai coperto tutta questa strada per vedere il leone coi tuoi occhi! Questo leone ha una caratteristica: che se qualcuno avanza verso di lui senza mostrare paura e gli passa con amore una mano sul capo, non gli fa del male. Ma se ci si spaventa e si ha timore esso diviene furioso, e a volte attacca pensando che l’altro abbia idee ostili. Per quella creatura hai penato in viaggio un anno intero: perché starsene immobile, adesso? Fai un passo in avanti!» Ma l’uomo non trovò il coraggio di avanzare e disse: «Fu facile percorrere distanze tanto lunghe, eppure ora non riesco a fare un singolo passo». L’intenzione di Omar, la fede che cercava, era quel passo: muovere un passo in direzione del leone. Quel passo è una cosa difficile e rara, ed è destinata solo agli eletti e agli intimi di Dio! Rumi, Fihi ma Fihi 26
Anche gli Ebrei intendevano offrire un profilo vasto e dettagliato del leone, al punto da citarlo spesso nei racconti biblici. Di lui gli autori 3 - RUGGISCE IL LEONE CHI MAI NON TREMA? - 51
58 - AMORE INCONDIZIONATO
4 SI RENDA ONORE ALL’AGNELLO!
Negli ultimi anni, ogni volta che si avvicina la festa di Pasqua si assiste ad una serie di campagne mediatiche volte a risparmiare gli agnelli dal macello che inesorabilmente li attende a primavera. Si mobilitano animalisti, politici o semplici persone sensibili e turbate di fronte alla sorte cruenta che attende questi animali. Ma quali sono le caratteristiche dell’agnello, perché riceve tanta attenzione e, soprattutto, come riesce a suscitare tanta commozione? Questo animale si presenta timido eppure, contrariamente a quanto molti pensano, è molto intelligente e capace di apprendere facilmente piccoli comandi ed insegnamenti grazie anche alla sua memoria a lungo termine. Puoi vederlo pascolare in quasi tutte le parti del mondo, poiché riesce ad adattarsi bene ad ogni clima, purché trovi acqua e un po’ di semplici alimenti naturali presenti nei prati. La sua lana e il latte costituiscono una preziosa risorsa per gli uomini; per questo è facile ritrovare vecchi racconti sui pastori intenti a custodire il proprio gregge.
Il motivo per cui l’agnello è stato utilizzato molto nella simbologia religiosa risiede nel fattore socio-economico, poiché sin dall’antichità questo animale rappresentava una fonte di reddito per l’economia della famiglia, e privarsi di un esemplare per sacrificarlo al proprio Dio era considerato un gesto di grande valore devozionale. Questo avveniva normalmente tra i popoli che si affacciavano sul Mar Mediterraneo, e continua ancora oggi, tra gli ebrei, i musulmani e i cristiani, suscitando un’ondata di proteste contro questa inutile mattanza.
A PARTIRE DALLA MITEZZA Nei racconti biblici l’agnello assommava le caratteristiche tipologiche della docilità e della mitezza, divenendo simbolo dell’innocenza e della pazienza. Dio stesso era spesso presentato come il buon pastore che portava gli agnellini sul petto: Ecco, Dio viene con potenza, con il braccio egli detiene il dominio. Ecco, egli ha con sé il premio e i suoi trofei lo precedono. Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce pian piano le pecore madri. Isaia 40
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La mitezza dell’agnello divenne ben presto una caratteristica per descrivere l’atteggiamento di Dio. La parabola che il profeta Natan raccontò al re Davide per rimproverargli di essersi approfittato della posizione regale e di avere dimenticato i propri doveri, ha rappresentato l’icona biblica più toccante sulla delicatezza del rapporto tra un agnellino e il suo padrone: Il Signore mandò il profeta Natan a Davide e Natan andò da lui e gli disse: «Vi erano due uomini nella stessa città, uno ricco e l’altro povero. Il ricco aveva bestiame grosso in gran numero; ma il povero non aveva nulla, se non un solo agnello piccino che egli aveva comprato e allevato; gli era cresciuto in casa insieme con i figli, mangiando il pane di lui, bevendo alla sua coppa e dormendo sul suo seno; era per lui come un figlio». Un ospite di passaggio arrivò dall’uomo ricco e questi, risparmiando di prendere dal suo bestiame grosso, per preparare una vivanda al viaggiatore che era capitato da lui portò via l’agnellino di quell’uomo povero». Allora l’ira di Davide si scatenò contro quell’uomo e disse a Natan: «Per la vita del Signore, chi ha fatto questo merita la morte». Allora Natan disse a Davide: «Tu sei in realtà quell’uomo! Dio ti ha unto re in Israele, ti ha dato la casa del tuo padrone e se fosse stato troppo poco avrebbe aggiunto anche altro. Perché hai disprezzato la parola di Dio facendo ciò che è male ai suoi occhi?». Secondo libro di Samuele 12
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5 E IL GALLO CANTÒ
La contemplazione del gallo e del suo simbolismo ha da sempre caratterizzato le diverse forme di cultura e di religione in tutto il mondo, tracciando degli elementi comuni che lo hanno reso un sensibile richiamo vivente per la vita spirituale dell’uomo. Il suo canto, infatti, pone fine al riposo, ma soprattutto alla pigrizia e alla lussuria, richiamando tutti al lavoro e alla preghiera: Non appena il vispo gallo canta l’ora tutti gli altri iniziano a cantare uno dopo l’altro. E così quando tu sentirai risuonare la gloria di Dio fa attenzione che la tua lingua non ammutolisca e rimanga senza parole. Von Hohberg
Secondo la tradizione popolare europea e africana il canto del gallo era così potente da scacciare anche i leoni: dove si sentiva cantare un gallo, lì c’era di sicuro un villaggio, del quale l’animale era una formidabile protezione.
In oriente e specialmente in Cina non veniva mangiato, poiché era l’animale col compito di provocare il risveglio all’ora giusta. Di lui i sapienti orientali lodavano il coraggio e la dedizione nell’invitare le galline a nutrirsi. Un’antica tradizione indiana evocava un leggendario re dei galli, che col suo canto incitava tutti i galli del mondo a cantare a loro volta.
