collana
ENERGIE
RADHANATH SWAMI
YOGI MISTICI E MAESTRI SENZA TEMPO IN UN VIAGGIO STRAORDINARIO FINO AL...
RITORNO A CASA autobiografia di uno swami americano
© 2010 Radhanath Swami. All rights reserved. No part of this book may be reproduced in any form without permission from the publisher. For more information on the subject matter of this book or the author go to www.radhanathswami.com Mandala Publishing would like to thank Joshua Greene, Arjuna van der Kooij, and Rasikananda Das for their valuable contributions, as well as Peter Simon and Lissa Nicolaus for the use of their photographs. Photograph of J. Krishnamurti courtesy of the Krishnamurti Foundation Trust. Photograph of Tat Wala Baba courtesy of Shankar Maharaja of Rishikesh, Himalayas. Painting of Radha and Krishna with the gopis copyright © Indra Sharma. Painting of Bhakti saints Rupa Goswami and Sanatana Goswami courtesy of Puskara Dasa. Photograph of A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada courtesy of the Bhaktivedanta Book Trust, Inc. www.krishna.com. Used with permission. All other images copyright © Mandala Publishing. Published by arrangement with Mandala Publishing, 10 Paul Drive, San Rafael, California 94903, USA, www.insighteditions.com © Copyright 2012 EIFIS EDITORE srl Ritorno a Casa - Swami Radhanath I Edizione Titolo originale: Journey Home Terza ristampa Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta in nessuna forma senza il permesso scritto dell’Editore. Traduzione: Tiziano Valentinuzzi e Annalisa De Stasi Revisione: Laura Cigolini Gulesu Progetto Grafico: Davide Cortesi Impaginazione: Golden.Brand Communication Stampa: LRC Printing (MO) ISBN 88-7517-225-1 © 2019 Novembre – EIFIS EDITORE srl Viale Malva Nord, 28 - 48015 Cervia (RA) - Italia www.eifis.it - segreteria@eifis.it L’Editore non assume responsabilità per l’utilizzo improprio delle informazioni contenute in questo libro. FSC® è un’organizzazione internazionale senza scopo di lucro creata per la promozione di una gestione responsabile delle foreste del mondo. I prodotti con il marchio FSC® sono certificati in modo indipendente per garantire ai consumatori che essi provengono da foreste gestite in modo tale da soddisfare le esigenze sociali, economiche ed ambientali delle generazioni presenti e future e da altre fonti controllate. www.fsc.org
Indice
Prologo..............................................................................................11 1 - Viaggio Verso Est........................................................................15 2 - Madre India...............................................................................115 3 - Pellegrinaggio sull’Himalaya......................................................207 4 - La foresta della Grazia...............................................................279 Postfazione......................................................................................400 Nota dell’autore...............................................................................411 Ringraziamenti................................................................................412
A tutte le mie guide di varie fedi, che mi hanno offerto la loro compassione e saggezza mentre avanzavo barcollando lungo il mio viaggio. A mia madre e mio padre, che mi hanno cresciuto con tanta cura e devozione. Non hanno mai abbandonato il loro figlio ribelle. Al mio guru, che ha trasformato la mia vita con il suo amore incondizionato. Alle tante anime sincere, miei fratelli e sorelle, che come me cercano il tesoro dimenticato del cuore.
