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SANDAHLIA Dai nuragici ad Amsicora, la storia e la cultura sarda in una saga
Maurizio Pulina (Amsicora) e Sabrina Sanna (Marcusa)
di MANUEL DI CRISTO
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n mese fa, sulle pagine di questo giornale, parlavamo di un luogo affascinante e di assoluta rilevanza storica, sebbene sconosciuto ai più: Cornus, una sorta di antica capitale della Sardegna antiromana, il cui nome rimane scolpito negli annali grazie alle gesta di Amsicora e ai tumulti con cui i sardi tentarono di ribellarsi ai nuovi dominatori del Mediterraneo. Proprio Amsicora, unitamente a larga parte della storia della Sardegna antica, è al centro di una saga di romanzi e graphic novel ideata da Stefano Piroddi: «attraverso i romanzi ho voluto raccontare la mitica civiltà nuragica mentre, mediante lungometraggi e fumetti, ho ricostruito l’età post‐ nuragica e in particolare la ribellione dei sardi all’invasione romana
del III secolo a.C.; la scelta di mettere in luce gli accadimenti attraverso strumenti diversi è dovuta al fatto che mentre sull’età nuragica abbondano notizie ed iconografia, sulla fase successiva si verifica il fenomeno opposto ed il graphic novel diventa allora un utile mezzo per abbozzare un mondo sulla base di studi e personali suggestioni». La scelta del lungometraggio, in realtà, è frutto di una riflessione successiva all’ideazione del progetto: «l’idea iniziale era un cortometraggio ma ci siamo resi conto che per rendere a pieno la storia e i personaggi venti minuti sarebbero stati davvero troppo pochi. Pertanto abbiamo fatto un promo-corto di sette minuti incentrato sull’Amsicora “uomo” prima ancora che condottiero e questo promo servirà da lancio per il lungometraggio». Ai romanzi, ai fumetti e al lungometraggio presto si aggiungerà persino
un’opera teatrale: «Sandahlia: la notte sciamano-nuragica è il nome dello spettacolo che si inserirà nel programma della III edizione della “Notte sciamano nuragica”, ideata da Silvia Piras, dove l’accento cade inevitabilmente sugli aspetti più rituali, mistici e ancestrali della nostra cultura». Ma che Amsicora ci mostra questa saga? «Un Amsicora come principe sardo ed espressione della cultura sardo nuragica, difensore di tale cultura sia contro i romani che contro i punici. Sulle origini di Amsicora ci sono molti dubbi: cartaginese, sardo cartaginese. Io credo sia più plausibile un Amsicora sardo; una corrente di pensiero ritiene insolito che i sardi pelliti siano scesi in battaglia accanto ai carta‐ ginesi e tale stranezza verrebbe assorbita dalla capacità di un condottiero sardo doc nel creare questa sorta di coalizione. Probabil-
mente fu una scelta tattica, ovvero il tentativo di portare Cartagine dalla propria parte senza soccombere ad essa. Tito Livio in Ab Urbe Condita disse, due secoli dopo la rivolta su Cornus, che la Sardegna non era stata domata; le undici rivolte successive, forse, furono guerre di liberazione da parte di quei 2/3 di sardi mai sottomessi e che probabilmente rivolevano indietro le coste. Mi piace questa interpretazione». In Sandahlia, però, l’attenzione non ricade unicamente sulla figura di Amsicora – che pure rimane centrale – ma investe personaggi che sono l’essenza di specifici tratti dell’antica civiltà sarda: «amo tutti i personaggi della saga dato che nascono dalla mia penna ma credo che due di loro, dovendo scegliere, possano catturare l’attenzione in maniera significativa: da un lato abbiamo Thorben, guerriero sacro che vive nelle foreste e orgoglioso alfiere della civiltà di cui è espressione; dall’altro lato la vergine guerriera. Quest’ultima si caratterizza per la sua bellezza, per la nota malinconica e profonda del suo carattere ma credo che il suo fascino risieda anche nel suo straordinario senso del dovere, che per lei si traduce in rinuncia ai piaceri della carne per il bene di Sandahlia». Un primo trailer della saga è visibile a questo indirizzo: goo.gl/wUTCuY mentre occorrerà ancora attendere per il lungometraggio, considerando che si è ancora in fase di raccolta fondi; in autunno, tuttavia, la saga prenderà il via attraverso il primo romanzo della serie. Non resta che attendere i risvolti di questo ambizioso progetto che ha, su tutti, un merito: dimostrare che la storia di Sandahlia, con il suo popolo e i suoi combattenti, è una pagina molto più intensa e carica di significati di quanto non si pensi; prima dei romani, dei cartaginesi e dei fenici già esisteva in Sardegna una grande civiltà: quella sardo‐nuragica a cui questa saga intende rendere giustizia.
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S&H MAGAZINE Anno XXIII - N. 259 / Aprile 2018
EDIZIONE SASSARI Direttore Responsabile MARCO CAU Ufficio Grafico GIUSEPPINA MEDDE Hanno collaborato a questo numero: DIEGO BONO, LUIGI CANU, SARA CARDIA, DANIELE DETTORI, MANUEL DI CRISTO, ERIKA GALLIZZI, ALBA MARINI, GIUSEPPE MASSAIU, ANNALISA MURRU, MARCO SCARAMELLA, ENRICO SALIS, MANUELA STACCA
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Redazione Sassari, Via Oriani, 5/a - tel. 079.267.50.50 Cagliari, tel. 393.81.38.38.2 mail: redazione@shmag.it
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Editore ESSEACCA S.r.l.s., Via Oriani, 5/a - Sassari Per la pubblicità: tel. 335.722.60.54 Stampa Tipografia TAS S.r.l. - Sassari
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Social & Web
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03 Sandahlia
La storia e la cultura sarda in una saga
05 Marcello Liverani Reverse Context
18 HITWEETS 19 Giovanni Nonnis Un’arte che lascia il segno
06 Simone Sanna
20 Viaggio in Italia
08 Sardi alla Frutta
21 La cercatrice di corallo
10 Around Heart
22 Il dentista risponde
Tra maschere e figurine L'arte dell'intaglio Thai Due sardi on the road
12 Oreste Pili
Chi si batte per la Sardegna non muore mai!
13 Grotta di Ispinigoli L’abisso delle vergini
14 Angelo Tarantini Il guerriero buono
16 Premio Costa Smeralda
A Porto Cervo tra cultura e sostenibilità
Registro Stampa: Tribunale di Sassari n. 324/96. ROC: 28798. © 2018. Tutti i diritti sono riservati. È vietato riprodurre disegni, foto e testi parzialmente e totalmente contenuti in questo numero del giornale.
Il Piemonte Storia di amore e odio tra le onde La prevenzione odontoiatrica in gravidanza
23 Per la barba di Enrico Semplicemente Dandy
24 Dinamo: Obiettivo playoff Il Banco non può più fallire
26 inSardegna a Marzo 28 GUIDA AI LOCALI
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in Copertina
ANGELO TARANTINI
Foto di Gianmichele Manca
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di ALBA MARINI
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a sua musica è il connubio perfetto tra sogno e realtà e il suo obiettivo più grande è far riscoprire al pubblico la bellezza della quotidianità: è Marcello Li‐ verani, compositore, pianista e cantante diplomato al conservatorio di Cagliari e specializzatosi nelle più importanti accademie musicali italiane. Dopo un primo periodo di lavoro musicale orientato al perseguimento del “grande”, Marcello ha riscoperto sé stesso e ha iniziato a stupirsi delle piccole cose, dando vita al nuovo album Switching Hitches, parte del più ampio progetto Reverse Context. Marcello, parlaci un po’ di te. Quando hai scoperto la tua passione per la musica? In casa ho sempre respirato aria di musica. Dopo il liceo decisi di iscrivermi alla facoltà di Ingegneria, ma già dopo il primo anno capii di voler frequentare il Conservatorio. Come sono nati i brani racchiusi in Switching Hitches? La mia musica è sempre nata come una visione: sento i colori e vedo i suoni. Ogni canzone ha un suo colore, una sua connotazione profondamente extramusicale. Ho scoperto che questo modo di vedere e sentire la musica viene chiamato “sinestesia”. È un atteggiamento mentale che permette di associare ad esperienze sensibili altre esperienze vissute con sensi diversi. In questo tipo di sensazioni è spesso il colore blu a guidarmi. Per esempio, le canzoni Octopus o I swim contenute nell’album - sono legate all’idea del sottomarino: vivo la realtà come se fossi immerso in un liquido. Qual è la canzone dell’album a te più cara? Forse il brano a cui sono più legato è Flying Giraffes. Il testo spiega come alle esperienze di vita domestica più banali si intervallino attimi di rapimento, in cui potenti visioni di uragani e giraffe volanti, prendono il sopravvento. Nella canzone mi rivolgo a mia moglie chiedendole di svegliarmi perché sono stato rapito dal sogno. Oppure le chiedo di non farlo: sono proprio queste visioni che mi fanno apprezzare i momenti passati con lei e con i miei figli. Come descriveresti il tuo genere musicale? Le mie canzoni non sono facilmente ascrivibili ad un’etichetta di genere. Ci sono dentro tante cose: dal rock alternativo all’electro‐ folk fino alla psichedelia. Un artista è esposto ai commenti del pubblico. Qual è il feedback che più ti ha colpito?
MARCELLO LIVERANI
LA GRANDE BELLEZZA DEL PICCOLO MONDO IN MUSICA Moltissime persone mi hanno detto di essere rimaste stupite dalla differenza tra la versione studio e la versione live del disco. La registrazione è eterea, il live è sanguigno. Quando mi esibisco tiro fuori una particolare predilezione per il rapporto teatrale tra tastiera e voce. Ho scoperto in me una doppia anima: io stesso non mi aspettavo un live così energico e una così forte tensione verso il pubblico. Ascoltando alcune tue canzoni ci si immerge in un mondo fiabesco. La copertina dell’al‐ bum ricorda un bosco incantato. Perché le fiabe vengono accolte nella tua arte? Sembrerà banale, ma - imprigionati dagli impegni giornalieri - dimentichiamo di meravigliarci delle piccole cose. Dovremmo recuperare il modo in cui guardavamo il mondo quando eravamo bambini. Il musicista sedicenne Michele Corda ha par‐ tecipato al progetto. Come è stato confrontarti con una generazione diversa dalla tua? Michele ha partecipato al progetto in qualità di co-arrangiatore, suonando anche la chitarra in alcuni brani. Spesso i ruoli si sono invertiti. Era Michele a porre un freno alle mie idee e a rimettermi in carreggiata. È stata una collaborazione basata sulla compensazione: lui ha controbilanciato la mia anima esplosiva e io l’ho aiutato a tirare fuori il meglio di sé. L’album è associato a un progetto fotografico su Instagram #switchinghitches – glimpses of ordinary beauty. In cosa consiste?
Si tratta di un progetto nato sulla scia della fotografia contemplativa: la macchina fotografica diventa il mezzo attraverso cui scoprire lo straordinario nell’ordinario. I miei brani sono istantanee di vita comune, così come lo sono le foto proposte. Instagram è utilizzato come potente strumento di “illuminazione” della bellezza. Tua moglie Jessica completa e arricchisce molte delle tue risposte. Qual è il suo ruolo all’interno del progetto? Lei è la mente organizzativa, ma è anche parte integrante del cuore del mio lavoro. Descrivici la tua musica in tre parole (È proprio Jessica a rispondere) Consapevolezza del presente.
