Epoc Ero Uroi - Numero Tres

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Grelda

L'Imperituro: Demented Il Mastro delle Chiavi: Simone Tso Il Guardiano del Parco: Alan P

In questo numero (ordine sparso): Simone Tso, Federika Fumarola, Squaderna, Alexandra, Jenny 666, Re Delle Aringhe, Infidel, Bob Junior, Vasily Belokonenko, Massimiliano Bomba, Vincenzo Filosa, Lucio Badtaste, Mariolina Pincherle, Demented, Claudia Pazzeschi, Raniero B, Kioki o Kioki, Filiippo C Pene, Barbara Fagiolo, Alan P, Faina, Toni Franz Copertina: Federika Fumarola Terza di Copertina: Jenny 666 + Demented + Kioki o Kioki Quarta di Copertina: Infidel Pagina Centrale: foto Claudia Pazzeschi / disegni Simone Tso Impaginazione: Simone Tso

Stampato con superate difficoltĂ nel Giugno 2010. Periremo Mai Arretreremo Edizioni IO LO VEDO 2010


Sommario racconti Squaderna Vasily Belokonenko - Infidel

Storie di Cristi in croce: l’operaio Gioia Tauro

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Sogni Epochiani Mondi ultraterreni sostenibili Far da sè La Posta di Bob

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Storia di Pa Ra&Ro I Mio Amico Ramiro Lo Sbobinatore Crusader and the Holy League Cubilot Animali Lanosi - Episodio Quattro

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Abasudu - Henry Darger, un cuore non al posto giusto

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rubriche Lucio Badtaste - Re delle Aringhe Demented - Lucio Badtaste Toni Franz Bob Junior

fumetti Demented Raniero B Alan Parsec - Tso Squaderna - Demented - Faina Infidel - Tso Vinz Filosa Alan Parsec - Demented - Tso

articoli Mariolina Pincherle

illustrazioni Massimiliano Bomba

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Storie di Cristi in croce:

L’Operaio Tutte le volte che mi sono trovato di fronte a un’opera di testo scritto, mi sono chiesto per quale ragione si dovesse continuare a imbrattare dei fogli. Questa volta è proprio il caso di dire: No!. Toni Franz eri i lavoratori sono scesi in sciopero. Questa sera i locali sono vuoti nel mezzo e in esso ho sempre vedere quelli che i soldi li guadagnano facile. Sono qui per guardare dentro la mia ragazza. Gli operai sono andati in tribunale stasera in piazza e la birra, la bevanda, non ha migliorato l’umore. Quelli che guadagnano facile hanno le stesse facce di sempre e dicono sempre di donne. Io aspetto la mia, nel buio di questo luogo appannato, chinato il capo per un bicchiere pieno di ottone. Non è stato salvato molto del loro corteare ma sono contenti di perdere e s’incazzano una giornata di lavoro al bar quando qualcuno va contro le loro ragioni. Quelli che guadagnano facile prendere OKI per il loro mal di testa, sempre mal di testa. Forse perché si ascolta la radio mentre ancora ad alto volume dovrebbe essere sempre sparato a mille nella loro auto grandi. Mi alzo e vado ad uno di loro: «Voi offrire una sigaretta per favore?». Il soggetto è vestito, avvolto come quelli dai soldi facili, sono sempre vestiti con indumenti inutili come gilet, cardigan, sciarpe, ecc. Mi guarda, mi porge il pacchetto e torna a parlare di donne. Prendo la sigaretta, dico grazie, lo mette il pacchetto in tasca senza guardare il percorso oroargento, mi allontano sensazione di osservato. La mia ragazza è in ritardo. Mentre fumo e bevo mi metto a pensare al tempo che mi separa dalla prossima settimana. Oggi è Sabato – fatemi sapere se lei mi ama davvero o se, come me, che non ci capisco niente – di solito rimane fino a sabato pomeriggio tardi per tagliare e pettinare i capelli dei suoi vicini che adornano il fine settimana. Quando arriverà sicuramente già in scazzo totale, vorrà essere tirata su dalla mia simpatia

e verve di toni mediocri. Speranza che si spegne, anche prima della nascita. Eppure a volte penso a lei, con quello sguardo infastidito quando spingo i pulsanti nel frastuono, quando mi rado, e zappo la tv, e mi piace, voglio essere in giro. Dopo domani ho il turno di notte. Sempre prima di andare a lavorare ho intenzione di isolarmi e badando al fatto mio, fantastico. Alla fine si finisce sempre che vado a fare il pagliaccio con i collaboratori, anche se non si definiscono tutti compagni. Decisamente neanch’io lo sono, non in piena regola ecco. Sono sindacalizzato e sono contento quando c’è da perdere un paio di giorni di lavoro. Devo essere un bastardo stupido o meno. Perché non viene? A volte penso che io non sono l’unico per lei. Non ho vinto ancora. Non è ancora tardi per vincere, ho ventiquattro anni. In radio, stanno facendo una canzone che sembra ci insegni ad amare senza problemi, sembra anche che il cantante è destinata a scomparire dalla scena in un lampo, come i risultati della sua esperienza emotiva o chissà quale altro autore. Cuore, amore, cielo azzurro, riprovare, ridere insieme, perdonare, tutto questo è una gara impeccabile – si tratta di trovare validi motivi. Come quelle che c’imbrigliano a non volere quello che vogliamo. Per evitare di perdere tempo, cazzo, per evitare di rimanere con niente in mano. Quello del denaro facile è sempre più disteso, le guance rosse, apparentemente sempre sul punto di esplodere, come incorniciato dalla pelliccia di coyote sul cofano della sua giacca. Ogni volta si volta verso me per vedere quello che faccio, è un po’

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Epoc tre imbarazzante, con il bar alle spalle ed entrambi i gomiti sul bancone non ancora completo, controlla tutta la stanza come se fosse la sua. Improvvisamente Claudia entra, è così chiamata, gli abiti, piuttosto opportuno dargli un nome. Viene verso di me e costringe quello del denaro facile a girare il collo per andare in modo da essere in grado di vedere come attraversa la stanza. «Sei solo?» Lei dice, «Hai iniziato la serata divertendoti!» «Beh… Non male, stavo giocando a braccio di ferro con la birra», rispondo. Gli angoli della bocca scappare verso l’alto e si siede. È tutta vestita di nero che la slancia, alta uno e sessantacinque. Ora il fermo di una sigaretta e chiedo di taglio e pettine. Ora mi rendo conto che è sbagliato, perché si gira subito la testa di lato, chiudendo gli occhi e iniziare immediatamente la ripetuta denuncia di fastidio. Io ascolto… Fine. Vado a prendere due birre e anche qualcosa di più forte. I suoi capelli tendono un po’ di rosso, ma se li tinge. Ho una poesia che ho scritto nella mia tasca e non so se gli si dà. Io non so perché un lavoratore scrive poesie d’amore, ma la scrittura è buona, anche se si rischia di apparire vulnerabile alla persona che viene data attenzione. E anche un po’ ignorante, visto che non leggo niente da un tre o quattro anni. Baggianate cominciare a dire, sembra di essere felice, potrebbe essere il momento giusto. Ci vediamo da tre settimane, penserà che sia un pazzo, anche se queste cose… Niente da fare. Non mi piace parlare

del mio lavoro, ripiego su quello del denaro facile prendendolo un po’ in giro. La fabbrica è ancora lì come un monolite, che sta lì, ancora immobile guardando camminare la polvere, la cenere, con le stesse persone che corrono e le ombre proiettate dal sole che ancora pascolano negli stessi punti. Forme che eseguono la stessa traiettoria da anni e io non so se amo Claudia. Migliorano i giorni da dietro i finestroni e sogno i domani. Si guarda curiosamente tutti i miei amici tramite un elettroscopio. Non voglio niente di più e poi ho voglia di saltare, correre da un posto all’altro di acquisire utili esperienze, le porte aperte e sentire… Per andare a gridare per le strade macchiate di fango, continuare a scorrere… L’ho conosciuta in uno di questi luoghi, ed è forse per questo motivo che non si capisce niente con lei. All’interno di questi abbeveratoi ci si comporta come guidati da un software, creato così dannatamente divertenti. Come fiori che fino a quando non sfioriscono non vedere altri che loro stessi, in ogni caso, qualsiasi momento della loro vita. Così la natura certamente avrà più rispetto e paura di noi, e in questo non c’è nulla di sbagliato in questo. O quasi… Tuttavia, dopo tutte queste storie, Claudia ed io siamo già fuori dal locale. È una serata tranquilla con un po’ di nebbia. Vedo bene che sfoca come si mette in mezzo tra noi a macchiare il bagliore dei lampioni. Ed è proprio ciò che manca nella mia macchina quando andiamo al fiume per l’alta carica. Vado piano piegato un po’ sopra il sedile si stacchi la schiena

