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SAFARI NELLA PLASTICA?

UNA GRANDE MINACCIA PER TUTTI GLI ECOSISTEMI E COSA SI PUÒ FARE PER RIMEDIARE

DI SABRINA COLOMBO

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IL LAVORO DEL RANGER IN SUDAFRICA Vivendo in Sudafrica e lavorando come Ranger, ho la fortuna di vivere in mezzo alla natura ed esplorarne le sue bellezze di continuo, osservando i comportamenti degli animali, raccogliendo dati, lavorando per preservare gli ecosistemi ed educando le persone sulla necessita’ di vivere in maniera sostenibile, per il nostro futuro. Il mio lavoro, mi porta di conseguenza a notare l’evoluzione degli ecosistemi e lo spazio a disposizione per la natura nel tempo. Nel bene e nel male.

A Dicembre 2020 mi sono recata al Parco Nazionale Kruger per un paio di giorni, alloggiando nel campeggio in uno dei campi designati nel parco. Avendo deciso all’ultimo minuto, non avevo nemmeno portato la tenda, dormendo cosi sul retro del fuoristrada...guardando le stelle. La zanzariera era la mia unica barriera con il mondo esterno. Dormire nel bush ha dell’incredibile, in quanto nonostante sia notte, la savana e’ popolata dagli animali notturni, ognuno con un richiamo diverso. Così, spesso, si ha il privilegio di sentire leoni, leopardi, iene, ippopotami, gufi etc...il cui richiamo si fa padrone nelle notti Africane.

Le visite al Parco Kruger sono sempre suggestive, in quanto si possono vedere i famosi Big 5 (leoni, leopardi, elefanti, rinoceronti e bufali), ma non solo! Con la sua superficie di due milioni di ettari, il parco Kruger ospita diversi eco-sistemi, animali selvatici e vegetazione molto variegati. Il Covid ha portato ingenti cambiamenti a livello mondiale, incluso al parco Kruger e a tutte le riserve Africane. Non per quanto riguarda gli animali, che continuano la loro vita imperterriti, come nulla fosse, in quanto non sono “scalfiti” dalla pandemia. Mi riferisco piuttosto all’afflusso di visitatori e ai pro e contro di questa situazione.

Guidare in un parco solitamente piuttosto affollato e vedendo pochissime persone, godendosi il parco “tutto per se”, e’ molto gratificante. Il lato negativo, però, è che per colpa del covid, il parco e tutte le riserve naturali godono di entrate economiche minori e quindi coprire i costi, pagare gli stipendi dei ranger, dei team anti-bracconaggio e di gestione generale, diventa molto difficile, se non impossibile. Per non parlare dell’inquinamento derivante da mascherine usa e getta, bottigliette dei gel disinfettanti e delle solite bottiglie in plastica, sigarette, sacchi in plastica, contenitori take-away etc... E’ alquanto preoccupante come nonostante ci siano poche auto in giro nel parco, la spazzatura non diminuisca, poiché gettata dai finestrini da persone poco responsabili, “rubata e sparsa” da animali curiosi dall’odore di cibo intriso nei pacchetti (mi riferisco soprattutto a scimmie e babbuini) oppure trasportata da fiumi e torrenti per chissà quanti chilometri, arrivando anche in zone inaspettate e remote.

Mentre guidavo dentro al parco, mi sono fermata ad osservare un gruppo di babbuini nel fiume sottostante al ponte dove avevo parcheggiato. Soltanto in pochi posti del Kruger, è consentito scendere dall’auto (per ovvie ragioni di sicurezza) e sui ponti, in zone delimitate, è possibile sgranchirsi le gambe e guardarsi intorno per individuare ippopotami, coccodrilli, uccellini e altri animali, godendo di una posizione sopraelevata. I babbuini sono sempre divertenti da osservare, in quanto sono sempre presi in qualche attività; quel giorno, mentre ero sul ponte, osservavo un gruppo abbastanza numeroso; alcuni giocavano, altri si spulciavano, bevevano, allattavano il piccolo o semplicemente, contemplavano il paesaggio alla ricerca di potenziali pericoli. Dopo qualche minuto però qualcosa di anomalo ha attirato la mia attenzione: alcuni babbuini giovani, stavano giocando e “assaporando” delle bottiglie e contenitori di plastica, che il fiume aveva trascinato con se da chissà quale paese o città e a quale distanza. Erano evidentemente contenitori vissuti, non gettati di recente. Vedere plastica in un parco naturale, e soprattutto l’idea che gli animali, mangiandola, possano sopperire (purtroppo capita spesso in quanto sentendo l’odore di cibo pensano sia commestibile) è destabilizzante. La decisione di documentare questo momento attraverso foto e video, fu immediato. La possibilità di educare persone attraverso immagini forti, mostrando gli effetti delle nostre azioni quotidiane svolte spesso con automatismi in quanto troppo presi da giornate frenetiche, ha acceso in me la speranza di poter fare ancor più la differenza, raggiungendo un audience più ampio.

