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Se il caffè fa le fusa A Cagliari il primo Cat Cafè isolano
di Annalisa Murru
È
stata Cristina, una ragazza di 25 anni, ad inaugurare il primo Cat Cafè isolano, a Cagliari, lo scorso 19 novembre. Un genere di locale che solo di recente ha co‐ minciato ad allietare con bevande e mici gli italiani; infatti il primo Cat Cafè della penisola è sorto nel 2014, a Torino, due anni dopo il primo esempio a livello europeo, da attribuire a Vienna. “Questa idea è nata nel 2010, quando ero al quarto anno dell’alberghiero; sono riuscita a realizzarla solo l’anno scorso, iscrivendomi a Garanzia Giovani, misura di so‐ stegno all’autoimprenditorialità. Sono stata se‐ guita da una consulente di un’agenzia di formazione che mi ha aiutata a realizzare il bu‐ siness plan da presentare per ricevere il finan‐ ziamento del microcredito regionale”, racconta Cristina, che non è sola in questa av‐ ventura: “Ho due aiutanti fidate: una è mia mamma, che lavorando nell’agenzia di forma‐ zione in cui ho realizzato il business plan, mi aiuta nella gestione amministrativa dell’im‐ presa; l’altra è la mia migliore amica che mi af‐
fianca nelle preparazioni alla caffetteria”. Ma cosa sono i Cat Cafè? Sono spazi nei quali è possibile bere un caffè o fermarsi a mangiare in compagnia dei gatti che si aggirano per il lo‐ cale tra i tavoli e gli oggetti messi a loro dispo‐ sizione per dormire, giocare o ritirarsi dal contatto umano. Un posto in cui alleviare lo stress, ritrovare la calma di un ritmo più lento, leggere i libri messi a disposizione dei clienti e avvolgersi in un morbido plaid. Nati in Cina, nel 1998, è in Giappone che hanno avuto più successo, a partire dal 2004, anno in cui il primo Neko Cafè (neko in giapponese significa “gatto”) fece la sua comparsa. Il motivo di que‐ sto boom è dato da più fattori. In molti com‐ plessi abitativi in Giappone vige il divieto di ospitare animali; inoltre, gli appartamenti sono spesso piccolissimi e poco vivibili e man‐ tenere un animale è una spesa che non tutti possono sostenere. La giornata lavorativa o di studio è molto intensa e l’isolamento umano è alto. La dottoressa Erika Friedmann, del Brooklyn College di New York, condusse degli studi che portarono ad una scoperta davvero interes‐
sante: possedere un gatto abbassa il rischio di incorrere in malattie cardiovascolari. La spie‐ gazione di questo fenomeno la dobbiamo a Constance Perin, antropologa americana. Pare che le carezze ai gatti trasmettano un benes‐ sere psicologico che rimanda al contatto dei bambini con la mamma. A livello fisico, la pres‐ sione sanguigna si abbassa. Non a caso, il momento di maggiore afflusso in questi locali in Giappone è la sera, per mettere fine al caos della giornata. Per entrare in un Neko Cafè ci si toglie le scarpe e ci si lava le mani, ogni pensiero rimane fuori dalla porta; spesso è richiesta la prenotazione o si paga una tariffa oraria aggiuntiva alla consumazione per la permanenza nel locale. Cristina spiega che il suo locale è pensato per tutti: “La clientela è varia. Ci sono gli amanti dei gatti, i curiosi e chi vuole provare ad avvi‐ cinarsi al mondo felino. Anche chi non ama i gatti può tranquillamente fermarsi da noi poi‐ ché la sala dei gatti è separata dalla zona de‐ dicata alla caffetteria”. L’igiene e il benessere animale sono prioritari: i cinque mici ospitati sono stati adottati, sono adulti e predisposti al contatto umano. Un regolamento spiega come interagire nel modo corretto con gli animali al fine di ottenere una convivenza piacevole tra loro e gli avventori del locale, perché è impor‐ tante ricordare che i gatti non sono a completa disposizione, ma una rilassante compagnia. I clienti possono osservarli o semplicemente av‐ vertire la loro dolce presenza, ma sono loro a scegliere se e come interagire e su questo punto pare che ci sia molto da imparare in terra sarda. Una bella sfida per una ragazza giovanissima che con coraggio si appresta a in‐ serire anche da noi una formula ben collau‐ data altrove. In bocca al lupo!
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S&H MAGAZINE Anno XXIII - N. 256 / Gennaio 2018
EDIZIONE SASSARI Direttore Responsabile MARCO CAU Ufficio Grafico GIUSEPPINA MEDDE
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Hanno collaborato a questo numero: DIEGO BONO, LUIGI CANU, SARA CARDIA, DANIELE DETTORI, NIKE GAGLIARDI, ERIKA GALLIZZI, GIUSEPPE MASSAIU, FEDERICO MURA, ANNALISA MURRU, MATTEO SASSONE, MANUELA STACCA, ROBERTO TRONCI
Redazione Sassari, Via Oriani, 5/a - tel. 079.267.50.50 Cagliari, tel. 393.81.38.38.2 mail: redazione@shmag.it
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Editore ESSEACCA S.r.l.s., Via Oriani, 5/a - Sassari Per la pubblicità: tel. 335.722.60.54 Stampa Tipografia TAS S.r.l. - Sassari
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03 Se il caffè fa le fusa A Cagliari il primo Cat Cafè isolano
05 Integrazione e istruzione 06 Mymisses Il rock è donna!
08 HITWEETS 10 Makeup Smile Il trucco per ritrovare il sorriso
12 Porto Flavia L’ingegneria ai piedi di Pan di Zucchero
14 Cover Story Nel blu macchiato di blu con i Texile
16 Nicola Lecca Lo scrittore cagliaritano vince il Premio Letterario Elsa Morante
18 SOS Centri Storici Riscoprire e valorizzare le proprie origini
19 Un vagabondo nel Sol Levante
Registro Stampa: Tribunale di Sassari n. 324/96. ROC: 28798. © 2017. Tutti i diritti sono riservati. È vietato riprodurre disegni, foto e testi parzialmente e totalmente contenuti in questo numero del giornale.
I Quaderni Giapponesi di Igort
20 Viaggio in Italia Alla scoperta della Sicilia
22 Il dentista risponde 23 Fitness & Benessere Allenamenti a confronto
24 La Dinamo è tornata Sette vittorie consecutive e ora è tutta un’altra musica
26 inSardegna a Gennaio 28 GUIDA AI LOCALI
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in Copertina
TEXILE
Foto di Fiorella Sanna
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Sara: «è proprio la mentalità della società in cui viviamo che spesso non permette di superare certe barriere».
di Sara Cardia
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osa definisce un buon alunno? La sua media? E un buon cittadino? Il suo senso civico? Eppure, due cose li accomunano: integrazione e istruzione. Infatti, un buon alunno dovrebbe essere un cittadino che favorisce l’integrazione, e un buon cittadino un “alunno” che non finisce mai di imparare, poi capire, poi accettare. Non è utopia, e gli alunni dell’Istituto Sergio Atzeni di Capoterra lo hanno dimostrato. L’annata 2017 ha infatti portato loro un encomio dal Ministero dell’Istruzione per la vittoria al concorso “L’Europa inizia a Lampedusa”, ottenuta grazie al documentario che li vedeva protagonisti in veste di docenti di italiano di un gruppo di giovani migranti per il progetto “Lingua‐Accoglienza‐ Integrazione” (curato dalle professoresse Paola Dall’Olio e Simona Raffo), e diventata poi un biglietto d’accesso per le conferenze tenutesi nell’isola. Un buon alunno non è allora quello che prende sempre il massimo dei voti, ma quello che sa valutare, piuttosto che giudicare, perché a scuola si impara anche l’umanità. Mirko Murtas, Sara Vacca, Giulia Sarritzu e Claudia Piano – che ringrazio – ne sono stati l’esempio durante la mia “interrogazione”. Dei buoni alunni, dei buoni cittadini che hanno “bocciato” ogni pregiudizio mettendosi, stavolta, dietro la cattedra. Che cos’è l’integrazione? Mirko: «per me integrazione non è solo sbatterli qua e dargli vitto e alloggio. È anche insegnar loro la nostra cultura, le nostre abitudini, anche magari la nostra religione»; Claudia: «secondo me invece è conoscersi a vicenda, accettare abitudini, tradizioni di entrambi, vivere senza imporre niente». E l’accoglienza? Sara: «per me accoglienza è anche farli sentire sicuri, in un mondo che comunque è
Quindi la soluzione sarebbe non dico di cambiare la mentalità di tutti, perché non sarebbe possibile, ma... Giulia: «no, certo, io ti posso spiegare, ma poi sta agli altri verificare, informarsi e valutare». E attraverso i social non sarebbe possibile? Sara: «è proprio lì che si annidano i problemi... Prendiamo agli attori. Magari a volte scrivono anche un pensiero giusto, ma vengono attaccati perché non sempre sono credibili e quindi ritenuti insensibili»; Mirko: «infatti secondo me bisognerebbe puntare su voci che gli italiani ascoltano davvero».
Integrazione fa rima con Istruzione completamente diverso dal loro». Come si viete sentiti a insegnare per la prima volta? Sara: «era un po’ come se mi avessero chiesto di dar loro ripetizioni...»; Claudia: «sì, perché non era il classico rapporto insegnante‐ alunno, era più una cosa tra amici»; Mirko: «io invece avevo un po’ di pressione, paura di sbagliare nel modo di insegnare, perché pensi che forse loro hanno un modo diverso di vedere le cose». Avete contribuito specialmente all’interno del contesto
scolastico. Secondo voi come si potrebbe contribuire invece nel quotidiano a rendere possibili integrazione e accoglienza? Sara: «beh sicuramente informandosi e smettendola di spargere false notizie»; Claudia: «anche provando a far cambiare idea...»; Mirko e Giulia: «sì, più che altro si dovrebbe capire che non hanno avuto il nostro stesso sviluppo e di conseguenza la nostra cultura». Dite quindi che l’integrazione è possibile davvero? Oppure è solo un’idea carina? Giulia: «certo che è possibile, è solo molto difficile»;
Un augurio, affinché sia possibile l’integrazione? Claudia: «bisognerebbe cercare di fare aprire la mente...»; Mirko e Giulia: «per esempio ci piacerebbe studiare storia orientale, o africana... storia del mondo». A questo punto, come vedete il vostro futuro? Mirko: «non so, alla fine bisogna attenersi per forza a queste regole, a questo pensiero che magari non ti rispecchia, ovvero quello di denigrare il diverso»; Sara: «però c’è almeno l’idea di migliorare... solo che è difficile mantenerla per via di chi governa». Eppure guardate quello che avete fatto, ne hanno parlato tutti. Io dico che siete riusciti a seminare qualcosa... Mirko: «più che altro spero che non sia temporaneo... e poi occorrerebbe un cambio generazionale, la società italiana è molto antiquata»; Tutti: «e studiando tutti si può fare anche di più. Siamo noi il futuro...».