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squaderna qui? Non è certo che le cose di tutti i giorni devono farci del male a tutti i costi. Dietro una porta semovente che utilizzano a nascondiglio i quaranta ladroni… Essi continuano ad aumentare harem, la realizzazione di inventari. Avanzano scavando al centro della terra. Ed è per questo che voglio andare a centro Claudia. Voglio vedere dove si trova il suo centro, dove si nasconde il nucleo da cui partono tutti gli impulsi. Il fulcro che muove tutte le leve. Se questo centro è veramente il suo cuore. C’è ancora un po’ di nebbia. Ascolto boom, si agita, le zecche. Discorsi troncati, indicando con difetti di parole, la povertà del vocabolario, di versi soffocati. Periodi di frasi. Il periodo in una frase sola. Che cosa è sufficiente per capire se ci si conosce o di fingere di capire se si è stranieri. Rimane attaccato ad ogni giorno. E voglio chiudere gli occhi per sperare di morire per la linea e per vedere cosa è rimasto attaccato. Basta moscerini irrobustirsi e vedere le stelle piovere su di lui, mettere tutto in atto per vederlo ricominciare in un nuovo inizio. Chiuso il lunedì, chiuso il Martedì, Giovedi chiuso… Questi sono i cartelli rimasti affissi ad ogni giorno, ogni giorno a dividere i minuti, che consumano tutto quello su cui poggia lo sguardo, e anche se non abbiamo l’inchiostro per scrivere domani, ci atteniamo a questo in modo indelebile come la pittura alle porte.

ogni tanto e poi getto alcune occhiate con la testa in giù dritto verso il centro dei suoi occhi, sorride e cita l’espressione del viso, scuotendo la testa un po’ mi chiede che c’è. Io niente (risposta), che sto solo cercando di vedere quanto è bella. Io dico che sono felice con lei e andare avanti così per un po’. Poi facciamo l’amore e abbiamo iniziato a fumare come due fratelli si abbracciarono. Ti dirò alcuni ricordi della mia infanzia in un modo divertente, ma allo stesso tempo penso a quello che si può desiderare da una donna, sulle infinite emozioni che può dare. Inaspettatamente, sento il bisogno di pregare Claudia. Ma le mie preghiere non capisco, forse, sarei visto come scena egoista, altrimenti non sarebbe Claudia. Altrimenti non vorrei cose da Claudia. Guardo fuori dalla finestra e mi auguro non le costi molto farmi sentire sbagliato – ad essere quasi corretto. Mi sento bene a essere sbagliato, mi ricordo di essere vero e respiro, voglio dire, e anche se faccio male a stare così è un bene comunque. Il suo discorso è calmo, anche se non ci sono interruzioni mi dà il senso di insicurezza, penso a cose che non la lasciano indifferente e bacio. Forse pensa che assomigli a qualcun altro e sta aspettando che lo dimostri… Con il basso ventre, con le case del cervello, e la grotta dello stomaco, solo perché è più facile e più immediato… la linea che circonda il torace è la più lontana da raggiungere in ogni caso. Il vero problema sta nel modo di stare male, come commettere questi errori? E io non sono ancora soddisfatto di aver visto a volte nascosto le nuvole vincere sugli aerei, che in confronto sembravano aquiloni stanchi. Sotto, il mare piatto, travestitismo da Marte diventa una zuppa, spruzzi di ebollizione, ed è sempre più intasato. Sembra che tutto ciò è nella nostra memoria, ma che cos’è che lo riporta

Squaderna

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SOGNI EPOCHIANI Sognato a novembre 2009

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GIOIA TAURO Un racconto di Vasily Belokonenko illustrato da Infidel

Il nostro eroe avventuriero, fanfarone e argonauta senza tempo alle prese con una nuova fantastica avventura visionaria. Il mondo gli è avverso e lui lo avverte sempre più.

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o sete, ho sempre sete quando mi trovo vicino all’equatore, il mio metabolismo dell’Est europeo non regge l’afa e quell’aria faticosa da respirare mi costringe a bere di continuo. Inizialmente faccio il bravo, bevo solo acqua… ma poi al solito degenero in birrette, che dopo qualche minuto diventano tequile e lì… addio mondo, chiudo la giornata. Ma non quella volta. Avevamo attraccato al porto di Acapulco, navigavo su Palomita Guiterrez de Santa Lucia, un immenso peschereccio–freezer pieno di tonni da scaricare per riempire le stive con Calamari Giganti – cibo succulento e raro – destinati alle squallide terre del Cile prima e alla bassa Argentina poi. Sarebbe stato uno scalo breve, al massimo 5 giorni, se non fosse stato che i tonni provenienti da Panama erano pieni di polvere d’angelo, la «Polvo de Angel» la chiamano qui, cosa che comportò il sequestro diretto della nave da parte delle autorità locali.

Da poco avevo preso una buona abitudine: mi informavo, nei momenti liberi, sui posti dove andavo ad attraccare… In questo il Messico era una fonte infinita di bizzarerie e, visto che ormai di tempo libero ne avevo, decisi di constatare se leggevo cazzate oppure no. Feci il bagaglio e mi diressi verso la meta che mi aveva affascinato di più nelle mie letture messicane: il cratere di Chicxulub. La mia nuova destinazione si trovava dalla parte opposta di Acapulco, precisamente nella penisola dello Yucatan. Il viaggio per la mia nuova meta fu molto semplice, con un pullman avrei attraversato le terre latine in un giornata, e senza problemi il cratere sarebbe stato mio senza che il sole sorgesse due volte. Partii… Il mio casuale compagno di viaggio, che occupava il sedile accanto al mio, si chiamava Pepito ed era un piccolo messicano senza collo con tanto di baffi e canotta che parlava di continuo. Cosa curiosa, era convinto che fossi irlandese, visto che una volta durante un suo viaggio precedente ne aveva incontrato uno. Io non mi peritai a contraddirlo. Dopo ore di viaggio e varie soste in putridi Autogrill puzzolenti di pipì con i parcheggi brulicanti di tir e camionisti, arrivai alla meta prestabilita, il misterioso cratere del Cretacico. Come un bambino per poco non piansi dalla gioia… per intendersi era un pò come il primo film visto al cinema, quando ci si sente piccoli seduti nell’oscurità di fronte a una

Era la fine. Confesso che trovarsi in un soggiorno obbligato nei porti dell’America Latina non è proprio una bella cosa, non sopporto di trovarmi in un posto che non sia circondato da acque che si perdono all’orizzonte, soprattutto dove fa un caldo micidiale che ti obbliga a stare sottocoperta gran parte della giornata. Ma la mia ultima nave era stata sequestrata e non esisteva al momento nessun sottocoperta. 13

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tv gigante che ti racconta la storia più bella della tua vita. La mia prima storia fu E.T., parlava di un piccolo alieno trattato male dagli americani… Non dimenticherò mai il povero E.T., come non cancellerò mai l’arroganza stelle e strisce… ma andiamo avanti. La mia lettura marittima sosteneva che quel cratere era la conseguenza dell’impatto di un meteorite di circa 10 km di diametro con la Terra, la collisione era cosi brutale che tutti i delicati equilibri che regolavano il nostro pianeta si ruppero portando all’estinzione dei dinosauri, che fece spazio a nuove creature più adatte al nuovo mondo post–meteora. Credo si riferisse a noi e agli asociali americani.

onde e la puzza del pesce pescato da giorni… Era normale, dato che mi risvegliai sul ponte di una nave, la più puzzolente e assurda imbarcazione che avessi mai visto, totalmente di legno, con un equipaggio di canaglie malconce vestite in modo improbabile. Qualcosa non andava e non andava di brutto! I miei nuovi compagni di navigazione mi presero con forza e mi portarono al cospetto del loro capitano, un omino con un grande cappello nero con fibbia centrale, una tonaca rossa come casacca e dei buffi pantaloni aderenti che finivano in degli stivaloni che mi ricordavano una vecchia fiaba europea dove un burattino arrogante sognava di diventare bambino. Potete ben immaginare il mio disagio… di colpo mi ritrovavo nel più reale dei Disney World, sezione Pirati, con tanto di puzza e denti marci delle comparse, con il mio nuovo Capitano che passava tutto il tempo a cercar di tenere un uovo in piedi sulla sua base maggiore mentre la nave di legno veniva accompagnata nel suo psicoviaggio da altre due praticamente simili.