Foto di Sabrina Colombo

L’educazione alla conservazione e alla sostenibilità ambientale, nel mio lavoro di Ranger, è un punto saliente. Ognuno di noi, ovunque si trovi nel mondo, ha una responsabilità verso il nostro pianeta, che è la nostra casa. Ogni nostra azione ha un “effetto farfalla”. Non importa dove ci troviamo: ogni nostra scelta ha un impatto sulla catena alimentare, di produzione, di scarto, sugli ecosistemi terrestri e marini. Senza un ambiente in equilibrio, non possiamo pensare a un futuro rigoglioso, sia per noi umani, sia per gli animali che tanto amiamo. L’urbanizzazione, la sovrapopolazione umana, il disboscamento, le piantagioni, l’agricoltura, le miniere, gli sprechi e il bracconaggio sono le cause più grandi di perdita di habitat per gli animali e che condurranno, se non si troverà un modo per cambiare questo trend in crescita, all’estinzione di tutte le specie. La natura funziona in un sottile equilibrio, e quando per esempio un insetto diventa estinto in quanto i pesticidi dei campi agricoli lo sterminano, questo avrà un impatto sugli uccellini, sui predatori e sulla vegetazione stessa. Non si possono spezzare le catene naturali, poiché in questo modo anche gli equilibri vengono a mancare.

Foto di Sabrina Colombo

Vivere in modo sostenibile è più semplice di quanto si pensi, con un po’ di buona volontà..! La natura ci insegna che si ha bisogno del minimo indispensabile per vivere ed essere felici. Gli animali non saranno mai di fretta, non avranno mai un telefonino o internet, usano solo ciò di cui hanno veramente bisogno (cibo e acqua) e non inquinano.

Il mondo frenetico in cui viviamo, ha portato la società a dimenticarsi delle piccole cose, degli oggetti destinati a durare nel tempo, dei valori da trasmettere e del tempo di qualità passato con i propri cari. Tutto ciò ha solo dato beneficio al consumismo sfrenato promosso da marketing incessante che ha il compito di convicere le persone a comprare di tutto e di più, a colmare vuoti esistenziali con shopping compulsivo, a prediligere l’apparenza alla sostanza, a promuovere le comodità perchè “non si ha mai tempo di...” Una scusa per continuare a beneficiare di questo circolo vizioso che sta portando a danni irreparabili per il nostro amato pianeta.

Foto di Sabrina Colombo

Vivere in modo sostenibile è davvero semplice, e ognuno di noi lo puo’ fare, iniziando da cose basiche per poi evolversi sempre di più. Il fatto di sentirsi utili per il pianeta e fare del bene, rende questo stile di vita davvero gratificante e genera una volontà di fare sempre di più, nonostante delle volte implichi dei piccoli sacrifici e rinunce. Il Pianeta Terra è la nostra casa, e senza di esso non avremo una casa, una famiglia e tutte le risorse naturali limitate che ci dona. Ho acquistato sempre più consapevolezza riguardo la sostenibilità ambientale lavorando come Ranger a LEO Africa, inSudafrica (www.leoafrica.org) promuovendo, adottando, insegnando e fornendo esempi pratici su come adottare uno stile di vita più sostenibile e in linea con le esigenze del pianeta, unitamente a lavorare in prima linea per la conservazione dell’ambiente e il monitoraggio della fauna selvatica.

Qualche dato sulla plastica...