IL GALLO COSMICO La tradizione arabo-islamica fornisce un sommario compendio delle caratteristiche naturali e spirituali del gallo. L’uccello che più di ogni altro manifesta un carattere vanitoso e annuncia l’alba dando prova di possedere una mirabile conoscenza delle ore della notte. Veniva esaltato perché sapeva privarsi del cibo a lui destinato per darlo alle galline, che difendeva dalle insidie del nemico, sorvegliandole di notte ritto in piedi davanti alla porta del luogo sicuro dove le aveva radunate in precedenza. L’impossibilità, insita nella sua natura, di abituarsi alla frequentazione di una sola femmina, fu vista dagli Arabi come un pregio, da annoverarsi tra le qualità ritenute addirittura degne di lode. Infatti, nonostante l’evidente propensione a rivolgere le sue attenzioni a molte galline, era in grado di restare imparziale con loro, trattandole tutte allo stesso modo, senza preferirne una ad un’altra. Questo sembrava proporsi come esempio per l’uomo poligamo nei confronti delle sue mogli. Le raccomandazioni del Corano a tal 68 - AMORE INCONDIZIONATO
proposito, infatti, quasi condizionavano la liceità della poligamia alla difficile quanto auspicabile arte dell’imparzialità di trattamento, anche sessuale, che l’uomo avrebbe dovuto riservare alle proprie mogli: arte in cui solo il gallo eccelleva! Se la tradizione orientale e specialmente cinese arrivava ad immaginare che il sole fosse abitato da un gallo ardente, quella arabo-islamica non era da meno, e in molte narrazioni lo presentava come un gallo cosmico che Dio aveva posto sul suo trono, dotandolo di ali talmente grandi da spingersi oltre l’oriente e l’occidente. Al termine della notte, col suo canto egli era capace di elogiare Allah, Dio unico e onnipotente, e tutti i galli della terra gli facevano eco invitando gli esseri umani alla preghiera: Il Profeta, su di lui il saluto e la benedizione di Allah, aveva un gallo bianco, e i compagni del Profeta, Allah si compiaccia di loro, viaggiavano con i galli perché facessero loro conoscere le ore della preghiera. Al-Damiri, Hayat 490
L’ANNUNCIATORE DELLA VERITÀ Nel mondo ebraico e cristiano, le Sacre Scritture hanno voluto ricordare diverse volte questo animale, esaltandone l’intelligenza e l’aggressività. Dotato infatti di cresta, barbigli e coda piumata, veniva descritto come capace di distinguersi tra gli animali e soprattutto 5 - E IL GALLO CANTÒ - 69
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6 IL CAVALLO NON RETROCEDE IN BATTAGLIA
Nell’immaginario collettivo il cavallo è il simbolo della libertà senza confini e senza limiti. La passione per i cavalli che coinvolge i bambini non appena li vedono ha quasi dell’inspiegabile. Del resto la sua corsa affascina chiunque, per quell’immagine che unisce l’armonia e la forza, e che induce ogni cavaliere a sentirsi una cosa sola con l’animale. Oltre all’aspetto estetico, la bellezza del cavallo è dovuta al suo essere mite e piuttosto docile davanti all’uomo. Non attacca se non quando è l’uomo che, cavalcandolo, lo conduce verso la guerra. In quel caso non teme di scagliare se stesso nella mischia della battaglia, fedele esecutore dei comandi del proprio padrone, come se fosse l’incarnazione dell’anima del giustiziere e del conquistatore, nobile e potente. Nella mitologia greca questa creatura fu associata alla divinità del sole, poiché era considerato l’animale da tiro che trainava il carro del cielo condotto da Apollo. Il cavallo appariva un animale solare.
Grazie alla sua potente muscolatura e al suo carattere brillante e focoso, esso simboleggiava la forza dell’energia pulsionale.
LA RISORSA PIÙ PREZIOSA Le Sacre Scritture hanno esaltato le medesime caratteristiche del cavallo che suscitavano l’ammirazione del popolo: la nobiltà, l’eleganza, la forza lavorativa e soprattutto quella militare: Puoi tu dare la forza al cavallo e rivestire di criniera il suo collo? Scalpita nella valle giulivo e con impeto va incontro alle armi. Disprezza la paura, non teme, né retrocede davanti alla spada. Su di lui risuona la faretra, il luccicar della lancia e del dardo. Strepitando, fremendo, divora veloce lo spazio e al suono della tromba più non si tiene. Al primo suono nitrisce e da lontano fiuta la battaglia, le urla dei capi e il grido di guerra. Giobbe 39
L’ambiente biblico rappresenta il cavallo specialmente nel suo rapporto con la battaglia. Quando il popolo doveva combattere 78 - AMORE INCONDIZIONATO
contro i nemici, questo animale era l’arma vivente più efficace a sua disposizione. La sua imponenza fisica rendeva certamente il cavaliere molto più forte, anche e prima di tutto dal punto di vista psicologico. In effetti il cavallo sposava la causa del suo padrone, e per questo rappresentava il sostegno più prezioso contro la paura di entrare in lotta con l’avversario. Era talmente importante da essere il vero protagonista durante lo scontro con i nemici. Tutto ciò portò gli autori delle Scritture a ricoprire il cavallo di uno speciale significato simbolico che andava oltre quello reale. Non a caso i cavalieri della storia cristiana, come San Giorgio che uccise il drago e San Martino che divise in due parti il suo mantello per soccorrere un povero infreddolito, furono raffigurati a cavallo, a dimostrazione del suo simbolismo positivo e dello stretto legame con il proprio cavaliere con cui formava un unico binomio.
CAVALLO E CAVALIERE Per la sua importanza durante le battaglie, evidentemente tutta a vantaggio del proprio cavaliere, il cavallo rischiava però di diventare un pericoloso motivo di vanagloria per l’uomo. Egli, anziché riconoscere il primato della forza di questo animale, spesso si vantava delle proprie imprese, quasi che le avesse compiute da solo! Gli autori biblici tendevano così a richiamare l’essere umano a guardare dentro se stesso, a riconoscere i propri limiti allo stesso modo in cui egli esaltava le proprie virtù: 6 - IL CAVALLO NON RETROCEDE IN BATTAGLIA - 79
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7 LA LUNGIMIRANZA DELL’ASINO
L’asino, a differenza del cavallo, vive anche nelle regioni inospitali, caldissime, quasi impossibili per la sopravvivenza animale. Si accontenta di un magro pasto e rimane fedelmente accanto all’uomo, nonostante questi approfitti costantemente delle sue fatiche. Spesso valorizzato solo per la sua forza lavoro e la sua caparbietà, è diventato a livello popolare l’immagine scadente dell’ignoranza, da cui sono scaturite numerose espressioni, tra cui: «Sei testardo come un mulo», «Sei ignorante come un asino», o semplicemente «Sei un asino!». Ma l’ignoranza e la testardaggine che popolarmente vengono attribuite all’asino, sono davvero l’elemento distintivo che lo caratterizza e che rappresenta il suo messaggio spirituale per l’uomo?
