èArea Magazine Anno 3 Numero 33

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Anno 3 n째 32, Novembre 2011




www.beautypoint.it


ROMA

APPIA 1: Via Appia,162/164 Tel. 06/77250242 APPIA 2: Via Cerveteri, 21 Tel. 06/70475550 AXA 1: Via Eschilo, 72/T (Centro Comm.le Axa) Tel. 06/52361226 AXA 2: Piazza Eschilo, 72 Tel. 06/52355380 CASALPALOCCO: Via F. Il Macedone ed. 2 isola 53 Tel. 06/50931055 CASSIA: Via Cassia, 925 F Tel. 06/30363906 CENTRO STORICO 1: Via Barberini, 10/12 Tel. 06/42020202 CENTRO STORICO 2: Via Belsiana, 67 Tel. 06/69190754 CENTRO STORICO 3: Via del Corso, 312/313/314 Tel. 06/6780734 CENTRO STORICO 4: Via del Tritone, 20 Tel. 06/69190745 CENTRO STORICO 5: P.zza di Spagna, 12 Tel. 06/69924534 CENTRO STORICO 6: Via Nazionale, 50 Tel. 06/48989371 CENTRO STORICO 7: Via della Croce, 23 Tel. 06/6781901 CENTRO STORICO 8: Via di Ripetta, 16 Tel. 06/3211587 CENTOCELLE 1: Via dei Castani, 107/109/115 Tel. 06/2314116 CENTOCELLE 2: Viale Primavera, 182 Tel. 06/24408101 COLLI ANIENE: Via Palmiro Togliatti, 1592 Tel. 06/4070398 EUR 1: Via Duccio Di Boninsegna, 48/50/52 Tel. 06/5035862 EUR 2:Via Cesare Pavese, 451/453/455 Tel. 06/50524529 EUR 3: (Fiera di Roma) Via Mantegna, 25/27/29 Tel. 06/5433231 EUR 4: Via Oceano Pacifico, 83 (Centro Comm.le EUROMA2) Tel. 06/97606149 MONTAGNOLA: Via Benedetto Croce, 81 Tel. 06/5407672 MONTEVERDE: Via di Donna Olimpia, 191/195 Tel. 06/53276830 COLLATINA: via Collatina, 67/69 Tel. 06/45547637 OLGIATA: Via A. G. Bragaglia (Centro Comm.le Olgiata) Tel. 06/30887245 PARIOLI 1: Via Stoppani, 12/14 Tel. 06/80687157 PARIOLI 2: Via Filippo Civinini, 113 Tel. 06/8072535 PORTUENSE: Via della Pisana, 280 (Centro Comm.le Saving) Tel. 06/66149211 PRATI: Via Attilio Regolo, 12-12/A Tel. 06/32507021 PRENESTINO: Piazza R. Malatesta, 9/10 Tel. 06/2148324 QUARTIERE AFRICANO: Viale Libia, 217/223 Tel. 06/86204145 QUARTIERE CALTAGIRONE: Via Nino Taranto, 21/23/25 Tel. 06/5258794 SALARIO 1: Via Salaria, 25 Tel. 06/8417757 SALARIO 2: Via Po, 128/130/132 Tel. 06/8548161 SAN GIOVANNI: Via Corfinio, 13/15 Tel. 06/7008611 SAN LORENZO: Via dei Sabelli, 117 Tel. 06/490502 SAN PAOLO 1: Viale Marconi, 122 Tel. 06/55301201 SAN PAOLO 2: Viale Marconi, 286/288 - Tel. 06/55300428 TIBURTINA: Via Tiburtina, 375-377 Tel. 06/4386349 TORREVECCHIA 1: Via di Torrevecchia, 293/A - 295/B Tel. 06/35511324 TORREVECCHIA 2: Via di Torrevecchia, 46/54 Tel. 06/30610471 TUSCOLANA: Via Tuscolana, 977 Tel. 06/71077184 TRASTEVERE: Viale Trastevere, 133/139 Tel. 06/5885188 BALDUINA: Piazza Carlo Mazaresi, 1 Tel. 06/35404267 FONTE NUOVA: Via Palombarese, 154 G-M Tel. 06/90532121 VIGNA CLARA: Piazza Stefano Jacini, 16/17/18 Tel. 06/3292912

PROVINCIA

ALBANO:(Rm) Corso Matteotti, 176 Tel. 06/93260647 BRACCIANO: Via Sandro Pertini, 2 (Centro Comm.le Bracciano) Tel. 06/9987174 CAPENA:(Rm) Via Tiberina Km. 16, 400 (Centro Comm.le Arca) Tel. 06/9073508 CASTEL MADAMA: (Rm) Via della LibertĂ , 24 Tel. 0774/449367 COLLEFERRO: (Rm) Via Casilina km. 49 (Centro Comm.le Colleferro) Tel. 06/9770410 FIUMICINO: (Rm) Via Giorgio Giorgis, 1/a/b/c Tel. 06/65025349 FORMELLO: (Rm) Viale Africa, 1 Loc. Le Rughe (Centro Comm.le Le Rughe) Tel. 06/90127722 FROSINONE: (Fr) Via Le Lame, 1 Tel. 0775/292061 (Centro Comm.le Le Sorgenti) FROSINONE1: (Fr) Via Aldo Moro, 209/211 Tel. 0775/874482 GUIDONIA: (Rm) Via maremmana inferiore, 218 Tel. 0774/526171 INFERNETTO: (Rm) via maurice ravel, snc (Centro Comm.le I Parchi )Tel. 06/5053484 LADISPOLI: (Rm) Piazza Marescotti, 1/1 A Tel. 06/99223520 LATINA: (Lt) Corso della Repubblica, 222 Tel. 0773/473450 MONTALTO DI CASTRO: (Vt) Via Ferento, 11 Tel. 0766/879686 MONTEPORZIO: (Rm) Via Roma, 25 Tel. 06/9447315 MORENA: (Rm) Via Di Morena, 123 Tel. 06/7910701 NETTUNO: (Rm) Via Scipione Borghese (Centro Comm.le Le Vele) Tel. 06/98579184 OSTIA 1: (Rm) Via delle Baleniere, 70 Tel. 06/5698290 OSTIA 2: (Rm) Via orazio dello sbirro, 16 Tel. 06/5696753 PALESTRINA:(Rm) Via Prenestina Antica, 220 Loc. I Cori (Centro Comm.le I Platani) Tel. 06/95310047 POMEZIA 1: (Rm) Via Castelli Romani, 14 (Centro Comm.le I Padiglioni) Tel. 06/9105543 POMEZIA 2: (Rm) Via Roma, 76a/80/82 Tel. 06/91622078 RIETI: (Ri) Via Roma, 39 Tel. 0746/491666 TIVOLI: (Rm) Via V. Pacifici, 3 Tel. 0774/317576 VELLETRI: (Rm) Via Filippo Turati, 20/22/24/26 Tel. 06/97609586 VITERBO: (Vt) Via dell'Orologio Vecchio, 3 Tel. 0761/332029

CAMPANIA

NAPOLI: in Piazza Garibaldi, Stazione Napoli Centrale Tel. 081/201357

UMBRIA

PERUGIA: in Via Cortonese, 131 Tel. 075/5000748 FOLIGNO: (Pg) Via Daniele Manin, 22 Tel. 0742/699432

SARDEGNA

VILLACIDRO: (CA) Zona Industriale Strada C1 (Centro Comm.le S. Ignazio) Tel. 070/9313075


e AREA Sommario PA G I N A

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finis terrae mia vecchia libreria

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viaggi

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namibia, l’africa che non ti aspetti.

arte

maurizio zanolli: una vita a colori

PA G I N A

vladi polo

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tricolore regna sovrano: italia ai mondiali

golf

l’inglese sam little ha vinto il roma golf open

intervista

benessere

ermanno olmi portatore di civiltà.

PA G I N A

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prevenire è meglio che curare

attualità

il lusso secondo heinz beck

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green economy musica

PA G I N A

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under forty

64 PA G I N A

68 PA G I N A

72 PA G I N A

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roberto cinardi, tra musica e regia.

maison

marchini, curiosità, entusiasmo e passione

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moleskine

PA G I N A

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PA G I N A

la voce afona di madre natura.

fabrizio moro la voce della libertà. PA G I N A

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la primavera delle donne saudite

gusto

PA G I N A

PA G I N A

geppy gleijeses il quirinetta è salvo e torna alle origini

PA G I N A

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moleskine

festival internazionale del film di roma: incontri, film, retrospettive e mostre

PA G I N A

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architettura

campo baeza, la luce come materiale da costruzione

PA G I N A PA G I N A

46 PA G I N A

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design

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il design verso la smaterializzazione

light design

stile essenziale ed eleganza: la boutique mila schon a milano

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s o m m a r i o






FOCUS | di Antonio Capitano

Il Bene Comune non può più

attendere...

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Il titolo di questo mio intervento è integralmente ripreso dalla frase finale di un bellissimo articolo - che invito a leggere più volte - scritto con la consueta semplicità e autorevolezza dall’Arcivescovo di Chieti - Vasto Bruno Forte. L’incisivo contributo al quale faccio riferimento è apparso su “Il Sole 24 Ore” del 18.09.2011 e rappresenta a mio avviso un “ponte” per attraversare i pensieri degli italiani che si affollano nella mente del cosidetto ceto medio.

“Uomini nuovi e più coraggio” sono le parole scelte per parlare di questione morale illuminando con chiarezza la strada tortuosa dei discorsi retorici che sentiamo da anni nei salotti buoni e cattivi della politica ridotta ad una sala d’aspetto dove si parla e si sparla di tutto perché “è evidente che l’etica pubblica e quella personale che la sorregge sono spaventosamente assenti in larga parte della scena nazionale, come dimostrano gli scandali che vanno emergendo e che colpiscono figure di non poco peso dell’una e dell’altra parte politica”. Il “disgusto è ormai avvertito da tanta gente comune, quella cui dovrebbero dare ascolto e voce i rappresentanti del popolo sovrano”. “ Sull’urgenza e la necessità di una nuova classe politica sono d’accordo in tanti: non si tratta di nutrire aspettative messianiche o di affidarsi ad improvvisatori o imbonitori ingannevoli.

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C’è bisogno di persone affidabili, che abbiano competenze specifiche in rapporto ai bisogni del Paese, coltivino il senso dello Stato e il primato del bene comune e siano guidate da motivazioni etiche e spirituali alte e credibili”. Non è più tempo di stare a guardare o di tenersi lontani dalla politica, col pretesto di non sporcarsi le mani.

Si sporca le mani chi cede al compromesso, non chi si mette al servizio degli altri! Se si ritiene non credibile chi è sulla scena delle responsabilità pubbliche e poi non si fa nulla per creare un’alternativa affidabile, non “pasticciata”, si è moralmente responsabili del male comune!” Verrebbe da dire “Non abbiate paura!” È necessario dunque un sussulto morale, un punto fermo nelle idee contro il degrado civile che segna i nostri giorni, con corpi e poteri dello Stato in perenne guerra tra di loro con insulti di ordine e grado. Assistiamo impotenti e stupefatti agli schiamazzi di una politica di basso livello e appunto degradata e ricoperta di clientele e malaffare. Questo è il Brutto Paese, arroccato intorno a nubi di privilegi, vantaggi per offrire a figli, consorti, amanti posti di rilievo e visibili. E allora occorre riportare l’Etica al centro del futuro. E “ non dobbiamo farci atterrire”, come ci rammenta, con la diligenza del Buon Padre di Famiglia Il Presidente Napolitano riscoprendo l’orgoglio di essere italiano. L’Italia è fatta, ha centocinquantanni e negli ultimi tempi è malata e contemporaneamente falsa invalida. Ora bisogna fare gli italiani, con Uomini nuovi e coraggio.

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Est Area magazine pubblicazione mensile freepress Anno 3 n° 32, novembre 2011 Direttore Responsabile: Roberta Tito Direttore Editoriale: Antonio Feliziani Progetto e Direzione Esecutiva: Alessandro Coccia Coordinamento Editoriale: Stefania Ricci Consulente: Giovanna Amato Amministrazione: Cristina Meloni Editor: 3Aadvertising Registrato presso il Tribunale di Tivoli n. 20/2008 Grafica e impaginazione: IMG.ZEROUNO srl Pubblicità: Stephanie Mayer. Referente per Abruzzo e Emilia-Romagna: 335 6156737 Referente per l’Umbria: Gianni Civica 335 53 83 084 Referente per Rieti e provincia: Se.Ge.Co.V srl 0746 27 10 10 Direzione, Redazione e Segreteria: via Montenero, 36 -00012 Guidonia (RM), 388 1185198 335 6156 737 – 392 9290702 estarea@gmail.com www.estarea.it Stampa: Grafica Ripoli snc Photo copertina © Fabrizio Ricci

Hanno collaborato: Eugenia Benelli, Tito Barbini, Flaminia Colonna Bareti, Gaia Bottino, Jacqueline Ceresoli, F.I.G, Laura Lattuada, Donatella Lavizzari, Stella Lozovik, Eva Peach, Teresa Pontillo, Ufficio Comunicazione Vladi Polo, Fabrizio Ricci, Marta Rossi, Scarti di produzione, Dr. Raffaele Vincenti, Katerina Shlyakhina. Crediti Fotografici: Alice Camandona, Chiara Mirelli, Luigi Orru, Katerina Phair, Fabrizio Ricci, Claudio Scaccini, Kash GTorsello, flickr.com, google.com. , kinoweb.it, romacinemafest.it

Tutto il materiale cartaceo e fotografico inviato alla redazione non verrà restituito. Tutte le collaborazioni ad articoli o servizi sono considerate a titolo gratuito. La riproduzione di testi e immagini anche parziale deve essere autorizzata dall’editore.

