Single ma non sola

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Lisa Rosso, Single ma non Sola © 2011 by Lisa Rosso © 2011 by Enjoy Edizioni Enjoy Edizioni Srl Strada Comunale Corti, 56 31100 – Treviso (TV) – IT www.enjoyedizioni.it Redazione, grafica e impaginazione: Mirko Visentin per Spazio Sputnik | www.spaziosputnik.it Prima edizione agosto 2011 Tutti i diritti riservati – All rights reserved ISBN: 978-88-96900-02-4




A Maela, Francesca, Giada, Valentina, Martanza, ringraziandole per la loro amicizia.



Prefazione

Credo che sarei dovuta nascere uomo. Se fossi nata uomo, di certo a cena nessuno si sarebbe mai perso i miei spunti di discussione per fissarmi le tette. Sarà forse per questo che mi son data alla scrittura, per acquisire una credibilità che tra capelli biondi e quarta di reggiseno, inizialmente tendo a non riscuotere. 
 Da ragazzina ero brutta, a dire il vero non mi si filava proprio nessuno; io ero quella che, se al gioco della bottiglia risultavo la prescelta, il ragazzo di turno supplicava di ripetere il giro, sostenendo un improbabile difetto della bottiglia. 
Così, mentre le mie compagne portavano il reggiseno e sfoggiavano diari con nomi depennati di compagni di classe a cui avevano già rubato baci e promesse di vita assieme, io me ne stavo piallata in bolla nella zona pettorale, che a quell’età è la principale causa di esclusione dalla vita sociale, nonché a quota doppio zero sul tema “maschi”. 
Sì certo, avevo visto accidentalmente un documentario sulla riproduzione degli elefanti e ne ero rimasta sconvolta, e tutto ciò che sapevo del sesso l’avevo imparato da Beautiful: credo che tutto ciò abbia 
creato più scompensi che fatto chiarezza. 
 Il primo ragazzo a cui dissi “Ti amo” – seguendo il 7


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consiglio di mia sorella che all’epoca chiaramente non mi voleva bene – si dette alla fuga, terminata chiudendosi a chiave nel bagno dei bambini. Ero all’asilo. Non nascondo che inizialmente è stata dura comprendere, ma poi ho realizzato che quella mia esperienza, per quanto fossi ancora piccola, era già uno spaccato della vita adulta. 
 Non dissi più “Ti amo” a nessuno, almeno non per prima: alla soglia dei 30 anni, ho ancora il dubbio che qualcuno possa spaventarsi e chiudersi nel primo cesso a portata di mano. Son parole importanti e io, segnata da un’infanzia da cozza, credo di esser cresciuta con un’avversione preoccupante verso il romanticismo, quei vincoli e quelle cose che in genere 
fanno gli innamorati: schiacciarsi i foruncoli a vicenda tipo, baciarsi in auto mentre il semaforo è rosso e accorgersi che è verde dopo che quella dietro ci dà un paio di volte di clacson, le telefonate con le vocine da bambini, quella strana sindrome che fa sì che due si mettano assieme e diano nomignoli a qualsiasi cosa, le vacanze in villaggio, i Monclair taroccati uguali lui&lei, 
il bacio del buongiorno prima di lavarsi i denti e il dover far finta che il proprio partner sappia di acqua di rose anziché di discarica abusiva, o corsi di salsa e merengue così... per far qualcosa assieme.

 L’amore a me non sortisce quello strano effetto per cui stravolgi 
tutti i punti di vista. Oh sì, lo so, ora anche voi cari lettori – come già stanno facendo i miei genitori – anche voi mi starete già proiettando nel futuro, sessantenne gobba per il peso del seno, permanente 8


