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AUTOCOSTRUZIONE ABUSIVA

AUTOCOSTRUZIONE

ABUSIVA

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“abusivismo s. m. [der. di abusivo]. – Nel linguaggio politico e giornalistico, la tendenza a dare all’abuso un carattere sistematico, quasi di normalità (soprattutto con riferimento alle costruzioni abusive e ad altre forme di speculazione illegale): favorire, combattere, stroncare l’a.; in senso più concreto, l’attività stessa: costruttori coinvolti in clamorosi casi di a. edilizio."1

“abusivo agg. e s. m. (f. -a) [dal lat. tardo abusivus]. – Fatto per abuso, proveniente da abuso, che costituisce abuso: traffico a.; pascolo a.; casa a.; costruzioni a.; esercizio a. d’una professione, di un’autorità; porto d’armi a.; anche, per estens., di fatto o comportamento che contravvenga comunque a una norma, a un diritto riconosciuto, a una consuetudine: un intervento, un ordine, un divieto abusivo. Riferito a persona, che esercita un’attività senza averne il diritto o il titolo: custodi, posteggiatori, tassisti a.; anche sostantivato: casa occupata dagli abusivi. Avv. abusivaménte, in modo abusivo, illecitamente, arbitrariamente: fu trattenuto abusivamente in questura; si attribuiva abusivamente il titolo di dottore.”2

“abuso s. m. [dal lat. abusus -us, der. di abuti «abusare», part. pass. abusus]. – 1. Cattivo uso, uso eccessivo, smodato, illegittimo di una cosa, di un’autorità: a. del vino, del fumo, degli alcolici; fare a. di farmaci, di tranquillanti; a. della buona fede altrui; reprimere gli a.; ogni a. sarà punito. 2. estens. Atto che faccia uso della forza fisica per recare danno ad altri; violenza: a. sui minori (nel linguaggio giornalistico, più spesso, a. di minore), a. sessuali. 3. In partic., nel diritto, si definiscono abuso varie ipotesi di reato o di illeciti che hanno come elemento comune l’uso illegittimo di una cosa o l’esercizio illegittimo di un potere; per es.: a. di autorità o a. di ufficio, delitto commesso dal pubblico ufficiale che abusi dei poteri inerenti alle sue funzioni per recare ad altri un danno o per procurar loro un vantaggio (nella legislazione militare, commette a. di autorità il superiore che compia atti di minaccia, ingiuria o violenza verso l’inferiore); a. di autorità contro arrestati o detenuti, delitto contro la libertà personale compiuto dal pubblico ufficiale che sottopone a misure di rigore non consentite dalla legge una persona arrestata o detenuta di cui gli sia affidata la custodia; a. della credulità popolare, contravvenzione che consiste nel cercare con qualunque impostura di abusare, anche senza fine di lucro, della credulità del pubblico.”3

La città di Vittoria, come è stato spiegato nel capitolo precedente, è stata costruita seguendo una scacchiera che ha prodotto, almeno in origine, uno sviluppo razionale dello spazio. Dal 1950 in poi, per far fronte alle esigenze sociali del popolo, la situazione è drasticamente cambiata. La città ha continuato a subire dei mutamenti interni ed esterni al tessuto preesistente. Assistiamo, quindi, alla creazione di quartieri senza una logica

1 Vocabolario della Lingua Italiana, Treccani 2 ibid. 3 Ibid.

urbana, non vengono più costruite piazze o parchi, luoghi di relazioni sociali essenziali per i cittadini. L’ultimo quartiere ad essere stato edificato è quello di Forcone, infatti si può notare come la precisa maglia a scacchiera che caratterizza la città a Nord-Est viene completamente decostruita, a causa dell’autocostruzione popolare, sottolineando così la scissione tra il centro storico e il nuovo edificato. Tale tendenza costruttiva, dominata dall’ abusivismo e dalla sregolatezza necessita un’indagine approfondita, in quanto ha predominato per molti anni andando a stravolgere completamente gli spazi formando una vera e propria macchina autocostruita.