L’UMILE LAVORATORE L’uomo addomesticò l’asino fin dai tempi remoti, impiegandolo nel lavoro agricolo, nei viaggi e nei trasporti sia di cose sia di persone. Era dunque sempre sottoposto a grandi fatiche e, a differenza del cavallo, non veniva utilizzato nelle battaglie. Nel Medio Oriente la sua carne non poteva essere immolata né mangiata. La simbologia biblica dà all’asino un significato completamente diverso rispetto al cavallo. Fondamentalmente rappresenta la ricchezza della povera gente, per questo era protetto dalla legge mosaica e posto esplicitamente nel comandamento del decalogo sacro tra i beni che non solo non si potevano rubare, ma neppure desiderare: Dio allora pronunciò queste parole: «Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo». Esodo 20
L’asino era tra i pochissimi animali che, una volta ritrovati, dovevano essere addirittura restituiti al nemico qualora li avesse dispersi: Quando incontrerai il bue del tuo nemico o il suo asino dispersi, glieli dovrai ricondurre. Quando vedrai l’asino del tuo nemico accasciarsi sotto il carico, non abbandonarlo a se stesso: mettiti con lui ad aiutarlo. Esodo 23
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L’ASINA PARLANTE Hai mai sentito dire che un asino parli? Ovviamente no! Eppure gli Ebrei narravano di un’asina che parlò. È un caso più unico che raro, perché il genere letterario biblico non prevedeva mai che gli animali potessero parlare, a differenza ad esempio di quanto avveniva nelle favole e nelle fiabe. È un antichissimo racconto folcloristico e molto popolare, che ti farà anche sorridere. Non ha alcun senso tentare di ricostruire la sua storicità, è sufficiente cogliere la bellezza della narrazione e la verità del suo insegnamento. Quell’animale che, rispetto al cavallo, si presentava con tanta umiltà, riuscì a vedere la presenza di Dio meglio di quanto non potesse farlo il suo padrone Balaam, un uomo vanitoso e pieno di sé: Un Angelo si pose sulla strada per ostacolare il cammino di Balaam. Egli cavalcava la sua asina. L’asina vide l’Angelo del Signore che stava in mezzo alla strada, deviò dal percorso e cominciò ad andare per i campi. Balaam percosse l’asina per rimetterla su quella strada. Allora l’Angelo si fermò in un sentiero infossato tra le vigne, che aveva un muro di qua e un muro di là. L’asina vide l’Angelo, si serrò al muro e strinse il piede di Balaam contro il muro e così lui la picchiò di nuovo. L’Angelo si fermò più avanti in un luogo così stretto che non vi era modo di deviare. L’asina lo vide e si accovacciò sotto Balaam, ed egli la colpì con il bastone. Allora l’asina 7 - LA LUNGIMIRANZA DELL’ASINO - 87
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8 LA SACRALITÀ DEL BUE
Il bue fu addomesticato dall’uomo a partire dall’era del neolitico, come documentato dalle raffigurazioni sulle pareti di alcune grotte preistoriche. In effetti, questo animale contribuì molto all’evoluzione della civiltà umana, grazie soprattutto al suo prezioso apporto nei lavori più faticosi dell’agricoltura. Il giogo che veniva attaccato al suo collo lo rendeva il simbolo della sottomissione paziente. Insieme all’asino, infatti, il bue era considerato il simbolo della mitezza e della pace. Gli Egizi veneravano la dea Hator sotto forma di una mucca, mentre tra i Babilonesi era il simbolo non solo della bontà, ma anche della forza virile. Questa creatura entrò subito a far parte anche delle antiche religioni indoeuropee e semitiche. Per la sua mole, fu considerato dalle culture occidentali il più adatto da sacrificare per invocare il dono delle piogge. Anche per gli Ebrei il bue era un animale sacro, anche se questo non lo risparmiava dai sacrifici religiosi, anzi li incrementava, in forza della convinzione giudaica di guadagnarsi in tal modo i favori celesti.
In oriente, invece, l’uccisione dei bovini era vietata, ed essi potevano girovagare liberamente ovunque; come del resto accade ancora oggi in India. Questo perché erano ritenuti talmente sacri da essere rispettati esattamente come l’uomo. Tutto ciò, grazie anche all’avvento di filosofie religiose come il buddismo e il jainismo, portò alla felice scelta di destinare la maggior parte dei terreni all’agricoltura ed al pascolo, e di ottenere più latte e burro per tutti, piuttosto che sacrificare la terra per produrre mangime per animali che, alla fine, sarebbero stati destinati all’alimentazione solamente dei più ricchi.
IL VITELLO D’ORO L’idea che il bue fosse la personificazione animale del dio della fecondità e della pioggia, e dunque della vita stessa, è sempre rimasta forte nella mentalità delle popolazioni che si affacciavano sul Mediterraneo, tanto da sfociare in forme di vera e propria idolatria. La puoi ritrovare anche tra le Sacre Scritture, secondo le quali gli Ebrei nel deserto, spaventati dalla lunga assenza di Mosè, decisero di distaccarsi dalla fede nel Dio dei loro padri e di costruire una piccola statua con le sembianze di un bue da venerare, auspicando in questo modo che la loro vita sarebbe stata protetta: Il popolo, vedendo che Mosè tardava a scendere dalla montagna, si affollò intorno ad Aronne e gli disse: «Facci 96 - AMORE INCONDIZIONATO
un Dio che cammini alla nostra testa, perché a quel Mosè, l’uomo che ci ha fatti uscire dal paese d’Egitto, non sappiamo che cosa sia accaduto». Aronne rispose loro: «Togliete i pendenti d’oro che hanno agli orecchi le vostre mogli e le vostre figlie e partateli a me». Tutto il popolo tolse i pendenti che ciascuno aveva agli orecchi e li portò ad Aronne. Egli li ricevette dalle loro mani, li fece fondere in una forma e ne ottenne un vitello di metallo fuso. Allora dissero: «Ecco il tuo Dio, colui che ti ha fatto uscire dal paese d’Egitto!». Ciò vedendo, Aronne costruì un altare davanti al piccolo bue metallico e proclamò: «Domani sarà festa in onore di Dio». Esodo 32
La tentazione spirituale di identificare la potenza dell’Universo in un idolo, in questo caso nell’immagine del bue, era talmente forte da essere ricordata anche in altre vicende della Bibbia. Il re Geroboamo, ad esempio, per evitare che il popolo andasse fino a Gerusalemme per il culto, aveva posto due statue di buoi ai confini del suo regno, che avrebbero dovuto indicare la presenza di Dio vicina alle loro case: Geroboamo pensò: «In questa situazione il regno potrebbe tornare alla casa di Davide. Se questo popolo andrà a Gerusalemme per compiervi sacrifici e preghiere nel tempio, il suo cuore si rivolgerà verso Dio e verso il re di 8 - LA SACRALITÀ DEL BUE - 97
9 L’ANELITO SPIRITUALE DEL CERVO
Dotato di grande sensibilità, bellezza ed eleganza, il cervo era un simbolo estremamente importante nella maggior parte delle culture antiche. Distribuito in tutta Europa e in alcune zone dell’Asia, manifestava il perpetuo rinnovarsi della vita e delle stagioni, grazie alla caduta annuale delle sue corna alla fine della stagione degli amori. Nonostante fosse percepito istintivamente come un animale tranquillo e pacifico, rimaneva pur sempre selvaggio, agile e veloce, capace di difendersi e di lottare con alcune creature, specialmente con i serpenti velenosi di cui era considerato il nemico. La sua pelle, infatti, veniva usata come amuleto contro il morso di tali bestie: I cervi lottano contro i serpenti: ne cercano le tane e con il soffio delle narici li fanno uscire nonostante la loro resistenza. Perciò mezzo eccellente per scacciare i serpenti è l’odore di un corno di cervo bruciato. Plinio il Vecchio
Il cervo godeva di grande ammirazione, poiché non si tirava mai indietro di fronte alla lotta sfoderando le sue maestose corna e scontrandosi con i rivali, specialmente quando si trattava di conquistare una femmina. Proprio le corna costituivano ciò che lo rendeva in un certo senso speciale. Il loro rinnovarsi annualmente, cadendo e rinascendo in primavera con una ramificazione in più, simboleggiava l’aumento della forza e dell’età. Simili a rami e assai utili per la mimetizzazione nella foresta, facevano sì che l’animale fosse spesso associato all’albero della vita, facendo da tramite fra il mondo terreno e quello spirituale. In oriente veniva raffigurato persino accanto al Buddha, che le tradizioni locali raccontavano essersi reincarnato in una vita precedente in un cervo dorato. I Celti lo ritenevano un animale soprannaturale appartenente alla Dea Madre e associato al culto della fertilità, per questo numerose figure mitologiche celtiche avevano a che fare con lui. In particolare il dio degli animali della foresta era raffigurato con in testa le corna del cervo, che simboleggiava la luce celeste pronta a irradiarsi ovunque. Questa divinità aveva il compito di radunare le anime dei morti per portarle nell’aldilà. In tale ottica il cervo fu associato al momento di passaggio tra i due mondi.