PREFAZIONE

azzurro cielo, camicia leopardata, rigorosamente zitella con cagnolino da passeggio. 
 Tra l’altro, alla fine ho capito che parte della colpa della mia 
situazione amorosa si deve assolutamente attribuire anche a Leonardo Di Caprio. Notate bene, in tutti i suoi film che raccontano grandi amori, lui muore. E se per rendere un amore un Grande Amore uno dei due deve lasciarci le penne, allora 
preferisco delle profonde amicizie, ecco, qualcosa di più sobrio che non vada a minacciare l’esistenza a nessuno dei due, e se per questo non vivrò mai la scena in poppa al Titanic, me ne farò una ragione! 
 Dopotutto ognuna ha i suoi punti di forza e io è nell’amicizia che do il meglio. Le amiche poi, almeno le mie, vi assicuro, sono molto più impegnative di qualsiasi fidanzato, perché loro son donne, e come tali hanno sempre bisogno di solidarietà femminile. 
Mentre un fidanzato lo accontenti sessualmente e poi lo puoi abbandonare lì, che per qualche giorno è sistemato e contento, le amiche hanno sempre bisogno di te, giorno e notte, con le richieste più disparate. Qualche giorno fa Miriam, ad un aperitivo, mi ha chiesto se potevo raggiungerla con un paio di mutande; sono prontamente volata in suo soccorso, ma ho preferito non venire a conoscenza dei particolari inerenti allo smarrimento delle sue. Viviana quando è in chat con qualche ragazzo che le piace, non 
gli risponde se prima io non approvo le risposte. Erica prima di uscire con qualche uomo mi manda la foto dei possibili outfit, affinché io approvi il migliore. 
Tutto ciò per dirvi che le amiche sanno come farti sen9


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tire 
importante, mentre un fidanzato l’unico momento in cui ci fa sentire indispensabili è quando ha fame e richiede la nostra presenza ai fornelli.
 E comunque io al Dolce forno, già da piccola, preferivo la Barbie, e queste son vocazioni inconfutabili!
 Così mi ritrovo single... single sì, ma mai sola!

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Eterno femminino

• La femminilità La donna non va snaturata, ogni donna dev’essere esattamente ciò che si sente d’essere, senza dover per forza diventare il clone di qualcuno. E insomma, a fingersi delle vamp quando non lo si è, si può rischiare di sembrar ridicole, come quelle che girano con gli stivali bianchi solo perché credono sia di moda. E pure noi ragazze, che ci fumiamo lo stipendio in borse, scarpe e vestiti, che se non siamo depilate non riusciamo a prender sonno, allergiche alla ricrescita nei capelli, che il primo tacco 8 ce lo siam comprate a 16 anni con la paghetta, che abbiamo talmente tanta biancheria intima da far invidia alla Marini... non crediate, spesso e volentieri ci dimentichiamo della nostra femminilità, soprattutto quando si tratta di ridere, far ridere e divertirci! Mentre altre volte veniamo etichettate come snob solo perché in certe occasioni – tipo vedere la partita di pallone o ai picnic di Pasquetta – siamo quelle che non rinunciano al tacco, al vestitino, allo smalto, al tiraggio per farla breve. Noi le ultime ad esser scelte nel formare le squadre di pallavolo lo siamo sempre state, ma non ce n’è mai fregato più di tanto. Outing a parte, la femminilità non è questo, la femminilità non sta solo nel trucco, nella borsa, non si limita all’apparenza: la femminilità è qualcosa che è dentro di 13


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noi, è un modo di essere, è l’essere donna in tutti i suoi termini, è la nostra essenza. Come possiamo limitarci a pensare che sia solo qualcosa di materiale? La seduzione è un’arte, si raggiunge con la consapevolezza della propria sensualità e con la maturità di distinguere i propri limiti dai propri punti di forza. Con questo non sto dicendo di trasformarci in donne scialbe, sicuramente è bello vedere una ragazza curata, ma attenzione a non confondere o a interpretare male questa condizione. Curata non significa super truccata, super eccentrica, super abbinata; curata significa saper voler bene al proprio corpo, saper scegliere quello che è più giusto per noi, ma soprattutto saper lasciare intatta la nostra personalità. La verità è che ogni donna è interessante per qualcosa di diverso; cerchiamo di non omologare anche le nostre caratteristiche: sarebbe una vera perdita per gli altri ma soprattutto per noi!

