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Belle storie di Targa

di Rosario Giordano

GRAZIE PROFESSORE!...

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L’idea delle corse secondo il grande campione, indimenticabile idolo dei siciliani

Professore Vaccarella cosa significa essere un campione, quali sono le caratteristiche che un pilota deve avere per esserlo?

Essere un campione è una cosa molto bella, se tu hai conquistato dei traguardi importanti. Le caratteristiche sono la passione per un determinato sport nella quale tu emergi in maniera importante.

Quando si assume la consapevolezza di avere qualcosa in più degli altri? Quando accade questo?

Quando ti misuri con gli altri e riesci a sopravanzare l’avversario a superarlo e allora capisci di avere qualche cosa in più se questo avviene.

C’è stato un momento nella sua carriera in cui ha pensato sono un po’ più avanti?

Ma Io quando correvo, correvo per vincere; e quindi mi sono trovato. Prima in campo nazionale con più facilità e poi in campo internazionale con più difficoltà perché aumentavano i problemi di fronte a grandi campioni. La mia epoca è stata piena di grandi campioni. Era un automobilismo selettivo molto importante, delle corse molto difficili, le gare su strada dove i campioni del mondo della Formula 1 venivano battuti. Mi facevo delle domande a questo punto …. chi è più bravo chi vince una gara su strada o una gara di formula 1 per 250Km? Sono considerazioni che si fanno dopo esperienze che tu maturi nella tua carriera.

Naturalmente quando lei era nel pieno della sua carriera i talenti erano tanti, ma emergeva sempre uno.

Emergevano i più bravi, perché avevano delle qualità superiori. Chi è più bravo vince. La fortuna poi è molto importante, però vincere per episodi fortunati non è l’ideale. Si deve vincere perché tu hai dei valori superiori.

Nell’essere e diventare un campione, il fatto di essere siciliano in che cosa l’ha aiutata?

Perché la Sicilia è stata sempre considerata una delle terre più belle del mondo anche se arretrata , mal governata, anche se no ha ottenuto il successo che dovrebbe avere. Essere siciliano faceva parte di una situazione importante. La Sicilia è stata una terra di grandi tradizioni, di grande cultura e quindi considerata una regione a se stante per la sua bellezza, per la sua storia , per i suoi monumenti, per la sua arte e anche per avere un pilota che ha fatto … parte della storia dell’automobilismo.

Quindi lei ha trovato tanti impulsi positivi dell’essere siciliano

Certamente io ero orgoglioso di essere siciliano. La Sicilia è una terra che sotto tutti gli aspetti ha avuto sempre delle grandi occasione per dimostrare di essere una terra stupenda. Ahimè ci sono stati dei siciliani che l’hanno mortificata, parlo della mafia che è stata un’ attività che non ha portato benefici e crescita al nostro paese, ma a prescindere da questo la Sicilia è stupenda. Io ho avuto amici venuti da tutte le parti del mondo che mi hanno detto: “questa è una terra fantastica”. Il nostro mare, le nostre montagne, il vulcano, la nostra storia, i nostri monumenti, l’Arte.

Tra la Sicilia ed i motori c’è un amore infinito?

Se consideriamo che Vincenzo Florio nel 1906 inventò la Targa Florio anche sotto questo aspetto siamo all’avanguardia, anche quando IO ero Delegato Regionale CSAI gestivo la mia terra con orgoglio, avevamo il maggior numero di licenziati in assoluto, il maggior numero di gare a dimostrazione di questa grande passione di questa grande presenza dell‘automobilismo nella nostra isola.

Che cosa è la passione?

La passione è l’amore che tu hai per qualche cosa, naturalmente deve essere corredato dall’esercitare questa passione …. Quando hai delle qualità diventa una cosa enorme, diventa bellissimo

Che cosa è il coraggio per un Campione?

Io credo che per un pilota importante la parola coraggio non è essenziale, Io direi le qualità perché quello che fa un pilota lo fa perché ha le qualità per farlo. Il coraggio lo posso avere se debbo fare un salto di cinque metri, rischio la pelle quindi ci vuole coraggio , incoscienza, ma Io quando facevo il pilota non ero incosciente: era frutto di passione, capire che potevi avere le qualità per farlo.

