disagi / con questi occhi 3

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I AG DIS

I3 CH IOC ST UE NQ CO


DISAGI CONQUESTIOCCHI 3 Un’idea di Cinzia Chiarini e Luca Gennai Direttore artistico Luca Gennai Progetto grafico Fabio Berrettini Stampa Bandecchi & Vivaldi, Pontedera

Si ringrazia Polette, Pontedera Pescheria Toti, Pontedera Ferramenta Gabbani, Pontedera Parrucchiera Sabrina Fedele, Pontedera Raco Luce, Pontedera Iacopini Cicli, Pontedera Nonsolosedie, Capannoli Banca Credito Cooperativo Fornacette Autocarozzeria Futura, Ponsacco Bar Cattan, Lido Di Camaiore Visual Team, per le foto Alberto Boldrini, per consigli e correzioni Giada Fedeli, Gammaphì Valentina Aponte Famiglia Margini, Milano Carrozzeria Rizieri

Cell. 3927934701, Pisa www.ultrabong.it

Bandecchi & Vivaldi Editore Via Giovanni XXIII, 54 56025 - Pontedera (PI) info@bandecchievivaldi.it

Le stelle che brillano nel cielo: Cristina Cappelli, Paolo Corsi, Roberto Poggetti, Aldobrando Bini

SOMMARIO Davide Schiano

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Nicolai Lilin

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Xena Zupanic

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Giuseppe Carrubba

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ARTE Piero Passerotti

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Jgor Scardanzan

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Paolo Rossini

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Andrea Gambugiati

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Anna Bianchi

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Max Papeschi

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Angelo Barile

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Lorenzo Brini

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Mirko Guiggi

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Persefone Zubcic

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Luca Baseggio

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Angelo Cruciani

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Ilenia Rosati

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Adriano Radeglia

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Manuela Trillo

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Lauraballa

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Profili degli autori

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MUSICA Testi e crediti Profili degli autori Profili Fabio Ballario: video Progetto Puntina

Tutte le proprietà sono degli autori Novembre 2010

ILMONDODIOZ

associazioneculturale w w w. i l m o n d o d i o z . c o m

28, 29 30, 31, 32, 33 34, 35, 36 37 38, 39

Elisabetta Rofi

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Luca Gennai

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Il mondo di Oz

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DISAGI

è un progetto promosso dall’Associazione Culturale IL MONDO DI OZ. La direzione artistica, affidata a Luca Gennai, ha selezionato

16 artisti visuali per una collettiva di pittura e 14 musicisti per la realizzazione di un 33 giri che accompagnerà il catalogo della rassegna. Il catalogo raccoglie contributi esclusivi come l’introduzione del critico d’arte Giuseppe Carrubba, un breve racconto dello scrittore Nicolai Lilin, il progetto Puntina, sequenze dal video realizzato da Fabio Ballario e l’illustrazione di Elisabetta Rofi per la postfazione del curatore Luca Gennai. Lo scopo principale del progetto DISAGI è, attraverso la vendita del catalogo e soprattutto delle opere pittoriche, quello di contribuire a finanziare la realizzazione della COMUNITÀ LA FENICE, a Palaia in provincia di Pisa. Il progetto della comunità è stato pensato da Tommaso Gabbani, collaboratore dell’associazione Il Mondo di Oz, col fine di creare una comunità aperta alle persone con disagi esistenziali e basata sulla consulenza filosofica. Per disagio esistenziale intendiamo quella forma che clinicamente viene definita depressione e per consulenza filosofica una nuova metodologia di approccio al disagio basata sul dialogo e l’empatia personale. La consulenza filosofica va intesa come supporto orientato alle risorse per il superamento di crisi personali e situazioni problematiche. Il supporto del confronto dialogico rappresenta per così dire un aiuto all’auto aiuto ed è particolarmente adatto a coloro che hanno difficoltà ad affrontare i cambiamenti o con problemi relazionali e che necessitano più di terapie comportamentali e motivazionali che di cure psichiche. La consulenza filosofica non considera patologico il disagio e contrariamente al diffuso fenomeno di medicalizzazione del malessere non intende curare chi vi fa ricorso bensì incentivare le capacità dell’individuo di prendersi cura di se stesso facendo chiarezza sulla propria visione del mondo. Dilemmi etici, dubbi esistenziali, dissapori e momenti di totale spaesamento, situazioni difficili e problematiche esprimono il bisogno della ricerca di una maggiore consapevolezza e comprensione di sé e del proprio modo di essere al mondo relazionandosi alla vita e agli altri in maniera aperta, senza schemi

La filosofia è la vita che si prende cura di sé

R. Safranski

fissi e senza verità assolute imposte, ma basato sull’apertura empatica fra il consulente ed il consultante.

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DAVIDE SCHIANO / I’M NOT THE ONLY ONE / TECNICA MISTA, ACRILICO, SPRAY, APPLICAZIONI IN TERRACOTTA

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Quando ero bambino, passavo tanto tempo con gli anziani, con mio nonno e i suoi amici, ad ascoltare le loro storie e a conoscere la vita attraverso le loro esperienze vissute. Era bello ed appassionante, perché come capita spesso ad alcuni bambini, mi interessava molto il mondo degli adulti, volevo capire come funzionava e che posto potevo prendere io in quel mondo, quando sarebbe arrivata la mia età adulta. Mio nonno raccontava spesso della sua visione del mondo e di quello che sarebbe stata secondo lui la storia dell’umanità. Ricordando ora le sue parole, le sue riflessioni riguardo alla geopolitica e alla cultura, mi stupiscono ancora le sue capacità oratorie ma ancora di più l’enorme senso di umanità e giustizia che alcune persone delle generazioni passate portavano dentro. Oltre ai particolari modi di comprendere l’organizzazione della società umana e i valori di vita che nella società moderna possono sembrare estremi e quindi criticabili, mio nonno è riuscito a trasmettermi un importante valore della sua filosofia: la visione rivoluzionaria della disabilità, che prevedeva una venerazione delle persone portatrici di vari handicap. Come in ogni società umana, nel posto in cui sono cresciuto c’erano i disabili. Mi incuriosiva l’atteggiamento che avevano nei loro confronti i vecchi della nostra comunità, che li veneravano quasi come una reliquia. Io, come la maggior parte

dei bambini, ero cresciuto a stretto contatto con i miei coetanei e tra di noi c’erano anche bambini disabili, ma spesso tra bambini che non hanno ancora assunto pienamente una coscienza sociale non hanno posto i sentimenti di distinzione, per questo motivo il nostro rapporto con i disabili non aveva nessuno sfondo particolare, poteva essere tanto tenero quanto violento, come qualsiasi rapporto tra infanti incoscienti. Crescendo molti miei coetanei hanno rivolto le spalle ai disabili, li hanno espulsi dal loro giro, perché nella nostra società egocentrica si usava avere paura di tutto quello che era diverso da noi. Io e alcuni miei amici invece abbiamo continuato le nostre relazioni con i nostri amici disabili, adattando i nostri modi e le nostre abitudini alle loro esigenze e possibilità, perché essere amici significava anche quello: crescere insieme e scoprire il mondo e se stessi insieme, aiutandoci a vicenda. In quei tempi, misurandomi con miei amici disabili ho scoperto tante cose interessanti e importanti che mi hanno aiutato a formarmi come uomo, mi hanno creato conforto, dandomi la possibilità di sopravvivere nelle molte situazioni difficili che ho incontrato. Ho scoperto che potevo imparare molte cose da loro, diventare più forte e capire meglio le persone, la società, il mondo. Mio nonno raccontava che nell’antica religione siberiana si credeva che Dio fosse sempre presente sulla terra e che alcune persone erano state scelte da Lui

per portare dentro una parte del Suo spirito puro, per rappresentarlo fisicamente sulla terra. Siccome lo spirito di Dio è molto potente, le persone destinate a portarlo dovevano rinunciare alle capacità umane. Così si spiegava la questione delle disabilità in quell’antica tradizione. Per questo motivo i vecchi che ho conosciuto trattavano i disabili come rappresentanti di Dio sulla terra, parlare con loro era considerato come parlare con Lui, invitarli a casa e offrir loro accoglienza e conforto era come fare un gesto di gratitudine e di riconoscenza a Dio in persona. Credo che in quell’antica tradizione si nascondesse una grande sensibilità puramente umana, sensibilità che ai nostri giorni dovrebbe essere ritrovata, rivalutata, sensibilità che forse potrà salvare la nostra società moderna dai suoi tempi frenetici, dalle trasformazioni che spesso l’animo umano è obbligato a subire. Una delle vie migliori per illuminare la nostra esistenza è senza dubbio l’arte. L’arte è l’unica proiezione di noi stessi che siamo ancora capaci di condividere con il mondo. Mi auguro che ognuno di noi riesca a trovare se stesso e il proprio ruolo dentro il mondo, lasciando il proprio segno, anche se all’inizio saranno solo impronte invisibili, leggere orme sull’acqua. In questo progetto d’arte l’importante è essere sinceri e stare sempre vicino con chi porta dentro di sè una parte di Dio.

NICOLAI LILIN

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Raddoppiate mi l’anima! Raddoppiate mi il corpo! O

Dio mio Odio

Ammetto:

XENA Non sento le membra Non vedo l’estremità Nel naso mio Brusio Le orecchie non rispondono Gli occhi avvisano I punti neri Avvinti avanzano Ratto dell’anima Ratto del ratto Chi ha rapito l’anima e il ratto?

il soggetto cosciente, io Xena, con l’indirizzo e il numero civico in regola,

sono

Dio rattoppatore Dio ratto

Rode Rodi e Rhodesia E io non posso saltare proprio adesso Nella terra di Malesia

Rattopate Milano (rattoppate mi l’ano)

RATTOPATE MI L’ANIMA!

con la misura delle scarpe immutabile, con il colore variabile, con il preciso dolore sul costato sinistro individuabile ma invisibile, un aborto non trascurabile, un’annichilita, avvilita, disprezzata, derelitta e abbandonata, un’annientata nel centro del niente, spogliata di me stessa e da tutto, sprofondata nell’abisso del mio niente, staccata dal creato e da me stessa, voglio negazione della volontà, la volontà risoluta di non voler sapere più di volontà propria.

