ANNO 1 | NUMERO 5 | SETTEMBRE 2013
Bimestrale di Arte e Cultura
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EDITORIALE
Il francobollo... da leggere di Alessandra Caputo
Bimestrale di Cultura e Arte Settembre - Ottobre 2013 / N° 5 Iscritto presso il Registro della Stampa del Tribunale di Brindisi n. 12 del 30 novembre 2012 Editore Maria Capone Direttore Responsabile Alessandra Caputo Grafica e web Simone Aretano Immagine di copertina Giorgia Darmanin Stampa Poolgrafica - Milano Direzione e Redazione Largo Guglielmo da Brindisi 17/a Info espressionelibri@yahoo.it tel: 348.1584540 www.espressionelibri.it rivistaespressionelibri. wordpress.com Facebook: Espressione Libri (rivista)
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Quella di collezionare francobolli, si sa, è una passione trasversale ed universale, così Poste Italiane, per soddisfare i filatelici più esigenti, ha lanciato il “libro dei francobolli”, una raccolta, in un’elegante veste tipografica, di tutti i francobolli emessi durante l’anno, ognuno corredato da illustrazioni e da utili informazioni per il collezionista. Ma c’è chi si è spinto oltre. La Royal TNT Post, società postale olandese, ha rilasciato qualche anno fa il primo francobollo a forma di libro. L’occasione, i 75 anni di Boekenweek, la “Settimana del libro” in Olanda. Per celebrare l’importante ricorrenza, il primo istituto postale al mondo a fondare nel 1911 un dipartimento interno di design, si è affidato a Richard Hutten. Lo studio del noto designer tedesco non ha deluso le aspettative realizzando il primo, e al momento unico, esemplare di carta valore da sfogliare e leggere. Come precisato dallo stesso Hutten, l’originale creazione è il risultato di un attento studio che ha portato a concepire un oggetto tradizionalmente bidimensionale in tridimensionale. Il francobollo, del valore di 2,20 €, destinato ad affrancare plichi pesanti fino a mezzo chilo, è infatti concepito come un piccolo libro di 3×4 cm, con otto pagine e un brano all’interno, Wat is erger (Cosa è peggio), umoristico racconto in 500 parole dello scrittore Joost Zwagerman. Stampato in edizione limitata di 250.000 esemplari, è andato letteralmente a ruba.
LA REDAZIONE Maria Capone Alessandra Caputo Davide Gorga Emanuele Tanzilli
SOMMARIO 3
REDAZIONE
CHI L’HA FATTO? 5 Giorgia Darmanin RECENSIONI 6 La luce delle stelle di Davide Gorga L’eredità di Jury Livorati Prendi e vai di Concesion Gioviale
Nadia Beldono Oliviero Angelo Fuina Rossana Lozzio Pietro Loi Fabrizio Ago Francesca Coppola Sabrina La Rosa Serena Carnemolla
*Errata corrige - Espressione Libri numero 4, rubrica Dal Blog: Anna Benone non ha vinto, come erroneamenente riportato nell’articolo, il Premio “Alda Merini”, è stata premiata con attestato di merito per la lirica “In attesa”.
INTERVISTE 18 Domenico Rosaci SGRAMMATICANDO 22 In Musica RIFLETTORI PUNTATI SU... 24 I buchi neri e l’arcobaleno (parte ultima) di Emanuele Tanzilli
LIBERAMENTE 28 Fantasy 32 NON SOLO LIBRI Pagina 69
DAL BLOG 35 Francesco Petruzzelli BIBLIOMANIA 36 Federico Sanapo L’ARTE CHE GIRA INTORNO 40 Alberto Salerno IN MOSTRA 42 Andrea Gamberini Espressione Libri | 3
Monica Cucinelli «L’isola del vento» Book Sprint Edizioni ISBN : 9788868232979
Diego Romeo «Racconti delle Lande Percorse Libro I - Come nasce un cavaliere» Edizioni Caosfera ISBN: 9788866281603 Stefania Onidi «Con un filo di voce» La Riflessione – Davide Zedda Editore ISBN: 9788862116091
Massimiliano Bellezza «Quando cala il buio» Butterfly Edizioni ISBN: 9788897810049 4 | Espressione Libri
CHI L’HA FATTO? Giorgia Darman in è una ra- ne ll’impersonare (a gazza milanese lle Fiere di ventidue del Fumetto così com anni. e ad altri eventi analoghi) Frequenta la faco personaggi ltà di Lin- di lib ri, film, serie telev guaggi dei media isive o – Curricu- carto ni animati. lum Pubblicità – presso l’U- Ha avuto esperienze niversità Cattolic di giora del Sacro na lismo, la più im Cuore di Milano. portante presso «Giornal Da sempre etich isti Nell’Erettata come ba », il premio nazi “quella creativa” onale ed , ancor più inter nazionale di gi frequentemente co ornalime “quella sm o ambientale pe strana”, si diletta r ba mbini in tutti que- e ra gazzi che collezi gli hobby che po ona ogni ssano essere an no centinaia di definiti artistici. pubblicazioni sui media, In primis la scrit in qu alità di tura. Attual- Ca poredattrice per mente ha un rom la regione anzo modern Lo mbardia. fantasy in cantier e che spera È un a grande sognatric di pubblicare al e, più presto. am ante della lettura Ha studiato tea , tro e danza de ll’arte e della na per diversi anni e tura, recentemen- che considera valori fo te ha portato in sc nena, con la dam entali della prop Compagnia di cu ria i fa parte, esist enza. una rivisitazione moderna di «Romeo e Giuliet ta». Ama la fotograf ia e si diletta anche nel di segno e nel cosplay, un pass atempo relativamente recente che consiste
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LA LUCE OLTRE OGNI LIMITE
di Maria Capone Abitiamo tutti sotto lo stesso cielo, profughi erranti della Terra che ci ha generato. Anime inghiottite dalla frenetica corsa quotidiana, che dimenticano di essere parte integrata ed integrante dello stesso universo. Perché esso non è soltanto ciò che ci circonda, ma parte viva, essenziale e necessaria per la nostra stessa sopravvivenza. Spesso tendiamo a dimenticarcene, perdiamo la musica che è dentro di noi, la luce interiore, la speranza, sprofondando nel buio più profondo. La violenza, la solitudine, la morte ci portano ad incurvarci sotto il peso della sofferenza, di dilemmi apparentemente senza soluzione; allora il nostro sguardo si abbassa al suolo e lì rimane ancorato per sempre. Andare oltre si può; questo è il fulcro dell’ultimo libro di Davide Gorga, perché la luce delle stelle, seppur fioca e impercettibile, illuminerà il cammino di chiunque. Scavare nell’io più profondo non sarà mai semplice 6 | Espressione Libri
ma servirà a rinascere, a portarci a nuova vita. Così come l’alba illuminerà il buio della notte, nello stesso modo ci accorgeremo che per ognuno di noi esiste già una luce, un nuovo inizio, anche nell’oscurità. E non servirà a molto rifugiarci tra le pareti della nostra casa, o chiudere la porta. Perché è proprio quando avremo preso questa decisione che dovremo fare i conti con noi stessi. In quel momento rivolgeremo il nostro sguardo lassù, al cielo, continueremo a porci mille domande sino a toccare l’essenza del mondo che è dentro di noi, sprofonderemo nel buio più impenetrabile e soltanto in quel momento rivedremo la nostra luce. Perché la luce delle stelle è una luce brillante e duratura. Se a tutto questo aggiungessimo lo stupore e la semplicità di un bambino, che ha caratterizzato l’infanzia di ogni uomo, se avessimo inoltre la capacità di mantenere costante il rapporto con la natura godendo delle vibrazioni positive che un’im-
RECENSIONI mensa distesa di stelle può donarci, se l’amore e la compassione fossero ancora vividi in noi oggi come ieri e come domani, allora sì, potremmo finalmente vedere volare la nostra fenice. Una lettura sicuramente complessa e profonda quella de «La luce delle stelle», ma irrinunciabile per chi sia ancora disposto a porsi mille domande. Se, invece, cercate delle facili risposte, sappiate che le troverete soltanto se questa nuova opera letteraria dello scrittore sanremese avrà saputo scolpire la corazza delle vostre disillusioni. Sì, perché risposte dirette non ne avrete mai, esse saranno sempre ben celate tra le parole. Non consigli, come un oracolo da seguire, ma spunti di riflessione da cui partire o ripartire se si è smarrita la via. Parole che, come gocce di rugiada dense, centellinate con sapiente maestria, non scivoleranno mai dalla vostra pelle senza aver lasciato il proprio segno. Una scia luminosa, come quella delle stelle, che saprà aprire un piccolo varco nella vostra mente. Una luce, una speranza per tutti quelli che amano leggere oltre le parole. Tra i due elementi principali, terra e cielo, che contraddistinguono i quindici racconti, l’uomo. Inteso anche lui come elemento principale, centrale, nucleo essenziale e imprescindibile dell’universo intero. Una forza tra due energie vitali, alla continua ricerca di sé stesso e di valori veri. Le risposte alle numerose domande che necessariamente inizierete
a porvi durante la lettura di questo libro arriveranno con naturalezza, e come l’alba rischiareranno il buio. Una scrittura perfetta quella di Davide Gorga, curata nelle più sottili sfumature di ogni parola, arricchita di versi ma anche d’immagini, di colori e sinfonie lievi, tutti elementi che oserei definire tangibili. «La luce delle stelle» non è un semplice libro, ma un percorso interiore nel quale troverete racchiusi diversi stili letterari. Per questo stesso motivo non sarà mai scontato o noioso, ma impensabile, imprevedibile. È sinergia magica e intensa che abbraccia la terra, l’uomo e il cielo passando necessariamente dallo shintoismo, ed è da questa religione (e filosofia di vita) che si apre la lettura. Non sono lasciati al caso nemmeno i versi posti come introduzione, e che aprono la lettura di ogni sezione: non sono altro che un modo per racchiudere l’essenzialità dello stesso; il percorso sarà nitidamente percepibile leggendoli in sequenza. Accurata anche la ricerca dell’immagine posta in copertina. L’astrofotografia, ottenuta tramite la sovrapposizione di sei pose, di Sadr, la stella che è il cuore pulsante della costellazione del Cigno, è opera di una astrofila (letteralmente, “amante delle stelle”) sanremese anch’essa, Elisa Cavalli, la cui abilità tecnica con telescopio e macchina fotografica non è inferiore alla sensibilità che infonde in ogni suo lavoro. Un’opera eccellente. Espressione Libri | 7
Titolo: La luce delle stelle Autore: Davide Gorga Casa Editrice: Montedit ISBN: 9788865872628 Triplicemente ripartiti secondo la tradizione dell’Ikebana in Terra, Uomo e Cielo, i racconti di questa raccolta disegnano, con una poliedricità stilistica che spazia dal racconto medievale al poema in prosa, un cammino di illuminazione là dove sembra che tutto sia notte. «Se riuscissimo a volgere lo sguardo al cielo, quel cielo così lontano e così vicino, riusciremmo a vedere che esiste sempre la luce, anche nell’oscurità; è la luce delle stelle». Davide Gorga nasce presso il confine italofrancese il 13 maggio 1974. Si interessa sin da giovanissimo di letteratura e filosofia. In entrambe le discipline ricerca l’essenza, il cuore del mondo, la musica del mondo. L’eclettismo è la sua misura. Affascinato da artisti quali Rimbaud, Tolkien, Guinizzelli, da pensatori quali Kant e Jung, così come da Monet e Čajkovskij, crede nell’unicità dell’arte e della conoscenza. Negli anni ha dato alle stampe sei volumi tra romanzi, sillogi poetiche e raccolte di racconti, tra cui «Neve rosso sangue», «L’inverno degli Angeli», «La luce delle stelle». È ispirato dalla dialettica tra Cielo e Terra e dalla ricchezza spirituale delle religioni orientali quali Buddhismo e Shintô, pur mantenendo una robusta fede cattolica, ed incantato dalla musica medievale dei Blackmore’s Night così come da quella eterea di Enya. È presente in oltre dieci antologie ed ha curato diversi volumi di narrativa e poesia.
