Senza regole di ingaggio (Tiziano Fusella)

Page 1



collana

FICTION


Le notizie riportate in questo libro non sono frutto di fantasia. Corrispondono a episodi accaduti o circostanze reali: fatti ai quali le cronache e le pagine dei giornali hanno dato talvolta ampio risalto. I protagonisti e i dialoghi, invece, sono immaginari tanto quanto le vicende personali. Ogni riferimento a persone realmente esistenti è dunque puramente causale.


SENZA REGOLE DI INGAGGIO TIZIANO

FUSELLA


© Copyright 2019 EIFIS EDITORE srl Senza regole di ingaggio - Tiziano Fusella I Edizione Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta in nessuna forma senza il permesso scritto dell’Editore. Testi: Tiziano Fusella Editing: Paola Lorenzi Art Director: Davide Cortesi Impaginazione: Golden.Brand Communication Stampa: Bieffe Srl Recanati (MC) ISBN 978 88 7517 159 9 © 2019 Maggio – EIFIS EDITORE srl Viale Malva Nord, 28 48015 Cervia (RA) – Italia www.eifis.it - segreteria@eifis.it

FSC® è un’organizzazione internazionale senza scopo di lucro creata per la promozione di una gestione responsabile delle foreste del mondo. I prodotti con il marchio FSC® sono certificati in modo indipendente per garantire ai consumatori che essi provengono da foreste gestite in modo tale da soddisfare le esigenze sociali, economiche ed ambientali delle generazioni presenti e future e da altre fonti controllate - www.fsc.org L’Editore non si assume responsabilità per l’utilizzo improprio delle informazioni contenute in questo libro. Tutto ciò che è inerente a persone o fatti o luoghi reali è assolutamente frutto della fantasia dell’autore.


A Rossano Yuki, cresci forte, sii felice e non dimenticare di essere un samurai. Con gratitudine e riconoscenza a Patrizio Landolfi e Giampaolo Tomassetti, pittori sopraffini, compagni di tanti soggiorni a Londra. Ad Antonio Clemente, dotato di conoscenze spaventose in fatto di questioni militari. A Junko Tezuka per l’amore e la pazienza.



E ADESSO?

A

Washington li chiamano “i martedì del terrore”. Funzionano così: oltre un centinaio di membri del complesso apparato di sicurezza amaricano si riuniscono in teleconferenza securizzata per dibattere sulle biografie di presunti terroristi sparsi in tutto il globo e indicano al presidente degli Stati Uniti i nomi di coloro che debbono essere abbattuti per primi; il presidente approva verbalmente, passo passo, la “kill list”; una volta stilata quest’ultima i droni vengono incaricati del resto. Quando ci lamentiamo dell’assurdità della burocrazia dovremmo pensare a quasto che è di certo il rito burocratico più disumano che al mondo esiste. Una disumanità che nasce, nella forma cui qui ci si riferisce, almeno all’inizio della modernità, proprio con quel Leon Battista Alberti cui all’inizio delle pagine che seguono si fa un rapidissimo accenno, una disumanità che evidentemente è la versione moderna di quel che è costitutivamente, originariamente umano, il deposito puntuale di quel che Kant indicava come “il legno storto dell’umanità”. Anche se apparentemente di umano il drone, l’Unmanned Aerial Vehicle, non ha nulla, salvo il fatto di essere una creazione umana. Che però fa di tutto per evidenziare l’assenza di ogni residuo di derivazione antropologica, per cancellare in maniera quasi ostentata ogni ultima relazione con la natura degli esseri viventi. E ciò mostrando invece la perfetta surrogabilità delle loro funzioni da parte della macchina, secondo


la logica (anch’essa moderna e che nasce nel giro d’anni che va da Andrea del Verrocchio ai Carracci passando per Leonardo) della caricatura, che consiste nel sopprimere alcuni elementi di un insieme e sottolinearne invece a dismisura altri. “Quid tum”, cioè: e adesso? Così l’Alberti, nel mutare nell’occhio alato la sua precedente impresa, come gli umanisti chiamavano il proprio simbolo, scrive sotto di esso. E la domanda con cui la modernità si apre è ancora la nostra. Una domanda alla quale anche la storia che segue offre, a suo modo, una risposta. Una delle innumerevoli possibili, perché nessuno può davvero sapere, oggi meno che mai, come andrà a finire. Resta la straordinaria capacità della macchina che esibisce la propria autonomia dagli uomini di distruggere il nostro mondo, prima che dal punto di vista materiale dal punto di vista cognitivo, ideale, in relazione cioè ai modelli che abbiamo in testa. Ma resta, anche, un essere vivente che spera, teme ed è curioso. E restano un paio di alquanto consolatorie consapevolezze, maturate nel corso dei secoli. La prima è che tutto quel che accade, come spiegava Edgar Morin, è l’improbabile che in un dato momento e in un dato luogo diventa necessario. La seconda è che la prima non vale come spiegazione, né tantomeno come giustificazione.

