Santa Croce di Lecce - graphic novel

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Sommario

5 Introduzione del Presidente della Provincia di Lecce - Stefano Minerva 6 La memoria come coscienza collettiva - Tiziana Paola Rucco 7 Quando le storie si incontrano - Marinilde Giannandrea 8 Raccontare la Storia con un fumetto - Enzo De Giorgi 9 I fatti 10 Santa Croce: storia di una canzone - Alessio Lega 11 Santa Croce di Lecce 12 Intro 16 Santa Croce di Lecce 34 Oggi 42 Alessio Lega 44 Ringraziamenti


Greece-Italy Greece Italy European Regional Devolopment Fund European Regional Devolopment Fund

EUROPEAN UNION

palimpsest

Province of Lecce Apulia Region

Santa Croce di Lecce Testo Alessio Lega © Mare Nero, 2017 Provincia di Lecce Liceo Artistico e Coreutico “Ciardo Pellegrino” - Lecce Classe VC Arti Figurative Anno scolastico 2019-2020 Attività svolta in DAD (Didattica a Distanza) Laboratorio Pittura Dirigente scolastica Tiziana Paola Rucco Docente curatore del progetto Enzo De Giorgi Consulenza grafico-editoriale Rodolfo Stigliano Disegni Pierluigi Carallo, Ilaria Conversano, Giorgio De Leo, Stefania Di Silvestro, Michela Giannone, Aurora Leta, Cheyenne Longo, Lorenzo Macchia, Simone Miglietta, Federica Norberti Disegni di copertina Ilaria Conversano Simone Miglietta Impaginazione, editing e fotoritocco Enzo De Giorgi Stampa EDITRICE SALENTINA srl Galatina (LE) - 2020


graphic novel su un tragico evento del ‘45 testo di Alessio Lega a cura di Enzo De Giorgi

disegni di Pierluigi Carallo Ilaria Conversano Giorgio De Leo Stefania Di Silvestro Michela Giannone Aurora Leta Cheyenne Longo Lorenzo Macchia Simone Miglietta Federica Norberti


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EUROPEAN UNION

palimpsest

Progetto PALIMPSEST, “Post ALphabetical Interactive Museum using Participatory, Space-Embedded, Story-Telling”, finanziato nell’ambito del Programma di cooperazione interregionale Interreg VA Greece - Italy 2014 – 2020, cofinanziato dall’Unione Europea.

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La Provincia di Lecce è partner del progetto PALIMPSEST, “Post ALphabetical Interactive Museum using Participatory, Space-Embedded, Story-Telling”, finanziato nell’ambito del Programma di cooperazione interregionale Interreg VA Greece - Italy 2014 – 2020, cofinanziato dall’Unione Europea. Il progetto “PALIMPSEST” mira alla rivalorizzazione delle risorse del patrimonio storico e culturale del territorio, implementando nello spazio urbano aperto installazioni interattive artistiche di alta qualità, che inseriscano storie di tempi diversi nel loro spazio originale. PALIMPSEST produrrà, inoltre, uno strumento interattivo, partecipativo, in cui verranno inseriti beni culturali e narrativi, per formare una rete di eventi con significativi valori storici, folcloristici ed etici, nell’ambito di una valida esperienza transfrontaliera. Gli altri partner del progetto sono l’Università di Ioannina (leader partner), l’Università di Bari, la Regione dell’Epiro e il Comune di Ioannina (come partner associato). Con queste finalità si colloca, tra le altre, una lodevole iniziativa promossa dal Liceo Artistico e Coreutico “Ciardo Pellegrino” di Lecce, che ha elaborato una “graphic novel”, una storia a fumetti che, illustrando il testo della canzone “Santa Croce di Lecce” del cantautore Alessio Lega, narra i drammatici fatti avvenuti a Lecce il 25 settembre 1945 durante una manifestazione in cui persero la vita tre lavoratori che protestavano al grido di “pane e lavoro”. Lo scenario è quello dell’intera città salentina, con al centro il Palazzo dei Celestini. L’opera, attraverso un processo di raccolta e rielaborazione di fonti storiche, restituisce la memoria del passato, utilizzando il metodo e la filosofia della “Public History”, cui si ispira il progetto Palimpsest, ed è straordinariamente attuale poiché fa da monito e insegnamento alle generazioni di oggi. La Provincia di Lecce, sempre attenta e sensibile alle vicende del passato e del presente del popolo salentino, ha accolto con interesse ed entusiasmo l’invito del Liceo “Ciardo Pellegrino” di Lecce a partecipare all’opera ed a pubblicare il volume, visto l’alto valore storico, culturale e sociale dell’iniziativa e il messaggio che la “graphic novel” intende trasmettere. Un plauso particolare alla Dirigente del Liceo “Ciardo Pellegrino” prof.ssa Tiziana Paola Rucco e agli studenti della classe 5C dell’indirizzo di Arti figurative, che, sapientemente diretti dal prof. Enzo De Giorgi, hanno rappresentato la drammatica vicenda con particolare creatività e professionalità.