• Piacersi Sì, penso sì sia capito, noi donne di tutti i giorni ci piacciamo. Oddio non ci consideriamo nemmeno lontanamente paragonabili alle modelle da camminata arrogante sulla passerella, noi a stento camminiamo in modo decente sotto i portici, da considerare anche il fattore “cacche dei cani agli angoli” che ci vede spesso protagoniste, noi siamo di quelle che ci si incastra il tacco nella 14


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grata e che per farlo venir via siamo costrette a metterci a 90 gradi e tirare tirare tirare. Il fatto è che una donna è come il pianeta terra: soggetta a cambiamenti geologici a causa di cataclismi. Per noi i cataclismi sono il mestruo che ci fa venire pelle grassa e brufoli, e hai voglia a fare uso spropositato di Topexan, certe cose sono come i parenti... ti arrendi a conviverci! È la stitichezza che ci gonfia la zona addominale che poi stramente pure se visiti la zona bagno, alla fine sei proprietaria senza possibilità di recesso di un fantastico salvagente di due chili che circumnaviga i fianchi, per cui tu non avevi di certo fatto la raccolta punti, e che tuo marito per quieto vivere ama definire “maniglie antipanico dell’ammore”, ma che tu sai essere tremendi apostrofi di carne in esubero. È la sudorazione eccessiva che deriva dalla nostra altrettanto eccessiva emotività, sì noi siamo sensibili, arrossiamo per timidezza, la nostra parte interiore così fragile ci sorprende, e se ci piace un uomo che per sbaglio ci rivolge la parola, difficilmente riusciamo a esternare una frase interessante senza trovarci con l’ascella pezzata, la goccia di panico sotto al naso che viene inglobata dal baffetto sopra il labbro, e una figura di merda da portare a casa. In questa occasione l’unica cosa che ci salva è che un uomo, pur di trombare, non sta tanto nemmeno ad ascoltare quel che noi si dice, e della nostra ascella gliene frega una cippa. Poi abbiamo tutti i cataclismi della pelle in zona B, la cellulite però sappiatelo fa parte di noi come le ovaie, le braccia, le falangi, le unghie, è che a scuola durante la lezione «Il corpo umano» non la spiegano, lei c’è nel 15


single ma non sola DNA di tutte le donne. E poi la forza di gravità risparmia solo la Ventura e la Santarelli, ma è importante capire che continuare a paragonarsi alla Barbie di plastica, dopo una certa età rasenta la patologia. Sì, piacersi è difficile, vedere la perfezione in tutte tranne che in se stesse è prerogativa di qualunque proprietaria di ovaie. Così se fossi patetica, per darvi il solito convenevole consiglio vi direi di coltivare il vostro interno visto che l’esterno non vi dà gioia, ma so che mi sfanculereste tutte: quella di coltivare l’interno è una gran cazzata! Quindi opto per un più affettuoso consiglio di rito che dice: “Non paragonatevi, siate uniche nella vostra persona, curatevi sempre, non uscite con la pinza da parrucchiera tra i capelli, non abbiate paura del fondotinta (non morde!), farsi una lampada non è perseguibile penalmente, il mascara non è come la masturbazione (non vi rende cieche), al posto di pillole velocizza metabolismo by l’ultima trovata di marketing virale prendetevi cura del vostro sorriso (lo sbiancamento funziona e non è tossico), e fidatevi: il tacco 10 mica è causa di vertigini! A volte spendere dei soldi per un paio di jeans decenti potrebbe cambiarvi la vita, e visto che hanno inventato il push-up, perché lasciarlo nello scaffale, col rischio cedimento dei vostri due tesori?”. Ecco, in quanto donne piacersi è utopia, ma migliorarsi, attraverso piccoli accorgimenti, è un obbligo che dobbiamo a noi stesse, e che fa vivere meglio... l’importante è non prendersi mai sul serio!

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• Figa a tutti i costi No dico, la gente qui pensa che esser la cosiddetta “figaa-tutti-i-costi” sia facile. Nessuno si immagina l’estenuante lavoro che c’è dietro, la preparazione, l’organizzazione, manco si trattasse della Festa dell’Unità! La figa-a-tutti-i-costi innanzitutto deve essere figa sempre... anche al mattino quando si sveglia, quindi deve dare di sé l’immagine di perfezione che tutti si aspettano da lei. Quindi un leggero trucco anche quando si va a letto è fondamentale. Risultato: federa del cuscino da lavare ogni giorno! La figa-a-tutti-i-costi deve sapersi abbigliare, deve conoscere le regole fondamentali degli abbinamenti, tra colori marche e accessori, deve essere abbonata a minimo 4 riviste di moda. E mica è facile, perché la sua reputazione può cadere da un momento all’altro, vacilla, scorre sul filo del rasoio: basta che una sera ad una festa ci sia un’altra ragazza con lo stesso vestito, o ancor peggio, che in un pomeriggio di shopping ceda alla tentazione di entrare al negozio “Tutto a 10 euro”! Sì perché la figa-a-tutti-i-costi deve viaggiare sempre firmata, la vedrete dar sfoggio di una rarissima borsa LV vera (perché falsa ce l’ha anche la mia signora delle pulizie di fiducia); amerà gli abiti di Cavalli, le scarpe di Dolce&Gabbana, il cappellino di Gucci e userà trucchi di Chanel. Ma non pensiate che sia facile, tutto ciò la porta a 17


