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Il colore nello stile maschile
Perché partire dal colore? Perché sebbene in generale un uomo faccia un minor uso del colore rispetto alla donna, anche per lui impatta notevolmente nella percezione dell’immagine. Quando i colori funzionano, in base alle caratteristiche cromatiche personali e tra di loro, l’80% è fatto!
Nel libro “Neuromarketing, attività cerebrale e comportamenti di acquisto” scritto da colui che è considerato uno dei più eminenti esperti di neuromarketing al mondo, Martin Lindstrom, si legge: “Quando si dà un giudizio subconscio su una persona nell’arco di 90 secondi, fra il 62% e il 90% della valutazione è basata sul solo colore”.
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Parlare dell’uso del colore e di come sceglierli infatti pare una prerogativa esclusivamente femminile: i colori dei capelli, del makeup, dell’abbigliamento e degli accessori. Ma anche gli uomini possono beneficiare dell’uso del colore, a livello fisico, psicologico e comunicativo. Se è vero che una donna ha molti più elementi nel suo look per cui scegliere e abbinare i colori, anche l’uomo può sfruttare il colore in diversi dettagli e accessori per comunicare il proprio stile: cravatta, calze, pochette, bottoni, rifiniture della camicia, sciarpa, cappello, cartella, penna, agenda, orologio e occhiali.
Un uomo che sa usare il colore e non lo evita perché ne ha timore, è un uomo che si conosce bene e non ha paura di esprimere la propria personalità.
Ho visto guardaroba maschili completamente grigi, blu e neri, che
di fatto è una buona base di colori neutri che serve sempre, ma gli “accenti” di colore sono altrettanto importanti nella definizione del proprio stile. Ci sono uomini che hanno fatto dell’uso del colore il loro cavallo di battaglia stilistico: il critico d’arte Philippe Daverio per restare in Italia, oppure Richard Aloisio, direttore artistico del New York Times, il cui profilo Instagram è un’esplosione di colori, creatività ed energia!
L’importanza dell’uso dei colori, del resto, è sempre stata una prerogativa tipicamente Italiana, Lia Luzzatto e Renata Pompas nel loro bellissimo libro “Colori e moda” raccontano che è soprattutto a partire dal Rinascimento, periodo in cui la ricerca dell’armonia raggiunge il suo apice, che la moda Italiana viene riconosciuta come il massimo della raffinatezza, espandendosi in tutta Europa: “il gusto per le policromie fortemente contrastate perdurava nelle feste pubbliche e private, nel corso delle quali i signori e i principi di tutta Europa gareggiavano nel ricercare effetti spettacolari che suscitavano stupore e meraviglia così intensi da essere motivo di lunga fama. (…). Mentre “i non-colori, e in particolare il nero, acquistarono un significato ideologico diverso da una parte all’altra dell’Europa. Mentre nelle corti cattoliche distinsero l’aristocrazia, tra i protestanti assunsero una connotazione antiromana e si resero veicolo visivo dei valori borghesi”. Ma del resto è fin dall’epoca romana che “le capacità tessili e tintorie avevano raggiunto un livello di eccellenza che rimase insuperato fino alla fine dell’Impero”. Le preferenze cromatiche dunque, sostengono Luzzatto e Pompas, sono indice di rango sociale e tribale prima, di appartenenza sociale e nazionale poi. Possiamo proprio dire che il colore è stato, e sarà sempre, uno specchio dei tempi e della società che rappresenta e oggi più che mai un modo di esprimere la propria individualità e il proprio stile.
Tornando ai tempi nostri, in un articolo on-line del Gentleman’s Journal
intitolato “La guida del gentleman su come indossare i colori, da chi ne sa” Alan Flusser, celeberrimo sarto Newyorkese autore di diversi libri sullo stile maschile tra cui il famoso “Dressing the man” (e anche costumista del mitico Gordon Gekko nel film Wall Street), racconta “nel mio ultimo libro dedico un capitolo completo alla relazione tra la carnagione e il colore dell’abbigliamento. (…) Il colore dei vestiti è il secondo baluardo che sostiene l’eleganza di una persona. Insegno che i vestiti dovrebbero guidare l’occhio dello spettatore verso il viso di chi lo indossa, poiché è da lì che comunica. Pertanto, la scelta del colore per gli abiti che circondano il viso è fondamentale per aiutare a guidare l’occhio dell’osservatore in tale direzione, ravvivando anche il tono di pelle di chi lo indossa”. Secondo Flusser è sufficiente che vi rifacciate al naturale contrasto tra pelle, occhi e capelli che avete.
Un contrasto alto (pelle chiara e capelli e occhi scuri) vuole nell’abbigliamento lo stesso grado di contrasto, ad esempio una camicia chiara e una giacca blu scuro; un contrasto medio vuole un abbinamento meno contrastato, ad esempio una camicia chiara e una giacca grigia; un contrasto basso (pelle chiara, occhi e capelli chiari) vuole un outfit tono su tono, ad esempio una camicia chiara e una giacca grigio ghiaccio.
Vedremo questo principio applicato anche nella tecnica che vi spiegherò più avanti per individuare la vostra palette colori di riferimento. Sia Alan Flusser che David Zyla, autore di “Color your style, how to wear your true colors”, sostengono che un buon modo per abbinare i colori è “ripetere” nell’abbigliamento i vostri colori di occhi, capelli e pelle, per creare un piacevole “richiamo” che fa risaltare il viso.
Un esempio: una camicia dello stesso azzurro degli occhi e un maglione dello stesso colore di capelli. Anch’io sono d’accordo che questi richiami aiutino ad enfatizzare i propri colori naturali.
Prima di usare il colore con disinvoltura però, è bene che siate consapevoli di quali colori vi stanno bene, e su questo, ahimè, anche la vostra compagna potrebbe sbagliare nel consigliarvi, perché questo argomento richiede la conoscenza di una tecnica in particolare, che si chiama Armocromia, che permette di stabilire con un buon grado di precisione quale famiglia di colori è più in armonia con le vostre caratteristiche personali. Vediamo come questo metodo può esservi di aiuto nell’individuare la vostra palette di riferimento, che utilizzerete per scegliere e indossare abbigliamento e accessori con estrema facilità e soddisfazione.