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Note sull’Autore
Adrena e Oliviero Angelo Fuina «Il bacio di vetro» Edizioni Boopen ISBN: 9788865812341
Emanuele Tanzilli «Dove finisce il mondo (e inizio io)» Lulu – formato e-Book
Rossana Lozzio «Una favola per Asia» Edizioni Miele ISBN:9788863321579
Oliviero Angelo Fuina «Orme sull’acqua» Gruppo Editoriale D and M EAN: 9788898410354 Espressione Libri | 9
IL CORAGGIO DI SOGNARE
di Serena CARNEMOLLA «Prendi e vai - Una band, un amore, un sogno…», così si completa il titolo del romanzo di Concesion Gioviale, giovane scrittrice di origine spagnola. Un sottotitolo elaborato poco prima di firmare il tanto desiderato contratto con l’editore, dietro consiglio della più cara amica dell’autrice e in un momento di grande entusiasmo per la realizzazione di questo sogno. Aneddoto, questo, che sembra costituire un’appendice molto significativa alla storia contenuta nel romanzo, i cui temi riguardano proprio la forza e la purezza del valore dell’amicizia, la fiducia in un sogno, ancora più viva e sincera quando riguarda il successo delle persone care, l’amore incondizionato che supera ogni ostacolo attraverso il tempo – e poi la musica, grande protagonista indiscussa di questo libro e di questa storia. «Prendi e vai» è un romanzo fresco e giovane che racconta le vicende di una band di ragazzi, i BiancOstile, accomunati da un sogno legato alla loro più grande passione, la musi10 | Espressione Libri
ca, sogno che li spinge a formare un gruppo musicale in cui esprimere il loro talento e dar voce al loro più grande desiderio, ottenere un contratto discografico e portare la loro musica in giro per il mondo e nei cuori della gente. Il legame tra i componenti della band è un rapporto che cresce nel tempo, che supera le distanze ed allevia le solitudini, che unisce delle anime motivate da una passione, profonda, intensa, vitale. Strettamente ed affettivamente legata a loro è la protagonista del romanzo, Sara, una donna forte ma profondamente segnata dalla vita: le passioni che l’avvincono sono talmente profonde e travolgenti da trascinarla attraverso un vortice di emozioni, dall’assoluta felicità ai momenti un cui la tristezza prende il sopravvento. Un personaggio vicino ad ogni donna che leggerà questo romanzo, in quanto forte nella sua fragilità, pronto a sacrificare sé stesso per amore, disposto a lottare per i propri sogni e, soprattutto, per quelli
RECENSIONI altrui, con una determinazione che non si lascia abbattere neanche dalla delusione più crudele. La bellezza di questa caratterizzazione è costituita proprio dalla sua ricchezza interiore, in termini di sentimenti e di altruismo, di bontà e di speranza, di dolcezza e di pazienza. Proprio nei momenti più bui, Sara attinge non solo alla forza che le trasmette la sua più grande passione, ovvero la scrittura, ma anche all’energia che scaturisce dall’amicizia con i ragazzi della band e dalla potenza dei loro ideali, trasposti in musica nelle loro canzoni. Gli eventi che si susseguono sono scanditi dalla quotidianità, dalle piccole cose, dai cambiamenti che diventano espressione dell’imprevedibilità della vita che in pochi istanti può mutare direzione, per la decisione di qualcuno o per scelte impulsive; proprio attraverso la semplicità e la naturalezza con cui ciò accade viene cantata la bellezza della vita, la forza di credere in qualcosa ogni giorno e di chiedere sempre il massimo da sé stessi, nonostante le asperità che s’incontrano lungo il cammino. Uno dei fili conduttori della vicenda, che incuriosisce il lettore, stimola la sua fantasia, crea dei dubbi che lo spingono a divorare le pagine per scoprire di chi si tratti… è proprio Lui, il grande amore di Sara, colui che dà un senso alle sue giornate ed è in grado di influenzarne l’umore nel modo in cui solo i folli innamoramenti possono fare. Questo sentimento accompagna la giovane durante tutta la vicenda, anche nei momenti più bui, così come fa la musica che, allo stesso
modo, riesce a guidarla verso le scelte giuste ad ogni bivio davanti al quale si trova. I testi delle canzoni dei BiancOstile sono intense poesie, degli inni alla vita, e l’autrice li inserisce proprio nei momenti in cui nell’esistenza di questi giovani e della protagonista avviene un cambiamento, un attimo di crisi o di grande gioia, una grande emozione che può essere descritta solo dalle parole messe in musica; parole dettate da sentimenti profondi, che rimangono nella mente come una melodia che scava nel profondo dell’anima. La fluidità del linguaggio e la sua freschezza, la visione del mondo offerta dai personaggi di questa storia e le emozioni trasmesse dall’autrice rendono questo libro piacevole e coinvolgente; la brevità dei capitoli scandisce il romanzo con titoli significativi, quasi fossero ciascuno un testo musicale, ed il potenziale di energia che deriva dalla carica di queste giovani vite e di questi grandi sogni vibra ad ogni pagina che il lettore sfoglia. Questo romanzo e la storia di questi ragazzi ricorda ai lettori che, nonostante nella vita ci siano delle priorità da rispettare, dei doveri da assolvere, delle difficoltà da superare, esistono pur sempre i sogni come porto sicuro in cui approdare anche quando si va controcorrente, anche quando l’animo è in tempesta, poiché i sogni sono solo in nostro possesso e nessuno può negarci la possibilità di credere nella loro bellezza e nella loro realizzazione. Espressione Libri | 11
Titolo: Prendi e vai - Una band, un amore, un sogno Autore: Concesion Gioviale Sovera Edizioni ISBN: 9788866520771 Sara è una ragazza troppo occupata a non deludere gli altri, per realizzare il proprio sogno, sepolto nel cassetto da tempo. Grazie all’aiuto di un vecchio amico ritrova la voglia di vivere, di credere negli altri, di innamorarsi ancora una volta e soprattutto scopre quanto importante sia inseguire i propri sogni. Un intreccio di sentimenti ed episodi divertenti dove a far da colonna sonora è la Musica, quella dei Biancostile.
Romana, classe 1981, Concesion Gioviale coltiva sin da piccola la passione per la scrittura. All’età di dieci anni inizia a scrivere il suo primo racconto intitolato «La principessa di Hokuto», sequel ispirato al noto cartone animato giapponese Ken il guerriero. Al liceo, spronata dalla professoressa di lettere, partecipa ad un concorso letterario indetto dalla Biblioteca Comunale Federico Borromeo, rientrando nella rosa dei dieci vincitori con una lettera indirizzata all’allora sindaco Francesco Rutelli in cui descrive la passione di suoi coetanei noti come “writers”. Incoraggiata dalla vittoria, decide di continuare a scrivere, soprattutto romanzi, ma di tenerli per sé, chiusi in un cassetto. In seguito, per ragioni familiari, è costretta ad abbandonare la scrittura. Dopo un periodo burrascoso sul piano personale, grazie ad uno dei suoi più cari amici, capisce quanto sia importante coltivare i propri sogni. Quasi per scherzo inizia così a scrivere «Prendi e Vai – Una band, un amore, un sogno» (Sovera edizioni), connubio tra la passione per la musica e la passione per la scrittura.
