S&H Magazine n. 280 • Gennaio 2020

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10 S&H MAGAZINE

LA SUGGESTIVA PERLA GALLURESE

di MANUELA PIERRO

T

ra gli enormi massi di granito e i lussureggianti boschi del Limbara, sorge un piccolo paese di circa quattromila anime di origini antichissime e misteriose, Calangianus. Grazie a numerosi reperti archeologici rinvenuti nelle grotte di Monti Biancu, si è potuta datare la presenza dell’uomo nuragico nel territorio di Calangianus già nel 2000 a.C.: basta recarsi nel complesso archeologico di Monti di Deu per ritornare magicamente all’età del bronzo grazie al fascino del Nuraghe Agnu, della Fonte Sacra di Li Paladini e delle Tombe dei Giganti di Pascaredda. Secondo alcune informazioni, Calangianus alla sua origine si trovava però a oltre cinquanta chilometri dalla sua attuale collocazione, nei pressi della foce del fiume Liscia. I suoi

CALANGIANUS

abitanti, stanchi di essere attaccati continuamente dai pirati e dalle incessanti epidemie che ne derivavano, iniziarono ad allontanarsi dalla costa. Ma la prima notizia ufficiale e documentata su Calangianus, che era conosciuta anticamente con il nome di Calangiani, risale però al 1162, citata nientemeno che in una bolla papale di Alessandro III. Si trattava di una città fortificata definita oppidum e non urbe, in quanto mancava l’essenziale pomerio, ossia il confine sacro. Anche l’origine del suo nome ha destato enorme curiosità negli studiosi e, nel corso degli anni, si sono fatte numerose supposizioni che non hanno ancora trovato certezza: secondo alcuni la forma “Calangianus” deriverebbe dal logudorese caragna (pianta, probabilmente carota) e, quindi, la traduzione sarebbe “luogo

delle caragne”; secondo altri l’origine sarebbe latina e derivante da calangius, ossia abitanti di un fondo. Questa seconda versione sembra essere confermata anche dalla presenza di numerosi resti romani, tra cui strade, antiche fonderie per la lavorazione del ferro, rovine architettoniche, anfore e, addirittura, il busto femminile di Demetra, divinità romana della terra e dell’agricoltura ritrovato a Monti di Deu. Oltre a questo affascinante mantello di storia e mistero, Calangianus ha assunto nei secoli una propria identità economica sfruttando tutte le risorse che Madre Natura ha fornito e con orgoglio ha imposto la propria tradizione culturale. Nel 1979, infatti, è entrata a far parte dei 100 comuni più ricchi e industrializzati d’Italia grazie alla produzione del sughero, registrando nel corso degli

anni una notevole crescita produttiva. Grazie alle sue indiscusse qualità isolanti, al fatto che la sua estrazione non reca danni né agli alberi da cui viene prelevato né all’ecosistema, verso il quale negli ultimi anni si è sviluppata una grande attenzione, il sughero è altamente richiesto sia per la produzione di tappi, sia dalle industrie edili che calzaturiere. Gli operai specializzati nella decortica, detti anche estrattori, devono imparare le leggi che impone la natura, oltre alle conoscenze tecniche indispensabili per ottenere delle porzioni di sughero perfette, dette plance, e per non danneggiare la pianta: deve infatti crearsi un profondo equilibrio tra forza e sensibilità. Come per sugellare questo matrimonio felice e fecondo tra calangianesi e sugherete, nel cuore del paese,


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