PORTFOLIO DI LAUREA Venezia, 27 luglio 2016 Erica Nonis 279567
“Find something you believe in� Norman Foster
Questi tre anni mi hanno permesso di trovare quel qualcosa in cui credere: l’Architettura. Una disciplina cosi ricca, completa e complessa allo stesso tempo; dove le componenti del pensiero si fondono con quelle tecniche, artistiche, umane, logiche e anche irrazionali. Un compendio di così tanti saperi condensati in un’unica disciplina. Credo nell’architettura e credo nella ricchezza che questa può produrre
in ogni individuo. Grazie ai docenti, ai compagni, a tutti coloro che in questi anni hanno alimentato il desiderio di avvicinarmi sempre più a questo mondo complesso: l’Architettura. Grazie allo IUAV per avermi fatto trovare la mia strada. Questo traguardo non è che l’inizio di un lungo percorso destinato ad arricchirmi giorno per giorno.
INDICE
4
INDICE PROGETTO_CONOSCENZA
6-61 8
Urbanistica Progettazione tecnologica
14
Storia dell’architettura contemporanea
24
Viaggio studio in Slovenia
36
*Viaggio studio tra Svizzera e Francia
46
PROGETTO_INTERPRETAZIONE
62-89
Laboratorio di Rappresentazione
64
Progetto di Restauro
72
Progettazione Urbanistica
80
PROGETTO_CREAZIONE
90-165 92
Laboratorio d’anno 1 W.A.VE. 2014
102
Laboratorio d’anno 2
108
W.A.VE 2015
120
Laboratorio d’anno 3
126
W.A.VE. 2016
146
*Art a Montparnasse
152
*BUR
160 * attività di ambito extra-disciplinare
INDICE
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PROGETTO_CONOSCENZA La conoscenza come fondazione del progetto
PROGETTO_CONOSCENZA
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E’ mio intento in questo momento delineare quella che ritengo essere la mia concezione del progetto, in particolare di quello architettonico. Questa mia concezione si riflette in maniera evidente nell’approccio metodologico. Si può esprimere come una tripartizione. Come il bambino diventa un adulto attraverso un percorso formativo che passa per l’adolescenza, anche il progetto segue delle fasi consequenziali; se una sola di queste fasi venisse a mancare, il progetto non potrebbe completarsi. Alla base ci devono essere fondazioni profonde, radicate nella cultura del luogo dove il progetto si realizzerà, intendendo per cultura tutte le sfumature della conoscenza, da quella morfologica a quella storica. Solo dopo aver ottenuto un sufficiente apparato radicale, fatto di informazioni acritiche, si produce un’interpretazione, non forzata ma spontanea, che indirizza in maniera inconscia il progetto: è qui che l’idea prende vita. Come la struttura di un edificio, l’interpretazione, poggiandosi sulle fondazioni della conoscenza si innalza, a sostenere a sua volta la fase conclusiva del progetto: la creazione. Questo è il momento in cui l’architetto dà l’ultimo tocco, quello necessario a rendere una ricerca inanimata qualcosa di vivo, quello che trasforma un’idea in un progetto finito. La prima delle fasi del progetto, come detto preceden-
temente, è quella della conoscenza. Ci tengo a precisare che questa lista tripartita non vuole esprimere un giudizio sull’importanza di ogni elemento in essa contenuto, nè in senso crescente, nè in senso decrescente. Ne deriva che la conoscenza, non è posta in cima perchè abbia un ruolo preponderante su interpretazione e su creazione, nè tantomeno essa è posta alla base perchè sia meno lontana dal progetto. Prendiamo l’esempio del progetto di un edificio: conoscenza, in questo caso, è quella fase di ricerca in cui si raccolgono il maggior numero di informazioni sul luogo dove l’edificio dovrà sorgere, sul tipo di terreno, sulle architetture, le infrastrutture o sul paesaggio circostante, sull’orientamento, sulla storia e sulla cultura. Non vi è un limite generale in cui questa ricerca si conclude, per passare alla fase successiva. A seconda delle condizioni vi sarà un preciso istante in cui dalle informazioni raccolte, come una scintilla vitale, inizierà a formarsi un’interpretazione, che indirizzerà il progetto verso la crescita. In questo capitolo ho voluto raccogliere quelle esperienze che, durante il mio percorso universitario, hanno avuto come principale obiettivo quello di fornire gli strumenti per la conoscenza.
PROGETTO_CONOSCENZA
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Urbanistica Anno Accademico 2013-2014
Il corso aveva l’obiettivo di fornire agli studenti un apparato conoscitivo riguardo un particolare aspetto della città di Bologna. In seguito ad un’attenta analisi si doveva individuare un elemento, a livello urbano, che caratterizzasse il luogo e di cui si riscontrassero delle problematicità che potessero essere risolte attraverso un intervento progettuale. Nel nostro caso, l’oggetto di interesse è stata l’antica cinta muraria che, un tempo, cingeva la città, ad oggi, trasformata in viale di circonvallazione per esigenze economiche e sociali. Dopo un’analisi di come la città di Bologna, nel corso del tempo, si sia ampliata, dotandosi di nuove fortificazioni, l’attenzione si è soffermata sulle singole porte e sulla s-valorizzazione che queste hanno subito, finendo in alcuni casi addirittura a divenire rotatorie stradali perdendo il loro valore di memorie storiche. In ultima istanza, vi è stata la proposta di creare una rete di musei che segua l’antico percorso delle mura per ridare il valore storico e urbano che spetta loro.
DOCENTE: Enrico Fontanari COLLABORATORI: Vincenza Santangelo
1_Analisi Uno sguardo alla storia di Bologna chiarifica il ruolo un tempo ricoperto dalla cinta muraria della città, ovvero, da un lato quello di racchiudere il centro urbano al suo interno e separarlo dalla periferia, dall’altro quello di sistema difensivo dell’urbe. Oggigiorno è evidente
come queste funzioni siano andate perdute con l’abbattimento della cinta muraria nei primi anni ‘20 del secolo scorso e come le singole porte stiano subendo un processo di svalorizzazione e denaturalizzazione.
PROGETTO_CONOSCENZA
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2_Presenze Assenti La proposta per dare nuovo valore alle porte di Bologna è nata da un esempio già esistente, anche se nascosto: il museo di porta Saragozza. La proposta consiste infatti nella creazione di una rete di musei che segua l’antico percorso delle mura (attuale circonvallazione), con vari momenti della storia e della cultura di
Bologna raccontati man-mano all’interno delle porte. Queste Presenze Assenti appaiono oggi spesso isolate e irraggiungibili a piedi; l’idea è quella di dare nuovo valore alla dimensione pedonale di quest’area urbana, creando una passeggiata museale che attraversi la storia di Bologna sia fisicamente che metaforicamente.
PROGETTO_CONOSCENZA
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PORTA SAN FELICE Isola centrale di rotatoria, non raggiungibile
PORTA SAN ISAIA Demolita
PORTA DELLE LAME Isola centrale di rotatoria, con zona verde e attraversamento pedonale
PORTA SARAGOZZA Attraversata da percorso stradale e pedonale
PROGETTO_CONOSCENZA
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PORTA GALLIERA Defilata dal corso stradale, inserita in una zona pedonale
PORTA MASCARELLA Isola centrale di rotatoria, non raggiungibile
PORTA SAN MAMOLO Demolita
PORTA CASTIGLIONE Isola centrale di rotatoria, non raggiungibile
PORTA SAN DONATO Inserita in una piazza costeggiata da strada
PORTA SAN VITALE Isola centrale di rotatoria, non raggiungibile
“D’altronde, il mezzo migliore per conservare un edificio è trovargli una destinazione.” Viollet-le-Duc
PORTA SANTO STEFANO Isola di collettivi autogestiti
PORTA MAZZINI Isola centrale di rotatoria, non raggiungibile
PROGETTO_CONOSCENZA
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Progettazione tecnologica Anno Accademico 2014-2015
Comprendere le connessioni che legano il progetto architettonico alla sua realizzabilità costruttiva era l’obbiettivo fondamentale del corso. Il progetto qui inteso non solo come idea, immagine ma concepito per essere effettivamente realizzato neccessita di uno studio attento degli elementi e dei sistemi costruttivi che concorrono alla definizione dello stesso nella sua dimensione tecnologica, materiale e immateriale. Un continuo confronto con l’aggiornamento delle tecniche e dell’innovazione, con le esigenze di comfort, fruibilità e sicurezza definite dalle normative vigenti, con la richiesta sempre più diffusa di sostenibilità ambientale, con le regole e le condizioni imposte dall’economia, dalla produzione e dal mercato, è stato elemento necessario per comprendere di cosa effettivamente si occuppasse la Tecnologia Edilizia. Lo studio teorico, supportato da esempi concreti tratti da architetture famose, come Villa Tugendhat, è stato necessario per arrivare a definire, nell’ultima parte dell’anno, gli elementi tecnologici che avrebbero composto il progetto affrontato nel laboratorio d’anno 2.