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Note sull’Autore
Marina Romano «L’acciaieria» Amazon ASIN: B00B032OWS L’eccentrica e solitaria Sara si risveglia in un luogo a lei familiare: la vecchia acciaieria abbandonata, dove spesso si rifugia da un mondo a cui sente di non appartenere. Al momento del risveglio non ricorda come sia finita lì, ma soprattutto, non sa niente del cadavere che giace a pochi metri da lei. Tentando di ricordare tutto ciò che è accaduto nelle ultime ore, intraprenderà un viaggio nella sua mente, che la condurrà dritta verso la sconcertante verità. Scritto in un momento di grande sofferenza, l’ Acciaieria vorrebbe somigliare a uno psico-thriller, ma è soprattutto un invito a riflettere su alcuni meccanismi che governano il mondo delle relazioni umane. Alfredo Betocchi «L’orologio della torre antica» Edizioni Il Campano ISBN: 9788865280171
Nadia Beldono «L’ombra della montagna» Edizioni Albatros Il Filo ISBN: 9788856741292 Espressione Libri | 13
UN CONNUBIO FUORI DALLE RIGHE
di Pietro LOI Il libro di Jury Livorati s’inserisce a pieno titolo nel filone dei romanzi fantasy-horror molto di moda in questi ultimi anni. Nel mare magnum di questo genere letterario, «L’Eredità» spicca per vari motivi, primo fra tutti il ritmo: la narrazione degli eventi diventa progressivamente incalzante, lasciando intravedere sin dall’inizio, con anticipazioni ben calibrate, avvenimenti imprevedibili. La trama del racconto è presto detta. Una coppia di poco più di quarant’anni, Roberto e Simona, lui insegnante d’inglese e lei impiegata, con due figli, Cristina, diciannovenne, e Mattia, ancora bambino, di soli otto anni, conducono una vita apparentemente regolare e felice. Una famiglia come tante altre, alle prese con problemi quotidiani: combinare le esigenze lavorative con la gestione di una casa, i rapporti con una figlia che ha appena superato la fase adolescenziale e che sta cercando la propria strada verso quella adulta (inclusa la propria re14 | Espressione Libri
alizzazione sentimentale), le piccole e grandi difficoltà dell’infanzia del figlio minore. Tutto sembra scorrere tranquillamente nella routine quotidiana, quando l’ineffabile e tragico destino, incontrollabile e ineludibile, sconvolge l’intera famiglia. La morte di Simona, dovuta apparentemente a un incidente automobilistico, che solo nell’evolversi della trama si rivelerà essere un evento di natura ben diversa, sconvolge la vita familiare. Roberto, profondamente innamorato della moglie, sopraffatto dal dolore della perdita cerca di farsi forza per il bene dei figli, che a loro volta si aggrappano al padre, cercando nel rapporto genitoriale un aiuto per superare il dolore immenso dell’inaspettata e prematura perdita. Fin qui sembrerebbe la tragica storia di una famiglia che deve affrontare e superare un lutto dolorosissimo: Simona, moglie amata e madre esemplare, lascia un vuoto enorme. Tuttavia, nel racconto, comincia ad emergere qualche elemento che ri-
RECENSIONI mette in dubbio l’accidentalità della morte della donna. Sapientemente, l’autore introduce, nella diegesi dei fatti, elementi imprevedibili e inimmaginabili, che trasformeranno il racconto in un vero e proprio incubo, tanto da poterlo considerare, da un certo punto in avanti, un vero thriller che sfuma nel genere fantastico, raggiungendo apici che si inseriscono in pieno nel filone horror. Tutto ciò nel contesto di un’autentica saga familiare, quella di Simona, in cui prevalgono la magia, i sortilegi, le maledizioni, che giungono a dominare la scena narrativa. Il racconto si fa cupo e orrorifico, pieno di mistero, che si rivelerà poco a poco, con un finale non meno tragico. Jury Livorati intreccia abilmente una realtà apparentemente normale con il sovrannaturale, inserendo di volta in volta colpi di scena che ci trasportano in un mondo fatto di misteri che traggono origine in una realtà fantastico–esoterica al di fuori di ogni razionale spiegazione. Tutto il racconto è strutturato in continui riferimenti al passato e improvvisi ritorni al presente. Una tecnica di flashback che il nostro autore dimostra di conoscere bene. Un lavoro di editing più attento avrebbe evitato alcuni refusi che compaiono qua e là, che non inficiano comunque la scorrevolezza della narrazione. Per l’argomento trattato è senz’altro un lavoro di nicchia, di quel filone magico ed esoterico, con elementi horror, che sembra interessare molto i giovani autori. Per gli amanti del genere, senza dubbio un libro da leggere.
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Titolo: L’eredità Autore: Juy Livorati Edizioni 0111 ISBN: 9788865781524 Nell’estate del 2006 la vita di Roberto, di sua moglie Simona e dei loro figli, Mattia e Cristina, viene improvvisamente sconvolta da un tragico incidente. Simona perde la vita e la famiglia è distrutta dal dolore. In realtà, una maledizione demoniaca pende sulle discendenti femminili della famiglia sin dal XV secolo. Solo l’abnegazione degli spiriti che ancora vegliano e combattono anche oltre la morte fisica condurrà al termine la battaglia secolare. Un romanzo che, dalla quotidianità del presente, attraversa i secoli.
Jury Livorati è nato a Viadana il 21 novembre 1985 e vive a Cicognara, sempre nel mantovano. Sposato e padre di due figli, si è laureato nel 2009 in Biologia Molecolare presso l’Università degli Studi di Parma. È responsabile assicurazione qualità presso un’azienda di dispositivi medicali monouso. Dal 2000 è membro attivo dell’Associazione Culturale “Vecchio Borgo”, dedita alla realizzazione di musical nelle province di Mantova, Cremona, Parma e Reggio Emilia. Ha pubblicato la raccolta di racconti «Paura, Paranoia, Pazzia» con Lulu.com ed il romanzo «M@rcello» con Boopen Editore. Dal punto di vista della produzione scritta, ha una predilezione per il genere horror–mistery, ma si addentra anche in altri campi, come la narrativa tradizionale («M@rcello»), il romanzo d’amore ed il fantasy («Manderley», in fase di completamento), oltre ad aver composto svariate poesie tra il 1999 ed il 2003.
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Note sull’Autore
Orazio Andrea Santagati «L’amico del Führer» Iris 4 Edizioni ISBN: 9788889322152
Stella Stollo «Mal di Terra» ilmiolibro.kataweb.it ASIN: B00AP7Q8Z4
Clementina Daniela Sanguanini «Niente panico» ilmiolibro.kataweb.it ISBN: 9788891048783
Francesca Coppola «Respiri di Luna» Editore: Arduino Sacco ISBN: 9788863546873 Espressione Libri | 17
DOMENICO ROSACI ELOGIO DELLA FOLLIA
di Sabrina LA ROSA Giovane ricercatore informatico e accanito bibliofilo, Domenico Rosaci esordisce nel mondo della narrativa con un romanzo autenticamente “folle”. Edito da Falzea, «Il Sentiero dei Folli» ha il merito di aver acceso un vivace dibattito tra i lettori. Un romanzo profondo, incredibilmente ricco di riferimenti storici e letterari per alcuni, un thriller avvincente, denso di colpi di scena per altri. Per i più un nuovo «Stultitiæ laus», sulle orme di Erasmo da Rotterdam. Conosciamo meglio libro e autore con una breve intervista. Il suo libro è un romanzo che chiama spesso in causa l’etica, sottolineando ad esempio quanto sia diffusa la convinzione per cui “il fine giustifica i mezzi”. Mi parla del suo punto di vista a riguardo? Io credo che la convinzione che il fine giustifichi i mezzi non sia soltanto largamente diffusa nella società attuale, ma che ne sia addirittura il 18 | Espressione Libri
cardine. Tutte le maggiori istituzioni sociali, da quelle politiche a quelle religiose, compiono azioni che sono chiaramente in contraddizione con i loro stessi principi, e giustificano tale operato con la “nobiltà” dei loro fini. I politici sono maestri in questo. Fanno una cattiva legge, ad esempio, e dicono che l’hanno fatta “per salvare il Paese”. Ma anche le comunità religiose, ad esempio quella cattolica o quella protestante e musulmana, o anche quella ebraica, accettano azioni e comportamenti che contraddicono il loro stesso credo, come ad esempio l’andare in guerra, e l’uccidere o il discriminare qualcuno, in nome di un qualche obiettivo “santo”. È così che è nato il concetto di Guerra Santa nel passato, ma è per lo stesso motivo che oggi sono “sante” le battaglie ad esempio per non concedere i diritti agli omosessuali, o per evitare di aiutare a morire dignitosamente chi lo chiede, non permettendo l’esecuzione di un testamento biologico. “Dio lo Vuole”, questo è il concetto che deve
INTERVISTE passare, e sembra che non importi a nessuno se per eseguire divini precetti si infierisce contro l’umanità, seminando dolore e sofferenza. Su questo argomento, io ho una convinzione piuttosto netta. Credo che il “nobile fine” sia solo un pretesto accampato per poter fare ciò che si vuole. In altri termini, non è Dio che lo vuole, ma è l’Uomo che usa Dio come paravento etico. E secondo quanto scritto ne «Il sentiero dei folli», come si dovrebbe comportare invece un Uomo che non usa divini paraventi? Quale dovrebbe essere il criterio (o i criteri) per distinguere il Bene dal Male? La sua è una domanda che non prevede risposta. Bene e Male sono concetti soggettivi, e solo le Religioni Rivelate si arrogano il diritto di definirli in modo universale. La posizione dei personaggi del mio romanzo, che si sono trovati a porsi questo problema, è a mio avviso molto pragmatica. Esistono le persone, le donne e gli uomini. Persone che possono gioire e possono soffrire. L’unica Etica che non fa a pugni con la Ragione, che non contraddice sé stessa, è quella che si basa sull’evitare la sofferenza agli uomini, e che ne favorisce invece il benessere. Io la chiamo “Etica Sostenibile”. Secondo me un principio etico è sostenibile se non causa sofferenza a nessuno, e se invece introduce elementi di miglioramento nella condizione umana. Ad esempio, il principio etico su cui si fonda il razzismo non è sostenibile, anche se i suoi
