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Prefazione

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1 Introduzione

1 Introduzione

Il testo di Franco Canestrari è ben scritto e argomenta in maniera fluida ed esaustiva gli intrecci politici, filosofici, economici, sociali e scientifici che intervengono come un cluster di onde anomale sulla quotidianità del modus vivendi individuale e collettivo, il tutto condito e convergente verso un’unica grande conferma e che accomuna da sempre l’essere umano: LA PAURA. L’immunità e la Sua straordinaria complessità nella comprensione di quei meccanismi, tanto affascinanti quanto misteriosi ancora per la gran parte degli studiosi, può offrire delle risposte che ancora non riusciamo totalmente a cogliere; ma, forse, è più semplice di ciò che pensiamo e la VERITÀ è ed è stata da sempre sotto i nostri occhi. Ogni tanto bisogna avere il coraggio di guardare e cercare oltre la luce del lampione.

-Prof. Mauro Mantovani Biologo e Bio-tecnologo, Membro della British Society for Immunology e Direttore Scientifico della IMBO Academy

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Varcando la soglia dei “settanta”, non accettando il termine di pensionato visto che in latino corrisponde a “pesatura” e quindi mentalmente si rischia di sentirsi di peso, gli invisibili della società, ho pensato bene di scrivere, non per lasciare quei penosi e tristi testamenti spirituali, che spesso di spirituale hanno ben poco, ma affinché le emozioni positive nel trasmettere informazioni utili ai lettori, possano essere utili, con un pizzico di sano egoismo, anche per mantenere giovani i miei neuroni ad alto rischio di estinzione. Un fatto è certo: che la sfida ai neuroni si propone al momento dell’inventarsi un titolo che sia facilmente comprensibile, che racchiuda in sé il pensiero dello scrivente e che sia in grado di stimolare nel lettore emozioni di speranza. Ecco perché avevo pensato in un primo momento, per così dire di getto, alla fantasiosa poetica di Fabrizio De André generando un possibile titolo quale “All’ombra dell’ultimo virus… la replicazione dei memi”.

Questo titolo avrebbe riportato il sottoscritto e molti lettori non più giovani, indietro nel tempo, agli anni ‘70 quando De André sottopose a licenza il brano della sua celebre canzone “All’ombra dell’ultimo sole, si era assopito un pescatore...”, un brano dai tanti significati e interpretazioni, da quelle politiche alle religiose, ma la sua attualità, a mio avviso, sta proprio in quella figura del pescatore, metaforicamente nel nostro caso di anime, sempre più disorientate e afflitte a causa della solitudine e dei tanti dubbi ed incertezze vissute negli ultimi due anni. Al contempo si poteva interpretare come un messaggio di luce e di speranza, nel crepuscolo del virus arrivato chissà da dove, chissà per quale ragione, forse per mandarci un avvertimento che è giunta l’ora di ripensare alla nostra vita nel rispetto del prossimo e dell’intero pianeta, dove a tutte le specie viventi, umani compresi, è stata data l’opportunità di compiere il proprio ciclo vitale. Il virus ci abbandona lasciando nella nostra memoria i ricordi del dolore per la sofferenza, ricordi che come i memi… si sono replicati nelle nostre menti. Poi “spremendo gli affaticati neuroni”, dopo la selezione di una lunga serie di titoli possibili ed il parere di familiari ed amici, sono pervenuto ad un compromesso, com’è la nostra vita! Le pagine che seguono hanno visto la luce dopo una lunga gestazione, per svariati motivi, in primis essendo il sottoscritto un biologo e medico coinvolto nei meandri della scienza, sono obbligato al rispetto dell’etica professionale. Sono tanti altri i motivi che possono aver influito sui tempi di cui sopra, tra i quali l’attenzione ed il rispetto per tutti voi cari