E invece che cosa è la velocità?

La velocità è qualcosa di inebriante e la caratteristica che ti porta a guidare una macchina da corsa. L’ebbrezza dei 300 km/ora .Il superamento delle curve più velocemente possibile, i sorpassi; il rombo di questi motori stupendi. Io ho avuto la fortuna di essere pilota Ferrari ricordo ancora il rombo del 12 cilindri era inebriante: tutte situazioni che ti portano a vivere in un mondo esaltante per il quale devi avere le qualità altrimenti non lo puoi abbracciare.

Questo mondo esaltante è fatto di Sport. Che cosa è la sportività?

La lealtà, non c’è sportività se non c’è lealtà, se non c’è comunicazione, affabilità, se non c’è disponibilità. E’ un insieme di cose che costituiscono questa parola importante.

di Dario Lucchese

"QUICK VIC", STORIA DI UN CAMPIONE CHE HA LASCIATO IL SEGNO

Il ricordo di Elford, vincitore della Targa del 1968

Lungo i 72 chilometri del Piccolo Circuito il caldo è attanagliante. Una giornata insolitamente afosa, essendo solo a inizio maggio. Ma non è il vento di scirocco a intimorire gli spettatori ansiosi di assistere al duello annunciato tra Porsche e Alfa Romeo, che si presentano come le favorite di questa edizione numero 52 della Targa Florio, quinto degli appuntamenti del Campionato Mondiale Marche. Su una delle quattro 907 a coda corta della casa tedesca, ad alternarsi ci sono Vic Elford e Umberto Maglioli. L'inglese, che appena tre mesi prima aveva inaugurato la stagione 1968 conquistando la vittoria nella 24 Ore di Daytona, giunge nell'isola per la seconda volta. Dodici mesi prima, assieme a Jochen Neerpasch, sempre con una Porsche, aveva assaporato il podio concludendo terzo. Adesso è pronto a riprovarci, con l'obiettivo di portare una vettura di Stoccarda al terzo successo consecutivo nella gara madonita. Le cose però non iniziano nel migliore dei modi a causa di una foratura. Il suo distacco iniziale nei confronti dei primi ammonta a oltre 13 minuti. Ma non demorde, dando inizio ad una scatenata rimonta con cui risale decimo. Suo anche il giro più veloce di 36'02"3, ad una media di 119,872 km/h. Jo Siffert intanto si ferma per una lunga sosta, per via della rottura del mozzo della sua Porsche. Udo Schütz finisce fuori strada nei pressi di Cerda con la T33 divisa con l'idolo locale Nino Vaccarella e deve ritirarsi. Analoga sorte per la 907 di Gerhard Mitter che il suo compagno Ludovico Scarfiotti aveva condotto al comando nelle fasi iniziali. In testa passa così l'altra Alfa Romeo di Nanni Galli e Ignazio Giunti. Maglioli continua a spingere e quando lascia al volante a Elford per gli ultimi tre passaggi, il pilota londinese sferra l'attacco finale balzando al comando e tagliando poi il traguardo con un vantaggio di oltre due minuti e mezzo sulla coppia italiana. Maglioli agguanta il suo terzo successo alla Targa; il primo e l'unico per Elford, che si presenterà al via anche nelle quattro edizioni successive. Nel 1969 l'inglese, in equipaggio sempre con Maglioli, concluderà secondo con una Porsche 908. Il suo nome diventa comunque una leggenda e non solo per gli appassionati siciliani. Tra le sue affermazioni più importanti c'è anche quella messa a segno nella 12 Ore di Sebring del 1971, con la 917K del Martini & Rossi Racing, in equipaggio con il francese Gérard Larousse. Ben nove le partecipazioni alla 24 Ore di Le Mans, inclusa quella del '73 in cui ha ottenuto un miglior sesto piazzamento con la Ferrari 365 GTB/4 divisa col transalpino Claude Ballot-Léna. Non solo Sport, ma anche Formula 1: in tutto 13 i Gran Premi disputati tra il 1968 e il 1971, prima al volante della