tvayi me nanya-visaya matir madhu-pate sakrit ratim udvahatad addha gangevaugham udanvati “Mio dolce Signore, cosĂŹ come il fiume Gange scorre eternamente verso il mare senza ostacoli, fa che la mia attrazione sia diretta costantemente verso di te senza essere distratta da null’altroâ€? Srimad Bhagavatam 1.8.42 - Preghiera di Madre Kunti
PROLOGO
M
entre sull’Himalaya uscivo lentamente dalle acque ghiacciate del fiume Bagmati, mi soffermai ad osservare due mucchi di cenere, uno proveniente da una cremazione e l’altro da un fuoco sacrificale. Indossavo soltanto un perizoma, e il vento freddo mi gelava fino alle ossa. Venni sopraffatto da un’intensa nostalgia: cosa ci facevo lì, tremante, solo, denutrito e tanto lontano da casa? La mia ricerca era stata vana? Attraverso i rami di un antico albero baniano fissai le stelle che brillavano. Gli uccelli notturni mormoravano una canzone melanconica, i fuochi sacrificali bruciavano intensamente lungo la riva del fiume dove uomini santi dai lunghi capelli intrecciati come funi che arrivavano fino alle ginocchia gettavano nelle fiamme delle erbe dal profumo pungente. Prendevano a piene mani la cenere dalle braci ancora fumanti e se la spargevano sul corpo. Completato il rituale, vidi che si dirigevano verso il vicino santuario che da tempo desideravo visitare. Era la primavera del 1971, mi trovavo in Nepal, a Pashupatinath, dove quella notte si era radunata una folla di pellegrini. Avevo da poco compiuto vent’anni e sentivo che mezzo globo mi separava dalla mia casa alla periferia di Chicago; per questo desideravo ardentemente il conforto di un luogo santo, un posto dove poter pregare per ricevere indicazioni per il mio cammino. Un’ora prima mi ero avvicinato ad un antico tempio dall’ingresso maestoso, intagliato con mitici leoni, serpenti, divinità maschili e femminili. Dopo aver salito le scale di pietra, fremevo nell’aspettativa, ma un guardiano mi fermò colpendomi violentemente il petto con un manganello. Caddi a terra sulle ginocchia, respiravo a fatica. Affiancato dalla polizia, il guardiano mi bloccò gridando, “Tu sei straniero! Vai via!”. Il loro capo, che indossava un turbante e un abbigliamento militare, fece uno scatto verso di me con gli occhi 11
infuocati e con il bastone indicò un cartello che diceva: Ingresso vietato agli stranieri. “Fuori di qui!”, ruggì, “Se ci provi ancora, sarai picchiato e gettato in prigione. E non ti dico cosa potrebbe farti la folla arrabbiata”. Ordinò alle guardie di vigilare attentamente. Vagai lungo la riva del fiume mortificato. La mia ardua ricerca spirituale mi aveva portato così lontano. Non potevo tornare indietro. Ora, guardando quei santi vicino ai resti del fuoco mi venne un’idea. Mi inginocchiai presso i resti fumanti di un fuoco sacrificale e immersi profondamente entrambe le mani nelle ceneri calde e polverose, spostando le braci ancora ardenti. Tremando, spalmai le ceneri sul mio corpo deperito, dai capelli incolti fino ai piedi nudi e callosi. La polvere mi bruciava le narici soffocandomi la gola, e mi seccava la bocca. Avvolsi la parte superiore e quella inferiore del corpo con i miei due pezzi di stoffa sbiadita dai numerosi bagni nei fiumi e mi diressi nuovamente verso l’entrata con il cuore che mi batteva forte in petto. Le stesse sentinelle di prima erano lì in piedi, con i manganelli in mano, ma non mi riconobbero e mi lasciarono passare. Appena entrato nel vasto cortile interno che circondava l’antico altare, pensai “Se mi scoprono, potrebbero uccidermi”. Diverse migliaia di persone erano raggruppate in maniera disordinata e aspettavano di vedere l’altare. Solo una persona alla volta poteva entrare. Pazientemente stavo al mio posto in coda e avanzavo lentamente. Improvvisamente lo stesso capo della polizia che mi aveva fermato prima mi passò accanto. Rimasi senza fiato e mi girai dall’altra parte, con l’adrenalina che cresceva. Si fermò