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SIMONE SANNA Tra maschere e figurine
di ANNALISA MURRU
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a parola “figurina” rievoca in tanti di noi il ricordo di quando, da bambini, ci divertivamo ad attaccare su un album i volti dei calciatori racchiusi in un piccolo rettangolo di carta adesiva. Nel caso di Simone Sanna però, le Figurine si appendono al muro. L’artista 42enne, diplomato in scenografia all’Accademia di Belle Arti di Sassari e con un passato lavorativo legato a quella professione all’interno dei villaggi turistici, è originario di Aggius ed è noto per i suoi dipinti che ritraggono personaggi famosi e che lui ha ribattezzato proprio con il nome di “Figurine”. Vi starete chiedendo cosa abbiano di tanto speciale, ma basta osservarne una per capirlo. Tratti morbidi, soffici sfumature, occhi dominanti e capaci di un’espressività incredibile. L’artista aggese ha la capacità di riprodurre fedelmente l’estetica di un volto che sembra quasi, attraverso i suoi grandi occhi, poter comunicare un messaggio. Lo stile utilizzato, con quelle teste rotonde e protagoniste rispetto al resto del corpo, richiama fortemente il movimento artistico del surrealismo pop: il soggetto si staglia su uno sfondo ovattato e appare come immerso in un’atmosfera astratta e magica, un po’ come accade nei quadri di Mark Ryden, il fondatore del crip- Patty Pravo
tico genere al quale Simone si ispira. Sono totalmente dipinte a mano anche nei più piccoli particolari e richiedono in media una giornata di lavoro. La sensazione di tranquillità che suscitano e la delicatezza che le contraddistingue nascono in realtà dal dolore: Simone ha cominciato a dipingerle in un momento difficile in cui era alla ricerca di un po’ di leggerezza in seguito ad una perdita e da allora non si è più fermato facendo di questi originali ritratti il suo marchio distintivo. Raramente eseguite sotto commissione, il più delle volte a guidare il pennello nella scelta e nella realizzazione del quadro è il personale desiderio di Simone di rendere omaggio ad un artista o un’icona. Tra i protagonisti dei suoi lavori troviamo nomi quali la diva Marilyn Monroe, il cantautore Francesco De Gregori e la pittrice Frida Kahlo, ma sono solo alcuni degli innumerevoli dipinti che sulla sua pagina Facebook scatenano i like e i commenti carichi di stupore e ammirazione. Anche le condivisioni non si contano, comprese quelle dei vip suoi fan come nel caso di Valeria Marini, Belén e Pamela Prati. Tre sono le mostre tra i traguardi più importanti nel suo percorso, la prima personale, dal titolo “Figurine”, tenutasi nel 2015 all’Art Port Gallery di Olbia, e ben due mostre di grande rilievo risalenti all’estate 2017. Parliamo di quella all’Agna‐ ta di De Andrè in oc-
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casione della manifestazione musicale Time In Jazz, nella quale espose numerose Figurine cominciando a farsi conoscere da un pubblico più ampio, e la partecipazione ad una mostra collettiva in onore di Patty Pravo, con la quale ebbe modo di farsi strada anche al di fuori del territorio isolano. Ricorreva il cinquantesimo anno di carriera della cantante e la regione Toscana organizzò una maestosa mostra volta a celebrare la sua storia musicale, chiamando a rapporto circa cinquanta artisti italiani, Frida Kahlo tra cui Simone, che fu notato e successivamente contattato dagli organizzatori. Portò quindi a Firenze un racconto a tappe incentrato sui cambiamenti estetici della Pravo dagli anni ‘60 ad oggi attraverso sei iconiche Figurine che piacquero talmente tanto alla festeggiata che decise di portarsele tutte a casa. Ma Simone, oltre che disegnatore di Figurine, è anche un fumettista e illustratore di grande talento. Grazie alla collaborazione ormai decennale con la casa editrice Taphros, ha pubblicato le versioni in fumetto di opere quali “Cenere” di Grazia Deledda e “Il Muto di Gal‐ lura” di Enrico Costa, nonché favole illustrate dedicate al pubblico dei più piccoli. L’ultima
uscita “Snowflake. Storia di un fiocco di neve”, del 2017, racconta una storia ispirata al legame tra lui e la sua mamma, è “una metafora sulla fragilità della vita, sulla ricerca disperata dell’amore che ognuno di noi ha nel cuore e che è poi costretto a lasciar andare”. Le sue fonti di popolarità però non finiscono qui. Simone è un appassionato del Car‐ nevale, quello tempiese per l’esattezza, e non perde occasione per mettere in campo le sue doti nel travestimento e nell’imitazione di gesti ed espressioni tipiche dei personaggi, con maschere ogni anno attese e apprezzate durante le sfilate. Per lui il Carnevale ha delle regole ben precise e ogni travestimento richiede mesi di preparazione tra la ricerca dei vestiti e le prove trucco. La Gioconda, la maschera più fotografata in assoluto, è stata protagonista di una sfida che Simone ha voluto intraprendere per dimostrare che il personaggio poteva funzionare anche al di fuori del contesto carnevalesco. Nel 2013 ha partecipato infatti al programma Italia’s Got Talent che, pur essendo stato una breve parentesi televisiva, è comunque riuscita nell’intento di strappare un sorriso e catturare l’attenzione del pubblico e dei simpatici giudici.
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Sardi alla Frutta L'arte dell'intaglio Thai
di MARCO SCARAMELLA
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tavola l’occhio vuole decisamente la sua parte. Per questo motivo, da qualche anno, si è diffusa anche in Sardegna l’arte thailandese della scultura e dell’intaglio di frutta e verdura. Mani esperte e menti creative trasformano questi doni della natura, in vere e proprie opere d’arte. Uno dei rappresentanti di questa tradizione thailandese in Sardegna, è un pizzaiolo sassarese con uno spiccato talento per l’intaglio, tanto da essersi reinventato, con successo, decoratore e artista della frutta. Si tratta di Adriano Cossu di Sardi alla Frutta, iscritto alla Fe‐ derazione Italiana Cuochi. Lo abbiamo incontrato per conoscerlo un po’ meglio. Adriano ci racconta che la sua passione per l’intaglio nasce cinque anni fa, dopo che un’amica gli ha mostrato dei link su Facebook riguardanti l’intaglio. Così, alla prima cena in famiglia, si cimenta con delle semplici opere di assemblaggio. La prima volta intaglia un melone a forma di carrozzina usando delle arance
per fare le ruote. Poi con due mele, una rossa e una gialla, intaglia dei cigni. Adriano è un autodidatta, ma la sua attitudine per il disegno e il suo passato da scultore sul legno, lo hanno aiutato a trasferire le sue conoscenze e la sua manualità, nell’intaglio della frutta e della verdura. Recentemente hai partecipato ai campionati italiani della cu‐ cina. Com’è andata? Lo scorso febbraio ho partecipato ai Campionati della cucina italiana nella categoria Artistica – Culinary Art. La competizione
prevede che ogni giorno si svolgano delle gare diverse: dalle opere pronte, che si possono preparare comodamente a casa, alle gare live, grazie alle quali ognuno può dimostrare di cosa è realmente capace, ma con cui solo chi ha davvero coraggio si cimenta. Sono riuscito ad aggiudicarmi una medaglia d’argento nelle opere pronte e una di bronzo nella gara dal vivo. È stata un’emozione grandissima. Ricordo l’adrenalina della performance dal vivo: le mani sudavano e lo stiletto mi scivolava continuamente tra le dita per l’emozione. Raccontaci delle opere che hai dedicato a personaggi famosi. Ho realizzato numerosi ritratti su anguria, perché per me si presta più di altri frutti ad essere usata come una tela. Molti di questi ritratti sono riuscito anche consegnarli al personaggio che ho immortalato. Chi mi ha dato più soddisfazione è stato Gianni Mo‐ randi, una persona eccezionale. Ho scoperto per caso che Gianni Morandi, ospite per la manifestazione Sulla terra leggeri a Sassari, alloggiava ad Alghero. Allora ho realizzato il suo ritratto su una grande anguria e la mattina dopo lo abbiamo raggiunto ad Alghero presso il suo albergo. È rimasto molto sorpreso sia dalla somiglianza del ritratto, ma anche per il fatto che lo avevo realizzato su un’anguria, una novità per lui. Dopo una lunga
chiacchierata, la moglie Anna ha scattato una marea di foto. Grazie al suo post online, ho ricevuto moltissimi commenti positivi anche dall’estero. Un altro personaggio che mi ha dato molta soddisfazione è stato Franco Baresi. Anche lui era a Sassari per una manifestazione e, in fila in mezzo a tanti che volevano un autografo, io ero l’unico che era lì per consegnargli qualcosa. Anche lui è rimasto molto colpito del mio lavoro. Ho realizzato tanti altri ritratti tra cui Pino e gli Anticorpi, Benito Urgu, Elisabetta Canalis, Vasco Rossi, Sofia Loren su una melanzana, Bud Spencer, Terence Hill e Totò su delle mele. Le opere realizzate da Adriano sono tra le più disparate. Si va dal logo di un locale, al ritratto di un personaggio più o meno famoso. Bouquet floreali con zucchine e ravanelli. Recentemente ha presentato dei collier di carote a San Pantaleo, in Costa Smeralda. Un’opera sicuramente degna di nota è una fontana zen completamente funzionante, con l’acqua che viene travasata, tramite un meccanismo, nei diversi vasi ricavati dalle zucche, sostenuti da colonne realizzate con delle carote intagliate. Nel ringraziare Adriano per la sua disponibilità, ricordiamo che curiosando sulla pagina Facebook Sardi alla Frutta, potrete ammirare tutti i suoi bellissimi lavori.
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AROUND HEART
DALLA SARDEGNA AL POLO NORD, DUE SARDI ON THE ROAD
di MANUELA STACCA
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iovani avventurieri, con un pizzico di follia. Sono le prime parole che balzano in mente, dopo aver conosciuto Livio Mudulu e Gabriele Careddu. Loro sono i fondatori di Around Heart, associazione nata nel 2015 grazie alla comune passione per i viaggi e la natura. Una passione che li ha portati lontano fino al Polo Nord, che li ha spinti a intraprendere imprese ai limiti dell’impossibile e a viaggiare in giro per il mondo. Senza dimenticare mai l’amata Sardegna – per loro un’autentica «palestra». Osservando gli scatti, i video, e ascoltando le loro storie emerge la grande amicizia di due ragazzi che ormai si muovono quasi in simbiosi, uniti dalle tante avventure e disavventure vissute fianco a fianco, e dalla determinazione di crescere e sfidare se stessi. Entrambi olbiesi, Livio, 32 anni, è il location manager, cura il backstage e la comunicazione; Gabriele, 25 anni, è il mago della fotografia. Insieme, formano un’accoppiata perfetta. Senza timore
macinano chilometri, scalano pareti rigorosamente senza corde o imbracature, altrimenti «non c’è soddisfazione», alla costante ricerca di luoghi insoliti, sconosciuti e impervi. Dalla Cascata di Capo Nieddu in Sardegna, fino alle disagiate periferie di Manila, per passare alle lande desolate dell’Islanda. Terra selvaggia, quest’ultima, che gli ha insegnato a non travalicare certi limiti perché «là, la natura comanda» e non perdona. Seguitissimi sui social, il loro lavoro ha attirato l’interesse di diverse etichette discografiche (Carosello Records, Machete Production). Nel 2016 il comune di Olbia li ha scelti come ambasciatori della città per un Tour Europeo on the road, e supportati da Moby e Tirrenia hanno percorso in 34 giorni 12.400 km e visi‐ tato 16 nazioni – tra cui Austria, Estonia, Polonia, Finlandia, Francia. Lo scorso novembre, invece, i due hanno preso parte a Sardinia 4Seasons, progetto di Only Sardinia Autonoleggio per la riscoperta del territorio sardo durante tutte le stagioni. In cinque giorni hanno visitato il Pozzo di Santa Cristina, la
Giara di Gesturi, la costa di Bugerru, Carloforte e le terme di San Saturnino. Anche il futuro si prospetta ricco di nuovi viaggi, ancora più arditi, nella speranza che un giorno questa passione diventi qualcosa di più. Around Heart nasce dopo il viaggio in Islanda nel 2015. Cosa vi ha sorpreso maggiormente di quella terra? Dell’Islanda colpiscono tante cose. La grandezza dei fiumi, delle cascate, dei ghiacciai, dei vulcani. La maestosità della natura. Ti rendi conto che sei un ospite, che sei davvero piccolo. In Sardegna e non solo, a volte ti senti un “dominatore”; là, è l’esatto opposto. Poi ovviamente l’aurora boreale... La prima volta che la vedi è qualcosa di molto particolare, non ti lascia certo indifferente. Il Tour Europeo, invece, che cosa vi ha la‐ sciato? La stanchezza [ridono, ndr]. Sicuramente, ha accresciuto la nostra voglia di avventura e ci
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In alto l'Aurora Boreale in Islanda e a sinistra Capo Caccia ad Alghero
ha lasciato l’importanza dell’adattamento. A volte ci siamo trovati in situazioni non agevoli, soprattutto per quanto riguarda il cibo. Siamo sardi, abbiamo il palato fine, ma ci siamo adattati. Avete viaggiato tanto però alla fine c’è sempre un ritorno alla vostra terra... La Sardegna è casa. Viaggiando così tanto conosci realtà differenti, vedi tanta gente che si impegna a promuovere la propria terra. Ora sembra che qualcosa si stia muovendo, però non è abbastanza: la Sardegna non è solo mare, estate. È tanto altro. Abbiamo uno dei canyon più grandi d’Europa, delle gole spettacolari... Per assurdo, gli stranieri si documentano e apprezzano questi posti più dei sardi stessi. È questo uno dei vostri principali obiettivi: scovare angoli nascosti e raccontare il volto sconosciuto della Sardegna? Esatto. In Islanda, le persone pagano per vedere pezzi di ghiaccio arenati sulle spiagge. Sarebbe bello che anche in Sardegna si impegnassero tutti, che ognuno promuovesse la propria terra, insieme si farebbe tanto. E da lì può partire un indotto considerevole. La cosa più folle mai successa? Eravamo in Islanda. Per raggiungere l’hotel guidavamo un Hummer, perciò abbiamo
deciso di prendere una strada chiusa ma più breve, sicuri di poter procedere. Sull’isola le strade sono tutte ghiacciate, ma ci sono tante tipologie di ghiaccio. E su quella strada, le gomme chiodate non funzionano. Ad un certo punto siamo rimasti bloccati a pochi centimetri da uno strapiombo. All’inizio non sapevamo cosa fare, poi cambiando trazione l’auto ha ripreso grip e siamo riusciti a tornare indietro. Lì, forse, c’è stato un eccesso di sicurezza. Siamo stati fortunati. Prossimi progetti? Ultimamente siamo stati a Padru, una zona poco conosciuta ma molto bella, e stiamo provando a costruire un circuito per valorizzarla. Nei prossimi mesi, vorremo comprare un mezzo ufficiale per il nostro progetto, per dare la possibilità a chi ha la passione per la fotografia, il selvaggio, di venire con noi. In Sardegna e non solo. Inoltre, per fine 2019 stiamo preparando un altro tour on the road, davvero inedito. Per ora, possiamo dirti che una tappa sarà Černobyl (burocrazia permettendo). Non sarà facile, ma vogliamo alzare ancora di più l’asticella. Potete seguire le imprese di Livio e Gabriele oltre che sui social anche sul sito web around-heart.com.
