La Ceramica in Circolo

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LA CERAMICA installazione collettiva itinerante

in circolo



installazione collettiva itinerante



LA CERAMICA

in circolo

Promosso da:Keramos Ass.Culturale e SPAZIO NIBE di Gabriella Sacchi ideato da: Evandro Gabrieli

Argillà Italia - Sala Scura, Palazzo delle Esposizioni Corso Giuseppe Mazzini, 92 FAENZA

Spazio NIBE Via Camillo Hajech, 4 MILANO

Chiesetta dell’Angelo - a cura di Lampi Creativi Via Roma, 80 BASSANO DEL GRAPPA


Il progetto: Cerchio è diminutivo di circolo, proviene dal latino circus, dal greco kìrkos ovvero anello, dalla radice indoeuropea *kr con il senso di volgere in giro. Il cerchio rappresenta un codice di geometria esistenziale che varrebbe la pena riscoprire. Dal circolo nulla resta escluso. Ogni punto è equidistante dal centro. È conchiuso, eppure la sua percorribilità appare infinita. Si svolge, eppure ritorna su se stesso. E che forma ha, se non circolare, questa materia ceramica che ri-nasce e ri-muore restando sempre se stessa e che, in maniera costante, accompagna l’uomo ma che cambia con l’uomo stesso? Ecco quindi che, come in una tavola rotonda, La Ceramica in Circolo ambisce a restituire il senso di una democrazia: l’artista è invitato a confrontarsi ed esprimersi attraverso un nuovo minimo comune denominatore. Il progetto, promosso da Evandro Gabrieli e Gabriella Sacchi è stato presentato in anteprima a Faenza, in occasione di Argillà Italia 2018 e come seconda tappa a Bassano del Grappa presso la Chiesetta dell’Angelo a cura di Lampi Creativi, in seguito a Milano, presso il Laboratorio/Spazio Nibe di Gabriella Sacchi. La Ceramica in Circolo nasce da un’idea di Evandro Gabrieli ed è rivolto a tutti coloro che si esprimono con l’argilla. È un progetto che prende vita dopo l’installazione collettiva itinerante CUBE compressi e punta di nuovo alla collettività, mantenendo comunque alta l’attenzione sulla singola individualità artistica. La Ceramica in Circolo ha non solo l’intento di dare visibilità attraverso la realizzazione di un’opera ceramica tridimensionale, ma anche lo scopo di fotografare e di riflettere sul mondo della ceramica contemporanea, interrogandosi su alcune questioni: • qual è la ceramica in circolo oggi? • qual è il modo in cui gli artisti la rappresentano o se ne sentono rappresentati? • quali sono le tecniche e i messaggi che contiene? • cosa si è perso, modificato o cambiato nel modo di utilizzare questo materiale che da sempre accompagna l’uomo? Il vincolo che accomuna gli artisti selezionati è la forma circolare, una sorta di fascia chiusa ad anello. Con questa forma circolare l’artista esprime la propria idea e sensibilità ma, a differenza di quanto avvenuto in occasione dell’installazione collettiva CUBE compressi, c’è la possibilità di poter guardare anche “attraverso la ceramica” non solo metaforicamente. Evandro Gabrieli Gabriella Sacchi


