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AUTUNNO AD ARITZO
© Foto Loi Elisabetta - sardegnaturismo.it
A spasso per il paese delle castagne e delle nocciole
di RAFFAELLA PIRAS
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a Sardegna, con le sue spiagge da sogno, è una delle mete turistiche estive per eccellenza. Non tutti però sanno che anche l’interno dell’Isola può offrire luoghi da visitare altrettanto meravigliosi e suggestivi, soprattutto durante la stagione autunnale. Nel cuore della Barbagia, a circa 70 km da Nuoro e vicinissimo a Belvì, in una vallata ai piedi delle montagne del Gen nargentu, si trova un borgo incantato, con scenari da fiaba, il paese di Aritzo. Con soli 1300 abitanti, Aritzo rappresenta un centro turistico molto gettonato e rinomato grazie ai suoi paesaggi naturali, alla sua storia e alle sue tradizioni. Situato a 800 metri di altitudine, il paese è caratterizzato da una natura inconta minata, un’aria salubre, fresche sorgenti, in particolare la fonte di Is Alinos, che ha proprietà diuretiche, e la Funtana de Sant’Antoni, a cui è dedicata anche una chiesetta di campagna che risale al 1400, chiamata Sant’Antonio da Padova, e una miriade di foreste con boschi di noccioli e di castagni. Aritzo è infatti fa mosa soprattutto come la capitale delle castagne. Qui ogni anno, l’ultimo fine settimana del mese di ottobre, si svolge una delle tappe più importanti della manifestazione “Autunno in Barbagia”: la “Sagra delle castagne e delle nocciole”, capace di attirare in due giorni fino a 50.000 visi tatori che possono degustare castagne calde, dolci e altre specialità tipiche del posto. In questo difficile 2020 tuttavia,
a causa dell’emergenza scatenata dal Covid19, la manifestazione di Autunno in Barbagia non si sta svolgendo nel modo classico che tutti conosciamo. Si è infatti deciso di realizzare un’edizione interamente digitale per evitare il rischio di doverla improvvisamente sospendere o bloccare a causa di un ulteriore au mento dei casi di positività al coronavirus. Ma Aritzo resta comunque un bellissimo luogo dove recarsi per assaporare i pro fumi e i colori dell’autunno. Percorrendo i suggestivi sentieri del borgo è possibile ammirare le tracce ancora presenti di epoca preistorica, ro mana e medievale. Facendo un’escur sione a piedi o a cavallo si può infatti andare alla scoperta delle domus de Janas di is Forros a Mont’e Susu, delle Tombe dei Giganti di epoca nuragica, in località Su Carragione, e del tacco di Su Texile, un monumento naturale co stituito da una roccia con pareti ripide e altissime che ebbe origine in era prei storica. Giungendo poi nel grazioso centro abi tato salta subito agli occhi come esso conservi, indelebili, i segni del Medioevo. Appartenente, infatti, al Giudicato di Arborea, il borgo è composto da stradine lastricate con case che presentano la tipica facciata in pietra, con balconi in
legno o in ferro battuto. Al centro del paese c’è la parrocchia di San Michele Arcangelo che al suo interno custodisce tantissime opere d’arte, in particolare statue e dipinti. All’esterno si trova invece Su Bastione che si affaccia proprio sui boschi di castagni e noccioli. Di fronte alla chiesa di San Michele, passando da una scalinata, è possibile raggiungere un edificio in pietra risalente al 1600 e che ospitava le vecchie carceri spagnole, dove furono detenuti anche alcuni uffi ciali francesi di Napoleone, rimaste di massima sicurezza fino alla metà del XX secolo, e caratterizzate da un sottopas saggio detto “sa bovida”, ossia la volta, da cui deriva il nome delle prigioni. Al l’interno, le antiche celle sono oggi uti lizzate come spazio di esposizione per una mostra permanente chiamata “Bru xas”, dedicata alla magia, alla stregoneria, agli strumenti di tortura e alla Sacra In quisizione praticata in Sardegna tra il XV e il XVII secolo. ...CONTINUA INQUADRA IL CODICE QR CON IL TUO SMARTPHONE PER CONTINUARE A LEGGERE L'ARTICOLO
editoriale
di MARCO CAU
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ue mesi di lockdown e tre mesi di pausa forzata dopo l’uscita del numero di giugno, già in cantiere da marzo. Anche l’edizione cartacea di S&H Magazine ha dovuto inevitabilmente fermarsi, l’emergenza coronavirus ci ha costretto a una sospensione ben più lunga della quarantena che abbiamo affrontato tra inverno e primavera. Niente eventi, locali a scartamento ridotto, attività stagionali compromesse: è venuta meno la nostra linfa vitale. Un free press come S&H può esistere grazie al contributo delle aziende del ter ritorio che purtroppo in questo momento storico stanno attra versando un periodo di grande difficoltà e di incertezza. Oggi la situazione è tutt’altro che risolta, anzi. Nubi oscure continuano ad addensarsi all’orizzonte, ma non possiamo certo star fermi ad aspettare l’arcobaleno. Dopo lo smartphone e lo smartwatch anche S&H diventa smart! Non volevamo separarci da voi e con un notevole sforzo siamo riusciti a ripartire con questo numero che si presenta in una nuova veste, più “smart”. Una trasformazione naturale, accelerata dall’emergenza. L’inchiostro sulla carta lascia spazio ai bit nella rete, la qualità non cambia, cambia solo la vostra esperienza di lettura, ora sempre più connessa con il web. Grazie a tutti quelli che ci seguono e ci sostengono, la vostra fiducia è la nostra forza.
