Oggi le nuvole ballano il tango

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OGGI LE NUVOLE BALLANO IL TANGO Luciano Capriotti Poesie tanguere ISBN: 978-1-304-85640-1 Prima Edizione ebook Enrico Massetti Publisher


Libri, ebook, DVD e CD-mp3 di tango http://tango-dancers.com

“ Io direi che il tango e la milonga esprimono in maniera diretta qualcosa che i poeti spesso hanno cercato di esprimere con le parole: la convinzione che combattere può essere una festa â€? Jorge Luis Borges


ANTEFATTO E’ una sera di luglio del 2010 a Roma. Nel cortile di S. Ivo alla Sapienza, gioiello del barocco borrominiano, a due passi da piazza Navona, sono seduto con mia moglie, in attesa di ascoltare il Cuartetango 1, una formazione di quattro musicisti che propone originali interpretazioni delle musiche di Astor Piazzolla. “Noche de tango” è il titolo del concerto. Leggiamo con interesse e curiosità il programma, che prevede anche l’esibizione di due ballerini di tango argentino: Marcelo Alvarez e Sabrina Amato2. E’ la prima volta che assistiamo ad uno spettacolo del genere: non sappiamo niente di tango anche se siamo molto bendisposti verso la musica di Piazzolla. Tutto il cortile è affollato. Fa caldo. L’attesa si protrae un po’ troppo. Finalmente entrano in scena i musicisti, rigorosamente vestiti di nero e la serata ha inizio. I maestri sono degli artisti talentuosi che ripropongono l’emozionante e coinvolgente musica di Piazzolla che ti entra dentro l’anima, esalta e commuove il cuore. Quando ascoltiamo “Adios Nonino” 3 1

E’ un gruppo musicale italo-argentino nato a Buenos Aires nel 1995 dall’incontro di quattro musicisti con il tango e con la musica di Astor Piazzolla che il figlio Daniel ha voluto donare in forma di partiture autografe al Cuartetango. Lo spettacolo ripropone le più celebri creazioni di Astor Piazzolla (Libertango, Oblivion, Adios Nonino, Evasion, Invierno Porteno, Milonga del Angel …) eseguite da una formazione cameristica tradizionale (Raoul Dousset flauto, Giuliano Bisceglia violino, Gianfranco Benigni violoncello, Luis Gabriel Cham pianoforte), senza cioè il bandoneon che normalmente è parte integrante delle sue composizioni. Fu proprio Astor Piazzolla a volersi rivolgere,in questo modo, ad una platea non solo di appassionati del tango ma anche di musica “colta”. 2

Marcelo Alvarez e Sabrina Amato s'incontrano artisticamente al Teatro Parioli di Roma nello spettacolo "Tango di una vita" prodotto dalla Fascino di Maurizio Costanzo, con testi di G. Dotto e regia di P.R.Castaldi nel Maggio del 2003; da qui iniziano una intensa collaborazione artistica e didattica fondendo i loro diversi bagagli culturali ed artistici: Marcelo nato a Buenos Aires ha studiato con i maestri Celia Blanco, Claudio Gonzales, Pepito Avellaneda , approfondendo uno stile fortemente milonguero; Sabrina, ballerina professionista, nata a Caserta, diplomata in danza classica dai maestri Vittorio Biagi e M.Trayanova, arriva a Roma vincendo la borsa di studio nella scuola di Renato Greco e M.T.Del Medico, entra nella compagnia di ballo contemporaneo con tour in Italia e all'estero, lavora al Balletto di Roma, fa parte di compagnie di spettacolo di varietà, partecipa a trasmissioni televisive (rai, mediaset), concerti, lavora con coreografi quali: Gino Landi, Franco Miseria, Mauro Mosconi, Steeve la Chans, M.Garofalo, Luca Tomassini. Dal 2004 tengono scuola stabile a Roma, Salerno, Caserta, Padova, Perugia, Napoli, Viterbo. 3 Adiós Nonino è probabilmente, con Libertango, la più celebre composizione di Astor Piazzolla. Venne composto nel 1959, quando Astor Piazzolla, che era in tourneé nel centro America, ricevette la notizia della morte improvvisa del padre, don Vicente Piazzolla, familiarmente chiamato Nonino. Per l'occasione riprese un pezzo che aveva scritto


