S&H Magazine n. 290 • Aprile-Maggio 2021

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di DANIELA PIRAS

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l banditismo gallurese è un fenomeno che ha in­ teressato la Sardegna – e nello specifico il paese di Aggius che ne è stato il fulcro – per un periodo di circa tre secoli. Sospeso tra realtà e leg­ genda, il Museo del banditi­ smo raccoglie testimonianze documentarie e fotografiche ma anche armi, indumenti, “ferri da campagna” (le vec­ chie manette) e oggetti che venivano utilizzati durante la latitanza. Il lasso temporale coperto va da metà del Cinquecento, nel periodo spagnolo, alla metà dell’Ottocento, quando la Sardegna si trovava sotto la dominazione sabauda. Situato nel cuore del centro storico, nel palazzo della vec­ chia Pretura, il museo è com­ posto da quattro sale organizzate per temi. All’in­ gresso, nella prima sala – ri­ costruzione di un ufficio dei carabinieri dell’Ottocento – si possono trovare diverse foto segnaletiche con relative biografie dei vari banditi. L’impatto scenico permette di immergersi immediata­ mente nel contesto trattato. Protagonista assoluto, em­ blema del banditismo gallu­ rese, a cui è dedicata un’intera teca, è Sebastiano Tansu, ribattezzato il Muto di Gallura, che ispirò l’omonimo romanzo di Enrico Costa. Occorre precisare che lo scopo di creare un museo

IL MUSEO DEL BANDITISMO

Ad Aggius un luogo sospeso tra memoria storica e leggenda storico relativo al banditi­ smo non è quello di idealiz­ zare o fare entrare nel “mito identitario” sardo tale feno­ meno, come precisato nel sito internet istituzionale museodiaggius.it: “L’obiet­ tivo di questo museo non è

quello di esaltare le gesta dei banditi, semmai, è esat­ tamente il contrario: diffon­ dere valori positivi per la costruzione di una mentalità che favorisca l’affermarsi della legalità e della moralità pubblica ad ogni livello”.

Ma chi era considerato ban‐ dito? Il significato della pa­ rola è, letteralmente, legato a colui che era stato appunto “bandito” dalla comunità, e costretto perciò a vivere ai margini. Poteva essere colui finito in disgrazia per motivi di onore, un ribelle, oppure un diseredato: la sua figura era comunque meritevole di rispetto e protezione. Fondamentale, per capire il motivo di questa empatia e considerazione, è conoscere la situazione storica del pe­ riodo narrato. Emilio Lussu al riguardo affermò che “Se una tradizione di violenza esi­ steva, essa era una difesa dai conquistatori perché se lo Stato è sempre stato assente in Sardegna, il suo braccio ar­ mato, di contro, fu sempre presente”. L’interesse nato attorno alla figura del ban­ dito sardo affonda le sue ra­ dici proprio nel concetto di “Stato dominatore assente”, nella sfiducia nelle istituzioni giudiziarie, nella ribellione – sacrosanta – scaturita da­ vanti alle prevaricazioni per­ petue inflitte al popolo e nell’abbandono in cui versa­ vano intere comunità. Lungi dal voler mitizzare, è necessario comunque conte­ stualizzare il periodo storico al quale si riferisce il feno­ meno, quando “La giustizia sabauda”, come si legge nei documenti affissi, non era esattamente “giusta”. Una visita è fortemente con­ sigliata.


S&H MAGAZINE

Anno XXVI - N. 290 / APR-MAG 2021 EDIZIONE CAGLIARI+SASSARI

Direttore Responsabile MARCO CAU

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Ufficio Grafico GIUSEPPINA MEDDE Hanno collaborato a questo numero: SIMONA COLOMBU, FRANCA FALCHI, HELEL FIORI, ALBA MARINI, GIUSEPPE MASSAIU, DANIELA PIRAS, RAFFAELLA PIRAS, AURORA REDVILLE Redazione Sassari, Via Oriani, 5/a - tel. 079.267.50.50 Cagliari, tel. 393.81.38.38.2 mail: redazione@shmag.it

06 03 Il Museo del Banditismo Ad Aggius un luogo sospeso tra memoria storica e leggenda

05 La paura che protegge Le leggende sarde per educare i bambini

06 Sa Tramuda I sentieri della transumanza in Sardegna

07 Gelato probiotico con latte ovino Ecco il gelato salutare made in Sardegna

08 Antìstasis Tradizione ed innovazione nel nuovo album dei Tazenda

09 09 Baunei Secondo borgo più bello d’Italia all'ottava edizione del “Borgo dei Borghi”