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Il Presidente della Provincia di Lecce Stefano Minerva


La memoria come coscienza collettiva Un fatto: l’eccidio del 1945. Un luogo: la Basilica di Santa Croce. Un monito: l’invito alla pacificazione. Riassumerei in questi tre elementi la memoria di qualcosa che è avvenuto in un tempo lontano, di cui pochi possono avere ancora un ricordo diretto, ma che si colloca quasi fuori dal tempo, in un continuo e doloroso riprodursi nella storia umana di ingiustizie, povertà, lotte sociali, vicino ad un luogo che fa risaltare ancor più il contrasto fra la quiete e l’impeto violento dell’animo umano, fra la rassegnazione e la speranza, fra la possibile vendetta e l’invito alla pacificazione. Una storia che riesce a coinvolgere ancora i nostri giovani, li appassiona al destino di ogni singolo protagonista, quasi che essi vogliano carpire in ciò che rappresentano tutte le sfumature dei sentimenti di chi l’ha vissuta. La memoria diventa un sentire collettivo, una consapevolezza della possibile scelta fra bene e male, delle nostre radici, dei valori che appartengono alla nostra cultura. Non solo rappresenta un pregevole lavoro dal punto di vista storico-artistico, e quindi denota la capacità di fare scuola in una prospettiva vera di cittadinanza attiva; ma ancor più pregevole è stato realizzare tutto ciò in un momento estremamente difficile, durante il periodo più critico del lockdown della scorsa primavera, quando la didattica si è svolta interamente “a distanza”. Una sfida quasi impossibile, soprattutto per discipline svolte sempre all’interno di laboratori, certamente impegnativa e di esito imprevedibile, un percorso su un terreno nuovo ed inesplorato, con nuovi mezzi e tecnologie. Alla luce della raccolta che viene qui rappresentata, questa sfida è stata vinta, dalla classe e dal docente che ha saputo suscitare interesse e creare i presupposti per una condivisione, prima ancora che del lavoro, dello spirito di riflessione e di indagine storica ed introspettiva. Un esempio di come le pareti dell’aula scolastica si aprono per fare “scuola” in altri modi, in altri contesti, in altri luoghi, perché quello che conta veramente è l’azione didattica, la passione e la competenza del docente, la motivazione dello studente. Ringrazio la Provincia di Lecce per aver contribuito alla pubblicazione di quest’opera collettiva, memoria della nostra terra, coscienza collettiva delle basi fondanti della convivenza umana. La Dirigente Scolastica Tiziana Paola Rucco

