Ritorno all'Anima (Radhanath Swami)

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“Radhanath Swami ha portato la Luce Divina in questo libro, con la gentile e attraente naturalezza della sua persona. Questo libro è un modo gioioso per avvicinarsi alla verità dentro di te.” RUSSEL BRAND • AUTORE

“Radhanath Swami è uno dei più amati e riconosciuti leader spirituali del nostro tempo. È un narratore esperto e nel suo nuovo libro attraversa magistralmente tutti gli insegnamenti essenziali che si trovano nelle grandi scritture religiose del mondo. Ritorno all’Anima ci conduce nel più importante viaggio della nostra vita, il viaggio verso quel luogo eterno di amore e felicità.”

“In Ritorno a casa, Radhanath Swami ci ha offerto un avvincente resoconto del suo viaggio geografico e spirituale. Ora, in Ritorno all’Anima, riassume il contenuto della saggezza che ha raggiunto. Il libro sarà fonte di ispirazione per i suoi tanti seguaci, e senza dubbio ne attrarrà di nuovi.” EDWARD MORTIMER, CMG • AUTORE

“Ritorno all’Anima è un’esplorazione moderna di questioni vive fin dai tempi antichi, che includono il sé, il benessere, la divinità, il materialismo, l’avversità, l’illusione e la coscienza. Il secondo libro di Radhanath Swami è rivelatore e affascinante come il primo, ed è destinato ad essere uno dei libri fondamentali sull’illuminazione.” MATTHEW J. OFFORD, PHD

“Ritorno all’Anima trasmette lo stesso spirito attraente e illuminante che ho sperimentato in presenza di Radhanath Swami e unisce la saggezza orientale con quella occidentale e perciò consiglio questo libro a chiunque voglia vivere una felicità duratura.” MARCI SHIMOFF • AUTRICE

RITORNO

SHARON GANNON • AUTRICE

GUIDA CONTEMPORANEA ALL’ANTICA SAGGEZZA DELLO YOGA

RITORNO ALL’ANIMA ESPLORARE IL SENTIERO DELLA BHAKTI

ALL’ANIMA

www.radhanathswami.it

L’autore di best seller Radhanath Swami torna ad ispirare e far riflettere i lettori con toccanti racconti personali di esperienze vissute in decine di anni come maestro nella tradizione della bhakti. Ritorno all’Anima invita i lettori di qualsiasi estrazione culturale e sociale a scavare nel proprio cuore e a scoprire le semplici verità che ci uniscono tutti.

R A D H A NATH S WA M I

Radhanath Swami è nato a Chicago nel 1950. A diciotto anni ha deciso di intraprendere un viaggio di ricerca spirituale nel mondo durante il quale alla fine ha conosciuto il sentiero dello yoga della devozione. Attualmente viaggia in Asia, Europa ed America per insegnare la saggezza della devozione, ma spesso si trova nel suo centro a Mumbai. Chiunque conosca Radhanath Swami testimonia la sua dedizione nel portare tutti più vicino a Dio. Allo stesso modo riconoscono la sua leggerezza d’animo, semplicità e senso dell’umorismo. I visitatori e gli amici sono inspirati dalla sua natura modesta e dalla sua naturale riluttanza nel prendersi il merito delle opere che lui stesso ha ispirato – sviluppare centri, distribuzioni di massa di cibo ai bambini indigenti, ospedali missionari, fattorie ecosostenibili, scuole, ashram e programmi di assistenza medica in caso di emergenze. “Sembra vedere la vita come un continuo flusso di grazia divina”, ha detto un ammiratore, “eppure non perde mai la sua umanità. La sua accessibilità lascia le persone con l’impressione che tutti, con un piccolo sforzo sincero, possono trovare il sentiero che conduce alla pace interiore e alla realizzazione di Dio.”

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Radhanath Swami AUTORE DI “RITORNO A CASA”

ART DIRECTOR: DAVIDE CORTESI PROGETTO GRAFICO: GOLDEN.BRAND COMMUNICATION

I misteri dell’Anima sono stati inseguiti per secoli da Mistici, Saggi e Guru. L’umanità ha desiderato a lungo di poter scoprire la risposta al senso della nostra esistenza, e molte tradizioni spirituali hanno fornito queste risposte all’interno di testi sacri che facilitano i viaggi di trasformazione e scoperta. Eppure, mai prima d’ora nessuna delle tradizioni spirituali è stata distillata in maniera così semplice in un sentiero così facile da seguire: un sentiero di Amore e Devozione. In questo seguito tanto atteso di Ritorno a casa, Ritorno all’Anima guida il lettore a scoprire gli insegnamenti essenziali del Bhakti Yoga. Radhanath Swami, Leader Spirituale di fama internazionale, attinge dalle sue esperienze personali per illustrare l’antico sentiero devozionale della bhakti, cogliendone l’essenza e spiegandone i semplici principi che ci permettono di equilibrare le nostre vite. Il suo stile di scrittura semplice rende accessibili a tutti i concetti spirituali e le risposte alle domande senza tempo, in una toccante narrazione che rende meravigliosamente viva questa filosofia sacra. Cos’è l’amore? Cos’è l’Anima? Chi è Dio? Come possiamo vivere nel mondo della materia senza perdere il contatto con la dimensione spirituale? Con un linguaggio sintetico e comprensibile, Radhanath Swami chiarisce le risposte a queste domande cruciali e offre una soluzione semplice alle sfide della vita: andare al di là del mondo materiale e intraprendere un viaggio interiore alla scoperta della bellezza del vero sé.

www.eifis.it ISBN 978-88-7517-134-6

€ 26.00

sovracoperta_Ritorno_anima OK_2016.indd 1

9 788875 171346

EIFIS Editore 27/09/16 17:46



collana

ENERGIE



RADHANATH SWAMI

GUIDA CONTEMPORANEA ALL’ANTICA SAGGEZZA DELLO YOGA

RITORNO ALL’ANIMA AUTORE DI “RITORNO A CASA”


Original publication: The Journey Within by Radhanath Swami ISBN 978-1-60887-157-5 Text copyright © 2016 Radhanath Swami First published by Mandala Publishing All rights reserved. No part of this book may be reproduced in any form without permission from the publisher. For more information on the subject matter of this book or the author go to www.radhanathswami.com Published by arrangement with Mandala Publishing, 10 Paul Drive, San Rafael, California 94903, USA, www.mandalaeartheditions.com © Copyright 2016 EIFIS EDITORE srl Ritorno all’Anima - Radhanath Swami I Edizione Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta in nessuna forma senza il permesso scritto dell’Editore. Traduzione: Annalisa De Stasi Revisione: Paola Lorenzi Progetto Grafico: Davide Cortesi Impaginazione: Golden.Brand Communication Stampa: Elcograf S.p.A. ISBN 978 88 7517 134 6 © 2016 Settembre – EIFIS EDITORE srl Viale Malva Nord, 28 - 48015 Cervia (RA) - Italia www.eifis.it - info@eifis.it L’Editore non assume responsabilità per l’utilizzo improprio delle informazioni contenute in questo libro.


Indice

Apprezzamenti su Ritorno all’Anima................................................9

Introduzione....................................................................................19 Le grandi domande..........................................................................27

1 - Cos’è la vera ricchezza?..........................................................29 2 - Chi sono?...............................................................................42 3 - Chi è Dio?.............................................................................62 4 - Cos’è lo Yoga?........................................................................78 5 - Cos’è la Bhakti?......................................................................92

Vivere spiritualmente nel mondo materiale...................................111

6 - Distinguere la realtà dall’illusione........................................113 7 - Praticare il dharma della bhakti...........................................120 8 - Risvegliare l’amore divino....................................................142

9 - Vivere la spiritualità.............................................................196 10 - Crescere attraverso le avversità...........................................217 11 - Vivere consapevolmente e l’arte del morire........................230 12 - Diventare uno attraverso l’amore.......................................249

13 - Entrare nello stato di grazia...............................................260 Conclusione...................................................................................280 Glossario........................................................................................283 Ringraziamenti..............................................................................294 L’autore..........................................................................................297



Ai miei amati insegnanti, alla mia famiglia, agli amici e a tutti i ricercatori della verità e dell’amore.



APPREZZAMENTI SU RITORNO ALL’ANIMA “Radhanath Swami è una delle più importanti figure spirituali del nostro tempo, un insegnante meraviglioso e un leader saggio la cui conoscenza mi dona ispirazione. Non perdere le gemme di saggezza e coraggio contenute in questo potente libro.” -dr. cornel west filosofo, accademico, attivista e autore

“In Ritorno a casa, Radhanath Swami ci ha offerto un avvincente resoconto del suo viaggio geografico e spirituale. Ora, in Ritorno all’Anima, riassume il contenuto della saggezza che ha raggiunto. Il libro sarà fonte di ispirazione per i suoi tanti seguaci, e senza dubbio ne attrarrà di nuovi.” -edward mortimer, cmg compagno dell’Ordine di San Michele e San Giorgio (CMG); ex direttore della comunicazione della segreteria delle Nazioni Unite; autore; giornalista; membro del college “All Souls” presso l’università di Oxford

“Radhanath Swami è uno dei più grandi rappresentanti della saggezza spirituale indiana e pratica il bhakti yoga da oltre 40 anni. Basato sulla profonda conoscenza spirituale delle antiche scritture e supportato da esempi tratti dalla vita di Radhanath Swami, Ritorno all’Anima fonde l’eterna saggezza dell’India con consigli pratici per il ricercatore spirituale dei tempi moderni.” -sua santità indradyumna swami rinomato Swami del Sentiero della Bhakti

“Radhanath Swami ha portato la Luce Divina in questo libro, con la gentile e attraente naturalezza della sua persona. Questo libro è un modo gioioso per avvicinarti alla verità dentro di te.” -russel brand commediografo, attore, autore, attivista

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“Ritorno all’Anima è un’esplorazione moderna di questioni vive fin dai tempi antichi, che includono il sé, il benessere, la divinità, il materialismo, l’avversità, l’illusione e la coscienza. Il secondo libro di Radhanath Swami è rivelatore e affascinante come il primo, ed è destinato ad essere uno dei libri fondamentali sull’illuminazione.” -matthew j. offord, phd membro del Parlamento Inglese

“Radhanath Swami è uno dei più amati e riconosciuti leader spirituali del nostro tempo. È un narratore esperto e nel suo nuovo libro attraversa magistralmente tutti gli insegnamenti essenziali che si trovano nelle grandi scritture religiose del mondo. Ritorno all’Anima ci conduce nel più importante viaggio della nostra vita, il viaggio verso quel luogo eterno di amore e felicità.” -sharon gannon co-fondatrice di Jivamukti yoga; autrice di Vivere lo yoga, Jivamukti yoga, e Ricette per la gioia

“Attingendo da aneddoti personali e da comprensioni religiose derivate dalla tradizione vedica e dalla saggezza popolare, Ritorno all’Anima rivela insegnamenti devozionali ispiranti per il ricercatore spirituale dei nostri giorni.” -edwin bryant, phd professore di induismo alla Rutgers University; autore di Lo yoga sutra di patañjali: una nuova edizione con traduzione e commento

“Ritorno all’Anima è una progressione di istruzioni pratiche create sapientemente attraverso storie toccanti, molte tratte delle esperienze di vita dell’autore. Con un linguaggio lucido e vivido, una persona la cui intera vita è stata dedicata allo sviluppo di un vivere spiritualmente autentico, ci mostra come il sentiero della bhakti, praticato per millenni da saggi, re e persone comuni dell’India, è perfettamente accessibile a tutti.” -kenneth r. valpey, phd ricercatore presso l’Oxford Centre for Hindu Studies in Gran Bretagna

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“Ritorno all’Anima ci offre una mappa che conduce alla pace e alla tranquillità, lontano da agitazione, stress e confusione. Radhanath Swami attraverso aneddoti e storie personali conduce il lettore su un sentiero che illumina ciò che è veramente importante nella vita e il modo migliore per raggiungerlo.” -dr. steven zodkoy autore del best seller Misdiagnosed: the adrenal fatigue link

“Ritorno all’Anima trasmette lo stesso spirito attraente e illuminante che ho sperimentato in presenza di Radhanath Swami. Il libro unisce la saggezza orientale con quella occidentale e perciò consiglio questo libro a chiunque voglia vivere una felicità duratura.” -marci shimoff

autrice best seller del New York Times (primo posto), Felici senza motivo, love for no reason, e Chicken soup for the woman’s soul

“I racconti di Radhanath Swami sono colmi di calore e saggezza, e parlano al lettore in modo diretto e personale. Questo libro è un must per chiunque voglia avvicinarsi o tentare di percorrere l’inafferrabile sentiero yoga della devozione! E non dimenticate di leggere il suo primo libro, Ritorno a Casa!” -jai uttal musicista nominato al Grammy

“Un altro capolavoro dell’autore di Ritorno a Casa. L’umiltà, la compassione e la saggezza di Radhanath Swami risplendono in questo libro scritto perfettamente. Sia per i seguaci che per i principianti, questo libro sarà un compagno fedele e una guida per coloro che sono sul sentiero della bhakti.” -ravi m. gupta phd presidente presso la Charles Redd School all’università statale dello Utah

“In questo nuovo libro, Radhanth Swami connette abilmente l’antica saggezza tradizionale del bhakti yoga (lo yoga dell’amore), alla nostra indaffarata vita moderna. Ci convince con chiarezza, sia attraverso riferimenti dalle scritture delle maggiori fedi del 11


mondo, sia attraverso la sua stessa vita, che per ottenere la vera felicità non dobbiamo modificare le cose esteriori, ma abbiamo semplicemente bisogno di cambiare la nostra consapevolezza. È un messaggio molto importante e contemporaneo che ci giunge dagli insegnamenti eterni.” -gopi kallayil

brand marketing presso Google inc. e autore di The internet to the inner-net: five ways to reset your connection and live a conscious life

“Radhanath Swami ha scritto un bellissimo libro che mostra come il vero viaggio nella vita, quello che conduce alla pace, alla gioia, alla comprensione e al risveglio, sia un viaggio all’interno di noi stessi. Sono sicuro che tutti quelli che leggeranno questo libro ne saranno profondamente toccati e trasformati.” -sua santità pujya swami chidanand saraswati presidente del Parmarth Niketan Ashram, Rishikesh, India

“Il mio caro amico e fratello Radhanath Swami l’ha fatto ancora. Proprio come per Ritorno a Casa, non sono riuscito a smettere di leggere questo suo nuovo libro. Scrive così vividamente e con tale ispirazione che ad ogni pagina mi sentivo sollevato sempre più in alto.” -gurmukh kaur khalsa co-fondatore e direttore del Golden Bridge Yoga Center; autore di Otto talenti umani e di Bountiful, beautiful, blissful

“Ritorno all’Anima è la narrazione di un’anima alla ricerca della risposta alla domanda “chi sono?” e “qual è lo scopo della mia vita?” In realtà il libro descrive molti viaggi. Il viaggio da Richard Slavin a Radhanath Swami; il viaggio appagante dalla routine alla vita del bhakti yoga; il viaggio dal mondo esteriore a quello interiore. Dopo la lettura di Ritorno all’Anima ci si sente risvegliati.” -lalit kanodia, phd

fondatore e presidente di “Datamatics Global Services Limited”