Dopo la prima tappa di Argillà Italia 2016, con il progetto Cube – Compressi, la città di Faenza torna ad ospitare un progetto collettivo ideato da Keramos Associazione Culturale (Roma) e Laboratorio Spazio NIBE (Milano), promosso da CiE (Ceramica in Espansione) e CiC (Contemporary Italian Ceramics). Nei giorni di Argillà Italia 2018 (31 agosto, 1 e 2 settembre), vedremo infatti le 35 opere del progetto La Ceramica in Circolo, in cui gli artisti partecipanti si sono confrontati con il tema del cerchio. Nel corso degli anni, Argillà Italia si è sempre di più connotato come un festival internazionale della ceramica, un “contenitore” in cui è possibile vedere nell’arco di pochi giorni una grande varietà di opere d’arte e di artigianato artistico ceramico di alta qualità, realizzate in tutto il mondo. In questo contesto, La Ceramica in Circolo crea un’occasione per apprezzare le molteplici declinazioni offerte dal materiale ceramico, perché tutte le opere sono accomunate dalla forma circolare, forma che a sua volta è portatrice di molteplici significati. Nel bando di partecipazione al progetto, leggevamo infatti: “Dal circolo nulla resta escluso. Ogni punto è equidistante dal centro. È conchiuso, eppure la sua percorribilità appare infinita. Si ‘svolge’, eppure ritorna su sé stesso. E che forma ha, se non circolare, questa materia ceramica che ri-nasce e ri-muore restando sempre sé stessa e che, in maniera costante, accompagna l’uomo ma che cambia con l’uomo stesso?” Un racconto a più voci, quindi, in grado di creare connessioni suggestive tra la materia ceramica e la forma circolare, entrambe accomunate da un elemento di inafferrabilità – la trasformazione del fuoco nella ceramica, il pi greco nel cerchio - e allo stesso tempo di perfezione. Massimo Isola Vice Sindaco e Assessore alla Cultura e alla Ceramica del Comune di Faenza

La Ceramica in Circolo Nelle estati della mia infanzia, negli anni ‘60, le ore passate in spiaggia si alternavano alle gite nell’entroterra, per visitare paesi collinari dell’Italia centrale. In alcuni di questi luoghi c’erano botteghe artigiane che producevano ceramica: piatti, brocche, tazze, pentole, vasi che, per procedimenti produttivi, forme e colori, si rifacevano alla tradizione popolare. Queste stoviglie erano realizzate al tornio, con argilla a cottura rossa, erano ricoperte con ingobbio bianco, decorate con gli ossidi più comuni e rivestite con cristalline incolori, color miele o verdi. Sulla loro superficie si leggevano le tracce delle varie fasi della lavorazione e, talvolta, dei segni derivanti da incidenti di percorso, che si potevano considerare veri e propri difetti. Il destino di quel tipo di produzione, abbastanza di nicchia già in quegli anni, era segnato. Nel giro di poco tempo sarebbero scomparsi i luoghi di produzione più decentrati e con capacità produttive e distributive limitate, sarebbero cambiati in modo definitivo i gusti e il tipo di richiesta del pubblico e molte delle stoviglie, un tempo considerate essenziali, sarebbero scomparse dal mercato per essere sostituite da altre.


