S&H Magazine n. 280 • Gennaio 2020

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GIANNI TETTI: UNA PENNA CHE SQUARCIA IL VELO di HELEL FIORI foto GIAMPIERO BAZZU

C

’è un momento nella vita dei ra­ gazzini che segna il passaggio tra l’infanzia e l’età adulta: quan­ do si va in un posto proibito a far qualcosa che non si dovrebbe fare, come fumare di nascosto insieme all’amico più grande; quando si sta lì, in penombra nascosti da tutti, quell’amico inizia a raccontarti storie da grandi che svelano com’è che va davvero il mondo, aprendo finalmente la porta della cantina e illu­ minando tutti i mostri che gli adulti han­ no sempre detto non esistere. La sensazione che si ha davanti all’opera di Gianni Tetti è la stessa: scrittore sas­ sarese classe 1980, è capace di narrare l’ineluttabile desolazione umana di per­ sonaggi dalle emozioni rassegate, che in una società marcescente agiscono in maniere più o meno feroci; caustico e

dalla sincerità spietata, ti ipnotizza con uno stile asciutto, tagliente, autentico, che ti inchioda dentro il corpo e ti svela che quei mostri esistono e non sono poi così diversi da noi. I cani là fuori (2009), Mette Pioggia (2014), Grande Nudo (2016), sono i titoli che compongono la “Trilogia del Vento” in cui ci consegna personaggi in balìa della propria emotività umana, costretti a fare i conti col binomio giusto/sbagliato che potremmo scoprire essere interpre­ tabile e soggettivo, piuttosto che un fisso valore qualitativo. La Trilogia consacra la passione per la scrittura che Tetti coltiva fin dall’infanzia e culmina con la candidatura al Premio Strega: “Grande Nudo è arrivato in fretta, la scrittura è stata liberatoria, la storia ce l’avevo chiara in mente, e le emozioni le vivevo fisica­ mente, mentre le descrivevo. E il modo in cui ne sono venuto a conoscenza è degno di un film. Ero a fare una presen­

tazione del libro, ricordo come se fosse oggi, la biblioteca di Ossi era piena, la presentazione era stata piacevole, e prima di lasciare spazio alle domande del pubblico, Emiliano Longobardi (libraio e scrittore sassarese, nda) prende il te­ lefono e inizia a riprendermi, “devo farti un’ultima domanda” dice il mio amico, alzandosi in piedi. Non capivo, continuavo a guardare il telefono che ondeggiava davanti a me, mentre Emiliano mi chiede: “il tuo editore vuole sapere cosa si prova ad essere candidato per il Premio Strega?” dopo qualche secondo di silenzio, in cui davvero non riuscivo a capire cosa stesse succedendo, un enorme applauso mi ha investito, e allora ci sono arrivato. Mi sono coperto il volto e ho iniziato a pian­ gere, davanti a tutti, come un bambino. Se ci penso mi emoziono ancora adesso.” La sua attività è costellata di soddisfazioni: nel 2007 instaura una fertile collabora­ zione col regista sassarese Bonifacio


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