COMUNE DI URZULEI
CONVEGNO INTERNAZIONALE URZULEI Architettura e Paesaggio
VERSO UNA NUOVA INTERPRETAZIONE DEL PAESAGGIO SARDO
C.E.A.S. Centro di Educazione Ambientale
Convegno Internazionale Urzulei Architettura e Paesaggio Verso una nuova interpretazione del paesaggio Sardo
Il convegno propone l analisi di strategie di sviluppo idonee al territorio della Sardegna ed in specifico al territorio di Urzulei, per promuovere una politica di sviluppo economico dettata sopratutto da processi decisionali democratici, trasparenti e condivisi , di etica e di rispetto verso il patrimonio naturale, etnico e culturale della Sardegna. L’ omologazione economica che caratterizza il nostro secolo depaupera le antiche culture agropastorali, simbotiche con il proprio contesto naturale che risultano purtroppo poco elastiche all’ invasione del mercato di massa. L’ aspetto negativo di tale fenomeno e’ palpabile anche in Sardegna e si traduce nel progressivo impoverimento del contesto naturale e delle sue biodiversita’ questo compromette l assetto vitale del territorio e dei suoi abitanti. Il convegno propone di affrontare tali tematiche dando voce a possibili strategie di sviluppo alternative, espresse da metodologie innovative in termini di pianificazione urbana ed ambientale e tramite l arricchimento di un Architettura di tipo olistico e sostenibile in grado di incoraggiare un economia a misura d uomo per la Sardegna e di riattivare la coscienza del popolo Sardo verso la propria cultura. Arch. Eva Cocco
Convegno Internazionale Urzulei Architettura e Paesaggio Verso una nuova interpretazione del paesaggio Sardo
The conference targets Landscape design and Architecture development strategies suitable for Sardegna, with a particular attention to the territory of Urzulei village, located in the Ogliastra province. In Sardegna the negative aspects of modernization are reflected in the progressive impoverishment of the natural environment and its biodiversities that undermine the vital structure of the territory and its inhabitants. The economical competitiveness of our times has rapidly destabilized agro-pastoral cultures that from definition are symbiotic with their natural surroundings but unfortunately are not resilient as the mass production phenomena. The intent of this conference is to promote traditional and modern strategies driven by ethic and respect for the natural and cultural heritage of Sardegna and to illustrate possible alternative methodologies in terms of urban and environmental planning while Architectural strategies should promote a sustainable approach inspired by the lands history, in an effort to encourage the reactivation of local economies and pride of Sardinian inhabitants. Arch. Eva Cocco
Apertura alla Conferenza
Il discorso del Sindaco
Oggi ho il piacere nonche’ l’onore di aprire i lavori di un convegno intitolato “L’archittetura ed il paesaggio” o per meglio dire “verso l’interpretazione del paesaggio sardo”, un argomento di estrema importanza per tutta la sardegna ed Urzulei, nel suo piccolo, vuole oggi, in questa sede dare il suo contributo. In un mondo dove l’omologazione economica e il conseguente appiatimento culturale rischiano di farci allontanare dalle nostre radici, cerchiamo di capire come evitare la perdita della nostra cultura agropastorale rimanendo comunque al passo con i tempi; del resto la tecnologia non va subita ma usata attivamente. Il convegno mira dunque a trovare delle soluzioni o comunque, vuole dare od indicare delle strategie di sviluppo alternative in termini di pianificazione urbana e ambientale che permettano l’arricchimento di un archittettura di tipo olistico e sostenibile con un unico obbiettivo: creare un’ economia capace di riattivare la coscienza di noi gente di sardegna, dandoci la possibilita’ di salvaguardare sempre e comunque la nostra cultura. Ringrazio anticipatamente le autorita’ presenti ed, ovviamente, i relatori ( alcuni venuti da lontano), che spiegheranno, mano mano, le loro strategie permettendoci di avere una nuova visione di cio’ che ci circonda. Non si tratta di un modo per sopravvivere… del resto non ci serve questo. E’ fondamentale per me ricordare in questa sede, che questo convegno e’ frutto in primo luogo della caparbieta’ dell’Architetto Gabriela Cucca che mi ha convinta ha partecipare al bando, ma doveroso e giusto e’ il plauso all’Assessorato all’Ambiente della Regione che ha indetto tale bando e che con grande sensibilita’ sta’ dando lustro, in questi anni, ad un territorio con potenzialita’ uniche in passato pressocche’ ignorate, un vero tesoro capace di catalizzare l’interesse di un turismo particolare in una sola parola un turismo di qualita’ . Il Sindaco : Gian Paola Murru
Conference opening
The Major speech
I have the pleasure and the honor to open this conference entitled “Architecture and Landscape” or is better saying “towards a new interpretation of the Sardegna Landscape” a subject of worldwide importance and Urzulei and its community wants to give its contribution to such matter that, more than ever before,it needs to be addressed. For not loosing our Agro pastoral heritage for becoming resilient towards a worldwide economy dictated by economical homologation and the consequential lack of variety in terms of culture and economical strategies, it’s necessary to understand how to avoid this loss and how to learn to defend our culture from this aggression and using technology for our own goods and not being used by technology. Therefore the conference is addressed in finding solutions or new strategies in terms of Urban and Landscape Planning able to encourage the developing of a holistic and sustainable kind of Architecture able to promote one main objective: creating a innovative economy for Sardegna for reactivating our local pride and awareness of being “Sardi”and giving the possibility to our people to actively defend and protect our heritage in all of its expressions and languages. I thank all the authorities present to the event and the speakers, some of them came from far away for being part of this important moment and are going to explain their strategies and this will give us, the locals a better awareness of what surround us and the potentiality offered by our land. I would like to thank the Architect Gabriela Cucca and her Studio for proposing and organizing this event and a plause is for the Environmental Department of the Region Sardegna that promoted it and that in the past years worked hard for enhancing and defending the potentialities of our land. A precious jewel of the Mediterranean culture that could use its beauty for promoting a tourism of quality. I wish all of you a great work. The Major : Gian Paola Murru
Buon Lavoro!
C.E.A.S.
Promotore della Conferenza Il convegno di oggi rappresenta un importante traguardo nel percorso di divulgazione e sensibilizzazione svolto dal C.E.A.S. di Urzulei. Il Centro di Educazione Ambientale e alla Sostenibilità gestito dal Gruppo Archeologico Speleologico Ambientale di Urzulei opera da più di tre anni in stretta collaborazione con l’Amministrazione comunale e con il nodo In.F.E.A della provincia Ogliastra. Le azioni del C.E.A.S. sono mirate a sensibilizzare la popolazione al fine di elevare il suo grado di attenzione verso le problematiche ambientali. A tal fine il C.E.A.S. e i suoi operatori portano avanti dei progetti destinati alle diverse fasce della popolazione con particolare attenzione a quelle in età scolare. I progetti di divulgazione educazione e sensibilizzazione trattano diversi argomenti che nell’insieme mirano alla divulgazione di buone pratiche legate alla riduzione dei rifiuti, alla tutela al risparmio energetico, alla conoscenza delle energie rinnovabili, alla tutela delle risorse idriche al riciclaggio dei rifiuti. Lo scopo è quello e di creare una conoscenza e una coscienza particolarmente sensibile e in grado di consolidare nella popolazione il concetto di sviluppo sostenibile. Le attività del C.E.A.S. si svolgono sia in modo autonomo sia in collaborazione con i C.E.A.S. dell’Ogliastra e con il prezioso coordinamento del nodo In.F.E.A. della provincia dell’Ogliastra. Il C.E.A.S. di Urzulei è particolarmente devoto alla tutela dell’ambiente carsico e per tanto svolge una costante azione di divulgazione delle conoscenze su tale particolare ambiente evidenziandone la sua delicatezza e vulnerabilità ed indicando le linee per una sua tutela. Nel corso del convegno saranno affrontati diversi argomenti che permetteranno al ceas di acquisire conoscenze sull’architettura rispettosa dell’ambiente che potranno essere argomento di futuri progetti di sensibilizzazione e tutela dell’ambiente. Savatore Cabras responsabile C.E.A.S.
C.E.A.S.
Conference sponsor
The Conference of today represents an important achievement promoted by C.E.A.S. Urzulei for developing more acknowledgment and awareness about our land and its potentiality. The Environmental and sustainability Education Center lead by the speleological and Archeological association of Urzulei is working in a tight collaboration with the local municipality and with In.F.E.A. an organization from the Ogliastra Province. The strategies adopted by C.E.A.S. have the main goal of informing communities about the environmental condition of the surrounding, for this reason C.E.A.S. above all promotes initiatives focused on reaching each population range paying particular attention to spread this knowledge in school environments. Those promotional projects are performed touching different topics for accomplishing the goal of spreading techniques and good practice in terms of waste management and energy-saving strategies for developing awareness in the community about how having a sustainable life in respect of the environment. C.E.A.S. activities are performed also with the Ogliastra In.F.E.A. organization that works for constantly spreading out information about the land condition and its fragile and vulnerable asset. C.E.A.S. Urzulei is particularly devoted in preserving the karst environment of the Urzulei territory promoting knowledge about its delicate asset and the possible strategies to apply for its preservation. During the Conference many argumentations will be addressed that will help C.E.A.S. Urzulei to gain more information about a sustainable Architecture and Landscape Architecture able to spread out common acknowledgment in terms of respecting and preserving our landscape’s biodiversity.
Salvatore Cabras manager C.E.A.S.
Il contesto Paesaggistico della Sardegna Sara Maltoni Regione Autonoma della Sardegna Ente Forestale
L’ ente Foreste della Sardegna oggi gestisce circa 220.000 ettari di territorio regionale, comprensivi di foreste demaniali regionali, comunali e terreni privati in occupazione temporanea. Dal punto di vista paesaggistico si tratta di territori di estrema valenza naturalistica e storico-culturale. Per quanto riguarda le tecniche di gestione, pianificazione, interpretazione ambientale, è nnanzi tutto essenziale adottare una lettura “ragionataâ€? delle emergenze del territorio, che consenta la conoscenza approfondita e la condivisione dei suoi valori intrinseci identificativi e che contribuisca al raggiungimento degli obiettivi istituzionali di conservazione e valorizzazione dell’area. L’interpretazione ambientale si articola nei seguenti punti: come premessa per la pianificazione territoriale, come servizio atto a contribuire al raggiungimento degli obiettivi di gestione dell’area ed infine, come strumento di indirizzo per la programmazione e l’organizzazione coerente e funzionale delle iniziative e degli interventi in materia di fruizione, di promozione sociale ed economica del territorio, di accoglienza del pubblico, di informazione comunicazione ed educazione ambientale.
La Pianificazione adottata dall’Ente Foreste Secondo la legge istitutiva (L.R. n°24 del 9 Giugno 1999) “l’Ente Forestale ha il compito di amministrare il patrimonio silvo-agro-pastorale e faunistico curandone la sorveglianza, la razionale manutenzione, il miglioramento e la valorizzazione ed operando, di norma, sulla base di piani di assestamento forestale. I tre livelli della pianificazione forestale/ambientale sono Il PFAR, Piano Forestale Ambientale Regionale i Piani di Distretto Forestale, “Area Vasta ed i Piani Particolareggiati. Tra alcune delle nostre ultime esperienze di pianificazione territoriale che riguardano direttamente il distretto Forestale, vi e’ il progetto “Piano Forestale territoriale del distretto Arci-Grighine�. Questo progetto interessa 21 comuni e si articola tramite l’indizione di incontri pubblici, di indagini conoscitive di base comprese quelle sul contesto socio-economico, condotte attraverso questionari rivolti alle istituzioni, al mondo produttivo, alle filiere di settore, ai semplici cittadini ed una fase di informazione e animazione pubblica di interessamento delle popolazioni locali al processo di copianificazione. Ancora, in termini di Pianificazione Particolareggiata ricordiamo il progetto della Certificazione Forestale di alcune delle Foreste Demaniali di Gutturu Mannu (CA), Sos Littos-Sas Tumbas (NU) e Fiorentini (SS) tramite il quale, 13 foreste demaniali sono state interessate a controlli eseguiti tramite Piani Forestali Particolareggiati (PFP). Queste strategie di pianificazione e controllo rilevano l’intento dell’Ente Foreste di enfatizzare la ricerca sull’Architettura del Paesaggio Forestale, nell’intento di approfondire gli aspetti del paesaggio forestale in materia di pianificazione e progettazione ambientale e paesaggistica.
Distretti e complessi forestali
L’ attivazione della certificazione per una Gestione Forestale Sostenibile attuata secondo lo standard del Forest Stewardship Council (FSC), riconosciuta a livello internazionale che come accennato interesa al momento le foreste demaniali di Gutturu Mannu (4748 ha), Fiorentini (4766 ha), Sos Littos-Sas Tumbas (2.155 ha) e’ guidata dall’ obiettivo di venir estesa a tutte le foreste in gestione. Nel dicembre 2011 è stato conseguito il certificato ufficiale. Sempre in termini regionali, è stato attivato il Sistema Informativo Regionale della Sentieristica (SIRS), Progetto Co.R.E.M. - P.O. Marittimo Italia-Francia (2007-2013) in partnership con la Corsica (Dept. Haute Corse e Dept. Corse du Sud) l’Ente Foreste ed il comune di Sassari. Gli obiettivi di tale progetto riguardano la realizzazione di un Geo data base per la raccolta e l’archiviazione dei dati geografici necessari alla gestione della rete sentieristica, la realizzazione di una piattaforma internet condivisione dei dati basata su Geoserver e WebGIS per la realizzazione di linee Guida per la raccolta dei dati sulla sentieristica e delle modalità di popolamento del Geo data Base. Un’altro importante traguardo raggiunto dall’Ente Foreste a livello regionale e’ il Progetto legno, per lo sviluppo di edifici sostenibili mediante l’uso di legno sardo. Tale progetto interessa l’utilizzo di specie legnose individuate come specie d’interesse e capaci di fornire una concreta possibilità di approvvigionamento futuro per l’edificazione sostenibile. I progetti locali interessano aree di recupero come la località di “Sa Portisca” dove è possibile visitare l’Oasi faunistica del cervo sardo (Cervus Elaphus Corsicanus). Questo animale, ha una colorazione tendenzialmente più scura del Cervo europeo e, come molte popolazioni insulari, ha dimensioni del corpo ridotte. Il cervo sardo era un tempo comune e numeroso nelle nostre foreste, ma alla fine degli anni 60’ si era ridotto ad appena 80-100 esemplari a causa del deterioramento del suo habitat provocato dalla deforestazione dagli incendi pastorali, dalla caccia e dal bracconaggio. Una serie di misure di conservazione eseguite dall’ Ente Foreste, hanno consentito alla popolazione di questa specie endemica Sarda, di ristabilirsi con successo nel territorio ed oggi, il cervo sardo e’ distribuito in buona parte nelle aree meridionali dell’isola.
Su coile di “ Sa Portiscra”
Sempre in località “Sa Portiscra” è possibile visitare il Coile sa Portiscra, un rifacimento del tradizionale rifugio per il pastore e le sue bestie. Questo esempio di Architettura tradizionale è composto dalla capanna del pastore detta su barraccu, costruita in pietra calcarea e travi di ginepro, dal recinto delle capre sa corte, dal recinto dei maiali sa cumbula e da un piccolo appezzamento di terreno utilizzato come orto, circondato da un robusto muro in pietra. Altro progetto locale e’ quello riguardante la valorizzazione UGB di Silana dove l’obiettivo prefissato era la valorizzazione della UGB attraverso la così definita “progettazione dal basso”. La metodologia adottata riguarda innanzi tutto il capire i vincoli e le opportunità della maglia normativa vigente, essenzialmente si parla della perimetrazione SIC e PUC. Inoltre tale progetto e’ interessato dallo studio delle componenti di connettività, con l’individuazione di segni antropici come i cuiles i valori Ambientali ed i beni culturali presenti. I risultati attesi riguardano la realizzazione di una sentieristica interna (programmazione triennale di valorizzazione) e la valorizzazione delle strutture tradizionali presenti: i Pinnetos. Inoltre è prevista la realizzazione di un Museo etnografico, di un giardino botanico che enfatizzi la grande ricchezza delle specie endemiche medicinali presenti nel territorio e la riqualificazione della vedetta quale il Belvedere.Tra gli ultimi successi dell’Ente Forestale va menzionata l’incredibile scoperta di un ceppo di vite millenaria, localizzata nel territorio Olianese. Il ceppo di vitigno scoperto nella località di Baccu de Biladestu, in piena Codula dagli operai del cantiere forestale di Silana e dai ricercatori di Agris, e’ di un diametro di 1,25 cm ed ancora una volta rappresenta la necessità di operare in maniera sensibile ed intelligente per una maggiore salvaguardia del nostro territorio che porti a preservare nel tempo la sua incredibile ricchezza e varietà della sua flora e della sua fauna.
Vista panoramica da “Sa Portiscra”
The Landscape of Sardegna Sara Maltoni
The Forest Authority of Sardinia currently manages over 220.000 hectares of Regional Territory, including Regional Forests, Municipal Forests and private lands, temporarily occupied for land protection purposes. These sites are of extreme importance and value in terms of their natural assets and their cultural and historical significance.