Le mia famiglia, che coltivava il gusto per l’oggetto di ceramica tipico della cultura popolare, ha comprato in quegli anni parecchi di quei manufatti, con la coscienza che si sarebbero trovati sul mercato ancora per poco. Da sempre la ceramica è stata identificata con gli oggetti d’uso e sicuramente anche la mia famiglia pensava ad essa come ad una tecnica/arte nata nell’antichità per produrre stoviglie. Ancora oggi, se si chiede ad un pubblico non esperto cos’è la ceramica, il più delle volte si ricevono risposte che fanno riferimento alla stoviglieria. Per questa ragione, l’oggetto in ceramica fatica a sganciarsi dal pregiudizio che lo ha tradizionalmente relegato nella categoria degli oggetti d’uso, anche se, negli ultimi anni, questo pregiudizio si è rivelato un po’ meno marcato. Iniziando a fare ceramica, tra la fine degli anni ‘70 e l’inizio degli anni ‘80, ho cominciato a frequentare persone, luoghi, istituzioni, che lavoravano per scardinare i pregiudizi collegati a questa arte. Ho così preso coscienza di come il mondo della produzione ceramica fosse molto complesso e del fatto che accanto a persone interessate alla produzione oggetti d’uso, stoviglie e materiali da rivestimento, ce ne fossero altre dedite alla creazione di oggetti la cui valenza fosse soprattutto estetica. Credo che le opere di alcune persone, come Betty Woodman, Alessio Tasca o Nino Caruso, abbiano avuto, e tuttora abbiano, un ruolo molto importante nella storia della ceramica perché questi artisti, usando argille, materiali da rivestimento e strumenti, come il tornio, la trafila o gli stampi, in modo estremamente innovativo, hanno sovvertito gli schemi che imprigionavano questa arte. L’insegnamento di queste persone, e di moltissime altre che è impossibile nominare in questo breve scritto, è stato fondamentale per rinnovare il concetto di oggetto ceramico e, in questi ultimi anni, i ceramisti si sono sempre più cimentati con la progettazione e la realizzazione di ceramiche/sculture e ceramiche/installazioni. Sicuramente iniziative come La Ceramica in Circolo contribuiscono ad indicare una direzione e la consistente adesione a questo progetto, da parte di persone che lavorano privilegiando il mezzo ceramico, dimostra l’interesse sempre crescente ad imboccare quella direzione. Quando Evandro Gabrieli mi ha chiesto. di collaborare all’organizzazione di La Ceramica in Circolo, nella fase di selezione delle opere e nella fase espositiva ad Argillà Faenza 2018, ho accettato con piacere. Così come ho aderito alla sua proposta di presentare i materiali della mostra in una successiva tappa allo Spazio Nibe, la galleria adiacente al laboratorio che ho fondato e gestisco a Milano. La presentazione de La Ceramica in Circolo nello Spazio Nibe è del tutto coerente con il lavoro formativo ed espositivo che da anni conduco, con l’intento di far conoscere la ceramica contemporanea. Inoltre amo l’idea di work in progress e mi è sembrato interessante poter partecipare ad un progetto che è la continuazione di Cube compressi, partito nel 2016. In quell’anno si invitavano i partecipanti a lavorare sul tema del cubo, quest’anno si è focalizzata l’attenzione sul cerchio, forma ricca di connotazioni simboliche. Credo che questo tipo di iniziativa dovrebbe riproporsi nei prossimi anni perchè sono convinta che confrontarsi su temi comuni, con il vincolo di alcune regole, possa essere estremamente stimolante.


I partecipanti a La Ceramica in Circolo, di età e provenienza molto differenziate, hanno proposto opere di grande varietà contenutistica e formale che, ancora una volta, hanno messo in evidenza la straordinarietà delle materie usate e la loro potenzialità espressiva. Spero che La Ceramica in Circolo, dopo la sua presenza ad Argillà Faenza 2018 e la successiva tappa a Bassano del Grappa presso la Chiesetta dell’Angelo e in seguito allo Spazio Nibe di Milano, possa avere altri momenti di visibilità in luoghi che la vogliano ospitare. Gabriella Sacchi

Simbologie ricorrenti sono state la base della memoria scritta sin dall’alba della storia umana. Si è cercata la sintesi con segni grafici essenziali attraverso i quali istituire dei codici di comunicazione; quegli stessi codici variano in base a declinazioni ambientali e territoriali, ma per ovvie ragioni matematico-geometriche la struttura di base ha tratti ricorrenti che sono patrimonio comune a tutta l’umanità. La linea curatoriale intuita e proposta da Evandro Gabrieli, come già riscontrato anche da critica e pubblico, ci sembra possa dare una visione generale e non generica su alcune vie di ricerca nella ceramica contemporanea in Italia. L’esaustività è un miraggio difficile da raggiungere, ma crediamo che nell’operazione vi sia un’onestà di intenti dovuti a persone che hanno la volontà di confrontarsi e fare rete superando differenze poetiche, tecnico-materiali o territoriali. Si badi bene: questo non è il solito “circolo” del concettualismo e nemmeno una aristocratica cerchia del bon ton o della curatorialità à la mode. Lampi Creativi ha sposato volentieri l’idea, ancora nella sua fase in nuce, vedendo nel confronto e nella condivisione in un senso pre epoca social network la possibilità di cogliere spunti e insegnamenti. Ci piace molto l’idea che si possa avere un’intuizione anche con un semplice sguardo d’insieme alla mostra e siamo lieti di contribuire alla sua diffusione. Per il futuro siamo curiosi di vedere se la linea marcata dalla geometria euclidea sarà ancora percorsa (probabilmente ora toccherebbe al triangolo o all’esagono); anche altri simboli universali, religiosi, standardizzati, etc. potranno essere reintepretati dalle sensibilità non comuni che vorrano prenderne parte. Lampi Creativi