Il cratere alla fine non era niente di che, se non una distesa prateria piena di nulla e di piccole caprette che brucavano allegramente, se non fosse che la mia occasionale guida, tale Josè, di origini maya senza collo, mi fece notare che la sua bussola girava in senso orario senza sosta e da quella bussola non riuscii più a distogliere lo sguardo… Lei girava e io la fissavo, io la fissavo e lei continuava girare, fissare, girare, girare, fissare. E poi il buio… …E nel buio mi sentii a mio agio, sentii la brezza che mi accarezzava in alto mare, il rumore delle

Uovo in piedi e tre navi di legno significano una cosa sola. Navigavo con coloro che anni dopo avrebbero cacciato il mio primo attore preferito, il piccolo E.T.!

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vasily belokonenko Fu il silenzio.

Ero sulle caravelle, ed è inutile chiedersi chi si dilettasse a sfidare la gravità con un uovo. Ovviamente non capivo nulla di cosa dicessero, urlarono un pò tra di loro e poi mi spedirono sull’albero maestro a guardare il mare… in effetti era l’unica cosa che potessi fare su una caravella anche se avevo girato tutti gli oceani del mondo, ma questo loro non lo sapevano. Mi accovacciai sull’albero più alto e aspettai.

Sentivo le pustole infette che mi pulsavano, tutti si ammassarono sul ponte di poppa e si misero a gridare di piacere, a scambiarsi baci sulle pustole, virus ovunque e felicità di vivere, di vivere in un mondo dove nessuno sarebbe stato scacciato, neanche gli alieni. Attraccammo dopo tre ore e io, premiato per aver visto terra per primo, fui tra i primi a scendere, tra i primi a toccare terra e il primo a piangere davanti una tribù di senza collo con gli occhi a mandorla e i capelli lisci neri corvino. Avevo fallito, quella non era Gioia Tauro, il tutto fu confermato da uno starnuto dell’equilibrista d’uova che fece stramazzare moribondo un indigeno di quel paradiso terrestre.

Aspettai un’idea che mi facesse uscire da quella situazione, e dopo giorni di vedetta arrivò: nessuno avrebbe mai più cacciato il mio alieno preferito. Nessuno avrebbe mai scoperto l’America! Non appena la notte ebbe accompagnato la ciurma nei sogni, decisi di scendere e modificare le carte di viaggio, il che fu più facile del previsto, era tutta una questione di rette e segnetti vari… …Così decisi che la loro casuale meta non sarebbe stata più la sognata ostile America, bensì Gioia Tauro, ridente cittadina dell’Italia meridionale. Compiuto il sabotaggio, tornai sul mio trespolo e come un pappagallo aspettai. Aspettai e aspettai, all’orizzonte ancora nulla. Dopo giorni e giorni, ancora nulla, solo mare e piaghe che iniziavano a formarsi sulla mia pelle. Dopo due settimane, le piaghe cominciavano a farmi male e il nervosismo a bordo cominciava a farsi sentire, ma della Gioia America Tauro neanche l’ombra. Finché, dopo un altra settimana, l’equipaggio di disgraziati pieni di pustole ammutinò la miserabile imbarcazione, prese l’aspirante Galileo e lo spinse sulla passerella, la tipica passerella con gli squali sotto. Mi pianse il cuore per lui, in fin dei conti era colpa mia se faceva quella brutta fine, ma volevo troppo bene a E.T. per vederlo cacciar via un altra volta. Alzai lo sguardo verso il mare per evitare quella scena disumana e senza volerlo gridai: «GIOIA TAURO, ANZI TERRA TERRA TERRA TERRRRRRA!».

Capii che per colpa mia E.T. non sarebbe mai stato accettato sulla Terra. Se non avessi manomesso le carte, probabilmente, la Terra sarebbe rimasta piatta come Dio vorrebbe, gli indiani non sarebbero mai finiti nelle riserve, i neri non sarebbero mai stati negri, Jim Morrison non avrebbe mai scritto poesie, i giapponesi non sarebbero diventati mezzi mutanti. Grazie a me Schwarzenegger è diventato governatore, Topolino ci tormenterà fino alla fine dell’umanità, il mondo si è riempito di nuove religioni e credenze inutili (mormoni, scientology su tutti), i marshmallow, un numero svariato di Elvis Presley e tanto altro ancora… Il rammarico più grande: se mi fossi fatto gli affari miei credo che i messicani avrebbero avuto un collo decente.

Storie di vita, vita da marinai.

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MONDI ULTRATERRENI SOSTENIBILI Un’intervista a cura di Demented e Lucio BadTaste illustrata da Federika Fumarola

Capita sovente di chiedersi, alla luce delle amare previsioni che gli esperti fanno riguardo al futuro del nostro Pianeta, se in tutto l’universo l’essere umano sia stata l’unica entità capace di ridurre il mondo a un posacenere. L’immaginario collettivo, sussidiato da una scarsa documentazione, attribuisce agli alieni l’impiego di energia a impatto zero, oltre a una raffinata sensibilità nella lavorazione artistica degli steli di grano. Ma che ne è della questione energetica in quei luoghi a noi accessibili solo attraverso una trasmutazione dell’essenza o una falla medianica? Siamo pronti a dilettarci dell’argomento con il nostro dott. ODDO MARIA GRATTAPANE, come al solito illuminante e illuminato. Illustre dott. Grattapane, mentre noi cediamo sotto la morsa di un petrolio che si sta esaurendo e di un’energia atomica che promette lo stesso esito in poco più di un secolo, se la stanno dunque spassando nell’Aldilà?

finitivamente. Le NDE sono assai più interessanti, in quanto l’anima del soggetto in osservazione metaforicamente parlando si “dissocia” temporaneamente dal corpo, per poi “rientrarvi” in seguito a interventi di rianimazione o in maniera puramente arbitraria. E le testimonianze riportate da tali individui forniscono dati utilissimi, nonché bizzarri. Veniamo così a scoprire che il tunnel è un classico percorso intrapreso dalle anime per varcare la soglia dimensionale tra mondi terreni e ultraterreni, che l’anima fluttua e si sposta senza produrre esalazioni nocive, e che è molto più facile avere a che fare con sorgenti d’amore piuttosto che con orrifiche e lagnose figure avvolte da oscurità. A convalida di questi fenomeni che potrebbero suscitare un certo scetticismo esiste una ricca documentazione relativa a persone che al loro “ritorno” sono riuscite a descrivere cosa facessero i loro conoscenti nelle proprie abitazioni, o a soggetti ciechi dalla nascita che hanno saputo descrivere affidabilmente la planimetria dell’ospedale e fare un identikit del personale medico. Insomma: l’anima c’è, e al termine della nostra esistenza fisica va da qualche parte.