Sono un aborto folle, una jurodivyja non molle, una che non molla la matrice maestosa in un punto fisso mostrata. XENA ZUPANIC


L’ARTE DI CADERE A PEZZI Ognuno oggi ha la sua arte, ognuno ha l’arte che si merita affermava Francesca Alinovi: erano gli anni Ottanta e lei moriva con quarantasette coltellate nella Bologna del D.A.M.S. e di Andrea Pazienza. Nasceva l’arte di frontiera, idealmente la terra di nessuno, posta fuori dal controllo delle nostre vite e dei nostri affetti, ma successivamente inglobata e addomesticata dal sistema economico, sociale e artistico. La crisi economica e la cultura della sopravvivenza hanno determinato la cultura della crisi. Ancora oggi praticare la frontiera vuol dire esprimersi in una zona fluida, fattuale ed emotiva, territorio di geografie esistenziali e di disagi attraverso conoscenze alternative di autogoverno. È lo spazio empatico delle allucinazioni, della sovversione e dei desideri, dell’elaborazione dei linguaggi del conflitto. I linguaggi del conflitto si affermano attraverso il potere del segno iconico, desacralizzato e non appartenente ad una archeologia culturale dominante, libero di essere una traccia contaminante dei bisogni degli individui. Questo segno della rappresentazione stravolto dalle culture d’avanguardia si espande in una nuova metamorfosi mescolandosi alle culture pop e all’underground. L’estetica del vuoto e la cultura del frammento hanno ratificato tutto un immaginario di forme e di colori derivati dalla cultura popolare urbana connettendo la poetica surrealista al fumetto, alla grafica e alla pubblicità, per la creazione di paesaggi psicologici e personaggi irriverenti e spregiudicati, da sogno o da incubo. Se da un lato abbiamo l’esperienza iconica del segno, dall’altro si afferma, attraverso

la controcultura del pensiero, l’esperienza performativa del corpo identitario e del desiderio. Il pensiero e il corpo sono i soggetti di indagine nella ridefinizione del paesaggio contemporaneo e delle alterità. Il feticismo tecnologico ha enfatizzato la disorganizzazione e la dissociazione del corpo nomade stabilendo una geografia e una politica aperta nella riorganizzazione della sintassi attraverso la potenza della transculturalità. L’estetica della ferita seduce e annichilisce, diviene linguaggio e lacerazione del tessuto sociale, concetto di misticismo, negazione e funzione identitaria. Nelle culture occidentali alternative il rock con il ritmo, il punk con l’abbandono della memoria e la negazione del futuro, la techno e l’house music con la ripetizione distorta, libertaria, hanno determinato un rimescolamento del logos attraverso un melting pot di corpi in rivolta e di suoni ibridi. Corpi uguali e corpi differenti nella serialità all’interno di un nomadismo psichico tipico dell’età postmoderna. Negli ultimi decenni la crescente diffusione, in musica e nei linguaggi visivi, di pratiche come il remix e il culture jamming ha legittimato la citazione postmoderna, la decostruzione dei testi e delle immagini, per creare un diverso contesto semantico sovversivo. La prospettiva non viene più offerta dal mezzo estetico ma da una concezione postmediale dell’arte dove il mezzo è un dispositivo estetico, tecnico, tecnologico, dove la qualità dell’opera non dipende dalle sue specificità mediali ma dal linguaggio e dalla capacità di riarticolarlo e reinventarlo in modo da produrre delle differenze. La parola automatismo può cogliere il senso di questo

pensiero mettendo a fuoco la meccanica di ogni medium e collegando tale pratica alla tradizione surrealista. Il riflesso inconscio, l’illusione pericolosa, sonora, visiva e semantica, contengono la possibile referenza connotativa e determinano l’autonomia e la forza libertaria dell’opera al di là dello stesso artista. Gli artisti che partecipano al Progetto Con questi occhi 3 Disagi, che abbraccia gli ambiti dell’arte visiva e della musica, costituiscono un gruppo eterogeneo di poetiche e linguaggi della contemporaneità, dove l’abbandono extrasensoriale e la sperimentazione visiva e sonora spaziano tra l’avanguardia e le sottoculture metropolitane. Se da un lato la globalizzazione ha a che fare con la mercificazione e un postcapitalismo selvaggio dall’altro lato questi artisti rappresentano quella faccia della globalizzazione che sposa il concetto della rete. Si esprimono e si affermano attraverso il mondo virtuale delle chat, newsgroup e social network, ribaltando così i centri del potere economico, sociale ed artistico in una prospettiva che comprende la cultura globale e l’esplosione dei localismi. Le immagini e i suoni proposti all’interno di questo percorso raccontano una storia di disagio che da personale assume un valore collettivo mediante la rappresentazione segnica desimbolizzata e risignificante, condivisa e scambiata. Ogni situazione racconta un pensiero che si esprime nella dialogica della conoscenza e delle diversità, un pensiero esistenziale, ironico e critico, libertario e identitario.

GIUSEPPE CARRUBBA

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PIERO PASSEROTTI / IL DONO PIÙ GRANDE / TECNICA MISTA SU COMPENSATO


9 JGOR SCARDANZAN / PAURA / OLIO SU TELA


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PAOLO ROSSINI / IL PASTO NUDO / PITTURA DIGITALE / STAMPA SU BACK LIGHT / SUPPORTO LIGHT BOX


11 ANDREA GAMBUGIATI / MOSTRUOSAMENTE SOLI / DIGITAL ART


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ANNA BIANCHI / FREAKS 1932 / TECNICA MISTA SU TELA


13 MAX PAPESCHI / NINNANANNA / DIGITAL ART


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ANGELO BARILE / SOLITUDINE / OLIO SU TELA


15 LORENZO BRINI / LE COSE CAMBIANO / TECNICA MISTA SU TAVOLA


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MIRKO GUIGGI / HUSC / ACRILICO E COLLAGE SU TELA


17 PERSEFONE ZUBCIC / IMMORTALITY IS NOT A GAME / STAMPA DIGITALE


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LUCA BASEGGIO / ASTINENZA / ACRILICO SU TAVOLA


19 ANGELO CRUCIANI / LA PRIGIONE DELLA RAGIONE / OLIO SU TELA + MIX FABRIC


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ILENIA ROSATI / LIBERTÀ CONTROLLATA / ECOLINE E CHINA SU TELA


21 ADRIANO RADEGLIA / CIECA INDIFFERENZA / TECNICA MISTA SU TAVOLA


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MANUELA TRILLO / ACRILICO + FOGLIA ORO SU TELA


23 LAURABALLA / FILO ROSSO / ACRILICO PIGMENTO E MATITA SU TELA


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ANGELO BARILE

LUCA BASEGGIO

ANNA BIANCHI

LORENZO BRINI

www.angelobarile.iti

www.myspace.com/dreamerscollection

www.annabianchi.com

www.myspace.com/lorenzobrini

Nato a Torino nel 1960. Dopo gli studi ha diverse esperienze artistiche nel fumetto, autore della striscia Amarsi a Morsi. Contemporaneamente avvia l’attività imprenditoriale, composta da due settori artigianali. Una di progettazione e costruzione di articoli per biciclette, l’altra legata all’autotrasporto conto terzi. Progetta, brevetta e produce il Carrino accessorio predisposto al trasporto d’enfant. Verso la fine dei ‘90 inizia a sperimentare nella pittura la visione quadrangolare, esasperandola, creando una “cifra” personale. Ha avuto diverse mostre personali e partecipato a mostre collettive di particolare rilievo. Il M.A.U. Museo di Arte Urbana di Torino ha acquistato due opere, fa parte del progetto Una Babele Postmoderna curata da E. di Mauro al Palazzo Pigorini a Parma, invitato alla B.A.M. biennale d’arte contemporanea del Piemonte.

Luca Baseggio nasce e vive a Roma, città in cui cresce e coltiva le sue idee e il suo stile. Si forma all’interno del movimento underground, dai graffiti alle T.A.Z. (Temporary Autonomous Zones) adolescenziali, per poi approfondire la sua ricerca grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie e della rete come espansione virtuale di orizzonti reali: il confronto e lo scambio diventano immediati. Allenare la mente a trasformazioni e sviluppi. The Dreamers collection è soprattutto fantasia. Questa collezione nasce da scatti fotografici, poi digitalizzati che, attraverso un minuzioso lavoro di elaborazione grafica danno vita a quadri pittorici a contrasti elevati. Intuizioni grafiche tra reale e virtuale. Uno studio innovativo di forme vettoriali nel campo della comunicazione visiva influenzata dallo stile della street art. Dream come creatività, sognare ma anche realizzare, vedere nuove forme grafiche in visi ed espressioni.

Pittrice, artista, Anna Bianchi vive e lavora a Lucca ed ha seguito la sua forte inclinazione all’arte fin dagli anni d’infanzia. Si ispira principalmente a maestri come: A. Warhol e M. Rotella, le sue opere prendono spunto da ciò che ruota attorno al cinema, moda e cultura dagli anni 50 agli 80, grazie ai quali ha maturato la sua crescita personale e creativa. La sua capacità di reinventare l’arte già esistente è fortemente intrecciata alla sua vita, così come finemente intrecciati tra loro sono i motivi della sua pittura: volti e situazioni che appartengono al vissuto quotidiano, personaggi dipinti da artisti del passato, che hanno già superato il vaglio del tempo e che nella pittura di Anna Bianchi riemergono come valore culturale attuale, come immagine rivisitata e fatta propria in modo eccellente, un’espressione fondata su libere rielaborazioni. Ricco e personale è il repertorio dei contenuti. Le sue attività artistiche, infatti, spaziano da mille visioni di M. Monroe, B. Bardot, A. Magnani, G. Jones alle vecchie pubblicità da cui sono state prodotte collezioni per l’alta moda, sua preferita Mary Quant, con una particolare attenzione ai simboli del boom economico. Le tecniche di decollage con riletture delle pubblicità e dei miti automobilistici si fondono a locandine di film d’epoca, tutti i materiali utilizzati sono esclusivamente originali d’epoca e frutto di continue ricerche.

Lorenzo Brini nasce a Pisa il 26-05-1985, vive e lavora a Ponsacco, Pisa. Fin da bambino sente la necessità di esprimere la sua personalità attraverso l’arte. Artista eclettico, le cui espressioni fanno uso di molteplici tecniche e materiali; dal disegno, alla scrittura, alla fotografia si lascia catturare dalla vita, dall’emozioni del momento. Pittura e segno grafico, sono il suo linguaggio, in cui simboli, punti e piccole frasi si fondono a volti vitrei ed enigmatici conferendo mistero ai suoi quadri. La contemporaneità, il suo sentire, accumulati e assemblati, vittime di un processo di reinterpretazioni in continua evoluzione, diventano per lui uno stimolo in cui si rifugia in un mondo fatto di simboli ed astrazioni, colori che si sgretolano invadendo le figure. Sospeso tra mondo interno e mondo esterno Brini racconta i pensieri nel loro continuo divenire, e come ama dire “Il quadro di domani è sempre più bello”.


Ph. Cinzia Bruschini

ANGELO CRUCIANI

ANDREA GAMBUGIATI

www.angelocruciani.com

www.myspace.com/andreagambugiati

Figlio delle montagne nell’era commerciale, Angelo Cruciani analizza attraverso la sua pittura, i disagi sociali che affliggono l’uomo d’inizio Millennio; attinge dalla figura di Cristo reinterpretato su un piano di consapevolezza attuale e dinamico. Nel 2006 inizia la Sua operazione GesuStreet, graffiti che riproducono il volto di Cristo sparsi in molte città d’Italia ed Europa. Nel 2007 nasce un nuovo progetto guerrilla-street DeaIdea sagome che tappezzano i marciapiedi dell’intera Milano. Nasce la collaborazione con Puzzle4Peace e Famiglia Margini: la prima Esposizione personale Save your Angel riceve numerosi contributi da grandi nomi della cultura. Nel 2008 altro anno di progetti etici Ho Fame Fuori Miart e Politica per l’Anima - Tibet e un grande live painting alla Triennale di Milano. Nel 2009 porta il Progetto inerente l’Apocalisse a Berlino collaborando con Carlo Fatigoni ed i Santifolli. Il 2009 segna anche un periodo turbolento e provocatorio per l’artista che viene preso di mira dalla stampa per dei suoi dipinti: The Hope Can Be A Cross e I Kill My Symbol. Nel 2010 viene presentata Apocalypse esposizione cruda e dolce della visione sulla CRISI contemporanea, con la presentazione di una nuova forma d’arte (il Cubo). Presenta al Padiglione Italiano dell’Expo di Shangai il Video Into in collaborazione con la 3s.k.a Production. Attualmente si è ritirato dalla vita pubblica per rieducare l’animo all’antica dedizione del mestiere dell’ARTE.

Nato a Camerino (MC) il 27 Novembre 1979. Dopo la maturità artistica si diploma col massimo dei voti all’Accademia di Belle Arti di Brera (corso di scultura). Partecipa nel frattempo ad alcune mostre come la XI edizione del Salon Primo al Palazzo della Permanente di Milano e alla XV edizione del Premio Internazionale di Scultura Edgardo Mannucci che parte da Arcevia per proseguire a Milano alla Casa del Pane. Nel 2008 due sue opere sono state presentate nel programma di Piero Chiambretti Markette in onda su LA7. Sempre tra il 2008 e il 2009 è assistente presso lo studio dell’artista Gino Masciarelli. Tra le ultime esposizioni troviamo le collettive Un-Quiet a Fano ed Ar(t)cevia International Art Festival ad Arcevia. Vive e lavora tra Milano e Monte Urano (FM).