S&H MAGAZINE Anno XXV - N. 284 / Ottobre 2020 EDIZIONE CAGLIARI+SASSARI
Direttore Responsabile MARCO CAU Ufficio Grafico GIUSEPPINA MEDDE Hanno collaborato a questo numero: FRANCA FALCHI, ALESSANDRO LIGAS, ALBA MARINI, GIUSEPPE MASSAIU, DANIELA PIRAS, RAFFAELLA PIRAS Redazione Sassari, Via Oriani, 5/a - tel. 079.267.50.50 Cagliari, tel. 393.81.38.38.2 mail: redazione@shmag.it
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Editore ESSEACCA S.r.l.s., Via Oriani, 5/a - Sassari Per la pubblicità: tel. 335.722.60.54
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telegram.me/sehmagazine issuu.com/esseacca Registro Stampa: Tribunale di Sassari n. 324/96. ROC: 28798. © 2020. Tutti i diritti sono riservati. È vietato riprodurre disegni, foto e testi parzialmente e totalmente contenuti in questo numero del giornale.
13 03 Autunno ad Aritzo
08 Il corbezzolo e la farfalla
05 Coronavirus, uniti si vince!
09 Le Musæ Ensemble
Sa Spesa Sospesa, Il Mutuo Soccorso Casteddu e Lo Zaino Sospeso
06 Natura affascinante A Villasimius il primo rinvenimento al mondo di un gattuccio “mutante”
07 Campionati giovanili di calcio La ripresa, tra la minaccia del Covid e l’irrefrenabile passione dei giovani calciatori
Quando la musica si fa donna
10 Tramonti di Sardegna 5 luoghi magici dove ammirarlo
12 I quartieri storici di Cagliari 13 “L’agnello” di Mario Piredda 14 SMART STORIES
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in Copertina
TRAMONTO A S'ARCHITTU
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Sa Spesa Sospesa, il Mutuo Soccorso Casteddu e Lo Zaino Sospeso Uniti si vince, anche contro il Coronavirus! di ALBA MARINI
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’emergenza Co ronavirus ha stravolto il nostro modo di vivere. I cittadi ni, chi più e chi meno, stanno facendo il pos sibile affinché la tragedia che ci ha colpiti al l’inizio di questo 2020 non si ripeta. La pandemia ha cau sato una serie di pro blemi al nostro sistema sa nitario, ma non solo. Anche la nostra economia è sta ta compromessa nei mesi della chiusura totale e diverse per sone si ritrovano ora in condizioni precarie a causa della perdita o del la diminuzione del lavoro. Per aiutare famiglie e individui in difficoltà sono state avviate nella nostra iso la diverse attività solidali. Oggi vogliamo parlarvi di Sa Spesa Sospesa, del Mutuo Soc corso Casteddu e de Lo Zaino So speso, iniziative nate nel cagliaritano, ma che si sono poi estese anche in altri comuni della Sardegna, come Tortolì, Carloforte e Villacidro. Il loro motto? Uniti si vince! E quale migliore slogan in un momento così delicato della nostra storia? Sa Spesa Sospesa nasce durante il lockdown, dall’iniziativa di singoli, nella provincia di Cagliari. Si tratta di una rete di negozi che permette di acquistare dei prodotti e di lasciarli “in sospeso”, per essere ritirati da persone in diffi coltà. È un’attività che si autogestisce: chiunque entri nei negozi che hanno aderito a “Sa Spesa” può lasciare qualcosa “in sospeso” e qualunque persona ne abbia bisogno può fare
richiesta di ritiro. Sin da subito l’ini ziativa è stata accolta con molto entusiasmo, sia dai comuni cittadini che dai nego zianti, ristoranti, piz zerie, alimentari e negozi di abbiglia mento. Nell’elen co, oltre a svariati punti vendita di Cagliari, Quartu, Quartucciu, Selar gius e Monserrato, sono presenti anche negozi di altre provin ce sarde (in particolare Nuoro e Sud Sardegna). Con la fase 2, sempre nel territorio di Ca gliari, nasce il Mu tuo Soccorso Casteddu, quasi un cen tinaio di per sone che si riuniscono in un sistema di mutuo soccorso. Sa Spesa Sospesa e il Mutuo Soc corso iniziano a collaborare e insieme lanciano la Scuola Popo lare, delle lezioni per piccoli gruppi, totalmente gratuite, per studenti in difficoltà. Lo Zaino Sospeso, invece, prende vita da due ragazze che con tattano il Mutuo Soccorso e Sa Spesa Sospesa per promuovere l’iniziativa: chiunque può donare zaini o cartoleria che vengono poi distribuiti tramite il Mutuo Soccorso agli studenti che ne hanno bisogno e che ora hanno appena ripreso le lezioni nella scuola vera e propria. Per ora, in tantissimi hanno donato zaini, quaderni, matite, penne e colori o semplicemente una somma di denaro per acquistare il necessario. Le iniziative sono ancora aperte. Invitiamo chi volesse dare il suo contributo a visitare le pagine Facebook di Sa Spesa Sospesa e del Mutuo Soccorso Casteddu.
