Pagine tratte da "Arte e Luoghi" di agosto 2016

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Anno XI - n 8 Agosto 2016 -

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L’artista Enzo de Giorgi nel suo atelier

VENT’ANNI DOPO. LE VISIONI ONIRICHE DI ENZO DE GIORGI di Antonietta Fulvio

Dal 3 al 16 settembre a Lecce nelle sale della Fondazione Palmieri

LECCE. Colori caldi, atmosfere sospese e il potere evocativo dell’immagine che si fa racconto, storia ed emozione. Il segno dell’artista Enzo de Giorgi è inconfondibile. Nato a Nizza Monferrato da genitori salentini nella sua tavolozza ha i colori del Sud che si porta dentro. Con il suo tratto morbido e leggero riesce a delineare i paesaggi e i personaggi che popolano le sue tele. E a catturare la musica che pervade le cose. Perché le note non sono solo fatte di suoni ma possono anche essere sfumature di colori che disegnano il mondo e i sogni. Ci sono immagini nella vastissima produzione pittorica di Enzo De Giorgi che rimandano all’onirico, alla sfera dei sentimenti più intimi e segreti che fanno parte dell’universo collettivo. Davanti ad una sua tela non si resta solo affascinati ma ci si ritrova, per magia, catturati al suo interno. Quando attinge ai miti classici, come Apollo e Dafne, Narciso, Arianna, Icaro o quando immagina il Don Chisciotte in sella al suo destriero con tanto di spada sguainata contro i mulini al vento…. O ancora se dipinge il mare, i paesaggi del suo Sud, la pizzica tra i muretti a secco o i monumenti della sua Lecce finiti in un calendario tanti anni fa… Ho avuto il privilegio di conoscere

e seguire la carriera di Enzo De Giorgi sin dalla sua prima personale a Lecce. Ricordo ancora il titolo, “Consce Angosce e altri veleni” e inaugurava uno spazio espositivo che aveva lo stesso nome del film di Eric Rohmer e che insieme a Giusy Petracca e ad Ambra Biscuso avevamo creato per dare visibilità ai giovani. All’epoca quel ragazzo dall’aspetto gentile frequentava ancora l’Accademia di Belle Arti e per mantenersi gli studi faceva il portiere di notte e talvolta vendeva i suoi quadri agli ospiti dell’albergo. Oggi è docente del Liceo Artistico “Ciardo Pellegrino” che lui stesso ha frequentato con maestri del calibro di Castelluccio e Moscara diplomandosi nella sezione metalli ma - come lui stesso racconta - strizzando l’occhio furtivo alla pittura, sua grande passione. E dopo tanti sacrifici e anche duri anni di insegnamenti da precario nel Nord, Enzo è riuscito a coronare il sogno di insegnare pittura e grafica nell’istituto dove si è formato, ritornando nella sua terra. Con la mostra “Vent’anni dopo” che si apre a Lecce il 3 settembre nelle sale della Fondazione Palmieri ripropone gli stessi soggetti della sua prima personale, rivisitati sia dal punto di vista tecnico che

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emotivo. Abbiamo incontrato Enzo De Giorgi nel suo atelier che ci ha anticipato i contenuti del suo nuovo progetto artistico. Vent'anni dopo...come nasce l'idea di questa mostra? Sfogliando le vecchie foto ci sorprendiamo, nel bene e nel male, dei cambiamenti del nostro corpo; quasi sicuramente rimpiangiamo le nostre folte capigliature, la pelle giovane e un’età più spensierata. Sorridiamo guardando il modo in cui vestivamo, la nostra pettinatura e le montature degli occhiali che portavamo. Siamo cambiati gra-


dualmente, senza accorgercene. Però ci sono degli avvenimenti, dei momenti particolari che segnano per sempre la nostra esistenza e che rimangono impressi nella nostra mente. Non è nostalgia dei tempi andati, né il voler rievocare un bel momento; è piuttosto il “fare il punto della situazione”, il fermarsi a guardare il presente e il passato per capire che direzione abbiamo preso e dove stiamo andando. Giuriamo a noi stessi di essere sempre quelli, ma pensiamo e parliamo una lingua diversa da quindici-venti anni fa e usiamo una voce ormai