MIRKO GUIGGI

Mirko Guiggi nasce a Pontedera il 6 Dicembre 1981. Inizia il suo percorso artistico diplomandosi all’istituto d’arte di Cascina. Prosegue poi gli studi conseguendo il titolo mastro d’arte in pittura all’Accademia delle belle arti di Firenze nel 2007 presentando una tesi sul collage. Alcuni di questi lavori sono stati scelti per essere esposti in una galleria di Londra. Artista eclettico e mutevole, sempre alla ricerca di un proprio mezzo di comunicazione, si confronta con varie correnti, tecniche e movimenti artistici, in una sorta di gioco fra il materico e il surreale, il cubismo e il futurismo, la fotografia e il multimediale, fondendo, rielaborando e personalizzando tutti questi stili e mezzi.

LAURABALLA www.lauraballa.it www.myspace.com/lauraballart Lauraballa, pittrice e illustratrice, è nata ad Herzogenbuchsee (Svizzera) il 9 gennaio 1975. Vive a Prato e lavora nel suo Laboratorio d’Arte, in via Mazzini n. 34 tel. 340 2725835, dove propone eventi e performances in rapporto a forme contemporanee di socializzazione e comunicazione. La sua produzione riguarda soprattutto quadri, ritratti, illustrazioni, sculture in creta e pittura murale esposta in progetti locali, nazionali e internazionali attraverso una cura artistica. Lauraballa è un’artista iconica che rappresenta un mondo immaginato, lieve e inquietante come i sogni e i ricordi, e racconta una quotidianità simbolica mescolando archetipi ancestrali, soluzioni squisitamente decorative e pop, alla pittura e all’illustrazione contemporanea.

“Considero l’arte come una specie di gioco nel quale esprimo fondamentalmente lo squilibrio e la solitudine di un’umanità che tende ad abbandonare sempre più la propria natura per andare incontro al concetto di artificiale”.

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MAX PAPESCHI www.maxpapeschi.com

PIERO PASSEROTTI

ADRIANO RADEGLIA

ILENIA ROSATI

www.pieropasserotti.it

www.adrianoartar.it

www.lalile.net

Max Papeschi arriva alla digital-art dopo l’esperienza da autore e regista in ambito teatrale, televisivo e cinematografico. Come artista figurativo il suo approccio con l’Art-World è stato d’immediato successo sia di pubblico che di critica. Il suo pop Politically-Scorrect, cita l’American Life e la rivela nei suoi orrori in maniera ironicamente realistica. Dal Topolino nazista al Ronald McDonald Macellaio le icone cult perdono il loro effetto tranquillizzante per trasformarsi in un incubo collettivo.

Nasce il 29 gennaio del 1954 a Peccioli (Pi). Precocemente affascinato da forme e colori che potevo vedere nei libri di grafica dello zio, inizio copiando le opere che più mi colpivano tentando di comprenderne il senso e giungendo alla personale conclusione che l’arte è sinonimo di libertà totale espressione pura, senza remore, regole e limiti, nè ideologici nè religiosi, rifuggendo al contempo uno stile che da sempre ho percepito come una gabbia espressiva, utile solo per essere facilmente riconoscibile. Anarcoide, istintivo, umorale e spesso inconscente, vorrei che le persone riuscissero a vedere il mio percorso, questo mio viaggio discontinuo, lacunoso, dispersivo e spesso contraddittorio con periodi di furia creativa e altri di silenzio totale, con salti in avanti e marce indietro, ma sempre con passione e sentimento, un gioco in cui l’alternarsi di goie e dolori, di speranze o del più nero pessimismo sono raccontate e leggibili là dove ho esultato per i successi e pianto per i fallimenti senza mentire mai. Ho sempre creato per mia personale soddisfazione, non cercare di propormi mere mire commerciali, sono completamente libero, e ho di che vivere. Sinceramente dei giudizi negativi me ne frego altamente e il mio massimo apice di godimento lo trovo solamente quando qualcuno riesce ad emozionarsi vedendo un mio lavoro senza alcun pregiudizio di forma. Per tutte le altre cose che avete da dire di me riguardo il mio lavoro artistico, vi fornisco una risposta e la domanda non si pone. Andate a farvi fottere.

Adriano Radeglia, artista pugliese, Mesagne classe 1974. Diplomato al Liceo artistico della città di Brindisi. Dopo un lungo periodo dedicato intensamente alla pittura figurativa, che ancora oggi è parte della sua espressione, si avvicina alla materia, l’argilla. Inizia a creare e rivisitare oggetti tradizionali di uso domestico giocando su una nuova chiave decorativa, attraverso la quale l’evoluzione lo ha portato ad un interesse per il design d’arredo: forme inedite che non di rado si ritrovano a coprire una veste di “utilità” quotidiana, come lampade o contenitori. È così giunto all’attuale produzione artistica, in una sincronia istintiva tra cuore, mente e mani: le Creature, sculture in terracotta policroma che rievocano il mare e la terra. Forme mutevoli di corpi screziati senza specie nè sesso si animano di petali amorfi, corolle, spine e intriganti aculei come a ritrarsi al tocco di un dito. Sembianze naturali oppure aliene? L’ultima serie di opere che abbraccia la pittura e la terracotta policroma su tavola, è Sacrucori. Uno sguardo al costato trafitto dalla lancia che è l’ultima ferita al corpo di Cristo sul calvario, la più importante, quella che “tocca” il cuore. Il cuore, protagonista assoluto, si mostra attraverso immagini forti unite dal sangue versato, presente in tutte le opere, chiodi trafitti, piaghe, spine. Esigenza di un credo personale non legato alla chiesa cattolica italiana. C’è un richiamo alla simbologia del Sacro Cuore già praticata nell’antichità cristiana e nel Medioevo ma anche alla devozione delle famiglie meridionali che ancora oggi proteggono sacre campane di vetro. Simbiosi tra pittura e scultura nelle opere di Adriano Radeglia.

Ilenia Rosati (Ile) è nata a Pisa nel 1983 dove vive e lavora. Frequenta l’accademia delle belle arti di Firenze dove si diploma nel 2007 con una tesi intitolata Le simbologie dello specchio in arte e cultura. I suoi interessi si muovono tra la pittura, la videorte, la scultura e la decorazione. È sarta, piastrellista, cuoca e pittrice, realizza vari mosaici di specchi e ceramica per interni ed esterni, associati talvolta a pitture, in case private, luoghi di lavoro, di intrattenimento e scorci urbani. I suoi quadri dalle linee semplici, quasi etnici, prevalentemente astratti o raffiguranti personaggi e paesaggi immaginari sono realizzati partendo da getti di china trascinata sulla tela fino a formare spazi, forme, figure e girigogoli, sono caratterizzati da colori forti, contrastati dal nero della china. Tra primitivismo e modernismo catalano, echi dell’Hundertwasser maturo ma anche dell’ultimo Haring, caratterizzata da un decorativismo simbolico e allegorico alla Klimt, la giovane artista toscana costituisce un ponte solido tra un mitico passato e un presente che cerca ostinatamente e con speranza la favola dei colori. Artigiana, poeta raffinata e imprevedibile del visivo, artista di strada, Ile ci propone un’arte immediata e sottile, ma soprattutto bella. Collabora da due anni in percorsi artistici di pittura e mosaico rivolte ai bambini delle classi elementari a Pontedera.


PAOLO ROSSINI

JGOR SCARDANZAN

MANUELA TRILLO

PERSEFONE ZUBCIC

www.paolorossini.net

www.jgor.jalbum.net/JsAlbum/

www.myspace.com/manuelatrillo

www.myspace.com/persefonexsiv

Nato nel 1978 in Sardegna. Amo giocare con le immagini, esplorarle e modificarle, mi piace andare in giro a fotografare soggetti per i miei lavori e studiare nuovi temi. Sono alla continua ricerca di un “MIO unico stile”. Ogni quadro che eseguo è frutto di una ricerca soprattutto interiore, influenzato anche da quel che mi circonda, la mia è un’arte concettuale, ispirata da sogni, ansie, gioie e tormenti che nel determinato momento in cui creo, la mia mente spinta dal bisogno di liberarsene ispira la mano che comunica al mouse o al pennello di vomitare quel che ho dentro. Voglio che il mio interlocutore visivo sia aiutato ad entrare nell’opera, ed è per questo che io stesso, appaio spesso nei miei quadri, come intero soggetto o con parti di me. Per me l’arte, oltre che dare e fornire sensazioni ha anche il dovere di avere il coraggio della denuncia sociale. L’approccio verso il mondo dell’arte è avvenuto tramite la pittura, ma dopo aver frequentato l’istituto d’arte ho avuto un rifiuto verso la tela ed il pennello. Anni dopo comprai un computer, uno dei primi iMac, Photoshop riaprì quel cassetto ricco di creatività che era in me. Ora il pennello è il mouse e lo schermo è la tela. Cerco di creare dei lavori digitali cercando di avvicinarmi alla pittura creando un contrasto tra i due diversi poli. Di recente ho ripreso in mano spatole e pennelli dipingendo ad olio e acrilico su tela, il richiamo del colore che si impregna sulla pelle e sui vestiti non potevo continuare ad ingnorarlo!

Nato a Milano il 20 ottobre 1972, Jgor è un artista di poche parole, a parlare sono soprattutto i suoi occhi chiari come l’aria, la sua espressione tranquilla e la sua pittura. La sua passione per la pittura nasce dall’età infantile, quando a scuola risulta essere tra i più bravi in materia. Non ha una base scolastica artistica, Jgor abbandona dopo la terza media la scuola, ma la sua passione per l’arte è così forte da fargli frequentare il corso di decorazione, ristrutturazione di affreschi presso l’Istituto Irescogi a Milano e un ulteriore corso di Pittura a Malta presso il professore Salvatore Montanucci. Attento alla tessitura pittorica i suoi dipinti sembrano mettere a nudo il proprio inconscio facendono emergere umori, emozioni, sentimenti, sogni. Si alternano in scorci che rappresentano la natura, interessante il mare che viene più volte interpretato e da qui si denota la passione che ha per questo elemento. I suoi quadri sono invasi da tonalità di azzurri, verdi marini e colori bluastri, non mancano i rossi e i gialli. Nei lavori che rappresentano il sogno ha una composizione scenografica incisiva, sono scene d’intensità emotiva che conducono l’osservatore in una luminosa serenità e dolcezza di derivazione simbolista. Realisti senza tanti orpelli i ritratti di persone conosciute. I suoi lavori possiedono una forza estranea alle mutazioni dei gusti e delle tendenze. Un artista versatile, tanto da realizzare oltre a pittura su tela anche murales, questi spesso rappresentanti personaggi del fumetto, realizza anche trompe l’oeil.

Vivo e lavoro a Lari (Pisa) e diversi anni fa mi sono diplomata in pittura all’Accademia di Belle Arti di Carrara sotto la guida di buoni maestri come Valerio Rivosecchi, Omar Galliani, Andrea Balzola. Mi sono abituata a non parlare di me con il “curriculum vitae” che ritengo una forma di idiozia ed alquanto irrispettoso nei confronti del mondo etero dell’arte. Attualmente mi dedico principalmente all’illustrazione. Sono convinta che l’arte, sia essa pittura, teatro, musica o quant’altro, è una forma di comunicazione alternativa alla parola, talvolta meno comprensibile ma altrettanto profonda e sicuramente non meno importante. L’ho capito lavorando con i ragazzi delle scuole del territorio pisano che spesso manifestano i propri disagi o la propria sensibilità con la creatività, riuscendo a far emergere la propria personalità che non riescono a trasformare in parola, come si richiede da sempre all’interno della società. L’ho capito grazie ad un grande uomo che chiamano Puccetto, pittore, scrittore e poeta salentino, che grazie alla pittura è riuscito a sopravvivere ad anni di manicomio, nell’eterna lotta tra la sua parte oscura e la voglia di scoprire il significato profondo dell’amore. L’ho capito perchè con questo mio linguaggio che vola al di sopra ed al di là del visibile, un tempo ho fatto innamorare una delle persone più belle che abbia mai incontrato. E con quello che so fare, poi, sono riuscita a farla allontanare. Per questa occasione ho scelto di rappresentare il problema dell’emarginazione individuale, disagio psichico e sociale caratterizzato da volontario isolamento, spesso collegato al carattere psichico dell’introversione.