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Quando le storie si incontrano Marinilde Giannandrea Le storie a volte si incontrano e, quando questo avviene su quella difficile e variabile relazione che è l’insegnamento, diventano una inaspettata scoperta. Nel caso di Enzo De Giorgi, docente di Laboratorio Pittura, e della sua classe – la 5C dell’indirizzo di Arti figurative del Liceo Artistico e Coreutico “Ciardo Pellegrino” di Lecce – hanno determinato una scoperta reciproca con risultati inaspettati. Le storie che stanno dietro questo lavoro sono molte. Quella della DAD, didattica a distanza, che “costringe” un insegnante di pittura a reinventare le strategie per il coinvolgimento di una classe quasi sconosciuta, quelle molteplici degli studenti che devono fare i conti con un mondo improvvisamente cambiato, ma che nel loro isolamento trovano inaspettate strade creative, quello di un cantautore che racconta una storia quasi dimenticata. Insieme hanno dato vita a una graphic novel, costruita sul testo della canzone Santa Croce di Lecce di Alessio Lega, che racconta un episodio dell’immediato dopoguerra. Il 25 settembre del 1945, gli operai leccesi accolsero l’invito della “Lega dei Muratori” e della Camera del Lavoro a scioperare e a manifestare. Francesco Schifa, Oronzo Zingarelli, Nicola Fatano furono uccisi dalla polizia e dall’esercito chiamati dal Prefetto, anche i feriti furono numerosi e fra di loro ci fu un bambino di nove anni colpito sulla porta di casa. Le tavole e i disegni dei ragazzi raccontano con toni caldi e drammatici la vicenda, utilizzando le parole della canzone come testo, con un piccolo prologo e una postfazione che ci riportano al presente, ai turisti che si incantano davanti Santa Croce. Lo scenario è naturalmente la Basilica barocca in una assolata mattina di settembre, una luce intensa, ma per certi versi già intrisa di sangue, le urla dei manifestanti, gli spari, la tragica conclusione. Il racconto si snoda con ritmo serrato, ma con attenzione ai singoli personaggi, alle vittime e ai carnefici. Uno storytelling a fumetti, che restituisce la memoria del passato, ma che sembra anche straordinariamente attuale e dà la possibilità agli studenti di diventare dei maturi narratori. Le tavole – realizzate “a distanza” e raccolte in un’opera collettiva – rendono omaggio ai maestri dell’illustrazione e del fumetto italiani, ma definiscono soprattutto i risultati di un’azione didattica corale in cui alcune parole come cittadinanza, gruppo, creatività sembrano trovare un autentico senso.

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Raccontare la Storia con un fumetto Enzo De Giorgi Dai primi giorni di marzo 2020, il Covid-19 ci aveva costretti alla DAD (didattica a distanza), a studiare, lavorare e comunicare utilizzando esclusivamente internet e gli strumenti tecnologici. Ma come si poteva insegnare Laboratorio Pittura da uno schermo? Come potevamo, ogni giorno, effettuare un collegamento online per svolgere attività pratiche davanti a un computer, senza avere la possibilità di dimostrare, anche empiricamente, l’uso di strumenti artistici e l’applicazione delle varie tecniche pittoriche? Occorreva assolutamente reinventare un approccio alla didattica laboratoriale. Facendo leva sulle passioni personali degli studenti nell’ambito dell’illustrazione, del fumetto e della musica, ho proposto la lettura di alcuni autori della mia formazione, da Andrea Pazienza a Gipi e l’ascolto di cantautori collegati a tematiche sociali. Ho proposto Santa Croce di Lecce, una canzone scritta dal cantautore salentino Alessio Lega che racconta i tragici eventi del 25 settembre 1945, quando tre lavoratori persero la vita durante una manifestazione nel Palazzo dei Celestini a Lecce, “mentre chiedevano pane e lavoro”. Molti leccesi ignorano ancora oggi quei fatti, così come è stato per i miei alunni che si sono voluti da subito misurare nella stesura di una graphic novel, ispirandosi allo stile degli artisti appena scoperti. Il lockdown, con la chiusura totale delle attività di settore, ha costretto i ragazzi a utilizzare le sole risorse reperibili in casa. Con fogli, matite e colori, hanno creato le loro vignette, piccole tessere che hanno dato vita ad un unico mosaico, seguendo la sceneggiatura dettata dal brano musicale. Tutto il materiale raccolto è stato post-prodotto digitalmente e impaginato via software. Ecco il risultato, una graphic novel sul testo della canzone e su quegli eventi storici. Schizzi, abbozzi a matita e velature ad acquerello illustrano un testo strepitoso, scritto e cantato da Alessio Lega, divenuto per i ragazzi un nuovo compagno con cui hanno condiviso un breve ma intenso viaggio nella Storia e nell’Arte della propria città.