Cerchio materico: elemento iconografico con cui misurare il nostro tempo Il cerchio è probabilmente l’elemento geometrico la cui forma priva di angoli consente il punto massimo di armonia formale. In una concatenazione ideale di nessi logici l’armonia è la relazione perfetta tra due punti che in musica genera l’accordo. Accordarsi è trovare l’intesa tra due o infiniti punti che se uniti in una concatenazione di eguale inclinazione generano appunto il cerchio, emblema mitologico dell’infinito ripetersi del tempo incarnato dal serpente Uroboro, la cui radice semantica nasconde in se la preziosità dell’Oro e la scansione temporale dell’ora; forse derivante dal Dio-Falco egizio Horus, il lontano. Forse tutto torna, tutto si ripete uguale ma diverso, o forse nulla torna e tutto nasce e muore, ma se anche così fosse, non nega la ciclicità in cui l’uomo vive da millenni. Se spostiamo l’attenzione sull’immagine del cerchio nella sua dimensione solida ci appare la sfera elemento perfetto nella geometria euclidea che già nell’antica cosmogonia medioevale definiva la forma base per il costrutto universale e sonoro di Boezio, che intravvedeva nella rotazione delle sfere celesti la fonte divina del suono dell’universo: la musica mundana metafora dell’unione tra la ragione e il senso, elemento speculativo per conciliare la fede e la natura. Forma e suono quindi alla base dell’unità terreste che di sostanza organica, l’argilla, si compone e si struttura. Quella stessa argilla che storicamente è croce e delizia degli artisti: dal latteo pallore cromatico di Luca Della Robbia all’espressionismo terroso e narrativamente straziante di Niccolò dell’Arca, tecnica e umanità a confronto per cogliere l’essenza neoplatonica del rinascimento italiano. Nel Novecento ancora la materia è l’elemento per capire il secolo breve e le sue contraddizioni; l’argilla diviene materia viva, elemento alchemico di sublime eleganza nelle mani ancora terrose di Arturo Martini e nella magia coloristica di tre fuoriclasse: Leoncillo, Fontana e Melotti. Per il primo carne viva e lacerata dal “Male oscuro” di un tempo crudo che corrode l’essenza più intima. Per Fontana materia erotica, preziosità orgiastica nell’impronta calcata di un visionario all’eterna ricerca di futuro. Per Melotti ritorno all’essenza: egli fa della terra e della forma sferica un binomio insostituibile che ritorna nelle sue instabili e incerte ceramiche, in cui la sfera che sovente torna ad essere cerchio, diventa l’elemento base per definire una nuova mitologia dell’astrazione, primo e unico caso in Italia. Coscienza e sapienza, eppure non basta a trattare questo mezzo “anfibio”, ostico che è tale in quanto vivo, impermeabile all’acqua, immutabile al soffio e resistente al fuoco con il quale amoreggia, accogliendone il calore che muta il colore e irrigidisce la forma. Sarebbe tuttavia un limite chiudere la ricerca entro i confini di una forma e di una tecnica che se slegati da una declinazione linguistica e dal supporto di un pensiero, seppure flebile, correrebbe il rischio di porre la questioni in termini puramente formali e spesso sterili, come troppe volte succede in questo nostro tempo concentrato più al narcisistico confronto su tecnicismi accademici e autoreferenziali che non a elaborazioni estetiche e interrogazioni contenutistiche. La ceramica oggi vive una stagione di rinnovato interesse e forse frizzante vivacità, come non mai. Fioriscono eventi espositivi che indagano lo sviluppo di questo medium eppure è quanto mai urgente la