cambiata e con i nostri corpi sono cambiate anche le nostre anime. Sì, “Consce Angosce ed altri veleni” era il nome della mia prima personale di pittura tenuta a Lecce nel 1996. Con la mia mostra si inauguravano anche le attività e la sede dell’associazione artistica “Raggio Verde” che offriva visibilità ad artisti emergenti in una città assetata di cultura, ma troppo chiusa nelle sue sacre “caste” espositive. Il presidente e i soci del “Raggio Verde”, a cui devo il mio esordio, avevano creduto delle mie potenzialità ed avevano organizzato e fissato la

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mia prima mostra personale prima ancora ch’io avessi avuto il tempo di realizzare dei quadri. Quadri che ho prodotto in pochi giorni e che furono brillantemente presentati da Ilderosa Laudisa in una bella serata di inizio aprile. Tutti i dipinti di quella mostra erano ispirati a frasi o atmosfere tratte dai testi del cantautore e scrittore Claudio Lolli. Testi che ho sempre amato e in cui mi rispecchiavo. Nel 1996 avevo ventisette anni e le parole del mio autore preferito esprimevano molto bene quelli che erano allora i miei stati d’animo, il mio mondo inte-


Sotto: Enzo de Giorgi, Sotto il peso di una tremenda...., 1996; a lato alcune immagini dei nuovi dipinti confrontati ai soggetti della mostra “Consce Angoscie e nuovi veleni” tenuta nel 1996

riore. Una narrazione per immagini, dunque... Ci sono molti modi per raccontare o esprimere dei pensieri con le immagini. I miei quadri non vogliono però essere illustrazioni di situazioni narrate dalle parole di un poeta, non intendono rappresentare delle “storie” con immagini puramente descrittive. Tutti i miei dipinti sono evocazioni soggettive, visioni personali che riemergono

da un inconscio nascosto e prendono forma, richiamate, semmai, da specifiche musiche e parole. Mi parli del tuo rapporto con la musica e in particolare con i testi di Claudio Lolli che ispirarono i dipinti della tua prima personale? Ho sempre dato molta importanza alla musica e sicuramente la pittura ha molte affinità con le note e le canzoni d’autore. Tutti i dipinti della mia prima personale di pittu-

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ra nascevano da brani musicali. Molti musicisti sentono l’esigenza, a distanza di anni, di adattare in modo differente alcuni loro pezzi, riproponendoli al pubblico con nuovi arrangiamenti e con tonalità vocali ormai cambiate nel tempo. La stessa esigenza l’ho sentita confrontando la mia produzione pittorica più recente con quella delle mie prime mostre. Sono passati esattamente vent’anni dalla mia prima personale di pittura. Volevo


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in qualche modo celebrare quel 1996 che ha rappresentato una tappa fondamentale della mia vita professionale, coincidente anche con l’anno della mia prima nomina di insegnante (“Figura disegnata” presso il Liceo Artistico di Alba). Ho deciso di ricordare quella mostra riesponendo quei nove dipinti insieme ad altrettante nuove riletture, vent’anni dopo. Perché di acqua, sotto i ponti ne è passata tanta da allora, nel bene e nel male e anche quei quadri, oggi, sarebbero nati sotto una luce diversa, sia tecnicamente che concettualmente. Sei stato tanti anni un precario “vagabondo” poi il ritorno a Lecce dove ritorni ad esporre. Come si sono evolute le tecniche pittoriche e quali motivazioni? Lecce è cambiata molto da quell’a-

prile del 1996. Il locale di via D’Aragona che ospitava la mia mostra è diventata una delle tante pizzerie della “movida” cittadina, ma fortunatamente sono sorti, nel tempo, anche molti nuovi spazi espositivi. La mia nuova mostra non sarà molto distante dalla sede originale poiché avrà luogo dal 3 al 16 settembre presso la Fondazione Palmieri, nell’ex chiesa di San Sebastiano. Per questo progetto che ho intitolato “Vent’anni dopo” (con vaghe allusioni a Dumas e Guccini…), ho rielaborato notevolmente i dipinti originali abbandonando la tecnica polimaterica preferendo a questa una pittura ad olio più pura, come faccio già da diversi anni. I nuovi soggetti si aprono a spazi più vasti e le figure non fanno più riferimento a forme espressioniste. Le stan-