Franco Farinelli

Ha insegnato per anni presso le università di Ginevra, Los Angeles, Berkeley e Parigi. È stato presidente del corso di laurea magistrale in Geografia e Processi territoriali dell’università di Bologna.

8




I

l sito nel quale Lorenzo Rimondi pubblica i video è opera sua, frutto di un lavoro tanto continuo da tenerlo sveglio per notti intere. Me lo racconta lui stesso, la prima volta che lo incontro. Tra noi i contatti si susseguono. Devo scrivere di aviazione, aeroplani, piloti e se possibile inserire riprese aeree a corredo degli articoli. Ha una notevole esperienza nell’aeronautica e nella costruzione di velivoli. È in grado di far volare qualsiasi oggetto. Il segreto è tutto nelle ali e nelle leggi della fisica. Lo spazio e il tempo, un paradigma dal quale un costruttore di aerei non può certo prescindere. Ma c’è dell’altro. Lorenzo sostiene che l’immaginazione non faccia parte dei dettami della fisica. L’ho sempre pensato anch’io, ma senza esprimerlo compiutamente a parole.

***

In questi giorni di inizio dicembre, quando anche il 2012 sta volgendo al termine e ci si prepara a trarre le conclusioni di quanto accaduto nel corso dell’ultimo anno, mi scervello per trovare argomenti da riportare sul giornale. È il mio mestiere: cerco notizie e le racconto nello spazio di cinquanta righe. Il direttore del settimanale per cui lavoro, Flavio Persici, quando


arriva il mercoledì è colto da una trascinante irrequietezza. Attende le nuove proposte. Teme di non avere buoni articoli. Le pagine devono essere chiuse il giovedì sera per poi finire in edicola il venerdì mattina. Di solito per quattro o cinque giorni scompaio dai radar della redazione, mentre mi immergo nella ricerca di quante più storie possibili. Ne faccio una scorta che mi permette di lavorarci una settimana buona. Poi consegno il tutto e il giro ricomincia in vista del numero successivo. Una volta che i pezzi giungono sulla sua scrivania, il direttore li passa al setaccio e ne scarta perlopiù la metà. I suoi sbalzi d’umore sono repentini come i cambi di corsia di una moto che viaggia a tutta velocità in autostrada. Sono il cronista più basso di grado, l’ultimo entrato e il fatto che parte delle mie idee venga respinta mi procura un senso di insicurezza e inferiorità nei confronti dei colleghi più anziani. La redazione è organizzata in modo gerarchico, come una caserma. Dissimulo i miei stati d’animo, ci convivo, raramente ne parlo con gli altri redattori, convinto che anche loro soffrano dello stesso male. Ma soprattutto non ne parlo per non sentirmi oltremodo umiliato. È un equilibrio precario. Ogni aspetto del mio lavoro in fondo lo è. Come tutti i giornalisti utilizzo quelli che ritengo essere i canali prediletti e le fonti più attendibili, che variano dai giornali stranieri per le colonne degli esteri, qualche personaggio influente per la politica interna, industriali e relativi uffici stampa per le pagine di economia. Lo faccio ormai da diversi anni. Ho quasi perso il conto di quanti siano, perché tutto è cominciato in modo fluido e indistinto, dagli articoli pubblicati sul giornalino della scuola fino al primo “quasi contratto”. Ho avuto la fortuna di iniziare a fare questo lavoro quando i giornali vendevano molte più copie 12


rispetto ad oggi. E quindi circolava molto più denaro, incluso per le spese correnti. Se c’era una storia di esteri da seguire, si faceva la valigia e si partiva senza indugio. Ora anche davanti alla più bella e interessante notizia, l’indicazione dei superiori è sempre la stessa: “Sì, facciamoci un articolo, ma cerca di intervistare quella tal persona per e-mail o su Twitter”. Il risultato finale non potrà mai essere lo stesso, questo è ovvio. Abbiamo cinque sensi, che nel caso di un testimone - perché questo è un giornalista - servono a trasmettere i fatti e le emozioni ai lettori, senza dimenticare il sesto senso, ossia l’unione di mente e ragionamento. Con il cuore si può entrare nelle vicende, anche in quelle più umane. La testa va tenuta fuori, sempre. Vista, udito, olfatto, tatto, gusto. Niente di ciò è esplicabile con uno scambio telematico. Forse solo qualche ragionamento, ma niente di più. Nelle storie bisogna entrarci, per prima cosa con le proprie scarpe. Poi ci sono storie che trascendono tutto questo pistolotto filosofico, quelle dove la ricerca della verità s’impone su ogni altra esigenza. Ingiustizie, lutti, violenze, lì la fatica si sente perché te la porti a casa anche quando le cinquanta righe sono finite in archivio. Ma per fortuna succede più di rado. Mi capita di incontrare decine di persone a settimana. Alcune le incrocio solo per pochi minuti, giusto il tempo di registrare una dichiarazione. Altre le studio per giorni al fine di condurre un’intervista facendo le domande il più possibile opportune, il che vuol dire scomode. Con altre capita di instaurare un legame che va oltre l’articolo del giornale. Gli incontri più belli sono quelli casuali, vale anche per storie ancora da scrivere. Sembra essere una mattina di lavoro come tante, che inizia con il girovagare sui vari siti internet. Mi trovo nel mio piccolo studio. 13