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Chi si batte per la Sardegna non muore mai! di SARA CARDIA
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ra il 2009 quando incontrai per la prima volta Oreste Pili. Avevo 16 anni e partecipavo come guida alla manifestazione “Monumenti Aperti” presso la torre costiera di Su Loi, a Capoterra. Avevo illustrato per tutto il giorno la storia del sito a diversi gruppi di più o meno curiosi, fino a quando i professori tacquero per il suo arrivo. Assessore comunale all’urbanistica e alla lingua sarda, capoterrese doc, professore di tedesco al liceo classico di Villacidro, e figura di spicco per i suoi importanti studi di sardistica, tanto acclamati quanto contestati negli atenei, Oreste Pili amava la cultura della sua isola, e poco importava se a raccontarla era una voce imperfetta e talvolta esitante come la mia, carica di nervosismo e soggezione. Infatti, non è solo per le vittorie che si viene ricordati, ma anche e soprattutto per le sconfitte e i tentativi, come ci dimostra la sua vita di battaglie, che, vinte o meno, resteranno pur sempre eterne. La prima tra queste è quella contro la giustizia nel 1979, quando viene condannato a tre anni e quattro mesi per la sua militanza nel Partito Sardo d’Azione e complicità di un presunto complotto separatista. Pili il “Pacifista”, un’allitterazione che non è affatto una coincidenza, ma quasi un secondo nome di battesimo, la caratteristica per cui era conosciuto e stimato da tutti – insieme al suo impegno e la sua dedizione in politica sin da giovane – e che stonava inevitabilmente con quella famosa sentenza. La seconda, quella per la cultura, viene portata avanti fino alla fine, all’insegna di uno studio ben lontano dal mero accademismo e una passione senza confini. Il sardofono per eccellenza viene ricordato con profondo affetto dagli alunni ammaliati dalla sua parlata fluida e sicura, e con gratitudine dalla sua terra per aver contribuito a restituire dignità alla lingua sarda e forma e struttura a una delle sue varianti grazie alla redazione a più mani delle Arrègulas po ortografia, fonètica, morfologia
ORESTE PILI e fueddàriu de sa Norma Cam‐ pidanesa de sa Lìngua Sarda, adottate nel 2010 dal Consiglio Provinciale di Cagliari. Una lotta che parlava sardo per far sì che i sardi parlassero, capissero, pensassero sardo, come a sintonizzarsi sulla sua stessa lunghezza d’onda in merito a valorizzazione, promozione, istruzione, urbanistica e linguistica. La terza e ultima, quella contro il cancro, era forse persa in partenza o vinta a mani basse, perché i grandi sardi non possono mica morire nell’isola eterna, perché chi parla e scrive in sardo per i sardi non muore mai. Is fradis, unica e ultima sua opera, resterà, così come il patrimonio delle “Arregulas”, per renderci custodi dei suoi moniti (“ogni limba in logu suo; s’italiana in Italia e sa sarda in Sardigna. Bois istudiades a Manzoni, Pascoli e D’Annunzio e nois a Lobina, Peppinu Mereu e Montanaru”), con quel rock importato e ospitato – in tutti i sensi – nella sua Capoterra a fare da colonna sonora. Chissà quante altre battaglie aveva combattuto, silenziose e dignitose come la sua lingua, e chissà quante ancora dovremo combatterne noi affinché il suo impegno non sia stato vano, contro chi continuerà a considerare il frutto di quell’immensa collaborazione linguistica scientificamente irrilevante e affermare che la sua condanna non era stata abbastanza severa, vedendolo sempre e solo come l’indipendentista che si è re-inventato sardista e accademico. Quale che sia la sentenza di questa bilancia sociale, chi lo conosceva poco – come me – menziona la sua immensa cultura, mai ostentata e sempre al servizio della comunità, chi lo conosceva bene lo loda, sempre in sardo, per la sua pacatezza e ostinazione, e chi non lo conosceva per nulla – magari dopo aver letto i suoi interventi o ascoltato una sua intervista – non può che affermare che invece non c’è stata alcuna vittoria né sconfitta, perché non c’è stata alcuna battaglia. Oreste Pili, semplicemente, ha restituito ai sardi la voce che avevano perduto o che avevano dimenticato di avere.
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GROTTA DI ISPINIGOLI L’ABISSO DELLE VERGINI
di MARCO SCARAMELLA
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vete presente quella sensazione di vuoto che si impadronisce del nostro stomaco, quando viviamo un’esperienza mozzafiato? O quella sensazione di sbigottimento che proviamo quando ci troviamo di fronte ad uno spettacolo naturale unico nel suo genere? Parlo di quel tipo di spettacolo talmente maestoso, da farci sentire piccoli e insignificanti, di fronte alle straordinarie opere di madre natura. No? Allora dovete assolutamente visi-
tare la Grotta di Ispinigoli, nei pressi di Dorgali. Una delle peculiarità di questa grotta, scoperta nel 1950, è che si sviluppa in verticale. Fa parte di un grande sistema carsico di grotte tra le quali è l’unica ad essere visitabile, perché ormai è diventata fossile, a causa dell’assenza di uno stillicidio sufficiente a creare nuove concrezioni. All’ingresso è presente un’ampia terrazza, che regala un punto di vista impressionante sui 50 metri in cui sprofonda la grotta. Lo sguardo ci mette un po’ a capire quanto sia profonda la
cavità, perciò le distanze possono apparire distorte, e questo può disorientare. Una volta imboccate le scale, però, inizia la panoramica e suggestiva discesa dei 280 gradini che portano verso il fondo della grotta, che misura circa 80 metri di diametro. Raggiunta la base, l’istinto è quello di guardare in alto, ed è così che ci si rende conto della maestosa colonna che, partendo dal pavimento per arrivare fino al soffitto, domina la sala. Questa colonna, alta 38 metri, è la più alta d’Europa ed è caratteristica perché nasce dall’unione di una stalattite e di una stalagmite. La guida ci spiega che il grande sistema carsico di cui fa parte Ispinigoli, è formato da una rete di gallerie sotterranee, che la collegano ad altre due grotte che si trovano nelle vicinanze: la Grotta di San Giovanni su Anzu e la Grotta di Sos Jocos. Questo sistema di grotte è in fase di esplorazione, dal momento che alcune gallerie non hanno ancora condotto ad un’uscita. Attualmente sono stati esplorati circa 17 chilometri, ma gli speleologi stimano che l’intero sistema si estenda per circa 25 chilometri. Si sa che all’interno delle gallerie scorrono 9 torrenti e che si sono formati dei laghi ma, la cosa più interessante, è che è ancora presente uno stillicidio costante. Ciò significa che le concrezioni possono ancora nascere e modificarsi. All’interno della grotta, si possono ammirare anche altri tipi di concrezioni, forse meno spettacolari della colonna, ma altrettanto belle: le concrezioni lamellari, che si formano quando le gocce d’acqua scivolano lungo la parete di roccia, formando delle sottilissime lamelle dall’andamento ondulato a causa delle piccole correnti d’aria; sono presenti anche delle concrezioni a broccolo che si formano quando le gocce dell’acqua, cadendo dall’alto, battono
sulla roccia e schizzano in tutte le direzioni frantumandosi in tante micro goccioline che si cristallizzeranno poi in una forma molto frastagliata. Un’altra caratteristica affascinante della grotta di Ispinigoli è l’abisso delle vergini. Si tratta di un inghiottitoio profondo 60 metri che collega Ispinigoli alla grotta di San Giovanni su Anzu. Nell’abisso delle vergini sono stati ritrovati dei gioielli di epoca nuragica, fenicia e romana, che si possono ammirare nel Museo Archeologico di Dorgali. La guida ci racconta come questi ritrovamenti abbiano indotto gli archeologi a pensare alla pratica dei sacrifici umani che, un tempo, veniva attribuita alla cultura fenicia. Anche se al suo interno, oltre ai monili, sono stati ritrovati dei resti umani (probabilmente attribuibili a sepolture risalenti all’epoca nuragica) non esistono ulteriori prove che possano avvalorare questa credenza. Il nome rimane nei vecchi cartelli stradali o in qualche guida che sfrutta questo appellativo solo per suscitare interesse. La grotta di Ispinigoli è facilmente raggiungibile partendo da Dorgali in direzione Orosei, percorrendo la SS 125 e girando a destra più avanti seguendo le indicazioni per la grotta. Le visite guidate sono attive tutto l’anno, per maggiori informazioni è possibile consultare il sito internet enjoydorgali.it.