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“Ritorno all’Anima rivela tutto, dalla comprensione del vero sé interiore alla consapevolezza della natura profonda di Dio, e dal vero significato dello yoga e da come dev’essere idealmente praticato a come si può raggiungere la pienezza spirituale. Estremamente raccomandato per chi ha sete del divino.” -steven j. rosen (satyaraja dasa), phd caporedattore di “Journal of Vaishnava Studies”, autore di Holy war: violence and the Bhagavad Gita e di The hidden glory of India

“In Ritorno all’Anima, Radhanath Swami apre le porte del suo mondo devozionale. Attraverso vivaci aneddoti mostra al lettore le sue esperienze e gli scambi con altri compagni di viaggio; espone la sua visione filosofica e le interpretazioni delle sfide della vita, e parla del proprio modo di vivere e delle sue pratiche devozionali. Amorevolmente, estende tutte queste lezioni a noi, suoi lettori, in modo che possiamo unirci a lui nel suo profondo “Ritorno all’Anima”.” -graham m. schweig, phd autore di Bhagavad Gītā: the beloved lord’s secret love song

“Poiché passo molto tempo in zone di guerra e carestia, non ho bisogno di nulla che si aggiunga al peso nel mondo. Radhanath Swami scrive meravigliosamente della vera saggezza e alleggerisce il peso del mondo. Avrei voluto che questo libro fosse stato scritto prima.” -stephen chan, phd professore di politiche mondiali, School of Oriental & African Studies, Università di Londra

“Radhanath Swami in ogni pagina unisce una ricca ed eloquente narrazione di storie con semi di saggezza, facendo diventare Ritorno all’Anima un libro obbligatorio per coloro che stanno cercando il vero scopo della vita in questo mondo.” -adam omkara

fondatore di “Omkara World”, produttore di “Intelligent Fitness” e scrittore in “Communities Digital News (CDN)”

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“Ritorno all’Anima è pieno di ispirazioni e ti donerà gioia e rifugio ovunque lo aprirai. Basato sugli insegnamenti principali del bhakti yoga, la narrazione accattivante di Radhanath Swami va dritta al cuore del lettore indipendentemente dal suo background culturale e sociale e accende lo spirito d’amore e devozione che ci unisce tutti.” -gabriela bozic insegnante yoga di fama internazionale

“Con il suo stile di scrittura chiaro e il dono meraviglioso di saper raccontare storie, Radhanath Swami ha reso un’antica e profonda tradizione accessibile al pubblico contemporaneo. Questo libro, dal tono delicato e dai modi saggi, esemplifica l’importanza del pensiero e della pratica della bhakti. Un’importanza che si consolida di capitolo in capitolo.” -shaunaka rishi das

direttore di “The Oxford Centre for Hindu Studies”

“Avendo avuto accesso profondo alle eterne verità che si trovano in tutte le tradizioni spirituali e religiose, Radhanath Swami le rende disponibili a tutti e gentilmente incoraggia ognuno di noi a trovare queste verità universali all’interno di noi stessi. Mentre molti di noi cercano la felicità all’esterno, in ogni pagina del suo libro Radhanath Swami ci ricorda che si possono trovare i tesori più grandi solo nel proprio viaggio interiore.” -jules febre coo, Jivamukti yoga

“Radhanath Swami è l’incredibile esempio di chi ha trovato lo scopo della vita presto e da allora ha vissuto la vita con passione. La saggezza di questo libro mi ha aperto il cuore e credo che possa fare lo stesso ad ogni lettore sincero.” -janet bray attwood autrice best seller del New York Times, autrice di Il test della passione e di scopri il segreto

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“Radhanath Swami ha scritto sia un trattato universale sulla ricerca di significato dell’umanità che una guida intima per coloro che cercano di percorrere il sentiero dell’amore e della pace in questa era di agitazione personale e sociale.” -alfred ford

pronipote di Henry Ford, trustee del “Ford Motor Company Fund” e presidente del “Temple of the Vedic Planetarium”

“Radhanath Swami è una persona così pura, devota e ispirante che qualsiasi cosa decida di condividere con noi diventa una benedizione. Questo libro è una sorgente di saggezza, amore e avventura.” -deva premal & miten musicisti e compositori

“Ritorno all’Anima è un libro affascinante che esprime la profondità, la vitalità e gli aspetti non settari della spiritualità devozionale contemporanea indiana.” -ferdinando sardella, phd professore associato di storia delle religioni, università di Stoccolma

“Radhanath Swami ci porta attraverso un viaggio edificante alla ricerca di speranza e di significato in un mondo che ci fa fronteggiare rapidi cambiamenti e declini ecologici, e offre al lettore una via per comprendere la pratica spirituale e come essa può condurre ad un risveglio planetario. Trovare la pace può essere un’avventura, e questa raccolta di storie ci connette completamente al nostro più profondo desiderio di essere uno strumento dell’amore di Dio.” -yeb saño

leader di “The People’s Pilgrimage” e membro ufficiale della “Philippines Climate Change Commission”

“Un libro da leggere per tutti gli aspiranti della bhakti. Radhanath Swami trasmette il suo messaggio con una prosa concisa e accurata. Ricco di dettagli sulla bellezza, l’amore e la compassione, Ritorno all’Anima è per coloro che vogliono immergersi più profondamente nel proprio cuore ed espandere 15


il proprio vero sé. Consiglio vivamente questo libro.” -sridhar silberfein

fondatore del “Bhakti Fest”, direttore del “Centro di studi spirituali” e produttore di “River of love”

“Connettendoci alla semplicità della vita, Radhanath Swami espone brillantemente il dimenarsi della vita. Condivide generosamente il suo viaggio per aiutarci nel nostro.” -shobana muratee

capo editore di “Voice of Asia”

“Ritorno all’Anima è il frutto maturo dell’albero del bhakti yoga. Radhanath Swami svela princìpi potenti ed eterni per aiutare i lettori a condurre una vita più consapevole in questi tempi critici, e ha creato un libro da leggere per tutti.” -n. damodar reddy fondatore, presidente e ceo di Sutisoft Inc.

“In quest’era di computerizzazione e digitalizzazione, Ritorno all’Anima di Radhanath Swami porta quell’equilibrio tanto necessario tra un ambiente ad alta velocità e i nostri bisogni innati di individui con famiglia all’interno della società. Con Ritorno all’Anima il lettore imparerà sia i princìpi di una vita salutare di pace interiore e gioia che come condividere il proprio benessere e saggezza con il mondo.” -kinesh doshi Ceo, Accion Labs; Ernst & Young Entrepreneur del 2015

“Ecco una coinvolgente, avvincente, chiara e delicata guida al bhakti yoga, o yoga devozionale. Un libro da leggere per tutti coloro che cercano di approfondire le proprie pratiche spirituali.” -joshua m. greene autore, Swami in a strange land; Here comes the sun: the spiritual and musical journey of George Harrison; Gita wisdom: an introduction to india’s essential yoga text

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“La natura della bhakti è vedere l’armonia tra la comprensione della grandezza del Signore e l’esecuzione di un amorevole servizio devozionale. Attraverso questa armonia possiamo sperimentare la nostra natura divina. Spero che questo libro risvegli il desiderio di connettersi al servizio devozionale in tutta la società.” -sri vishvesha tirtha swami Pejavar Matha Temple, Udupi

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INTRODUZIONE

E

ra un giorno freddo e piovoso a Londra.Mentre percorrevo un lungo ed elegante corridoio del Parlamento inglese, il mio cuore batteva forte. Ero io, un piccolo monaco, con un’istruzione modesta e nessuna esperienza di politica, e stavo per parlare davanti ai leader della nazione. Guardando in alto i maestosi archi di pietra della sala, mi sentivo piccolo e tanto lontano dalle grotte della foresta dell’Himalaya che erano state la mia casa. Il mio accompagnatore mi condusse in una sala interna della Camera dei Comuni. La sala, con i raffinati intagli in legno fatti a mano, l’elegante tappezzeria e i quadri decorati, era impeccabile. Al suo interno erano riuniti i membri del Parlamento, lord e lady, duchi e duchesse, sindaci e stimati prelati e rabbini. In piedi sul podio cercavo nel mio cuore le parole per cominciare. Attraverso l’arco di una finestra alla mia destra, il mio sguardo si posò su uno spettacolo familiare: il fiume Tamigi, che scorreva graziosamente accanto al Palazzo di Westminster. Cercai con lo sguardo e individuai l’argine di pietra dall’altra parte del fiume dove, quarantun anni prima, sedevo da solo per molte notti, fissando la corrente profonda. Allora ero molto giovane e molto confuso. Ero arrivato dagli Stati Uniti alla ricerca del senso e dello scopo della vita. Non avevo denaro e dormivo sul pavimento di pietra del seminterrato di una chiesa di Lambeth Road. Anche se non potevo vederla da lì, sapevo che quella chiesa si trovava dietro l’argine in pietra. Era stato a Londra che avevo disperatamente cominciato ad interrogarmi su tutto. Le mie emozioni erano in contrasto col mondo attorno a me. Chiedevo intensamente di poter avere le risposte alle domande che scaturivano da un luogo profondo dentro di me, ed eclissavano qualsiasi altro pensiero. 19


Avevo trascorso l’adolescenza nei turbolenti anni Sessanta. Quando ero ancora negli Stati Uniti, mi ero immerso completamente nell’idealismo della controcultura e nel movimento per i diritti civili. Ero un ragazzo timido, piuttosto riservato con le ragazze, moderato nell’uso delle droghe e per lo più non interessato a stare in mezzo alla massa delle persone comuni. Ma a Londra a diciannove anni misi da parte la timidezza e mi tuffai voracemente e a ruota libera nella vita sociale. Attraversare l’oceano pareva mi avesse liberato per potermi divertire come non avevo mai osato fare prima, e le persone che incontravo mi elogiavano e mi incoraggiavano ad andare avanti così. Ma al termine di ogni giornata, se ero onesto con me stesso, sentivo un senso di vuoto. Così andavo spesso a sedermi su quell’argine, da solo, al buio, fissando l’ampio fiume. Contemplavo, pregavo, piangevo. Qualcosa mi chiamava via dalla vita che stavo appena iniziando a conoscere e dalla vita che mi ero lasciato alle spalle. Non riuscivo a darmi una ragione per la pazzia della guerra e dell’odio, e per l’avidità e l’ipocrisia che mi circondavano. Non riuscivo a capire le tante atrocità commesse in nome di Dio. Così, mentre fissavo il riflesso increspato del Big Ben sulla corrente del Tamigi, mi chiedevo dove mi stesse portando la corrente della vita. Ora, in piedi di fronte al mio uditorio nella Camera dei Comuni, pensavo, Sono passati quarantun anni, e in questi anni sono stato trasportato da un lato all’altro del mondo, mi sono spogliato di quasi tutto ciò che un tempo pensavo di essere e sono stato condotto in un destino inimmaginabile per quel giovane sulle rive del fiume. Sollevai lo sguardo dal fiume e cominciai a raccontare la mia storia. Tutti gli eventi cruciali della mia vita mi hanno condotto ad una semplice verità senza tempo, che ha provocato un’incredibile trasformazione nel mio modo di vedere la vita; tutti gli innumerevoli desideri, le insaziabili brame, le fugaci gratificazioni e le inevitabili frustrazioni provengono da un’unica origine: abbiamo dimenticato l’amore che giace dormiente dentro di noi. Scoprire e risvegliare questo amore è ciò di cui abbiamo maggiormente bisogno. Per sua natura, questo amore 20


offre sia appagamento che il potere di diventare uno strumento di cambiamento per noi stessi, per le persone e per l’ambiente intorno a noi. La via che ho preso per riscoprire questo amore è ciò che nell’antica India si chiama bhakti yoga, lo yoga dell’amore. Generalmente si pensa allo yoga come ad un tipo di pratica, ma il termine stesso significa “connessione” o “unione”. In ultima analisi tutte le pratiche yoga mirano ad aiutarci a ristabilire il collegamento con la verità di chi siamo come puri esseri spirituali. Ho scoperto il bhakti yoga dopo un arduo viaggio in autostop da Londra fino all’Himalaya. Ho raccontato queste avventure nella mia autobiografia Ritorno a casa: autobiografia di uno swami americano. Dopo aver viaggiato attraverso Europa, Turchia, Iran, Afghanistan, Pakistan e Himalaya, sono stato infine condotto a Vrindavan, un incantevole villaggio nel nord dell’India, sulle rive del fiume Yamuna. Nelle foreste e nei pascoli di Vrindavan, pieni di pappagalli e pavoni, scimmie e mucche, realizzai di aver trovato la mia casa. Non capivo cosa fosse di Vrindavan a darmi questo sentimento; tutto ciò che sapevo era che vivendo lì mi sentivo in armonia con Dio e con il mondo. Dormivo e meditavo sotto gli alberi sulle rive del fiume Yamuna. Non avevo una casa, ma non mi ero mai sentito così a casa. Vrindavan è un luogo antico, e ospita migliaia di templi dedicati all’unico Dio che viene chiamato con molti nomi in molte tradizioni spirituali del mondo. A Vrindavan è conosciuto col nome di Krishna, “l’infinitamente affascinante”, o Rama, “colui che dona piacere”, o Hari “il ladro di cuori”. Negli insegnamenti della bhakti l’aspetto femminile di Dio è inseparabile da lui, e a Vrindavan prende il nome di Radha, “la dimora dell’amore”. Mentre vivevo nelle foreste di Vrindavan, nel 1971, incontrai A.C. Bhaktivedanta Swami. Sebbene si considerasse un umile servitore di Dio e di tutti gli esseri viventi, i suoi studenti lo chiamavano Prabhupada, “amato maestro”. Prabhupada era un maestro della tradizione e della filosofia del bhakti yoga, che gli era stata trasmessa da una discendenza antichissima di saggi illuminati. Ero particolarmente allergico al settarismo in quel periodo della mia vita, e trovai che la presentazione della bhakti fatta da Prabhupada riuniva armoniosamente le verità che avevo 21


acquisito da altri sentieri. Lui poneva tutto ciò che io ammiravo delle molte fedi del mondo in un’affascinante prospettiva che riconciliava senza soluzione di continuità qualsiasi differenza apparisse in superficie. Da lui imparai la vera natura del sé e il suo desiderio di amore incondizionato. Imparai anche che questo desiderio viene pienamente realizzato solo nella relazione del sé col Supremo Sé, Dio. Quando l’amore tra Dio e il sé viene risvegliato, fluisce naturalmente nel mondo nella forma di compassione verso tutti gli esseri, così come l’acqua viene prima assorbita dalle radici di un albero e poi fluisce fino ad ogni ramo e ogni foglia. Nel corso dei miei viaggi, sono giunto a considerare la compassione come l’espressione essenziale della vera spiritualità. Prabhupada personificava questa compassione. Con le sue semplici analogie rispose alle domande che mi tormentavano fin da bambino, e dopo qualche tempo, quell’anno, in quel bellissimo luogo santo, lo accettai come mio guru, decidendo di seguire i suoi insegnamenti e il suo esempio per il resto della vita. Dal 1971 fino alla metà degli anni Ottanta praticai il bhakti yoga in molti e diversi contesti. Vissi da asceta sulle rive di un fiume a Vrindavan, divenni uno yogi che viveva in una grotta sull’Himalaya, e quando mi scadde il visto indiano mi spostai in un ashram isolato sulla cima di una montagna sui monti Appalachi, dove coltivavo la terra, mi occupavo delle mucche e delle capre e mi prendevo cura di un altare in un semplice tempio all’interno di una fattoria. Più tardi ricominciai a viaggiare, questa volta tenendo lezioni di filosofia, sociologia e pratiche spirituali del bhakti yoga in varie università americane. Ho insegnato anche lo yoga della cucina! Condividere la gioia della pratica del bhakti yoga è diventata la mia chiamata del cuore, e spero che tu troverai la mia esperienza significativa e degna di essere ascoltata. Nel 1987 tornai in India, dove fui incaricato di prendermi cura di un piccolo e cadente ashram a Mumbai. I residenti dell’ashram erano immersi nell’amarezza e nei pettegolezzi e anche la congregazione che viveva nei dintorni sembrava essere in guerra. Accettai quell’incarico con riluttanza. Mentre mi barcamenavo tra quella situazione incerta e complessa e i 22