Persefone Zubcic è tentata dalle cose ancestrali, arcane, che custodiscono la forza oscura della materia prima in quanto brutta, in perenne ebollizione verso le forme imperfette. Il suo compito fotografico si prefigura un’analisi del procedimento impulsivo, più vicino all’arte scultorea, materica, gravitazionalmente pesante, custode della vita e della morte terrestre. Una via dove il tempo diventa materia pura, dove il sogno più nascosto si materializza in uno stato limpido di paura specchiante. Nata in Croazia nel 1982, dal 2002 si dedica alla fotografia partecipando a diverse esposizioni tra cui: Hero XXI a Labin (Croazia), Lamparna, L.A.E., curatore Harold Szeeman, Blood & Honey, ESSL Museum (Vienna , Austria) curatore Harold Szeeman, e due importanti presenze durante la Biennale di Venezia 2007, 13x17 a cura di Philippe Daverio e Jean Blancheart e Faccia Lei Spazio Thetis a cura di E. Agudio. Vive a lavora a Milano.

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28 A.S.O.B.

CABIRIA

MATTEO CASTELLANO

LUIGI DI MECO

DOME LA MUERTE

Gocce di dolore [ 04’:52”] Ho dato al tempo il giusto tempo che non riavrò mai (un giorno forse capirai) Ho ricevuto un po’ di amore a caro prezzo sai (il sangue me lo lascerai) Affogando nel mio pianto mi concederai (un giorno che non finirà mai) ma di parole pieno, non so cosa fare, dimenticare, cancellare, vorrei reagire prigioniero di un progetto combinato, soffocato, imprigionato, impaurito. Gioco con dei perchè (non è che vinca) Piango su di un volto che (cos’è che manca?) Fingo di reagire (dammi la forza) Dono tutto me (ricevo il nulla) (ho dato tutto, tutto me, ho preso niente, solo ferite) Donando tutto me ho ricevuto niente, ho aspettato te che di parole ne hai già dette troppe, capisco che non va, capisco cosa senti, capisco cosa provi, non capisco cosa dici, ma chi capisce me?

L’altra falce della luna [ 05’:42”] [...] il giorno nasce stanco, dimentica, tutto ciò che svanisce e segui solo ciò che rimane [...] sospeso nella vasca a metà, sospeso alla lama del bagno, la nera finestra sorride poi entra lei, attaccata ai suoi tacchi di metallo, uno sbatter di ciglia [...] dove cazzo sei stata, dimmelo, non devi più tornare [...] non sai cosa sono disposto a farti, non puoi lasciarmi [...] i denti adesso sono miei attaccati come trofeo al muro, dalla parte del culo [...] l’altra falce della luna.

Uno per la barba [ 04’:16”] Un vagabondo si mangia un kebab piano piano con morsi prudenti il vagabondo ci ha male ai denti e guarda passare i tram Il vento brucia agli occhi il freddo di Torino non sono ancora vecchio non sono un ragazzino

Cardiodramma [ 03’:27”] Disegnami l’anima prendi il mio cuore collegalo adesso al mio cardiodramma comprendi e diffondi il suono che emana automaticamente il mio elettrodramma

Triste ballerina straniera [ 02’:50”] 1. Qualcuno ha perso i suoi soldi qualcuno è andato in galera uno è morto per lei qualcuno se n’è andato all’inferno qualcuno è diventato pazzo aspettando il suo amore rit.

Gocce di dolore... Ho dato al tempo il giusto tempo che non riavrò mai (un giorno forse capirai) Ho ricevuto un po’ di amore a caro prezzo sai (il sangue me lo lascerai) Affogando nel mio pianto mi concederai (un giorno che non finirà mai) ma di parole pieno, non so cosa fare, dimenticare, cancellare, vorrei reagire prigioniero di un progetto combinato, soffocato, imprigionato, impaurito. Gocce di dolore... Testo: Enrico Bellagamba (liberamente ispirato dal vissuto di Luca Gennai) Francesco Ciccarello, batteria Gianluca Ferretti, basso Dario Arrighi, synth/elettronica Enrico Bellagamba, voce

Leonardo Palmerini, voci, basso Luca Niccolai, voci, loops, synth Maurizio Bottazzi, laptop, synth

ANDREA CARBONI Magari Non devi camminare più non serve a niente per dove devi andare e non ti preoccupare non dico il male non è morire cogli dei fiori per me che sono stanco e non ricordo più non voglio ricordare

[ 03’:45”]

Il giorno dopo si mangia un panino regalato dal cappuccino sempre uova sempre frittata sempre solita stessa vita E viene giù dal monte in mano ha un sacchettino non sono ancora vecchio non sono un ragazzino Si addormenta dove gli và si addormenta dove gli pare la mattina senza pietà un prete gli dice di sloggiare Perfetto vado al bar gestito dalle suore lo fanno per mestiere lo fanno per amore si va alla Caritas si sta colle sorelle che sono così buone che sono così belle

raccontami quello che vedi che sono stanco non ho mai conosciuto le forme ma ci ho creduto tanto

questa puzza di povertà questa puzza sotto il naso ce l’abbiamo tutti quanti siamo tutti qua per caso

raccontami il mondo secondo voi magari mi piacerà magari respirerò lo stesso magari sarà più giusto magari mi sono sbagliato sempre e forse questa vita non è mia.

ti danno il buono doccia ti dan la saponetta ti dan la scarpa grossa ti dan la scarpa stretta

Andrea Carboni, voce/chitarre/piano rhodes Alessandro Baris, batteria Giuseppe Praino, basso Edoardo Magoni, piano rhodes Registrazione, missaggio e mastering sono stati effettuati durante il mese di giugno 2010 presso lo studio Mulino Del Callone (Pisa) da Edoardo Magoni. Alessandro Baris suona con piatti UFIP.

si mangia colazione si mangia piano piano si sente un’orazione si parla con qualcuno si dice un padre nostro si dice ave maria si mangia fianco al mostro e non c’è la polizia Registrato da e grazie a: Tozzo ed Emo dei Linea 77 al No Signal Studio (Torino) Matteo Castellano, voce, basso Giuseppe Leone, tamburello Heinrich Vogel, chitarra, synth, registrazioni ambientali e mix finale Tozzo, grancassa

anestetizzato rifatto e disfatto io sento soltanto il mio cardiodramma è operazione chi compie l’azione incidilo adesso il mio elettrodramma sospendilo sospendilo adesso il mio estetico eccesso non è reato non è eutanasia se anche legato a un’elettrofobia distruggila adesso questa anomalia non dirmi non posso, non dirmi ti ho scosso concludi soltanto questa chirurgia agonizzante mi resta un istante lo specchio è distante lo guardo si infrange il battito scende la pelle si tende il mio cuore sospende innaturalmente Luigi Di Meco, voce Davide Colombo, synt, laptop

MAURO GUAZZOTTI Dap! Dap! [ 03’:20”] Vatuttobenevatuttobenenonhonientenonho nientenonhonienteadessocalmacontofinoa10 noncelafaròmainoncelafacciovatuttobene nonhonientenienteNONHOnienteNOniente respirarespiraètuttonellatestapauranoncela faròmainonhonientenoncelafaròmaisolopaura èsolopauranoncelafacciobravobravoBRAVO reagirerespirapaurapauramabastanonsonoiè ilmondoNONSONOIOèilmondomiguardoallo specchiononhonienteèsoloPAURAPAURAPAURA vatuttobeneètuttonellatestanonhonientesono solononhonientecontofinoa10cosìvabenissimo BRAVOBRAVOreagirerespiracosìpaurapaura mabastamabastanonhonienteadessostiamo calmicalmaCALMACALMAPAURACALMAè tuttonellatestsìsìètuttonellatestacosìva benissimobravobravobravovatuttobenecalma bravocalmastaicalmotuttonellatestanonsono ioèilmondonellaTESTA Musica e testo: Mauro"MGZ"Guazzotti Richy Zen, chitarre

Ma a te non importa niente hai bisogno di una bugia cerchi solo una bugia 2. Qualcuno ha avuto anche il suo corpo ma nessuno ha ottenuto la sua anima lei vive sotto la pioggia e nessuno conosce il suo dolore lei nasconde i suoi sogni di cristallo nello stesso posto dove va per piangere rit. Triste ballerina straniera triste ballerina straniera lei ti ha venduto qualcuno dei suoi baci lei ti ha venduto tutti i suoi sorrisi rit. Blue Stranger Dancer (Ultrabong RMX 2010)

[ 02’:50”]

1. Someone’s lost his money somebody went to jail one is dead for her somebody is gone to hell someone become crazy waitin for her love rit. But you don’t mind you don’t mind mind mind you need a lie you’re dust lookin’ for a lie 2. Somebody even got her body but nobody got her soul she lives under the rain and no one knows her pain she hides her crystal dreams in the same place where she cries rit. Blue stranger dancer blue stranger dancer she sold you some of her kisses she sold you all her smiles rit. Dome La Muerte, vocal, acustic guitar, armonica, tambourine Salvo Sequino, electric guitar, finger style, acustic bass, percussion


LINDUSTRIA Di tutta l’aria Di tutta l’aria / di tutta l’aria presa di sbieco / sull’altalena tenuta fresca / dentro alla gola rimane solo / la messinscena

[ 04’:31”]

Di tutta l’aria / di tutta l’aria che entrava nuova / dal finestrino guidando storto / dentro al mattino ovunque annusi / non resta segno Io vivo privo / mi tengo a stento come una tenia / nell’intestino nascosto in fondo / al simulacro da questa vita / da moribondo Non c’è respiro / che non trascini ancora indietro / il perno lento non c’è neanche / un calycanthus a far finire / l’ultimo inverno. Di tutta l’aria / di tutta l’aria che gorgogliava / dentro all’arteria scalando il mondo / alla rovescia sui lungolaghi / della memoria Di tutta l’aria / di tutta l’aria che ingoia allegra / la fisarmonica e poi rigurgita / dentro alla musica distillo inquieto / l’eco nevrotica Io che ripeto / all’infinito la mia versione / dell’accaduto seguo il il mio corso / prestabilito in senso orario / dentro all’imbuto Io che mi pento / e poi mi dolgo dei mie peccati / sconsiderati sto qui ed aspetto / l’ora del buio oggi sto zitto, ma / domani urlo. Gian Pietro Chiesa, tastiere e voce Giuseppe Tononi, chitarra e laptop Mixato negli studi “Rirmo & Blu” di Pozzolengo (Bs)

MALAMECCANICA

MUSICA PER BAMBINI

Capendo Kavafis [ 03’:40”] In una conceria di pelli o in una maglieria industriale in un sogno fatto ad occhi aperti in un cuore privo di affetti in un sogno di vita, in un letto di morte, nel pianto di un cugino non tuo nelle braccia di una donna non tua entri, esci, sblocchi te stesso ma resti distante. Cuore che mi hai tradito nel vederti provato sgomento dalla peggiore delle madri ci si può aspettare davvero di tutto, ma un bambino malato dovrebbe essere sottoposto a cure costose ma un adolescente malato dovrebbe solo guarire. In un desiderio che hai fatto, non tuo sottraendolo ai giochi degli altri, avevi nei polsi il futuro più bello ma hai fatto di tutto per tagliarti fuori da esso, ti sei specchiato in qualcosa di puro? Ma un bambino malato dovrebbe avere una parola paterna ma un adulto malato sarà un anziano malato e nient’altro. In una Toscana supponente e leziosa a ricucire pellicole e negativi di un tempo a petto nudo in estati torride con tutto il cinema di William Friedkin a portata di mano nessuno si è mai accorto di come soffre qualcuno. Ma un bambino scalzo dovrebbe almeno camminare su di un prato ma un adulto depresso dovrebbe sorridere. Nel secco di un sottobosco ormai privo di vita dove hai fatto l’amore in circostanze grottesche ti sei fermato a pensare alla tua natura: gli alberi perdono le foglie, per poi fiorire di nuovo questo agli uomini non capita mai. Nel secco di una vita, in una terra mai percorsa da nessuno muori come muoiono le cose da poco ed io solo so che nella vita c’è molto di peggio che non essere mai amati da nessuno

Inibizionista Inibizionista, copriti alla vista. Anche nella vasca resta colla tasca... E sotto mille, mille, mille, mille, mille coltri, inibizionista, scopri che c’è un altro che vive nei tuoi vestiti...