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Sopra e a destra il gattuccio mutante, sotto uno normale
CATTURATO A VILLASIMIUS IL PRIMO GATTUCCIO “MUTANTE” AL MONDO di ALESSANDRO LIGAS
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a natura, si sa, è affascinante. Non smette mai di stupirci e di mostrarci quanto ancora poco la conosciamo. Un aspetto questo non negativo ma anzi un vero e proprio stimolo ad andare sempre più avanti nella ricerca e nel suo studio. Come spesso succede molte delle scoperte avvengono in modo, per così dire, casuale. Come nel luglio del 2019 quando il peschereccio “Ruggero” ha catturato un Gattuccio boccanera di circa 30 centimetri malformato, senza pelle né denti ma in buona salute a circa 500 metri di profondità al largo di Capo Carbonara durante una battuta di pesca di gamberi. L’esemplare, il primo rinvenimento al mondo di un gattuccio “mutante”, è stato studiato dai ricercatori del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente (DiSVA) dell’Università di Cagliari guidato da Maria Cristina INQUADRA IL CODICE QR CON IL TUO SMARTPHONE PER CONTINUARE A LEGGERE L'ARTICOLO
Follesa. Una scoperta, pubblicata sulla rivista Journal of Fish Biology, che ha scosso la comunità scientifica ed è stata ripresa da prestigiose riviste scientifiche e testate giornalistiche internazionali. Abbiamo incontrato il ricercatore del DiSVA Antonello Mulas. In che cosa consiste l’eccezionalità della scoperta? L’eccezionalità della scoperta consiste nel fatto che questa è la prima volta in cui viene documentato un pesce (ma probabilmente un animale in generale) che è riuscito a sopravvivere e a crescere con la quasi totale mancanza di tutte le strutture che formano la pelle. Un organo fondamentale in tutti gli esseri viventi che rappresenta la prima barriera contro gli agenti patogeni e l’ambiente in ge nerale. Nei pesci cartilaginei, inoltre, svolge tutta una serie di funzioni acces sorie altrettanto importanti: è ricoperta di scaglie caratteristiche, che prendono il nome di denticoli dermici. Questi han no una forma particolare che diminuisce l’attrito con l’acqua e facilita il nuoto. Sono estremamente resistenti e forni scono protezione contro le abrasioni, gli ectoparassiti e i morsi degli altri squali. In tutti i pesci cartilaginei, inoltre, la formazione dei denticoli dermici è
strettamente correlata a quella dei denti, quindi non stupisce che al nostro gattuc cio mancassero anche quelli! Aveva altre malformazioni? Si. Oltre ai denticoli dermici e ai denti, a questo individuo mancavano anche lo strato di epidermide e parte del derma. Queste malformazioni sono gravissime e avrebbero dovuto portare alla morte dell’animale subito dopo l’uscita dalla capsula. Invece, per qualche motivo, questo individuo non solo è sopravvis suto, ma si trovava anche in condizioni di salute tutto sommato buone (sempre alla luce della malformazione). Non sap piamo fino a che punto la malformazione abbia pesato sul nuoto e sul comporta mento di questo animale, ma dall’analisi del contenuto dello stomaco e delle vertebre abbiamo avuto qualche indi cazione. Nello stomaco erano contenuti i resti di 14 prede appartenenti a 5 specie diverse. Il fatto che queste prede rientrino tra quelle tipiche della specie e siano piuttosto mobili ci dice che l’as senza dei denti non è stata un problema, perché probabilmente venivano ingoiate intere e l’assenza dei denticoli dermici non ha compromesso del tutto il nuoto. ...CONTINUA
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CAMPIONATI GIOVANILI DI CALCIO La ripresa, tra la minaccia del Covid e l’irrefrenabile passione dei giovani calciatori sardi di RAFFAELLA PIRAS
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o sport più seguito e praticato in Italia da adulti e piccini? Sicura mente il calcio. Ed ecco che final mente, dopo un lungo stop causato dal Covid19, sono ripresi anche i campionati giovanili di calcio della F.I.G.C. interrotti, con un congelamento delle classifiche, in concomitanza con il lockdown, senza promozioni né retrocessioni. Nonostante la lotta al coronavirus non sia affatto conclusa, ha prevalso per il momento la voglia irrefrenabile di calciatori e diri genti di tornare al calcio giocato, senza ovviamente trascurare di predisporre tutte le misure necessarie al contrasto della diffusione del virus. Proprio sullo spirito con cui i dirigenti federali stanno vivendo questa ripresa dei campionati giovanili di calcio, Gian Piero Pinna, consigliere del Comitato regionale LND F.I.G.C., ha dichiarato: “La Federazione in Sardegna, come in tutto il territorio nazionale, si è adoperata realizzando delle linee guida per le so‐ cietà, per cercare di rendere questo spet‐ tro sempre più debole. È tuttavia difficile generalizzare sulla risposta che stanno dando le società, i genitori e i ragazzi. Alcuni sono molto attenti al rispetto delle regole ed altri un po’ meno. Diciamo che il mondo del calcio rispecchia quello che accade nella società italiana. Ritengo giusto che anche nel calcio la profilassi vada fatta in modo scrupoloso, che ogni