Cooper (quarto al debutto sotto la pioggia sul circuito di Rouen, nel giorno infausto della tragedia di Jo Schlesser) e poi con McLaren e Brm. Nonostante provenisse da una famiglia molto modesta, accostandosi alle corse in età avanzata, nel corso della sua carriera Elford ha disputato vari altri campionati, dal Turismo alla Can-Am e alla Nascar. E persino mettendosi in luce nei rally, in cui ha conquistato il titolo europeo nel 1967, vincendo il Monte Carlo l'anno seguente con una Porsche 911, esattamente nove giorni prima del suo trionfo della Florida a Daytona. Sempre con un comune denominatore: quello della velocità. Perché Elford era un pilota veloce, tanto da meritarsi l'appellativo di "Quick Vic". Ma la Sicilia, in particolar modo, è sempre rimasta nel cuore di Elford. La Targa Florio, con il suo profumo inebriante delle campagne misto a quello assai acre della benzina; ma anche l'amicizia vera stretta con uomini sinceri e appassionati. Uno di questi il calzolaio da corsa Ciccio Liberto, che per lui aveva confezionato un paio di scarpe con misure differenti: 44 e mezzo sul piede destro e 42 su quello sinistro che era privo dell’alluce, perso in un incidente. Elford amava la Sicilia e vi era tornato più volte, anche in tempi recenti, in occasione di varie manifestazioni rievocative. Un cancro lo ha stroncato il 13 marzo del 2022. A stargli fino all'ultimo vicino è stato il suo ex compagno di squadra e rivale Brian Redman, che a suo favore ha avviato pure una campagna di donazione. Elford aveva 86 anni. La sua scomparsa è avvenuta pochi mesi dopo quella dell'asso Vaccarella; forse anche questo ha un suo significato.

di Rosario Giordano

“GRANDI RICORDI ALLA TARGA INSIEME A NINO”

Cosa ha rappresentato la Targa e come Toine Hezemans ha vissuto la meravigliosa avventura con il “Preside Volante”

Quali sono le emozioni che le ricorda la Targa Florio? Senz’ altro la vittoria con Nino che purtroppo è venuto a mancare a 88 anni, io ne ho 78 spero di fare ancora strada.

Avete vinto una bellissima Targa Florio con l’alfa Romeo, cosa ricorda di quella gara?

E’ stato fantastico perché l’Alfa Romeo con Carlo Chiti faceva macchine molto potenti, la Porsche era molto più leggera ma meno potente e sarebbe stato un bel duello ma entrambe le vetture tedesche si fermano. Quello che mi ha impressionato di più al primo giro quando Nino è transitato sul rettilineo di Buonfornello si è sentito il rombo della nostra vettura e dopo un minuto non sentendo più alcuna macchina allora ho pensato che per metà la gara era vinta.

Cosa ricorda dell’affetto del pubblico in Targa?

Lo ricordo ben perche in prova io sono uscito sull’erba, subito 20 siciliani sono arrivati, hanno sollevato la vettura e mi hanno rimesso in strada, mentre penso che le Porsche le abbiano lasciate stare.

Lei anche per il fatto che ha corso con Nino Vaccarella è diventato un idolo dei Siciliani, ha ricambiato questo affetto?

SI , infatti vado il prossimo anno in Sicilia con mia moglie in vacanza.

Quanto sono diverse quelle gare rispetto a quelle di oggi?

Completamente diverse, alla nostra epoca quando facevamo le gare di durata come la 24h di SPA, con Alfa Romeo GT AM con Nino, si accumulavano grandi distacchi. Oggi le gare sono più competitive perché è una questione di secondi.

di Claudia Musumeci

DONNE INTREPIDE IN TARGA FLORIO

Il piacere di guidare, l’audacia, la determinazione che ha portato grandi donne a sfidare i pregiudizi partecipando a sport automobilistici, ottenendo eccellenti risultati al volante con incredibile coraggio, conquistando il rispetto e l’ammirazione di un mondo che fino al ’28 era prettamente maschile. La visione di una donna che in quegli anni veniva educata a diventare madre e moglie e di conseguenza a trascorrere il suo tempo a casa e non nei circuiti alla guida di auto da corsa. L’automobilismo è lo sport paritario per eccellenza, l’unico dove uomini e donne gareggiano insieme per la stessa categoria.