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viaggiare per gli outlet di tutta Italia, deve essere la regina del “furego” (cioè del ricercare in mezzo agli stracci o in mezzo alla classica confusione degli outlet), deve investire il suo stipendio in abiti che probabilmente la stagione successiva non userà più! La figa-a-tutti-i-costi poi ha fisico! Non le si può dir niente al riguardo! Sandali d’inverno portati con la disinvoltura di un paio di sci, ombelico fuori anche con la neve (correndo il rischio di passare così il giorno dopo al bagno), Camperos con 40 gradi all’ombra (perché se «Vogue» dice Camperos, lei lo segue ciecamente!). Sta sui tacchi dalla mattina fino alla sera, e sapete cosa vuol dire? Che probabilmente ai piedi avrà delle vesciche grandi come i brufoli adolescenziali! La figa-a-tutti-i-costi poi è sempre di corsa, ha imparato a truccarsi in macchina tra un semaforo rosso e un passaggio a livello, porta il deodorante sul cruscotto assieme al rasoio per togliere i peli dell’ultimo minuto! È un’abile conversatrice, fa entrare nelle sue grazie chiunque possa esserle d’aiuto, a partire dal palestrato che sta all’ingresso del suo locale preferito così evita la coda, dal barman che le offre da bere gratis, al bambacione di turno che ha sempre il tavolo sul privé... e proprio qui sta la sua bravura: questa si fracassa i maroni a parlare il più delle volte con degli sfigati che in ordine le parlano di palestra muscoli e panca, vodka mohito e rhum, serate champagne e vip! Quindi quando conoscete una classica figa-a-tutti-icosti – e di indizi ve ne ho dati molti per riconoscerla – abbiate pietà di lei, siate clementi e datele una sedia dove riposarsi gli arti, un’acqua naturale per dissetarsi e, 18


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se siete intimoriti dalla sua presenza, vuoi uomini timidi d’Italia, pensatela seduta sul bidet... come dice mio papà: «Principi regine e Re, seduti sul bidet son tutti come me!».

• La discriminazione delle belle Ora mi accingo ad affrontare una discussione oltremodo seriosa. Ecco, parlo della discriminazione delle donne belle e della falsa esaltazione di quelle brutte. Sì perché da che mondo è mondo la donna che geneticamente è strutturata bene, che ha il culo al posto giusto, un culo che non sconfina ai lati e che non implica l’incastrarsi nella tipica sedia di plastica del bar, che ha un balcone fiorito di tutto rispetto che non occorre annaffiare perché è già cresciuto con la fotosintesi alla luce del sole, made in nature, che può contare in un’altezza dignitosa, che ha una bella pelle e un bel sorriso con i denti in fila e non sparati dentro a caso, fa invidia. L’invidia delle persone le trasforma in malelingue e le malelingue favoriscono la discriminazione. Così se nasci bella devi preparati ad una vita di stenti, difficoltà e di gran rotture di palle da parte di tutti. Le amiche cercheranno di fotterti in qualunque modo, accecate dalla voglia di rivalsa, per la regola che dice: “Se oscuro te, risalto io”, ti screditeranno in qualunque occasione; le cugine grasse saranno in prima linea a spiare se ti dovesse scappare un cornetto nei confronti del fu19