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S
iamo stati nei locali del Fight Training Center di Angelo Tarantini, in via Venezia a Sassari. Parlare con Angelo, che del Fight Club è fondatore e presidente, ci ha aperto un mondo tutto nuovo. Se sport come la Kick Boxing o la Muay Thai vi portano con la mente ai film d’azione in cui si fa largo impiego di tecniche di combattimento orientali, sappiate che le vere arti marziali sono un’altra cosa. C’è dietro molta passione ma anche molto studio, una grande dose di disciplina e, soprattutto, rispetto per l’avversario. È lui stesso a raccontarcelo e a viverlo ogni giorno sulla sua pelle, anche a livello internazionale. «Non mi hanno mai affascinato tantissimo i film di arti marziali», ci dice. «Guardavo da piccolo quelli con Van Damme ma a un film d’azione preferisco assistere a un bel match, con veri sportivi. La realtà è cento volte meglio.» Però su un punto Angelo è categorico: «Mai fare a botte, per quanto possibile. Qualsiasi tipo di problema si risolve sempre, prioritariamente, senza ricorrere alla violenza. Noi insegniamo a essere guerrieri calmi. Il guerriero è sicuro di sé e rifugge la violenza; diversamente è solo un bullo che, come tale, se la prende con chi è più debole.» E l’ambiente nel quale si cresce influenza naturalmente le scelte di vita. Così è stato anche per Angelo. «Vengo da una famiglia di marzialisti, dove tutti facevano Judo nel quale, essendo un bambino molto vivace, sono stato coinvolto anche io. Considera che sono nato nel 1975 e i primi anni Ottanta non offrivano tutta la scelta di oggi in fatto di sport per i più piccoli. L’ambiente del calcio non mi ha mai attirato, perciò ho iniziato facendo Judo per poi passare a Kick Boxing e Muay Thai. Ho proseguito con cinque anni di insegnamento nelle varie palestre e poi, nel 2001, ho aperto il Fight Club. Fu un salto nel buio perché non esisteva, a Sassari, una palestra specializzata in combattimento. Negli anni, proprio con i giovanissimi abbiamo avuto grosse soddisfazioni. Lo staff si è consolidato, ha preso coscienza di sé e si è sempre più specializzato. Oggi il nostro settore giovanile è tra i più avanti in Italia: lavoriamo con diverse fasce d’età: tra i 3 e i 5 anni, tra i 6 e i 9, e ancora 10/13 e 13/16. Dopo si passa a un’altra tipologia di allenamento, per i più grandi.»
IL GUERRIERO BUONO
DI DANIELE DETTORI FOTO GIANMICHELE MANCA
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Qual è un vantaggio del praticare la arti marziali fin da bambini? Forse è la scelta migliore che possono fare i genitori per i propri figli. Indirizzarli verso qualcosa che può essere Muay Thai, Jujutsu, Judo, Karate, Taekwondo, gli permetterà di acquisire una forma mentis incredibile. Le arti marziali ti aiu‐ tano a pensare da vincente e a vincere dalle tue sconfitte. Si tratta di qualcosa che ho sperimentato anche su me stesso e sulle persone che ho conosciuto. Tra l’altro, parlando a livello professionale, anche negli incontri più cruenti, nei quali entrano in gioco altri fattori come il soldo, l’immagine dei media e la pres-
sione, gli avversari hanno sempre un gran rispetto, ci si abbraccia nonostante le botte. In altri sport, spesso, a questo non si assiste e capita anzi che si degeneri anche a livello verbale, a cominciare dalle tifoserie. Per un marzialista sono concetti inammissibili. Purtroppo, fino a qualche tempo fa, nessuno faceva avvicinare i bambini alla boxe tailandese perché si pensava che si facessero male. In realtà, quando ci si allena in un ambiente adeguato, si indossano tutte le protezioni e si lavora alle distanze giuste, con le tecniche giuste. Parliamo un po’ proprio della boxe tailandese. Cosa è?
È un’arte marziale a 360°, detta “degli 8 colpi” perché si percuote con le mani, con le ginocchia, con i gomiti e con le tibie. Si esercita su tre distanze: quella lunga, dove si lavora completamente con i calci; quella media, dove si lavora con i pugni e con le ginocchia; e quella breve dove si usano i gomiti. C’è poi una fase di lotta molto bella che non è fine a sé stessa ma è dedicata alle percussioni. Non immaginare la lotta dove proietti l’avversario: qui lotti, invece, proprio per colpire. Nella Muay Thai c’è una forma di confronto molto reale e si deve improvvisare. Si allenano tantissimi movimenti per riuscire a portarli sul ring e usarli al momento giusto. Per questo, fino ai 16 anni, è molto formativa come disciplina. Se poi si sceglie di proseguire a livello professionistico diventa anche molto dura. Per questo nasce la figura del Cutman, e tu lo sei. In cosa consiste? Io ho cominciato perché, seguendo i miei atleti nei vari incontri, dovevo occuparmi del bendaggio alle mani che serve per non incorrere in traumi o fratture (l’80% degli infortuni nei nostri sport sono proprio di questo tipo). Mi sono reso conto che ci ero molto portato, così ho iniziato a studiare per copiare quello che facevano i maestri francesi, americani e tailandesi. Conoscendo maestri come Joe Clifford e Bob Plant ho scoperto una discreta manualità nel riuscire ad arginare i traumi e le ferite nei quali incappavano i miei ragazzi, così ho conseguito le licenze IMMAF (International Mixed Martial Arts Federation).
Cosa è importante in un buon bendaggio? È fondamentale riuscire a farlo in brevissimo tempo. Normalmente, per bendare una mano si impiegano 12 minuti. Quelli bravi riescono a impiegare tra i 7 e i 9 minuti. Io riesco in circa 4 minuti e mezzo per mano. E deve essere perfetto. Un Cutman deve trovare sempre un punto di equilibrio nel match: deve lavorare sia per la salute dell’atleta, sia per far sì che l’incontro non si interrompa a causa di una ferita. Infatti lavora a stretto contatto con tutto il pool che costituisce il personale medico. Il giudizio finale spetta sempre e comunque all’ufficiale medico. In caso di ferita come si inter‐ viene? Io, per esempio, uso solo pro‐ dotti naturali, insieme con la pressione delle mani e alcune tecniche particolari. Il difficile è che si hanno 50 secondi per lavorare e se non si blocca il sanguinamento tra un round e l’altro il medico interrompe il match. Ma è importante essere qualificati e non improvvisarsi. Oggi, per fortuna, la figura del Cutman è sempre più professionalizzata. Angelo Tarantini è il primo formatore di Cutman in Italia con certificazione IMMAF ed è impegnato perché questa figura professionale si diffonda in ogni Regione. Per conoscere meglio le sue attività e prendere contatti con il suo Fight Club e Training Center potete visitare la curatissima pagina Facebook, ricca di foto e informazioni sulle certificazioni ottenute nel corso degli anni.
Foto Carlo Bellincampi
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Sergio Bambarén e Beatrice Luzzi
PREMIO COSTA SMERALDA PORTO CERVO LANCIA LA STAGIONE ESTIVA TRA CULTURA E SOSTENIBILITÀ di MANUELA STACCA
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a stagione turistica è alle porte. E la Sardegna si prepara ad accogliere milioni di turisti che anche quest’anno arriveranno da tutta Europa e non solo per ammirare un piccolo paradiso di mare, tra i più invidiati al mondo. Tra i problemi che però affliggono l’Isola, da sempre c’è la difficoltà di incrementare un turismo che vada oltre quello estivo – che in quest’ultimi anni ha raggiunto numeri record (oltre 14 milioni di presenze nel 2017 soprattutto tra luglio e agosto), tra spiagge e parcheggi sold out, con tutti i rischi ambientali che ne conseguono. Da qui nasce l’intento, da parte della Regione, delle imprese e degli alberghi, di favorire un turismo alternativo a quello
balneare e di allungare la stagione vacanziera puntando sui cosiddetti mesi spalla. In questo senso, anche il Consorzio Costa Smeralda ha deciso di supportare l’attività turistica tutto l’anno con un progetto che punta a unire cultura e soste‐ nibilità – due temi di vitale importanza spesso trascurati. Il 28 aprile parte la prima edizione del Premio Costa Smeralda (ideato e promosso dal Consorzio), primo riconoscimento letterario intera‐ mente dedicato al mare, che tra i suoi obiettivi ha anche quello di rilanciare un’immagine diversa da quella di lusso e mondanità che si è soliti associare a uno dei luoghi più rinomati della Sardegna. Le parole chiave diventano allora sal‐ vaguardia e riciclaggio. Per un cambio di rotta non di rottura ma
di crescita, come spiega la direttrice artistica dell’evento Beatrice Luzzi (attrice, regista e autrice), con «dei contenuti che uniscano etica ed estetica». Il mare, da raccontare e tutelare, diventa l’elemento fondante nelle sue declinazioni «di forza e bellezza, di regolatore del clima, di fornitore di energie rinnovabili e materie prime della blue economy», prosegue Luzzi. Dopo l’“edizione zero” dello scorso ottobre, che aveva premiato, tra gli altri, la conduttrice Licia Colò; quest’anno il Premio Costa Smeralda apre ufficialmente i battenti e si propone di diventare un punto di riferimento per la letteratura di mare e la community internazionale dedicata. Per questo motivo è stato indetto un concorso pubblico al quale hanno partecipato numerose case editrici che hanno inviato le loro opere, pubblicate esclusivamente nel 2017 e con al centro il tema del mare. Tre le sezioni da premiare: Narra‐ tiva, Saggistica e Innovazione Blu. Quest’ultimo premio verrà consegnato ad un innovatore che ha
saputo distinguersi nell’aver contribuito concretamente alla salvaguardia del mare. Si aggiunge poi un Premio Speciale, assegnato dal pubblico durante la cerimonia. A decretare i vincitori delle tre sezioni, una giuria composta da esponenti del mondo culturale e scientifico, presieduta da Donatella Bianchi (conduttrice di Linea Blu e Presidente del WWF). Prima della premiazione vera e propria, Porto Cervo (l’evento si terrà nella Sala Smeralda del Cervo Tennis Club a partire dalle ore 16,30) accoglierà un ospite d’eccezione: lo scrittore e attivista Ser‐ gio Bambarén, vicepresidente dell’organizzazione Mundo Azul, il quale racconterà al pubblico il suo impegno per la salvaguardia degli oceani. Per una serata all’insegna della cultura, della condivisione e della partecipazione, nel giorno che celebra la festa del popolo sardo “Sa die de sa Sardigna”. Inoltre, per richiamare concretamente l’attenzione sulla tutela e valorizzazione delle coste, verranno coinvolti il Comune di Arzachena e gli studenti per una mobilitazione che sia davvero collettiva. Il 20 aprile si terrà l’iniziativa “Adotta una Spiaggia” – promossa insieme alla Fondazione MedSea e al WWF – che coinvolgerà i ragazzi delle scuole medie impegnati nella bonifica degli arenili dalla plastica. Il materiale raccolto verrà poi riutilizzato per l’allestimento della Sala Smeralda trasformata in un fondale marino dall’artista Giorgia Concato. Il Premio Costa Smeralda sarà insomma il trampolino di lancio della nuova stagione estiva, che punta a un turismo consapevole e green. Per l’occasione verranno presentati anche diversi percorsi alternativi, come quello del Pevero Health Trail, lungo la macchia mediterranea, la visita al Parco Archeologico di Arzachena; fino alla riscoperta delle spiagge più iconiche fuori stagione, come Liscia Ruja, Li Itri‐ ceddi e Porto Pollo per gli amanti di kite e windsurf.
#cinguettii tecnologici a cura di Marco Cau
Samsung Galaxy S9 e S9+
Duet Display Trasforma il tuo iPad o iPhone in un secondo monitor per PC e Mac. È sufficiente collegare il dispositivo al computer tramite l’apposito cavetto con connettore Lighting o a 30 pin, ed ecco che il suo display diventa un secondo schermo. Ad esempio, sarà possibile “trascinare” una finestra dallo schermo del PC a quello dell’iPad, dove potrete interagirvi con i comandi touch.
Fitbit Versa
Smartphone con Infinity Display da 5.8 / 6.2 pollici in formato 18.5:9 con tecnologia Super AMOLED e risoluzione QHD+. Design molto simile ai predecessori, sono dotati di una memoria interna da 64 GB con tecnologia UFS 2.1, espandibile tramite micro SD fino a 400 GB, RAM da 4 GB, fotocamera anteriore Super Speed Dual Pixel da 12 megapixel e frontale da 8 megapixel. Migliorato lo scanner dell’iride che favorisce uno sblocco decisamente più rapido.
Smartwatch in grado di monitorare costantemente il battito cardiaco, dotato di una vasta gamma di workouts. Consente di rispondere (solo Android) ad un messaggio di testo attraverso risposte rapide preconfigurate e può effettuare pagamenti contactless tramite un modulo NFC. Il corpo è in alluminio anodizzato disponibile in tre colorazioni (nero, rose gold e grigio).
