EXL - Magazine sulle eccellenze toscane della Tecnologia, Innovazione, Ricerca e Impresa. n°3 / 2022

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MAGAZINE DI TECNOLOGIA, INNOVAZIONE, RICERCA E IMPRESA Technology, Innovation, Research and Business Magazine Metodo sperimentale MEDICINA Medicine Diabete e tumori, si punta sui fasci di luce Diabetes and tumours: focus on beams of light Sculture “ferite” osservate speciali alla Normale ARTE Art “Wounded” sculptures: special observing at the Scuola Normale STORIE DI PERSONAGGI E IMPRESE TESTIMONI DI UNA PARTICOLARE INCLINAZIONE 1,1,2,3,5,8,13,21,34 Ὥ γ V = s/t {TG(v) x1 = x - vt y1 = y z1 = z t1 = t ∑ π 8μ7 E=mc2 Xn+Yn ≠Zn A B c Dicembre 2022 | Anno III | n. 3 | Rivista quadrimestrale | Registr. Tribunale di Pisa n. 6/2020 del 4.11.20 | Direttore Responsabile: Eleonora Mancini SF: € 6, Abb: € 10 | Poste Italiane S.p.A.Spedizione in abbonamento postaleAut. n. 2453/2020 del 01.11.2020Periodico R.O.C. Experimental method Stories of personalities and businesses witnessing a particular inclination

UNA INIZIATIVA DI CAMERA DI COMMERCIO TOSCANA NORD-OVEST E UNIONE INDUSTRIALE PISANA

Editore: Pacini Editore Srl, via Gherardesca 1, 56121 Pisa | Direttore Responsabile: Eleonora Mancini Indirizzo della redazione: via Gherardesca 1, 56121 Pisa | Registrato Tribunale di Pisa n. 6/2020 del 4.11.20 Tipografia: Industrie Grafiche Pacini, via Gherardesca 1, 56121 Pisa

Sensate esperienze

Il 2023 che ci si apre davanti, carico indubbiamente di tante aspettative, marca una ricorrenza importante per il nostro territorio: 850 anni dalla posa della prima pietra della Torre di Pisa. La sua particolare inclinazione ha trasformato questo campanile, simbolo religioso, nel simbolo dell’Italia nel mondo. Ma a chiunque osservi la storia passata e presente del territorio pisano non può sfuggire un’altra particolare inclinazione, nel senso di attitudine, che lo caratterizza e che raccontiamo, nelle sue diverse facce, in questo nuovo numero di eXL. Parliamo di una speciale inclinazione alla scienza, al metodo scientifico, alla ricerca e alla sperimentazione, di cui è padre un pisano, Galileo Galilei: un metodo testimoniato da intuizioni, creatività, scoperte e grandi imprese che hanno impresso un segno profondo negli avanzamenti della nostra nazione ma anche a livello globale. A questo personaggio abbiamo dedicato alcune interessanti pagine firmate dall’archivista Manuel Rossi, autore e curatore di una recente pubblicazione nata dalla collaborazione tra Unione Industriale Pisana e Società Storica Pisana. La scienza, in molte delle sue declinazioni, dalla fisica alla informatica, dalla farmaceutica alla medicina, fino alle ricadute sui temi dell’ambiente e dell’arte, permea la ricerca e l’industria pisane e conferma la positività di un modello che qui trova la sua perfetta applicazione, quello della collaborazione tra imprese, università e istituzioni. È l’unione di

competenze ed esperienze a fare la differenza. In fondo, come scrive nel suo contributo il grande fisico e professore emerito dell’Università di Pisa, Guido Tonelli, le domande a cui la scienza (ma anche la filosofia) prova a rispondere sono semplici, sono quelle di sempre, quelle dei bambini quando guardano il cielo stellato e che hanno accompagnato l’umanità dai primordi. Di fronte a questa semplicità la sfida è però complessa. Insomma, l’intuizione e il coraggio che diventano scoperta, primato e base per nuove conquiste: questo in fondo vogliamo raccontare nelle pagine che avete in mano; assai distanti da vanità autocelebrative, siamo però desiderosi di suscitare ottimismo e speranza, guardandoci dentro, per riscoprirci eredi di una straordinaria tradizione italiana.

The year 2023 that opens up before us, loaded with so many expectations, also marks the 850th anniversary of the laying of the first stone of the Leaning Tower of Pisa. Its particular inclination has transformed this bell tower into one of the symbols of Italy in the world. There is another particular inclination that characterizes Pisan territory, which we tell in this new issue of eXL: the special inclination for science, the scientific method, research and experimentation whose father is Galileo Galilei.

Editoriale
| dicembre 2022

In questo numero

Editoriale

Sensate esperienze 1

primo piano

Informatica, tra la CEP e il primo ping Informatics, between CEP and the first ping 6

PharmaNutra, intuizione da leader PharmaNutra, insight from a leader 11

Il Club delle imprese innovative The Club of innovative companies 14 Pisa città della scienza Pisa city of science 16

L’INTERVENTO Spin-off, connessioni cruciali Spin-offs, crucial connections 17

ARTE E STORIA

Le vite del marmo The lives of marble 18

Galileo tra mito e… invenzioni Galileo between myth and… inventions 21

RICERCA

L’occhio è un computer The eye is a computer 27

Fisica moderna per domande antiche Modern physics for ancient questions 30

AMBIENTE

La seconda vita delle cose The second life of things 33 Anche l’acqua si può “riusare” Even water can be “reused” 36 Antiba, rivoluzione in conceria Antiba, revolution in tannery 39

MEDICINA

Tumori: la radioterapia in un flash Tumours: radiotherapy in a flash 42

Diabete: la sfida della nanomedicina Diabetes: the challenge of nano-medicine ........ 44

L’importanza della performance The importance of performance 47

Una iniziativa di Camera di Commercio Toscana Nord-Ovest e Unione Industriale Pisana

UNIONE INDUSTRIALE PISANA Logo 100° anniversario PANTONE 280 C PANTONE 284 C
Con il contributo di

Le firme eXL

Francesco Cardarelli Andrea Piccaluga Guido Tonelli Manuel Rossi

Hanno scritto per questo numero anche: Martina Borroni, Alessia Di Santi, Beatrice D’Orsi, Gianluigi Ferrari, Simone Lippi, Sara Profeti, Milena Vainieri

Redazione

Eleonora Mancini, Luca Biagiotti, Francesco Ceccarelli, Federica Fontini, Luca Fracassi, Chiara Lazzaroni, Silvia Maculan, Nicola Maggi, Laura Magli, Andrea Pantani, Alberto Susini, Domenico Trombi, Carlo Venturini

Comitato scientifico

Luigi Doveri, Paolo Ferragina, Manrico Ferrucci, Leonida Gizzi, Andrea Madonna, Stefano Marmi, Patrizia Alma Pacini, Michela Passalacqua, Andrea Piccaluga, Valter Tamburini, Patrizia Paoletti Tangheroni, Riccardo Toncelli

Progettazione grafica e impaginazione Margherita Cianchi

Realizzazione editoriale e stampa Pacini Editore Srl, Pisa

Questa rivista utilizza vernice e plastificazione antibatteriche

In collaborazione con Partner Comune di Pisa dicembre 2022 primo piano A PARTICULAR INCLINATION Between past and present: intuitions and experiments, as in a widespread laboratory INCLINAZIONE UNA PARTICOLARE Tra passato e presente, intuizioni ed esperimenti, come in un laboratorio diffuso Edizione digitale, aggiornamenti e notizie su: Segui le news di eXL su facebook www.exlmagazine.it

primo piano

| dicembre 2022
INCLINATION Between past and present: intuitions and experiments, as in a widespread laboratory INCLINAZIONE UNA PARTICOLARE Tra passato e presente, intuizioni ed esperimenti, come in un laboratorio diffuso
A PARTICULAR

L’INFORMATICA ALLE ORIGINI

Dalla CEP al primo ping, la rivoluzione digitale inizia da Pisa

Professore Ordinario di Informatica all’Università di Pisa

L’Italia, come altre nazioni europee, è impegnata nella messa in cantiere e nel varo di una varietà di progetti finanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, sostenuti da finanziamenti europei.

Sono due le priorità che la EU ha fissato per la progettazione e il finanziamento degli interventi: transizione verde e trasformazione digitale.

La trasformazione digitale è una operazione indispensabile per il nostro Paese. La tecnologia digitale sta cambiando la società in modo estremamente più radicale di quanto realizzato con la rivoluzione industriale. Ciò dipende dal fatto che i dispositivi digitali potenziano anche le capacità di ragionamento e interazione delle persone, a differenza di quello che accadde con la rivoluzione industriale, dove le macchine amplificavano unicamente le capacità fisiche delle persone.

Molto spesso le azioni della trasformazione digitale si focalizzano solo sulle competenze operative. Trascurare i fondamenti, ovvero lo sviluppo dei principi e delle tecnologie informatiche, porta a non possederne il controllo, con risultati imprevedibili se i sistemi deviano dal comportamento previsto.

La disciplina scientifica, che tutti chiamano informatica, si pone sullo stesso piano delle discipline scientifiche più tradizionali, quali la matematica, la fisica e la chimica. L’informatica è la scienza che costituisce il fattore strategico abilitante per immaginare e progettare le forme del nostro futuro, sia economico che sociale, sempre più digitale. L’informatica costituisce quel bagaglio culturale e tecnologico indispensabile per costruire gli strumenti sia concettuali che operativi adeguati alla società del XXI secolo.

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Informatics, between CEP and the first ping

La vitalità e il successo di un Paese in un futuro digitale dipenderanno in larga misura dal livello di cultura informatica dei suoi cittadini. Questo aspetto è stato compreso perfettamente a Pisa negli anni Cinquanta-Sessanta. Il 17 novembre 1969, nella sua lettera agli studenti del primo corso universitario italiano in Informatica, la Laurea in Scienze dell’Informazione, il Rettore dell’Università di Pisa, professor Alessandro Faedo, scriveva: “[…] La serietà e il valore scientifico e sociale del titolo che conquisterete dipenderanno, quindi, dall’impegno comune vostro e dei vostri docenti; da ciò dipenderà anche la possibilità per l’Italia di stare fra le nazioni più progredite nel campo dell’utilizzazione razionale degli elaboratori elettronici ”.

Informatica e Pisa sono un binomio indissolubile. Ma andiamo con ordine. Nel 1954 le amministrazioni di Livorno, Lucca e Pisa avevano stanziato una somma assai cospicua per l’acquisizione di apparecchiature destinate all’avanzamento scientifico della Toscana. In una lettera inviata al Rettore Enrico Avanzi, Enrico Fermi suggerisce di costruire a Pisa una macchina calcolatrice elettronica.