sostenitori sono convinti che porterebbe vantaggi per un qualche gruppo sociale. Il razzismo fa sì che ci sia gente che soffra, e che non migliorerà affatto la propria condizione a seguito di questo atteggiamento. Quindi il razzismo non è sostenibile. Ma per lo stesso motivo non è sostenibile affermare che un uomo non ha il diritto di fare un testamento biologico, che una coppia omosessuale non possa sposarsi o adottare figli come una coppia eterosessuale, che i preti non possano sposarsi, che il mercato economico debba essere incontrollato, e così via. Tutte queste affermazioni passano sulla pelle di qualche individuo o di qualche gruppo sociale, e non possono essere ritenute sostenibili. L’unico criterio che io vedo per distinguere ciò che è eticamente sostenibile da ciò che non lo è si chiama Compassione. Non puoi seguire un’idea, per quanto bella ti appaia, facendo soffrire gli altri. In quest’ottica, mi pare che il personaggio chiave del suo romanzo sia il Barone Falconari. Un uomo che per tutta la vita si è posto l’obiettivo di migliorare la società, senza farsi scrupolo dei mezzi da usare, che tuttavia ad un certo punto si rende conto del suo errore. Si tratta di una specie di esempio che tutti noi dovremmo seguire? Non so se il Barone Falconari sarebbe un buon esempio da seguire. Come lei ha notato, si tratta di un idealista che certamente ha abbracciato la regola del fine che giustifica i mezzi, e Espressione Libri | 19
che ad un certo punto si convince che tale regola è insostenibile. A seguito di questa “conversione” decide di ricominciare tutto da capo, diventando la personificazione della carta del Matto dei Tarocchi. Il Matto è colui che mette in discussione tutto, e si avvia a percorrere una nuova strada su quello che potrebbe a buon diritto chiamarsi “Il Sentiero dei Folli”. Ma percorrere questo sentiero, seppure meraviglioso, comporta notevoli sacrifici. Il Barone Falconari sceglierà di affrontarli, anzi accetterà il sacrificio per lui più estremo. Non so sia il caso che tutti provino ad imitarlo, di punto in bianco. Credo che per diventare Folli, nel senso di portatori di innovazione e di libertà di pensiero, e non nel senso distruttivo del termine, bisogna prima di tutto compiere un processo di maturazione interiore. Bisogna prima affrontare un viaggio dentro sé stessi, vedere la sporcizia e l’oscurità della nostra anima, per poi pian piano cercare la luce in un viaggio di tipo dantesco, che alla fine ci faccia uscire a riveder le stelle. Altri personaggi nel libro compiono proprio questo viaggio, e sono Susanna Vigneron e Stephen Rosen. Ma Domenico Rosaci è un folle o piuttosto un aspirante folle? Credo che non mi sia concessa questa consapevolezza. Certamente ho sempre aspirato ad essere un vero libero pensatore, a non avere pregiudizi, a guardare al mondo come una creatura in crescita e non come una realtà statica. Ho cercato di compiere il mio viaggio interiore, ma non so dire 20 | Espressione Libri
se io ne sia uscito davvero come un uomo libero, o se invece io sia ancora prigioniero di qualche catena. Devo dire che però non me ne faccio una preoccupazione, perché vede io credo nell’importanza del Viaggio. Non è la meta, per quanto ambiziosa, ad essere importante, quanto il viaggio stesso. Il folle è colui che ama viaggiare, non quello che ha terminato il viaggio. Ed io posso dire di sentire un grande amore per il viaggio. Un’ultima domanda. So che c’è un nuovo libro in cantiere. Di cosa si tratta? È un proseguimento de «Il Sentiero dei Folli»? Il nuovo romanzo tratta di quelle che un tempo venivano chiamate “storie oscure”. Si tratta di una storia di delitti, di paure e di amore. Insomma, un buon esempio di quella che è sempre stata l’umanità. Con il «Sentiero dei Folli» ha un rapporto di causa– effetto, ma in senso inverso. Se nel «Sentiero dei Folli» si esaminavano gli effetti della Follia, nel mio prossimo romanzo sarà la Follia stessa ad essere messa sotto esame. E devo dire che mi è costato molto scrivere di questo argomento, perché l’aspetto oscuro della Follia ha risvolti davvero inquietanti. Ma ciò che posso annunciare con piacere è che questo nuovo romanzo parlerà di due straordinari popoli, gli Ebrei e gli Zingari, che con le loro antiche e misteriose tradizioni possono meglio di chiunque altro parlarci di Follia, ed iniziarci ad essa.
Titolo: Il sentieri dei folli Autore: Domenico Rosaci Edizioni: Falzea ISBN: 9788882963132 In un castello svevo, all’interno di un labirinto di simboli medievali, sotto lo sguardo delle silenti ed enigmatiche figure dei Tarocchi, si consuma la ricerca di un antico segreto. In un romanzo ambientato ai giorni nostri, ma la cui trama affonda le sue radici nel lontano passato, Domenico Rosaci mostra come la costruzione di un’etica valida per l’uomo sia un problema ben più difficile di quelli che la Scienza, o la Fede, sono disposti ad affrontare. Solo la Follia osa farlo.
Classe 1970, Domenico Rosaci è nato a Catanzaro. Laureato in Ingegneria, Dottore di Ricerca in Ingegneria Elettronica, è attualmente Ricercatore di Sistemi di Elaborazione delle Informazioni presso l’Università “Mediterranea” di Reggio Calabria. Da diversi anni si occupa principalmente di Intelligenza Artificiale, settore in cui risulta autore di numerosi articoli apparsi su prestigiose riviste internazionali. Oltre agli interessi scientifici, coltiva da sempre una personale passione per la Storia delle religioni, che ha fatto da sfondo al suo romanzo d’esordio, «Il Sentiero dei Folli», edito da Falzea, e per la letteratura medievale, con particolare riferimento all’opera dantesca, nei cui versi ritrova tutti i motivi caratterizzanti dei suoi interessi scientifici ed umanistici. Accanito bibliofilo, è da sempre convinto che nei libri sopravviva la possibilità per l’uomo di non smarrire la coscienza di sé, fondamentale prodotto di milioni di anni di evoluzione.
Note sull’Autore
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SGRAMMATICANDO
GRAMMATICA MUSICALE
di Nadia BELDONO Nel primo numero di questa rubrica abbiamo parlato di grammatica, definendola, in sostanza, come quel complesso di regole che permette a una lingua di essere fluida, sia nella forma scritta sia in quella orale. Allo stesso modo, nella musica si parla di “grammatica musicale”. Diversi sono i manuali che se ne occupano, essendo tra l’altro materia di studio al Conservatorio e anche all’Università. In musica, la grammatica è l’“insieme delle regole che permettono di comprendere e utilizzare il sistema di simboli necessari per la scrittura e l’esecuzione della musica.” Come qualsiasi altro linguaggio, inizialmente la musica era tramandata oralmente o suonata. Veniva comunque utilizzata esclusivamente la memoria di chi la metteva in atto. Come avvenne per il linguaggio parlato, a un certo punto, però, l’uomo sentì la necessità di codificarla per poterla trasmettere e riprodurre, oltre che conservarla nella memoria storica. Una lingua si compone di fonemi, che a loro volta costituiscono dapprima sillabe e poi parole; unendo le parole si formano frasi. “Il codice della musica si compone di elementi simili. La notazione musicale è un sistema di segni che descrive
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gli elementi fondamentali del suono. Consente di descrivere non tutti i possibili suoni, ma una gran parte di essi, proprio come le lettere dell’alfabeto per i fonemi.” “Ogni linguaggio fa suo un insieme di regole che servono per codificarlo - spiega Livio Rossi, chitarrista e musicista udinese - Nella lingua italiana esistono una grammatica, un’ortografia; così accade anche nella musica, perché si pone il problema della comunicazione e della codificazione del linguaggio. La comunicazione segue delle regole, degli schemi e ha quindi una sua ortografia. Esiste così anche l’ortografia musicale, che ha convenzioni e regole tali per cui io posso trasmettere a un’altra persona un brano scrivendolo, ad esempio su un pentagramma, seguendo determinate convenzioni. Le regole non riguardano in questo caso le lettere ma le note, che si potrebbero definire l’alfabeto del linguaggio musicale. Insomma, come per diventare insegnanti d’italiano è fondamentale la conoscenza della grammatica italiana, per insegnare musica, o per suonare o cantare la musica composta e codificata da altri, è necessario essere padroni delle regole della grammatica!
Fabrizio Ago «Notte al museo di Castelvecchio» Youcanprint ISBN: 8867518852
Leo Tiperi «Il faro verde» ilmiolibro.it ISBN: 2120008014750
Ilaria Militello «Pensieri» Gruppo Editoriale D and M
Roberta Strano «Hans Thorkild, Hastings anno 1066 » Società Editrice Montecovello ISBN: 9788867330386 Espressione Libri | 23
I BUCHI NERI E L’ARCOBALENO
Prosegue il racconto di Emanuele Tanzilli, in arte Diamond Phoenix, pubblicato per la prima volta nella raccolta Realfiabe, 2006, Montedit 20 –Grazie ad Ashley, potremo rimanere qui un altro po’. Penserà lei a coprirci. –Dio, che strazio… penseranno ad una patetica fuga d’amore. –Saprà cavarsela. Non è quel disastro che tu pensi che sia. Lo penso davvero? Non sarà perché… –Beh, comunque sia, se la senti, ringraziala. Ma evita di usare il cellulare: conoscendo mio padre, metterà sotto torchio tutte le conversazioni telefoniche del Paese. –… –Allora, penso di doverti ringraziare. Mi hai salvato da quel calderone di alcool e siringhe. 24 | Espressione Libri
Una sola settimana lì, e i neuroni mi sarebbero scappati dalle orecchie. –Avevo già detto che avrei fatto tutto il possibile per aiutarti. –E questo… perché? Se ti senti in colpa per quello che mi è successo, guarda che… –No, smettila. Possibile che non riesci a concepire l’idea che qualcuno ti aiuti? –Beh… diciamo che non ci sono abituato. –… –Antima? –… –Grazie. E lei sorrise, e lui non poté vederlo, ma se ne accorse.