10 Costumi di Sardegna La storia e le particolarità degli abiti tradizionali dell’Isola: i tessuti, gli accessori e i gioielli

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Editore ESSEACCA S.r.l.s., Via Oriani, 5/a - Sassari Per la pubblicità: tel. 335.722.60.54

Stampa Tipografia Gallizzi S.r.l. - Sassari

12 Sorelle Ariu Gli abbracci in argilla che conquistano il mondo

14 SMART STORIES

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$ www.shmag.it telegram.me/sehmagazine issuu.com/esseacca Registro Stampa: Tribunale di Sassari n. 324/96. ROC: 28798. © 2021. Tutti i diritti sono riservati. È vietato riprodurre disegni, foto e testi parzialmente e totalmente contenuti in questo numero del giornale.

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in Copertina

BITTI, ABITO TRADIZIONALE Foto Stock Adobe | alex.pin


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di FRANCA FALCHI

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a Sardegna ha una ingente va­ riabilità di fiabe, legate a leg­ gende o a eventi realmente ac­ caduti, tramandate oralmente se­ condo un processo educativo ma­ triarcale, nel quale alla donna spetta il compito di indottrinare i figli al­ l’obbedienza, spesso grazie all’utilizzo di spauracchi. La paura, infatti, è il miglior campanello d’allarme che tiene tutti lontani dal pericolo in prospettiva di un evento funesto o di una punizione. Succede quindi che, per i bambini particolarmente fastidiosi, arriva Mommotti o Bobbotti: un uomo nero avvolto in un ampio mantello nel quale nasconde il sacco in cui in­ filare tutti i disubbidienti, o Tziu Me­ sedu: un vecchietto che impone il silenzio durante le sue ore di sonno. Le fiabe che hanno invece delle pro­ tagoniste femminili sono probabil­ mente legate ad antichi residui di divinità protettrici degli elementi na­ turali. Queste hanno quasi sempre in comune il nome di Mama seguito dall’oggetto specifico a cui appar­ tengono. Tra le più famose abbiamo sicura­ mente Sa Mama ‘e Su Sole donna bellissima quanto temibile che, co­ perta dalla testa ai piedi da un enorme lenzuolo bianco, diffida i bambini dall’uscire quando “il sole spacca le pietre”. La giovane dama si aggira per il paese, nelle ore più calde del giorno, percorrendo i vicoli anche più stretti e chi viene sorpreso per

strada viene rapito senza poter più fare ritorno a casa. In alcuni paesi si racconta anche che, il malcapitato, viene colpito sulla fronte da un raggio infuocato che gli provoca febbre alta per diversi giorni. In questo modo, i bambini vengono protetti dall’esporsi a un’insolazione specialmente nella torrida estate sarda. Sempre attinente agli eventi mete­ reologici è Sa Mama ‘e Su Bentu, un’anziana donna infagottata in un lungo scialle nero, che prende al volo i bambini nei giorni di Tramontana o Maestrale. Si dice che, incapace di averne di suoi, si appropri dei figli altrui scegliendo tra tutti quelli che non vanno a dormire presto la sera. Appena, nelle mattine seguenti, que­ sti si recano fuori a giocare, lei crea un vortice scuro da cui sporge un braccio che li mette dentro un sacco. Non fa loro del male, anzi, li tratta proprio come figli suoi, ma non po­ tranno più far rientro in famiglia. La fiaba di Sa Mama ‘e Funtana in­ vece, forse la più cattiva tra tutte, viene raccontata per proteggere i bambini dal rischio di cadere dentro i pozzi quando si avvicinano troppo ad essi per giocare. La perfida vec­ chietta che abita all’interno dei pozzi, ma a volte la si trova anche nei tor­ renti, compare immediatamente por­ tando via con sé i bambini nella pro­ fondità dell’acqua. Tutte storie che, raccontate come regole di comportamento, si sono tramandate per generazioni diven­ tando parte del nostro ricco patri­ monio culturale.