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ALLA RICERCA DELL’ARMONIA E DELL’AMORE Anche gli autori della Bibbia diedero ampio risalto a questo animale. Divenne presto un simbolo dell’iconografia cristiana, molto frequente sui fonti battesimali ad esempio, poiché rappresentava l’anima che anelava alla sorgente della vita spirituale, per trovare la pace nell’armonia dell’Universo: Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia ha sete di te, o Dio. L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio? Perché ti rattristi, anima mia, perché su di me gemi? Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, lui, salvezza del mio volto e mio Dio. Salmo 42
L’incontro armonioso di cui il cervo era l’annunciatore vivente non rimandava esclusivamente al rapporto con Dio, ma si estendeva anche alla dinamica d’amore tra l’amato e la sua amata. Le Sacre Scritture si servirono in questo senso dell’immagine del cerbiatto: Una voce! Il mio diletto! Eccolo, viene saltando per i monti, 9 - L’ANELITO SPIRITUALE DEL CERVO - 107
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10 LA COLOMBA DELLA PACE UNIVERSALE
La mitologia greca considerava la colomba come l’uccello consacrato alla dea Venere. Spesso, infatti, ella veniva raffigurata con una colomba sulla mano. Tra gli Assiri, invece, ricordava l’anima che saliva verso il cielo, così come sarebbe accaduto alla leggendaria regina babilonese Semiramide, che al momento della morte avrebbe assunto la forma di questa piccola creatura. In generale, nelle culture del mediterraneo la colomba era un simbolo della divinità, dell’amore e della libertà. Ma fu soprattutto nella religione ebraica e poi in quella cristiana che questo animale venne riconosciuto come portatore di valori profondi. In Israele la colomba era assai diffusa e forse anche per questo divenne l’uccello più menzionato dalla Bibbia. Le sue ricorrenze indicavano molte virtù positive: la bellezza, la semplicità e talvolta l’ingenuità, la tenerezza e la fedeltà dell’amore, la purezza e la libertà. Tra tutti, il significato che affiorava dalla sua contemplazione mentre la si osservava volare nel cielo, era quello del soffio dello Spirito divino portatore di armonia e di pace, e capace di rinnovare la vita.
L’ARALDO DELL’ARCOBALENO La colomba fu menzionata per la prima volta nel libro della Genesi. Questo passo biblico legato al mito del diluvio, diventò il prototipo della diffusissima iconografia della colomba con un ramo d’ulivo nel becco: Dio si ricordò di Noè e di tutti gli animali che erano con lui nell’arca. Dio fece passare un vento sulla terra e le acque si abbassarono. Le fonti dell’abisso e le cateratte del cielo furono chiuse e fu trattenuta la pioggia dal cielo; le acque andarono ritirandosi dalla terra e calarono dopo centocinquanta giorni. Le acque andarono mano a mano diminuendo fino al decimo mese. Nel decimo mese, il primo giorno del mese, apparvero le cime dei monti. Trascorsi quaranta giorni, Noè aprì la finestra che aveva fatto nell’arca e fece uscire una colomba per vedere se le acque si fossero ritirate dal suolo. Ma la colomba, non trovando dove posare la pianta del piede, tornò a lui nell’arca, perché c’era ancora l’acqua su tutta la terra. Egli stese la mano, la prese e la fece rientrare presso di sé nell’arca. Attese altri sette giorni e di nuovo fece uscire la colomba dall’arca e la colomba tornò a lui sul fare della sera; ed ecco, essa aveva nel becco un ramoscello di ulivo. Noè comprese che le acque si erano ritirate dalla terra. Aspettò altri sette giorni, poi lasciò andare la colomba; essa non tornò più da lui. Genesi 8
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La storia della punizione divina del diluvio contro l’umanità corrotta era focalizzata su una grande imbarcazione chiamata arca, dove non c’erano solo gli uomini, ma anche gli animali. Secondo il disegno di Dio, la vita umana non si poteva salvare da sola, ma esclusivamente insieme alle altre forme di vita. Ecco il grande messaggio dell’arca di Noè: se non ci fossero stati gli animali non ci sarebbero stati neppure gli uomini! Ovviamente la Bibbia ragionava secondo un piano puramente simbolico, tuttavia avrebbe potuto esserlo anche a livello biologico e dell’evoluzione. Di fatto le Scritture affermavano sin dall’inizio che l’essere umano non si sarebbe salvato senza le altre creature. Il messaggero che annunciò la fine del diluvio fu proprio un animale, la colomba, che spiccò tre voli esplorativi. Nel primo, dimostrò che il diluvio ancora non era finito. Nel secondo, che cominciava ad esserci la prima vegetazione, mostrata dal rametto d’ulivo. Nel terzo, la colomba non fece ritorno, segno che la terra era ormai completamente asciutta e abitabile, e così fu la prima a imboccare la via della propria esistenza. Da questo racconto in poi, il ramoscello d’ulivo nel becco della colomba divenne il segno universale della pace. Ma di che pace si trattava? La pace nell’Universo, vale a dire tra Dio, gli uomini e le altre creature. Secondo le Sacre Scritture, la modalità divina per far riscoprire all’uomo la vera pace fu quella di farlo ripartire dalle origini, insieme agli animali. Dio stesso scelse di non trattare le creature come un cacciatore spietato, ma depose simbolicamente 10 - LA COLOMBA DELLA PACE UNIVERSALE - 115
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11 L’AQUILA HA NEL CIELO LA SUA DIMORA
Chi non rimane stupito quando, alzando lo sguardo, si trova a contemplare un’aquila che vola altissima nel cielo? La maestosità dell’aquila ha fatto sì che quest’uccello fosse adottato come simbolo sin dall’antichità dalle più svariate culture e religioni. In effetti l’aquila era il simbolo dell’impero romano, per un certo periodo lo è stata anche della Francia quando Napoleone l’ha voluta al posto del gallo; è stata l’effige di dittature come il nazismo; oggi è il simbolo degli Stati Uniti d’America. Presso gli antichi Egizi l’aquila rappresentava le anime più elevate, che avevano il compito di accompagnare i defunti lungo la via del cielo, nell’aldilà. Oggi è ancora possibile vedere nei musei numerosi gioielli egiziani che la rappresentavano, ritrovati nei sarcofagi di alcune mummie, i quali avevano la funzione di fare in modo che l’anima si ricongiungesse con il suo corpo. Puoi osservare la stessa cosa nei dipinti risalenti all’antica Siria. Anche a Roma le era data una particolare importanza per il
collegamento con l’aldilà, infatti un’aquila veniva liberata durante la cremazione del corpo dell’imperatore per ritualizzare la divinizzazione della sua anima. Per i Greci era l’animale sacro a Zeus, che ritenevano ne assumesse la forma per mostrarsi agli uomini. In modo analogo i Romani la videro come la personificazione animale di Giove. A partire da questa convinzione sorse una letteratura molto abbondante in Europa, dove i miti e le storie dei grandi personaggi erano accompagnati dalla presenza delle aquile. Solo per citarne alcuni: un’aquila apparve alla nascita di Alessandro Magno, presagio di sicura gloria; le aquile sorvolavano le navi vichinghe per mettere in guardia dall’imminente arrivo dei nemici; infine esse sorvegliavano la caverna dove aveva trovato rifugio il Re Artù. Anche oltreoceano e specialmente nel Nord America l’aquila esprimeva un fascino ed un significato che rendevano questo animale particolarmente sacro. Presso i nativi americani l’aquila era considerata un animale protettore. Per questo motivo utilizzavano le sue penne per ornare indumenti e copricapi, e con esse fabbricavano molti oggetti cerimoniali. I Pellerossa ritenevano che le aquile vivessero nell’aldilà e che ricordassero la via del cielo, per cui erano sicuri che la loro presenza influisse favorevolmente sulla vita degli uomini. Le tribù americane dei Navajo le dipingevano sulle pareti delle grotte dell’attuale Monument Valley, immaginandole a contatto con il Grande Spirito che permetteva loro di volare fino alle sfere celesti, 122 - AMORE INCONDIZIONATO
poiché il coraggio spirituale di questo animale era considerato molto forte e rasentava il divino.