società conservi nel proprio ufficio, per 14 giorni, le autocertificazioni dei gio‐ catori, che si rispetti un distanziamento di 2 mq per calciatore, e che venga effettuata la sanificazione degli spogliatoi. Anche se si parla di dilettantismo, i ge‐ nitori dei ragazzi pagano una quota ed è giusto che abbiano un servizio da parte delle società. Con impegno da parte di tutti si può cercare di evitare la comparsa di nuovi focolai”. Massimo entusiasmo ma anche senso di responsabilità nei giovani calciatori, che non vedevano l’ora di tornare a cal care i campetti delle periferie di tutta la Sardegna. A questo proposito, Antonio Giuseppe Seddaiu, 16 anni, fantasista degli Allievi Regionali del Porto Rotondo, con qualche presenza in prima squadra proprio nella stagione in corso, racconta: “È stato molto brutto che ci abbiano bloccato il campionato e gli allenamenti, durante la quarantena non riuscivo a pensare ad altro, solo a quando potessi tornare in campo. Adesso che ci hanno fatto riprendere sono felicissimo e non sono spaventato, sono molto contento anche perché la stagione è partita nel migliore dei modi e in campo mi sento sicuro perché le società stanno adottando tutti gli accorgimenti necessari per ga‐ rantire la sicurezza dei giocatori”. Ora non resta che sperare che, con il ri spetto delle linee guida e col buon senso di tutti, gli sforzi siano premiati e il calcio possa continuare a regalare emozioni.
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n natura niente è casuale, tutto è perfettamente col legato per la funzionalità dell’ecosistema. Alcune as sociazioni, però, sono talmen te intime da poter essere as similabili ad una storia d’amo re, come il caso del corbezzolo e della sua farfalla che tra scorrono insieme l’intera loro esistenza, contraccambiando protezione con ospitalità e nutrimento con impollinazio ne per il compimento dei loro cicli vitali. Sicuramente il Corbezzolo (Ar butus unedo) è una tra le es senze caratteristiche ed esclu sive della Macchia Mediter ranea. Arbusto sempreverde della famiglia delle Ericaceae, originario dell’Europa meri dionale e del bacino del Me diterraneo, è spontaneo in quasi tutta la fascia costiera della penisola, nelle isole mag giori e minori. Predilige terreni silicei compresi tra 0500 metri anche se talvolta si spinge sino ai 1200 metri. In condi
zioni favorevoli raggiunge i 10 metri di altezza pur conti nuando ad essere considerato un arbusto. Pascoli gli dedicò un’ode eleg gendolo quale simbolo del l’Unità d’Italia vedendo nella sua capacità di presentare sul lo stesso ramo foglie verdi, fiori bianchi e frutti rossi la perfetta similitudine con ban diera tricolore. In epoca clas sica e romana vedevano in questa contemporanea pre senza il compimento del ciclo della Natura, intesa come di vinità e lo consideravano l’al bero sacro di Carna. La statua della dea, rappresentata con un ramoscello di corbezzolo in mano, veniva posta di fronte alla porta di casa per impedire l’ingresso agli spiriti maligni. I suoi fiori, ermafroditi, dalla piccola corolla bianca a cam panula riuniti in una pannoc chia pendula, sbocciano tra settembre e dicembre tramu tandosi in frutti rossi e globosi tra agosto e novem bre dell’anno successivo
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di FRANCA FALCHI
permet tendo la contempo raneità tra fiori e frutti. Il suo nome scientifico deriva da unum edo ne mangio uno solo, in riferimento proprio ai frutti che davano senso di nausea e stitichezza. I frutti contengono inoltre un alca loide, che se ingerito in quan tità produce un senso di ubria chezza e vertigine. Dalla trasformazione dei frutti si ottengono marmellate, ge latine, sciroppi, succhi, creme, salse e canditi, mentre dalla loro fermentazione si ottiene un vino e un distillato dalle proprietà digestive. In Sarde gna è particolarmente rino mato per la produzione del tipico miele amaro, ottima cura delle affezioni bronchiali. I suoi principi attivi hanno proprietà astringenti, anti settiche, antinfiammatorie, antireumatiche. La corteccia contiene tannini impiegati industrialmente, per la produzione di colo ranti e per la concia delle pelli. Il suo legno, pregiato, solido e re