DOCENTE: Valeria Tatano COLLABORATORI: Antonio Musacchio, Francesca Guidolin
Approfondimento su Villa Tugendhat Plastici di studio
Villa Tugendhat Vista dall’alto
Villa Tugendhat Livello +1
PROGETTO_CONOSCENZA
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Villa Tugendhat Livello 0
Villa Tugendhat Livello -1
PROGETTO_CONOSCENZA
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Approfondimento su Villa Tugendhat Prospetti
Prospetto NORD
Prospetto SUD
Prospetto EST
Prospetto OVEST
PROGETTO_CONOSCENZA
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Approfondimento sull’evoluzione del pilastro cruciforme Il pilastro cruciforme nell’architettura di Mies van der Rohe
Pilastro cruciforme/Padiglione di Barcellona Mies van der Rohe
Pilastro cruciforme/Villa Tugendhat, Brno Mies van der Rohe
Pilastro cruciforme/National Galerie, Berlino Mies van der Rohe
PROGETTO_CONOSCENZA
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Progetto tratto dal laboratorio d’anno 2 Sezione stratigrafica a tutt’altezza
Palestra / zona relax
Spazi residenziali
Tetto-giardino / parco residenziale
Spazi commerciali
Spazi commerciali
Autorimessa
PROGETTO_CONOSCENZA
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Spaccati assonometrici Scala 1:50
1 SOLAIO RESIDENZIALE:
2
1_Piastrelle in gres porcellanato, posate a secco su lastre di gesso anidro (18 mm) 2_Pannello radiande accoppiato con una lastra in fibra di legno (45 mm) 3_Lastre Promatec REI 120 in calcio silicato (15 mm) 4_Lamiera grecata (sp. 1,3 mm; alt. 80 mm) 5_Trave orditura secondaria IPE 180 6_Trave orditura primariaa IPE 300
3 4
3
5 6
TETTO-GIARDINO: 1_Terreno di coltura per erbacee (150 mm) 2_Strato filtrante anti-radice 3_Strato di accumulo idrico e drenaggio (membrana aggugliata 60 mm) 4_Tessuto-non tessuto di protezione/Membrana impermeabilizzante 5_Isolante in lana di roccia (50 mm) 6_Massetto pendenziato 7_Soletta collaborante in calcestrutto (80 mm) 8_Lamiera grecata (sp. 1,3 mm; alt. 80 mm) 9_Trave orditura secondaria IPE 180 10_Trave orditura primariaa IPE 300 11_Lastre Promatec REI 120 in calcio silicato (15 mm)
SOLAIO COMMERCIALE: 1_Lastre Nesite in laminato plastico per pavimenti sopraelevati (600x600 mm) 2_Sostegno metallico 3_Pannello in legno ricomposto (12 mm) 4_Isolante in lana di roccia (50 mm) 5_Soletta collaborante in calcestrutto (80 mm) 6_Lamiera grecata (sp. 1,3 mm; alt. 80 mm) 7_Trave orditura secondaria IPE 180 8_Trave orditura primariaa IPE 300 9_Lastre Promatec REI 120 in calcio silicato (15 mm)
1 2 3 4 5 6 7 8 11
9 10
1 2 3 4 5 6 9
7 8
SOLAIO PALESTRA / ZONA RELAX: 1_Piastrelle antitrauma (500x500 mm) 2_Massetto pendenziato (50 mm) 3_Isolante in lana di roccia (100 mm) 4_Soletta collaborante in calcestrutto (80 mm) 5_Lamiera grecata (sp. 1,3 mm; alt. 80 mm) 6_Trave orditura secondaria IPE 180 7_Trave orditura primariaa IPE 300 8_Lastre Promatec REI 120 in calcio silicato (15 mm)
1 2 3 4 5 8
6 7
PROGETTO_CONOSCENZA
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Sezione verticale di dettaglio / prospetto corrispondente Scala 1:20 Nodo facciata-solaio
PROGETTO_CONOSCENZA
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Sezione orizzontale di dettaglio Scala 1:20 Nodo facciata-solaio
1 3
CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUT
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4 3 6
5
CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK
1_Doppia lastra in cartongesso (2x12,5 mm) 2_Montanti 3_Isolante in lana di legno mineralizzata (60 mm) 4_Isolante in lana di roccia (2x80 mm) 5_Montante in acciaio con profilo a C di supporto al rivestimento della facciata 6_Lastre in quarzite di rivestimento (30 mm)
Sezione verticale di dettaglio
1
Scala 1:2 Riproduzione del nodo dell’infisso 4F2 di Secco Sistemi 1_Vetrocamera (spessore complessivo 25 mm) 2_Fermavetro 3_Telaio mobile 4_Guarnizioni di tenuta all’acqua 5_Telaio fisso 6_Taglio termico 7_Sistema di guarnizioni perimetrali 8_Profilo di aggancio alla sottostruttura 9_Copertina in acciaio inox 10_Sottostruttura portante in acciaio 11_Pressore metallico portaguarnizioni preforato 12_Vetrocamera (spessore complessivo 30 mm)
4F2 Secco Sistemi
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Storia dell’architettura contemporanea Anno accademico 2014-2015
Il corso di storia contemporanea aveva l’obbiettivo di fornire le conoscenze adeguate inerenti le principali vicende architettoniche svoltesi in Europa e negli Stati Uniti tra il IXX e XX secolo. Una storia densa e ricca di straordinari protagonisti è quella che caratterizza questi secoli; una storia che coinvolge e che porta i suoi effetti al tempo presente. Protagonisti illustri che si susseguono vivacemente a colpi di architettura in questi anni di cambiamento a livello mondiale. Tra tutti, quello che ha fatto scaturire in particolar modo la mia curiosità spingendomi a condurvi un approfondimento è Mies van der Rohe. Il suo less is more diventa un vero e proprio fondamento dell’architettura che via via si fa sempre più concisa, ridotta a pochi ed essenziali segni. Essenziale è l’architettura. Tali riflessioni dell’architetto tedesco, riflessioni che trovano una diretta applicazione nella pratica, mi hanno portato a riscontrare un’analogia con il movimento De Stijl e con l’operato artistico dei suoi protagonisti. L’approfondimento è stato una continua ricerca verso i principi che legano l’operato e l’ideologia di Mies van der Rohe con l’avanguardia olandese.
DOCENTE: Maria Bonaiti COLLABORATORI: Cecilia Rostagni
1_Ciò che appare... Ammirando un quadro appartenente alla corrente De Stijl e una planimetria delle architetture di Mies van der Rohe si nota fin da subito lo stretto legame che corre tra questi due “mondi”. Un legame che si direbbe pienamente figurativo, quasi una riproposizione dell’uno nell’altro. E nonostante Mies abbia in più occasioni ne-
gato l’influenza diretta del movimento d’avanguardia e abbia dichiarato la sua avversione per la ricerca di un risultato formale, comune invece ad alcune tendenze artistiche tra cui il De Stijl, non si possono non riscontrare degli elementi comuni.
PROGETTO_CONOSCENZA
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Padiglione di Barcellona_1928-1929 Mies van der Rohe
Casa di campagna in mattoni_1924 Mies van der Rohe
Rythm of a Russian dance_1918 Theo van Doesburg
Tableau I_1921 Piet Mondrian
PROGETTO_CONOSCENZA
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2_Il contatto... Il De Stijl è un movimento d’avanguardia nato in Olanda nel 1916 attorno all’omonima rivista e che vede figure come Theo van Doesburg, Mondrian e Oud impegnati nel fondare una nuova arte che sia l’espressione della nuova universalità, interiorità e del nuovo spirito; un’arte astratta, essenziale e geometrica il cui obbiettivo è l’abolizione di tutti i confini in pittura, architettura e nella vita stessa. Il primo vero contatto tra Mies e il De Stijl risale al 1923 quando venne pubblicato il primo numero della rivista G, il cui sottotitolo specificava Material zur elementaren Gestaltung (materiale per la configurazione elementare), una rivista in stretta collaborazione con quella De
Stijl e di cui Mies fu uno dei fondatori e finanziatori. Qui l’architetto esordisce con quello che può essere considerato un primo manifesto della sua arte: “L’architettura è la volontà dell’epoca concepita spazialmente. Vivente. In trasformazione. Nuova. Non allo ieri, non al domani, solo all’oggi è possibile dare forma. Date forma soltanto a questo. Date forma a partire dall’essenza dei compiti, con i mezzi della nostra epoca. Questo è il nostro lavoro.” Nel settembre dello stesso anno esce il secondo numero di G dove Mies esordisce con un ulteriore ammonimento: “Noi non riconosciamo forma alcuna, bensì soltanto problemi costruttivi. La forma non è il fine del nostro lavoro, bensì il risultato.”
PROGETTO_CONOSCENZA
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PROGETTO_CONOSCENZA
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3_I protagonisti... Ricerca dell’essenza Il punto di partenza comune che avvicina soprattutto la figura di Mies e quella di Mondrian (sebbene non sia attestato alcun rapporto diretto tra i due) lo si deve ricercare nelle basi filosofiche, in particolar modo nel concetto platonico della manifestazione estetica della verità, secondo cui bisogna superare il mondo delle apparenze e trasferire l’arte in una nuova prassi di vita; la bellezza non è creazione soggettiva dell’individuo ma in quanto manifestazione del vero è una realtà ontologica. Entrambi gli artisti, con la loro arte, ricercano la formula poetica per il loro concetto platonico di verità, vedendo nella chiarezza espressiva la via per raggiungere l’essenza. La realtà concreta, uno strato effimero di illusione, doveva essere rimossa dall’essenza delle cose. Ciò che Mies rivendicava per la nuova architettura era l’aderenza alla vita e alla verità, rifiutando ogni menzogna formale. “La forma non è il fine del nostro lavoro, bensì soltanto il risultato. Non esiste alcuna forma in sé, la forma come fine è formalismo e noi lo rifiutiamo. L’effettiva pienezza della forma è condizionata e strettamente legata ai suoi compiti: sì, è l’espressione più elementare della loro soluzione.”
L’architettura è la volontà dell’epoca tradotta nello spazio, in ciò sta l’essenza della forma. Altro elemento, curioso, che avvicina la figura di Mies e di Mondrian è la loro avversione nei confronti della scrittura. Mondrian riteneva che la vera arte non avesse bisogno di essere spiegata a parole e così la pensava anche Theo van Doesburg che diceva che gli artisti non scrivono sull’arte ma dall’interno dell’arte. Mies non voleva nascondere la sua opera dietro teorie che ne fornissero una spiegazione poiché, per lui, la teoria rigidamente definita serve solo ad incatenare le forze creative. Il rapporto con il De Stijl verte inoltre sull’estensione del campo visivo degli ambienti della casa operata da Mies, da confrontare con le preoccupazioni di Mondrian sui limiti delle sue tele. Così come in pittura la trama, concepita come limite della composizione, è abolita, anche in architettura si ricerca uno spazio che fluisce senza confini tra interno ed esterno.