In un certo senso. Probabilmente “se la stanno spassando”, come dice Lei, e sicuramente anche grazie a noi… ma ci arriverò fra poco. Con i miei colleghi del Dipartimento ci siamo orientati verso l’opinione che alla base della differenza tra un Paradiso e un Inferno vi siano modi diametralmente opposti di fruire delle risorse energetiche. Il Paradiso è generalmente descritto come un luogo senza Tempo e risplendente di luce, mentre l’Inferno come un sito claustrale e cupo, illuminato solo dalle vampe di giganteschi fuochi “eterni”. È palese che l’Inferno abbia in genere difficoltà a essere illuminato. Per capire come facciano, questi mondi, a sopperire ai propri fabbisogni energetici, è opportuno fermarci a comprendere cosa sia e come funzioni l’“anima, questa (in)separabile noi stessi”. Fare esperienza di un’anima, anzitutto, non è una cosa molto difficile: basta passare abbastanza tempo in ospedale a osservare certi pazienti in pessime condizioni per accorgersi di quanto siano comuni i casi di NDE ed NDA, rispettivamente la Near–Death Experience e la Nearing Death Awareness. Così sono definiti gli avvenimenti che coinvolgono un individuo in fase di approccio con l’Aldilà, ma a differenza delle NDE, le NDA portano l’anima a separarsi dal corpo de-

Ma a questo punto non è opportuno chiedersi quale sia la consistenza dell’anima, dove mai possa andare a finire e quale sia il suo utilizzo nel trascendente? Certamente. A questo proposito, indotto dalla curiosità per il sapere, organizzai tempo addie22

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mondi ultraterreni sostenibili tro un gruppo di ricerca ad ampio spettro, col quale conducemmo i più svariati esperimenti, dall’analisi spettrale infrarossa e ultravioletta dell’aura nei casi di NDE e NDA alle tomografie

assiali di medium in trance, alle camere di deprivazione sensoriale unite a trattamenti con laudano. Abbiamo rinunciato alla riflessione delle brainwaves con sfasamenti tra i 90° e i 270° in soggetti comatosi perché tendevano a esplodere. Quello della scomposizione del campo di interazione elettrodebole fu uno degli esperimenti più avvincenti. Notammo da subito che la quantità di particelle elementari prodotte da un individuo caucasico sano di circa 87,675002 Kg, esposto per 0,03 microsecondi a una radiazione invertente pari a 25,514 megaelettronvolt, produceva una quantità di particelle elementari di gran lunga superiore alla massa fisica originaria. Fu lampante che qualcos’altro doveva essere stato disintegrato, assieme al volontario, nel container. Perseverammo con rinnovato interesse nello studio del fenomeno e appurammo che, contrariamente a gatti, mummie, pesci martello o quant’altro di animato, una persona viva rendeva SEMPRE un tasso di particelle superiore al 115%, unitamente a un inconsueto glissato di frequenze ultrasoniche, quasi un lamento. I nostri animi si riempirono di gioia e di frenesia, caro Demented: l’avevamo trovata, la nostra anima! Ed era come la immaginavo! Con una nuova consapevolezza nel cuore, ci rimboccammo le maniche e dopo mesi di estenuante lavoro riuscimmo a calcolare con grande precisione a quanto ammonta il complesso energetico dell’anima, potendo finalmente formulare i seguenti principii: 1 – In un individuo, l’energia prodotta dalla sua anima è indipendente dallo spazio occupato dal corpo e dalla massa del corpo stesso. 2 – L’energia prodotta da un’anima è indipendente dall’etnia dell’individuo. 3 – In un individuo, a un incremento di livello energetico di un’anima corrisponde necessariamente un incremento di esperienza psicofisica. 4 – Il livello energetico di un’anima analizzato nell’intervallo di tempo T, ove per T s’intende la durata della vita dell’individuo di riferimento, ha un incremento costantemente maggiore o diverso da 0. Secondo una visione classica di questo stato di cose l’energia-anima dovrebbe trasformarsi in un’altra forma in ogni caso rilevabile, e invece non appena un individuo muore questo suo “capitale” si dissolve… Sempre che non ipotizziamo una trasformazione radicale dell’anima in antimateria o una sua migrazione in un diverso piano dimensionale. O entrambe le cose… Sembra un argomento molto complesso. Ci può spiegare meglio come l’anima possa interagire con i consumi del soprannaturale? Dunque: le anime, una volta deceduto il corpo, si spostano di dimensione e varcano la soglia del Pa23

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Epoc tre radiso o dell’Inferno. Pur trattandosi di altre didopo aver osservato con attenzione l’industriosità mensioni, è del tutto naturale poter sopravvivere dell’homo erectus alle prese con sterpaglia e pietre in questi posti, e l’interazione tra energia ed esifocaie. Ma il risultato fu quello di innescare una stenza è un passaggio obbligato che caratterizza reazione termonucleare tra le due anime. Detto ciò che è e lo distingue da ciò che non è. In Paradiquesto è facile comprendere perché le anime danso ci si bea d’Amore, all’Inferno si bestemmia fino nate cerchino tanto struggentemente di fregare i a quando non si è lacerati in un modo o nell’altro. Guardiani infernali e di tornare sulla Terra a fare Comunque vadano le cose i due sistemi debbono i bravi…   evolvere. Le anime che vanno in Paradiso si mostrano quasi subito disinteressate al mondo terLe anime dei dannati, insomma, secondo l’icoreno, e capita raramente di incontrarle in giro se nografia classica alimentano i fuochi eterni. si fa eccezione per i party chiassosi che vengono a Ora: possiamo definirci come una carbonella fare quando sono inviate a recuperare l’anima di che consumandosi favorisce la propulsione un moribondo fortunato. dei mondi ultraterreni? Quelle infernali invece sono d’ordine quotidiano. Cercano costantemente di scappare da quel sito, e Be’, in fin dei conti sì, anche se la carbonella va so ben io che hanno tutte le ragioni per farlo. Si bene per fare un’oretta di salsicce, mentre una buttano sul primo individuo che gli capita e non reazione termonucleare tra due anime produce fanno altro che combinare guai. La coesistenza un’energia circa 50000 volte maggiore della bomba di due anime strutturalmente diverse attraverso sganciata su Nagasaki. È opportuno precisare che lo stesso corpo porta inevitabilmente alla rapida in Paradiso il fenomeno è obbligato e dovuto, perdissoluzione del corpo stesso, olché la ricongiunzione delle anime tre a indurre inconsueti effetti Nell’Inferno esiste uno con Dio è il fine ultimo dell’amocollaterali come vomito caustico, stato di coercizione del- re che egli prova per l’uomo, e fluorescenza, levitazione, febbre, le anime. Per dirla tutta, in ultima analisi si tratta di un cataratte e strabismo, microcite- anzi, l’Inferno ha assun- gesto consapevole e rispettoso mia, raucedine… to tutte le caratteristiche dell’ambiente, in quanto è Amore È anche possibile che un’anima di una vera e propria in- che non sporca. Aggiungo, caro dannata si metta la dignità di exDemented, che Dio è l’unico produstria: le anime si proessere umano sotto ai piedi e arpulsore del suo piano dimensiorivi a possedere persino cagnetti cacciano, si coltivano, si nale e non ha, per tale motivo, o altri animali da compagnia. Il colgono come carote, ven- un bisogno particolare delle sue motivo alla base di questi gesti gono mantenute in deten- anime, se escludiamo questo suo disperati è che le anime hanno zione coatta e alla fine atipico attaccamento affettivo “mangiato la foglia”. Le spieghe- vengono fatte brillare. nei loro confronti. Diversamente, rò meglio, caro Demented: in Panell’Inferno esiste uno stato di radiso, l’approvvigionamento di coercizione delle anime. Per dirla energia è semplice, in quanto il sistema si comportutta, anzi, l’Inferno ha assunto tutte le caratteta come se fosse il nucleo di una stella. La fusione ristiche di una vera e propria industria: le anime delle anime con Dio assume i classici tratti di una si procacciano, si coltivano, si colgono come carote, fusione nucleare, sicché anche una sola anima rivengono mantenute in detenzione coatta e alla fine esce a irradiare una quantità di fotoni impressiovengono fatte brillare. E, come si conviene a un nante. sistema complesso, i componenti di questo organiSe le Sacre Scritture convengono nel definire il smo ultraterreno si sono specializzati per assolvere Paradiso come “Regno Dei Cieli”, suppongo possa compiti ben definiti. Povere anime, mi fanno tanto esser dovuto alla formazione di atomi di ossigeno pensare a quei poveri visoni uccisi per farne cole idrogeno ai suoi confini a seguito delle reazioni bacchi e pelliccione. nucleari, e alla formazione di vapore acqueo dovuta alle costanti elevate temperature. L’Inferno, Possiamo pensare, dunque, al Paradiso come ahimè, ha seri problemi. Non esistendo Dio in quealla sezione ultraterrena più “pulita” (enersto luogo, manca “la miccia” per poter avviare una gia a pannelli solari), oppure le sue scorie reazione analoga a quella che avviene in Paradiso. dannose finiscono nell’Inferno, come fosse E il fatto che ivi il Tempo scorra a una velocità deuna discarica nucleare abusiva? cisamente più simile alla nostra che a quella della simil-eternità del Regno dei Cieli non l’ha di cerCagnetti. Oh, mi scusi, amico mio, ero sovrappento aiutato. L’ipotesi più accreditata è che Lucifero siero! La risposta è netta: il Paradiso è destinato avesse cercato di accendere due anime recuperate a essere un modello esemplare di economizzazione in Purgatorio, sfregandole e sbattendole tra di loro dell’energia, poiché, come le ho anticipato, l’unico 24