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Mymisses
Il rock è donna!
di Diego Bono
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oan Jett, Blondie, Patti Smith, Lita Ford, sono solo alcuni dei grandi nomi che hanno fatto la storia del rock, ma che, in primo piano, ci hanno dimostrato un’impor‐ tante verità: chi ha mai detto che questo ener‐ getico stile musicale appartenga solo al genere maschile? Quattro abili ragazze cagliaritane irrompono con entusiasmo e graffiante vitalità nel pano‐ rama dell’hard rock sardo: sono le Mymisses, un’inarrestabile giovane band originata dalla
passione per l’heavy metal di Marta Camba (batteria), Stefania Cugia (basso), Laura Sau (chitarre) e Giorgia Pillai (voce) che ha già col‐ lezionato meritati successi, non solo diversi tour in tutta l’Isola, ma anche aperture nei concerti di band d’eccezione (come gli storici Venom Inc), esibizioni in importanti festival musicali, e ora anche un album di inediti che difficilmente abbandonerà le orecchie del‐ l’ascoltatore: “Straight on my way”. Per conoscere meglio la loro possente musica e il loro album d’esordio abbiamo posto qual‐ che domanda alla talentuosa Laura Sau.
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Ciao Laura, come nascono le Mymisses? Tutte noi abbiamo sempre suonato uno stru‐ mento sin da piccole e siamo sempre state ap‐ passionate di musica, soprattutto rock, pas‐ sione che ognuna ha sempre coltivato studiando e suonando con diversi progetti mu‐ sicali. Il nostro incontro, invece, risale all’ottobre 2015. Marta e Stefania si erano sentite pre‐ cedentemente tramite Facebook perché ave‐ vano entrambe in mente di mettere in piedi una rock band al femminile e dal sound hard rock/alternative metal. Hanno proposto l’idea anche a me e Giorgia e abbiamo subito ac‐ cettato entusiaste. Ci siamo così incontrate tutte insieme per fare una prova e sin da su‐ bito abbiamo notato una grande sintonia, sia dal punto di vista musicale che caratteriale. Così, nel giro di qualche mese, sono nate le Mymisses! Una band di sole ragazze: più problemi o più vantaggi? Credo che siano più i vantaggi dei problemi, anche se sopportarsi tra quattro donne è ov‐ viamente più difficile che sopportarsi tra uo‐ mini, ahahah! Essendoci trovate bene sin da subito si è for‐ mato anche un grande rapporto di amicizia che va al di fuori della band. Ci rispettiamo, ci facciamo grandi risate e, quando serve, liti‐ ghiamo e cerchiamo delle soluzioni. Ma, la cosa più importante, è che riusciamo a comu‐ nicare molto bene tra noi e, essendo tutte donne, ci veniamo incontro l’un l’altra per le rispettive esigenze. Quali sono le maggiori ispirazioni per la vostra musica? Beh diciamo tutti i gruppi che abbiamo sempre ascoltato e che son punti di riferimento per ogni amante del genere. Per citarne alcuni:
Iron Maiden, Guns N’ Roses, Guano Apes, Sy‐ stem of a Down, Alter Bridge, Rage Against the Machine, Metallica. Ma veniamo al vostro primo album: “Straight on my way”. “Straight on my way” è un album ricco di si‐ gnificati che ci stanno molto a cuore, poiché indica concettualmente la nostra intenzione, come band, di andare sempre avanti, nono‐ stante tutti gli ostacoli che il complesso mondo della musica attuale pone davanti agli artisti emergenti. Letteralmente significa “Dritta per la mia strada” ed è un disco autoprodotto, conte‐ nente sette tracce inedite dal sound hard rock/alternative metal e composte da noi My‐ misses durante il primo anno e mezzo insieme. I brani son poi stati arrangiati in studio insieme al nostro co‐produttore e fedele amico Ric‐ cardo Atzeni RAW, in un lavoro durato tutta l’estate, poiché abbiamo voluto prenderci tutto il tempo necessario per far uscire un prodotto di qualità ed esserne tutti soddisfatti piena‐ mente. Crediamo, quindi, che, nonostante il duro la‐ voro e il tanto tempo passato dentro lo studio, ne sia valsa la pena! Che progetti avete per il futuro? Sicuramente portare avanti il nostro primo al‐ bum e cercare di farci conoscere maggior‐ mente anche fuori dall’Isola. Abbiamo in pro‐ gramma diverse date nella penisola italiana e anche all’estero, ma ancora non possiamo sve‐ lare nulla. Sarebbe bello poter vivere di quello che stiamo facendo, e soprattutto che la nostra passione non cambi mai. Siamo una squadra, e come una squadra cerchiamo, giorno per giorno e con i piedi per terra, di portare avanti i nostri obiettivi!
#cinguettii tecnologici a cura di Marco Cau
Sennheiser HD1 Pink Floyd Tutti i fan avranno sicuramente ricono‐ sciuto il logo di Dark Side of the Moon sui padiglioni di queste cuffie, che sono appunto ispirate ai Pink Floyd. Wireless, dotate di cancellazione attiva del ru‐ more, si piegano su se stesse per essere trasportate più comodamente. L’ar‐ chetto è in pelle, impunturato con un filo multicolore.
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Oregon Scientific Smart Globe Explorer AR È un mappamondo interattivo pensato per i bambini dai 5 ai 15 anni. Grazie ad uno smartphone e alla realtà aumentata potranno divertirsi con la geografia vivendo un’espe‐ rienza 3D tra animali, dino‐ sauri, monumenti e condizioni clima‐ tiche.
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MAKEUP SMILE Il trucco per ritrovare il sorriso
di Annalisa Murru
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rendersi cura del proprio aspetto e ve‐ dersi meglio allo specchio è una tera‐ pia che cura l’anima. Lo sanno bene Patrizia e Silvia, le coordinatrici dell’associa‐ zione di volontariato Makeup Smile, che si occupa di coccolare donne, uomini e bambini vittime di violenza, malati di tumore o affetti da alopecia attraverso il trucco e la cura del viso. “Silvia è un vulcano di idee, mentre io sono più razionale”, dice Patrizia. Truccatrici, onicotecniche, un’estetista e una new entry, la psicologa, compongono il gruppo di volontarie. “Speriamo di avere pre‐ sto un parrucchiere e animatori per bam‐ bini”, mi spiega Patrizia. “Vorremmo offrire più opportunità, sia alle donne che agli uo‐ mini, oltre alla nostra mission primaria che è il trucco”, aggiunge Silvia, che porta un im‐ peccabile trucco colorato. “Makeup Smile nasce tre anni fa, grazie ad una mia amica che si è ammalò di cancro e che oggi non c’è più. Si chiamava Federica; un giorno decisi di truccarla per regalarle una serata diversa e vidi un cambiamento nei suoi occhi dopo essersi specchiata. Capii che potevo fare questo anche per altre persone, Makeup Smile è nata per gioco ed era un po’ una scommessa. All’inizio ero sola, chiesi al mio ragazzo di darmi una mano e mi affiancò una truccatrice: per noi era un mondo del
tutto nuovo. Il riscontro delle persone fu po‐ sitivo e cominciarono ad arrivare i primi vo‐ lontari”, racconta Patrizia. Chiedo a Silvia come è entrata a far parte del progetto: “Non ricordo com’è iniziato tutto, per me è come se Makeup Smile fosse sempre esistita e io ne avessi sempre fatto parte”. “Io invece mi ricordo di Silvia ‐ interviene Patrizia ‐. Mandò una mail bellissima in cui si compli‐ mentava per l’iniziativa e mi spiegava che avrebbe sempre voluto creare un’associa‐ zione di questo tipo, ma iniziare spaventa”. Patrizia inizia a raccontarmi quali iniziative portano avanti e a chi sono rivolte: “La no‐ stra associazione non fa discriminazioni in termini di patologie, ci rivolgiamo a tutti, anche a coloro che apparentemente sem‐ brano non aver bisogno di noi, infatti ope‐ riamo anche nei reparti di psichiatria. Lì la discrezione è importantissima, eravamo pre‐ parate anche all’eventualità di poter incon‐ trare persone di nostra conoscenza e dobbiamo saper gestire questi momenti”. “Il nostro motto è ‘Basta poco per fare tanto’. A volte un tocco di fard può cambiare lo sguardo di una donna. Inizialmente può es‐ serci un ‘no’ da parte delle pazienti. Poi si in‐ curiosiscono e infine ci vorrebbero lì ogni giorno perché per loro diventa un momento atteso e speciale. Il nostro obiettivo non è creare un super trucco, ma dedicare atten‐ zioni che non le facciano sentire ammalate
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ma valorizzate e ascoltate, anche se noi non siamo psicologhe”, aggiunge Silvia. Ma una psicologa c’è nel team Makeup Smile e si occupa anche della scelta dei volontari, perché entrare in contatto con certe realtà non è per tutti, come spiega Patrizia: “L’im‐ patto con persone che stanno male o che vi‐ vono un momento di instabilità non è facile, è importante essere in grado di affrontarlo emotivamente. Inoltre vogliamo che i volon‐ tari siano competenti, abbiamo un regola‐ mento interno rigidissimo; l’igiene ad esempio è fondamentale”. Continua a rac‐ contare: “Collaboriamo con l’Associazione Sostegno Alopecia Areata da due anni. La sfida era rendere autonome le donne nella ricostruzione delle sopracciglia e nell’appli‐ cazione delle ciglia finte. Vedersi allo spec‐ chio così come non ti sei mai vista è uno shock e fai fatica a riconoscerti, poi però ar‐ riva la commozione e ti piaci. Capisci che hai bisogno di imparare perché magari c’è la Co‐ munione di tuo figlio, ti sei vista bella e vuoi esserlo anche quel giorno. Ora portiamo avanti un laboratorio di self makeup con la creazione di un trucco personalizzato e le partecipanti arrivano da tutta la Sardegna”. Parliamo delle aziende che supportano con i prodotti la loro attività: “Sono felicissima di parlarne. Mulac è stata la prima azienda che ha creduto nel mio progetto, prima ancora
che fosse ufficializzato, mandandomi la loro prima palette di ombretti e tutti i loro ros‐ setti. L’azienda era appena nata, non potevo crederci”. Interviene Silvia: “Mulac e Nabla sono aziende giovani e la qualità dei loro pro‐ dotti è altissima, sono adatti anche a chi ha particolari intolleranze, come nel mio caso”. “Non hanno nulla da invidiare ad altre aziende italiane, offrono la loro collabora‐ zione senza secondi fini e non hanno mai smesso di aiutarci”, dice Patrizia. Makeup Smile crede fortemente nella coope‐ razione tra le associazioni di volontariato ‐ “Facciamo tutti cose diverse e l’una non esclude l’altra”, mi dicono ‐ e nell’aiuto di chiunque possa dare una mano, anche attra‐ verso la raccolta fondi con la quale è stato possibile acquistare la sedia per le sessioni di makeup, essenziale quanto costosa per un gruppo di volontari che si autofinanzia. Nata per soddisfare esigenze di tipo burocratico, ha superato ogni aspettativa. “È stato un boom”, mi dice Silvia, dopo che Patrizia am‐ mette il suo scetticismo iniziale: “Mi sono detta ‘affidiamoci al destino, come Makeup Smile ha sempre fatto’, ed è andata”. Silvia mi anticipa che presto ci saranno delle belle novità e nel mentre il sito sta cam‐ biando look. Si può non sorridere davanti a due ragazze così?