una sensazione profonda di nostalgia e di commozione ci pervade. Ci stringiamo la mano. Per una inattesa quanto piacevole coincidenza di correnti e flussi d’aria, il ponentino non tradisce: alita sul cortile, lambisce la facciata sinuosa della chiesa e ci regala una gradevole carezza. La platea applaude con convinzione. In alto, nel buio della notte, s’odono a tratti i lamenti salmastri dei gabbiani metropolitani. Ora entrano in scena i ballerini. Salgono sul palco. Si guardano ad una certa distanza, immobili. Lei è affascinante. Lui misterioso. Poi, con l’avvio della musica, si avvicinano con passo elastico e felpato. Si abbracciano ed iniziano a danzare il ballo più emozionante, passionale, elegante e nostalgico, che mai avremmo immaginato di vedere. E fu per noi amore a prima vista: il classico colpo di fulmine! Applaudiamo con entusiasmo e ci esaltiamo “Bravi! Bravi!!” E così è per il resto della serata. Siamo emozionati ed elettrizzati. Ma con noi è tutta la platea ad acclamare con ardore e a chiedere con insistenza un bis. Decidiamo d’istinto di tornare a rivederli anche la sera seguente. Stessa emozione. Stesso trasporto! Il Tango, il famoso “pensiero triste che si balla”1, la musica e la cultura tanguera sono entrati, proprio da quella sera, a far parte della nostra vita, non in maniera invadente ma suadente e pervasiva. E da lì è iniziata la nostra storia, più o meno simile a quella di tanti tangueri neofiti: l’iscrizione alla scuola di tango, nuovi e vecchi amici con cui condividere l’esperienza, immancabili i nuovi CD da ascoltare e riascoltare in macchina, il tavolo da spostare e i tappeti da arrotolare per fare spazio e provare i passi in casa, i figli che ci guardano con aria divertita e perplessa, il cane che abbaia quando balliamo, una nuova postura acquisita nel camminare e a volte, anche da soli, la tentazione irrefrenabile, di fronte ad un pavimento liscio o un corridoio vuoto, di accennare un passo, pronti a dissimulare e a far finta di niente se colti in fragrante dalla apparizione di un estraneo che ti guarda con aria interdetta. Il tango, come solitamente ci ripetono i nostri maestri, non è necessariamente caratterizzato da molte figure. Ridurre il tango a un susseguirsi di figure è un grave errore, come ridurre l'esecuzione di un'orchestra sinfonica alla mera trascrizione delle note sullo spartito. Un buon tango può essere ballato anche solo con una camminata elegante, alternata da pause intense. Ma proprio questa benedetta camminata, che è la base del tango, malgrado la sua apparente semplicità è forse la figura più difficile da realizzare. Ci sforziamo di camminare con eleganza, con sintonia, con sentimento ma i risultati sono ancora modesti, l’equilibrio è precario, balbettiamo i nostri primi passi,… comunque stoicamente insistiamo, barcolliamo ma non molliamo, vogliamo imparare e guardiamo con ammirazione e una punta di invidia i ballerini più esperti di noi, che già ballano da qualche anno. Cominciamo a frequentare le milonghe, in nel 1954 conservandone la parte ritmica ma accentuandone e prolungandone la melodia in una sorta di lamento. 1 Celebre definizione di Enrique Santos Discépolo (1901-51),poeta, attore, autore teatrale e di testi di tango.


compagnia dei nostri amici di cordata, per farci coraggio e sdrammatizzare l’incombenza e piano piano acquistiamo più sicurezza e scioltezza. L’appuntamento del sabato sera diventa rituale: i preparativi davanti allo specchio della camera da letto, il trucco, la scelta del vestito “Che mi metto la camicetta rossa o il vestito nero?”, la rivalutazione e l’acquisto di nuovi gilè, le scarpe –le famose scarpe da tango!- da custodire nell’apposita sacca da trasporto e da indossare esclusivamente in milonga. E poi finalmente i primi tanghi da ballare, da ascoltare, da emozionare, la favola e l’incanto della nostra “noche de tango”… e nonostante i reciproci immancabili rimproveri “Ma che fai? Possibile che non ti ricordi il passo?” “ Ma no, è colpa tua! Se non mi dai la giusta marca, io che ne so che vuoi fare?!” “Attento che andiamo addosso a quella coppia!” e la certezza di non poter mai diventare dei ballerini professionisti, ci ritroviamo di tanto in tanto a confidarci il rammarico di non avere incontrato prima il tango, nella nostra vita e di aver così perso tanti anni senza la compagnia, il divertimento e la consolazione che può regalarti. Questa raccolta di poesie testimonia proprio questo clima di innamoramento per il tango e contemporaneamente rappresenta un omaggio alla cultura, alla musica ed alla storia argentina ed uruguayana, o meglio rioplatense, alle cui radici non poco contribuirono i nostri avi immigrati. Il libro si conclude con una serie di Schede Biografiche 1 dei personaggi a cui sono state dedicate alcune poesie.