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SA TRAMUDA I SENTIERI DELLA TRANSUMANZA IN SARDEGNA di ALBA MARINI

all’attenzione dei più dal co­ mitato del patrimonio mon­ igrare è uno degli diale dell’Unesco (che, a Bo­ istinti degli animali. gotà, nel 2011, l’ha dichiara­ Persino l’uomo mi­ ta “patrimonio culturale im­ materiale dell’umanità”), la gra dall’alba dei tempi, spo­ transumanza indica una pra­ standosi alla ricerca di am­ tica relativa alla pastorizia e bienti più favorevoli in cui che consiste nella migrazio­ vivere. Ci sono tante cause ne stagionale dei pastori e che possono provocare una del bestiame. migrazione: la carenza di cibo, un pericolo, il deside­ Le radici della transumanza rio di cambiamento. Esiste sono antichissime. A vantare un tipo di migrazione che il primato di più antico cam­ pare però dimenticata e mino della transumanza pare sia quello della Val Se­ sembra essersi persa nei meandri della storia insieme nales, in Alto Adige, le cui origini sono fatte risalire ad­ a quei mestieri che stanno dirittura al periodo preistori­ sparendo. Stiamo parlando co. A provocare nei pastori della transumanza. A molti l’esigenza di spostare le potrà sembrare strana que­ greggi a seconda delle sta­ sta parola, sicuramente poco frequente nel linguag­ gioni e del clima, erano fat­ gio di tutti i giorni. Riportata tori come la scarsità dei pa­ scoli e la tempe­ ratura sfavorevo­ le. Queste condi­ INQUADRA IL CODICE zioni portavano i QR CON IL TUO pastori a dover SMARTPHONE PER trovare delle so­ CONTINUARE A luzioni per ga­ LEGGERE L'ARTICOLO rantire la salute

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ai propri animali, da cui di­ pendeva il loro stesso so­ stentamento. In Italia la mi­ grazione di pastori e bestia­ me avveniva principalmente dall’Appennino abruzzese verso le regioni della Ma­ remma toscana e laziale e del Tavoliere delle Puglie. Tuttavia, possiamo dire che la transumanza (il cui nome deriva dal verbo “attraversa­ re”) sia un’usanza che – al­ meno storicamente – ha ab­ bracciato tutta Italia e più in generale tutte le regioni al­ pine e mediterranee. Si trat­ ta di una tradizione così an­ tica da essersi “scolpita” nel terreno, lasciando come te­ stimonianze i cosiddetti trat­ turi, ossia dei veri e propri sentieri calpestati, originati­ si da continuo passaggio delle greggi e degli armenti. Ad oggi, con l’avvento della zootecnia e l’affermarsi dell’allevamento intensivo, la transumanza sembra es­ sere quasi scomparsa. Que­ sta tradizione tipica dell’alle­ vamento persiste in poche

aree in Italia, come le locali­ tà alpine del Trentino, della Valle d’Aosta e del Piemon­ te, le aree appenniniche di Molise, Abruzzo, Lazio e Pu­ glia e, naturalmente, la no­ stra amata Sardegna. La Sardegna è una terra ricca di tradizioni frutto di una cultura radicata nella terra e della natura. Ecco perché non stupisce che anche un’antica usanza come la transumanza sia sopravvis­ suta proprio nella nostra iso­ la. A praticare la transuman­ za (in sardo sa tramuda) sono i pastori di Villagrande e Arzana che, in primavera, portano i loro animali verso il Sarrabus. Siccome la Sar­ degna è anche una terra che si nutre di turismo (sia inter­ no che esterno) la transu­ manza è diventata presto anche un evento partecipati­ vo, un modo di riunire turi­ sti e curiosi alla scoperta de­ gli antichi sentieri dei pasto­ ri sardi. ...CONTINUA SUL WEB

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di ALBA MARINI

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econdo la ricerca Eurisko per l’Istituto del Gelato Italiano, il gelato piace al 95% della popo­ lazione. Il tasso di gradimento è altis­ simo se pensiamo che, sempre secondo questi dati, l’85% percento delle persone va pazza per il gelato (dichiarando di amarlo “molto o mol­ tissimo”) e il 39% dice di mangiarlo ab­ bastanza spesso. Come cambierebbero questi numeri se si riuscisse a creare un gelato ipocalorico e “funzionale” che faccia veramente bene alla salute? La popolarità del gelato potrebbe au­ mentare ancora di più? Forse, gra­ zie al lavoro dell’Agris (Agenzia Regionale per la Ricerca in Agri­ coltura), lo scopriremo presto. Un gelato “sano”, con poche calo­ rie ma buonissimo: ecco il nuovo prodotto dei laboratori tecnologici Agris. La sperimentazione di que­ sto gelato fatto con il latte ovino rientra nel progetto cluster “Conta­ minazioni: formaggi freschi al gusto di Sardegna”, portato avanti in collaborazione con Sardegna Ri­ cerche e alcune aziende casearie dell’isola, e nato con l’idea di met­ tere a punto tecnologie in grado di creare prodotti di latte di pecora e capra che facciano bene alla salute. Il gelato in questione è ipocalorico, probiotico, ricco di Omega 3, pro­ teine e fibre. La formulazione stu­ diata nei laboratori Agris di Bonassai è stata realizzata dosando gli ingredienti proteici con l’incre­ mento di sieroproteina. Il contenuto calorico del gelato è stato ridotto con la parziale sostituzione dello zucchero a favore dell’eritritolo, un dolcifi­ cante naturale con zero calorie presente nella frutta e nei cibi fermentati. Il gelato ovino Agris ha circa 140 calorie per 100 grammi (circa 50/60 in meno rispetto al gelato di norma in commercio). Con l’uso dell’eritritolo è stato ridotto anche il carico glicemico, in modo da ren­ dere il prodotto ancora più sa­