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PORTO FLAVIA: l’ingegneria ai piedi di Pan di Zucchero di Federico Mura
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utti noi, quando pensiamo all’alta ingegneria, fac‐ ciamo sì che la nostra mente vada direttamente ad immaginare le grandi opere dei giorni nostri, e difficilmente ri‐ volgiamo il nostro pensiero a delle opere ormai datate, ma che in una maniera o nell’altra, sono riuscite a cambiare il corso della storia di una nazione, di una città o più semplicemente, come in questo caso, anche di una piccola realtà mineraria. Vi sto parlando di Porto Flavia. Molti di voi ne avranno sicura‐ mente sentito parlare o quanto‐ meno avranno visto almeno una foto di questo spettacolare sito minerario del Sulcis che ha se‐
gnato la storia di questa zona. Sono stato a Porto Flavia questa estate in occasione di uno dei miei #SardegnaOneDay, il pro‐ getto che porto avanti con il mio blog, ed era da tanto che desideravo conoscere meglio la storia di questa perla del sud Sardegna, ed oggi voglio rac‐ contarla a voi. Porto Flavia è un porto co‐ struito su una falesia diretta‐ mente a picco sul mare cristallino del Sulcis. Venne costruito nel 1924 dal‐ l’Ingegner Vecelli e l’opera prese il nome della sua piccola bimba, che all’epoca aveva cin‐ que anni, Flavia appunto. Precisiamo che qui a Porto Fla‐ via non si estraeva nessun tipo
di materiale e di conseguenza non stiamo parlando di una mi‐ niera, ma bensì di un porto di imbarco del materiale estratto dalle miniere limitrofe come quelle di Masua, Acquaresi e Montecani. Ma quale era la sua principale funzione e il motivo della sua costruzione? La funzione principale e il mo‐ tivo della costruzione del porto era quello di diminuire drastica‐ mente i tempi di carico dei piro‐ scafi a motore diretti al porto di Carloforte. Prima della sua costruzione, quindi parliamo del periodo che precede il 1924, per caricare la stiva di un piroscafo che poteva contenere all’incirca 4.5 tonnel‐
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late di materiale estratto, si im‐ piegavano anche diverse setti‐ mane, ma grazie all’opera di Vecelli i tempi si restrinsero pa‐ recchio. Con la costruzione del porto le giornate lavorative si svolge‐ vano in questa maniera: i mine‐ rali venivano estratti, come detto, nelle miniere di Masua, Acquaresi e Montecani e il tre‐ nino elettrico, che attraversava una galleria di carreggio, li scari‐ cava all’interno dei nove silos di contenimento (ognuno di essi poteva contenere circa 9 ton‐ nellate di minerali, quindi ogni silos potenzialmente poteva riempire due piroscafi); i mine‐ rali scorrevano sopra un nastro trasportatore collegato ad un braccio meccanico esterno che
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permetteva di caricare l’interno delle stive dei piroscafi a mo‐ tore diretti al porto di Carlo‐ forte. Tenete ben presente che tutto questo è stato pensato, ideato e messo in pratica quasi un secolo fa, per questo motivo credo che si possa parlare di un autentico capolavoro di ingegneria, dal punto di vista tecnico e soprat‐ tutto anche dal punto di vista umano, dal momento che il fati‐ coso trasporto manuale dei ma‐ teriali dopo l’avvento del porto è stato praticamente azzerato. Il territorio del Sulcis, se lo avete presente, già da un primo sguardo potete notare che non è il classico territorio che si pre‐ sta alle normali attività di agri‐ coltura o di allevamento, e di
conseguenza i siti minerari rap‐ presentavano una buona oppor‐ tunità lavorativa per poter vivere dignitosamente a livello economico, in una zona del‐ l’isola che ancora oggi è tra le più povere. Ovviamente non era una buona opportunità a livello salutare con il passare del tempo. Nel 1882, quindi parecchio tempo prima che l’idea di Ve‐ celli venisse messa in pratica, un giovane Gabriele d’Annunzio visitò la zona, e in un passaggio del suo articolo descrisse la si‐ tuazione dei minatori in questo modo: “Uomini pieni di cenci e di sudiciume. Uomini dal viso terreo, con gli occhi arrossati nel tormento della polvere, con i capelli incolti che s’infilavano,
rimanendovi dodici ore al giorno, negli antri ciechi del corpo roccioso, mentre fuori la natura dava il suo quotidiano luminoso spettacolo: «Dalle aiuole viene un odore fresco di rose maggesi: poi, oltre le aiuole, il verdeggiamento selva‐ tico delle montagne che si allun‐ gano verso il mare, le rocce biancastre.” Quando visiterete il porto, alla fine della galleria vi troverete a tu per tu con quello che è il Re dei faraglioni del Mediterraneo, ovvero il Pan di Zucchero. Circondato da un mare che passa dal verde smeraldo al tur‐ chese e in mille altre sfumature di blu, domina la zona dall’alto dei suoi 133 metri e, sempre per affidarmi a d’Annunzio, lui
lo racconta così: “si stacca sul fondo nettamente come la prora di una fregata som‐ mersa”. Vi lascio con alcune informa‐ zioni su come arrivare e poter visitare questo magnifico sito immerso nella natura più sel‐ vaggia. Per arrivare a Porto Flavia da Cagliari dovete percorrere la SS130 verso Iglesias e dirigervi verso Nebida‐Masua e una volta giunti alla spiaggia di Porto Cauli troverete il cartello che vi indica Porto Flavia e da lì dovrete percorrere 1 km circa di strada bianca. Il biglietto di in‐ gresso costa 10 euro e le visite guidate sono su prenotazione tramite l’indirizzo mail: infoturistiche@comune.iglesias.ca.it.
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DI NIKE GAGLIARDI FOTO FIORELLA SANNA
Nel blu macchiato di blu con i
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TEXILE
EXILE è un progetto musicale nato a Cagliari nel 2016 dall’incontro tra Valentino Murru (batterista e autore dei testi del progetto), già fondatore della band sarda Antennah, prodotta dal Consorzio Produttori Indipendenti, Grace (voce), Luca Becciu (chitarre), Gabriele Loddo (basso) e Simone Mattana (synth e tastiere). Una formazione giovane che però non tarda a mettere a frutto la propria vena creativa: è dell’estate del 2017 il videoclip – diretto dal regista svedese Niels Jensen – di Settembre, brano proveniente dal primo Ep della band, Blu macchiato di blu, uscito lo scorso 15 dicembre per la Stella Recordings, con la produzione artistica di Stefano Guzzetti. I quattro brani confluiti in questo primo lavoro sono in
bilico tra un sound teso e asciutto, senza sbavature, che guarda alle più recenti produzioni indipendenti del pop‐ rock italiano e atmosfere più meste e rarefatte che sembrano invece strizzare l’occhio a un recupero riverberato e sognante della tradizione cantautorale classica. In attesa della pubblicazione del primo album, prevista per il 2018 e di cui Blu macchiato di blu costituisce una gustosa anticipazione, abbiamo intervistato i Texile affinchè raccontassero ai nostri lettori la loro esperienza musicale. Quali circostanze hanno determinato il concretizzarsi del progetto Texile e quali tra i vostri ascolti ed esperienze musicali hanno influito sull’individuazione di una particolare cifra stilistica?