miei difetti personali, cercai di stabilire un modello di vita che rappresentasse genuinamente i sublimi princìpi della bhakti. Per grazia di Dio e grazie alla dedizione di molte anime, quell’ashram a Mumbai oggi è diventato una fiorente comunità spirituale con dozzine di dipartimenti, centinaia di residenti nell’ashram e decine di migliaia di membri della congregazione. Persone di tutte le età, di diversi background sociali e varie professioni hanno scoperto equilibrio e armonia nell’esprimere la spiritualità coniugandola con gli altri aspetti della loro vita, e con le loro famiglie hanno imparato a praticare la cultura della bhakti nella pace. Nel giro di pochi anni queste persone insieme hanno costruito scuole di indirizzo spirituale, templi, ecovillaggi, ospedali, ospizi, un orfanotrofio, un programma di distribuzione di cibo in scuole povere e programmi di diffusione del messaggio spirituale in molti villaggi del Maharashtra. Tutti questi servizi sono stati realizzati da persone che hanno riconosciuto il valore e il potere dello yoga dell’amore. È entusiasmante vedere le persone unite in nome di un princìpio superiore che lavorano in spirito di genuino apprezzamento le une verso le altre. È proprio questo il princìpio più elevato che condivido con te in questo libro. Spero di riuscire a trasmetterti la mia esperienza che mi ha fatto vedere come la vera spiritualità apre le porte ad una vita straordinaria, qualsiasi sia la propria professione, religione o sentiero spirituale. Ci vuole solo il desiderio di intraprendere il viaggio interiore e di esplorare questo percorso senza tempo di trasformazione della coscienza. Risvegliare la nostra capacità innata di amare è una pratica molto antica, ma particolarmente rilevante ai nostri giorni. Infine, questo viaggio dentro di noi culminerà con un ricongiungimento: il ricongiungimento con la Suprema Sorgente di tutto ciò che esiste. Generalmente chiamiamo questa sorgente “Dio”, anche se mi rendo conto che molte persone razionali non accettano questo termine. In fin dei conti abbiamo visto inganni, odio ed egoismo dividere l’umanità in nome di Dio. Nonostante ciò, ti chiedo di aprire la mente alla concezione di un Essere Supremo infinitamente amorevole e bello. Chi è Dio? È nostra madre e nostro padre, una persona che possiamo incontrare e allo stesso tempo una presenza 23


onnipervadente. In questo libro spesso mi riferisco alla nostra origine con i termini “Dio” o “il Signore” o “il Supremo”, o “Lui” perché questi sono tutti termini familiari alle orecchie occidentali. Ma non lasciare che il mio linguaggio limiti questo Essere Supremo meraviglioso e onnisciente, che è sia femmina che maschio, che è più di quanto io o tu possiamo immaginare e non può essere racchiuso nelle nostre concezioni limitate o nel nostro linguaggio. Spero che questo libro possa creare un ponte verso gli insegnamenti universali della bhakti così come è stata praticata per migliaia di anni e continua ad essere praticata oggi. Per aiutarti a penetrare più in profondità in questi insegnamenti, insieme alla saggezza senza tempo di guru, santi e testi sacri, ho inserito nel libro aneddoti contemporanei e racconti tratti dalla mia esperienza. Ritorno all’Anima è un richiamo all’avventura. Ti richiede di andare oltre la spiritualità settaria e al di là delle distrazioni, delle routine o della monotonia che possono far parte della tua vita di tutti i giorni. Ti invito a seguire la chiamata più profonda del tuo cuore, a scoprire la bellezza del tuo vero sé e ad apprezzare i miracoli della vita in ogni momento.

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1 le grandi domande



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Cos’ è la vera ricchezza? Se vuoi sapere quanto sei ricco, conta quante cose hai che il denaro non può comprare. -proverbio

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ssere veramente ricchi vuol dire avere un cuore appagato, e questo significa amare ed essere amati. La gioia dell’amore è la vera ricchezza innata in ognuno di noi, e imparare a riconoscerla è l’essenza delle pratiche spirituali. Ma nello stress dei giorni d’oggi tendiamo a dimenticare il nostro potenziale spirituale e a non riconoscerlo negli altri. Desidero raccontarti un incontro che mi ha portato a diventare umile e mi ha permesso di riconoscere ciò che tanto facilmente dimentichiamo. DOROTHY

d

Era un soffocante giorno d’estate e mi trovavo a nord ovest della Florida. Il sole del mattino splendeva abbagliante attraverso le grandi vetrate della sala partenze dell’aeroporto, e io mi trovavo lì in attesa insieme agli altri passeggeri. Una giovane donna con un’impeccabile uniforme blu si avvicinò al bancone e annunciò che l’aereo era in ritardo di un’ora. Ansiosi di scappare da quel caldo e di imbarcarsi per il viaggio, tutti i presenti fecero un sospiro di disapprovazione. Improvvisamente una donna di mezza età dai capelli biondo rame ben pettinati si alzò in piedi. I suoi abiti e i suoi atteggiamenti facevano intendere che fosse una donna ricca e importante. Il suo viso divenne rosso per la rabbia e, scaraventando la carta d’imbarco sul pavimento, urlò: “No! Non potete farmi questo!” 29


Quel suo sfogo fece trasalire tutti i viaggiatori in attesa. Tutti la fissarono mentre si dirigeva verso il bancone. “Non mi interessa quello che dovete fare o come dovete farlo, ma dovete farmi salire su quell’aereo”, disse con impazienza, “Adesso!” “Signora, io non posso fare niente”, rispose l’assistente della compagnia aerea. “Il sistema di aria condizionata dell’aereo si è rotto.” Le labbra della donna tremarono per la rabbia e aveva gli occhi infuocati: “Non posso per nessun motivo arrivare in ritardo! Capisci? Non discutere con me, maledizione, fa’ qualcosa!” “Signora, se non si calma dovrò chiamare la sicurezza.” Esasperata, la donna scrutò l’intera sala. Il suo sguardo minaccioso si fermò su di me che con l’abito color zafferano ero seduto da solo nell’angolo tranquillo che mi ero scelto. Dopo una settimana faticosa, piena di lezioni e meeting, desideravo davvero essere lasciato da solo, ma la donna si diresse infuriata verso di me. Dominandomi dall’alto come una torre, con il viso distorto dalla rabbia, mi chiese: “Sei un monaco?” O Dio, perché io? Pensai. Lei ripeté: “Sei un monaco?” “Qualcosa del genere”, dissi infine, e a quel punto tutti nella sala mi guardavano. Potevo percepire il loro sollievo per il fatto che avesse scelto me invece che loro. “Allora esigo una risposta”, disse con aria di sfida, “Perché Dio mi sta facendo questo? Perché il mio aereo è in ritardo?” “Per favore, siediti”, dissi. “Parliamone.” Con mia grande sorpresa, si sedette sulla sedia accanto a me e improvvisamente apparve confusa più che arrabbiata. Realizzai che la sua rabbia mascherava una grande disperazione. Mi presentai e le feci una domanda che avevo già fatto migliaia di volte: “Per favore, dimmi cosa c’è nel tuo cuore.” Disse che il suo nome era Dorothy. Aveva cinquantasette anni, era una casalinga di classe medio-alta, e proveniva dalla costa orientale. Aveva vissuto felicemente con la sua famiglia finché… e a quel punto cominciò a piangere. “In una terribile tragedia ho perso mio marito dopo trent’anni di matrimonio e ho perso tutti i miei figli”, disse, “Ora sono sola 30


e non riesco a sopportare questo dolore.” Non volendo esacerbare la sua sofferenza, non le chiesi altri dettagli. Lei stringeva il bracciolo della sedia. “Poi, a peggiorare le cose, sono stata ingannata negli affari. La banca mi ha pignorato la casa e mi ha buttato per strada. Vedi il mio bagaglio a mano? È tutto ciò che mi è rimasto.” Dorothy proseguì raccontandomi che la settimana prima la sua già difficile situazione si era ulteriormente aggravata: le avevano diagnosticato un tumore terminale dandole un mese di vita. Nel fervente sforzo di salvare la sua vita, aveva scoperto una clinica specializzata in tumori in Messico che sosteneva di poterla curare. Ma doveva essere ricoverata proprio quel giorno. Se avesse perso la coincidenza a Washington D.C. non ce l’avrebbe fatta ad arrivare in Messico in tempo. Nel mio servizio di guida spirituale e di supervisore dell’ospedale che ho contribuito ad avviare a Mumbai, ho avuto molti incontri ravvicinati con vittime di ogni cosa, dagli attacchi terroristici a terribili terremoti, tsunami o stupri, incidenti d’auto o tentati suicidi, crimini violenti e malattie terminali. La sofferenza estrema del cuore non mi era nuova. Ma non ricordo di aver mai visto più angoscia su un volto umano di quella che ho visto quel giorno su quello di Dorothy. “E ora”, disse piangendo, “quest’aereo è in ritardo. Sto perdendo la mia ultima possibilità di vivere. Ho cercato di essere una brava moglie e una buona madre. Sono andata in chiesa, ho fatto la carità e non ho mai causato sofferenza volontariamente a qualcuno. Eppure ora a nessuno importa se io soffro o muoio. Perché Dio mi sta facendo questo?” Con quanta facilità avevo giudicato Dorothy quando l’avevo vista alla biglietteria. Ora che sapevo cosa c’era sotto la superficie del suo comportamento, il mio cuore si riempì di compassione. Mi guardava negli occhi mentre mi raccontava la sua storia coinvolgendomi con le sue parole. Poi la sua voce di addolcì. “A te importa?”, mi chiese, “Sembra di sì.” “Sì”, dissi, ed era la verità. “Sei un’anima speciale Dorothy.” “Speciale? Io?”, sorrise. “Sono stata buttata via come un’insignificante spazzatura. Ma grazie per le tue parole.” Scoppiò a piangere singhiozzando e riusciva a parlare a stento. 31


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Chi sono?

I

Non ci fu mai un tempo in cui Io non esistevo, né tu o tutti questi re; e mai nel futuro qualcuno di noi cesserà di esistere. -bhagavad gita 2.12

n questo mondo così impegnativo è facile che molte cose ci distraggano da quelle che contano di più nella nostra ricerca della felicità. La vera felicità può essere realizzata quando armonizziamo i bisogni del corpo e della mente con il nostro vero sé, l’anima. Ma abbiamo la tendenza a distogliere l’attenzione dalla ricerca dell’amore spirituale dedicandoci ad esigenze fisiche e mentali più immediate. Pensa ad una bimba a cui i genitori danno vestiti adeguati ma amore non adeguato. La bambina apparirà graziosa ma vivrà nella sofferenza. Similmente, prese dalle occupazioni mondane, troppo spesso le persone trascurano la chiamata del cuore. Delle semplici storie possono aiutarci a ricordare. Eccone una che ho ascoltato durante una visita in un luogo santo dell’India. Nel sud dell’India c’è un’isola mistica nel fiume Kaveri, visitata dai pellegrini da più di mille anni. L’isola si chiama Sri Rangam, e vi si trova il più grande complesso di templi dell’India, in una zona ampia più di 60 ettari. Folle di pellegrini visitano ogni giorno Sri Rangam e partecipano ai canti cerimoniali, alla recitazione di mantra e ad altri elaborati rituali. A Sri Rangam, durante il dodicesimo secolo, viveva Ramanuja, un importante santo ed erudito della via della bhakti, che ancora oggi rappresenta un faro di saggezza per decine di milioni di seguaci. L’immediato successore di Ramanuja fu Parashara. Quando Parashara era ancora un bambino, il campione nei 42


dibattiti di tutta l’India giunse a visitare Sri Rangam. Arrivò su di un ricco palanchino, portato in processione dai suoi seguaci, e ignorò l’usanza di offrire omaggi ai sacerdoti dei templi. In realtà non mostrava rispetto per nessuno, ma piuttosto si vantava del fatto che non c’era nessuna domanda a cui non sapesse rispondere. Il piccolo Parashara, che aveva cinque anni, corse dall’erudito ed esclamò con la sua vocina di bimbo: “Io ho una domanda per voi!” L’erudito lo guardò con disprezzo. “Stupido bambino, hai ancora le labbra sporche di latte della mamma. Vai via.” “Signore, se voi vedete veramente il vero sé in ogni essere, perché dovreste preoccuparvi della mia età? Non siete forse in grado di rispondere a qualsiasi domanda?” Aggrottando le sopracciglia e guardando verso il basso dal suo palanchino, l’erudito replicò: “Ho sfidato e sconfitto ogni erudito del paese. Non esiste domanda a cui io non possa rispondere.” Il piccolo Parashara allungò la mano, raccolse una manciata di sabbia e chiese: “Quanti granelli di sabbia ho in mano?” L’erudito era senza parole. Non era questo il tipo di domande a cui si riferiva. Parashara continuò: “Signore, perdonatemi, siete così accecato dall’arroganza che non riuscite a vedere le buone qualità negli altri. Un albero che ha buoni frutti si piega, e una persona che ha buone qualità si inchina davanti alle virtù degli altri. Tutta la vostra conoscenza è insignificante come la sabbia se non vi aiuta a sviluppare un buon carattere e l’amore per Dio.” Queste parole, pronunciate senza malizia da un bambino, trafissero il cuore dell’erudito. Scese dal palanchino, si inchinò sconfitto davanti al bambino e lo implorò di diventare suo discepolo per poter imparare da lui. Anni dopo, un altro discepolo si avvicinò a Parashara e chiese: “Di quali qualità ho bisogno per poter realizzare chi sono?” “Solo una persona realizzata può darti una risposta esauriente”, rispose umilmente Parashara. “Il santo Ananta vive in una cittadina della sacra Tirupati. Va’ da lui. Risponderà alla tua domanda.” Tirupati si trova a più di seicento kilometri da Sri Rangam, e a quei tempi non c’erano automobili, così il discepolo si 43


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Chi è Dio? Non è possibile descrivere pienamente il sentiero della devozione. L’oceano delle relazioni d’amore col Supremo è così grande che nessuno può misurare la sua ampiezza. Comunque, solo per dartene un assaggio, te ne descriverò una goccia. -sri chaitanya, chaitanya charitamrita, madhya-lila 19.136-7

