Espressione libri numero 6

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ANNO 1 | NUMERO 6| NOVEMBRE 2013

Bimestrale di Arte e Cultura

www.espressionelibri.it


EDITORIALE

Il successo del passaparola di Alessandra Caputo

Bimestrale di Cultura e Arte Novembre - Dicembre 2013 / N° 6 Iscritto presso il Registro della Stampa del Tribunale di Brindisi n. 12 del 30 novembre 2012 Iscrizione Roc 23301 Editore Maria Capone Direttore Responsabile Alessandra Caputo Grafica e web Simone Aretano Immagine di copertina Elisa Cavalli Arianna Priola Stampa Poolgrafica - Milano Direzione e Redazione Largo Guglielmo da Brindisi 17/a Info espressionelibri@yahoo.it tel: 348.1584540 www.espressionelibri.it espressionelibri.wordpress. com Facebook: Espressione Libri (rivista) 2 | Espressione Libri

Viviamo in quella che è stata definita da molti autori “la società della comunicazione”. Un mondo, il nostro, bombardato da informazioni mediatiche pilotate, in cui i mezzi di comunicazione di massa formano e plasmano le opinioni e gli atteggiamenti, definendo ciò che è normale ed accettabile. Televisione, stampa, internet influenzano la cultura e la percezione della realtà. Dalla politica ai gusti musicali, dal cibo al prodotto da acquistare, i mass-media dominano le nostre vite e le nostre scelte. Anche nel campo dell’editoria. La chiave del successo di un libro? Una buona strategia di marketing. Un passaggio televisivo in una trasmissione seguita rende più di mille proclami. Eppure, negli ultimi tempi qualcosa sta cambiando. Succede sempre più spesso che un libro ottenga un risultato di vendite insperato benché pubblichi con una piccola casa editrice e nel totale disinteresse dei media. Il motivo? La condivisione tra i lettori. È sempre più grazie al passaparola che i libri si muovono, si fanno conoscere, si vendono. I social network e i blog letterari fungono da perfetta cassa di risonanza. L’ultimo caso internazionale è quello di E. L. James. Con le sue Cinquanta sfumature non solo è diventata miliardaria, ma ha anche aperto la strada a un genere letterario oggi molto in voga.


LA REDAZIONE Maria Capone Alessandra Caputo Davide Gorga Emanuele Tanzilli

SOMMARIO 3

REDAZIONE

CHI L’HA FATTO? 5 Elisa Cavalli RECENSIONI 6 La maga Tara di Alfredo Betocchi Il faro verde di Pietro Loi Una seconda occasione di Sabrina Grementieri

Nadia Beldono

INTERVISTE 18 Monica Pasero

Oliviero Angelo Fuina

SGRAMMATICANDO 20 Il Superlativo

Rossana Lozzio Pietro Loi Fabrizio Ago Francesca Coppola Sabrina La Rosa Serena Carnemolla

RIFLETTORI PUNTATI SU... 22 Colori di Maria Brunelli

LIBERAMENTE 26 Critichiamo troppo? DAL BLOG 29 Giusy Bianchi 30 NON SOLO LIBRI

Aprire il cervello, ma con cautela

BIBLIOMANIA 36 Un buon libro allena il cervello Si ringrazia: Maria Brunelli

L’ARTE CHE GIRA INTORNO 40 Max Verragoni IN MOSTRA 42 Arianna Priola Espressione Libri | 3


Davide Gorga «La luce delle stelle» Casa Editrice: Montedit ISBN: 9788865872628

Marina Romano «L’acciaieria» Amazon ASIN: B00B032OWS

L’eccentrica e solitaria Sara si risveglia in un luogo a lei familiare: la vecchia acciaieria abbandonata, dove spesso si rifugia da un mondo a cui sente di non appartenere. Al momento del risveglio non ricorda come sia finita lì, ma soprattutto, non sa niente del cadavere che giace a pochi metri da lei. Tentando di ricordare tutto ciò che è accaduto nelle ultime ore, intraprenderà un viaggio nella sua mente, che la condurrà dritta verso la sconcertante verità. Scritto in un momento di grande sofferenza, l’ Acciaieria vorrebbe somigliare a uno psico-thriller, ma è soprattutto un invito a riflettere su alcuni meccanismi che governano il mondo delle relazioni umane. 4 | Espressione Libri


CHI L’HA FATTO? Elisa Cavalli è un’astrofoto- pr ossima a Deneb, grafa facente parte la stella del Circolo più luminosa della Astrofili G. D. Ca costellassini di San- zi one del Cigno, in remo. Da sempre pa rti colare appassiona- la Nebulosa “Nord ta del cielo, unisc America”, e di recente, no me assegnatole pe a questa, la pass r la sua ione per la form a che ricorda in fotografia, svilupp effetti il ata nei suoi Golf o del Messico e la numerosi viaggi Florida effettuati sia (l a cui denominazio per piacere sia pe ne uf ficiar lavoro, es- le, nei cataloghi astro sendo stata per an nomici, ni direttore è N GC 7000), un og tecnico di un’agenz getto del ia di viag- prof ondo cielo appe gi del ponente lig na perure. Appro- cepi bile anche con fondisce quindi il l’a usilio lato tecnico di un buon telescopi nel 2010, quando o. È una compra il nebu losa a forte emiss suo primo telesco ione di pio. Inizian- id rogeno ionizzato, do con un piccol da cui il o strumento, tip ico colore rosso, in peraltro inadatto cu i sono alla foto- attiv i fenomeni di form grafia, i risultati azione tardano ad stel lare. arrivare, ma non per questo si scoraggia e, anzi , approfon- Co llabora all’organ disce incessantem izzazioente il suo ne delle serate pubblic interesse, riuscendo he negli ulti- realiz zate dal circolo, do mi periodi a real ve izzare lavori i soci mettono a disp sempre migliori, osizioritagliandosi ne i loro strumenti gr il suo spazio tra atuiimpegni vari ta mente a chiunque e i figli piccoli. voglia partecipar L’immagine in e. copertina riprende una zona di campo (http://www.astro fil

isanremo.it)

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UN MONDO DI CARTAPESTA

di Davide Gorga Un romanzo storico contiene sempre al suo interno una sfida: conciliare esigenze di rigore storico e tecniche narrative che non ne intacchino la coerenza. È quindi una prova non facile quella di Betocchi, che attinge ad una straripante conoscenza degli eventi medievali rielaborandoli, peraltro, abbastanza liberamente per lasciare spazio alla creazione della propria trama. Tuttavia, nei primi ventotto capitoli, la narrazione procede su piani temporali differenti, senza alcun tipo di rapporto evidente o sotteso tra eventi del Basso Medioevo e altri ambientati nel XX secolo. Scelta ardita, che costringe il lettore a seguire contemporaneamente, di fatto, due storie indipendenti. Nel narrato medievale, inoltre, manca una vera e propria ambientazione: si possono citare vie, città, ponti, monumenti, ma sinché non si colgono i colori accesi del tramonto, lo sciabordio dell’acqua lungo gli argini, l’odore delle botteghe, le canzoni delle osterie, il calore di una serata intorno all’accogliente rosseggiare delle braci, il coinvolgimento sarà solo intellettuale. 6 | Espressione Libri

Forse nozionistico, di certo incompleto. Nei tempi moderni, del resto, incontriamo subito un oggetto alquanto bizzarro, in grado di trasformare un qualsiasi oggetto non in oro o materiali preziosi, ma in banconote! E, si suppone, in corso legale! Piuttosto curioso che un mago dei tempi antichi abbia mostrato un tale interesse per la lira italiana…1 Manufatto, del resto, trafugato quasi subito. I piani narrativi procedono paralleli mostrando incoerenze nel tessuto narrativo sempre maggiori. Da un lato, troviamo il protagonista, un avvocato statunitense (pur se cittadino italiano) che, munito di un miracoloso “pass” consolare, non solo riesce ad ottenere una sollecita operazione della Guardia di Finanza ma anche un colloquio immediato con un capitano dei Carabinieri e, addirittura, a farsi rivelare particolari di un omicidio che solo la polizia giudiziaria può conoscere. Questo va

1  L’azione si svolge negli anni Sessanta e Ottanta


RECENSIONI ben oltre qualsiasi “sospensione dell’incredulità”, poiché i fatti vengono inseriti in una trama poliziesca. L’autore ama gli stereotipi; gli uomini sono tutti di “aspetto virile e interessante”, hanno un “viso piacevole e aperto” e le donne “un corpo da urlo” o un “collo bianco e liscio da far invidia a Venere”. E l’amore un condensato di notti roventi e “ricche colazioni mattutine”; elemento essenziale, evidentemente. L’aspetto favolistico è più evidente nel Medioevo, in cui una bambina, Vivilla, figlia di una ricca famiglia, incontra un gatto che, con la massima naturalezza, inizia a parlarle e, in modo sinistro, a proteggerla. E tuttavia, lo stupore svanisce ben presto: anche quando gli orrori della guerra irromperanno, a fronte di descrizioni accurate di Federico II, Manfredi e dei loro eserciti, la sofferenza atroce del popolo eromperà solo nella tragedia della ragazzina, privata di entrambi i genitori, brutalmente uccisi, e violentata. Non a caso, peraltro: Vivilla scoprirà infatti che nel suo gatto si cela in realtà il demone Belial, uno dei re dell’Ade, che aveva permesso il massacro e lo stupro perché la ragazza potesse inasprirsi al punto da poter essere una discepola dell’inferno. E a questa rivelazione, paradossalmente, la giovane lo asseconda, diventando, così, la Maga Tara. Ed il suo primo atto sarà trascinare nella dannazione il brigante che aveva commesso lo scempio. La trama procede curandosi poco della coerenza: ecco volare una borsa di monete d’oro (un tesoro immenso per l’e-

poca, quanto il riscatto di un nobile) in mano a un attore – ecco due poliziotti scendere da una gazzella e trasformarsi da una riga all’altra in carabinieri, che, giunti sul luogo di un sequestro di persona, provvedono a scattare fotografie, raccogliere campioni di sangue, deposizioni, dimenticandosi di chiamare il personale scientifico, perimetrare la zona, avvisare il magistrato. Del resto, la persona rapita, (l’amata del protagonista) sarà abbandonata, guarda caso, proprio nel suo luogo di lavoro! L’incredibile, però, accade quando scopriamo che ad interessarsi non di importanti segreti militari, ma, semplicemente, “dell’improvviso arricchimento” di un direttore di un museo e di un professore di archeologia, si era interessato nientemeno che il KGB, dando vita ad una delle meno credibili spy-story basate su conflitti a fuoco, ricatti, traffici di droga dipinti in poche, stringate righe. E la Maga Tara? Comparirà in tempo per disarmare i malvagi e far ritorno, sbarazzatasi di Belial, al suo XIII secolo, giovane e bella. Purtroppo per l’autore, l’erudizione – per quanto grande – non è sufficiente a mantenere alta la tensione narrativa, a coinvolgere, intessere un dialogo innanzitutto con l’anima dei propri personaggi. Ciò che resta, alla fine, è solo la superficialità del vissuto, l’abitudine a lasciar scivolare ogni evento, anche il più tragico, come un’inezia che non ci tocca – a sostituire le persone, infine, con semplici stereotipi in una storia di plastica. Espressione Libri | 7