É con la partecipazione di Elisabeth Junek nella 19° Targa Florio del 1928 che si abbatte questa barriera. Lasciando il segno nella storia dell’automobilismo, come la prima donna professionista che al volante della Bugatti 35 B 2.3 si posizionò al 5° posto. Così racconta quell’incredibile esperienza in un’intervista:

“Nel febbraio 1927 mio marito mi disse “abbiamo visto quasi tutti i gran premi ma non abbiamo mai visto la Targa Florio in Sicilia, che ne pensi? Dovremmo provare a partecipare?” e io risposi immediatamente “perché no!”. Nel 1928 mio marito non poté accompagnarmi quindi dovetti essere non solo il guidatore ma anche il manager. Sapevo che a parte il Conte Mesetti che era un siciliano, nessuno conosceva bene il circuito quanto me. Un giorno ho fatto le prove come se fossi già in gara e quel giorno ero veramente soddisfatta. Mi chiesero come feci a competere con gli uomini. Masetti, un guidatore veramente forte della Targa Florio del ‘27, venne da me mentre ero lì sul circuito e mi disse “con questo corpo non ci farai niente”, e io risposi “i muscoli non sono importanti, è il cervello che conta! Gli uomini della Targa Florio sono sicuramente più forti di me, la differenza è che io ho preparato meglio la gara.” 325 miglia di strada polverosa con numerose curve pericolose che attendevano i contendenti. Vincenzo Florio, l’organizzatore della gara aveva grande stima per quella piccola ragazza coraggiosa. Eccola lì, dopo settimane di preparazione, una donna sconosciuta tra i piloti più famosi di quei tempi. La gara ebbe inizio. Al secondo giro sono passata a condurre la gara, guardavo il tabellone e non riuscivo a crederci, al terzo ero seconda... due minuti dopo Campari, al quarto un minuto. Tutto stava andando come previsto quando su una delle curve più veloci c’erano due grandi rocce, una ruota le ha toccate e ho dovuto cambiarla. Questo problema mi ha fatta precipitare al quinto posto. Perse 10 minuti ma quando arrivò al traguardo, classificandosi tra i primi cinque, il pubblico la accolse come se avesse vinto. Al rientro a Praga è stata festeggiata e premiata con una medaglia.”

E così che da copilota del marito fu l’occasione di un inizio da pilota e come esempio per le donne. La prima partecipazione di una donna alla Targa Florio risale però all’ edizione inaugurale del 1906: Madame Le Blon partecipò come “navigatrice e meccanico” col marito Hubert classificandosi al 6° posto assoluto su 2 Hotchkis 35 HP 5.0. Fra le pioniere anche Maria Teresa Avanzo la prima donna in assoluto a correre la Mille Miglia. Portò in gara nel 1920 la Buick e nel 1922 Alfa Romeo 20/30 ES 4.2 con alterne fortune. Nel 1928 la Contessa Margot Einsiedel fu 12^ con una Bugatti 37. La sua presenza ha continuato ad alimentare maggiormente la curiosità e l’attenzione generale. Il numero di donne pilota che presero parte alla Targa Florio crebbe sempre più nel tempo.