Giovanni Mori, musica, parole Malameccanica, arrangiamento Giò, basso, basso, voce, chitarra elettrica. Francesco Lenzi: chitarra addizionale. Pietro Tripano, Programmazioni, synth. Brano composto ed arrangiato nei primi mesi del 2010, profondamente intimista avvolto in rarefatti riff di chitarra su cui si poggia lo spoken word che lentamente ed in parte autobiograficamente racconta, tentanto di scioglierli, quei nodi, spesso scorsoi, con cui la depressione tristemente adorna l’esistenza di molte persone. Un racconto velato di sottile speranza, una storia che ne contiene molte altre, sussurata all’entrata di un bar, da qualcuno che non vuole disturbare nessuno.

[ 02’:44”]

Ha preso il tuo posto (eeeccomi quaaaa ####) tra un pigiama e l’altro: inibizionista, è stato più scaltro e tra gli strati caldi di ciò che ti copre porta la sua moglie: vuole farci un figlio che nasca tra i tuoi vestiti... Sarà, ma io non lo vedo mmai, io non lo sento mmai, finchè tu resti tra le mie vesti, ospite rimarrai, perché io non mi svesto mmai, io non mi scopro mmai. Nella mia lana hai la tua tana, ma io non ti vedrò mmai... Inibizionista, non ti sembra vero, ma tutti i tuoi panni non son più il tuo impero... Ma sono mille, mille, mille, mille e passa tutti gli abitanti che abitano i tuoi vestiti... Sarà, ma io non li vedo mmai, io non li sento mmai, finchè tu resti tra le mie vesti, ospite rimarrai, perché io non mi svesto mmai, io non mi scopro mmai. Nella mia lana hai la tua tana, ma io non ti vedrò mmai... Manuel Bongiorni, musica, testo, arrangiamento Andrea Mansi, aggiunte vocali Mirko Montesissa, aggiunte vocali Diego Parenti, aggiunte vocali

GIUSEPPE PALAZZO

TEHO TEARDO

Linguine al surimi [ 02’:16”] Olio, cubetti d’aglio, prezzemolo tritato nel tegame ho adagiato. Una dozzina di pachino, rucola e infine tranci di surimi.

Via Palestro 22 [ 04’:29”] Scritto, prodotto e registrato da Teho Teardo al Basement Recordings, Roma 2010

Ma tu non mangi più si tu, non mangi più. Scaglie di peperoncino, tre grammi d’amore sfumati col vino. Ma tu non mangi più si tu, non mangi più. Chicchi di melograno che avevo reciso nel mio giardino ora giacciono sul pavimento cosa hai combinato oddio che casino! Giuseppe Palazzo, voci, chit. acustica, pianoforte & palo de iluvia Michele Ranieri, fisarmonica & sezione mandolini Saverio Palazzo, piatti & shaker Registrato, mixato e masterizzato da Giuseppe Palazzo presso Bluartfactory Produzione / Giuseppe Palazzo per Bluartfactory

PANE La pazzia [ 04’:10”] La pazzia ti raggiunge sincera come i canti di note di cani/schiavi rabbiosi e il lamento di schiamazzi notturni. Devi fuggire senza i tuoi fiori Tu devi fuggire senza i tuoi fiori Ti chiedono luce e tu bruci in un deserto di nulla. testo: C.Orlandi - musica: Pane Claudio Orlandi, voce Maurizio Polsinelli, piano Vito Andrea arcomano, chitarra acustica Claudio Madaudo, flauto traverso Ivan Macera, batteria

XENA & ANDY Cross the rubicon [ 05’:10”] Io sono pazza per amore, voglio sempre più impazzire! Voglio morire, voglio morire! Morire a te, per vivere in me. Morire a me per vivere e morire in te mio Re. Rexxx Levami Lavami Legami. Obrobrio degli uomini. Voglio morire! V.M.! E prendere questa poca polvere e dargli di nuovo l’essere. Prendere totale possesso del cuore. Rubarti. Ruby Tuesday Rubarti ogni giorno. Rubata nel raptus, rapita nel luogo della sottile linea del Rubicone. CROSS THE RUBICON, to do something that will have extremely important effects in the future and that you cannot change. My life is changed. My life is in chains My life is death My death is my dad. I like my changed and death life. I am walking, without life, without death. Out of doors, nella mia dorata visione ti vedo in questo niente e non vedo me stessa con me Pazza d’AMORE, A/MORE, MORE L’AMORE, nell’A, nell’E, nel MARE, rinasco come A, come E, AFRODITE suppongo, suppongo vivamente nella Sua visione. Xena Xupanic, parole Andy, musica:

Registrato presso lo “StudioControfase” di Roma e missato da Tommaso Cancellieri (Pane, 2010)

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Ph. Antonio Viscido

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A.S.O.B.

CABIRIA

ANDREA CARBONI

MATTEO CASTELLANO

www.myspace.com/asobmusics

www.myspace.com/cabiria

www.myspace.com/andreacarbonimusica

www.myspace.com/matteocastellano

Gli A.S.O.B. nascono nell’estate del 2002 e sono composti da un piccolo gruppo di amici della provincia di Pisa, il gruppo subisce svariate mutazioni nel percorso di crescita, cambiando membri e tipologia musicale (inizialmente le sonorità si presentano molto HardCore). Nel 2009 la formazione si stabilizza con Francesco alla batteria, Gianluca al basso, Dario synth/elettronica ed Enrico alla voce, in questo modo il gruppo comincia a fondere tutte le idee ed i gusti che ogni componente si porta dietro, nasce così una fusione di hiphop\noise\rock\industrial priva di chitarra, ma arricchita dalle svariate collaborazioni con AcidOne, MC della realtà in cui vivono gli ASOB. Ad oggi il gruppo si trova in studio per fare uscire il primo disco contenente tre tracce già presenti un un precedente demo EP del 2004 uscito con il nome di “sfriziona come il cioccolato”.

Cabiria è un progetto musicale indipendente formatosi nel 2008 da tre musicisti provenienti da differenti estrazioni artistiche, già partecipanti a festival di arte sonora e video come Klang alla Villa Paolina di Viareggio e Con questi occhi manifestazione d’arte contemporanea presso il museo Piaggio di Pontedera. I live dei Cabiria sono performances che attraverso l’uso di suoni e voci generati e manipolati in tempo reale e con l’ausilio di proiezione video rendono più spettacolare le loro esibizioni. Onirica miscellanea di suoni e immagini rapiti e ripetuti. Cabiria alchemica fusione di espressioni artistiche che si ispira alle arti tutte della natura sommata all’uomo. Sensazioni cinematiche e suoni sintetici ed elettrici si fondono a voci provenienti dal cuore.

Andrea Carboni lascia presto la sua città natale, Pisa, per trasferirsi a Ginevra, dove trascorre quasi tutta l’infanzia. Tornato a Pisa, il suo primo incontro con la musica avviene con lo studio del pianoforte, che lascerà diverse impronte di stampo classico in molte delle sue composizioni. Presto, quasi per gioco, si avvicina invece, da autodidatta, alla chitarra: i suoi primi passi sul palco li muove a partire dal 2000. Nel 2006 produce il suo primo EP L’amore manifesto. Nello stesso anno il destino lo riporta a Ginevra. Nell’ambiente in cui era cresciuto Andrea ritrova una sua dimensione intima e scopre la sua vena da solista, che gli è forse più congeniale, proprio perchè gli permette di dare voce a quella penombra che altro non è che quel complesso di sentimenti, ricordi e pensieri che creano la sua musica: nella combinazione chitarra-piano-voce accompagnati da un’originale sperimentazione dell’uso degli effetti, primo tra tutti il loop sampler, Andrea scrive gran parte dei suoi pezzi, con testi in italiano e in francese, sua seconda lingua. Andrea rimane all’estero fino alla fine del 2007, trovando occasione di suonare in vari locali, festival ed eventi, fra i quali spicca l’invito in un jazz club nel centro di Parigi. In Italia, vince l’edizione 2008 del concorso per band emergenti Cuoio & Nuvole, tappa fondamentale per l’incisione de La Terapia Dei Sogni, il suo album di debutto, uscito a febbraio 2010 su Seahorse/Redbirds ed ottimamente accolto da pubblico e critica.

Matteo Castellano, nato a Torino nel 1981, passa quindici anni della sua vita a Fossano, a giocare a pallacanestro e farsi domande inutili. Poi, a quindici anni s’innamora gravemente e inizia a suonare la chitarra. Viene bocciato ripetutamente e cambia di scuola in scuola, di città in città. Vive a Roma, San Pedro de Macoris, Londra ma sopratutto Torino, dove ritorna sempre. Nel 2005 pubblica il disco I funghi velenosi che suscita reazioni contrastanti. Il titolo che fa riferimento all’inganno, allo scarto tra apparenza e inganno: “sono molte le specie di funghi che possono trarre in inganno per la bellezza del colore o il candore del gambo”. Il giovane cantautore fonde i toni drammatici e pessimistici della sua vena creativa con l’esperienza di artista di strada nelle vie del centro di Torino. Le sue canzoni, accompagnate soltanto dalla chitarra, evocano suggestioni decadenti e visionarie a tratti accostabili a certa produzione di V. Capossela. Il suo stile, ricco di influenze proprie della musica popolare trasportate all’interno di canali espressivi moderni, riflette una realtà cruda e sofferta che però viene reinterpretata con un’ironia tagliente: il risultato è un campionario di ritratti umani, bizzarri e poeticamente malinconici. Nel 2009 si fa notare con i brani Sedipingessicristo e Burrohghs #1 nella compilation Torino Sistema Solare San salvario da Mezzanotte alle quattro, primo album (disponibile in free download) a raccontare un luogo e una scena della nuova musica italiana.


Ph. Dorothy Chérie

LUIGI DI MECO

MAURO GUAZZOTTI

DOME LA MUERTE

www.myspace.com/luissey

www.myspace.com/mauroguazzotti

Nato a Teramo il 21 marzo 1984, fin da piccolo dimostra di avere doti artistiche particolari. Nel 2003 dopo il diploma presso l’Istituto d’Arte di Ascoli Piceno, si trasferisce a Roma, dove affina le sue doti, inizia a scrivere le sue prime canzoni, recita in 2 cortometraggi e 1 lungometraggio, si evolve come pittore, arrivando a completarsi. Dopo Roma appoggia il progetto della rivista d’arte Revolver, divenendone l’immagine girando lo spot. Nel 2009 si trasferisce a Milano, dove si dedica completamente alla musica. Dal sodalizio artistico con un giovane esponente dell’underground milanese Davide Colombo, padre del progetto Il Deboscio, nasce il primo brano elettronico di Luigi Cardiodramma. Brano che ripercorre il percorso musicale e i gusti dell’artista, che spazia da un genere elettronico anni 80 alla new wave, senza tralasciare moderne sonorità. Dj, artista, cantante, Luigi Di Meco è sicuramente un personaggio nuovo e poliedrico.