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Mountie+
Cub Cadet XR2
Ha quattro pinze, due si agganciano al display del portatile e le altre due invece al tablet o allo smartphone. Ottimo da usare con l’app Duet Display, per trasformare i vostri iPhone e iPad in un secondo schermo!
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Insta360 ONE
Floome IT
Chipolo Card
È in grado di scattare foto panoramiche con una risoluzione fino a 24 megapixel, anche in RAW, e girare video a 360 gradi in 4K HDR direttamente tramite smartphone. Integra uno stabilizzatore ottico a 6 assi. Custodia impermeabile fino a 30 metri di profondità, opzionale.
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GIOVANNI NONNIS
UN’ARTE CHE LASCIA IL SEGNO di ALBA MARINI
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Musei civici di Cagliari ospitano fino al 13 maggio 2018 la collezione dell’artista nuorese Giovanni Nonnis. Il titolo della mostra è “La matrice e il segno”. I due nomi scelti racchiudono l’idea dell’intera produzione, fondata sulle matrici di polistirolo e sui segni lasciati dalla pittura con i loro più profondi significati. Giovanni Nonnis nasce a Nuoro nel 1929, nel quartiere di San Pietro. La sua infanzia e la sua adolescenza sono problematiche: a 16 anni interrompe gli studi per arruolarsi come volontario nella Marina Militare. Al suo ritorno nell’amata Sardegna capisce che la sua vera e innata passione è l’arte, a cui dedicherà il resto della sua vita fino alla prematura scomparsa a soli 45
anni, a seguito di un incidente stradale. L’eccentricità del pittore e il suo spiccato anticlassicismo lo rendono uno degli artisti sardi più interessanti. Il primo ciclo pittorico è caratterizzato dal tema della Crocifissione: qui, il fondo oro tipico della tradizione bizantina fa capolino tra le figure rappresentate, trasmettendo l’idea di una prospettiva che è in verità rifiutata dallo stesso artista. La parola chiave è planarità: la negazione prospettica rinascimentale dà vita a uno spazio artistico che è dell’anima e non dell’occhio, una profondità espressa attraverso il senso. Le prime sperimentazioni cedono il passo alla più matura Saga dei nuragici, una serie di dipinti che traggono la loro ispirazione dalla figura selvatica e bellicosa del guerriero. In questa
collezione l’iconografia della più antica resistenza sarda si coniuga con il rifiuto del classicismo a favore della cultura selvaggia con accenni ai bronzetti sardi, alle maschere oceaniche e alle immagini delle leggende celtiche. La preferenza per il piano rispetto al tutto tondo rimanda alla tradizione sarda dell’inta‐ glio. Il ciclo del guerriero si configura, così, non solo come la celebrazione della potenza naturale dell’animo umano, ma anche come un nostalgico ri‐ torno al passato della Sardegna. È l’arcaico che trionfa sui simboli del presente: il nostro passato non tornerà, ma noi gli apparterremo per sempre. La mitizzazione di ciò che non siamo più permette di scorgere metaforicamente tra le opere dell’artista il presente nel passato: dal pastore
al gendarme, dal guerriero al militare. La novità della mostra è quella, tra l’altro, di esporre le matrici: bassorilievi incisi sul polistirolo e intrisi nel colore. È un’esposizione dell’idea prima: un modello non dipinto che è esso stesso opera d’arte. Giovanni Nonnis è l’artista inat‐ tuale per eccellenza: quasi sconosciuto in vita non avrebbe potuto trovare ampia fortuna in un mondo così spiccatamente orientato al futuro. Ma, paradossalmente, è proprio la sua inattualità che lo rende terribilmente moderno: uno sguardo profondo al passato, una critica nascosta al futuro. Forte è anche il legame con la famiglia: il grande guerriero attorniato dai combattenti più piccoli simboleggia l’uomo e il rapporto con i suoi figli. Proseguendo tra le stanze del Palazzo Civico si incontra un dipinto su tela, decorato su entrambi i lati. Si tratta di una delle ultime sperimentazioni di Nonnis che, per la prima volta, utilizza un materiale a lui estraneo. Sul tessuto vengono raccolti tutti i temi della produzione dei suoi ultimi anni, dai guerrieri ai nuovi soggetti. La mostra si conclude a due piani sotto terra, nella Sala del sacro. Qui si assiste a un dialogo silenzioso e religioso tra le opere di tre artisti: la Sindone di Maria Lai, Il Crocifisso su legno di Pinuccio Sciola e l’ultima Crocifissione di Giovanni Nonnis. In Nonnis si esprimono tutte le ragioni della vittoria della vita sulla morte. La scomparsa prematura dell’artista ha contribuito a trasportare il pittore nuorese e il suo messaggio vitale oltre il silenzio. La tensione dell’arte ha superato così l’assenza. Un’assenza che in questa mostra si fa presenza, incarnando lo spirito ribelle della vita nella magica e ancestrale figura del guerriero che abita in ognuno di noi.
Quel viaggio attraverso l’Europa che, nel corso dell’Ottocento, i giovani intraprendevano per conoscere il mondo, lo proponiamo qui lungo il Bel Paese, alla scoperta delle nostre Regioni d’Italia.
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La Mole Antonelliana e a destra l’ingresso del Museo Egizio. In alto i baci di dama
di DANIELE DETTORI È difficile trovare un’introduzione che riesca a riassumere, in poche righe, l’importanza del Piemonte per l’Italia che oggi conosciamo. Sotto più punti di vista – territoriale, storico, politico, economico – questa Regione è infatti uno dei principali “motori” del nostro Paese: un concetto, questo, troppo spesso abusato a fini elettorali e mai realmente approfondito. Risulterà purtroppo impossibile anche a noi per motivi di spazio ma sappiate che la più grande Regione della penisola per superficie, il primo nucleo del futuro Stato italiano, la patria di politici di spicco e la sede di industrie che hanno sensibilmente contribuito allo sviluppo della nostra economia vale bene una lunga e attenta visita. Magia e occultismo sono, per esempio, due tra gli aspetti non secondari della splendida città di Torino. La prima capitale d’Italia, oggi Capoluogo del Piemonte, ha tutta una tradizione legata ad ambienti esoterici dove correnti positive e negative coabitano nell’eterna lotta tra bene e male.
Piazza Castello e Piazza Statuto sono, in questo senso, due luoghi simbolo. Ma Torino è anche una città dalla forte impronta massonica che traspare in numerosi monumenti e architetture. Quando visitate la città non potete esimervi da una passeggiata tra le sale del Museo Egizio, un luogo tra i più affascinanti e ricchi al mondo dedicati alla civiltà del Nilo, aperto nel 1824 e da allora costantemente arricchito di reperti, corpi imbalsamati e spazi di studio. Vi sarà poi capitato di tenere tra le mani una moneta da due centesimi. Se quella moneta era italiana, avrete notato sul verso la sommità di un edificio dalla forma allungata. Ebbene, si tratta della Mole Antonelliana, a suo tempo titolare del primato come edificio più alto d’Europa. Progettata dall’Architetto Alessandro Antonelli, dal quale prende il nome, la Mole nacque come nuovo tempio di culto per la comunità ebraica torinese. Costruita a più riprese nel corso dei decenni, ospita oggi il Museo Nazionale del Cinema, con diverse installazioni e attrattive culturali.
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VIAGGIO IN ITALIA
PIEMONTE Spiritualità. Ancora da Torino partiamo per un tour attraverso i luoghi della spiritualità in Piemonte. È sempre nel Capoluogo, infatti, che è conservata la Sindone, il telo di lino che secondo la tradizione e i fedeli avrebbe avvolto il corpo di Gesù all’interno del sepolcro. La reliquia si trova presso la Cattedrale della città, in piazza San Giovanni, e periodicamente viene esposta al pubblico in occasione delle cosiddette ostensioni. Se ci si sposta all’imbocco della Val di Susa, sulla sommità del Monte Pirchiriano, si può visitare l’Abbazia di San Michele della Chiusa, nota anche come Sacra di San Michele. Costruita intorno a un antico nucleo risalente a prima dell’anno Mille, è un punto di passaggio per i pellegrini e per i turisti affascinati dal suo misticismo gotico e romanico. Un percorso interessante è rappresentato anche dai sette Sacri Monti piemontesi, legati dal fil rouge degli edifici di culto che ospitano e annoverati tra i luoghi Unesco Patrimonio dell’Umanità. Natura. Gli amanti delle escursioni possono apprezzare
una visita al Gruppo del Monviso, sistema montuoso che offre una vasta gamma di attività: dalla passeggiata salutista con o senza guida alla scalata sulle vie aperte dai pionieri della fune. Inutile dire che la neve qui è di casa, come lo è sul Mottarone, un massiccio granitico delle Alpi Pennine che regala percorsi sciistici monitorati e di sicuro divertimento. A tavola. Se tra un sentiero montano e un vicolo cittadino l’appetito si fa sentire, nessun problema! La cucina piemontese offerta nei numerosi locali di ogni zona è infatti capace di soddisfare tutti i palati. Un buon pasto non può prescindere dall’assaggio della bagna càuda, salsina agliata di accompagnamento per le verdure. Pasta e carne si trovano spesso combinati in elaborate e gustose preparazioni, come negli agnolotti, piccoli ravioli con ripieno di carne arrosto. Le carni pregiate si declinano in fritti, bolliti e brasati e, per dolce, provate gli immancabili baci di dama di Tortona accompagnati da un buon Timorasso o dalla Barbera a seconda del pasto.
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LA CERCATRICE DI CORALLO STORIA DI AMORE E ODIO TRA LE ONDE
di DIEGO BONO
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eggenda vuole che in Sar‐ degna vivesse la più temibile delle gorgoni: Medusa. Un giorno Perseo, figlio di Zeus, ap‐ prodò sulla nostra terra intento a sconfiggere la sadica creatura, e dopo un astuto, quanto intermi‐ nabile scontro, il più coraggioso tra gli eroi riuscì a recidere il capo dell’immonda bestia e il sangue che ne sgorgò si riversò copioso nei mari attorno all’Isola, essic‐ candosi e trasformandosi in un pregiato materiale: il corallo. Vanessa Roggeri (già autrice di “Il cuore selvatico del ginepro” e di “Fiore di fulmine”) è una scrittrice cagliaritana dal notevole talento narrativo e dalla strabiliante capacità di riuscire a trasportare il lettore attraverso le pieghe dello spazio e del tempo isolano, accompagnandolo in storie affascinanti e infondendogli l’amore sconfinato che l’autrice nutre per la sua colorata Sardegna. Sono i miti e il passato della nostra terra a
farle da musa e la leggenda dell’eroe ellenico e della mostruosa figura le ha donato l’idea per un romanzo denso, delicato, coraggioso, storico, ma dai soffici tratti fiabeschi, che permette di immergerci negli intrighi, nell’amore e nell’odio di una generazione ormai lontana: “La cercatrice di corallo” (edito Rizzoli). In un’afosa estate del 1919, in una Sardegna magica, incantata, seppur da poco macchiata dall’orrore di una guerra raccapricciante, si incontrano, uniti da un destino colorato di mare, due ragazzi: Achille e Regina; in un gesto di tenerezza e innocenza Regina dona al ragazzo un ramoscello di corallo, affinché possa portargli buon auspicio. Il tempo scorre, Regina è ora una delle più abili cercatrici di corallo dell’Isola, non teme il mare e le sue onde, i freddi venti o la profondità del blu, solo gettandosi dalla “Medusa”, il peschereccio di suo padre, la ragazza rinasce veramente libera; ed è proprio in quella nuova esistenza che Achille
e Regina si incontreranno di nuovo. La cercatrice non ebbe mai occhi se non per l’azzurro delle onde, ma ora si perde tra quelli dell’uomo ritrovato, scorgendo di fronte a sé ancora l’espressione di quel ragazzo a cui donò “il sangue della gorgone”, scoprendo l’amore e vivendo una travolgente passione. Ma la Sardegna, si sa, è terra di caratteri brulli e decisi, dalla mentalità spesso selvaggia e vendicativa, e una ferita mai sanata si può tramutare presto in una faida eterna a cui farvi le spese sono spesso gli innocenti e l’amore di Achille e Regina, amanti che dovranno farsi largo attraverso l’astio che scorre tra le loro due famiglie. Ciao Vanessa, come nasce l’idea per “La cercatrice di corallo”? Nasce ad Alghero il 31 agosto 2015, durante una passeggiata nel centro storico, davanti alle vetrine scintillanti di coralli. Mi sono resa conto che nulla sapevo delle tecniche di pesca e lavorazione del corallo e del suo significato sim-
bolico. Ho immaginato una giovane pescatrice che si tuffava negli abissi marini in cerca del prezioso rametto e fin da subito ho capito che la storia avrebbe raccontato la vita difficile dei cercatori di corallo, una storia imperniata sulla guerra tra due famiglie avvelenate da odi e vecchi rancori. Il tuo romanzo si sviluppa nella prima metà del 900, come sei riuscita a ricostruire la Sardegna del passato? Attraverso un’attenta ricerca. La Sardegna sospesa tra le due guerre era una terra che viveva un periodo di profonda crisi, di miseria e disperazione. Soltanto studiando il passato puoi comprendere che i problemi vissuti oggi dalla Sardegna sono una triste derivazione anche di quel periodo. I tuoi romanzi sono sempre am‐ bientati in Sardegna, semplice amore o qualcosa di più? Fino a questo momento i miei tre romanzi editi sono ambientati in Sardegna, ma non è stata una scelta premeditata. Avevo tre storie da raccontare, tre storie che narrano alcuni degli innumerevoli aspetti della mia terra, e sono stata felice e orgogliosa di averle scritte. La Sardegna riesce a ispirare la mia creatività e lo farebbe anche se un giorno decidessi che è tempo di raccontare vite e personaggi che abitano al di là del mare.