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turo sposo, ansiose di mandare tutto all’aria; gli uomini penseranno sempre che il tuo lavoro l’avrai guadagnato dandola via a tutte le alte cariche. Qualsiasi tuo pensiero sarà contestato perché, pure se giusto, se espresso da una bella c’è automaticamente qualcosa che non può e non deve andare, e soprattutto sarai giudicata noiosa per default. Sì perché in quanto bella gli unici argomenti che ti sono concessi sono borsette, tacchi, gonne, unghie, trucco-parrucco, gossip e l’idea del secolo per scavalcare la siepe che isola la casa di George Clooney dal suo vero amore, che saresti tu. Una bella non può nemmeno poi essere troppo simpatica, perché stona. E anche sulla strada, sarai giudicata incapace di guidare, di parcheggiare, di mettere il biglietto orario. In quanto bella le tette le avrai non per gentile concessione di tua madre, ma del chirurgo. Per tutti non sarai semplicemente fortunatamente magra, ma tristemente anoressica. Esibire un metabolismo veloce è reato! E attenta a non sposarti un uomo coi soldi, perché sarai automaticamente vista come un’arrampicatrice sociale che ambisce a far la mantenuta. Alle bruttine invece tutto è concesso, avranno un lavoro guadagnato per intelligenza e meriti, sarà data per scontata una certa affidabilità sentimentale, mica tradiscono, le brutte! Di sicuro simpatiche perché autoironiche e non permalose, più ridanciane nella loro bruttezza, meno impegnative della bella ragazza, perché non pretenderanno ogni mattina un romantico complimento sulla loro beltà. Alle brutte è associata una certa capacità casalinga e 20


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ciò permette al maschio che guarda al futuro di non dover far il pensiero del dopo matrimonio: “Mo’, questa pretenderà una donna delle pulizie moldava, oltretutto più brutta di lei per scongiurare un’eventuale scappatella extraconiugale?”. Le brutte avranno il sacro dono dell’intelligenza perché impegnate a emergere attraverso le loro capacità intellettive piuttosto che attraverso mere doti fisiche. E poi il lato sessuale ne risente, visto che la bella di sicuro è schizzinosa, mentre la brutta – leggenda vuole! – ingoia qualsiasi rospo. Alla luce di tutto ciò, Brutta batte Bella, sempre!

• Fino a che età si puo portare la minigonna? «Siamo donne oltre alle gambe c’è di piùùù» cantavano Jo Squillo e Sabrina Salerno qualche anno fa. Il 77 per la smorfia napoletana rappresenta le gambe delle donne. Recentemente, come d’abitudine si mettono sul podio tette e sederini, è stata stilata anche la classifica delle gambe più belle. Le gambe sono da sempre una delle parti più ammirate nelle belle donne, son state oggetto della famosa “accavallata” di Sharon Stone, han fatto scalpore scoperte per la prima volta da una minigonna creata ad arte da Mary Quant. Sono un business per ditte come Calzedonia & C., che sulle gambe ci campano. Quindi, se avete una retromarcia con due olive al posto del seno, e il vostro sedere più che un panettone 21


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ricorda una noce rinsecchita, puntate il tutto per tutto sulle gambe! Dopotutto, se nemmeno quelle vi son uscite un gran che, potete camuffarle! Corte? Mettete un bel tacco 10! Tracagnotte? Calza nera che snellisce! Magre? Calzerotto di lana sotto il ginocchio! Pelose? Calze coprenti! E scopritele, portatele in giro fiere della vostra femminilità... Dopotutto cosa c’è di più bello di una minigonna? Il capo più femminile di tutti, quello per cui gli avvocati fan salire le segretarie in alto sopra le scale, per cui i giapponesi si ingegnano per filmare cosa avviene sotto, che ha fatto scoprire l’ultima parte del nostro corpo – pensate che già nel ’700 i sfarzosi vestiti scoprivano il seno ma eran lunghi fino a terra –, che ha tradito Britney svelando le sue nudità sotto il vestito, che accalappia gli sguardi e fa voltare gli uomini. E ’sta benedetta minigonna però mica è a uso e consumo di tutte, ahimè! Vige una seria etichetta che regola le età per poterla lecitamente portare: Valentino – e chi meglio di lui! – sostiene che il cortissimo pezzo di stoffa si può portare fino ai 18 anni... praticamente metterebbe in pantaloni anche le veline che stan fuori età! Dolce&Gabbana, più clementi, liberalizzano la minigonna fino ai 30 anni, motivo per cui non la regalano alla signora Ventura che candidamente ha ammesso: «Per loro son troppo vecchia per portarla... quindi non me la regalano come per gli altri loro indumenti... e io me la compro!». Il postino di mia zia, a queste felici esternazioni, ha sapientemente detto: «Gà parlà 3 gay! Te capirè!» (traduzione dal veneto: «Capirai... han parlato 3 gay!»). 22




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