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I fatti Al termine della Seconda Guerra Mondiale, l’Europa era ridotta ad un cumulo di macerie. La città di Lecce, purtroppo, viveva momenti di estrema tensione sociale a causa del disagio economico causato, tra l’altro, dall’aumento dei prezzi delle varie merci (soprattutto prodotti alimentari) e da un forte tasso di disoccupazione nei ceti popolari. La mattina del 24 settembre 1945 migliaia di persone si radunarono in piazza San Oronzo spinte dalla fame e dalla disperazione. Nonostante i vari tentativi per ottenere risposte da parte di un Prefetto timoroso e burocrate, la situazione divenne esplosiva in poche ore. Le cronache dell’epoca erano confuse: c’era chi scriveva dell’affissione di un manifesto prefettizio in cui si promettevano aiuti inadeguati, c’era chi scriveva di un atteggiamento contraddittorio del Prefetto, che prima si mostrava disponibile verso la popolazione sofferente e poi si rifiutava di ascoltare le giuste lamentele dei disoccupati, nascondendosi nelle stanze più interne del Palazzo dei Celestini e facendo chiudere dalle forze di polizia il portone centrale. Già la mattina del 25 settembre i manifestanti divennero il doppio rispetto al giorno precedente e tutti, al grido “Pane! – Lavoro!”, assaltarono Palazzo dei Celestini tra fiamme e spari di arma da fuoco. I manifestanti erano operai, muratori, imbianchini, contadini, tutti stremati e stanchi, ma tanto forti da riuscire a superare lo schieramento di forze dell’ordine posto all’ingresso della Prefettura. La folla riuscì a forzare il portone e ad entrare nel cortile, occupando gli androni. Purtroppo le forze di polizia, trovatesi alle strette, spararono su quella folla che chiedeva con forza e rabbia ‘pane e lavoro!’. Morirono in tre: Francesco Schifa muratore, Oronzo Zingarelli pizzicagnolo e Nicola Fatano venditore ambulante. Ma vi furono anche tanti feriti, fra i quali un bambino di nove anni che proprio in quell’istante era uscito incuriosito dalla porta della propria abitazione per vedere cosa stesse accadendo in strada; fu colpito da una pallottola mentre giocava in via San Francesco, a lato dei Giardini Pubblici. Il 27 settembre 1945 si tennero i solenni funerali delle vittime. Il corteo si mosse silenzioso verso le vie del centro e, appena fuori le mura cittadine, di fronte al viale che porta al cimitero, le tre bare si fermarono per consentire a Fortunato Caracciolo, muratore designato dalla Camera Confederale del Lavoro, di tenere un breve discorso commemorativo. L’uomo parlò lentamente senza esagerazioni, pronunciando i seguenti brevi pensieri in ricordo dei tre: “Noi speriamo - e ci auguriamo che la speranza divenga al più presto suprema certezza – che il sangue versato, anziché seme di nuove discordie, sia lievito di pacificazione e di mutua comprensione. Soltanto con la collaborazione di tutti sarà possibile iniziare gradualmente il lento e faticoso processo della ricostruzione”. Da “Quei morti per pane e lavoro” di V. De Luca e E. Bianco – Editrice Salentina – 2006