Titolo: La maga Tara Autore: Alfredo Betocchi Kindle Amazon «La maga Tara» è il secondo libro della trilogia medievale / paranormale iniziata con «L’Orologio della torre antica». È la biografia avventurosa di una ragazza che nasce a Firenze da una famiglia di mercanti per poi essere travolta dalle vicende della guerra tra Impero e Papato, guelfi e ghibellini. Verrà trascinata per tutta l’Italia fino a che la magia ed un sinistro gatto nero sembreranno salvarla dalla rovina. Il romanzo narra anche, di un misterioso delitto al Museo Etrusco di Arezzo. Alfredo Betocchi, nato ad Atene nel 1951, vive a Firenze, è sposato ed ha un figlio. Ha viaggiato nella natia Grecia e in altri paesi europei, arricchendo così una già ampia cultura in campo storico. Ha lavorato molti anni per il Comune di Firenze, dapprima come insegnante elementare, poi nel settore economato e infine allo stato civile. Appassionato di storia e, in particolare, di bandiere, ha pubblicato innumerevoli articoli di argomento vessillologico su periodici italiani e stranieri del settore. Collabora con una rivista bimestrale fiorentina, occupandosi di biografie di personaggi poco noti al grande pubblico, tradizioni popolari italiane, musica, fatti storici minori e poesie. Ha scritto anche racconti fantastici per ragazzi. Appassionato di fantascienza e fantasy, ha pubblicato nel 2010 il romanzo breve «L’Orologio della torre antica».

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Note sull’Autore


Manuela Paric’ «L’enigma delle anime perdute» Edizioni: Amazon

Concesion Gioviale «Prendi e vai (una band, un amore, un sogno)» Editore: Sovera Edizioni ISBN:9788866520771 Oliviero Angelo Fuina «Orme sull’acqua» Gruppo Editoriale D and M EAN: 9788898410354

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STORIE DI ADOLESCENTI E DINTORNI

di Serena CARNEMOLLA Un romanzo dai toni autobiografici, un diario di vita che procede avanti e indietro nel tempo attraverso i flashback ed i flussi di coscienza del protagonista, il quale si abbandona sovente alla dolcezza e alla nostalgia dei ricordi. Sfogliando le pagine de «Il faro verde» si avvertono il profumo del mare, l’odore di salsedine e le gocce d’acqua sul viso, esplose dai tuffi di cui Sandro si ricorda ancora molto bene, indimenticabili momenti della sua adolescenza. L’atmosfera marittima è sognante, quasi onirica, i sentimenti che emergono dal ricordo sono forti come la nostalgia che li contraddistingue. La narrazione è fluida, la descrizione dei luoghi e degli eventi scorre piacevolmente, tanto da dare l’impressione di sfogliare un album dei ricordi, dove ogni immagine è conservata gelosamente e riposta in ogni angolo della mente. Lo sfavillare delle onde di quel mare azzurro attorno al faro può eguagliare solo la bellezza dell’oasi descritta dall’autore, un luogo di ri10 | Espressione Libri

trovo di giovani in preda alle emozioni delle prime esperienze ed ai turbamenti dell’adolescenza. Il valore e la forza dell’amicizia è paragonabile solo al potere del tempo, che tutto trasforma e porta via, ma si rivela più forte di ogni cosa, in grado di sopravvivere anche alla morte e alla perdita delle persone care. “Solo il ricordo, la memoria, la coscienza e il proprio io in sé riescono a contrastare l’opera demolitrice del tempo”, questa una delle tante riflessioni profonde e significative che costellano il romanzo, offrendo spunti che lasciano il lettore a sospirare su quella stessa pagina e a rileggerla per assaporarne sino in fondo il significato. Le ansie, le gioie, le riflessioni dei personaggi del romanzo sono una corrente ininterrotta di pensieri che si scambiano vicendevolmente, alla ricerca di un confronto e di un conforto, le speranze e i sogni sono momenti di condivisione che accomunano le anime dei giovani, intrecciandole


RECENSIONI indissolubilmente oltre il tempo. Il legame forte, eppure combattuto, con la Chiesa, o meglio con il messaggio religioso di purezza mistica, mettendo in imbarazzo i ragazzi nelle loro prime esperienze, si rivela un tema importante del romanzo, così come il sogno di viaggiare, di evadere dalla quotidianità alla ricerca di una scoperta, che per i giovani e l’autore rappresenta “un cammino verso la conoscenza dell’altro e dell’alterità, della scoperta del non visto e sconosciuto, della comprensione del diverso e della diversità”. Il tempo dei ricordi appare molto breve se messo a confronto con gli anni trascorsi, la percezione del momento si dissolve nella rimembranza dei giorni vissuti: l’arrivo della TV nelle case, il “Carosello”, l’odore e il sapore del vino, tutti momenti incisi nella memoria, impressi nei sensi del protagonista, anche oltre gli anni trascorsi. «Storie di adolescenti e dintorni», tratta appunto di questo, di attimi, stralci di vita recuperati attraverso i ricordi, rivissuti dall’alto dell’età. Le fughe al faro, essenziali nei momenti di sconforto e smarrimento, la contemplazione delle navi in partenza dal porto, seguita dal fantasticare dei giovani su viaggi ed avventure in terre inesplorate, tutto ciò riaffiora alla mente del protagonista con una certa nostalgia, ma al contempo con grande soddisfazione, poiché la sua adolescenza si è nutrita di momenti indimenticabili e colmi di emozione. Il ricordo della madre emerge con grande dolcezza, l’immagine di

una donna forte e al contempo umile, onesta e amante della famiglia, in grado di affrontare le ingiustizie della vita sempre a testa alta, con grande nobiltà, e di amare ognuno dei numerosi figli allo stesso modo e con la stessa dedizione. La musica di quel periodo, dei Dik Dik e dei Beatles, risuona in questa marea di ricordi ed in questa narrazione, accompagnando il protagonista nelle sue nostalgie ed il lettore nella riscoperta di queste. Sono gli anni della contestazione giovanile e dei “figli dei fiori”, lo spirito del tempo è fervente di rivoluzione e di novità, in particolare per le nuove generazioni che, in questo romanzo, sono protagoniste. Lo stile fluido e discorsivo rende il racconto chiaro come un ricordo vissuto dallo stesso lettore; la storia risulta piacevole e coinvolgente sia per i giovani sia per chi giovane non lo è più, in quanto è in grado di coinvolgere tutte le fasce d’età, poiché, seppur le esperienze trasmesse possano appartenere al passato, i personaggi attraversano tutti i momenti della vita ed instaurano una sorta di confidenza con i lettori, anche grazie allo stile colloquiale del romanzo. E così anche il faro, grande amico e confidente, subisce le conseguenze della modernità e del passare del tempo, le nuove scoperte di questi adolescenti, i cambiamenti verso l’età matura, rimanendo solo ed impassibile dinanzi al mare e al tempo, assistendo immobile alla nuova stagione della vita di questi ragazzi che, inevitabilmente, vanno incontro al futuro, diventando adulti. Espressione Libri | 11


Titolo: Il faro verde Autore: Pietro Loi Editore: ilmiolibro.it ISBN: 2120008014750 Una lunga passeggiata nel porto della città natale diviene pretesto per riflessioni profonde sulla coscienza, il tempo e la memoria. Sandro, ormai sessantenne, si rende conto che qualcosa che aveva scandito la sua adolescenza non esiste più: il faro verde. Immediatamente avvenimenti e personaggi che l’avevano accompagnato nel suo sviluppo adolescenziale riemergono dal passato attraverso i ricordi legati a quella struttura. Pietro Loi è docente di lingua e civiltà spagnola in istituti di insegnamento superiore in Italia e docente di lingua e civiltà Italiana presso l’Università di Salamanca, in Spagna. Nel corso di trent’anni d’insegnamento, dei quali ventitré in Italia in scuole superiori e sette in Spagna, ha frequentato numerosissimi corsi di aggiornamento sulla didattica delle lingue e ha acquisito il titolo di Formatore di docenti per quanto riguarda la didattica della lingua spagnola. Si è occupato delle problematiche inerenti gli studenti lavoratori. Ha fondato e diretto un’associazione culturale. Si è inoltre dedicato agli studi di italianistica e ha pubblicato vari articoli e studi sulla didattica delle lingue e sulla lingua italiana e la sua cultura in riviste specialistiche e in atti di convegni.