A

thens è una cittadina del sudest dell’Ohio circondata da una fertile area agricola e dolci colline. Nei primi anni Ottanta la maggior parte delle botteghe lì erano a gestione familiare, fatte di legno e mattoni. Nel cuore della cittadina c’è l’Ohio University, fondata nel 1870. Nel 1980 aveva circa quindicimila studenti. Mi ricordo di un giorno nel prato del campus in cui le foglie autunnali arancioni, rosse e di un giallo brillante adornavano gli alberi e coprivano l’erba. Era una giornata fredda, scaldata solo leggermente dal sole. Le nuvole fluttuavano nel cielo come batuffoli di cotone su una fresca brezza. Io ero seduto sul prato vicino ad una grande quercia, e un giovane studente mi stava raccontando i suoi pensieri. Ma la mia attenzione fu attratta da qualcosa che accadeva dall’altra parte del prato. Una folla chiassosa di un centinaio di studenti stava contestando un predicatore su un palco. “Lussuria!”, urlò il predicatore rivolgendosi ad una coppia che si teneva per mano, “Pentitevi o scegliete l’inferno!” “Tu stai profanando Dio! Pentiti o brucerai!”, gridò ad un fumatore. Contro un ragazzo che aveva in mano una birra ruggì: “Peccatore! Satana ti sta aspettando!” La sua convinzione ardeva intensa e imperturbata, anche di fronte 62


agli scherni e alla derisione degli studenti. Li guardavo stando a una quarantina di metri di distanza. Ad un certo punto, uno studente mi indicò e gridò: “E lui? È un indù. Dove andrà lui?” Il cerchio di persone attorno al predicatore si aprì. Lui mi fissò e urlò: “Soffrirà eternamente nelle fiamme dell’inferno!” “Perché non glielo dici?” Raccogliendo la sfida, il predicatore cominciò a camminare con passo pesante, e la folla lo seguì. Sentivo le foglie autunnali schiacciate dalle sue scarpe. Poco dopo, mi ritrovai seduto in mezzo ad un cerchio di studenti, col predicatore in piedi davanti a me. La folla sembrava essere raddoppiata. Il predicatore pareva avere quasi trent’anni. Indossava camicia e cravatta, ed era un tipo robusto. Gli occhi e il viso gli si arrossarono e mi urlò contro: “Pagano! Sei condannato all’inferno!” La folla trattenne il fiato. Era chiaro che ci sarebbe stato un duello tra uno swami e un predicatore cristiano tutto fuoco e fiamme, come due squadre rivali di calcio. Tutti aspettavano la mia risposta. Dopo un attimo di silenzio, dissi: “Signore, se io andrò all’inferno, lei dove andrà?” L’unico suono che si sentiva era il canto degli uccelli. “Io andrò in paradiso”, tuonò. Lo guardai negli occhi stretti come fessure e pieni di presunzione e dissi: “Se lei andrà in paradiso, penso che io sarò più felice all’inferno. Mi sarebbe insopportabile vivere per l’eternità con un fanatico come lei.” Non avevo pianificato quelle parole, semplicemente mi vennero fuori. Gli studenti scoppiarono in grida assordanti di approvazione mentre il predicatore mi guardava scioccato. Poi chiesi: “Perché io andrò all’inferno?” “Perché adori un falso Dio.” “Come può saperlo?” “Perché adori Krishna.” “Sa cosa significa Krishna?” “Krishna”, urlò indignato, “è un falso Dio!” La folla si agitò. “Posso chiederle una cosa? Lei crede che Dio sia la personificazione di ogni bellezza e la fonte di tutto ciò che è bello?” 63


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Cos’è lo Yoga? Compi il tuo dovere con equilibrio, o Arjuna, abbandonando ogni attaccamento, essendo equanime nel successo e nel fallimento. Tale equanimità è chiamata yoga. -bhagavad gita 2.48 LA REALIZZAZIONE DI DHRUVA

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Il Bhagavata Purana narra la storia di un bambino di nome Dhruva che all’età di cinque anni raggiunse il samadhi, la perfezione della pratica dello yoga. Dhruva era un principe, ma la fortuna non gli sorrideva. Suo padre aveva sposato una seconda regina più giovane e da lei aveva avuto un altro figlio. Per compiacere questa moglie più giovane, il padre di Dhruva tendeva a trascurarlo e a favorire il figlio avuto da lei. Un giorno Dhruva cercò di salire sul trono insieme al suo fratellino per sedersi in grembo a suo padre, ma la matrigna lo rimproverò: “Tu, che sei nato da una donna inferiore, non hai il diritto di sederti sul trono con tuo padre. Meglio che preghi Dio di permetterti di rinascere dal mio grembo.” Il re sapeva bene che Dhruva era il suo primogenito ed erede al trono, ma in quel momento pensò fosse prudente non dire nulla. Il cuore di Dhruva si spezzò, perché si sentì tradito da suo padre più che per le parole della matrigna. In lacrime, corse da sua madre Suniti. La povera Suniti, vedendo il dolore sul viso di Dhruva, rimase sconvolta, come una foglia che improvvisamente brucia in una foresta in fiamme. Le lacrime di sua madre trasformarono l’umiliazione di Dhruva in furia, e ora voleva solo giustizia. Da bambino che era, fece voto di riuscire ad avere un regno più grande di quello di suo padre. 78


Suniti cercò di calmare il figlio: “Non desiderare qualcosa che possa nuocere a qualcun altro”, gli disse, “Chiunque infligge sofferenza agli altri dovrà soffrire dello stesso dolore. Figlio mio, credo che nessun altro al di fuori del Supremo possa alleviare il tuo dolore.” Quando Dhruva chiese dove avrebbe potuto trovare il Supremo, Suniti rispose che i saggi della foresta avrebbero potuto dirglielo. Con grande sorpresa di sua madre, il piccolo Dhruva se ne andò immediatamente e si diresse verso la fitta foresta. Si dice che Dio ci manda un guru per mostrarci la via quando desideriamo sinceramente trovarlo, e così Dio mandò a Dhruva il famoso saggio Narada, che rimase colpito dalla determinazione di quel bambino e gli disse di praticare le asana yoga e la meditazione, e di recitare il mantra om namo bhagavate vasudevaya, “Io medito su Vasudeva (Vishnu), l’Essere Infinito che vive ovunque.” Sotto la guida di Narada, Dhruva si addentrò nel profondo della foresta e infine arrivò a Madhuban, sulle rive del fiume Yamuna. Lì praticò ciò che Narada gli aveva insegnato con una perseveranza e una maturità che andavano oltre la sua età. Passarono alcuni mesi, e Dhruva nel frattempo sopravviveva nutrendosi solo di radici e frutti della foresta e, più avanti, arrivò a nutrirsi solo di acqua. Trascorreva le giornate recitando il sacro mantra che gli era stato dato ed eseguendo le asana. Dopo qualche tempo, riuscì a diminuire ancora i bisogni corporei. Digiunò per settimane intere rimanendo su un piede solo, diritto come una colonna, in meditazione sull’illimitata bellezza del Supremo nel cuore. Dopo circa sei mesi raggiunse il samadhi e si risvegliarono in lui i naturali sentimenti di amore divino. Improvvisamente, la bellissima forma del Signore che Dhruva stava contemplando nel suo cuore scomparve. Allarmato, il bambino aprì gli occhi. E in piedi davanti a lui c’era lo stesso Essere Supremo, Vishnu, la sua guida divina. La carnagione di Vishnu era di un bellissimo colore tendente al blu, ed ogni parte del suo corpo era aggraziata e piacevole allo sguardo. Vishnu sorrise a Dhruva che, con la sua straordinaria devozione, aveva attratto la sua attenzione. Disse: “Chiedimi qualsiasi cosa desideri.” Dhruva aveva intrapreso le pratiche yoga desiderando di ottenere 79


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Cos’è la Bhakti? Non posso ricambiare in alcun modo il tuo amore. Posso solo darti me stesso. -ramayana (rama ad hanuman mentre si abbracciano)

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gnuno di noi, al di là delle innumerevoli distrazioni della vita, è un ricettacolo unico dell’amore di Dio, con il potenziale di riconoscere, dare e ricevere questo amore nelle interazioni giornaliere. Questa verità costituisce il fulcro degli insegnamenti della bhakti. Molto tempo fa, quando ancora viaggiavo per il mondo alla ricerca di un’esperienza di verità e bellezza che andasse al di là dei pregiudizi che avevo acquisito, imparai questa lezione da un’inattesa ma indimenticabile maestra di vita. In una fredda giornata del 1971, quando finalmente l’inverno volgeva al termine, camminavo da solo lungo un sentiero in una foresta, dirigendomi verso nord nella vasta natura selvaggia dell’Himalaya. Assorto nelle mie contemplazioni, uscii dalla densa foresta, mi ritrovai in una radura e mi bloccai, incapace di sostenere l’agghiacciante visione davanti a me: una folla di senzatetto affamati, alcuni nudi e altri coperti di stracci sudici. Avevano i volti deformati, i nasi sciolti, e le mani e i piedi lacerati, con monconi sanguinanti privi di dita. Mi ero imbattuto in una colonia di lebbrosi. Avevo sentito parlare di posti simili, ma niente avrebbe potuto prepararmi alla devastazione che vidi. Mentre passavo in mezzo a loro, un gruppo di lebbrosi mi circondò, avvicinandosi tanto che mi sentii soffocare. “Elemosina!”, gridavano, e si tiravano e si spingevano gli uni con gli altri, nel disperato tentativo di strapparmi qualsiasi cosa avessero potuto. Dopo 92


venti lunghi minuti, realizzarono che non avevo nulla da dare, e si allontanarono. Per terra in un angolo c’era una donna anziana, vestita di cenci; un buco coperto di carne in decomposizione era ciò che restava del suo naso. I nostri sguardi si incrociarono, e lei sorrise in un modo che mi sembrò triste. Potevo capire che comprendeva lo shock che avevo appena ricevuto, e in quel momento, con mia grande sorpresa, mi trasmise senza bisogno di parole il tenero e comprensivo amore di una madre. Il suo sguardo voleva rassicurarmi del fatto che non volesse niente da me. Anzi, aveva compassione per me, vedendo quanto sconvolto fossi per l’incontro con la sua comunità. Unì le mani senza dita in un gesto di rispetto e poi allungò una delle mani per benedirmi. Commosso, mi avvicinai a lei e mi inginocchiai. Mi appoggiò la mano sulla testa e sussurrò: “Che il Signore ti benedica, figlio. Che il Signore ti benedica.” Alzai lo sguardo. Aveva il viso illuminato dalla gioia. Era bella! Sentii che Dio mi aveva mandato da lei così che potesse fare la cosa che ogni madre, ricca o povera, sana o malata, ha il diritto di fare: benedire un figlio. Piansi commosso dal valore inestimabile di quella benedizione. Poi, dopo un ultimo scambio di sorrisi, mi rimisi in cammino. Non lontano da quella colonia trovai un posto per riposare vicino al Gange. Guardai l’acqua che scorreva veloce cercando di intravedere qualcosa sotto il vortice della corrente, ma non riuscivo a vedere nulla delle profondità del fiume. Quella povera lebbrosa era infestata da un’orribile malattia ma, come il fiume, aveva delle profondità invisibili agli occhi esterni. Era un’anima bellissima che sembrava volesse solo amare ed essere amata. Quella donna e il fiume travolsero la mia tendenza naturale a giudicare gli altri dall’apparenza. Se guardiamo al di là della superficie, per quanto imperfetta possa apparire quella superficie, potremo scoprire che ogni anima è pura. La sofferenza fisica e mentale che tutti sperimentiamo può avere cause remote, cause che non ricordiamo più, ma che si manifestano in differenti modi. Nonostante ciò, per sua natura, l’anima è sempre pura. La corrente della grazia scorre anche più in profondità dell’inconcepibile legge del karma. Non mi sembrava che quella 93



2 VIVERE SPIRITUALMENTE NEL MONDO MATERIALE



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Distinguere la realtà dall’illusione La manifestazione del mondo non è falsa; è reale ma temporanea. Questa manifestazione materiale ha luogo ciclicamente, resta per un periodo, e poi scompare. -prabhupada, bhagavad-gita così com’è

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el 1966 alcuni seguaci di Prabhupada lo portarono a fare una passeggiata a New York. Si persero e involontariamente lo condussero in un ghetto sudicio della Bowery, in cui giravano i topi e le strade erano disseminate di spazzatura. Quando qualcuno del gruppo, dispiaciuto, si scusò, Prabhupada rispose: “Non preoccuparti. Al di là di questa apparizione temporanea c’è il mondo spirituale, solo che tu non hai ancora gli occhi per vederlo.” Dentro le parole di incoraggiamento di Prabhupada verso quello studente c’è una verità filosofica eterna. La maggior parte dei sentieri spirituali insegna ad imparare a guardare il mondo con occhi spiritualizzati. Come per ogni cosa, ci sono diversi livelli di visione spirituale. I praticanti del bhakti yoga si concentrano su una visione spirituale infusa di amore per Dio. Più avanti in questo libro esploreremo qualche pratica specifica che può aiutare a favorire tale visione, ma prima mi soffermerò sulle qualità spirituali insite nel mondo materiale. DISTINGUERE IL SOGNO DALLA REALTÀ

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Alcune correnti filosofiche affermano che il mondo non esiste, che è un’illusione, un sogno dal quale un giorno ci sveglieremo. Ma la scuola della bhakti propone un’altra prospettiva: considera l’anima e il mondo attorno ad essa entrambi reali e divini in 113


quanto energia generata dal Supremo. Per il fatto che il mondo è temporaneo, potremmo considerare la nostra esperienza di esso simile a un sogno. In realtà il sogno è che noi, anime eterne, pensiamo di essere materia mentre stiamo solo vivendo nella materia. Non realizziamo neppure che mentre siamo in questo mondo temporaneo abbiamo l’opportunità di liberarci dalla sofferenza e vivere una vita di pace e amore. Quando il sole della verità sorge nella coscienza, non c’è più spazio per l’oscurità e per la paura. Al buio, non riusciamo a vedere dove stiamo camminando; alla luce del giorno, invece, possiamo vedere con chiarezza il sentiero. Perché questo è importante? Perché, se applicata sconsideratamente, la filosofia “il mondo è un’illusione” può renderci irresponsabili nei confronti della nostra dimora sulla terra. Perché prendersi cura di ciò che c’è intorno se il mondo non è reale? Anche i praticanti del bhakti yoga sperano di trascendere completamente il mondo materiale un giorno, ma percepiscono anche la sacralità della terra e il senso di responsabilità per la gestione di ciò che il Supremo ci ha affidato. Quindi il bhakti yoga esorta le persone ad avere una coscienza sociale responsabile. Diamo uno sguardo da vicino alla filosofia del “sogno” dalla prospettiva della bhakti. Immagina che stai sognando di scappare inseguito da una tigre. Ti blocchi per un attimo, e poi, nonostante tutti i tuoi sforzi di spingere le gambe, non riesci a correre abbastanza velocemente. È come se ti stessi muovendo nel fango. La tigre si avvicina. Il sogno sembra così reale che cominci a sudare mentre ti agiti nel letto e il cuore ti batte forte. E poi ti svegli. Era solo un sogno. Era reale? Sì e no. Era reale nel senso che è successo: tu ne hai fatto esperienza. Ma era anche un’illusione. L’illusione sta nel fatto che ti eri identificato con la persona nel sogno, ma non eri tu, era una persona creata dalla tua mente. Nei sogni normalmente ti dimentichi chi sei e ti identifichi con un sé del sogno. Il bhakti yogi pensa che anche la realtà temporanea meriti attenzione in quanto riflette una realtà permanente che si trova altrove. A parte il sogno, è vero che tu esisti e così anche le tigri. Come il sogno, il mondo materiale è reale. Ma quando 114


dimentichiamo la nostra reale identità spirituale cadiamo in una percezione illusoria di esso. L’autorealizzazione include la comprensione della nostra relazione con questo mondo in continuo mutamento. Uno dei miei studenti, pilota d’aereo, mi ha spiegato che i piloti nel corso della loro formazione usano dei simulatori di volo, macchine così sofisticate che fanno immergere l’apprendista nell’aspetto visivo, nei suoni e nei movimenti fisici di un vero aeroplano. Una performance di successo in questa macchina di realtà virtuale aiuta lo studente ad ottenere lo status di pilota. Questa situazione è simile al modo in cui l’anima vive nel mondo materiale. Sebbene l’anima sia distinta dalla materia, quando viviamo nella “realtà virtuale” di questo mondo viviamo l’esperienza di essere materia, e così cerchiamo di trovare dei modi per essere felici ed evitare il dolore. Ma allo stesso tempo in questo mondo materiale abbiamo l’opportunità di applicare i princìpi illuminati a tutti gli aspetti della vita e di prepararci quindi per il più elevato stato di illuminazione. Quando viviamo la vita con devozione, questo mondo diventa una versione virtuale della realtà del mondo spirituale. Per un bhakti yogi il mondo è sacro, e il servizio al Supremo in questo mondo non è diverso dal servizio al Supremo nel regno illuminato: è il servizio offerto con amore che conta, e non dove questo servizio viene svolto. Un buona performance qui ci porta all’illuminazione. La Gita ci aiuta ulteriormente a comprendere la delicata condizione dell’anima nel mondo materiale: Si dice che esiste un eterno albero baniano le cui radici crescono verso l’alto e i rami verso il basso... La forma reale di quest’albero non può essere percepita in questo mondo… ma con determinazione bisognerebbe abbattere questo albero ben radicato con l’arma del distacco e poi cercare il luogo da cui nessuno torna indietro. -bhagavad gita 15.1, 15.3-4 Dove possiamo vedere un albero sottosopra, con le radici in alto e i rami in basso? Quando un albero si trova sulla riva 115