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FINIS TERRAE | di Tito Barbini

Mia vecchia

LIBRERIA è A R E A

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Ogni giorno che trascorro a Buenos Aires scopro qualcosa di nuovo. Ero di ritorno dalla tomba di Evita, camminavo lungo il muro del Cimitero della Recoleta ed ecco mi sono imbattuto in una libreria antica con dentro un intero mondo, anch’esso antico. È stato un altro dei preziosi doni che ho ricevuto da questa città. Da dietro un bancone un anziano signore dall’aria distinta consultava alcuni cataloghi buttando di tanto in tanto un occhio a un vecchio computer sulla scrivania. Intorno all’anziano libraio, con gli occhiali e il maglione rosso, antichi mobili di ciliegio custodivano sotto chiave rarissimi e preziosissimi volumi dal valore sicuramente inestimabile. Regnava il silenzio più assoluto, un silenzio rotto soltanto dal rumore delle pagine sfogliate e dei passi che scricchiolavano sul legno del pavimento. L’avevo scoperta per caso e subito mi è venuto in mente un bellissimo film con Anthony Hopkins e Anne Brancroft. Ricordate? Helen è una scrittrice americana che vive a New York, è alla ricerca di alcuni libri rari. Entra in contatto con una libreria specializzata di Londra, al numero 84 di Charing Cross (questo indirizzo è anche il titolo del film), inizia una relazione epistolare con il direttore della libreria: continuerà anche se i due non s’incontreranno mai. Per me questa libreria di Baires è diventata l’equivalente della libreria all’84 di Charing Cross. Anche dopo il mio ritorno in Italia ho

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coltivato l’idea di mettermi in corrispondenza con il vecchio professore di storia in pensione che la gestisce. Un professore speciale, il cui nome è Gustavo Schiffer, per una libreria speciale. Fantasticavo: mi piaceva l’idea di scrivere, di scriversi e ogni tanto di farmi mandare un bel libro raro e importante, che non avrei mai trovato in Italia. Libri scomparsi, libri ricercati, libri che nemmeno sapevo di desiderare. Ma soprattutto mantenere un contatto con un anziano signore che fa un mestiere bellissimo, un mestiere utile, benché oggi poco considerato, quello del libraio e magari farsi racconta-

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re la città quando ti manca. La nostra conversazione è proseguita finche gli ho chiesto di mandarmi in Italia una lista dei libri di viaggio disponibili nei suoi archivi segreti. Chissà, forse avrei trovato qualcosa di interessante per i miei nuovi viaggi. Il vecchio signore con il maglione rosso continuava a incuriosirmi. Domandai, con un certo timore, se la libreria era aperta ai tempi della dittatura e se lui fosse lì in quegli anni. “Certo!” mi rispose con slancio. Quasi a sottolineare che le dittature possono anche passare, ma i libri no, i libri in genere rimangono. Messaggio di grande speranza, questo.

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“La libreria è sempre stata della mia famiglia. Semmai proprio in quel periodo i generali mi imposero di lasciare la scuola e con la scuola l’insegnamento”. Dalle sue confessioni mi è sembrato di avvertire una certa amarezza, allo stesso tempo ho compreso il riscatto che aveva cercato. Le pareti di libri intorno a lui, in un rapporto denso con il passato, gli avevano consentito una sorta di isolamento, un parziale distacco dal mondo dei disastri e delle ingiustizie. “Vuol sapere cosa penso quando qualcuno entra in libreria e mi chiede un libro appena uscito che magari è in testa alle classifiche? “ L’ho guardato con curiosità. “Penso che la lettura dei libri nuovi impedisca la lettura di quelli vecchi “. Poi è finita come quasi sempre finisce anche con i migliori compagni di viaggio, con i quali ti sei scambiato pure l’indirizzo. Non gli ho mai scritto dall’Italia. Ora però sono di nuovo a Buenos Aires e quella libreria mi è tornata in mente. Questa mattina mi sono svegliato con l’idea di farle visita e di salutare di nuovo il mio libraio. Con questa idea e con la voglia di sfidare la sorte. Vai a sapere, magari il signor Schiffer avrà qualche libro sul mio salesiano. Il pavimento di legno scricchiola ancora e annuncia l’arrivo del nuovo cliente. Rimane inconfondibile l’odore dolce della carta stampata e dell’inchiostro. Questo posto è pieno di libri che l’umidità dell’estate argentina invecchia precocemente.. Sono qui a perdermi tra i palchi e soppalchi della libreria, decido di acquistare dieci libri ormai fuori commercio da anni. Mi sono costati una piccola fortuna ma ne è valsa la pena. Ho comprato anche un’edizione rarissima di un racconto di Salgari. Lo regalerò a Paolo in omaggio al suo bellissimo “Gli occhi di Salgari”, un libro in cui si parla dei viaggi che si possono fare con i libri, sulle ali della fantasia. Paolo, da buon salgariano, sa che si può arrivare fino alla fine del mondo anche solo con l’immaginazione. A me, a un certo punto non basta più, ho bisogno di mettermi lo zaino in spalla, anche se so che questi dieci libri sono altrettanti viaggi. Non ho trovato niente sul mio missionario. Il signor Schiffer si darà da fare e sa già dove cercare: me l’ha promesso. Se troverà qualcosa, mi scriverà. Già pregusto la gioia di una sua lettera. Un messaggio dalla libreria di un altro continente. Che emozione! Nemmeno fosse Charing Cross 84. Mi mette tristezza pensare che il futuro dei libri possa essere affidato solo ai bookshop on line e ai libri digitali da scaricare come le suonerie del cellulare. Salviamo i librai come il signor Schiffer.

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VIAGGI | di Fabrizio Ricci

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Photo Fabrizio Ricci www.fabrizioricci.com v i a g g i


Namibia,

l’Africa

che non ti aspetti.

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Come il vicino Botswana, la Namibia è una delle gemme nascoste dell’Africa, ed è forse per questo motivo che i viaggiatori rimangono letteralmente senza parole di fronte ad ambienti e paesaggi diversissimi tra loro, che nel complesso non hanno paragoni in tutta l’Africa. E, a differenza di altri paesi africani più frequentati, il turismo in questa parte del mondo non è costituito dalla solita ressa di furgoncini e jeep strapiene di turisti con macchina fotografica al collo: le attrattive della Namibia, situata tra il Kalahari e il freddo Atlantico meridionale, sono infatti ben note nella circostante Africa meridionale, mentre è solo relativamente da poco che il resto del mondo ha scoperto i suoi deserti, i suoi panorami marini, le sue camminate nella natura, i suoi spazi sconfinati. L’Etosha National Park, ad esempio, è una delle più grandi riserve naturali del mondo. La parte occidentale del parco è caratterizzata dalla savana, ma più a est questa lascia spazio a foreste talmente fitte da risultare praticamente impenetrabili. La linfa vitale di Etosha è l’Etosha Pan, un immenso e piatto deserto salino che solo molto raramente vede l’acqua. Durante i mesi invernali, le pozze d’acqua create dalle sorgenti perenni che ci sono ai margini del deserto attirano un gran numero di uccelli, elefanti, giraffe, leoni, zebre e alcuni ghepardi e leopardi. Da non perdere almeno una notte in uno degli accoglienti e rifinitissimi lodge che si trovano all’interno o subito vicino agli ingressi del parco. La cordialità e l’ospitalità dei namibiani faranno dimenticare le fatiche di una giornata di safari! Ad ovest dell’Etosha, andando verso l’oceano Atlantico, si trova la Skeleton Coast, nota per essere particolarmente inospitale e difficile da raggiungere; verso l’interno il deserto si estende per decine di chilometri, e dal mare è difficile avvicinarsi a causa delle forti onde causate dalla corrente del Benguela. Per questi motivi la costa era chiamata “la terra che Dio ha creato con rabbia” dai boscimani, e “le sabbie dell’Inferno” dai portoghesi. Il nome odierno si riferisce agli innumerevoli relitti spiaggiati lungo la costa. In tutto se ne contano oltre un migliaio; fra i più celebri ci sono quelli delle navi Eduard Bohlen, Otavi, Dunedin star e Tong Taw. Anche nelle giornate più soleggiate la Skeleton Coast ha un aspetto tetro ma non visitarla vuol dire perdersi un parte del fascino della Namibia. Lasciando la costa e proseguendo sempre più a sud si arriva in uno dei posti più isolati (e tuttavia più visitati) della Namibia: Sossusvlei. Scalare le dune di questa distesa di 32.000 kmq nota come “mare di sabbia”, che ricopre

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la maggior parte della Namibia occidentale, è un’esperienza davvero unica. Le dune, che qui si elevano fino a 325 metri di altezza, fanno parte di uno degli ecosistemi più antichi e aridi del pianeta. Il paesaggio cambia in continuazione: modellate dal vento, le dune assumono forme diverse, mentre i colori mutano nell’ar-

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co di un giorno, a seconda della luce…non di rado si vede qualche viaggiatore ammirare il panorama a bocca aperta! Sossusvlei, il Parco Nazionale di Etosha, la Skeleton Coast passando poi attraverso i deserti del Kalahari e del Namib per poi tornare indietro nella storia con le sue popolazioni ori-

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ginarie cariche di cultura, storia e tradizioni: gli herero, gli ovahimba e gli ultimi boscimani.
Tutto questo è la Namibia, la vecchia Africa del sud ovest dove oggi bianchi e neri convivono pacificamente e lavorano fianco a fianco allo sviluppo di questo affascinante Paese.

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Voliamo per farti sognare! presente in italia da 30 anni, air mauritius opera voli non-stop da milano malpensa e giornalieri via parigi con collegamenti dalle più importanti città italiane. il segreto del successo di air mauritius nasce da un perfetto mix di tre elementi: la ricchezza e flessibilità delle destinazioni e dei voli, la qualità del servizio di bordo e l’elevato standard di sicurezza degli aeromobili. Da questo incontro nasce tutto il piacere di un volo air mauritius, un’esperienza indimenticabile che rende ogni passeggero veramente speciale. Con air mauritius… la vacanza inzia a bordo!

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ATTUALITÀ | di Gaia Bottino

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In Arabia Saudita, paese a cui Amnesty International ha rivolto accorati appelli perché le donne vengano trattate al pari degli uomini, il re Abdullah bin Abdul Aziz ha deciso di estendere il voto all’altra metà del cielo alle prossime elezioni municipali previste nel 2015. Una decisione del sovrano alquanto contraddittoria, infatti le donne in Arabia Saudita sono considerate minorenni a vita, non possono uscire senza il consenso del loro tutore che ha così l’ultima parola anche sul diritto al voto. “Una ragazza non possiede altro che il suo velo e la sua tomba” recita un proverbio sau-

La primavera

delledonnesaudite è A R E A

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dita. Oggi le donne saudite, anche grazie alle nuove tecnologie che hanno permesso una maggiore libertà di espressione e pensiero, stanno tentando di riprendere in mano la loro libertà, partendo dalle più piccole conquiste quotidiane, come quella di sfidare il divieto di guida: recentemente è stata lanciata su Internet una campagna di protesta e centinaia di donne hanno guidato l’auto per andare a fare la spesa o portare i figli a scuola, documentando la loro personale “battaglia” con dei video e delle foto su facebook che le ritraevano al volante. Sheima Jastaniah, fermata a luglio mentre guidava la sua macchina per le strade di Jeddah, ha rischiato la fustigazione per aver disubbidito al divieto, ma il sovrano ha revocato in seguito la condanna, dando maggiori speranze alle donne di poter cambiare la loro condizione. Re Abdallah è amato dal gentil sesso perché ha aperto loro le porte dell’università di Jeddah e ha nominato una saudita vice-ministro per l’istruzione femminile, l’unica carica governativa concessa alle donne. Le mosse del re sono motivate dal timore che il vento rivoluzionario della primavera araba possa arrivare anche in Arabia Saudita, sconvolgendo così il suo regime totalitario: per evitare ciò, re Abdullah ha inoltre distribuito incentivi di denaro ai giovani sauditi. I provvedimenti decisi fino ad ora dal sovrano risultano ancora essere una goccia nel mare dei soprusi che le donne saudite devono sopportare durante la loro vita: non solo non hanno diritto a guidare l’auto, ma devono avere il permesso del loro tutore anche per lavorare, viaggiare all’estero, sottoporsi a cure medi-