LA REGINA CON LO SGUARDO PENETRANTE Dominatrice dei cieli e volatile poderoso, l’aquila è un uccello universalmente rispettato e assai temuto, come riportano largamente le pagine della Bibbia. In Medio Oriente, e specialmente in terra di Israele, ve ne erano e ve ne sono tuttora molti esemplari, tra cui l’aquila reale, ammirata per le straordinarie caratteristiche di agilità e forza, e per la sua capacità di esplorare dall’alto ogni cosa. In effetti anche oggi l’espressione «avere una vista da aquila» significa cogliere una visione in profondità e con lucidità. Per il suo sguardo penetrante, la figura dell’aquila fu applicata all’ultimo vangelo, quello di Giovanni, perché rispetto agli altri tre evangelisti voleva narrare la storia di Gesù sin dal principio dei tempi. Lo sguardo di Giovanni voleva spingersi oltre il semplice racconto dei fatti, contemplandoli dall’alto e offrendone la spiegazione mistica, per cui il testo fu chiamato il vangelo dell’aquila. L’aquila si innalza e pone il suo nido sulle alture. Abita le rocce e passa la notte sui denti di rupe o sui picchi. Di lassù spia la preda, i suoi occhi scrutano lontano. Giobbe 39
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12 NON FARE COME LO STRUZZO!
Lo struzzo è il più grande uccello vivente al mondo. Il piumaggio del suo corpo è abbondante e le lunghe e soffici penne delle ali e della coda sono state molto apprezzate sin dall’antichità. In Egitto le sue penne erano il simbolo dell’equità e indicavano l’ordine universale fondato sull’equilibrio, per la convinzione che esse fossero tutte esattamente della stessa lunghezza. Rispetto agli altri volatili anche piuttosto grandi, come le cicogne, lo struzzo non è in grado di volare, perché le sue ali sono incapaci di sostenerne il peso. Per questo motivo non costruisce il nido in posti alti, ma si limita a deporre le uova a terra. La sua incapacità di volare ha fatto sì che i bestiari medievali lo considerassero il simbolo dell’ipocrisia, cioè della mancanza del desiderio di sollevarsi dal mondo per rivolgersi verso l’alto. Anche i filosofi greci sottolinearono questa sua caratteristica. Secondo Aristotele avrebbe una natura ibrida, a metà strada, appunto, tra uccello e mammifero di terra, in quanto dotato
di vescica che raccoglie l’acido urico, organo caratteristico dei mammiferi, ma assente in qualsiasi altra famiglia di uccelli. In compenso lo struzzo corre in modo sorprendentemente veloce. Dotato di buona vista, ha la possibilità di scorgere i nemici da lontano e di fuggire prudentemente ogni qualvolta veda avvicinarsi un pericolo. Inoltre possiede palpebre che proteggono gli occhi dalla sabbia. Fino a qualche secolo fa era molto comune, soprattutto nelle steppe della Mesopotamia e nell’Arabia. Era noto agli antichi come l’uccello-cammello, poiché si trovava a suo agio nelle zone desertiche essendo in grado di resistere a lungo senz’acqua. Insieme agli sciacalli, venne menzionato anche dagli autori della Bibbia come tipico abitante del deserto: Così dice il Signore: «Mi glorificheranno le bestie selvatiche, sciacalli e struzzi, perché avrò fornito acqua al deserto, fiumi alla steppa, per dissetare il mio popolo, il mio eletto». Isaia 43
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L’ANOMALIA DI UN COMPORTAMENTO «Non fare lo struzzo!» è un’espressione frequente, usata per chi è solito mettere la testa sotto la sabbia per non vedere una situazione preoccupante. Questo animale, in effetti, non ha la fama di essere particolarmente intelligente e scaltro. Tra gli arabi esiste un’espressione simile: «Sei più sciocco di uno struzzo!». Questa tematica venne affrontata anche tra dagli autori delle Sacre Scritture, che lo trattarono come un animale un po’ particolare perché, in un certo senso, sembrava vivere grazie a Dio, e non grazie a se stesso! Il suo essere un animale poligamico, per cui le uova dei vari esemplari sono messe tutte insieme e covate rispettivamente dai maschi di notte e dalle femmine di giorno, lasciò immaginare che fosse talmente sprovveduto da far di tutto per impedire la sopravvivenza della sua specie, deponendo le uova a poca profondità e talvolta calpestandole. L’abitudine dello struzzo era ritenuta del tutto strana, per cui si credeva fosse una creatura che non aveva interesse alcuno per la propria covata. In effetti, di fronte al pericolo era sempre visto abbandonare di corsa il nido e, pur ricorrendo ad alcune tattiche diversive per attirare i nemici lontano dalla prole, questo era considerato dagli osservatori un trattamento anomalo e troppo duro nei confronti dei piccoli privi di protezione: L’ala dello struzzo batte festante, come se fossero penne di cicogna e di falco. Abbandona alla terra le uova 12 - NON FARE COME LO STRUZZO! - 131
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13 IL SOFFIO DELLA BALENA
Le popolazioni dei territori subartici vedevano nella balena quell’alleato che conosceva la storia della madre terra scomparsa tra le acque dell’oceano. Ritenevano che cantasse in modo misterioso le gesta delle creature più antiche; colui che fosse stato in grado di comprenderne il suono ed il linguaggio avrebbe ricevuto il dono della conoscenza. Di sicuro la balena è un animale immenso che sorprende e riempie la fantasia di chiunque, anche al solo ricordo di racconti come la fiaba di Pinocchio, il celebre burattino che voleva diventare uomo, il cui padre Geppetto dovette stare a lungo nel ventre di questa creatura. Eppure lo stupore è di gran lunga maggiore quando si ha la possibilità di avvicinarne un esemplare. In molte parti del mondo, come per esempio nella baia di San Francisco in California, è facile avvistare lo spruzzo d’acqua che indica l’emersione di una balena. Decine di imbarcazioni attendono pazienti e silenziose quell’evento che sempre si ripete: prima o poi la balena emerge per respirare, e può essere vista a breve distanza. Proprio la sua risalita dalle profondità degli abissi è la chiave per comprendere il messaggio che questo animale desidera annunciarti.