Così è iniziata l’avventura pisana dell’informatica. A Pisa nasce il Centro Studi Calcolatrici Elettroniche (CSCE) che progetta e realizza la CEP, Calcolatrice Elettronica Pisana, la prima in Italia. Parte una collaborazione con l’Olivetti che stabilisce un suo centro di Ricerca e Sviluppo a Pisa da cui nasce l’ELEA. Si può tranquillamente affermare che raramente

La lettera del Rettore Alessandro Faedo agli studenti per l’avvio del Corso di Laurea in Scienze dell’Informazione

l’Italia ha visto una migliore integrazione tra ricerca fondazionale accademica, idee innovative, esperienza progettuale, capacità costruttive, sviluppo industriale. L’inaugurazione ufficiale della CEP, nel novembre 1961, alla presenza del Presidente della Repubblica, è una tappa storica per l’Italia. Notevole per quei tempi fu la convinzione che l’università dovesse mettere le proprie competenze scientifiche e tecnologiche a disposizione dell’industria. Il collegamento tra la creazione di conoscenza scientifica e il sistema produttivo trova oggi la sua definizione nell’espressione “trasferimento tecnologico”.

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La Calcolatrice Elettronica Pisana

Gli studi sulla CEP lasciarono un’eredità immediata sotto forma di una grande competenza a tutti i livelli. Di fatto Pisa è la culla dell’informatica italiana dal punto di vista dell’insegnamento e della ricerca. Nell’anno accademico 1969/70 nasceva presso la facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell’Università di Pisa il Corso di Laurea in Scienze dell’Informazione. Scienze dell’Informazione è stato il primo Corso di Laurea in Informatica in Italia e uno dei primi in Europa Di quella splendida avventura restano a Pisa un Dipartimento di Informatica e una parte rilevante del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione. Entrambi, ma mi si permetta un po’ di presunzione, soprattutto il primo, hanno avuto un ruolo importante in campo internazionale nello sviluppo scientifico della disciplina. Tuttavia questa è solo una parte dell’avventura. E moltissimo ci sarebbe da dire sui contributi dati in quasi tutte le aree della disciplina dagli eredi del CSCE, l’Istituto di Elaborazione dell’Informazione, dell’IEI-CNR e del CNUCE – Centro Nazionale Universitario di Calcolo Elettronico –, nato nell’ambito dell’Università di Pisa nel 1964, e successivamente trasformato in un istituto del CNR nel 1974. Una data storica per l’Italia è il 30 aprile 1986. Quel giorno si stabilì il primo collegamento internet italiano: un “ping” partito dalla sede che raggiunge la rete Arpanet (progenitrice di internet) negli Stati Uniti e riceve in risposta l’“ok” dagli Usa.

Della presenza a Pisa degli istituti del CNR ha beneficiato l’intera comunità scientifica nazionale. Questo non sarebbe stato nemmeno immaginabile senza la progettazione e la realizzazione della CEP.

Non si deve dimenticare la formazione avanzata, in cui Pisa ha il primato in Italia ed eccellenti posizioni in campo internazionale. Abbiamo già ricordato che nel 1969 è stato attivato il primo Corso di Laurea in Scienze dell’Informazione. A partire dal 1983, seguiranno il primo Dottorato in Informatica, la prima Scuola Diretta in Informatica, uno dei primi

Il primo collegamento a internet italiano

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Sopra, il presidente della Repubblica Giovanni Gronchi alla inaugurazione della CEP; a destra e nella pagina accanto, i ricercatori al lavoro con il calcolatore

Corsi di Laurea in Ingegneria Informatica, i primi Corsi di Laurea (triennale e magistrale) in Informatica Umanistica (Digital Humanities), di Laurea Magistrale in Data Science e Business Informatics, il Corso di Laurea Magistrale in Cybersecurity. Ricordiamo anche il Dottorato di Ricerca in Data Science e il Dottorato di Ricerca Nazionale in Artificial Intelligence in cui l’Università di Pisa è capofila.

La rivoluzione digitale ha cambiato e cambierà con una velocità sorprendente il modo in cui gli esseri umani si muovono nel mondo. Nel prossimo futuro, i servizi, le infrastrutture delle nostre comunità saranno completamente trasformati dall’accelerazione imposta dall’adozione di tecnologie software. L’intelligenza umana e l’intelligenza artificiale creeranno opportunità per modificare e potenziare l’insieme delle attività umane. Parafrasando Calvino, la leggerezza del software ha avuto la capacità di tratteggiare e condensare l’idea complicata dell’informatica in un concetto semplice: lo ha reso vivo, dando visibilità a un mondo immateriale, impalpabile, incorporeo ma estremamente reale.

L’avventura pisana dell’informatica è nata dalla visione di un gruppo di scienziati, politici e industriali che nell’affrontare le sfide della loro contemporaneità hanno immaginato un futuro dove l’innovazione tecnologica, la formazione e la ricerca in informatica fossero la chiave per il cambiamento sociale,

economico e culturale dell’Italia. Il Sistema dell’alta formazione e della ricerca in Informatica di Pisa ha accompagnato la rivoluzione digitale contribuendo a creare le basi scientifiche e culturali su cui l’innovazione tecnologica è maturata. La comunità scientifica dell’informatica pisana sente forte il dovere di continuare a far crescere le scienze dell’informazione, di tramandarle (comunicandole opportunamente), di educare nuove persone dedite al sapere informatico e di contribuire alla crescita della cultura e dell’economia del nostro Paese.

Il 30 aprile 1986 con il primo ping nasce Internet in Italia

Quantum Computing, Cybersecurity, Intelligenza Artificiale costituiscono la nuova frontiera della ricerca in informatica e sono infatti inserite tra le priorità di ricerca e innovazione del PNRR. Il sistema pisano dell’alta formazione e della ricerca in informatica partecipa attivamente ai progetti di ricerca di base del PNRR con l’obiettivo di rafforzare le filiere del-

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Il martello di gomma veniva usato (con estrema delicatezza) per indurre vibrazioni e, con l’aiuto di un programma diagnostico, per trovare i falsi contatti che producevano malfunzionamenti transitori

La Calcolatrice Elettronica Pisana è esposta dal 2002 nel Museo degli Strumenti per il Calcolo dell’Università di Pisa.

Essa fa parte di una ricchissima collezione di macchine legate alla storia dell’informatica e del calcolo, unica in Italia e importante a livello internazionale per completezza e significato dei pezzi

la ricerca a livello nazionale e promuovere nuove catene di valore strategico. Lo sguardo lungo orientato al futuro, l’attenzione al presente e alle sue sfide, la capacità di innovare su basi scientifiche con una mentalità critica, la creatività e la capacità di mettere in discussione metodi e strumenti consolidati costituiscono l’eredità dell’avventura della CEP e la profonda ricchezza delle persone del sistema pisano della formazione avanzata e della ricerca in informatica.

The vitality and success of a country in a digital future will largely depend on the level of computer literacy of its citizens. This aspect was perfectly understood in Pisa in the 50’s and 60’s, as shown by a letter, dated November 17, 1969 that the Rector Alessandro Faedo sent to the students of the first Italian university course in Computer Science. The Electronic Calculators Study

Centre (CSCE) was born in Pisa,: it designed and built CEP, Pisan Electronic Calculator, the first calculator in Italy. A collaboration starts with Olivetti which establishes its own Research and Development Centre in Pisa from which ELEA was born. The official inauguration of CEP, in November 1961, at the presence of the President of the Republic, was a historic milestone for Italy.

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OLTRE GLI SCHEMI

20 anni fa PharmaNutra rivoluzionava la nutraceutica con il brevetto che l’ha resa leader nel mondo

DI ELEONORA MANCINI

Tutto inizia da una volontà: “migliorare il benessere delle persone”; e da una intuizione, per risolvere un problema concreto: la carenza di ferro, tra i deficit nutrizionali più diffusi al mondo. La maggior parte delle supplementazioni esistenti presentano diversi limiti legati agli effetti collaterali associati all’assunzione del ferro e alle naturali difficoltà di assorbimento dell’organismo.

Nel 2003 la rivoluzione con la nascita di PHARMANUTRA: i fratelli Andrea e Roberto Lacorte brevettano la Tecnologia Sucrosomiale® , un delivery system innovativo, in grado di proteggere le molecole dei micronutrienti come il ferro, aumentandone l’assorbimento e migliorandone tollerabilità e biodisponibilità.

In meno di un decennio, questa tecnologia nata nei laboratori di ricerca pisani rivoluziona il settore delle supplementazioni marziali a base di ferro orale e diventa uno dei principali player di mercato. Il Ferro Sucrosomiale® è stato descritto come il più innovativo ferro orale in numerosi consensus papers, tanto che nel 2016 il brevetto Sideral® r.m. (Ferro Sucrosomiale®) viene eletto Readers Ingredient of the Year. Oggi PharmaNutra è leader nella produzione di complementi nutrizionali a base ferro con il marchio SiderAL®, dove vanta importanti brevetti sulla Tecnologia Sucrosomiale®, ed è considerata uno dei top player emergenti nel settore dei dispositivi medici dedicati al ripristino della capacità articolare grazie al brand Cetilar® “Ci abbiamo creduto, abbiamo rischiato, abbiamo puntato tutto sulle nostre intuizioni e su un metodo tutto nostro. E continueremo a farlo”, commentano Andrea e Roberto Lacorte, rispettivamente presidente e vicepresidente di quello che è oggi uno dei gruppi farmaceutici più affermati e in crescita e di cui fanno parte PharmaNutra SpA, Junia Pharma Srl, Alesco Srl e Akern Srl

A quasi venti anni dalla sua fondazione, il gruppo PharmaNutra, la cui crescita non si è mai arrestata, sta per aprirsi a una nuova avventura che ne amplificherà raggio d’azione ed espansione: è in fase di costruzione il

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PharmaNutra, insight from a leader

nuovo quartier generale, alle porte del parco naturale di San Rossore. La nuova sede si estenderà su una superficie totale di oltre 5.200 mq, 2.200 dei quali a destinazione produttiva, 1.600 dedicati ad attività direzionali e circa 1.500 per servizi complementari, con oltre 10.000 mq di aree esterne. Il progetto rappresenta anche un concreto impegno in termini di sostenibilità, intesa come attenzione sia all’ambiente che alle persone, con presenza di aree verdi, zone relax e conviviali, oltre che di una palestra, concepite per il benessere dei lavoratori. Una tappa in avanti considerevole, che rappresenta non solo il consolidamento della rapida e vistosa crescita vissuta dall’azienda negli ultimi anni, ma anche un importante investimento nell’ottica di uno sviluppo sul territorio pisano, con ricadute in termini economici, occupazionali e sociali per la città e la provincia di Pisa. “I lavori procedono secondi i piani e considerata la complessità di questo progetto, siamo davvero contenti che tutto stia andando nel verso giusto. L’obiettivo rimane quello di entrare nella nuova sede nel 2023 e a oggi siamo nei tempi”, spiega il presidente Andrea Lacorte. “Sarà un momento cruciale nella storia della |

nostra azienda, un momento atteso da anni che darà un’ulteriore spinta propulsiva a tutte le aziende del Gruppo PharmaNutra, che, grazie alla costruzione di un innovativo laboratorio di ricerca e del nuovo polo produttivo, acquisirà il pieno controllo nella produzione di materie prime e una concreta autonomia in termini di attività R&D”. Lavori affidati al General Contractor SACAIM SpA, una controllata dall’impresa di costruzioni internazionale Rizzani de Eccher, su progetto degli studi Caponi & Arrighi Architetti Associati, Studio Tecnico Associato EMMEGI di Malvaldi e Grassini Geometri e C&P Engineering Srl, per un investimento complessivo di circa 18 milioni di euro.