RIFLETTORI PUNTATI SU... –Vieni, andiamo fuori. 21 Wesley stava visibilmente meglio lontano dalla clinica, dall’università, (da mio padre), da ogni cosa che l’aveva tormentato. E poi avvertiva, come dire, la magia di quel posto. Antima aveva scelto bene: il soffice del nevischio sotto le suole, il pungente odore d’aghi di pino e resina, i vocii di miscellanee di corde vocali e tonfi sulla neve. Il freddo buono sulla pelle quando raccoglieva una manciata di polvere d’eliso e ci immergeva dentro il naso, che diventava tutto rosso (ma questo lo diceva Antima, ridendo a bocca spalancata). E chissà cos’altro ancora. –Ascolta, Wesley, dopotutto… possiamo rimettere assieme i pezzi del tuo sogno. –Cosa? –Sì, sì. Tu lo sai, hai sempre dipinto con gli occhi. –Certo, come vuoi che si possa dipingere? –Non ingannarti: dev’essere il cuore a guidarti. Il mondo non esiste, se tu non lo immagini così com’è. E non servono gli occhi, per immaginare. Serve l’anima. –…Sai… –Aspettami qui. Vado a prendere una cosa. Wesley rimase effettivamente lì, senza protestare. Quello che aveva appena sentito gli aveva spezzato la mente. Possibile che, per tanto tempo, aveva solo e soltanto ipotizzato le sue passioni come copie di quello che
vedeva? Era possibile che il mondo fosse un guscio che nascondeva un gheriglio molto più buono? Sempre fuori. Mai, dentro. Possibile che fosse rimasto sempre sulla superficie delle sue speranze? Anche l’iceberg nasconde sott’acqua la sua parte maggiore. –Eccomi. Sentiva l’incertezza dei suoi passi. –Siediti su questa pietra. La sentiva posizionare qualcosa d’ingombrante. –Davanti a te hai una tela bianca. Un regalo di Ashley. Adesso ti do la tavolozza. Dammi la mano sinistra. Wesley obbedì, senza fiatare, come fosse di nuovo in coma. –A sinistra ho messo il rosso, al centro il giallo, a destra il blu. Ora tocca a te. –Antima… –Sì, ti aiuto. In questo momento siamo vicini a una ringhiera che ci separa da un ciglio irsuto. All’ingiù, un oceano verde di pini in forza, a me sembra una miriade di smeraldi gettati in terra da uno stormo di angeli. Davanti a te, Wesley, puoi ammirare lo scenario più fiabesco di tutta la regione: i colli e i declivi benedetti dal Sole di mezzogiorno, torri brumose ammantate di neve e stelle alpine, dai riflessi dorati come i capelli di Marylin Monroe. –Sei uscita fuori pista adesso. Espressione Libri | 25
–Eh eh eh… dorati come le miniere dell’Alaska. E, te l’assicuro, il cielo esplode in un miliardo di fiocchi di diamante. È meraviglioso, venato di qualche timida nuvoletta autunnale, ma pulito neanche fosse un cristallo che ha paura di rompersi. Wesley ammutolì in aria solenne. Per un istante sembrò aggrottare il volto come a desistere, poi disse: –Rosso a sinistra, giallo al centro, blu a destra. –Esatto. Afferrò il pennello e, per la prima volta in vita sua, dipinse. E dipinse senza copiare quello che aveva davanti agli occhi, come una macchina fotografica, ma quello che gli suggeriva l’anima. Dipinse per tre ore di fila senza prender fiato, ed Antima stette lì ad osservarlo, vaporizzandosi per non turbarlo. Quand’ebbe finito si alzò di colpo. –Come va? –Ho finito. 22 –Sì, papà, sono a Cutter’s peak. Adesso sto bene. … Sì, voglio tornare a casa. … E riprendere gli studi, se tu mi aiuterai. … Nulla, ho dovuto riflettere su molte cose. Lo sai. … Sì. No, tornerò io: c’è Antima assieme a me. Mi accompagnerà lei. 26 | Espressione Libri
… No, non ho più bisogno di medicine e dottori. Ringrazia la dottoressa Cunningham e il dottor Roa da parte mia, e chiedigli scusa se sono fuggito. Era la cosa più giusta da fare. … Ti voglio bene anch’io. A presto. –Tutto ok? –Tutto ok. Ho chiarito tutto. Nessuno ci sbatterà in galera. –Vuoi che torniamo a casa? –Il quadro… Dov’è? –Non ti preoccupare. Porteremo anche lui assieme a noi. Sarà il simulacro di questo nuovo inizio. –…Non torniamo subito. Abbiamo sistemato le cose, abbiamo un altro po’ di tempo per stare qui. –Come preferisci. –Ti va di fare una passeggiata? –Certo, andiamo. Lunghi cappotti tralasciati all’aria, e stivali sincronici sul sottile strato bianco sulle pietre. I raggi angolati che pungolavano le narici erano un gioioso solletico di tepore. Passi senza meta in attesa senza fretta della sera. –Sai, Antima? Quando mi hai detto quelle cose, ho capito di avere sbagliato tutto. Io pretendevo di dipingere, ma in realtà ero schiavo delle mie convinzioni errate. Cullavo un’illusione senza capo né coda, afferrandomi ai miei sbagli. E più sbagliavo, più tornare indietro era difficile. Avevo scelto una strada che, forse, mi avrebbe depistato tutta la vita. Perché non
vedevo. Ero cieco. Pensavo di avere tutte le certezze di questo mondo e invece vedevo solo quello che volevo: sì, ero cieco. Poi, invece, dopo l’incidente, dopo i raptus di follia, il mio cuore si è liberato di tutti gli impedimenti. Ma questo, soltanto grazie a te. –Non devi ringraziarmi. Il tuo incidente è stato una disgrazia che ha colpito tutti.
–Puoi dipingere anche se non ci vedi più. Il tuo sogno non è infranto. –Quando ho preso di nuovo in mano il pennello, mi sono sentito un po’ come Beethoven. Mi sono ritrovato a comporre soltanto con l’immaginazione. E questo è bastato a rendermi di nuovo felice. –Non potevo lasciarti lì a soffrire. Dovevo aiutarti. –Che stupido che sono.
Si accomodarono su una delle panche di legno che puntellavano il selciato. Wesley sembrava agguantare sempre meglio movimenti e gesti. Ghermì dolcemente la mano di Antima, sentendo il calore propagarsi alle sue dita. –In questa manciata di giorni, ho avuto modo di riflettere su quanto mi è accaduto. Sono sempre stato superficiale nel giudicare le cose: le prendevo nel semplice modo cui mi si presentavano. E poi, certo, c’è stato l’incidente. “Persa la vista, perso tutto”, mi ripetevo in quei maledetti giorni d’ospedale. Invece no. Invece c’eri tu. E non riuscivo a rendermene conto. Se non mi fossi stata accanto, non avrei mai aperto davvero gli occhi. Adesso so scrutare all’interno delle cose, non per la loro esistenza, ma per la loro essenza. Ed è così che deve essere: così è veramente. –Ti ho solo aiutato a scoprire un lato di te che avevi celato. –E se non l’avessi fatto, probabilmente a quest’ora indosserei una camicia di forza. Ho capito molte cose, gran parte di quelle che non avevo ancora capito.
… –Perché? –Per tutto questo tempo ho lasciato correre via i miei sentimenti. Li ho letteralmente anestetizzati dietro la mia foga di conquista. –E adesso? –E adesso mi rendo conto che avrei potuto perderti, mentre era chiaro che il mio posto è accanto a te. –… Accanto a me? –Io ti amo. Il cuore le si fermò per un palpito. Abbassò le palpebre e, sorridendo intimamente, gli concesse un bacio liberatorio. Dopotutto, aveva finalmente capito. –Anch’io. –Ti amo, adesso lo so, per tutto quello che sei e per tutto quello che fai. Ti amo perché, se prima davanti a me c’erano solo degli orribili buchi neri, adesso… posso ammirare uno splendido arcobaleno.