GLI ABITANTI DELLE ACQUE Secondo la tradizione semitica, l’oceano appariva abitato da innumerevoli quantità di pesci, anche se non ne venivano menzionate le distinte specie. In effetti, gli ebrei non erano un popolo di naviganti, essi temevano il mare, e la loro unica attività di pesca era pressoché limitata alle acque del lago di Galilea. In questo senso non stupisce che la balena, un mammifero, fosse concettualmente annoverata tra i pesci: per gli Ebrei era semplicemente il più grande degli animali del mare! Anche Gesù ha avuto modo di fare dei riferimenti ai pesci e all’attività del pesca, parlando di barche, di reti e di ami. Tutto ciò contestualizzava l’ambiente in cui si svolsero diversi tra gli episodi più famosi della sua vita, come la chiamata dei primi discepoli, che erano pescatori, e soprattutto l’apparizione pasquale del Risorto in occasione della pesca miracolosa: Quando era già l’alba Gesù si presentò sulla riva del lago, ma i discepoli non si erano accorti che era lui. Gesù disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. Giovanni 21
Neppure in questo caso furono distinte le categorie del pesce. Eppure, come vedrai di seguito, in due occasioni gli autori delle Sacre Scritture fecero riferimento proprio alla balena, quell’abitante delle acque che pesce non è. 138 - AMORE INCONDIZIONATO
NEL VENTRE DEL CETACEO La balena compare per la prima volta tra le pagine del libro di Giona. In realtà, l’autore non disse esplicitamente che nel mare c’era una balena, ma parlò semplicemente di un grosso pesce. È possibile presumere, però, che nel linguaggio di migliaia di anni fa si alludesse comunque alla balena, soprattutto per il riferimento al fatto che si trattava del più grande degli animali del mare. Giona era il profeta mandato da Dio a Ninive per predicare la conversione, ma che si rifiutò di compiere la missione a lui affidata, fuggendo via mare. Mentre si trovava sulla barca, scoppiò una grande tempesta, e ben presto l’equipaggio addebitò a Giona la causa di quell’avvenimento che sembrava li avrebbe condotti tutti alla morte. E così lo gettarono in mare: Fu rivolta a Giona questa parola del Signore: «Alzati, va’ a Ninive la grande città e in essa proclama che la loro malizia è salita fino a me». Giona però si mise in cammino per fuggire a Tarsis, lontano dal Signore. Pagato il prezzo del trasporto, si imbarcò con loro per Tarsis, lontano da Dio. Ma il Signore scatenò sul mare un forte vento e ne venne in mare una tempesta tale che la nave stava per sfasciarsi. I marinai impauriti invocavano ciascuno il proprio Dio e gettarono a mare quanto avevano sulla nave per alleggerirla. Intanto Giona, sceso nel luogo più riposto della nave, si era coricato e dormiva profondamente. Gli si avvicinò il capo dell’equipaggio 13 - IL SOFFIO DELLA BALENA - 139
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14 IL COCCODRILLO NON HA PAURA
Hai mai versato lacrime di coccodrillo? Questo modo di dire si applica a chi, dopo aver combinato un guaio, travolto dalle conseguenze inattese o più gravi del previsto, finge di provare dispiacere. L’espressione trae origine dall’osservazione delle lacrime che scendono dal coccodrillo dopo che questi ha stritolato tra i denti la sua preda e ha assaporato il suo pasto. In realtà, la sua lacrimazione avviene normalmente ogni volta che muove le mascelle, al fine di espellere i sali che si accumulano nell’organismo, e soprattutto per lubrificare e facilitare il movimento della seconda palpebra, usata durante la permanenza in acqua. Al di là del modo di dire, sono tante le considerazioni, anche contraddittorie, che storicamente sono state fatte nei riguardi di questo rettile. Un animale che, come pochi altri, ha sempre generato timore tra gli esseri umani.
IL DIO DEL FIUME Gli antichi Egizi che abitavano nelle campagne impararono ben presto a diffidare del coccodrillo. L’animale, che aveva il suo habitat nel fiume Nilo, nei grandi canali e nei vari specchi d’acqua, costituiva una continua minaccia per l’uomo. Nella lingua geroglifica, infatti, il disegno del coccodrillo rientrava tra i simboli che componevano i nomi: «voracità», «aggressività», «insaziabilità». Era una creatura da temere e da rispettare, al punto che gli Egizi ne fecero una vera e propria divinità chiamata Sobek. Secondo loro il dio-coccodrillo avrebbe dato origine alle acque col suo sudore. La particolare scarsità dell’acqua che attanagliava quelle terre durante alcuni anni, era considerata la conseguenza della collera dei coccodrilli. Per tal motivo venivano continuamente costruiti dei piccoli templi a loro dedicati, accanto ai quali sorgevano dei laghetti artificiali dove poterne mantenere vivi alcuni esemplari. Accostato per importanza al dio sole Ra’, era ritenuto una divinità primordiale e creatrice. Da una parte, quindi, il coccodrillo era assai prezioso, perché si riteneva che permettesse la vita attraverso l’acqua; dall’altra era temibile, poiché spietato con gli uomini se solo avessero osato entrare in contatto con lui. Nel primo libro delle sue Storie, Erodoto scrisse che gli Egizi cercavano di istruire almeno un coccodrillo a essere domestico. Fin da piccolo gli mettevano pendenti di pietre fuse e d’oro agli orecchi, mentre alle zampe anteriori ponevano braccialetti:
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Per alcuni degli Egiziani i coccodrilli sono sacri, per altri no, e li trattano come nemici. Quelli che vivono intorno a Tebe e al lago di Meri li considerano assolutamente sacri. In ognuna di queste due regioni allevano un coccodrillo scelto fra tutti, ammaestrato e addomesticato; gli mettono alle orecchie pendenti di smalto e d’oro, e intorno alle zampe anteriori dei braccialetti; gli danno da mangiare i cibi prescritti e le vittime dei sacrifici e, finché è in vita, lo trattano nel migliore dei modi; quando poi muore lo seppelliscono, dopo averlo imbalsamato, in urne sacre. Ci sono molte tecniche diverse per catturare il coccodrillo: mi limiterò a descrivere quella che mi sembra più meritevole di essere riferita. Viene attaccata come esca a un uncino una schiena di maiale e la si lancia in mezzo al fiume. Il coccodrillo si dirige verso la preda e la inghiotte. A quel punto lo tirano verso riva e immediatamente gli spalmano gli occhi con il fango. In questo modo il coccodrillo diventa mansueto; se invece non si fa così, non si riesce a prenderlo se non con grande fatica. Erodoto, Le Storie I 69-70
In effetti, il ritrovamento di numerose mummie di coccodrilli dentro a delle urne sacre confermarono le notizie fornite dallo storico greco.