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Praticare il dharma della bhakti

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Per chi vede Me dappertutto e vede ogni cosa in Me, Io non sono mai perso, né questa persona è mai persa per Me. -bhagavad gita 6.30

l termine dharma deriva dalla radice sanscrita dhri, che significa “tenere, mantenere o conservare”, e per estensione, nella sua forma sostantivata, “ciò che non può essere portato via [perché è parte integrante di qualcosa]”. Pensa al dharma come ad una qualità inerente a qualcosa, anzi proprio a quella parte di un qualcosa che non può esserne separata: per esempio il calore del fuoco o la dolcezza dello zucchero. Se vogliamo arrivare alla fonte della conoscenza e all’illuminazione spirituale, è indispensabile comprendere il significato e la pratica del dharma. Il bhakti yoga insegna che il dharma di ogni essere vivente è seva, o servizio offerto con amore. Questo significa che il servizio amorevole è la natura essenziale dell’anima. Praticare il bhakti yoga vuol dire onorare il dharma dell’anima e concentrarsi nel trasformare le azioni materiali in azioni spirituali. Immagina due persone che studiano, cucinano, pagano le bollette o dipingono. Una persona lo fa in armonia con il vero sé, cercando di compiacere Dio, e l’altra lo fa per qualche scopo egoistico, materiale. Dall’esterno il risultato può sembrare lo stesso, ma i due insiemi di azioni stanno generando esiti diversi. Una persona si sta progressivamente liberando dal richiamo della materia ed è sul sentiero della liberazione, l’altra sta seminando i semi karmici del suo incatenamento ai piaceri e ai dolori passeggeri. Cosa determina se un’azione è spirituale o materiale? La 120


coscienza, o intenzione, che ci sta dietro. Per esempio, un coltello è buono nelle mani di un chirurgo e cattivo nelle mani di un assassino. La morfina è buona nelle mani di un’infermiera e cattiva nelle mani di uno spacciatore. Tutto nella natura materiale può essere usato per il bene o per il male o, in un senso superiore, per la crescita spirituale o l’incatenamento materiale, e noi scegliamo come usare le cose in base a cosa vogliamo ottenere nella vita. Chi pratica il bhakti yoga cerca di vedere il mondo attraverso occhi spirituali e di percepire anche gli oggetti materiali in modo tale da trovare un collegamento col Supremo, e quindi cerca di usare le cose materiali sulla base di questa relazione. Una volta uno studente chiese al mio maestro: “Come possiamo vedere Dio nelle cose materiali?” Prabhupada rispose: “Quando vedi i miei occhiali sul tavolo, cosa vedi?” “Be’”, disse lo studente, “sono gli occhiali del mio guru, e vederli mi fa ricordare quanto ti voglio bene.” Prabhupada sorrise: “Man mano che svilupperai amore per Dio, gradualmente arriverai a vedere tutto come sua proprietà, e nel ricordarti di lui proverai un grande amore per lui.” Per quanto strano possa sembrare, la libertà da questo mondo comincia sviluppando gli occhi per vedere il mondo per quello che è realmente. Imparando ad amare e servire Dio mentre viviamo in questo mondo, trascendiamo l’illusione. Attraverso il nostro amore per Dio, celebreremo la gioia di questo amore e saremo naturalmente portati a servire con compassione le persone che soffrono. Al di là dell’esistenza materiale c’è la nostra casa originaria, il mondo spirituale, dove nella luce dell’amore infinito non può esistere l’oscurità della sofferenza e dell’illusione.

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Risvegliare l’amore divino Quando il fascino infinito del Bellissimo si risveglia nel cuore, la mente è irresistibilmente attratta dalla sua forma, dai suoi passatempi, dai suoi insegnamenti e dal suo amore. -rupa goswami LE CINQUE POTENTI PRATICHE DEL BHAKTI YOGA

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Il potenziale più elevato dell’anima è quello di assaporare l’amore divino. Questa esperienza si realizza quando siamo così assorti nel servizio d’amore al Supremo e nell’esprimere compassione verso gli altri che trascendiamo il nostro stesso desiderio di essere felici. In questo stato siamo veramente persi nell’amore, e realizziamo la profonda verità dell’espressione “è dando che si riceve”. Questo amore estatico è dormiente in ognuno di noi. Il bhakti yoga propone cinque potenti pratiche senza tempo che aiutano il praticante a risvegliare l’amore: 1. Vivere in un luogo santo (e sintonizzarsi con la grazia). 2. Avere relazioni spirituali e comunità spirituali. 3. Recitare i santi nomi di Dio. 4. Ascoltare i testi sacri. 5. Adorare il Signore, in qualunque modo tu lo conosca, con fede e venerazione.

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PRATICA 1 \ VIVERE IN UN LUOGO SANTO (E SINTONIZZARSI CON LA GRAZIA)

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Quando una persona è illuminata con la saggezza che distrugge l’ignoranza, allora questa conoscenza illumina ogni cosa, proprio come il sole rivela il mondo all’alba. -bhagavad gita 5.16 Mentre progrediamo nel nostro viaggio interiore, è utile diventare coscienti delle influenze che ci circondano. C’è energia spirituale ovunque, anche se è invisibile agli occhi materiali. Siamo anche circondati da altre energie, come ad esempio i campi elettromagnetici. Le energie materiali sottili ci sono sempre state, anche se non riusciamo a vederle, percepirle o sentirle. In effetti ci sono voluti secoli perché gli uomini scoprissero il loro potere e imparassero a sfruttarle. Sintonizzarsi con l’energia spirituale non è concettualmente così diverso dal sintonizzarsi con qualche forma di energia materiale invisibile. Se spingi un tasto sul telecomando per sintonizzarti con un certo canale televisivo, stai scegliendo una particolare frequenza, magari una partita di football in Texas o le notizie da Baghdad. In una prospettiva più ampia, i tasti sul telecomando che ti permettono di scegliere tra le frequenze materiali e spirituali sono le tue scelte di vita e i tuoi stati d’animo (o disposizioni mentali). Entrambi sono guidati dai tuoi desideri. Noi uomini abbiamo il potere di ricevere e trasmettere “onde di coscienza” in accordo al nostro libero arbitrio. Le onde che irradiano da noi viaggiano lontano e influenzano altri nel mondo. Impariamo dai testi yogici classici che la coscienza è una delle energie più potenti della creazione. Qualsiasi cosa pensiamo, proviamo, diciamo o facciamo influenza l’ambiente e gli esseri viventi intorno a noi. Nello stesso modo noi veniamo influenzati dalle energie degli altri. Alcune persone emettono onde positive e altre emettono onde negative. Se stiamo attenti ad assorbire energia positiva (per esempio, gentilezza e compassione), poi possiamo trasmetterla ad altri e contribuire ad 143


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Vivere la spiritualità L’avversità è il primo sentiero verso la verità. -lord byron OSTACOLI LUNGO IL SENTIERO

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È possibile trascendere il mondo anche mentre ci si vive. Dopotutto, è proprio qui in questo mondo, con tutti i suoi alti e bassi, che abbiamo l’opportunità di raggiungere l’illuminazione. Nel corso dei miei viaggi ho incontrato tutti i tipi di persone, miliardari e nullatenenti, professori e analfabeti, onesti e corrotti, e ognuno di questi incontri mi ha mostrato che nessuno è esente dalle sfide della vita nel mondo materiale, non importa su quale sentiero si trovi o quanto spirituale sia una persona. La nostra grandezza non si misura con la durata della vita o con quante cose accumuliamo, ma emerge dal nostro vivere con integrità anche quando cambia il vento. Se perdi la ricchezza, non hai perso niente se perdi la salute, hai perso qualcosa se perdi il carattere, hai perso tutto. -woodrow wilson Il successo nella vita spirituale si può valutare dalla qualità del nostro carattere e da quanto abbiamo imparato ad amare ed essere amati incondizionatamente. Ma non è facile. Il mondo non lo rende facile. È inevitabile incontrare ostacoli quando percorriamo un sentiero spirituale, ostacoli che vengono da noi stessi e dal mondo. Può essere disorientante apprendere che tutto ciò che 196


pensavamo di sapere riguardo il mondo e noi stessi non è vero o significativo come pensavamo. Come possiamo barcamenarci tra gli ostacoli e allo stesso tempo perseguire la trasformazione spirituale? Cominciamo esaminando brevemente alcuni degli ostacoli principali alla pratica, che possono essere racchiusi in tre categorie fondamentali: inerzia, pigrizia e distrazione. Il dizionario definisce inerzia “la tendenza a non fare nulla o a non cambiare”. Non essere capaci di abbandonare abitudini e routine che soffocano il nostro progresso e non avere l’autodisciplina di fare un passo avanti e creare nuove abitudini, anche se vorremmo farlo, sono due facce della stessa medaglia. A volte per progredire abbiamo bisogno di lasciarci alle spalle le abitudini sfavorevoli. Ma, come recita il detto, “Le vecchie abitudini sono dure a morire.” La forza delle tendenze del passato che vanno nella direzione opposta al progresso spirituale tende a trascinarci via dai nostri reali obiettivi. Ma possiamo rispondere alla chiamata verso il cambiamento positivo riempiendo la vita con delle alternative che ci sollevano dalle abitudini sfavorevoli, e così possiamo vincere tutte le scuse che la mente ci propone per restare attaccati ad esse. Krishna nella Bhagavad Gita dà ad Arjuna una formula per vincere l’inerzia: Anche se l’anima incarnata limita il godimento dei sensi, conserva l’attrazione per gli oggetti dei sensi. Ma, interrompendo questo coinvolgimento tramite l’esperienza di un gusto superiore, rimane fissa nella coscienza. -bhagavad gita 2.59 L’inerzia è alimentata dalla pigrizia nelle pratiche spirituali. La pigrizia in senso spirituale può vederci attivi e attenti nelle responsabilità mondane, mentre continuiamo a rimandare il soddisfacimento dei nostri bisogni spirituali. Costruire un edificio senza investire in fondamenta solide può essere utile per gli obiettivi a breve termine, ma non offre molta stabilità a lungo termine. Un bambino può vedere la scuola come un impedimento al divertimento ma, se ha dei bravi genitori, 197


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Crescere attraverso le avversità Uno dei più grandi affluenti del fiume della grandezza è sempre il torrente delle avversità. -cavett robert Il VIAGGIO DI VARSHA

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Come possiamo avere una vita felice e soddisfacente se così tante esperienze difficili cospirano per portarci fuori da quel meraviglioso stato di coscienza e dentro le realtà penose del mondo intorno a noi? Come possiamo crescere fino a vedere le crisi come parti del viaggio spirituale? Come possiamo evitare di restare amareggiati e continuare invece a crescere, anche di fronte a tragedie o estreme difficoltà? Ecco la storia di una famiglia normale e di come hanno trovato rifugio da un’estrema sofferenza guardando attraverso gli occhi della gratitudine. In India, verso la metà degli anni Ottanta, quando la nostra comunità di Mumbai era ancora molto giovane, ero solito andare a trovare uno studente di medicina di nome Vishwarupa, sua moglie Brajeshwari e la figlioletta Rupa nel loro piccolo appartamento. Spesso invitavano professori, dottori e amici per incontrarsi e discutere insieme di argomenti spirituali. Nel 1999 Vishwarupa ottenne una carica di dirigente presso l’ospedale della comunità. Poco dopo a Brajeshwari venne diagnosticato un tumore. Si riuscì a farlo regredire con lunghi trattamenti. Alcuni anni dopo, Brajeshwari e Vishwarupa realizzarono il sogno tanto atteso di avere un secondo figlio. Rupa era felicissima. “Ho sempre desiderato avere una sorellina o un fratellino”, disse in seguito, “Ci sono voluti quindici anni, ma alla fine il desiderio si è realizzato. Non vedevo l’ora!” 217


Brajeshwari era in travaglio. Quando si avvicinò il momento di partorire svenne. I dolori del travaglio si fermarono e vomitò. I dottori la misero sotto ossigeno e la portarono di corsa in terapia intensiva. Un’ora e mezza dopo ripartì il travaglio e partorì una bambina. Avevano già scelto il nome: Varsha, “pioggia di grazia”. Vishwarupa accorse in sala parto. Gli dissero che Varsha non aveva respirato per tre minuti dopo essere nata, un tempo pericolosamente lungo. Inconsapevole delle complicazioni, Rupa abbracciò suo padre felicissima: finalmente aveva una sorella. Varsha venne portata nell’unità di terapia intensiva neonatale, dove le somministrarono dell’ossigeno. Dopo un po’ di tempo cominciò a piangere, cosa che non aveva fatto in sala parto, ma il suo pianto era intenso e forzato, e i dottori non sapevano spiegare perché. La portarono a Brajeshwari perché la allattasse, ma la piccola non faceva che piangere sempre più forte. La manina destra che si agitava in modo convulso indicava ai dottori che stava provando dolore. Qualche giorno dopo, Varsha soffrì di una insufficienza multi organo. Brajeshwari restò a fissare la bimba attraverso la finestra della terapia intensiva. Poi corse nella sua stanza e pianse. Nel suo cuore sapeva che, anche se fosse sopravvissuta, Varsha non sarebbe mai stata normale. Chi si sarebbe preso cura di questa bambina malata, pensava, se il tumore fosse tornato? “In quel momento”, mi disse poi, “realizzai che Krishna ci aveva mandato quella bambina. Ma perché? Non era una bambina ordinaria. Cosa dovevamo capire dalla sua nascita? Non era chiaro, e ci sentivamo completamente disperati.” La nostra comunità di Mumbai si mobilitò per supportarla. Sentire il loro amore rinforzò Brajeshwari nella convinzione che c’era qualcosa di più nella condizione di sua figlia e non solo tragedia e tristezza. “Questa bambina stava misteriosamente riunendo la nostra intera comunità”, disse. “La mia piccola bimba ci stava aiutando a pensare sempre a Krishna, a vedere ciò che stava accadendo come una benedizione e non solo una sfida. Questi sentimenti attenuarono la tristezza. Un po’ alla volta, cominciai a sentirmi più ispirata a dedicarmi al servizio che mi attendeva, comunque fossero andate le cose.” 218


ascoltò questa storia dal suo collega, la bolla di propaganda che era stata propinata a lui e alla sua nazione secondo cui gli ebrei erano pericolosi e subumani scoppiò. Immediatamente si rese conto della follia di aver creduto a una simile idea e di ciò che aveva fatto per servire la Gestapo. Realizzò che le persone che stava uccidendo erano persone speciali e sensibili con comprensioni profonde, e per il resto della vita fece incubi orribili e provò un amaro rimorso. Suo figlio, come molti altri tedeschi della sua generazione, si ribellò all’ignoranza dei genitori e si mise alla disperata ricerca di senso e verità. Infine, incontrò il sentiero della bhakti. Io e lui siamo i migliori amici. Lui è il figlio di un assassino di ebrei, e io sono il figlio di un ebreo i cui zii, zie e cugini sono stati torturati e sterminati dai nazisti. Ma i nostri cuori sono uniti nell’affetto. Abbiamo bisogno di elevarci al di sopra delle atrocità del mondo. Le persone sensibili e con le stesse idee possono unirsi, andare al di là delle posizioni settarie e invocare un vero cambiamento basato sul sé reale. In qualsiasi ruolo ti trovi – madre, padre, politico, contadino, artista, negoziante, industriale, studente o sacerdote – ascolta la chiamata ad aprire e purificare il cuore e a condividere la ricchezza della verità con il mondo, attraverso le tue parole e il tuo esempio. Il mondo ha bisogno di leader di questo tipo. La Gita afferma: Qualsiasi azione compia una grande personalità, le persone comuni la seguiranno. E qualsiasi standard stabilisca col suo esempio, tutto il mondo lo seguirà. -bhagavad gita 3.21 Diventa una guida illuminata. Sii attivo o attiva nel mondo, ma elevati al di sopra di tutte le concezioni erronee ed egoistiche, scegliendo di mantenere le radici dei tuoi valori al riparo nel terreno dell’integrità e della grazia.