La nuova sede di PharmaNutra si caratterizzerà per essere uno dei più innovativi laboratori di ricerca e sviluppo nutrizionale in Europa. Le attività di Ricerca & Sviluppo sono difatti il cuore pulsante del Gruppo. Oltre 140 studi clinici, ricerche di base e pubblicazioni hanno permesso alle aziende del Gruppo di acquisire un know-how tecnico-scientifico di

La dirigenza di PharmaNutra in sopralluogo al cantiere della nuova sede per verificarne lo stato di avanzamento; nella pagina a fianco, Andrea e Roberto Lacorte con i direttori dei lavori

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primo livello e di ottenere il riconoscimento di 21 brevetti, sviluppando ben 20 materie prime controllate per l’intera catena di valore e detenute in esclusiva sia sul mercato italiano che estero. “Tutte le attività di ricerca scientifica e sviluppo delle tecnologie portate avanti da PharmaNutra nel corso degli anni fanno capo a una Direzione Scientifica strutturata – spiega Roberto Lacorte –, che si occupa di attivare e supervisionare nuovi progetti, coordinare le attività nei laboratori interni ed esterni all’azienda, oltre a gestire stretti e rigorosi controlli di sicurezza e qualità su materie prime e prodotti finiti”.

Intorno a innovazione, rigore scientifico e rapidità di sviluppo si incardina la filosofia di PharmaNutra che sin dalla fondazione crede nel ruolo delle collaborazioni scientifiche con Università e realtà accademiche di eccellenza come fondamentale per la crescita dell’azienda. “Questo – prosegue Roberto Lacorte – ci ha permesso di essere sempre più

consapevoli della qualità e importanza della nostra ricerca e di acquisire competenze attraverso il confronto e lo scambio di conoscenza con esperti del settore. Dall’altro lato, collaborare attivamente con centri di ricerca esterni alla realtà aziendale rappresenta un importante riconoscimento del valore scientifico espresso dal nostro Gruppo”.

Il nuovo laboratorio R&S sarà tra i più innovativi d’Europa

In 2003 the revolution started with the birth of PharmaNutra: the two brothers Andrea and Roberto Lacorte patented a new method, Sucrosomial Technology®, an innovative delivery system, capable of protecting micronutrient molecules, such as iron, increasing their absorption and improving its tolerability and bioavailability. In less than a decade, this technology, born in the research laboratories in Pisa, has profoundly modified the sector of oral iron-based martial supplements, thus becoming one of the main players in that market.

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ALTISSIMO POTENZIALE

Dal 2003 il Club delle imprese innovative crea occasioni e dialogo tra le realtà produttive di Pisa e di Lucca

The Club of innovative companies

È assodato che l’innovazione rappresenti uno dei motori dello sviluppo delle moderne economie grazie agli effetti positivi che può portare in termini di efficienza, occupazione e propensione all’internazionalizzazione.

In questo campo la provincia di Pisa occupa un posto di assoluto rilevo a livello sia toscano che nazionale. Sono infatti 670, secondo l’analisi effettuata da Uniocamere-Dintec sulla base dei dati pubblicati dall’EPO (European Patent Office), le domande di brevetto pubblicate in Europa tra il 2008 e il 2021 da soggetti residenti in provincia di Pisa: il 20% di quelli della Toscana nel suo complesso. Anche dal lato delle imprese l’innovazione assume un peso rilevante a Pisa. L’ultimo rapporto del Ministero dello Sviluppo Economico in collaborazione con Infocamere e relativo al 2021 segnala come la provincia occupi il quinto posto nazionale in termini di incidenza del numero di startup innovative sul totale delle nuove società di capitali della provincia.

Nonostante questi risultati nel corso del tempo sono state avviate numerose azioni pubbliche dedicate alle imprese innovative con l’obiettivo di provvedere maggiori risorse finanziarie e manageriali ma anche per creare occasioni di scambio in sinergia con i principali attori del territorio come Camera di Commercio, università, centri di ricerca, poli tecnologici e laboratori di innovazione. Tra le iniziative di sostegno il più interessante, primo caso in Italia, è il Fondo Rotativo per le Imprese Innovative. Si tratta di uno strumento finanziario mediante il quale la allora Camera di Commercio di Pisa entrava, dopo un’attenta valutazione fatta da un pool di esperti del mondo accademico e imprenditoriale e per un periodo di tempo limitato, nel capitale di rischio di imprese innovative ad alto potenziale di crescita al fine di favorire il superamento della fase iniziale di avvio del progetto. Tale strumento ha sostenuto una ventina di progetti dal 2005 al 2015, quando l’ennesima legge di riforma della pubblica amministrazione ha ridefinito le regole per il mantenimento di partecipazioni societarie delle pubbliche amministrazioni imponendo la liquidazione delle quote ancora possedute dalla Camera. Ma l’iniziativa più longeva, e anche quella di maggior successo, è il Club delle Imprese Innovative. Nato nel 2003, il network offre

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alle imprese associate operanti sul territorio di Pisa e Lucca occasioni formative e di incontro finalizzate a favorire la reciproca conoscenza e l’avvio di collaborazioni grazie al coordinamento della Fondazione ISI, la quale ha ereditato il know-how e le competenze di ASSEFI, Azienda Speciale della Camera di Commercio che ha gestito le attività del club fino al 2015. A oggi il Club conta oltre 100 aziende impegnate in diversi ambiti che spaziano dalle tecnologie per l’ambiente e le energie rinnovabili alla robotica avanzata, dai big data & analytics alla realtà aumentata e virtuale, dall’internet of things ai droni a guida automatica, dalle nanotecnologie fino ai più tradizionali settori della chimica e dell’elettronica.

Un format che sta riscuotendo un discreto successo tra le imprese del Club è BtoBig: un’occasione annuale nel corso della quale la Fondazione ISI invita una grande impresa, appunto “Big”, a conoscere le imprese che fanno parte del network. L’iniziativa rappresenta per la grande impresa invitata un’opportunità per entrare in contatto con alcune delle migliori aziende innovative dell’ecosistema territoriale allo scopo di individuare possibili sinergie. Ovviamente l’azienda ospite – tra queste Bridgestone, Farmaè e Flixbus – esprime le sue preferenze in merito alla tipologia di imprese che ha interesse a incontrare, tenendo conto dei propri fabbisogni tecnologici e di business.

Il format BtoBig mette in contatto piccole e grandi aziende

In base ai desiderata espressi dall’impresa invitata, la Fondazione ISI individua quindi un pool di aziende facenti parti del Club, chiedendo loro di preparare una scheda di presentazione che descriva attività, tecnologie e prodotti. L’azienda “Big” sceglie quindi il gruppo di imprese da convocare per l’evento durante il quale queste sono chiamate a fare brevi presentazioni (elevator pitch) che, su richiesta dell’azienda invitata, possono essere successivamente approfondite in appositi incontri one-to-one.

La strada dell’innovazione è costellata di tentativi, ripensamenti, successi ma anche fallimenti. Favorire tutte le azioni che permettano alle innovazioni provenienti da territori particolarmente fertili di trasformarsi in proficue attività di impresa, utili allo sviluppo dell’economia e della società è compito dell’intervento pubblico.

Over time, numerous public actions dedicated to innovative companies have been launched to provide more financial and managerial resources and create exchange opportunities in synergy with main local players. Among the initiatives, the most interesting is the Revolving Fund for Innovative Enterprises, a financial instrument through which the Chamber of Commerce of Pisa entered the risk capital of innovative companies with high growth potential in order to help them overcoming the start-up phase of the project.

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Un momento dell'evento annuale di BtoBig ideato dalla Fondazione ISI della Camera di Commercio

MOTO PERPETUO

Ancora oggi e fin dai secoli più remoti Pisa è centrale nella storia di scoperte ed esperimenti scientifici

Pisa city of science

DI SILVIA MACULAN E SARA PROFETI

Se volgiamo il nostro sguardo al passato, è chiaro che non casualmente Pisa è diventata la patria del metodo scientifico. Da millenni è un importante snodo di traffici commerciali e conoscenza: prima un porto etrusco, poi romano, ma anche Repubblica Marinara, e in tutte queste epoche ha sempre ospitato intellettuali, studiosi e illustri viaggiatori. Meta molto apprezzata anche da poeti e pittori, il suo ateneo ha formato studenti e professori dalle idee più avanguardiste.

Ma ancora prima della creazione dell’Università di Pisa intorno al 1343, esisteva una universitas, intesa come “insieme di studenti raggruppati intorno a dei maestri”. Già a partire dal XI secolo, abbiamo testimonianze di legum doctores, scuole di diritto, con nomi noti come Bulgaro e Uguccione. Esiste anche una lapide mortuaria, del 1194, nella Chiesa di San Paolo a Ripa d’Arno, dedicata al maestro Burgundio, ricordato come gemma magistrorum et doctor doctorum Agli inizi del 1200 il primo grande matematico dell’Occidente cristiano, Leonardo Fibonacci, dopo una serie di viaggi all’estero per portare avanti il commercio della repubblica pisana, pubblicò diversi studi, rivoluzionando il sistema matematico e geometrico. Ma l’attitudine di Pisa alla scoperta e all’aggregazione di menti brillanti non è un fatto che si limita a tempi remoti. La Calcolatrice Elet-

tronica Pisana ha da poco compiuto 60 anni. Grande quanto una stanza ma capace di eseguire, in pochi minuti, calcoli che avrebbero impegnato un essere umano per migliaia di ore, la CEP suscitò perfino l’interesse di uno degli imprenditori più illuminati dell’epoca, Adriano Olivetti, che ne riconobbe il valore e decise di stabilire a Pisa dei laboratori di ricerca.

E, com’è naturale che sia, nella stessa città dove un paio di decenni prima era nato l’antesignano del computer, l’ennesima rivoluzione stava per compiersi grazie a ignari pionieri.

Era il 30 aprile del 1986 quando in quella rete globale che oggi chiamiamo internet si strinse il primo nodo italiano.

Il perpetuo susseguirsi di sperimentazione e innovazione è un circolo virtuoso che a Pisa ha contribuito a innumerevoli passi avanti nel campo della medicina, della robotica, della fisica, e alla nascita di poli formativi e universitari che – historia repetit – accolgono ricercatori di tutto il mondo, a conferma che in questo territorio la concentrazione di competenze tecnico-scientifiche trascende i confini del tempo.

If we turn our gaze to the past, it is clear that it is no coincidence for Pisa being the birthplace of the scientific method. For thousands of years it has been an important hub of commercial traffics and knowledge: in all these epochs it has always hosted intellectuals, scholars and illustrious travellers. A destination much appreciated also by poets and painters: its university has hosted students and professors with the most avant-garde ideas.