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Santa Croce: storia di una canzone Alessio Lega Nato e cresciuto a Lecce vivo a Milano dal settembre del 1990. Fanno trent’anni, si allargano ben oltre la metà della mia vita, dato che ora ne ho 48. Lecce non ho mai smesso di frequentarla: feste comandate (come si dice), estati intere dapprima, poi sempre più spizzichi e bocconi di sole e di mare. Infine, col mio mestiere di cantore, ho preso a scendere ogni qual volta c’era occasione di suonare, non troppo per la verità, per l’adagio sacrosanto nemo propheta in patria credo di essere fra i pochissimi salentini insigniti di una Targa del Premio Tenco (per quel che riguarda la canzone d’autore, più o meno il Nobel), di sicuro l’unico ad averla ricevuta due volte. Ma Lecce non sa che io esisto, e forse ha ragione, sono pur sempre un emigrato, e di essere stati emigranti è necessario dimenticarsi. Io però non l’ho dimenticata, sicché ogni volta che passo da Lecce rovisto ansiosamente nelle librerie il reparto della letteratura e della storia locale. È così che mi ricostruisco una mia “patria” (no, non è una brutta parola, se non la si vuole imporre agli altri). Fu proprio in una di quelle occasioni - sarà stato il 2007 - che incorsi in uno smilzo librettino, poco più di un opuscolo, “Quei morti per pane e lavoro”. Ora - nel magno casino della mia libreria - non lo ritrovo, ma quel libretto raccontava - sulla base delle cronache dell’epoca - una storia che mi folgorò. Nel settembre del 1945, a pochi mesi dal 25 aprile 1945 (per convenzione il giorno della Liberazione) Lecce fu teatro di un eccidio di lavoratori, forse il primo (ahimè di molti) del dopoguerra. Tristissima premessa a Melissa, Portella, Avola, Battipaglia, ai numerosi omicidi mafiosi a danno di sindacalisti del sud… tutti rei di chiedere che la liberazione toccasse alfine ai grandi reietti dell’Unità: i lavoratori e i contadini del sud. Sappiamo come andò alla fine quella storia, che toccò ancora la provincia di Lecce con le lotte dell’Arneide: malissimo, e così si avviò la fase più intensa dell’emigrazione e l’abbandono del meridione al fatalismo e alla malavita organizzata. Ma io volevo e voglio dirlo a fronte alta: il mio popolo ha lottato e forse ha perduto, ma non si è arreso. La vera resa la vedo semmai oggi, che il torno di una sola generazione ha trasformato un popolo di emigranti in uno di razzisti. Ecco cosa volevo ricostruire, la storia di un orgoglio che oltre la pizzica e la puccia, oltre il barocco ed il mare, conosce il sangue e la passione, la sete di giustizia. Nessuno a Lecce mi sapeva dire nulla di quella storia, niente ne sapeva mio padre, mai ne avevo sentito nemmeno accennare dai miei nonni. Quei morti “per pane e lavoro” erano spariti, emigrati dalla vita, sommersi nel mare dell’oblio. I monumenti sublimi che avevano raccolto il loro ultimo rantolo - la facciata di Santa Croce che fa male per quanto è bella, e il più austero Palazzo dei Celestini col suo chiostro - tacevano ai turisti la verità profonda di quando la storia era passata di lì, rubando la vita ai cittadini affamati. Volevo scrivere una canzone che li ricordasse, e volevo che contenesse tutto il mio amore per la città, amore animato di coscienza. Ci ho messo anni ed anni, quasi dieci. Sapevo che avrei giocato tutto il testo incrociando la descrizione dei monumenti e la storia di quella tragedia. Avevo in testa l’ultimo verso “quanto sangue e quanto splendore hanno impastato la mia città”. Un giorno ascoltavo una canzone su un leader sindacale irlandese - James Larkin - e senza capirne una parola decisi che avrei modellato la melodia su quella. Dopo anni che quella storia mi girava in testa, alla fine i versi mi uscirono tutti insieme mentre cenavo da solo in un bistrot notturno a Aix-en-Provance, nel sud della Francia, dove ero arrivato in piena notte per cantarvi il giorno dopo. Pioveva freddo, ero lontano al buio e nessun odore o sapore mi ricordava il Salento… e forse fu quella la chiave per aprirmi un passaggio nell’anima e incontrare quei miei lontani concittadini, morti tanti anni prima, per la mia libertà.

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Santa Croce di Lecce dall’album Mare Nero, 2017 Sulla Basilica di Santa Croce il sole gravita senza pietà sopra il suo tufo batte feroce questo gioiello scrostato sta

Fuori il prefetto, il prefetto scappa venga qualcuno che ci risponda ed il Palazzo dentro una cappa di odio armato tace e sprofonda

La pietra sgretolata geme tutto un disegno di facce e mostri nel nostro tempio barocco freme sbriciola i giorni, si affaccia ai chiostri

È un chiuso chiostro è una fortezza architettonica e misteriosa serra un quadrato di azzurra brezza un colonnato che silenzioso

È come l’anima butterata come un progetto che s’incasina la nostra sete che non ha data la nostra attesa che non s’inchina

La villa comunale lì vicino dove un bambino che ci giocava è colpito a caso il nostro destino con l’innocenza ferita stava

Tutto un destino sta in quella facciata che perdi l’occhio, che non abbracci la Santa Croce sta imprigionata fra mille vicoli presa nei lacci

Fu aperto il fuoco sopra la folla sparsero sangue sopra il selciato Francesco Schifa dalle budella la baionetta gli aprì il costato

Dopo la guerra, i muratori senza lavoro, senza più pane volsero i passi verso i signori vollero uscirsene dalle tane

Sugli altri cristi che poverelli il piombo ha sempre l’ultima parola fu ucciso Oronzo Zingarelli e un tal Fatano di nome Nicola

Se alfine il sangue ci ha liberato versato invano per terre straniere dopo il fascismo qualcosa è nato aprite della fame le galere

Due giorni dopo i funerali da Porta Napoli mossero lenti e della folla si aprì le ali dall’obelisco, fuori dai denti

I contadini e gli artigiani il venticinque settembre vanno chi senza braccia chi senza mani chi per speranza chi con affanno

E dai paesi circonvicini per un dolore che non si estingue degli artigiani dei contadini del novecentoquarantacinque

ma non c’è pace per chi lavora e Santa Croce sprezzante resta mentre la folla minaccia e implora lei senza voce gira la testa

Ora i turisti che se ne vanno da Santa Croce all’Anfiteatro più numerosi anno per anno per Lecce Vecchia, l’Arco di Prato

Verso il Palazzo dei Celestini tutto il corteo si era riversato calate i prezzi degli olii e i vini rendete il pane a chi l’ha sudato

Per un sussulto di orgoglio e amore per quanti giorni che fanno un’età quanto sangue e quanto splendore hanno impastato la mia città

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intro

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che splendore! incantevole!