1 - Elisabeth Junek 2 - Madame Le Blon 3- Contessa Margot Einsiedel

Negli anni ’50 ben cinque edizioni per Anna Maria Peduzzi, moglie di Franco Comotti, già pilota affermato. Nel 1958 gareggiò insieme a Francesco Siracusa con una Ferrari 500 TR, l’unica costruita con guida a sinistra. Nel 1960 con l’Osca F2 S 1.5, si posizionò 17° assoluta, 11° categoria sport, 3° classe da 1151 a 1600 cc. Tre volte al via della Targa Florio anche Maria Teresa De Filippis, nota per aver disputato cinque Gran Premi di F.1 validi per il Campionato del mondo. Nel 1948 la sua prima partecipazione, nel 1950 con la 157 Urania 750 Sport fu squalificata per partenza a spinta, mentre nel 1955 su Maserati A6 GCS/53 insieme a Luigi Bellucci si classificarono 9° assoluti. A cavallo degli anni 60’ è stata Ada Pace a brillare nella corsa madonita, partecipando con Alfa Romeo, Osca, Ferrari e Abarth-Simca dal 1958 al 1963. Prima di dedicarsi unicamente alle corse d’auto, la torinese aveva corso in moto. La sua, era una passione innata per i motori, che la portò nel 1960, a vincere alla “Targa” la categoria (1100 Sport) classificandosi 11° assoluta, in mezzo alle Ferrari e Porsche ufficiali. Isabella Taruffi partecipò all’edizione del 1957 su una Lancia Appia in coppia con il celebre marito Piero Taruffi, chiudendo al secondo posto. Anche la figlia Prisca Taruffi prese parte alla Targa Florio, ormai nella versione Rally, nel 1989 su Ford Sierra Cosworth, chiudendo in 9° posizione. Un’altra famiglia di grande esempio, Pat Moss-Carlsson, sorella minore della stella della Formula 1 Sir Stirling Moss di cui condivideva la competitività e la determinazione. Partecipò alla Targa del 1963, quando “a Cursa” acquisì validità mondiale e le Porsche dominavano. Il pensiero di Moss sulla sorella in un’intervista “Quello che Pat è riuscita a fare è stato picchiare gli uomini sulle strade d'Europa, in un momento in cui alcuni pensavano fosse un miracolo che una donna potesse parcheggiare in parallelo.” Dal 1971 al 1973 l’equipaggio siciliano padre e figlia Giuseppina Gagliano per tutti “Giusy” e Salvatore “Totò” hanno fatto coppia alla Targa Florio per ben tre volte. Ancora un cognome illustre quello di Rosadele Facetti sorella di Carlo, pilota ufficiale Alfa Romeo. Prese parte alla Targa del 1971, con una Opel GT, categoria da 1600 a 2000 cc. in coppia con la francese Marie Claude Beaumont. Anna Cambiaghi segna gli anni settanta della corsa per averne vissuto le due fasi. Nel 1976 e nel 1977 è stata presente alle ultime due edizioni della gara di velocità disputate sul “Piccolo Circuito”, alla targa Florio Rally è stata due volte sesta con la Lancia Stratos nel 1978-79, ed una volta settima con la Peugeot 205 GTI nel 1987. Nel 1985 Pierangela Riva 7° con la Peugeot 205 GTI e nel 1987 Paola De Martini 9° posto con Audi 4. Chiusi i riflettori sulle “donne pilota”, si aprono le luci sulle navigatrici fra le quali la Regina indiscussa è Anna Andreussi. 9 le sue vittorie con Paolo Andreucci che a sua volta con dieci è il primatista assoluto della Targa. Nel suo primo successo Andreucci era coadiuvato alla note da Simona Fedeli. Fra le navigatrici siciliane spicca il piazzamento ai piedi del podio 4° assoluto nel 1981, di Ornella Amara, navigatrice di Alberto Carrotta, sull’ Opel Ascona 400. Il fascino della Targa Florio continua tutt’oggi ad attrarre le donne, che siano piloti o navigatori, portando con sé oltre che una bella esperienza, anche ottimi risultati.

Prisca Taruffi e Piero Taruffi

di Claudia Musumeci

I LUOGHI DELLA TARGA FLORIO

Il Rally della Targa Florio ha sempre suscitato grandi emozioni, con il suo lungo circuito che parte da Termini Imerese e si distende lungo il Parco delle Madonie, un percorso naturalistico impreziosito da incredibili borghi che si incastonano tra boschi, mare e monti.

TERMINI IMERESE

Culla di varie culture, si colloca sulla costa centro-settentrionale della Sicilia, influenzato dalle varie epoche che hanno contribuito a rendere questa città ricca di storia, dove si possono trovare resti di mura romane, e il parco archeologico, un luogo dove anche il medioevo ha lasciato la sua impronta sulla città con la giudecca, il quartiere ebraico. Una città ricca di storia e cultura, che per merito della sua posizione centrale che va verso l’entroterra siciliano nasce nell’ epoca romana uno scalo maritmo grazie ai traffici commerciali, oggi d’interesse nazionale dal commercio al turismo. Era molto conosciuta anche per lo sfruttamento delle acque del luogo che ha origini molto antiche, visto la sua posizione in un ambiente naturale di grande pregio, perchè ci troviamo in prossimità del lago Rosamarina, che sfocia in mare e due riserve naturali, la Riserva Naturale di monte San Calogero e La riserva naturale orientata Pizzo Cane, Pizzo Trigna e Grotta Mazzamuto. Sorgenti termali, acque pregiate di derivazione vulcanica che hanno dato il nome a questa splendita città. Inoltre il vecchio mattatoio che è diventata l’ unica sede dedicata alla Targa Florio, una vera esposizione di auto storiche dove si ha la percezione di tornare indietro nel tempo e nell’ atmosfera magica della mitica corsa.