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Note sull’Autore


Stella Stollo «Algoritmi di Capodanno» Edizioni: ARPABook ISBN: 9788874261406 “Comincio a pensare, non senza una certa inquietudine, che una serie così numerosa di coincidenze non sia casuale. E se stessero anch’esse seguendo un determinato algoritmo?” Cinzia è una quarantenne alla ricerca dell’uomo giusto, dopo il fallimento di un matrimonio e di altre relazioni. Decide di seguire una scia di segnali che solo apparentemente potrebbero sembrare coincidenze e che l’aiuterà a risolvere gli algoritmi della sua vita, fino a raggiungere il risultato perfetto proprio la notte di capodanno. Intanto la matematica, la cioccolata, l’arte, la poesia e il Passito di Sagrantino si mescolano per creare il giusto condimento a questa romantica commedia. Anna Cibotti «L’incrocio» Edizioni Youcanprint ISBN: 9788867515264

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UNA SECONDA OCCASIONE

di Fabrizio Ago “Iniziare un nuovo cammino ci spaventa, ma dopo ogni passo ci rendiamo conto di quanto fosse pericoloso rimanere fermi.” Gradevole e molto ben scritto questo romanzo d’esordio di Sabrina Grementieri. Diversi commentatori ne hanno già descritta la trama, quella di una giovane donna, Greta, appassionata di cavalli, dal passato doloroso che grazie ad un carattere dolce ma determinato, finirà presto per incontrare l’amore. Ne hanno anche ripercorso le belle descrizioni dei paesaggi della Maremma toscana. Hanno poi sottolineato come lo si legga volentieri e tutto d’un fiato, e come lo si possa in qualche modo catalogare come un romanzo rosa, stile Harmony. In effetti, soprattutto nella prima parte del romanzo, possiamo trovarvi determinati passaggi tipici di quel tipo di letteratura: “Ian, dal canto suo, era rimasto stregato dalla sua bellezza. Quando se l’era trovata davanti in giardino, con quel suo vesti14 | Espressione Libri

tino leggero e quelle gambe stratosferiche, il suo cuore aveva mancato un colpo”; o ancora: “Quell’uomo le piaceva davvero: i suoi occhi intriganti e così espressivi, le sue mani grandi e forti, il suo temperamento passionale e il suo cuore tormentato. Il ricordo del piacere provato nel trovarsi tra le sue braccia glielo fece desiderare di nuovo”. E questo vale anche per le scene più esplicite di sesso, quasi da manuale. Ma non si renderebbe giustizia alla Grementieri se qui ci si fermasse. Anche questo è stato detto da altri commentatori, ma forse vale la pena sottolineare ulteriormente due aspetti significativi di questo romanzo. Innanzi tutto l’attrazione che subito il lettore viene indotto a provare per la protagonista, determinata e testarda, ma anche molto fragile, per le situazioni dolorose che ha vissuto e per i rapporti difficili che continua ad avere con la sua famiglia ed in particolare con la madre ed il cognato. Tuttavia già nelle prime pagine si svela il suo


RECENSIONI bel carattere solare, la sua capacità di venire in soccorso degli altri, nei loro rapporti difficili e conflittuali, senza mai risparmiarsi o tirarsi indietro: “Che fardello di sofferenza avevano sulle spalle quei due. Poteva sentirne il peso anche lei, tanto che si chiese se poteva fare qualcosa per aiutarli. Il suo spirito da crocerossina era arrivato in armi pronto a dar battaglia e a sconfiggere il dolore”. Quante situazioni ingarbugliate riesce in effetti a risolvere, sempre circondata da personaggi di estrazione molto diversa, dai taciturni abitanti della Maremma, ai magnati londinesi, allo stesso Ian, attore di fama internazionale in cerca di una sua seconda occasione, ognuno con le sue ombre ed i suoi segreti, i suoi problemi non risolti, i silenzi dietro cui si nasconde. Possiamo poi ricordare le tre gravidanze citate nel testo. Quella della sorella di Greta, che darà alla luce un bel bambino, e soprattutto le due della protagonista. La prima, conclusasi con un aborto, a causa di un incidente d’auto, che ancora la fa soffrire, e la seconda, che rischia di avere un epilogo altrettanto drammatico. Situazione che solo nelle ultime due righe del romanzo troverà una sua felice conclusione. La Grementieri ha scritto di aver maturato l’idea di questo libro mentre era incinta lei stessa: “Ero all’ultimo mese di gravidanza, bloccata in casa dal caldo e dalle dimensioni del pancione. Avevo un disperato bisogno di «evasione», e così mi sono lanciata nella creazione di una storia viva, dinamica, appassionata…cosa che in

quel momento mi mancava moltissimo, soprattutto per quel che riguarda il lato dinamico!”. Quanto si avverte di autobiografico in queste tre gravidanze! Come anche nel rapporto della stessa Greta con il padre, che a metà del romanzo quasi magicamente va recuperandosi. “I personaggi sono di pura invenzione,” spiega l’autrice, “anche se mi sono resa conto, in alcuni casi, di aver raccontato cose a me molto vicine. Ma immagino sia abbastanza naturale mettere una parte di noi nella nostra creatura.” Ed ha fatto benissimo. È riuscita infatti a conferire grande freschezza alla narrazione, contribuendo ulteriormente a catturare il lettore. Un’ultima riflessione merita poi di essere qui proposta, riguardo allo stile del testo, molto ben scritto, come già detto. Ma è anche il ritmo della narrazione a colpire. Capitoli brevi, sequenze incalzanti, e poi i lunghi dialoghi. Lo si potrebbe quasi definire un romanzo fatto di soli dialoghi. In ogni caso sempre ben curati nella loro dinamica e nel sapersi fermare un minuto prima di divenire banali. Ben delineato inoltre l’intreccio tra avvenimenti ed indizi, sui quali il lettore può riflettere e soffermarsi, come in un romanzo giallo. Ed in effetti nel testo compaiono anche rapimenti, pestaggi, un tentativo di omicidio. Un romanzo in definitiva molto articolato, ma anche ben costruito e cesellato, che merita indubbiamente di essere letto e non solo dagli amanti del genere rosa. Espressione Libri | 15


Titolo: Una seconda occasione Autore: Sabrina Grementieri Editore: Edizioni Esordienti E-book ISBN: 9788866900597 A volte, la vita offre una seconda occasione per amare, per essere felici: basta crederci e non avere paura, nonostante gli inevitabili ostacoli. Greta, una giovane donna ventottenne, esce da un’esperienza dolorosa che continua a portare nel cuore, tuttavia non si lascia abbattere: lavora per non rinunciare alla casa dei suoi sogni, fa progetti professionali per mettere a frutto la sua laurea in psicologia e, al contempo, non trascura la propria passione per i cavalli, ed aspetta la sua seconda occasione. Sabrina Grementieri nasce ad Imola 40 anni fa, si diploma in lingue e poi si laurea in scienze politiche con indirizzo internazionale. Soggiorna un anno in Germania grazie ad una borsa di studio, e da lì torna in Italia per preparare la tesi sui campi di concentramento. Non ha mai avuto le idee chiare su cosa fare “da grande”. Avrebbe voluto entrare in diplomazia, poi, scoprendo d’essere caratterialmente tutto fuorché diplomatica, ha lasciato perdere. Svolge mille lavori, dall’agricoltura al commerciale estero, dall’operaia alla negoziante (ha gestito per otto anni un negozio di articoli di artigianato estero). È diventa moglie e madre, ma ancora non ha messo la testa a posto. In tutti questi anni vi sono state però tre costanti che l’hanno sempre accompagnata: la passione per i viaggi, per la lettura e per la scrittura. Ha un armadio pieno di agende scritte a matita con racconti iniziati e, spesso, non finiti.

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Note sull’Autore


Clementina Daniela Sanguanini «Niente panico» ilmiolibro.kataweb.it ISBN: 9788891048783

Federico Sanapo «San Giovanni al Sepolcro» ilmiolibro.it

Nadia Beldono «L’ombra della montagna» Edizioni Albatros Il Filo ISBN: 9788856741292

Francesca Coppola «Respiri di Luna» Editore: Arduino Sacco ISBN: 9788863546873 Espressione Libri | 17


A cura della Redazione

L’ARTE DI ASCOLTARE I BATTITI DEL CUORE

Classe 1973, Monica Pasero vive a Dronero, ridente comune della provincia di Cuneo, dove fa la moglie e la mamma a tempo pieno. Qualche anno fa, la (ri)scoperta del piacere della scrittura, che da semplice passione si è trasformata in altro, un bisogno intellettuale, uno sfogo emotivo. L’esordio letterario nel 2009 con «E come diceva sempre mia nonna», due anni dopo Gruppo Editoriale Edicom pubblica «Lungo viaggio verso il ritorno» e «L’abbandono». La penna si fa sempre più prolifica. Nel 2012 vedono la luce «Scritto tra le pagine del fato», il quarto romanzo, e la prima raccolta di poesie, «Alchimia», cinquantasei componimenti “che profumano di sogno, d’amore e di vite destinate a rincorrersi per l’eternità”. Nel 2013 è il genere fantasy ad essere esplorato con «Leggenda di un amore eterno». Cosa accomuna prosa e versi? L’abilità nel saper indagare l’animo umano, nel raccontare storie semplici in cui pre18 | Espressione Libri

sente e passato si fondono a tracciare il contorno di vite straordinarie. Conosciamo meglio Monica con una breve intervista. Nei tuoi scritti spazi dalla prosa alla poesia. Quale tra i due generi senti più “tuo”? Senza alcun dubbio il genere che prediligo è la prosa, riesco ad esprimermi meglio che non in versi. Scrivi, sul tuo blog, che la passione per la scrittura ti ha aiutata a ritrovare una parte “sepolta” di te stessa. In che senso? Scrivere mi ha aiutata in un periodo difficilissimo della mia vita. Spesso la solitudine, il bisogno di essere compresi, percorre molte strade. Io ho usato quella della scrittura per sfogare le mie sensazioni, i miei stati d’animo, rielaborando così molti dolori personali e nel contempo tentando di lasciare qualcosa di me agli altri. Ho liberato la


INTERVISTE parte meno nota di me, quella artistica, la quale, grazie alla scrittura, è emersa, regalandomi tante soddisfazioni.

tema né il tempo né i confini. Un libro adolescenziale, forse, ma con parecchi spunti di riflessione.

Una tua recensione alla pittrice Ester Crocetta è stata inserita sul catalogo distribuito in occasione della 55a Esposizione Internazionale d’Arte, organizzata dalla Biennale di Venezia. Che rapporto hai con l’Arte? Ho scoperto questo meraviglioso mondo quando ho iniziato ad occuparmi di Scopriamo L’artista, una pagina su Facebook per la quale io ed il mio amico Riccardo Mainetti realizziamo interviste, che poi pubblichiamo sul nostro blog. Osservando i quadri postati sulla pagina facebook, ho, a poco a poco, realizzato cosa per me significhi l’Arte, ossia l’espressione più pura di comunicazione esistente usata dall’essere umano. Da questa esperienza è scaturita la mia prima recensione ad una pittrice di fama internazionale, la bravissima Ester Crocetta, la quale ha voluto inserire il mio articolo nel suo catalogo d’arte, distribuito quest’anno alla biennale di Venezia.