...e' proprio bella Lecce, vero?

wow!!!

il famoso Barocco leccese!

chissa' quanti anni ci avranno messo per scolpire questa facciata!

se la passavano bene i "signori" del '600! guarda che roba!!!

anni? direi secoli!

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quanto sfarzo!


beh... Lecce e' sempre stata una citta' ricca e aristocratica...

...non direi

ah ah ah... e tu che ne sai?

?

...in pochi conoscono le tragiche pagine della storia di lecce...

...di quali pagine parli?

se mi seguite ve lo racconto!

...seguire dove?

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...qui, all'ingresso del palazzo della Prefettura... ah! nel palazzo dei Celestini!


ecco: vedete quella targa?

era il 1945: a settembre la seconda guerra mondiale era gia’ finita ma da queste parti le cose non andavano per niente bene si’... ma che significa? la povera gente moriva di fame

in che senso?

mancava il lavoro? ...e i prezzi erano alle stelle e quindi? dai racconta!

ascoltate: vi cantero’ cosa accadde qui a Lecce il 25 settembre ‘45

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santa croce di lecce

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Testo di Alessio Lega

Lecce, 25 settembre 1945

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Sulla Basilica di Santa Croce il sole gravita senza pieta'

sopra il suo tufo batte feroce

questo gioiello scrostato sta

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La pietra sgretolata geme

tutto un disegno di facce e mostri

nel nostro tempio barocco freme sbriciola i giorni, si affaccia ai chiostri

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e' come l'anima butterata come il progetto che s'incasina

la nostra sete che non ha data la nostra attesa che non s'inchina

20


tutto un destino sta in quella facciata che perdi l'occhio, che non abbracci la Santa Croce sta stritolata da cento vicoli presa nei lacci

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non e' giusto

dopo la guerra, i muratori senza lavoro, senza piu' pane

lavor

o!!!

! ! ! E PAN lavor

o!!!

PANE!

!!

o!!!

lavor

volsero i passi contro i signori vollero uscirsene dalle tane 22


se alfine il sangue ci ha liberato versato invano in terre straniere dopo il fascismo qualcosa e' nato aprite della fame le galere

! ! ! E PAN

lavor

O M A I B AB FAME!!!

o!!!

!! ! E N A P

lavor

o!!!

23


i contadini e gli artigiani il venticinque settembre vanno

o!!!

lavor

PANE!

!!

PANE!!!

calate ! zi!! z e r p i

chi senza braccia chi senza mani

chi per speranza chi con affanno

24


e Santa Croce sprezzante resta

ma non c’e’ pace per chi lavora

mentre la folla minaccia e implora

lei, senza voce. . .

. . .gira la testa!

25


verso il Palazzo dei Celestini tutto il corteo s'era riversato

“calate i prezzi degli olii e i vini rendete il pane a chi l'ha sudato”

rendete il pane a chi l'ha

sudato!!!

...Francesco, Oronzo, andiamo verso le scale!

fuori ! o!! t t e f e r p il il prefetto scappa !!!

calate i prezzi degli olii e dei vini !

guarda Nicola: il prefetto cerca di scappare!!!

venga qualcuno che ci risponda!!!

PANE!!!

lavoro

!!!

ed il Palazzo dentro una cappa di odio armato tace e sprofonda

è un chiuso chiostro è una fortezza architettonica e misteriosa 26


...cosa facciamo comandante... sono diecimila persone...

...qui finisce male

a giustizi per chi lavora!

...se non si fermano apriamo il fuoco!

ladri!!!

ma... si tratta di contadini e operai ...non sono armati...

PANE!!!

ti!

fascis

lavor

o!

devono capire chi comanda!

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! G AN

B

serra un quadrato di azzurra brezza un colonnato che silenzioso

BANG!