CERDA

Città nominata per la coltivazione del “carciofo spinoso”, infatti nei vari ristoranti e trattorie locali vengono proposte svariate ricette, perfino il gelato al carciofo! Ed è nel mese di Aprile che Cerda come da tradizione, celebra il suo prodotto tipico con la Sagra del Carciofo, che quest’ anno ha da poco festeggiato la sua 40° edizione di un prodotto locale apprezzato per i tanti benefici che apporta alla salute dell’uomo. Ed è nel cuore del paese di Cerda, Piazza Vito La Mantia, che si distende su più piani raccordati da scenografiche scalinate che si può ammirare il celebre monumento del carciofo di 7 metri realizzato dallo scultore Dino Pantano nel 1987, simbolo del paese.

CALTAVUTURO

Catavolturo piccolo borgo che si estende ai piedi della Rocca Sciara, conosciuta anche come Rocca Catavolturo nello splendito scenario del Parco delle Madonie. Una posizione strategica e privilegiata per il controllo del bacino dell’ Imera. Un territorio dalle profonde vallate e un picco maestoso che sovrasta imponente la cittadina.La corona di questa scena sono i ruderi della Fortezza del Castello, che prosegue con terre da pascolo, distese di grano e aspre pareti rocciose, un paese di grande tradizione agricola. L’ abitato storico invece è caratterizzato da palazzi settecenteschi, arricchendo di fascino antico e aristocratico il paese.

SCILLATO E BUONFORNELLO

Scillato è definita villa giardino, Porta del Parco delle Madonie a circa 60 km da Palermo, con appena 630 abitanti circa. Un paese che si sviluppa su un clivo circondato da un manto di giardini, frutteti e uliveti. Infatti le sue origini sono legate all’ abbondanza d’acqua, che venne sfruttata per la realizzazione di numerosi mulini, intorno ai quali si andò a sviluppando il centro abitato. E dopo un lungo abbandono, oggi si sta tentando il recupero di questi mulini per riportarli al loro antico splendore come monumenti storici del borgo, infatti nasce il Centro di Educazione Permanente “Museo dell‘acqua”. Un passato che va valorizzato come il museo che nascerà nell’ ex stazione ferroviaria di Buonfornello, frazione di Termini Imerese, da anni in stato di abbandono, dove saranno esposti i reperti provenienti dagli scavi effettuati nell’ area della città bassa di Himera.

CAMPOFELICE DI ROCCELLA

Il paese sorge lungo la costa presso la foce del torrente Roccella, inizialmente sottoforma di casale nel 1699 con apposita licentia populandi dal principe palermitano don Gasparre La Grutta Guccio, su una collina dei propri possedimenti pertinenti l’ antico “castello della Roccella” che affaccia sul mare. Il principe, ottenuto il feudo, fece costruire cento case, quattordici botteghe, una fonte ed una chiesa dedicata a Santa Rosalia. In seguito il casale fu venduto alla famiglia Marziani. Ed oggi è un comune di 5.735 abitanti dove l’attività prevalente è il turismo stagionale. Caratterizzata per i suoi 10 chilometri di lungomare a ridosso della cittadina, un ampio litorale, l’ azzurro mare cristallino e la sua spiaggia di sabbia chiara a tratti mista a ciottoli a ridosso della cittadina.