«L’abbandono» e «Scritto tra le pagine del fato» sono accomunati dall’essere storie semplici e piene di emozione. Raccontano la diversità e l’adolescenza, parlano del dolore, dell’orgoglio e della speranza che non dovrebbe mai mancare nei nostri cuori. Il messaggio lanciato è: “non arrendetevi mai”. Quanto c’è della tua filosofia di vita in questo? Sono una combattente. Nella vita non mi sono mai arresa fin dalla mia infanzia, non proprio semplice; poi è giunta la scoperta che i miei piccoli erano, diciamo, “speciali”. Le lotte per crescerli, per aiutarli al meglio… Ci sono due cose che ti fanno andare avanti a mio parere: i sogni e la speranza. Senza di loro l’uomo non esisterebbe.

Questa estate hai pubblicato il tuo primo fantasy dal titolo «Leggenda di un amore eterno». Cosa ti ha spinta ad avvicinarti a questo genere letterario? «Leggenda di un amore eterno» nasce dal fatto che ho sempre creduto nelle anime gemelle. Rientra nel genere fantasy forse perché la fiaba e l’amore sono un’alchimia perfetta, ma si tratta sostanzialmente di una storia che racconta di quanto l’amore vero non

In «E come diceva sempre mia nonna» si rievoca la bellezza del tempo che fu, in «Lungo viaggio verso il ritorno» il passato ritorna nel viaggio, unico e spettacolare, che porterà Leo a ripercorrere secoli e secoli di Storia. Proprio il piccolo protagonista del romanzo pone una domanda: “Perché perdere tempo con il passato?” Qual è la tua risposta? Bella domanda! Nel passato vi sono le radici della nostra cultura, per questo il passato va evocato, ricordato e studiato, perché solo comprendendo la storia, imparando dagli errori dei nostri avi, forse l’uomo potrà migliorare. Espressione Libri | 19


SGRAMMATICANDO

SE È SUPERLATIVO NON PASSA DI MODA

di Nadia BELDONO I passaggi sono pochi e semplici. C’è un nome comune (persone, animali, cose), e c’è un aggettivo qualificativo che ne esprime una qualità. La qualità, però, può voler essere espressa più o meno intensamente. Ecco quindi che arriviamo a parlare dei gradi di comparazione (funzione attraverso la quale la specifica qualità espressa è modulata nel senso dell’intensificazione o del confronto1) degli aggettivi. Esistono tre tipi di gradazione degli aggettivi: positivo, comparativo e superlativo. Il grado positivo esprime la qualità in sé, senza alcun termine di paragone. Il grado comparativo, come dice il nome stesso, esprime una qualità posseduta raffrontandola con altri termini di paragone che la possiedono. Il grado superlativo, infine, esprime la gradazione massima di un aggettivo. Noi oggi ci soffermeremo proprio sul grado superlativo. 1  Beccaria, Dizionario di linguistica 2004, p367

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Il superlativo esprime il massimo livello della qualità posseduta. Può essere relativo (quindi con un termine di paragone: “il più alto di tutti”) oppure assoluto, senza cioè alcun paragone con altre grandezze. Nel formare il superlativo relativo si opera sempre un confronto tra la qualità posseduta dal nome e un secondo termine di paragone, che potrà essere singolo o rappresentato da un gruppo di persone, animali o cose. Per formare il superlativo relativo si antepone l’articolo determinativo ad uno dei due avverbi più o meno, mentre il secondo termine di paragone è introdotto da una delle preposizioni di, tra, fra (ad es. nella frase “La giraffa è il più alto di tutti gli animali”). Il superlativo assoluto esprime il massimo grado della qualità posseduta, di conseguenza non ha alcun termine di paragone. Sempre partendo dal grado positivo dell’agget-


tivo, il superlativo assoluto si forma in diversi modi: aggiungendo il suffisso –issimo (ad es. “bellissimo”); premettendo un avverbio di quantità quale molto, assai, tanto, parecchio, oltremodo, estremamente, ecc. (“molto bello”, “estremamente bello”); premettendo uno dei prefissi arci–, stra–, super–, iper–, ultra–, extra–, sovra– (ad es. “arcinoto”); ripetendo l’aggettivo di grado positivo due volte (ad es. “zitto zitto”). Alcuni aggettivi formano il superlativo assoluto con uno dei tre suffissi elativi irregolari –errimo (ad es. “miserrimo”, “asperrimo”, “acerrimo”, “integerrimo”, “celeberrimo”), –entissimo (ad es. “beneficentissimo”, “maledicentissimo”, “benevolentissimo”, “malevolentissimo”) ed –illimo (ad es. “simillimo”). Si tratta di un uso colto che si rifà al modello latino degli aggettivi in –ĕr, in –dĭcus, –f ĭcus, –vŏlus ed infine in –ĭlis. Queste ultime tre forme, comunque, sono rare. A tal punto, avendo sentito qualche volta in televisione, magari durante un telegiornale, storpiare i superlativi assoluti utilizzando per tutti il suffisso –errimo (bellerrimo, difficilerrimo), sembra lecito domandarsi: non sarà mica che Lupo Lucio e tutti i personaggi del Fantabosco, con il loro modo strambo di parlare, stiano iniziando a influenzare persino il modo di parlare degli adulti?

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di

COLORI Maria Brunelli

Un nuovo racconto, un altro autore da mettere sotto i riflettori. Bianco. Presso un ruscello dall’acqua trasparente, sedevo avvolta nel mio bianco kimono, al sorgere della splendente luna. C’era pace. Un soffio d’aria quasi gelida mi fece rabbrividire, eppure la primavera era matura e i bianchi fiori del ciliegio già cadevano sulla mia candida veste. Da dove veniva quel soffio gelido come un presagio di morte? Nuove premonizioni...La mia mente tornò alle mie esistenze passate di cui avevo chiara memoria: il susseguirsi delle mie vite era segnato dallo sventurato dono della preveggenza. 22 | Espressione Libri

Freddo autunnale nella chiara sera di primavera: con me rabbrividiva il ciliegio. Stavano per arrivare, come allora... Oro. A Troia fui Cassandra, la figlia di Priamo. Profetizzai solennemente la fine della città dalle mura dorate, opera di Febo. Incolpai della sciagura la bionda Elena, quando tutti, obnubilati dalla sua sfolgorante bellezza, non scorgevano l’orrore che si celava sotto i suoi veli. I figli di Priamo vedevano soltanto i doni di Afrodite d’oro.


RIFLETTORI PUNTATI SU... Fui derisa, scacciata. Fuggii dalla corte, avvolta nel mio peplo ricamato con fili d’oro. Errai, gemendo, fra le tombe degli eroi troiani caduti nel lungo conflitto, piangendo per le loro anime, chiedendo agli alberi di proteggere la loro sepoltura. Pietosi, gli alberi lasciavano cadere le loro foglie d’oro sulle tombe, mentre io vedevo me stessa trascinata via dal vittorioso Agamennone. Trascinata via, lontano, in Argo... Il mio peplo d’oro strappato... Verde. Fui Mydrin, una Druidessa britanna. Cavalcavo sicura il mio puledro nero nella verde foresta, verso il sacro tempio di Stonehenge. Tranquilla, riposavo in una radura, ammirando da lontano le maestose pietre dell’antico tempio, splendenti alla luce della luna piena. Il tappeto d’erba era il mio giaciglio, il mio pesante mantello verde, la mia coperta. Venne una donna straniera e mi chiese di riscaldarsi presso il mio fuoco. Il suo nome era Maria Maddalena, veniva dalla lontana Giudea. Sedette accanto a me, mi parlò a lungo della sua strana fede che comandava di amare anche i nemici, del suo Gesù Cristo morto in croce e poi risorto. Guardai il volto della donna, i miei occhi verdi fissi nei suoi, nerissimi. Un brivido mi corse per le membra e sentii tremare anche l’erba, anche la terra. Vidi nel cielo il cerchio eterno della vita, simbolo della mia antica fede, unito ad una croce in esso inscritta,

ma subito dopo il cerchio scomparve e rimase soltanto la croce. La nuova fede di Maria Maddalena veniva sulla mia terra per fingere di mescersi con la mia e poi spazzarla via per sempre... Rosso e nero. Fui Yen Ju-yu, una donna taoista, nell’antica Cina. Avevo penetrato il mistero del Tao e vivevo in perfetta simbiosi con la natura, lontana dalle ansie terrene, disprezzando la fama che passa come i fiori del mattino, stimando tutto il mondo null’altro che polvere e fumo. Non sapevo nulla della politica, della forza e della debolezza della dinastia regnante. Disegnavo il simbolo del Tao sulla terra rossa e meditavo, paga di me stessa, ma, all’improvviso, vedevo un’ombra nera allungarsi sulla mia terra rossa, un’ombra minacciosa che veniva da nord. Erano gli Yuan, i Mongoli di Gengis Khan, che venivano a spazzar via il languido mondo dei Sung... Seppi che stavano arrivando, mentre meditavo, immersa nella mia immobile quiete. Piombarono nel mio villaggio, seminando terrore e distruzione. Zoccoli di neri destrieri dagli occhi infuocati cancellarono il simbolo del Tao dalla terra rossa, sollevando una densa nube di polvere. Con un abile balzo mi alzai in volo per fuggir via, usando un’antica tecnica taoista, ma il guerriero mongolo, vedendomi volare, si spaventò, mi scambiò per un fantasma, scagliò contro di me la sua sciabola affilaEspressione Libri | 23


ta. Un fantasma fu ciò che divenni, quando l’arma recise la mia testa. Con un lungo grido volai via, lontano dalla terra rossa intrisa del mio sangue... Bianco e rosso. Avvolta nel mio bianco kimono, mi allontanai lentamente dal ruscello, dopo aver salutato gli esseri fatati dell’acqua, di cui conoscevo tutti gli incanti. Fui Haruna, la magica fanciulla del Paese del Sol Levante. Gli spiriti della natura mi erano amici e mi svelavano ogni giorno la loro magia. Gli spiriti della neve mi avevano donato lo spillone di cristallo che tratteneva i miei neri capelli. I bianchi fiori del ciliegio continuavano a cadere sul mio capo e sul mio kimono, mentre mi dirigevo verso casa. La gente del villaggio mi salutava sorridendo e inchinandosi: tutti amavano Haruna, la fanciulla magica, che parlava con gli spiriti buoni, che sapeva guarire le malattie con le benefiche erbe, che compiva ogni giorno piccoli prodigi. Il nostro villaggio era piccolo, ma ora c’erano i soldati. Li aveva mandati l’Impero per aspettare i demoni bianchi chiamati Marines. Dovevano fermarli, prima che s’impadronissero dell’isola. Di questa grande guerra, che ora sconvolgeva tutto il mondo, il mio villaggio e io non sapevamo nulla, sentivamo solo che presto il fuoco della battaglia sarebbe giunto anche da noi. Entrando nella mia piccola casa di 24 | Espressione Libri