Guardo la posta, scorro le notizie, quando vedo sulla pagina del comune di Bologna, città dove sono nato e risiedo, un video che mostra una serie di riprese aeree fatte con un drone. L’effetto è affascinante, direi pittoresco: immagini incredibilmente stabili e nitide. Il territorio è esibito a volo d’uccello, come nelle mappe dell’antichità, dove il cartografo tentava di rappresentare un luogo da un punto di vista inusuale per i mezzi del tempo. È il sogno atavico dell’uomo, quello di volare, di vincere la forza di gravità, di andare oltre i propri limiti. Da quel che vedo non occorre un costoso elicottero né un ultraleggero. Nel video la telecamera s’incunea tra le strettoie dei palazzi, scende fino a pochi centimetri dal suolo, poi recupera quota con uno scatto repentino. Dalle riprese si nota una giornata limpidissima che permette una visione d’insieme molto particolareggiata su edifici, parchi, ferrovie, strade e poi gente a piedi, in bicicletta, auto che scorrazzano. Un video dalla risoluzione tale da permettere di scorgere, ad un’altezza di dieci forse quindici metri, la marca delle scarpe di quelli che fanno jogging lungo i marciapiedi. Prendo carta e penna. Segno sull’agenda di mettermi in contatto col nome e la sigla che appare in basso nello schermo, «Lorenzo Rimondi, Dronet» e comincio a pensare che un’intervista a un pilota di droni potrebbe benissimo riempire almeno una delle pagine che mi spetta. Lo chiamo. È il mio primo contatto con Lorenzo. Al telefono tale Lorenzo Rimondi è disponibile e cordiale. Dice di essere soltanto un po’ indaffarato in quell’esatto momento per via di un non meglio precisato collaudo che sostiene di fare su un drone. Sento un rumore costante in sottofondo, come quello del motore di un aspiratore d’aria unito al fragore irregolare del vento che 14


copre a sprazzi la comunicazione. Alzo il volume della voce. Gli chiedo di ripararsi dal vento. Riusciamo a metterci d’accordo per un appuntamento: indirizzo, giorno e orario possono bastare. Il resto della conversazione non tento neanche di decifrarlo perché il trambusto copre tutto. E poi di collaudi a malapena conosco quelli delle auto. Lo incontro la mattina fissata, a una decina di chilometri da casa mia, in una cittadina alle porte di Bologna, in quella che ha tutta l’aria di essere l’officina di un meccanico. Da dove parcheggio la macchina, si notano le inferriate in ferro alle finestre. Sul campanello la scritta «Dronet». Suono e il cancello si apre automaticamente. Accedo al cortile. All’interno la porta è rinforzata con barre d’acciaio, ma è aperta. Intravedo un laboratorio composto da due grandi saloni divisi da un largo corridoio al centro dove il tutto è insonorizzato con materiale fonoassorbente. Lo stabile è ricavato da un vecchio opificio ai piedi di una palazzina dai mattoni in vista. Sono le tipiche abitazioni con fabbrica annessa in voga negli anni del boom economico, fine anni sessanta inizio settanta. All’interno, mentre resto sulla soglia, scorgo scaffali pieni di materiale elettrico. Mi viene incontro uscendo dall’abitazione. “Benvenuto nel bunker. Sono Lorenzo Rimondi”, dice facendosi largo tra tubi in carbonio, modellini di aerei, radiocomandi e un’infinità di batterie sparse ovunque. Porge la mano invitandomi ad entrare. Dal soffitto una serie di lucernai danno una buona illuminazione, ma si accendono anche delle luci al neon che mi colpiscono dritto in volto. Lorenzo le regola puntandole sui banchi da lavoro. Il riscaldamento proviene da dei caminetti artificiali con effetto fiamma e si accendono 15