! G N A B la villa comunale lĂŹ vicino dove un bambino che ci giocava

è colpito a caso il nostro destino

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con l'innocenza ferita stava


sparsero sangue sopra il selciato

fu aperto il fuoco sopra la folla

! G BAN

BANG!

! G N A B Francesco Schifa dalle budella la baionetta gli apri' il costato

sugli altri cristi che poverelli

il piombo ha sempre l'ultima parola

29


fu ucciso Oronzo Zingarelli

assassini!!!

e un tal Fatano di nome Nicola

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due giorni dopo, i funerali

da Porta Napoli mossero lenti

e dai paesi circonvicini

e della folla si apri' le ali dall'obelisco, fuori dai denti

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per un dolore che non si estingue

degli artigiani

dei contadini

del novecentoquarantacinque 32


Noi speriamo e ci auguriamo che la speranza divenga al piĂš presto suprema certezza

...chi sta parlando?

e’ Fortunato Caracciolo

un muratore come noi...

che il sangue versato, anzichĂŠ seme di nuove discordie, sia lievito di pacificazione e di mutua comprensione

Soltanto con la collaborazione di tutti sarĂ possibile iniziare gradualmente il lento e faticoso processo della ricostruzione!

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oggi

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piazza duomo est fantastique!

how beautiful that building!

Lo hai assaggiato il pasticciotto?

wow!

on that side there is Piazza S. Oronzo!

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Ora i turisti...

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...che se ne vanno...

da Santa Croce all’Anfiteatro

piu' numerosi anno per anno

per Lecce Vecchia... ...l'Arco di Prato

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per un sussulto di orgoglio e amore per quanti giorni che fanno un'eta'

quanto sangue e quanto splendore

hanno impastato la mia citta'

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Funerali di Francesco Schifa muratore, Oronzo Zingarelli pizzicagnolo e Nicola Fatano venditore ambulante caduti a Lecce il 25 settembre 1945 al grido di “Pane e Lavoro�

ecco cosa significa questa targa

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o

vat

r rise

azio p s ore enza cce i r e e g lt e u la diri ia di L l a al vinc ntu eve Pro a l l de

“Santa Croce di Lecce” © 2020

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Alessio Lega è uno dei cantautori più conosciuti e stimati della sua generazione, ma è anche uno scrittore e militante anarchico. Scrive canzoni, canta, suona la chitarra, ha pubblicato dischi e libri a proprio nome e partecipato a decine di opere collettive. Ha messo in scena centinaia di spettacoli, di performance, di conferenze e concerti sulla canzone d’autore mondiale e sulla musica popolare e d’impegno. Dopo un’assidua frequentazione col Nuovo Canzoniere Italiano, è considerato oggi il rappresentante più coerente del canto sociale, in bilico fra canzone d’autore e riproposizione dei repertori storici, tanto da essere uno dei protagonisti del Nuovo Bella Ciao riallestito da Riccardo Tesi, spettacolo che, a due anni dal debutto, continua a girare il mondo. È citato nei dizionari (Garzanti, Giunti, Rizzoli), si è guadagnato i riconoscimenti più ambiti (Targa Tenco, Premio Lunezia, ecc.), è inserito in antologie, libri, su di lui sono stati girati due film documentari. Eppure Alessio non rinuncia al nobile donchisciottismo di cantare dove gli piace, piuttosto che dove “si deve”, andando in giro a tentare di cambiare se stesso e il mondo con le canzoni di cui fa l’autore, l’interprete e lo storico.



Ringraziamenti Alla Provincia di Lecce, per aver accolto questa iniziativa e averla condivisa nel progetto PALIMPSEST. Alla dirigente scolastica del Liceo Artistico e Coreutico “Ciardo Pellegrino” Tiziana Paola Rucco per aver sempre sostenuto e valorizzato il lavoro svolto dai docenti e dagli studenti. Ad Alessio Lega, per aver riacceso la luce su avvenimenti ormai oscuri da troppo tempo, ricordando a tutti “quanto sangue e quanto splendore hanno impastato la nostra città”. Ai ragazzi della 5C Arti Figurative (a.s. 2019/20), per aver dato forma e colore a questa pagina della Storia di Lecce, ai più sconosciuta. Al dott. Carmelo Calamia (Provincia di Lecce) per avere da subito creduto nella possibilità di vedere stampato e rilegato in un volume, il frutto della lunga primavera scolastica del 2020 svolta interamente in DAD. A Rodolfo Stigliano, per i consigli, la professionalità... e la pazienza.

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