lettori, concordi o meno con le mie affermazioni, la speranza che la lettura del volume possa far insorgere curiosità, e perché no, anche perplessità sempre utili, contrariamente ai dogmi, perché la scienza non è mai verità assoluta, ma tutto è utile nel nostro lungo cammino verso una maggior consapevolezza dei fatti che avvengono lungo l’arco della nostra vita. Sono stato spesso costretto a ritoccare e rivedere quanto in precedenza scritto perché il nostro organismo e gli stessi pensieri sono sempre mutevoli nel tempo, quel ritoccare che usano fare i pittori davanti al quadro che si sta rivelando sotto i colpi di pennello! Alla fine, al momento di inviare il manoscritto alla tipografia per la pubblicazione, emerge fortemente la soddisfazione e l’emozione unitamente alla speranza, che i messaggi prima nascosti tra le righe, poi svelati con la lettura, possano diffondersi grazie al lavoro congiunto e prezioso con l’Editore. Qualcosa di assimilabile ai messaggi nelle bottiglie, un sistema di comunicazione che trasporta una missiva rinchiusa in un contenitore che, abbandonata tra i flutti del mare, galleggerà sino a raggiungere la terraferma, dove il messaggio potrà essere letto da qualcuno. Ecco quindi che anche io nutro speranze se penso che un messaggio sia arrivato a destinazione dopo 37 anni! La stessa cosa si potrebbe dire per i messaggi portati dai piccioni viaggiatori. Ultimo ma non per questo meno importante, anche se un domani si bloccassero i vari sistemi informatici e ciò impedirebbe di leggere gli “e-book”, il cartaceo sarà il vero testimone della storia rispondendo sempre al motto: “verba volant, scripta manent”.

Sono convinto che verrà giorno in cui il fisiologo, il poeta, il filosofo e lo scienziato parleranno un unico linguaggio e s’intenderanno a vicenda Claude Bernard

Come fai a sapere che tutto quello che seguirà non è un sogno? Voi pensate di essere seduti a leggere questo libro, in realtà, potreste essere un cervello disincarnato in un qualche laboratorio, immerso in un recipiente colmo di sostanze nutritive. Al cervello sono collegati degli elettrodi, e uno scienziato pazzo sta immettendo un flusso di impulsi elettrici che simulano esattamente l’esperienza di leggere questo libro! Dagli esperimenti di Penfield sul cervello degli anni Trenta.

Il giuramento di Ippocrate

Di Silvano Tagliagambe

Lo sviluppo del riduzionismo scientifico e del fisicalismo ha portato nel pensiero moderno a negare il ruolo della soggettività nella scienza medica e considerare la coscienza come mero epifenomeno dei circuiti cerebrali, un problema di cruciale importanza che deve essere riconsiderato dalle fondamenta, perché alla base della visione dell’uomo, del mondo, della scienza e della definizione di cosa e come la medicina debba investigare. Questo aspetto emerge con chiarezza dal confronto tra la versione greca originaria del giuramento di Ippocrate e quelle moderne, in particolare la versione italiana del 1998, quella deliberata dalla Federazione nazionale degli ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri nel marzo 2007, quella approvata nella riunione del Comitato Centrale della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, tenutosi a Bari il 13 giugno 2014 e quella inglese, scritta nel 1964 da Louis Lasagna, Decano del Corpo accademico della Scuola di Medicina della

Tufts University, e tuttora adottata in molte scuole di medicina4 . Il Giuramento antico dice testualmente:

“Giuro per Apollo medico e Asclepio e Igea e Panacea e per gli dei tutti e per tutte le dee, chiamandoli a testimoni, che eseguirò, secondo le forze e il mio giudizio, questo giuramento e questo impegno scritto: di stimare il mio maestro di questa arte come mio padre e di vivere insieme a lui e di soccorrerlo se ha bisogno e che considererò i suoi figli come fratelli e insegnerò quest’arte, se essi desiderano apprenderla; di rendere partecipi dei precetti e degli insegnamenti orali e di ogni altra dottrina i miei figli e i figli del mio maestro e gli allievi legati da un contratto e vincolati dal giuramento del medico, ma nessun altro. Regolerò il tenore di vita per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio, mi asterrò dal recar danno e offesa. Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, ne suggerirò un tale consiglio; similmente a nessuna donna io darò un medicinale abortivo. Con innocenza e purezza io custodirò la mia vita e la mia arte. Non opererò coloro che soffrono del male della pietra, ma mi rivolgerò a coloro che sono esperti di questa attività. In qualsiasi casa andrò, io vi entrerò per il sollievo dei

4 - Per il confronto analitico tra tutte queste versioni si veda E. Facco, S. Tagliagambe, Ritornare a Ippocrate. Riflessioni sulla medicina di oggi, Mondadori, Milano 2020, in particolare il cap. 2 “Un confronto rivelatore”.

malati, e mi asterrò da ogni offesa e danno volontario, e fra l’altro da ogni azione corruttrice sul corpo delle donne e degli uomini, liberi e schiavi. Ciò che io possa vedere o sentire durante il mio esercizio o anche fuori dell’esercizio sulla vita degli uomini, tacerò ciò che non è necessario sia divulgato, ritenendo come un segreto cose simili. E a me, dunque, che adempio un tale giuramento e non lo calpesto, sia concesso di godere della vita e dell’arte, onorato dagli uomini tutti per sempre; mi accada il contrario se lo violo e se spergiuro”.