appena mettiamo piede nella sala. Continuo a guardarmi intorno. Si azionano anche dei faretti posizionati in prossimità degli angoli. “Sono collegati a dei sensori di movimento a ultrasuoni, associati a un rilevatore che modifica l’intensità della luce. Ora è inverno e possiamo aumentare la quantità dei raggi UV. Dicono che aiuti ad evitare la depressione. Hai mai sentito parlare della fototerapia? Ecco. Viene usata anche per curare i disordini affettivi legati all’alternarsi delle stagioni.” Non so niente di fototerapia. Deve aver speso un mucchio di soldi per sistemare questo bunker. Se l’aspetto esterno dell’edificio appare piuttosto vecchio e trasandato con quella facciata un po’ malmessa, una volta dentro balzano all’occhio la ristrutturazione di pregio e i dettagli molto curati, come la rasatura dei muri e il pavimento in ceramica. Strano per essere un laboratorio. Sembra di fare un salto nel futuro. A ogni scaffalatura è collegato un supporto che protrae in avanti lo schermo di un tablet. “Basta scrivere quel che ti serve e una voce ti dice in quale scaffale si trova e qual è la giacenza. Ci sono processori, telecamere a infrarossi, piccoli motori elettrici…” spiega Lorenzo consapevole di aver già conquistato la mia attenzione. “E la sicurezza? Non temi per tutto questo materiale di valore?”, provo a chiedere. “È collegata a un sistema generale. Non si vedono, ma nei muri esterni sono montati degli allarmi anti-intrusione. Riconoscono chi è autorizzato ad entrare.” “Non lavora nessun altro oltre te qui?” “No, al momento. E inoltre posso regolare molti parametri attraverso un’applicazione sul mio smartphone, tipo orari d’accesso, giacenza di pezzi e relativi ordini di magazzino.” 16


Al centro dei saloni ci sono dei tavoli da lavoro in vetro, pieni zeppi di viti microscopiche, pinze, cacciaviti e contenitori colmi di materiale da officina. Da ogni angolo spuntano fili e attrezzature elettriche. “Spero tu possa scusarmi per il disordine”, si schernisce Lorenzo. “Qui possiamo parlare più comodamente. Vivo nell’appartamento a fianco. Ma è in questa specie di bunker che trascorro la maggior parte del tempo.” “Ti occupi di droni, dunque?” “Esatto. Costruisco e vendo servizi con questi strani apparecchi.” “Sono completamente a digiuno dell’argomento. Descrivimi il tuo lavoro come se parlassi a un bambino di cinque anni.” È la solita frase che utilizzo per rompere il ghiaccio nelle interviste. Spero di convincere così l’interlocutore a parlare nel modo più semplice possibile, senza troppi fronzoli o tecnicismi che vanno bene solo per gli addetti ai lavori. Nell’articolo che devo preparare occorre la massima chiarezza. “Beh, non mi risulterà difficile dato che ho un figlio di otto anni”, risponde Lorenzo mostrando un sorriso insulso. E inizia ad illustrarmi la sua attività mentre metto giù alcuni appunti su un taccuino. I pezzi che Lorenzo lavora, taglia e sagoma sono principalmente in carbonio e usa micrometri e calibri centesimali per misurare lunghezza e diametri dei vari profili; gli stessi che poi compongono i telai dei droni. Col suo grembiule bianco sembra più un chimico che un costruttore di droni. Indossa occhiali dalla montatura sottile che fanno notare tutti i movimenti delle folte sopracciglia color castano chiaro come i suoi capelli. Il volto è ascetico e scarno. Ha l’abitudine, o forse il tic, di strizzare le palpebre mentre parla. Dal taschino del suo camice sporge una lente d’ingrandimento, che immagino usi per maneggiare i pezzi 17



H

anno scelto Lorenzo.

Compongo il numero che mi ha dato Lorenzo, di quel tale Arakawa, che risponde. “Sono un giornalista, ho avuto il suo numero dal signor Rimondi.” Rimane in silenzio per alcuni istanti. Forse capisce le mie intenzioni. Sembra piuttosto avido di parole. “Non posso parlare al telefono. La saluto.” Riattacca. Più che avido, scorbutico. Pare, come accade a molti, che la parola giornalista provochi un certo fastidio. Ma la voce era fredda, quasi meccanica. Non sembrava adirato. Sul foglio consegnatomi da Lorenzo c’è anche il suo indirizzo e-mail. Provo a scrivergli. La risposta arriva a stretto giro. Scrive che è disposto ad incontrarmi, ma a Londra. Non ci penso due volte e decido di partire. Chiudo la mail e prenoto un volo. Mi ha scritto un indirizzo, la data e l’orario di un appuntamento. «Vediamoci davanti a questo ristorante, Govinda VR, al 70 di Soho Street - firmato, - T.A.» La prima cosa che faccio è riporre un po’ di panni in valigia. Destinazione Londra. Il volo è tra meno di dodici ore.