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Spin-offs, crucial connections

CONNESSIONI CRUCIALI

Le spin-off, un inesauribile eco-sistema della ricerca

Quando si parla delle imprese nate dai risultati della ricerca scientifica a Pisa si evoca spesso, non a caso, l’immagine del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. E infatti non si può non guardare con soddisfazione alle tante e belle imprese costituite da docenti universitari, ricercatori, dottorandi sulla base di invenzioni e brevetti maturati nei laboratori di ricerca locali. A partire dalle primissime imprese spin-off, nate all’inizio degli anni Novanta, è stato un fiorire di iniziative. Numerose realtà tecnologicamente avanzate sono poi rimaste di piccole dimensioni. Ma un buon numero di esse ha attratto finanziamenti milionari da parte di investitori istituzionali o industriali, anche stranieri, o magari sono cresciute per vie interne. Rispetto a 20/30 anni fa, l’ecosistema pisano della ricerca e dell’innovazione si è senz’altro sviluppato ed è ormai pienamente inserito nei principali circuiti internazionali. Non solo. È oggi nettamente superiore la preparazione all’imprenditorialità di studenti e giovani ricercatori, anche grazie alle tante attività di formazione delle tre università pisane e alle numerose collaborazioni con imprese e associazioni di categoria. Possiamo quindi contare su giovani ricercatori non solo competenti nelle loro materie, ma anche più consapevoli dal punto di vista del management. Allo stesso tempo, il bicchiere è anche un po’ mezzo vuoto.

Lo è in primo luogo in virtù dell’altissimo livello della ricerca scientifica che viene svolta a Pisa, una città che praticamente non ha pari in

Andrea Piccaluga

Direttore dell’Istituto di Management, Scuola Superiore Sant’Anna

Italia quanto a “densità” di ricerca e ricercatori in proporzione alla dimensione demografica e all’attività economica. Si ha infatti la sensazione che a fronte di tale quantità e qualità di ricerca, le imprese spin-off dell’area potrebbero essere più numerose. Si ha anche l’impressione che la città non abbia ancora maturato una chiara percezione della presenza e dell’importanza di queste imprese, della loro localizzazione, del loro impatto occupazionale. Infine, nonostante le tante collaborazioni e iniziative oggi attive, in molti pensano che l’ecosistema locale sia ancora un po’ troppo frammentato e che i vari soggetti non collaborino in maniera sufficientemente sistematica. A fronte di questa situazione, cosa si potrebbe fare nel prossimo futuro? In primo luogo, sostenere ancora di più la nuova imprenditorialità innovativa. Non solo quella direttamen-

te frutto della ricerca scientifica, ma anche quella di cui sono protagonisti tutti i laureati delle università pisane, spesso arrivati in città da regioni e paesi lontani, che potrebbero essere più frequentemente trattenuti nell’area. In secondo luogo, maturare in città una maggiore consapevolezza di quanto sia importante il sistema della ricerca nel conservare posti di lavoro (per esempio grazie a corsi di formazione), nel generarne di nuovi, nel contribuire alla competitività delle imprese locali, nel dare – più in generale – un “tono” culturale ed economico assolutamente inimitabile e da valorizzare. Infine, sarebbe importante sfruttare ulteriormente, in chiave imprenditoriale, le connessioni tra le competenze presenti a Pisa nelle aree scientifico-tecnologiche e in quelle umanistiche e sociali. Connessioni probabilmente cruciali in un prossimo futuro caratterizzato da tecnologie digitali assolutamente pervasive. In questo campo già esistono alcune interessanti esperienze, sia nella ricerca che presso le imprese, e in futuro Pisa potrebbe provare a ritagliarsi un ruolo di leader.

Compared to 20-30 years ago, the ecosystem of research and innovation in Pisa has undoubtedly grown up and is now fully inserted in all main international circuits. Not only: today, students and young researchers’ preparation for entrepreneurship is undoubtedly higher, also thanks to the many training activities of the three local universities and the numerous collaborations with companies and trade associations.

L’INTERVENTO | primo piano

Arte e storia

LE VITE DEL MARMO

Con il progetto Bio-Scult la Scuola Normale sperimenta un nuovo approccio allo studio della scultura antica

The lives of marble

Dal settembre 2020 la Scuola Normale Superiore di Pisa ha avviato, in collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale di Firenze (MAF), un innovativo progetto di ricerca co-finanziato dalla Regione Toscana , Bio-Scult: per una “bio-grafia” delle sculture all’aperto: dalle collezioni fiorentine al

di Alessia Di Santi* e Martina Borroni** Testa di Afrodite

Regio Museo di Luigi Adriano Milani, all’alluvione del 1966 . L’obiettivo è ricostruire le biografie, vale a dire “le vite”, delle sculture in marmo della sezione Greco-Romana del MAF, in passato esposte nel giardino del Regio Museo Archeologico di Firenze.

Si tratta di centinaia di opere, ancora poco conosciute, conservate dagli anni Ottanta del Novecento negli ambienti musealizzati e nei depositi di Villa Corsini a Castello, divenuta sede della “Sezione distaccata della Scultura Antica” del MAF dagli anni successivi alla devastante alluvione che il 4 novembre del 1966 colpì tutta la città di Firenze, danneggiando gravemente anche il suo museo archeologico.

Bio-Scult, diretto dal professor Gianfranco Adornato, sta sperimentando un nuovo approccio allo studio della scultura antica, coniugando le tradizionali metodologie della ricerca archeologica e storico-artistica con l’utilizzo di nuove tecnologie per l’analisi dei materiali

Un progetto che è espressione della sinergia tra le “due anime” della Scuola Normale Superiore: quella umanistica, qui rappresentata dall’Archeologia e dalla Storia dell’arte antica, che è al centro delle ricerche della Classe di Lettere e Filosofia, e quella scientifica, cui appartengono le Scienze dei materiali, tra gli ambiti di studio del Laboratorio Nest della Scuola Normale.

Se le indagini storico-artistiche condotte sulle sculture consentono di inquadrare queste cronologicamente – mediante l’esame autoptico delle loro caratteristiche tecnico-stilistiche – e di ricostruirne le vicende collezionistiche e conservative – grazie alle ricerche archivistiche –, le indagini tecnico-scientifiche permettono invece di indagare la loro materia, il marmo.

Nello specifico, tali indagini esaminano le opere osservandone il marmo non solo in superficie, mediante microscopia ottica, fluorescenza ultravioletta, immagini da termocamera, spettroscopia Raman e infrarossa, ma anche in profondità, grazie alla tomografia ultrasonica, una tecnica innovativa in grado di fornire preziose informazioni sulle con-

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La statua di Zeus dalla Collezione di Palazzo Corsini di Firenze esposta nella mostra organizzata alla Scuola Normale

dizioni del marmo all’interno dei manufatti, ma ancora poco utilizzata per lo studio delle sculture antiche.

Sono nuove tecnologie tutte non invasive, che consentono di comprendere a fondo lo stato di conservazione delle opere e di ripercorrere la loro biografia, senza effettuare prelievi di materiale.

La sperimentale metodologia di questo progetto di ricerca e i suoi importanti esiti sono stati esposti e resi accessibili a tutti grazie a Le vite

Nella Torre di Ugolino, esposte al pubblico, dopo oltre 50 anni, 4 sculture “ferite“

del marmo. Sculture del Museo Archeologico Nazionale di Firenze nella Villa Corsini a Castello, a cura di Gianfranco Adornato con la collaborazione di Alessia Di Santi e Martina Borroni.

La mostra, ospitata per due mesi (dal 18 ottobre al 18 dicembre 2022) all'interno della Torre dell’Orologio in Piazza dei Cavalieri a Pisa, è stata la prima esposizione di ambito archeologico organizzata presso la Scuola Normale Superiore. Con essa, quattro sculture del MAF risalenti al I e al II secolo d.C., di cui tre riportate in luce dai depositi di Villa Corsini, dopo essere rimaste per decenni non visibili al pubblico, hanno rivelato finalmente “le loro vite”, in un racconto che nasce da un costante dialogo tra Arte e Scienza.

* Assegnista di ricerca in Archeologia, Scuola Normale Superiore di Pisa

** Assegnista di ricerca come Conservation Scientist, Scuola Normale Superiore di Pisa

Since September 2020, the Scuola Normale Superiore of Pisa, in collaboration with the National Archaeological Museum of Florence (MAF), has launched “BioScult”, an innovative research project co-financed by the Tuscany Region with the objective of creating a “biography” of sculptures outdoors, from the Florentine collections at the Royal Museum of Luigi Adriano Milani, to the flood of 1966. The aim is to reconstruct the biographies, i.e. “the lives”, of the marble sculptures of the Greco-Roman section of the MAF, already

exhibited in the garden of the Royal Archaeological Museum of Florence. This study is conducted with a new approach, combining traditional methodologies of archaeological and historical-artistic research with the use of new technologies for the analysis of materials: they specifically examine works by observing marble not only on the surface, using optical microscopy, ultraviolet fluorescence, thermal camera images, Raman and infrared spectroscopy, but also in depth, thanks to ultrasonic tomography.

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Arte e storia

al portatore” emesso dalla Banca d’Italia con decreto ministeriale dal 10 settembre 1973 e rimasto in vigore fino al 1990. Con una sintesi di straordinaria efficacia gli autori a bulino – Cerichelli, Cionini e Lazzarini – posero nel

Galileo Galilei, il fondatore della scienza moderna, e il suo rapporto con la città che gli diede i natali: tra documenti, monumenti e… invenzioni
Galileo between myth and… inventions NEL NOME DEL PADRE
l documento che con tutta
I
probabilità è riuscito a riassumere con maggiore efficacia la pisanitas galileiana è una banconota: il cosiddetto 2000 Galileo, ovvero il biglietto da 2000 lire “pagabili

“Figlio“ illustre conteso tra Pisa e Firenze

recto la figura di Galileo tratta dal celeberrimo ritratto di Justus Sustermans, affiancandola a destra al Duomo e alla Torre di Pisa, e inserendo sulla sinistra la Lampada detta, per l’appunto, di Galileo, che sempre nella Cattedrale è conservata. In 17 anni il 2000 Galileo venne stampato in tre emissioni da 140 milioni di pezzi l’una, per un totale di ben 420 milioni di biglietti rilasciati in circolazione. Eppure, al netto della più ampia vulgata, la pisanitas galileiana costituisce da sempre un problema per una città che ha visto nel celeberrimo scienziato un figlio quantomeno conteso con Firenze, la Dominante e nemica per eccellenza. Lo stesso Galileo non sembrò mai particolarmente affezionato alla città in cui nacque, dove trascorse non troppo tempo (dalla nascita al 1574, dal 1581 al 1585 e dal 1589 al 1592), senza stabilire legami che ve lo inchiodassero e dalla quale, bisogna dirlo,

sembrò complessivamente voler tenere le di stanze, qualificandosi sistematicamente come civis florentinus. Non stupisce dunque che anche la stessa Pisa sembrò dimenticarsi ab bastanza rapidamente di un figlio tanto impor tante da essere condiviso con il mondo intero, ma anche difficile da trattare, visti i complessi e dolorosi rapporti col Sant’Uffizio. Solo agli inizi del XIX secolo la lileiana venne riscoperta, se non inventata col favore della più vasta rilettura effettuata nell’ambiente culturale imposto dal grandu ca Leopoldo II. Anche a Pisa ebbe così inizio un percorso di riabilitazione e riconoscimen to di quel cittadino così complicato, percorso condotto anche attraverso la riscoperta di documenti, veri o presunti. In tal senso, ad esempio, è da leggersi il caso di uno dei ci meli pisani più celebri di Galileo: la cosiddet ta “Lampada”, opera realizzata da Vincenzo Possanti per la Cattedrale, che solo la fanta sia dell’erudito Ranieri Grassi nel 1837 aveva ricondotto al celebre episodio dell’intuizione dell’isocronia del pendolo, narrato da Viviani e avvenuto proprio all’interno dell’edificio pisano per eccellenza: il Duomo. L’episodio della Lampada del Duomo – opera così monumentale da incarnare perfettamente l’importanza assolu ta della scoperta, ma fusa troppo tardi per poter essere quella ef fettivamente vista dal Galilei al tempo degli studi sull’isocronia – costituisce una vera