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Il dentista risponde
Il Dott. Giuseppe Massaiu è un professionista di riferi‐ mento e opinion leader in tema di Odontoiatria Naturale e Biologica, insegna in corsi frontali e on‐line argomenti clinici ed extra‐clinici legati al mondo della Odontoiatria e della Medicina Naturale, Posturale e Olistica oltre che del Management e del Marketing Odontoiatrico.
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Curiosità sul mondo odontoiatrico
La prevenzione odontoiatrica
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IN GRAVIDANZA
l periodo della gravidanza costituisce, per la donna, un importante cambiamento sia fisico che emotivo. L’organismo mette il moto la propria fonte di energia più potente, per partire dall’unione di due semplici cellule e generare una nuova vita, ottenendo questo straordinario risultato, ed ospitando per un tempo limitato il feto in crescita. Quest’ultimo si alimenta di ciò che la mamma introduce dentro in sé, usufruendo delle sue energie per crescere e formarsi. Anche il sistema immunitario si attiva per difendere il feto, creando uno stato che ricorda quello di un’infiammazione. La neo mamma si viene a trovare quindi in uno stato di “stress”, testimoniato a livello biologico dai livelli di cortisolo, che in tale periodo raggiungono livelli tre volte superiori alla media. Questo genera stanchezza, sbalzi d’umore e una maggiore propensione alle irritazioni delle mucose, tutti sintomi tipici
delle donne in gravidanza. Passando alla bocca, ambito di nostra competenza, possiamo dire che, soprattutto nei primi mesi, si verifica nella futura mamma un ri‐ gonfiamento delle gengive e una variazione del colore, con un sanguinamento anomalo quando si lava i denti. Questo accade perché, essendo il nostro organismo un tutt’uno, un’infiammazione instaurata in qualsiasi parte del corpo agisce a livello sistemico, manifestandosi anche da altre parti come, nel nostro caso, la bocca sulle gengive. La parola d’ordine, in tal caso, è “prevenzione”. La gengivite in gravidanza induce il rigonfiamento delle mucose con conseguente formazione di tasche tra la gengiva ed il dente. Tali tasche vengono popolate dai batteri. Questi, se non vengono rimossi, continuano a nutrirsi e ad accumularsi, sino a formare la placca
batterica. Se la placca non viene eliminata si trasforma in tartaro, e in tal caso sarà necessario l’intervento di un professionista del campo dentale per ristabilire la situazione. Il trattamento migliore per prevenire il problema è quello di evitare lo sviluppo della placca batterica. Per questo motivo raccomando sempre alle future mamme di sottoporsi a frequenti controlli di prevenzione ed eventuali sedute di igiene orale personalizzata in base alle condizioni della salute orale. A casa, poi, consiglio sempre di continuare a spazzolare i denti nonostante il sanguinamento delle gengive. L’igienista dentale, nelle sedute professionali in studio, ha il compito non solo di rimuovere l’eccesso di carica batterica responsabile della formazione della placca, ma anche quello di istruire e fornire i giusti consigli alle pazienti per far sì che possano acquisire le competenze necessarie ad eseguire una buona igiene orale domiciliare. In tale contesto vanno individuati il giusto tipo di spazzolino, il dentifricio ed eventuali dispositivi di sostegno per rifinire al meglio la pulizia delle zone più difficili. Vanno anche dati consigli circa l’alimentazione più consona a questo importante e delicato momento della vita della donna. Un buon sostegno nel controllo del processo infiammatorio è dato dall’assunzione di pro‐ biotici. I probiotici sono dei “batteri buoni” che hanno il compito di sostare all’interno degli spazi presenti tra la gengiva ed il dente, impedendo ai “batteri cattivi” di occupare tali sedi. Diversi studi hanno accertato che possono essere assunti durante la gravidanza e l’allattamento, in quanto non costituiscono alcun tipo di minaccia per i processi di crescita e sviluppo del feto. La prevenzione così fatta richiede un impegno minimo da parte della paziente in gravidanza. Le consentirà di evitare metodiche di intervento più invasive e pericolose per sé e per il suo bambino, garantendole un periodo di attesa più sereno e tranquillo. Ogni mese il Dott. Massaiu risponderà ad uno di voi. Inviate le vostre curiosità all’email dott.massaiu@shmag.it.
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Per la barba di Enrico a cura di Henry Beard
Enrico Salis alias Henry Beard è un social media in‐ fluencer, blogger, modello barbuto e personal shop‐ per, testimonial di molti brand importanti. Un esteta esperto di stile e di tutto ciò che riguarda il lifestyle del gentleman.
EPATER LA BOURGEOISIE Semplicemente Dandy
è tutto ciò che “Lanonbellezza piace ai borghesi” (Oscar Wilde)
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Toni Servillo nel film "La grande bellezza" Foto Gianni Fiorito
ato in Inghilterra nei primi dell’800 come movimento cultural filosofico, il Dan‐ dismo è un vero e proprio stile di vita. Si manifesta come atteggiamento intellettuale e sopra le righe, quasi superficiale e riluttante verso i principi popolari, un’esasperata ostentazione di modi e di eleganza, atto a palesare un totale distacco individualistico verso la mediocrità borghese. Dandy è il nome che identifica questi splendidi precursori dell’attuale Gentleman. Simbolo, esempio e creatore del “Dandyism” fu George Bryan Brummell detto il “Beu”, nato a Londra nel 1778. Figlio di un semplice impiegato, si distinse per la sua raffinata eleganza e cura del dettaglio, un uomo eccentrico, alle volte effeminato, un esteta per eccellenza che faceva del suo ben vestire uno stile di vita da mostrare come fosse un’opera d’arte ambulante. Un mondano per eccellenza, appartenente alla vita ed al costume della società elegante, del cosiddetto “bel mondo”. Superiore alle leggi della moralità sociale capace di creare e modificare la moda e mai di seguirla. “Epater la bourgeoisie” ossia “stu‐ pire la borghesia” era primo co-
mandamento del dandismo, derivato dalla rivoluzione francese quando la borghesia premeva per avere potere sull’aristocrazia ed il clero. Baudelaire nel 1863, ne “Il pittore della vita moderna”, sosteneva: “...il dandismo appare in periodi di transizione in cui la democrazia non è ancora del tutto potente e l’aristocrazia ha appena iniziato a vacillare e cadere. Nei disordini di momenti come questi alcuni uomini socialmente, politicamente e finanziariamente a disagio, ma assolutamente ricchi di un’energia innata, possono concepire l’idea di stabilire un nuovo tipo di ari‐ stocrazia, ancora più difficile da abbattere perché basata sulle più preziose e durevoli facoltà e su doni divini che il lavoro e il denaro sono incapaci di donare”. Un aspetto davvero curioso è che, per esser considerati dandy ed esser accolti nella nicchia mondana ed aristocratica del bel mondo, non era sufficiente indossare dei bei capi e tenere un modo di fare indifferente. Un vero dandy doveva convincere gli altri col suo narcisismo, mostrando la sua identità, originale nel modo di vestire e di accostare capi ed accessori, andar controcorrente alla massa ed alla moda. Doveva sorprendere gli altri, essere imprevedibile, talvolta con comportamenti esattamente opposti a quelli consoni al dandismo stesso.