Autonomous Region of Sardegna Forest Authority
In order to achieve the goal of preserving the value of the forest in all of its facets, there is a need for a rational and scientific analysis of the sites. This rational analysis is called Landscape interpretation which stresses the importance of developing a planning strategy able to reach a more efficient management of the territory: better land use, social and economical development, communication and Environmental education. This strategy will lead to a better understanding of local communities needs and of the real values and assets of each territory; it may also stimulate community awareness and understanding between locals and specialists of different fields. The Forest Authority in the past years, has carried out several development programs, establishing agreements with many communities, involving private and public amenities, sponsoring several workshops focused on trying to involve local communities in the planning process. In December 2012 the Forest Authority obtained the Forest Stewardship Council certification for sustainable forest management, and is on its way to achieve cork chain of custody certification. This internationally recognized standard includes the analysis of social impact assessment and stresses the importance of including the human dimension in the planning process. The FSC certificate ensures that forests and the raw materials such as wood and cork, are managed according to the best practice from the environmental, social and economic point of view. Another important activity carried out by the Forest Authority involves the restoration of rural pathways. In 2009 a project involved the restoration and signalling of around 600 km of paths, such as for example the old ancient walking paths of the Supramonte, once used by shepherds and today rehabilitated for becoming a beautiful way for exploring the territory of Supramonte. Another Eu funded project aimed at promoting the regional network of trails, thus enhancing the environmental and cultural heritage of the administered territories, is the project Co.R.E.M., funded under the OP Italy -France Maritime, consisting on the creation of guidelines for planning the regional net of trails and on the construction of a Geographical Information System (Geodatabase-Geoserver and WebGIS) for management-maintenance -publication of paths at a regional scale. The enhancement of the path network for different users (trekking, soft mobility, horse riding, cycling, mountain biking, etc) perfectly matches the institutional goals of Forest Authority of Sardinia increasing the usability of the area by tourists and local communities and involves a management coordination effort at a regional scale. Several other project are carried out each year at a local scale. In Ogliastra - Supramonte of Urzulei, for example a project called “UGB Silana� promoted by the Forest Authority enhances a bottom-up approach in the planning process, fostering the understanding of constraints and opportunities of Sites of Community interest regulations and of improving connectivity. It includes paths rehabilitation and restoration of the Pinnetos.
Gestione dei dati Ambientali al servizio del Governo e dell Ambiente Nicoletta Sannio Mariano Casula Regione Autonoma della Sardegna Assessorato della Difesa Ambiente S.A. V.
Il Sistema Informativo Regionale Ambientale (SIRA) della Regione Sardegna è stato realizzato in coerenza con gli standard della rete nazionale SINAnet promossa dall’ISPRA, ponendo tra gli obiettivi l’integrazione con i sistemi nazionali di scambio e condivisione di dati ambientali. Il SIRA è strutturato su tre distinti livelli: utente, livello applicativo e dei servizi (tramite web service), livello dati. Il sistema si caratterizza per la condivisione di un’unica base comune di conoscenza ambientale nella quale le informazioni ambientali sono condivise a prescindere dalle competenze amministrative. L’interfaccia web del SIRA consente di visualizzare e di accedere a singoli applicativi relativi a moduli comuni, a moduli specializzati (distinti per area tematica) ed alla gestione dei vocabolari di controllo. Attualmente il SIRA è nella sua fase conclusiva e verrà rilasciato a breve per quanto riguarda il suo utilizzo da parte degli utenti. E’ stato già bandito il secondo stralcio funzionale del SIRA che prevede, oltre al completamento aggiornamento dei moduli già esistenti, la realizzazione di nuovi moduli applicativi dedicati a tematiche ambientali specifiche ed alla gestione di procedimenti amministrativi.
Descrizione del progetto S.I.R.A. Il Sistema Informativo Regionale Ambientale della Regione Sardegna, è stato realizzato nell’ambito del Programma operativo relativo alla Misura 1.7 Azione b del POR Sardegna 2000-2006, che è finalizzata all’aggiornamento all’ adeguamento tecnologico e funzionale del Sistema informativo Regionale Ambientale. Il Sistema è stato realizzato da un raggruppamento temporaneo di imprese a seguito di un bando di gara espletato dal Servizio S.A.V. I. dell’ Assessorato della difesa dell’ambiente della Regione Sardegna. Il progetto S.I.R.A. trova la sua collocazione nell’ambito del progetto nazionale SINA ed è stato quindi realizzato in conformità agli standard della rete SINAnet, ovvero ponendo tra gli obiettivi l’integrazione con i sistemi nazionali di scambio o condivisione di dati ambientali (partecipazione alla rete nazionale SINAnet). I Servizi che vengono messi a disposizione dal SIRA Sardegna sono sia di carattere specifico attraverso la realizzazione di moduli applicativi specializzati, dedicati alle diverse aree tematiche, sia di carattere “trasversale”, attraverso moduli che forniscono un notevole ausilio nei processi decisionali propri della Pubblica amministrazione. Il SIRA vede come propri utenti primari gli Enti e le Pubbliche amministrazioni, i quali trovano nel sistema uno strumento fondamentale tramite il quale svolgere le proprie attività connesse alle diverse tematiche ambientali e disporre di un sistema informativo che fornisca gli strumenti in grado di gestire la complessità analitica e decisionale. Con tale Sistema la PA può inoltre disporre di uno strumento che consente di attuare un monitoraggio continuo sull’efficacia delle decisioni in materia ambientale. L’accesso degli Enti e delle pubbliche amministrazioni al SIRA avviene mediante un portale intranet al quale possono accedere gli utenti abilitati nelle aree di propria competenza. Oltre agli Enti ed alle Pubbliche Amministrazioni, avranno accesso al SIRA anche cittadini e le imprese, mediante il Portale internet SardegnaAmbiente, attraverso il quale verranno colmati gli obblighi informativi verso i cittadini. Il secondo stralcio del SIRA, di imminente realizzazione, prevede il completamento dell’intero sistema e la possibilità per le imprese di utilizzare il SIRA per predisporre on-line documenti o richieste di autorizzazione. Gli obiettivi principali della realizzazione del SIRA Sardegna riguardano l’esigenza di integrare ed utilizzare efficacemente le banche dati ed il patrimonio informativo esistente presso i diversi Servizi Regionali e presso altri Enti, al fine di giungere alla condivisione del patrimonio stesso. In questo modo si avrà la possibilità di fornire alla Pubblica Amministrazione servizi indispensabili per la propria attività, tra i quali mettere a disposizione uno strumento di supporto ai processi decisionali, ad esempio nelle procedure di VIA, valutazione d’incidenza, VAS, pianificazione a scala regionale, piani di azione locale, certificazioni, ecc.
Architettura del S.I.R.A. Sardegna
Le Fonti dati del S.I.R.A.
L’architettura logica che è stata presa a riferimento per il SIRA è quella che comunemente viene definita SOA (Service Oriented Architecture), la quale prevede la composizione secondo tre distinti livelli logici: 1. livello utente, che rappresenta l’interfaccia di accesso alle applicazioni tramite web browser (portali Sardegna Ambiente e portale intranet di accesso), con le diverse funzionalità di accesso al sistema di servizi; 2. livello applicativo e dei servizi (web services), comprendente sia i servizi applicativi specializzati (moduli applicativi dedicati alle diverse aree tematiche ed il modulo dedicato alla gestione dei procedimenti amministrativi ambientali - GPA), sia i servizi di base che il sistema mette a disposizione delle applicazioni utente (Modulo Comune). 3. livello dati che raccoglie le diverse tipologie e forme di organizzazione dei dati facenti parte della comune base di conoscenza del SIRA e delle diverse applicazioni specializzate (Modulo GMIA). Le fonti dati che contribuiscono ad arricchire il data base del SIRA sono rappresentate in larga parte dai soggetti che a regime saranno i veri e propri utenti del sistema stesso, ossia in primo luogo gli Enti interni alla Regione Sardegna e gli altri enti quali la Camera di Commercio (Catasto imprese), le Province (cui competono ad esempio le autorizzazioni per gli scarichi idrici, le emissioni in atmosfera, ecc.), l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Sardegna (ARPAS) che ha le competenze in merito all’attività di controllo e monitoraggio, il SITR (Sistema informativo territoriale della Regione Sardegna) il quale, grazie all’interfacciamento con il SIRA, fornisce a quest’ultimo tutte le funzionalità cartografiche (carta degli usi del suolo, ortofoto, carta tecnica regionale, carta geologica, ecc.). Tale interfacciamento permette agli utenti del SIRA, associando i tematismi cartografici messi a disposizione dal SITR con le funzionalità proprie del SIRA (funzioni ponte ArcGIS) e soprattutto con le funzionalità del modulo Cartografico del SIRA, di svolgere diverse elaborazioni che potranno essere messe a disposizione di altri utenti. Il DB del SIRA, attraverso il Modulo Comune, consente l’acquisizione delle diverse tipologie e forme di organizzazione dei dati che implementano la Comune base di conoscenza ambientale del Sistema. Il Modello dei Dati è organizzato secondo gli standard SINAnet in tre sezioni, denominate rispettivamente: 1. Realtà di Riferimento, 2. Realtà Ambientale, 3. Realtà di Governo. La Realtà di Riferimento (RKB) è la sezione che definisce i contesti, gli ambiti, le matrici in cui si manifestano fatti, fenomeni e problemi ambientali. La Realtà Ambientale (EKB) è la sezione cui appartengono fatti e fenomeni ambientali, bersaglio diretto delle politiche, delle strategie e delle azioni esercitate da Enti e soggetti competenti, appartenenti alla Realtà di Governo. La Realtà di Governo (GKB) è la sezione composta da Enti ed organismi che hanno competenza e svolgono funzioni di rilievo nei confronti della realtà ambientale.
Modello concettuale All’interno del modello concettuale alla base del SIRA è di fondamentale importanza il concetto di OST, ossia di Oggetti e Strutture Territoriali, che rappresentano quelle entità o oggetti che si posizionano sul territorio, proiettando su di esso determinate impronte e forme geometriche e che sono interessate da fatti e fenomeni di rilevanza ambientale (FIA) e da Disposizioni, interventi ed azioni (DIA). L’organizzazione degli oggetti sottoforma di OST e le relazioni con cui sono legati alle FIA ed alle DIA, permette di fornire al sistema un tessuto unitario di riferimento per le informazioni ambientali ed allo stesso tempo fornisce al Sistema una grande flessibilità ed adattabilità rispetto alle nuove esigenze.
Per quanto riguarda l’architettura tecnologica che sta alla base del Sistema del SIRA è importante sottolineare che gli applicativi si basano su un Data base Management System ORACLE, mentre per quanto riguarda le piattaforme applicative, esse possono essere distinte in due parti: quelle di tipo Open Source cheapportano al sistema caratteristiche di flessibilità tecnologica e consentono notevoli possibilità di un futuro sviluppo, mentre quelle di tipo proprietario sono riferite ad applicativi altamente specifici tra cui ArcGIS Server. I servizi del SIRA non richiedono l’installazione di particolari applicativi, in quanto i servizi e le funzionalità vengono messe a disposizione via web. Per quanto riguarda l’interfaccia del SIRA la home page principale consente di visualizzare e di accedere ai singoli applicativi software relativi ai moduli comuni (modulo di ricerca dei soggetti, modulo cartografico, modulo dedicato agli indicatori) ai moduli specializzati del SIRA, suddivisi per area tematica, ed alla gestione dei vocabolari di controllo. Per quanto riguarda la ricerca di un soggetto o di un oggetto inserito nel SIRA e quindi per poter anche svolgere qualsiasi altra operazione che li coinvolga (inserimento di un atto, di una procedura amministrativa, ecc.), queste possono essere effettuate o attraverso una ricerca in mappa oppure attraverso una ricerca testuale. Accedendo ad una qualsiasi delle sezioni tematiche del SIRA, in relazione ad un qualsiasi Oggetto e Struttura Territoriale (OST), comparirà un’interfaccia strutturata sempre allo stesso modo, ossia con una finestra suddivisa in due parti: nella parte a sinistra è visualizzata una struttura ad albero, ossia il “Contesto degli OST” in esame, nel quale vengono riportati i dati della Sede Legale di appartenenza dell’OST, i dati dell’Unità Locale di appartenenza ed infine, i dati descrittivi propri dell’OST. Nella parte destra sono visualizzate le relazioni che coinvolgono l’OST selezionato con i diversi soggetti/oggetti del sistema, organizzate attraverso diverse sezioni: - dati correnti che riguardano la caratterizzazione corrente dell’OST, il suo attuale stato operativo ed i report attuali; - dati storici dell’OST e cioè l’elenco delle caratterizzazioni storicizzate dei dati tecnici dell’elemento selezionato, con indicazione della fonte di provenienza del dato; - Relazioni tra l’elemento selezionato e altri soggetti/oggetti del sistema; - Atti e Disposizioni Amministrative (ADA), ossia un elenco cronologico di atti, comunicazioni, disposizioni collegate all’elemento selezionato; - Dichiarazioni, ossia l’elenco cronologico delle comunicazioni di interesse ambientale (CIA) collegate all’elemento selezionato; - Procedimenti della Pubblica Amministrazione (Procedimenti PA). Le funzionalità cartografiche del SIRA comprendono strumenti di ricerca, riferite agli OST catalogati nel sistema, i quali operano in modalità alfanumerica e cartografica e possono essere utilizzati mediante web browser. Il web browser non richiede un’ installazione locale di componenti e licenze particolari, pertanto consente di rendere disponibili a numerosi utenti alcune utili elaborazioni di geoprocessing. Tra queste il geoprocessing di base: per ciascun oggetto (OST) è possibile individuare una posizione sul territorio ed inserire, modificare, cancellare la geometria dell’oggetto, nonché visualizzarla in qualsiasi momento. I dati vengono memorizzati nel sistema come elementi della “caratterizzazione” dell’oggetto (OST) e come tali sono disponibili nella pagina della caratterizzazione dell’Oggetto (OST). Altre funzionalità sono invece quelle offerte dal geoprocessing avanzato: per meglio contestualizzare l’oggetto (OST) corrente rispetto agli altri oggetti presenti nel sistema, il modulo cartografico integrato negli applicativi consente all’operatore di effettuare anche alcune operazioni di geoprocessing più avanzato, come ad esempio l’osservazione dell’oggetto e delle sue relazioni rispetto al contesto presente al suo intorno.
Tali funzionalità consentono di navigare nelle mappe e di effettuare elaborazioni cartografiche avanzate per quanto sia possibile in un ambiente webBrowser. In generale questo componente del modulo cartografico, fornito con tecnologia webGIS, ha lo scopo di divulgare quelle funzionalità minime di elaborazione cartografica che possano risultare di utilità comune. Le funzionalità relative al geoprocessing analitico sfruttano il client ArcGIS Desktop e le sue estensioni (3DAnalist). Con ArcGIS Desktop si ha la possibilità di effettuare elaborazioni sofisticate accedendo ai dati cartografici del geodatabase del SIRA, offrendo la possibilità di impostare filtri, creare mappe personalizzate, utilizzare tutte le funzionalità tipiche dei client cartografici desktop. Le estensioni del prodotto 3DAnalist ne estendono le funzionalità, permettendo di accedere al repertorio e di caricare tutti i dati che servono, forniti direttamente in base all’utente collegato. Con questo client l’utente ha a disposizione tutte le funzioni disponibili nella suite ArcGis Desktop. Per ciascun oggetto (OST) è possibile individuare una posizione sul territorio ed inserire, modificare, cancellare la geometria dell’oggetto (editing della geometria), nonché visualizzarla in qualsiasi momento. I dati vengono memorizzati nel sistema come elementi della “caratterizzazione” dell’oggetto (OST) e come tali sono disponibili nella pagina della caratterizzazione dell’Oggetto (OST), ossia contestualmente alle informazioni alfanumeriche. Tra le funzionalità offerte dal Modulo Cartografico del SIRA vi è la possibilità di accedere ai layer catalogati e messi a disposizione dal Servizio informativo territoriale Regionale (SITR), attraverso i Web Map Services allo scopo predisposti dal SITR. Per consultare i dati geografici attraverso il SIRA esistono diverse modalità: il canale primario di accesso è rappresentato dall’applicativo WebGIS proprio del SIRA, per accedere al quale occorre una procedura di profilazione degli utenti che, in relazione alle proprie competenze, potranno accedere a diversi livelli; gli altri canali di accesso sono rappresentati dallo strumento ArcGIS Desktop, dal portale Sardegna Ambiente e dai Servizi WMS (Web Map Services).
Oggetti del S.I.R.A e dati di contesto
Si rileva che quanto sopra esposto è relativo al primo stralcio funzionale del Progetto SIRA, al quale farà seguito un ulteriore sviluppo del sistema attraverso il secondo stralcio funzionale. Il secondo stralcio comprenderà la realizzazione di nuovi moduli software e di servizi necessari al completamento del progetto di implementazione del SIRA. Il progetto comprende anche i sistemi “operazionali” che rappresentano le principali fonti di aggiornamento del SIRA: il modulo per la gestione dei procedimenti ambientali e l’interfacciamento con i sistemi di gestione delle attività tecniche dell’ARPAS Sardegna. Il progetto prevede, inoltre, la realizzazione di alcuni “Osservatori” intesi come strumenti per gestire ed orientare la lettura dei dati di particolare interesse per la Governance dell’ambiente (ad esempio Osservatorio delle coste Osservatorio delle Biodiversità). Riferimenti Autori Nicoletta Sannio, Responsabile del settore Sistemi Informativi Ambientali dell’Assessorato della Difesa dell’Ambiente, Regione Sardegna Mariano Casula, funzionario presso il settore Sistemi Informativi Ambientali dell’Assessorato della Difesa dell’Ambiente, Regione Sardegna.