***

Alla stazione di Tottenham Court Road mi mescolo tra folla. L’aria stantia dei lunghi sottopassaggi e delle scale mobili mi riempie i polmoni. Vi giungo con la linea rossa della metropolitana, dopo essere atterrato all’aeroporto di Heathrow con un volo di linea. Prendo a piedi per Soho Street, non dovrebbe essere molto distante. Ci sono delle specie di totem lungo i marciapiedi con delle mappe molto utilizzati dai turisti in questa zona. Il ristorante dove abbiamo appuntamento si trova al piano terra di un palazzo in stile vittoriano, poco distante da un giardino recintato con una ringhiera scura chiamato «Soho Square» che vedo in fondo alla via. Alle mie spalle, in direzione opposta al giardino recintato, passa la trafficatissima Oxford Street. Ma sono arrivato con un giorno di anticipo. Do giusto un’occhiata al luogo: un normalissimo ristorante con tre vetrine e all’interno un ampio servizio di buffet, posizionato dietro una schiera di tavoli. Sembra molto frequentato. Sarà perché è ancora l’ora della colazione. Domani in questo posto vedrò il giapponese. Non so neppure che faccia abbia. Lascio la mia roba in albergo, a poche fermate di metropolitana da Tottenham Court Road. Mi concedo un giro per la città. Lo faccio tutte le volte che, per ragioni diverse, vengo a Londra: cammino e osservo i mutamenti di una città in continua espansione. È un’abitudine ormai. Ogni volta c’è qualcosa che cambia, ma in fondo resta sempre la stessa, gli stessi rumori dei cantieri, gli stessi odori di spezie dei locali etnici. C’è un luogo in particolare dove passo sempre. Un ponte sul Tamigi 54


intitolato ai «frati neri», il Blackfairs Bridge. Vi arrivo con la linea che passa nei pressi della Tate Gallery, la famosa galleria d’arte moderna, che intravedo solo da lontano, con il suo aspetto di una fabbrica in disuso e una coda di visitatori all’ingresso provenienti certamente da ogni parte del mondo. Ma nessun turista, di solito, si reca sul ponte dei frati neri. Ad eccezione di qualche italiano. E un motivo c’è. Quel ponte non avrebbe infatti aspetti degni di nota, se non fosse che sotto una delle sue cinque arcate venne trovato il cadavere del banchiere italiano Roberto Calvi. Era il 15 giugno 1982, l’Italia stava toccando il culmine di un criminoso intreccio tra mafia, politica, massoneria deviata, la cosiddetta Loggia P2. Varie banche, compresa quella vaticana amministrata dal famigerato monsignor Marcinkus, erano coinvolte. Luogo significativo per un delitto, forse addirittura allusivo. Attraverso tutto il ponte a piedi. Mi fermo a osservare lo scorrere placido delle acque color fango. Una struttura che scavalcava lo stesso tratto di Tamigi fu costruita nel 1760. L’architetto Robert Mylne aveva lavorato lungamente a Roma e infatti nel progetto era visibile l’influenza dell’architetto italiano Giovanni Battista Piranesi: arcate poderose sbalzate nella pietra viva di Portland. Il ponte doveva essere intitolato a William Pitt, primo ministro della Gran Bretagna del diciottesimo secolo, ma la voce popolare lo ribattezzò subito ai frati neri, per via di un vicino convento di monaci domenicani che usavano attraversarlo avvolti nel loro caratteristico saio. C’è oggi una targa sul parapetto del ponte che ne spiega gli accadimenti. Un monastero di domenicani esisteva nella zona fin dal tredicesimo secolo. Fu demolito a varie riprese, distrutto dal fuoco, sepolto dall’incuria. Quel po’ che ancora resta visibile è un frammento di muro nella 55



N

el quartiere dove si trova il mio albergo, dalle parti di Liverpool Street, il rumore dei veicoli proveniente dal crocevia delle strade è una costante sia di giorno che di notte. Solo verso le cinque del mattino scema leggermente, per poi riprendere a pieno ritmo verso le sei. Giusto un’oretta di calo. Ormai sono diventato esperto dei frastuoni londinesi. Un effetto dell’insonnia. In questi giorni, calato come sono nella lettura delle trascrizioni, i miei ritmi psicofisici sono completamente saltati. Mi divido tra il faldone e il tablet dove scorro le ultime agenzie. È l’alba ormai e realizzo che ho passato quasi tutta la notte a leggere. Quando si scavalcano le ore centrali del buio la stanchezza tende a svanire, salvo ritrovarsi una certa rigidità nei muscoli. Sarei tentato di passare tutto il materiale così com’è al giornale, ma temo che quella mole di documenti richiederebbe ai miei colleghi in redazione un lavoro enorme di selezione. E poi non avrei la certezza che altri giornalisti siano in grado di estrapolare la storia che più mi interessa separandola da tutta la schiuma delle altre informazioni contenute che con la vicenda di Lorenzo c’entrano solo di contorno. Ci sono un mucchio di pagine che molto probabilmente fanno parte di un protocollo generale sulle missioni americane all’estero. Si parla di Iraq, Siria, Mali, Turchia e altre zone calde dove la preoccupazione degli Stati Uniti nel monitorare e tenere sotto