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che. Persino andare in bicicletta risulta essere una pratica vietata. Questi divieti sono però delle interpretazioni erronee che gli uomini hanno dato alle indicazioni contenute nel Corano. Secondo la religione islamica, uomini e donne sono uguali agli occhi di Allah con gli stessi doveri religiosi e morali, così come le stesse responsabilità e ricompense nell’aldilà e hanno dei ruoli ben distinti all’interno della famiglia che però non presuppongono un’inferiorità della donna rispetto all’uomo. Il Corano spiega che l’uomo deve tutelare la donna e garantirle una vita dignitosa; non si accetta nessuna forma di violenza del marito nei confronti della moglie, a vantaggio così del dialogo e della comprensione reciproca. Sul tema delle violenze in famiglia, Rania Al Baz, volto noto e molto amato del giornalismo televisivo in Arabia Saudita, ha scritto un libro dal titolo “Sfigurata”: nel 2004 la giornalista fu massacrata dal marito che invidiava la notorietà della moglie. Da quel momento Rania ha dovuto sottoporsi a 13 operazioni chirurgiche al viso, completamente sfigurato a causa delle violenti percosse subite. Rania Al Baz è diventata un’attivista per i diritti civili delle donne in patria e all’estero e sul suo libro denuncia l’ignoranza dei pregiudizi sulla religione islamica: “Non sono stata picchiata per un principio religioso ma per gelosia, da un uomo umiliato. Solo per questo. Coloro che si trincerano dietro l’Islam per giustificare un’azione del genere mentono; coloro che pensano sinceramente che il Corano incoraggi tali pratiche, sbagliano. È una faccenda di mentalità maschile, niente di più. Il Profeta ha insegnato l’amore, non certo l’odio che oggi viene propagato da alcuni dei suoi zelatori”. Il Corano riconosce alla donna una lunga serie

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di diritti che nelle società pre-islamiche erano del tutto assenti: grazie all’Islam, venne sancito il diritto della donna di godere dell’eredità paterna e di avere una propria indipendenza economica. Il Corano tutelò ancora la donna opponendosi alla pratica dei matrimoni precoci e combinati: il consenso della sposa divenne necessario per il conseguimento del matrimonio ma in pratica, ancora oggi, queste normative vengono aggirate; la religione islamica inoltre tollerò la poligamia solo perché era un retaggio culturale troppo radicato nella società araba. Nell’epoca in cui nacque l’Islam, la condizione difficile delle donne sole o rimaste vedove, poteva essere risolta solo con il matrimonio poligamo, che dava la possibilità di accogliere un buon numero di donne in difficoltà. Il velo, simbolo dell’inferiorità della donna, ha origini antichissime documentate sia nel Codice di Hammurabi che nella legge Assira e venne utilizzato per distinguere le donne rispettabili dalle schiave; lo stesso Maometto si oppose a questa soluzione, poiché prevedeva le conseguenze negative che l’uso del velo avrebbe comportato. Simone De Beauvoir, nella sua monumentale opera intitolata “Il Secondo Sesso” e dedicata alla condizione femminile, auspicò la fine delle disuguaglianze tra uomo e donna tramite il passaggio da una “differenza” non più fondata sulla subordinazione della donna ad una differenza armonica fondata su una distinzione di ruoli funzionali alla vita della società. Uomini e donne considerati come un insieme di individui liberi e di pari dignità e diritti. Una differenza che basterebbe alle donne saudite per non sentirsi più.

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GREEN ECONOMY | di Teresa Pontillo

La voce afona di

MADRE NATURA.

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La natura crea…l’uomo distrugge! Eppure uno dei pilastri del vivere sociale è “la regola del contraccambio”: favore genera favore. E allora, perché l’uomo non si sente in dovere di ricambiare i favori che gli vengono offerti da Madre Natura? Eppure per gli psicologi e i guru del marketing lo “sdebitarsi” è un bisogno naturale. Mentre invece sembra che distruggere sia il solo vento che anima il vivere ambientale dell’uomo. Nonostante tutto, la natura gli si offre e gli risolve i problemi. Ad esempio c’è un essere vivente che, chiedendo solo rispetto per la sua vita, potrebbe risolvere il problema della crisi energetica con il semplice espello di un bisogno fisiologico: i ricercatori della Mississippi State University, hanno scoperto infatti che dalle feci del Panda, l’icona delle specie in via di estinzione, si può produrre il ‘petro-

lio’. In pratica i microrganismi presenti nei loro escrementi sono capaci di ridurre le fibre in zucchero e con la fermentazione trasformarle in bioetanolo, dando vita ad un “combustibile naturale” e sostenibile al 100%. Insomma questi batteri sono come delle termiti che riescono ad ottenere energia dagli scarti delle lavorazioni agricole. Questa scoperta consentirebbe di risolvere anche il problema sociale legato alla produzione di biocarburanti, in quanto la produzione di soia e mais per fini energetici, sottraendo risorse all’agricoltura, provoca da un lato l’aumento dei costi delle materie prime alimentari e dall’altro una riduzione della produzione di cibo per le popolazioni locali. E ancora, con il vetiver, una pianta di origine indiana, la Natura ci fornisce una cura per l’inquinamento delle acque, il franare dei terreni disboscati dall’uomo, la coltivazione di zone desertiche. L’introduzione dello studio e della coltivazione di questa pianta si deve a Marco Forti, che con questa meraviglia sta risolle-

vando l’economia della Sardegna. Una pianta sterile che non infesta, resistente al fuoco, che non necessita di acqua né di manutenzione e dalla quale si può ricavare anche biocarburante, grazie alla sua capacità di assorbire metalli e sostanze inquinanti dalle acque. Immaginate le nostre montagne non più coperte dal cemento e da reti di contenimento per bloccare le frane, ma da verde e vita. Non più zone steppose e tristi, barriere costiere di vetiver più pulite e soprattutto fogne non più puzzolenti ed inquinate. In tema di cure la BioSolids ha ricavato un ingrediente per le terapie antitumorali, oltre che un carburante naturale, dal veleno prodotto dai semi della Jatropha Curcas, un arbusto dell’America Centrale. Dalle feci degli animali energia, dalle piante rinascita e salute. Flora e fauna al servizio dell’uomo…peccato che Madre Natura non conosca le “armi della persuasione” per farsi rispettare e ripagare e che la sua voce sia afona.

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INTERVISTA | di Katerina Shlyakhina

Ermanno

Olmi portatore di civiltà. A

Aveva detto che non avrebbe più fatto film, ma si sarebbe concentrato su documentari. Invece oggi lo ritroviamo in un inedito lungometraggio che parla di chiesa, clandestini e del ricominciare dalla purezza del non avere più niente. Così ci ritroviamo in un “ villaggio di cartone”che ci rappresenta una dimensione al limite del realistico soprattutto nei dialoghi dei personaggi che si muovono tra riferimenti religiosi e culturali quasi teatralizzandoli.

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Ermanno Olmi e Michael Lonsdale sul set

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Photo Courtesy kinoweb.it © Kash GTorsello i n t e r v i s t a


foto di scena

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Ermanno Olmi e Michael Lonsdale sul set

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Comincia con una distruzione di qualcosa che non serve più. Il prete della parrocchia assiste inerme al lavoro degli operai intenti a staccare dalle pareti i quadri dei santi e ogni altro addobbo, mettendo al sicuro gli oggetti sacri più preziosi dentro cofani speciali. Un grosso braccio meccanico stacca dal soffitto il Crocefisso. Le campane che suonano, forse per l’ultima volta, rendono queste immagini ancora più forti. Una resa di fronte alle nuove realtà che incalzano, che lascia il prete al dolore allo sconforto nel vedere le pareti nude della sua chiesa. Eppure, è proprio lì che inizierà una resurrezione in spirito nuovo della missione sacerdotale che lo porterà a concepire il vero senso della carità che a volte porta al sacrificio stesso. Parlando del film, del quale il Maestro Olmi non solo è il regista, ma anche lo sceneggiatore nonché autore, racconta che “da un po’ di tempo avevo in mente di realizzare un progetto di documentari che ripercorressero tutte le coste del mar mediterraneo alla ricerca di quello che è rimasto delle grandi civiltà del passato. Ma per una disgrazia mi sono dovuto alettare per settanta giorni consecutivi senza nessuna possibilità di muovermi. Così, mettendomi davanti il computer ho voluto ritrovare le nostre origini, vale a dire quello che rimaneva vero, attuale e praticato dalla culture millenarie passate inserendole in un ambiente unico. E fra queste il cristianesimo è quello che ho voluto descrivere in maggior modo in quanto sono saldamente convinto che è stata la più grande novità nella storia dell’umanità.” Personaggi di culture e religioni diverse si ritrovano a parlare la stessa lingua sotto lo stesso tetto per dare inizio ad un tempo in cui il mondo ha bisogno di uomini nuovi e giusti per smascherare l’ambiguità di tanto spreco di parole con l’oggettività degli atti e dei comportamenti. Ed alla domanda se l’unire il cristianesimo e l’islam non è una contraddizione Ermanno Olmi risponde che “non c’è contraddizione perché non vanno l’uno contro l’altro. Perché la chiesa non è una struttura in pietra, ma è insita in ogni uomo. Ed è per questo dobbiamo abolire le appartenenze recuperando la nostra facoltà di essere liberi, anche se spesso quella che si paga con la solitudine.” “Inoltre – aggiungeil concetto di chiesa come struttura è riferita non soltanto alla religione, ma qualsiasi altra imposizione che decide chi è bravo e chi non è bravo, chi è buono e chi no. La cultura stessa è una sorta di chiesa, come lo è il cinema italiano. E se non cambiamo noi, sarà la storia a cambiarci. E se non siamo in grado di pagare questa tassa morale della solitudine saremmo sempre sudditi di queste chiese”. “Il Villaggio di Cartone”, inoltre, ha una colonna sonora d’eccezione. Sofia Gubaidulina è uno dei compositori contemporanei più acclamati a livello internazionale. Nata nel 1931 a Chistopol, nella Repubblica autonoma Tatar

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dell’ex Unione Sovietica si distingue nei suoi ultimi decenni forgiando un linguaggio musicale unico, segnato da elementi diversi come la spiritualità cristiana e il simbolismo musicale, strutture uniche derivate dalla frammentazione e ripetizione di materiale semplice e dall’uso di strumenti popolari provenienti dalle regioni dell’Asia centrale. La sua musica, della quale il regista stesso ne fu rapito, accompagna perfettamente ogni scena dando, in certi momenti, un’ulteriore chiave di lettura. Un regista italiano, una musicista dell’ex unione sovietica, attori professionisti e non, quest’ultimi prediletti in molti film di Olmi, si convengono per raccontare un cultura fatta di culture, una chiesa che non sta più al passo con la storia. Ed al centro di tutto o insieme a tutto gli immigrati e l’ immigrazione. Tematica importante per il nostro paese della quale Olmi conclude, dicendo, che “i popoli cominciano a spostarsi dove possono migliorare le loro condizioni di vita. È una cosa che non possiamo fermare, perché è la storia stessa che lo impone. Noi dobbiamo prevedere che tipo di civiltà si sta creando. Bisogna andare oltre tutti gli orizzonti a volte preclusi riconoscendoci uguali a prescindere dal colore della pelle. Questo può essere un rinascimento portatore di civiltà.” Di questo parla il film. Di cambiamenti territoriali e morali. Evoluzioni e condizioni umane all’interno di un unico spazio che non appartiene più a nessuno e quindi può diventare luogo di nascita di qualcosa di nuovo, fosse solo il coraggio di compiere atti d’amore estremo.

Michael Lonsdale sul set

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UNDERFORTY | di Katerina Shlyakhina

Roberto Cinardi, tra musica e regia.

