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Il Cavallo e l’Arma dei Carabinieri la battaglia di Pastrengo
DI GIUSEPPE FRASCAROLI www.giuseppefrascaroliart.com
Come già ricordato nel precedente numero de: “Il Cavallo Libero”, con l’atto d’istituzione del Corpo dei Carabinieri Reali da parte del re di Sardegna Vittorio Emanuele I nel 1814, quando il sovrano si trovò ad affrontare l’opera di restaurazione della monarchia Sabauda in Piemonte, veniva stabilita la duplice esistenza di militari a piedi e militari a cavallo; questi ultimi erano deputati a rispondere a tutte le possibili esigenze d’impiego caratterizzate da celerità o da svolgersi in luoghi a distanze notevoli dal luogo di stanza.
Sempre nel numero precedente ho esaminato, seppur brevemente, la Battaglia di Grenoble. Non posso quindi esimermi di fare un breve articolo sulla battaglia di Pastrengo, un episodio sicuramente tra i più drammatici e gloriosi della Prima guerra d’indipendenza, con particolare riguardo alla famosa carica di cavalleria del 30 aprile 1848, facendo un commento su un dipinto del pittore Sebastiano De Abertis (nato a Milano nel 1828, ivi deceduto nel 1897): la “Carica dei Carabinieri a Pastrengo”. La battaglia in esame è stata compiuta dai tre “Squadroni da Guerra” del Corpo dei Carabinieri Reali, della forza complessiva di 280 uomini montati, al comando del maggiore Alessandro Negri di Sanfront, preposti alla scorta e difesa personale del Re Carlo Alberto di Savoia. Il primo squadrone era al comando del capitano Carlo Augusto Brunetta d’Usseaux; il secondo al comando del capitano Luigi Incisa di Camerana e il terzo del capitano Angelo Bernardino Morelli di Popolo.
Il 30 aprile 1848, nelle vicinanze di Pastrengo, lo stesso re Carlo Alberto, portatosi tra la brigata Cuneo e la brigata Piemonte, partecipò personalmente e con il suo seguito all’impetuosa carica dei carabinieri a cavallo, condotta valorosamente dal maggiore Alessandro Negri di Sanfront con i tre squadroni di Carabinieri Reali.
È stato un momento delicato per le sorti della battaglia e per la stessa incolumità del Re. La carica valse a rompere la linea nemica, composta da due battaglioni austriaci che furono costretti a ripiegare verso Pescantina e Ponton e farà guadagnare alla bandiera all’Arma la prima Medaglia d’Argento al Valor Militare. Ancora oggi, con grande abilità e perizia, l’episodio viene rievocato dal Gruppo squadroni del 4° Reggimento carabinieri a cavallo al termine della cerimonia del loro Carosello storico, con una travolgente carica messa in risalto dallo splendore delle sciabole sguainate e dai colori blu e rosso dell’uniforme storica dei carabinieri.
Una rievocazione della carica di Pastrengo è stata raffigurata, come prima accennato, in una bellissima opera di Sebastiano De Abertis specializzato in una pittura a carattere patriottico, di forte valenza civile.
La “Carica dei Carabinieri a Pastrengo” è un olio su tela di cm 189 x 370, che De Albertis ha realizzato nel 1880 ed è conservata nel Museo storico dell’Arma dei Carabinieri di Roma.
Il terreno che trema, le pietre che balzano sotto gli zoccoli, il polverone, i nitriti furiosi e l’urlo di guerra dei Reali Carabinieri: «Savoia!».
L’illusione, guardando la grande composizione pittorica di Sebastiano De Albertis, è completa, totale.
Al centro della tela, rischiarato da un raggio di sole quasi soprannaturale, il comandante dello squadrone, sul suo cavallo bianco e la sciabola sguainata, si volge alzando la spada, incitando all’assalto i suoi soldati che si slanciano arditamente alla carica, con lo sguardo attento rivolto verso il nemico.
Solo un artista che avesse conosciuto di persona il campo di battaglia avrebbe potuto rendere immortale la Carica di Pastrengo, il mito dei miti dell’eroismo risorgimentale.
La battaglia viene descritta da De Albertis con dovizia di particolari, sia nella resa dell’azione militare che nella definizione di ogni singolo personaggio. Dai volti dei giovani soldati traspare la loro adesione all’ideale unitario: il pittore rende con fedeltà quei momenti di concitazione, restituendo alla storia le singole vicende umane. Di quei cavalli – scrisse Giovanni Robustelli nel 1881 in “Passeggiate ricreatrici nell’Italia artistica” riferendosi al dipinto tratto dal bozzetto – vedi il fumo delle narici, senti lo scalpitio sonoro, incontri la fiamma degli occhi, tocchi il sudore del fianco percosso.
Realismo ed enfasi si fondono nel dipinto di De Albertis con equilibrio, restituendo un’immagine commovente e veritiera dell’evento.