controllo i movimenti di personaggi di spicco, sia di governo che di opposizione, si è fatta sempre più accentuata grazie ai mezzi tecnologici delle industrie informatiche di cui possono disporre. I droni stimolano l’avidità della potenza a stelle e strisce. Vengono adoperati nelle ispezioni del territorio, nello spionaggio, nella sorveglianza, ma anche in scopi meno invasivi come nei casi in cui il drone funge da router viaggiante per portare internet nelle zone remote. l’Africa c’entrale è una di queste. Ho come l’impressione però che gli scopi cosiddetti nobili siano solo un modo per lavarsi la coscienza. Dietro c’è altro. È chiaro che l’interesse principale sono il potere e gli armamenti. Leggo poi di ipotetiche missioni da portare a termine, terroristi da colpire, cellule di Al-Qaeda da sradicare, nomi di agenti al soldo di fondi russi e pachistani da tenere sotto vigilanza. A quanto pare la ricostruzione di Takeshi e le informazioni contenute nel faldone mettono in luce una connessione tra l’operazione di Lorenzo su quel drone nascosto in un hangar della Corea del Nord e la presenza americana in Iraq. In quel paese distrutto da anni di guerra il velivolo avrebbe trovato il suo impego. E non doveva in alcun modo finire in mani sbagliate. Il «pantano iracheno», così viene definito nelle trascrizioni, è stato controproducente sotto ogni aspetto, anche agli occhi dei vertici americani che non possono più nascondere la débâcle. La pianura tra i fiumi Tigri e Eufrate è diventata terra di nessuno. Un numero imprecisato di civili sono stati uccisi e più di quattromila marines hanno perso la vita dall’inizio delle operazioni militari, più dei morti provocati dagli attentati alle torri gemelle. Senza contare le spese militari stratosferiche e i rapporti logorati tra stati dell’alleanza atlantica. Più di un analista, poi, ha sospettato un nesso tra il disastro iracheno e prima ancora afghano, alla 134


conseguente recessione iniziata verso la fine del 2007 col crollo della banca americana Lehman Brothers, la peggiore crisi dalla grande depressione che negli anni Trenta creò i presupposti per il secondo conflitto mondiale. Senza le due sciagurate guerre in Iraq e Afghanistan forse non ci sarebbe stata neanche la crisi economica di cui non si vede ancora la fine. Insomma, in questo faldone si parla di tutto. E a cosa può servire un drone armato? Ovviamente ad eliminare personaggi scomodi. Ma anche spiare e curare i propri interessi. Le guerre si fanno soprattutto per soldi, in fin dei conti. Uno di questi personaggi scomodi ancora in circolazione è la figlia di Saddam Hussein, l’ex dittatore iracheno giustiziato tramite impiccagione nel dicembre del 2006. Dalla trascrizione si evince una particolare attenzione verso la donna, 46 anni, ricercata da governi e intelligence di mezzo mondo. Secondo le ricostruzioni vive tra la Giordania e la Siria. Conosco poco della dinastia Hussein. Ma cerco su Google notizie sulla figlia del raìs scrivendo il suo nome, «Raghad Hussein» e trovo un articolo del Daily Mail che riporta quanto rivelato nella trascrizione. Probabilmente il quotidiano inglese ha avuto accesso ad alcuni documenti contenuti nel faldone, perché l’articolo che vedo ne ricalca molti passaggi.

9. (HRC/T): «Non si può dire che Raghad Hussein, primogenita di Saddam, sia svanita nel nulla. Ad intermittenza appare e scompare, circondata da un alone di mistero e contraddizioni. Questa volta però se n’è uscita con una linea di gioielli da lei firmata e ispirata al defunto padre. È esposta nelle vetrine di alcune boutique di Amman. Nella capitale della Giordania, Raghad ha la sua ultima residenza conosciuta, una reggia nel ricco quartiere 135



RINGRAZIAMENTI

Al vero Lorenzo Rimondi, dal cui laboratorio nascono droni, dirigibili, robot e tanto altro. Cinzia Mirri per aver letto il libro prima dell’uscita.


EIFIS Editore

ENERGY IN YOUR LIFE!