lutare. Il gelato Agris soddisfa le indica­ zioni nutrizionali del Regolamento Ue, in quanto ricco di elementi essenziali per la salute dell’uomo, come gli acidi grassi Omega 3 e le fibre. Il lavoro dei ricercatori Agris sta risve­ gliando l’attenzione nei confronti dei prodotti a base di latte ovino e ca­ prino, meno diffusi rispetto a quelli di latte vaccino. Ma non è finita qui: la creazione di prodotti “funzionali” e che fanno bene alla salute con il latte di pecora potrebbe conquistare una im­ portante fetta di mercato costituita dai consumatori con intolleranze al latte vaccino. Una simile svolta porterebbe innumerevoli vantaggi all’economia sarda. L’analisi Istat, infatti, conferma la Sardegna come leader in Italia nel­ l’allevamento ovino e caprino, con una consistenza di capi allevati pari rispetti­ vamente al 57,13% ed al 41,67% del totale nazionale.

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ECCO IL GELATO SALUTARE MADE IN SARDEGNA


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ANTÌSTASIS

Tradizione ed innovazione nel nuovo album dei Tazenda di HELEL FIORI

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igi Camedda, Gino Marielli, Ni­ cola Nite. In una parola: Tazenda. Soltanto pronuncian­ dola esplodono i ricordi: i successi a Sanremo, le piazze gremite, gli spetta­ colari duetti con cantanti di risalto. E a risentire “Spunta la Luna dal Monte”, “Domo Mea”, “Mamoiada”, possiamo quasi vedere gli olivastri scolpiti dal vento, il giallo d’elicriso che divampa sulle rocce, sentirci parte del popolo sardo che a testa alta racconta se stesso mentre indaga la dimensione umana. I Tazenda sono un gruppo che ha sem­ pre trattato tematiche importanti ve­ leggiando sui mari sonori di un’isola dura e misteriosa, tendendo la mano anche a un pubblico digiuno di tra­ monti sardi senza mai corrompere la propria fonte d’ispirazione e la loro in­ tuizione nell’esaltare le proprie origini. Ma chi pensa di inquadrarli come “gruppo folk” o “gruppo sardo” non ha fatto i conti con la loro capacità di la­ sciarsi ispirare da sonorità che seppur INQUADRA IL CODICE QR CON IL TUO SMARTPHONE PER CONTINUARE A LEGGERE L'ARTICOLO

pos­ sono sem­ brare lon­ tane dal loro background ne sono stati invece i capisaldi: gli inar­ restabili pezzi da spiaggia dei Beach Boys, la varietà composi­ tiva dei Queen, il divertisse‐ ment pop dei Beatles, la sperimentazione rock anni ‘60, la dance anni ‘90, la dolcezza del melo­ dico italiano e la poesia del cantauto­ rato, compongono il terreno fertile che ha generato l’ultimo esplosivo nuovo album Antìstasis, ove chi era abituato a suoni tradizionali verrà investito da ritmi trascinanti e invitato a riflettere su profondità tematiche trattate senza pesantezza alcuna. Antìstasis (Resistenza in greco classico) arriva come ventesimo album tra live, raccolte, e progetti in studio, e ci re­ gala 11 tracce inedite cantate in ita­ liano, logudorese ed inglese, dove linee vocali strutturate sulla voce di Ni­ cola Nite (che dal 2013 si è unito ai due fondatori imprimendo un interes­ sante cambio di registro vocale) incal­ zano su costruzioni musicali luminose e ricche, in cui gli storici Gigi Camedda e Gino Marielli si divertono a ricamare ingressi di nuovi strumenti su un tes­ suto pop tutt’altro che prevedibile, prendendoci per le mani e facendoci alzare dalla sedia per andare a ballare. La nostalgia dei concerti comincia a farsi sentire, ed è per questo che il gruppo ha deciso di offrire al pubblico