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Photo Chiara Mirelli u n d e r f o r t y


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Lui si chiama Roberto Cinardi, anno ’81, ma tutti lo conoscono come Saku. Un sopranome nato quando giocava a basket perchè ricordava il protagonista di un cartone animato giapponese. Ora Roberto, alias Saku a basket gioca di meno perché ogni settimana è impegnato a fare il regista di video musicali, precisamente ed, aggiungo (ed aggiunge anche lui), per adesso. Passione, professionalità e talento. Il fatto che ha vinto dei premi diventa ovvio... Come sei diventato regista? Diciamo che lavoro ufficialmente dal 2007. Non ho mai pensato di fare il regista in passato. Mi sono iscritto ad un corso di università, uno di quelli nuovi dove non si capisce precisamente l’indirizzo, ma c’è un po’ tutto, dalle materie scientifiche a quelle più artistiche. Lì mi sono avvicinato al montaggio e, visto che non ero soddisfatto di quello che imparavo, ho deciso di girare un video musicale della mia band. Nonostante il budget limitato, il video messo su internet ebbe un discreto successo. Come si sa, il passaparola è un mezzo di promozione molto forte e così ho cominciato a fare video agli amici, agli amici degli amici. Visto che il risultato era sempre megliore ho cominciato a capire che ero portato per quello che facevo e, soprattutto, che mi piaceva molto. Così da l’hobby iniziale è diventato praticamente un lavoro, finché una band, i Dufresne, mi ha commissionato un video che in pochissimo tempo è entrato a far parte della programmazione di MTV, ROCK TV ed altri. Questo evento mi ha fatto conoscere ad altri tanto che non mi sono più fermato. E quel video, ancora adesso, rimane tra i miei preferiti. Hai avuto difficoltà nel proporti come regista? Più che per nella musica direi che è nella pubblicità che ho notato più, per cosi dire, lobby. Ogni settore ha i suoi limiti. Quello della pubblicità ha la prerogativa di rilegare un regista al prodotto di vendita. Per fare un esempio banale si deve aver fatto solo spot di quel prodotto per poterne fare dei nuovi. Questo, secondo me, è limitativo perché esclude la possibilità di poter spaziare nelle interpretazioni creative riducendo il prodotto stesso ad un concetto banale e già visto. Bisogna sapersi affidare alle intuizioni nuove e fresche. Questo, però, è un discorso prettamente italiano. All’estero c’è più spazio e forse più fiducia nei giovani talenti. Quindi che differenza c’è tra essere registi in Italia ed esserlo all’estero? È proprio questo: la fiducia. All’estero sono

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quasi considerato un “vecchio” proprio perché si da spazio a giovanissimi che hanno idee innovative e contemporanee. Io stesso, devo ammettere, a ventiquattro anni avevo intuizioni creative molto più frequenti e spontanee. Comunque sia in Italia lo spazio che si da ai giovani è veramente poco e quello che si da, spesso, è indirizzato a chi si sa vendere meglio e non a chi il proprio lavoro lo sa fare. Aggiungo, però, che posso considerarmi un fortunato che riesce a lavorare nell’ambito creativo. Con tutti i sacrifici, difficoltà, delusioni, spostamenti continui tra Roma, Milano, Londra e New York ed orari impensabili, faccio quello

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che amo e amo quello che faccio, con i pro ed i contro di questo lavoro. Essendo tu giovane che rapporto si crea sul set? Il set è una famiglia ed il fatto che sei giovane non ha un impatto particolare, anzi, è una questione di sicurezza in se stessi. Con il tempo e con l’esperienza ho imparato ad averla, contando, poi, che la mia prima volta sul set non avevo una minima idea delle terminologie “del caso” e mi sono trovato più volte disorientato, ma ho sempre cercato di dimostrare il mio valore sia professionale che umano, trovando

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persone in grado di capirmi ed apprezzarmi. Ora che il set non ha più segreti e noto che la sicurezza che ne deriva si ripercuote in maniera positiva anche nella vita di tutti i giorni, lontano da riflettori e telecamere. Desideri e progetti futuri? Un film. Più di uno. Con tanti protagonisti, scenografie incredibili e mille comparse. Per adesso, oltre a girare video musicale per l’Italia e per l’Estero e spot pubblicitari, sto preparando un cortometraggio autoprodotto. Ho voglia di sperimentare, di crescere come regista giorno per giorno, impegnandomi al massimo.

Photo Alice Camandona u n d e r f o r t y



MAIS ON | di Laura Lattuada

Marchini, curiosità,

entusiasmo

e passione P

Premetto subito che Simona Marchini rappresenta un modello di donna che amo molto:una donna capace di grande forza e di incredibili momenti di romanticismo.Una donna che si divide tra il teatro e il suo essere attrice di razza, la sua Galleria D’Arte Contemporanea, la Nuova Pesa, la passione per giovani artisti, e l’attività di Ambasciatrice Unicef,

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unica donna riconfermata per più di 25 anni! Entrare nella sua casa mi conferma una volta di più, quanto il luogo in cui viviamo rifletta la nostra personalità: vive in questo appartamento in un elegante condominio di una nota zona romana da più di 25 anni. Mi racconta di essere cresciuta a Monteverde Vecchio fino ai 18 anni e poi da lì la sua famiglia la “deportò” all’Eur. Usa proprio questo verbo, deportare, per farmi capire quanta fu la sua sofferenza nel lasciare il quartiere dov’era nata…poi, nel momento in cui la sua carriera andava sempre meglio,un amico

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le “passò” la casa dove ci troviamo. Entro in un ampio ingresso caratterizzato dall’avere una porta su ogni parete:quattro porte che si fronteggiano l’un l’altra.E tutt’intorno tanti oggetti da collezione. Simona mi mostra e mi descrive due Madonne napoletane e S.Filomena, la santa dei marinai, con abiti originali del ‘700: sua nonna si chiamava Filomena, e per lei queste statue sono un po’ come i Lari dell’antichità, che custodivano e proteggevano la casa. Poi c’è una vetrina con una collezione di porcellane con pezzi unici di Gallet e Lenci. Uno specchio di Sottsass, che

Photo Katherine Phair m a i s o n


faceva parte di una grande antologica presentata qualche anno fa alla sua galleria. Una statua cinese che rappresenta un bue, che non è di uno scultore particolare,ma che le piace molto per la sua linea pulita ed essenziale… Mostrandomi queste cose che arredano la sua casa, capisco che per lei avere in casa un oggetto bello è una gioia. Infatti mi spiega di avere l’ottimistica illusione che la bellezza sopravviverà sempre a tutto. “La cultura è alla base dell’esistenza. Per me cultura vuol dire tante cose: rispetto, amore per il prossimo….vuol dire uscire di casa e sorridere! È un modo di essere in rapporto

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con gli altri. Successivamente la cultura viene arricchita da dettagli: ami di più la musica o il teatro. Più la cultura si apre a questi piaceri, più la tua vita sarà bella e ricca! “Chiacchierando siamo entrate in un salone molto grande: dalla quantità e dall’ampiezza dei divani penso che la casa di Simona sia spesso piena di amici….e lei quasi mi avesse letto nel pensiero, mi dice subito di vedere pochissimi amici. Succede che ogni tanto,ogni due tre mesi,quando inaugura una nuova mostra nella sua galleria, organizza una cena con una trentina di persone per festeggiare! Allora si,c’è gran movimento! Così

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come a Natale, prepara una tombola-kitsch, in cui tutti gli amici partecipano e portano oggetti da casa da mettere in premio e il cui ricavato viene devoluto all’Unicef. Il più delle volte gli amici portano oggetti orrendi di cui si vogliono liberare e alla fine della serata lei si ritrova con la chincaglieria sparsa per la casa . Torniamo a parlare dei mobili, dei quadri, delle tante cose che riempiono in modo armonioso ed elegante questo salone: sopra uno dei divani c’è una scultura che rappresenta un angelo. È di Leoncillo, grande scultore degli anni ’50 e caro amico della famiglia di Simona. È appeso alla

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parete e sembra veramente che stia volando! Simona mi confessa di amare molto gli angeli e di pensare che le portino fortuna. “Allora sei superstiziosa?!?” - “No. Ho piccole manie, ma mi turbano di più le persone che le cose: sento se ho davanti una persona negativa e mi irrigidisco subito.” Parlando dei tanti incontri che ha avuto nella sua vita, mi racconta di serate passate proprio in questa stanza, quando aveva l’abitudine di aprire la casa agli amici tutte le domeniche: loro lo sapevano e arrivavano senza bisogno di preavviso. Dolcetti, vino, un piatto di pasta…Enzo Siciliano che si metteva a cantare una milonga scritta per lei…o Nikita Michalkov che dopo aver bevuto come solo i russi sanno fare, si era addormentava sul suo divano, mentre lei gli cantava una ninnananna!A proposito di canzoni e di musica, in fondo al salone vedo un pianoforte… È quello che lei chiama “L’angolo della musica”: in quella zona del salone ci sono oggetti che vengono dalla casa dei genitori, come un grande arazzo antico che ricopre tutta la parete di fondo. “Ma allora se ti piace conservare oggetti del passato,della tua famiglia,possiamo dire che sei una donna romantica?” Mi guarda con gli occhi enormi di un colore particolarissimo, li sbatte e “Penso che l’amore e i sentimenti siano molto importanti, a patto che vengano intesi come apertura alla vita. “Così comincia a spiegarmi di come le piaccia pensare che tutti i luoghi che ha toccato mantengano l’impronta del suo cuore, del calore di un abbraccio.”Questo significherebbe che tutto quello che ho fatto e che mi sta intorno è il risultato d’amore!” Come una grande eroina dell’800, con lo sguardo, il tono della voce, il modo in cui tiene le mani:una donna appena uscita dalla penna di un grande scrittore…così Simona Marchini vive nella sua casa, che così tanto racconta di lei! P.S. Questa donna,appassionata e candida, ha ricevuto quest’estate il Premio “Ratto delle Sabine” : un premio che viene assegnato ogni anno in Sabina ad una donna “che con almeno 60 primavere alle spalle continui a vivere la sua vita con curiosità, entusiasmo e passione”. La Presidente della Giuria era Maddalena Letta. Il Direttore Artistico del premio…. La sottoscritta!

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ARCHITETTURA | di Stefania Ricci

Campo Baeza,

la luce come

materiale

da costruzione

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L’architetto spagnolo Alberto Campo Baeza ha progettato a Granada l’Andalucia’s Museum of Memory, un tentativo ben riuscito di coniugare la purezza statica delle forme esterne con un’interessante esperienza spaziale, realizzata, attraverso la corte centrale interamente occupata da una rampa ellittica necessaria a disimpegnare i tre livelli del corpo

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di fabbrica che si affacciano nel Cortile. Sua la citazione latina “Architectura sine luce, nulla architectura est”, ed anche questa costruzione, come molte di quelle realizzate dall’architetto madrileno, muta in funzione dell’incidenza della luce. Campo Baeza infatti usa la luce come materiale da costruzione, gli edifici che progetta sono essenziali, puri, superfici piane sulle quali la luce disegna volte e travi. È uno degli architetti spagnoli più puri e radicali, capace di costruire gli spazi delle sue opere con la sola luce naturale, capace nello stesso tempo di mutarli costan-

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temente. Il suo modo di costruire pone l’uomo al centro della Natura offrendogli contemporaneamente un rifugio, un belvedere e un punto di vista sul paesaggio circostante. Sono architetture di grande intensità e di pura essenza, in cui nulla è superfluo e nulla manca e nelle quali il tempo si dilata. Il terreno su cui sorge il MA è annesso alla sede del Caja de Granada, sede centrale della Banca di Granada, realizzata dallo stesso architetto nel 2001, un cubo metafisico che cambia aspetto in

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Gruppo

CAUCCI

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funzione della luce del sole. Per questo motivo per il progettista era necessario costruire un edificio “silenzioso”, che non entrasse in competizione con quello della Caja, che dialogasse con quest’ultimo e possedesse una propria identità, fosse in grado di esprimere il proprio contenuto, riuscisse a trasmettere il proprio messaggio culturale alla città. Nasce un “edificio podio” di 60x120 m a tre piani il cui livello superiore corrisponde al livello principale della Caja Granada con la facciata parallela alla facciata della Caja. Tutto è organizzato intorno a un cortile centrale di forma ellittica in cui si sviluppano rampe elicoidali che collegano i tre livelli e creano una tensione spaziale di grande interesse. Il patio si presenta come uno spazio bianco che distribuisce la circolazione interna trasformandosi nel protagonista della costruzione. Per entrare nel museo si passa sotto ad un ampio edificio, che ospita una biblioteca ed un ristorante dalla vista panoramica sulla città e sulle cime della Sierra Nevada. I primi due piani sono dedicati alle mostre che spiegano la storia dell’Andalusia a partire dall’ottavo secolo ai giorni nostri con installazioni video interattive (non touchscreen, ma sensibili ai movimenti della mano). Adiacente un gigantesco monolite finestrato della stessa altezza e larghezza dell’edificio principale della Caja Granada, come se si trattasse di una porta alla città od una specie di screen-facade che invia il suo messaggio (visibile dall’autostrada) di una città al passo con i tempi: l’edificio “pantalla”, alto 50 metri, che ospita al suo ultimo piano un mirador con vista magnifica sull’Alhambra, Sierra Nevada e Sierra Elvira. Per completare l’opera, è stata realizzata una piattaforma verso il fiume, la CAMPA del MA, adibita a spazio pubblico come punto di riferimento in questa nuova area della città di Granada. Autore di edifici diventati icona, Campo Baeza è uno dei progettisti più interessanti della scena internazionale, ma guai a dargli dell’archistar, per lui potrebbe trattarsi di un’offesa: “Nello studio di Madrid siamo in poche persone, e a volte bisogna saper rifiutare progetti troppo grandi per dedicare il massimo della concentrazione su ogni singolo progetto”. Come dire: soprattutto serietà e rigore

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DESIGN | di Eugenia Benelli

Il DESIGN verso la

SMATERIALIZZAZIONE

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Il design italiano, dalle icone del passato alle nuove tendenze, è stato di scena a Roma nella splendida cornice dei Mercati di Traiano Museo dei Fori Imperiali in occasione della prima edizione di MEET DESIGN (16 settembre-13 ottobre 2011), iniziativa supportata dal Gruppo RCS, Rizzoli Corriere della Sera. Il progetto, contenitore di idee e attività, ha veicolato i valori concettuali, tecnici, creativi e produttivi del design al fine di mostrare, ad un pubblico allargato, i protagonisti della cultura italiana dell’abitare. Architetti, designer, studenti ma anche non addetti ai lavori hanno potuto partecipare e soprattutto, interagire, con una “piattaforma multicanale” articolata in tre sezioni: MEET SHOW, una vasta selezione di pezzi d’autore organizzati per “crono-tipologie”, MEET TALENTS, un palcoscenico dedicato a diciotto giovani promesse del design che hanno presentato oggetti inediti e MEET PEOPLE, un ricco palinsesto di incontri e dibattiti per divulgare e approfondire la conoscenza di questo settore di eccellenza a stretto contatto con designer di fama internazionale e illumina-

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ti imprenditori. “Troppo spesso il design viene associato all’estetica, alle mode e al lusso. Può essere molto di più. Il design può cambiare, migliorare, rinnovare, ispirare, scioccare, commuovere, aiutare e risolvere problemi. Gli incontri di MEET PEOPLE intendono raccontare le potenzialità del design nell’accompagnare e interpretare la vita di oggi. Perché se cambiano i bisogni cambiano anche gli oggetti che ci circondano. E a volte succede che siano gli oggetti ad anticipare i nuovi stili di vita.” Così Silvia Robertazzi, Direttore di AtCasa.it e managing editor di Casamica.