“Bernardo Secchi ha fatto notare per primo come questa tendenza accomuni e contraddistingua la produzione teorico-storica urbanistica, tanto da poter essere descritta come un vero e proprio genere letterario, con strutture narrative fondamentali e figure ricorrenti: lo speculatore, il lottizzatore abusivo, il sabotatore, il blocco edilizio, lo spreco, la rendita. Antagonisti contro cui l’urbanista compie, eroico e isolato, una campagna di informazione e di resistenza in nome del pubblico interesse, senza mai essere chiamato, peraltro, a giustificare se stesso con i propri risultati.”4

Altro dato da tenere in considerazione è l’introduzione delle serre e delle colture coperte. Ciò ha comportato il continuo aumento della popolazione di Vittoria che si ritrova a diventare una città molto ricca, una vera e propria potenza economica siciliana. Le amministrazioni non sono riuscite a gestire le nuove necessità e le massicce immigrazioni provenienti dai paesi e dalle città limitrofe, perdendo così il controllo del territorio. Ciò non fece che incrementare la tendenza, descritta poc’anzi, all’autocostruzione totalmente abusiva che andò a ridisegnare completamente lo spazio urbano. La classe politica dirigente locale prendeva il fenomeno con molta leggerezza in quanto la massiccia affluenza sia di abitanti che di ricchezza produceva il benessere del singolo e della città stessa. Questa situazione, solo apparentemente idilliaca e favorevole per tutti, dal settore edilizio alle varie maestranze, sembrava offrire lavoro per tutti.

⁴ Federico Zanfi, Città latenti, pp. 8-10

In realtà questa condizione così propizia era puramente illusoria, in quanto mancava totalmente di un Piano Regolatore Generale, prodotto soltanto nel 1983, che la potesse coordinare. Il Piano, generato dall’ Arch. Giuseppe Susani, venne approvato solo nel 1988. Non disponendo quindi di uno strumento urbanistico, l’amministrazione si ritrova a dirigere l'edificazione cittadina senza alcuna progettualità: la gente aveva bisogno di una casa in città? Il contadino necessitava di un cascinale in campagna? Il benestante borghese era attirato dalla casa al mare? La tendenza delle amministrazioni era permettere di costruire senza Concessione Edilizia. Ma questa tendenza non venne sostenuta solo dalla classe politica in quanto i notai contribuirono con zelo alla gestione ed alla concessione di pratiche abusive. L’anarchia e la mala gestione erano tali che gli affari venivano decisi in piazza, il cliente indicava l’area dove edificare la propria casa e, anche se il lotto era adibito alla coltivazione, con pochi spiccioli, il notaio concedeva l’area da edificare. Comprare e vendere diventò un azione elementare.

Chi vendeva erano principalmente speculatori che compravano terreni ai margini della città di Vittoria, o nella frazione di Scoglitti, a prezzi irrisori rivendendoli al doppio se non al triplo del prezzo di partenza. Il sistema adottato era molto semplice: veniva comprata una lottizzazione e in poche settimane la stessa veniva rivenduta, producendo un guadagnando considerevole, che veniva poi investito; così facendo si creò una rete di scambi infinita. Da qui partivano direttamente le fasi costruttive: prendono forma così strutture in cemento armato tamponate edificate senza l’utilizzo di calcoli o progetti, venivano prese in considerazione solamente l’esperienza del costruttore e il lavoro artigianale. I progetti, realizzarti senza disegni preparatori e calcoli erano, di conseguenza, molto semplici e rispettavano i desideri dei nuovi proprietari. Ad esempio un’abitazione tipo era composta da ingresso, soggiorno, cucina, due o tre camere da letto, un bagno, una lavanderia, uno scoverto, una terrazza ed un garage. Molto importante era la superficie del tetto in quanto le famiglie non lo terminavano, per presupporre una nuova costruzione sopraelevata appena ritornava la disponibilità economica. Uno stralcio di questa prassi è visibile anche oggi nei pilastri con l’armatura che svetta verso il cielo.