Il progetto è stato pensato e voluto nel 2016 da Valentino, già fondatore degli Antennah insieme a Stefano Guzzetti, attualmente produttore di Texile. È nato essenzialmente da un’urgenza espressiva, noi tutti eravamo alla ricerca di qualcosa che ci appagasse in termini creativi. Pur provenendo da esperienze molto diverse tra loro, ci sono un sentire, una sensibilità ed un approccio alla composizione – e quindi alla costruzione del nostro universo sonoro – che ci accomunano. Elencare gli ascolti che ci hanno formato e influenzato sarebbe impossibile. Tutto il ‘900 di sicuro, le sue avanguardie in ambito pop‐rock ma non solo, il jazz, una certa black music, la disco e ovviamente la canzone d’autore italiana e francese. Tutto questo e molto altro ribolle e fa capolino nel nostro universo sonoro. Abbiamo comunque un
approccio “circolare” alla composizione e per una naturale inclinazione tendiamo ad “asciugare” il nostro suono. Texile è il nome di un monumento naturale che si trova in Barbagia: questa scelta allude forse a una piena identificazione con le vostre radici sarde? Cosa pensate della scena musicale isolana e in che modo vi ci rapportate? “Texile” perché è fascinoso ed enigmatico e poi suona bene anche all’estero. Nessun rimando “identitario”, comunque. Certo, la nostra musica risente intrinsecamente del fatto di vivere in un’isola battuta dai venti, il nostro suono restituisce suggestioni rarefatte, sospese… Probabilmente figlie dei silenzi millenari dell’entroterra sardo. Il sound è dilatato, volutamente riverberato e desertico. La scena musicale isolana è feconda e sono presenti delle belle realtà, intratteniamo buoni rapporti con tutti. Non facciamo molta vita sociale, comunque: difficilmente collocabili in una “scena”, non ci interessa farne
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parte. Siamo molto concentrati sulla progettualità della band e stiamo seminando tantissimo. Facciamo delle differenze stilistiche il nostro punto di forza, ci interessa ibridare, provare in libertà soluzioni e sondare territori. Siamo sempre sintonizzati e attenti a ciò che “monta su” a livello di trend e nuovi movimenti, ma lo siamo soprattutto per evitarli e non per esserne parte. Ci interessa risultare personali. Il vostro primo EP è intitolato Blu macchiato di blu, verso estrapolato dall’ultimo brano Lontano lontano: difficile non cogliere un’allusione alla famosa canzone interpretata da Modugno. In che misura l’approccio dei Texile vuole
essere conservativo o eversivo nei confronti degli stilemi classici della canzone italiana d’autore? Davvero nessuna allusione al grandissimo Modugno, piuttosto la restituzione di immagini concrete, in questo caso specifico abissi marini o, se preferisci, squarci di cielo azzurro. È un testo fortemente evocativo e di grande impatto emotivo. Non ci muoviamo intenzionalmente verso la canzone d’autore, ma è comunque necessario farvi i conti: siamo figli anche di quei mondi. Un nostro nume tutelare è sicuramente Serge Gainsbourg, ne subiamo l’influsso ma cerchiamo di starne alla larga: troppo ingombrante e risulterebbe scontato attingere a piene mani dal suo genio. Solo una piccola “rivisitazione” live di un suo pezzo scritto per la Bardot! Il brano Non è niente ha una storia particolare: vorreste narrarla ai nostri lettori? Non è niente è stata recuperata dalla colonna sonora de La calda vita un film del 1963 girato tra Cagliari e le coste ancora incontaminate di Villasimius. È la cantilena che Catherine Spaak, attrice protagonista del film, intona su un sottofondo orchestrale. Il ricordo di quel via vai di attori e operatori e
dell’allestimento dei set a Cagliari è ancora vivo nella memoria dei nostri genitori e dei cagliaritani della vecchia generazione. Ci è stato tramandato come il ricordo di un’epoca irripetibile: in pieno boom economico a Cagliari accadeva anche questa cosa qui. Ci piaceva l’idea di restituirne un pezzetto. In uno dei vostri pezzi, Settembre, mi pare di poter cogliere alcune reminiscenze provenienti dalla musica di Bowie. Ci sono stati dei modelli di cui avete tenuto conto nello scrivere i brani confluiti nell’EP? Sì, hai colto bene, come si diceva prima nella nostra musica ci sono mondi in collisione, abbiamo assorbito tantissimo e tanto restituiamo. Ci piace citare, cerchiamo di farlo con stile senza “scopiazzature”… In Settembre emerge il nostro amore per Brian Eno e per i chitarristi che ha coinvolto nella trilogia berlinese di Bowie (ma non solo), le chitarre sono volutamente ossequiose nei confronti di colossi come Adrian Belew o Robert Fripp. Credo che una delle caratteristiche principali del vostro primo lavoro sia una certa “onirica essenzialità”: qual è stato il fil rouge che ha informato la scelta dei brani da includervi e come avete
lavorato agli arrangiamenti defintivi? Tendiamo a dilatare il suono, per inclinazione suoniamo essenzialmente “downbeat”, è la nostra cifra. I testi influenzano le musiche e viceversa. Ci caratterizza questa componente sognante, visionaria, andiamo per immagini. In fase compositiva tendiamo a essere molto prolifici per poi asciugare e arrivare a una sintesi che ci soddisfi. Dal vivo siamo ipnotici, densi e viscerali. Anche giocosi però. I brani da produrre e inserire in questo Ep li ha scelti Stefano Guzzetti, il nostro produttore. Avevamo dei provini, una decina di brani e lui ha individuato quelli su cui lavorare. È stato determinante l’intervento di Stefano per accorciare e tagliare il superfluo, ha alleggerito molto il materiale sonoro e questo ha fatto sì che i pezzi acquisissero più freschezza e maturità. Gran parte del lavoro di produzione è stato effettuato durante le registrazioni dei brani. Siamo molto soddisfatti. Ringraziamo i Texile e ricordiamo ai lettori che possono restare aggiornati su tutte le novità inerenti al progetto visitando il sito www.texilemusic.com o la pagina Facebook @texilemusic.
Foto Andrea Francesco Berni
16 S&H MAGAZINE di Manuela Stacca
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Narratore acuto e raffinato, nel suo caleidoscopico romanzo di viaggio”. È con queste parole che lo scrittore cagliaritano Nicola Lecca – classe 1976 – è stato premiato con il Premio Letterario Elsa Morante per il romanzo “I colori dopo il bianco” (Mondadori). L’ultima opera in una carriera intensa – i suoi libri sono tradotti in 15 paesi –, nella quale il viaggio è sempre stato un elemento imprescindibile. Lecca si definisce uno “scrittore nomade”: ha girato a lungo, tra Barcellona, Venezia, Londra, Vienna, e da allora non si è più fermato. Partiamo dall’inizio. Come si è avvicinato alla scrittura? Un’attrazione naturale, magnetica. Indispensabile. A 33 anni aveva già visto 200 città. Che cosa l’ha spinta a viaggiare tanto? Secondo il filosofo Martin Heidegger “Vivere è incontrarsi col mondo”. Anche io, come lui, sono convinto che provare curiosità verso gli altri sia un segno di grandezza, oltre che di umiltà. Perfino Erodoto e Sant’Agostino hanno sostenuto nei loro scritti che il viaggio è parte integrante dell’esperienza e della conoscenza. Chi non mostra curiosità verso il prossimo – verso l’altro da sé – finisce per chiudersi in una forma di disinteressato narcisismo che rischia di limitare le infinite possibilità dell’esistenza. Ma attenzione: viaggiare non significa necessariamente prendere un treno o un aereo. Leopardi è riuscito a farlo benissimo comodamente seduto nella sua biblioteca di Recanati. Quanto è importante per lei viaggiare, dal punto di vista creativo?
NICOLA LECCA Lo scrittore cagliaritano vince il Premio Letterario Elsa Morante con “I colori dopo il bianco”
Ho ambientato i miei romanzi a Innsbruck, Marsiglia, Reykjavìk, Londra e Parigi. Tutte città in cui ho abitato a lungo e che mi hanno offerto variopinti spunti per incorniciare in maniera sempre nuova il frutto della mia creatività. E “I colori dopo il bianco” come è nato? Su un foglietto di carta chiesto a un cameriere di un caffè veneziano il 22 giugno del 2014. Il cameriere si chiamava Emanuele e il foglietto era senza righe né quadretti. La protagonista del romanzo è
Silke, una ragazza che scopre l’amore, l’amicizia, e finalmente la vita. Possiamo definirlo un romanzo di formazione? Così piace definirlo a chi ama inquadrare le cose in un casellario. Sin dalla prime pagine emerge una grande vitalità e speranza. Un bel messaggio considerata l’epoca in cui viviamo, governata da cinismo e pessimismo, soprattutto tra i giovani... Come ha scritto lo psicoterapeuta Enrico Maria Secci nel suo blog: “I colori dopo
il bianco” è un racconto salvifico, un libro al cui valore letterario si aggiunge la cura della psiche e dell’anima. Parliamo del Premio Letterario Elsa Morante. Si aspettava questo riconoscimento? Nel 1999 sono stato il più giovane finalista nella storia del Premio Strega e a 24 anni ho ricevuto il premio Hemingway per la letteratura. Eppure, ricevere nell’Auditorium della Rai di Napoli il premio Elsa Morante insieme a Renzo Arbore e Mogol è stata una delle più grandi emozioni che abbia mai provato. La Sardegna è la sua terra d’origine, eppure nei suoi libri non compare molto. Perché? Come ha detto il mio maestro Mario Rigoni Stern, c’è molta Sardegna nei miei libri ma è nascosta tra le righe: bisogna saperla trovare. Peraltro sono una persona profondamente originale. È talmente prevedibile che un autore sardo parli di Sardegna... Vi torna spesso? Ogni anno trascorro parecchi mesi a Cagliari. È una città che amo molto, soprattutto per le sue grandi porzioni di mare e di cielo. E per la sua luce, che è magica. Amo molto anche Bosa, Neoneli e Alghero. Tra le tante città visitate, se dovesse sceglierne una? Chiedermi questo equivale a chiedere a un bambino “Vuoi più bene a mamma o a babbo”. Amo molto Genova, Marsiglia, Visby, Stoccolma, Istanbul e San Pietroburgo. Tutte città di mare, come la mia Cagliari. Cosa direbbe a un giovane che volesse affacciarsi al mondo della scrittura? Fare un esercizio di realtà e rendersi conto che scrivere un buon libro richiede anni di lavoro e di sacrificio. Un po’ come fare l’atleta olimpico. Non ci si improvvisa: servono talento e allenamento costante.
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La Galleria Cavour di Sassari
SOS Centri Storici Come riscoprire e valorizzare le proprie origini
di Daniele Dettori
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alle nostre parti si parla, già da qual‐ che tempo e con una certa insi‐ stenza, della necessità di un recu‐ pero del centro storico che tenga conto dei luoghi e degli edifici più significativi, dei biso‐ gni di chi ci abita, della capacità di attrarre persone nuove tra le sue vie e, soprattutto, delle numerose attività commerciali che ci la‐ vorano mantenendolo – e mantenendosi – ancora in vita. È una situazione, quella dei centri storici, che non solo a Sassari ha te‐ nuto e tiene banco tra le varie amministra‐ zioni comunali e associazioni di categoria che tentano di barcamenarsi tra l’avanzare dei grandi centri commerciali, lo spopolamento delle città vecchie e la necessità di reinven‐ tarsi con proposte nuove e accattivanti.
In tutta Italia si tratta di un problema da tempo rilevato e nei confronti del quale si è cercato di avanzare studi e proposte volti a trovare soluzioni mirate. Scordia per esem‐ pio, un comune siciliano di circa diciassette‐ mila abitanti nella città metropolitana di Ca‐ tania, analizzava già nel 2013 la questione attraverso un periodico online locale tro‐ vando due criticità di base: in primis la crisi del settore edilizio, che ha portato a un fermo diffuso di manutenzioni e ristruttura‐ zioni. La conseguenza più diretta è stato uno spopolamento del centro storico, con conse‐ guente calo delle vendite a tutti i livelli e la chiusura delle attività commerciali. Un pro‐ blema, questo, che alcuni centri hanno visto nascere gradualmente, ben prima dello scop‐ pio della bolla immobiliare che ha avviato la crisi economica tra il 2007 e il 2008.