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Paolo Emilio Demi, Statua di Galileo Galilei, Pisa, Palazzo della Sapienza, Aula Magna Storica

Nell’800 inizia la retorica di monumenti e luoghi galileiani veri o presunti

cartina al tornasole per comprendere quanto stava avvenendo a Pisa tra gli anni Trenta e Quaranta dell’Ottocento. Individuare un luogo, un cimelio, un documento consentiva di superare le questioni filologiche e dottrinali, riportando l’attenzione sull’uomo, su alcune delle principali e precoci scoperte scientifiche, e quindi stabilire un rapporto diretto, materiale, tra il genio, la definizione di una teoria scientifica dalla portata rivoluzionaria e un oggetto ben preciso, concreto, esistente. Nel caso pisano ebbe così avvio un processo culturale che portò alla creazione di una retorica dei monumenti galileiani: luoghi, oggetti, cimeli veri o presunti ma tutti utili – anzi necessari – a ricostruire il legame tra lo scienziato e la città natale; un percorso che passò attraverso due momenti salienti: il Congresso degli Scienziati Italiani del 1839 e il III centenario della nascita del Galilei (1864) a partire dal quale a Pisa vennero individuate non una ma ben tre case natali! Nello sviluppo di questa mitologia galileiana il Duomo, la Torre, la Lampada del Possanti, l’Università si caricarono di valori sì rappresentativi ma soprattutto concreti, tangibili, del passaggio dello studioso da Pisa utili ad alimentare

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quell’orgoglio cittadino, come scrisse lo storico Giovanni Rosini, di poter “toccare colle piante la terra che le sue piante avevano toccato”.

* Responsabile Patrimonio artistico e Archivio, Opera Primaziale Pisana

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Frontespizio del volume edito in occasione dello scoprimento della statua di Galileo realizzata da Paolo Emilio Demi per l’Università di Pisa, 1839

Il lampadario bronzeo di Vincenzo Possanti (1587), detto “Lampada di Galileo”, posto al centro della navata centrale del Duomo di Pisa

La presunta casa natale all'interno del Giardino Scotto in una cartolina illustrata di inizio Novecento

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Galileo Galilei: gli anni pisani. Fonti, documenti, memorie

(Pacini Editore)

È il volume curato dall’archivista Manuel Rossi, responsabile del Patrimonio artistico e dell’Archivio dell’Opera della Primaziale Pisana, frutto della collaborazione tra l’Unione Industriale Pisana, l’Università di Pisa, il Comune di Pisa e la Società Storica Pisana Questo volume nasce con le Giornate galileiane promosse nel 2022 dal Comune di Pisa con la collaborazione dell’Università di Pisa, dell’Archivio di Stato e dell’Archivio Storico Diocesano; grazie a questa significativa collaborazione tra istituzioni, il libro è stato distribuito nelle scuole e negli istituti scolastici di Pisa e nelle relative biblioteche. Ripartendo da due elementi tra loro profondamente intrecciati – i documenti e i monumenti galileiani – gli autori analizzano la riscoperta del Galileo pisano, anzi: la sua invenzione. All’interno del volume vengono ripercorse le vicende e i rapporti intrecciati tra lo scienziato e la città natale sia durante la vita sia, attraverso la sua memoria nel lungo periodo, dal Settecento ai giorni nostri. Il volume comprende i contributi di Manuel Rossi (Documenti e monumenti. Note intorno al Galileo pisano), Elisa Carrara (Una lunga memoria. Galileo nelle carte dell’Archivio Storico Diocesano di Pisa), Giulia Coccia (Gli anni pisani di Galileo nelle carte dell’Archivio di Stato di Pisa), Silvia Nannipieri (Le “Reliquie galileiane” alla Biblioteca Maffi), Sergio Giudici (La formazione di Galileo tra Pisa e Firenze), Roberto Sonnini (Alimento di Piero, tessitore di drappi e fornitore di Galileo in Pisa), Federico Tognoni (L’immagine di Galileo a Pisa: un’eredità iconografica contesa), Marco Cini (Scienza e religione della Patria: le celebrazioni galileiane del 1864), Francesco Tacchi (Il genio conteso. Rappresentazioni di Galileo Galilei a Pisa fra Otto e Novecento), Francesca Sodi (La fondazione della Domus Galilaeana e il fondo Antonio Favaro), Stefano Sodi (Il cardinale e lo scienziato. Maffi e la questione galileiana).

Galileo’s pisanitas has always been a problem for a city which has always seen in the famous scientist one of his most important sons disputed with the Dominant Florence, the enemy par excellence. Galileo himself never seemed particularly fond of the city in which he was born. It was only at the beginning of the 19th century that Galileo’s

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pisanitas was rediscovered, if not invented, with the favour of a broader rereading carried out in the cultural environment imposed by Grand Duke Leopold II. Thus, a path of rehabilitation and recognition of a so complicated citizen began in Pisa also through the rediscovery of real or presumed documents.

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GALILEO GALILEI: GLI ANNI PISANI. FONTI, DOCUMENTI, MEMORIE 66 2022
a cura
Storica Pisana dal 1932, si è sono stati pubblicati oltre più autori, atti di convegni, alla storia di Pisa, di dare materiale storico relativo, Società Storica Pisana, art. 1). ‘Strumenti’ e dal 2003 la dal Comune di Pisa con la Storico Diocesano. Ripartendo monumenti galileiani – gli autori All’interno del volume vengono natale sia durante la vita sia, nostri. € 25,00
GALILEO GALILEI: GLI ANNI PISANI FONTI, DOCUMENTI, MEMORIE di Manuel Rossi

di Carlo Venturini

L’OCCHIO È UN COMPUTER

Nello “sguardo di sfuggita“ il cervello opera una continua ricostruzione dell’immagine. La scoperta dei ricercatori del Cnr

The eye is a computer

Uno studio congiunto tra ricercatori del Cnr-In e dell’Università di Firenze, pubblicato su Nature Communications, rivela che nella visione periferica dell’occhio, i neuroni della corteccia cerebrale elaborano la visione seguendo delle regole di elaborazione dell’informazione proprie del funzionamento di un computer.

Ricerca

Nel linguaggio comune l’espressione “guardare con la coda dell’occhio” si riferisce a qualcosa che viene osservato senza guardarlo direttamente. Vuol dire guardare di sfuggita, guardare senza farsi vedere. I ricercatori chiamano questo modo di guardare “visione periferica” ed è noto che essa non garantisce la stessa affidabilità e risoluzione della visione centrale. Per rendersene conto basta fermare lo sguardo su una parola di un testo scritto. Leggiamo bene quella su cui si sono posati gli occhi, tuttavia le parole adiacenti risultano poco distinguibili. La spiegazione di questo fenomeno risiede nel fatto che i recettori retinici non sono distribuiti omogeneamente. Sono più abbondanti nella zona della retina che intercetta le immagini centrali mentre sono più radi per le immagini periferiche.

Come mai, allora, nonostante la scarsa risoluzione, riusciamo a vedere e usare bene le immagini catturate dalla coda dell’occhio? Ricercatori dell’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Cnr-In) e dell’Università di Firenze hanno scoperto un nuovo meccanismo che agisce sulle immagini periferiche. “I processi che danno vita alla visione, quelli che ci permettono di leggere, riconoscere i volti, gli oggetti, i colori, spesso sono visti come meccanismi passivi, che fanno sempre lo stesso lavoro, come delle telecamere impostate su parametri fissi”, dice Guido Marco Cicchini, primo autore dello studio, “tuttavia in presenza di informazioni poco affidabili questo non è efficiente”. I ricercatori, sfruttando un fenomeno visivo conosciuto come crowding (ossia affollamento), hanno scoperto che nella visione periferica il cervello opera una continua ricostruzione dell’immagine visiva riempiendola con i segnali più affidabili e attenuando quelli più incerti. La scoperta si è realizzata sottoponendo dei soggetti alla visione di un disegno ovale in periferia chiedendo se quell’ovale fosse orizzontale. Lo stesso disegno veniva affiancato da altri disegni. “Si è potuto osserva-

Da questo studio possibili ricadute per robotica e AI

re – spiegano i ricercatori di Cnr-In – che se l’ovale era disegnato in maniera molto sottile, quasi una retta, la risposta dipendeva unicamente dall’oggetto. Se gli ovali invece avevano una forma tendente alla circonferenza, e quindi il loro orientamento non era ben definito, la risposta incorporava le immagini a latere dell’ovale d’interesse”.

“In un sistema di videosorveglianza con più telecamere che inquadrano l’ingresso di un

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palazzo ho la scelta di quale sorgente di informazione usare. È evidente che se una telecamera temporaneamente invia delle immagini di scarsa qualità, debba ricorrere alle altre”, dice David Burr dell’Università di Firenze, senior author dello studio. “I neuroni della corteccia visiva valutano costantemente la qualità dell’informazione e compensano la scarsa qualità di alcune parti del campo visivo proiettandovi quelle adiacenti e più affidabili”. “La cosa sorprendente – conclude Cicchini –è che l’occhio lo fa seguendo delle regole di elaborazione dell’informazione proprie del funzionamento di un computer che sono il massimo teorico che si possa fare”. Lo studio pubblicato su Nature Communications parla quindi di una strategia dinamica nella

gestione delle immagini visive che ha evidenti benefici nel cervello e potrebbe avere ricadute anche nel mondo della visione robotica e artificiale.

A study carried on by Cnr-In and the University of Florence, published in Nature Communications, reveals that in the peripheral vision of the eye, neurons of the cerebral cortex process vision by following specific rules similar to those of a computer. In common language, the expression "look out of the corner of the eye". Researchers call this "peripheral vision" and it is well known that it does not guarantee the same reliability and resolution as central vision. It is enough to stop your gaze on a word of a written text to realize it.

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Mi capita spesso di leggere lo stupore negli occhi dei miei interlocutori quando cerco di spiegare, con qualche dettaglio, in cosa consista il mio lavoro. Sono un fisico delle particelle, studio la materia nei suoi componenti fondamentali e faccio parte di quella piccola pattuglia di esploratori che l’umanità manda in avanscoperta a sondare nuovi territori della conoscenza.