La plastica rappresenta un grandissimo problema per l’inquinamento ambientale. La produzione mondiale di plastica è passata dai 15 milioni del 1964 agli oltre 310 milioni attuali. Ogni anno almeno 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani del mondo e, ad oggi, si stima che via siano più di 150 milioni di tonnellate di plastica negli oceani. Se non ci sarà un’inversione del trend, gli scienziati hanno ipotizzato che entro il 2050 avremo piu’ plastica che pesci negli oceani... Dagli anni Cinquanta del secolo scorso, con l’avvio della grande diffusione dell’utilizzo della plastica, abbiamo prodotto 8,3 miliardi di tonnellate di plastica, buttandone in natura circa 6,3 miliardi (e come se ogni abitante della Terra trascinasse con se circa una tonnellata di plastica). Il 79% di questa plastica è finita appunto nelle discariche e in tutti gli ambienti naturali, il 12% è stato incenerito e solo il 9% riciclato. La plastica si trova ormai ovunque: se ne sono trovate tracce nei ghiacci, nelle grandi fosse marine, fino a 10 km di profondità (fossa delle Marianne) e non è un caso che gli studiosi che stanno studiando l’individuazione di un nuovo periodo geologico della storia della Terra, definito appunto Antropocene (a dimostrazione della pervasività dell’intervento e della pressione umana su tutti i sistemi naturali del Pianeta ), stanno analizzando la plastica come un “tecno fossile” capace di essere presente nelle stratificazioni geologiche, mentre nelle isole Hawaii sono state individuate rocce definite plastiglomerato perché la plastica è presente e inserita nel loro interno. Anche il Mediterraneo sta diventando una “zuppa” di plastica. Si stima che un chilometro quadrato nei mari italiani ne contenga in superficie fino a 10 chilogrammi in particolare nel Tirreno settentrionale, tra Corsica e Sardegna, attorno alla Sardegna, la Sicilia e le coste pugliesi si stimano almeno 2 kg. Si tratta di valori che superano quelli della famosa isola di plastica presente nel vortice del Pacifico settentrionale, dove in un’area di circa un milione di km quadrati la densità delle microplastiche è di circa 335.000 ogni kmq. Nel Mediterraneo questa cifra giungerebbe a 1,25 milioni. Sacchetti e bottiglie sono alcuni dei prodotti all’origine di questo drammatico fenomeno. [fonte dei dati WWF]

Iniziando dalle piccole cose, si può fare la differenza. Ad esempio, impegnandosi a “cancellare” o per lo meno ridurre al minimo dalle nostre abitudini la plastica monouso (bottigliette di plastica, sacchetti in plastica, cannucce, contenitori usa e getta) e comprare solo ciò di cui si ha veramente bisogno (possibilmente anche di seconda mano) è un primo passo veramente facile e necessario verso la sostenibilità. Iniziai cambiando le mie abitudini poco a poco. Ora, unitamente a vivere senza usare plastica usa e getta al massimo del mio impegno, ho modificato sempre più abitudini, prediligendo materiali alternativi alla plastica. La cosa entusiasmante è che ormai sono talmente abituata a vivere con questi piccoli accorgimenti, che per me sono diventati la normalità. E se ce la faccio io, ce la può fare chiunque!

Per poter accogliere questo pensiero, come tutti gli altri, è importante avere una mentalità aperta e non essere prevenuti. Spesso si pensa che cucinare qualcosa richieda troppo tempo, o cercare un filtro per l’acqua sia troppo difficile etc e ci si arrende. Grazie a internet oggi è possibile trovare di tutto online, stando ovviamente attenti all’etica delle compagnie scelte, al packaging del prodotto e della spedizione. Uso spesso internet per cercare idee e soluzioni, e poi guardo a livello locale se sono disponibili, sostenendo anche i business piccoli e a “Km zero”, che preferisco alle grandi multinazionali. Ovviamente è consigliabile acquistare solo ciò di cui si ha veramente bisogno per evitare di cadere nel consumismo “plastic free”. Per esempio, se si è già in possesso di una borraccia di plastica riutilizzabile, è bene usarla finché non sia necessario l’acquisto di una nuova e cosi via per tutti gli altri oggetti della quotidianità.

Luglio è il mese dedicato allo stile di vita senza plastica da diversi anni, grazie all’iniziativa promossa da Plastic Free July.

Registrandosi gratis sul sito, si può prendere un impegno per iniziare il percorso “verso la sostenibilità”. Iniziata qualche anno fa, questa iniziativa ogni anno coivolge milioni di persone e i risultati sono davvero ammirevoli!

Foto di Sabrina Colombo

Per saperne di piu, consiglio di

visitare il sito: www.plasticfreejuly.com

Il nostro pianeta, e’ la nostra casa e ci supporta quotidianamente. Prendercene cura e’ una nostra responsabilita’. Lui ci ricompensera’ donandoci la vita..!

Alcuni siti dove poter prendere spunti pratici o acquistare prodotti senza plastica

https://www.negozioleggero.it/ - Negozio a peso, completamente senza plastica! www.lessplastic.co.uk – consigli su come vivere senza plastica www.plasticfreejuly.com – Ogni anno a Luglio, questa iniziativa è un modo per introdurre le persone a vivere senza plastica, prendendo un impegno, dal piu’ piccolo al più impegnativo, iniziando proprio con il mese di Luglio. www.sabrinacolombophotography.com – Consigli pratici su come vivere senza plastica, storie di conservazione e fotografia www.leoafrica.org – Programma di volontariato dedicato alla conservazione, monitoraggio della fauna selvatica e sostenibilità ambientale, Sudafrica https://www.falacosagiusta.org/2020/campagna-zero-waste-luglio-senza-plastica/

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