Il sud sembra essere più colpito dal feno‐ meno dello spopolamento e la Calabria è tra le Regioni maggiormente a rischio, anche per la tendenza dei più giovani all’abbandono dei paesi in favore delle grandi città, alla ricerca di un lavoro soprattutto nel settore terziario o delle nuove tecnologie. Per ovviare a questo trend, sono diverse le iniziative intraprese. A Montesegale, nel pavese, l’amministrazione comunale ha inaugurato un forno pubblico perché i poco più di 300 abitanti possano contare su un servizio essenziale come quello della panificazione. A Sadali, nel centro‐sud della Sardegna, si è tentato di incrementare il turismo e rafforzare la residenza con due azioni coordinate: la valorizzazione delle pro‐ prietà immobiliari esistenti e gli incentivi alla coltivazione delle terre libere. Si è pensato anche all’erogazione di buoni spesa da spen‐ dere presso le attività locali, così da mante‐ nere in vita il tessuto commerciale. Azioni di questo genere sembrano essere una buona chiave per sbloccare quella serratura rugginosa rappresentata, nei centri, soprat‐ tutto da edifici decadenti e talvolta inadatti alle esigenze della vita odierna perché realiz‐ zati secondo criteri non più funzionali. L’ini‐ ziativa delle case a 1 euro ne è un ulteriore esempio: in diversi comuni italiani è possibile acquistare una vecchia casa al costo di un caffè con l’impegno di rimetterla in sesto e renderla agibile in un arco di tempo definito. Possono nascere così diversi Bed & Breakfast e attività di richiamo come musei, ludoteche o altro. C’è chi, oltreoceano, si è divertito a fare una proporzione: negli Stati Uniti, a fronte di circa 18 milioni di case abbando‐ nate, ciascun senzatetto potrebbe riceverne in regalo ben 6! Una simile politica si base‐ rebbe certo su una massiccia iniezione di de‐ naro pubblico o privato necessario al rias‐ setto dei luoghi ma c’è chi non la prende solo al pari di una boutade. Dalle nostre parti, del resto, sono proprio gli immigrati (regolari e non) a stabilirsi soprattutto nei centri storici dove le case dismesse abbondano… Chiudiamo con un’iniziativa che vede Sassari protagonista. Recentemente è nato il gruppo Facebook “Io compro al centroSS”, una ve‐ trina – su uno tra i social network più diffusi – perennemente a disposizione di commer‐ cianti e utenti che possono postare, condivi‐ dere e commentare i negozi del centro, i pro‐ dotti, le offerte, le attività di rilevanza sociale oltre che commerciale. L’idea mira a far co‐ noscere al pubblico tutte le opportunità che il centro storico di Sassari offre quotidiana‐ mente sia in questo periodo natalizio, sia tutto il resto dell’anno.
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di Diego Bono
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n’isola dalla storia millenaria, florida e misteriosa, densa di forti tradizioni e abitata da un popolo antico, orgo‐ glioso, forte e testardo, un territorio composto da gente saldamente ancorata alla propria ine‐ stimabile cultura, così diversa dalle altre da ri‐ sultare unica. No, non stiamo parlando della Sardegna, ma di un rifugio per sognatori al largo del Pacifico chiamato Giappone; la stra‐ biliante somiglianza tra questi due paesi tanto distanti, quanto vicini nell’anima e nello spirito ha dato vita ad una serie di sublimi opere a fumetti che rapiscono il lettore e lo trascinano in un incredibile viaggio all’interno del sapere. Igort firma così il suo secondo volume di “Qua‐ derni giapponesi” (Oblomov Edizioni), un sag‐ gio a fumetti che illustra con eccezionale ca‐ pacità estetica e immensa passione quella remota realtà imbrigliandone l’essenza e ri‐ portandola fedelmente su carta. Classe 1958, Igor Tuveri, conosciuto con il nome d’arte di “Igort” è un eclettico artista cagliaritano (scrittore, illustratore, designer,
rico nipponico non solo nel tratto, ma anche nei colori (l’utilizzo dell’acquerello in primo piano), adattandosi attentamente ora ai più celebri dipinti di Hokusai, ora ai manga mo‐ derni, intervallando una storia non propria‐ mente dichiarata, a tratti ermetica, composta anche di affrettati bozzetti, come un esplora‐ tore che annota sul proprio diario di viaggio tutto ciò che i suoi occhi riescono a notare, al‐ ternando elaborate illustrazioni a doppia pa‐ gina a piccoli tratteggi. Il vagabondo protagonista di questo documen‐ tario letterario che mescola in 140 tavole gli stilemi della graphic novel con quelli del gra‐ phic journalism è l’autore stesso, che in prima persona descrive la propria esplorazione nel Sol Levante, ricercando, al contrario del primo volume, non tanto le memorie di un paese, quanto la tecnica, l’abilità e i canoni che ne contraddistinguono l’arte del disegno, perden‐ dosi volutamente attraverso la sua storia, la‐ sciando comunque spazio all’indagine della ci‐ viltà, della natura e della società giapponese. Ecco quindi gli incontri con i vecchi amici fu‐ mettisti, fotografi, illustratori e con gli strambi personaggi che “infestano” gli appartamenti del capoluogo (gli “hikkikomori”, ossia i reclusi tecnologici figli della pressante società orien‐ tale), viaggiando nel passato e nel futuro attra‐ verso avveniristici treni magnetici in coloratis‐ simi paesaggi. Lo sguardo di Igort si posa, musicista) e importante riferimento culturale quindi, sulle sconfinate foreste di sakura, ossia per tutta l’Isola: nel 1994 espone le proprie i celebri alberi di ciliegio da millenni simbolo opere alla biennale di Venezia, e, grazie a nu‐ rosa della nazione e sui candidi gassho‐zukuri, merose collaborazioni in importanti riviste ovvero gli antichi villaggi feudali attraversati come “Linus”, “Frigidaire”, e “Métal Hurlant” dal vento “shika”, smarriti tra i cinque picchi e pubblicazioni quali “5 è numero perfetto” di Gokayama, talmente immersi nella neve, e assorti nel silenzio da risultare (vincitore del premio “Libro dell’anno” a Francoforte) oc‐ “Per anni ero tornato quasi invisibili, residenza dei famosi onsen, bagni termali cupa ben presto un posto in Giappone, un d’onore nell’olimpo del set‐ luogo che oramai mi con acqua superiore ai 40 tore fumettistico italiano. La gradi centigradi spesso prota‐ vera forza di Igort, però, ri‐ appariva come gonisti di tante scene in siede nella sua natura er‐ “casa”. Non c’erano manga e cartoni animati. rante, l’artista sardo, infatti, appuntamenti o Nell’opera vi è comunque an‐ ha toccato, sostandovi a che spazio per la scoperta lungo, non solo le principali incontri da fare, della filosofia, delle leggende capitali europee, ma anche, viaggiavo per il e della letteratura asiatica, Tu‐ e soprattutto, lontane terre gusto di perdermi” veri non manca quindi di ri‐ d’Oriente (è stato il primo oc‐ cidentale ad essere accettato tra i mangaka cordare la sua prima fonte di ispirazione: il nipponici) e paesi dell’ex Unione Sovietica, in‐ maestro Matsuo Bashō, ossia “il poeta che namorandosene perdutamente, come dimo‐ tentava disperatamente di fermare il tempo stra in “Pagine nomadi” e “Quaderni russi”. con la sua penna” e il vincitore del premio No‐ Nella sua ultima opera il maestro si dimostra bel per la letteratura “Kawabata l’immortale”, ancora una volta un artista poliedrico: cita, im‐ prima vera porta del fumettista verso l’altra para ed omaggia alla perfezione lo stile pitto‐ parte del mondo.
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Quel viaggio attraverso l’Europa che, nel corso dell’Ottocento, i giovani intraprendevano per conoscere il mondo, lo proponiamo qui lungo il Bel Paese, alla scoperta delle nostre Regioni d’Italia.
SICILIA
A sinistra Cefalù e Taormina a destra
di Daniele Dettori La più grande. Il territorio sici‐ liano è costituito dall’isola più grande d’Italia con i suoi arcipe‐ laghi (Eolie, Egadi e Pelagie), l’isola di Ustica e l’isola di Pan‐ telleria. Sono nove, in totale, le province nelle quali la Regione è suddivisa. Fenici, greci, romani e più tardi gli arabi. E gli aragonesi. Nel corso dei secoli, diverse po‐ polazioni hanno imperversato per le sue coste stanziandosi anche nell’interno e questo per‐ ché, grazie alla sua posizione, la Sicilia è un ponte ideale tra Africa ed Europa. Un ruolo che ancora oggi riveste molto bene soprattutto l’isoletta di Lampe‐ dusa, spesso citata nelle crona‐ che perché sede di sbarco delle popolazioni che attraversano il Mediterraneo con imbarcazioni di fortuna. Cosa vedere. In effetti, una delle principali attrazioni della Sicilia è rappresentata dalla sua più grande insidia: l’Etna. Si tratta di un vulcano attivo collocato a poca distanza dalla costa orien‐ tale che, insieme con il territorio circostante, nel 1987 è stato di‐
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VIAGGIO IN ITALIA
chiarato Parco e nel 2013 Patri‐ monio dell’Umanità. Sono mol‐ teplici i crateri presso i quali si registrano attività eruttive di di‐ versa entità e che, ad ogni modo, rappresentano una meta escursionistica per appassionati scalatori e amanti del trekking e della natura. Alle pendici del complesso vulcanico sorge la città di Catania, ricca di storia e cultura. Qui vi segnaliamo, per una visita, l’anfiteatro romano; il Giardino Bellini che è tra i più antichi della città; la Via Etna, che è la strada principale del centro storico dove potrete dare libero sfogo alla vostra voglia di shopping; il mercato del pesce, che offre uno spaccato di vita quotidiana sicula davvero ge‐ nuino; e le tantissime chiese, monumenti e musei che potrete scegliere secondo i vostri gusti personali di architettura e storia. Se rimaniamo sulla costa ma ci spostiamo a nord est possiamo visitare la bellissima Palermo. Qui vi consigliamo subito di im‐ mergervi in un mercato del quale avete certamente sentito parlare perché si chiama Ballarò, e ha dato il nome all’omonima
trasmissione televisiva per anni andata in onda sulla Rai. Si tratta di un mercato eterogeneo, ricco di primizie ortofrutticole ma anche di altri generi alimentari e casalinghi. La cattedrale di Pa‐ lermo è un altro luogo da non perdere, costruita a più riprese fin dall’età punica e costituita da un melting pot di stili e culture che la rendono piuttosto affasci‐ nante. La cattedrale è stata più volte ritratta, nei suoi dipinti, dal noto artista Kino Mistral (nome d’arte di Franco Magistrelli) che, milanese di nascita, ha scelto di sposarsi e vivere proprio a Pa‐ lermo, innamorandosi delle terre di Sicilia. Un altro vulcano della Sicilia è lo Stromboli, che prende il nome dall’omonima isoletta delle Eolie. Una visita turistica è d’obbligo anche perché l’isola, che conta in totale circa 400 abitanti, ri‐ corda a tratti la Grecia specie nel centro abitato di Piscità, dalle case bianche con tinte di azzurro che si affacciano sul mare. Già che ci siete, con il traghetto po‐ tete visitare anche le altre iso‐ lette, tutte molto caratteristiche. A Ustica, per esempio, potrete
ammirare l’Acquario dello Spal‐ matore insieme con i siti archeo‐ logici delle diverse epoche; a Pantelleria potrete rilassarvi nelle immense distese di verde a perdita d’occhio e fare una visi‐ tina alle Teste di Pantelleria, tre capi di marmo rinvenuti nel 2003 che ritraggono Giulio Ce‐ sare, Tito e Agrippina. La gastronomia. Se limoni e arance sono due simboli tipici di questa Regione, non tutti sanno che un antenato del gelato avrebbe visto la luce proprio da queste parti. Durante la domina‐ zione araba pare venissero uniti la neve – raccolta sulle cime dell’Etna – con lo zucchero di canna e la frutta per preparare lo sherbet. Cassata e cannoli sono altri dolci della tradizione imperdibili. I formaggi più anti‐ chi rinomati sono prodotti so‐ prattutto con latte ovino e caprino come la ricotta, mentre tra i prodotti dei campi annove‐ riamo zafferano, olive, pomo‐ dori, carciofi e patate. Infine il mare, che circonda questa terra, regala pesce fresco declinato a tavola nelle più diverse e gu‐ stose combinazioni.