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mondi ultraterreni sostenibili prodotto marginale che potrebbe produrre, stansarei ben curioso di vedere a cosa sarebbero mai do alle osservazioni del mio pool, è vapore acqueo. disposti ad attaccarsi in un tale futuro. Inoltre, il fatto che il Tempo scorra tendendo al limite di ±∞ permette di ridurre i consumi analizzati Professore, parliamo dunque del Purgatorio. in un certo intervallo a un ammontare pressoché Esso è circondato dal mare, si trova nell’Anirrisorio. Nonostante io sia molto attaccato alla vita tartico e le anime, per purificarsi verso il Paterrena e preferisca di gran lunga accrescere la mia radiso, devono immergersi nel fiume Lete. conoscenza con le mie stesse mani piuttosto che Ora: questo eccesso di calore infernale e di godere di un’onniscenza ultradimensionale, devo scorie potrebbe aver causato lo scioglimento spezzare una lancia in favore di questo incredibile della calotta polare nonchè la polluzione di piano dimensionale, ove la Saggezza si percepisce diversi corsi d’acqua? e si tocca con mano. Un mondo a misura d’anima d’uomo. Come direbbe il mio caro amico Costanzo, Un attimo, Demented, non corra! Attualmente proprio un mondo coi baffi… A produrre scorie, se non sappiamo di preciso ove si trovi il Purgatorio, vogliamo mettere il dito nella piaga, è invece l’Ino meglio non abbiamo le sue coordinate esatte. Si ferno. A dispetto delle enormi differenze rispetto presuppone, data la sua particolare struttura sealla Terra, l’ostinazione ad (auto)distruggersi pur mi-materiale che esso si trovi dall’altra parte della di perseguire interessi personacrosta terrestre, all’interno della li a breve termine è comune. Il Al termine della vita, Terra. Forse i lettori non sono al processo produttivo di combusti- in genere, le anime che corrente dell’arcano: giacché oggi bile spirituale si evolve secondo non abbiano accumula- siamo in vena di rivelazioni, alquesta flow chart: il Male viene to troppo spin negativo lora sarà opportuno sapere che instillato nell’individuo da figure vengono accolte in Pa- la Terra non è il solido pianeta demoniache preposte, così l’aniradiso e riescono a raffi- che abbiamo più o meno tutti ma viene appesantita. Un indivistudiato a scuola. La crosta ternarsi prima dell’accesso restre non è né più né meno che duo così conciato viene distratto dall’amore per cagnetti, fiori, la a questo piano ultrater- un guscio contenente un nucleo spettacolarità delle aurore bore- reno. Quelle in cattivo brillante, una specie di piccolo ali e così via. Insorge in lui una stato invece finiscono in Sole in sostanza. Al tempo della propensione a compiere azioni Purgatorio, ove hanno la sua formazione, circa 5 miliardi criminali, a maturare un profilo possibilità di convertire di anni fa, il pianeta era una palrancoroso, solipsista e avido, di- la loro struttura ener- letta delle dimensioni di circa un sposto a oscenità pur di soddisfagetica e renderla adatta terzo rispetto a quelle attuali; a re bisogni prettamente materiali tal proposito il mio stimato colall’ingresso nella dimen- lega Brooks Agnew sta da tempo come fare sesso con veline, apparire in televisione o comprare una sione paradisiaca. organizzando una spedizione al laurea. Al termine della vita, in Polo Nord che dovrebbe partire genere, le anime che non abbiano il prossimo anno, sempre che non accumulato troppo spin negativo vengono accolte in si verifichino altri incidenti di percorso, come la Paradiso e riescono a raffinarsi prima dell’accesso prematura scomparsa del capospedizione. È infatti a questo piano ultraterreno. Quelle in cattivo stato nella calotta artica che si trova l’accesso al moninvece finiscono in Purgatorio, ove hanno la possido interno della Terra, come lei ben sa. Lo scioglibilità di convertire la loro struttura energetica e mento della calotta polare artica potrebbe essere renderla adatta all’ingresso nella dimensione paracollegato al grado di sviluppo della civiltà dei Figlidisiaca. Il Purgatorio è un po’ “terra di nessuno”, Degli-Dei, e precisamente all’evoluzione delle tried è qui che demoni accuratamente selezionati venbù accampate nei pressi della Porta di Agarthi. Ho gono a carpire le anime più cariche per deportarle fondati timori che costoro possano aver forzato le negl’Inferi. Le anime vengono detenute e utilizzate anime di tecnici e scienziati di passaggio in Purquando necessario. gatorio a prestare manodopera in cambio del perA prima vista questo sembrerebbe un metodo abmesso di incamminarsi verso il fiume purificatore. bastanza efficiente per produrre energia, ma è deDel resto la forma del Purgatorio, come ci viene destinato a ritorcesi contro i suoi attuatori. Il Male scritta nei tomi antichi, assomiglia più alle risaie instillato negli uomini li induce a commettere azioa gradini della Cina che ad altro. Le dirò di più, ni tali da mettere a repentaglio la loro stessa esiho chiesto a Brooks di portarmi un campione di stenza sulla faccia della Terra, nonché l’esistenza queste entità: forme di vita generate dalla libidine di una faccia stessa della Terra. Un futuro senza degli angeli guardiani Grigori mandati a vegliare umanità ridurrebbe al collasso tutto l’ecosistema sulla Terra da Dio, e che si ammutinarono in favoinfernale nell’arco di poche decigliaia di anni, e re della Terricola Vagina. A mio avviso potrebbe 27

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Epoc tre Nell’Inferno degli Accadici, dei Semitici, dei Caldei soggiornano mostri privi di senno che probabilmente non hanno altro interesse che grufolare. In quello egizio Seth è il dio degl’Inferi, chiamato “Dio del Sole che prosciuga”. Ciò starebbe a indicare uno spreco energetico monumentale da parte di entità irresponsabili?

trattarsi proprio di quei procacciatori di anime di cui gl’inferniani si avvalgono, il cui compito è mero depistaggio dalla Retta Via. Una volta in possesso di una coppia di Figli-Degli-Dei potremo analizzarne la composizione chimica e stabilire se e in che misura il loro catabolismo sia responsabile della fluorescenza riscontrata nelle nuove forme di vita sottomarina scoperte di recente, nonché dell’invecchiamento prematuro delle foche e dei comportamenti xenofobi degli Inuit. Purtroppo abbiamo ancora pochi dati su cui lavorare, ma come le ho anticipato vedremo di rimediare presto.