sistente agli insetti, viene uti lizzato soprattutto per gli ar rosti, grazie alle sue caratte ristiche aromatiche, e dai suoi rami si costruisce “su pilìsu”, utilizzato per rompere la ca gliata del latte. Le radici pro fonde e nodose sono un’otti ma riserva e sono ideali per le pipe e l’intarsio. Particolari caratteristiche di resistenza rendono il corbez zolo una delle specie medi terranee che meglio si adatta agli incendi. Il legno è molto infiammabile, come il resto della macchia, ma anche gli esemplari apparentemente di strutti dalle fiamme rivegetano con grande facilità e vigore subito dopo le prime piogge: il fuoco infatti risveglia una miriade di gemme nella zona di contatto tra radice e fusto e presto un nuovo cespuglio si eleva intorno ai rami nerastri e secchi. Rapidamente ripren de la vita nell’area, le prime foglie attirano i mammiferi er bivori, i fiori e i frutti richia mano gli uccelli e gli insetti contribuendo al ripopolamento nelle aree incendiate. Tra i tanti insetti però, il cor bezzolo, ne ospita uno molto particolare e bellissimo: la Cha raxes jasius (Farfalla o Ninfa del corbezzolo) dai magnifici colori. Piuttosto appariscente coi suoi 80 mm di ali con le sue caratteristiche codine, nei toni che vanno dal rosso mat tone al giallo oro, all’arancio, al bruno all’azzurro e al bianco. Essa trascorre la sua intera esistenza tra le fronde di que sto arbusto sincronizzando i suoi due cicli riproduttivi con quelli del corbezzolo. ...CONTINUA
Quando la musica si fa donna di FRANCA FALCHI
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a violenza nei confronti delle donne si può combattere anche con la bellezza, attraverso il dialogo po sitivo sull’opera femminile nell’arte. È ciò che si prefigge il progetto “Donne in Musica” creato per la riscoperta e la diffusione di musiche scritte da donne appartenenti a epoche diverse. Partendo da uno studio storico e musicologico delle partiture, esso si estende a tutti gli ambiti della società spaziando nel tema delle difficoltà storiche incontrate dalle donne nell’emergere in arti e pro fessioni tipicamente maschili. Coordinatrice del progetto è l’algherese Margherita Sussarellu, musicista, scrittri ce, insegnante e blogger, nota con lo pseudonimo letterario di Maggie S. Lo relli, che da sempre si è interessata ai problemi nel sociale con particolare ri guardo al benessere e alla valorizzazione dell’universo femminile. Nell’ottica della sua divulgazione e sensibilizzazione, ha recentemente formato il Musæ Ensem ble, composto esclusivamente da donne, di cui fa parte la stessa Margherita al pianoforte, Maria Vicentini al violino, Alessia Dall’Asta al flauto ma che si avvale anche di collaboratrici esterne. Il repertorio proposto, pur mantenendo una base classica, spazia fra vari generi e compositori, maschili e femminili, e si
muove in un ambito contemporaneo che non consente alcuna definizione musicale specifica. Interesse dell’ensemble, infatti, è quello non solo di abbattere il muro tra i generi sessuali ma anche di demolire i confini tra gli stessi generi musicali. L’in tento è utilizzare la musica come lin guaggio universale capace di eliminare le discriminazioni: non esiste musica ma schile o femminile ma solo Musica. Il gruppo, che sta riscuotendo un notevole successo, vede la collaborazione con numerosi artisti e compositori a livello nazionale e internazionale quali Fiona Frank e Gaby Kapps. Tutte le loro esibi zioni hanno come tema comune la donna sin dall’esordio a Bologna che le ha viste protagoniste nell’ambito della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Particolarmente suggestiva è stata la re cente esibizione presso il Complesso Nuragico Palmavera ad Alghero, mentre ancor più recente è stata la partecipa zione al progetto internazionale ResQ People Saving People “I suoni del Me diterraneo per l’accoglienza e la pace” nel prestigioso Conservatorio di Musica Santa Cecilia. Le Musæ Ensemble sono state invitate a questa importante ma nifestazione proprio grazie al loro im pegno nel risaltare la condizione delle artiste nei vari paesi del Mediterraneo, un messaggio fondamentale per con trastare la cultura dell’indifferenza. Il palco della Casa Internazionale delle Donne a Roma ha ospitato invece il loro innovativo concert reading “I silenzi del disamore” tratto dal testo di Margherita Sussarellu e recitato da Francesca Ga rioni, su una delle forme più subdole di violenza psicologica: il silenzio abusante. Un monologo di denuncia ma soprattutto di incitazione al cambiamento. Le Musæ saranno presto protagoniste in diversi concerti in Italia e all’estero.