l’opportunità di conoscere l’album tra­ mite un sorprendente spettacolo (tra­ smesso direttamente dal carcere ottocentesco di San Sebastiano di Sassari) arricchito da musicisti di risalto, tra cui svettano nomi noti come i Bertas, il Black Soul Gospel Choir di Ca­ gliari, il tenore Matteo Desole, e un’orchestra di quindici elementi diretta dal maestro Stefano Garau. L’imponente location scelta fa da sfondo anche al videoclip della seconda traccia dell’album “La ricerca del tempo per­ duto” rilasciato a metà marzo, che, come il romanzo omonimo di Proust, indaga su che ruolo abbiano i ricordi nell’esistenza umana e che cosa inar­ restabilmente li riporti a galla. Il video mostra il gruppo schierato nei sotter­ ranei bui (della memoria?) mentre un personaggio onirico balla nella grande sala a cupola al centro della pianta pa­ nottica della struttura offrendo in punta di piedi interessanti interpreta­ zioni, esaltate visivamente da enco­ miabili “intuizioni cromatiche” (per dirlo con le parole di Ignazio Chessa, attore algherese protagonista delle scene) figlie dell’ottima impronta arti­ stica visuale del collettivo Radiose­ gnali, curatore anche del live. Non disperi chi ha perso la diretta: lo spet­ tacolo è disponibile sulla pagina Face­ book @TazendaUfficiale su cui si può godere anche dell’intervista in pillole moderata dall’eccezionale Paolo Fresu, in cui i quattro chiacchierano rilassati ripercorrendo le tappe di una carriera trentennale costellata di successi, fino ad arrivare a parlare di Antìstasis e di cosa significhi oggi, in questo periodo storico, la parola “Resistenza”. ...CONTINUA SUL WEB


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BAUNEI

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È il secondo borgo più bello d’Italia del 2021 di RAFFAELLA PIRAS

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’Italia è considerata uno dei Paesi più belli del mondo non solo per la sua storia e le sue città d’arte, vero patrimonio dell’umanità, ma anche per i suoi paesaggi e per i piccoli borghi che conservano scenari incantati. Proprio per questo motivo nel 2001 nac­ que l’associazione de I borghi più belli d’Italia con l’obiettivo di tutelare e con­ servare intatti i piccoli paesi italiani dotati di un grande patrimonio naturale, storico e artistico, veri e propri scrigni di tesori assolutamente da scoprire. Tra questi, diversi si trovano in Sardegna. Atzara, Bosa, Carloforte, Castelsardo, Posada, Sadali, sono solo alcuni dei borghi più suggestivi che si trovano nel­ l’Isola e, oltre a questi, da quest’anno è possibile annoverarne un altro: Baunei. Il comune di Baunei si trova in Ogliastra, nella costa centro ­ orientale della Sar­ degna. Abitato da poco meno di 3600 persone, questo borgo di montagna, cir­ condato da uno dei mari più spettacolari del mondo, è stato scelto per rappre­ sentare la Sardegna all’ottava edizione, quella del 2021, del “Borgo dei Borghi”, la competizione nazionale organizzata dal programma Alle falde del Kiliman­ giaro, in onda su Rai 3, proprio come era già accaduto a Bosa nel 2014 e a Castelsardo nel 2015. I voti online e la giuria di esperti com­ posta da Rosanna Marziale, chef stellata e protagonista del canale tv Food Net­ work, Mario Tozzi, geologo e conduttore di “Sapiens”, su Rai 3, e Jacopo Vene­ ziani, professore, divulgatore e dotto­ rando in Storia dell’Arte alla Sorbona di Parigi, hanno incoronato Tropea, nota località turistica della Calabria, come il più bel borgo d’Italia del 2021, ma il comune sardo di Baunei è salito sul podio conquistando la medaglia d’argento.

Per capire i motivi del risultato eccezio­ nale ottenuto da questa perla dell’Oglia­ stra basta partire dalla sua posizione panoramica. Questo ripido paesino, co­ struito sul calcare, si erge infatti a 500 metri sul livello del mare. Baunei, ricca di palazzi ottocenteschi, ha al centro la bella Piazza Indipendenza, dalla quale parte il trenino del Supramonte che porta a visitare il Supramonte di Baunei. Qui è possibile ammirare la Chiesa di San Pietro al Golgo e il betilo antropo­ morfo, nel piazzale di fronte, ossia l’unico bassorilievo della Sardegna che riproduce un volto umano. Altre visite suggestive sono quelle al piccolo museo etnografico e storico “Sa Dommu Eccia”, cioè la Casa Vecchia, in cui vengono esposti at­ trezzi, foto d’epoca, suppellettili e ve­ stiario per raccontare ai visitatori come era la vita quotidiana del paese prima dell’era moderna, e alla Chiesa di San Nicola di Bari, il santo patrono, risalente al 1600, dove, proprio di fronte, è pos­ sibile ammirare, in un piccolo piazzale alberato, il Monumento ai caduti della Prima e Seconda guerra mondiale. Il centro abitato di Baunei è circondato dal Supramonte, caratterizzato dalle montagne carsiche più alte della Sarde­ gna, dopo quelle del Gennargentu, con i suoi sentieri e le sue pareti, adatti per il trekking, l’escursionismo e l’arrampi­ cata sportiva, che portano fino a Pedra Longa, una scogliera alta 128 metri che cade a picco sul mare e che rende molto difficile l’accesso via terra a tutta una serie di spiagge, cale e calette da sogno. ...CONTINUA SUL WEB INQUADRA IL CODICE QR CON IL TUO SMARTPHONE PER CONTINUARE A LEGGERE L'ARTICOLO