Environmental data management in the service of the Government and the Environment Nicoletta Sannio Mariano Casula Autonomous Region of Sardinia Department of Environmental Defense S.A. V.
Sardegna is to reach an effectively use of all databases and existing information on line of the various regional services and at other institutions, in order to develop a universal informative system about a common subject. In this way it will be possible to provide to the public services essential information to their own activities and offering a supportive tool for decision-making processes. This tool in service for the Communities that offers its potentiality to Private and Public amenities, is named “The Regional Environmental Information System (SIRA) of the Region of Sardinia” and it was made following the standards of the national network SINA.net promoted by ISPRA, placing among the main objectives the integration with the national systems of exchange for sharing environmental data also related to the Environmental heritage of Sardegna. The logistic system of SIRA works with a SOA system (Service Oriented Architecture), generally divided in three levels, the first one is the most public and easy to access, is called Service User and it works through the use of web browsing such as Sardegna Ambiente. The second one is called Applicative Web Service level and it contemplates a more specialized data frame for the Environmental Administration .The third level is simply called Data Level and is a storage for all SIRA database and other specialized application collected under the name of GMIA forms. SIRA is characterized by several specialized forms referring to an automatic monitoring system for controlling data related to air quality, amount of water precipitation, water quality and all those data that refers to the water systems of the Region. Other data directly refers to the land asset conditions with the creation of a mappings system about soil pollution, type of contaminations and so on. Another important goal reached by SIRA Sardegna is being able to integrate and effectively use the databases and the existing information assets among the various regional services and other institutions, in order to reach a common knowledge about our Land.
In this way it will be possible to provide to the public information services that are essential to their own activities. Further more, an important goal that it has been possible to reach by the implementation of this project was to create a “common knowledge of the Regional Environment data” in which all Institutional amenities in charge will be able to merge their data bases together and this method will ensure a flow of data that will let to a constant update, as well as to guarantee the quality of the common basis knowledg and at the same time create the conditions for an effective integration of environmental information pro duced by different sources and existing environmental monitoring systems. Finally greater transparency in the management of administrative procedures could be finally reached.
Authors
Nicoletta Sannio, responsable for Environmental data management in the service of the Government and the Environment, Region of Sardegna Mariano Casula, officer of Department of Environmental Defense of “Regione Sardegna”.
S.I.R.A water drainage data
Il Paesaggio: cultura e valorizzazione di un territorio Rita T. Melis Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche
Università degli Studi di Cagliari
Il paesaggio, così come oggi percepito dalle popolazioni, rappresenta il risultato finale delle interrelazioni tra componenti climatiche, fisiche, naturali ed antropiche che nel corso di secoli di storia, di cultura e di pratiche agricole hanno segnato un territorio. Il paesaggio racchiude in sé sia la storia naturale del territorio, sia le vicende e la cultura delle genti che lo hanno popolato. Per valorizzare il paesaggio bisogna perciò interpretarlo con un approccio olistico. Laddove la cultura delle popolazioni ha consentito uno sviluppo armonico, il paesaggio e la qualità della vita hanno assunto valori di grande rilievo e pregio, tanto che il paesaggio è divenuto un concreto valore economico spendibile nelle attività presenti nel territorio stesso (agricoltura, turismo, artigianato, ecc.). Nei tempi passati soprattutto le attività agricole e forestali, nella loro strutturazione sociale, sono stati i principali artefici della connotazione paesaggistica praticando usi in armonia con il paesaggio naturale (es. terrazzi antropici etc..). Oggi, al contrario, accade spesso che l’inserimento di una struttura o un’infrastruttura o una riqualificazione ambientale e paesaggistica, incidono in maniera determinante sul paesaggio con risultati negativi innescando talvolta importanti processi di erosione che portano ad un degrado dell’ambiente naturale. Ogni qualvolta s’interviene sul territorio, sarebbe quindi buona norma confrontarsi con le caratteristiche del territorio su cui si opera. Modifiche ambientali come il disboscamento al fine di ottenere zone edificabili o coltivabili, l’agricoltura stessa, e lo sbancamento del terreno per la costruzione di strade e di ogni altro insediamento umano provocano danni sempre più evidenti e sempre meno accettabili. Tali modifiche determinano spesso, processi di degrado e di depauperamento delle risorse naturali e con ricadute negative anche dal punto di vista socio-economico. Per poter valorizzare il paesaggio, è quindi importante capire innanzitutto l’ambiente naturale e la propria dinamica. Conoscere le forme del paesaggio, la distribuzione dei suoi componenti e il rapporto che vige tra loro, equivale a capire come l’ambiente ha reagito non solo all’azione di fattori naturali ma anche a quelle dell’uomo. Tutto questo, quindi, in buona sostanza, porta a tutelare, valorizzare e conservare l’identità di dato territorio. Da sempre, la possibilità di leggere il paesaggio è confinata allo specialista, il cui approccio è di tipo scientifico. In realtà anche chi non dispone di una preparazione specialistica può essere in grado di capire e interpretare il paesaggio senza entrare necessariamente nell’approfondimento scientifico, ma finalizzando l’osservazione a aumentare la propria cultura sui molti aspetti che intervengono a dar forma a un territorio.
In questo intervento verrà illustrato l’aspetto del paesaggio naturale del territorio del Supramonte ed in particolare del territorio di Urzulei. Un territorio con un ricco patrimonio naturalistico, storico-culturale e rurale da conservare e valorizzare. Un paesaggio, dunque, che può rappresentare un potente fattore di attrazione turistica ed una risorsa competitiva di importanza decisiva nell’economia del territorio a condizione però che venga conservato e protetto. Il territorio di Urzulei è caratterizzato da paesaggi unici, che si integrano e si completano per raccontare in modo mirabile un lungo intervallo della storia della Terra attraverso testimonianze di rocce e forme, processi geologici e geomorfologici di grande vigore. Dal punto di vista paesaggistico tutto il territorio presenta eccezionali caratteri di monumentalità, di originalità e di spettacolarità. I rilievi calcarei rappresentano infatti gran parte del Mesozoico in maniera molto dettagliata e continua, attraverso la testimonianza di un antico mare tropicale che esisteva da 250 fino a 200 milioni di anni fa. E’ infatti possibile, camminando tra i sentieri, ricostruire la storia geologica di questo periodo come in un gigantesco libro di pietra. Dal punto di vista geomorfologico, il territorio offre un’ampia ed esemplare casistica di fenomeni, che derivano dalla loro complessa struttura geologica e dalle condizioni climatiche passate ed attuali: scarpate calcaree e dolomitiche, falde e coni detritici gole guglie, grotte ecc. Sono inoltre presenti forme strutturali, collegate ad una tettonica antica (valli di linea di faglia, creste sezionate da fratture, ecc.), oppure alla litologia (altopiani, cenge ecc.). Esse s’ incrociano con altre forme del rilievo connesse alle condizioni climatiche attuali e a quelle che si sono avvicendate nel corso delle ultime epoche geologiche.
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Il paesaggio del territorio del Supramonte Un aspetto ricorrente del paesaggio è la vasta gamma di forme carsiche epigee ed ipogee. L’evoluzione geomorfologia in atto è legata a varie cause: caratteristiche morfostrutturali del territorio, condizioni climatiche attuali, eventi meteorologici più o meno estremi e attività dell’uomo. In questo particolare contesto naturale, le popolazioni del luogo fin dalla preistoria, hanno sviluppato nel tempo, consapevolezza e presa di coscienza di un territorio in continua evoluzione. I manufatti antropici anche preistorici sono la narrazione storiografica del loro edificato, ma anche testimonianza di una dinamica geologica molto datata che è alla base dell’attuale modellato superficiale mettendo in posto le rocce delle formazioni geologiche, deformandole e sollevandole, modificandole attraverso processi morfogenetici di varia natura fino ad arrivare all’ultima, ma non definitiva configurazione morfologica: poi le pietre sono diventate paesi che raccontano la cultura delle genti. Le costruzioni nuragiche presenti nel territorio, ad esempio il Nuraghe Mereu o quello di Or Murales, sono ben integrate nel paesaggio e spesso forme naturali vengono integrate nella struttura architettonica. Ne è un esempio il Nuraghe Ruinas, nel vicino territorio di Arzana, dove parte della struttura è costituita da un affioramento roccioso (Tor). Pertanto, il paesaggio può rappresentare un monumento di una storia straordinaria, della narrazione d’eventi molto lontani, importanti sotto il profilo culturale e scientifico, in grado di sviluppare nelle popolazioni locali quel “senso di appartenenza” che, se condiviso, rappresenta la consapevolezza dell’ambiente naturale come patrimonio e risorsa da conoscere, comunicare e tutelare. Dalla conoscenza del paesaggio si passa, così, alla sua presa di coscienza ed alla necessaria consapevolezza di conservarlo, metterlo in sicurezza per meglio viverlo e valorizzarlo.
Vista del terrirorio di Urzulei
In questo intervento verrà illustrato l’aspetto del paesaggio naturale del territorio del Supramonte ed in particolare del territorio di Urzulei. Un territorio con un ricco patrimonio naturalistico, storico-culturale e rurale da conservare e valorizzare. Un paesaggio, dunque, che può rappresentare un potente fattore di attrazione turistica ed una risorsa competitiva di importanza decisiva nell’economia del territorio a condizione però che venga conservato e protetto Il territorio di Urzulei è caratterizzato da paesaggi unici che si integrano e si completano per raccontare in modo mirabile un lungo intervallo della storia della Terra attraverso testimonianze di rocce e forme, processi geologici e geomorfologici di grande vigore. Dal punto di vista paesaggistico tutto il territorio presenta eccezionali caratteri di monumentalità, di originalità e di spettacolarità. I rilievi calcarei rappresentano infatti gran parte del Mesozoico in maniera molto dettagliata e continua, attraverso la testimonianza di un antico mare tropicale che esisteva da 250 fino a 200 milioni di anni fa. E’ infatti possibile, camminando tra i sentieri, ricostruire la storia geologica di questo periodo come in un gigantesco libro di pietra. Dal punto di vista geomorfologico, il territorio offre un’ampia ed esemplare casistica di fenomeni, che derivano dalla loro complessa struttura geologica e dalle condizioni climatiche passate ed attuali: scarpate calcaree e dolomitiche, falde e coni detritici gole, guglie, grotte ecc. Sono inoltre presenti forme strutturali, collegate ad una tettonica antica (valli di linea di faglia, creste sezionate da fratture, ecc.), oppure alla litologia (altopiani, cenge ecc.). Esse s’incrociano con altre forme del rilievo connesse alle condizioni climatiche attuali e a quelle che si sono avvicendate nel corso delle ultime epoche geologiche.
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Landscape: Culture and values of a terrain Rita T. Melis Department of Chemical and Geological Sciences University of Cagliari
The landscape, as currently perceived by people, is the final result of the interaction between natural and anthropic components that in the course of centuries of history, culture and agricultural practices have characterized a territory. The landscape encompass the natural history of an area as well as the events and culture of peoples and where in the past people’s culture has allowed a harmonious development, the landscapes have become a real economic resource real economic resource. However, today the inclusion of a structure or infrastructure or, in general, many common techniques used for environmental improvements and landscaping mostly end up causing negative results. For example deforestation, in order to obtain building zones, excavation processes for building roads and other human settlements, often activates processes of degradation and depletion of natural resources. To adequately improve and protect our landscape it is first of all essential to understand its natural dynamics and know the intimate relationship that exists between the natural and anthropic components. It is therefore important to know and enhance the landscape according to a holistic approach in order to understand how the environment will respond not only to natural factors but also to human actions. Only through an integrated approach will it be possible to develop appropriate strategies for protecting, enhancing and preserving the identity of the landscape. The Urzulei landscape, located in West Central of Sardinia (Italy), is characterized by a rich natural, historical-cultural and rural heritage. The typical landscape that can be a powerful factor of tourist attraction and a competitive resource of crucial importance in the economy of the area, but only if it is preserved and enhanced. In particular, the natural landscape preserves the traces of a long period of the geological history of Sardinia. The whole Urzulei environment has a unique character of monumentality and originality. It is characterized by rock outcrops and landforms that reveal a complex pattern of geological and geomorphologic processes that tell us about the evolution of Earth’s history. The limestone rock formations of Eastern Sardinia and especially the Supramonte of Urzulei are the testimony of an ancient tropical sea that existed from 250 to 200 million years ago (Mesozoic period). Walking across the mountains it is possible to “read” the geological events of this period as a huge stone book. This data allows us to reconstruct the history of the marine Mesozoic sediments that where eroded during the following uplift. The presence in the sediments of biota, especially microfossils, led to a precise chronostratigraphic definition and palaeogeographical reconstruction of the sedimentary sequences and the recorded tectonic events. The landforms are the result of past tectonic movements, fluvial and weathering processes that for their originality are a natural monument. Particularly attractive is the Su Gorropu canyon: a narrow gorge slit carved over millennia by the waters of the Rio Flumineddu river.
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Il paesaggio come ambiente di vita riattivare le relazioni tra uomini e luoghi Lidia Decandia Anna Uttaro, Leonardo Lutzoni L’esperienza di Matrica laboratorio di fermentazione urbana Universita’ di Alghero
Il problema dello sviluppo non può prescindere dalla specificità di un territorio. Non esiste un modello da applicare in qualsiasi contesto ma, per ottenere dei reali vantaggi competitivi, occorre fare della differenzialità il motore del proprio sviluppo. In uno spazio sempre più unificato dal libero flusso del capitale, la stessa qualità dei contesti costituisce oggi un elemento di forte attrazione e di riconoscibilità. L’individualità di un territorio costituisce una risorsa preziosa da giocare con attenzione. Ripartire dalla propria specificità significa, dunque, in primo luogo ripartire dal territorio che non è un semplice supporto passivo, ma piuttosto un “ambiente intelligente”, esito delle relazioni che nel tempo le popolazioni hanno stabilito con il proprio ambiente di vita. Attraverso queste relazioni si sono create accumulazioni continue di conoscenza, condensati saperi simbolici che non si vedono, ma che sono altamente pregnanti. Questa conoscenza si è sedimentata nelle architetture, nelle città, nei paesaggi, nei rapporti che si stabiliscono tra gli individui, nelle produzioni di senso che caratterizzano lo stare insieme, nelle forme di comunicazione e di socialità. Queste risorse costituiscono un patrimonio invisibile e prezioso che attende di essere riconosciuto e organizzato. Non basta dargli voce, ma occorre dargli un nome, rielaborarlo, costruire attorno ad esso progettualità, nuova cultura ed economia. La scommessa è riuscire a coltivare un rapporto virtuoso tra queste forme di conoscenza e i processi di innovazione economica. Lavorare sugli scarti per attribuire un valore a cose che apparentemente non ne hanno; organizzare in nuove immagini, in nuove idee forti da lanciare nei circuiti comunicativi, le risorse di un’identità che non è solo memoria ma che deve sapersi esprimere in nuove forme, inventare nuove configurazioni. Per questo non basta limitarsi semplicemente a conservare pezzi di territorio, ma diventa necessario ristabilire con le risorse che esso contiene un rapporto fecondo di interazione memoriale e creativa. Le profonde trasformazioni dei nostri modi di vivere e abitare lo spazio contemporaneo hanno infatti rotto quel cemento che legava in maniera indissolubile un popolo ad una terra e che faceva del territorio e del paesaggio un vero e proprio ambiente di vita. Oggi il rapporto fra uomini e luoghi è profondamente mutato. Assistiamo ad un vero e proprio processo di scollamento: il territorio appare, infatti, ormai governato da logiche che hanno altrove, in un mondo ormai globalizzato, i propri riferimenti. Se in passato il territorio costituva “il tenimentum” della comunità, la base della stessa sussistenza e come tale veniva continuamente vissuto, prodotto e curato attraverso il continuo coinvolgimento dei suoi membri, oggi la comunità, inserita all’interno di flussi che scavalcano la dimensione locale, trae il proprio sostentamento altrove. Il territorio ha assunto per molti aspetti un ruolo di sfondo. Per molti aspetti potremmo dire che esso si è scollato dalla vita per diventare talvolta una sorta di quinta, di veduta “panoramica”, in cui quand’anche si continua a produrre lo si fa non in relazione ai bisogni diretti della comunità. Questo processo di scollamento della comunità dal territorio ci ha fatto perdere l’abitudine a dialogare con i luoghi. All’interruzione di questo rapporto hanno contribuito le tecniche utilizzate dagli strumenti di pianificazione che per certi aspetti, attraverso l’uso dei linguaggi astratti e specialistici a rendere cadaveri i nostri territori disperdendo l’integrità dell’intero in un mondo sbriciolato in frammenti, lasciandoci soli a navigare in spazi deserti e silenziosi che non sanno più parlare alle profondità dell’uomo. Questa profonda fase di spaesamento richiede la costruzione di nuove mappe che ci consentano di trasformare questo territorio che sentiamo estraneo, come un corpo da cui ci siamo separati, scollati, in un cosmo nuovo di cui riconoscerci e sentirci parte. Abbiamo bisogno di compiere una nuova operazione di appaesamento. Dobbiamo ritornare a prenderci cura dei nostri territori, riaprire relazioni affettive e vitali con gli ambienti che ci circondano. Ritessere di nuove trame di significato quella piatta distesa di segni in cui si dipanano le nostre vite (Decandia 2007). In un momento in cui non è più la tradizione derivata da un’appartenenza ad una terra a dettare le forme e i contenuti dell’agire, dobbiamo trovare nuovi strumenti che ci aiutino a riappropriarci creativamente dei nostri ambienti di vita.