proprio davanti a me, mi fissò il viso coperto di cenere, poi mi fece una domanda nella lingua locale, l’hindi. Non capivo una parola. Se avessi detto una sola parola in inglese sarei stato finito. Non ricevendo risposta, mi fissò negli occhi e cominciò a farmi un mare di domande, stavolta a voce più alta. La mia mente si perse nel pensiero di anni della mia vita buttati in una sudicia prigione nepalese o anche peggio. Con un’espressione neutra, stavo in piedi, immobile, sapendo che lui era perfettamente addestrato a percepire qualsiasi cosa sospetta. Mi aveva riconosciuto? Potevo solo supporlo. 12
1 Viaggio verso est
1
I
o e il mio migliore amico Danny scendevamo furtivamente le scale cigolanti per andare nel suo scantinato fresco e umido. Improvvisamente un’intuizione attraversò la mia mente come un lampo – non dovrei essere qui. Il mio cuore cominciò a battere forte. Nel mezzo della stanza un bilanciere da 115 chilogrammi era poggiato su ganci d’acciaio. Il mio compagno di classe si vantò: “Mio padre lo alza ogni giorno”. Avevo sette anni, ero piccolo e magro, con i capelli neri e corti, occhi scuri e carnagione scura. Toccando quei freddi pesi, mi sentivo minuscolo. Danny mi disse: “Richie, devo farti vedere un grande segreto”. Avvicinando il dito indice alle labbra sussurrò, “Mi prometti che non lo dirai a nessuno?”. Si arrampicò su uno scaffale e arrivò in alto fino ad una trave e scese con una chiave di ottone. Mi guidò fino ad un armadio di legno che era più grande di noi, girò la chiave e lo aprì. Indicò un pacco di riviste. “Dai, dai”, sorrise Danny, “Guardane una”. Lo feci. Era pieno di foto di donne nude in pose sensuali. Il mio piccolo corpo si gelò. Non avevo mai visto prima cosa c’era sotto i vestiti di una ragazza. Mi sembrò strano e proibito. “Bello, eh?”, chiese Danny. Annuii ma non sapevo cosa dire. Chiusi velocemente il giornale, e lo ricacciai dentro l’armadio. “Aspetta di vedere cosa c’è nel cassetto”, e lo aprì mostrandomi due pistole e molte bombe a mano. “Mio padre tiene sempre le pistole cariche e le granate sono vere.” Mi diede in mano una granata. “Ecco qua, tienila!” Mentre tenevo in mano il freddo e pesante metallo, rabbrividii. “È proprio bella”, mormorai. Cercando di nascondere la mia 17
paura, rimisi con cautela l’arma al suo posto nel cassetto. “Richie, aspetta di vedere questo!”. Danny aprì due porticine all’interno dell’armadio e mi mostrò una specie di altare. C’era una fotografia incorniciata di una persona i cui occhi fissavano i miei in modo sinistro. Terrorizzato, mi trovai faccia a faccia con Adolf Hitler. Due fasce ricamate con le svastiche naziste ornavano cerimoniosamente entrambi i lati della foto e sotto era appeso un pugnale con una svastica scintillante lavorata in rilievo sull’impugnatura. Il mio cuore cedette. Orrende immagini balenarono nella mia mente. Avevo spesso sentito i miei familiari parlare di un recente assassinio di nostri parenti a causa dei nazisti. La mia famiglia non aveva più avuto loro notizie dal 1941, quando i nazisti occuparono la Lituania, la nostra terra d’origine. Danny sussurrò: “È un segreto, ma i miei genitori ti odiano”. Un’ondata di calore mi attraversò dallo stomaco alla gola. “Perché? Cosa gli ho fatto?”. “Perché sei un ebreo. Dicono che avete ucciso Gesù”. “Che cosa?”, rimasi paralizzato. Ciò che avevo sentito non aveva alcun senso. “Mio padre dice che perfino Dio vi odia”. Sopra di noi scricchiolarono i passi pesanti dei suoi genitori. Non sapevo se dovevo scappare, nascondermi o piangere. “Tu mi odi, Danny?”. “No, tu sei il mio migliore amico. Tu sei ebreo, e quindi forse ti odierò da grande. Ma spero di no”. La mia mente si svuotò. Dopo aver chiuso quell’armadio, Danny mi portò su in cucina, dove sua madre ci aspettava con due piatti di biscotti alla vaniglia e due bicchieri di latte fresco. Sembrava sorridere in modo falso. Un forte cigolio del pavimento annunciò l’arrivo del padre di Danny, un uomo tozzo dalla mascella squadrata, i capelli grigi a spazzola, piccoli occhi penetranti e un mezzo sorriso che mi fece rabbrividire. Mi sentii totalmente indifeso di fronte a lui. Forse i biscotti erano avvelenati, pensai. Ma cosa potevo fare? Avevo paura a non mangiare. “Mangia Richie, cosa c’è che non va?”, sua madre sembrava sfidarmi. 18