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TRE ANELLI AI RE DEGLI ELFI
di Davide GORGA Quando, nel dicembre del 1984, comparve sui grandi schermi italiani «La storia infinita», film di Wolfgang Petersen ispirato a un romanzo del tedesco Michael Ende, il pubblico rimase sorpreso e magneticamente attratto da una pellicola che non era una fiaba, non era una storiella per bambini, e neppure una fantasticheria libera da preoccupazioni e in cui il male, il dolore, la sofferenza erano banditi. Nonostante l’ambientazione fantastica (ma non del tutto, come vedremo), i personaggi soffrivano, morivano, sbagliavano; infine, cadevano e fallivano. O, quantomeno, la loro Ricerca sembrava destinata al fallimento, sino al rovesciamento totale ed inatteso che scongiurava, in ultimo, la catastrofe, riequilibrando le sorti e donando un meritato ma più che sofferto finale in cui la vita, l’amore, la forza creatrice della speranza risultavano vittoriose. Per suo conto, invece, Ende ritirò la firma e si disse disgustato dal film, per le non poche incoerenze rispetto al roman28 | Espressione Libri
zo e, soprattutto, perché trasponeva unicamente la prima parte, o poco più, del suo lavoro. Ad ogni modo, «La storia infinita», edita in romanzo da Longanesi, andò letteralmente a ruba sulla scia del film. Particolarità grafica, la stampa in caratteri verdi (per l’ambientazione fantastica) e rossi (per quella nel mondo reale – al termine sarà arduo distinguerle, in un gioco di sovrapposizioni e rimandi incrociati) e capilettera figurati di Antonio Basoli di una raffinatezza e minuziosità mai viste. Tuttavia, ciò che contraddistingueva il romanzo era una peculiarità poco appariscente eppure sottesa a tutta la trama, una coerenza interna pressoché assoluta. Le leggi che governavano il Regno di Fantàsia cui si accedeva dal mondo umano erano ferree e rispettate rigorosamente. La rovina che incombeva sul primo, materica figurazione dei sogni e delle speranze umane, il Nulla, spazzava via ogni creatura senza riguardi o eccezioni; l’Infanta Imperatrice, fonte del regno, vi-
LIBERAMENTE veva e moriva con esso; Graogramàn, “la morte multicolore”, portava con sé il deserto e, quindi, non avrebbe mai potuto accompagnarne nessuno al di fuori; le creature consumate dalla rovina trasmigravano nel mondo umano sotto forma di menzogne e, come tali, infestavano anch’esso. La narrazione, per tono, qualità, visionarietà, era ben lontana dalla favola rassicurante e innocua. Non solo: il fine ultimo non era la conquista della mano di una dama o di un regno, bensì il trionfo dell’amicizia, della verità, della speranza. Fu l’inizio, nel nostro Paese, di una riscoperta di un genere relegato ai margini della cultura ed espulso con disdegno dalle accademie: il fantasy. Di lì a poco, furono ristampati «Lo Hobbit», «Il Signore degli Anelli» e «Il Silmarillion» di John R. R. Tolkien ad opera del Club degli Editori e il successo fu assicurato nel tempo. Tolkien, linguista, filologo, professore ad Oxford, riunì alla solennità delle antiche saghe una rigorosa coerenza interna ed una minuziosa costruzione storica nella cornice della quale la narrazione prendeva vita. Studioso del Beowulf e delle saghe norrene, incastonò le proprie storie all’interno di un’immensa creazione in cui ogni popolo, ogni regione, erano connotati da un passato unico, determinante. La sua opera più famosa, «Il Signore degli Anelli», non copre che pochi anni di una storia che si svolge sin dalla creazione del Mondo. Teorico delle fiabe e rinnovatore del concetto stesso, intendeva la costruzione della storia come sub–creazio-
ne, che procedeva dall’essere umano, e, tuttavia, acquisiva un’esistenza sua propria nella misura in cui era in grado di divenire il tessuto che univa indissolubilmente le molteplici storie da cui originava. Di qui l’afflato corale della narrazione, il realismo impressionante di ogni paesaggio descritto. Troviamo città di pietra, regni millenari, immense praterie e fortezze montane, tetri boschi e reami elfici nelle selve, città di nani e tranquille campagne coltivate. Ognuno conserva un’identità marcata, ognuno la sua propria storia che talvolta interseca quella degli altri, da cui deriva inimicizia o ricordo; ognuno i suoi idiomi, usanze, necessità e urgenze e tutte queste sono vive nel presente perché chiaramente delineate nel passato. Talvolta, Tolkien scrive di aver “scoperto” determinati fatti, non di averli inventati – come lo scultore che tragga dal marmo l’opera che in esso è già presente. I personaggi possono essere corrotti dal male, come Gríma; possono cadere e ciononostante combattere, come Boromir; guarire dal male e riscattarsi, come Re Théoden che a prezzo della vita combatte per un mondo migliore. Perché, in fondo, per Tolkien contano la giustizia, la bellezza, la pietà, in un mondo che le ha dimenticate; l’essenza: in quanto un fulmine è eterno, un lampione solo di passaggio nella lunga trama del mondo. Alla fine, l’eucatastrofe, la trasformazione della disperazione più totale in rinascita e rivincita, è il colmo e il sommo dell’arte, il cuore dell’opera. E viene affidato ai personaggi più deboEspressione Libri | 29
li, almeno in apparenza, come Frodo. L’eucatastrofe cuore della storia narrata e la Resurrezione di Cristo eucatastrofe della storia umana, scrive il cattolicissimo Tolkien. Così come il dono della sub–creazione deriva dalla creazione dell’essere umano ad immagine e somiglianza di Dio. L’opera dell’Autore, ancora una volta, nasce e si sviluppa in ottica cristiana, così come era accaduto ai predecessori del fantasy moderno, nella “materia di Bretagna” che narrava le gesta di Artù e dei suoi cavalieri e dei cui contributori non possiamo tace30 | Espressione Libri
re Chrétien de Troyes («Ivano o il cavaliere del leone», «Perceval o il racconto del Graal») in cui la meraviglia, il fantastico, sono continuamente ricercati come prove per sublimare sé stessi e non seguono una logica precisa ma, solo, una trama simbolica sottesa. Tempeste, animali feroci, eventi sovrannaturali, s’inseriscono anche fuori contesto purché esemplifichino lo stato interiore del protagonista. Radicalmente diverso, invece, appare il meraviglioso in epoca classica, integrato nel mito e in certo qual senso subordinato alle esigenze narrative contrapposte della narrazione popolare e dell’autore che volesse confrontarsi con esse; l’irrompere di divinità ed eroi indirizza la sorte degli uomini che non possono intervenire a modificarla e sono, infine, schiavi del Fato – anziché collaborare con esso e forgiarlo con le proprie capacità. Tra Ottocento e Novecento troviamo, invece, altri grandi autori che s’inseriscono, sia pure con un’impronta particolare, nel genere fantasy, Lewis Carroll, («Alice nel Paese delle Meraviglie»), la cui sottotrama è sempre sottile, sfuggente, sino a divenire quasi metafisica («Oltre lo Specchio e
quel che Alice vi trovò») e C.S. Lewis («Le cronache di Narnia»), che predilige l’allegoria anche a costo del rigore narrativo. Oggi, il fantasy ha trovato innumerevoli adepti, come fruitori ed autori. È approdato ai giochi di ruolo («Dungeons and Dragons»), ai film di animazione («Record of Lodoss War»), ai videogiochi e, naturalmente, ad un panorama letterario e cinematografico sempre più ampio. Occorre dire che spesso si tratta di un fantasy deteriore, in cui sono conservati solo gli aspetti esteriori che possono apparentemente caratterizzare questo genere, per cui è frequente trovare un Nano, un Elfo e – perché no – un Barbaro invischiati nelle più cruente avventure, senza che vi sia un filo logico e riuniti per il puro gusto della narrazione fine a sé stessa, con la perdita assoluta di tutto quanto sia realmente caratterizzante. D’altro canto, non sono mancati anche esempi di continuatori del genere, come Otfried Preussler («Il mulino dei dodici corvi») e più recentemente David Whitley («Il patto di
mezzanotte»). Di certo, il genere fantasy, proprio perché non poggia su basi precostituite ma deve, ogni volta, rigenerare il proprio mondo, è tra i più difficili da maneggiare e forse, proprio per questo, tra i più affascinanti.
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Nota al titolo. «Tre anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo che risplende,» è il primo verso di una lirica de «Il Signore degli Anelli» di J. R. R. Tolkien.
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Rubrica a cura di Emanuele TANZILLI
LA CONSAPEVOLEZZA NELLA CASUALITÀ
di Emanuele TANZILLI Durante il nostro ultimo appuntamento ci siamo soffermati, con un pizzico d’ironia e di consapevolezza, su quanto il libro si sia evoluto nel corso dei secoli, fino a dematerializzarsi e diventare elettronico; abbiamo provato a tracciare un quadro dei pro e dei contro secondo cui preferire un ebook o un classico cartaceo e, in generale, tentato di definire una prospettiva il più possibile equilibrata e lungimirante sul destino del libro così come lo conosciamo. C’è tuttavia una questione di fondo che andrebbe forse analizzata più nel dettaglio, e che è propedeutica alla scelta della forma esteriore, materiale. Prima di acquistare un libro, sia esso di carta o elettronico... bisogna scegliere cosa leggere! Per i lettori meno esigenti, questo potrà limitarsi ad un dilemma di poco conto, da lasciar risolvere al caso o magari al prezzo più conveniente. Eppure, c’è di più. La lettura è importante: attraverso 32 | Espressione Libri
di essa, siamo in grado di arricchire il nostro bagaglio culturale, la nostra proprietà di linguaggio, la conoscenza di ciò che non siamo in grado di provare direttamente. “La lettura, per l’arte dello scrivere, è come l’esperienza per l’arte di vivere nel mondo, e di conoscere gli uomini e le cose”, scriveva Giacomo Leopardi. Insomma, uno strumento per amplificare noi stessi, potenziare i sensi attraverso l’esercizio mentale di quella fantastica magia che è l’immaginazione. Insomma, come scegliere un libro? Vi è chi si affida alle opzioni tradizionali, selezionando in base ad un autore cui è particolarmente affezionato, a un genere letterario di suo gradimento, senza dimenticare l’inf luenza che possono avere i messaggi pubblicitari o il passaparola dei familiari e degli amici. C’è chi si orienta consultando le classifiche di vendita, o citazioni e aforismi che, estrapolati dall’opera, possono facilmente diffondersi
NON SOLO LIBRI
in modo virale sulla rete e suscitare interesse; c’è perfino chi si lascia catturare dall’illustrazione di copertina – dettaglio tutt’altro che trascurabile – per via delle immagini pregnanti e peculiari, e allora entra in gioco anche un fattore meramente estetico. Non mancano, infine, anche metodi più bizzarri e inconsueti, il che ci offre lo spunto per introdurre la particolare teoria del sociologo canadese Marshall McLuhan, autore de «La Galassia Gutenberg», divenuto famoso come il primo testo ad affrontare in modo scientifico gli effetti dei mass–media sull’immaginario collettivo. Da un punto di vista socio–psicologico, McLuhan definì una reciprocità identitaria tra il medium e il messaggio trasmesso, tra vettore tecnologico e contenuto, figlia dell’era moderna e delle nuove tecnologie
basate non più sulla trasmissione orale della conoscenza ma, appunto, sull’utilizzo di caratteri scritti che arrivano ai destinatari non attraverso il senso dell’udito, ma della vista. Al di là delle sue approfondite analisi sul ruolo dei mass–media nell’evoluzione dei modelli sociali, ricordiamo McLuhan per una considerazione ben precisa in merito alla scelta di un libro: a suo dire, infatti, il modo migliore per sceglierne uno e comprenderne all’istante qualità e potenzialità sarebbe quello di leggerne la pagina 69. Un numero forse casuale, e volutamente provocatorio, che nasconde un significato comunque ben preciso; l’idea, cioè, che ogni romanzo sia strutturato in modo tale che tanto le prime pagine quanto le ultime siano costruite ad hoc per catalizzare l’attenzione Espressione Libri | 33
del lettore e tenerlo incollato con artifizi studiati a tavolino e, di conseguenza, non rispecchino la vera anima dell’opera completa. Pagina 69 diventa così il perfetto centro d’equilibrio, il luogo da esplorare per compiere una scelta saggia ed equilibrata. Qualche perplessità sulla validità di questa particolare teoria ci è lecita, soprattutto nel caso in cui il libro in questione sia particolarmente breve, e quindi non arrivi neppure a quel numero di pagine, o particolarmente lungo, così che alla pagina 69 si trovino ancora le prime righe della prefazione. Casi estremi senza dubbio; più in generale, possiamo dire che potrebbe essere una buona idea quella di consultare una pagina “mediana” e vedere attraverso quel primo scorcio se la trama è in grado di attrarci o ci lascia indifferenti. Così, anche la scelta di un altro numero di pagina diverrebbe parimenti efficace, tant’è vero che lo scrittore inglese Ford Madox Ford propose qualcosa di molto simile: “Apri il libro a pagina 99 e leggi: ti verrà svelata la qualità di tutto il testo”. L’idea di base, insomma, è quella di non lasciarsi condizionare dall’apparenza, da ciò che viene messo maggiormente in risalto, come può essere appunto l’incipit, o una frase di copertina, o uno spezzone di recensione sul retro, ma di cercare una valutazione giudiziosa attra34 | Espressione Libri
verso un’analisi veramente rappresentativa dell’opera nel suo complesso. E c’è da augurarselo, anche perché non vorremmo che tutti gli autori, venendo a conoscenza delle parole di McLuhan, comincino a trasformare volutamente la sessantanovesima pagina dei loro romanzi in spettacoli pirotecnici per aumentare le vendite, trascurando tutto il resto! In conclusione, qualunque sia il metodo che decidiate di attuare, il più importante consiglio che ci sentiamo di darvi è che leggere, tanto e spesso, fa sempre bene e rende le persone migliori.