Anche se a volte la gestione di un organismo social-spirituale complesso ed esteso come l’Inferno presenta delle falle gestionali, non possiamo subito ammonire gli spiriti infernali come irresponsabili scialatori di risorse. L’iconografia classica occidentale rappresenta sovente Lucifero nell’atto di banchettare con le anime, ma trattandosi di pitture allegoriche non bisogna prendere alla lettera il messaggio visivo dei dipinti: il significato più profondo di queste opere è che Lucifero sta sprecando le risorse disponibili (le anime) per soddisfare momentaneamente le proprie necessità (egli si rimpinza lo stomaco senza posa). Ancora una volta viene puntato il dito sulla negligenza degli’Inferi a trovare soluzioni ecocompatibili per l’approvvigionamento energetico. È paradossale, a proposito di Seth, che le anime egitte dovessero discolparsi dall’aver contaminato le acque proprio dinanzi a Lui, il dio della Siccità… Ma stiamo divagando. Dunque… si parlava di mostri che grufolano. I mostri a nostro avviso stanno bene dove stanno, nell’ottica di chi li ha messi lì. Il loro compito è quello di spaventare le anime qualora tentassero di allontanarsi dall’area loro concessa. Con tutti i problemi che già hanno laggiù, figuriamoci se gli verrebbe mai in mente di lasciare dei mostri a pasteggiare con del preziosissimo carburante…

C’è da aggiungere che il Purgatorio è l’unico regno metafisico temporale, quindi esiste giorno notte e via dicendo. Potrebbero le anime del Purgatorio sfruttare metodi molto simili a quelli usati nella realtà terrena? Credo piuttosto che le anime del Purgatorio abbiano un gran bel da fare per “inventarsela”, la notte, dal momento che dall’altra parte della crosta il nucleo terrestre brilla di luce propria… Secondo le mie teorie la sede del Purgatorio sarebbe stata appositamente concepita all’interno della Terra proprio per mettere a disagio le anime in via di purificazione. Mancando l’alternanza giorno/notte esse sono costrette alla meditazione senza la distrazione del sonno. Trattandosi di un luogo di intenso traffico, inoltre, mi sembra più che naturale adottare delle misure cautelative al fine di evitarne il sovraffollamento. Da ciò deduco che il Purgatorio sia stato volutamente posto in un sito ove riposare sia impresa più ostica che altrove. Provi a immaginare un accidioso cui sia concesso di espletare il principio del suo vessillo «Mai rimandare a domani quello che puoi fare dopodomani»… Per un certo periodo io e il mio staff abbiamo vissuto nel dubbio che avere un luogo illuminato 24 ore su 24 potesse rappresentare un utile accorgimento per scoraggiare gli emissari infernali dall’adescamento dei loro bersagli, ma abbandonammo presto questa ipotesi perché andava a cozzare contro il principio di conservazione dell’energia. In ogni caso, il Purgatorio è una meta consigliatissima a tutti i fanatici dell’abbronzatura.

Benissimo dottore, arrivati a questo punto della nostra intervista posso continuare a inquinare serenamente il pianeta lasciando acceso il mio pc a scaricare, sicuro che dopo la morte mi godrò energia pulita. Vuole dire un’ultima cosa ai lettori di Epoc? Certo! Amici, ANDATE SEMPRE VERSO LA LUCE IN FONDO AL TUNNEL! 28

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Far da sĂŠ La nuova e utilissima rubrica di bricolage a cura di Gino Postino

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far da se

Basta segare un tubo quadro della Eternit, affettandolo rapidamente col segaccio, per ottenere una stupenda mensola modulare, componibile a volontĂ .

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Alla ricerca dell’uomo che ha costruito la storia più lunga mai scritta e illustrata

A BA SU DU

Henry Darger, un cuore non al posto giusto.

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51 West Webster Avenue, Lincoln Park, Chicago, 1949. Mary Catherine Gehr e suo fratello erano tornati da scuola e, com’erano soliti fare, mentre aspettavano che fosse pronta la cena, stavano seduti sui gradini della scala che saliva al terzo piano della casa ad ascoltare le voci che provenivano dall’appartamento di Henry. Era abbastanza divertente sentire tutta quella gente discorrere di chissà cosa con tanta partecipazione e con quell’enfasi quasi teatrale, sembrava di ascoltare un radiodramma. Ma la cosa che più li divertiva era il pensiero che in quella stanza ci fosse solo Henry, e che ognuna di quelle voci, con il suo peculiare timbro e il suo linguaggio, uscisse semplicemente dalla sua bocca. Henry era un uomo sulla cinquantina, che si distingueva per tante stranezze, a cominciare dalla sua fissazione per il Brasile… diceva che fosse quello il luogo in cui era nato e che per quella ragione non amasse troppo farsi il bagno. Era una delle poche cose diceva quando qualcuno tentava di conversare con lui. Di sua iniziativa non parlava mai con nessuno che, per così dire, non lo costringesse a uno scambio, e non si intratteneva quasi mai oltre pochi istanti, dopo aver pronunciato delle apparentemente insensate successioni di sillabe o aver commentato rapidamente le condizioni climatiche. Usciva al mattino molto presto per andare a lavorare, e a sera inoltrata, dopo dieci, dodici, quattrodici ore di fatica, rincasava nella sua stanza, dalle cui mura,

oltre alle voci fiabesche che divertivano tanto Mary e il fratellino e che sbalordivano i frequentatori della casa del capitano Gehr, si sentivano provenire pochi altri suoni degni di attenzione. Quando usciva dalla camera per raggiungere la toilette, che condivideva con gli altri tre affittuari della casa, aveva l’abitudine di fermarsi di fronte alla porta e pronunciare con voce profonda la strana formula «A-ba-su-du», che solo gli dèi sanno da dove venisse, ma che non mancava mai di introdurre i suoi momenti di raccoglimento fisiologico. Il padre di Mary, il capitano Walter Gehr, proprietario della casa, diceva che Henry era una brava persona, ma che era “shellscioccato” dalla guerra e per quella ragione era così strano. Ma Henry in guerra non c’era mai stato, anche se il fatto di essere orfano di entrambi i genitori non gli era bastato a sfuggire al richiamo della Nazione. Nel Diciassette era stato arruolato per prepararsi a servire sul fronte europeo, ma già dopo qualche mese di addestramento – prima a Rockford, Illinois, poi a Camp Logan nel Texas – era emerso chiaramente che non potesse fare il bravo soldato e che il suo disagio nelle vesti militari non era in alcun modo adattabile al teatro della guerra. Fu riformato per problemi alla vista senza aver mai lasciato il suolo americano e tra gli shock che avevano percorso la sua esistenza non c’era mai stato quello che aveva devastato il sistema nervoso di migliaia di poveri cristi e graduati durante la Prima Guerra Mondiale.

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Quella guerra l’aveva letta sui quotidiani, che collezionava da un numero indefinibile di anni, li si poteva contare sulle cataste ingiallite riposte in diversi punti della stanza. Aveva letto ogni resoconto, ogni cronaca delle battaglie, e aveva assimilato un’infinità di informazioni e dati numerici. I conteggi delle perdite gli restavano impressi nella memoria come qualunque altro particolare, nonostante le cifre si susseguissero incoerenti nelle tonnellate di carta a cui si aggiunsero in seguito e per sempre quelle su cui si stampano i libri di storia. Da bambino, era in prima elementare, aveva sbigottito Mrs Dewey, la sua maestra alla Skinner School, dichiarandosi certo del fatto che nessuno al mondo sapesse veramente quante persone fossero morte nelle guerre e nelle battaglie, poiché la conta dei morti, in particolare della Guerra Civile americana, dava esiti sempre diversi a seconda delle fonti, delle quali lui stesso disponeva e che costituivano la prova della sua affermazione. I libri di storia erano una sua grande passione, che divorava fin da quando, intorno ai tre o quattro anni, suo padre gli aveva insegnato a leggere l’alfabeto. Tra le discipline scolastiche, in cui riusciva in generale molto bene – tanto da fargli saltare due anni di scuola per colmare il suo enorme vantaggio rispetto alla norma – era la Storia quella che lo emozionava e che riempiva le sue giornate nella casa di Adams Street, dove ogni giorno di Natale, fino a che il padre non morì poco prima che Henry raggiungesse la maggiore età, aveva ricevuto un libro che raccontava le vicende dell’umanità nel quale immergersi estasiato nelle ore successive. Da scuola era stato espulso presto, pare per la sua abitudine di emettere strani suoni con il naso e con la gola, che gli altri bambini trovavano divertente, ma che le suore non riuscivano proprio a tollerare. Ma non era stata quella l’unica motivazione con cui Henry era stato poi rinchiuso nell’Asylum for Feeble-Minded Children di Lincoln. C’erano anche la sua passione maniacale per la neve, la pioggia, le tempeste e i tornados, la sua abitudine di «giocare a muovere la mano sinistra», probabilmente dentro i calzoni, l’impossibilità per le suore di assoggettare la sua indole indipendente e un’estrema diffiden-