Foto Antonio De Marco
LE MUSÆ ENSEMBLE
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MACCHINA DEL CAFFÈ + LATTA CON 20 CAPSULE OMAGGIO A SOLI
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Capo Caccia, Alghero
5 LUOGHI MAGICI DOVE AMMIRARE IL
TRAMONTO IN SARDEGNA di ALBA MARINI
“Tienimi per mano al tramonto, quando il giorno si spegne e l’oscurità fa scivolare il suo drappo di stelle” Hermann Hesse
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iente è più romantico di un tra monto. Il sole che scompare al l’orizzonte colorando il cielo di un vivo arancione è forse uno dei feno meni naturali più ammirati e fotografati
al mondo. Poeti, scrittori, registi, artisti hanno da sempre immortalato i tramonti tramite parole, video e quadri. L’autunno è appena iniziato e l’aria si dipinge di colori caldi. Il sole tramonta un po’ prima rispetto ai mesi d’estate. C’è ancora caldo, ma non quel caldo afoso che rende faticosi i movimenti: siamo in Sardegna. Quali migliori con dizioni si potrebbero desiderare per as sistere al tramonto più bello? La Sardegna, come seconda isola più grande del Mediterraneo, può vantare tantissimi luoghi da sogno dove il sole tramonta sul mare. Grandi spiagge dorate, piccole cale con sabbia candida e fine,
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dune che ricordano il deserto, enormi scogli e distese di sassolini sono solo alcuni esempi generici dei tipici luoghi dell’isola dove è possibile assistere all’evento ro mantico del giorno per eccellenza. Ricercando su internet, le preferenze dei vacanzieri in merito ai tramonti del mondo appaiono subito chiare. In testa, ci sono le isole greche, con il gioiello delle Cicladi, Santorini, al primissimo posto. Amatissima anche la Cappadocia, con le sue mongolfiere che si librano nell’aria. Giudicati dai più come luoghi perfetti per ammirare il tramonto anche, per ovvie ragioni, il Taj Mahal e il Gran Canyon. Anche se meno conosciuta, la nostra amata Sardegna non ha nulla da invidiare a luoghi così popolari. Siete pronti per il nostro piccolo viaggio tra i tramonti più belli dell’isola? La costa ovest della Sardegna è certa mente l’ideale per vedere il sole tra montare sull’acqua. In questo lato del l’isola stupendi palcoscenici naturali ac colgono la nostra stella più vicina per poi lasciarla scivolare sinuosa verso acque verde smeraldo. Partiamo da un luogo incantato, uno di quelli da Mille e una notte, capace di portare le nostre menti dritte nello scenario che ci po tremmo immaginare come ambienta
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Il Poetto di Cagliari
zione del racconto della lampada magica. Stiamo parlando di Porto Pino, la spiaggia famosissima per le sue alte dune. Situata nel basso Sulcis, nella costa sud occi dentale, Porto Pino è il primo “palco” a ovest che accoglie come attore prota gonista il tramonto di Sardegna. A fare da supporto, in questo caso, le splendide dune di sabbia bianchissima alle spalle del sole, su cui si riflette l’arancio diffuso dei raggi al tramonto. A Porto Pino il sole si abbassa sul mare fino a scompa rire. È il luogo ideale dove fare una me renda sulla spiaggia, dopo una delle ul time giornate di mare d’ottobre, aspet tando il tramonto che – in autunno – si verifica intorno alle 18. Stessa costa, diversa location, un’altra spiaggia con caratteristiche completa mente diverse. Stiamo parlando di S’Ar chittu, nel comune di Cuglieri (Oristano), che chiude a nord la baia di Is Arenas. Qui il tramonto è uno dei più suggestivi dell’isola. Infatti, un piccolo arco di roccia sul mare – originatosi da una vecchia grotta – sembra accogliere il sole al suo interno quando scende sull’acqua, dando vita a una fantastica cartolina della Sar degna in movimento. A poca distanza da S’Archittu circa 30 minuti di auto si trovano due delle
La Spiaggia de La Pelosa di Stintino
perle del Sinis, Is Arutas e Mari Ermi. In queste spiagge la sabbia è davvero pe culiare perché è composta da piccoli sassolini di quarzo che ricordano tanto la forma del riso. Le sfumature di questa bellissima sabbia variano dal bianco al rosa al verdolino e quando il sole tra monta sul mare si velano di arancio e poi di uno splendido lilla a seconda di quante nuvole ci sono nel cielo. Il pae saggio è romantico e suggestivo ed è possibile ammirarlo sia sdraiati sulla sabbia sia comodamente seduti in uno dei bar e ristorantini a poca distanza dal mare. Rimaniamo sulla stessa costa – quella ovest – ma spostiamoci più in alto, in una delle cittadine più famose dell’isola: Alghero. Qui sono davvero tanti i luoghi dove poter ammirare il tramonto: le mura, la spiaggia del Lido e delle Bom barde per esempio. Tuttavia, uno dei luoghi destinati a rimanere nei cuori di chi lo visita, proprio per la sua spetta colarità al tramonto, è Capo Caccia. Dal promontorio di Capo Caccia è possibile ammirare il Golfo di Alghero e l’impo