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15 IL SERPENTE TI TENTA E TI FA SCEGLIERE
Fin dall’antichità il serpente ha attratto su di sé molto fascino e molta paura, così da essere avvicinato al sacro. La sacralità, infatti, ha sempre attirato e allo stesso tempo respinto gli esseri umani. In molte tradizioni questo rettile è stato contemporaneamente il simbolo del farmaco e del veleno, basti pensare al bastone di Asclepio nella tradizione greca, che è diventato un simbolo universale per la medicina. Asclepio era il dio della salute nel pantheon ellenico, e il suo bastone consisteva in un serpente attorcigliato intorno ad una verga, così da combinare la figura del rettile, il cui cambio della pelle simboleggiava la rinascita e la fertilità, con uno strumento umano. Dietro all’immagine vi era un mito che narrava di quando un serpente si avvolse intorno al bastone del dio greco. Egli lo ammazzò immediatamente, ma poco dopo arrivò un altro serpente con in bocca un’erba medica che risanò l’animale ucciso. Così Asclepio imparò a resuscitare i morti, e il bastone col serpente divenne il suo simbolo. Attraverso l’osservazione della vita di questo rettile, gli antichi Celti
lo consideravano il simbolo vivente della conoscenza nascosta e segreta, dell’astuzia e soprattutto della trasformazione, sancita dal ricambio annuale della sua pelle. Nel lontano oriente questo animale stava a significare l’acutezza e l’attenzione ai dettagli. In Giappone, infatti, veniva da tutti riconosciuto come la creatura dotata della maggiore velocità nel prendere le decisioni per agire e, come tale, era l’animale più temibile della fauna. Un doppio simbolismo del serpente lo si trova in India, dove poteva rappresentare la ricerca dell’elevazione spirituale attraverso la conoscenza, oppure l’abbandono noncurante della propria esistenza tra i veleni della vita.
VELENO E MEDICINA Qualcosa del genere era presente anche nella spiritualità iniziale di Israele. Gli autori delle Sacre Scritture narravano di quando gli Ebrei venivano morsi dai serpenti nel deserto, e per non morire guardavano una statua fatta costruire da Mosè. Essa rappresentava un grande serpente di rame, e coloro che vi rivolgevano lo sguardo venivano misteriosamente guariti: Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatti uscire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di 152 - AMORE INCONDIZIONATO
questo cibo così leggero». Allora Dio mandò fra il popolo serpenti velenosi i quali mordevano la gente. Allora il popolo venne a Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro Dio e contro di te; prega il Signore che allontani da noi questi serpenti». Mosè pregò per il popolo. Dio disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque, dopo essere stato morso, lo guarderà, resterà in vita». Mosè allora fece un serpente di rame e lo mise sopra l’asta: quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di rame, restava in vita. Numeri 21
Nei secoli successivi, però, a causa del rischio di idolatria, fu fatta una grande riforma religiosa del culto, e fu distrutta la statua del serpente che si trovava dentro al tempio di Gerusalemme e che ricordava l’episodio di Mosè. A partire da quel momento i serpenti vennero considerati solo come animali pericolosi, e descritti mediante una simbologia negativa: Come davanti a un serpente, fuggi il peccato: se ti avvicini, ti morderà. Denti di leone sono i suoi denti, capaci di distruggere vite umane. Siracide 21
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POSTFAZIONE
Il lupo dimorerà insieme con l’agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leone pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà. Isaia 11
Questo viaggio tra gli animali ti ha permesso di contemplarli soprattutto attraverso le varie simbologie di cui sono portatori. La creaturalità umana, infatti, porta con sé una comunione di destino tra te e gli animali. Essi hanno un messaggio da comunicarti! La loro esistenza è un racconto che va letto nella storia della tua vita, affinché tu possa vivere in armonia con l’Universo. Il tuo compito, come essere umano, è quello di continuare la creazione immaginata da Dio sin dall’eternità, secondo il suo stile di rispetto e di valorizzazione delle altre creature, attraverso il principio della fratellanza universale. In effetti, come diceva Immanuel Kant, puoi conoscere il cuore di un uomo già da come tratta gli animali! L’assoluta fedeltà del cane, la fierezza del leone che si coniuga con la docilità dell’agnello, la vigilanza del gallo, la solennità del cavallo
che si associa all’umile tenacia dell’asino, la sacralità del bue, l’anelito spirituale del cervo, la leggerezza della colomba, lo sguardo alto ma penetrante dell’aquila, la stranezza dello struzzo, il respiro della balena che riemerge dalla profondità degli abissi, la pericolosità del coccodrillo, l’astuzia del serpente; tutto degli animali è un richiamo universale ai valori più autentici della tua vita. Chiunque si senta un amante o un semplice ammiratore degli animali intercetta certamente questo richiamo. Potresti domandarti, allora, che tipo di relazione hai con gli animali; se per te sono solo oggetti da accarezzare e supporti per la tua tenerezza sentimentale, oppure se sai metterti in un rapporto di conoscenza, contemplazione, rispetto, valorizzazione e ascolto di queste creature. Se quest’ultima domanda troverà in te una risposta positiva, vorrà dire che il tuo cuore batte non solamente per gli esseri umani, ma anche per tutte le creature dell’Universo, in sintonia con il disegno di Dio: Amate tutta la creazione divina nel suo insieme e in ogni granello di sabbia. Amate ogni foglia, ogni raggio di luce. Soprattutto amate gli animali, Dio ha dato loro un principio di pensiero e una gioia senza inquietudine. Non li turbate, non li tormentate, non togliete loro la gioia, non andate contro l’intenzione di Dio. O uomo, non ti esaltare al di sopra degli animali. F. Dostoevskij, I fratelli Karamazov
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RINGRAZIAMENTI
Con gratitudine mi rivolgo innanzitutto agli animalisti, agli attivisti impegnati nella lotta contro lo sfruttamento degli animali e ai semplici amanti di queste creature, che si impegnano perché sia riconosciuta loro la dignità che meritano. Queste persone sono state per me fonte di ispirazione e di esempio. Per la nascita e la visione di questo progetto, esprimo il mio sincero ringraziamento a EIFIS Editore, Loretta Zanuccoli, Elena Benvenuti, Laura Cigolini Gulesu e Davide Cortesi. Dico grazie anche a Lorenzo Aloisi, Augustin Dubois, Francesca Golfarelli e Dylan Kennedy per la collaborazione alla realizzazione del libro. Grazie per l’opportunità che mi è stata data di scrivere queste pagine e di portare il messaggio dell’armonia dell’Universo e dell’amore insito nel disegno di Dio, di cui i nostri amici animali sono un meraviglioso riflesso vivente!
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BIBLIOGRAFIA
Bianchi Enzo, Uomini e animali, Qiqajon, 2011. Canciani Mario, Nell’arca di Noè, Carroccio, 1990. Damien Michel, L’animal, l’homme et Dieu, Les Editions du Cerf, 1978. De Benedetti Paolo, E l’asina disse…, Qiqajon, 1999; Animali (Le parole delle fedi 15), EMI, 2007. Gannon Sharon, Gatti e Cani anche loro sono persone (Animal Lovers 2), EIFIS, 2014. Lauzi Egle, Il destino degli animali. Aspetti delle tradizioni culturali araba e occidentale nel Medio Evo, Sismel, 2012. Kinkade Amelia, Parlare con gli Animali e ricevere risposte (Animal Lovers 1), EIFIS, 2014. Mora Fabio, Religione e religione nelle storie di Erodoto, Jaca Book, 1986. Pinto Sebastiano, Guardate gli uccelli del cielo, Viverein, 2011. Saunders Nicholas J., Animali e Spiritualità, EDT, 2000. Singer Peter, In Defence of Animals, Basil Blackwell Publisher Ltd, 1985. Silvestri Gilberto, Gli animali nella Bibbia, San Paolo, 2003. Stefani Piero, Gli animali e la Bibbia: i nostri fratelli minori, Garamond, 1994. Vaira Angelo – Raimondi Valeria, Un cuore felice. L’arte di giocare con il tuo cane, Sperling & Kupfer, 2016.