Autocontrollo ed insensibilità emotiva erano caratteristiche fondamentali, un totale distacco verso gli eventi, almeno in apparenza. È bene capire che il dandy è un’anima inquieta, inarrestabile, alla continua ricerca dell’originalità e del bello ostentando se stesso, mai banale nè prevedibile. Anticonformista verso ogni forma morale, i suoi snobismi non sono altro che forme di protesta contro il non riconoscimento della superiorità aristocratica. È intuibile capire che questo stile di vita, fatto di eccessi palesa una difesa dalla minaccia sociale. La figura del dandy è ancora presente, aggiornata ai tempi attuali, con tutte le variabili del tempo trascorso. In linea di massima l’attuale dandy è un Galantuomo dal buon gusto e dai bei modi, certamente narcisista, un signore che mantiene l’eleganza d’altri tempi ma che si discosta da quello del passato per la maturità acquisita. Non ha bisogno di ostentare per distinguersi a livello sociale, è superiore a tale superficialità. Uno stile di vita tendente più che altro al mero apprezzamento di se stesso in maniera semplice ed educata ed in pace col mondo, capace di confrontarsi e relazionarsi con chiunque. Alcuni tra i più autorevoli e significativi dandy moderni, sono per esempio: Gianluca Vacchi, Lapo Elkann, Karl Lagerfeld, per gli amanti cinefili consiglio vivamente il film “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino. Quest’ultimo è un eloquente spaccato del dandy del XXI secolo. Potete seguire il blog di Enrico su perlabarbadienrico.com
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Da sinistra: Achille Polonara, Darko Planinic e Dyshawn Pierre (sotto)
DINAMO RIMASTA IN CORSA SOLO PER I PLAYOFF Fuori dalla Fiba Europe Cup, il Banco non può più fallire
di ERIKA GALLIZZI. Foto LUIGI CANU
M
arzo è stato un mese che ha portato qualche punticino alla classifica della Dinamo Banco di Sardegna Sassari, nella Serie A di basket. Ma ha portato anche alla definitiva eliminazione dalle competizioni europee, facendo così fallire ai biancoblù l’ennesimo obiettivo stagionale. Insomma, un mese dal sapore agrodolce, con la forzata “consolazione” di poter dire che ora il Banco può concentrarsi totalmente sul campionato, per non veder scivolare via anche l’obiettivo della disputa dei playoff. La squadra di coach Pasquini, in campionato, ha colto due vittorie su quattro partite, con una sconfitta in casa con Varese, che può risultare pesante per la classifica. Il mese si è aperto con una sonora batosta presa in casa dell’Olimpia EA7 Emporio Armani Milano (116-93), al termine di un match in cui la Dinamo è entrata in partita abbastanza tardi, rimanendoci, a dire il vero, molto poco. Qualche buon minuto nel secondo quarto, e poi, infatti, è sprofondata sotto i pesanti colpi dei meneghini. Dopodiché c’è stata la partita dell’anno, del cuore, quella che tanti supporters aspettavano per la nutrita schiera di ex “sassaresi” presenti tra gli avversari. Parliamo della gara con la Vanoli Cremona, condotta in panchina da coach Meo Sacchetti, orchestrata in campo da Travis Diener, con il cu-
gino Drake a fargli da spalla e Darius Johnson Odom. Chiaro che l’attesa non fosse per quest’ultimo, rimasto a Sassari, lo scorso anno, giusto qualche mese, ma tutta per gli altri tre. Applausi, striscioni, abbracci e riconoscimenti da parte della società biancoblù a Travis, per la prima volta a Sassari da avversario, e stavolta, finalmente, anche per “baffo-Meo”. Tanto affetto per loro, insomma, a cui hanno fatto da contraltare alcuni fischi all’indirizzo di coach Pasquini durante la presentazione delle squadre. E poi, social networks bollenti nei giorni successivi, come ormai consuetudine. Tornando alla partita, terminata 102-86 per il Banco, questa ha faticato a trovare un padrone, dopo una prima parte in cui chi faceva il break veniva poi “ripreso”. Per la Dinamo sono stati determinanti, con le loro belle giocate e incandescenti fiammmate, Planinic e Polonara, fino all’ultimo canestro, da oltre metà campo e a fil di sirena, che ha decretato eroe Pierre. Nell’ultimo quarto, infatti, la Dinamo aveva da subito maturato un buon vantaggio, ma Cremona teneva d’occhio la differenza canestri, importante in ottica accesso ai playoff, poi ribaltata dal buzzer beater del giocatore canadese. La vittoria a Capo d’Orlando (103-89) è stata piuttosto agevole. Dopo un avvio diesel, infatti, i biancoblù hanno preso saldamente in mano le redini del match, al cospetto di una squadra oggettivamente debole, come la sua pericolante classifica testimonia. Deludente, invece, il ko
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interno con la Openjobmetis Varese, in una gara in cui la Dinamo ha a lungo rincorso i meno quotati avversari, senza riuscire a portare a casa i due, fondamentali, punti in palio. Tra le partite di campionato ci sono state anche quelle di andata e ritorno del Round of 16 di Fiba Europe Cup, contro l’ESSM Le Portel. La squadra francese arrivava da 12 vittorie consecutive nella regular season della competizione e non si è lasciata troppo impressionare dalla Dinamo che, invece, arrivava dalla Coppa immediatamente più importante, la Fiba Basketball Champions League. In realtà il punteggio della gara di andata, vinta al PalaSerradimigni dai biancoverdi per 72-55 aveva dato sicurezza e illuso tutti, forse anche la Dinamo stessa, di un semplice passaggio del turno. Così come sembrava ormai cosa fatta ad una manciata di secondi dal 40’ del match di ritorno. Invece no, la bellezza del basket sta proprio nel fatto che non è finita fino a che non suona l’ultima sirena. E tanto bello, stavolta, per la Dinamo non lo è stato, dal momento che una serie di stupidaggini e ghiotte occasioni perse, ha aperto la strada del supplementare al Le Portel e, poi, della qualificazione al turno successivo (100-81 il punteggio finale), con la Dinamo rimasta con un pugno di mosche in mano. Certo è che anche questa non pare essere un’annata di soddisfazioni per i tifosi biancoblù. E nemmeno per la società. E infatti si parla di mercato. Sembra che la Dinamo rimanga vigile per effettuare un altro “cambio in corsa”, all’interno del roster. E a dire il vero è semplicemente tornata in auge una “voce” di qualche mese fa: il taglio di William Hat‐ cher. Il giocatore non piace particolarmente, anche la piazza gli riconosce una scarsa atti-
tudine a far giocare la squadra, oltre che qualche “pasticcio” di troppo in momenti importanti. In realtà, quest’ultimo difetto viene evidenziato, da tanti, anche in Scott Bam‐ forth, che ha però tirato la carretta per lunghi tratti del campionato, giocando partite quasi intere e rifiatando pochissimo, ed a cui pertanto qualche sbavatura la si può ben concedere. Tornando ad Hatcher, c’è anche da dire che il giocatore pagherebbe una “stortura” nella iniziale composizione del roster, cosa che per la verità si sta ripetendo spesso: la sovrabbondanza di guardie, che si pestano i piedi e lasciano sguarniti altri ruoli. Non a caso, il “consiglio” sarebbe quello di sostituirlo con un’ala-pivot. La nota newsletter di mercato, “Spicchi d’Arancia”, invece, si concentra già sulla prossima stagione. E mette nel mirino la panchina della Dinamo, riferendo che sembra che il presidente Sardara stia riflettendo sull’opportunità, per il momento negata “in pubblico”, di far tornare Federico Pasquini alla sola scrivania di gm. Per la panchina starebbe pensando a Gianmarco Pozzecco, ma lui, invece, riferisce che l’ex playmaker non figura nella lista dei papabili. Ma è meglio pensare al presente ed alle prossime partite del mese di aprile. Tre gare su quattro piuttosto impegnative per il Banco, con Brescia, Venezia e ad Avellino, ed una abbordabile, a Pistoia, comunque da non sottovalutare dal momento che, di recente, la squadra toscana è stata capace di battere la corazzata Venezia. Insomma, conviene restare abbondantemente concentrati.
I PROSSIMI INCONTRI DI CAMPIONATO 25a Giornata - 8 aprile ore 12:00 Banco di Sardegna SS - Germani Basket BS 26a Giornata - 15 aprile ore 18:15 The Flexx Pistoia - Banco di Sardegna SS 27a Giornata - 22 aprile ore 18:15 Banco di Sardegna SS - Umana Reyer VE 28a Giornata - 29 aprile ore 18:15 Sidigas Avellino - Banco di Sardegna SS
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inSardegna... I migliori eventi di Aprile
12-13 APRILE. “Dissacrantemente Lucide... Lucidissime!”
4 APRILE: Sassari al Teatro Comunale, ore 21:00. Stagione di Danza 2017/2018: “Rossini Ouvertures”, musiche Gioachino Rossini, coreografia e regia Mauro Astolfi. Ozieri al Teatro Civico Oriana Fallaci, ore 21:00. Stagione di Prosa e Danza 2017/2018: “Lettere di oppio”, di Antonio Pisu, con Tiziana Foschi e Antonio Pisu, regia Federico Toraldo. 5 APRILE: Macomer alle Ex Caserme Mura, ore 21:00. Stagione di Prosa, Musica e Danza 2017/2018: “Lettere di oppio”, di Antonio Pisu, con Tiziana Foschi e Antonio Pisu, regia Federico Toraldo. 6 APRILE: Sassari al Teatro Verdi, ore 21:00. VIII edizione “I Grandi Interpreti della Musica”: “Bach is in the air”, Ramin Bahrami e Danilo Rea (pianoforti). Olbia al Cine Teatro Olbia, ore 21:00. Stagione di Prosa 2017/2018: “Lettere di oppio”, di Antonio Pisu, con Tiziana Foschi e Antonio Pisu, regia Federico Toraldo. 7 APRILE: Carbonia al Teatro Centrale, ore 21:00. Stagione di Prosa e Danza 2017/2018: “La signora Savage”, di John Patrick, regia Anna Pina Buttiglier. Sinnai al Teatro Civico, ore 21:00. Stagione di Prosa 2017/2018: “Lettere di oppio”, di Antonio Pisu, con Tiziana Foschi e Antonio Pisu, regia Federico Toraldo. San Gavino Monreale al Teatro Comunale, ore 21:00. Stagione di Prosa e Musica 2017/2018: Harold Bradley Blues Band in concerto. 7‐8 APRILE: Sassari al Teatro Ferroviario, ore 18:00. XXVIII Stagione di teatro per ragazzi: “Un principe piccolo piccolo”, La Botte e il Cilindro (SS), (3-11 anni). Cagliari all’Auditorium del Conservatorio, ore 21:00. Stagione di Danza 2017/2018: “Rossini Ouvertures”, musiche Gioachino Rossini, coreografia e regia Mauro Astolfi. Dall’11 al 15 APRILE: Cagliari al Teatro Massimo. Stagione di Prosa 2017/2018: “Vangelo secondo Lorenzo”, di Leo Muscato e Laura Perini, con Alex Cendron, regia Leo Muscato. 12 APRILE: Alghero al Teatro Civico, ore 21:00. Stagione di Prosa e Danza 2017/2018: “Alla faccia vostra!!!”, di Pierre Chesnot, con Gianfranco Jannuzzo, Debora Caprioglio e Antonella Piccolo, traduzione, adattamento e regia Patrick Rossi Gastaldi. 12‐13 APRILE: Cagliari all’EXMA, ore 21:00. Rassegna “TeatrExma”: “Dissacrantemente Lucide... Lucidissime!”, di e con Tiziana Troja e Michela Sale Musio. 13 APRILE: Sassari al Teatro Verdi, ore 21:00. VIII edizione “I Grandi Interpreti della Musica”: Giovani Concertisti dei Conservatori di Sassari e Cagliari. 14 APRILE: Sassari al Teatro Ferroviario, ore 21:00. IV edizione “Tribù Teatrali” - Rassegna Nazionale di Teatro: “That’s amore!”, commedia
Dal 12 al 16 APRILE. “Alla faccia vostra!!!”
musicale di Marco Cavallaro. Alghero nella Chiesa di San Francesco, ore 21:00. Rassegna “JazzAlguer - música per tots”: BAM (Bardoscia - Alborada - Marcotulli) “Trigono”. 15 APRILE: Cagliari al Centro di Produzione per lo Spettacolo “ Intrepidi Monelli”, ore 19:30. IV edizione “Tribù Teatrali” - Rassegna Nazionale di Teatro: “That’s amore!”, commedia musicale di Marco Cavallaro. San Gavino Monreale al Teatro Comunale, ore 21:00. Stagione di Prosa, Musica e Danza 2017/2018: “Alla faccia vostra!!!”, di Pierre Chesnot, con Gianfranco Jannuzzo, Debora Caprioglio e Antonella Piccolo, traduzione, adattamento e regia Patrick Rossi Gastaldi. Dor‐ gali al Centro Culturale Don Milani, ore 21:00. Stagione di Prosa 2017/2018: “Maledetto Peter Pan”, di Michele Bernier e Marie Pascale Osterrieth, regia Massimiliano Vado. 16 APRILE: Palmas Arborea (OR) in Piazza Municipio, ore 21:30. Concerto dei Tazenda “Ammajos Tour”. 18 APRILE: Sinnai al Teatro Civico, ore 21:00. Stagione di Danza 2017/2018: “Amore Impossibile (Ricetta Imperfetta per pura tragedia) & Just Joy”. Dal 18 al 22 APRILE: Cagliari al Teatro Massimo. Stagione di Prosa 2017/2018: “Rosalind Franklin Il segreto della vita”, di Anna Ziegler, con Lucia Mascino e Filippo Dini, regia Filippo Dini. 19 APRILE: Sassari al Teatro Comunale, ore 21:00. “Due come noi che…”, concerto di Gino Paoli e Danilo Rea. Alghero al Teatro Civico, ore 21:00. Stagione di Prosa e Danza 2017/2018: “La Cena dei Cretini”, di Francis Veber, regia Nicola Pistoia e Paolo Triestino. 20 APRILE: Sassari al Teatro Comunale, ore 21:00. Stagione di Prosa 2017/2018: “Profumo di Donna”, dal romanzo “Il buio e il miele” di Giovanni Arpino, adattamento di Pino Tierno, con Massimo Venturiello, regia Massimo Venturiello. Sassari al Teatro Verdi, ore 21:00. VIII edizione “I Grandi Interpreti della Musica”: Filippo Gorini (pianoforte). Cagliari all’Auditorium del Conservatorio "G. Pierluigi da Palestrina", ore 21:00. “Due come noi che…”, concerto di Gino Paoli e Danilo Rea. Santa Teresa di Gallura al Teatro Nelson Mandela, ore 21:00. Stagione di Danza 2017/2018: “Amore Impossibile (Ricetta Imperfetta per pura tragedia) & Just Joy”. 21 APRILE: Meana Sardo al Teatro San Bartolomeo, ore 21:00. Stagione di Prosa 2017/2018: “Il vento porta richiami”, con Maria Paola Cordella, Michèle Kramers, Puccio Savioli, regia Maria Paola Cordella. Paulilatino al Teatro Grazia Deledda, ore 21:00. Stagione di Prosa 2017/2018: “Profumo di Donna”, dal romanzo “Il buio e il miele” di Giovanni Arpino, adattamento di Pino Tierno, con Massimo Venturiello, regia Massimo Venturiello.