PROGETTO_CONOSCENZA
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Padiglione di Barcellona Mies van der Rohe
PROGETTO_CONOSCENZA
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“Ho abbandonato il principio abituale degli ambienti chiusi e ho definito una serie di effetti spaziali piuttosto che una successione di singoli ambienti� Mies van der Rohe
“Less is more” Mies van der Rohe
PROGETTO_CONOSCENZA
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“Less is more” è il celebre aforisma Miesiano che va inteso come un vero e proprio fondamento educativo, etico. Il meno è più indica qualcosa che si compie sottraendosi, senza tuttavia abbassarsi ad una banale omissione, piuttosto è una ferrea rinuncia al superficiale. Reale per Mies non è tutto ciò che esiste. “Reale è il rapporto che l’architettura istituisce con gli elementi
più significativi della civiltà, con ciò che riguarda l’essenza più profonda di un’epoca. Chiamo questo rapporto un rapporto di verità.” Da questa frase che riassume il pensiero e l’architettura dell’architetto tedesco si può comprendere come la vicinanza di intenti che lo hanno caratterizzato e che hanno caratterizzato il movimento De Stijl sia estremamente forte.
PROGETTO_CONOSCENZA
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Viaggio-studio in Slovenia 06-09 Novembre 2014
Il viaggio è stato un itinerario di architettura che ha attraversato diversi paesi: Nova Gorica, Ljubljana, Krasnja, Celje, Podcetrtek, Ptuj, Graz. Un viaggio alla scoperta di architetture esemplari che avrebbero potuto ispirare o aiutare il progetto del laboratorio d’anno 2, un viaggio in cui l’attenzione è stata rivolta in particolar modo all’architettura contemporanea senza pregiudizi di funzioni: residenziale, museale, religiosa, didattica...
ORGANIZZATORI: Pro Viaggi Architettura DOCENTE ACCOMPAGNATORE: Franca Pittaluga COLLABORATORI: Nicola Pegolo, Alessandra Rampazzo
City Museum
Ofis Arhitekti Ljubljana, Slovenia_1998-2004
Artifici architettonici: una rampa cieca Ofis Arhitekti
L’unione tra antico e moderno Ofis Arhitekti
PROGETTO_CONOSCENZA
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Poljane Student Housing Bevk Perovic Arhitekti Ljubljana, Slovenia_2004-2006
Una pelle in continua trasformazione Bevk Perovic Arhitekti
La corte interna Bevk Perovic Arhitekti
PROGETTO_CONOSCENZA
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Ferewell Chapel
Ofis Arhitekti Krasnja, Slovenia_2009
L’armonia delle forme Ofis Arhitekti
Particolare della copertura Ofis Arhitekti
PROGETTO_CONOSCENZA
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Mur Island
Vito Acconci Graz, Austria_2003
Vista dal ponte di Mursteg Vito Acconci
Vista verso il centro cittĂ Vito Acconci
PROGETTO_CONOSCENZA
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Tobacna City_Ljubljana (Slovenia) Luogo di progetto del laboratorio d’anno 2
Joanneumsviertel
Nieto Sobejano Arquitectos Graz, Austria_2006-2013
L’accesso Nieto Sobejano Arquitectos
La continuità tra interno ed esterno Nieto Sobejano Arquitectos
PROGETTO_CONOSCENZA
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Kunsthaus
Peter Cook, Colin Fournier Graz, Austria_2000-2003
Ritaglio di sguardo dal colle Schlossberg Peter Cook, Colin Fournier
Particolare dei lucernai in copertura Peter Cook, Colin Fournier
PROGETTO_CONOSCENZA
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Viaggio-studio tra Svizzera e Francia 29-30 Marzo 2015
Ronchamp
Weil am Rhein Basilea
Mendrisio
Venezia
Milano
Spinti dal voler conoscere veramente l’oggetto dell’approfondimento che dovevamo condurre con il corso di Storia Contemporanea abbiamo deciso di intraprendere un viaggio che ci portasse fino alla Cappella di Ronchamp. Tale architettura era il nostro fulcro di interesse ma prima di raggiungerla una serie di tappe hanno interrotto e arrichito il nostro percorso. Otto compagni di corso, desiderosi di conoscenza. Siamo partiti da Venezia diretti verso la Svizzera; qui ci siamo fermati appena dopo il confine, a Mendrisio, per confrontarci con un’altra realtà universitaria. Una seconda tappa è stata la Fondazione Beyeler di Basilea dove, oltre ad ammirare l’architettura di Renzo Piano, ci siamo immersi anche nella pittura: in quel periodo la Fondazione ospitava l’esposizione delle opere di Gaugin. E poi, verso sera, siamo finalmente arrivati al minuscolo paese di Ronchamp dove ad accoglierci vi era, sulla sommità di un’altura, la Cappella illuminata, l’unico elemento che veramente caratterizzava il luogo. L’indomani una lunga visita all’architettura di Le Corbusier ha animato la nostra mattinata, per poi rimetterci in viaggio, diretti verso casa, Venezia. Il ritorno non è stato lineare, una tappa ha interrotto il nostro percorso: il complesso del Vitra a Weil am Rhein. Tappa fondamentale che ha contribuito a farci rientrare in Italia arricchiti di conoscenza.
ORGANIZZATORI: self-organization
Fondazione Beyeler Renzo Piano Basilea, Svizzera_1997
Lato sud Renzo Piano
Uno sguardo verso l’esterno_lato sud Renzo Piano
PROGETTO_CONOSCENZA
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Sala delle esposizioni permanenti Renzo Piano
Sala delle esposizioni temporanee Renzo Piano
PROGETTO_CONOSCENZA
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“Bisogna sempre ricordare che fare architettura significa costruire edifici per la gente, università, musei, scuole, sale per concerti: sono tutti luoghi che diventano avamposti contro l’imbarbarimento. Sono luoghi per stare assieme, sono luoghi di cultura, di arte e l’arte ha sempre acceso una piccola luce negli occhi di chi la frequenta.” Renzo Piano
Cappella di Notre-Dame du Haut Le Corbusier Ronchamp, Francia_1955
Struttura di accoglienza_2011 Renzo Piano
Cappella di Ronchamp_lato sud Le Corbusier
PROGETTO_CONOSCENZA
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Doccione_ lato ovest Le Corbusier
Aula Sacra_ lato sud Le Corbusier
PROGETTO_CONOSCENZA
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Un’architettura a 360° L’opera si configura non con una facciata prevalente, ma come un edificio a 360°. La sua complessità viene colta compiendo una rivoluzione completa intorno ad
essa. Solo così si possono cogliere le forme sinuose che plasmano lo spazio, interno ed esterno.
PROGETTO_CONOSCENZA
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Vitra Campus
Weil Am Rhein, Germania_1989
1_Conference Pavillon, Tadao Ando_1993 2_Balancing Tools, C. Oldenburg & C. van Bruggen_1984 3_Vitra Design Museum, Frank O. Gehry_1989 4_Bus Stop, Jasper Morrison_2006 5_Vitra Haus, Herzog & De Meuron, 2010 6_Dome, R. Buckminster Fuller & T. C. Howard _1975-
2000 7_Petrol Station, Jean ProuvĂŠ_1953-2003 8_Factory Building, Nicholas Grimshaw_1981-1986 9_Factory Building, Sanaa_2012 10_Fire Station, Zaha Hadid_1993 11_Factory Building, Alvaro Siza_1994
10 9 11
8
1
7
2
3
6
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Vitra Haus Herzog & De Meuron
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Vitra Haus_particolare del rivestimento Herzog & De Meuron
Factory Building Alvaro Siza
PROGETTO_CONOSCENZA
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“L’architettura è davvero benessere. Da un lato si tratta di un riparo, dall’altro si tratta anche di un piacere.” Zaha Hadid
Comunicare attraverso la materia Un lungo muro in calcestruzzo, spezzato nel mezzo, a formare un angolo retto, accompagna il visitatore verso l’ingresso; è in questo muro che si scoprono segni inaspettati. L’immagine di una foglia di ciliegio, proprio di quei ci-
liegi che Ando ha preservato nella corte antistante il percorso, è impressa sulla superficie, come un fossile. Il calcestruzzo non è più solo materiale da costruzione, diventa qui uno strumento di comunicazione.
Conference Pavillon Tadao Ando
Conference Pavillon_foglia nel calcestruzzo Tadao Ando
PROGETTO_CONOSCENZA
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La pelle dell’edificio Il rivestimento è qui la caratteristica principale dell’edificio. Un materiale plastico modellato creando dei drappeggi fa sembrare l’intero perimetro una lunga ten-
da che, mossa dal vento e illuminata dal sole, cambia continuamente aspetto.