necessità di tornare a porsi domande. Su questo fronte il progetto La Ceramica in Circolo proposto da Evandro Gabrieli e Gabriella Sacchi può essere dirimente; affrontare periodicamente le forme elementari che costruiscono le geometrie dell’universo, come il cerchio o quelle più terrene come il cubo, è un modo certo giocoso, ma serio, per porre questioni non solo in termini di attualità, indagando quali sono le tipologie in circolazione oggi, ma anche più strettamente filosofico esistenziale che da sempre appartengono come sfida irrinunciabile all’artista in ogni tempo. Forse la mostra non offre risposte certe, forse per natura non deve farlo; il suo compito in fondo è quello mostrare possibilità di risposta che siamo in grado di elaborare oggi misurando solo attraverso l’opera la distanza con la storia, oppure la consonanza con questa. Icone, simboli, gesti e segni impressi e incisi in una materia come l’argilla, che registra tutto e sulla quale ci specchiamo ciclicamente per capire un po’ di più chi siamo. Lorenzo Fiorucci La ceramica in circolo: un’enciclopedia della ceramica italiana contemporanea. Nel panorama ceramico nazionale torna una selezione di artisti che si cimentano con un tema suggerito loro: il cubo come simbolo di compressione nella prima occasione e, quest’anno, il cerchio. Emblema per eccellenza di ciclicità, del ripetersi delle stagioni e della vita che si rinnova, il cerchio è pretesto formale e stimolo alla riflessione intorno al quale inventiva e capacità tecniche di molti ceramisti si son messi alla prova dimostrando, ancora una volta, l’attrazione esercitata dal confronto e il legittimo desiderio di condivisione. Non facile individuare, nella ricchezza di letture dello stimolo iniziale, un filo conduttore unico e, nell’impossibilità di soffermarci adeguatamente su ciascuna opera, ci limitiamo a raggrupparle appoggiandoci a elementi comuni. Ripercorrendo quindi lo stesso ciclo della vita a cui accennavamo poco fa, potremmo partire dall’idea di nascita che sembrerebbe trasparire dietro alcune realizzazioni. A partire dalle forme organiche che sembrano uscire da Il cerchio della vita di Roberta Oppedisano; o dal gioiello scultura di Sabine Pagliarulo in cui i Pulse rimandano ad una promessa di apertura all’esterno, potenzialità poi realizzata nelle opere in porcellana di Silvia Granata dove il nucleo centrale è circondato da involucri non più chiusi. Così come nell’esplosione di Attilio Quintili dove l’orbita inziale è addirittura deflagrata dalla spinta irrefrenabile che ha formato il pezzo. Orbite pure nell’opera di Maurizio Tittarelli Rubboli dove trafile dell’inizio del secolo scorso sono tate utilizzate per filamenti poi lustrati secondo la tradizione di cui la bottega omonima è gelosa custode. Un tornare su se stesso che caratterizza pure l’opera di Narciso Bresciani in cui strati ceramici si alternano ad un filo spinato, inedito elemento delle opere viste finora se non fosse per la sua presenza nell’enigmatica opera di Roberto Cambi. Regeneration dell’opera di Benedetta Ferraro, Sopravvivere di Livia Marasso puntano al vitalismo e Non di solo pane di Tiziana Grandi affronta l’aspetto spirituale del cerchio. La ciclicità del tempo coinvolge non solo l’Uomo ma pure