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ze anguste, le fredde prigioni con le pareti lacerate di vent’anni fa hanno lasciato il posto ad albe luminose che invadono coi loro colori caldi e avvolgenti le scene di nuovi sogni. Perché è vero, l’arte può essere espressione, comunicazione, provocazione… ma anche e soprattutto “bellezza”. Viviamo una vita sola, tra scelte personali e costrizioni sociali e forse questa consapevolezza mi ha portato, nel tempo, a guardare ciò che mi circonda usando un filtro meno tragico e drammatico di quanto poteva emergere nei lavori dei miei esordi. Le “angosce” di vent’anni fa non fanno più paura perché il mio sguardo “ironico-onirico” fissa sulla tela visioni che vertono più al sogno che all’incubo, nonostante il contenuto sia tutt’altro che consolatorio. Non ho mai smesso di ascoltare le poesie del mio “amico” Claudio Lolli: mi emozionano ancora e nonostante il passare dei decenni le trovo sempre moderne e rivoluzionarie. Cosa ti senti di consigliare ai tuoi alunni che hanno la tua stessa passione per l'arte? Vent’anni fa, come già detto, iniziavo anche il mio “mestiere” di insegnante. Oggi i miei alunni hanno l’età di mio figlio, ed anche a loro non posso che consigliare, per il futuro, di investire il loro tempo in quelle che sono le passioni e gli interessi personali: se una cosa ci piace, la facciamo meglio e con meno fatica. La creatività, poi, è un valore aggiunto e produrrà i suoi frutti in qualunque attività lavorativa e in ogni contesto sociale.


In copertina e sopra: Enzo De Giorgi, Come i miei occhi, 2016

Proprietà editoriale Il Raggio Verde S.r.l. Direttore responsabile Antonietta Fulvio progetto grafico Pierpaolo Gaballo impaginazione effegraphic

Redazione Antonietta Fulvio, Sara Di Caprio, Mario Cazzato, Nico Maggi, Giusy Petracca, Michele Bombacigno

Hanno collaborato a questo numero: Maurizio Antonazzo, Michele Bombacigno, Paola Butera, Mario Cazzato, Ada Donno, Claudia Forcignanò, Sara Foti Sciavaliere, Fabiana Lubelli, Maurizio Nocera, Donato Nuzzaci, Anna Paola Pascali, Mario Perrone, Francesco Rella.

Redazione: via del Luppolo,6 - 73100 Lecce e-mail: info@arteeluoghi.it www.arteeluoghi.it

Iscritto al n 905 del Registro della Stampa del Tribunale di Lecce il 29-09-2005. La redazione non risponde del contenuto degli articoli e delle inserzioni e declina ogni responsabilità per le opinioni dei singoli articolisti e per le inserzioni trasmesse da terzi, essendo responsabili essi stessi del contenuto dei propri articoli e inserzioni. Si riserva inoltre di rifiutare insindacabilmente qualsiasi testo, qualsiasi foto e qualsiasi inserzioni. L’invio di qualsiasi tipo di materiale ne implica l’autorizzazione alla pubblicazione. Foto e scritti anche se pubblicati non si restituiscono. La collaborazione sotto qualsiasi forma è gratuita. I dati personali inviateci saranno utilizzati per esclusivo uso archivio e resteranno riservati come previsto dalla Legge 675/96. I diritti di proprietà artistica e letteraria sono riservati. Non è consentita la riproduzione, anche se parziale, di testi, documenti e fotografie senza autorizzazione.

Numero 8 - anno XI - agosto 2016


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