Factory Building Sanaa
Factory Building_particolare del rivestimento Sanaa
PROGETTO_CONOSCENZA
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PROGETTO_INTERPRETAZIONE L’interpretazione come lettura personale del tema
PROGETTO_INTERPRETAZIONE
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Una volta raggiunta la conoscenza della materia che si va a trattare, una volta completata questa fase acritica si passa spontaneamente alla fase interpretativa. E’ qui che inizia ad emergere, sempre più, la personalità del soggetto progettante che in questo momento è chiamato a fornire la sua chiave di lettura. Il passaggio da una fase, quella conoscitiva, all’altra, quella interpretativa è un fatto spontaneo, fluido. Non c’è un limite che separa questi due ambiti così come non esiste un limite che separi il mare dalla terra. Le onde si insinuano sulla battigia fondendosi con la sabbia, delle volte il loro movimento finisce un po’ più in qua e altre volte finisce un po’ più in là. E’ proprio questo scambio così fluido che permette al progettista di passare dalla conoscenza all’interpretazione. Interpretare è attribuire un significato alle cose, sviscerarle, farle emergere in
chiave critica. Nel caso del progetto architettonico si può parlare di interpretazione quando, una volta conosciuto a pieno l’argomento, si è in grado di esprimere un giudizio personale su questo, quando si riesce a far emergere l’oggetto trattato sotto una luce nuova. Non è ancora una creazione, è l’atto che precede la creazione, che la introduce. I progetti che in questa sezione sono presentati hanno avuto come principale obiettivo quello di muovere in me un giudizio critico che mi permettesse di fornire, appunto, una lettura interpretativa dell’argomento trattato. Siamo qui in una dimensione soggettiva. Se la conoscenza manteneva una forte impronta oggettiva: era, cioè, un acquisire quegli strumenti per comprendere l’oggetto, qui, l’interpretazione cerca di andare oltre, diventa un modo diverso di vedere l’oggetto.
PROGETTO_INTERPRETAZIONE
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Laboratorio di rappresentazione Anno acccademico 2013-2014
Il corso oltre a fornirci gli strumenti utili per una corretta rappresentazione architettonica, sia eseguita a mano che digitalmente, aveva lo scopo di maturare in ogni studente un atteggiamento critico verso ciò che è rappresentato. Rappresentare dunque non significava semplicemente riprodurre l’immagine di qualcosa ma soprattutto raccontare quel qualcosa. Il primo semestre ci ha istruiti principalmente sui vari metodi rappresentativi utilizzati nel campo architettonico e sperimentati da noi stessi sia manualmente che digitalmente. Successivamente l’attenzione si è soffermata sull’operato di Carlo Scarpa e soprattutto sull’intricato pensiero che governa la sua architettura. L’obiettivo finale era quello di produrre delle immagini che raccontassero criticamente una porzione interessante di Tomba Brion.
DOCENTE: Emanuele Garbin COLLABORATORI: Rita El Asmar
Fuori e dentro
Carlo Scarpa Tomba Brion, Altivole (TV)
La superficie esterna e la superficie interna. Due facce che trapassano una nell’altra. L’esterno ricordato da dentro, l’interno intuito da fuori. I bordi uniscono le superfici. I bordi sono altre superfici. L’interno e l’esterno si dissolvono, resta la superficie. La superficie confonde lo sguardo.
PROGETTO_INTERPRETAZIONE
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PROGETTO_INTERPRETAZIONE
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“Mi sono permesso di rompere l’incanto dello spigolo vivo” Carlo Scarpa
Dentro e fuori
Carlo Scarpa Tomba Brion, Altivole (TV)
Un involucro rovesciato dall’altra parte. Cornici spezzate, che dividono e che uniscono, che mediano. L’architettura non contiene, l’architettura proietta lo sguardo verso l’esterno. Forme che si uniscono ad altre forme, geometrie che si fondono in altre geometrie. Spezzato, rotto, corroso, ricostituito, coniugato, formato. E poi sempre di nuovo.
PROGETTO_INTERPRETAZIONE
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PROGETTO_INTERPRETAZIONE
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Progetto di restauro Anno Accademico 2015-2016
La Chiesa di San Lorenzo in Castello, situata nell’omonimo sestiere, è caratterizzata da una storia estremamente ricca. L’obbiettivo del corso è stato, innanzitutto, fornire quelle conoscenze storiche e culturali necessarie per poter progettare in un edificio così “prezioso e delicato”. Una volta raggiunte le conoscenze di base si è proceduto con l’analisi stratigrafica di una singola facciata e a seguire con l’analisi delle forme di degrado in essa presenti. Alla fase di analisi ha seguito poi quella progettuale: un primo progetto ha riguardato la conservazione della facciata presa in considerazione e, a seguire, è stata prevista una passerella per le visite ipogee agli scavi antichi.
DOCENTE: Mario Piana COLLABORATORI: S. Bezzecchi, M. Motisi, M. Marzi, D. Paternò, F. Salatin
Analisi stratigrafica L’analisi stratigrafica è quello strumento metodologico che ci permette di leggere correttamente le varie parti
PERIMETRI DELLE UNITA’ STRATIGRAFICHE -Perimetro ben riconosciuto della superficie di strato o di interfaccia -Perimetro incerto della superficie di dubbia interpretaizone QUALIFICAZIONE DEI PERIMETRI CERTI IN BORDI -Vero bordo di strato -Falso bordo di strato -Bordo termine di interfaccia negativa -Vero bordo di interfaccia negativa QUALIFICAZIONE DELLE SUPERFICI -Falsa superficie -Superficie di interfaccia di degrado
che compongono una superficie: le varie unità stratigrafiche.
EVIDENZIATORI GRAFICI DELLA SEZIONE STRATIGRAFICA ESISTENTE AL PERIMETRO TRA SUPERFICI DIVERSE -Strato di intonaco che copre la muratura -Strato di intonaco che copre un altro strato di intonaco -Strato di intonaco o altro materiale sovrapposto a intonaco o muro con bordo raccordato a finire -Indicatore di piani diversi tra le superfici di murature -Strato di intonaco che prosegue in continuità tra una parete e la successiva, formando lo spigolo -Discontinuità fisica determinata da lesione
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SIMBOLI INDICATORI DI RAPPORTO STRATIGRAFICO -Rapporto stratigrafico “si lega a ...”, -Rapporto stratigrafico “si appoggia, si addossa, copre...”; -Rapporto stratigrafico rompe/è rotto, taglia/è tagliato IDENTIFICAZIONE DELLE UNITA’ STRATIGRAFICHE E DEGLI ELEMENTI ARCHITETTONICI -US - Unità Stratigrafica muraria o di rivestimento -Unità Stratigrafica negativa -EA - Elementi architettonici -Elemento architettonico negativo
Analisi del degrado Condurre un’analisi di degrado di una superficie permette di evidenziare i vari fenomeni che l’hanno intac-
cata. Una volta individuati i vari tipi di degrado si può risalire alle loro cause.
Rigonfiamento
Ossidazione
Lacuna
Alterazione cromatica
Distacco
Mancanza
Efflorescenza
Deposito superficiale
Erosione dei giunti
Fessurazione
Scagliatura Colatura (con dilavamento) Colatura (con apporto) Disgregazione
PROGETTO_INTERPRETAZIONE
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Progetto di conservazione della facciata Una volta individuati i vari fenomeni di degrado e le relative cause si è proceduto ricercando quelli che po-
PULITURA -Spazzolatura delle superfici lapidee e intonacate -Lavaggio delle superfici lapidee e intonacate -Spazzolatura delle superfici murarie esposte -Lavaggio delle superfici murarie esposte -Pulitura della muratura dai sali -Pulitura dei materiali metallici -Pulitura delle fessurazioni -Pulitura dei giunti di malta
trebbero essere gli interventi risanatori che permettano una longeva conservazione della facciata.
-Consolidamento delle pitture INTEGRAZIONE -Integrazione dei giunti di malta PROTEZIONE -Protezione dalla risalita capillare -Protezione degli elementi metallici
RIMOZIONE -Rimozione di tinte e pitture -Rimozione degli intonaci cementizi distaccati CONSOLIDAMENTO -Consolidamento della muratura -Consolidamento degli intonaci marmorini distaccati -Consolidamento delle fessurazioni
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Progetto di visitabilità della Chiesa Per permettere un’adeguata visitabilità del sito, compresi gli scavi archeologici, si è prevista la realizzazio-
Planimetria piano terra
ne di una passerella ipogea nel lato un tempo riservato al clero.
Planimetria piano interrato
PROGETTO_INTERPRETAZIONE
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Sezione verticale di dettaglio Nodo solaio-scala-passerella
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Dettaglio di connessione tra le lamelle e il cosciale
Dettaglio di connessione tra il cosciale e la scala
Dettaglio di connessione degli elementi del parapetto
Dettaglio di connessione tra il parapetto e il cosciale
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Progettazione urbanistica Anno Accademico 2015-2016
L’Area Metropolitana Veneta è stata l’oggetto di studio e di sperimentazione del corso. Un’area estremamente vasta e caratterizzata da una forte isotropia che vede al suo interno una miriade di potenzialità e di elementi che la strutturano tra cui, forse quello fondamentale, l’acqua. Lavorare sul tema dell’acqua come direttrice del territorio isotropo veneto è stato l’obiettivo del corso. Acqua non solo vista come potenzialità ma considerata anche nella sua pericolosità, nel rischio che ad essa è connesso. Dall’idrografia si è partiti per creare un sistema complesso che tenesse salde diverse tematiche e che arrivasse a produrre una Vision della Metropolitana Veneta in un futuro desiderato.
DOCENTE: Paola Viganò COLLABORATORI: A. Curtoni, A. Davanzo, G. Mazzorin, A. Pagnacco, T. Pietropolli
L’idrografia L’area della Città Metropolitana di Venezia presenta un rapporto complesso con l’elemento acqua. Questo rapporto è conseguenza, da un lato, della natura del territorio, dall’altro, di modifiche antropiche. In un terreno prevalentemente paludoso, nella parte più prossima alla laguna, gli insediamenti umani hanno piegato l’elemento acqua alle proprie necessità produttive. Nella parte più elevata del territorio, ricca invece di corsi d’acqua di varia natura, l’insediamento ha seguito l’andamento di questi elementi naturali. Questo duplice
legame crea una condizione di precario equilibrio, in cui l’idrografia rappresenta sia una potenzialità che un rischio. Da una parte l’acqua struttura il territorio, attraversandolo dai monti alla laguna lungo una direttrice precisa; dall’altra la diffusione dell’acqua nel territorio diventa conflittuale laddove i territori sono al di sotto del livello del mare e quando, durante violente precipitazioni, i corsi d’acqua si ingrossano e minacciano le attività umane.