Riaprire relazioni vitali con i luoghi il paesaggio come nuovo ambiente di vita La costruzione dei laboratori di apprendimento collettivo
Solo, infatti, attraverso pratiche di “spazializzazione attiva”, potranno essere reinventate forme di “cura” e di riguardo verso i luoghi. I luoghi e le identità non si costruiscono a comando, ma si affermano solo quando chi vive, abita sul territorio riesce ad appropriarsene in maniera partecipe, consapevole e creativa. Per questo non basta, però, limitarsi a costruire luoghi in cui conservare e imbalsamare un passato che non è più, ma occorre realizzare piuttosto “officine”, “cantieri” in cui spingere le nuove comunità in divenire, i diversi soggetti che utilizzano, abitano, attraversano il territorio, a ristabilire un rapporto fecondo con i serbatoi di memorie che esso contiene, e a ritornare ad essere non più solo spettatori, ma artefici e creatori del loro stesso destino. Nel ridar voce al bisogno di attività creatrice, di opera (non soltanto di prodotti e di beni consumabili), di bisogni di informazione, di simbolismo e di immaginazione (Lefebvre, 1968), dobbiamo costruire dei “dispositivi” di progetto e di pianificazione, capaci di liberare dalla passività contemplativa, di innescare processi di lettura attiva delle qualità presenti nel territorio e di partecipazione creativa al suo stesso processo di sviluppo. Dispositivi che sappiano risvegliare prima di tutto le dimensioni affettive ed emozionali; situazioni e ambienti in cui creare forme di conoscenza vitali, capaci non di produrre oggetti ma di fornire risorse di senso, di darci energia e motivazioni, di lanciare metafore comunicative in grado di sgelare e di rimettere in moto la passione collettiva, di spingere ad amare, ad agire e a fare. Luoghi in cui riscoprire la prestazione cognitiva e comunicativa del piacere estetico, inteso non come un accessorio, un additivo, ma come un elemento fondante, momento centrale di ogni processo di comunicazione (Gargani, 1995).
Esempio di studio
Luoghi in cui riabilitare il ruolo dei linguaggi dell’arte e della poesia, e in cui riscoprire l’importanza di quel parlare e comunicare per metafore, per “imagines agentes”; quelle immagini ben conosciute nell’antichità, capaci di colpire l’immaginazione, di suscitare, attraverso una fascinazione sensibile ed emotiva, profonda risonanza, di far toccare, percepire suoni, sapori, odori; immagini che, come, ci ricordano i riti, le favole, i miti, i cicli di affreschi nelle cattedrali e nei palazzi comunali, avevano un ruolo essenziale proprio nel risvegliare e vivificare il senso di appartenenza e identità e contribuivano a mettere in moto la creatività e a rendere partecipi gli abitanti dei luoghi della costruzione dei valori su cui si costruiva il senso comune della stessa comunità (Decandia 2000). E’ a partire da queste premesse che si colloca la creazione di alcuni cantieri di conoscenza e apprendimento collettivo che abbiamo messo in piedi in due diversi contesti della Sardegna: le “officine della memoria, dell’immaginario e di progetto” realizzato tra il 2007 e il 2009 a Santu Lussurgiu, un centro di 2500 abitanti nella regione storica sarda del Montiferru, e il progetto “La strada che parla” un lavoro ancora in corso a Calangianus, un comune di 4300 abitanti situato in Gallura ai piedi del massiccio del Limbara (m.1362), che ora intendiamo raccontarvi. Santu Lussurgiu le officine della memoria degli immaginari e di progetto A Santu Lussurgiu il laboratorio è partito dalle stesse richieste del comune; Emilio Chessa, un sindaco illuminato, ci aveva proposto di partecipare alla costruzione delle prime fondamenta di un interessante progetto: denominato Chirros. Questo progetto nasceva dall’esigenza di promuovere e incoraggiare il riuso del centro storico. Nel delineare la nostra partecipazione al progetto siamo subito partiti dal presupposto che per avviare una esperienza di rivitalizzazione di questo piccolo nucleo non fosse sufficiente limitarsi ad un semplice recupero delle caratteristiche strutturali, formali e decorative degli edifici, da incentivare attraverso l’imposizione di norme elaborate da alcuni tecnici e poi recepite passivamente da un contesto, ma sarebbe stato importante utilizzare questa occasione per innescare, attraverso il diretto e attivo coinvolgimento della popolazione, un più ampio processo pubblico di consapevole riappropriazione dello spazio urbano e territoriale . L’idea che avevamo era quella di utilizzare il percorso di redazione di uno strumento tecnico in una accezione molto più ampia, facendolo diventare una occasione per ritessere un rapporto profondo e creativo, non ossificato con la memoria dei luoghi depositata nei segni, nelle facciate, nelle pietre della città e nei segni del territorio, ma anche per mettere in moto nuovi immaginari. Il piano non doveva essere, infatti, pensato come una semplice operazione di chirurgia plastica, che doveva agire sulla pelle di questo contesto, ma piuttosto come una più ampia forma di costruzione sociale, in cui il corpo vivo del paese, ristabilendo un rapporto fecondo con i “monumenti” del proprio passato e con i segni depositati nel territorio, doveva darsi delle regole per farli vivere nel presente. Per ristabilire questo rapporto con la memoria contenuta nelle pietre del nucleo storico era necessario dunque ritornare a far parlare i muri e le pietre: costruire forme di racconto che fossero in grado di riaprire, far riemergere, rimettere in circolo e socializzare i saperi sparsi, le voci, i ricordi, la vita da cui lo stesso paese era stato prodotto. Avviare dunque un’operazione collettiva di rammemorazione del passato, ma anche di produzione di nuovi immaginari. Quello che si intendeva fare era innescare un processo più complesso: capace di trasformare il cuore di questo piccolo centro non in un museo di carcasse vuote che la vita non anima più, ma piuttosto in una sorta di cantiere di cura. Un vero e proprio laboratorio di apprendimento collettivo in cui, attraverso il raccontare ed il fare insieme, si potessero cominciare a produrre nuove forme di socialità, tessere nuove forme di appropriazione dello spazio e darsi nuove regole di uso del territorio.
Calangianus: camminare insieme per mettere insieme e condividere conoscenze ricordi immagini e sogni
Nel caso di Calangianus siamo invece partiti da un elemento di carattere più territoriale. Il pretesto ci è stato fornito da un vecchio tracciato dalla ferrovia a scartamento ridotto Monti-Tempio che in questi ultimi anni è stato in parte recuperato e restituito ai cittadini come percorso ciclo-pedonale, attraverso un progetto della Comunità Montana. Il recupero di questo tracciato è stato accolto con grande entusiasmo dalla popolazione del paese, che nel riappropriarsene, lo ha trasformato in un vero e proprio spazio pubblico. Questo tracciato ferroviario, che racchiude già in se “cristalli di ricordi” legati alla storia della ferrovia, attraversa attualmente un territorio apparentemente “vuoto e deserto”, muto e silenzioso. Un territorio che per molti aspetti non riesce più a “parlare all’uomo”, a raccontarsi. Eppure invece, come ben sanno tutte le persone che hanno in paese una certa età, questo territorio è stato in passato particolarmente vissuto, investito di desideri, paure, affetti. E’ stato fonte di economie e di legami sociali. La toponomastica, il tessuto proprietario, il reticolo dei muri a secco, la presenza degli stazzi, le grotte abitate dai pastori transumanti sono solo alcuni dei segni che rivelano come le sue qualità, siano l’esito di un lungo processo che ha visto l’uomo interagire con l’ambiente. A saperli interrogare questi segni, insieme agli alberi muti e alle rocce bucate dal vento e lavorate dall’atmosfera, ai sentieri minimi che si dipanano nelle campagne, costituiscono veri e propri “scrigni di racconti e di storie”. E’ proprio attraverso questo mondo di significati che gli uomini, nell’intessere legami affettivi, impalpabili e invisibili con questi ambienti di vita, hanno prodotto un territorio ricco di senso, hanno avvolto i muri, gli alberi e le pietre, di significati: li hanno resi, per poterli pensare, animati e viventi. Il laboratorio in questo caso, prendendo spunto da queste premesse, intendeva trasformare questa strada muta in una “strada che parla”, per promuovere un vero e proprio viaggio di scoperta delle memorie e dei sogni che continuano a popolare questo territorio. Non per abbandonarsi alla nostalgia di un tempo che fu, ma piuttosto per nutrire l’immaginazione e il progetto, per stimolare e favorire nuove forme di appropriazione e restituire la minata capacità di comunicare, attraverso nuove forme di conoscenza, con questo ambiente di vita. E’ da queste premesse che è nata l’organizzazione dell’evento “La strada che parla”, punto di partenza anche questo di un progetto, più ambizioso, che vorremmo proporre alla comunità calangianese: il progetto di un laboratorio di conoscenza da realizzare lungo questo tracciato nelle vecchie stazioni della vecchia ferrovia. L’idea che abbiamo condiviso con Studio Azzurro e da cui è nata la realizzazione di un evento è quella di utilizzare alcune delle stazioni situate lungo il percorso per costruire delle “stazioni” della “memoria e dei desideri” in cui, attraverso delle installazioni video, realizzare degli “scrigni di racconti, di storie e di progetti di futuro”. Archivi poetici di narrazioni vive in cui siano le stesse voci dei calangianesi, che hanno abitato e vissuto questo territorio, a raccontarlo e a reimmaginarlo, rendendolo, come per magia, animato e vivente. Crediamo che la costruzione di questo laboratorio particolare potrebbe diventare un’occasione per costruire un grande progetto di sviluppo per il territorio calangianese. Camminare insieme per due giorni ha significato in primo luogo condividere, conoscere, esperire, scambiare i nostri saperi ed esperienze, ma soprattutto ha favorito relazioni e dialogo, attività fondamentali dalle quali crediamo possa scaturire un desiderio di futuro ed una possibile visione condivisa per il territorio calangianese. Insieme a noi un collaboratore di Studio Azzurro, ci ha seguito con le telecamere lungo il percorso per documentare l’evento. Rielaborare il materiale raccolto: restituzioni e approfondimenti “Non credo che i media abbiano abbastanza risorse o una vocazione sufficiente per cogliere un evento. Innanzi tutto mostrano spesso l’inizio e la fine, mentre un evento, anche breve, anche istantaneo continua” G. Deleuze
Il lavoro svolto nel corso delle “officine lussurgesi” e l’evento della “strada che parla”, resi possibili, da un lungo e silenzioso lavoro di preparazione, hanno per ceti versi costituito una sorta di punto di arrivo e di ripartenza. Un momento ciclico in cui far coagulare, in una sorta di attimo di intensa eccezionalità, saperi, energie e forze particolarmente intense (Deleuze e Guattari, 1987). Dopo questo evento eccezionale, in cui abbiamo fatto scontrare e interagire i corpi e le conoscenze, siamo ritornati nelle aule universitarie e, a partire dai materiali raccolti, dagli stimoli e dalle faglie aperte nel corso di quelle giornate così veloci e dense, abbiamo cominciato un lavoro di restituzione e di approfondimento delle questioni emerse. Per quanto riguarda Santu Lussurgiu, ritornati nelle nostre aule dell’Università abbiamo rielaborato, facendole interagire, le nostre ricerche più documentate dal punto di vista scientifico, con i materiali video e sonori raccolti nel corso della settimana. Suddivisi in quei tre grandi gruppi di lavoro, creati all’inizio della ricerca-azione, abbiamo realizzato degli originali materiali cartografici: abbiamo cercato di restituire, utilizzando linguaggi fortemente comunicativi, i processi di stratificazione storica attraverso cui ha preso forma l’identità del territorio e del nucleo; l’articolazione della struttura urbana e degli spazi pubblici; la struttura e l’organizzazione del vicinato e degli spazi dell’abitare. Contemporaneamente, oltre alla costruzione di un vero e proprio archivio di voci, abbiamo prodotto dei materiali video. Attraverso l’intreccio e l’ibridazione di diversi tipi di linguaggio e di codici espressivi – testi, filmati, animazioni grafiche, sonori, cartografie, fotografie storiche e contemporanee etc. – reso possibile dalle nuove tecnologie, abbiamo provato a rimettere in relazione il visibile e l’invisibile, le morfologie della città, il mondo degli oggetti e delle cose con le dimensioni immateriali, le voci e i suoni, la vita da cui sono stati prodotti. Nel caso del laboratorio calangianese, invece, siamo ritornati all’università, con il desiderio di approfondire alcune delle tematiche emerse nel corso dell’evento. La passeggiata sulla strada, attraverso cui siamo entrati in contatto con il mondo della campagna e con la “civiltà degli stazzi”, si è trasformata in un dispositivo di conoscenza che ci ha spinto ad allargare lo sguardo all’intero territorio calangianese. Abbiamo a quel punto cercato di comprendere in maniera più articolata la sua struttura ambientale, la scrittura dei segni e dei nomi, depositati nel tempo sul territorio. Siamo risaliti a ritroso nel passato per capire da quali epoche questi segni e questi nomi ci pervenissero e a quali differenti modalità di abitare essi potevano rimandare. Ci si è aperto un mondo animato di vite e di storie. Anche in questo caso abbiamo proceduto, facendo incrociare i diversi saperi e i materiali raccolti. Fonti documentarie, antiche cartografie sono state accostate alle fonti orali che le riprese video ci avevano riconsegnato. Le forme e la struttura del paesaggio hanno cominciato ad animarsi e popolarsi: ci siamo trovati di fronte ad una sorta di “città diffusa” che abbiamo denominato la città degli stazzi, con i suoi vicinati ambientali (le cussorge) e le sue piazze (le chiese campestri). E’ a questo punto che la storia è entrata in corto-circuito con il presente. Oltre a rappresentare, anche in questo caso con forme espressive diverse, gli esiti della ricerca, abbiamo cominciato ad osservare che, per certi aspetti, la contemporaneità, nei suoi nuovi usi del territorio, sta riscoprendo l’arcaico. E da questi indizi siamo ripartiti per indicare alcune piste di progetto. Contemporaneamente Anna Uttaro insieme al fotografo Alessandro Graffi ha messo in piedi un workshop fotografico “Visioni di paesaggio”, rivolto ad un più ampio contesto territoriale. Il Workshop, dal cui lavoro sarebbe poi scaturito un progetto fotografico collettivo da presentare al bando del Premio del Paesaggio, ha assunto la funzione di pungolo per la riflessione e la stimolazione dell’immaginario a partire dall’esistente. Ai lavori hanno partecipato persone di età e provenienze diverse che hanno lavorato mescolando attività in presenza con escursioni fotografiche con altre a distanza tramite web. Attraverso questa interazione è stato prodotto un progetto coerente di immagini di paesaggio inviato al premio del paesaggio. L’attività del workshop ha favorito lo scambio di visioni e racconti sul territorio del Limbara da parte di un gruppo eterogeneo di abitanti e ha permesso l’alternanza di discorsi sia tecnici sulla fotografia, sia su questioni riguardanti la vita del territorio, mettendo in comunicazione persone molto diverse.