Musicista, compositore, autore e DJ. Nei primi anni ‘80 fonda la band industriale F.A.R. (3 album, numerosi brani su cassetta editi in ogni parte del mondo, molti concerti in Italia, un tour in Ungheria, e diversi festival in Europa), e crea l’etichetta Technological Feeling (la trilogia Pianeti di Lana e nomi storici in catalogo). Negli anni ‘90 nasce l’alter-ego MGZ, tuttora in piena attività, (4 cd, 4 EP, un video-film e 3 videoclip), che unisce testi ironici e graffianti ad una musica al confine tra la techno ed il punk, esibendosi “live” per tutta la penisola con spettacoli teatrali folli e trascinanti (ballerini e performers sul palco, videoproiezioni e scenografie mutanti). Un suo brano è presente nel film Preferisco il rumore del mare di Mimmo Calopresti e negli ultimi anni ha realizzato colonne sonore (lungometraggio Metabar di Giorgio Laveri ,film In Una Foto di Giuseppe Baresi e Simonetta Fadda) e ambienti/musiche per performances e video installazioni, dedicandosi parallelamente all’attività di DJ ed organizzatore di eventi (Baraonda DiscoBar, Hiroshima Mon Amour, Ju-Bamboo...). Ha dato inoltre vita al progetto electro-dance Bord De L’Eau con un album in uscita e un brano nella compilation Electro Or Die (Disco Dada) e partecipato con una traccia inedita alla raccolta Old Europa Cafe 100. Nel Maggio 2010 viene prodotto il nuovo cd di MGZ dal titolo La Bolla - Greatest Hits (Biggie Records).

www.myspace.com/ domelamuerteandthediggers Domenico Petrosino nasce a Cascina (Pi) il 18 maggio del 1958 è considerato uno dei più grandi chitarristi Italiani. Dome La Muerte, membro fondatore dei mitici CCM (prodotti da Jello Biafra), dei Not Moving e degli Hush. Grande amico di Nico, ha girato in tour in Europa, con i Clash, Nick Cave and the Bad Seeds, Johnny Thunder’ Heartbreackers, Fleshtones, Fuzztones, Iggy Pop. Ha partecipato con De Andrè, Guccini e Gian Pieretti all’omaggio ad Allen Ginsberg tenuto a Conegliano Veneto nel ‘96. Ha composto e suonato in colonne sonore per spettacoli teatrali e film (tra cui Nirvana di Salvatores). Da anni si occupa di promuovere la cultura dei nativi americani, collaborando a diversi progetti con Lance Henson e John Trudell. Una volta ha anche baciato Caterina Caselli. Il Rock’n’Roll è l’unica cosa che so fare ed è l’unico mestiere che ho voluto imparare. Ma più che di un mestiere si tratta di una malattia. Nel 1980 con i Cheetah Chrome Motherfucker suonavo hardcore-punk prima che questo genere venisse effettivamente inventato. Quando io ho cominciato con i Not Moving i gruppi non erano moltissimi e non erano molti neppure i posti dove suonare. “Io sono disposta a fare la fame e la faccio per quello in cui credo e ne sono felice”. Il suo ultimo lavoro risale alla primavera 2010: Dome La Muerte and the Diggers, Diggersonz. Entro l’anno è in uscita un suo lavoro solista per la JapanApart, è il disco più atteso degli ultimi vent’anni, il disco solista dell’unica vera rockstar che abbiamo mai avuto in italia.

LINDUSTRIA

Negative (Gian Pietro Chiesa - tastiere e voce) scompone canzoni da circa 25 anni, irrimediabilmente convinto di non aver ancora trovato le note giuste e le parole adatte, continuando imperterrito ed atterrito ad andare avanti a lume di naso... Giuseppe Tononi (chitarra e laptop) fa cose, saltuariamente... Lindustria ti aspetta fuori.

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MALAMECCANICA

MUSICA PER BAMBINI

GIUSEPPE PALAZZO

PANE

www.myspace.com/malameccanica

www.musicaperbambini.com

www.giuseppepalazzo.com

www.myspace.com/progettopane

L’idea si sviluppa nell’arco di una settimana, in un giugno appiccicoso e sporco. Si sviluppa dopo lunghe chiacchierate, sigari, cicche e qualche birra di troppo. Si sviluppa come un’esigenza e forse come valvola di sfogo. Si sviluppa tenendo a mente come per molti il trip-hop non è musica e la musica non può essere tantomeno parlata. Allora perchè non fondere le due cose? Perchè no. Si inizia a parlarne. Si sviluppa dall’incontro di due personalità diverse, Pietro e Gio, che hanno come minimo comune denominatore la passione per ricerca sonora e stilistica, nonchè una ormai consolidata amicizia alle spalle. Vengono proposti dei nomi, alcuni bizzarri altri incoerenti, altri ancora ambigui, alla fine ne viene scelto uno: “Malameccanica”, con il quale s’intende la fusione della matrice sonora elettronica, sperimentale e sintetica con le tematiche più viscerali, toccanti e sincere affrontate nei testi, radicalmente autobiografici. Carnali. Forse. Parte così un lungo periodo di programmazioni, piccole home sessions, bordoni interminabili, improvvisazioni ritmiche, divergenze, scontri ed incontri, scritture frenetiche e scelte di linguaggio. La crescita del progetto viene favorita, oltre che da regolari prove e registrazioni in studio, anche dall’ascolto di grandi artisti della scena musicale Trip Hop internazionale e non, coadiuvata da cospicue letture e frequenti visioni cinematografiche. Di generi disparati. “Suonare per immagini” questo è il fine ultimo, poeticamente delirante.

Gruppo di Piacenza composto da: Manuel Bongiorni con Andrea Mansi, Mirko Montesissa e Diego Parenti. Musica per bambini è il primo esempio di matrimonio musicale tra Aphex Twin e il Coro dell’Antoniano: filastrocche, frasi senza senso apparente, cantilene contagiose e molto altro, vengono sparate in un calcolatore elettronico e imbastite in una forma che state per assaporare, spesso talmente assurda che è difficile da seguire. Nei testi, proferiti alla velocità della luce, si intravvedono i riferimenti al quotidiano, si capisce che l’intera architettura ha un suo preciso schema portato in dono da migliaia di ore spese al computer a limare, sottrarre e rifare, ma non si riesce a incasellare e archiviare la faccenda. È come con certi (tutti?) film di Lynch, che non hanno alcuna collocazione per generi e levano allo spettatore la facoltà di esprimere un giudizio basilare. Così Musica per bambini non può essere schedato: non è solo elettronica, non è solo punk, non è solo filastrocca, non è solo canzone, non è solo gioco e non è solo risate. È sicuramente teatro e trucchi, è musica per bambini con gli occhi pallati e chili di didò di tutti i colori. La loro musica, infantile e ipertecnologica, a metà tra un carillon e l’interno di un campionatore. I loro dischi sono fatti in casa, da soli, al calcolatore elettronico.

Giuseppe Palazzo è un cantautore, musicista e produttore. Nasce a Roma il 5 gennaio 1977, nello stesso anno i Clash pubblicano l’omonimo album, a Memphis muore Elvis Presley e in Italia entra in vigore per le automobili l’obbligo dello specchietto laterale al lato del passeggero. Da bambino ai soldatini preferisce far imbracciare chitarre e bassi anziché spade e baionette e passa intere giornate a dirigere un’orchestra di puffi, questo può essere definito il suo periodo blu! A dodici anni intraprende gli studi di chitarra classica ma ben presto scopre nella canzone d’autore la sua forma espressiva ideale e comincia a comporre i primi brani. Giuseppe Palazzo propone un pop d’autore incentrato sui testi dove ad un’acuta ironia fonde una spiccata sensibilità e ad una raffinata descrizione della quotidianità ‘con-fonde’ immagini surreali, elaborando uno stile personale che evidenzia una ricerca dell’espressione linguistica. Nel gennaio 2009 pubblica Tamagotchi, singolo prodotto per Bluartfactory. A Giugno 2009 suona nell’’ottava edizione del premio Fabrizio De Andrè, mentre a settembre 2009 pubblica Canzone in Fa(cebook) maggiore. A novembre suona al Meeting delle etichette indipendenti, a Faenza. Il 7 marzo 2010 ha l’onore di essere il primo cantautore ad esibirsi all’interno della Raccolta Manzù, galleria dove sono custodite le opere dello scultore Giacomo Manzù e dove riposano le sue spoglie mortali. Piccole forme di quotidianità è il titolo del suo primo disco in uscita a ottobre 2010.

I loro brani possiedono ampiezza, intensità, urgenza e astrazione poetica non comuni. Dopo un lustro di esibizioni e riconoscimenti i Pane esordiscono ufficialmente con l’album Tutta la dolcezza ai vermi. Una collezioni di quadri di musica e parole che da par loro ridefiniscono spazi, ambiti e ruolo della canzone d’autore italiana. Merito delle iperboli terrigne dei testi che Claudio Orlandi interpreta con enfasi ad altezza d’uomo, a stretto contatto con la contemporaneità (inquietudini, tremori, dilemmi, estasi, incubi) e lontanissimo dal fatale abbraccio della retorica, così come degli arrangiamenti che riarticolano folk, umori colti (Debussy, Satie, Bartok..) e meditabondi scenari prog. Vengono quindi in mente Banco del Mutuo Soccorso ed Area, ma anche CSI ed Avion Travel, senza dimenticare certi Doors miscelati ai più eterei Talk Talk. Ma, al di là delle coordinate, quello che avvince e strega è la potenza delle tracce, che si tratti di originali Pane (la stringente tensione di Frana dolce, il dolce minimalismo di Giovanni Drogo, il viaggio poetico di Voronez, la liberata disperazione di Abu Graib, la splendida inquietudine di Testamento o l’uncino d’amore di Distanza Amorosa su testo dell’ultimo Antonio Porta), o versioni di brani celebri, in particolare Tu non dici mai niente del Maestro Léo Ferré. Pane. Una delle realtà musicale tra le piu vive ed originali dell’attuale panorama nazionale.


Ph. Maurizio Camagna

TEHO TEARDO

XENA ZUPANIC

ANDY

www.tehoteardo.com

www.xenazupanic.com

www.myspace.com/fluon

Teho Teardo ha iniziato il suo percorso come musicista nella seconda metà degli anni ‘80, dopo aver pubblicato alcuni album negli anni ottanta e novanta con i Meathead si dedica alla composizione di colonne sonore per il cinema e la televisione. È stato candidato al David di Donatello per le musiche di L’amico di famiglia e La ragazza del lago, premio che ha conseguito nel 2009 per le musiche de Il divo, e al Nastro d’Argento per Lavorare con lentezza e L’amico di famiglia. Insieme a Federico De’ Robertis realizza la colonna sonora del film Denti di Gabriele Salvatores. Crea la sonorizzazione per il Museo degli Etruschi di Piombino. Nel 2001 il Festival Le Giornate Del Cinema Muto gli commissiona le musiche per A Page of Madness, film muto giapponese del 1926. Nel 2010 è nel progetto teatrale: Ingiuria, una sequenza utile per imprecare. Versi cadenzati da Chiara Guidi e musicati da Teho Teardo, tratti liberamente da testi di Claudia Castellucci. Con: Alexander Balanescu, Blixa Bargeld, Chiara Guidi, Teho Teardo.

X come XENA. XENA come straniera. Straniera a me stessa, esiliata dalla parte diurna del mio essere. Le mie performances sono delle esplosioni, passioni della notte dove il negativo, l’eccesso, mi portano al di là dei limiti della mia esistenza temporale. L’essenza del mio agire non è soltanto nel mio trasformarsi ma di più nelle trasformazioni dell’energia altrui. Essa è il mio cibo cannibalesco, il mio sangue vampiresco, la mia saliva camaleontesca. Altri, il pubblico, sono IO elevato alla potenza. Sono un animale in caccia perenne, mai la preda tenera.