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Analisi
Caratteristiche del territorio Città Metropolitana del Veneto
Tipi di suolo
Rete ecologica
Diverse tonalità indicano le tipologie di suolo
In verde la rete ecologica esistente
Rischio idrico
Rischio idraulico
Diverse tonalità indicano le aree di esondazione
Aree sotto il livello del mare
Mobilità veloce
Inquinamento delle acque
Sono rappresentate strade principali e ferrovie
Indicati i diversi livelli di inquinamento
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Vision La vision proposta è quella della Rete Verde. Una rete, perchè seguendo l’andamento dell’idrografia, diffusa in tutto il territorio, le connessioni diventano capillari e isotrope. Verde perchè il materiale che la compone è materiale natura. Non si tratta di vegetazione di progetto, piuttosto di un progetto di abbandono alla vegetazione. Una strategia che riunisce e risolve diverse problematiche, rilevate durante il lavoro di analisi. La Rete Verde ammortizza il rischio legato all’acqua, rallentando lo scolo verso i territori depressi e creando
dei bacini di protezione nei momenti di piena dei fiumi. La Rete Verde è per sua natura anche rete ecologica: una serie di corridoi e di nodi che favoriscono la biodiversità. La Rete Verde può ospitare al suo interno una mobilità lenta e di qualità, relazionandosi alla mobilità veloce esistente tramite dei nodi di scambio. La Rete Verde si impone su attività abbandonate e le riconverte: alcune di esse diventano stazioni di fitodepurazione, che limitano l’inquinamento idrico confluente nella laguna.
PROGETTO_INTERPRETAZIONE
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Chi può beneficiarne? Questa ipotetica trasformazione della Metropoli Veneta potrebbe essere utilizzata da circa il 93 % degli abitanti. Questi potenziali fruitori, dunque, potrebbero raggiungere i corridoi verdi e godere del nuovo tipo di mobilità, da questi inglobata, in meno di 20 minuti di bicicletta. I corridoi verdi avrebbero dunque una distanza dal cen-
tro abitato di circa 2 km. La rete verde, inoltre, presenta diversi gradi di progetto: è maggiormente strutturata e controllata in corrispondenza dei nuclei abitativi (verde scuro) e diventa più libera, non regolata dalla mano dell’uomo, al di fuori degli spazi urbani.
PROGETTO_INTERPRETAZIONE
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Potenzialità del progetto La rete verde porta con sè molteplici potenzialità per il territorio Veneto: attenua il rischio idrico e idraulico determinato dall’acqua, incrementa la biodiversità, ri-
duce l’inquinamento delle acque attraverso la fitodepurazione e permette l’integrazione tra diverse mobilità di trasporto.
SITUAZIONE ATTUALE
VISION
Protezione dal rischio idrico
Diversi centri urbani si trovano a ridosso di fiumi, all’interno delle fasce di esondabilita. I corridoi verdi creano dei buffer di protezione.
Rete ecologica
Nel territorio veneto, lungo le fasce fluviali si trovano spesso grandi corridoi ecologici. La rete verde incrementa le connessioni tra essi.
Fitodepurazione
La metropoli veneta è caratterizzata da uno sfruttamento intensivo dei suoli. La rete verde riduce l’inquinamento tramite fitodepurazione.
Scambio tra mobilità
La rete di mobilità veloce è monodirezionale e interseca la rete verde diffusa in punti strategici per la connessione con la mobilità lenta.
PROGETTO_INTERPRETAZIONE
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Diverse strategie in funzione del luogo Il territorio Veneto è estremamente ricco e caratteristico: a contribuire a questa ricchezza vi è anche la
diversità dei suoli che comporta strategie di progetto diversificate.
Pianura asciutta Una pianura arida a ridosso delle Alpi, con un suolo composto da ghiaia, che filtra l’acqua e non la trattiene, ma che diventa autosufficiente; riesce ad alimentare case, aree industriali e coltivazioni grazie all’acqua raccolta, nei periodi di piena, nelle cave disperse in maniera uniforme in tutto il territorio. Grandi fasce di verde naturale si configurano lungo i fiumi principali e lungo i canali divenendo anche delle occasioni per la progettazione di parchi territoriali.
Pianura umida Una pianura ricca di attività umane come abitazioni, terreni agricoli e industrie, e al tempo stesso di elementi idrografici. Le prime hanno completa consapevolezza dei rischi e delle potenzialità legate all’acqua: una fitta rete di corridoi naturali, che si insinuano tra l’idrografia e il costruito, assorbono l’acqua durante le grandi precipitazioni e la scaricano nei fiumi principali, depurandola, in buona parte, dagli agenti inquinanti.
Pianura depressa Un luogo che un tempo fu palude. Un territorio plasmato completamente dall’uomo, il quale ha spinto l’acqua chilometri più in là, per anni. Uno sforzo sovraumano, che cresce sempre più, e che potrebbe diventare insostenibile. La scelta è quella di restituire, almeno in parte, questi enormi territori depressi all’acqua; si continueranno a salvaguardare aree critiche come i centri urbani, spostando le attività produttive a monte; ciò genererà un paesaggio d’acqua, solcato da sottili corridoi verdi, abbarbicati sopra agli argini.
PROGETTO_INTERPRETAZIONE
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Plastico Vision Un unico plastico che, oltre a mostrare la strategia adottata della rete verde, doveva condensare e mostrare gli aspetti più significativi di tutti i gruppi del corso. Gli elementi considerati sono stati molteplici: l’intervento di parco urbano lungo la gronda lagunare, la mo-
bilità per l’isola del Lido, i vuoti urbani lungo le frange di Mestre, le emergenze architettoniche che caratterizzano il territorio...Temi, questi, che hanno permesso di arrivare ad una visione della Metropoli Veneta del tutto nuova e originale.
Plastico Vision Scala 1:50000
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Plastico Vision Zona Padova-Venezia-Treviso
Plastico Vision Particolare della zona lagunare
PROGETTO_INTERPRETAZIONE
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PROGETTO_CREAZIONE La creazione come completamento del progetto
PROGETTO_CREAZIONE
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Si arriva infine alla fase creativa. L’argomento è ben conosciuto, di questo si possiede anche una lettura critica, personale, giunge quindi il momento di creare. Creare inteso come dare al “tema” in questione qualcosa di nuovo, inventare, scatenare la fantasia e la personalità del progettista per dar vita ad un progetto compiuto. La creazione è la fase in cui si determina l’immagine del progetto, in cui l’idea del progettista diventa visibile a tutti, diventa condivisa. E’ solo grazie ad un’adeguata conoscenza ed una conseguente interpretazione che si riesce a fare proprio il progetto; solo quando l’architetto è totalmente pervaso dall’idea progettuale maturata si può iniziare a rendere questa evidente, comprensibile e condivisa con tutti. Il progetto prende corpo, si
plasma, inizia a formarsi concretamente. E’ il bambino che è passato per la fase adolescenziale ed è divenuto adulto. E’ in questa fase che l’Architettura diventa un fenomeno che suscita emozione ma per essere emozione è necessario che l’architetto sia un bravo comunicatore, un bravo poeta: è necessario cioè che l’architetto esprima al meglio quanto ha prima assimilato come idea. Non ci deve essere più nulla da aggiungere nè da sottrarre affinchè il progetto sia davvero la concretizzazione dell’immagine progettuale. I lavori proposti in questa sezione incarnano questa dimensione creativa, sono cioè dei tentativi di rendere noto a tutti quello che un tempo era custodito solo nella mia mente.
PROGETTO_CREAZIONE
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Laboratorio d’anno 1:
Lineamenti di composizione architettonica e urbana Anno Accademico 2013-2014
Il laboratorio aveva l’obiettivo di introdurci le tecniche della progettazione architettonica e di farci comprendere la nozione di spazio inteso come spazio abitabile, a misura d’uomo. Il primo semestre è stato prevalentemente teorico e ha trattato le questioni fondamentali che il progetto di edifici coinvolge: la Composizione, la Costruzione, la Misura, la Geometria ed il Disegno. Attraverso un allenamento che ha visto come soggetto iniziale il “Filo di Arianna” abbiamo sviluppato un piccolo nucleo residenziale destinato a studenti. Ogni singola residenza era costituita da spazi minimi, utili a noi per apprendere come organizzare l’architettura. Il secondo semestre è stato, invece, prevalentemente pratico e ha coinvolto il ghetto ebraico. Suddivisi per gruppi, dovevamo creare un complesso polifunzionale, costituito da nove torri, che valorizzasse il passato e il presente del ghetto. Singolarmente ognuno doveva articolare un edificio, una delle nove torri appunto, che fosse semplice ma completo nei suoi aspetti funzionali, distributivi, costruttivi e figurativi.
DOCENTE: Domenico Bolla DOCENTE ASSOCIATO: Massimo Rossi COLLABORATORE: Rinaldo Palermo
(IN)STABILITA’
PROGETTO_CREAZIONE
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Auditorium e snack bar
APERTURA
dire una passeggiata rettilinea, fungendo così da ostacolo. Diversamente, l’altro triangolo, quello che segna l’apertura, funge da linea guida, lungo cui sono stati collocati dei faretti di illuminazione che accompagnano il visitatore dentro le gallerie museali delle varie torri. Analizzando la configurazione dei triangoli, è emersa l’importanza del numero tre (tre come i complessi, a loro volta, costituiti da tre torri ciascuno), simbolo nella concezione ebraica di unione e di stabilità; ed è proprio la stabilità che funge da filo guida dell’intero progetto.