Per molta gente sono uno scienziato Io preferisco definirmi un ricercatore, termine che descrive meglio il mio lavoro. La maggior parte delle persone ci immagina seduti tutto il giorno alle nostre

Il paradosso della scienza moderna spiegato da un grande scienziato ed eccellente divulgatore Modern physics for ancient questions
CI VUOLE UN FISICO SPECIALE
Ricerca

scrivanie a fare calcoli complicati, a discutere fra noi per sviluppare nuove teorie o simulare nuove interazioni. Niente di più distante dalla realtà. Per cercare di capire l’origine della materia costruiamo enormi apparati che ci consentono di riprodurre in laboratorio le particelle che popolavano l’universo primordiale Per questo abbiamo sviluppato LHC, il grande acceleratore del CERN e gli apparati sperimentali giganteschi di ATLAS e CMS. L’acceleratore produce collisioni fra minuscoli frammenti di materia portati a velocità prossime a quelle della luce. Nella miriade di particelle che emergono da questi urti cerchiamo di identificare quei rarissimi casi in cui se ne producono di mai viste prima. Il volume infinitesimo interessato dalle collisioni si riscalda al punto da raggiungere temperature istantanee simili a quelle che caratterizzavano l’universo primordiale, nei primissimi istanti dopo il Big-Bang. Lì, in quell’ambiente incandescente, ritornano in vita, per una frazione di secondo, le particelle che scorrazzavano libere nell’universo bambino e noi possiamo studiarne le caratteristiche. È cosi che, dieci anni fa, abbiamo scoperto il bosone di Higgs.

In realtà non facciamo altro che seguire, molto disciplinatamente, il metodo sperimentale, quello che Galilei ha introdotto nella

scienza moderna facendola diventare la disciplina che ha cambiato più in profondità la nostra visione del mondo e, assieme a essa, la società, le sue regole e la vita di tutti noi. Formuliamo ipotesi, congetture, sui fenomeni della natura e sviluppiamo delle previsioni che vengono verificate sperimentalmente, le sensate esperienze di Galilei, poi rendiamo pubblici i nostri risultati in maniera che possano essere controllati, verificati o sconfessati dagli altri ricercatori.

La fisica moderna costituisce una specie di enorme paradosso. Un moderno apparato di fisica delle particelle è alto come un palazzo di cinque piani ed è un concentrato delle più moderne tecnologie. Immaginate una costruzione estremamente complessa, più pesante di un incrociatore e contenente milioni di sensori fra i più avanzati. Cavi speciali, le più veloci fibre ottiche, materiali superconduttori, elementi strutturali basati su materiali sviluppati ad hoc e dappertutto componenti di microelettronica fra i più sofisticati al mondo. Il tutto che genera un flusso imponente di dati che viene controllato e analizzato da una rete di migliaia di computer distribuiti in tutto il mondo e gestiti dai programmi di software più innovativi. Non c’è da stupirsi se per l’ideazione e la costruzione di questi apparati c’è bisogno di migliaia di scienziati, ingegneri

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L’acceleratore di particelle del CERN

Massima tecnica per rispondere a domande eterne

e tecnici. Sono necessari decenni di lavoro forsennato, e investimenti che si misurano nell’ordine dei miliardi di euro. È il trionfo della tecnologia, della scienza dura. Ma se ci si chiede qual è lo scopo di questi esperimenti, a quali domande si cerca di dare risposta, qui vengono le sorprese.

Di cosa è fatta realmente la materia? Cosa ha trasformato una delle fluttuazioni del vuoto in un universo materiale che si è sviluppato per miliardi di anni? E tutto questo è stabile o al contrario è destinato a evaporare in una frazione di secondo? Non c’è disciplina, a mia conoscenza, nella quale la schizofre-

nia fra il metodo che si usa e gli obiettivi di conoscenza che si vogliono raggiungere sia più profonda. Gli strumenti che usa la fisica moderna richiedono il massimo della materialità, della concretezza e della specializzazione tecnica, mentre le domande che si pone si collocano su un terreno di astrazione che sconfina nella filosofia Sono le domande di sempre, quelle che ancora oggi fanno i bambini quando guardano il cielo stellato, quelle che hanno accompagnato l’umanità sin dai primordi. Da dove viene tutto questo? E in tutto questo, noi fragili creature, che ruolo abbiamo? Ecco dispiegato il paradosso della scienza moderna. Il massimo della complicazione tecnica, il linguaggio incomprensibile degli specialisti per esplorare, con altri mezzi, molto raffinati, quel territorio sconosciuto, quella terra incognita in cui si aggirano, da sempre, filosofi e artisti.

#Guid o T o illen

* Fisico; Professore Emerito dell’Università di Pisa

These are the questions that children still ask today when they look at the starry sky, those same questions that have accompanied humanity since its beginnings. Where does all this come from? And in all of this, what role do we fragile creatures play? Here is

the paradox of modern science: the maximum of technical complication, the incomprehensible language of specialists to explore, with other refined means the unknown territory, that terra incognita in which philosophers and artists have always been roaming.

The Untangling of Chaos, or the Creation of the Four Elements, incisione di H. Goltzius su Metamorfosi di Ovidio, libro I, 1589

Ambiente

Ridurre gli sprechi e i rifiuti, dare una seconda vita agli oggetti: un’ampia letteratura scientifica dimostra quanto un modello di consumo che implica condivisione, riutilizzo, riciclo dei materiali contribuisca a ridurre al minimo i rifiuti. C’è anche una coscienza diffusa fra i cittadini sul fatto che ogni comportamento individuale sia importante per garantire un modello di sviluppo sostenibile e una transizione ecologica che costruisca una società più attenta e rispettosa dell’ambiente.

LA SECONDA VITA DELLE COSE Aperto a Pisa il primo Centro del Riuso del bacino territoriale servito da Geofor. L’obiettivo: educare al recupero e ridurre sprechi e rifiuti
The second life of things
di Luca Fracassi

In questo quadro spetta agli enti pubblici trovare soluzioni e attuare delle politiche efficaci per dare piena applicazione alla direttiva europea in materia di rifiuti, basata sul paradigma delle 4R – riduzione, riuso, riciclo e recupero

Con questo spirito a Pisa, l’ufficio Ambiente del Comune in collaborazione con Geofor e Reti Ambiente ha aperto in via sperimentale il “Centro del Riuso” con la finalità di contrastare e superare la cultura dell’usa e getta, sostenere la diffusione di una cultura del riuso dei beni basata su principi di tutela ambientale e di solidarietà sociale.

Il nuovo Centro, che è ospitato nella struttura vicina al centro di raccolta di Putignano, è in grado di offrire nuova vita agli oggetti che non servono più ma sono ancora in buone condizioni, perfettamente in linea con le esigenze ambientali mirate al contenimento degli sprechi e alla riduzione di rifiuti.

“Dopo l’inaugurazione del centro di raccolta di via San Jacopo e del percorso didattico che si snoda attorno al centro di raccolta di Putignano – dichiara l’assessore all’Ambiente, Filippo Bedini – l’area sotto al Ponte delle Bocchette si arricchisce con il nuovo Centro del Riuso, completando così il percorso di recupero di questa zona, fino a non

molto tempo fa abbandonata al degrado, e raggiungendo un obiettivo del nostro programma di mandato”. “Primo e per ora unico nel bacino Geofor, il Centro del Riuso – prosegue l’assessore – è un elemento essenziale nel quadro dell’economia circolare. Pisa ha una produzione di rifiuti tra le più alte in Italia (nel 2020 è stata pari a circa 680 kg per abitante per anno) dovuta agli intensi flussi turistici e di lavoratori e studenti che caratterizzano la città. Grazie a questo Centro potremo contribuire a ridurre la quantità di rifiuti prodotta promuovendo il reimpiego e il riutilizzo dei beni ancora funzionanti. Mi auguro che sempre più pisani imparino a conoscere questa struttura, a portare qui i loro oggetti inutilizzati, (godendo tra l’altro di benefici anche in termini di ecobonus sulla Tari), e a prendere oggetti ai quali donare una nuova vita”.

Reducing waste and recycling objects: an extensive scientific literature demonstrates how much a consumption model involving sharing, lending, reusing, recycling contributes to reducing waste to a minimum. With this spirit, the Environment office of the Municipality in Pisa, in collaboration with Geofor and Reti Ambiente has opened the Centre for reuse: conceived on an experimental basis the Centre aims to counter and overcome the throwaway culture, supporting the diffusion of a culture of reuse of assets based on principles of environmental protection and social solidarity.

L’inaugurazione del Centro del Riuso accanto all’isola ecologica di Putignano

La simulazione di un conferimento

Cosa si può portare al Centro del Riuso?

La gamma di oggetti che possono essere consegnati alla struttura è veramente ampia: ཟ elettrodomestici (frullatori, aspirapolveri, macchinette per il caffè ecc.); ཟ beni di natura informatica (computer, stampanti, tablet ecc.);

ཟ articoli per l’infanzia, giocattoli;

ཟ ampia tipologia di mobili; ཟ oggettistica d’arredo; ཟ libri; ཟ cd, dvd; ཟ videoregistratori o lettori di altro tipo; ཟ stoviglie e generi casalinghi.

I cittadini possono donare al Centro del Riuso i propri materiali ancora in buone condizioni, anche da un punto di vista igienico, e funzionanti, tali da poter essere efficacemente riutilizzati per le finalità originarie, in modo che altri concittadini possano usufruirne gratuitamente.

Come funziona il servizio?

Il Centro del Riuso è dotato di scaffalature dove vengono esposti gli oggetti consegnati dall’utenza che ne ha diritto. Gli oggetti rimangono esposti e possono essere ritirati da chi è interessato per un tempo circoscritto che può variare da pochi giorni ad alcune settimane.

Il materiale rimasto nel Centro oltre il tempo stabilito viene conferito al vicino centro di raccolta. L’attività dell’ecoscambio ha come fine principale permettere la consegna e il ritiro dei beni durevoli, aventi ancora possibilità di utilizzo. Si specifica che è vietato il prelievo dei beni conferiti al Centro allo scopo di recupero di materiali nobili e successiva vendita come materie prime. In generale, dal ritiro di materiali dal Centro del Riuso non deriverà alcun lucro, pertanto verrà vietato il prelevamento di beni da parte degli operatori professionali dell’usato.

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Ambiente

ANALISI DEL RISCHIO

Nella ricerca di fonti idriche alternative, che impatto ha, sulla salute umana, il riuso delle acque reflue depurate?

Even water can be “reused”

Le crescenti pressioni a cui sono sottoposte le risorse idriche dell’Unione Europea (cambiamenti climatici, condizioni metereologiche imprevedibili, contaminazione delle acque dolci ecc.) determinano scarsità d’acqua e deterioramento della qualità delle acque. L’emergenza idrica che ha colpito l’Italia nell’estate 2022 ne è stata un esempio che ha nuovamente alzato l’attenzione sul risparmio idrico ma anche sulla diffusione di fonti idriche alternative, tra cui il riuso delle acque reflue depurate.

Su questo tema, tra le politiche europee di maggior rilievo c’è il Regolamento UE 741/2020 (applicabile dal 26/06/2023) che si propone di definire “requisiti minimi per l’utilizzo dell’acqua a scopo irriguo” e che tra le novità introduce la necessità di un’analisi del rischio e di un piano di gestione dei rischi legati al riutilizzo, modificando il quadro normativo italiano che finora non ha sufficientemente incentivato iniziative concrete di riuso.