nente scoglio chiamato Isola di Foradada, vedere il mare striarsi di un tenero aran cio e vestirsi dell’ultima luce del sole in una cornice da sogno. Gli amanti della fotografia ne rimarranno sicuramente affascinati. Per chiudere il nostro tour alla scoperta dei migliori punti strategici dove vedere il tramonto non potevamo non fare un salto nel capoluogo isolano. Il luogo prescelto non è una spiaggia ma uno dei simboli di Cagliari, protagonista pre diletto di leggende senza tempo. Stiamo parlando della Sella del Diavolo, il pro montorio che separa la spiaggia del Po etto da quella di Calamosca. Il percorso per raggiungere la vetta è ben tracciato, forse un po’ faticoso, ma vale sicura mente la pena percorrerlo. Il panorama da sopra la Sella, infatti, regala una splendida vista che spazia dal mare aper to, al porticciolo di Marina Piccola fino a Capo Carbonara. Inutile dire che, velato d’arancio, tutto appare più bello. La magia di un tramonto, d’altronde, è pro prio questa: far vedere le cose da una prospettiva/luce diversa.
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di RAFFAELLA PIRAS
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agliari, situata nella costa meridionale della Sardegna, di cui è capoluogo, può essere de finita come il luogo dove i segni della storia e quelli della modernità si incon trano alla perfezione. Una città in continua evolu zione, posta al centro del Mediterraneo, che regala, arrivando dal porto, una vista da cartolina. Quella di un luogo magico dove il volo dei fenicotteri e i raggi del sole che si riflettono sul suo bellissimo mare fanno da cornice alle sue forme anti che ed eleganti, che si esprime attraverso i monu menti e le caratteristiche ar chitettoniche, segnati dalle varie dominazioni di fenici, greci, romani, pisani, geno vesi e aragonesi che si sono succedute. Una città che si estende in lungo, formata da quattro quartieri storici, tutti di ori gine medievale, attorno ai quali si sviluppano ben altri ventisette quartieri più mo derni. Castello. Nel dialetto sardo Cagliari diventa “Casteddu”, che significa “castello”, ed è proprio Castello il principale quartiere storico della città. Sorge su un colle, a circa cento metri sul livello del
Alla scoperta dei quattro quartieri storici di Cagliari Castello, Stampace, Villanova e Marina
mare, e rappresenta la parte alta della città vecchia che era abitata dai nobili. È cinto da torri e fortificazioni di origine pisana. Il Bastione di Saint Remy che si trova in piazza Costituzione, tra via Manno e Via Garibaldi, le vie dello shopping cittadino, il Bastione di Santa Cate rina, la Torre di San Pancra zio in piazza Indipendenza, il Bastione di Santa INQUADRA IL CODICE Croce, dove QR CON IL TUO sorge il Ghetto degli Ebrei e SMARTPHONE PER dove è presente CONTINUARE A infatti la Basilica LEGGERE L'ARTICOLO di Santa Croce,
nata come una sinagoga e convertita in chiesa cattolica dopo l’espulsione degli ebrei da Cagliari intorno al 1500. Essa si trova nell’omonima via, a pochi passi dalla Torre dell’Elefante e dalla via Cammino Nuovo dove si erge il Bastione del Balice, un’altra delle fortificazioni, visitabile accedendo al Pa lazzo dell’Università. Nella parte più meridionale del quartiere, in via Spano, è presente la Porta dei Due Leoni, così chiamata per le due sculture che raffigurano due teste di leone e che si trovano sulla sommità della porta. Castello era anche la
sede dei palazzi del potere della città. In piazza Palazzo sorge infatti il Palazzo di città, antica sede del Palazzo di città dal Medioevo fino agli inizi del ‘900, e il Pa lazzo Regio o Viceregio, re sidenza dei viceré durante le egemonie aragonese, spa gnola e sabauda, che oggi ospita il palazzo della Prefet tura di Cagliari. Nella stessa piazza si trovano poi la splendida Cattedrale di Santa Maria e la Torre cam panaria. Castello ospita in fine, in piazza Arsenale, la Cittadella dei Musei, costi tuita dal Museo Archeolo gico della città e dalla Pinacoteca nazionale. Villanova. Ai piedi della parte orientale del colle su cui sorge Castello c’è il quar tiere Villanova, che si estende da via Garibaldi fino al terrapieno di Viale Regina Elena, comprendendo anche Via Dante, Via Paoli, Via Al ghero e Via Sonnino, altre vie centrali della città quanto a shopping e intrat tenimento. Abitato in ori gine da contadini che portavano avanti i loro scambi commerciali, e poi da artigiani, è un quartiere molto caratteristico, for mato da vie strette e vico letti, botteghe artigiane, tante abitazioni e piccole palazzine a schiera colorate, localini vari, soprattutto nella Via San Giovanni, e chiese storiche, come la Ba silica di San Saturnino, la chiesa più antica di Cagliari, la Chiesa di San Giacomo, il chiostro e la cripta di San Domenico. ...CONTINUA