Ristorazione e osservatorio
Spazi residenziali
OCCLUSIONE
Il punto di partenza è stato la Stella di David. Questa si compone di due triangoli, i quali sono divenuti le basi schematiche del progetto. Uno di essi rappresenta la chiusura, la segregazione e l’oppressione che la conformazione del ghetto stesso impone; mentre l’altro rappresenta il collegamento, l’apertura e il dialogo con il resto della città. Due temi tra loro in opposizione, evidenziati in questo modo: il perimetro di un triangolo, quello che segna l’occlusione, diviene il filo conduttore per la collocazione di pannelli girevoli di 3 m di altezza, con lo scopo di occultare parzialmente la vista e impe-
I 3 complessi Prospetti
1_Auditorium / snack bar
2_Ristorante / osservatorio
3_Residenze
PROGETTO_CREAZIONE
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La torre singola
Scala 1:100 Planimetria dei tre livelli
Livello 3 Zona notte
Livello 2 Zona giorno
Livello 1 Accoglienza
PROGETTO_CREAZIONE
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La torre singola Scala 1:150 Prospetto e sezione
PROGETTO_CREAZIONE
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Render di progetto
Vista dall’alto / Torre di approfondimento / Complesso residenziale
PROGETTO_CREAZIONE
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PROGETTO_CREAZIONE
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Plastici di progetto
Le nove torri / Complesso residenziale / Torre di approfondimento
PROGETTO_CREAZIONE
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Sine Terra W.A.VE. luglio 2014
Il Workshop ha visto Marghera come luogo di progetto: un territorio industriale fortemente inquinato, compromesso, da cui è necessario allontanarsi. Da ciò ne è derivata la necessità di intervenire con architetture che evitassero, in ogni modo, il contatto con il terreno. L’idea era quella di creare delle architetture che permettessero comunque di vivere quei luoghi pur non radicandosi al suolo e, anzi, che lasciassero a questo il tempo per depurarsi. Un incrocio di tempi differenti, quello impiegato per costruire un’architettura e quello necessario ad un suolo per risanarsi, ha reso il tempo dell’attesa un atto progettuale. Nuove architetture avrebbero colonizzato lo spazio post-industriale, architetture intese come avamposti sollevati da terra: dei ragni che invadono Marghera custodendo al loro interno lo svolgimento di attività necessarie e, al contempo, permettendo la redenzione della terra.
DOCENTI: Sara Marini, Benno Albrecht COLLABORATORI: Cristina Baggio, Giovanni Carli, Verdiana Chiesatto, Sara Dotto, Filippo Farronato, Chiara Paone
Aracnoville L’architettura
PROGETTO_CREAZIONE
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I ragni invadono Marghera La terra è fortemente inquinata, vi è la neccessità di staccarsi dal suolo. Tante strutture-ragno invadono Marghera ancorandosi ognidove: sulle ciminiere, sui
tetti dei capannoni dismessi, ovunque, permettendo lo svolgimento delle attività essenziali alla vita sulla loro sommità.
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Aracnoville CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK
CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK
Dall’architettura all’oggetto di design: GLI SGABELLI
CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK PROGETTO_CREAZIONE
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I ragni invadono marghera Dall’architettura si è passati all’oggetto di design: applicando i ragionamenti formali e funzionali, pensati per le macrostrutture di Marghera, in scala ridotta, si è arrivati alla realizzazione di sgabelli snodati e iterabili.
Questi presentano diverse altezze di seduta, a seconda della necessità e sono configurabili in diverse posizioni attraverso cerniere.
PROGETTO_CREAZIONE
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Laboratorio d’anno 2:
Progettazione architettonica e contesto ambientale Anno Accademico 2014-2015
Il laboratorio aveva e ha sempre mantenuto l’intento di condurci a progettare una struttura architettonica compiuta, tenendo presente i luoghi, i paesaggi e i territori all’interno dei quali si è chiamati ad operare. L’obiettivo era quello di fondere al meglio possibile l’insegnamento inerente alla progettazione architettonica con quello inerente alla progettazione paesaggistica. Il tema, in oggetto, è stato la residenza collettiva lungo tutte le scale di approfondimento che il progetto conosce, per portare a sintesi gli aspetti funzionali, formali e costruttivi delle figure architettoniche proposte, tenendo presente che l’insieme delle componenti di un edificio doveva far nascere un vero organismo, completo ed unitario. “Il lavoro dell’intero anno è stato un ‘fare le scale’, come un pianista principiante: su e giù, ripetendo sempre lo stesso esercizio ma con tonalità ogni volta diversa, un tempo lento ed un altro più accelerato... lo stesso esercizio martellato o in sordina. E dunque: case, ogni volta su nuove e diverse misure. Esercizi a corpo libero, compiuti rovesciando la consuetudine di procedere dal generale al particolare.” (Prof.ssa Franca Pittaluga)
DOCENTE: Fanca Pittaluga (prog. architettonica) DOCENTE ASSOCIATO: Tessa Matteini (prog. paesaggistica)
COLLABORATORI: Marcello Galiotto, Nicola Pegolo, Curzio Pentimalli, Alessandra Rampazzo
HOUSING La forma delle torri, la loro altezza e la loro disposizione sono state scelte per venire in contro primariamente a necessità funzionali: evitare sovrapposizioni di ombre, offrire a tutte le torri, in tutte le esposizioni, un adeguato soleggiamento, permettere la massima fruibilità, sia a terra che all’interno di ogni edificio. Si viene così a configurare un complesso di sei torri, accoppiate tra loro tramite i basamenti comuni. Ogni torre ha un’altezza diversa, disponendosi in scala crescente da est a ovest. Le piante vedono il lato verso nord inclinato rispetto agli altri, quasi come se fosse stato tagliato per raccogliere più luce possibile. Le facciate est e ovest
sono quasi interamente opache, con dei tagli verticali per la modulazione della luce e dello spazio. Viceversa, quelle nord e sud sono completamente vetrate, per ricevere la luce. Ogni coppia di torri tende ad essere autosufficiente, con funzioni diverse ospitate nel basamento e nel coronamento. Spazi commerciali e parchi si trovano al piano terra e sono accessibili anche a visitatori esterni, mentre per i soli residenti è riservato un tetto giardino con annessi ristoranti. Il coronamento infine ospita lo spazio benessere e la palestra. Gli alloggi sono stati pensati in tre diverse metrature, per permettere una maggiore flessibilità di target.
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1_Movimenti del suolo e parcheggio pubblico 2_Edifici di progetto 3_Fori di aerazione dei parcheggi residenziali 4_Percorsi pedonali
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Pianta piano residenziale tipo Scala 1:200
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1_Alloggio mini 2_Distributivo verticale 3_Distributivo orizzonatale 4_Alloggio maxi-duplex 5_Alloggio midi
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Il complesso residenziale
Vista del piano terra (spazi commerciali) / Sezione a tutt’altezza
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Il complesso residenziale
Vista dell’ultimo piano (spazio relax / gym) / Sezione a tutt’altezza
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L’alloggio tipo Scala 1:100 Planimetria
1_Camera singola (11,2 m2) 2_Cabina armadio (2,5 m2) 3_Lavanderia (5,6 m2) 4_Bagno (7,2 m2) 5_Bagno (7,6 m2) 6_Zona giorno e pranzo (60,1 m2) 7_Cabina armadio (7,9 m2) 8_Camera matrimoniale (18,6 m2) 9_Terrazzo (7,0m2) 10_Terrazzo (10,3 m2)
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L’alloggio tipo Scala 1:100 Sezioni e prospetti
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“Volevo ritagliare l’azzurro del cielo” Carlo Scarpa
Plastici di progetto
Complesso residenziale / Alloggio tipo
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Tra due ponti sul Piave
Paesaggi di fiume: patrimonio di produzione W.A.VE. luglio 2015
Il Workshop ha visto il tratto di Piave compreso tra il ponte di Fener e quello di Vidor come luogo di riflessione e progetto. Dapprima un’attenta analisi riguardante il rischio idrico, la qualità dell’acqua, i fattori produttivi, i collegamenti urbani, la vegetazione e la fauna che caratterizzano quello specifico luogo è stata necessaria per comprendere le caratteristicche del sito. Alla fase di analisi ha seguito poi quella progettuale; lo scopo era quello di creare un parco lineare, nel tratto di Piave compreso tra i due ponti, che fosse al contempo ricreativo e produttivo.
DOCENTI: Rai Bambò Naya, Tessa Matteini
Analisi
Il rischio idrico e le zone di tutela nel lungo Piave
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Il progetto
Architetture stagionali
Dal semplice al complesso Un’architettura iterabile e smontabile
Render di progetto Ponte di Vidor
PROGETTO_CREAZIONE
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Plastici di progetto
Tra due ponti sul Piave - architetture stagionali
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Laboratorio d’anno 3:
Progettazione architettonica e contesto ambientale Anno Accademico 2015-2016
Il laboratorio ha visto come oggetto dell’analisi i luoghi dell’Altopiano di Asiago segnati dalla Prima Guerra Mondiale. Il progetto, prevalentemente ricettivo, nella prima parte dell’anno, e poi museale, nel secondo semestre, aveva lo scopo di valorizzare la memoria e al contempo la naturalità di questi luoghi. Descrivere e intrecciare molteplici tematiche: storia, memorie private desunte dai diari dei soldati, tracce e segni lasciati dalla lunga guerra di posizione e la bellezza “sublime” e terribile di una successione di paesaggi, per arrivare ad una visione d’insieme. Una prima fase, incentrata sul Monte Cengio, ha visto la creazione di una serie di percorsi che ricalcassero fisicamente e allegoricamente le strade della Grande Guerra e che servissero le strutture ricettive configurate come dei piccoli bivacchi arroccati sul pendio boschivo. Il percorso museale si configura come un vortice che fa collassare lo spazio e la memoria su sé stesso, uno scavo nel terreno che non interferisce con l’imponente vista sulla valle, ma anzi, dialoga con essa. La seconda parte dell’anno ha visto invece la realizzazione di un percorso museale, con annessi spazi di servizio e per la didattica, lungo il Viale degli Eroi. Un percorso costituito da frammenti: frammenti di episodi, di sensazioni, di sguardi, di prospettive che portano il visitatore a maturare una conoscenza strutturata necessaria per comprendere il significato del Sacrario di Asiago, verso cui il percorso termina.