Il riutilizzo dell’acqua a fini irrigui può altresì contribuire a promuovere l’economia circolare dato che le acque reflue sono ricche di macronutrienti che costituiscono di fatto una risorsa che viene recuperata e applicata alle colture direttamente attraverso la fertirrigazione.

In questo contesto Acque SpA e Università di Pisa - Dipartimento di Biologia hanno siglato un accordo pluriennale per l’applica-

zione sperimentale dei principi di analisi del rischio per la salute umana ai processi di depurazione delle acque reflue urbane, proprio nell’ottica del loro potenziale riuso a scopo prevalentemente irriguo di colture e di aree verdi a uso ricreativo.

Per tale progetto l’Università ha ottenuto un finanziamento per l’assunzione di una ricercatrice a tempo determinato nell’ambito delle risorse PON 2014-2020, “Ricerca e Innovazione”, di cui al DM 1062/2021. È stata assunta la dottoressa Ileana Federigi, che lavorerà con il coordinamento della professoressa Annalaura Carducci quale responsabile scientifico del progetto. Acque SpA gestisce oltre 130 impianti di depurazione dislocati nei 55 comuni gestiti nel basso Valdarno e dispone di una efficiente infrastruttura di monitoraggio dell’idropotabile e della filiera depurativa fino al punto di scarico

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Uno degli oltre 130 impianti di depurazione gestiti da Acque SpA

in ambiente. Recentemente il sistema dei controlli è stato reso più efficace grazie alla realizzazione di un nuovo laboratorio di analisi, dotato di tecnologie all’avanguardia, ubicato nel territorio di Empoli, che sarà utilizzato anche per il progetto sperimentale. I processi depurativi applicati ai reflui urbani debbono garantire la loro sicurezza ai fini dello scarico in corpi idrici superficiali o nel mare e a tal fine la normativa stabilisce limiti per alcune sostanze chimiche e per E. coli, come indicatore di contaminazione fecale. Attualmente i reflui del territorio non sono avviati a riuso. L’evoluzione delle conoscenze scientifiche e delle esigenze ambientali e sanitarie (come l’emergenza Covid-19) mette in luce alcune criticità, come il conflitto fra la necessità di disinfettare il liquame trattato e quella di evitare la presenza di sostanze chimiche tossiche. Inoltre, l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile promuove il riutilizzo delle acque in un’ottica di economia circolare, ma a questo scopo occorrono processi depurativi robusti, standard qualitativi adatti ai possibili usi e procedure per la gestione degli eventuali rischi. L’interesse di Acque SpA è quindi ampliare le proprie esperienze e competenze, anche in virtù delle recenti evoluzioni normative, nella prospettiva di concrete iniziative di riuso delle acque reflue, collaborando con un gruppo di

ricerca di eccellenza e molto riconosciuto sia sul territorio che a livello internazionale. Il progetto prevede l’identificazione dei punti critici di controllo a livello dei quali saranno attuati programmi di monitoraggio per parametri microbiologici e chimico-fisici. Saranno valutati sistematicamente i rischi microbiologici e chimici attraverso l’applicazione di modelli che simulano l’esposizione umana ai potenziali inquinanti. L’applicazione dei modelli di valutazione del rischio consentirà di comparare rischi e benefici delle varie tipologie di trattamento e di disinfezione delle acque reflue destinate al riuso e di valutarne l’efficacia specifica su #2 siti pilota del territorio di Pisa. Con il progetto sapremo quali azioni e soluzioni devono essere adottate per garantire rischi residui entro valori accettabili e scongiurare che il tema dei rischi per la salute umana costituisca un limite nella prospettiva di possibili iniziative concrete di riuso.

* Responsabile Tutela della Risorsa Idrica presso Acque SpA

Acque SpA and the Department of Biology of the University of Pisa have signed a multi-year agreement for the experimental application of principles of risk analysis for human health to urban waste water purification processes: in particular, to their potential re-use for irrigation purposes of crops and green areas for recreational use. Water reuse for irrigation purposes can also help promoting circular economy since wastewater is rich in macronutrients, a resource recovered and applied to crops directly through fertigation.

Il sistema dei controlli nel laboratorio di analisi nell’empolese

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Ambiente

APonte a Egola lo chiamano l’Astronave 4.0; il nuovo stabilimento di Antiba, la conceria specializzata in pelli caprine e di vitelli per calzatura e pelletteria di lusso, in effetti è un luogo avveniristico e ipertecnologico. Ma la nuova sede (operativa dall’inizio del 2022) da 14.000 mq – con

macchinari 4.0, interconnessi al gestionale aziendale per l’automazione dei processi e l’acquisizione di dati in tempo reale anche tramite sensori innovativi – non è il solo salto tecnologico di Antiba, che qui ha creato la “conceria sperimentale”, un reparto completamente nuovo concepito ed equipaggiato in modo da replicare il processo produttivo della

Nel nuovo stabilmento di Antiba è nato uno speciale reparto dove un robot, unico al mondo, ha rivoluzionato ricerca, sviluppo e produzione Antiba, revolution in tannery
CONCERIA SPERIMENTALE
LA
Una fase di lavorazione delle pelli nella conceria di Antiba

conceria per la ricerca e lo sviluppo (R&S). Tra questi macchinari c’è anche un robot, appositamente brevettato per Antiba e un plotter per la stampa digitale che rappresentano in pratica una piccola rivoluzione industriale nel settore della industria conciaria. Proseguendo nel solco del padre, che ai primi degli anni ’50 è partner del Gruppo Arno nel distretto di Santa Croce imprimendo una svolta innovatrice al settore conciario, Graziano e Paolo Balducci sono i fondatori (nel 1987) e i proprietari di Antiba. L’azienda si afferma come conceria specializzata nelle pelli di capra Madras e nel tempo, con acquisizioni e un importante processo di internazionalizzazione, diventa tra le più innovative nella lavorazione di pelli caprine conciate al vegetale e nella produzione di pelli di vitello conciate al cromo e metal free per calzatura e pelletteria di lusso. “Antiba – spiega Graziano Balducci – è conosciuta per l’alta qualità delle pelli caprine per calzatura e pelletteria. Nel tempo abbiamo ampliato l’offerta inserendo anche le pelli di vitello, attualmente rifinite con una tecnica innovativa che ci permette di essere sostenibili. A oggi gli articoli più apprezzati sono realizzati con questa nuova tecnologia che abbiamo introdotto nel 2015”.

Perché?

“Volevamo avere un’intera area produttiva dedicata alla ricerca e allo sviluppo, senza che ciò intralciasse la regolare produzione. Ricerca, prototipazione, produzione di campioni sono le attività svolte dagli operatori presenti in reparto, tra i quali anche due graphic designer specializzate”.

Per questo il reparto sperimentale è dotato di bottalini che permettono di testare nuovi prodotti chimici di botte che, una volta approvati, possono venire impiegati in produzione. Nel caso dei bottalini della conceria sperimentale la funzione principale è mettere a punto nuove ricette che possano essere più performanti anche da un punto di vista ambientale. Oltre ai bottalini il reparto è dotato di spruzzi e di un plotter per la stampa grafica e di un robot per le customizzazioni di articoli”.

Parliamo del robot.

“È il fiore all’occhiello della conceria sperimentale ed è nato dalla collaborazione tra Antiba e un’azienda specializzata nella produzione di robot. Il macchinario protetto da brevetto permette di realizzare delle sfumature su pannelli di pelle, replicando in serie il disegno precedentemente realizzato dall’operatrice sul computer della macchina”.

“I clienti ci chiedono aiuto nello sviluppo di progetti speciali, capsule collection, personalizzazioni o nuovi articoli. Sviluppare articoli a ridotto impatto ambientale è tra le richieste più frequenti negli ultimi anni.

“Sì e siamo presenti con due aziende: Prime International e Conceria Marchino. L’esigenza è quella di essere presenti in un mercato dalla vasta disponibilità di materia prima. Prime si occupa di lavorare le pelli di capra per il mercato asiatico e americano. Conceria Marchino, invece, è dedicata alla concia al vegetale di pelli caprine di alta qualità che

| ambiente
Graziano e Paolo Balducci con gli altri componenti della famiglia, tutti impegnati nel gruppo di cui Antiba è capofila
Nella nuova sede avete creato una conceria sperimentale.
Come funziona il lavoro in questa miniconceria?
La vostra è un’azienda dall’orizzonte internazionale. Siete anche in India da molti anni.

vengono spedite ad Antiba per essere trasformate in pellame finito di lusso. Tramite Marchino controlliamo direttamente in loco l’approvvigionamento di materia prima, garantendo ai nostri clienti la tracciabilità delle pelli, e ci assicuriamo che la prima fase produttiva soddisfi i nostri elevati standard di qualità”.

“Per quanto riguarda le pelli caprine abbiamo optato per controllare direttamente la nostra filiera, vista l’importanza strategica che riveste per Antiba. Sul versante delle pelli di vitello, invece, abbiamo deciso di instaurare delle collaborazioni con fornitori italiani e stranieri a seconda della provenienza delle pelli. Questo ci permette di attingere da più origini a seconda della tipologia di articolo finito che dobbiamo sviluppare per i nostri clienti”.

In Ponte a Egola it’s called Spaceship 4.0: the new Antiba plant, a tannery specialized in goat and calf skins for footwear and luxury leather goods, is in fact a futuristic and hyper-technological place. In the new 14,000 m2 headquarters, Antiba has created the “Experimental Tannery” a department that replicates the production process of tannery for research and development (R&D). Among these machines there is also a robot, specially patented for Antiba, and a plotter for digital printing which represents a small industrial revolution in tanning industry.

Perché acquistare o creare stabilimenti all’estero anziché avere dei fornitori?

Medicina

La radioterapia è una potente arma nella cura del cancro utilizzata in più del 60% dei pazienti oncologici a qualche stadio del loro trattamento oncologico per eliminare o ridurre il tumore. Nonostante gli enormi progressi tecnologici degli ultimi 20

anni, la radioterapia convenzionale presenta ancora alcune limitazioni, quali il frazionamento del trattamento in diverse sessioni giornaliere e la tossicità indotta dalle radiazioni sui tessuti sani circostanti il tumore. Recentemente, un nuovo metodo denominato radioterapia flash ha attratto un enorme interesse scienti-

Importanti benefici da questo nuovo metodo per la lotta ai tumori che prevede la somministrazione di una dose maggiore di radiazioni in tempi più brevi Tumours: radiotherapy in a flash LA RADIOTERAPIA IN UN FLASH

fico per il suo potenziale nel rivoluzionare la radioterapia odierna in termini di benefici clinici, sociali ed economici. Il metodo prevede la somministrazione di una dose maggiore di radiazioni rispetto a quelle attualmente utilizzate in terapia convenzionale, per tempi più brevi di quelli al momento praticati, con una riduzione della tossicità indotta dalle radiazioni, e quindi riduzione degli effetti collaterali negativi, comunque mantenendo equivalente l’efficacia nel contrasto al tumore. Si apre così la possibilità di cura di quei tumori che ancora oggi rimangono incurabili. A Pisa è stato di recente costituito il Centro Pisano Multidisciplinare sulla Ricerca e Implementazione Clinica della Flash Radiotherapy (Cpfr), unico in Italia, incentrato sullo studio di fasci di particelle cariche utili per il trattamento di diversi tipi di tumore che unisce in modo sinergico le varie esperienze e le competenze di eccellenza scientifiche e cliniche espresse dal territorio.