Socializzare la conoscenza A questo punto del divenire di entrambe le ricerche messe in cantiere abbiamo sentito la necessità di costruire delle nuove occasioni per socializzare con le comunità i lavori svolti. A Santu Lussurgiu la settimana prima del carnevale, il giorno della prova di sa carrela e’ nanti – una particolare corsa a cavallo che si svolge proprio in una di quelle strade che avevamo particolarmente analizzato – abbiamo organizzato un convegno e una mostra itinerante all’interno del paese. Mentre gli studenti della facoltà raccontavano agli abitanti il lavoro svolto e spiegavano agli abitanti le carte e i disegni esposti nelle strade, nelle cantine di Via Roma (la strada in cui si svolgeva la corsa) e nel museo della cultura contadina i video restituivano le voci raccolte, ricombinate con la cartografia, le immagini e i materiali d’archivio. Contemporaneamente studiosi di fama nazionale e internazionale riflettevano, in una sorta di vera e propria “jam session”, partita il giorno prima dalla facoltà di Architettura di Alghero, sul senso del lavoro svolto. Nel tessere collegamenti tra Santu Lussurgiu e il mondo, tutti insieme, nel cuore della comunità, proprio in quel laboratorio che ci aveva ospitato nella settimana dell’Officina a Santu Lussurgiu, abbiamo ragionato sulle potenzialità che i linguaggi sensibili e metaforici potrebbero offrire nel rinnovamento delle pratiche di costruzione urbana. L’evento si è concluso con un “duetto transumante”: un pastore e una storica ci hanno accompagnato su un antico tratturo che attraversa il territorio comunale, utilizzato per secoli dai pastori del centro Sardegna per portare svernare le loro greggi al mare. Il sapere dell’esperienza e il sapere della scienza, ibridandosi e mescolandosi insieme, ci hanno aiutato a scoprire e a guardare con occhi nuovi un territorio che non eravamo più capaci di interrogare. Anche a Calangianus abbiamo deciso di restituire alla comunità il lavoro svolto attraverso una mostra1 multimediale e di riaprire il lavoro, attraverso una conversazione collettiva, interrogandoci sule possibilità di futuro per questo territorio. La mostra è stata immaginata seguendo una struttura narrativa che mette in sequenza: la restituzione dell’evento e la storia del percorso ferroviario, innesco dell’intera operazione di conoscenza, che abbiamo raccontato attraverso un video e la produzione di alcune originali produzioni cartografiche; il lavoro di approfondimento svolto sul territorio, che gli studenti hanno restituito attraverso mediante la costruzione di un’interessante cartografia interpretativa, un sito web sulla toponomastica e un gioco dedicato alla storia delle chiudende; il lavoro fotografico prodotto nel workshop insieme ad alcune tesi e ad un video a cui abbiamo affidato il compito di aprire delle piste di futuro per il territorio calangianese. Lungo il percorso della mostra i volti delle diverse persone incontrate nel corso della passeggiata, fotografati e riprodotti in grandezza naturale hanno accompagnato lo spettatore nella visita sino all’ingresso della stanza più piccola dedicata al futuro. Nel frattempo in una sala accanto, un montaggio delle riprese effettuate nel corso della passeggiata, secondo una sequenza di episodi che riprendeva i temi rappresentati nelle cartografie tematiche, accompagnava i visitatori, attraverso il racconto di quei volti incontrati nel percorso, a riscoprire e a rivivere, nel territorio, i contenuti presenti nella mostra. Il giorno dell’inaugurazione il percorso espositivo è stato animato con una visita guidata che si è conclusa nell’auditorium con una conversazione collettiva. Nel riprendere i temi lanciati in mostra nella stanza del futuro docenti, urbanisti, artisti, amministratori e persone comuni hanno ragionato e riflettuto insieme su quale futuro è possibile costruire per queste aree interne. In entrambi i casi i momenti di socializzazione della conoscenza hanno portato a risvegliare un processo di riappropriazione viva dei segni contenuti nel territorio. Nel contribuire a creare situazioni e ambienti coinvolgenti hanno prodotto forme di conoscenza vitali, capaci non solo di produrre oggetti, ma di fornire risorse di senso, di gettare “fermenti”, di mettere in circolo e dinamizzare la memoria e l’intelligenza collettiva, di lanciare metafore comunicative in grado di sgelare e di rimettere in moto energie, di spingere ad amare, ad agire e a fare.
L’uso di diversi linguaggi e di diversi codici espressivi ha favorito l’interazione tra saperi, storie, competenze estremamente diversificate che sono entrate in relazione producendo una vera e propria opera collettiva. Sono davvero tantissime le persone, in carne ed ossa, insostituibili e preziose, che hanno partecipato all’esperienza. Ciascuna con un proprio volto, una propria storia, una propria specifica competenza. Tutte hanno avuto qualcosa di importante da dire. Noi abbiamo solo il merito di averle messe insieme, di averle coinvolte.
Study of the territory
Landscape as life experience for reconecting with land Matrica experience laboratory of urban fermentation Lidia Decandia Anna Uttaro, Leonardo Lutzoni Alghero University
Today is very important to address new model of economical development toward the idea of differentiation. There is not a productive model able to fit for any landscape or for any kind of culture. It is important to understand the land in its peculiarity, understanding the heritage it contains and from this knowledge developing productive strategies able to enhance what the land has to offer, for not alienating its inhabitants and for developing a resilient competitive model of production. The idea of land preservation cannot be limited in only considering the land as a passive element. The new forms of economical production needs to consider all those resources that a specific land is able to generate. For establishing a creative dialogue with the land and its own inhabitant we established temporary creative laboratories where, with the help of the locals, we tried to rebuilt the history of the village and propose new methods for reactivating some parts of the surrounding land that from a while lost its function. We worked with two different communities, proposing the same methods: Santu Lussurgiu and Calanianus. We worked with locals and public structures, collecting data about the history the traditions of the place. Locals become experts able to illustrate old techniques of production that are today getting lost. Artisans shepherds, farmers were all active involved in this project of research. All the information’s collected and creative works made by locals were displayed in central areas of the villages. For celebrating the pride of the communities involved in the project and for reactivating the lost knowledge of those places and sites.
Il paesaggio invisibile Olivia Nesci Universita’ degli studi di Urbino Carlo Bo
Da circa 5oo anni, gli studiosi d’arte hanno cercato di capire dove fossero collocati geograficamente i paesaggi che ispirarono Piero della Francesca, Raffaello e Leonardo da Vinci nello sfondo dei loro capolavori. Erano arrivati alla conclusione che si trattasse di panorami irreali, di fantasia. Nel 2007, insieme a Rosetta Borchia, mettendo insieme le nostre differenti professionalità, io docente di Geomorfologia, studiosa del paesaggio e della sua evoluzione, lei naturalista, pittrice e fotografa di paesaggi abbiamo iniziato la ricerca di quegli sfondi. La ricerca è iniziata col ritrovamento casuale del paesaggio dietro al ritratto del Duca Federico nel Dittico di Piero della Francesca. Il doppio ritratto dei duchi, dipinto ad olio (47X33) nel 1466 alla corte montefeltresca di Urbino, è considerato un capolavoro assoluto, tra i pochi che possano considerarsi veramente universali nell’arte di tutti i tempi. Il dittico è dipinto sia sul davanti che sul retro. Sulla parte anteriore il Duca e la Duchessa sono raffigurati a mezzo busto, di profilo, l’uno di fronte all’altro. Sulla parte posteriore i due personaggi sono seduti su carri trionfali e sembrano procedere l’uno verso l’altro. Piero della Francesca, nonostante i numerosi studi, rimane un pittore enigmatico, un mistero la simbologia nei suoi dipinti. D’altronde è riconosciuto come l’artista più importante nell’ introduzione della prospettiva e dunque come sorprendersi di fronte all’analisi spazio‐temporale delle forme dei suoi paesaggi, una rappresentazione innovativa e imperscrutabile, un esercizio da studioso del paesaggio fisico nella sua globalità, una rappresentazione pittorica che diviene contributo alla conoscenza scientifica. Naturalmente questo “paesaggio invisibile”, fatto di aspetti geografici e storici tradotti con il linguaggio della rappresentazione pittorica sono di complessa lettura, ma in questo viene in aiuto l’analisi scientifica approfondita e puntuale degli elementi del paesaggio stesso, con una metodologia utilizzata per l’individuazione e la ricostruzione dei paesaggi che rappresenta un’assoluta innovazione in questo tipo di ricerche. È basata infatti sull’ analisi d’immagine, tecnica ampiamente utilizzata nello studio delle immagini satellitari e delle foto aeree per l’interpretazione della morfologia terrestre attraverso lo studio ad alta risoluzione del tono, tessitura, pattern e shape . Identica metodologia è stata utilizzata nelle fotografie dei paesaggi attuali per poi operare il confronto. In parallelo è stata effettuata l’analisi geomorfologica degli elementi pittorici non più perfettamente riconoscibili nella morfologia attuale in quanto modificati da successivi processi erosivi. La ricerca si è inoltre orientata sulle indagini bibliografiche presso le biblioteche del territorio marchigiano per reperire tutta la documentazione relativa agli studi climatici, geografici e storici nel paesaggio rinascimentale nord‐marchigiano. In particolare è stato eseguito un capillare lavoro di ricerca relativamente alle stampe, mappe, rilievi e quadri rinascimentali.
Il dittico di Piero della Francesca 1466
Il primo elemento morfologico riconosciuto nel dittico è stato il piccolo rilievo posto sullo sfondo del dipinto che raffigura Federico da Montefeltro. Si tratta di Monte Fronzoso, una piccola collina dalla forma piramidale che limita la piana alluvionale del Metauro tra Urbania e Sant’Angelo in Vado. Nell’attuale paesaggio gli elementi con lo stesso pattern del dipinto corrispondono rispettivamente alla copertura boschiva, favorita dalla presenza del substrato calcareo e calcareo‐marnoso della Formazione del Bisciaro e al prato, sviluppato in corrispondenza di unità litologiche più marnose, che al contrario non aiutano l’attecchimento di specie vegetali arboree. La tessitura granulare e il colore scuro presenti sul lato verso il fiume si differenziano da quelle uniformi e chiari del versante opposto. Tutti i particolari del dipinto sono stati riconosciuti. L’unica morfologia solo apparentemente estranea al paesaggio del ritratto del Duca, è l’ampio fiume che, meandrando, sfocia in una vasta superficie lacustre che si apre in primo piano. Infatti oggi al posto del lago è presente l’ampia piana alluvionale del Metauro. Questo ampio invaso si formava a causa di una chiusa fatta realizzare dal Duca Federico da Montefeltro in corrispondenza del Ponte del Riscatto. La tradizione popolare parla ampiamente dell’esistenza di questa struttura che permetteva al Duca di arrivare in barca nella sua riserva di caccia (Il Barco). Sono state ritrovate alcune fedeli ricostruzioni dell’abitato di Urbania dove si osservano sia i segni dell’infrastruttura che le differenze di quota prima e dopo il ponte. Con un dettagliato rilevamento geomorfologico e attraverso lo studio delle stratigrafie ricavate da sondaggi geognostici si è cercato, su basi morfostratigrafiche e topografiche, di dimostrare la possibilità dell’esistenza della superficie fluvio‐lacustre. Lo studio ha quindi permesso di stabilire che la posizione del lago, anche se non rilevata direttamente per mancanza di affioramenti, poteva essere plausibile con le quote del piano di campagna di 500 anni fa. In seguito alla fase climatica fredda denominata “Piccola Età Glaciale” l’area fu soggetta a intensa colluviazione prodotta dai versanti e da forte sedimentazione da parte dei corsi d’acqua minori. Le disastrose piene fluviali, citate ampiamente sui documenti storici, prodotte da questo deterioramento climatico, possono avere indotto l’apertura della chiusa per evitare pericolose tracimazioni. In concomitanza di ciò il fiume ha riacquistato potere erosivo e prodotto la significativa erosione tuttora visibile. Altri particolari sono stati ritrovati o ricostruiti, dalle antiche strade ai paleopercorsi del fiume, persino gli argini di contenimento dell’alveo che, evidentemente, tracimava spesso e metteva in pericolo i possedimenti del Duca e i suoi luoghi di caccia. Infine, la ricostruzione dell’intero paesaggio. Curiosamente lo stesso paesaggio è stato ritratto, molti anni dopo, da Raffaello. Anche se la tecnica è evidentemente differente si riconoscono gli stessi particolari, il lago, il convento e il monte Fronzoso. La vallata dei Trionfi è una vasta pianura attraversata dal fiume Metauro a cavallo dei Comuni di Urbania, Fermignano, Urbino e Acqualagna. In fondo, verso Fermignano il glorioso ed imponente Mondelce o Monte d’Adrubale dove la tradizione orale racconta che ci sia la tomba del grande condottiere cartaginese morto nella famosa battaglia del Metauro, nel 207 A.C. vinta dai romani. Alla corte dei Montefeltro, lo storico evento era vissuto con grande fierezza, i Duchi, con orgoglio, non perdevano occasione per raccontarla e diffonderne le gesta nelle altre corti d’Italia e d’Europa. Particolari fisici e antropici a confronto nel dipinto e nel paesaggio attuale. La rappresentazione del territorio nelle prime cartografie del XV e XVI secolo erano a “monticelli di talpa”. Il rilevamento geodetico topografico basato sulla triangolazione fu inaugurato molto più tardi,nel 1600, da Snellius. Il confronto con gli sfondi di Piero della Francesca evidenzia l’analogia della rappresentazione. Il secondo paesaggio ritrovato, e che fa da sfondo a Battista Sforza, è rappresentato un versante che nasconde parzialmente una cittadella fortificata; in secondo piano un’altra collina dalla forma asimmetrica ai cui piedi si estende un’ampia pianura, leggermente inclinata verso destra, circondata da rilievi con ben definiti profili.
Il dittico di Piero della Francesca, ritratto del Duca, 1466
L’analisi d’immagine eseguita sul dipinto ha prodotto pattern ben distinti e definiti e ha permesso di stabilire che la vallata è quella del fiume Marecchia e il rilievo la rupe di Maioletto con i resti dell’omonimo castello. Il piccolo rilievo è costituito nella sua parte sommitale dalle arenarie e dai conglomerati del Pliocene inferiore; nella parte bassa affiorano le Argille Varicolori della Colata della Val Marecchia. Il versante sud occidentale (nel quadro, a sinistra), meno pendente, coincide con la stratificazione a franapoggio, quello nord orientale si presenta quasi verticale. La rupe è stata fin da tempi storici sconvolta da numerose frane; la più rovinosa di esse si verificò il 29 maggio 1700 e provocò il definitivo abbandono del borgo di Maioletto che sorgeva sulla sua sommità. Antiche murature, pietre lavorate e frammenti di laterizi testimoniano ancora l’esistenza del fiorente borgo medievale. La causa scatenante della grande frana sembra essere stata climatica: fu proprio tra il 1690 e il 1700 che si verificò l’acme della “piccola età glaciale” avvenuta tra il 1650 e il 1850. Ad inverni lunghi e molto freddi seguivano mezze stagioni piovosissime ed estati brevi con frequenti acquazzoni. Il 28 maggio del 1700 si abbattè su Maiolo un diluvio d’acqua che durò quaranta ore ininterrotte. Nella notte del 29 mentre ancora pioveva a dirotto si staccò dal monte un grosso ammasso che franò rovinosamente a valle trascinandosi dietro parte dell’abitato. San Gerolamo e un devoto Anche in questo dipinto, meno famoso, di Piero della Francesca, è stato riconosciuto un paesaggio romagnolo, sempre nella valle del Marecchia ma in un settore più vallivo. Nei più famosi capolavori di Piero della Francesca, La natività, il Battesimo e la Resurrezione, gli sfondi sono più limitati e meno panoramici. La presenza però di rilievi dalla forma particolare ha permesso il riconoscimento dei territori che sono a cavallo tra le Marche e la Romagna, esattamente lungo i rilievi alloctoni che caratterizzano lo spartiacque tra il i fiumi Marecchia, Foglia e Conca. La natività. Il paesaggio sulla sinistra riproduce il Monte Montone e la collina dove si ergeva il Castello di Monte Copiolo, oggi pressocchè un rudere. La tecnica per il riconoscimento di questi paesaggi è esattamente la stessa utilizzata per il Dittico. Per “Il Battesimo di Cristo” e “La Resurrezione” Piero dellaFrancesca riproduce lo stesso paesaggio da due punti di vista differenti. Questa originale scelta dell’artista è stata interpretata da alcuni storici dell’arte come una simbolica rappresentazione dei due eventi (battesimo e resurrezione) attraverso una visione del paesaggio ripreso da due angolazioni diametralmente opposte. Il territorio evolve continuamente, si modifica nelle forme e nelle coperture, vi si originano e sviluppano processi diversi in risposta ai cambiamenti climatici, viene continuamente trasformato dall’opera dell’uomo, sempre più intensa. Confrontarsi con un ambiente “vivo” che risponde alle sollecitazioni a cui è storicamente sottoposto è (auspicabilmente) l’approccio migliore per chi vuole comprendere il territorio ed intervenire in modo consapevole e sostenibile, per questo motivo l’analisi geomorfologica storica assume sempre maggiore importanza negli strumenti di pianificazione e di intervento progettuale di trasformazione dei suoli. E’ dunque affascinante quando questa esplorazione della memoria storica dei luoghi valica un limite che sembra insuperabile e apre nuovi ed affascinanti orizzonti all’analisi diacronica, attraverso l’analisi dei paesaggi delle opere pittoriche più importanti del Rinascimento.