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“Mi piace pensare che queste occasioni di incontro ci permettano anche di ampliare i confini delle nostre visioni per contribuire a definire ambienti futuri. Operatori culturali dunque al servizio dei desideri altrui. Interpreti e promotori di momenti creativi diffusi nella città ma anche divulgatori convinti dei nuovi linguaggi estetici da promuovere per confermare concezioni più evolute e contemporanee. Il pubblico, sempre più ampio, dimostra di apprezzare il design e i processi che lo generano. Il passato genera il futuro e quello che MEET PEOPLE descrive è prospettico, vivace e ricco di suggestioni”. Rosanna Brambilla, Direttore di Bravacasa.

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Proprio sul tema di questa “visione prospettica” abbiamo selezionato per voi tre oggetti di cui si è dibattuto durante gli incontri con i protagonisti, esemplificativi della svolta “sottrattiva” che sta spingendo il design italiano verso il paradosso della smaterializzazione. Sistema UNA PRO, design di Carlotta de Bevilacqua, prodotta da Danese Con questo progetto si mette in discussione l’idea che la sottrazione significhi riduzione in termini di materia e di prestazioni. Una Pro replica le performance degli spot alogeni utilizzando la tecnologia led con un controllo mirato delle intensità luminose e delle aperture dei fasci luminosi, sviluppando al massimo 24W di potenza. Tre circuiti di diverse potenze, l’intercambiabilità delle lenti, lo snodo orientabile,

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ne fanno un prodotto che in sé sintetizza le prestazioni di più apparecchi. Una è la matrice di una gamma di prodotti architetturali, in cui ogni componente è necessario e si dichiara nella sua tecnicità. Questo linguaggio formale vuole essere silente rispetto a qualsiasi spazio e formalismo architettonico. Ciò che guida la scelta è solo la luce che si vuole ottenere. HOPE, design di Francisco Gomez Paz e Paolo Rizzatto, prodotta da Luceplan Due anni di lavoro e sperimentazioni hanno condotto ad un oggetto componibile etereo, versatile e leggerissimo, rivisitazione contemporanea del lampadario in cristallo. Un altro passo del design verso la smaterializzazione e la sostenibilità. La particolarità di Hope infatti è che i petali in policarbonato di spessore

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inferiore a 1 mm sono, in realtà, lenti Fresnel: superfici piane con suggestive proprietà riflettenti e rifrattive che oltre a modulare la luce della lampada riflettono preziosamente anche la luce diurna, dando all’oggetto un carattere sempre vivo e vibrante. Peso ridotto, facilità di trasporto, facilità di produzione, qualità della luce e festosità sono i concetti chiave su cui Luceplan ha puntato nell’anno 2009, promuovendo Hope come prodotto di punta. LALEGGERA, design di Riccardo Blumer, prodotta da Alias Disegnata nel 1997, è tuttora una sedia di grande successo. Progetto pluripremiato è presente nelle maggiori collezioni permanenti dedicate al design, MEET SHOW compreso. Si

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presenta con un aspetto solido e naturale ma la sua particolarità è nella composizione della struttura interna, accuratamente studiata per ottenere la massima resistenza minimizzandone il peso (2,3 kg). Si compone di un telaio massello di legno su cui viene poi fissata una impiallacciatura di 4 mm interponendo resina poliuretanica, a base di mais, per iniezione. Proprio sul tema della “leggerezza” Blumer ha sottolineato come efficienza e bellezza coincidano nella propria visione progettuale, conducendo dal vivo degli esperimenti sull’incredibile resistenza dell’uovo come esempio paradigmatico di ottimizzazione di forma, materiale e resistenza.

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Per chi volesse approfondire, MEET DESIGN prosegue a Torino: dal 5 Novembre 2011 al 25 Gennaio 2012, nella splendida cornice di Palazzo Bertalazone di San Fermo. L’iniziativa è inserita in ContemporaryArt Torino Piemonte, il sistema dell’arte contemporanea che, grazie alla collaborazione di fondazioni, musei pubblici e privati, ha conquistato nel corso degli ultimi anni un ruolo di primo piano venendo a costituire una prestigiosa vetrina internazionale. L’inaugurazione della rassegna avverrà in contemporanea con Artissima, la grande manifestazione internazionale dedicata all’arte contemporanea di cui MEET DESIGN è media partner.

www.meetdesign.it

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Stai facendo crescere la tua azienda, ogni giorno prendi importanti decisioni che fanno aumentare gli affari e ampliare il tuo mercato: Nuovi accordi commerciali per il futuro Nuovi macchinari per la tua produzione Una forza vendita preparata e fortemente motivata Ma l'immagine trasmessa dai tuoi prodotti è in linea con la tua azienda?

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LIGHT DESIGN | di Jacqueline Ceresoli - Donatella Lavizzari

STILE ESSENZIALE ED ELEGANZA:

LA BOUTIQUE

MILA SCHON

A MILANO è A R E A

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Photo Guido Antonelli l i g h t

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Nella sede di Palazzo Serbelloni, progetto dell’arch. Simone Cantoni, in Corso Venezia, nel cuore del liberty milanese, si distinguono per eleganza e luminosità le vetrine della boutique di Mila Schon (19192008), stilista italiana d’origini dalmate, innamorata delle linee volumetriche di Balenciaga. Era il 1965 quando Giovan Battista Giorgini, padre della moda italiana, la invitò a sfilare a Palazzo Pitti, a Firenze. La sua prima boutique, inaugurata nel 1966 in via Montenapoleone, divenne, in breve tempo, uno dei salotti più ambiti dall’intellighenzia e dal gotha internazionali, a conferma del suo ruolo di ambasciatrice dello stile sobrio ed elegante del Made in Italy. Purezza delle linee, rigore del taglio, gu-

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laccate di bianco, é illuminata da luci LED calde che disegnano segni grafici a zig zag. Trasformata in una quinta teatrale, diventa un’installazione artistica luminosa che nel buio della notte mette in risalto le geometrie, i tagli e le linee essenziali dello stile Schon. La luce conferisce alle superfici una matericità neutra ed esalta al massimo la personalità e le caratteristiche dei prodotti esposti. In questo spazio light white on white si vive un’esperienza particolare, in una dimensione smaterializzata dalla luce diafana e trasparente, visibile dall’esterno di giorno e di sera, che esercita una prepotente fascinazione sensoriale. Un progetto illuminotecnico di grande eleganza dove i volumi vengono ben definiti, le ombre dosate, proponendo una straordinaria lettura formale. Il comfort visivo é eccellente. Marco Pollice ha saputo realizzare uno straordinario impianto scenografico luminoso, una soluzione illuminotecnica dove le valenze estetiche e tecniche si fondono con equilibrio. Un approccio progettuale consapevole delle attuali esigenze di qualità e sostenibilità ambientale ha portato alla scelta di applicazione delle varie tecnologie. L’utilizzo di LED ha potenziato l’effetto di teatralizzazione, consentendo uno scenario cromatico controllato: un effetto unico, che riproduce la qualità complessa, variegata e affascinante della luce naturale, con effetti benefici psicofisici indiscutibili. La boutique di Mila Schon è, senza dubbio, un raffinato esempio di progettazione, frutto di un dialogo costante tra architetti e light designer, entrambi consapevoli del fatto che, come scrisse Le Corbusier, “l’architettura è il gioco sapiente, rigoroso e magnifico dei volumi assemblati nella luce”.

www.polliceilluminazione.it sto del colore, qualità dei tessuti, sono la formula del successo di questa Signora della moda, affascinata dall’arte contemporanea, inesauribile fonte d’ispirazione per le sue sperimentazioni sartoriali. Il progetto della boutique, affidato agli architetti Luigi Marchetti e Annalisa Martinoni con la consulenza del light designer Marco Pollice, rispecchia lo stile elegante e senza tempo della stilista con un arredo di stampo razionalista, caratterizzato da volumi netti, ed un’illuminazione dal concept funzionalista. Pollice ha supportato i progettisti sviluppando un sistema ibrido bilanciato, all’insegna dell’efficienza, in termini di comfort visivo, resa cromatica e risparmio energetico. Il soffitto a cupole è celato da una controsoffittatura luminosa rivestita da un elegante mare di tulle, nota fashion omaggio alla “Signora dello Stile”, alle sue onde e centri

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concentrici, ispirati a Mondrian, Klimt, Pollock e agli artisti delle avanguardie storiche. Per ottenere un’illuminazione diffusa, al suo interno, sono state integrate lampade fluorescenti lineari IDEALLUX con spot a fascio medio TURNLIGHTS per la luce d’accento che mette a fuoco i dettagli volumetrici degli accessori e degli abiti, vere e proprie sculture integrate all’architettura. La sezione Uomo è illuminata con faretti MODULAR asimmetrici ad incasso con lampada dicroica a fascio medio che diffondono una luce, sobria, morbida e avvolgente. L’effetto soft della zona espositiva Donna è stato ottenuto grazie a faretti ARTEMIDE a fascio medio, disposti ravvicinati tra loro. In armonia con il soffitto, che simula “aperture” verso una quarta dimensione immaginaria, la parete a mensole minimaliste,

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La classe A

è il più importante riconoscimento perchè una casa possa definirsi “Casa Sostenibile” per classe A si intende la certificazione, come da parametri di legge1, attesta che la “macchina casa” sia efficiente da un punto di vista dell’involucro edilizio come pure da quello degli impianti: massimo comfort, funzionalità degli spazi e finiture di pregio, ma soprattutto produzione di energie rinnovabili, bassi consumi, bassa emissione di CO2 e utilizzo di materiali bio.

i voti di una casa MARUAL risparmio energetico e risparmio in bolletta rispetto per l’ambiente funzionalità della casa finiture e materiali costruttivi sicurezza

dieci dieci dieci dieci dieci

IlIl benessere collettivo è conseguente nostro concetto di CASA a quello del pianeta, sia negli spazi chiusi, nei quali trascorriamo gran parte della nostra vita, che in quelli aperti, dai quali riusciamo a trarre le energie vitali per un vivere di qualità. Nel progettare e costruire le case, noi di MARUAL utilizziamo solo materiali ecologici, nel risparmio delle risorse esistenti e a garanzia di un basso impatto ambientale.


Risparmio energetico e in bolletta: la casa, integrando scelte architettoniche ed impiantistiche consuma poco. Per la presenza dell’impianto fotovoltaico si possono richiedere gli incentivi previsti dal meccanismo d’incentivazione, noto come “Conto Energia”, ai sensi del Decreto Intermin. del 19/02/07 al Gestore 2 dei Servizi Energetici Spa (GSE)

Rispetto per l’ambiente: bassissima emissione di CO2 dovuta ai bassi consumi; 3 utilizzo di materiali bio; recupero acque piovane;

Funzionalità della casa:

ogni ambiente è stato studiato curando nel dettaglio la distribuzione, i percorsi e le funzioni della casa

Finiture e materiali costruttivi: pavimenti e rivestimenti di qualità sia all’interno che all’esterno; tetto in legno; sanitari e rubinetterie dal design innovativo; materiali costruttivi di qualità;

Sicurezza:

l’intera casa è provvista di grate o persiane; portoncino blindato; impianto Video-citofono; predisposizione allarme perimetrale e volumetrico

in collaborazione con:


vorando con scrittori, critici e poeti. Nel 1972 ha partecipato alla Mostra d’Autunno a Parigi invitato da Henri Landry e Lucie Rivel. Successivamente è stato chiamato a Zurigo da Zalea, ultima esponente vicina al gruppo DADA. La sua storia personale procede affiancata alla storia degli anni settanta/ottanta, con l’esplorazione di tecniche (olio, tempera, affresco) e tematiche diverse: dalla pittura fantastica all’espressionismo, all’espressionismo simbolico e alla neo-metafisica. Alterna al lavoro in studio affreschi e opere murali riappropriandosi di quello spazio privilegiato dai pittori del passato. Dopo un’esperienza londinese ricerca e vive collaborazioni con diversi artisti, scrittori, attori, musicisti, ballerini, con i quali realizza la pittura in una dimensione teatrale. Al tempo stesso, Zanolli continua a dipingere su tele e pannelli, in studio, producendo una cosmogonia che si dispiega attraverso punti di riferimento che connotano l’espressione pittorica, universi che rovesciano il gioco delle forme e trapassano i temi sempre presenti dell’uomo, dell’animale, di vite trasfigurate.