Mi sforzai di nascondere la sofferenza e li mangiai. Ad ogni morso pregavo Dio di proteggermi. Pallido come un fantasma, tornai a casa. A quell’età avevo poche capacità di pensiero. Ero semplicemente ferito, e tanto. Mia madre mi accolse con un sorriso gentile. Stava in piedi in cucina con un grembiule in vita, mentre stendeva l’impasto sul tavolo tondo. “Sto facendo lo strudel di mele per te, Richie. Il tuo preferito”. “Mamma”, chiesi “Dio mi odia?”. “No di certo. Dio ti ama”. Aggrottò le sopracciglia mentre riponeva il matterello sul tavolo. “Perché mi fai questa domanda?”. Avevo paura di dirglielo. “Non lo so, sono solo curioso”. Per evitare ulteriori domande corsi su nella mia stanza. Io credevo a mia madre. Credevo che Dio mi amasse. Steso sul letto, fissando il soffitto, mi sforzai di capire la contraddizione tra amore e odio, entrambi collegati allo stesso Dio. Nell’innocenza della fanciullezza, pregavo segretamente nei miei pensieri o sussurrando. Generalmente pregavo a letto, finché non mi addormentavo. Quando pregavo, percepivo un senso di rifugio, e che qualcuno mi stava ascoltando. Credevo che Dio mi ascoltasse e fosse con me. Tuttavia avevo molte domande su questo essere divino. Chi era costui chiamato Dio? Me lo chiedevo spesso. È come un’enorme nuvola o un’ombra quasi invisibile? Oppure è un amico che ascolta tutte le mie preghiere, così reale che posso quasi toccarlo con i miei pensieri? I miei genitori, Gerald e Idelle Slavin, non erano particolarmente religiosi in senso formale. Piuttosto esprimevano la loro fede in Dio con la loro gratitudine, generosità, gentilezza e dedizione alla famiglia. Erano cresciuti durante la grande depressione e fin da bambini avevano lavorato duro per contribuire al mantenimento della famiglia. Desideravano il meglio per i loro figli, ma stavano anche attenti a non rovinarci, insegnandoci ad essere grati per tutto quello che avevamo e che ci veniva dato. Nel 1955, quando avevo 19
prego, mio caro Signore, per favore, porta l’anima di mia madre nel mare della tua grazia eterna”. Quel momento fu profondamente simbolico per me. Yoga significa unione con la nostra essenza spirituale, e la religione ha lo scopo di portarci a quell’essenza. Il bhakti yoga è la scienza della trasformazione di ciò che è materiale in spirituale. Rendendo armoniose le relazioni con gli altri, offrendo i talenti e le proprietà in spirito di devozione al Signore, si risveglia il nostro amore spirituale. Così il corpo fisico e l’anima spirituale si uniscono per uno stesso scopo, e l’amore che offriamo in questo mondo raggiunge l’eterno piano spirituale. La Bhagavad Gita rivela che questo mistero è la perfezione dello yoga e la realizzazione dello scopo della vita. Guardandomi indietro, sono sempre grato per il viaggio che ho tenuto e verso tutte le persone che mi hanno aiutato a crescere lungo la via. Non avrei mai potuto immaginare dove mi avrebbe condotto la mano invisibile del destino. Attraverso tutto ciò ho realizzato che se solo noi aderiamo strettamente ai nostri ideali più sacri, senza lasciarci distrarre dal successo o dal fallimento, scopriremo che quel potere incredibile, al di sopra di noi, serve per metterci alla prova, proteggerci e potenziarci. Prego che questa mia semplice storia possa essere di ispirazione per i miei lettori e portar loro speranza. La nostra vera casa ci aspetta alla fine del pericoloso viaggio della vita. È un luogo di pace duratura che ci chiama a perseverare finché anche noi ritroveremo il nostro amore perduto.