legno, mi tolsi i sandali e lo spillone di cristallo dai capelli, ma la sua punta aguzza mi ferì un dito. Stille di sangue macchiarono il mio bianco kimono. Un nuovo presagio, dopo il soffio d’aria gelida presso il ruscello, ma allora non volli pensare, non volli sapere... Era tempo di assaporare la mia quiete domestica. Preparai con cura un caldo tè, aggiungendovi petali di fiore di biancospino, indossai il più candido dei miei abiti. Scese la notte silenziosa e mi avvolse in un sonno profondo. Non mi accorsi di nulla. Poco dopo l’alba, nell’uscire da casa, fui avvolta da una coltre spettrale di nebbia, e ciò che vidi fu davvero tremendo. Morte, signora bellissima e dolce, incrociò il mio sguardo sgomento. Il velo prezioso, ricamato con cura dagli spiriti del ghiaccio, aveva mutato colore: da bianco brillante che era, apparve ora d’un rosso scuro e profondo. Corpi feriti, mutilati, dilaniati giacevano al suolo. Grida, spari, fuoco, fumo denso. Una donna mi riconobbe e corse disperatamente verso di me, col suo bambino ferito in braccio. Me lo tese piangendo, illudendosi che la fanciulla magica potesse guarirlo. Lo presi fra le braccia. La sua testa ciondolava, un rivolo di sangue gli sgorgò dalla bocca, arrossando il mio bianco kimono: era già morto. - Non posso fare niente - dissero i miei occhi sgomenti a quelli folli della madre.


Lei cadde a terra, tramortita. Nell’aria fischiavano impazziti i proiettili. Uno di essi mi colpì. Fulminata, aprii le braccia, lasciando cadere a terra il bimbo morto e crollai su di lui. Accorsero gli spiriti buoni a prendere la mia anima, la portarono via, in volo nel cielo di perla, lontano da quel rosso orrore. L’ultimo desiderio che sospirai lasciando quella piccola esistenza: non tornare mai più alla vita come un essere umano. Azzurro. Sono un piccolo pappagallo dalle piume grigie, nere e azzurre, nato nel cuore infuocato dell’Africa. Io e la mia compagna identica a me e da me inseparabile, abbiamo appena finito di costruire con cura il nostro confortevole nido all’interno di un albero cavo, usando piccoli pezzi di corteccia, teneri fili d’erba e morbido muschio. Ora che abbiamo completato il lavoro, ci lisciamo le penne e guardiamo con gioia il nostro nido, sognando la futura prole che accudiremo con immenso amore. Poi, cinguettando allegramente, spicchiamo il volo verso il cielo azzurro come le nostre piume e voliamo in alto, scevri di qualsiasi preveggenza, liberi dal peso del passato e dall’ansia del futuro, immersi solo nel fluire del presente, semplicemente felici fra cielo e terra.

Maria Brunelli, nata a Roma nel 1966, ha frequentato il liceo classico, per poi proseguire gli studi umanistici e laurearsi in lettere con indirizzo studi orientali presso l’Università La Sapienza di Roma. Svolge tuttora l’attività di libera docente di materie letterarie. Scrive per diletto e senza velleità brevi racconti fantastici, ispirati da suggestioni diverse, quali una canzone moderna, una poesia del mondo classico, oppure un’eco del medioevo o anche dell’estremo oriente. In queste storie, spesso incentrate su figurazioni femminili di mondi magici lontani e diversi, cerca di tradurre in immagini dai colori ora vividi, ora più sfumati, pensieri e sogni immersi in una melanconia a tratti desolata, a tratti lievemente speranzosa.

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CRITICHIAMO TROPPO E FACILMENTE

di Maria Capone Ogni volta che leggiamo un testo siamo automaticamente propensi a giudicarlo, ad emettere (e non sempre al termine della lettura) quel giudizio estetico, così comune e così ineludibile, che si riassume nelle espressioni: “è bello”, “è brutto”, “mi piace” o “non mi piace”. Lo stesso discorso vale chiaramente anche per gli scrittori, i quali scrivono scegliendo quello che giudicano “bello” e scartando quanto invece a loro giudizio è “brutto”. In effetti, gli scrittori scrivono pensando inevitabilmente anche ai giudizi dei lettori e tutti i testi insomma, sono già, per così dire, tramati di giudizi. Il poeta non sceglie certo una determinata struttura accentuativa dell’endecasillabo perché è “oggettivamente” migliore, ma perché “suona meglio”, perché al suo orecchio è “più bella” di un’altra. Allo stesso modo una parola sarà scelta, vincendo la concorrenza di tutte le altre che sarebbero potute comparire in quel punto del testo, perché “rende meglio”, perché è “più elegante”, “più precisa”. Il senso este26 | Espressione Libri

tico, il gusto, il suono, unitamente ad un’analisi dell’ideologia che metta in luce non soltanto i rapporti dell’autore con la società, ma anche gli influssi dello stesso contesto sociale che sono racchiusi nell’opera letteraria, danno vita ad una critica di tipo ideologico, più propriamente definita sociologica. Alla critica letteraria però, da circa un quarto di secolo, questo tipo di discorsi sembra non interessare più. Peccato. Da più di vent’anni questo tipo di critica non è più di moda, tuttavia, seppur si tratti di una percentuale largamente minoritaria, alcuni critici hanno continuato a studiare la letteratura preoccupandosi costantemente di evidenziarne i rapporti con la società. La critica sociologica, coincisa con gli anni della contestazione, declina intorno al 1977-79, in coincidenza con il delitto Moro e l’intensificarsi dell’attività terroristica delle Brigate Rosse, cedendo il passo alla critica formale. L’esigenza di studiare con più “scientificità” il mezzo espressivo


LIBERAMENTE

caratteristico dell’arte letteraria, ossia il linguaggio, non ha fatto altro che accentuare il metodo di indagine formale sul testo partendo dalla stilistica classica al formalismo russo, dallo strutturalismo linguistico e semiologico alla filologia, magari corretta con la semiologia stessa, fino alle varie branche della narratologia. Essa, infine, ha prodotto moltissimi effetti positivi, consentendo alla critica letteraria di raggiungere una precisione e una capacità analitica inaudite. Si sono raccolti dati sempre più minuziosi che hanno generato altrettante analisi testuali estremamente sottili e raffinate. Tuttavia, se per capire i testi abbiamo bisogno di strumenti d’indagine testuale, l’indagine testuale stessa non può essere esentata dalle determinazioni ideologiche. In altre parole: alla critica sociologica non si sfugge; o meglio, a rigor di teoria, non bisognerebbe mai sfuggire. Ogni essere umano, infatti, possiede una propria visione del mondo, che è definita,

per il nostro scopo, una “ideologia”. Per analizzare e valutare un testo in modo approfondito non è sufficiente soltanto comprenderne gli aspetti “percettivi” dal punto di vista narrativo, ma focalizzare i motivi per cui uno scrittore ha scelto di rappresentare il mondo proprio in quella maniera. Come insegnava già il grande Auerbach, certo non sospetto di diffidenza per l’analisi stilistica, le strutture formali della letteratura sono al tempo stesso “forme estetiche” e “forme morali”; i dati linguistici e retorici non sono mai soltanto quello che mostrano subito nella loro apparente oggettività, perché sono inevitabilmente connessi e integrati nel complesso della relazione che intercorre fra gli scrittori e il mondo, nei loro stili di vita, nel loro modo di rapportarsi con gli altri (dunque anche con gli altri scrittori e lettori). Il rapporto tra determinazioni sociali e caratteristiche formali varia molto a seconda delle arti. Ci sono, in altre parole, arti che si prestano meglio Espressione Libri | 27


ad un’interpretazione di tipo critico–sociologico e la letteratura rientra sicuramente in questo genere. È altrettanto evidente che, come è stato più volte mostrato da Gramsci, per il fatto stesso di essere “fabbricata” con le parole, la letteratura non può fare a meno di chiamare continuamente in causa le implicazioni sociali fatalmente inscritte nelle scelte linguistiche. Sappiamo tutti benissimo come le parole debbano essere adattate ai contesti, e se ci pensiamo un momento ci rendiamo conto del rapporto che esiste fra le parole che usiamo e il modo in cui ci comportiamo. Tutto ciò determina il nostro “stile” personale e socialmente determinato che, ancora una volta, non può evitare di dipendere dalla nostra posizione nella realtà sociale, oltre che dal nostro punto di vista nel mondo. Tuttavia, è altrettanto evidente che la letteratura è caratterizzata da innumerevoli codici aggiuntivi. Fra questi: le regole metriche, le strutture narrative, le codificazioni di genere, le tradizioni tematiche, i vincoli contestuali per l’impiego dei diversi registri stilistici, e così via. L’interazione di questi codici produce una speciale densità di significati, ma anche l’irresistibile sensazione che molti di questi siano indipendenti dalle determinazioni sociali. Il fatto è che essi non lo sono affatto: si pensi per esempio alle scelte nella rappresentazione dei personaggi, e soprattutto alle loro azioni. In pratica, proprio la densità linguistica e strutturale (formale) della letteratura si traduce in una densità di valori, in un intreccio stra28 | Espressione Libri

ordinariamente fitto e articolato di scelte che, prese una per una, hanno sempre una determinazione socio– culturale ma sarebbe arduo riunire in un’unica prospettiva ideologica, in una determinazione sociologica univoca e rigida. Si tratta in realtà di una vecchia, classica questione della critica marxista: la stessa che, in particolare, costrinse Lukács a reiterare giravolte dialettiche per mostrare come il rivoluzionario Balzac riuscisse a produrre “contro la sua volontà” opere intimamente rivoluzionarie e potesse comunque esprimere nel modo migliore il nuovo “realismo” leninista, grazie al suo “genio” (caratteristica parola passepartout, romantica e antisociologica, per spiegare quello che non si riesce a spiegare). La domanda, in conclusione, è la seguente: com’è possibile che l’ideologia di uno scrittore non coincida con l’ideologia che il suo testo sembra manifestare? La letteratura è, insomma, legata da mille fili alla società, ed è sempre e comunque ideologicamente orientata – ma proprio per la propria peculiarità costruttiva, per speciale pluralità e dunque complessità di codici formali, essa instaura con la società un rapporto non lineare e univoco, ma molteplice, e per questo irriducibile ad un contesto specifico. _______________ Bibliografia Gianni Turchetta, Critica, letteratura e società, Carocci editore, 2003. G. Lukács, Narrare o descrivere?, incluso ne Il marxismo e la critica letteraria, Einaudi, 1936, Torino.