L’aspetto rilevante che lo caratterizza, via via attenuato fino a scomparire nelle versioni contemporanee, è il riferimento alla relazione maestro/discepolo e quindi all’importanza cruciale del rapporto formativo, con l’esplicito rispetto per la figura del maestro e la sapienza di cui è depositario, che egli è obbligato a trasmettere, e l’implicito richiamo al dovere di riconoscenza dell’allievo. Altro elemento di rilievo che caratterizza il testo originario è condensato nel nesso indissolubile tra vita e arte contenuto nel voto “Con innocenza e purezza io custodirò la mia vita e la mia arte”: esso indica uno stretto legame tra la conoscenza e il sapere, tra ciò che si è acquisito dal maestro e dai libri e l’esperienza diretta, attraverso la quale occorre obbligatoriamente passare non solo per diventare davvero capaci di esercitare la professione, ma anche per coniugare ciò che si dice al paziente e i consigli a lui

Come noto, la terra è in continua trasformazione da 4,5 miliardi di anni a questa parte per assestamenti geologici, meteoriti, vulcani e quant’altro, e le stesse specie viventi ne hanno subito gli effetti come è avvenuto più tardivamente, si fa per dire, e cioè milioni di anni fa, nel Cretaceo-Paleocene, con l’estinzione di molte specie faunistiche come l’esempio classico dei dinosauri. Poi, in tempi relativamente recenti, qualche migliaio di anni fa, siamo arrivati noi ed in poco tempo abbiamo creato una nuova epoca geologica definita Antropocene, della quale è stato già scritto tanto, vedi anche il volume molto completo scritto da due autorevoli scienziati che ci raccontano dell’azione umana sul sistema Terra e delle sue ripercussioni sull’ambiente e sui modi in cui viviamo (S. Lewis e M. Maslin - Le Scienze - Frontiere 2020). Purtroppo, essendo noi umani una specie a vita relativamente breve, non potendo rimanere osservatori di fenomeni che si protraggono nel tempo per capire se la nostra arroganza nel voler dominare la natura sia predominante e determinante in maniera positiva o negativa sul futuro del pianeta terra, possiamo limitarci a fare previsioni e proiezioni. Certo è che, per quello che abbiamo constatato fino ad oggi, è veramente difficile essere ottimisti in considerazione del fatto che stiamo assistendo in maniera ininterrotta nel tempo ad una distruzione sistematica di ecosistemi naturali che avevano resistito fino al nostro avvento, siamo una specie a crescita numerica esponenziale anche se altamente disomogenea per qualità e tenore di vita, incapace di percepire i messaggi che la natura ci invia, irrispettosa verso

il senso della vita ed il suo valore tanto da essere stati quasi sempre in guerra tra noi e vorrei concludere con una frase del premio Nobel per la Medicina Kary Mullis già riportata nel precedente volume “siamo un sottile strato di muschio su un masso voluminoso... siamo un piccolo fenomeno biologico che produce parole, pensieri e bambini... non arriviamo neanche a solleticare la piante dei piedi del pianeta... ed io aggiungerei eppure siamo tra tutte le specie viventi in grado di causare i maggiori danni!”. Proprio nell’Antropocene l’uomo è più vulnerabile che mai. A tal proposito di seguito riporto una frase di Byung-Chul Han, filosofo coreano, professore di Filosofia e Studi Culturali presso la Universitàt der Kunste di Berlino, autore di libri tradotti in diverse lingue nel suo ultimo volume (ByungChul Han: La società senza dolore. Perché abbiamo bandito la sofferenza dalle nostre vite - Einaudi Editore 2021):

“La violenza che l’uomo infligge alla natura si ripercuote su di lui con foga ancora maggiore”.

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