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Le notizie e le fotografie delle schede biografiche, come anche della maggior parte delle note al testo, sono riportate da Wikipedia, la libera enciclopedia on line.


SIESTANGO 1

E’ l’ora della siesta dopo il pranzo della domenica. Ho acceso la pipa dei miei ricordi: in cucina aleggia l’aria buona di Buenos Aires. Disteso al calduccio davanti al focolare micionemiobello dorme ed io sogno languori e scalpiccii della milonga ed intanto volute di fumo si rincorrono come migranti nell’abbraccio del tango che verrà.

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Questa poesia è già comparsa, con piccole variazioni, nel volume “Un sole nell’orto: poesie di piante, animali e piccola umanità”, pubblicato con www.ilmiolibro.it, nel 2011.


OGGI LE NUVOLE BALLANO IL TANGO Cirri, nembi, cumuli e strati: cavolfiori giganti onde di panna montata code di cavalli al galoppo volubili sculture di acqua e di vento trafitte dal sole un attimo appena e muta già il colore stravagante la foggia ecco sembra un albero o …un animale o piuttosto il profilo di quel tale… poi una capriola, un avvitamento e più non è ciò che era prima. Ma oggi che accade lassù? Più non vedo il drago di ieri, mia nonna che ride, il gatto con la coda all’insù. Oggi le nuvole si mirano, si abbracciano e si intrecciano in ordinate sequenze di ochos e sangucitos1; nella milonga2 del cielo procedono con certa calma secondo l’estro ed il capriccio del Grande Musicalizador3 che ad una ad una le sospinge col suo sospiro e le chiama per nome. Tace il tuono: gli angeli

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ochos = sono passi di danza in cui la donna esegue una specie di otto strisciando il piede sul pavimento: può essere in avanti (adelante), indietro (atras) o interrotto (cortado); sangucito (o sandwich) = è il passo di danza con cui l’uomo blocca un piede della dama tra i suoi (scherzosamente si può dire che i tangueri amano fare … panini con i piedi). 2 milonga = è la sala da ballo dedicata al tango, oltre ad essere di per sé un ballo che possiamo definire la variante allegra del tango. 3 musicalizador = è colui che propone la sequenza dei brani musicali, una specie di D.J.


suonano il bandoneon4. Oggi le nuvole ballano il tango.

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bandoneon = è uno strumento simile all’ organetto o alla fisarmonica: è la voce triste e appassionata del tango.


AUTUNNO Dopo la dittatura del verde monocorde e del cielo turchino, distillati con pazienza i colori del vino e concentrato l’oro nei granai, ti rivesti -attempato arlecchinodi una giubba cangiante, esuberante da non temere rivali. Appassionato ardi nella vigna e nel bosco canti il tango dell’amore geloso che nutrĂŹ ieri il tuo sangue, il cui ricordo oggi ti fa avvampare. Ti prepari a dormire ma il cuore di brace è ancora in subbuglio, troppe note nella testa e non trovi pace. 1 novembre 2011


IL TANGO DEL POETA Mentre le note di Madreselva1 illanguidiscono il cuore e suggeriscono la cadenza, il poeta di bianco vestito cinge d’abbraccio tanguero la sua pantera innamorata - addomesticata a tratti – per respirare insieme il sale del mare. Tu, in disparte, spii l’amore e sorridi pudico. Hai ragione: la poesia non è di chi la scrive ma di chi gli serve. Ma il cielo stellato dell’isola, le onde della cala di sotto, il vento dei cespugli e quello della scogliera, le reti tristi di tuo padre e le campane dell’Addolorata sono già dentro di te. Solo il cuore di Pablito2 attende ancora un po’ per sbocciare: ma con le poesie intanto puoi fare innamorare le donne. Gennaio 2012

A Mario Ruoppolo - Massimo Troisi e al postino che è rimasto in noi

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Madreselva è il titolo di un celebre tango (testo di Luis Cesar Amadori, musica di Francesco Canaro) interpretato dalla leggendaria voce di Carlos Gardel (1931). Nel film “Il Postino” di Michael Radford (1994) Philippe Noiret (che interpreta Pablo Neruda) balla il tango sulle note di questa intramontabile melodia. 2 E’ il nome del bambino che Mario avrà dalla bellissima Beatrice Russo (interpretata da Maria Grazia Cucinotta) ma che non vedrà per la sua morte precedente la nascita del figlio.