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22 S&H MAGAZINE Il Dott. Giuseppe Massaiu è un professionista di riferi‐ mento e opinion leader in tema di Odontoiatria Naturale e Biologica, insegna in corsi frontali e on‐line argomenti clinici ed extra‐clinici legati al mondo della Odontoiatria e della Medicina Naturale, Posturale e Olistica oltre che del Management e del Marketing Odontoiatrico.
Il dentista risponde Curiosità sul mondo odontoiatrico
er chi è genitore come me, soprattutto nel momento in cui si hanno bambini piccoli, sarà capitato almeno una volta di ritrovarseli affianco, sve‐ gliati da un brutto sogno e quindi catapultati tra voi e vostra moglie, nel “lettone grande”. Questa caratteristica è comune in tutti i bambini, fa parte della loro crescita naturale e in genere è caratterizzata da episodi spora‐ dici che, di norma, scompaiono rapidamente durante la crescita. Alcune volte, però, questo feno‐ meno assume proporzioni e fre‐ quenza preoccupanti, diventando un vero problema, sia per il piccolo che per l’equili‐ brio e la serenità dei genitori. La colpa, in tal caso, viene spesso imputata ad un problema di de‐ bolezza di carattere, e si cerca di risolverlo con un aumento della disciplina, per evitare che si abi‐ tui ad ottenere quello che vuole (stando a letto con i genitori) fa‐ cendo i proverbiali “capricci”. In verità spesso non è così. Mi capita sempre più di frequente di riscontare cause “funzionali” a quello che sembra solo un caso relazionale genitori‐figli. L’origine del problema può facilmente ri‐ siedere nella triade dei problemi legati a respirazione, degluti‐ zione e masticazione del bimbo. Per cause di diverso tipo, come un frenulo linguale corto, una deglutizione disfunzionale, un di‐ sallineamento tra mascella e mandibola, un palato troppo stretto o dei denti che non si tro‐ vano nella posizione giu‐ sta, il piccolo può sviluppare patologie re‐
COME CURARE I “BRUTTI SOGNI” DEL BAMBINO DAL DENTISTA spiratorie notturne che portano alla maggior fatica che deve im‐ piegare per svolgere le funzioni vitali del mandare una quantità d’aria ossigenata suffi‐ ciente nei polmoni, e da qui al corpo, ma so‐ prattutto al cervello. È lui che sorve‐ glia il delicato equilibrio vitale del corpo, verificando che gli organi siano sempre ben ossigenati, avvisandoci quando questo non avviene. L’aria inspirata tramite il naso e la bocca passa nella gola, nella tra‐ chea, nei bron‐ chi ed infine negli alveoli polmo‐ nari, dove l’ossi‐ geno contenuto nell’aria passa all’interno dei vasi sanguigni per raggiungere tutte le cellule del corpo.
Nel sonno, per la posizione as‐ sunta dal corpo e per il rilassa‐ mento muscolare, si determina una fisiologica riduzione dei vo‐ lumi delle prime vie aeree. Ma se il processo è influenzato ne‐ gativamente dai problemi che
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ho eviden‐ ziato in prece‐ denza, l’aria passa a fatica, e a volte non passa affatto. Il bambino russa, o parla, rumori che nascono dal passag‐ gio forzato dell’aria attraverso le vie respiratorie costrette, a volte il passag‐ gio dell’aria si blocca, veri‐ ficandosi una apnea. Il sangue
quindi non viene più ossigenato, perché l’aria non arriva ai pol‐ moni, quindi il cervello riceve sempre meno ossigeno, facendo scattare nel cervello un “allarme rosso” di sopravvivenza, per cui deve per forza svegliare il pic‐ colo. Gli fa fare un piccolo “cor‐ tocircuito” che genera un brutto sogno, un incubo. Questo porta il bambino a svegliarsi con il clas‐ sico respiro accelerato, che de‐ termina una rapida ossigenazione. Sua conseguenza indiretta è il successivo pellegri‐ naggio verso il letto dei genitori, chiudendo il cerchio di quanto ho detto in prin‐ cipio nell’articolo. Op‐ pure il bambino manifesta
sonnambuli‐ smo, o a volte fa la pipi a letto. Attualmente sono state svilup‐ pate diversi tipi di terapie che riescono a risolvere completa‐ mente questa patologia. Grazie a queste ultime si può, con dedi‐ zione, attenzione e impegno, mi‐ gliorare grandemente la nostra qualità di vita e quella dei nostri figli. Ogni mese il Dott. Massaiu risponderà ad uno di voi. Inviate le vostre curiosità al‐ l’email dott.massaiu@shmag.it.
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Sono un padre, un marito e un trainer esperto in percorsi di dimagrimento, obesità e sovrappeso. Aiuto quotidianamente le persone che vogliono cam‐ biare forma fisica, e spesso anche la propria vita.
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a cura di Matteo Sassone
DIETA O NON DIETA?
Alternative meno drastiche
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ieta Dukan, regime iperproteico, dieta a zona: quali avete provato? Che risultati avete ottenuto e, soprattutto, le loro regole fanno ancora parte delle vostre abitudini? Se la risposta a quest’ultimo quesito è negativa significa che tali norme e regimi alimentari non sono la soluzione adatta a voi: si discostano infatti dal principio basilare di una dieta, quello di uno stile di vita sano. Seguire uno dei suddetti percorsi può rappresentare per alcuni un tentativo di migliorare le proprie condizioni fisiche ma non certo la soluzione ideale e definitiva, soluzione che può invece risiedere in alcune semplici regole della cui validità è consapevole un numero sempre più elevato di persone. Eccole qui di seguito: Qualità degli alimenti: un modo per accertarsi della qualità degli alimenti che acquistiamo è certamente quello di orientare le proprie scelte verso alimenti semplici, non raffinati e che non presentino nell’elenco degli ingredienti voci o nomenclature chimiche a noi sconosciute.
Alimenti a chilometro zero: sono da preferire in quanto molti alimenti naturali perdono parte dei nutrienti già poche ore dopo la raccolta. Quantità: eliminiamo l’uso della bilancia pesa alimenti e prestiamo attenzione alle dosi, suddividendole più praticamente in porzioni grandi, medie e piccole. Piramide alimentare: uno sguardo alla nuova e rivoluzionata piramide alimentare può essere un modo per chiarirci meglio le priorità. Porzioni: grandi per le verdure, medie per cereali, legumi e secondi piatti (uova, pesce e carne), piccole ma fondamentali quelle dei condimenti, tra cui il vantaggiosissimo olio EVO. Associazioni tra alimenti: si tratta di un aspetto importante e spesso trascurato. Accostare gli alimenti in modo corretto è determinante per i tempi di digestione e per il senso di sazietà ottenuto grazie al pasto e da esso dipende l’eventuale voglia di cibi “vietati”. Per esempio, un pranzo composto da un primo costituito da riso integrale e un secondo piatto di carne o pesce o
”
uova con verdure è differente da un pasto composto dal solo riso accompagnato dalle verdure. Per quanto infatti l’apporto calorico sia nel primo caso maggiore, esso apporta i vantaggi di un carico glicemico moderato e di una inferiore possibilità di accumulare adipe. Permette inoltre di gestire meglio il proprio appetito durante il resto della giornata. Momento di assunzione: ciò che mangiamo a pranzo ha un effetto differente se mangiato a cena. Numero e quantità dei pasti: sappiamo tutti che fare cinque pasti al giorno è una regola d’oro. Colazione da re, pranzo da principe e cena da povero è la migliore filosofia, senza dimenticare gli indispensabili due spuntini. Rotazione degli alimenti: meglio non fossilizzarsi sugli stessi alimenti e sfruttare la stagionalità di frutta e verdura, variare spesso la fonte di carboidrati e quella di proteine per tenere attivo il metabolismo e trarre nutrienti da tutti gli alimenti. Orientiamo le nostre scelte in modo che possano giovare anzitutto alla salute e solo in seconda battuta all’aspetto fisico e al girovita. I consigli esposti sono validi salvo patologie o problematiche che necessitano specifica assistenza e/o consulenza da parte di un medico.
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Posizionati dando le spalle a una parete, appoggia la schiena al muro mantenendola ben aderente ad esso e metti i piedi alla stessa larghezza delle spalle, con un angolo tra gambe e cosce di 90°. Appoggia la nuca al muro e mantieni le mani lungo i fianchi. Mantieni la posizione per 40-60 secondi con pause di 60 secondi; ripeti per 3 volte. Muscoli coinvolti: arti inferiori, quadricipiti, polpacci, glutei.
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24 S&H MAGAZINE
Jack Devecchi
LA DINAMO È TORNATA
Sette vittorie consecutive e ora è tutta un’altra musica Hopera Alghero ristorante pizzeria
di Erika Gallizzi. Foto: Luigi Canu
L
a Dinamo Banco di Sardegna Sassari sembra aver finalmente trovato i propri equilibri. L’avvicinarsi del Natale ha portato in dono una squadra coesa, un gruppo che si è ritrovato nel momento di maggior difficoltà e, come spesso succede, dopo aver toccato il fondo. Il 12 novembre, con la bruttissima sconfitta interna con la Be‐ taland Capo d’Orlando e le dimissioni di Pa‐ squini dalle mansioni di allenatore, non accettate dalla società biancoblù, sembra ormai lontanissimo. Soprattutto, quella in campo, sembra un’altra squadra. Per l’esat‐ tezza, quella squadra che ci si aspettava, visto il valore dei singoli ed il potenziale del gruppo stesso. L’episodio delle dimissioni di Pasquini ha compattato lo spogliatoio, così come la scelta del presidente Sardara di met‐ tere la squadra “spalle al muro” e far deci‐ dere proprio ai giocatori se lasciar andare via l’allenatore dalla panchina oppure no. Scelta che rimane quantomeno opinabile, ma che sta comunque dando i suoi frutti. Quel fa‐ moso fondo toccato è servito per darsi la spinta e da quel momento, tra campionato e coppa, la Dinamo ha infilato una serie di sette vittorie consecutive. Si è partiti a poco più di metà novembre sul campo della Openjobmetis Varese, per poi proseguire tra le mura del PalaSerradimigni con l’Happy Casa Brindisi, in una gara a senso unico, assolutamente dominata dai bianco‐ blù. In seguito per la Dinamo c’è stato un tour de force, tra trasferte in campionato e trasferte in coppa e la squadra sassarese è ri‐ masta “in giro” praticamente per dieci giorni. Prima in Siberia, a Krasnoyarsk, dove a di‐ spetto degli oltre ‐10° di temperatura esterna, il Banco in campo è stato caldissimo (75‐65) e ha dato respiro alla propria classi‐ fica in Fiba Basketball Champions League.