ARTE | di Donatella Lavizzari

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ZANOLLI: UNAVITAACOLORI

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Maurizio Zanolli, pittore e scultore, ricercatore metafisico, dipinge dal vivo, dialogando con musica, danza, canto e recitazione, in rappresentazioni classiche e di avanguardia, a fianco di artisti vari. Ogni sua performance è una provocazione creativa, un’improvvisazione che coinvolge il pubblico per l’immediatezza dell’apparizione pittorica.

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Negli ultimi anni, attraverso la ricerca sulle onde forma e la struttura degli scheletri grafici che sostengono i colori, la messa a punto delle configurazioni geometriche e segniche che li rappresentano, ha la possibilità di “viaggiare” sotto alla pelle della realtà. Ha creato “stanze” con densità grafiche che propone a coloro che desiderano partecipare a percorsi e strade interiori. «Sento istintivamente che gli animali col loro corpo e le loro movenze sensuali e perfette possono darmi esperienze di vita; come le piante e le pietre che cambiano e ci raccontano un altro tempo», spiega Maurizio. «Da loro ho imparato la partecipazione all’anima di ogni esistenza. Chi è predisposto a fare l’artista comprende questo sentimento: gli animali e le piante compensano il vuoto esistenziale, perché hanno dentro una forma di pathos, di eros. A volte sento molto forte la possibilità di immedesimazione in un pesce, in un serpente: quelle sensazioni diventano poi quadri o sculture».

La rapidità di esecuzione e la freschezza del gesto sono sostenute da una lunga ricerca artistica e metafisica sui simboli, i colori, le forme, i segni, … , argomenti di cui Maurizio parla nelle sue conferenze, nei seminari, negli incontri che propone, individualmente o a gruppi di persone che desiderano scoprire i segreti celati dai segni e dai simboli. Molte sono le sue collaborazioni con gallerie d’arte e moderni mecenati. Ha esposto nelle più importanti città italiane, la-

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VLADI POLO | di Stella Lozovik

Tricolore regna sovrano: Italia ai Mondiali

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Siamo immersi nell’incantevole scenario che ci offre la proprietà Tattoni di Villa a Sesta Polo Club di Bucine, in provincia di Arezzo, è qui che si sono tenuti i Playoff

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Europei dal 23 Settembre al 2 Ottobre. Un borgo medievale, una tenuta agricola, sconfinati i campi di polo da cui si può ammirare un panorama che ci lascia dentro una serenità che nulla ha a che vedere con la vita stressante di ogni giorno. Il tutto in perfetta sintonia con la tipica tradizione toscana, dove la sobrietà e l’eleganza dominano la scena. È questa la

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cornice che circonda la vittoria che qualifica l’Italia ai Mondiali che avranno inizio da metà ottobre (dal 10 al 22) a San Luis, in Argentina. La MASERATI Polo Team (Italia) era già scesa in campo contro L’AEROLINEAS ARGENTINAS Polo Team (Olanda), conquistando la partita e poi con PROFILO SMART Polo Team (Germania), ottenendo ottimi risultati. Ma quella del 29

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VladlenaB.G. Hermes (Presidente Vladi Polo) Riccardo Tattoni (owner Villa a Sesta Polo Club)

Settembre è stata sicuramente la giornata che più delle altre resterà alla storia. Una partita durissima, in cui la squadra italiana non si è risparmiata un attimo, ha seguito un ritmo incalzante e proprio alla fine è arrivata la mossa decisiva. Un’azione del capitano Alfio Marchini ha lanciato Francesco Dellacasa alla conclusione vincente, quella del 10 a 9 ai danni del MONSIEUR Polo Team (Francia). Il 2 Ottobre MASERATI Polo Team ha gareggiato contro CASTEL MONASTERO Polo Team (Inghilterra) portando a casa il risultato di 108. Era già certo dal 29 Settembre l’accesso dell’Italia ai Mondiali, ma vincere la finale ha significato essere primi nei Playoff Europei. E non solo. Per la prima volta l’Italia si afferma sull’Inghilterra, da sempre storicamente lega-

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ta alla disciplina del polo. Ma il momento veramente sorprendente è stato alla fine, quando, a conclusione dell’evento e prima della premiazione, i carabinieri paracadutisti hanno effettuato un lancio di precisione sul campo; all’aprirsi dei paracadute, il cielo si è dipinto di bianco rosso e verde, il tricolore ha letteralmente segnato questa bella vittoria. Poi gli azzurri sono saliti sul podio, sul più alto gradino e hanno ricevuto la medaglia d’oro. Dott.ssa Vladlena Hermès, lei gioca a polo e conosce i migliori Polo Club internazionali, cosa pensa di Villa a Sesta Polo Club, che ha ospitato i Playoff Europei del 2011? È evidente che la struttura è gestita molto

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bene e abbraccia le esigenze di tutti. Ci sono campi con dimensioni regolari mantenuti in ottime condizioni, un ristorante e un albergo. È un sogno per qualsiasi giocatore o polo lovers, abituato a uno standard di vita elevato. Polo Club ha pensato anche al grande pubblico istituendo l’ingresso libero non solo agli sponsor e ai partner, ma anche alla gente normale. Trovo che tutto questo sia in linea con la politica di VLADI POLO, quella di dare a tutti la possibilità di scoprire questo sport fantastico e passare giornate indimenticabili con la famiglia e gli amici.

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GOLF | di F.I.G.

L’inglese

SAM LITTLE

ha vinto il

ROMA

GOLF OPEN è A R E A

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Photo Claudio Scaccini g o l f


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L’

L’inglese Sam Little ha vinto con 273 colpi (66 68 71 68), undici sotto par, il Roma Golf Open, torneo del Challenge Tour e del Pilsner Urquell Pro Tour svoltosi sul rinnovato e impegnativo percorso dell’Olgiata GC (par 71) a Roma. Il 36enne londinese, al quinto titolo nel circuito e al terzo stagionale, ha superato con un par alla quarta buca di spareggio il 32enne svedese Pelle Edberg (273 - 69 73 66 65), con il quale aveva terminato alla pari le 72 buche della gara. Con i 25.600 euro guadagnati, su un montepremi di 160.000, l’inglese si è portato in vetta alla money list garantendosi il passaggio nell’European Tour 2012. Gli italiani sono stati tra i protagonisti. Hanno ottenuto un ottimo settimo posto con 277 colpi (-7) Andrea Pavan (69 68 70 70) e Federico Colombo (68 69 70 70), prezioso nella loro corsa verso la ‘carta’ continentale. Gregory Molteni, che aveva iniziato da leader il giro finale, è scivolato al 13° con 279 (69 65 69 76, -5) dopo un 76 (+5) e nove buche conclusive da dimenticare.

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Ha recuperato 11 posizioni Alessandro Tadini, da 34° a 23° con 283 (69 70 75 69, -1), che gli hanno permesso di rimanere tra i primi 20 dell’ordine di merito, ossia coloro che saranno promossi nel tour maggiore dopo la disputa dell’Apulia San Domenico Gran Final (2-5 novembre, San Domenico Golf). All’appuntamento pugliese saranno ammessi i primi 45 della money list tra i quali ci sono appunto Pavan (7°), Colombo (9°) e Tadini (17°). Nel Roma Golf Open hanno ottenuto il terzo posto con 274 (-10) lo scozzese Raymond Russell e il portoghese José-Filipe Lima, rimasti fuori dallo spareggio per un solo colpo. Al quinto con 275 (-9) lo scozzese Callum MacAulay e al sesto con 276 (-8) l’irlandese Colm Moriarty, che nelle prime buche era arrivato in cima al leaderboard. Non hanno brillato lo spagnolo Jorge Campillo, 17° con 280 (-4), gli inglesi Tommy Fleetwood, 21° con 281 (-3), e Daniel Denison, 22° con 282 (-2), e lo scozzese Craig Lee, 28° con 285 (+1), tutti indicati alla vigilia tra i favoriti. “È magnifico aver vinto in questo bellissimo percorso - ha detto Sam Little - veramente esaltante per la qualità dei green. Mi sono di-

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vertito molto in questo ultimo giro. La mia rincorsa al primo posto è culminata con l’eagle alla buca 15 e il birdie alla 16. Sia io che Edberg abbiamo disputato un’ottima gara e il playoff, con le prime tre buche chiuse da entrambi in par, testimonia il grande equilibrio che ha contraddistinto tutta la competizione”. Nel 68 (-3) conclusivo un eagle, quattro birdie e tre bogey. Nel dopo gara Pavan ha dichiarato: “Sono un po’ dispiaciuto perché non mi sono espresso al meglio nel gioco lungo e con il putter, tuttavia chiudere nelle prime dieci posizioni è un risultato di cui essere felici. Dopo i tre bogey consecutivi dalla buca 2 alla 4 mi sono ripreso ma ho sbagliato troppo con il putter. Sono quasi sorpreso di essere riuscito a girare in 70 colpi. Il pubblico presente non mi ha trasmesso tensione, al contrario è stato piacevole sentire il tifo per me. Ultimamente sta diventando una mia costante iniziare bene i tornei e poi peggiorare nel prosieguo della competizione. Ora voglio esercitarmi con il mio allenatore sul putting in vista del Grand Final. In Puglia punto a classificarmi fra i primi cinque e guadagnarmi la ‘carta’ per il tour maggiore”. Nel suo 70 cinque birdie e quattro bogey.

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BENESSERE | di Farmacia Rossetti

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Le difese immunitarie di ciascun individuo dipendono dallo stato generale di salute di ognuno in quel dato momento. Conoscere se stessi può migliorare la prevenzione di molte patologie invernali. Ogni anno un certo numero di persone si ammaleranno di “influenza stagionale”, altre no perché in quel momento le loro difese immunitarie sono più efficaci. Il nostro organismo infatti viene mantenuto in salute da importanti meccanismi di difesa: il nostro sistema immunitario, in grado di rendere innocue le esposizioni a infezioni da batterio. Per tutti quindi è fondamentale sapere come aiutare l’organismo a mantenersi sano. È possibile attuare una prevenzione mirata e personalizzata? Quali sono i fattori a cui prestare attenzione? Come riconoscere i punti deboli dell’organismo e come aiutarli? Esistono nell’ambito della medicina biologica molti rimedi naturali che possono prevenire le patologie invernali più comuni. L’assunzione di composti con estratti di piante ad azione fortemente immunostimolante quali echinacea, uncaria, tabebuja, astragalo (ampia-

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mente documentate da studi scientifici) quasi giornalmente con piccole interruzioni di tanto in tanto (per esempio usare 3 settimane al mese) può aiutare. L’uso di rimedi omeopatici di immunostimolazione assunti con frequenza settimanale per tutto il periodo invernale aumenta in generale le difese. Per i soggetti più debilitati o a rischio si raccomandano vaccini specifici, anche omeopatici, disponibili ogni anno per stimolare il sistema immunitario contro il virus influenzale stagionale. Fondamentale, inoltre, è l’uso preventivo della vitamina C (naturale e non di sintesi!), anche 1-2 grammi al dì, dosaggio necessario per la sua efficacia, e degli antiossidanti per migliorare la vitalità di ciascun individuo. La propoli tintura madre ha una rapida ed efficace azione antisettica anche locale soprattutto per la gola. Per i più sensibili a livello naso/gola esistono rimedi spray, dispositivi medici di recente realizzazione ad azione protettiva / barriera delle mucose. Un’ottima prevenzione è rappresentata anche dall’assunzione degli oligoelementi: manganese/ rame in grado di migliorare il sistema immunitario di coloro che ogni anno, ritualmente, si ammaleranno perché predisposti. “Vorrei che tutti comprendessero che possono contare su se stessi, che ciascuno è responsabile

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della propria persona, che il corpo di cui si dispone va amministrato come qualunque altro bene” Caterina Kousmine, Medico, nutrizionista famosa per aver introdotto il metodo Kousmine di nutriterapia. Un metodo che si è rivelato efficace nel migliorare le risposte del sistema immunitario e quindi nel prevenire e combattere malattie autoimmuni e che permette anche alle persone sane di prevenire le malattie e rafforzare il loro stato di salute. Il metodo suggerito e sperimentato da oltre cinquant’anni dalla dottoressa Kousmine e dai medici da lei formati, è basato innanzitutto sul ritorno all’alimentazione sana di una volta. Tuttavia, sebbene il semplice cambiamento dell’alimentazione consenta di migliorare dei disturbi funzionali radicati solo in parte nell’organismo, esso non è un mezzo sufficiente per risolvere malattie gravi. Occorre perciò associare la sana alimentazione a una serie di soluzioni che ne completano l’azione in accordo con il proprio medico curante.