RADHANATH SWAMI

Gocce di Limone per la Vita

Un pronto soccorso per il Cuore, la Mente e l’Anima, da avere sempre a portata di mano! Un libro che diventa un’ispirazione giornaliera. Tante frasi evocative accompagnate da bellissime immagini, fanno di questo testo un ottimo compagno quando si ha voglia di dedicarsi ad una breve meditazione o anche lasciarsi ispirare dalla frase scelta e dall’immagine associata. ISBN 978-8875170908 € 15,090 pag. 192

RADHANATH SWAMI

Ritorno a Casa

Un arazzo fatto di avventura, misticismo e amore. Seguiamo Richard Slavin dai sobborghi di Chicago alle grotte dell’Himalaya e nel percorso da giovane ricercatore a nota guida spirituale. ISBN 978-8875170677 € 26,00 pag. 352 + 16 a colore

DR PATRICIA MACNAIR - DR ILONA BONIWELL

Rendi migliore la tua vita

365 consigli per vivere una vita lunga, sana e felice. Consigli da inserire nella vita quotidiana, questi piccoli cambiamenti producono un effetto cumulativo, che mira a un miglioramento olistico globale e a una vita più lunga. ISBN 978-8875171698 € 19,00 pag. 308

RADHANATH SWAMI

Ritorno all’Anima Una guida contemporanea all’antica Saggezza dello Yoga. In questo libro, il leader spirituale Radhanath Swami, condivide aneddoti intimi scelti dai decenni di esperienza come guru del Bhakti Yoga. ISBN 978-8875171346 € 26,00 pag. 304


www.eifis.it

MAURICE NICOLL

Commentari Psicologici 1 Il sistema narrato in questo volume, primo di cinque, è la presentazione in forma adattata all’epoca di qualcosa che si era compreso moltissimo tempo fa, insegnato in un passato remoto e riguardante l’uomo e le sue possibilità evolutive. ISBN 978-8875171339 € 22,00 pag. 448

DAMRONG PINKOON

MAURICE NICOLL

Commentari Psicologici 2

Uno dei grandi obbiettivi di questo Lavoro è quello di farci pensare in modo nuovo su tutte le cose, incluso noi stessi. Ouspensky usava dire continuamente che, l’obbiettivo del Lavoro è farci pensare in modo nuovo. Questo vuol dire avere una mente differente. Un cambiamento di mente costituisce la base di tutto l’insegnamento esoterico appartenente al periodo dopo Cristo. ISBN 978-8875171919 € 22,00 pag. 480

SHAKTI GAWAIN - GINA VUCCI

La vita è nelle tue mani

Il Manuale delle Relazioni

Con una metodologia comunicativa unica e originale, arricchito di schemi e immagini, questo libro vi guiderà alla scoperta dei modelli influenzanti il nostro processo decisionale e, quindi, i nostri pensieri. Questo libro rivela come avere successo nella vita.

Shakti Gawain applica le sue tecniche di trasformazione al reame delle relazioni, dandoci gli strumenti per trasformarle, con esercizi e meditazioni della visualizzazione creativa e il “core belief process”- una tecnica potente per diventare prima di tutto consapevoli delle credenze sottostanti.

ISBN 978-8875171308 € 19,00 pag. 216

ISBN 978-8875171216 € 19,00 pag. 336


FEDERICA FARINI

Me lo ha chiesto il mare

L’amore tra anime gemelle è un dono per pochi eletti? La vita riserva ad Alice e Denis questo regalo, nel trasformarsi della loro amicizia di bambini problematici in innamoramento adolescenziale, fino a portarli a decidere, alle porte della maturità, di partire insieme per una nuova avventura, lontano dalle loro terra d’origine: l’isola di Ibiza. Ironia della sorte, sarà proprio il sogno comune di Alice e Denis a separarli in maniera improvvisa.

CARLA SALTELLI

Syntechè

Quando la Natura prende il sopravvento e gli umani si ritrovano in un mondo non più loro, governato da creature inumane, tutto cambia. Il primo capitolo della saga di Synteché. ISBN 978-8875171131 € 19,55 pag. 500

ISBN 978-8875171421 € 16,00 pag. 160

LINDA GRAY

RICHARD ROMAGNOLI

La Strada per la Felicità

Ho imparato a Ridere

Storie profondamente personali raccontate con umorismo e candore, sapranno ispirare i lettori ad uno stile di vita incentrato sulla felicità. In questo libro rivela come abbia imparato ad amare ogni giorno e a trattare se stessa con la stessa gentilezza che rivolge agli altri.

Richard racconta il suo percorso personale verso la felicità interiore: un viaggio avvincente, con incontri straordinari con maestri e uomini illuminati.