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Vivere consapevolmente e l’arte del morire Negli sforzi spirituali non c’è perdita o diminuzione, e un piccolo progresso compiuto su questo sentiero può proteggere una persona dalla paura più temibile. -bhagavad gita 2.40 LA DIPARTITA DI DUE GRANDI ANIME

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Per favore ascolta le storie umanamente dolorose ma spiritualmente meravigliose di due miei cari amici che hanno varcato in uno stato di liberazione e amore quello che dalla maggior parte delle persone è visto come il più spaventoso tra i cancelli, la morte. La mia cara amica Kunti era una ragazza madre di due figli. Nonostante la sua vita non fosse facile, era gentile, allegra e piena d’amore, fino alla fine della vita. Le venne un tumore. Negli ultimi stadi era paralizzata dalla vita in giù e il suo corpo era magrissimo e pallido, ma il suo sorriso irradiava ancora tutta la stanza. Lei dava luce e speranza a tutti coloro che andavano a farle visita. Era speciale, e un’emittente televisiva dello stato dell’Idaho venne a sapere di lei tramite il passaparola. Quando i produttori televisivi la incontrarono e poterono testimoniare la dignità con la quale stava accettando la morte, idearono una serie di trasmissioni che mostravano come la spiritualità porti pace, saggezza e gioia anche in momenti così difficili. Le persone che andavano a consolare Kunti ne uscivano ispirate da lei, che le illuminava in un modo gentile e naturale, e le aiutava persino a risolvere i loro problemi, anche se il suo era irrisolvibile. Adorava cantare i nomi di Krishna e leggere 230


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Diventare uno attraverso l’amore Se qualcuno mi offre con amore e devozione una foglia, un frutto, un fiore o dell’acqua, io accetto la sua offerta. -bhagavad gita 9.26 LA STORIA DEL VENDITORE DI BANANE

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Attraverso la bhakti impariamo che tutti i modi di amare traggono il loro prototipo e modello ideale nell’amore personale tra l’anima individuale e l’Anima Suprema. Quando offriamo con amore all’Amato Supremo il meglio che abbiamo e lo facciamo meglio che possiamo, a seconda delle nostre possibilità, che sia una grande o una piccola offerta, il Signore risponde riempiendoci il cuore di una soddisfazione che nient’altro può dare. Questo spirito di semplice affetto è la base della nostra relazione con il Supremo, ed è anche ciò che rende appaganti le relazioni con gli altri. Qualche anno fa andai a far visita ad un multimiliardario nella sua casa. Mi aprì il cuore: disse che gli inseguimenti finanziari avevano consumato tutto il suo tempo. Anche dopo essere diventato miliardario, confessò alla fine, trovava la felicità solo nelle cose semplici: gli amici, la famiglia, la carità, e le sue pratiche spirituali. Queste cose non hanno prezzo, disse, e il successo spesso rovina le relazioni provocando invidia, avidità e sospetto e lasciando pochissimo tempo per le cose che contano davvero. Sua moglie aggiunse che prima che facessero fortuna era stata molto felice con la sua vita semplice, che non aveva nessuna delle complicazioni che la ricchezza aveva portato in seguito. Poiché sono un po’ conosciuto per le storie che racconto, mi chiesero di raccontare una storia che potesse aiutarli a 249


equilibrare il peso schiacciante della loro vita aziendale con la comprensione di ciò che ha veramente valore nella vita. La mia mente tornò indietro a dei tranquilli campi di riso che avevo visitato un paio di settimane prima. L’area era cosparsa di piccoli boschetti di alberi di cocco, mango e banane. Le capre gironzolavano sgranocchiando le foglie. Le donne dai sari colorati si inginocchiavano per raccogliere ramoscelli e li impilavano in ceste di paglia che poi trasportavano sulla testa. I bambini ridevano e giocavano a cricket. Un piccolo altarino nel campo commemorava un uomo che una volta viveva lì. Raccontai alla coppia una storia di cinquecento anni fa; una storia che, a mio avviso, esprime un messaggio profondo. La storia è ambientata a Navadvip, “il luogo delle nove isole”, nel Bengala occidentale, proprio nella zona di quei campi di riso che si trovano vicino alle rive del Gange, non lontano dal luogo di nascita di Sri Chaitanya. Sri Chaitanya è un avatar di Krishna, e quando era piccolo teneva nascosta la sua natura divina e giocava tra gli abitanti del villaggio come un bambino comune. La sua famiglia e i suoi amici lo chiamavano Nimai perché era nato sotto un albero di neem. Quando Nimai divenne ragazzino, era solito andare a comprare le banane e le foglie di banana (che vengono usate come piatti nelle campagne del Bengala) da un venditore chiamato Sridhar. Sridhar aveva giusto il necessario per sopravvivere, e sedeva sul ciglio di una strada polverosa con alcuni frutti e foglie esposti su una vecchia coperta. A differenza degli altri venditori, faceva ai clienti il prezzo più basso che potesse permettersi. Fondamentalmente voleva guadagnare giusto il necessario per sopravvivere e potersi concentrare su qualcosa che per lui era più importante. E utilizzava la metà dei suoi magri guadagni per fare offerte a Krishna sulle rive del Gange. Era libero da ogni traccia di malafede, e il suo amore per Krishna era semplice e puro. Come scusa per stare con il suo devoto, Nimai andava ogni giorno da Sridhar a contrattare il prezzo delle banane. A volte Nimai dava la metà del prezzo oppure, quando la contrattazione sfociava nel litigio, Sridhar gliele regalava. Sridhar non sapeva che Nimai era il suo Amato in incognito, ma sentiva nel cuore 250


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Entrare nello stato di grazia In base a come una persona si avvicina a Me, Io mi rivelo. -bhagavad gita 4.11 IL DONO DI TARABAI

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L’amore divino è un dono incomparabile che può sfuggirci anche dopo una vita di pratiche spirituali. Quest’amore viene rivelato solo a chi ha il cuore sincero e devoto, a chi ama servire. Per avvicinarci a comprendere questa verità accade che talvolta le piccole cose della vita ci aprono il cuore, e cominciamo a capire che c’è qualcosa di più rispetto ai nostri interessi e dispiaceri quotidiani. Una di queste cose per me è stato un incontro incredibile che ho fatto, ancora una volta, in India. Un giorno, una dozzina di abitanti di un villaggio fecero un viaggio in autobus di otto ore per portarmi di persona un regalo. Se avete mai preso un autobus indiano che attraversa i villaggi, vi renderete conto di quanto difficile sia stato per loro. Mi chiedevo perché l’abbiamo fatto. Quando arrivarono, entrarono tutti nella mia stanzetta, e ci sedemmo insieme su una stuoia di paglia sul pavimento. Le donne indossavano dei sari di cotone sbiadito, e gli uomini dei pantaloni larghi e sporchi e una maglietta. I loro visi, alcuni segnati dal vaiolo, erano consumati, e quando sorridevano vedevo che a molti di loro mancavano dei denti o non ne avevano affatto. Erano poveri contadini il cui sostentamento derivava dai loro piccoli appezzamenti di terra. Anni di siccità avevano dato loro il colpo di grazia. Lavoravano duramente giorno e notte una terra che era dura e arida e non produceva 260


quasi nulla. La maggior parte dei pozzi si erano prosciugati, e alla fine erano arrivati al punto di dover trasportare l’acqua con dei vasi sulla testa per kilometri. Molti lavoravano nei campi di altri, percorrendo kilometri di strada per andare a lavorare, e ottenendo a malapena i cereali necessari a nutrire per un giorno la loro famiglia. Mentre eravamo lì seduti, riflettevo su come queste povere persone avrebbero accolto come una festa anche un’unica pioggia abbondante. Ma erano passati anni e la pioggia non arrivava mai. Alcuni di loro erano miei studenti. Avevano faticato tanto per portarmi quel regalo, ed ero molto curioso di vedere cosa fosse. Doveva essere qualcosa di speciale. Era un’offerta di gratitudine, dissero orgogliosi, da parte di Tarabai, una povera donna del villaggio, che era troppo malata per poter affrontare quel viaggio e venirmi a trovare. Era stato per rispetto nei suoi confronti che avevano acconsentito a portarmelo. Tirarono fuori da un sacco di iuta un pezzo di stoffa sporca chiuso con gli angoli annodati in cima che avvolgeva un pacchetto. Una donna sciolse il nodo, e pose solennemente il dono sul pavimento davanti a me. Tutti mi osservavano per vedere come avrei reagito, sperando che mi piacesse. Questo dono era prezioso per loro. Se fossero stati diamanti, non avrebbero potuto essere più contenti. Era un dono che aveva un significato profondo, diverso da tutto ciò che avessi mai ricevuto. Nella mia immaginazione, potevo vedere la strada polverosa che porta al loro villaggio. Mi ricordai di un viaggio che avevo fatto per arrivarci con un gruppo di persone di Mumbai: saltellavamo e sbattevamo di qua e di là sulla jeep lungo quella strada prendendo una buca dopo l’altra. Ci mettemmo diverse ore a raggiungere quel villaggio isolato, e quando arrivammo fummo accolti dalle persone del luogo che suonavano con entusiasmo tamburi e cembali e danzavano. Era raro che arrivasse qualcuno da fuori, che dire di uno swami di origini americane. Fu una visita dolce e amara allo stesso tempo per me: la loro vita era palesemente una difficile lotta. Ma lo scopo nascosto di quella visita era incontrare Tarabai. L’avevo vista per la prima volta nel nostro orfanotrofio a Mumbai. Allora aveva circa cinquant’anni, ma la sua vita difficile 261


conclusionE

L’UNITÀ NELLA DIVERSITÀ

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Mi svegliai al suono delle campanelle di un tempio lontano che salutavano un nuovo giorno. Guardando il cielo ancora scuro, mi alzai dalla polverosa e fredda spiaggia su cui avevo dormito e mi immersi nel freddo fiume Yamuna. Uscendo dal fiume dopo il bagno, mi sedetti sulla riva nella quiete prima dell’alba. Quando la prima aura dorata del sole illuminò dolcemente l’orizzonte, gli uccelli nella foresta alle mie spalle cominciarono a gorgheggiare e cinguettare le loro canzoni del mattino. È così che cominciavano tutte le mie giornate nel 1971, quando vivevo a Vrindavan, il luogo più sacro per i bhakta di Krishna. Un giorno, un uomo santo a piedi scalzi uscì dalla foresta e si avvicinò a me da dietro, cantando sottovoce i nomi di Krishna. Poteva avere sui sessant’anni, aveva lunghi capelli incolti e la barba, e indossava gli abiti e i segni distintivi dei devoti di Krishna che scelgono la via dell’ascesi. Si sedette accanto a me e cominciò a parlare con un tono di voce ipnotico e coinvolgente. Citando i testi sacri vedici e recitando inni senza tempo, parlò della bellezza mistica di Vrindavan, degli insegnamenti esoterici e dei passatempi che Krishna aveva rivelato proprio nel luogo in cui eravamo seduti noi. Mi sentivo in un universo lontano da qualsiasi altro luogo del mondo. Pian piano smise di parlare, e ci guardammo in silenzio. Mentre guardavo i suoi occhi, percepivo uno stato di pace profonda. Poi ruppe dolcemente il silenzio. “Ho qualcosa per te”, disse. “La porto sempre con me da più di quarant’anni. Ti ispirerà ad andare più in profondità nell’amore per Krishna, così come ha ispirato me.” Annuendo lievemente con la testa, con lo sguardo fisso su di me, lo sconosciuto mi 280


diede un pezzo di carta piegato. Era logoro, sgualcito e ingiallito dal tempo. Poi si alzò e se ne andò, nella luce dell’alba. Nella mia mente la curiosità aumentava. Sentivo il verso dei pavoni, il cinguettio dei pappagalli e gli strilli delle scimmie che si svegliavano. C’erano delle donne che passavano lì vicino con vasi di ottone pieni di acqua del fiume sulla testa. Aprii piano quel foglio. Era un antico mantra sanscrito? Una meditazione segreta? Il foglio era così consumato che avevo l’impressione che potesse dissolversi tra le mie dita, ma riuscii a leggere ciò che vi era scritto. Non mi sarei mai aspettato questo. Sorrisi, meravigliato dalle incredibili vie del Signore Krishna. Era una preghiera che conoscevo, attribuita a San Francesco d’Assisi nel tredicesimo secolo: Signore, fai di me uno strumento della tua pace. Dove c’è odio, fa’ che io semini amore. Dove c’è offesa, che io porti il perdono. Dove c’è il dubbio, che io porti la fede. Dove c’è disperazione, che io porti la speranza. Dove c’è oscurità, che io porti la luce. Dove c’è tristezza, che io porti la gioia. Maestro Divino, concedimi di non cercare tanto di essere consolato, quanto di consolare di essere compreso, quanto di comprendere, di essere amato, quanto di amare. Perché è dando che riceviamo. È perdonando che veniamo perdonati. È morendo che nasciamo alla vita eterna. Nel corso della mia giovinezza, quando vivevo in un quartiere di periferia a nord di Chicago, questa preghiera mi era spesso vicina, e mi ispirava ad andare al di là delle mie tendenze umane, alla ricerca di una verità più elevata. Ora, in quel luogo santo nel nordest dell’India, riflettevo su quanto appropriatamente questa preghiera esprimesse lo spirito universale della bhakti, lo yoga dell’amore. L’essenza di tutte le preghiere devozionali, qualsiasi sia la loro cultura d’origine, è chiedere a Dio come possiamo 281


servirlo con amore incondizionato. Un tempo un santo scrisse che non è possibile descrivere completamente il sentiero devozionale. Come un oceano senza fondo e senza riva, l’argomento delle relazioni d’amore col Supremo è così vasto che nessuno può misurarne la lunghezza e la larghezza. Il massimo che possiamo fare è cercare di descriverne una goccia. Il contenuto di questa goccia, tuttavia, può sommergere l’intero universo di grazia. In Ritorno all’Anima abbiamo parlato della ricerca del nostro amore perduto, un amore che è profondamente radicato all’interno di tutti noi. Quando lo troveremo, realizzeremo che è ovunque e in tutto. Come anime immortali erranti in un mondo mortale, abbiamo dimenticato chi siamo e il nostro potenziale intrinseco di amare ed essere amati dall’infinitamente affascinante Amato Supremo. Assaporare nuovamente quell’amore rappresenta la nostra felicità più grande. E ci riempirà di una compassione incondizionata. Sono profondamente grato a te, lettore o lettrice, per avermi permesso di condividere con te la gioia della mia vita: la tradizione della bhakti. Prego che Ritorno all’Anima, un libro che racchiude la saggezza proveniente dai testi antichi, dai santi, e da esperienze di vita, possa esserti d’aiuto nel tuo personale viaggio spirituale. La vita ci porta a fare molti viaggi, e tutti hanno lo scopo finale di condurci all’amore che si trova dentro di noi. L’amore divino vive in un luogo inaccessibile alla mente, ai sensi o all’intelletto. Risiede nell’anima. E sta aspettando te come un fiume che continua sempre a scorrere. Lì, al di là dei fugaci piaceri e dolori della vita materiale, c’è l’infinita bellezza, dolcezza e amore del nostro Supremo Amato, che ci richiama a casa.