Moda e tradizione: i costumi sardi

La storia e le particolarità degli abiti tradizionali dell’Isola: i tessuti, gli accessori e i gioielli di SIMONA COLOMBU

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uper model e fashion influencer oggi riempiono le riviste patinate e i nostri social, ma non è una gran novità: sono solo cambiati i ca­ nali. La moda ha sempre avuto un ruolo importante sin dall’antichità e la nostra Isola non è stata da meno! I co­ stumi sardi hanno origini molto anti­ che. Hanno visto passare epoca dopo epoca, prendendo un po’ di ogni se­ colo: in loro possiamo vedere i segni

del medioevo e dell’epoca spagnola, soprattutto per quanto riguarda i terri­ tori costieri. Ogni anno, in occasioni speciali come la sfilata di Sant’Efisio a Cagliari e la Cavalcata Sarda a Sassari, possiamo ammirare i loro colori e i loro tessuti ornati da preziose lavorazioni e gioielli in filigrana. Siamo sicuri di conoscere la loro storia? Prepariamoci in un viag­ gio nel passato, che ci porterà a sco­ prire tutto sulla moda tradizionale sarda.

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I tessuti e le lavorazioni tradizionali L’attività tessile in Sardegna ha origini molto antiche. I primi telai rinvenuti ri­ salgono all’Età del Rame e sono nume­ rose le testimonianze arrivate fino a noi dall’epoca romana. I tessuti ed i materiali utilizzati per la realizzazione degli abiti sardi sono diversi, come il lino, il cotone, il velluto e il cuoio per gli accessori. I più caratteristici sono prin­ cipalmente due. Il primo è l’orbace, un tessuto di lana costituito da un partico­ lare filato che lo rende resistente ed impermeabile. Il secondo è, invece, il broccato sardo che, con le sue fanta­ sie, impreziosisce gli abiti tradizionali. Si tratta di un tessuto pregiato e molto ricercato, che ha origine nel 300 d.C. in Asia. Il colore diverso del broccato, nell’abito sardo, può rappresentare una determinata fase della vita. Il vestiario tradizionale dà una speciale rilevanza anche agli accessori e gioielli che, nell’antichità, assumevano un si­ gnificato profondo e spirituale. L’orefi­ ceria sarda ha subito forti influenze dalle popolazioni del mediterraneo: queste contaminazioni hanno dato vita a delle produzioni orafe uniche.


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Le caratteristiche dei costumi Gli abiti femminili sono quelli che si differenziano di più tra loro e che hanno assorbito, e rese proprie, le di­ verse influenze che si sono presentate nei secoli. Un capo comune in tutti i costumi è il copricapo, un accessorio irrinunciabile. Ne esistono diversi mo­ delli: il più utilizzato era un fazzoletto piegato a forma triangolare, che po­ teva essere indossato in diversi modi. La camicia, invece, è uno degli indu­ menti centrali dell’abito. È realizzata per lo più in lino o cotone bianco ed è caratterizzata da delle increspature sul davanti e da particolari ricami. Viene sempre accompagnata dal corsetto, ri­ gido nel Nord Sardegna e morbido nelle zone meridionali. Sotto viene in­ dossata una lunga gonna ampia e a pieghe, che può essere arricchita con strisce di tessuto con diverse fantasie. Sopra la gonna viene indossato il grembiule, la cui forma cambia a se­ conda del paese di origine. A comple­ tare l’abbigliamento su corittu, o su tzippone in nuorese, ovvero la giacca indossata sopra la camicia e il corsetto. Gli abiti maschili, al contrario di quelli femminili, sono molto simili in tutta l’Isola. Fino al 1850 comprendevano su collettu, la camicia, su corittu, ragas (gonnellino­pantalone), su gabbanu o sa gabbanella (cappotti), bragas e crazzas. Un elemento immancabile, anche in questo caso, è il copricapo. La berritta è presente in tutta l’Isola ma, nel campidanese, viene indossata in maniera differente (raccolta a cecciu, irrigidita con la pece). In Campidano, sono stati usati in passato anche cap­ pelli a tesa larga, fazzoletti e retine. Dalla seconda metà dell’Ottocento al­ cuni di questi capi di abbigliamento sono andati completamente in disuso come, ad esempio, su collettu.