za verso i bambi- ni, tutti i bambini, che Henry detestava o possibilmente ignorava quasi senza distinzione. Un istinto che lui stesso spiegava con il primo evento traumatico che aveva vissuto, quando sua madre era morta per dare alla luce la sorellina e lui aveva solo quattro anni. Per tutte queste ragioni cominciarono a chiamarlo “pazzo” da bambino, e una volta un medico che lo visitò disse perfino che «il suo cuore non era al posto giusto». All’Asylum di Lincoln, e in tutti gli altri luoghi di terrore cristiano in cui aveva trascorso l’infanzia e l’adolescenza, il piccolo e poi il giovane Henry avevano avuto modo di conoscere l’immensa gloria di Dio onnipotente, il potere espiatorio dei lavori forzati e l’autorità e la violenza delle Sorelle votate al Signore sul corpo e sulla mente. Ogni tanto, mentre Henry era al lavoro nella lavanderia dell’ospedale, Mary Catherine e il fratello si intrufolavano nella sua stanza per curiosare tra le pile di libri, giornali, riviste, ritagli, volantini, cartoline e stampati di ogni genere che occupavano ogni punto della camera, spulciando con l’invadenza divertita di due bambini di pochi anni quegli stessi acquerelli che oggi chiunque può vedere nelle sale dei musei e che in qualche caso qualcuno ha potuto acquistare in cambio di molte decine di migliaia di dollari. I due ragazzini non li avevano certo contati, né avevano avuto il tempo di scoprire che su tutta quella carta, centinaia di migliaia di fogli, c’erano una lunghissima autobiografia, un decennio di weather journals fatti di annotazioni quotidiane, decine di migliaia fra sketch, disegni, acquerelli e collage, e su tutto la storia di un altro pianeta, cui la Terra orbitava attorno come fanno le lune, in una dimensione a tutti nota come il Regno dell’Irreale. Nelle parole che Henry scelse per il titolo di questa storia c’è quasi tutto quello che la compone, ovvero le vicende di due Nazioni in guerra guidate l’una da Dio e l’altra dal Demonio, in un pianeta in cui tutti

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i bambini e le bambine erano ridotti in schiavitù, ma si erano ribellati sotto la guida di sette principesse bambine: In the Realms of the Unreal, o The Story of the Vivian Girls in What is known as the realms of the unreal, of the Glandeco-Angelinian War Storm, Caused by the Child-Slave Rebellion è forse la storia più lunga che sia mai stata scritta e illustrata, più di vent’anni di scrittura, quasi una vita intera di illustrazioni. Parlando poco e niente con gli esseri umani per indole e per abitudine, Henry non disse mai a nessuno come riempiva il poco tempo libero dal lavoro e dai bisogni del metabolismo, nessuno sapeva di cosa avesse vissuto, né aveva idea degli universi infiniti e fantastici che rivivevano ogni sera tra le pareti della sua dimora. E quando forse il suo pianeta aveva ormai acquisito una vita propria e gli avvenimenti della sua storia si succedevano spontanei nella mente del suo autore e unico lettore, Henry continuò ad illustrarne vicende e personaggi fin quasi alla fine dei suoi giorni, iniziò Crazy House: Further Adventures in Chicago, un nuovo capitolo della storia delle principesse bambine che riversò su altre 8500 pagine, si dedicò alla History of my life e a una maniacale registrazione dell’umore della natura. Per tutta la vita rincorse l’emozione di trovarsi di fronte a qualche spettacolo immenso come quello del tornado a cui aveva assistito nel 1908, mentre suo padre lo riportava verso la sua casa di Chicago e lo allontanava per sempre da quella prigione devota alla distruzione delle “menti deboli” di numerosi bambini. In quelle pagine, quando ormai era anziano e infortunato e stava per ritirarsi da quasi settant’anni di lavoro, scrisse una volta di essere un artista, ma non accennò mai al desiderio di mostrare le sue opere o di sottoporle al giudizio di un pubblico di esseri umani. Il vicino David Berglund e il proprietario Nathan Lerner aprirono il suo appartamento alla fine del Settantadue, per liberarlo dopo che Henry aveva chiesto di essere trasferito in una casa di riposo… non riusciva più a salire le scale per raggiungere il suo regno al secondo piano. Lerner (morto venticinque anni dopo) era quello che si dice un artista, era stato esponente del New Bauhaus di Chicago negli anni Tren-

ta e oggi alcuni lo considerano un innovatore e un grande sperimentatore fotografico. Negli anni Quaranta si era dedicato al design industriale e aveva fondato la Lerner Design, uno studio specializzato in consumer items… contenitori, giocattoli, packaging e la casa modulare dei sogni del consumatore. Era un uomo loquace e, dopo che morì, il suo amico “Studs” Terkel aveva parlato di lui come di «un umanista», per la «compassione che aveva mostrato verso gli abitanti di Chicago», i «reietti» che fotografava durante gli anni della Depressione. All’epoca della scoperta aveva quasi sessant’anni e conduceva la rispettabile e dignitosa esistenza tipica di un artista/designer contemporaneo: il lavoro, l’istituto, la fotografia, le mostre, i musei, le gallerie, le pubblicazioni, i progetti, gli appartamenti in affitto a Chicago e una cattedra all’università. Quando aprì quella stanza pensò di trovarsi di fronte al mondo di una persona con cui aveva qualcosa in comune, perché era un uomo capace di esprimersi attraverso le arti figurative. Pensò che la debolezza e l’estrema diffidenza verso gli altri esseri della sua specie gli avessero impedito di mostrare la sua arte e di rincorrere i suoi sogni di gloria. Quello che il suo sterminato e involontario lascito racconta, invece, è che la gloria non sembra mai entrata a far parte dei suoi sogni, o forse che la mente di Henry (Joseph Darger, «Dargarius in Brazilian») non era divisa fra una “realtà” fatta di progetti e obiettivi e quel genere di “sogni” comunemente noti come ambizioni. La realtà di Henry Darger non era altro che il mondo violento e menzognero che c’era fuori dalla sua stanza, dove un altro universo prendeva vita senza altro scopo che non fosse quello di sopravvivere alla follia collettiva che aveva rifiutato le sue cosiddette debolezze. Come a lui stesso capitò di rispondere quando lo raggiunsero alla casa di riposo per (fotografarlo e) annunciargli la scoperta, ormai era «troppo tardi», questo mondo aveva vinto e il suo regno non ne era diventato che un pezzetto. Di lì a poco un crescente pubblico di uomini e donne dalle menti forti avrebbe incominciato a raccontare, conoscere, ammirare, mostrare, pubblicare, collezionare, comprare e vendere quell’universo di carta, inchiostro, colla e colori come si fa con i pezzi dell’opera di un outsider artist.

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La Posta di Bob …Zun Zun Zun un la riuscivo a venire ancora, tant’è che m’arresi e quando tirai fori la mi fava dai buho e la vidi mutata in una osa che di pisello un ciaveva neanche i’ minimo riordino, maremma buhaiola, manco un pensierino… …icche feci?! Lo ribattezai “I’mostro”… …e iniziai a farci delle foto che la son diventate le piu cliccate de i’ webbe, la ciò fatto un monte di uattrini ma i’ problema e che un l’ho avuto piu un orgasmo da i’ giorno che pipai il mondo intero. Dici che ho esagerato?! Icche posso fare, o’Bobbe dammi una mano te… che la un ce la faccio proprio piu… Marino il fiorentino. Caro Marino il fiorentino, I’ MOSTRO Ciao Bobbe, son un ragazzo toscano che mi garba tanto ma tanto la topa tant’è che una volta mi successe he cercai di simulare l’amato aggeggio femminile in vari modi: bistecca e termosifone, il buo dell’aspirapolvere, le ciabatte calde della mi nonna, un po’ di tutto via… a fantasia libera. Ma… una volta Hamminavo per le strade i Halenzano uando vidi due e facevano l’amore belli presi dalla foga ome piace a me, al che subito iniziai a toccammi ome un indemoniato, ma un bastava… mi serviva un surrogato della topa sennò stavo male, un mi veniva, la ci tengo a precisare he di certo un son mia buho io, la mi garba la topa mia i’ cinci! Cerca cerca la Topa finta, ti vado a trovare un tubo bello pronto che m’usciva dal pratino e su la mi ci butto a capofitto e inzio a n’zummammi tutto il mondo intero. Zun Zun Zun un la riuscivo a venire…