Nato a Monza nel 1971. Dopo le scuole dell’obbligo si diploma all’istituto d’Arte di Monza. Si specializza nel ramo della grafica pubblicitaria e dell’illustrazione presso l’Accademia delle Arti applicate a Milano. Contemporaneamente sviluppa la sua attenzione nei confronti della musica, studia il saxofono e i sintetizzatori collaborando ad un progetto musicale chiamato Bluvertigo. Quella di Andy è una pittura a Lsd su tela. È il viaggio visionario in una realtà parallela che somiglia, ma non riproduce quella conosciuta. Il giovane artista brianteo, parte da elementi del paesaggio quotidiano, da oggetti dell’arredo urbano, da angoli frequentati di continuo e perfettamente conosciuti, da volti di amici e di personaggi fin troppo noti ed il tutto conferisce in un universo acido, deformato, psichedelico dove panorami e presenze hanno carattere allucinatorio, dove la vibrazione e la vertigine hanno preso il posto della tranquillità. Come in un mondo ricreato e visto attraverso speciali occhiali 3D. La sua pittura è un collage “neopop”, con un occhio a Warhol e l’altro a Haring, flash che arrivano in presa diretta dagli anni ottanta e dal vissuto dell’artista. Oggi la sua pittura viene applicata e commissionata in ambiti aziendali, come il settore della moda o quello pubblicitario. Dopo anni di tour, apparizioni televisive e implicazioni discografiche Andy si propone oggi in diversi ruoli, cercando di unire diverse forme di espressione, il tutto sotto lo stesso punto di vista “il reset”.

Nata in Croazia. Laureata in Filosofia e Storia dell’Arte all’Università di Zara. Diplomata all’Accademia d’Arte Drammatica di Zagabria. Scuola Superiore del Cinema e Televisione di Zagabria. Scuola di recitazione “Quelli di Grock” di Milano.

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ELISABETTA ROFI

MARIA AMINTA DANIELE

www.mikapoka.blogspot.com

www.myspace.com/mariaaminta

Fashion designer, illustratrice, blogger.

Nasce nell’Agosto del 1973 a Milano, dove tutt’ora risiede, dopo una pausa in Cina per un anno. Donna bambina con l’arte nelle vene, un percorso artistico molto frastagliato e tortuoso, un po’ sofferto!! Dopo 4 anni nel mondo del teatro cambia percorso addentrandosi nel mondo della notte, diventando socia di uno dei club più alternativi della città il Gasoline Club. Nonostante questa scelta riesce a fondere la notte e l’arte in un perfetto mix che la porta a scoprire diversi talenti in diversi campi artistici. Nel 2004 nasce il suo progetto artistico più importante Puntina, definita da lei stessa una galleria da passeggio, sfrutta le sue doti di fashion designer per portare alla luce giovani artisti che creano con lei veri e propri quadri da indossare. Mosca bianca della notte, trasporta tutte le sue emozioni e la sua adrenalina nel creare cose uniche per pochi.

DAVIDE SCHIANO AKA JEEG ER www.myspace.com/jeegtornado Nato il 20 dicembre 1977 a Piombino (Li). Ha frequentato corsi di pittura, grafica e fumetto; si è dedicato anche ad altre forme espressive come il teatro, e nell’ambito della disabilità ha lavorato con il linguaggio del corpo e dei segni (LIS). Figlio di genitori sordomuti ha vissuto sulla propria pelle la condizione del disagio e della diversità imparando a dare un significato al silenzio, per superare la quotidianità e la sordità del mondo. È cresciuto ascoltando la musica pop e rock. Egli propone un immaginario visivo che attinge all’arte pop, al fumetto e all’illustrazione contaminandolo con messaggi personali e mitologie quotidiane ed esistenziali.

MATTIA MELI

CRISTINA ROVINI www.myspace.com/cristinapainter

La sua infanzia è segnata da un incubo ricorrente: un mostro che è l’incarnazione del dubbio, “chi lo sa?” è la frase che lui recita in questi brutti sogni. Forse un’anticipazione della prigione mentale del dubbio e dell’impossibilità di agire che percepisce, sicuramente un collegamento necessario per la sua successiva connessione sublime con il weird e l’horror. La fusione dei gusti ironico e horror lo avvicinano al senso del grottesco che caratterizza la sua indole. La passione per l’arte deriva dalla sua necessità di sfogare l’ansia interiore che nasce dalle preoccupazioni infantili per ogni incubo e dall’irrisolvibile prigione mentale paralizzante che gli impedisce di prendere reali scelte. Da questo deriva che il bisogno di suonare o di dipingere diventa una gabbia nella quale ironicamente “liberarsi” dal mondo delle reali scelte. Maria Aminta Daniele

Nata a Pisa. Diplomata al liceo artistico di Lucca nel ‘85. Frequenta l’accademia di belle arti di Firenze. Abbandona gli studi per i forti contrasti sul modo di intendere l’arte pittorica essendo legata alla tradizione della pittura come espressione di tecnica, capacità manuale mentre nelle aule accademiche imperversava transavanguardia e informale, nel frattempo fonda la compagnia Teatro del provvisorio a Lucca ispirata al teatro povero di Grotowski e a quello anarchico del Living Theatre. Nel ‘89 lascia la Toscana per iscriversi all’accademia d’arte drammatica Scharoff di Roma diplomandosi con un anno d’anticipo come attrice, ma il mondo del teatro romano non soddisfa i suoi desideri e dopo quattro anni passati a sopravvivere facendo i più disparati lavori (dalla madonnara alle pulizie) torna a Pisa e ricomincia a dipingere trovando finalmente un proprio linguaggio capace di accomunare tradizione e modernità, tecnica e talento, sacro e profano, simbologia e realismo. Dal 2000 inizia a esporre le proprie opere in mostre personali a Carrara, Lucca, Milano, Pisa, Livorno. Collabora con altri artisti come Matteo Guarnaccia nella realizzazione di eventi legati alla psichedelia, movimento cui si sente legata per esperienza e affinità, alla creazione di “set” psichedelici per goa party illegali e ufficiali come i festival Sonica. Dal 2002 insegna recitazione, collabora con case discografiche per la realizzazione di cd covers e con locali per campagne pubblicitarie.


Ph. Stefano Fusaro - Libre - www.libreidee.org

NICOLAI LILIN

GIUSEPPE CARRUBBA

FABIO BERRETTINI

FABIO BALLARIO

www.nicolaililin.com

www.myspace.com/gcarrubba www.bta.it

www.segnografico.eu

www.fabioballario.it

Da bambino, se sei alto, tutti ti prospettano una carriera nel basket. Se sai disegnare, e le altre materie non sono il tuo forte, invece la strada è già tracciata verso il liceo artistico. Fabio, che alto non è, ha evitato il basket, mai stato portato per lo sport, e invece del liceo ha seguito il consiglio della prof. di educazione artistica indirizzandolo verso una scuola dove si studiava comunicazione visiva, l’Itsos di Milano. Impara a usare le immagini, fisse o in movimento, e studia psicologia per fare comunicazione. Impara l’uso del tipometro, che serve a misurare i caratteri, a non farsi male con il taglierino, scopre l’odore della Cow, la colla removibile, le forbici lunghe con le quali si taglia bene un A3, la fotocomposizione per le disposizioni tipografiche, la fotolito per le prove colori e le pellicole, la cianografica, che è la prova pre stampa (che si realizzava con una sola delle 4 pellicole utili per la stampa: il cyan, da cui cianografica), le tecniche di stampa: offset, rotocalco, rilievo, serigrafia... Frequenta corsi per cinema d’animazione, fumetto e applicazioni per il web. Trova lavoro come impaginatore presso una rivista mensile. Si specializza in editoria, lavora per diverse testate, poi compra un computer, e si licenzia. Pubblicista, vive di collaborazioni, lavorando per la carta stampata e il web.

Fabio Ballario nasce ad Asti nel 1970. Dopo una breve esperienza nel campo plubbicitario si dedica completamente alla pittura. Oggi vive e lavora a Torino. Ballario ha partecipato a numerose mostre collettive e personali, presenziando anche ad importanti fiere d’arte contemporanea quali MiArt, Artissima ed ArteFiera.

Nicolai Lilin è nato nel 1980 a Bender, in Transnistria (stato indipendente riconosciuto oggi ufficialmente come Repubblica Moldava, ma all’epoca facente parte dell’Unione Sovietica) e da circa sette anni si è trasferito in Italia. Nel 2009 pubblica per Einaudi Educazione siberiana, il suo romanzo d’esordio, scritto direttamente in italiano, che diventa subito un caso editoriale. Il primo a elogiare Educazione siberiana è stato Roberto Saviano sulle pagine di Repubblica, da allora in poi Lilin si è conquistato sia lettori italiani che l’interesse di altri Paesi, fino ad arrivare anche al mondo del cinema: sarà il premio Oscar Gabriele Salvatores a dirigere la trasposizione cinematografica di Educazione siberiana. Nell’aprile del 2010 Nicolai Lilin firma un altro libro unico, Caduta libera, duro e vero come già Educazione siberiana. E lo fa raccontando in prima persona la sua esperienza di diciottenne in Cecenia nelle fila dell’esercito russo. Oltre a dedicarsi alla scrittura di romanzi, Nicolai Lilin collabora con alcune riviste italiane e tiene incontri dedicati alla letteratura in una scuola la cui missione è il recupero di ragazzi con problemi sociali. Si occupa inoltre di eventi culturali l’associazione piemontese Libre (www.libreidee.org). Tra le sue attività ricordiamo anche quella legata all’arte e tradizione del disegno e della simbologia del tatuaggio siberiano, ricco di codici complessi e delle tecniche che lo contraddistinguono.

Nato a Siracusa nel 1963, è critico d’arte e curatore indipendente. Si è laureato in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo presso l’Università di Bologna con una tesi sull’arte contemporanea, nel cui ambito ha compiuto diverse ricerche relative ai movimenti e alle poetiche d’avanguardia. Collabora con gallerie d’arte, riviste, uffici stampa, associazioni culturali e istituzioni. Attualmente vive e lavora a Prato. Insieme ad Alfredo De Paz, docente all'Università di Bologna, ha partecipato al XXII Premio Vasto 87/88 Arte e Critica con il saggio L'Arte nell'epoca postmoderna. Teoria e poetiche. Bologna, 1987. È stato Direttore artistico di Passaggio a Sud Biennale di Grafica Contemporanea, Cefalù, Palermo. Catalogo Edizioni Terrasanta, 1998. Ha collaborato con il testo critico al catalogo della mostra Happy di Romero Britto, Milano - Firenze 2004. Ancora a Milano, presso la Galleria Sciorum ha curato la mostra Pier Giorgio De Pinto. L’immagine allo specchio, Milano 2006. Ha curato il progetto Chi Es? e la mostra La fiaba secondo Lauraballa alla Libreria Cafè La Cité, Firenze 2007. Per Gustavo Maestre ha presentato la mostra Sciamanesimo e pittura nomade alla Confartigianato di Maliseti (Prato) e scritto il testo per il catalogo, Prato 2008. Ha curato il catalogo dello scultore Luigi Russo Papotto Bitumi - Ossimori, Settegiorni Editore, Pistoia, 2009. Ha collaborato con Carmela Infarinato alla mostra Bitumines a Nanjing, Cina, Asphalt Rubber AR 2009 Conference. Insegna e scrive per il BTA - Bollettino Telematico dell’Arte.