le sue creazioni, come in Passato futuribile di Antonio Taschini e negli ingranaggi di Elisa Belardinelli. Il cerchio da cellula germinale si fa mondo in Nel fondo del mare di Emanuela Mastria, o racchiude l’intera Natura, come in Mara Ruzza o in Mirco Denicolò; se nella prima il simbolo è affidato ad un fragile albero di porcellana, nel secondo il distintivo tratto grafico si concentra su una singola foglia, una sineddoche in cui entrambi gli artisti individuano una parte per indicare il tutto. Il cerchio racchiude un immaginario centro di irradiazione nell’Eterno solstizio di Roberta Sama, mentre in Inside diversi pianeti sono racchiusi nell’universo di Rita Miranda. In Fabio Amoroso sembrano apparire spoglie di eventi passati, mentre nell’opera di Elvira Keller ci si rivolge ad un lontano nello spazio con le caratteristiche palafitte, così come in Roberto Castellano in cui si utilizza pure mogano e bambù. Lo stimolo esterno è stato poi pretesto per la ricerca informale di Karin Putsch- Grassi e il lavoro a trafila di Antonio Pugliese. Al contrario in Laura Scopa la corona circolare è supporto per storie, solo alcune a sintetizzare le mille possibili. Un mondo che vede una fitta umanità assiepata sulla superficie esterna dell’opera di Brenno Pesci, un’umanità mossa dal denaro mentre è più fiducioso il messaggio di Yvonne Ekman in cui mani si stringono reciprocamente. Il cerchio si fa disco, superfice cangiante da cui si distaccano stalattiti e stalagmiti in Valentina Viganò, oppure una loro sovrapposizione, con il tipico alternarsi di ceramica e metallo di Lidia Marti e il serrato affastellarsi dei Terrapintada. L’irrequietezza dell’opera di Angelica Tulimiero ci sposta verso dimensioni più individuali a cui fa da eco Lo spirito libero di Bianca Piva e la duplicità del Giano di Sara Kirschen. Come visto, insistito è il ritornare su se stesso che non è però un semplice ripetersi: così sembrano spiegarsi gli intrecci policromi di Evandro Casadio, i nodi a riflessi metallici di Olivia Monti Arduini, il Continuum bianco e nero di Michela Minotti, per finire con l’opera di Carlo Pizzichini in cui, pur riproponendosi per un nuovo percorso, la superficie del cerchio è capovolta rispetto all’inizio, quasi metafora della ceramica scelta come materiale dagli artisti, un materiale da radici millenarie ma mai uguale a se stesso. Domenico Iaracà

Ringrazio sentitamente tutti gli artisti che hanno preso parte a questo progetto e soprattutto coloro che non siamo riusciti ad accogliere. Ringrazio Claudia Casali e Paola Casta per l’ospitalità a Faenza durante Argillà Italia 2018; Gabriella Sacchi e Spazio Nibe per aver condiviso con sentimento questo progetto; grazie a Domenico Iaracà e Lorenzo Fiorucci per la preziosa e stimata collaborazione nei testi critici, grazie a Mirco Denicolò per ciò che è stato fatto, grazie a Mara Ruzza, Carlo Pizzichini, Antonio Pugliese, Sabine Pagliarulo, perchè oltre ad essere artisti, anche loro si occupano di promuovere e divulgare l’ arte ceramica contemporanea; grazie a Silvia Imperiale, Giovanni Mirulla per il loro generoso contributo e grazie a Francesca Mungiguerra per la grafica. Infine, grazie a Lampi Creativi: Marco Maria Polloniato e Fabiola Scremin, a chi fa rete, condivide pensiero artistico e mette le proprie idee e qualità in “circolo”. Evandro Gabrieli


fabio amoroso • elisa belardinelli • narciso bresciani • roberto cambi • evandro casadio • roberto castellano • mirco denicolò • yvonne ekman • benedetto ferraro • silviagranata • tizianagrandi •elvirakeller • sara kirschen • livia marasso • lidia marti • emanuela mastria • michela minotti • rita miranda • olivia monti arduini • roberta oppedisano • sabine pagliarulo • brenno pesci • bianca piva • carlo pizzichini • antonio pugliese • karin putschgrassi • attilio quintili • mara ruzza • roberta sama • laura scopa • antonio taschini • terrapintada • maurizio tittarelli rubboli • angelica tulimiero • valentina viganò