IN MEMORIA Te ne sei andata via in un colpo d’ala (o era un ocho cortado1?) così giovane cosi bella prediletta tanguera della pampas ballerina dell’assenza e della lontananza evocatrice di sogni proibiti ad occhi aperti. Si dice che la milonga sia una metafora della vita ma io non sono d’accordo. Ci sono delle regole nella milonga! Ci incontriamo nell’abbraccio noi solitari erranti nella notte esibizionisti quanto basta per addentrarci in labirinti sempre uguali e sempre nuovi a respirare i nostri passi intrisi di nostalgia con l’euforia delle figurazioni figlie inconsapevoli dei nostri padri emigranti ed inventori di passi. Il nostro è un ballo pensieroso. Che fai? Ballo il tango. Che cos’è? E’ un ballo in cui faccio ridere i piedi e poi li faccio piangere. Chi sei? Sono un ballerino di storie umane. Ma oggi non posso più ballare e appendo le mie scarpe al chiodo. Perché? Perché la più brava se ne è andata. La vita l’ha tradita proprio quando più sorrideva. 1

Ocho cortado, è un passo di tango.


La vita che non rispetta le regole della milonga. Che non ti fa concludere la tanda1. Che non ti avverte quando il musicalizador chiama l’ultima Cumparsita2 dell’alba. La vita che non rispetta il senso della ronda3 e che non chiede scusa quando ti calpesta. No oggi non posso proprio camminare a quattro gambe e un cuore solo alla ricerca del tempo che non ritorna. No, non posso imitare il passo dei gatti pensierosi. Penso alla tua anima che continua a ballare e ad una bambina a cui non insegnerai i primi passi nella milonga della vita. per Andrea Missè

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Tanda = è l’insieme di tre o quattro tanghi che il musicalizador propone e che i ballerini ballano senza cambiare partner. La fine della tanda è segnalata da una cortina, cioè un intermezzo musicale che permette al cavaliere di riaccompagnare la dama al suo posto. 2 Cumparsita = è una composizione creata e scritta a Montevideo tra la fine del 1915 e l'inizio del 1916 dal musicista uruguaiano Gerardo Matos Rodriguez. E’ forse il tango più celebre e più ballato al mondo: solitamente la notte di tango termina quando il musicalizador propone ai ballerini questo tango. Alle Olimpiadi di Sidney nel 2000 il team argentino marciò a ritmo della Cumparsita, causando un incidente diplomatico con il governo uruguaiano, che contestava l'uso della canzone nazionale dell'Uruguay in una parata argentina. La Cumparsita infatti era stata proclamata nel 1997 inno popolare e culturale uruguaiano. 3 Ronda= è il movimento che regola la circolazione in senso anti-orario del ballo nella milonga.