The invisible Landscape Olivia Nesci University of Urbino Carlo Bo
The Invisible Landscape is in fact a reconstruction of the morphological changes and physical history of the physical environment through the unique and intriguing analysis of those landscapes shown on famous Italian paintings by painters such as Piero della Francesca, Leonardo da Vinci, and Raffaello. Until few years ago those images of the landscape, where generally understood to be a simplified but vivid creation of the painters’ imagination, and not as a possible representation of the real landscape of that time. But now it is recognized that our landscape evolves continuously, responding to stimuli provoked by natural climate change processes, and anthropic effects on the land, so the new theory of reading such landscape as representation of real land assets and not as mere imaginary landscapes is what triggered and motivated this research. Consequentially, a deeper understanding of the historical changes on the land surface can inform and lead our actions and interactions towards more sustainable and conscious practices.It is very fascinating how the historical memory of our land can be understood through a new perception of the most famous paintings of the Renaissance and as a matter of fact, this kind of work is pursuit from art scholars from about five hundred years until our modern era, but today is indeed possible to approach the same research with the use of a modern scientific study able to accompanied, support and undoubtedly enrich the traditional investigation. First of all this new investigation was conducted with one of the most famous paintings of Piero della Francesca: The “Portrait of the Duke Federico nel Dittico”, this painting is universally considered as a masterpiece of all time. Piero della Francesca himself is recognized as the most important author of the Renaissance, unquestionably considered as one of the most enigmatic author of all time for the use he made of the perspective technique on his works and the very particular space perception he applies on his paintings, in the mysterious symbology that they reveals and the unique space-time study he presents about landscapes and characters of his time. The re-codification of this masterpiece was characterized by following a specific strategy that is the same technique used for reading satellite images and aerial photographs: it consists in reading the terrestrial morphology represented on the painting trough the study in high resolution images that is able to enhance the characteristic tones, textures, pattern and shape of the represented land. The same approach was used for analyzing the possible correspondent modern Landscape visible today, considered to be the evolved Landscape represented on the painting. The next step of this new strategy is the comparison between the collected data of the two cases, analyzing similarities and differences between all those landscape characteristics painted and the “new” ones present today, trying to trace time line events of natural changes that shaped the land until the view we have today. With this approach many elements were recognized as still existent and many others were found to be deeply changed by historical events of natural and anthropic origin. In order to understand which kind of events affect the land, the analysis was reinforced by a very detailed historical data research characterized by hypotheses about ancient maps of that period. All of these comparative methods and analysis were also able to reveal a clear and precise idea about the climate and the general geographic conditions of the Landscape during the Renaissance era in Italy. This new research method not only let us reach a more comprehensive understanding of the Renaissance paintings, but also the pictorial representation becomes an important contributes to scientific research.
Forestycity Strategie per la forestazione urbana in Etiopia Laura Maccioni Dimitris Anagnostopoulos, Hui-Ju Lee MAS UD ETHZ
L’agricoltura e l’allevamento costituiscono il settore primario e fondamentale per l`economia etiope. Il settore ha contribuito negli ultimi cinque anni consecutivi al 10% della crescita economica del Paese, occupando la maggiore forza lavoro (85% della popolazione), contribuendo a circa il 45,9% del PIL e all’ 85% delle esportazioni. Gli altipiani dell’ Etiopia sono molto fertili e garantiscono produzioni in grado di soddisfare i fabbisogni alimentari di larga parte della popolazione. Il conseguimento di questi risultati ha però comportato il sovrasfruttamento dei suoli e la messa a colture di estese aree occupate in precedenza da foreste. L’impatto ecologico è stato tale che si sono attivati intensi processi erosivi e di degradazione della fertilità del suolo, tanto che la produzione agricola di lungo termine è potenzialmente minacciata. Sono questi i tipici sintomi dell’utilizzo “non sostenibile” delle risorse naturali, spesso associato all’abbandono delle aree diventate ormai improduttive ed il conseguente inurbamento. Da tempo ormai si è preso coscienza dell’impellente necessità di interrompere o, meglio ancora, invertire questo scenario tendenziale, attivando processi di uso sostenibili delle risorse naturali attraverso azioni orientate alla protezione del suolo dall’erosione e dalla degradazione fisicochimica. Tra queste azioni, particolare rilevanza rivestono quelle di forestazione e dell’introduzione di buone pratiche agricole di uso sostenibile, con l’obiettivo di assicurare la produttività più elevata possibile anche alle generazioni future.
Analisi del contesto naturale, Etiopia
Foresty City
Un contributo al perseguimento dell’uso sostenibile delle risorse naturali in Etiopia arriva da una proposta progettuale (basata su un progetto del MAS UD ETHZ 2008/2009) che perviene alla creazione e sviluppo di una città, coniugando in simbiosi e sinergia forestazione e urbanismo, da cui appunto la denominazione di FORESTCITY. La forestazione diventa uno strumento di sviluppo urbano in un processo di pianificazione in cui natura e urbanità si incontrano generando un modello di uso sostenibile sia in termini socioeconomici che biofisici. Il progetto FORESTCITY si ispira al principio di uso sostenibile delle risorse naturali: “vivere dell’interesse e non del capitale”. Coerentemente con questo principio la creazione di un nuovo insediamento urbano deve essere in grado di assicurare il benessere fisico e materiale degli abitanti rispettando il bilancio del sistema ecologico dell’area in cui è inserita. La forestazione diventa così uno strumento di sviluppo urbano, applicato con strategia. Natura e urbanità si incontrano in un modello di sviluppo sostenibile stabilendo un’indipendenza economica ed ecologica. L’obiettivo è quello di creare un sistema le cui componenti, forestazione e urbanismo, si autoalimentino reciprocamente, al fine di promuovere azioni di riforestazione a livello nazionale. Una volta entrata a regime, nella FORESTCITY l’uomo ha cura della forestache a sua volta svolgerà la triplice azione di: 1. ripristinare la fertilità dei suoli arricchendoli in sostanza organica; 2. svolgere una azione di protezione contro l’erosione; 3. contribuire a soddisfare i fabbisogni materiali e immateriali degli abitanti; FORESTCITY prevede la fondazione di un nuovo insediamento di cui beneficino non solo gli abitanti ma anche il sistema ecologico. Quando si verifica il rimboschimento insieme all’espansione o la generazione delle città, la crescita del centro urbano diventa un mezzo per rigenerare la foresta. In definitiva, le città diventano un mezzo per diffondere le foreste in tutto il paese.
Rappresentazione del nuovo contesto urbano Forestycity
La creazione della FORESTCITY si svilupperà attraverso un percorso mutualmente sinergico tra la componenti forestazione e urbano, con il supporto della componete agricola. La prima fase consisterà nella realizzazione del nucleo centrale della città assieme alla vivaio per la produzione e distribuzione delle piantine ed alla scuola che svolgerà la funzione di centro educativo e diffusione delle buone pratiche da applicare nella cura del vivaio, nel quale saranno allevate anche alberi da frutta. Nel contempo verranno messi a coltura le aree a vocazione agricola al fine di garantire la sicurezza alimentare della comunità. Dopo questa prima fase della durata di un anno, il vivaio avrà prodotto piantine in grado di poter essere trapiantate su un collina circondata da una recinzione, non lontano da chiese campestri e dentro le parcelle abitative, dando così inizio alla fase di riforestazione delle colline circostanti. Le amministrazioni locali saranno responsabili delle aree rimboscate provvedendo alla protezione dalla speculazione edilizia. L’effetto benefico della forestazione inizierà a manifestarsi immediatamente stabilizzando il suolo e prevenendo pertanto l’azione erosiva dell’acqua. Nelle unità abitative si provvederà alla piantagione di alberi da frutto e di specie idonee a fornire materiali da costruzione. Oltre a garantire un beneficio economico, si crea allo stesso tempo un piacevole microcontesto ambientale. Sia i luoghi pubblici che quelli di colto, saranno circondati da alberi che sarà strettamente proibito espiantare. In breve tempo tutto il nucleo abitativo sarà immerso nel verde e godrà di un piacevole microclima. La seconda componente fondamentale che contribuirà al successo della FORESTCITY, sarà la creazione della università dedicata alle scienze forestali che, attraverso l’attività di ricerca e monitoraggio ambientale, contribuirà alla selezione delle specie più idonee a soddisfare i fabbisogni della industria del legno, delle piantagioni da caffè la cui qualità, come noto, è migliore se allevato sotto ombreggiatura, così come la legna da ardere, da costruzione etc. Le specie Leguminous, per esempio, sono raccomandate per la coltivazione perché questi alberi aiutano la fissazione di azoto e non competono con le colture. Albizia gummifera Cordia e africana sono le specie arboree adeguate per l’ombreggiatura e la produzione di una migliore qualità caffè. Una parte di terreni sarà riservata per la raccolta di legno, stabilendo così l’industria leggera della città. Si prevede che già dopo i primi 5 anni, le foreste entreranno in produzione sempre crescente dal punto di vista qualitativo e quantitativo e che ai venti anni la produzione entrerà in pieno regime. Lo stesso trend seguirà la capacità occupazionale generata dalle attività forestali. La terra sarà ottimizzata e la produttività aumentata. Inoltre, la foresta naturale iniziata sulla collina avrà progredito abbastanza per stimolare il ritorno della fauna selvatica locale. Come terzo elemento verranno costruiti spazi aperti per attività pubbliche, modificando il microclima circostante. Sia la città che la foresta cresceranno fino a produrre un ambiente urbano interdipendente. Le città potranno beneficiare sia economicamente che ecologicamente dalla riforestazione. Gli alberi forniranno risorse energetiche e materiali da costruzione, aumentando il reddito della città. I benefici forniti dal rimboschimento saranno molto maggiori e più facilmente percepibili e funzioneranno come generatori essenziali per uno sviluppo sostenibile, legando città ed ambiente. Combinando il processo di riforestazione con lo sviluppo di una città, verrà creato un rapporto critico simbiotico in cui ogni sistema beneficia dell’altro.
The invisible Landscape Olivia Nesci University of Urbino Carlo Bo
In the past, Ethiopia was known for its wealth of natural resources. However, this situation changed during the last century as huge tracts of land were claimed for agriculture use. Severe soil erosion and degradation reduced the fertility of the land, lessening agricultural productivity. Deforestation has had a major impact on both the country0s ecology and its economy. Ethiopia’s economic backbone is its agricultural potential, so measures for reversing deforestation need to regain as much fertile land as possible. Confronted with this condition, we propose Forestcity, a project that uses reforestation as an urban design strategy for Ethiopia. This proposal for a new settlement provides benefits not only for the inhabitants, but also for the entire ecological system. When reforestation occurs in condition with the expansion or generation of cities, the growth of those cities acts as a tool for forest regeneration. Ultimately, cities become a means to spread forests throughout the country. The first step of implanting the new settlement is to establish a tree nursery near the center if the city in order to produce and distribute seedlings, as well as to transmit knowledge. This nursery acts as the first educational center for generating the city. After about one year, seedlings from the nursery will be planted on a hill surrounded by a fence, near churches and mosques, and inside living compounds. With support from NGOs, local kebele will be responsible for the reforested area which will be protected from exploitation. The reforested hill will protect water resources, stabilize the soil, and prevent erosion, so that water flowing down the hill will be clean and dams at the bottom will not be filled with sludge. Additionally, the trees will prevent soil from being washed into the lower farmlands and damaging crops. Trees that are located within the compound of a church or mosque are traditionally protected, thus making these places good sites for initial planting. Trees inside living compounds are protected as private property by each household, providing them with multiple benefits, such as fruit, fodder, construction materials, and modified microclimates. A University specializing in forestation is the second element to be established. It will further research and environmental monitoring. Simultaneously, trees will be planted on a farm and grazing lands for intercropping. By implementing the principles of agroforestry, trees will deliberately be integrated into fields with crops and animals in order to maximize the use of the land, thus creating both ecological and economic benefits. The recommended tree species are those with certain characteristics that are native to, or widespread in, Ethiopian natural forests. Leguminous species, for example, are recommended for intercropping because thee trees ain in nitrogen fixation and do not compete with crops. A piece of land is to be reserved for wood harvesting, thus establishing light industry. Fast-growing and frequently-used tree species are recommended to provide fuel wood and timber for construction. Within twenty years, better quality timber and crops will be produced, further increasing employment opportunities. The land is optimized and productivity increases. Additionally, the natural forest started on the hill will have progressed enough for diverse wildlife to return. Open spaces for public activities are established, thereby modifying the surrounding microclimate. Both the city and the forest will have grown to produce an interdependent urban environment. Cities can benefit both economically and ecologically from reforestation. Trees provide energy resources and construction materials, increasing income for the settlement. Intercropping improves the quantity and quality of agricultural products. The benefits provided by reforestation are much greater than typically perceived and function as an essential generator for a sustainable, resilient city and environment. By combining the reforestation process with the development of a city, a critical symbiotic relationship is produced where each can benefit from the other and excel.
Il fattore umano nell equazione ecologica Achva B. Stein City College of New York
Spesso può accadere che una voce esterna sia in grado di dare maggiore attendibilità ad un messaggio o concetto ripetuto continuamente ma rimasto inattivo e senza un riscontro effettivo nella realtà. E’ inoltre comune cercare di compensare la mancanza di risultati di una data pratica, specialmente nel campo della pianificazione e recupero paesaggistico, con tecniche inadeguate e obsolete. Negli ultimi due anni ,dalla mia prima introduzione riguardo le condizioni paesaggistiche della Sardegna, ho approfondito la conoscenza riguardo la grande quantità di lavoro che e’ stata fatta in questa isola in termini di conservazione e recupero ambientale. Inoltre il mio lavoro in Israele e California mi ha aiutato a capire di come talvolta l implemento di nuove strategie per un dato territorio possa essere una difficile impresa per via della complessa struttura economico politica presente. Quello che mi accingo a presentare non deve essere interpretato come espediente per supportare o negare alcuna delle teorie attivate o meno sul territorio della regione Sardegna ma il mio intento e’ piuttosto quello di illustrare possibili soluzioni e strategie che sono risultate di successo in paesi con tematiche politiche ambientali simili alla Sardegna, con la speranza che questo scambio culturale possa agevolare l intento di protezione e riattivazione della cultura e dell’ ambiente del nostro intero villaggio globale. Vi sono tre punti principali che vorrei andare ad illustrare: Il primo di queste idee offre un approccio alternativo all’idea di parco . Il concetto di parco naturale com’è stato implementato in America sin dalla fine del diciannovesimo secolo e’ diventato un modello standard utilizzato a livello mondiale per la conservazione territoriale. Ma negli ultimi anni, ci siamo resi conto di come tale modello possa risolvere solo in parte le problematiche legate alla conservazione territoriale. Siamo quindi giunti alla conclusione che, dichiarare parco una data area ,possa nascondere in realtà un ragionamento essenzialmente bigotto che scade nel bisogno di ottenere un potere politico sul territorio.Inoltre, questo modo di pensare porta ad una separazione della cultura locale dal suo contesto territoriale e decontestualizza il concetto di natura rendendolo una fantasia onirica, piuttosto che offrire una comprensione realistica di ciò che costituisce la natura. L’atto di delineare un’area esclusivamente per la protezione del contesto naturale è simile a l’idea di creare uno zoo o la costruzione di un museo che raccoglie manufatti preziosi privi oramai della propria reale utilità ed il concetto in se e’ infuso di contenuti alquanti oscuri che non danno una chiara e pubblica lettura delle nuove dinamiche infuse in una data area da proteggere. Il programma “L’uomo e la Biosfera” illustra il concetto appena espresso. Nel 1970 l’UN ha lanciato Il programma “L’uomo e la Biosfera” (MAB) al fine di “... promuovere approcci innovativi allo sviluppo economico che siano socialmente e culturalmente appropriati ed eco-sostenibili”
Spreewald Biosphere, Germany
La seconda idea riguarda il concetto di turismo. Se analizziamo più attentamente il suo impatto, possiamo trarre la conclusione che, anche se il turismo può essere visto come una fonte importante e vitale delle entrate economiche di un dato luogo,può comunque creare ingenti danni al territorio ed a lungo andare anche all’ economia stessa del luogo. Il più delle volte il turismo minaccia la sopravvivenza di entrambe le risorse presenti in un dato contesto territoriale: che siano naturali o culturali, introducendo distorti valori sociali e creando inquinamento e spreco di risorse naturali essenziali come l’aria e l’acqua, questo infligge un pedaggio sia sul paesaggio che sulle persone indigene che vi risiedono. Per combattere questo danno, lo sviluppo del turismo non dovrebbe essere intrapreso superficialmente. Una soluzione comunemente usata, è quella di stabilire un processo globale per lo sviluppo di un “turismo responsabile e sostenibile”. Questo metodo guida i visitatori, coinvolge i tour operators, i gestori di aree protette ed enti pubblici attraverso tutte le fasi di sviluppo. Come parte della procedura, è molto importante istituire un piano di gestione. Il piano dovrebbe concentrarsi sulla creazione di un processo di monitoraggio, questo è essenziale per qualsiasi programma per determinare con chiarezza ciò che ha, di fatto, compiuto. La metodologia di monitoraggio deve essere abbastanza semplice da applicare e fornire risultati orientati verso azioni specifiche. Un esempio che illustra il modo per attivare tale tecnica di monitoraggio, di cui vi sono pochi dati esistenti ,è quello di iniziare le attività turistiche correlando l affluenza dei turisti con la fluttuazione della popolazione di specie endemiche presenti. Un altro metodo potrebbe essere quello di valutare il livello di successo di una data tecnica applicata sul territorio tramite il raggiungimento di obiettivi specifici: In questo caso, invece di calcolare gli effetti negativi,si tiene presente solo la misura di successo raggiunta dagli specifici obiettivi proposti in una fase iniziale. Il pubblicizzare tali risultati poi, spesso è un espediente per attirare il sostegno altri potenziali collaboratori, investitori e donatori, che possano contemplare il valore dell’ area e così promuovere un percorso ancora più efficace verso il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Molte organizzazioni internazionali quali la Ecotourism Society, la American Society, la National Audubon Society ed altri, hanno sviluppato una vasta gamma di sistemi di monitoraggio raggiungendo così diversi livelli di successo nel controllare gli impatti negativi dello sviluppo del turismo. Tali organizzazioni così come molte altre presenti in territorio Europeo possono essere di grande aiuto alle agenzie del turismo di una data zona. Si deve capire che ogni programma e’ necessario sviluppare una metodologia su misura e creare circostanze adatte alle condizioni presenti locali. In tutti i casi, ci sono diversi passaggi generali che dovrebbero essere adottati per assicurare che il programma produca buoni risultati: l’area del programma di sviluppo turistico deve essere chiaramente e scientificamente definita. Tutte le minacce ambientali e culturali devono essere elencati e comprese a pieno nelle loro sfaccettature e caratteristiche. Possibili soluzioni per risolvere alcune delle minacce più importanti devono essere illustrate. Inoltre, la classifica delle minacce in base alla loro importanza e la creazione di una road map per determinare il grado in cui ogni minaccia può essere soddisfatta è essenziale. Due altre misure per la protezione dell’area da eventi negativi è la sponsorizzazione e diffusione di workshop di formazione per coloro che hanno in gestione il programma, per aree specifiche e per la comunità in generale. La seconda è la fornitura di un adeguato sostegno finanziario per la manutenzione e il monitoraggio continuo. Compensazione finanziaria a coloro che sono coinvolti in attività di manutenzione e di monitoraggio convalida e mostra l’impegno ad evitare effetti collaterali, quindi e’ necessaria una campagna basata sull’ istruzione, il monitoraggio e la gestione flessibile del sistema che sono metodi costosi, ma possono avvenire tramite il pagamento dei visitatori, ai quali viene spiegato come il loro sostegno finanziario può portare al programma un enorme supporto. Alcuni riferimenti utili su sistemi di monitoraggio per il turismo sono: 1. Recreation Spectrum Opportunity (ROS) (Clark e Stankey, 1979) , 2. Limiti di un cambiamento accettabile (LAC) (Stankey e McCool, 1972;.