Da lì capitan Devecchi e compagni sono vo‐ lati a Brescia, a far visita alla capolista fino a quel momento imbattuta, e hanno strappato la vittoria all’ultimo secondo. Un bel “regalo” di Moss che, con la sua squadra avanti di 6 lunghezze a circa 2’ dalla fine, ha pensato bene di commettere fallo e soprattutto farsi fischiare un fallo tecnico. Il risultato è stato il pareggio dei sassaresi, con tre liberi messi a segno da Bamforth ed una tripla di Hatcher. Il finale, poi, ha visto Bamforth match‐win‐
shmag.it 25
ner dalla lunetta (79‐78). Sull’onda dell’entu‐ siasmo di una vittoria così “pesante”, la Di‐ namo è salita nuovamente in aereo per volare in Turchia e violare, con sufficiente au‐ torità, anche il campo del Pinar Karsiyaka (79‐70). Squadra stanca dal periodo di fuoco, ma sempre in vantaggio. Che sia necessaria un’overdose di stress per farla girare a mille? La settima perla è stata incastonata nella gara casalinga con la The Flex Pistoia. Gara non dominata dalla Dinamo, ma tenuta co‐ munque sempre in pugno, con fuga finale piuttosto veemente, prima di lasciare spazio agli avversari negli ultimissimi minuti (alla fine 88‐81, ma Banco sul +18 a poco più di 3’ dalla fine), in pieno e sereno controllo. Ora si gioca d’insieme, con rapidità, ora si ringhia in difesa, ora anche i singoli ne trag‐ gono vantaggio con prestazioni individuali che salgono di livello. Scott Bamforth sta vi‐ vendo un periodo straordinario e sfornando prestazioni sublimi, ma anche, per esempio, Shawn Jones sembra aver ritrovato lo smalto delle prime uscite stagionali, ben imbeccato dai compagni, e lo stesso William Hatcher, inspiegabilmente coinvolto in voci relative ad un presunto taglio nel momento più buio della squadra, si sta dimostrando davvero prezioso, anche e soprattutto in momenti de‐ cisivi delle gare. Chi sta soffrendo ancora è Levi Randolph, che ha comunque mostrato incoraggianti segnali di ripresa nella vittoria interna con Pistoia. In tutto questo, resta un dubbio: come si reinserirà Rok Stipcevic una volta rientrato a pieno regime dopo i problemi e l’intervento subito ad un ginocchio? L’esterno croato è già rientrato nelle ultime partite disputate, ma ha sostanzialmente appena assaggiato il campo. Pochi minuti per riprendere il ritmo, ma probabilmente anche perché la squadra, ora, sta giocando a ritmi che a lui poco si
confanno, anche in piena e ottimale condi‐ zione fisico‐atletica. A Pasquini l’arduo com‐ pito di risolvere il rebus, senza far crollare il “castello” faticosamente costruito. Intanto, un’altra nota lieta ha rallegrato l’am‐ biente Dinamo e, in generale, quello cesti‐ stico sassarese e sardo: il traguardo delle 500 presenze collezionate da Jack Devecchi con la maglia biancoblù (e biancoverde in coppa). Dodici lunghissimi anni ed un amore incondi‐ zionato giurato e più volte ribadito alla Di‐ namo ed alla Sardegna, da un ragazzo diventato uomo a Sassari e che di Sassari ha saputo e voluto “sposare” tutto, sentendosi a casa. Ed essendo, giustamente e meritata‐ mente, ricambiato da tanto affetto e ricono‐ scenza. Ma da cosa è attesa la Dinamo nel mese di gennaio 2018? Poco spumante a Capodanno, perché il 2 si gioca ed il Banco ospita la Sidi‐ gas Avellino per una gara dall’elevato quo‐ ziente di difficoltà. Il campionato proseguirà, poi, con un altro match interno, ugualmente non semplice, con la Dolomiti Energia Tren‐ tino, mentre il girone di andata terminerà il 14 con i biancoblù impegnati a Pesaro. Que‐ sto sarà il rush finale per un posto, o comun‐ que per quello migliore possibile, nella Final Eight di Coppa Italia, che si disputerà a Fi‐ renze dal 15 al 18 febbraio. Le altre due par‐ tite di campionato del mese saranno sul campo della Red October Cantù e in casa con la Fiat Torino. In Fiba Basketball Champions League, in‐ vece, si lotta per il passaggio del turno. Si torna in campo il 10 gennaio, giorno in cui la Dinamo ospiterà il Murcia, poi si prosegue in casa del Monaco, con la Juventus Utena e sul campo dell’Unet Holon. In sostanza, un mese pieno ed impegnativo, con obiettivi da centrare su tutti i fronti.
I PROSSIMI INCONTRI DI CAMPIONATO 13a Giornata - 2 gennaio ore 20:30 Banco di Sardegna SS - Sidigas Avellino 14a Giornata - 7 gennaio ore 18:15 Banco di Sardegna SS - Dolomiti Energia TN 15a Giornata - 13 gennaio ore 20:30 VL Pesaro - Banco di Sardegna SS 16a Giornata - 20 gennaio ore 20:45 Red October Cantù - Banco di Sardegna SS 17a Giornata - 28 gennaio ore 18:15 Banco di Sardegna SS - Fiat Torino I PROSSIMI INCONTRI DI CHAMPIONS LEAGUE
Game 10 - 10 gennaio ore 20:30 Banco di Sardegna SS - UCAM Murcia Game 11 - 16 gennaio ore 18:30 AS Monaco - Banco di Sardegna SS Game 12 - 23 gennaio ore 20:30 Banco di Sardegna SS - Juventus Utena
Shawn Jones
Game 13 - 30 gennaio ore 20:00 UNET Holon - Banco di Sardegna SS
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26 S&H MAGAZINE
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31 DICEMBRE. Concerto di Piero Pelù
31 DICEMBRE 2017: Cagliari alla Fiera, ore 21:00. “City Fest Capodanno 2018”, musica live e dj Set: concerto di Coez, Moses Concas, Enzo Ingrosso, Diablo. Alghero nell’area portuale, ore 22:30. “Cap d’Any 2018”: concerto degli Ofenbach, a seguire spettacolo pirotecnico e concerto di Samuel. Sassari in Piazza d’Italia, ore 22:30. Concerto del gruppo sardo Maria‐ Marì a seguire concerto di Piero Pelù e dj set di Davide Merlini. Cagliari in Piazza Yenne, ore 23:30. Concerto di Malika Ayane. Olbia al Molo Brin, ore 23:30. Concerto del rapper J‐Ax. San Teodoro in Piazza Emilio Lussu, ore 23:30. Con‐ certo dei Modena City Ramblers. Castelsardo in Piazza Nuova, ore 24:00. XVII edizione di “Capodanno in piazza”. Spettacolo pirotecnico e a seguire concerto di Elio e Le Storie Tese. 1° GENNAIO: Golfo Aranci in Piazza, ore 22:00. Concerto di Maria Giovanna Cherchi. 5 GENNAIO: Muravera in Piazza, ore 22:00. Concerto di Maria Giovanna Cherchi. Bonar‐ cado in Piazza, ore 22:00. Concerto di Maria Luisa Congiu. Dal 5 al 7 GENNAIO: Sassari al Teatro Ferrovia‐ rio, ore 18:00. XXVIII Stagione di teatro per ra‐ gazzi: “Il lago dei cigni”, La Botte e il Cilindro (SS), (3‐14 anni). 6 GENNAIO: Sassari al Teatro Comunale, ore 17:00. Musical “IL Libro Della Giungla…. Il viag‐ gio di Mowgli”. Cagliari all’EXMA, ore 19:00. Stagione teatrale “TeatrExma – un teatro per tutte le stagioni”: “Il mio nome è Lucio (un uomo come me)”, spettacolo dedicato Lucio Dalla di e con Paolo Putzu, regia di Cricrì Boc‐ chetta. Sassari alla Chiesa di San Francesco, ore 19:30. Concerto per l’Epifania del Coro Po‐ lifonico “Francesco d’Assisi”. 6‐7 GENNAIO: Sassari al Palazzo di Città, ore 21:00. Aspirina a teatro con gli autori. 9 GENNAIO: Sassari al Teatro Comunale, ore 21:00. Stagione di Prosa 2017/2018: “Filumena Marturano”, di Eduardo De Filippo, con Ma‐ riangela D’Abbraccio e Geppy Gleijeses, regia Liliana Cavani. 10 GENNAIO: Alghero al Teatro Civico, ore 21:00. Stagione di Prosa e Danza 2017/2018: “Fiore di Cactus”, di Pierre Barillet e Jean‐Pierre Grédy, con Benedicta Boccoli e Maximilian Nisi, regia Piergiorgio Piccoli e Aristide Genovese. Cagliari all’EXMA, ore 21:00. Stagione teatrale “TeatrExma – un teatro per tutte le stagioni”: “Alfonsina Panciavuota”, con Fabio Marceddu, regia e musiche originali di Antonello Murgia. Dal 10 al 14 GENNAIO: Cagliari al Teatro Mas‐ simo. Stagione di Prosa 2017/2018: “Filumena Marturano”, di Eduardo De Filippo, con Mariangela D’Abbraccio e Geppy Gleijeses, regia Liliana Cavani.