Foto di La Costa d’oro

CEFALÙ

Cefalù dominata dall’ imponente profilo della sua Rocca, è uno degli angoli più suggestivi della Sicilia, ed anche uno dei borghi più belli d’ Italia con la sua concatenazione di vicoli e stradine medievali. Uno scenario particolarmente suggestivo è il borgo marinaro, con le case antiche fronteggianti il mare limpido e la sua spiaggia dorata. Un centro storico molto caratteristico dove spicca il Duomo della città che fa parte dei siti della Palermo arabo-normanna che dal 2015 sono inclusi nella lista dei Patrimoni dell' Umanità UNESCO. Complessi monumentali importanti come l’ Osterio Magno del XIII secolo che fu la residenza estiva dei Ventimiglia. L’ affascinante lavatoio medievale, scavato interamente nella roccia alla foce del fiume Cefalino, e il Teatro Cicero di recente restauro. Una città che custodice il famoso “ritratto d’ Ignoto” attribuito ad Antonello da Messina, che si può ammirare nel museo Mandralisca, che al suo interno conserva opere che vanno dal VI secolo a.c. al seicento. Per i più intraprendenti non può mancare la vetta della Rocca che sovrasta la città, raggiungibile a piedi per poter ammirare un panorama mozzafiato a strapiombo sul Tirreno e visitare il tempio di Diana, un’ edificio megalitico legato al culto dell’acqua.

GRATTERI

Un borgo pittoresco di circa 1000 abitanti a 650 metri sopra il livello del mare e circondato da un rigoglioso bosco che si specchia nel golfo di Cefalù, il bosco delle Madonie. Percorrendo le vie di un paese adagiato a forma di anfiteatro sugli avamposti delle Madonie, dà la senzasione tipica della Sicilia antica e montana. La tranquillità della vita del paese e le sue antiche tradizioni culinarie. Il Corso Umberto è il cuore del paese dove sorge la cattedrale dedicata a San Michele Arcargelo, costruita dalla famiglia Ventimiglia a ridosso del castello che oggi non c’è più, ma è rimasto il caratteristico impianto medievale. Incantevole la grotta denominata “Grattara”, il cui toponimo ha propabilmente contribuito a dare il nome al paese. Posta alle falde del Pizzo Pilo, ad oltre 1000 metri d’ altitudine, raggiungibile attraverso un sentiero sinuoso che si snoda in mezzo ad una meravigliosa pineta, ma una volta arrivati si gode di un magnifico paesaggio.

Foto di Visitgratteri

LASCARI

La cittadina di Lascari, di origine feudale, si adagiata dolcemente su un verdeggiante costone collinare caratterizzata da agrumi profumatissimi e verdi alberi d’ ulivo e lambito da due torrenti, il Colluzzo e il Calcavecchio, è protesa verso il mare da cui dista circa 2,5 chilometri. Sorto per via della presenza in quei luoghi di fertili terreni che i contadini lavoravano per conto della famiglia Ventimiglia. Nei primi anni del XVIII secolo, con l’ aumentare della popolazione gratterese in quei territori, il Barone Gaetano Ventimiglia decise, però, di fare costruire nei pressi di un piccolo nucleo abitato non molto distante dall’ antico casale, una nuova chiesa, l’odierna matrice, che, affiancata a una preesistente torre d’ avvistamento, poi trasformata in torre campanaria, nel 1721 fu elevata, a sfavore della chiesa di Santa Eufemia, al rango di parrocchia. Ed è da questa primigenia borgata, alla quale il barone diede il nome di Lascari, in onore di una sua discendenza dal ceppo dei Lascaris. Gli fanno da scenografia le splendite montagne del Parco delle Madonie, con le quali forma un suggestivo e pittoresco paesaggio. Offre un litorale con le rinomate spiagge di “Gorgo Lungo” e “Salinelle”. Caratterizzata da prodotti tipici locali legati all’ agricoltura con la produzione di ortaggi, olive e alla coltivazione degli agrumi in particolare il limone che in Sicilia viene introdotto dagli Arabi intorno all’ anno 1000, e per far conoscere il prodotto la seconda settimana di agosto si svolge la sagra del limone con esposizioni e degustazioni di granite e limonate. Ma si guarda anche all’ arte e al futuro con il MuVi Lascari, un museo virtuale della memoria collettiva, creato con impegno ed entusiasmo dai membri dell’ Associazione di Promozione sociale “Il Girasole”, per la valorizzazione del patrimonio storico.

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