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NOTA DELL’AUTORE
N
egli anni molte persone hanno insistito perché scrivessi questa storia. Io ho sempre rifiutato perché consideravo inappropriato scrivere un libro su me stesso, finché è successo qualcosa che mi ha fatto cambiare idea. Nel maggio del 2005 il mio amico di vecchia data Bhakti Tirtha Swami mi chiamò. Stava per morire e voleva avermi con lui. Bhakti Tirtha Swami era un afroamericano cresciuto nel ghetto di Cleveland, ed era diventato un insegnante spirituale di fama mondiale tra i cui ammiratori c’erano Nelson Mandela, Muhammed Ali ed Alice Coltrane. Arrivai in una modesta casa nelle campagne della Pennsylvania, dove Bhakti Tirtha Swami stava vivendo gli ultimi stadi di un cancro melanoma. Mi guardò dal suo letto con un sorriso smagliante e disse: “Voglio morire tra le tue braccia. Per favore, resta con me”. Per le successive sette settimane rimasi accanto al suo letto, parlando di misteri e miracoli e raccontandoci le storie dei testi devozionali sanscriti. Nessuno mi conosceva meglio di Bhakti Tirtha Swami. Conosceva i dettagli della mia ricerca e conosceva anche la mia esitazione a scriverli. Un giorno mi prese la mano, mi guardò negli occhi e disse: “Questa non è la tua storia. È la storia di come Dio ha condotto un ragazzo in un incredibile viaggio alla ricerca degli intimi segreti che risiedono dentro ognuno di noi. Non essere avaro. Condividi quello che ti è stato dato”. Gli si spezzò la voce e sulla guancia scura gli scese una lacrima. “Promettimelo”, disse, “qui sul mio letto di morte, che scriverai la storia”. Pochi giorni dopo, il ventisette giugno del 2005, lasciò questo mondo. Questo libro è il mio tentativo di onorare il suo volere.
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RINGRAZIAMENTI
O
ffro la mia più sincera gratitudine a tutti gli amici che mi hanno aiutato a realizzare questo libro, a partire da Joshua Greene, affettuoso fratello e guida che mi ha offerto la sua esperienza e le sue osservazioni in tutte le fasi di questo progetto. La sua ispirazione è un dono senza prezzo. Alla dottoressa Marguerite Regan e a suo marito David Carter per il loro inestimabile contributo al manoscritto con le loro capacità di ricerca, scrittura e revisione, per il loro amore e umorismo, e per i loro tentativi di insegnarmi a scrivere. Gli sarò eternamente grato. E al loro guru Tamal Krishna Goswami, che ha riversato abbondantemente le sue benedizioni su questo lavoro. I miei ringraziamenti a Kyra Ryan, curatrice talentuosa, che ha estratto dalla mia memoria i dettagli che avevo dimenticato da molto tempo e la cui esperienza e intuito hanno conferito al manoscritto l’attuale forma. Sono in debito con lei per la sua sensibilità e saggezza. La mia più sincera gratitudine va a Satsvarupa das Goswami, Sacinandana Swami, Giriraj Swami, Niranjana Swami, Devamrita Swami, Bhakti Vijana Goswami, Shyamasundara, Gurudas, Gaura Vani Buchwald, Radha Vallabha, Yajna Purusha, Gadadhara Pandit, Kaustubha, Raghunath Cappo, Atmananda, Steven Rosen, Kristin Dornig, Arish Fyzee, Gary Liss, Vraja Lila, Jambavati, Jay Gurupada e alla mia compassionevole consorella Rukmini devi per il loro inestimabile incoraggiamento e i suggerimenti. I miei ringraziamenti di cuore alla congregazione del tempio di Radha Gopinath a Bombay, e specialmente a Rajiv Srivastava, Narendra Desai, Kushal Desai e Hrishikesh Mafatlal per il loro entusiasmo di aiutarmi in ogni modo. I miei ringraziamenti anche a Govinda, Gauranga, Gaura Gopal, Gaura Govinda, 412
Radhey Shyama, Chaitanya Charana, Radha Kunda, Jagannath Priya, Radha Gopinath, Devananda Pandit, Shyamananda e Sanat Kumara per il loro contributo. A Jagannath Kirtan per aver fatto le mappe, a Gopinath Charan per le foto e Arjun Mehra per il sito web. È stato un piacere lavorare con il mio caro amico Raoul Goff della casa editrice Mandala che ha messo in gioco le sua abilità e il suo cuore per questa pubblicazione, insieme ad Arjuna van der Kooji, Ashley Nicolaus, Jake Gerli, Chris Maas e Rasikananda. L’affetto di mio padre Jerry Slavin, della mia defunta madre Idelle e dei miei fratelli Marty e Larry con le rispettive famiglie, insieme con il loro intenso desiderio di vedere questo libro pubblicato, hanno sostenuto questo sforzo. Infine, offro il mio più sincero apprezzamento a te, lettore, che hai così gentilmente aperto il tuo cuore per permettermi di servirti con questo mio umile lavoro.
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EIFIS Editore
ENERGY IN YOUR LIFE!
RADHANATH SWAMI
JOSHUA M. GREENE
Ritorno all’Anima
Uno Swami in terra straniera
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RADHANATH SWAMI
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