DAL BLOG

SPRAZZI DI FELICITÀ PERDUTA

di Francesca COPPOLA I ricordi, come fantasmi del passato, sorgono dolenti “nei corridoi della memoria”. Il sorriso di un amore perduto diviene tormento nostalgico, privando di nitido ricordo colei che soffre. Reminiscenze melodiose di bocche genuine, occhi che si abbracciano assetati e densi. Parole leali producono sospiri e tocco di mani. Sul petto dell’innamorata, il viso di un uomo arreso al sonno ne sfiora il cuore indifeso. “È un viaggio interiore” ammette Giusy Bianchi, “un viaggio nei cunicoli di un passato che ha lasciato briciole di sentimento sparse…” Lo scorso anno l’Autrice è stata inclusa, per meriti letterari, nella II Edizione 2012 dei Poeti inseriti honoris causa nella collezione privata di testimonianze contemporanee del “Museo Epicentro”, primo Museo della poesia italiana a tema circolare. In attesa di una sua silloge in uscita il prossimo autunno per la Intermedia Edizioni, ne proponiamo il componimento che segue.

Il tuo sorriso Peregrino claudicante nei corridoi della memoria. Appannato nei miei pensieri è il tuo sorriso. È da tempo che ne muoio di nostalgia Cadevo nelle tue braccia bevuta dai tuoi occhi al suono di quelle celesti parole che son sicura, sincero mi sospiravi con la bocca tra le mie mani addormentando il tuo viso sul mio fragile cuore.

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Rubrica a cura di Emanuele TANZILLI

APRIRE LA MENTE, MA CON CAUTELA

di Emanuele TANZILLI Abbiamo già discusso, seppur con brevi accenni, del ruolo dei mass-media e della loro capacità di influenzare la società attuale, modificandone la consapevolezza e plasmandone la percezione della realtà. Le teorie sociologiche in merito si sprecano, e tutte dipendono da una fitta interconnessione di fattori, quali ad esempio il livello della tecnologia, la consistenza e la composizione dell’opinione pubblica, gli interessi governativi e industriali, nonché le mode e la capacità degli stessi media di manipolare il pubblico. Più sinteticamente, la forza d’influenza dei mezzi di comunicazione è strettamente e variamente connessa a quel contesto ambientale, culturale, economico e politico che potremmo definire “clima sociale”, e in conseguenza di ciò ha vissuto e vive, nel progredire degli anni, fasi alterne con picchi positivi e negativi. In generale, si tendono ad identificare tre distinte fasi evolutive nell’ultimo secolo: la prima, che va dagli 30 | Espressione Libri

inizi del ‘900 fino alla fine degli anni Trenta, riconosce ai media un potere enorme, poiché sfruttati dai regimi dittatoriali dell’epoca al fine di propagandarsi e indottrinare le masse; la seconda, che s’instaura tra gli anni Quaranta e Sessanta, ricollega il clima di maggiore serenità e stabilità ad una loro progressiva perdita di potere, in ciò supportata anche dalle ricerche empiriche che sembrano smentire le teorie sostenute fino ad allora; infine la terza, la più lunga e che dura tutt’oggi, vede il ritorno dei “media potenti” soprattutto a causa della diffusione della televisione e della sua capacità di attrazione. In realtà, da allora il progresso tecnologico non si è per nulla arrestato ed anzi ha finito per rivoluzionare completamente le nostre abitudini e i nostri stili di vita. Televisioni e computer sempre più accessibili e sofisticati, telefoni cellulari in grado di riprodurre innumerevoli funzioni, così da instaurare un rapporto simbiotico con l’essere umano, e ultima ma non


NON SOLO LIBRI

ultima, la grande esplosione della rete internet a livello globale. Un’evoluzione talmente drastica e radicale che, forse, dovrebbe suggerire un aggiornamento degli studi sociologici e perché no, l’introduzione di una “quarta fase” in grado di spiegare i modelli concettuali con cui siamo chiamati a confrontarci oggigiorno. In realtà, questo profondo cambiamento non è sfuggito a tutti, e le teorie in merito sono già numerose: ricordiamo in proposito «Business @ lla velocità del pensiero» di Bill Gates, che può ben dirsi uno degli artefici principali di questa rivoluzione. Ciononostante, pretendere di analizzare con esattezza l’impatto che ogni singola manifestazione mediatica, dai pc alla tv, dai quotidiani agli smartphone, passando per libri, riviste, pubblicità, film, e chi più ne ha più ne metta, sarebbe una tentazione fin troppo icarica per palesarsi in maniera esauriente su queste pagine. Ci soffermeremo, allora, sul ruolo del libro, il nostro tradizionale ed amato

amico in carta e copertina rigida. La domanda di fondo da cui, per semplicità, partiremo, è la seguente: può un romanzo influenzare attraverso i suoi contenuti la schiera dei lettori? E la risposta, per fugare da subito ogni dubbio, è lampante: sì, è possibile. Chiaramente, non ci si riferisce alla capacità di un romanzo ben scritto di “estraniare” il lettore dalla sua realtà contestuale, portandolo ad immergersi nella trama del racconto, bensì a qualcosa di molto più profondo, che per certi aspetti opera finanche a livello del subconscio, inducendo modifiche nel modo di pensare, nei gusti, nelle credenze e nell’atteggiamento verso il mondo circostante. Sebbene, è inutile nasconderlo, la fetta di mercato del prodotto-libro si sia progressivamente assottigliata negli ultimi decenni a causa dello svilupparsi di nuove forme di comunicazione e tecnologie, e anche a causa di un impoverimento latente nel tessuto culturale della società, Espressione Libri | 31


resta innegabile il fascino che ancora oggi esso, seppur relegato in sporadiche biblioteche e in librerie in cui si possono acquistare pubblicazioni usa-e-getta, esercita su ampie fasce della popolazione. Attraverso il libro intere generazioni di adolescenti crescono calamitati da saghe fantasy o paranormali come «Harry Potter» di J.K. Rowling, «Twilight» di S. Meyer o «Le Cronache di Narnia» di C.S. Lewis; prodotti che, nella maggior parte dei casi, assurgono a veri e propri emblemi generazionali e finiscono per impalcare catene di business multimilionarie, grazie alle trasposizioni cinematografiche e al merchindising. Fortunatamente, attraverso il libro si trasmettono anche messaggi più densi e pregni di significato, spesso di denuncia sociale o di scomode verità: il pensiero va immediatamente a «Gomorra» di Roberto Saviano, che racconta con minuzia di particolari il sistema della criminalità organizzata e la sua collusione con gli ambienti istituzionali, oppure «Fuggita da Satana» di Michela, inquietante viaggio nel mondo dell’esoterismo e delle sette sataniche; ma andando un po’ più a ritroso negli anni è possibile citare anche titoli come «Se questo è un uomo» di Primo Levi o il celebre «Diario» di Anna Frank, vere e proprie testimonianze degli orrori della guerra, oggi utilissimi insegnamenti in campo educativo. Infine, potremmo scavare più a fondo e rintracciare un’ultima categoria di libri, quelli che si spingono nel campo della denuncia complotti32 | Espressione Libri

stica, sviscerando da punti di vista spesso fin troppo originali argomenti che, per la loro delicatezza e complessità, risultano estremamente difficili da conoscere appieno: basti pensare a quanti titoli sono stati scritti su Massoneria, Illuminati, Nuovo Ordine Mondiale, oppure quanti provano a spiegare la verità celata dietro l’11 Settembre. C’è chi vi crede, chi vi si affida ciecamente, chi vi si avvicina con sguardo incuriosito ma sostanzialmente scettico, e chi li bolla come semplici frutti di fantasia intrecciati ad arte per far scalpore e vendere più copie. Possiamo dunque dedurne una cosa: anche il libro è un utile strumento di apertura al mondo e di sviluppo conoscitivo, seppur filtrato dalla “verità soggettiva” dell’autore che lo scrive e, in quanto tale, è da accogliere con la giusta dose di imparzialità e buonsenso.


Emanuele Tanzilli «Dove finisce il mondo (e inizio io)» Lulu – formato e-Book

Monica Cucinelli «L’isola del vento» Book Sprint Edizioni ISBN : 9788868232979 Rossana Lozzio «Una favola per Asia» Edizioni Miele ISBN:9788863321579

Adrena e Oliviero Angelo Fuina «Il bacio di vetro» Edizioni Boopen ISBN: 9788865812341 Espressione Libri | 33


a cura di Maria BRUNELLI

IL MISTERO DELL’IO LIRICO E... IL GATTO Nella Grecia antica per poesia lirica s’intendeva quella cantata con la lira, distinta dal recitativo privo di un accompagnamento musicale. Ma già in epoca classica fa capolino quell’io lirico che poi trasmigrerà nel mondo moderno: l’io che parla di se stesso, dei propri pensieri, ricordi e sentimenti. Archiloco (VII sec a.C.) ci dice de sé che non prova vergogna nel gettar via il proprio scudo, pur di salvarsi la vita nella sua esperienza di semplice soldato, stravolgendo così dalle fondamenta l’etica dell’epica omerica: Del mio scudo qualcuno fra i Sai ora si gloria. Presso un cespuglio fui costretto a lasciarlo, arma irreprensibile. Ho salvato me stesso. E allora, cosa mi importa di quello scudo? Alla malora! Presto me ne procurerò uno non peggiore (fr. 5 W2) Poco dopo incontriamo la delicata poesia d’amore di Saffo (VII-VI sec a.C.): ce ne rimangono sparpagliati frammenti, ma anche un’ode d’immortale bellezza, ove per la prima volta si descrive analiticamente la fenomenologia dell’innamoramento nei suoi effetti fisici: Come uno degli Dei, felice chi a te vicino così dolce suono ascolta mentre tu parli e ridi amorosa. Subito a me il cuore in petto s’agita sgomento solo che appena ti veda, e la voce si perde sulla lingua inerte. 34 | Espressione Libri