19-20 APRILE. “Due come noi che…” - Gino Paoli e Danilo Rea
21‐22 APRILE: Bauladu, Milis, Tramatza e Uta. XXII edizione “Monumenti Aperti”. 22 APRILE: San Gavino Monreale al Teatro Comunale, ore 21:00. Stagione di Prosa, Musica e Danza 2017/2018: “La Cena dei Cretini”, di Francis Veber, regia Nicola Pistoia e Paolo Triestino. Dal 25 al 29 APRILE: Cagliari al Teatro Massimo. Stagione di Prosa 2017/2018: “Toni Servillo legge Napoli”, con Toni Servillo. 27 APRILE: Sassari al Teatro Verdi, ore 20:30. VIII edizione “I Grandi Interpreti della Musica”: Ivry Gitlis, il violinista del '900. Cagliari all’EXMA, ore 21:40. Rassegna “TeatrExma”: “Metrocubo”, Coreografia e danza: Donatella Martina Cabras. San Gavino Monreale al Teatro Comunale, ore 21:00. Stagione di Prosa e Musica 2017/2018: “Dentro le parole”, concerto dei Tazenda. 28 APRILE: Sassari al Teatro Comunale, ore 21:00. “Mogol, il mio mestiere è vivere la vita”. 29‐30 APRILE: Alghero alle Tenute Sella&Mosca e alla Muralla de l’Alguer Vella. Rassegna “JazzAlguer - música per tots”: “International Jazz Day”. 30 APRILE: Cagliari al Teatro Massimo, ore 21:00. “Mogol, il mio mestiere è vivere la vita”.
Mostre Fino al 29 APRILE: Sassari all’Ex Convento del Carmelo, ore 16:00-21:00 (mar-ven), ore 10:0014:00 / 16:00-21:00 (sab-dom), chiuso lunedì. Mostra “Nuragica”, il più sorprendente viaggio nel tempo tra ricostruzioni e realtà virtuale. Fino al 13 MAGGIO: Cagliari allo spazio CArteC, ore 10:00-18:00, chiuso lunedì. Mostra “Sénne” di Alessandro Biggio. Cagliari a Palazzo di Città, ore 10:00-18:00, chiuso lunedì. Mostra "La matrice e il segno", restrospettiva dell'artista nuorese Giovanni Nonnis. Cagliari alla Galleria Comunale d'Arte, ore 10:00-18:00, chiuso lunedì. Mostra “Modigliani: Opera sola”. Fino al 20 MAGGIO: Cagliari all’EXMA, ore 9:0013:00 / 16:00-20:00, chiuso lunedì. Mostra “Sguardi sul mondo attuale: #3 Geografie umane”, Arte contemporanea internazionale da una collezione privata in Sardegna. Fino al 10 GIUGNO: Nuoro al MAN, ore 10:0013:00 - 15:00-19:00, chiuso lunedì. “L’elica e la luce. Le futuriste. 1912_1944”, mostra dedicata al futurismo e alle donne.
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Ristorante
Vicolo Adami, 47. 079/9731126. Nessuno
Via Cottoni - Sennori. 079/362273. Lunedì Cafè Cattari
Caffetteria
Al Vecchio Mulino
Via Marina, 37 - Sorso. 079/3055088. Lunedì
Via Don De Roma, 3. 079/977254
Ibiscus Cafè
Bontà Sarda
Snack Bar.Paninoteca
Via Cottoni, 17 - Sennori. 079/361512. Nessuno New Zanzibar
Ristorante.Pizzeria
Ristorante.Pizzeria
Via Don Minzoni, 183. 079/984860. Consegna domicilio Snack Bar
Cohiba
Ristorante.Birreria
Via Roma Superiore, 164 - Sennori. 349/7274524
Via Pola, 12 - Fertilia. 079/932004. Nessuno
Nord Ovest
Da Bruno
Snack Bar.Ristorante
Marina di Sorso - Sorso. 393/9237057 - 393/9252759
Ristorante.Pizzeria
S.S. S.M. La Palma - Fertilia. 079/930098. Nessuno Hopera
Dove mangiamo?
Ristorante.Pizzeria.Snack Bar
Piazza Civica, 23. 079/4804011. Nessuno Il Capricorno
Pizzeria.Paninoteca
Via Diez, 60. 079/986225. Mer. Consegna domicilio Il Corallo
Ristorante.Pizzeria
Via Kennedy, 20. 079/982772 - 328/8054588. Martedì
SASSARI
Il Pavone Bakkus
Ristorante.Pizzeria
Corso Angioy, 6. 079/230448. Nessuno
Janas Restaurant
Il Posto
Ristorante.Pizzeria
Via Enrico Costa, 16. 079/233528 La Perla Rosa
Ristorante.Pizzeria
Via IV Novembre, 63. 079/281255. Mar. Consegna domicilio La Pinta
Ristorante.Pizzeria
Via Saffi, 27. 079/236903. Martedì. Consegna domicilio Meno Male che c’è Mamma
Ristorante.Pizzeria
Piazza Tola, 38. 347/0359597. Lunedì Panefratteria
Cucina Tipica Sarda
Via Carlo Alberto, 2. 079/9330921. Lunedì Royal Art Caffè
Ristorante.Snack Bar
Via Milano, 5. 348/1486966
Ristorante
Via Principe Umberto, 23/25. 079/9337101. Nessuno La Lepanto
Ristorante
Via Carlo Alberto, 135. 079/979116. Martedì La Pergola
Ristorante.Pizzeria
Viale I Maggio, 3. 079/950531. Nessuno La Saletta
Cucina Tipica Sarda
Via Kennedy, 27/b. 079/4125748 - 348/0171332. Lunedì Le Nouveau Gourmand
Tavola Calda.Gastronomia
Via Asfodelo, 43. 079/9739506 Lo Smeraldo
Pizzeria
Via Carbonia, 36. 079/5907611. Consegna domicilio
Viale San Pietro, 27. 331/4490233. Nessuno Sa Madrighe
Ristorante
Piazza Sulis, 3. 079/979584
Pizzeria
Miques De Mirall
Ristorante.Pizzeria.Lounge Bar
Via Manno, 14. 079/977991 - 347/5844475. Martedì
Chiusura Informazioni aggiuntive
30 S&H MAGAZINE
Pata Pizza
Pizzeria.Paninoteca
Piazza Ginnasio. 079/975177. Mer. Consegna domicilio Pazzi per la Pizza
Pizzeria
Via Galilei, 4. 079/9739232. Nessuno. Consegna domicilio Tria Street Food
Gastronomia
Via Misericordia, 23. 347/5992956
P ORTO TORRES Pizza Loca
Pizzeria.Paninoteca
Via Veneto, 7. 079/5042012. Nessuno. Consegna domicilio Speedy Gonzales
Pizzeria.Paninoteca
Via Libio, 75. 079/5047066. Consegna domicilio Ok Pizza Evolution
Pizzeria
Via S. Satta, 102/104. 079/9733022. Consegna domicilio Sergio’s
Take away o domicilio
Pizzeria.Ristorante
Trattoria Cavour
Cucina Tipica Sarda e Marinara
Via Cavour, 110. 079/9738762 - 392/6110258. Lunedì
Arte Pizza
SA SSA R I
Via XX settembre, 41/a. 079/983434. Consegna domicilio Al Caminetto
Pizzeria
C’è Pizza per Te
Pizzeria.Paninoteca
Via Napoli, 6/b. 079/2826049. Consegna domicilio Il Vagabondo
Fainè Genovese
Faineria
Via Sassari, 100. 360/911924. Nessuno Il Corallo 2
Via Benedetto Croce, 2. 079/9401201 - 339/5640157. Lun La Rosa Dei Venti
Ristorante.Pizzeria
Via Ettore Sacchi, 20. 079/502590. Nessuno Li Lioni
Pizzeria
Via Perantoni, 1. 079/271939. Lun. Consegna domicilio Il Veliero
Ristorante.Pizzeria
Pizzeria
Via Ciriaco Carru, 2. 079/240443. Lun. Consegna domicilio La Divina
Pizzeria.Paninoteca.Gastronomia
Via Chiarini, 1. 389/4512350 - 324/0815157. Consegna domicilio La Scacchiera
Felix Harley Pizza
Pizzeria.Paninoteca
Pizzeria
Via Roma, 159 - Sennori. 079/362346 Pizzeria 2000
Pizzeria
Via Roma Inferiore, 60 - Sennori. 079/362271. Lunedì
Qualcosa di dolce?
Pizzeria
Mela Mangio
Pizzeria
Via Fiorentina, 73 - Sorso. 079/350193. Nessuno
SASSARI
Via Giagu, 17. 079/2829023. Lun. Consegna domicilio
Cucina Tipica Sarda
Pizzeria
Via Fiorentina, 42 - Sorso. 079/350502
Via Mastino, 23. 079/280727. Dom. Consegna domicilio
PO R T O T O R R ES
SEN N ORI & SORSO
Gelateria Bosisio
S.S. 131 km 224,4. 079/502286 - 340/5226468. Mercoledì
Corso Angioy, 5. 345/3383330. Nessuno
Via Brigata Sassari, 71. 079/232406. Nessuno
Pepito Pizza
On The Road
Pagoda
Pizzeria.Paninoteca
Gastronomia.Paninoteca
C.so V. Emanuele, 158. 079/5048034 - 392/1880422. Mar
Via Mazzini, 13/a. 079/235296. Domenica
Pizzeria Pablito
Pianeta Pizza
Ristorante.Pizzeria
Via Bramante da Urbino, 5. 079/515472 - 392/4325929
Pizzeria
Ristorante.Pub
Via Roma, 158 - Sennori. 327/7625970
Pasticceria
Via Baldinca, 67 - Li Punti. 079/399310 - 393/9242341. Lun
Pizzeria Cocco
Slurp
Pizzeria al Taglio.Fainè
Pizzeria
Refral Da Renato
Paninoteca
Via Roma, 118. 079/2670032. Nessuno
Ristorante.Pub
A LG HER O
Gelateria
Piazza Castello, 4/b. 079/236075. Nessuno
ALGH ERO
Via De Andrè, 19. 079/299930. Consegna domicilio
Ristorante
Da Vito
Pasticceria Sias
Via Attilio Deffenu, 5/b. 079/2006777. Consegna domicilio
Pizzeria Luna e Sole Central Pub
Pasticceria
Via degli Astronauti, 2/b. 079/291272. Lunedì
Emiciclo Garibaldi, 7. 079/234240. Nessuno Via Rosello, 25. 079/238052. Domenica
S E NN O R I & S O R S O
Gelateria
Ciro
Pasticceria
Via Sassari, 35/b. 079/979960. Lunedì
Loc. Badde Cossos - Sennori. 079/360245. Lunedì La Cantera
Per l’inserimento in questa guida contattaci allo 079.267.50.50
Via Roma, 145 - Sennori. 349/3018347. Martedì Big Pizza
Pizzeria al metro.Paninoteca
Via Mazzini, 83. 339/5754542. Consegna domicilio El Davalito
Pizzeria.Paninoteca.Gastronomia
Via Maiorca, 33. 079/980057 Ellas
Gastronomia Greca
Via Carlo Alberto, 40. 079/6046220 I Gemelli
Pizzeria
Via Marconi, 132. 079/952309. Martedì. Consegna domicilio Ichnos Express
Pizzeria.Paninoteca
Via Don Minzoni, 102. 079/6011160. Pizze senza glutine La Nuova Delizia
Pizzeria
Via Goceano, 15. 079/985082. Lun. Consegna domicilio La Perla Nera
Pizzeria.Gastronomia
Via Oristano, 13/15. 079/9739132. Consegna domicilio