SCHEDE BIOGRAFICHE


Jorge NEWBERY / Jorge Newbery (Buenos Aires, 29 maggio1875 – Mendoza, 1 marzo 1914), ingegnere, fondatore dell’aereonautica argentina, uomo di scienza, sportivo e milonguero. La sua carriera universitaria si svolse in prestigiose università americane. All’Istituto Drexel di Filadelfia fu allievo di Tomas Edison. Fu Direttore Generale delle opere elettriche, meccaniche e di illuminazione della Municipalità di Buenos Aires e professore di Ingegneria Elettrica alla Scuola Industriale Nazionale. Si battè per tutta la vita sulla necessità di mantenere pubblici i servizi di illuminazione di Buenos Aires, contro la tendenza dell’epoca di privatizzarli e si interessò anche di razionalizzare il servizio di trasporto pubblico. Newbery eccelse anche nel campo sportivo: fu pugile, nuotatore, corridore, vogatore e schermitore. Vinse importanti premi internazionali nelle varie discipline sportive, meritando un posto di eccellenza nella storia dello sport in Argentina. Fu uno sperimentatore del volo ed un pioniere dell’aereonautica, iniziando coi primi voli in pallone aerostatico (chiamato “el Pampero”) a sorvolare il Rio de La Plata. Nel 1908 suo fratello Eduardo, membro del Club Aereo Argentino da lui creato, perì miseramente in un viaggio col Pampero ed il suo corpo non venne più ritrovato. Nonostante questa tragedia familiare Newbery continuò a sperimentare e a volare con nuovi palloni aerostatici ( “El Patriot” e “el Huracàn”) , compromettendo per il suo ardimento la tranquillità dei rapporti familiari fino a giungere al divorzio con la moglie da cui aveva avuto un figlio. Nel giro di tre anni realizzò circa 40 palloni. Nel 1908 effettuò il record nel viaggio con pallone aerostatico coprendo la distanza di 550 Km in 13 ore, sorvolando Argentina, Uruguay e Brasile. In memoria del fratello realizzò il più grande pallone aerostatico a cui diede il nome di “Eduardo Newbery” con il quale nel 1916, due anni dopo la sua morte, fu effettuata la prima trasvolata delle Ande. Nel 1912 fu insignito, unico civile, del titolo di Direttore della Scuola di Aereonautica Militare. Iniziava l’era dei monoplani a motore e Newbery fu naturalmente il primo pilota. Fu il primo a sorvolare in monoplano il Rio de La Plata e successivamente a raggiungere il record di altitudine stimato in 6.225 metri. La caratteristica principale del suo carattere era la assoluta mancanza di paura, le sue imprese nei vari campi atletici ed aereonautici gli procurarono una popolarità ed una fama illimitata .La cultura popolare lo glorificò anche attraverso numerose composizione di tango, a lui dedicate. La sua morte avvenuta in conseguenza di un incidente aereo il 1 marzo del 1914 all’età di 34 anni sembra essere stata causata dall’aver sottoposto il suo monoplano a rischiose manovre, essendo stato adulato ed esortato al volo da una ammiratrice. La notizia della sua morte, avvenuta a Mendoza, raggiunse Buenos Aires la sera di una domenica di Carnevale creando grande turbamento. La sua figura fu idolatrata in vita e dopo il tragico incidente


entrò nell’immaginario collettivo dell’intera nazione, come solo sarebbe accaduto successivamente per l’altra icona del popolo argentino Carlo Gardel. L’aereoporto Federale di Buenos Aires “Jorge Newbery” ricorda col suo nome il pioniere dell’aviazione argentina.


Carlos GARDEL

Carlos Gardel (11 dicembre 1890 o 1887 – 24 giugno 1935) è stato un attore, cantante e compositore argentino, maestro nel genere del tango. Il luogo e la data della sua nascita sono controversi. Secondo talune fonti sarebbe nato l’11 dicembre 1890 a Tolosa, in Francia; secondo altre, invece, la sua città natale sarebbe stata Tacuarembó, in Uruguay e l’anno di nascita non sarebbe stato il 1890 ma il 1887.Certo è invece il luogo in cui morì, nel 1935: Medellín, in Colombia. Si sa comunque per certo che Gardel trascorse l’infanzia a Buenos Aires, vivendo nei pressi del mercato del quartiere di Abasto (fu lì che gli venne dato il soprannome di El morocho del Abasto, il brunetto di Abasto). Si univa di buon grado alle pandillas locali, le bande giovanili di strada (e per piccoli fatti venne anche fermato dalla polizia), dalle quali acquisì il caratteristico accento porteňo del dialetto lunfardo. Il giovane Carlos abbandona gli studi nel 1906, perché ha una bella voce di baritono e la sua passione è il canto. Nel 1911 col cantante José Razzano, forma un duo che diviene un trio nel 1912 con il chitarrista Francisco Martino; partecipano a spettacoli canori e Gardel incide per la Casa Taggini i suoi primi dischi di canzoni popolari argentine. Nel 1913 con l’apporto del cantante Saúl Salinas il trio diviene un quartetto che si esibisce anche nella provincia di Buenos Aires, ma presto Salinas lascia il gruppo che prende così il nome di Terceto Nacional: con la separazione di Martino,