DAL BLOG
IL VERSO, ARTE DELL’ANIMA
di Francesca COPPOLA Il verso nasce silenzioso, è come una goccia d’acqua che trapassa il fertile terreno del cuore. Lo disseta, lo sazia, lo fortifica. Molte volte, diventa un impeto che si espande tutt’intorno… E viaggia, viaggia e ancora percorre libero i sentieri scandagliandone recinti e frontiere. Attraversa le barriere esistenti tra i mondi che si schiudono al suo cospetto, ammirandone la fulgida bellezza. Francesco Petruzzelli sintetizza questo concetto alla perfezione: è “oltre la materia”, dice. Ci parla di una comprensione, di un’intesa eterea tanto quanto l’effluvio dei petali che sfiora con il suo passaggio. Racconta per noi il verso quale maieutica dell’anima, perché “Le emozioni non vanno tenute dentro; quello che hai dentro deve essere espresso altrimenti presto o tardi ti corroderà, ti porterà all’autodistruzione.” Temi simili, che si accostano alla ricerca del valore della vita, appartengono
alla prima pubblicazione cartacea di Petruzzelli, l’Inner Journey1, e al suo delizioso componimento “L’arte della bellezza”. L’arte della bellezza Facendo piovere versi sul seme celato dell’anima accade il suo germogliare silente, la comprensione si propaga oltre la materia, aulendo la fragranza dei fiori ammirando immensi paesaggi virenti: la bellezza finalmente può pulsare.
1 Brevissima silloge che riassume la poetica di un autore, ideata da Daniele Campanile. Il titolo di questo tipo di pubblicazione, «Inner Journey», mira ad esaltare appunto il “Viaggio interiore” che ogni poeta compie.
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Rubrica a cura di Alessandra CAPUTO
GIOVANE BRINDISINO SFIDA DAN BROWN
Federico Sanapo con la targa del Premio Nazionale Ricerca nel Mistero
Per scrivere un libro di successo condizione imprescindibile è avere talento, ma a volte a far la differenza è altro. A ventiquattro anni Federico Sanapo, giovane universitario pugliese, ha all’attivo due saggi e un premio, ottenuto grazie alla seconda pubblicazione. Ciò che accomuna i due testi è l’argomento, storico, e la determinazione che trasuda da ogni pagina. Perché “emergere” non è stato facile. “Per via della mia giovane età - afferma Federico - sono stato spesso attaccato e criticato da gente che si reputa esperta in ambito storico. Questo atteggiamento non mi lascia certo indifferente, ma non mi ferma. Con il mio lavoro non ho la presunzione di svelare nulla, mi limito 36 | Espressione Libri
a offrire ai lettori spunti su cui riflettere”. Come, ce lo spiega in una breve intervista. Quando è nata la tua passione per la Storia ed in particolare per i Cavalieri templari? La Storia mi ha sempre appassionato, fin da bambino, a scuola era la materia in cui andavo meglio, ma la scintilla è scoccata qualche anno fa in modo del tutto casuale. Mi trovavo a Trani in occasione della “Notte dei Templari”, tra le più belle manifestazione medievali in Puglia, ed è stato quello il momento in cui qualcosa in me è cambiato. Non saprei spiegarlo in altro modo. Ho così iniziato a studiare, ad approfondire la conoscenza dei mo-
BIBLIOMANIA naci guerrieri. Un’avventura entusiasmante che mi ha regalato e continua a regalarmi emozioni inaspettate. Storia in sabbia del re è il tuo primo libro. Ce ne parli? Ricordo che suscitò grande scalpore dopo la pubblicazione online e che mi ritrovai a dir poco spiazzato dall’improvviso interesse del pubblico e dei media nei miei confronti. Sintetizzando, il libro analizza da un punto di vista storico il mistero di Rennes-le-Château e la leggenda del Santo Graal confrontando varie fonti, dai Vangeli alle Società Segrete, dalla storia del Cristianesimo ai Templari. La mia tesi, che nel libro espongo dettagliatamente, è che esista davvero una dinastia Reale, una sequenza dei diretti discendenti del Gesù storico e di Maria Maddalena, una linea di sangue che diede vita alla dinastia Merovingia. In base a quali prove? Ho analizzato con molta attenzione i testi canonici (Matteo, Marco, Luca e Giovanni) alla ricerca di indizi che potessero dimostrare quanto sostenuto da diversi storici e autori. Ho riscontrato anomalie in tre diversi contesti dei Vangeli: le nozze di Cana in cui lo sposo sembrerebbe essere lo stesso Gesù, in quanto il miracolo dell’acqua che diventa vino rappresenterebbe il matrimonio mistico; l’unzione avvenuta nella casa di Betania, rito attraverso il quale Maria Maddalena è legata al concetto di Hieros Gamos, termine che indica specificatamente un tipo di unione fisica e sessuale in cui si attua il congiungimento tra due elementi, uno maschile e uno femminile; infine l’Ultima Cena. Nelle rappresentazioni più an-
tiche, come quella conservata a Bari nel museo diocesano, si vede nuovamente la Maddalena in atto di compiere il rituale dello Hieros Gamos, ossia le nozze sacre. Tesi ardita, quella della discendenza reale, che ha procurato ai sostenitori, primo fra tutti Dan Brown, diverse critiche… Ne sono consapevole, e di critiche ne ho ricevute anche io parecchie, ma non sono mancati importanti riscontri. Nel 2012 al Congresso Internazionale di Studi a Roma, è stato reso pubblico un frammento di papiro, scritto in copto sahidico, risalente al IV secolo, nel cui testo pare che Gesù, durante un dialogo, faccia riferimento a sua moglie, che chiama Maria. Secondo Karen King, docente di Storia della Cristianità alla Harvard Divinity School, questo frammento definito “Vangelo della moglie di Gesù” è da ritenersi assolutamente autentico. Il documento non riferisce apertamente che Gesù, la persona storica, sia stato effettivamente sposato, ma è quantomeno la prova che alcuni tra i primi cristiani credevano avesse una moglie. Le questioni del matrimonio e della sessualità di Gesù, dunque, non possono ritenersi chiuse. Veniamo al tuo secondo libro. Devo ammettere che quella condotta su San Giovanni al Sepolcro è stata una ricerca pazzesca. L’indagine non è partita da Brindisi, dove ha sede il Tempietto, ma da Otranto, precisamente dal grande mosaico conservato nella cattedrale. Confrontandomi con uno dei massimi esperti in esoterismo, che per anni ha studiato il mosaico, ebbi modo di constatare con Espressione Libri | 37
mia grande sorpresa che tutto quello che avevo studiato sul Santo Graal, ed esposto nel mio primo libro, trovava perfettamente riscontro nel mosaico. Un giorno, passeggiando per le vie di Brindisi, mi fermai a guardare il portale d’ingresso della chiesa di San Giovanni al Sepolcro, attratto dai simboli incisi. Fu allora che feci una scoperta eccezionale: il Tempietto ci “parla” del Graal in ogni sua parte. Tutti i simboli che compaiono all’interno e all’esterno del monumento, dai centauri alle nereidi, dalla Dea Cibele all’Albero della Vita, dal Nodo di Salomone alla Triplice Cinta, fanno riferimento ai primi Re Franchi, i Merovingi. Sono convito che quello che noi chiamiamo Tempietto del Sepolcro non sia una chiesa cristiana, bensì un tempio pagano costruito con precise tecniche di geometria sacra e rispettando il rapporto aureo 1,618, o proporzione divina, a cui rimanda la stessa forma circolare della chiesa. Il Tempietto fu probabilmente costruito dai Canonici Regolari del Santo Sepolcro, ordine fondato sul finire della prima crociata da Goffredo di Buglione, ed è storicamente accertato che questo ordine e i Templari fossero in contatto e condividessero lo stesso corpus di dottrine. Ovviamente c’è chi è pronto a scommettere sulla falsità delle affermazioni da me riportate nella ricerca. Perché allora scrivere un saggio su un argomento così complesso? Perché la documentazione in merito è scarsa, così come l’interesse per San Giovanni al Sepolcro. Come è strutturato il volume? Potrei paragonarlo grosso modo ad una 38 | Espressione Libri
guida turistica che descrive San Giovanni al Sepolcro illustrandone tutti i simboli. Grazie al tuo saggio, ti sei aggiudicato quest’anno il Premio Nazionale Ricerca nel Mistero, categoria ricercatori emergenti, il più importante evento a caratura nazionale per quanto riguarda la ricerca nel mistero e nel paranormale. Ti aspettavi un simile successo? Assolutamente no, è stata un’emozione pazzesca, sul palco mi veniva da piangere... Ora, a distanza di mesi, ho metabolizzato il tutto e sono consapevole che un premio così importante comporta anche delle responsabilità. Diverse riviste nazionali, tra cui Voyager Magazine, il mensile del noto programma di Rai Due, vogliono pubblicare i risultati del mio lavoro e più di un giornalista ha chiesto di potermi intervistare. Cosa ti auguri dopo questa vittoria? Vorrei che il mio lavoro venisse preso sul serio e che il Tempio di San Giovanni al Sepolcro fosse rivalutato sotto tutti i punti di vista, storico ed esoterico. Progetti futuri? Grazie al Premio Nazionale Ricerca nel Mistero alcuni editori sin son fatti avanti, offrendosi di pubblicare i miei libri. Finalmente vedrò il frutto del mio lavoro in libreria, non solo pubblicato online, e questo è forse il traguardo più bello. Di sicuro continuerò ad indagare misteri perché è quello che amo fare. Se ci sarà dell’altro verrà da sé. Ora devo concentrarmi sull’università. Non sarà facile conciliare il tutto, ma ci proverò, come ho sempre fatto.