INDICE GENERALE
Introduzione..........................................................................13 Capitolo 1 - Dio, l’uomo e gli animali................................. 21 Cosa significa che l’uomo è a immagine di Dio........................22 La verità biblica sugli animali...................................................27 Testimonianze autorevoli..........................................................31 Un’antica preghiera..................................................................34 Capitolo 2 - Il cane si incammina con lui............................. 37 Il migliore amico dell’uomo.....................................................39 Il più fedele compagno di viaggio.............................................41 L’immagine della desolazione dell’uomo caduto........................43 L’uomo di Dio e il suo cane: due testimonianze........................46 Capitolo 3 - Ruggisce il leone, chi mai non trema?............... 49 Il re degli animali.....................................................................50 La creatura che incute timore...................................................52 L’immagine vivente della regalità divina....................................53 Capitolo 4 - Si renda onore all’agnello!................................ 59 A partire dalla mitezza..............................................................60
L’agnello immolato...................................................................62 L’agnello regna come un leone..................................................63 Capitolo 5 - E il gallo cantò................................................. 67 Il gallo cosmico........................................................................68 L’annunciatore della verità........................................................69 Capitolo 6 - Il cavallo non retrocede in battaglia.................. 77 La risorsa più preziosa..............................................................78 Cavallo e cavaliere....................................................................79 Arroganza o nobiltà?.................................................................81 Capitolo 7 - La lungimiranza dell’asino............................... 85 L’umile lavoratore.....................................................................86 L’asina parlante.........................................................................87 Alcuni aneddoti........................................................................91 Capitolo 8 - La sacralità del bue........................................... 95 Il vitello d’oro...........................................................................96 Il portatore della ricchezza........................................................98 L’animale infaticabile..............................................................100 La cornice del presepe............................................................101 Capitolo 9 - L’anelito spirituale del cervo........................... 105 Alla ricerca dell’armonia e dell’amore.....................................107 Il desiderio dell’immortalità....................................................108
Storie e leggende edificanti.....................................................110 Capitolo 10 - La colomba della pace universale.................. 113 L’araldo dell’arcobaleno..........................................................114 Il soffio dello spirito...............................................................117 La benedizione di dio.............................................................119 Capitolo 11 - L’aquila ha nel cielo la sua dimora................ 121 La regina con lo sguardo penetrante.......................................123 L’immagine della premurosa attenzione di dio........................125 L’eterna giovinezza..................................................................126 Capitolo 12 - Non fare come lo struzzo!............................. 129 L’anomalia di un comportamento...........................................131 Un’esortazione paradossale.....................................................132 Capitolo 13 - Il soffio della balena...................................... 137 Gli abitanti delle acque...........................................................138 Nel ventre del cetaceo.............................................................139 Capitolo 14 - Il coccodrillo non ha paura........................... 143 Il dio del fiume.......................................................................144 Il mostro leviatano.................................................................146 Capitolo 15 - Il serpente ti tenta e ti fa scegliere................. 151 Veleno e medicina..................................................................152
L’antico tentatore....................................................................154 Postfazione......................................................................... 159 Ringraziamenti.................................................................. 163 Bibliografia........................................................................ 167
INDICE IMMAGINI pag. 6 pag. 8 pag. 10 pag. 12 pag. 19 pag. 20 pag. 35 pag. 36 pag. 48 pag. 58 pag. 66 pag. 75 pag. 76 pag. 83 pag. 84 pag. 93 pag. 94 pag. 103 pag. 104 pag. 112 pag. 120 pag. 128 pag. 135 pag. 136 pag. 142 pag. 150 pag. 158 pag. 161 pag. 162 pag. 164 pag. 166 pag. 168 pag. 174
La creazione degli animali, Raffaello (1500) The Noha’s Arch, Hicks (1800) La creazione degli animali, Tintoretto (1500) Adam und Eva, Cranach (1500) A Monkey, De Hondecoeter (1600) Adam and Eve, Ruberns (1600) Il Viaggio di Abramo, Grechetto (1600) A Newfoundland Dog, Landseer (1800) Daniel in the Lions’s Den, Rubens (1600) Lamb and children, Swinstead (1800) The Cock, Sneyder (1600) Chicken Yard, Jutz the Elder (1800) Equestrian Portrait, Stubbs (1700) A Saddled Bay Hunter, Stubbs (1770) Asino nella stalla, Milone (1800) The Prophet Balaam and the Angel, Linnell (1800) Contadino con buoi, Bartolena (1800) Natività, Cima da Conegliano (1500) Paesaggio con cervo e cani, Cajetan Roos (1700) Venere con le colombe, Hayez (1800) Washington Sea Eagle, Audubon (1800) Painting of an Ostrich, Barlow (1600) Lo struzzo, Grechetto (1600) Giona e la Balena, Brill (1500) Hippopotamus and Crocodile, Rubens (1600) Adam and Eve in Paradise, Konig (1600) Berd Concert, De Hondecoeter (1600) Animals, De Hondecoeter (1600) Ducks, Jutz (1800) Johna and the Whale, Lastman (1600) A barn interior, Cuyp (1600) Animali, Grechetto (1600) The Horse Fair, Bonheur (1800)
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“Questo viaggio tra gli animali ti permetterà di contemplarli attraverso le varie simbologie di cui sono portatori. La creaturalità umana, infatti, porta con sé una comunione di destino tra te e gli animali. Essi hanno un messaggio da comunicarti! La loro esistenza è un racconto che va letto nella storia della tua vita, affinché tu possa vivere in armonia con l’Universo. Chiunque si senta un amante o un semplice ammiratore degli animali sa accogliere questo richiamo.”
Gianni Passarella
Gianni Passarella Laureato in Spiritualità a Roma e in Studi Biblici a Milano, è spiritual counselor, public speaker e professore di lingue semitiche antiche. È autore di numerosi libri di spiritualità e di interpretazione delle Sacre Scritture, tra cui: “Angeli, Ispirazioni Quotidiane”, “In cammino con Luca”, “In cammino con Marco” e “La dinamica del Logos” “Spiriti Guida”.
costa
GIANNI PASSARELLA AUTORE DI “SPIRITI GUIDA”
Gli animali, infatti, vanno contemplati, interrogati e ascoltati; allora ti parleranno di fedeltà, di desiderio profondo, di mitezza e di laboriosità previdente, talvolta di aggressività per spirito di sopravvivenza. Si riveleranno preziosi collaboratori del tuo equilibrio spirituale, capaci di far maturare in te un amore veramente cosmico.
amore INCONDIZIONATO Gli animali nostri compagni di viaggio nel disegno di Dio
ART DIRECTOR: DAVIDE CORTESI PROGETTO GRAFICO: GOLDEN.BRAND COMMUNICATION
www.eifis.it ISBN 978-8875171636
€ 19.00
9 788875 171636
“Amore incondizionato” ti mostrerà la bellezza degli animali all’interno del grande progetto dell’Universo, secondo la verità testimoniata sia negli affascinanti racconti biblici sia nella cultura araba e orientale. Conoscerai la simbologia di cui sono portatori: un messaggio di insegnamento per la nostra vita.
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