alla fine del 1913, il Duo Nacional Gardel-Razzano si esibisce nel prestigioso cabaret Armenonville di Buenos Aires, da cui, si dice, alla fine dello spettacolo vengano portati in trionfo per le strade. L’8 gennaio 1914 Gardel e Razzano debuttano al Teatro Nacional di Buenos Aires e via via nei diversi teatri della capitale e delle maggiori città argentine. Nel 1915 debuttano al Teatro Royal di Montevideo, e vanno in tournée in Brasile durante la quale conoscono il famoso tenore italiano Enrico Caruso. In una rissa, alla fine del 1915, Gardel viene raggiunto da un colpo di pistola che gli rimarrà nel polmone sinistro per tutta la vita. Ristabilitosi, nel 1916 si esibisce con Razzano a Mar del Plata. Nel 1917, per la prima volta, mette in repertorio un tango, cantando al Teatro Empire di Buenos Aires, “Mi noche triste”, di Samuel Castriota e Pascual Contursi, versificato in lunfardo, il gergo dei bassifondi di Buenos Aires; da allora inciderà più di 900 tanghi. Il 9 aprile incide dischi per la Casa Glücksmann, ed è protagonista del film “Flor de durazno” (Fiore di pesca): è il primo film del cinema argentino. Gardel pesa allora 120 chili: occorreranno mesi di palestra e molta buona volontà per mantenere il suo peso forma di 75 chili per i suoi 171 centimetri di altezza. Conosce Isabel del Valle, una quattordicenne che diviene la sua fidanzata ufficiale ma che non sposerà mai: si dice, del resto, che Gardel fosse omosessuale e che il suo fidanzamento fosse una copertura. Dal 1921 si uniscono al duo i chitarristi José Ricardo e Guillermo Barbieri; nel 1923 il duo, con la Compagnia Rivera - De Rosas, esibisce il suo repertorio di tanghi in Uruguay, in Brasile e passa in Europa, in Spagna, debuttando nel Teatro Apolo di Madrid. Nel 1924 a Buenos Aires canta per la Radio LOW Gran Splendid, incide con l’orchestra di Francisco Canaro e l’anno dopo con quella di Osvaldo Fresedo. Separatosi da Razzano, che ha problemi alla gola ma continua ad amministrare i beni di Gardel, il 5 novembre 1925 è al Teatro Goya di Barcellona, dove incide dischi col moderno sistema elettrico. È ancora in tournée in Spagna nel 1927. Tornato a Buenos Aires nel 1928, si unisce al chitarrista uruguaiano José María Aguilar, col quale si esibisce al teatro Fémina di Parigi il 30 settembre 1928, insieme con Joséphine Baker, e al cabaret Florida in ottobre. Nel gennaio 1929 è brevemente in Italia e il 5 febbraio torna in Francia, dove canta all’Opera di Parigi e nella Costa Azzurra, passando poi a Barcellona e a Madrid. Verso la metà del 1929 ritorna a Buenos Aires dove gira i suoi primi film sonori. Nel 1930 è ancora in Francia, a Nizza e a Parigi, dove si ferma molti mesi, girando a Joinville il film “Luces de Buenos Aires”. Dal 1931 al 1932 Gardel si esibisce in Costa Azzurra, in Italia, a Londra, Parigi, Vienna, Berlino e Barcellona e gira i films “Esperame”, (Aspettami),” La cosa es seria” e “Melodía de arrabal”, in cui si ascoltano noti tanghi come “Melodía de arrabal”, “Silencio” e “Me da pena confesarlo”. Nel 1933 si esibisce in Argentina e in Uruguay e in novembre è ancora in Europa da dove parte per gli Stati Uniti dove a dicembre è protagonista di trasmissioni radiofoniche e dei film “Cuesta abajo”, “Mi Buenos Aires querido”, “Tango en Broadway” e “Cazadores de estrellas” con Bing Crosby; ai primi del 1935 è protagonista


dei film “El día que me quieras” e “Tango Bar”. Nell’aprile inizia una nuova tournée per Porto Rico, il Venezuela e la Colombia: qui, il 24 giugno 1935, all’aeroporto di Medellín, il suo aereo, mentre si prepara a decollare, si scontra con un altro aereo fermo nella pista, con i motori accesi. Carlos Gardel muore carbonizzato e con lui perdono la vita i suoi chitarristi Guillermo Barbieri e Angel Domingo Riverol e il paroliere Alfredo Le Pera. Otto mesi dopo la salma viene rimpatriata a Buenos Aires. Il suo mausoleo nel cimitero della Chacarita di Buenos Aires è invaso di ex voto e quotidianamente gli altoparlanti diffondono la sua voce. Nel 2003 l’Unesco ha dichiarato la voce di Gardel patrimonio culturale dell’umanità.