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glossario

Advaita: non duale. Ahankara: falso ego. Ahimsa: uno dei princìpi dello yoga. Letteralmente significa “non violenza”, ossia non nuocere a nessun essere vivente con le nostre azioni, parole e, per quanto possibile, con i nostri pensieri. Significa inoltre agire positivamente: essere gentili, amare gli altri, desiderare il loro benessere spirituale e materiale, ed essere compassionevoli. L’equivalente biblico è “non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”. Ananda: beatitudine spirituale. Annamaya: coscienza rudimentale che distingue tra sé e “gli altri”, tra cibo e non cibo. Aparigraha: uno dei princìpi dello yoga. Significa non cadere preda dell’ossessione dell’accumulo di beni materiali. “Vita semplice e pensiero elevato” è il motto dello stile di vita dello yoga. Arati: cerimonia svolta nei templi indiani dove l’officiante offre vari articoli che rappresentato il proprio intento devozionale. L’arati è inteso come uno scambio d’amore. Archa-vigraha: una forma divina del Supremo, adorata sull’altare in base alle linee guida dei testi vedici e con le benedizioni di persone illuminate. L’amato maestro A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada usava la parola “divinità” quando si riferiva a questa santa forma del Supremo, per distinguerla dall’idolo. Asana: postura dello yoga. 283


Ashtanga o raja yoga: “il sentiero in 8 fasi”. Comprende la pratica delle asana, il controllo del respiro e la meditazione. Asteya: uno dei princìpi dello yoga. Significa “evitare di rubare”. Atma: anima individuale, che esiste da sempre, indistruttibile, essenza della coscienza, la cui natura è consapevolezza beata. C’è differenza tra il corpo materiale che abitiamo e l’atma. L’atma non è unita al corpo ma è un osservatore che vive all’interno di esso, l’“io” che vive le esperienze. Avatar: colui che discende. Si riferisce a quando l’Essere Supremo discende o si incarna nel mondo per poter elargire la sua compassione a tutti gli esseri. Ayurveda: sistema vedico di salute olistica che include stile di vita, alimentazione, tonificanti naturali e medicine. Bhagavad Gita: “Canto del Beato”, spesso chiamata semplicemente Gita. La Gita è un testo sanscrito di 700 versi, che fa parte del poema epico del Mahabharata ed è considerata l’essenza di tutti i Veda. Bhagavan: il termine significa “la fonte dell’eccellenza”, e i Veda classificano le eccellenze in bellezza, forza, conoscenza, ricchezza, fama e indipendenza. Indica la Suprema Persona, Dio, quando è pienamente se stesso: bellissimo, personale e amorevole. Bhakta: un praticante del bhakti yoga. Bhakti: “amore incondizionato per l’Essere Supremo e profonda compassione verso gli altri”. Questo amore è così completo che ispira amore non solo verso Dio ma verso ogni cosa o essere connesso a lui. In altre parole, la bhakti si esprime in un modo pratico e dinamico amando Dio, essendo gentili verso gli altri e prendendosi cura dell’ambiente, riconoscendolo come sacra energia di Dio, necessaria al benessere di ogni forma di vita. Bhakti yoga: lo yoga dell’amore. Il sentiero di integrazione del servizio d’amore all’Essere Supremo con ogni aspetto della propria vita. È una via di sincera compassione verso tutti gli 284


esseri e mette in risalto pratiche come l’ascolto di argomenti sacri e la recitazione in spirito di preghiera dei nomi di Dio. Il bhakti yoga culmina nel servizio d’amore reso a Dio, che non è motivato dal desiderio di piacere personale, di poteri miracolosi e nemmeno di ottenere la liberazione, che è semplicemente una naturale conseguenza dell’amore di Dio. Brahmacharya: uno dei princìpi dello yoga. È una pratica che favorisce il controllo della mente e dei sensi per potersi impegnare meglio nelle pratiche spirituali. Aiuta inoltre ad agire in modo da condurci al Brahman, ossia all’unità spirituale. Generalmente si riferisce alla regolazione dell’attività sessuale o, in alcuni casi, all’astinenza da essa. Brahman: l’onnisciente e onnipresente verità della realtà assoluta. L’energia divina che permea ogni cosa. La liberazione consiste nel riconoscere se stessi della stessa qualità essenziale del Brahman. Buddhi: intelligenza illuminata. Cit: conoscenza divina. Dharma: dalla radice sanscrita dhri, che significa “tenere, mantenere, conservare”; come sostantivo indica “ciò che non può essere portato via (perché è parte indissolubile di qualcosa)”. Il dharma è la qualità innata o lo scopo di una persona o di qualcosa. Comunemente dharma si riferisce ai propri doveri spirituali. Dhyana: meditazione. Diksha guru: il guru iniziatore. Il diksha guru dà l’iniziazione, all’interno di una parampara, ad uno studente che ha praticato per un certo periodo e desidera approfondire e formalizzare la sua dedizione al sentiero. Era di Kali (kali yuga): un’epoca caratterizzata dalla dimenticanza del vero sé e dalla conseguente litigiosità e ipocrisia. Attualmente stiamo vivendo in quest’epoca. Gopi: pastorelle. Si riferisce alle pastorelle di Vrindavan, semplici 285


ragazze di villaggio il cui amore incondizionato per Krishna è celebrato dai santi e dalle scritture come la quintessenza del puro amore spirituale. Guna: letteralmente “corde”, per la loro natura vincolante. I guna sono poteri invisibili, spesso chiamati “qualità” o “influenze”, che ci portano ad agire in un certo modo. A seconda della nostra disposizione mentale e delle parole e azioni che scegliamo, ci sintonizziamo con un particolare guna o con una combinazione di guna, e cadiamo sotto quella influenza. I tre guna sono sattva (virtù), rajas (passione) e tamas (ignoranza). Guru: guida spirituale o maestro, una persona in grado di guidare gli altri al risveglio della propria natura spirituale. In uno dei suoi significati, gu indica “oscurità” e ru “rimuovere”, perciò il guru rimuove l’oscurità dell’ignoranza. Le responsabilità del guru includono istruire lo studente, prendersi cura del suo benessere spirituale e guidarlo sul sentiero che porta alla liberazione dagli incatenamenti e dalla sofferenza. Ishvara pranidhana: uno dei princìpi dello yoga che conduce all’abbandono completo al Supremo. Dalla prospettiva del bhakti yoga, tutte le forme di yoga culminano in questo abbandono. Significa dedicare le azioni, le parole, i pensieri, e in ultima analisi la propria essenza, al volere del Divino. Sulla via della bhakti, l’abbandono è l’arte di dedicare con amore le nostre capacità, risorse, famiglia, e qualsiasi cosa abbiamo, all’Essere Supremo. Japa: forma privata di meditazione su un mantra. È una pratica intima e personale. Durante la meditazione sul japa il praticante recita i santi nomi dolcemente fra sé e sé, oppure ad alta voce, o in silenzio, focalizzando l’attenzione sulla divina vibrazione sonora. Jnana yoga: il sentiero dello yoga che consiste nel coltivare la conoscenza spirituale. Kama: si riferisce sia ad un intenso desiderio spirituale (amore), che all’ardente desiderio materiale (lussuria). Karma: azione. Le tradizioni spirituali dell’India considerano 286


la legge del karma una legge della natura, simile alla legge di gravità. Si può pensare al karma come ad una legge che riallinea l’universo in risposta a come noi viviamo in esso. Vale a dire che per ogni azione ci sarà una reazione corrispondente. La legge del karma agisce come la febbre: le reazioni karmiche purificano ciò che è malsano nel mondo, proprio come la febbre nel corpo brucia i batteri pericolosi. Considerato che la vita è un continuum di azioni e reazioni, i risultati delle nostre azioni comprendono sia felicità che sofferenza. Gli insegnamenti spirituali che ci offrono una comprensione della legge del karma ci invitano ad elevare la qualità della nostra vita assumendoci la responsabilità delle scelte che compiamo. Karma yoga: il sentiero yoga della conoscenza in azione. Karuna: compassione attiva per il corpo, per la mente e specialmente per l’anima. Karuna va oltre il sentimento, e si esplica in un’azione ponderata, concreta e diretta al benessere complessivo degli esseri viventi, dell’ambiente e del nostro vero sé. Karuna Sindhu è un nome di Dio e significa oceano illimitato e sorgente primaria di ogni genere di compassione. Kirtan: pratica che conduce all’amore estatico verso il Supremo. Kirtan è il canto di inni, di preghiere o dei santi nomi di Dio. Secondo la tradizione della bhakti, l’Essere Supremo si manifesta nei suoi nomi e rivela la sua bellezza, dolcezza, potenza e amore a coloro che li cantano in modo sincero. Laulyam: intenso desiderio di amare e servire il Supremo. Madhurya: la dolcezza infinitamente attraente di Dio, capace di catturare il cuore del devoto, sollevandolo al di sopra di ogni piacere e sofferenza materiale. La consapevolezza della dolcezza e della bellezza del Supremo risveglia un sentimento di tenero affetto per lui, insieme alla volontà di servirlo. Molte tradizioni della bhakti tengono questa esperienza nella più alta considerazione. Maha-mantra: letteralmente “il grande mantra”. La letteratura vedica raccomanda in particolar modo il maha-mantra come il 287


processo perfetto per raggiungere l’eccellenza spirituale nell’era travagliata in cui viviamo. Il maha-mantra è anche una preghiera: “O Radha, Tu che concedi la grazia, o Krishna, o Rama, per favore impegnatemi nel vostro servizio d’amore”. Hare Krishna Hare Krishna Krishna Krishna Hare Hare Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare Hare Mahabharata: poema classico sanscrito che narra la famosa storia del regno dei Kuru. Contiene vari trattati filosofici, antiche narrazioni e racconti devozionali. Il cuore del Mahabharata, lungo 100.000 versi, è la Bhagavad Gita. Il Mahabharata è spesso considerato uno dei due più grandi poemi epici della letteratura sanscrita; l’altro è il Ramayana. Mala: filo di perle, spesso usato nel canto o nella meditazione. Mantra: nella lingua sanscrita, “mantra” si riferisce ad una vibrazione sonora. La parola mantra deriva da due termini sanscriti: manas, che significa “mente”, e trayate, che significa “salvare” o “liberare”. La ripetizione di un mantra libera la mente dall’ansia e dall’illusione. Maya: energia divina. Generalmente si riferisce all’energia che copre la consapevolezza della vera natura del sé, portando l’anima (eterna e gioiosa) ad identificarsi con un corpo materiale temporaneo e con gli oggetti collegati al corpo (io e mio). L’atmosfera materiale in cui stiamo vivendo ora è comunemente chiamata maya, o illusione (ciò che non è). Nada-brahman: vibrazione sonora divina. Brahman si riferisce al Supremo e nada significa letteralmente “flusso”. In questo caso, sia un flusso sonoro che un flusso di coscienza. I testi sanscriti spesso descrivono il suono spirituale come il modo migliore per risvegliare la coscienza divina. Navadvip: luogo di nascita di Chaitanya Mahaprabhu, per questo considerato un luogo sacro di pellegrinaggio. Navadvip è situata nel distretto di Nadia nel Bengala occidentale, in India. 288


Niyama: pratica yoga disciplinata. Paramatma: Dio come guida interiore. “Anima Suprema”, situata nel cuore di ogni essere vivente. Parampara: discendenza di maestri spirituali. Esistono 4 linee di successione devozionali nella tradizione vedica della bhakti, che trovano la loro origine nell’alba della creazione. Prana: l’energia fondamentale o respiro della vita. Pranayama: pratiche yoga di respirazione che purificano la mente e il corpo e connettono il praticante al prana. Prasada: misericordia divina. Si riferisce al cibo vegetariano santificato. Cucinando con l’intenzione di offrire un atto di amore al Supremo, e poi chiedendo a Dio di accettare il cibo come offerta, il cibo si trasforma in prasada. Condividere il cibo santificato con la famiglia, gli amici e gli ospiti, o distribuirlo a chi ne ha bisogno, è una forma di carità sacra. Prema: la realizzazione più elevata e completa dell’amore innato dell’anima. La natura di prema è che si diventa così estaticamente immersi nell’amore per Dio che ci si perde nella felicità che ne scaturisce. Il sé non è mai perduto, ciò che scompare è l’illusione di essere stati separati dal nostro adorato Signore. Puja: la puja solitamente consiste nell’offrire degli oggetti fisici in uno specifico ordine e con preghiere specifiche al destinatario dell’adorazione. Puja non è un rituale inteso nel modo in cui molte persone immaginano che sia, ossia un’adorazione meccanica senza partecipazione interiore. Quando viene compresa e svolta correttamente, la puja lascia delle profonde impressioni positive nella mente. Un rituale ben svolto trasporta il corpo e la mente di chi lo pratica attraverso una serie di passi che sono allo stesso tempo esteticamente piacevoli e spiritualmente purificanti. Nella sua forma più illuminata, la puja traduce l’idea di devozione in un atto devoto. L’energia spirituale che si genera durante la puja può andare al di là dei limiti del tempo e dello spazio e portare grazia e benedizioni nel mondo. 289