DOCENTE: Alberto Ferlenga (prog. architettonica) DOCENTE ASSOCIATO: Agostino Cappelli (trasporti) COLLABORATORI: Marco Ballarin, Silvia Dalzero, Andrea Iorio, Claudia Pirina
KATHARSIS
[lavoro svolto durante il I semestre]
Un crocevia è il punto di incontro di percorsi, il fulcro di strade, di cammini sempre diversi. Il punto dove convergono il sentiero dell’alpinista, la serie di tornanti del motociclista e la pista sterrata del ciclista assume una forza generatrice. Un crocevia è allo stesso tempo un punto di arrivo e una partenza. Quello che per un viandante può essere una salda meta verso cui muovere i propri passi, per un altro individuo indica la sorgente dalla quale sgorga un movimento diverso, sempre nuovo. Il crocevia è prima di tutto un nodo. In questa sua essenza nodale si cela una intrinseca forza di gravità, che lo rende non solo un nodo ma un fulcro di funzioni. Intorno ad esso ruotano in maniera perfettamente logi-
ca tutti gli elementi verso cui muoversi e tutti quelli da cui partire per scoprire un territorio. Il nodo diventa il baricentro spaziale, dove si concentra tutta la forza del luogo, in un buco nero che attrae dentro sé il visitatore. Salendo al monte, su una sella naturale, si apre una radura piana, stretta tra due modeste alture ed affacciata sul vertiginoso panorama. Su di essa trovano spazio, sempre a portata di mano, una foresteria, dove riposare dopo una lunga escursione e dove prepararsi ad una nuova e una sala ristoro, dove recuperare le energie. E ancora qui, nel centro esatto del movimento e dello sguardo, un vuoto risucchia l’esperienza sensoriale del viandante, che subito ritrova sé stesso immerso nelle memorie del monte: lo spazio espositivo.
1 2 4
3
1 - Strada di accesso all’area 2 - Piccolo parcheggio 3 - Percorso espositivo 4 - Sala ristoro 5 - Foresteria
5
Il progetto Fotoinserimento planimetrico
PROGETTO_CREAZIONE
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Il percorso espositivo occupa il centro dello spazio e della vista del luogo. Si configura come un vortice, creato dalla stessa forza di gravità che attira ogni uomo presente nel monte, che fa collassare lo spazio e la memoria su sé stesso. Uno scavo nel terreno va a creare un volume che non interferisce con l’imponente vista sulla valle, ma anzi, dialoga con essa. Uno scavo nella memoria crea un nesso tra la vita del visitatore e quella di chi, nello stesso luogo ha vissuto esperienze che saranno per sempre impresse sui libri di carta e su quelli di pietra. Arrivando all’area di progetto dalla strada, la vista è attratta dalla maestosità sublime dello strapiombo, ma il corpo è spinto ad addentrarsi in un vuoto che si restringe sempre di più,
fino a diventare una claustrofobica galleria. Da esso si diramano spazi angusti tagliati da lame di luce, dove l’odore della roccia e del fango fanno rimpiangere la libertà della radura aperta. In un climax discendente il visitatore si carica di esperienze fino ad allora provate solo con l’immaginazione. Il suo stato d’animo non è piacevole, ma sente il bisogno di continuare ad avanzare nella sua discesa agli inferi, di continuare a scoprire scavando più a fondo nella memoria di questo luogo ancestrale. Solo quando si rende conto di aver annullato i suoi istinti, senza avere più luce sopra la testa, vede finalmente un punto di fuga, una luce salvifica alla fine di un lungo corridoio.
Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l’etterno dolore, per me si va tra la perduta gente. [Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, Canto III vv. 1-3]
Il percorso Sezione complessiva
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Il percorso espositivo Esploso assonometrico
1_Strada bianca di accesso all’area 2_Entrata al percorso espositivo 3_Gallerie espositive scavate nella roccia 4_Il muro di contenimento diventa parapetto 5_Percorso espositivo: pavimentazione in cemento grezzo 6_Ricollegamento ai percorsi esistenti
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CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK
Il bivacco
Esploso assonometrico
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CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK
CREATO CON LA VERSIONE DIDATTICA DI UN PRODOTTO AUTODESK
2 1_Copertura con tecnologia tipo x-lam 2_Pannello fotovoltaico 3_Solaio soppalco tipo x-lam 4_Involucro con tecnologia tipo x-lam 5_Parete attrezzata 6_Infisso vetrata principale 7_Brise-soleil orientabili manualmente 8_Basamento permanente 9_Vasca di raccolta dell’acqua piovana
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Il bivacco
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La sala ristoro
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Plastici di progetto Monte Cengio / Bivacco
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FRAMMENTI
[lavoro svolto durante il II semestre]
Framménto o fragmento [vc. dotta, lat. fragméntu(m), da fràngere ‘frangere’] s.m. Ogni pezzo di un oggetto rotto, cocci | (est) Parte staccata; Ciò che si è rotto. Frammenti di prospettiva: un luogo costituito da un’unica vista, che regna sovrana. Dare nuova importanza a questo luogo rompendo la vista, tramite dei volumi che si inseriscono, come elementi di disturbo, lungo la direttrice spaziale, svelando frammenti sconnessi di Sacrario, monti e cielo. Frammenti di percorso: una sola strada conduce al Sacrario, rivelando il luogo al primo momento. Il progetto prevede lo scardinamento della retta che collega città e
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Sacrario: un percorso in ascesa fisica e spirituale, attraverso vari episodi. Frammenti di stati d’animo: pendenze variabili, viste occluse, volumi sfalsati, alternanza di interni ed esterni. Il visitatore, salendo al Sacrario, percorre una strada fatta di sensazioni contrastanti. Frammenti di episodi: alla guerra delle masse, alla storia lineare ed accademica, si oppone una narrazione fatta di episodi: quelli vissuti da un soldato tipo. Il progetto: un percorso che si scava, fratturando nettamente la collina lungo la mediana, nella prima parte del Viale degli Eroi e collega vari volumi ipogei. I primi sono gli spazi per la città (accoglienza e ristorante) seguiti dagli spazi didattici e, infine, dal percorso espositivo, composto da frammenti di memorie.
1_Parcheggio 2_Fermata dell’autobus 3_Bikesharing 4_Bar e ristorazione 5_Nursery 6_Accoglienza 7_Auditorium 8_Laboratorio didattico 9_Laboratorio restauri 10_Sale per esposizioni temporanee e depositi 11_Percorso espositivo permanente
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Il progetto Fotoinserimento planimetrico
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Il percorso Esploso assonometrico
“Noi salavam per entro ‘l sasso rotto, e d’ogne lato me ne stringea lo stremo, e piedi e man volea il suol di sotto” [Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, canto IV vv.31-33]
Il percorso Vista a volo d’uccello
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Il percorso
La prima parte: gli spazi urbani
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Il percorso
La seconda parte: gli spazi didattici e l’esposizione temporanea
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Il percorso
La terza parte: l’esposizione permanente
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Il dettaglio
Vista verso la cittĂ / Sezione di dettaglio
1_Terra di riporto 2_Tetto-giardino 3_Muro di contenimento 4_Solaio controterra
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L’esposizione
Un viaggio attraverso gli episodi della guerra Il fine principale dell’esposizione è di raccontare degli episodi tratti dalla vita in guerra di un soldato qualunque. Esporre non la guerra delle masse, non un esercito contro un altro esercito, non gli sforzi eroici di intere nazioni. Avvicinare l’obiettivo sul soldato-uomo per far emergere le sue sensazioni. Ogni sala racconta un tema, un episodio, separato da tutti gli altri da grossi muri e al tempo stesso legato ad essi tramite un percorso. Sono i temi che emergono da una storia ambientata nei luoghi più prossimi ad Asiago: Un anno sull’Altipiano di Emilio Lussu. L’esposizione comincia all’esterno delle sale, con viste sui luoghi dove questa storia si è compiuta, e con richiami continui sulle superfici di calcestruzzo. Continua poi all’interno delle singole sale: ognuna di esse vuole far emergere la memoria di un episodio attraver-
so i sensi: la sensazione della roccia ruvida, il rumore degli spari nemici, le urla di un generale folle, il bagliore dei bombardamenti, il silenzio dopo la battaglia, il fumo delle esplosioni, l’odore dell’alcool e quello del fango, la polvere da sparo sospesa nell’aria. E poi un canto popolare in lontananza, la carta ruvida di una lettera, l’umidità di un ruscello, l’ombra di un albero. Per ultimo il sacrario, nella sua forma perfetta, rotta dalla cornice scomposta dell’ultima sala. Il trionfo, ma a quale prezzo?
