PRESENTAZIONE
La Missione nelle Frontiere è nata da un appello di Dio pervenutoci dalla realtà e dalla Conferenza Episcopale di Aparecida1 (2007), che chiedeva alle Chiese una vera conversione pastorale, lasciando da parte la pastorale convenzionale per far propria una pastorale decisamente missionaria (370). sociale.
È Missione delle frontiere nel duplice significato geografico e
È Missione delle frontiere in senso geografico, poiché riguarda le frontiere tra Brasile, Guiana Francese, Suriname e Guiana Inglese e Roraima. Si tratta di una regione particolare, abitata da popoli molto diversi: brasiliani, indios, negri, europei, indù, giamaicani, cambogiani, 1 La Conferenza di Aparecida si è tenuta nel maggio del 2007,indetta da Giovanni Paulo II e inaugurata da papa Benedetto XVI. Ha riunito 265 persone, tra cui 181 vescovi. È la quinta dal 1955 quando c’è stata la prima. È il magisterio della Chiesa, a livello dell’ America Latina, che traccia le direttive pastorali per la Chiesa.
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haitiani, cinesi. In questa regione ci sono problemi molto gravi, legati al traffico umano, all’immigrazione irregolare, al commercio della droga, alla disoccupazione, alla violenza domestica, alla violenza sociale, alla mobilità della popolazione, ai giacimenti auriferi, alla prostituzione. È Missione delle frontiere in senso sociale, poiché riguarda in primo luogo a coloro che sono nella frontiera della società tanto culturalmente, come i popoli indios, quanto socialmente, come i profughi, i senza documenti, i senza tetto, i senza lavoro, i cercatori d’oro, le vittime del traffico umano, della prostituzione e della droga. Il progetto Missione nelle Frontiere è stato elaborato in gruppo ed è frutto del desiderio e della preoccupazione di missionari, vescovi, padri, religiosi/e e laici. È nato in risposta alla situazione peculiare delle nostre frontiere e dalla constatazione che la pastorale ordinaria delle nostre parrocchie non è una risposta appropriata e efficace a questa situazione. Le parrocchie non riescono a raggiungere le persone che non cercano la Chiesa, ma che hanno bisogno della Buona Novella, cioè che sono amati da Dio e hanno la possibilità di cambiare vita. È necessaria una pastorale specifica, con metodologia e spiritualità peculiari, in comunione e con l’appoggio della Chiesa: diocesi, parrocchie e comunità. Questo libricino che spiega il progetto, è un punto di riferimento per i missionari che già fanno parte della Missione e anche per coloro che vogliono conoscere e capire la proposta. Soprattutto, dev’essere chiaro che il progetto qui presentato è un ideale, una proposta in continua elaborazione, in accordo con le necessità che nascono dalla situazione socio-ambientale, politica, economica, etno-culturale, religiosa, infine in accordo con il contesto generale guianese nelle sue molteplici situazioni e sfide.
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INTRODUZIONE I missionari hanno come modello su come realizzare la missione lo stesso Gesù. Gesù formò una comunità; chiamò un gruppo di uomini e donne per accompagnarlo e condividere la sua missione; li inviò per annunciare la Buona Novella del Regno attraverso i villaggi e città della regione della Palestina e, dopo la sua Risurrezione, fino ai confini della terra. La missione di Gesù e dei suoi discepoli è diretta alle persone che stanno ai margini o fuori della società: persone escluse dal Tempio, dalla tavola dei giusti, dalla convivenza sociale, perché considerati impuri, come i pastori, come i pubblicani e le prostitute; come i posseduti dal demonio e gli ammalati. “Sono venuto a salvare ciò che era perso” – Lc 19,10 Il Buon Pastore lascia le 99 pecore nell’ ovile e va alla ricerca di quella che si è persa.” Lc 15,4. L’atteggiamento di Gesù è punto di riferimento per la nostra comunità. Dobbiamo avvicinarci alle persone che non cercano la Chiesa ma che supplicano Dio con la sofferenza della loro vita, così come gli ebrei schiavi in Egitto che il Signore ascoltò: “Io ho ascoltato, ho visto e sono sceso!” Ex 3,7-8. Oggi siamo noi le orecchie, gli occhi e i piedi di Dio che vanno incontro al popolo che soffre per liberarlo. Il faraone, oggi è ancora molto attivo, spinto dal potere dei soldi, dalle influenze, stimolato dalla lussuria e dal guadagno. Mosè è ancora balbuziente e debole, ma Dio gli dice: “Va’! Starò con te!” – Ex3,12. Lungo la storia, troviamo molti gruppi impegnati nella costruzione di un mondo più giusto, umano e fraterno che si sono organizzati in modo più vicino alla vita del popolo, più disponibili, con 5
meno norme e strutture, itineranti. Questi gruppi sono una ricchezza creativa e un complemento indispensabile degli altri gruppi, dentro la Chiesa, più stabili e istituzionalizzati, gerarchizzati ma anche loro impegnati nello stesso sogno di una nuova società. Attualmente, le persone che fanno parte della Missione nelle frontiere, si sentono chiamate, invitate da Gesù a essere suoi discepoli, a cercare nuovi cammini, nuove espressioni della missione in direzione di una “terra senza mali”, a partire dal cuore delle Guiane. È un uscire dalla Chiesa per andare incontro a chi è fuori: lasciare un poco la cura di chi è dentro per guardare chi vive ai margini.