Accessori e gioielli della tradizione orafa Gli abiti sardi sono abbelliti ed impre­ ziositi da gioielli di fattura raffinata, realizzati con ricche e complesse lavo­ razioni. I costumi sono quindi comple­ tati da gemelli, bottoni, catene, gancere, collane, amuleti, orecchini, anelli e spille. I gemelli e i bottoni hanno una deriva­ zione punica. Sono presenti sia negli abiti femminili che maschili nel collo e nei polsi della camicia, riconoscibili su­ bito per la loro forma circolare. Le ca­ tene e le gancere sono degli elementi molto utili nei costumi sardi, in quanto vengono utilizzati per chiudere le gonne, i grembiuli o per allacciare il corpetto. Le collane sono un altro ele­ mento predominante. Le più note sono due: la prima, su giunchigliu, è una lunga catena in oro; mentre la se­ conda è su ghettau, dove le maglie di­ ventano delle sfere cave, detti vaghi. Anche gli amuleti e talismani sono ac­ cessori appartenenti al costume sardo, svolgendo un ruolo di protezione. Gli orecchini sono tra i gioielli più usati. Il corallo è spesso il loro protagonista, ma possono anche essere caratterizzati da ricche lavorazioni e pietre famose. Gli anelli, un tempo, erano consentiti solo alle donne fidanzate o sposate. La fede sarda è molto conosciuta per la sua bellezza ed eleganza, ma anche l’anello di fidanzamento tradizionale non è da meno. Il maninfide ha un forte significato simbolico, rappresen­ tato dalle incisioni di due mani che si stringono, suggellando il patto d’amore. Gli abiti femminili sono, in­ fine, impreziositi dalle spille: una è uti­ lizzata per fermare lo sciallo o il velo, mentre la seconda chiude perfetta­ mente il collo della camicia.


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“Avevamo uno spazio vuoto come una grande scatola da riempire, l’ottimismo di mio babbo che ci credeva più di noi, due teste piene di sogni che neppure potevamo immaginare, un vecchio tavolo di ciliegio che qualcuno doveva eliminare, un piccolo scaffale in metallo, malconcio, dismesso da qualcun’altro, due sedie sgangherate, un piccolo forno a pozzetto, qualche tavoletta e qualche stecca” di HELEL FIORI

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nizia così il post per il ventesimo compleanno di Ariuceramiche, atti­ vità artigianale gioiello delle intraprendenti sorelle Ariu. Stefania, motore creativo del marchio, e Cristina, asso dello storytelling, dal 2001 lavorano nella loro bottega al centro di Cagliari e conti­ nuano a portare fuori dai confini regionali la loro pas­ sione fatta di ispirazioni dal quotidiano e lampi di genio. Come racconta Cristina sulla pagina Facebook AriuCera­ miche (@viacostituzione) tutto comincia dal piccolo laboratorio dove Stefania la­ vorava in proprio e dove Cri­ stina, ancora studentessa, andava a rilassarsi con l’ar­ gilla. Acquisendo sempre maggiori capacità, le due so­ relle decidono di lavorare in­

Gli abbracci in argilla delle sorelle Ariu conquistano il mondo sieme, e dopo un periodo di rodaggio riescono a trovare uno stile definito che le rende riconoscibili e ben note nel settore. Nel 2009 vede la luce la prima delle loro creazioni di punta, la “pecora”, un pic­ colo complemento d’arredo (argilla pirofila lavorata a sfoglia rifinita con engobbi, ovvero coperture argillose arricchite da pigmenti di co­ lore, e infine adornata da boccoli incisi prima di essere sottoposta a cottura) che simboleggia la continua transumanza di noi sardi, da sempre popolo emi­ grante, e al contempo rin­ nova l’immagine della tradizione pastorale e la le­ gittima, neutralizzando la (ahimé) diffusa vergogna che negli ultimi cinquan­