Fabio Amoroso senza titolo 2018


Elisa Belardinelli - AmomĂŹ il tempo di un pensiero


Narciso Bresciani rigira


Roberto Cambi

you and me


Evandro Casadio intrecci in circolo


Roberto Castellano suite


Mirco Denicolò macina


Yvonne Ekman

handmade


Benedetto Ferraro regeneration


Silvia Granata

cercando rifugio


Tiziana Grandi non di solo pane


Elvira Keller

palafitta


Sara Kirschen giano


Livia Marasso sopravvivere


Lidia Marti collasso di punti in comune


Emanuela Mastria

nel fondo del mar


Michela Minotti continuum


Rita Miranda inside


Olivia Monti Arduini nodo


Roberta Oppedisano il cerchio della vita


Sabine Pagliarulo amuleto


Brenno Pesci

gira il mondo


Bianca Piva spirito libero

Bianca Piva


Carlo Pizzichini ceramica in circolo (omaggio a Moebius)


Antonio Pugliese tutt’uno


Karin Putsch-Grassi arcobaleno


Attilio Quintili corpo d-EnsĹ?


Mara Ruzza resilienza


Roberta Sama eterno solstizio


Laura Scopa runs for everyone


Antonio Taschini passato futuribile


Terrapintada there is a crack


Maurizio Tittarelli Rubboli spazio sacro


Angelica Tulimiero ...

restlessness


Valentina Viganò sguardi


LA CERAMICA

in circolo


Contatti & Info dagli Artisti fabio amoroso: www.fabioamoroso.com • elisa belardinelli - amomì: amomidielisa@hotmail.it • narciso bresciani: www.narcisobresciani.com • roberto cambi: http://robertocambi.blogspot.com • evandro casadio: casa.d@libero.it • roberto castellano: robertocastellano2@gmail.com • mirco denicolò: http://mircodenicolo.blogspot.com • yvonne ekman: www.yvonneekman.it • benedetto ferraro: www.terrenotrie.it • silvia granata: www.silviagranata.it • tiziana grandi: tiziana.grandi@outlook.com• elvira keller: www.kellerelvira.com • sara kirschen: www.sarakirschen.it • livia marasso: www.liviamarasso.it • lidia marti: www.lidiamarti.it • emanuela mastria:www.premioceleste.it/emanuelamastria • michela minotti: www.ilteatrodelsole.it • rita miranda: www.ritamiranda.com •

con il patrocinio

olivia monti arduini: www.oliviamontiarduini.com • roberta oppedisano: www.maru-ceramiche.it • sabine pagliarulo: www.terreceramiche.com • brenno pesci: www.brennopesci.altervista.org • bianca piva: www.biancapiva.it • carlo pizzichini: http://www.pizzichini.net • antonio pugliese: antonio.pugliese2@alice.it • karin putsch-grassi: www.putsch-grassi.com • attilio quintili: www.attilioquintili.com • mara ruzza: www.mararuzza.it • roberta sama: www.robertasama.it • laura scopa: www.formeattuali.it • antonio taschini: www.antoniotaschini.it • terrapintada: www.terrapintada.com • maurizio tittarelli rubboli: www.rubboliarte.it • angelica tulimiero: www.angelicatulimiero.com • valentina viganò: vavigan@alice.it •


Ideazione e cura del catalogo Evandro Gabrieli Progetto grafico Francesca Mungiguerra Evandro Gabrieli Foto courtesy degli artisti; Y.Ekman; S.Kirschen; A.Taschini; foto di Evandro Gabrieli Finito di stampare agosto 2018


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