Un poco di storia: Il progetto nacque nel 2013 e fu approvato dalla CNBB Norte 2 (Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile) e CRB (Conferenza Nazionale dei Religiosi). Fu proposto ai vescovi di Macapá, della Guiana Francese e del Suriname e divulgato nelle Congregazioni, Istituti Religiosi e Parrocchie. Fin dall’ inizio il progetto si proponeva di farsi carico dei problemi legati al traffico umano, alla prostituzione, al traffico di droga, all’immigrazione illegale, avvicinando le vittime di questi problemi per offrire loro un aiuto concreto, nelle forme che vedremo più avanti. 6
Padre Paulo
La missione iniziò di fatto nel maggio del 2015 con 3 missionarie, due religiose e una laica, nella città di Oiapoque, dopo un periodo di studio, esperienza missionaria e analisi critica. Le missionarie cominciarono a visitare le famiglie nella periferia della città e iniziarono lo studio del francese. Con Padre Agustinho hanno conosciuto anche alcuni villaggi indios. Quest’anno è servito anche a restaurare il vecchio edificio che il CIMI usava per incontri di formazione, per adibirlo ad alloggio per i missionari e visitatori. Padre Nello e Suor Rebeca della coordinazione, hanno stabilito un contatto con gli Oblati nella Guiana e i Redentoristi in Suriname e con i rispettivi vescovi, con l’intento di formare, in ognuna di queste nazioni, comunità articolate, con la stessa finalità del Brasile.
La missione è una necessità:
Le frontiere del Brasile, Guiana Francese, Suriname, Guiana Inglese, sono territori di migrazione intensa, disordinata, luoghi di prostituzione e traffico di persone; luoghi di uso e commercializzazione della droga. Noi siamo chiamati a rinunciare alla nostra tranquillità, a abbandonare la sicurezza dei nostri edifici e ad andare incontro a chi ha bisogno di Cristo e di una mano solidale e amica. 7
La missione è un invito: “Ho visto la sofferenza del mio popolo, ho ascoltato il suo grido e sono venuto a liberarlo” Ex. 3,7.8 Dio oggi sta invitando la sua Chiesa, ad essere presenza viva del suo amore tra il suo popolo. Dio, attraverso Aparecida ci chiama alla “solidarietà come atteggiamento permanente di incontro, di fratellanza e servizio che deve tradursi e manifestarsi in gesti concreti che esprimano la difesa della vita e la garanzia dei diritti dei più vulnerabili e indifesi ...” (DAp 394) Il papa Francesco in “Evangelii Gaudium - L’ allegria del Vangelo” chiede attenzione per “le nuove forme di povertà e fragilità, nelle quali siamo chiamati a conoscere il Cristo sofferente: i senza tetto, i tossico-dipendenti, i popoli indios, gli anziani sempre più soli e abbandonati etc... I profughi rappresentano una sfida speciale per [...] una Chiesa senza Frontiere che si sente madre di tutti.” (EG 210). Questa idea è ribadita e spiegata nelle “Direttive Generali di una Azione Evangelizzatrice della Chiesa in Brasile 2011-2015 dalla CNBB, che invita le Chiese a diventare di fatto missionarie “...la Chiesa in stato permanente di missione. Non si tratta dunque di aggiungere un atteggiamento missionario accanto ad altre pastorali o attività, ma che tutto ciò che facciamo abbia un senso missionario...” (DGAE. 35) Questo progetto missionario si definì nel 3º Congresso Missionario di COMIRE-Commissione Missionaria Regionale nel 2013. La Campagna della Fraternità nella Quaresima del 2014 lo rinforzò e il Papa Francesco l’ha ribadito: “...preoccupazione di annunciare Gesù nei posti più carenti, come costante uscita della Chiesa verso le periferie del suo territorio o verso nuove sfere socioculturali di azione... il sogno missionario di arrivare a tutti”. (EG 30-31).