t’anni si è impossessata della società isolana. Cri­ stina e Stefania invece rie­ scono a rivelare agli occhi di tutti la nobiltà insita nel mondo cornice della loro in­ fanzia (le sorelle sono origi­ narie di Mogoro, OR) e le donano una forma che ne re­ stituisce la grazia e la poesia. Con la rielaborazione della tradizione riescono a con­ quistare l’architetto cagliari­ tano pluripremiato Pierluigi Piu, che le coinvolge in­ sieme ad altri artigiani nella decorazione di una delle sedi londinesi della rino­ mata catena di ristoranti sardi “Olivo” affidando loro un’intera parete, che le so­ relle adornano con una tex‐ ture in rilievo realizzata in terracotta, evocante un gregge di pecore stilizzate. Il

progetto è un successo e nel 2013 vince il Restaurant & Bar Space Award 2013 di Shenzhen (Cina) lasciando indietro 4000 partecipanti. Un’altra volta l’Oriente ri­ mane affascinato dalla no­ stra cultura, ma non solo: dal 2012 infatti le sorelle Ariu iniziano a farsi cono­ scere in tutto il mondo gra­ zie alla fortunata creazione di Bixinau, linea di manu­ fatti in argilla refrattaria che omaggia il tradizionale ruolo femminile nelle re­ altà di un tempo, accomu­ nandole: “Un racconto tridimensionale in omaggio a tutte le donne, zie, nonne e bimbe che animavano le vie e i vicoli del nostro paese con i loro sorrisi, le loro movenze, la loro impo­ nenza (racconta Stefania su

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Foto Chiara Andrich

shmag.it 13

ariuceramiche.it); Bixinau si potrebbe tradurre col ter­ mine vicinato ma non rende l’idea di famiglia allargata che Is Bixinas, le donne, rappresentavano. Ognuna delle nostre donne rappre­ senta un suono diverso di Su Bixinau.” Tra la quindicina di donne rappresentate in posizioni diverse, ognuna con una sua nota caratteriale che colpi­ sce ed esalta la personalità di chi la riceve in dono e di cui porta anche il nome, quelle più amate conti­ nuano ad essere le piccole barrosette, statuette che a differenza delle più grandi connotate dalla sopracitata imponenza (dovuta anche alla ruvidità del materiale scelto, lasciato grezzo), arri­ vano inarrestabili ed esplo­ sive nei loro impattanti cromatismi, e senza chie­ dere il permesso fanno ca­ pire chi comanda tintinnando come campa­ nelle. Le barrosette, infatti, mantengono la caratteristica sonora che aveva contraddi­ stinto le prime tre donne del Bixinau, la cui ampia gonna diventava campana ad ogni movimento ricordando la fragorosa risata delle donne veraci del vicinato e che erano state proposte alla Fiera dell’Artigianato Arti­ stico di Mogoro come opera a se stante, chiamata infatti scraccaggju (“risata rumo­ rosa” in campidanese). Ma Stefania Ariu non è ec­ cellente solo nella rappre­ sentazione del quotidiano:

sua, infatti, è l’ideazione del nuovo portale del santuario di Nostra Signora di Bonaria a Cagliari, rinnovato nel 2016 per il centenario del­ l’Ordine Mercedario con il patrocinio del Rotary Club, ove si racconta come la sta­ tua lignea della Vergine ap­ prodò dal mare sotto il colle di Bonaria nel 1370 dive­ nendo da subito protettrice dei marinai, per assurgere poi a patrona massima del­ l’Isola. L’arte delle sorelle Ariu è dunque capace di regalare emozioni a più livelli, la loro attività è figlia di una libertà interiore che si traduce in amore per gesti semplici sa­ pientemente racchiusi in piccoli oggetti e altrettanto sapientemente proposti agli estimatori. Provvidenziale in questo periodo di lonta­ nanze è stata la loro linea “Abbracci”, in cui grazie a un piccolo regalo i familiari hanno potuto esprimere l’un l’altro la vicinanza affet­ tiva seppure fisicamente di­ stanti. Era il 7 marzo 2001 e son passati appena vent’anni di gioia, dolore, amori, dispe‐ razione, successi, sconfitte e una mai immaginata pande‐ mia. Era il 7 marzo 2001, era solo l’inizio e lo è ancora. Non so come, non so quando, ma segnatevi che abbiamo una festa da favola in sospeso. Noi e Voi.” Conclude Cristina in quel post. Ragazze, saremo lieti di essere dei vostri. www.studiomassaiu.it

I

Sassari | Via Alghero 22 Nuoro | Via Corsica, 15 079 273825 | 339 7209756 Informazione sanitaria a carattere informativo non promozionale e non suggestivo secondo il comma 282 della legge 248 del 04/08/2006 - Direttore Sanitario Andrea Massaiu Odontoiatra, Iscr. Albo Odontoiatri di Sassari n° 623


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