Dr. Vincenti Raffaele

Per approfondimenti o chiarimenti Farmacia Rossetti Laura Via Maremmana Inferiore, 300 Villanova di Guidonia.

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GUSTO | di Marta Rossi

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È primo pomeriggio a Roma, c’è un sole magnifico sulla capitale, da quì si vede tutta la città eterna...

Dalla terrazza de “La Pergola”, ristorante dell’Hotel Rome Cavalieri Hilton, c’è una magnifica vista, solo una delle tante meraviglie che caratterizza questo posto. L’ambiente è ricercatissimo, il ristorante è ancora vuoto, i camerieri sono indaffarati nei preparativi per la serata, ma sarà solo alle 19 che “si apriranno le danze”, momento in cui tutto dovrà essere impeccabile. Come un tempio la cui cura è affidata ai sacerdoti, che guidano i devoti nella preghiera e nella ricerca della propria spiritualità, allo stesso modo si presenta “La Pergola” , che offre ai propri clienti un viaggio nel benessere attraverso il gusto delle ricercate pietanze create da Heinz Beck, uno dei più grandi chef della cucina internazionale, che mi ha piacevolmente incantato con la sua concezione del lusso e del benessere, concetti che “vanno declinati” come lui stesso ha affermato, per poterne percepire l’essenza... Qual è la qualità che la caratterizza nell’arte della cucina? Queste sono domande che dovresti fare ai miei collaboratori, perchè è sempre più difficile giu-

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Ilsecondo lusso

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dicare se stessi, comunque serietà, onestà, perseveranza, precisione, amore e passione, questi sono i termini...talento. Come sceglie l’accostamento di aromi, sapori e colori? È una cosa di sentimento, di conoscenze, di studio, di prove, uno non è che nasce con la conoscenza degli accostamenti, si impara piano piano come usare le spezie, come usare le erbe, combinarle, poi più studi e fai le prove, più ricco diventa il tuo bagaglio professionale, poi ovviamente ci vuole un pò di talento a scegliere i connubi più interessanti, più intriganti, anche quelli un pò più insoliti. Come nasce la scoperta di nuove pietanze? Quella di creare nuovi piatti è un’ispirazione, poi si fanno delle prove e a volte il piatto perfetto esce subito con la prima prova e altre volte ci vogliono più prove, si comincia a cambiare, l’una o l’altra cosa fin quando si arriva al prodotto finale che deve essere comunque un prodotto di finezza, di qualità, di gusto, di sentimento, di cuore. Il piatto che lei preferisce o di cui è più orgoglioso? Preferisco sempre il piatto sul quale lavoro o quello che non è ancora stato inventato, però sono sempre più orgoglioso dell’ultimo che è arrivato almeno, perchè se non fossi orgoglioso non lo metterei sul menù, non è che si può dire ad un padre “A quali figli sei più affezionato, di quale sei più orgoglioso?” è impossibile perchè sono tutti figli e perchè nascono, arrivano sul menù, a questo punto sono orgoglioso di tutti. A quale domanda le piacerebbe rispondere durante un’intervista? Non ci sono domande alle quali non si risponde, a me piace rispondere a tutte, le interviste sono così belle perchè le persone che ti fanno le interviste sono così diverse, perciò sono anche molto stimolanti, ti fanno tante volte anche pensare, ovviamente domande insolite... se è la quindicesima volta che mi chiedono: “ma tu sei sposato con una siciliana?” si lo sono, mi fa molto piacere rispondere a questa domanda o “come sei diventato chef?” meglio rispondere a quella di Teresa che è mia moglie che le sono affezionatissimo, l’altra è una cosa di trent’anni fa... vorrei avere la possibilità di rispondere a domande belle, nuove, moderne come “Che cos’è per te il lusso?” o “Cos’è l’emozione?” domande un pò diverse, non “dove compri il pesce?”... Secondo lei in questo caso il lusso è rappresentato da “La Pergola”? No, per me il lusso è un altro concetto, non è l’ultimo cellulare uscito sul mercato, il lusso è non aver bisogno di portarsi il cellulare dietro. Il lusso non è l’orologio di Cartier o di Rolex, il lusso è non aver bisogno di essere condizionato dal tempo, poter scegliere il tempo e fare ciò che si vuole, questo è il lusso! Invece tutti cerchiamo di avere l’ultimo modello perchè altrimenti ti

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guardano male, o l’orologio con i diamanti, tutto molto bello, ma per me questo non è il lusso, il lusso è se tu hai la facoltà di determinare il tuo tempo e non sono più gli altri a determinare il tuo tempo. Lo spazio, avere spazio, siamo in un mondo dove lo spazio diventa sempre più piccolo, questo è il lusso, è un concetto molto più ampio di andare a mangiare e farti coccolare, questo è benessere. Un piatto in particolare che le ricorda il lusso, secondo questo concetto? Il lusso può essere un piatto di spaghetti al pomodoro, oggi come oggi un buon pomodoro per fare una buona salsa è raro da trovare o la pasta perfetta, il basilico perfetto, il parmigiano delle vacche rosse di 36 mesi, questo è poi quello che determina se il mio piatto è un lusso o no. Alla fine però è un benessere, il mangiare non deve essere lusso, il mangiare deve essere

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sentimento, deve essere passione, deve essere cuore, deve essere convivialità, condivisione con quelli ai quali vogliamo bene,questo è il mangiare, un concetto molto molto diverso da quello del lusso. Si pensa che venire da me è un lusso, ma uno deve anche vedere il controvalore di quello che verrà dato, a questo punto questo non è più lusso, questa è cultura, è emozione, è sentimento. Non si devono vedere sempre preconcetti, se una cena costa più di 50 euro diventa lusso? No, non è così, perchè mangiare una pizza per 20 euro è lusso, perchè lì hai una materia prima che ti costa un euro e paghi 20, a questo punto è un lusso pagare 20 euro per la pizza perchè è cara. Ma se io compro gli scampi vivi dell’Argentario e li vendo poi a porzioni di 50 euro è costoso perchè c’è la materia prima che costa carissima, che poi è relativamente cara perchè si deve anche pensare che chi li racco-

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glie è un pescatore, che si alza la mattina ecc... I concetti uno li deve declinare e se comincia a declinare si rende conto in che mondo viviamo.

IL LUSSO È NON AVER BISOGNO DELCELLULARE.

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La Tenuta di Rocca Bruna

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Tradizione e innovazione nella semplicità degli ingredienti selezionati con passione e cucinati con tecnica rigorosa e fantasia, questi gli elementi che sintetizzano i piatti proposti dal ristorante La Tenuta di Rocca Bruna. Cura nella scelta delle materie prime, attenzione all’aspetto cromatico, precisione nell’esecuzione sono ingredienti insostituibili di ogni pietanza proposta dallo chef Fernando Maruccia. Una cucina ricercata, legata al territorio, capace di spaziare oltre la tradizione con idee fresche ed accattivanti. Strada Rocca Bruna n. 30 00010 Villa Adriana - Tivoli (Roma) Telefono (0039) 0774535985 Telefax (0039) 0774535984 E-mail: info@latenutadiroccabruna.it

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Jambonette di Pollo

Ingredienti per 4 persone: 4 coppie di ali di pollo 100 gr prosciutto cotto 100 gr emmenthal 300 gr latte 100 gr farina 100 gr funghi 5 uova prezzemolo, parmigiano, sale, pepe, burro, pangrattato, olio d’arachide QB.

Preparazione:

CURA NELLA SCELTA DELLE MATERIE PRIME

Dividere le ali di pollo e disossarle, lasciandole attaccate all’osso (rovesciarle). Con il latte, la farina e il burro realizzare della besciamella molto densa. Tagliare i funghi a brounoise e saltarli in padella, contemporaneamente utilizzare lo stesso taglio con il prosciutto e l’emmenthal. Unire a freddo tutti gli ingredienti aggiungendo due uova e insaporendo con parmigiano, sale e pepe. Infine farcire le alette con il composto precedentemente realizzato, impanarle e friggerle.

Il Sommelier consiglia: Latour a Civitella - Sergio Mottura

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MUSICA | di Marta Rossi

Fabrizio Moro

La Voce della libertà.

Carlo Marrale

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Photo Luigi Orru www.luigiorru.com m u s i c a


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Abbiamo incontrato Fabrizio Moro alla conferenza stampa di “SBARRE”, docureality in onda ogni mercoledì, alle ore 23.40, su Rai 2.

Da dietro il microfono, gli occhi seminascosti dai capelli lunghi e dal cappello inseparabile, celano forse tanti pensieri riguardanti l’inizio di questa nuova avventura da “narratore”. Ad ogni puntata di questa inusuale trasmissione, infatti, il cantautore, con la sensibilità e la schiettezza che traspaiono anche dalle sue canzoni, narra la storia di un ragazzo borderline che incrocia il percorso e la vicenda umana di un carcerato. Abile nell’uso della parola, Moro accompagna il pubblico da casa e lo guida nell’evolversi dei due racconti, fino alla conclusione, quando, al termine di una riflessione quasi sempre positiva, dedica al ragazzo che ha appena incontrato il detenuto, una sua canzone live a seconda del delicato tema affrontato. Fabrizio definisce “SBARRE” come “una trasmissione che non fa parte del piano di rincoglionimento mediatico”, che “non cade nell’errore di porsi come programma moralista, ma cerca di avvertire soprattutto la nuova generazione, che una volta superato un certo bivio è molto difficile tornare indietro” e aggiunge: “Questa generazione va informata su certe scelte, è un programma che cerca di sottolineare un concetto che spesso ritrovo nelle mie canzoni, che è «la libertà è sacra come il pane» e bisogna difenderla a denti stretti.” Il cantautore, nato nel quartiere di San Basilio a Roma, non ha mai celato di aver avuto problemi e vissuto un disagio sociale molto simile a quello dei ragazzi di borgata presentati nel programma, e ha dichiarato: “La musica mi ha salvato, perché ho trovato uno scopo nella mia vita, il concetto di libertà è molto labile a seconda dell’individuo, del contesto in cui vive e di quello che desidera, per me è stato riuscire a fare il lavoro che amo”. Per approfondire con lui questo disagio giovanile, gli abbiamo chiesto cosa mai spinge i ragazzi d’oggi ad assumere gran parte delle volte dei comportamenti a rischio, che non producono alcun bene per se stessi e per chi li circonda, e se ci possa essere una soluzione a tutto ciò… Fabrizio, abituato al contatto con il suo pubblico, in gran parte formato da giovani e giovanissimi, e avendo vissuto in prima persona la realtà della periferia, è stato molto chiaro nella risposta: “Non tutti i giovani sono così, alcuni purtroppo sì, vivendo nei contesti sociali più difficili, come i ragazzi della trasmissione che proven-

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gono da Scampia, da San Basilio, da quartieri malfamati di Milano. Tengo a precisare, però, che nelle periferie non c’è soltanto delinquenza, ci sono anche persone che si svegliano la mattina e vanno a lavorare e portano il pane a casa, anche con molta difficoltà. Per quanto riguarda i ragazzi disagiati, credo che una minima parte di loro sia “farlocca” proprio di testa, ma che l’altra parte abbia una mancanza di punti di riferimento: dai personaggi televisivi, i politici e tutto quello che concerne il sistema di informazione”. A tal proposito ci tiene a dare un consiglio alle nuove generazioni: “Spegnete la TV, leggete i

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libri, andate al cinema, ascoltate musica, perché la cultura rende saggi, e un popolo saggio e colto è difficile da controllare”. Si esprime senza peli sulla lingua, come da sempre fa attraverso le sue canzoni, persino durante la presentazione del primo programma televisivo in cui ha voluto mettersi in gioco, che, dice, “sotto il punto di vista pratico mi ha cambiato molto, essendo stata per me una sfida cimentarmi in un ruolo che non mi appartiene, ma anche emotivamente, perché sono entrato in contatto con una realtà che conoscevo bene, e ho notato come alcuni ragazzi che hanno partecipato alla trasmissione hanno cambiato il modo di vedere le cose, sono usciti con una

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prospettiva di vita diversa rispetto a quella che avevano prima dell’incontro in carcere…aver preso parte a questo progetto di sviluppo della coscienza, mi rende molto onore”. La sigla di “Sbarre” è il nuovo singolo “Respiro”, uno dei due inediti contenuti in “Fabrizio Moro - Atlantico Live”, un cd-dvd appena uscito, registrato in occasione del concerto del cantante all’Atlantico di Roma il 19 novembre 2010. Fabrizio sottolinea da sempre l’importanza del live, esperienza che gli permette di esprimere la propria vicinanza ai fan, con cui cerca di mantenere un forte contatto e una relazione di scambio di opinioni sia attraverso i social net-

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work che dei veri e propri incontri di persona per i più assidui. I concerti dal vivo sono come scrigni delle canzoni migliori, poco note ai più non essendo uscite come singoli, ma colonne sonore di uno scambio di energia e adrenalina indimenticabili. Per rinfrescarsi la memoria c’è poco da attendere: le nuove date sono già previste per Novembre.