“La realtà di Fabio Ballario è una superfice patinata, alimentata dalla propria scivolosa lucentezza. Una distesa anorganica, senza le viscere, senza il segreto centro interiore, dove le sembianze delle donne organiche sono il prodotto di una visione quasi oppiacea. Un languido sanguinamento senza la ferita, un fluire cosmico senza la materia. Fabio Ballario balla immateriale dentro e sopra il mondo che non riesce a contenerlo. La realtà è una superfice lucente, uno stato dove la cosiddetta materia è stata eliminata e dove il plasma del viso e del corpo femminile appare in una luce preparadisiaca. Un’aurora che si affaccia prepotentemente gettando una luce ora reale, ora irreale, mentre le superfici si scambiano tra anorganico ed organico, tra promessa e dubbio di una vita portatrice di un corpo perfettamente neutro, originalmente spirituale”. Damir Zubcic

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CINZIA CHIARINI

TOMMASO GABBANI

www.ilmondodioz.eu

www.inamorevincechiama.com

Dire di me... che dire?... Percorrendo questa mia seconda vita con il mio trono a ruote cerco di non buttare via un istante. Dedico questo spazio alla grande Poetessa e Signora dei Navigli Alda Merini scomparsa il 1 novembre 2009. Chi più di lei ha conosciuto il disagio... Lei che per 10 anni ha vissuto la drammatica e sconvolgente esperienza del manicomio.

Tomaso Gabbani nasce nel 1974. Si è laureato in filosofia all’università degli studi di Pisa, alternando periodi di studi a Parigi e Londra. Ha affinato il suo pensiero nello sposare la filosofia occidentale contemporanea con un atteggiamento proprio del pensiero orientale, che in una semplicità pragmatica cerca di accostarsi alla vita senza violentarla con rigide interpretazioni. Amante degli animali e sempre simpaticamente distratto. Arriva sempre ultimo nelle conversazioni e nei pensieri, è disordinato e daltonico. Vede le cose sempre sotto una luce differente e i colori variano secondo i suoi stati d’animo. Fa lo scrittore perchè adora toccare il pensiero di molta gente. Non ha verità assolute da dire, né metodi assoluti da consigliare per una vita felice. È un gladiatore troppo giovane per spargere saggezza, troppo vecchio per smettere di sognare. Tommaso svolge professionalmente consulenza filosofica e ha progettato una comunità per persone che soffrono di disagi esistenziali a Palaia nella provincia di Pisa. Per finanziare i suoi progetti, scrive e pubblica buoni romanzi. Non ama chi scrive troppo, perchè pensa che chi è troppo prolisso, o non sa di cio che parla, o attraverso la dialettica cerca di rivestire le menzogne con abiti nuovi. Di Tommaso Gabbani potete leggere, per le Edizioni Tagete: In amore vince chi ama, 2007 Fra il bianco e il nero l’arcobaleno, 2008 Sette volte settanta, 2009.

Ho la sensazione di durare troppo, di non riuscire a spegnermi: come tutti i vecchi le mie radici stentano a mollare la terra. Ma del resto dico spesso a tutti quelli che quella croce senza giustizia che è stato il mio manicomio non ha fatto che rivelarmi la grande potenza della vita. Da La pazza della porta accanto, Alda Merini LA LUNA S’APRE NEI GIARDINI DEL MANICOMIO La luna s’apre nei giardini del manicomio, qualche malato sospira, mano nella tasca nuda. La luna chiede tormento e chiede sangue ai reclusi: ho visto un malato morire dissanguato sotto la luna accesa. Da La Terra Santa, Alda Merini IO SONO FOLLE Io sono folle, folle, folle d’amore per te. io gemo di tenerezza perchè sono folle, folle, folle perchè ti ho perduto. Stamane il mattino era così caldo che a me dettava quasi confusione ma io era malata di tormento ero malata di tua perdizione. Alda Merini

ROBERTA CACIAGLI

ORESTE FERNANDO NANNETTI www.quadernidaltritempi.eu

Roberta Caciagli nasce nel marzo 1965 a Pontedera. Si diploma in materie tecniche, ma non metterà mai in pratica questi studi. Nel corso degli anni lavorerà nel settore turistico per poi avvicinarsi e rimanere nel mondo artistico. Oggi è Art Buyer e realizza allestimenti. Ama la natura e alzarsi con allegria e la gioia di vivere ogni mattina... beghe permettendo.

Oreste Fernando Nannetti nacque a Roma il 31 dicembre 1927 da Concetta Nannetti e da padre ignoto. Quando arrivò all’Ospedale Psichiatrico di Volterra, nel 1958, aveva alle sue spalle un’intera vita trascorsa tra istituti di carità, strutture per minorati psichici, ospedali. Nel 1961 venne trasferito alla sezione civile Charcot, per poi tornare, tra il 1967 e il 1968, all’ex giudiziario Ferri, fino al suo trasferimento all’Istituto Bianchi nel 1973. Durante il ricovero a Volterra, Nannetti scrisse un “libro graffito” realizzato sul muro del reparto Ferri. Lo incise con fibbie di panciotto ed era lungo 180 metri per un’altezza media di due. In seguito realizzò un altro graffito sul passamano in cemento di una scala di 106 metri per 20 cm. Scrisse anche diverse cartoline a parenti immaginari che non vennero mai inviate. Portano varie firme: Nanof o Nof e, talvolta, Nof4. È qui che Nannetti si definisce colonnello astrale, ingegnere astronautico minerario, scassinatore nucleare. I testi raccontano di conquiste di stati immaginari da parte di altre nazioni nate dalla sua fantasia, di voli spaziali, di collegamenti telepatici, di personaggi fantastici, poeticamente descritti come alti, spinacei, naso ad Y, di armi ipertecnologiche, di misteriose combinazioni alchemiche, delle virtù magiche dei metalli. In seguito, fornito di carta e penna, produrrà circa 1.600 lavori. Nannetti è morto a Volterra il 24 novembre 1994. Il graffito del Ferri è ormai in totale disfacimento. La balaustra è stata abbattuta. I lavori cartacei bruciati in quanto effetti personali dopo la morte di Nannetti, in assenza di parenti a cui inviarli. Fortunatamente erano stati in precedenza fotocopiati. Gennaro Fucile


VIDEODISAGI

FABIO BALLARIO Nel 2007 partecipa alla trasmissione televisiva Markette di Piero Chiambretti, in collaborazione con l’artista croata Xena Zupanic, con la quale si produce tuttoggi in performances di pittura e metateatro in gallerie italiane ed estere. Parallelamente allo sviluppo pittorico della sua visione artistica, Fabio Ballario ha coltivato l’espressività comunicativa di ciò che lui ama definire “pittura digitale in movimento”, cioè la videoriproduzione.

In occasione della mostra-evento Disagi, ha realizzato un video di 2 minuti e trenta, dal titolo Oblò d’Oblio. “Un ossessivo ricamo, un punto croce (punto-argomento, croce -condanna). Un’emersione da sè, la presa di coscienza dell’impossibilità di esprimersi al di fuori del cerchio, dall’Oblò, l’acquario metaforico nel quale sperimentiamo la nostra apnea di solitudine, una bolla sapiente che induce all’Oblio.” f.b.

Fabio Ballario si è avvalso dell’indispensabile collaborazione della sua artista preferita, Miss Zupanic e di un musicista d’eccellenza,violinista compositore Fulvio A.T. Renzi.

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MATTIA MELI

PROGETTOPUNTINA

Moda-arte e comunicazione: i tre cardini del progetto Puntina. Sfondamento dei piani semantici, il cotone diventa supporto dell’opera d’arte, ne è cornice e si trasforma esso stesso in opera. Puntina è atemporale perché assemblata con frammenti di storia del costume, vive del passato, ma si proietta nel futuro, dialogando continuamente con l’espressione artistica. Puntina nasce dall’incontro di una designer e di un artista. Maria Aminta Daniele è l’iniziatrice e designer del progetto, proviene dal mondo del teatro che le ha donato la curiosità per l’arte e le nuove sperimentazioni. Il suo obiettivo è promuovere giovani talenti italiani, facendoli conoscere attraverso il suo linguaggio. Le puntine sono capi unici e per ognuna è sempre fatta una minuziosa ricerca di materiali, colori e forme affinchè tra la cornice elaborata dalla designer e il quadro concepito dall’artista sussista un rapporto di armonia e coerenza, le opere sono inserite in un melange di storia della moda. Abiti e accessori sono estratti da pezzi vintage che vanno dagli anni 20 agli anni 80, sono cuciti rigorosamente a mano per dare vita a una nuova allure. Puntina è nata per stimolare il pubblico a ricercare un proprio gusto e a far emergere la propria personalita e per far avvicinare i giovani all’arte.


RAM012

COLLEZIONE 2010

Il disagio intrappola chi lo vive in una gabbia dalle sbarre arruginite, il disagio nasce da noi stessi, quando la cattiveria degli altri riesce a prendere il sopravvento sulle nostre insicurezze. Puntina presenta RAM012, una delle collezioni più forti d’impatto visivo ed emotivo creata dalla designer Maria Aminta Daniele, che per questa produzione presenta un’artista milanese Mattia Meli cantante e leader della band hardcore metal degli Shut Us Down! 12 camice di forza, colori scuri che evidenziano quanto l’istinto umano ci spinga alla ricerca della mimetizzazione nella vita di tutti i giorni per sfuggire alle nostre paure inconscie e conscie. La frustrazione e l’angoscia di una vita tesa tra tentazione e impossibilità di scegliere sono rappresentate dal ragazzo con lo spartito sul volto, che non è più libero di far musica ma DEVE fare musica perchè è costretto dalle sue paure e dal suo bisogno.

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ELISABETTA ROFI / INCHIOSTRO SU CARTONCINO


A: R.W.Fassbinder, Y. Mishima, P.P.Pasolini, M.Martini, I.Curtis

LUCA GENNAI

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ILMONDODIOZ associazioneculturale IL MONDO DI OZ è un Associazione Culturale fondata da Cinzia Chiarini, Luca Gennai e Massimo Lenzi che vuole mettere in evidenza e sensibilizzare le persone sull’handicap e i “disagi” della società odierna, attraverso la cultura e le discipline artistiche: pittura, musica, teatro, video istallazioni, narrativa, fumetto, fotografia, performance.

Ai nostri progetti hanno partecipato artisti, musicisti e scrittori: Saturno Buttò / Ivan Cattaneo / Elena Tognoni / Riccardo Burchielli / Xena Zupanic / Cristina Rovini / Andy / Valter Mancini / Sara Fontana / Andrea Tich / Matteo Alfonsi / Fabio Ballario / Gianni Scardovi / Ultimo Attuale Corpo Sonoro / Grazia Taliani / Cecco Mariniello / Dario Quatrini / Carlo Volpi / Stefano Tonelli / Gennaro Cosmo Parlato / Riccardo Montori / Vipcancro / Elisabetta Cavallini / Cabiria / BBJ / Luca Mainini / Teho Teardo / Tommaso Gabbani / Julio Roberts

IL MONDO DI OZ ASSOCIAZIONE CULTURALE

Piazza Berlinguer 56025 Pontedera (Pi) cell. 3317085700 ‡ info@ilmondodioz.com ‡ www.ilmondodioz.com ‡ www.myspace.com/con_questi_occhi coordinate bancarie del conto corrente n. 1-001438-9 Banca Popolare di Lajatico coord. bancarie Naz. (BBAN) : Z0523271030000010014389 coord. bancarie Int. (IBAN) : IT15 Z052 3271 0300 0001 0014 389 coord. bancarie (BIC) : BLJAIT3LXXX


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CATALOGO LP 33 GIRI


ARTE

I AG DIS

Angelo Barile Luca Baseggio Anna Bianchi Lorenzo Brini Angelo Cruciani Andrea Gambugiati Mirko Guiggi Lauraballa Max Papeschi Piero Passerotti Adriano Radeglia Ilenia Rosati Paolo Rossini Jgor Scardanzan Manuela Trillo Persefone Zubcic

MUSICA

I3 CH IOC ST UE NQ CO

A.S.O.B. Cabiria Andrea Carboni Matteo Castellano Luigi Di Meco Mauro Guazzotti Dome La Muerte Lindustria Malameccanica Musica per Bambini Giuseppe Palazzo Pane Teho Teardo Xena Zupanic & Andy

ILMONDODIOZ

associazioneculturale w w w. i l m o n d o d i o z . c o m


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