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L’AGNELLO
Foto Francesca Ardau
Il punk agropastorale di Mario Piredda
di DANIELA PIRAS
M
ario Piredda, regista sassarese trasferitosi da tempo a Bologna, definisce questo suo primo lungometraggio un “punk agropastorale”. “L’agnello” (la cui uscita ufficiale era prevista per il mese di marzo) è stato proiettato per la prima volta a Cagliari il 18 luglio e sta pro seguendo il suo tour facendo tappa nelle principali città ita liane. L’evento spinoff speciale della terza edizione del Festival Bookolica, tenutosi al cinema teatro Giordo di Tempio Pau sania il nove settembre, è stato l’occasione per vedere il film alla presenza del regista e per far emergere alcune ri flessioni riguardo alcune scelte e significati di questo lavoro cinematografico. La scena iniziale del film si apre catapultandoci all’interno di una stalla dove avviene il parto di due agnellini. Uno
nasce sano mentre l’altro con malformazioni che non gli permettono di respirare oltre. La vita che si affianca alla morte è il leitmotiv di tutto il lungometraggio. L’agnello che dà il titolo al l’opera è una metafora che si presta a diverse interpreta zioni. Elemento sacrificale con il quale s’identifica un’intera popolazione, quella sarda che vive nella zona di comfort, a ridosso dello spettro delle basi militari. «Una presenza che non viene mai mostrata – precisa il regi sta –; un’assenza‐presenza che ho provato a raccontare in modo personale, intimo e so‐ prattutto sincero. Il punto di vista è esterno, da fuori, e non oltrepassa quel limite invali‐ cabile che separa il territorio civile da quello militare, inac‐ cessibile ai personaggi del film esattamente come nella realtà. “L’Agnello” è un film sulle per‐ sone che vivono vicino un’ipo‐
Il fatto di raccontare da un’otti ca distanziata una Sardegna non facile, ben lontana dal l’immagine più famosa che se ne dà solitamente, sembra aiutare a comprendere meglio certe situazioni, come dimo stra il lavoro di altri docu mentaristi e registi, quali Lisa Camillo autrice di “Una ferita italiana”, documentario che affronta la questione delle servitù militari, e Massimiliano Mazzotta, regista pugliese di “Oil”, che racconta la realtà che circonda il polo petrol chimico della Saras. Nel caso di Mario Piredda al lontanarsi dalla Sardegna gli ha permesso di guardare le cose in maniera diversa: «Os‐ servare da un punto più lon‐ tano mi aiuta a comprendere e ad educare il mio sguardo. Non credo sia una regola quin‐ di non posso parlare per gli altri: ho visto anche opere meravigliose di autori sardi che non si sono mai spostati. Difficile invece è raccontare i sardi e la Sardegna per uno che non è nato e vissuto qui. In pochi ci sono riusciti, anzi in pochissimi. Al cinema Lu‐ miére a Bologna una spetta‐ trice, sicuramente sarda, mi ha chiesto: “Come hai fatto a non trasformarci in delle mac‐ chiette?” Ho risposto: “Grazie, è il più bel complimento che abbiano mai fatto al film”.» ...CONTINUA
tetica base militare, non un’in‐ chiesta. Ci sono tanti docu‐ mentari e video reportage che raccontano l’argomento, non volevo fare un remake di questi lavori ma solo il mio film». Una presenzaassenza che aleg gia come uno spettro e che vede come principale antago nista Anita, una ragazza che cerca tramite la ribellione nata dal dolore e dal senso d’im potenza di risvegliare coscienze che paiono sopite, di colpire un’entità senza corpo e astratta come un dio cattivo. Tutto ciò avviene sia nell’ambito del contesto trattato sia nei rapporti familiari lacerati. Anita (l’attrice in erba Nora Stassi), figlia di Jacopo (in terpretato dall’atto re Luciano Curreli), INQUADRA IL CODICE malato di leucemia, QR CON IL TUO mette in scena in SMARTPHONE PER maniera prorom pente un ruolo CONTINUARE A chiave che costitui LEGGERE L'ARTICOLO sce il fulcro del film.
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I
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