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MOLESKINE | di Marta Rossi

Geppy Gleijeses

Il Quirinetta è salvo e torna alle origini

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“Ci sono la consapevolezza e la felicità di fare qualcosa che fa tremare le vene ai polsi: riportare il suono della risata, del pianto, della commozione, dell’attenzione, in un posto dove questo non c’è da nove anni, come cinema, da sessanta come teatro…”. Significative le parole con cui Geppy Gleijeses descrive la grande emozione di dar vita, insieme all’imprenditore Willer Bordon, ad una folle impresa: la rinascita del “Quirinetta”, cinema poco redditizio, riportato alla sua funzione originaria, quella di teatro. È con grande cura che queste due grandi personalità, fondendo arte e imprenditoria, stanno

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dando vita ad un teatro di tendenza, che dal 6 dicembre ospiterà conferenze, proiezioni di film, veri e propri spettacoli teatrali con protagonisti grandi attori, ai quali, nei week-end, seguiranno le esibizioni di artisti di “Burlesque”, cafè chantant e jazzisti scatenati. Il Quirinetta, con tutte le sue sale, sarà anche la “casa” degli allievi e degli insegnanti della neonata “Accademia Internazionale di arte drammatica” del teatro “Quirino Vittorio Gassman”, attraverso la quale “i giovani potranno migliorare la propria attitudine e stare meglio in mezzo agli altri”, questo ed altro ci ha raccontato Geppy, attore, regista, drammaturgo e direttore teatrale italiano, ricordandosi anch’egli alle prese con un maestro d’eccezione: Eduardo De Filippo.

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Questa prima stagione teatrale ci prospetta un cartellone molto vario… È un cartellone di tendenza, curioso, divertente, particolare, sociale: da Gomorra a Erri De Luca, a Gennaro Cannavacciuolo… L’impressione che mi suscita questo cartellone è quella di un pubblico che abbia la sua cultura di base, multidisciplinare, a cui piaccia la canzone della grande macchietta, o Saviano, o “Nel nome del padre” di Lunari ecc… Se potessi nascere in un’altra epoca teatrale, quale sarebbe? Questa è una bella domanda…forse il Settecento, adoro Goldoni…o forse il Seicento, adoro Molière…o il Cinquecento, perché adoro Shakespeare! Sono contento di essere nato in quest’epoca, perché essendo nato nel ’54 ho

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avuto la fortuna di conoscere Eduardo quando avevo diciotto anni, e diventare suo allievo, sono felicissimo, altrimenti non avrei mai avuto questa possibilità. Ci sono delle parole di Eduardo De Filippo che ti hanno lasciato il segno? Beh si… “Addà passà a nnuttata” non erano parole di poco conto (ride). Mi piaceva quello che disse una volta ad un attore, che non recitava bene, a proposito della finzione scenica: “Il problema è che quando voi morite in scena non morite veramente!” questo è significativo per capire che si può provare qualsiasi sofferenza apparente, fisica o mentale, ma è finzione, sana finzione. A quale domanda ti piacerebbe rispondere durante un’intervista? Mi piacerebbe rispondere a questa: “Lei sa di essere il miglior attore europeo?” Come risponderebbe? “Si!” (ride) “Scherzo naturalmente!” Quali emozioni vorresti cogliere negli occhi dello spettatore ad un tuo spettacolo? Mi basta di non vedere mai la noia. L’idea di comunicare emozioni e divertimento, sia in senso di commozione, che risate, mi è sempre capitato, quindi fin’ora m’è andata bene! Quali sono i progetti in corso e quelli futuri? C’è un progetto ancora più grande di questo del

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Quirinetta? I progetti sono tanti: sto facendo “L’affarista” di Balzac, che è l’unico testo veramente importante teatrale di questo autore, con la regia di Antonio Calenda, prodotto dal nostro teatro (Stabile di Calabria – Teatro Quirino) e dal teatro del Friuli Venezia Giulia, insieme a Marianella Bargilli e una compagnia molto numerosa, che sarà qui al Quirino dal primo al 20 di Novembre. Poi riprendiamo “O’ Scarfalietto” con Lello Arena, Marianella Bargilli e tanti altri attori deliziosi, che è stato un bellissimo successo di Scarpetta. Poi ancora ci sarà un nuovo allestimento che è “Santa Lucia Nova” che io ho ribattezzato “A Santa Lucia” di Raffaele Viviani, un testo inedito di questo grande drammaturgo, testo che non si fa da settant’anni. Questi sono gli impegni di cui sono molto contento e soddisfatto. Per i progetti più grandi, ho avuto la soddisfazione di avere una nomination ai Nastri d’argento come migliore attore non protagonista per il film “Gorbaciof” chiamato all’opera da Toni Servillo e Stefano Incerti. È stata un’esperienza bellissima, con un maestro come Toni, un bravissimo regista come Stefano. Mi piacerebbe fare più cinema.

mille, non lo dovrei dire mentre stiamo aprendo con tante richieste un’accademia internazionale di arte drammatica, ma quello è un mezzo per migliorare la propria attitudine, per stare meglio in mezzo agli altri. Non è detto che tutti debbano per forza calcare le tavole del palcoscenico per professione, si migliora facendo teatro, in questo senso credo sia benvenuta la scuola. A uno che è tentato di lasciar andare, ma è affascinato dal palcoscenico direi: “Lascia perdere!” perché “ti devi mangiare il mondo, allora puoi arrivare ad ottenere dieci su cento”.

È UN CARTELLONE DI TENDENZA, CURIOSO, DIVERTENTE, PARTICOLARE, SOCIALE.

Se avessi di fronte un attore alle prime armi, con l’idea di arrendersi, cosa gli diresti? Arrenditi! Perché se pensi di spaccare il mondo è difficilissimo che tu riesca, ne arriva uno su

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POMEZIA | ROMA


Stagione teatrale Teatro Quirinetta 6.18 marzo Giuseppe Battiston Gianmaria Testa 18 MILA GIORNI Il pitone regia Alfonso Santagata

6.18 dicembre 2011 Elio Germano THOM PAIN (basato sul niente) di Will Eno regia Elio Germano in collaborazione con Silvio Peroni

20 marzo 1 aprile Gli Ipocriti GOMORRA di Roberto Saviano e Mario Gelardi regia Mario Gelardi

26 dicembre 1 gennaio Gennaro Cannavacciuolo IL PECCATO EROTICO NELLA CANZONE NAPOLETANA Recital in due tempi sul peccato erotico e umoristico nella canzone napoletana e non solo scritto e diretto da Gennaro Cannavacciuolo

10.15 aprile Lucrezia Lante della Rovere MALAMORE Esercizi di resistenza al dolore regia Francesco Zecca

3.15 gennaio Gli Oblivion in OBLIVION SHOW 2.0 Il Sussidiario regia Gioele Dix

17.22 aprile Sabrina Colle, Ivana Monti, Mario Sala LE COSE SOTTILI NELL’ARIA uno spettacolo di Andrée Ruth Shammah

17.29 gennaio Erri De Luca IN VIAGGIO CON AURORA

8.13 maggio Marianella Bargilli ALÉ CALAIS l’irresistibile ascesa di una squadra di dilettanti fino alla Finale della Coppa di Francia regia Emanuela Giordano

31 gennaio 12 febbraio Maddalena Crippa E PENSARE CHE C’ERA IL PENSIERO regia Emanuela Giordano 14.26 febbraio Margherita Buy Patrick Rossi Gastaldi NEL NOME DEL PADRE reading – spettacolo a cura di Patrick Rossi Gastaldi

15.27 maggio Nicola Pistoia Paolo Triestino MURATORI regia Massimo Venturiello

28 febbraio 4 marzo Valerio Aprea MOMENTI DI TRASCURABILE FELICITÀ di Francesco Piccolo

info 06.69924847 - www.teatroquirinetta.it è A R E A

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MOLESKINE | di Eva Peach

Festival

INTERNAZIONALE

del Film di Roma:

incontri, film, retrospettive e mostre è A R E A

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Photo courtesy ROMACINEMAFEST.IT

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La sesta edizione del grande evento dedicato all’arte cinematografica, organizzato dalla Fondazione Cinema per Roma, giunge quest’anno alla sua sesta edizione: dal 27 ottobre al 4 novembre 2011 nove giorni di film, incontri con i protagonisti del grande cinema, mostre, arte e performances che animeranno le sale dell’Auditorium Parco della Musica e del Villaggio del Cinema, realizzato per l’occasione. Quest’anno saranno quattro le sezioni di gara in cui verranno presentati lungometraggi, corti e documentari. La più importante è la selezione ufficiale, vero fulcro del Festival di Roma, in cui

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vengono assegnati i famosi Marc’Aurelio, riconoscimenti ufficiali rispettivamente per il miglior film in concorso, il miglior attore e la migliore attrice protagonisti dei lungometraggi presentati al festival capitolino. Altre sezioni di gara sono L’altro cinema, dedicato a documentari e cinema sperimentale, Alice nella città, che premia i giovani talenti, e l’Occhio sul mondo, in cui il cinema si mescola ad altre arti figurative. Sarà l’anteprima mondiale di Luc Besson, The Lady, ad aprire il Festival. La pellicola, che sarà presentata Fuori Concorso, racconta la straordinaria avventura umana e politica di Aung San Suu Kyi (interpretata da Michelle Yeoh), la pacifista birmana da decenni attiva contro la dittatura nel suo paese e per la

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difesa dei diritti umani. Aung San Suu Kyi è stata costretta agli arresti domiciliari quasi ininterrottamente dal 1989 al 2007 e separata a forza dal marito e dai figli residenti in Inghilterra. Nel 1991 ha ricevuto il

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Premio Nobel per la Pace. “Sono felice e onorato che The Lady sia stato scelto per aprire il Festival Internazionale del Film di Roma, e che l’anteprima del film abbia luogo in un paese e in una città che mi sono molto cari – ha dichiarato il regista Luc Besson - Sono stato profondamente ispirato e commosso dalla storia personale di Aung San Suu Kyi e dalla sua lotta per la democrazia. Spero che, attraverso questo film, la voce di Aung San Suu Kyi possa fare il giro del mondo ed essere meglio conosciuta e condivisa dal grande pubblico”. A Roma, con Luc Besson e il coprotagonista David Thewlis, ci sarà anche Michelle Yeoh che, per aver interpretato la figura di San Suu Kyi, è stata bandita dalla Birmania. Molta attesa anche per Too Big to Fail – Il Crollo dei Giganti, il film del Premio Oscar Curtis Hanson che sarà presentato in anteprima, fuori concorso, nella Selezione Ufficiale. Il film è incentrato sulla crisi finanziaria del 2008 e sul fallimento della Lehman Brothers. La sesta edizione del Festival consegnerà il premio Marc’Aurelio all’Attore a Richard Gere, il divo di Hollywood da sempre impegnato in battaglie umanitarie, protagonista di film popolari come American Gigolò, Ufficiale e gentiluomo, Pretty Woman e interprete per autori come Robert Altman, Akira Kurosawa, Sydney Lumet, Francis Ford Coppola, Todd Haynes, Terrence Malick. E sarà proprio la proiezione della copia restaurata del film Days of Heaven – I giorni del cielo (1978) di Malick a precedere l’incontro pubblico con Richard Gere. L’attore americano parlerà del rapporto con il regista ripercorrendo gli esordi della sua carriera. Fra gli appuntamenti della sezione L’Altro Cinema | Extra è in programma l’incontro con il grande regista americano Michael Mann, autore di film come L’Ultimo dei Mohicani e Heat - La sfida, che terrà una vera e propria Lezione di cinema, così come in passato hanno fatto in Extra celebri registi e attori (dai fratelli Coen a Malick, da Coppola a Landis, da Al Pacino a Meryl Streep). Sergio Rubini e Riccardo Scamarcio, invece, saranno protagonisti nella formula del Duetto, che negli anni passati ha visto dialogare sul palco dell’Auditorium Bertolucci e Bellocchio, Servillo e Verdone, Muccino e Tornatore, Margherita Buy e Silvio Orlando. Tra i film presentati nella stessa sezione, fuori concorso, la pellicola di James Marsh Project Nim. Il film del regista britannico, già vincitore dell’Oscar® con Man on Wire, presentato nel 2008 sempre da Extra, racconta la vera storia di uno scimpanzé adottato da una famiglia di scienziati americani che finisce cavia di esperimenti scientifici. La pellicola, che negli Usa è stata accolta con grande interesse, dimostra

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come sia possibile raccontare fatti di cronaca con la stessa emozione di un romanzo. Chiude la manifestazione un cult del cinema: il fortunato Colazione da Tiffany (1961) di Blake Edwards restaurato per l’occasione. Tratto dal romanzo di Truman Capote, Colazione da Tiffany ha segnato la storia del cinema e del costume, aggiudicandosi due Oscar grazie alla straordinaria colonna sonora di Henri Mancini e al successo della celebre Moon River. Ora, a 50 anni dall’uscita, il film si conferma ancora una volta una commedia capace di gettare un ponte tra passato e presente, arrivando finalmente nelle sale nella sua versione restaurata 4K che gli regala uno splendore mai visto prima.

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MOSTRE, ARTE E PERFORMANCES CHE ANIMERANNO LE SALE DELL’AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA

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