25 GENNAIO. “Le Relazioni Pericolose”
12 GENNAIO: Olbia al CineTeatro Olbia, ore 21:00. Stagione di Prosa 2017/2018: “Fuga da Via Pigafetta”, di e con Paolo Hendel, regia di Gioele Dix. 13 GENNAIO: Porto Torres al Teatro comunale Andrea Parodi, ore 21:00. XXVIII edizione Festi‐ val “Etnia e Teatralità": “Allo sguardo attento”, di Cosimo Filigheddu, regia di Marco Spiga. Ca‐ gliari all’Auditorium del Conservatorio, ore 21:00. Mogol racconta Battisti. 14 GENNAIO: Porto Torres al Teatro comunale Andrea Parodi, ore 19:00. XXVIII edizione Festi‐ val “Etnia e Teatralità": “Allo sguardo attento”, di Cosimo Filigheddu, regia di Marco Spiga. Al‐ ghero al Teatro Civico, ore 21:00. Stagione di Prosa e Danza 2017/2018: “Lo Schiaccianoci”, musiche Pëtr Il’ič Čajkovskij, con i Solisti e il Corpo di Ballo del Balletto di Roma, ideazione e coreografia Massimiliano Volpini. 19 GENNAIO: Sassari al Teatro Comunale, ore 21:00. Stagione di Danza 2017/2018: “Mediter‐ ranea”, musiche Wolfgang Amadeus Mozart, György Ligeti, Giovanni Pierluigi da Palestrina e musiche delle culture del Mediterraneo, con i Solisti e il Corpo di Ballo della Daniele Cipriani Entertainment, coreografia Mauro Bigonzetti. Cagliari all’EXMA, ore 21:00. Stagione teatrale “TeatrExma – un teatro per tutte le stagioni”: “Le Sorelle Prosciutti”, con Francesca Grisenti e Eva Martucci, regia Massimo Donati. 20 GENNAIO: Porto Torres al Teatro comunale Andrea Parodi, ore 21:00. XXVIII edizione Festi‐ val “Etnia e Teatralità": “Coppelia”, di Consuelo Pittalis, regia di Pier Paolo Conconi. 20‐21 GENNAIO: Cagliari al Teatro Massimo. Stagione di Danza 2017/2018: “Mediterranea”, musiche Wolfgang Amadeus Mozart, György Li‐ geti, Giovanni Pierluigi da Palestrina e musiche delle culture del Mediterraneo, con i Solisti e il Corpo di Ballo della Daniele Cipriani Entertain‐ ment, coreografia Mauro Bigonzetti. 21 GENNAIO: Sassari al Teatro Ferroviario, ore 18:00. XXVIII Stagione di teatro per ragazzi: “Il chicco di grano”, Teatrino dei Fondi (PI), (3‐8 anni). Porto Torres al Teatro comunale Andrea Parodi, ore 19:00. XXVIII edizione Festival “Etnia e Teatralità": “Coppelia”, di Consuelo Pit‐ talis, regia di Pier Paolo Conconi. Dal 24 al 28 GENNAIO: Cagliari al Teatro Mas‐ simo. Stagione di Prosa 2017/2018: “Lampe‐ dusa”, di Anders Lustgarten, con Donatella Finocchiaro e Fabio Troiano, regia Gianpiero Borgia. 25 GENNAIO: Sassari al Teatro Comunale, ore 21:00. Stagione di Prosa 2017/2018: “Le Rela‐ zioni Pericolose”, dal romanzo omonimo di Choderlos de Laclos, regia Elena Bucci.
Dal 31 GENNAIO al 4 FEBBRAIO. “Il Padre”
26 GENNAIO: Cagliari all’EXMA, ore 21:00. Sta‐ gione teatrale “TeatrExma – un teatro per tutte le stagioni”: “Like”, con Stefano Santomauro, regia Daniela Morozzi. Olbia al CineTeatro Olbia, ore 21:00. Stagione di Prosa 2017/2018: “Alla mia salute ci penso anch'io... e si nono”, di Gianni Salis e Giovanni Carroni. 27 GENNAIO: Porto Torres al Teatro comunale Andrea Parodi, ore 21:00. XXVIII edizione Festi‐ val “Etnia e Teatralità": “Com un soldat”, con‐ certo di Claudia Crabuzza. 28 GENNAIO: Sassari al Teatro Ferroviario, ore 18:00. XXVIII Stagione di teatro per ragazzi: “Cartacantastorie”, La Botte e il Cilindro (SS), (3‐8 anni). Dal 31 GENNAIO al 4 FEBBRAIO: Cagliari al Teatro Massimo. Stagione di Prosa 2017/2018: “Il Padre”, di Florian Zeller, con Alessandro Haber e Lucrezia Lante Della Rovere, regia Piero Maccarinelli.
Mostre Dal 4 GENNAIO al 29 APRILE: Sassari all’Ex Convento del Carmelo, ore 10:00‐13:00 / 16:00‐19:00, chiuso lunedì. Mostra “Nuragica”, il più sorprendente viaggio nel tempo tra rico‐ struzioni e realtà virtuale. Fino al 14 GENNAIO: Cagliari allo Spazio SE‐ ARCH, ore 9:00‐20:00. Mostre “Nel segno di Galep” e “221B Baker Street”. Fino al 15 GENNAIO: Sassari all’Archivio storico comunale, ore 9:00‐13:00 / 16:00‐19:00, chiuso sabato e domenica. "Vivo. Come una statua", mostra su Enrico Costa. Alghero alla li‐ breria Cyrano Alghero, ore 9:00‐20:00. Mostre “Nel segno di Galep” e “221B Baker Street”. Fino al 20 GENNAIO: Alghero nelle sale esposi‐ tive Lo Quarter (II piano). Mostra di dolci di Anna Gardu. “Nuoresità ad Alghero”. Fino al 25 FEBBRAIO: Nuoro al MAN, ore 10:00‐13:00 ‐ 15:00‐19:00, chiuso lunedì. Mo‐ stre “Una visione astratta”, opere dalla Colle‐ zione Maria Cernuschi Ghiringhelli e “Emisferi Sud”, mostra di Michele Ciacciofera. Fino all’11 MARZO 2018: Cagliari alla Galleria Comunale d'Arte, ore 10:00‐18:00, chiuso lu‐ nedì. Mostra “Modigliani: Opera sola”. Fino al 18 MARZO 2018: Collinas al Museo Na‐ turalistico del Territorio “G. Pusceddu”, ore 9:00‐19:00, chiuso lunedì. Mostra “Avventura tra i ghiacci. Pole Position”.
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Via Balai, 61. 079/5046024. Martedì. Consegna domicilio Ristorante.Pizzeria
Da Teseo
Via dell’Autonomia, 4. 079/508106. Giovedì Pizzeria.Paninoteca
Fuori Orario
Piazza XX Settembre, 7. 079/513616. Mercoledì Ristorante.Pizzeria
Il Corallo 2
Via Benedetto Croce, 2. 079/9401201 - 339/5640157. Lun La Rosa Dei Venti
Ristorante.Pizzeria
Via Ettore Sacchi, 20. 079/502590. Nessuno
Pizzeria al Taglio.Fainè
Trattoria.Pizzeria
Sa Mesa
Via E. Sacchi, 3. 079/5620982 - 340/4126848. Lunedì
Via Zanfarino, 2/f. 079/272341. Consegna domicilio Via De Andrè, 19. 079/299930. Consegna domicilio Paninoteca
Refral Da Renato
Pizzeria
Spizzati
Via Einaudi, 12/B. 349/6372138. Dom. Consegna domicilio
A LG HER O
Ristorante
Da Vito
Ristorante.Pizzeria
La Perla Nera
Via Roma Inferiore, 60 - Sennori. 079/362271. Lunedì
Qualcosa di dolce? SASSARI
Pasticceria
Pagoda Pizzeria.Paninoteca
Pizzeria
Ristorante.Pub
Gelateria
Via Brigata Sassari, 71. 079/232406. Nessuno Via degli Astronauti, 2/b. 079/291272. Lunedì Pasticceria Sias
Pasticceria
Via Baldinca, 67 - Li Punti. 079/399310 - 393/9242341. Lun
Pizzeria.Gastronomia
ALGH ERO
Via Oristano, 13/15. 079/9739132. Consegna domicilio
Via Roma Inferiore - Sennori. 347/1416411. Mercoledì La Cantera
La Nuova Delizia
Pizzeria
Pizzeria 2000
Gelateria Bosisio Pizzeria
Via Goceano, 15. 079/985082. Lun. Consegna domicilio
Loc. Badde Cossos - Sennori. 079/360245. Lunedì
Gelateria
Ciro
Piazza Ginnasio, 4. 392/5406448
Via Roma, 145 - Sennori. 349/3018347. Martedì Ristorante.Pizzeria
Zanzibar 2
Ichnos Express
Pizzeria
Harley Pizza
Pizzeria.Paninoteca.Gastronomia
Via Maiorca, 33. 079/980057
Via Don Minzoni, 102. 079/6011160. Pizze senza glutine
Via Roma, 158 - Sennori. 327/7625970
Girasole
Pizzeria al metro.Paninoteca
Via Mazzini, 83. 339/5754542. Consegna domicilio El Davalito
Pizzeria
Felix
Via Roma, 159 - Sennori. 079/362346
Via Roma, 118. 079/2670032. Nessuno
Big Pizza
Pizzeria
Arte Pizza
Via Fiorentina, 73 - Sorso. 079/350193. Consegna domicilio
Via Marconi, 132. 079/952309. Martedì
Ristorante.Pub
Central Pub
Pizzeria.Paninoteca
Via Libio, 75. 079/5047066. Consegna domicilio
Via Fiorentina, 42 - Sorso. 079/350502 Pizzeria
Pizzeria Luna e Sole
I Gemelli
S E NN O R I & S O R S O
Speedy Gonzales
SEN N ORI & SORSO Pizzeria.Paninoteca
Pizzeria Helena
Pizzeria.Paninoteca
C.so V. Emanuele, 158. 079/5048034 - 392/1880422. Mar
Pizzeria.Paninoteca
Via Veneto, 7. 079/5042012. Nessuno. Consegna domicilio
Via Rosello, 25. 079/238052. Domenica
S.S. 131 km 224,4. 079/502286 - 340/5226468. Mercoledì Pepito Pizza
Gastronomia.Paninoteca
Via Amsicora, 26. 320/0952420
Emiciclo Garibaldi, 7. 079/234240. Nessuno
Cucina Tipica Sarda
Li Lioni
Via Ponte Romano, 54. 328/5639782. Lunedì
Pizza Loca
Via Mazzini, 13/a. 079/235296. Domenica
Pizzeria Cocco
Pizzeria.Paninoteca.Cucina Vegana
Il Drago
Mordi&Via
Corso Angioy, 5. 345/3383330. Nessuno
Ristorante.Pizzeria
Gastronomia
Tria Street Food
Via Chiarini, 1. 079/2590063. Consegna domicilio
Babbai
Pizzeria.Paninoteca
Pata Pizza
Pizzeria.Paninoteca.Gastronomia
La Divina
PO R T O T O R R ES
Piadineria.Paninoteca
La Piadina del Pozzo
Via Minerva 25. 079/4921239. Mar. Consegna domicilio
Via Napoli, 6/b. 079/2826049. Consegna domicilio
Pasticceria
Ciro
Via Sassari, 35/b. 079/979960. Lunedì
Via Roma, 197 - Sennori. 079/361036
Take away o domicilio
P ORTO TORRES Il Capriccio
Gelateria
C.so V. Emanuele, 114. 340/1844835. Nessuno
SASSARI Al Caminetto
Pizzeria
Via Mastino, 23. 079/280727. Dom. Consegna domicilio
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