3. Visitor Impact Management (VIM) (Graefe et al, 1990; Loomis e Graefe, 1992; 4. Esperienza del visitatore e la protezione delle risorse (VERP) (Hof et al, 1993; NPS, 1995); 5. Turism: Optimization Model Management (TOMM) (Manidis, 1997); Infine, vorrei segnalare la pratica crescente conservazione del paesaggio in gemellaggio con i programmi di riabilitazione per specie in via di estinzione. Il consumo eccessivo di animali selvatici per i prodotti alimentari è stato bandito da molti governi ed agenzie internazionali. Alcuni paesi hanno creato liste denominate “ specie in via di estinzione “ che consentono solo alle popolazioni indigene a consumare tali specie. Da informazioni empiriche raccolte nel corso dell’ultimo decennio, abbiamo scoperto che il semplice divieto di caccia non è stato in grado di arrestare il massiccio ed illegale sfruttamento di un certo territorio. Il consumo della fauna minacciata non è che una delle cause della loro scomparsa: la distruzione e frammentazione degli habitat è la ragione principale della drastica riduzione delle specie autoctone. L’IUCN ha presentato un piano d’azione, che sembra aver fermato tali pratiche distruttive anche se solo per pochi luoghi in tutto il mondo. Tuttavia la conoscenza di questo programma ed il suo successo non è stato ampiamente pubblicizzato o utilizzato come invece dovrebbe essere. Un paio di esempi che illustrano l’ultimo punto risiede nella descrizione dei tentativi di conservazione della tartaruga marina e del tapiro. Entrambi sono classificati dalla IUCN come specie in pericolo,l’importanza di proteggere queste specie, oltre al loro valore intrinseco come specie animale, risiede nel tenere sotto controllo una crescita valanga o catastrofica di quella che e’ la loro alimentazione naturale che potrebbe crescere spasmodicamente a causa della loro scomparsa dell’animale predatore. Un’altra ragione risiede nell’economia delle comunità in crisi, difatti le popolazioni indigene possono contare su queste specie come fonte di sostentamento, (carne, uova, pelli e gusci). Lo sforzo di mantenere un equilibrio tra bisogni umani specie in via di estinzione è diventata una forza trainante per gli sforzi di conservazione in tutto il mondo. Tecniche adottate per la conservazione delle tartarughe marine ricordano quelle agricole come la raccolta delle uova, per alimentare i giovani esemplari, per esempio e mantenere l’ecosistema bilanciato con femmine fertili al momento opportuno. Questo include ripulire le spiagge dai detriti,il rimboschimento dopo la distruzione degli uragani, la realizzazione di adeguate piste sulle spiagge e la generale pulizia degli habitat. Si tratta di formare le comunità riguardo le tecniche di conservazione questa strategia è diventata una fonte di occupazione e di reddito ed i membri di queste comunità diventano i beneficiari primari per la raccolta controllata di carne e uova.
Tecniche per il ripopolamento delle tartarughe marine
Parlando di tapiri, i più grandi animali terrestri del continente sud-americano, questi animali sono stati riconosciuti come ‘ingegneri ecologici “o chiamati “i giardinieri della foresta”. Tramite il loro operato e’ possibile diminuire la profusione di specie invasive dominanti e le loro abitudini di vita agevolano la dispersione dei semi incentivando le maggiori distanze. I tapiri sono tra le specie di selvaggina preferite in tutta l’Amazzonia per i cacciatori di sussistenza e per ragioni legate al commercio. I frutti di palma, la dieta principale dei tapiri, sono considerati la risorsa non legnosa più importante in Amazzonia. Entrambe le specie sono in pericolo a causa della deforestazione degli habitat ed altre alterazioni sul territorio come le piantagioni di monocolture (canna da zucchero), allevamento del bestiame e la caccia. Le soluzioni di successo praticate in alcune località, hanno coinvolto le comunità locali nella creazione di riserve comunitarie e l’attiva partecipazione nella gestione della caccia. Il programma complementare è stato quello di creare agro-forestali su piccoli appezzamenti giardini, dove le palme coltivate crescono molto più velocemente a causa della maggiore penetrazione della luce solare e, pertanto, non richiedono taglio o dell’uso di speciale attrezzatura da arrampicata per la loro manutenzione. In questo modo, gli abitanti possono contare in una fornitura costante di prodotti di palma tramite l utilizzo di fonti rinnovabili per la vendita sul mercato e di consumo di sussistenza, mentre allo stesso tempo permettono ai frutti di palma lasciati nel loro habitat naturale di essere cibo per il tapiro, rafforzando in tal modo la popolazione di questo animale. I tre concetti espressi: il riconoscimento del dubbio contributo del turismo di massa contro la promozione diffusa di un turismo di qualità che rilanci l’ economica in un modo sostenibile, la rivalutazione del concetto di parco nazionale, e la pratica della caccia gestita con il ripristino dell’habitat naturale può essere il l inizio per una nuova gestione territoriale in grado di creare metodologie produttive al contempo eque e rispettose verso il nostro patrimonio ambientale.
siti UNESCO in Europa ed in Italia
The human factor in the ecological equation Achva B. Stein City College University of New York
The purpose of the talk, is to discuss concepts and illustrate experiments which can assist all of us to advance the twin goals of preserving nature and culture in our global village. The three issues for discussion are 1. The perception of tourism industry:Tourism can be seen as an important and viable source of revenue in a limited or depressed economy, However, tourism threatens the survival of both natural and cultural resources of the place by introducing distorted social values and attitudes, creating pollution and wasting essential natural resources such as air and water, thus inflicting a toll on both the indigenous landscapes and the people who reside in them. In order to combat this damage, tourism development should not be undertaken piece-meal. One must establish a comprehensive procedure for developing “responsible and sustainable tourism”. This process should direct visitors, tour operators, protected area managers and government agencies through all the phases of development. As part of the course of action, it is extremely important to institute a management plan and monitoring process even before any development occurs. In addition all the environmental and cultural threats need to be listed and understood. Possible ways to resolve some of the major threats have to be demonstrated. In addition, Financial compensating need to be included to those who are involved in maintenance, monitoring and education activities sponsored by visitors’ fee and other grants from charitable and governmental organizations 2. Alternative approaches to the concept of dedicating an area as a “park”: We have begun to recognize that declaring a landscape to be restricted parkland may conceal bigotry, the need to dominate and political control. In addition, it separates the local culture from its context and elevates the concept of nature to a dreamlike fantasy, rather than a displaying a realistic understanding of what constitutes nature. The Spreewald biosphere in Germany demonstrates some of the principles and methods of MAB program which could be usefully emulated in other locations. The Sprewald’s distinct landscape, just as the landscape one finds in Sardinia, is both natural and manmade, an example of the reconciliation between natural forces and over 1500 years of human occupation 3. Coupling landscape conservation with endangered species rehabilitation programs: From empirical information gathered over the last decade we have found that the ban on hunting has not been able to arrest the on-going, massive and illegal exploitation of game on the land. The consumption of endangered and threatened fauna is but one of the causes of their disappearance. Habitat destruction and fragmentation is the another major reason for the drastic reduction of native species. The IUCN has put forward an action plan, which seems to have halted such practices in a few places around the globe. However knowledge of this program and the success of its case studies has not been publicized widely or used as often as should be. The conservation efforts for the sea turtle and the tapir in Latin America preserve these species’ habitat and numbers, yet allow for the use of their eggs or meat for local consumption. These three issues: the recognition of the dubious contribution of widespread tourism to sustainable economic prosperity, the re-evaluation of the concept of the national park, and the practice of managed hunting, sustainable agriculture practices and habitat restoration may be the spring board to promote significant alternative policies and methods to promote equitable and regenerative conservation methods in Sardinia.
UNESCO la riserva Biosfera Spreewald Germania Un esempio di paesaggio preindustriale ed una nuova tematica di sviluppo Gabriele Hoppner Landschafts Planung Berlino
La Spreewald ha delle particolarissime proprieta’ paesaggistiche, situata in un territorio a East della Germania, in questa zona, le precipitazioni di pioggia annuali sono estremamente rare con quantità che si aggirano sui 500mm all’ anno o meno. Questo bilancio negativo sta a significare che e l’esistenza ed il sostentamento degli acquitrini presenti nel territorio dipende esclusivamente dalle sorgenti di acqua naturale del sottosuolo. La formazione geologica di quest’area, un tempo occupata dalla più grande palude d’Europa è la conseguenza del ghiacciaio che questa terra ospitava, difatti in passato quest’area era caratterizzata da un incredibile ammontare di zone acquitrinose e paludose arricchite dalla presenza di alberi di Ontano. Da qui il nome di Spreewald che significa “terra di boschi sul fiume Spree”. Oggi quest’area è per lo più caratterizzata da vallate verdi ed una miriade di corsi acquiferi si snoda su gran parte del territorio occupato dalla Biosfera, comprendendo le aree del villaggio di Burg; e’ l acqua a modellare queste terre di un paesaggio definito da aree sabbiose inondate periodicamente, che scolpisce la zona in un centinaio di piccole isole chiamate Kaupen. Questa costellazione d’isolette è la base degli insediamenti umani che caratterizzano l ‘area: una serie di singole fattorie che ricopro i quattro o cinque ettari ognuna. Il terreno fertilissimo e la torba degli acquitrini sono un composto perfetto per un’agricoltura paludare e per una biodiversità ricchissima che appunto caratterizza questa zona. Filari di alberi lungo i corsi del fiume sviluppano regolari aree incluse come fossero naturali parchi, i campi e le vallate si distendono fino agli edifici costruiti esclusivamente da materiali provenienti dal paesaggio circostante. Non ci sono recinti a separare la proprietà privata delle fattorie. Questa costellazione di parchi naturali ha dato il nome alla zona di “parchi armoniosi” ed e’ cosi appellata e descritta nel decreto governativo per l assetto della Biosfera della Spreewald.
Supramonte di Urzulei
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I Sorbs vivono ancora in quest’area della bassa Lusazia e la loro lingua è ancora oggi ampiamente parlata, molte tradizioni e costumi come quelle di questo popolo sono ancora vive e presenti nella zona ed incoraggiate dal programma della Biosfera. Per quanto riguarda le strategie d’implementazione della Biosfera Spreewald, i seguenti i passaggi sono stati seguiti per la sua realizzazione e continuativa efficienza: Per una funzionale manutenzione della Biosfera, sono stati seguiti una serie di approcci di pianificazione protratti a livello nazionale e federale, il primo in assoluto è stato quello di conoscere l’area della Biosfera in ogni sua zona e caratteristica, questa tematica e’ stata in primis risolta con una minuziosissima mappatura dell’ intera area in scala 1:10.000. Successivamente e’ stata proposta una pianificazione dell’intero assetto paesaggistico in scala 1:50.000. In merito a questo punto sono stati attivati dei programmi di ristrutturazione e riabilitazione del paesaggio come ristabilire un equilibrio duraturo fra i territori della Biosfera ed i suoi corsi fluviali, questo programma comprende la monitorizzazione di 451km di fiumi. Inoltre per ogni area e’ stato studiato uno specifico programma riabilitativo in base ai biotipi che ogni data area ospita ed alle esigenze dettate dall’assetto territoriale. Infine, e’ stato stabilito un legame con i locali e le autorità della zona per diffondere informazione tramite la realizzazione di seminari, pubblicazione e diffusione di materiale informativo ed eventi in culturali in genere. Una valutazione da parte del comitato nazionale dell’Unesco avviene ogni dieci anni, riguardo a questo evento, l’intervento attivo e propositivo di una serie di importanti organizzazioni civili e l’ulteriore consolidamento della collaborazione con enti giovanili, sono state l’orgoglio dell’ ultimo incontro Unesco avvenuto nel 2011. A livello comunale, sono state effettuate delle ordinanze per lo sviluppo di un design sostenibile, con l’uso di specialisti in materia che hanno enfatizzato le potenzialità delle tecniche strutturali ed estetiche locali. E’ stato poi creato un documento che racchiude in se tutti gli esempi architettonici e costruttivi della zona considerando sia casi di successo che quelli negativi ,ognuno da tenere presente per la creazione di future architetture. Per quanto riguarda il contesto naturale ed il suo recupero,molte delle aree naturali della biosfera sono adibite oggi ad un uso ricreativo, come l’assetto di attività sportive relazionate all’ acqua: canottaggio nuoto etc. Nei terreni circostanti ai corsi d’acqua sono stati allestiti passaggi pedonali e corsie ciclabili con funzione di tracciati adibiti anche per raggiungere aree dedicate allo sport da scalata, al tracking od a semplici passeggiate. Il paesaggio della Spreewald viene anche utilizzato come contesto riabilitativo per terapie lenitive contro trauma o stress, difatti e’ possibile partecipare a programmi che permettono di immergersi in acque termali circondate dalla natura.
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Ancora, altri aspetti educativi come un turismo culturale, sono ampiamente promossi nella Biosfera Spreewald con osservazione diretta degli animali e della vegetazione nel proprio contesto naturale. Riguardo la produzione economica necessaria per il sostentamento autonomo di queste aree da parte dei locali, la Biosfera Spreewald ha favorito una produzione di alimenti e prodotti esclusivamente locali, la coltivazione avviene con l’utilizzo di tecniche assolutamente organiche e naturali , come la produzione del cetriolo, dei cavoli, degli asparagi inoltre frutteti per la produzione di succhi di frutta e cosi via, che proprio per tali tecniche di lavorazione. rendono unico e competitivo il marchio di qualità proposto dall’area. Ognuno di questi progetti non sarebbe stato possibile se non grazie al sostegno di importanti organizzazioni come la Civilscape la PCL-EU, la Spreewald Culture Landscape Foundation e la Spreewald Culture Foundation per l’ Eta del Bronzo ed infine, l essenziale supporto ed attiva collaborazione delle comunità dei contadini e locali della zona.
Turismo sostenibile, Biosfera UNESCO Germania
UNESCO Spreewald Biosphere reserve An example of a preindustrial landscape and issues of development Gabriele Hoppner Landschafts Plannung Berling
NATIONAL AND FEDERAL LEVEL The Biosphere Reservation Management
The “Spreewald” is located in the East of Germany. The annual average rainfall in this continentally influenced area is extremely poor: 500mm a year, or less. This negative balance of rainfall means: The wetland’s existence totally depends on the abundant supply of surface water. Glacialy evolved, the biggest flood fen area of Europe had developed with swamps and fen woods, mainly alder trees. Spreewald means woodland around the Spree River. Today there are mainly meadows. The natural undulating courses of hundreds of rivers distinguish the structures of one part of the Biosphere area, the far flung village of Burg. The land was moulded by the water. Sandy outwash-areas were burst by the force of the water into hundreds of little islands, the “Kaupen”. Those formed the basis of little settlements, single farms with four to five ha land each. Fertile alluvial soils and fen peat are the basis for a good wetland-agriculture and a high biodiversity. Rows of trees along the courses build a smooth park land. Fields and meadows come up to the buildings. The buildings were constructed from materials found in the landscape. There are no fences to separate the farms. The scattered pattern of the landscape make the so called “harmonic parkland” as it is described in the legal ordinance of the biosphere reservation area. Sorbs live in this area of the Lower Lusatia and the Sorbian language is still spoken. Many old traditions have survived. Biotope mapping on the whole area in a scale of 1:10.000 Landscape Structure Plan on the whole biosphere area 1:50.000 Riparian Land Project Spreewald (2001 – 2013): a national program with the goal of stabilizing the water balance within the Biosphere Reserve, including 451 km of rivers Monitoring and Evaluation: representative areas are selected and assessed on base of biotope mapping Public Relations (publications, platforms of cultural discourses, events, networking) Biosphere evaluation by the national UNESCO committee is conducted every 10 years. Particularly honoured was a great involvement of diverse civil organisations and work with young people within the second evaluation in 2011.