Maria Eva Duarte PERÓN

Maria Eva Duarte Perón (7 maggio 1919 – 26 luglio 1952) è stata una leader politica argentina, la seconda moglie del Presidente Juan Perón (1895–1974) e funse da “first lady” dell'Argentina dal 1946 fino alla sua morte nel 1952. È di solito indicata come Eva Perón, o con l'affezionato diminutivo in lingua spagnola Evita. Nacque nel villaggio di Los Toldos nell'Argentina rurale nel 1919, la minore di cinque figli. Nel 1934, all'età di 15 anni, andò a Buenos Aires, capitale della nazione, dove perseguì una carriera da attrice di palcoscenico, radio e cinema. Eva conobbe il colonnello Juan Perón il 22 gennaio 1944, a Buenos Aires durante un evento di beneficenza al Luna Park Stadium a favore delle vittime del terremoto di San Juan. I due si sposarono l'anno successivo. Nel 1946, Juan Perón fu eletto Presidente dell'Argentina. Nel corso dei successivi sei anni, Eva Perón divenne potente all'interno dei sindacati pro-peronisti, soprattutto per parlare a nome dei diritti del lavoro. Il ruolo di "first lady", poi, le si adatta a perfezione. Ama farsi confezionare abiti da sogno e apparire smagliante a fianco del consorte. L'8 giugno la coppia visita, ostentando enorme sfarzo, la Spagna del generale Francisco Franco, poi si fa ricevere nei più importanti Paesi europei, lasciando sbalordita l'opinione pubblica argentina, uscita da poco da una dolorosa guerra. Dal canto suo Evita, indifferente di fronte alle meraviglie artistiche e totalmente manchevole di tatto nei confronti degli


europei (famose alcune sue indelicate uscite e "gaffe"), visita solo i quartieri poveri delle città, lasciando somme ingenti per aiutare i bisognosi. Il contrasto fra la sua immagine pubblica e questi gesti di solidarietà non può essere più eclatante. Carica di gioielli in ogni occasione, sfoggia pellicce, abiti costosissimi e un lusso davvero sfrenato. Il lavoro di Evita all’interno del governo peronista era orientato all’assistenza sociale con lo scopo di combattere la povertà. Ad esempio, conduce una battaglia per il voto alle donne (che ottiene), oppure dà vita a fondazioni a beneficio di poveri e lavoratori. Costruisce case per i senzatetto e gli anziani, senza mai dimenticare le esigenze dei bambini. Tutta questa fervente attività benefica le procura grandissima popolarità e ammirazione. Spesso la domenica mattina si affaccia al balcone della casa Rosada davanti alla folla che la acclama, vestita e pettinata di tutto punto. Una delle battaglie combattute e vinte da Evita Perón fu quella che portò al riconoscimento dell’uguaglianza de diritti politici e civili tra gli uomini e le donne, con la legge 13.010 presentata il 23 settembre del 1947. Il suo impegno per la dignità della donna fu costante e la condusse il 26 luglio del 1949 alla fondazione del Partito Peronista Femminile (PPF). Purtroppo, dopo qualche anno di una vita così appagante ed intensa, si profila l'epilogo, sotto forma di banali disturbi all'addome. Inizialmente si pensa a normali scompensi dovuti ai suoi cattivi rapporti con la tavola, dato che il terrore di diventare grassa l'aveva sempre indotta a mangiare con parsimonia, fino a sfiorare l'anoressia. Poi, un giorno, durante controlli per un'appendicite i medici scoprono trattarsi in realtà di un tumore all'utero in stato avanzato. Evita, inspiegabilmente, rifiuta di farsi operare, accampando la scusa che non vuole restare confinata a letto quando intorno c'è così tanta miseria e dichiarando che la gente ha bisogno di lei. Le sue condizioni rapidamente peggiorarono, aggravate dal fatto che ormai non tocca praticamente cibo. Il 3 novembre 1952 finalmente accetta di farsi operare, ma ormai è troppo tardi. Le metastasi tumorali riprendono a farsi vive solo pochi mesi dopo. Negli ultimi giorni della sua vita Evita fu portata in una stanza molto grande, il più lontano possibile da quella di Peron, affinché le sue urla di dolore non lo disturbassero. I medici, ora che la vita di Evita si stava spegnendo, le incisero i nervi sensitivi per risparmiarle i dolori più atroci. Il popolo cominciò a comprendere che cosa stava succedendo e unito e sofferente attendeva in strada che un miracolo si compisse. Nelle chiese pregavano per lei, per radio venivano trasmesse messe per la sua salute. C'era qualcuno che era disposto a offrire la propria vita in cambio di quella di Evita. Si narra che qualche mese prima di morire, Evita nella sua stanza avrebbe detto piangendo alla madre che se Dio le avesse fatto la grazia, lei avrebbe rinunciato per sempre ai gioielli. Inoltre, pur soffrendo molto per il dolore, Evita fece il suo ultimo discorso al popolo per esaltare ancora una volta il suo amato Peron. Con l'inizio del secondo mandato alla presidenza del marito, Evita, felice, si fece aumentare la dose di morfina per mostrarsi in piedi nell'auto accanto a Peron. In realtà, una cintura nascosta sotto la pelliccia la teneva legata al vetro dell'autista. A