ISBN 978-8875171643 € 19,00 pag. 300

ISBN 978-8875170981 € 19,00 pag. 192


www.eifis.it

CYNDI DALE

Chiedilo a Cyndi

Cyndi Dale ha fornito consulenze a più di 30.000 persone, aiutandole a condurre una vita felice e appagante. In questo libro condivide storie personali e consigli pratici su come l’intuizione possa aiutarci nella vita. ISBN 978-8875170998 € 19,00 pag. 192

KATIA GIANNINI

Il profumo dell’Anima

Cos’è L’Anima? Il libero arbitrio come condiziona la nostra vita? Sono capace di riconoscere la mia lezione karmica? Le dinamiche che condizionano la nostra vita quanto mi penalizzano? In queste pagine attraverso un dono speciale e particolare, il lettore sarà accompagnato in una lettura profonda dell’Anima, che permette di raccontare come si vive con la capacità di comprendere le paure, l’ansia, il dolore e l’amore delle persone. ISBN 978-8875171650 € 19,00 pag. 280

NIRIA FERRARESE

RAPHAEL GIUSSANI

A te

BASTA

Messaggi d’amore e di speranza per la tua vita. Niria dopo la perdita dell’adorato marito, che rappresentava il suo mondo e con il quale formava un unico Spirito, ha scoperto la capacità di “canalizzare” comunicazioni Angeliche, messaggi di Amore e di Pace dedicati all’Umanità. Un dono che ha deciso di condividere con gli altri.

Il percorso, sanitario e personale, di un uomo che si trova a combattere una battaglia contro una grave malattia, accorgendosi che il nemico piu temibile forse non è il virus che lo ha colpito, ma se stesso.

ISBN 978-8875171292 € 16,00 pag. 144

Io non sono la mia malattia

ISBN 978-8875171681 € 14,90 pag. 96


LORETTA ZANUCCOLI

LORETTA ZANUCCOLI

Chakra

Yoga e Mantra

Quando i Chakra non funzionano correttamente il corpo si ammala perché non riceve sufficiente energia vitale. Chakra è un manuale per la scoperta dei Chakra, con esercizi e meditazioni per respirare al meglio l’Energia dell’universo.

In questo libro di Loretta Zanuccoli, primo di una collana di “Approfondimenti”, impareremo a conoscere il significato dei Mantra ed il loro effetto sul nostro corpo fisico, energetico ed emozionale. Una vera e propria guida per scegliere consapevolmente il Mantra che saprà riempire di Energia la nostra vita!

ISBN 978-8875170554 € 19,00 pag. 160

LORETTA ZANUCCOLI

Meditazioni per il Rilassamento

3 Meditazioni che vi aiuteranno a ritrovare la calma e il rilassamento del corpo e della mente. Il rilassamento è la base su cui si costruisce il proprio percorso di mantenimento o recupero del benessere fisico, psicologico e spirituale. ISBN 978-8875170967 € 19,00 CD + libretto pag. 16

ISBN 978-8875170912 € 11,90 pag. 112

LORETTA ZANUCCOLI

Yoga del Cuore Una nuova meditazione guidata, di facile esecuzione, estremamente potente e con grandi effetti positivi sul benessere del corpo e della mente nonché sull’abbassamento dei livelli di stress. Agisce positivamente sia sul meditante sia sull’ambiente in cui viene eseguita la meditazione. Un modo ottimale per avvicinarsi alla meditazione. ISBN 978-8875171018 € 19,00 CD + libretto pag. 16


www.eifis.it

LORETTA ZANUCCOLI

Ispirazioni

Un testo nuovo ed originale, un libro da meditazione e ispirazione. Frasi che sapranno sprigionare nella vostra vita Energia positiva, sapranno condurvi all’interno di voi stessi, calmando la mente e dissipando lo stress. Un percorso settimanale, che vi accompagnerà durante l’anno verso una trasformazione del corpo, della mente, delle emozioni e dell’Anima.

ELENA BENVENUTI

Migliora la tua vita con la Meditazione Diversi esercizi per meditare e ritrovare in breve tempo benessere interiore e calma che vi aiuteranno a sconfiggere lo stress e l’ansia quotidiani. ISBN 978-8875170622 € 13,90 pag. 88

ISBN 978-8875171001 € 15,90 pag. 112

ELENA BENVENUTI

ELENA BENVENUTI

MindClearing

Meditazione Energizzante

Se non avete mai meditato, se avete bisogno di una tecnica che vi introduca alla vostra pratica meditativa o se vi sentite oppressi dalle preoccupazioni. Questa è la meditazione che fa per voi!

Utilizzate questa meditazione quando avete bisogno di una ricarica energetica, quando vi sentite particolarmente stanchi o quando preventivamente sapete di dover affrontare una giornata di lavoro particolarmente impegnativa.

ISBN 978-8875170684 € 19,00 CD + libretto pag. 16

ISBN 978-8875170134 € 19,00 CD + libretto pag. 16


Pensato, progettato e realizzato in Italia con Amore.

www.eifis.it




Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.