Titolo: San Giovanni al Sepolcro Autore: Federico Sanapo Casa Editrice: ilmiolibro.it - Gruppo Espresso Brindisi: una chiesa circolare, probabilmente di origine templare, sarebbe la Chiave di un segreto millenario. Un mistero che avvolge gli ultimi duemila anni di storia. Un mistero strettamente legato alla Chiesa e ai suoi segreti. Strani giochi di luce, richiami all’antico Egitto e simbolismi che rimanderebbero al Sigillo di Salomone: cosa si cela tra le mura del Tempietto di San Giovanni al Sepolcro? A svelarlo il giovane studioso di storia e misteri medievali, Federico Sanapo, in un appassionato saggio ricco di teorie sorprendenti.
Federico Sanapo nasce a Campi Salentina nel 1988. Fin da piccolo coltiva la passione per le Scienze Storiche, interesse che lo porterà nel 2009 a pubblicare il suo primo lavoro, Storia in Sabbia del Re, Boopen Editore. La ricerca, incentrata sull’Ordine dei Cavalieri Templari e sul mistero del Santo Graal, viene ripresa da varie testate e blog nazionali. Incoraggiato dai consensi, Federico inizia una nuova ricerca con oggetto la Cattedrale di Otranto e il Tempio di San Giovanni al Sepolcro di Brindisi. Proprio la chiesa romanica diviene tema di un saggio dal titolo San Giovanni al Sepolcro: il Segreto dei Templari che varrà al giovane brindisino il “Premio Nazionale per la Ricerca nel Mistero 2013” nella categoria ricercatori emergenti. Studioso indipendente da qualsiasi ente o associazione, Federico collabora attualmente con il sito Sguardo Sul Medioevo. È studente e ricercatore presso l’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, corso di laurea in Beni culturali, sezione Archeologia.
Note sull’Autore
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ALBERTO SALERNO PRODUTTORE E...
di Rossana LOZZIO “Io vagabondo che son io, vagabondo che non sono altro, soldi in tasca non ne ho ma lassù mi è rimasto Dio” («Io vagabondo», 1972) Credo, sinceramente, che questa frase estrapolata dall’arcinota canzone dei Nomadi possa già dirci molto sulla persona che mi accingo ad intervistare per voi tutti. Alberto Salerno è un paroliere e produttore discografico, che ha regalato al nostro Paese alcune fra le più belle poesie messe in musica degli ultimi quarant’anni. Mai stanco, sta lavorando ad un progetto rivoluzionario per il settore che più ama al mondo, quello della musica, di cui ci parlerà in una breve intervista.
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Ciao, Alberto. Sei figlio d’arte e hai cominciato ad interessarti alla musica intorno ai quindici anni. Quando hai deciso che ne avresti fatto la professione di una vita? A dire il vero, la consapevolezza di voler veramente diventare un autore di testi per canzoni è arrivata intorno ai diciott’anni; quasi un anno dopo mio padre morì e fu stranamente quella la molla che mi spinse a fare il grande salto nella musica. Successi, riconoscimenti, collaborazioni con i più noti cantanti italiani. C’è un episodio che, più di tutti, ti è rimasto nel cuore e nella mente e che vorresti condividere con noi? Sicuramente il giorno in cui scrissi il testo di «Io Vagabondo»… lo ricordo ancora benissimo. Dattoli, l’autore della musica, venne a casa mia con la sua chitarra, ci sedemmo in soggiorno e cominciò a farmi ascoltare la melodia, mentre io prendevo appunti, senza sapere esattamente dove vole-
L’ARTE CHE GIRA INTORNO vo andare a parare. Gliela feci suonare decine di volte e, dopo tre ore, il testo era finito. È un pomeriggio che non ho mai dimenticato. Abbiamo detto, moltissime collaborazioni con i cantanti del nostro Paese. Potessi scegliere di donare la tua poesia ad un interprete straniero, per chi ti piacerebbe scrivere un testo? Ci sono tantissimi artisti stranieri ai quali vorrei dare una mia canzone. Penso che Norah Jones interpreterebbe meravigliosamente «La rosa dell’inverno» che ho scritto per Mango. Con tua moglie, Mara Maionchi, stai facendo crescere la “Non ho l’età”, etichetta discografica alla costante ricerca di nuovi talenti. È da qui che è nata in te la voglia di dedicarti al progetto “MuoviLaMusica”? Vuoi spiegarci di cosa si tratta? In realtà la “Non ho l’età” con “Muovi La Musica” non ha molto a che fare. La voglia di fare qualcosa di nuovo è arrivata per cimentarmi in qualcosa di diverso, ma sempre nell’ambito musicale. Il progetto è nato casualmente da una mia frase buttata lì per caso: “facciamo un movimento per la musica, facciamo qualcosa che cambi il sistema musicale italiano in cui oggi è incatenata”. Sarà una lotta durissima, ma io e i pazzi che mi sono
venuti dietro ci proveremo fino in fondo. Scrivere testi di canzoni e scrivere romanzi… hai mai pensato a dedicarti alla stesura di un libro? Scrivere un libro è il mio sogno segreto, ma purtroppo non ne sono capace, non ho quel talento. Forse dovrei trovare il coraggio di fare qualcosa di davvero autobiografico, che mi rappresenti pienamente. Chissà, magari un giorno ci riuscirò, ma sarebbe l’ennesimo colpo di fortuna.
Grazie infinite Alberto per la tua disponibilità e in bocca al lupo per “MuoviLaMusica” e per tutti i tuoi progetti futuri. ________________ Per maggiori info: http://www.facebook.com/MuoviLaMusica
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EFFETTI SPECIALI Andrea Gamberini è nato e vive a Bologna. Diplomato con il massimo dei voti all’Accademia di Belle arti nel corso quadriennale di Scenografia, da molti anni è arredatore d’interni. Dotato di una profonda conoscenza professionale, acquisita in seguito alla collaborazione con un’équipe di realizzatori di effetti speciali per
il cinema, ma anche di una spiccata fantasia e una notevole manualità, ha realizzato plastici di astronavi e creature aliene avvalendosi di ogni tipo di materiale. Alcune sue creazioni sono state esposte alla galleria d’arte moderna di Bologna, alla fiera Expo Arte di Bari, alla rassegna Abitare il Tempo di Verona e alla mostra di San Marino del 1987. Ha partecipato a diverse mani42 | Espressione Libri
festazioni ma quella a cui è rimasto particolarmente legato è la Biennale Giovani Europei del 1988, concorso aperto ad oltre 3200 artisti minori di trent’anni, suddiviso in 19 discipline. Andrea Gamberini, infatti, è stato selezionato tra 616 scenografi candidati avendo l’onore di rappresentare non solo la sua città, ma anche di vedere prescelti i propri disegni e modelli, per gli inserti pubblicitari della manifestazione su diverse testate giornalistiche. Nel 1982, quando ancora frequentava l’Accademia di Belle Arti, insieme ad altri due compagni (Maurizio e Andrea), in omaggio al personaggio alieno Yoda del film «Guerre Stellari» (1977), crea Yodilla, una strana creatura aliena con sembianze da gorilla. A quel tempo non ci si poteva avvalere della moderna tecnologia computerizzata e dietro ogni progetto c’era un’infinità di lavoro: bisognava disegnare i costumi, i bozzetti estetici del viso, quelli più interni del meccanismo. Molto spesso accadeva che a fare la “differenza” tra un artista ed un altro non fosse tanto il progetto in sé, ma il budget di cui disponeva per acquistare il materiale migliore. L’inventiva, la fantasia e la creatività che hanno da sempre contraddistinto Andrea Gamberini hanno ampiamente compensato i materiali di scarto da lui stesso utilizzati. Per dar vita a Yodilla si è servito di un
IN MOSTRA
piccolo pallone da calcio in gomma, due palline da ping pong, due biglie di vetro con uguale anima centrale colorata, due manopole per trenini elettrici, la punta di uno zoccolo da mare in gomma, corde di chitarra, gommapiuma, tanto filo di ferro morbido e modellabile, due coperchietti da macinino per caffè o pepe, lattice di gomma, pinze, strisce di cuoio, la maniglia di metallo di una vecchia sveglia, e di altro ancora. Tutti i passaggi esecutivi sono esplicitati con testo e immagini sul suo blog. (http://andreagamberini.blogspot.it/) Uno dei suoi ultimi modellini, realizzato in finta pietra e dotato di un meccanismo interno, è diventato l’emblema della copertina del suo primo libro, un romanzo di fantascienza dal titolo “L’ultimo simbolo – L’inizio di una nuova vita”. Al suo interno, sono oltre sessanta le immagini che l’autore regala alla vista dei lettori.
Copertina dell’antologia “Alla ricerca di Capitan Uncino” dal cui ricavato delle vendite si realizzerà una biblioteca per il reparto di Pediatria dell’ospedale Bambin Gesù di Roma.
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