Rajas: uno dei tre guna. Rajas è l’influenza della passione che ci spinge a lavorare duramente e a cercare di ottenere più che possiamo. Questo guna aumenta il gusto della sfida e il desiderio di ottenere riconoscimenti. Rajas ci spinge a soddisfare i desideri passionali. Ramayana: poema epico classico sanscrito scritto da Valmiki, che narra la storia dell’eroico avatar Rama. Vi si trovano esposti e spiegati i concetti filosofici del dovere, della virtù, della verità e in ultima analisi del puro amore spirituale. Il Ramayana è considerato una delle due più grandi opere della letteratura sanscrita, assieme al Mahabharata. Rasa-lila: la festa gioiosa di canti e danze in cui viene espresso il puro e disinteressato scambio di amore tra Krishna e le gopi. Rasa: il piacere, o varietà, di relazioni spirituali estatiche tra l’Essere Supremo e le anime liberate. Samadhi: lo stato liberato di pace incrollabile. Samsara: il ciclo ripetuto di nascita, crescita, decadimento e morte. La ruota del samsara gira incessantemente finché non si raggiunge la liberazione. Samskara: abitudini e schemi di pensiero che caratterizzano il nostro modo di agire. I samskara negativi possono essere trasformati in positivi creando delle nuove abitudini sane. In un altro contesto, samskara si riferisce anche alle cerimonie rituali di passaggio che purificano il sé e attraggono benedizioni in occasione di specifici passaggi della vita di una persona. Santosh: pace o appagamento. Uno dei princìpi dello yoga. Sat: verità eterna. Sat-cit-ananda: eterno, pieno di felicità e conoscenza spirituale. Sattva: uno dei tre guna. Sattva è la qualità della virtù. La Gita la descrive come “illuminante”, e le persone fortemente influenzate da questo guna sono inclini alla purezza, alla conoscenza, alla pace e alla felicità. 290


Satyam: verità. Uno dei princìpi dello yoga. Ci insegna a dire il vero in uno spirito di semplicità e benevolenza verso gli altri. Shakti: l’aspetto femminile e materno dell’Essere Supremo. Il divino, quando attiva l’energia che nutre, perdona e potenzia un’anima con compassione. Gli aspetti maschile e femminile dell’unico Dio sono descritti nell’analogia del sole: shakti è la luce (l’energia) prodotta dal sole (la sorgente). Shakti (divino femminile) e shaktiman (divino maschile) non possono mai essere separati. Shaktiman: la sorgente di tutto ciò che esiste e potere creatore di tutta l’esistenza spirituale e materiale. L’aspetto maschile dell’unico Essere Supremo. Shakti (princìpio divino femminile) e shaktiman (princìpio divino maschile) non possono mai essere separati. Shaucham: uno dei princìpi dello yoga. Consiste nella pratica della pulizia del corpo, delle parole e della mente. Shiksha guru: guru che dà istruzioni. Lo shiksha guru ispira e istruisce i discepoli attraverso i suoi insegnamenti e il suo stile di vita esemplare. Shravana: la pratica di dedicare del tempo di qualità alla lettura di testi sacri e all’ascolto di discorsi che trattano di insegnamenti spirituali e ispirano devozione. Shravana rimette a fuoco le nostre priorità, purifica il cuore e attrae la grazia divina. Sri Chaitanya Mahaprabhu (1486–1533): l’avatar dell’amore divino. È Krishna disceso sulla terra per interpretare il ruolo di un devoto e, attraverso il suo esempio, insegnarci ad amare Dio. Sri Chaitanya è la forma congiunta di Radha e Krishna. In giovinezza era conosciuto come Nimai. Riformò e rianimò la tradizione della bhakti elargendo l’amore per Dio a tutti, senza discriminazioni, e inaugurando il kirtan collettivo, in particolar modo il canto del maha-mantra Hare Krishna. Svadhyaya: uno dei princìpi dello yoga. Significa “studio di sé” o introspezione. 291


Tamas: uno dei tre guna. Tamas è l’influenza dell’ignoranza e spinge all’invidia, all’odio, alla rabbia, all’apatia, all’indifferenza, all’intossicazione e alla depressione. Nella sua forma più letale porta alla pazzia e al suicidio. Tapas: austerità o sacrificio. Uno dei princìpi dello yoga. Significa accettare ciò che è favorevole per il progresso spirituale ed evitare ciò che non lo è, anche se è difficile farlo. Upanishad: raccolta di testi filosofici sanscriti. Veda: il termine si riferisce al vasto corpus di antichi testi indiani, scritti in sanscrito vedico. La letteratura vedica include istruzioni relative a molteplici arti e scienze, tra cui le arti marziali, l’architettura, l’astronomia, l’astrologia, la medicina, la filosofia, la psicologia, lo yoga, i doveri sociali e spirituali che si applicano a persone con diverse nature, l’etica e le linee guida sul governo e sulla famiglia. Tutti questi argomenti, e molti altri, sono finalizzati all’evoluzione della coscienza (sia individuale che collettiva) e, in ultima analisi, alla liberazione attraverso la conoscenza del Supremo e l’amore per lui. Vedico: relativo ai Veda e ai loro insegnamenti. Vrindavan: il luogo sacro di pellegrinaggio dove Krishna svolse i suoi dolci passatempi giovanili. Vrindavan si trova a circa 10 km da Mathura, in Uttar Pradesh, e a circa 145 km a sudest di Delhi, in India. Yoga: connessione o unione. Lo yoga ha origine nell’antica India ed è una pratica collegata a vari sistemi di conoscenza. Il termine accoglie una vasta gamma di scuole e comprende varie discipline fisiche, mentali e spirituali. Yoga-maya: l’energia spirituale del Signore, che tocca coloro che vivono nello stato liberato. Yoga Sutra: opera composta da Patanjali. Gli Yoga Sutra includono vari testi che descrivono le differenti componenti del sistema dell’ashtanga yoga. 292


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ringraziamenti

Offro la mia più sincera gratitudine e affetto a tutti gli amici e benefattori che mi hanno aiutato a rendere questo libro una realtà. Amy Hertz ha per prima concepito l’idea del libro. Lei e Joshua Greene sono stati presenti fin dall’inizio come sorgente di saggezza e incoraggiamento. Il caro amico Raoul Goff ha dato una grande ispirazione: ha aperto le porte della sua Mandala Publishing con tutto il suo staff, tra cui Phillip Jones, Arjuna Van Der Kooij, Vanessa Lopez, Courtney Andersson, Gopika Misri, Pandita Wong, e Hanna Rahimi. Il loro incoraggiamento e la loro esperienza hanno reso questo progetto una piacevole avventura. Sono specialmente grato a Kaisori Devi che si è gentilmente prodigata con il suo cuore devoto, i suoi doni di visione e le sue capacità editoriali. Anche stavolta Kyra Ryan ha contribuito con le sue brillanti capacità. Sua Santità Giriraja Swami ha benedetto il mio sforzo col suo preziosissimo incoraggiamento e con le sue profonde realizzazioni. Rukmini Devi ha riversato su di me la sua grazia materna e la sua divina intuizione. Il caro amico Vaisesika Das ha contribuito con la sua saggezza e ispirazione inestimabile. I miei cari benefattori Rajiv Srivatsam, Hrishikesh Mafatlal, Dr. Narendra Desai, Kusal Desai e famiglie, e Ajay e Swati Piramal sono stati di incommensurabile supporto e ispirazione. Sharon Gannon e David Life, gentili e potenti attivisti della compassione, mi hanno ispirato ad includere nel libro passi specifici sulla compassione. Il reverendo David Carter e Marguerite Regan mi hanno insegnato tantissimo sullo “scrivere con il cuore”. Tra coloro che mi hanno offerto preziosa saggezza e abilità letterarie ci sono Kaustubha e Gita Priya, Carl Herzig, Graham 294


Schweig, Radha Vallabha, Gadadhara Pandit, Gaura Vani, Chaitanya Charan, Radhe Shyam, Rasanath, Hari Prasad, Mahamuni, Dr. Abhisheka Ghosh, Gaura Gopal, Vraja Behari, Govinda, Gauranga, Balaram e Kishori Lila. L’affetto del mio amato padre, di mia madre, dei miei fratelli e di tutta la mia famiglia, degli amici e di altri benefattori hanno reso questo umile sforzo un’esperienza realmente significativa. E ringrazio anche te, lettore, per il tuo cuore aperto e meraviglioso.

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l’autore

Radhanath Swami è nato a Chicago nel 1950. A diciannove anni ha viaggiato via terra da Londra fino all’India dove ha vissuto nelle grotte himalayane, ha imparato lo yoga da venerabili maestri e infine è diventato lui stesso un leader spirituale riconosciuto in tutto il mondo. La sua famosa autobiografia Ritorno a Casa è stata tradotta in oltre venti lingue e pubblicata in più di quaranta nazioni del mondo. Attualmente Radhanath Swami viaggia in Asia, Europa e America per insegnare la saggezza della devozione, ma si trova spesso a Mumbai dove si adopera instancabilmente per aiutare a sviluppare comunità, iniziative di distribuzione di cibo, ospedali missionari, scuole, ashram, programmi di primo soccorso ed ecovillaggi. www.radhanathswami.it www.facebook.com/www.radhanathswami.it

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Radhanath Swami

Ritorno a Casa Autobiografia di uno Swami Americano “Yogi mistici, guru ed un’epica ricerca attraverso l’India spirituale.” In queste straordinarie memorie, Swami Radhanath tesse un variopinto arazzo fatto di avventura, misticismo e amore. I lettori seguiranno Richard Slavin dai sobborghi di Chicago alle grotte dell’Himalaya e nella sua trasformazione da giovane ricercatore a guida spirituale di fama internazionale. Ritorno a casa è il racconto intimo del cammino verso la consapevolezza di sé ed uno sguardo che penetra nel cuore delle tradizioni mistiche attraverso le sfide che devono affrontare tutte le anime sulla strada per l’armonia interiore e l’unione con il Divino.

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Radhanath Swami

Gocce di Limone per la Vita Un pronto soccorso per il Cuore, la Mente e l’Anima, da avere sempre a portata di mano! Un libro che diventa un’ispirazione giornaliera. Tante frasi evocative accompagnate da bellissime immagini, fanno di questo testo un ottimo compagno quando si ha voglia di dedicarsi ad una breve meditazione o anche quando si vuole aprire una pagina a caso e lasciarsi ispirare dalla frase scelta e dall’immagine associata.

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“Radhanath Swami ha portato la Luce Divina in questo libro, con la gentile e attraente naturalezza della sua persona. Questo libro è un modo gioioso per avvicinarsi alla verità dentro di te.” RUSSEL BRAND • AUTORE

“Radhanath Swami è uno dei più amati e riconosciuti leader spirituali del nostro tempo. È un narratore esperto e nel suo nuovo libro attraversa magistralmente tutti gli insegnamenti essenziali che si trovano nelle grandi scritture religiose del mondo. Ritorno all’Anima ci conduce nel più importante viaggio della nostra vita, il viaggio verso quel luogo eterno di amore e felicità.”

“In Ritorno a casa, Radhanath Swami ci ha offerto un avvincente resoconto del suo viaggio geografico e spirituale. Ora, in Ritorno all’Anima, riassume il contenuto della saggezza che ha raggiunto. Il libro sarà fonte di ispirazione per i suoi tanti seguaci, e senza dubbio ne attrarrà di nuovi.” EDWARD MORTIMER, CMG • AUTORE

“Ritorno all’Anima è un’esplorazione moderna di questioni vive fin dai tempi antichi, che includono il sé, il benessere, la divinità, il materialismo, l’avversità, l’illusione e la coscienza. Il secondo libro di Radhanath Swami è rivelatore e affascinante come il primo, ed è destinato ad essere uno dei libri fondamentali sull’illuminazione.” MATTHEW J. OFFORD, PHD

“Ritorno all’Anima trasmette lo stesso spirito attraente e illuminante che ho sperimentato in presenza di Radhanath Swami e unisce la saggezza orientale con quella occidentale e perciò consiglio questo libro a chiunque voglia vivere una felicità duratura.” MARCI SHIMOFF • AUTRICE

RITORNO

SHARON GANNON • AUTRICE

GUIDA CONTEMPORANEA ALL’ANTICA SAGGEZZA DELLO YOGA

RITORNO ALL’ANIMA ESPLORARE IL SENTIERO DELLA BHAKTI

ALL’ANIMA

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L’autore di best seller Radhanath Swami torna ad ispirare e far riflettere i lettori con toccanti racconti personali di esperienze vissute in decine di anni come maestro nella tradizione della bhakti. Ritorno all’Anima invita i lettori di qualsiasi estrazione culturale e sociale a scavare nel proprio cuore e a scoprire le semplici verità che ci uniscono tutti.

R A D H A NATH S WA M I

Radhanath Swami è nato a Chicago nel 1950. A diciotto anni ha deciso di intraprendere un viaggio di ricerca spirituale nel mondo durante il quale alla fine ha conosciuto il sentiero dello yoga della devozione. Attualmente viaggia in Asia, Europa ed America per insegnare la saggezza della devozione, ma spesso si trova nel suo centro a Mumbai. Chiunque conosca Radhanath Swami testimonia la sua dedizione nel portare tutti più vicino a Dio. Allo stesso modo riconoscono la sua leggerezza d’animo, semplicità e senso dell’umorismo. I visitatori e gli amici sono inspirati dalla sua natura modesta e dalla sua naturale riluttanza nel prendersi il merito delle opere che lui stesso ha ispirato – sviluppare centri, distribuzioni di massa di cibo ai bambini indigenti, ospedali missionari, fattorie ecosostenibili, scuole, ashram e programmi di assistenza medica in caso di emergenze. “Sembra vedere la vita come un continuo flusso di grazia divina”, ha detto un ammiratore, “eppure non perde mai la sua umanità. La sua accessibilità lascia le persone con l’impressione che tutti, con un piccolo sforzo sincero, possono trovare il sentiero che conduce alla pace interiore e alla realizzazione di Dio.”

costa

Radhanath Swami AUTORE DI “RITORNO A CASA”

ART DIRECTOR: DAVIDE CORTESI PROGETTO GRAFICO: GOLDEN.BRAND COMMUNICATION

I misteri dell’Anima sono stati inseguiti per secoli da Mistici, Saggi e Guru. L’umanità ha desiderato a lungo di poter scoprire la risposta al senso della nostra esistenza, e molte tradizioni spirituali hanno fornito queste risposte all’interno di testi sacri che facilitano i viaggi di trasformazione e scoperta. Eppure, mai prima d’ora nessuna delle tradizioni spirituali è stata distillata in maniera così semplice in un sentiero così facile da seguire: un sentiero di Amore e Devozione. In questo seguito tanto atteso di Ritorno a casa, Ritorno all’Anima guida il lettore a scoprire gli insegnamenti essenziali del Bhakti Yoga. Radhanath Swami, Leader Spirituale di fama internazionale, attinge dalle sue esperienze personali per illustrare l’antico sentiero devozionale della bhakti, cogliendone l’essenza e spiegandone i semplici principi che ci permettono di equilibrare le nostre vite. Il suo stile di scrittura semplice rende accessibili a tutti i concetti spirituali e le risposte alle domande senza tempo, in una toccante narrazione che rende meravigliosamente viva questa filosofia sacra. Cos’è l’amore? Cos’è l’Anima? Chi è Dio? Come possiamo vivere nel mondo della materia senza perdere il contatto con la dimensione spirituale? Con un linguaggio sintetico e comprensibile, Radhanath Swami chiarisce le risposte a queste domande cruciali e offre una soluzione semplice alle sfide della vita: andare al di là del mondo materiale e intraprendere un viaggio interiore alla scoperta della bellezza del vero sé.

www.eifis.it ISBN 978-88-7517-134-6

€ 26.00

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9 788875 171346

EIFIS Editore 27/09/16 17:46


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