Municipal Level Landscape Plans and Zoning Maps following the biosphere goals is the most effective way in reaching the objectives and interacting with the people.
Escursioni nella BIosfera Spreewald
Dalla pianificazione alla pianta protezione e riattivazione del territorio e della cultura Sarda
La nostra terra può ancora produrre per i suoi abitanti. Può ancora essere pretesto di orgoglio. Il nostro patrimonio naturale e culturale non è negoziabile in cambio di capitale ma e’ il capitale stesso della gente sarda. E’ necessario per non morire, riattivare la nostra coscienza e stabilire strategie di sviluppo in armonia con la terra alla quale apparteniamo, non tradirla ma lavorarla con rispetto e tradizione come abbiamo sempre fatto.
Eva Cocco C&C Architecture
Una delle più importanti e fruttuose fonti di ricchezza della Sardegna risiede nella sua unica, multi sfaccettata varietà paesaggistica. Il suo assetto geografico così particolare preserva una complessa rete di ecosistemi popolata di specie endemico archetipo. La ricchezza ed unicità del paesaggio Sardo è riconosciuta a livello Nazionale tramite la costellazione di aree SIC presenti sul territorio. Questo riconoscimento permette in modo rilevante di preservare ecosistemi a rischio o ripristinare tipologie di habitat definite rare mantenendole in uno stato di conservazione soddisfacente. Per quanto il nobile scopo delle aree SIC sia apprezzato e riconosciuto in campo internazionale, questa rete ecologica a favore della conservazione delle biodiversità non è caratterizzata da uno strumento logistico comprensivo che contempli anche altre sfaccettature essenziali di un dato territorio, come la preservazione del suo patrimonio storico culturale ed il monitoraggio del suo andamento economico; infatti , Alcuni territori più di altri contemplano nella loro fitta e complessa tessitura di ecosistemi interagenti fra loro, anche la presenza dell’elemento antropico non necessariamente invasivo ma parte integrante e armonica di tale meccanismo. Specialmente in una cultura Agro pastorale come la nostra, il rapporto tra l uomo e la terra e’ antichissimo ed e’ proprio questa lunga relazione che ci rende simbiotici con essa. Il territorio dell’Ogliastra solo, ha un patrimonio naturalistico d’incredibile rara bellezza per via della sua ricchezza in termini ecologici e delle molte aree, come il Supramonte di Urzulei, incorrotte dalla presenza dell’uomo, ma ospita anche una cultura atavica che trova espressione tra le sue varie comunità in un’arte tipica fatta d’interpretazioni e forme artistico - artigianali uniche nel loro genere con un diverso respiro interpretativo già tra una comunità limitrofa all’ altra.
Supramonte di Urzulei
M.A.B. per Urzulei
Queste espressioni celebrative di un’antichissima cultura Agropastorale stanno oggi scomparendo come anche la ricchezza produttiva legata al suolo che poi porta ad uno spopolamento dei centri abitati e la scomparsa di queste sacche di cultura antica. Un tempo la Sardegna aveva una terra coltivabile generosa capace di regalare delle varietà produttive importanti in grado di sostenere i suoi abitanti in un’economia agropastorale, oggi Il nostro territorio ha una produzione sbilanciata dove i capi di bestiame inibiscono il settore agricolo e minacciano gli ecosistemi del territorio meno antropizzato . Inoltre il nostro settore turistico non investe sul patrimonio naturalistico e culturale ma e’ più orientato verso un turismo di massa. Questo investimento sulle nostre ricchezze naturalistiche e culturali e’ promosso per lo più da enti stranieri, questo è un fenomeno pericoloso che ci rende sempre più deboli economicamente sempre meno padroni della nostra terra e facilmente ricattabili dalla speculazione immobiliare del degrado. Il programma MAB dell’UNESCO e’ studiato per la riattivazione del territorio contemplandone ogni suo aspetto: ambientale culturale ed economico. Questa strategia si basa innanzi tutto su tre punti generali fondamentali: Conservazione delle biodiversità, dal punto di vista ecologico ma anche antropologico. Per una riattivazione della coscienza e dell’identità dei locali. La sponsorizzazione di attività Locali, che mirino a promuovere le potenzialità di una strategia di mercato basata sull’utilizzo delle nostre materie prime e che al contempo sponsorizzi una rete logistica organizzata fra enti locali e regionali, per la ricostruzione di un’economia Sarda gestita dai locali e da enti specialisti Sardi. La promozione della Biosfera a livello internazionale, come esempio dimostrativo in termini di sostenibilità e conservazione e giustizia sociale che possa interessare potenziali sponsor capaci di investire sulle attività proposte dagli enti locali in gestione della Biosfera. Tali investimenti rientrano sempre in una logica studiata in termini di sostenibilità ed in scala rispetto al contesto ambientale circostante e devono necessariamente essere approvate dai comuni che partecipano al programma MAB.
Artigiane dell’asfodelo, Urzulei
Questa logica funzionale e’ tradotta nel territorio con una specifica zonizzazione che prevede tre aree tipo Il cosiddetto CUORE: Un area protetta, che prevede attività di salvaguardia conservazione e ricerca scientifica a lungo termine per la riabilitazione e protezione degli ecosistemi e le specie endemiche minacciate. Un’ area FILTRO: Solitamente la porzione più grande della biosfera, dove vengono contemplate attività di sviluppo a moderato impatto ambientale e dove vengono indirizzate attività di conservazione mirate a salvaguardare il contesto antropico, verosimilmente, la nostra storia e tradizione agro-pastorale. Un’area TRANSITIVA: Dedicata alla creazione di attività di mercato competitive a livello Nazionale ed Internazionale,per uno sviluppo innovativo basato su tecnologia pulita in rispetto della nostra terra ed al contempo in grado di produrre con competitività. Contestualizzando il grafico precedente nel territorio Ogliastrino, ecco riconoscibili le tre aree e funzioni della biosfera che integrano in questo piano paesaggistico le comunità presenti nel territorio: i potenziali ed unici gestori della Biosfera. Innanzi tutto il sistema politico adottato dalla MAB è gestito esclusivamente dalle comunità facenti parte del territorio. l’UNESCO non ha potere politico legislativo, non e’ in grado di cambiare la legislatura regionale o nazionale ne’ ha potere sulla proprietà privata . L’UNESCO semplicemente promuove la protezione delle biodiversità oggi minacciate da un’economia di massa aggressiva contro gli assetti naturali e rurali e che non contempla tecniche produttive sostenibili. L intento del programma M.A.B.e’ di offrire un aiuto coordinativo e di dimostrare come la partecipazione e l impegno volontario delle comunità di un dato luogo con l aiuto economico e tecnico dell’ ente UNESCO siano in grado di promuovere una politica di sostenibilità e conservazione in grado di far crescere e di proteggere la cultura locale. Il programma MAB esiste per incoraggiare una crescita sana che promuova interazione tra le varie biosfere per creare insieme strategie di sviluppo innovative con l utilizzo di nuove tecnologie ma che sia anche in grado di salvaguardare oasi preziose e rare dalla speculazione selvaggia dell’ economia di massa.
NUORO OLIENA
DORGALI
ORGOSOLO
URZULEI BAUNEI
TORTOLI LANUSEI
M.A.B. per Urzulei
Entrando più in specifico sulle attività di ogni porzione della biosfera: IL CUORE ospiterebbe attività di recupero e riattivazione delle nostre specie endemiche, come la lecceta Sarda per esempio, o le piante da sughero od ancora la vite Sarda che stanno scomparendo.Inoltre, promozione di sorveglianza organizzata contro il bracconaggio, il turismo selvaggio, e l incontrollata attività pastorale che inibisce la crescita delle nostre specie floristiche. La ricerca scientifica sarebbe gestita da enti locali specializzati, e corsi di aggiornamento per la crescita tecnica dei nostri specialisti e l apprendimento di nuove strategie devote al recupero, al monitoraggio ed alla riabilitazione. L’ area FILTRO nel territorio Ogliastrino, sarebbe dedicata al ripristino di tutte quelle attività produttive agropastorali che stanno oggi scomparendo, oltre alla riabilitazione della produttività agro-pastorale per la realizzazione di marchi di qualità esportabili, i fondi dell’ UNESCO verrebbero investiti sul ristabilimento dei centri rurali in degrado e la riattivazione dell’ economia artigianale. Ancora, promozione a livello internazionale di un turismo a soggetto, come quello naturale e culturale in grado di mettere in risalto le potenzialità offerte dall’ ambiente circostante per non sfruttarlo incondizionatamente. L’area TRANSITIVA sponsorizzerebbe tecniche produttive basate su una scienza innovativa sempre nel rispetto del nostro ambiente. Si lascia spazio alle industrie Sarde e alla collaborazione di tali enti con enti nazionali e internazionali guidati da un etica orientata verso la sostenibilità. Poiché Il programma MAB ha un sistema d’azione unico nel suo genere per ogni Biosfera dove la gestione e’ responsabilità delle comunità che aderiscono al programma, e’ necessario instituire un agenzia di riferimento che coordini ed aggreghi le comunità in gioco;Tale ente potrebbe avere prossimità alCuore della Biosfera ,risiedere quindi nella zona Filtro e rivestire la multifunzionalità di organo aggregativo per le comunità in gestione e di punto di riferimento e informativo per chi visita la biosfera. Il disegno proposto dal mio gruppo di lavoro, prevede di creare un sito che possa soddisfare la funzione di organo coordinatore e informativo ma anche dove le attività produttive agropastorali tipiche di questa zona, possano essere espresse fornendo un esempio concreto di lavorazione del prodotto tipico e della sua celebrazione folkloristica.
Progetto per un centro produttivo con giardino botanico
Il progetto quindi si snoda tra una serie di casolari che ricordano l architettura tipica del luogo concepiti con materiali e maestranza locali. Alcuni di questi casolari sono adibiti a piccole zone di produzione che ospitano macchinari antichi tradizionali per la lavorazione dei prodotti o per la creazione di manufatti artigianali, altri hanno la funzione di rifinire i prodotti che arrivano dalla terra circostante, come la lavorazione delle piante medicinali endemiche che una volta popolavano le montagne circostanti a Urzulei e che facevano parte della dieta giornaliera dei suoi abitanti. La raccolta, lavorazione e vendita del prodotto sono esibiti a scopo educativo, sia per i turisti che per gli enti scolastici locali che possono cosi avere un esempio immediato della produzione della propria terra. Difatti l intento primario del progetto e’creare una matrice produttiva ripetibile in ogni comune per permettere ai locali di attivare la produzione e vendita dei propri prodotti. Ogni comunità della Biosfera può allestire il suo centro produttivo –informativo per evidenziare quell’ arte tipica tradizionale comune ma al contempo unica per ogni centro, ognuno di tali centri e’ supportato e promosso dal Piano paesaggistico Biosfera.
vista centro produttivo
From Planning to the plant protection and reactivation of Sardegna ‘s territory and culture
Sardegna ‘s land and culture is not negotiable for capital but is indeed the capital of Sardegna’s inhabitant, for preserving our heritage it is important to reactivate our conscience as Sardegna people and develop new strategies of living and growing as a community able to be sustainable and harmonious with our beloved land.
Eva Cocco
One of the most productive sources of enrichment for the Sardegna inhabitant is in its unique and various land assets able to preserve in its complex geography an incredible amount of ecosystem patterns populated by endemic archetype species, unique for their genre. The unique land feature of Sardegna is today Nationally recognized by the candidacy of SIC areas scattered on all the island, that promote a policy of preservation and reactivation of endangered endemic species, but for how much the SIC strategy is widely appreciated and recognised as positive and efficient for the land, It is indeed essential today, to develop a more comprehensive land rehabilitation plan able to consider other aspects embedded in the territory such as all those traces left along time by the atrophic presence, translated in cultural and folkloristic expressions. Especially in an Agro-pastoral culture as the one founded in Sardegna, the relationship between men and land is very ancient and it became symbiotic for this long relationship. The territory of Ogliastra, in specific the so called “Supramonte of Urzulei”, owns a natural land asset of incredible beauty not only for the particular geological formation that gives to the landscape stunning and suggestive view variety, but also for the pristine condition of most of its territory, barely corrupted by human presence. Between those hills and meander of nature it’s hidden an ancestral culture that preserve itself from the prehistoric time with ancient folkloristic expressions that are different from a village to another but yet united by important similarity that reveals their common historical pattern. Today in Sardegna, those celebrative expressions of an ancient culture are disappearing and this impoverishment contemplates also its land asset not able to produce in sufficiency for the locals. One of the main negative results is an incremental amount of abandoned villages and the consequential lose of their heritage and identity. The incapability of the land to produce and sustain its own inhabitant, make Sardegna a target for big corporations willing to speculate on the Island with mass tourism and industrial activities that greatly contribute to compromise the ecosystems and identity of the place and continuing to damage the local economy.
C&C Architecture
M.A.B. for Urzulei The MAB Program promoted by UNESCO is studied for protecting and reactivating each aspect of the territory: ecological, cultural and economical. It is based on developing a master plan with specific regulations and characteristics that in general contemplates tree main areas deeply studied and developed for responding to the specific exigencies of a certain territory.
This innovative strategy could be an efficient tool to use for the Ogliastra territorial protection that in general will perform with the establishment of a core zone for protecting the pristine territory of the Supramonte of Urzulei, where conservation and rehabilitation activities will take place for preserving the endemic species, local expert of each field involved will perform those specific activities. A Buffer zone developed all around the core zone, will be the area where the local economy and tradition will be rehabilitated creating an economical plan able to sustain the small activities performed with the most authentic techniques. A transition zone will promote an economy able to contemplate industries of a bigger scale and based on clean energy production. The program also promotes the development of an international network able to unite all the established Biospheres in the world for promoting a sustainable life and economical production. Each of those areas is shaped by a detail mapping of the territory and monitoring activities are considered of great importance. Is important to mention that the MAB Program is entirely managed by the communities that apply to the program any kind of authorship on the land is declared by the UNESCO. This strategy will be able to give back the territory to its own inhabitant bringing back their pride and sense of belonging and encouraging culture and economical variety around the world.
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VALERIA COCCO /LUKASZ SRODKA
cestinaia
Si ringraziano per aver contribuito attivamente alla realizzazione di questo progetto: il Sindaco Gian Paola Murru, il Presidente CEAS Salvatore Cabras, L’ Architetto Gabriela Cucca dello studio C&C Architecture, inoltre si ringrazia per il generoso impegno ed entusiasmo tutta l’amministrazione di Urzulei , Luisella Lorrai dell’Oasi faunistica del cervo sardo, l’Ente Forestale, l’Assessorato Regionale alla difesa Ambientale Enrica Caire Il presidente dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori e Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Nuoro ed Ogliastra. Si ringraziano i relatori per il loro essenziale contributo: Sara Maltoni, Nicoletta Sannio, Lidia Decandia, Rita Melis, Olivia Nesci Konstantinos Spiropoulos, Takuma Megumi, Laura Maccioni, Achva Benzinberg Stein, Gabriele Hoppner, Eva Cocco. Si ringrazia lo studio “The world in a coconut shell” di Valeria Cocco e Lukasz Srodka per lo splendito documentario realizzato, che ha dato finalmente voce ai nostri artigiani, artisti, pastori, giovani imprenditori della localita’ di Urzulei ed ha messo in luce le problematiche e la bellezza della nostra terra nascosta ed il talento dei suoi abitanti. Si ringraziano gli abitanti di Urzulei per la loro generosa ospitalita’ e tutti coloro che hanno partecipato e continuano a credere in questo progetto per la realizzazione della Biosfera UNESCO ad Urzulei, per poter attivamente difendere preservare e far crescere il nostro incredibile unico e richissimo patrimonio naturale e culturale. Grazie Progetto coofinanziato dall’Assessorato Regionale alla difesa dell’Ambiente
Project cosponsored by the Regional Department of Environmental Defense
Special Thanks for the generous enthusiasm and the commitment offered: The Major Gian Paola Murru, The CEAS President Salvatore Cabras, the Architect Gabriela Cucca from the C&C Architecture Studio we also thanks the comunal administration of Urzulei, Luisella Lorrai from the faunal Oasis Il cervo Sardo, the Forest Authority, the Department of Environmental Defense Enrica Caire president of the Chambers of Architects, Planners, Restorers of Nuoro and Ogliastra Thank you to all speakers for their essential contribution: Sara Maltoni, Nicoletta Sannio, Lidia Decandia, Rita Melis, Olivia Nesci Konstantinos Spiropoulos, Takuma Megumi, Laura Maccioni, Achva Benzinberg Stein, Gabriele Hoppner Eva Cocco. Thank you Valeria Cocco and Lucasz Srodka from “The world in a coconut shell” for the realization of their wonderful documentary, finally able to give voice to out artisan artists, shepherds, young and experienced entrepreneurs of Urzulei and was able to enlighten troubles and beauty of our hidden land and talent of its inhabitants. Thank you to Urzulei all for their generous hospitality and to all that have participate and that are continuing to believe in this project for the realization of the UNESCO biosphere in Urzulei, for defending, preserving and enhancing our unique, incredible and rich natural and cultural heritage. Thank you