Se non fossimo nella famosa rubrica di Bob e se non fosse nel mio dovere di aiutarti al più presto, confesserei che il tuo racconto mi ha riempito di una gioia immensa e che ho lungamente esitato a lasciarlo come tale  ! sei entrato in una favola che nemmeno il grande Goya avrebbe pensato potesse essere reale: “il sonno della ragione genera dei mostri!” e le tue fantasie, impulsive e libere, come solo un marinaio lontano della terra ferma può azzonzare, sono diventate il tsunami di una generazione web autoformattata! anch’io, ti devo dire ora, avevo visto queste immagine segnate “I’ mostro” sulla rete di cui sono un fervente navigatore, sempre in preda a nuove manifestazioni vitale.. Nel profondo buio de tuoi desideri, hai creato ciò che per molti anni ancora la nostra civilizzazione non sarà in grado di concepire: IL SEXO SINGOLARE  ! Non une copia triste e omologata dai seXologhi di mestiere o

dalle riviste di comunicazione, non un seXo piccolo o grosso, dritto da sfondare o nero.. No, non uno di questi seXi che alle fine c’hanno più o meno tutti e fa che svolgono le loro attività seXuale sullo stesso modo e ai stessi piani con pretese idiote e basse performance da specchio di cui l’urlo finale basta a farsi addormentare tutti, soddisfatti, credendosi essere il piccolo re di una foresta già da molto in preda ai turisti, scienziati e guru morbosi. Dovrai cercare altre vie, caro marinaio… il tuo godimento non potrà mai più essere lo stesso (quello di tutti) e il tuo orgasmo, ancora inaudito, provocherà delle onde di sofferenza, di cui, il mondo intero, il giorno che lo pipasti, ne aveva sentito solo le leggere premesse.. A l’abordage ! Tuo, al dilà del bene e del male, Bob Caro Bob, Ho un problema legato al tempo, quando piove mi piacciono le ragazze e quando c’è il sole i maschi. Per questo motivo l’estate la trascorro tra le braccia di furenti maschi mentre l’autunno e l’inverno lo passo coccolando dolci fanciulle. Posso dire che questa mia instabile sensualità mi è sempre piaciuta senza destarmi problemi alcuni, ma..... ...un giorno di pioggia conobbi Luisa bella, agricola, mora delle terre d’abruzzo e me ne innamorai follemente. Mai prima di lei avevo provato un sentimento cosi forte per nessuno. Decisi che avrei dedicato la mia vita all’amata Luisa, finchè non passò la pioggia e tornò.... ...il nemico Sole.

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la posta di bob Quell’Apollo maledetto mi scosse come d’abitudine, ma stavolta invece di farmi trascinare dai gusti del tempo decisi di reagire. Scappai con Luisa verso L’Europa del Nord.... Puntai direttamente alla Norvegia, tanto per stare tranquilli. Pe un pò andò tutto bene, trovammo un lavoro vendendo pesce essicato sui fiordi vicino Capo Nord. Ma..... per quanto puoi fuggire dalla tua vita, prima o poi i nodi tornano al pettine ed inesorabile arrivò MAGGIO. Dal grigiore di cui eravamo abituati, ci svegliammo con un sole mai visto e con lui la mia voglia di maschio fu inarrestbile uscii di corsa con due vestiti addosso e puntai tutti... pescatori banchieri operai autisti insegnanti.... ...con la libido che mi usciva dai pori della pelle.. la caccia era ora aperta. Solo che per la prima volta in vita, vidi l’aurora boreale risplendere nel cielo, uno spettacolo magnifico unico nel suo splendore...in poche parole IMMENSO. Non c’eran piu uomini o donne, brutto e bel tempo.... solo noi, io e l’aurora boreale. Senza accorgermi spogliai e fissandola senza batter ciglio mi masturbai davanti a tutti con un’incredibile foga. Logicamente la polizia è intervenuta e adesso sto in una cella con una bella foto dell’aurora affissa alla parete. MI MASTURBO TUTTO IL GIORNO e NON CE LA FACCIO PIU!!!! Ti prego Bob Help me..... Con Pazienza Dalla Norvegia XXX Caro XXX, Non prendermi in giro..! sono anni che tengo con un serio ormai degno di tutte le più grande riviste internazionale questa rubrica unica e che lotto contro ogni forma di censura e omogeneizzazione di ciò che noi, semplice anime in preda ai nostri furiosi desideri, chiamiamo Amuore ! Mi sono confrontato ai più assurdi caratteri; ho

tentato di aiutare le persone le più disperate, rispondendo alle domande le più folle, analizzando, scavando nel profondo delle nostre grotte umane, dove nessuno si può proclamare il maestro della sua propria casa ! e so, ho saputo, riconoscere chi, usando delle strategie furbe e scontornate, ha provato a sminuire l’importanza delle nostre ricerche; chi usando delle arme di pacotille, ha tentato di fare scuola mescolando, per sedurre le persone debole, Amuore e metafisica, Sexo e astrologia, Intellettualità Epochiana e terapia di gruppo ! Non andiamo in guerra, troppo presi dalle nostre attività di parola; ed è ben questa, la nostra guerra: ben più violenta e sovversiva. Te lo devo dire: questa storia di aurora boreale ha confermato ciò che erano soltanto leggeri dubbi all’inizio della tua lettera.. L’aurora è un’orizzonte che non tradisce.. e ormai posso affermare “haut et fort”: SEI UN DROGATO  ! E LA TUA MASTURBAZIONE È SOLO ORGOGLIO E FAME DI SUCCESSO ! Penso che ci siamo capiti, Dc Bob Tuo consapevolmente, Bob Carissimo bob è un periodo infausto per i miei rapporti amorosi: pur essendo unito a una donna da un po’ essa non fa che ignorarmi dribblando i miei bisogni affettivi. Cio’ non bastasse, perdo il ritmo anche nelle scappatelle extraconiugali ove noto un certo ritardo nei risultati. Dove sto sbagliando? Ci vorrebbe qualcosa per tingere di rosa i miei sogni e riconquistare l’antica felicità… che ne pensa un esperto come te? Un caro saluto gino da pontida Caro Gino, Hai perso il filo, la chiave, il ponte.. sei nel pallone  ! ti ricordi, da bambino, quando pre-

so dalla paura o dall’ansia, ti rifugiavi nel tuo lettino o in un angolo di casa abbracciando quel tessuto ormai bucato oppure perso che ti faceva stare bene, o per un’attimo meglio..? tanti studi sono stati fatti su quel oggetto che alcuni hanno chiamato, non senza motivi, tranzazionale. Il tunnel non è sempre buio, caro Gino.. e alcuni passaggi sono tinti di rosa, di “rosa dentro” ! Da molto già, avevo pensato a questo genere di pene d’amore e avevo scoperto tempo fa un’artista geniale che messi come per magia luce su questo problema riccorente della nostra ontogenesi ! Questa fantastica artista, del nome di Marisa Pupillo, ha (ri)creato (fosse una volta per tutte!) questo tenero e conforto tessuto, enigma assoluta di un’antica felicità ormai e per tante persone affogata nel pozzo della loro infanzia.. Ô guarda con quale mani è stata realizzata questa stupenda opera  ! Alla sua vista, mi vengono i brividi e la paura dell’aquila che prende volo dell’alto del Fujiyama  ! Ovviamente, perché siamo nella posta di Bob, tutto ciò non è pene d’amore perdute.. ho reso accessibile, grazie alla galleria Santeramo da Livorno, ciò che prima era un impossibile insuperabile  ! e da ora potrai acquistare, contattando la nostra rivista, ciò che non sarà soltanto una soluzione alla tua infelicità, ma ben più una pista di lancio verso l’Amuore eterna ! Tuo per ancora sempre Bob

*** Per le vostre pene amorose scrivete a Bob: carobob@epocerouroi.net ***

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