1_FRENESIA ASSALTO NOTTURNO “L’assalto! Dove si andava? Si abbandonavano i ripari e si usciva. Dove? Le mitragliatrici, tutte, sdraiate sul ventre imbottito di cartucce, ci aspettavano. Chi non ha conosciuto quegli istanti, non ha conosciuto la guerra.” [Da Un anno sull’Altipiano di Emilio Lussu]
2_CLAUSTROFOBIA: ORDINI DISSENNATI “I comandanti non si sbagliano mai e non commettono errori. Comandare significa il diritto che ha il superiore di dare un ordine. Non vi sono ordini buoni e ordini cattivi, ordini giusti e ordini ingiusti. L’ordine è sempre lo stesso. È il diritto assoluto all’altrui ubbidienza.” [Da Un anno sull’Altipiano di Emilio Lussu]
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3_SOLITUDINE MORTE “Ancora una volta, rimanevo solo io. Tutti se n’erano andati, ancora una volta. E ora dovevo cercare delle lettere, raccontare, spiegare. Non è vero che l’istinto di conservazione sia una legge assoluta della vita. Vi sono dei momenti, in cui la vita pesa più dell’attesa della morte.” [Da Un anno sull’Altipiano di Emilio Lussu]
4_STRANIAMENTO ALCOLISMO “- Come! - dissi io investendolo, Come? Io le comunico che il suo comandante di compagnia è morto e lei, di fronte al suo comandante di battaglione, si mette a bere, così? E lei è un ufficiale? Un ufficiale, lei? – il sottotenente parve risvegliarsi da un sogno. Mi rispose, confuso: - Mi scusi, Signor Capitano. Ho bevuto senza accorgermene, involontariamente. M’accorgo solo ora, mi scusi.” [Da Un anno sull’Altipiano di Emilio Lussu]
5_ARMONIA MOMENTI DI RIPOSO “Nei pomeriggi rossi e tiepidi di quel maggio unico, tutta la compagnia risuonò di stornelli e canti popolari. E le voci, non più gravi, dei soldati, s’accordavano con i canti delle donne in festa. Com’era ridivenuta bella la vita!” [Da Un anno sull’Altipiano di Emilio Lussu]
6_CONSAPEVOLEZZA VITA DOPO LA GUERRA “Presto, si ricominciò a dimenticare. La vita riprendeva il sopravvento.” [Da Un anno sull’Altipiano di Emilio Lussu]
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Plastici di progetto
Plastico volumetrico 1:1000 / Plastico di dettaglio 1:200 / Sezione 1:100
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Concerto nel bosco W.A.VE luglio 2016
La modernità e il grande cambiamento portato dall’automobile portarono alla costruzione di città diverse. Oggi si sta compiendo un grande sforzo per ridurre lo spazio vinto dall’automobile smontando infrastrutture e ricominciando a pensare il pedone e la bicicletta come protagonisti dello spazio urbano. Si conoscono molte città in transizione e in processo di smontaggio: si rimpiazzano spazi costruiti con spazi verdi. Porto Marghera ha bisogno di rigenerarsi, bisogna smontare tutte le sue costruzioni inabitabili per costruire uno spazio abitabile, riabilitare la sua infrastruttura come architettura dai molteplici usi. Bisogna smontare e costruire un bosco. Dapprima è stato previsto un nuovo assetto urbano per la città che la rendesse a misura d’uomo; poi, attraverso lo studio della brunch structure è stato elaborato un modello di albero artificiale.
DOCENTE: Javier Corvalan COLLABORATORI: Simone Cadamuro, Joaquin Corvalan
Abitando il bosco lineare Una città in mezzo al bosco. Un bosco che entra nella città e le dà forma. L’abitante tipo di questa città si alza la mattina, nella sua camera con vista verso alberi, all’interno della zona residenziale; passeggiando per cinque minuti può raggiungere il lavoro o i ristoranti della zona commerciale, affacciata sul canale, per un pranzo veloce ad un
palmo dall’acqua. Può altrimenti raggiungere la metro, che in altri cinque minuti lo porta alla ferrovia o ad una delle piazze d’acqua. La sera può infine raggiungere l’isola del parco e aspettare di vedere l’ultima luce del giorno illuminare la laguna. Tutto è a portata di uomo, anche Venezia. Ma soprattutto, tutto è in mezzo al bosco.
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Il bosco artificiale
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BOSCO NATURALE
Residenze
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Industrie
menti in grado di sorreggere e mantenere in posizione di equilibrio la “chioma”. Esso diviene pensilina sotto cui attendere il bus, copertura per una passeggiata perimetrale, luogo di sosta; esso è l’elemento di equilibrio tra la naturalità degli spazi verdi e l’artificialità del costruito.
BOSCO ARTIFICIALE
Mobilità veloce
BOSCO ARTIFICIALE
Industrie
BOSCO NATURALE
Il bosco artificiale diventa il bordo, il tessuto connettivo della Nuova Marghera. Un bosco che diventa luogo di mediazione tra l’elemento naturale e l’artificialità degli edifici costruiti. Il bosco artificiale nasce da un esercizio di ricerca dell’equilibrio: ogni albero è stato realizzato a partire da un modello ribaltato, in cui i rami erano gli unici ele-
Il bosco artificiale Modello in legno 1:2
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Art in Montparnasse Concorso internazionale per studenti e professionisti
Montparnasse: è il quartiere che ad inizio Novecento ospitò artisti attivi nella scena dell’epoca; caffè, ostelli, spazi d’arte erano luoghi che caratterizzavano lo spirito frizzante della Parigi bohèmien di quegli anni. Molti di questi posti sono ancora aperti e conservano le atmosfere tipiche del tempo. Un piccolo caffè, nel triangolo di terra compreso tra Rue Poinsot, Rue Jolivet e Rue du Maine, è la tipologia architettonica scelta per far tornare il quartiere a rivivere lo splendore del passato. Il caffè avrebbe ospitato al suo interno anche uno spazio mostre e delle sale co-working; articolato su due livelli, l’edificio mostra un forte dialogo con l’intorno, conservando, sulla copertura, quella che ad oggi è la funzione del lotto: un piccolo parco urbano. Ciò che più lo caratterizza è il rivestimento: una serie di listelli triangolari pivotanti contribuiscono a dargli l’immagine di uno spazio d’arte in continuo divenire.
PROMOSSO DA: Archicontest RISULTATO: Menzione d’onore
Da cosa nasce cosa Un attento studio del luogo ha anticipato ogni fase progettuale. Ciò è stato necessario per comprendere quali fossero le potenzialità e gli aspetti critici dello spazio urbano. Ne è seguita la fase creativa: un volume triangolare che occupasse l’intera area in cui, procedendo
per sottrazione, si è ottenuto lo spazio per due corti alberate. Queste avrebbero raccordato i diversi livelli dell’edificio: ristorazione al piano terra e spazio espositivo in quello interrato.
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STUDIO DELL’AREA DI PROGETTO
IL VOLUME
IL VOLUME VIENE PLASMATO
CREAZIONE DI UN LIVELLO INTERRATO
PRESERVARE LA FUNZIONE ATTUALE DEL LUOGO
VISTA A VOLO D’UCCELLO
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Esploso assonometrico I diversi livelli del progetto
TETTO-GIARDINO
1 2 PIANO TERRA: 1_Bar 2_Servizi 3_Ristorazione 4_Cucina
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1 2 PIANO INTERRATO: 1_Sala coworking 2_Servizi 3_Spazio espositivo 4_Sala lettura
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Organizzazione degli spazi L’organizzazione spaziale vuole essere il più funzionale possibile: la zona ristorazione collocata al piano terra risulta di facile accessibilità, mentre il museo, collo-
cato al piano interrato, vuole essere una scoperta, un luogo non di immediata accessibilità, bensì un luogo di nicchia, quasi nascosto.
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Superfici che raccontano La facciata non è solo un elemento architettonico, diventa qui un polo di attrazione, di curiosità. Una facciata interamente disegnata dalla superficie dei brise soleil: tanti listelli a sezione triangolare che ruotano attorno ad un perno centrale. In ogni faccia dei listel-
li è affissa un’immagine diversa, un frammento di un quadro, un colore ecc. La facciata anticipa ciò che si può trovare poi esposto all’interno del museo ed è una facciata in continuo cambiamento: sono i passanti a decidere quale immagine dare all’edificio.
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Ogni volta che visitiamo un museo siamo costretti ad entrarvi per scoprirne il contenuto. E’ possibile cambiare questa concezione? Può l’arte essere ammirata già da fuori? Il progetto vuole fare dell’arte un’esperienza di vita.
BUR
Berlin University Residences Concorso internazionale per studenti
Berlino è una città che, nel passato, ha vissuto la distruzione, la divisione e successivamente la ricostruzione, la rinascita che l’ha trasformata in un fervente laboratorio di sviluppo architettonico e urbano. E’ ad oggi una città effervescente, dove mentalità brillanti accorrono per farsi carriera, una città meta di numerosi turisti desiderosi di scoprirne i luoghi più remoti, una città che lascia spazio alla creatività artistica. L’obiettivo del concorso era creare un complesso residenziale, che ospitasse anche spazi destinati ad attività ricreative, per studenti e turisti. Luogo di progetto è stato un lotto in affaccio verso il fiume nel quartiere di Kreuzberg, un quartiere caratterizzato dai suoi strabilianti graffiti che lo animano. La nostra idea è partita da un elemento simbolico, che rappresentasse l’unione: il nastro. Il nastro avrebbe avvolto i vari spazi contraddistinti dalle varie funzioni e avrebbe poi proseguito affaciandosi verso il fiume e disegnando il parco antistante l’edificio.
PROMOSSO DA: ARCHmedium RISULTATO: finalisti
Da cosa nasce cosa Un nastro come elemento generatore dell’architettura, un nastro che lega, un nastro che cerca di colmare la frattura un tempo portata dal Muro di Berlino. Il nastro
raccorda le varie funzioni ospitate all’interno dell’edificio e prosegue poi sul parco dandogli una forma, divenendo land-architecture.
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IL NASTRO
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I VOLUMI: LE DIVERSE FUNZIONI
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L’ARCHITETURA: IL NASTRO CHE UNISCE
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LO SPAZIO URBANO
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Piante e sezioni
L’edificio: una striscia alta e stretta che concede la vista verso il fiume
Planimetria urbana
Terrace Terrace
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Terrace
Terrace Terrace Study room Study room
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Play room Bar
Terrace
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Sezione a tutt’altezza
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Pianta piano terra
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Sauna Gym
Play room
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Il muro ha diviso. Il nastro riconnetterà. Entrerà nei vuoti urbani e li colmerà con la libertà d’espressione.