Al vomero nasce il cinema Italiano

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In un lontano salone da gioco della Parigi del Dicembre 1895 i Fratelli Lumiere proiettarono il primo film della Storia ad un curioso pubblico, inventando il cinema moderno: molti apprezzarono lo spettacolo dei due geniali francesi, ma la trattarono con lo stesso scetticismo degli olandesi che inventarono il cannocchiale: fu definita “una invenzione senza futuro“. La prima notte del cinema mondiale costava solo un franco e, con un prezzo tanto misero, gli indifferenti spettatori di quel giorno epocale pagarono il futuro del cinema: i due fratelli, infatti, decisero di sfruttare quel magro guadagno per girare alla bell’e meglio l’Europa, presentando nelle maggiori città la loro invenzione: passarono prima per Roma, poi, giunti a Napoli, realizzarono a Santa Lucia il primo film d’Italia. Fu proprio qui che avvenne l’incontro con il destino: nel 1898 Gustavo Lombardo aveva poco più di 11 anni quando, nel Salone Margherita della nuovissima Galleria Umberto, assistette alla prima proiezione del film dei giovani Fratelli Lumiere. In un attimo scese il buio nella sala gremita di distinti borghesi accompagnati dalle dame nei loro colorati vestiti, poi il suono della pellicola fu sovrastato da espressioni di meraviglia degli spettatori: le fotografie si muovevano sulla parete! Agli occhi del giovane ed estasiato Lombardo apparve in quell’istante il futuro del mondo intero: il


cinematografo, il miracolo della scienza e della tecnica, il modo per rendere vive le fotografie, lo spettacolo di massa messo a disposizione non più solo per il mondo dei cittadini più abbienti, i numeri uno della città, ma anche per le classi povere: la visione di un film aveva infatti un costo minimo rispetto al ben più nobile teatro. Da quel giorno cominciò ad interessarsi di quell’arte così di nicchia e strana diventando quello che, oggi, sarebbe un nerd ante litteram: forte delle disponibilità economiche della famiglia, infatti, cominciò a comprare quotidiani francesi ed inglesi di fotografia, leggendo, imparando, sperimentando le nuove tecniche e le meraviglie che, al di là delle Alpi, realizzavano i pionieri della pellicola. L’Europa di inizio ‘900 era investita dal più grande fermento di idee, sogni, paure ed invenzioni: le grandi potenze del mondo correvano alle armi; in Russia Lenin sollevava la rivoluzione del proletariato e, mentre avanzava sempre più l’ombra della Grande Guerra sul Vecchio Continente, il popolo affogava la sua paura del futuro nell’intrattenimento di massa, con il Gambrinus e la Napoli ricca di Salvatore Di Giacomo e, dall’alto lato, con il gioco del calcio che proprio in quegli anni spopolò fra le classi minori. Il giovanissimo Lombardo, appena diciottenne, non voleva star fuori dal flusso di uomini che cambiarono il mondo nel ‘900: il suo animo innovatore non voleva passare sulla via antica della facoltà di Giurisprudenza alla quale si era iscritto e, come un Cristoforo Colombo dell’intrattenimento, partì per la sua America realizzando un mestiere inventato, il produttore di film. Fu così che un giovane studente di Giurisprudenza di appena vent’anni fondò la più famosa casa cinematografica d’Italia: la Lombardo Film, quella che vent’anni dopo avrebbe cambiato nome in Titanus. Non ebbe esitazione pensando al suo folle piano: vide il futuro nella sua passione e, nonostante il padre gli avesse proibito di lasciare l’università, con parole dure rinnegò la famiglia ed i suoi studi di legge con il solo pazzo obiettivo di vivere di film. Fu così che, solo qualche anno dopo, fondò anche la prima rivista per appassionati di cinema e fotografia italiana: Lux, datata 1909, che sfruttò per intervistare i maggiori artisti dell’epoca, trovando un pretesto per stringere amicizia con i mostri sacri della cultura napoletana: Eduardo Scarpetta e Roberto Bracco. Per capire la portata rivoluzionaria dell’idea di Lombardo, basta pensare che, solo due anni dopo, in Italia si contavano già 11 riviste di cinema, di cui 8 con sede a Napoli.


Grazie al suo fiuto per gli affari arrivarono presto i primi guadagni, tanto da riuscire a fittare un grande capannone in una zona costruita da pochi anni, quel Nuovo Rione Vomero che all’epoca era occupato solo da piccole villette della borghesia ed era ben isolato dalla città.

Il Vomero ai tempi di Gustavo Lombardo: una distesa di villette con giardini e grandi parchi I primi film erano realizzati in modo assai improvvisato, con una vecchia cinepresa e poche ambientazioni di teatro disposte in un capannone bianco che mal figurava in mezzo alla distesa di alberi di Via Cimarosa. Per le riprese in esterna, invece, venivano utilizzati i giardini della enorme Villa De Gaudio, quella che cinquant’anni dopo sarà abbattuta per costruire il palazzo della Trony a Via Luca Giordano. Niente effetti speciali, computer grafica e sfondi verdi: nel giardino di casa ed in un vecchio capannone si riunivano i pionieri della Settima Arte, i demiurghi di mondi nuovi e fantastici che riuscirono addirittura a superare le barriere del film muto: il primo doppiaggio al mondo, infatti, fu realizzato nel Cinema Iride di Napoli, con due attori posti sotto al palco che, con un megafono, leggevano le battute del film.

Il giovane Vomero era così diventato la Hollywood di Napoli: era infatti facilissimo incontrare per strada le attrici e gli attori dei film che ormai incantavano l’Italia intera con le curve ed il sorriso della dolce Leda Gys che, dopo aver conosciuto Gustavo Lombardo negli studios, si innamorò perdutamente di lui e lo sposò. Non esistendo ancora la funicolare ed avendo numerose difficoltà negli spostamenti dal Centro alla collina, infatti, molti impiegati della Lombardo Film preferirono acquistare casa al Vomero, contribuendo allo sviluppo di un piccolo quartiere di periferia che, cinquant’anni dopo, diventerà uno dei più importanti di Napoli.


La produzione di film diventò così velocemente monopolio partenopeo: tra il 1924 ed il 1925 circa due terzi della produzione di film italiana era stata realizzata a Napoli e molti di questi erano stati girati completamente in lingua napoletana: questo fece storcere assai il naso al Fascismo ed alla sua politica mirata ad eliminare i regionalismi. Servì infatti l’intervento di Mussolini per togliere a Napoli la palma di regina del cinema: temendo infatti la proliferazione incontrollata di migliaia di piccoli produttori che potevano sfuggire alle maglie strettissime della censura fascista, il Regime, con grandi incentivi fiscali, convinse tutti i produttori d’Italia a trasferirsi nella Capitale. Così fece anche la Titanus di Gustavo Lombardo che, dal 1928, ha sede a Roma, ma non ha mai rinnegato la sua anima napoletana: fu infatti proprio Lombardo, nel 1937, a scoprire un giovane Totò e ad ingaggiarlo per “Fermo con le mani“, il primo film della sua carriera. Dopo la guerra, poi, la Titanus tornò a realizzare gran parte dei suoi film a Napoli, lasciando la sede a Roma.

Gustavo Lombardo e la diva Leda Gys (l’anagramma di Giselda, il suo vero nome!) Gustavo Lombardo morì nel 1951, lasciando al mondo la più famosa casa cinematografica d’Italia: un figlio dell’epoca nuova, il ragazzino appassionato in quel Salone Margherita del 1898 che, abbracciando il futuro in un capannone sull’antica collina di Napoli, portò in Italia l’arte della cinematografia.


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