Rapido fuoco affiora alle mie membra, e ho buio negli occhi e il rombo del sangue alle orecchie. E tutta in sudore e tremante come erba patita scoloro: e morte non pare lontana. a me rapita di mente. (Saffo - Ode II – traduzione di Salvatore Quasimodo) Quest’ode celebre verrà poi ripresa mirabilmente nella latinità da Catullo (I sec a.C.) che, in un altro famoso carme dedicato alla sua Lesbia, compirà quel miracolo di fondere il materiale con l’immateriale, in un’immagine a mio avviso del tutto unica: “…Da mi basia mille, deinde centum, Dein mille altera, dein seconda centum, Deinde usque altera mille, deinde centum. Dein, cum milia multa fecerimus, Conturbabimus illa, ne sciamus, Aut ne quis malus invidere possit, Cum tantum sciat esse basiorum.” (Catullo - Carme n.5) “ Baciami mille volte e ancora cento poi nuovamente mille e ancora cento, e dopo ancora mille e ancora cento, e poi confonderemo le migliaia tutte insieme per non saperle mai, perché nessun maligno porti male sapendo quanti sono i nostri baci”. Conturbabimus illa: come si fa a confondere le migliaia di baci per non far sapere quanti siano, per occultarli come se fossero un gran tesoro da


tenere al riparo dal malocchio? Solo con un prodigio: è il mistero miracoloso della parola lirica libera e pura. Ecco, forse proprio qui, fra Saffo e Catullo, nasce questo mistero profondo dell’io lirico. Ma perché parlo di mistero profondo riguardo al lirismo? Credo che alla base d’ogni creazione lirica ci sia un enigma insondabile, qualcosa di più intenso d’un esperienza mistica, poiché qui si tratta dell’espressione d’un substrato sentimentale in poesia o prosa lirica. Ci s’immerge nell’abisso aggrovigliato e torbido del proprio inconscio e, da quell’abisso confuso e oscuro, si traggono fuori incredibilmente parole poetiche nitide, pure, levigate come una perla: è questo il mistero profondo, la magia. In età moderna il grande Leopardi concluderà: “Il sentimento che l’anima al presente, ecco la sola musa ispiratrice del vero poeta…” ( Zibaldone 1175) É appunto qui il nodo: pericoloso, sconvolgente, forse inesprimibile quel sentimento! Come si farà a tradurlo in una chiara parola lirica senza un qualche miracolo compiuto, per un segreto inspiegabile, dal genio del poeta? Il Pascoli in seguito ci spiegherà: “È dentro noi un fanciullino che non solo ha brividi, come credeva Cebes Tebano che primo in sé lo scoperse, ma lagrime ancora e tripudi suoi.” (Giovanni Pascoli – Il fanciullino). Quel fanciullino è il poeta: un essere misterioso che occultamente scopre le segrete analogie fra le cose, l’arcano della Natura. Così: …Squassavano le cavallette

finissimi sistri d’argento (tintinni a invisibili porte che forse non s’aprono più?...); e c’era quel pianto di morte... chiù... (Giovanni Pascoli – L’assiuolo) Qui, in questi splendidi versi, troviamo quella fascinazione della morte, tanto potente nel Decadentismo, ammantata magicamente in misteri di parole perlacee che ci dischiudono visioni oltremondane e infinite. E così il poeta o il prosatore lirico se ne starà lì, muto e come assente, a scavare nel segreto del proprio sé, per trarne quelle parole di perla che poi ci lasceranno senza respiro, che ci faranno intuire e sfiorare, pur senza svelarcelo mai totalmente, il suo mistero, il suo incantesimo. Non è un caso, penso, che spesso accanto ai grandi scrittori ci sia un gatto. Si potrebbero citare, ad esempio, Ernest Hemingway, Elsa Morante, Alberto Moravia, Jacques Prévert, Edgar Allan Poe e tanti altri. Il gatto è forse l’animale più ieratico e misterioso del creato e immagino avverta silenziosamente con i suoi baffi e le sue vibrisse, con tutta la sua ritrosa sensibilità, il mistero magico della creazione artistica, che ne segua il laborioso evolversi, presentendone come un veggente le fasi e la conclusione. C’è una gatta acciambellata sul divano, vicino a me: talvolta, se scruto i suoi occhi blu, mi sento trasportare in riva al mare, ove mi pare di scorgere una guizzante sirena; o presso un laghetto limpido, dove nuota superba una fata dell’acqua… Allora, forse, accadrà una magia: scaverò nell’abisso di me stessa e poi scriverò una nuova storia, un’altra piccola avventura del mio intelletto naufrago in qualchemondo remoto e fantastico. Espressione Libri | 35


Rubrica a cura di Alessandra CAPUTO

UN BUON LIBRO ALLENA IL CERVELLO

Secondo le statistiche gli italiani leggono sempre meno. Dopo l’età scolare, pare, la popolazione dei lettori si riduce drasticamente. Nelle classifiche l’Italia si piazza addirittura dietro a Paesi considerati del terzo mondo. Ma rincuoratevi, non siamo i soli. Un sondaggio, condotto dall’editore indipendente Jenkins Group, ha rivelato che negli Stati Uniti oltre il 30% dei diplomati dopo la scuola superiore non legge più nemmeno un libro in tutta la vita e che il 42% dei laureati non legge alcun libro dopo il college. “La società occidentale moderna – scriveva Alfonso Berardinelli, su «Il Sole24Ore», in un articolo intito36 | Espressione Libri

lato “Tutti i pericoli della lettura” – ha trasformato e reinventato, in una certa misura, le ragioni e le modalità del leggere. Ma recentemente, negli ultimi decenni, l’atto di leggere, il suo valore riconosciuto, la sua qualità, le sue stesse condizioni ambientali e tecniche sembrano minacciate”. Il risultato? Si legge sempre meno e le vendite calano. Di libri, quotidiani, settimanali. Le testate fermano le pubblicazioni, le librerie chiudono, sono migliaia i “nuovi” disoccupati. La crisi dell’editoria travolge tutto e tutti senza distinzione alcuna comportando un danno alla crescita economica e sociale non indifferente. Ma a lamentarsi non sono solo i


BIBLIOMANIA portafogli. La National Endowment for the Arts (NEA), un’agenzia federale americana che offre supporto e fondi ai più promettenti progetti artistici, ha condotto una ricerca sullo stato della letteratura d’oltreoceano, considerando vari modi in cui leggere incide sulla vita. Lo studio ha dimostrato che i lettori “accaniti” sono molto più propensi a votare, partecipare ad eventi culturali, impegnarsi in attività di volontariato. Leggere, quindi, aumenterebbe il coinvolgimento nell’educazione civile e culturale. Non farlo, al contrario, equivale ad ignorare. La crescita dell’ignoranza sviluppa potenzialità del tutto opposte a quelle indispensabili ad una nazione per evolversi e progredire. “Nulla è più terribile dell’ignoranza attiva” – diceva Goethe. Quindi, ricapitolando, la lettura rappresenta, per il singolo, un piacevole passatempo, un modo per migliorare l’alfabetizzazione ed accrescere la conoscenza; a beneficio di un intero Paese comporta un maggiore engagement della popolazione a livello sociale e culturale. Sarebbe sufficiente questo per prendere in mano un buon libro. No? Cambierebbe allora qualcosa se si sapesse che leggere migliora le nostre funzioni cerebrali? A giurarlo (e provarlo) decine di scienziati. Gli studi volti a dimostrare gli effetti positivi della lettura sul cervello sono più numerosi di quel che si potrebbe immaginare. Tra i tanti viene spesso citato quello condotto da un gruppo di scienziati provenienti da Belgio,

Brasile, Francia e Portogallo guidati dal neuroscienziato cognitivo Stanislas Dehaene dell’Institut National de la Santé et de la Recherche Médicale (INSERM) di Gif–sur–Yvette, in Francia, pubblicato sulla rivista «Science». Attraverso la risonanza magnetica funzionale (MRI), sono state misurate le risposte cerebrali di 63 soggetti portoghesi e brasiliani alla lingua, scritta e parlata, e ad immagini (volti, case e diversi di utensili). Dei volontari 10 erano analfabeti, 22 erano stati alfabetizzati in età adulta e 31 avevano imparato a leggere durante l’infanzia. Le risposte alla parola scritta dei soggetti alfabetizzati erano molto più consistenti ed elaborate a dimostrazione di come l’alfabetizzazione, che sia acquisita durante l’infanzia o in età adulta, migliora le risposte cerebrali stimolando diverse regioni del cervello ed affina l’elaborazione della lingua parlata. Non solo. Attraverso la lettura si possono vivere delle vere e proprie esperienze sensoriali. Uno studio statunitense condotto nel 2009 mediante scansioni cerebrali per immagini, ha rivelato che leggere descrizioni di paesaggi, odori, suoni o sapori determina l’attivazione di quelle aree del cervello preposte alla reale percezione di queste sensazioni. In pratica, a differenza di quanto accade davanti alla tv o giocando con un videogame, casi in cui il nostro cervello subisce gli eventi passivamente, davanti ad un libro, leggendo di esperienze sensoriali, la nostra mente simula il viverle, determinando la creazione di nuovi perEspressione Libri | 37


corsi neuronali. A richiamare l’attenzione sui riscontri positivi della lettura è anche la neuroscienziata Susan Greenfield, docente di farmacologia all’Università di Oxford, ex direttrice del Royal Institute, dal 2001 membro della Camera dei Lord con il titolo di baronessa. In un’intervista al «Daily Mail» afferma: “There’s increasing evidence that reading for pleasure isn’t just another leisure pursuit, or merely a way of improving literacy skills and factual knowledge. It might actually be good for our mental and physical health too”.1 In un’epoca in cui le offerte di intrattenimento nate con le tecnologie dominano, riprendere in mano un libro potrebbe rivelarsi il solo vero “antidoto”. “Le storie hanno un inizio, uno svolgimento e una fine, ovvero una struttura che incoraggia il nostro cervello a pensare in sequenza, per collegare causa, effetto e significato. È essenziale imparare questa abilità da piccoli, quando il cervello ha più plasticità ed è per questo che è così importante che i genitori leggano ai loro figli”. L’esperta va oltre. Leggere narrativa con regolarità – sostiene – aiuta sensibilmente la capacità di comprendere situazioni di natura sociale e facilita la socializzazione anche tra persone molto diverse caratterialmente. “La 1  “È sempre più evidente come leggere per puro diletto non sia solo un passatempo, o semplicemente un modo per migliorare l’alfabetizzazione e la conoscenza. Potrebbe in realtà essere un bene per la nostra salute mentale e fisica”.