fianco ad Eva nei suoi ultimi giorni ci furono le sorelle, il fratello e la madre, mentre Peron le stava il più lontano possibile, visto che negli ultimi anni il loro matrimonio era solo più di facciata. I due coniugi si videro per l'ultima volta alla vigilia della morte di lei, su richiesta di Evita di poter stare sola col marito, essendosi visti pochissimo nell'ultimo periodo. Sabato 26 luglio 1952, la madre di Evita uscì dalla camera della figlia. Evita sospirò: "Povera vecchia". Allora una delle sorelle guardandola le disse: "Perché povera? La mamma sta benissimo." "Lo so. Lo dico perché Eva se ne va." A soli 33 anni, Evita muore, assistita solo dalle amorevoli cure della madre e delle sorelle. Perón, apparentemente impassibile, fuma nel corridoio attiguo. Il decesso viene annunciato via radio a tutta la nazione, che proclama il lutto nazionale. I poveri, i disadattati e la gente comune cadono nella disperazione. La Madonna degli umili, com'era stata soprannominata, scompariva per sempre e così la sua volontà di aiutarli. Evita fu imbalsamata con in mano il rosario d'oro donatole dal Papa; fu coperta da un sudario bianco e dalla bandiera Argentina e fu deposta in una bara chiusa di vetro trasparente, cosicché fu rispettata la sua ultima volontà di riposare in mezzo agli operai. Infatti, fu deposta nell'atrio della segreteria. Per tredici giorni "il cuore dell'Argentina cessò di battere". In questi tredici giorni piovve ininterrottamente, come se anche il cielo piangesse la morte della mamma dell'Argentina, e code lunghissime di ombrelli ricoprirono le due grandi scalinate che davano l'accesso all'atrio della segreteria che fungeva da camera ardente. Tutti volevano baciarla, o almeno sfiorarla con un dito e tutti quelli che uscivano dalla camera ardente piangevano. Migliaia di fiori in quei giorni ricoprirono le strade argentine. La figura di Evita Perón e la sua vicenda umana - che hanno commosso la fantasia popolare di tutto il mondo nell'immediato dopoguerra - ha ispirato, oltre numerosi scrittori, anche il mondo della musica e del cinema. La sua immagine divenne di culto nel suo paese tanto che le furono dedicate città, una provincia e la sua autobiografia “La razón de mi vida” (La ragione della mia vita) divenne testo obbligatorio nel sistema educativo argentino. Evita fa parte anche dell'immaginario politico come emblema della sinistra peronista argentina, invisa alle classi elevate anglofile. È famoso il musical Evita del compositore inglese Andrew Lloyd Webber, portato anche sullo schermo in un film dal titolo omonimo con Madonna e Antonio Banderas . In Italia, invece, il Quartetto Cetra le dedicò, quando era ancora in vita, il motivetto “A pranzo con Evita”. Il musicista Javier Girotto ha inciso col gruppo degli Aires Tango una composizione “Para Evita”.


L’AUTORE

Luciano Capriotti (Roma, 1 marzo 1954) è alla ricerca di una sintesi esistenziale e spirituale tra la professione di medico cardiologo e l’attività artistica. Non possiede il cellulare. E’ uno scultore apprezzato. Ha tre figli. Ama gli animali, soprattutto i gatti, ed il tango argentino. Vive tra Roma e Ripatransone (AP), il cosiddetto “Belvedere del Piceno”, dove ospita nel B&B “I…Gatti di Ripa”, amici e appassionati di arte, di cucina marchigiana, di tango e di…gatti. Nel 2011 ha pubblicato “Un sole nell’orto. Poesie di piante, animali e piccola umanità ” con www.ilmiolibro.it ; nel 2012 ha vinto il 1° premio del Concorso Letterario Nazionale “Volango” a cura della “Doble Hoja del Tango” ricevendolo dalle mani di Horacio Ferrer. Il presente volume di poesie ha ottenuto il patrocinio di Roma Capitale “per l’elevato contenuto culturale”. Contatti: capri.otti@tiscali.


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