Così, architetture parassite incominciarono a sovrastare i cieli di Vittoria aggrappandosi a preesistenze più o meno recenti, non tenendo conto del contesto in cui si trovano. La visione di questa nuova città ci trasmette una visione distopica. Questo tipo di approccio costruttivo, se così si può definire un’edificazione aprogettuale, caotica ed autogestita genera un’architettura incompiuta. L’incompiuto, si sa, provoca una sorta di fascino nell’ osservatore, infatti i muri tamponati con il laterizio forato sembrano quasi voler richiamare un nuovo stile architettonico basato sull’autocostruzione.

“L’autocostruzione viene assunta come espressione di una cultura architettonica alternativa a quella colta, che merita di essere indagata proprio perchè autentica, personale.”5

Vittoria ha risentito molto di questo fenomeno, producendo opere incompiute che si slegano completamente dal linguaggio utilizzato in precedenza. L’autocostruzione spontaneista si presentò però come unica prassi possibile proprio perchè manchevole di un piano urbanistico. Tutto ciò, almeno con il senno di poi, è evidente come fosse penalizzante per tutti, infatti, chi procedeva tramite le regole veniva automaticamente bocciato dalla Commissione Edilizia chi invece costruiva abusivamente si ritrovava con edifici arroccati su altri, incompiuti, spettri, fantasmi tra terra e cielo. Abusivi per Necessità. A Vittoria quindi l’abusivismo nacque perchè in questo periodo anarchico, era facile e comodo per tutti poter realizzare abitazioni senza alcun bisogno di regole e, così facendo, aggirando la burocrazia ed i controlli legali.

“Voi trovate la soluzione, lo Stato vi lascia fare: e lascerà crescere un mercato del lavoro nero, lascerà crescere l’evasione fiscale, lascerà crescere l’inosservanza o il continuo aggiustamento dei piani e delle regole urbanistiche ed ambientali, e poi condonerà”6

⁵ Federico Zanfi, “Città latenti”, un progetto per l’Italia abusiva, p. 16 ⁶ Bernardo Secchi, “Un’interpretazione delle fasi più recenti dello sviluppo italiano: la formazione della città diffusa ed il ruolo delle infrastrutture”, in Alberto Clementi, a cura di, Infrastrutture e piani urbanistici, Palombi, Roma, p. 32

Tutto ciò, però, non sarebbe potuto durare per sempre, infatti qualcuno, finalmente, aprì gli occhi:

“A cinque anni dall’approvazione della L.47/1985 si iniziano ad intravedere i primi spiragli di gestione da parte degli enti locali presi d’assalto da un evento tanto atteso quanto straordinario. Non sembra esagerato sostenere che in questi cinque anni i Comuni d’Italia non sono stati in grado di impostare una strategia, ma hanno subito questo avvenimento affrontando semplicemente le emergenze che esso ha prodotto. La lentezza, i ritardi e le difficoltà incontrate sono da attribuire fondamentalmente ad un vizio originario della Legge, ovvero al fatto che il legislatore ha privilegiato l’aspetto del prelievo fiscale senza tenere conto delle interazioni inevitabili con le norme e i regolamenti edilizio-urbanistici e con le strutture.”7

La svolta fu proprio l’approvazione della legge 47 del 1985 dove viene prevista la Sanatoria edilizia che riporta all’ordine tutta questa sregolatezza urbana. Con l’approvazione di tale norma in molti si resero conto che, anzichè aver risparmiato come invece erano certi di aver fatto, avevano invece investito di più. L’unica nota positiva per quanto riguarda l’amministrazione comunale era la presenza di una solida rete fognaria e di illuminazione pubblica, nonchè l’organizzazione della rete di strade e collegamenti.

⁷ Claudio Rosi, il condono difficile, “Urbanistica Informazioni” n.108, p. 58

ARCHITETTURE ABUSIVE

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