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parola scritta può arricchire il nostro rapporto con il mondo; aumentando la nostra comprensione di altre culture, la conoscenza del punto di vista dell’altro, ci aiuta a entrare in empatia con il prossimo”. E migliorare le nostre prestazioni psicofisiche. Leggere frequentemente pare infatti equivalga ad un elisir di lunga vita per il nostro intelletto. Gli studi condotti dall’equipe del Basque Center On Cognition, Brian and Language (BCBL), sotto la guida del prof. Manuel Carriera, hanno dimostrato come la stimolazione attiva indotta dalla lettura è responsabile di un vero e proprio allenamento per il cervello che previene i disturbi dell’attenzione, la sindrome ADHD (sindrome da iperattività e deficit di attenzione) e probabilmente anche alcune demenze. Tesi, quest’ultima, supportata dai ricercatori dell’IRCCS Fondazione Santa Lucia di Roma. Esaminando 150 soggetti sani di età compresa tra i 18 e i 65 anni, sottoposti ad un particolare tipo di risonanza magnetica, la Diffusion Tensor Immaging (DTI), che permette di misurare con estrema precisione le variazioni strutturali dei tessuti cerebrali, lo studio ha dimostrato come l’allenamento cerebrale induca modificazioni strutturali e anatomo– funzionali a carico del cervello. Le persone con un livello di scolarizzazione più elevato hanno infatti una struttura più compatta dell’ippocampo, la parte del cervello, localizzato nella zona mediale del lobo temporale, che svolge un ruolo importante nella memoria a lungo termine e


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che è la prima a degradarsi nelle fasi iniziali dell’Alzheimer. Mantenere allenato il cervello non protegge dalla degenerazione neuronale, tuttavia sembra ritardare le manifestazioni cliniche della malattia. Ne è convinto il dott. Robert S. Wilson del Rusch Univerity Medical Center di Chicago i cui studi, pubblicati su Neurology, la rivista medica dell’American Accademy of Neurology (ANN), hanno dimostrato come attività che coinvolgono e stimolano in maniera più intensa e armonica il cervello, quali la lettura o la scrittura, aiutino ad aumentare la memoria e la concentrazione, a migliorare l’apprendimento, la capacità di conservare le informazioni e stimolino la creatività allontanando, di conseguenza, l’insorgere del declino cognitivo, nonché la perdita di memoria e la demenza in generale.

Ciliegina sulla torta, c’è chi sostiene che la concentrazione necessaria per leggere distrarrebbe la mente alleviando la tensione muscolare e rallentando la frequenza cardiaca. Nel 2009 i ricercatori della University of Sussex hanno scoperto che appena sei minuti di lettura sono in grado di ridurre i livelli di stress di oltre due terzi , più che ascoltare musica o uscire per una passeggiata. La biblioterapia viene sempre più spesso utilizzata come tecnica psicoeducativa e cognitiva in ambito psicoterapeutico, oltre che considerata un valido strumento di acquisizione di conoscenze e promozione di consapevolezza in situazioni di disagio psicologico e sociale. A voi la scelta. Per affrontare i momenti critici dell’esistenza meglio un flacone di medicinali o un buon libro? Espressione Libri | 39


QUANDO LE EMOZIONI HANNO UNA VOCE

di Rossana LOZZIO Capita che mi chiedano quando abbia conosciuto il personaggio che sto per introdurvi, ed io mi ritrovo a sorridere. È bislacco o forse no, in questa epoca tecnologica, che non abbia ancora avuto modo di incontrare personalmente il noto disc-jockey Max Venegoni, nonostante abbia scritto la prefazione ai miei due ultimi romanzi. Eppure ho come l’impressione di conoscerlo ed è stato proprio per questo, per ciò che ho intuito di lui attraverso la nostra amicizia virtuale su internet, che gli ho proposto di farlo e sono felice che sia stato così gentile da accettare. Con lo stesso piacere, a distanza di quasi un anno, l’ho intervistato e colgo l’occasione per dirgli, ancora una volta, grazie. Aggiungo che sarò felice di poterlo anche incontrare, un giorno ma che, comunque, sono orgogliosa di essere considerata un’amica dalla mia voce radiofonica del cuore. 40 | Espressione Libri

La tua biografia dice: è un disc– jockey e conduttore radiofonico italiano, uno dei primi conduttori delle emittenti radiofoniche private. Ed io sono d’accordo! Com’è nata la tua spropositata passione per la musica? Partendo dal presupposto che una buona dose di…. fortuna non guasta mai, il mio primo contatto fisico con un microfono risale davvero agli albori della radio ( allora libera ), oggi privata. Era il lontano 1976 e alcuni compagni di scuola pensarono di mettere in piedi Radio Milano 4, venutolo a sapere e spinto dalla curiosità mi avvicinai a quel Mondo che era il loro e che presto sarebbe divenuto il mio. Da quel momento io e la Radio siamo una cosa sola, musica e parole sono la spina dorsale della mia vita, e non potrei farne a meno. Debutti come conduttore radiofonico nel 1975 e, solamente due anni dopo, approdi a Radio Studio 105. Ti va di raccontarci le tue


L’ARTE CHE GIRA INTORNO prime esperienze come speaker e conduttore di programmi musicali? Per quanto riguarda le mie prime esperienze non credo di potere sembrare immodesto immaginando che, certamente, quella era la strada che avrei percorso. Tutto mi è sempre riuscito facile, forse perché ascoltandomi si può percepire tutto l’amore che metto nelle cose che faccio e l’attenzione che si deve dare ad un lavoro così importante basato esclusivamente sulla credibilità costruita in decenni di carriera. Dei ragazzi degli anni ’70 almeno tre generazioni conoscono le voci di chi, come noi, ha accompagnato momenti tristi e pieni d’euforia. Una cosa mi fa stare davvero bene, il pensare di avere regalato musica per fare innamorare e di conseguenza, fattivamente contribuito a creare Famiglie piene d’Amore che a loro volta hanno fatto sì che creature venissero al mondo. I bambini mi commuovono sempre... (Sai com’è) Dal 1987 al 1991 hai condotto 105 Night Express, il primo programma serale della radio, insieme a Marco Galli, con un notevole successo per ben 4 stagioni. Ti piace collaborare con i colleghi? Lo trovi semplice o si tratta solo di raggiungere un prezioso equilibrio? Night Express rappresenta uno dei momenti più significativi della mia vita artistica. Marco ed io proprio in quel programma vediamo una linea

di demarcazione tra il fare radio fino ad allora e a come in seguito sarebbe cambiata la programmazione serale di un grande network. Eravamo bravi e spensierati e i ragazzi si avvicinarono al nostro comunicare sino a divenire una cosa sola con noi, che indissolubilmente, da allora, siamo parte della loro vita. Io e Marco siamo stati una cosa bella per la radio e credo che ancora oggi faremmo la nostra porca figura! La radio, in seguito, ci ha portato a dividere quello che era uno spazio esclusivo con partner maschili o femminili (preferisco le seconde e oggi tutto scorre con grande naturalezza. E seguire con naturalezza i cambiamenti è il segreto della mia longevità artistica. Nel 1998 arrivi a Radio Montecarlo e, oggi, sei in onda dal lunedì Espressione Libri | 41


al venerdì con Rmc In Tempo Reale, insieme a Monica Sala, con la partecipazione di Teo Teocoli che tramuta per un’ora la denominazione del programma in Teo in Tempo Reale. Hai qualche aneddoto divertente o curioso da regalare ai nostri lettori? Radio Montecarlo rappresenta un successivo step della mia carriera, basterebbe solo il prestigio del nome a confermarlo, ma la cosa che mi inorgoglisce di più è la fedeltà al mio editore che sin dal primo momento ha profuso entusiasmo e amore per questo mondo, così da essere tra i primi ad averci creduto. Sai, io considero Alberto Hazan l’unico grande imprenditore radiofonico in circolazione e sono grato al Fato che ha

un giorno tradurrò tutto questo conoscere in un libro.

fatto sì che le nostre vite si intersecassero in quel gennaio del 1977. Con Monica ho come trovato una sesta sorella e spesso vedo lei più della mia famiglia. Persone… tante quelle che insieme abbiamo incontrato e forse

gendoti mi è parso di conoscerti da sempre... linfa per la mia mente desiderosa, mai come in questo periodo, di vita, di sapere.

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Ho avuto in dono la tua prefazione per due dei miei romanzi. Cogliendo al volo l’occasione per ringraziarti di nuovo, ti chiedo che rapporto hai con la scrittura. Che esperienza è stata? E ti è venuta, per caso, la voglia di scrivere un romanzo o perché no, una biografia? Un libro, quello sarà il mio prossimo passo... Ho con grande piacere aderito alla tua richiesta e così ho potuto conoscere un lato del mio essere che avevo poco frequentato, anche se non mi era del tutto sconosciuto. Tu, Rox, mi hai fatto un grande regalo e te ne sono riconoscente perchè leg-


IN MOSTRA

MATITE E PASTELLI

Arianna Priola è nata a Bordighera il 23 novembre 1988 e ha frequentato i primi anni scolastici in Francia, prima di trasferirsi a Sanremo. Sin da piccola ha nutrito una vena artistica. Ha sempre amato disegnare e, a quanto le hanno detto, si notava una talentuosità innata rispetto ai suoi coetanei. Nonostante ciò, e benché l’amasse, non ha mai approfondito questa dote. Ha lavorato su sé stessa guardando su internet i lavori di artisti vari, comprando libri e cercando di crescere il più possibile da autodidatta. Conseguito il diploma di scienze sociali, ha lavorato per un certo perio-

do presso un tatuatore, esperienza che l’ha aiutata a migliorare le proprie lacune e che è stata, a suo dire, davvero una buona scuola. Riempie ogni momento libero con fogli e matite e sfoga la sua fantasia; quando disegna si sente bene, si rilassa e riesce ad allontanarsi da questo mondo. Vorrebbe tanto fare dell’innata passione per il disegno un lavoro, anche per questo ha accettato subito l’opportunità offerta da «Espressione Libri» di farsi conoscere. Quest’anno concretizzerà i propri sogni iniziando gli studi all’Accademia di Belle Arti di Sanremo, nel corso di Grafica e Illustrazioni. Espressione Libri | 43



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