Tra questi enti scientifici c’è l’istituto di Neuroscienze del Cnr (Cnr-In) che ha una lunga esperienza nello studio della fisiopatologia del sistema nervoso centrale e dispone di modelli sperimentali di patologie a esso correlate, incluse le neoplasie. Nell’ambito di questo progetto, Mario Costa, Enrica Strettoi, Eleonora Vannini e Beatrice D’Orsi, tutti ricercatori della sede Cnr-In di Pisa, hanno avviato

esperimenti preliminari su cellule primarie di retina e di glioblastoma analizzando l’effetto citotossico delle radiazioni flash a confronto con le radiazioni convenzionali. Questi risultati preliminari sono essenziali allo sviluppo di modelli preclinici per la messa a punto di trattamenti radioterapici di nuova generazione. Le collaborazioni sviluppate negli anni coinvolgono non solo il suddetto team di ricercatori In-Cnr, ma anche quelli appartenenti ad aree tematiche complementari quali la Fisica Medica (Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, dottor Fabio Di Martino), la Radioterapia Medica (Dipartimento di Medicina transazionale, UniPi, professoressa Fabiola Paiar) e la Fisica di Base e Applicata (UniPi e Infn).

Con il Cpfr si sono poste le basi perché la città di Pisa, con le sue eccellenze scientifiche, possa essere capofila a livello internazionale nella radioterapia dei tumori e apportare quindi un cambio radicale nei trattamenti oncologici aprendo così nuove prospettive di cura.

* Ricercatrice Istituto di Neuroscienze, Cnr

The Multidisciplinary Pisan Centre on Research and Clinical Implementation of Flash Radiotherapy, the only one in Italy, has recently been established in Pisa: it focuses on the study of charged particle beams which can be successfully used in the treatment of cancer: the Centre combines various experiences and skills of scientific and clinical excellences expressed by the territory.

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LE FRONTIERE DELLA NANOMEDICINA
per
cellule: la nuova sfida al diabete parte dal laboratorio Nest della Scuola Normale
Fasci di luce
catturare i segnali nelle
di Francesco Cardarelli* Diabetes: the challenge of nano-medicine Medicina
“How can the events in space and time which take place within the spatial boundary of a living organism be accounted for by physics and chemistry?” …

Con queste parole pronunciate nel 1943 davanti agli studenti del Trinity College di Dublino Erwin Schrödinger gettava le basi, inconsapevolmente, per la nascita della Biofisica moderna e lanciava al contempo una sfida per la Scienza ancora attuale.

Gli organismi viventi, infatti, ricevono, elaborano ed emettono segnali fondamentali per la vita utilizzando strutture (meglio note come “molecole”) grandi all’incirca un miliardesimo di metro e in continuo movimento nello spazio: studiarne il comportamento in modo quantitativo è ancora oggi una sfida eccitante per i ricercatori di tutto il mondo.

Una nuova frontiera in questo campo è stata aperta nel Laboratorio Nest della Scuola Normale Superiore, diretto dal professor Fabio Beltram, grazie a una piattaforma di imaging ottico ad alta risoluzione sviluppata dal

gruppo di ricerca da me coordinato, anche sfruttando il recente finanziamento del progetto ERC “CAPTUR3D”.

La tecnologia utilizzata è la radiazione laser infrarossa, una soluzione che garantisce alta penetrazione nei tessuti biologici e al contempo alta risoluzione spaziale, senza risultare tossica per le cellule e senza richiedere di manipolare il campione. Veicolato nel campione a specifiche frequenze, il fascio laser stimola il segnale intrinseco di molecole fondamentali per i processi biochimici della cellula e tramite questo ne svela, ad esempio, lo stato metabolico.

Tale metodica ha reso possibile identificare la risposta metabolica al glucosio di specifiche cellule, le cellule “alfa” e quelle “beta”, deputate rispettivamente alla produzione e al rilascio di glucagone e insulina direttamente nel tessuto pancreatico umano. Finora appli-

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Francesco Cardarelli nel laboratorio del Nest

cata a tessuti di donatori sani, si può immaginare in un futuro vicino di estenderne l’uso a tessuti di pazienti diabetici per testare ad esempio l’effetto di farmaci sulla risposta metabolica delle cellule pancreatiche. Farmaci, appunto: un’altra frontiera in ambito Nanomedicina. Si apre la prospettiva di “guardare” dentro un farmaco grande poco più di un miliardesimo di metro e decifrare quantitativamente l’organizzazione molecolare del principio attivo: fino a oggi era impossibile raggiungere questo risultato se non interferendo con la struttura stessa del farmaco. I segnali intrinseci del principio attivo (opportunamente eccitati da luce laser) possono permetterci di risolvere la sua organizzazione alla nanoscala e capire come questa cambia nelle cellule bersaglio. Una procedura, oggetto anche di una proposta brevettuale a livello nazionale ed europeo, finora testata con successo in un caso di studio di indubbio interesse clinico: il Doxil®, nano-vettore del farmaco anti-tumorale Doxorubicina, brevettato nel lontano 1995 e comunemente utilizzato nei trattamenti chemioterapici per vari tipi di tumore (es: tumore al seno). Il segnale intrinseco del farmaco ha consentito ai ricercatori del Nest di svelare per la prima volta le conformazioni della Doxorubicina contenute al suo interno, e la loro abbondanza relativa. I risultati ottenuti potranno ora guidare l’ingegnerizzazione razionale di nuove varianti del farmaco, potendone controllare in modo non invasivo la composi-

zione, l’organizzazione molecolare alla nanoscala e potendo quindi correlare tali parametri all’efficacia stessa del farmaco. In generale, la piattaforma sviluppata si candida a essere un asset tecnologico aperto ad applicazioni trasversali, dalla Biofisica alla Nanomedicina, e flessibile perché potenzialmente applicabile sia in vitro che in vivo in modo non invasivo, semplice e veloce. Una nuova arma per le sfide del futuro, alla nanoscala.

ardarelli

* Professore Associato in Fisica Applicata, Scuola Normale Superiore; è stato premiato dall’Unione Europea con 2 milioni di euro per il progetto CAPTUR3D: Capturing the Physics of Life on 3D-Trafficking subcellular Nanosystems

Infrared laser radiation is a new technology that guarantees higher penetration into biological tissues and, at the same time, higher spatial resolution, without toxicity for cells and without requiring sample manipulation.

The laser beam stimulates the intrinsic signal of molecules fundamental to the biochemical processes of the cell, revealing, for example, its metabolic state. So far applied to donor tissues healthy, one can imagine extending its use to tissues of diabetic patients to test the effect of drugs on the metabolic response of pancreatic cells.

| medicina
rF#an c e s co C
How can the events in space and time which take place within the spatial boundary of
a living organism be accounted for by physics and chemistry?

La valutazione della performance dei servizi sanitari è una funzione richiamata in diversi atti normativi, a vari livelli del Sistema Sanitario Nazionale, Regionale e Locale. Ma quali sono le ragioni della valutazione? Riportiamo un decalogo, non esaustivo, delle ragioni della valutazione della performance in Sanità.

QUESTIONE DI PERFORMANCE Perché è importante la valutazione dei sistemi sanitari? Ci sono almeno 10 ragioni; tra queste: migliorare i risultati del SSN e orientare i comportamenti di chi vi lavora
The importance of performance
Medicina
di Milena Vainieri*

È importante valutare la performance dei servizi sanitari perché...

* Responsabile del Laboratorio Management e Sanità, Scuola Superiore Sant’Anna

1. Le aziende sanitarie sono organizzazioni complesse in cui lavorano migliaia di dipendenti. Non è possibile gestire queste aziende e il sistema sanitario senza misurarne la performance. Non basta sapere quante risorse finanziarie sono a disposizione e quali sono i costi sostenuti, è necessario conoscere anche se queste risorse sono state impiegate per produrre valore per la popolazione che finanzia la sanità pubblica attraverso la fiscalità generale.

2. Serve a motivare i professionisti attraverso la valorizzazione dei risultati positivi ottenuti. Spesso sui giornali e sui media, l’enfasi è posta su ciò che non funziona. Sicuramente ci sono aspetti da migliorare, ma ci sono anche tante cose che funzionano bene. Ed è importante, soprattutto in un momento come questo in cui molti professionisti decidono di lasciare il proprio posto di lavoro perché sotto pressione, riconoscere gli sforzi profusi valorizzando i risultati positivi ottenuti.

3. La pubblicazione delle informazioni relative alla valutazione della performance (come ad esempio il portale del programma nazionale esiti – PNE – di Agenas o del sistema di valutazione del network delle regioni della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa) serve anche a promuovere lo scambio di esperienze e l’emulazione delle realtà che riescono a ottenere risultati migliori.

4. Aiuta chi dirige le aziende a mettere in fila le aree che richiedono un intervento prioritario

5. Offre la possibilità di verificare l’impatto delle politiche sanitarie sul funzionamento complessivo del sistema sanitario.

6. È il modo per rendere conto alla popolazione di come sono state utilizzate le risorse.

7. Mette in rilievo se e dove sono le differenze geografiche nell’accesso, nella qualità o nell’efficienza dei servizi sanitari. Differenze che esistono non solo fra le regioni ma anche all’interno della stessa Regione.

8. Misura la capacità dei dirigenti apicali nel riuscire a gestire le organizzazioni sanitarie e la capacità di programmazione dei sistemi sanitari regionali.

9. Fornisce un feedback a chi lavora all’interno dei servizi sanitari forzando le organizzazioni e i professionisti a fermarsi e fare il punto dell’operato. Può sembrare strano ma quando si è presi dalla quotidianità non è facile tirare le somme di ciò che si è fatto durante l’anno. I sistemi di valutazione dei servizi sanitari servono quindi anche a far comprendere a chi lavora in prima linea se quello che si sta facendo ha avuto un effetto positivo oppure ha trovato degli ostacoli durante il percorso.

10. Servono per supportare con evidenze e motivazioni empiriche decisioni difficili, come ad esempio decidere di accorpare o spostare l’attività clinica da una struttura con volumi bassi a un’altra struttura che garantisce maggiore sicurezza delle cure.

La valutazione della performance deve comunque rappresentare uno strumento e non un fine. Non basta avere a disposizione un sistema di valutazione per migliorare i risultati, è

The evaluation of the performance of healthcare services is a function referred to in various regulatory acts, at various levels of the national, regional and local health system. But what are the reasons for the evaluation?

necessario che le istituzioni che appartengono al Sistema Sanitario Nazionale utilizzino tali strumenti per orientare i comportamenti di chi lavora nel sistema stesso.

Performance evaluation is a tool and not a target. It is not enough to have an evaluation system to improve results: it is necessary that the institutions belonging to the NHS use these tools to guide the behaviour of those working in the health system.

| medicina
#Milena V a reini
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