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La missione è una sfida: • Che vuole promuovere l’articolazione tra Chiese, gruppi, entità per affrontare i gravi problemi che affliggono la popolazione. • Che propone di utilizzare una infrastruttura e mezzi economici semplici. • Che si realizza in un panorama diversificato per lingue, culture, razze e nazionalità. • È una missione intercongregazionale, internazionale e plurale: coinvolge laici/e, religiosi/e, sacerdoti e, chi lo sa, coppie di sposi. Potrebbe diventare anche ecumenica. • È una missione nuova senza modelli da seguire.
La missione ha queste caratteristiche: l
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Itinerante: Vuol dire non limitata a una parrocchia, a una sola diocesi perché agisce nella regione tra le frontiere in cui si incontrano parrocchie, diocesi e nazioni. Interecclesiale: È più di una diocesi e con apertura ecumenica. È composta di laici, religiosi, sacerdoti.
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Inter-congregazionale: Sono invitate a partecipare più Congregazioni religiose.
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Internazionale: Perché l’attività missionaria si realizza in più di una nazione.
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Articolata: Non è una missione isolata ma si coordina con REPAM-Rede Amazônica e con le diocesi. In sintesi, la missione si propone di stimolare l’impegno missionario delle chiese in favore delle vittime del traffico e della droga ma anche per i ricercatori d’ oro e i popoli indios, come i settori della società meno seguiti dalla Chiesa cattolica 9
nelle Guiane. La missione è realizzata in accordo con i settori pastorali delle diocesi e parrocchie, ma anche con ONGs govenative e civili interessate in questo stesso lavoro.
La missione è parte della REPAM Rete Ecclesiale Panamazzonica.
REPAM è una rete articolata a livello delle Chiese delle 9 Nazioni che fanno parte dell’Amazzonia: Bolivia, Brasile, Colombia, Equatore, Guiana Francese, Suriname, Guiana Inglese e Venezuela, con la finalità di offrire una risposta coordinata e organizzata alla problematica che l’Amazzonia si trova ad affrontare nei nostri giorni. Le Frontiere in cui REPAM è presente con comunità di base sono: l 1. Colombia-Brasile-Perù l 2. Bolivia-Perù-Brasile l 3. Brasile-Venezuela-Guiana l 4. Brasile-Guiana Francese-Suriname l 5. Equatore -Colombia-Perù
Il processo di discernimento: Per sapere se una persona è chiamata da Dio a essere missionaria in questa comunità, abbiamo elaborato alcune indicazioni che aiutano a capirlo; sono, a nostro vedere, il profilo e l’identità missionaria: 10
Profilo missionario:
1.
Accettare una vita semplice e austera; avere una salute e risorse fisiche e psicologiche che permettano di sopportare condizioni di alimentazione e abitazione molto semplici e di diverso tipo, in accordo con la vita del popolo, a volte in condizioni precarie.
2.
Possedere uno spirito di gruppo, capacità di dialogo, rispetto della persona dell’altro/a e condivisione delle esperienze.
3.
Manifestare l’allegria del Vangelo e uno spirito di accoglienza con capacità di convivere con le difficoltà che la vita di ogni giorno presenta e di saperle affrontare insieme.
4.
Avere avuto qualche esperienza, nella misura del possibile, con movimenti popolari e esperienze pastorali, con una visione sociale aperta e uno spirito critico che permetta l’inserimento in una cultura diversa senza paternalismo o assistenzialismo e senza coinvolgimento con politici, che sono pratiche comuni in questa regione.
5.
È desiderabile una formazione universitaria o per lo meno di scuola superiore (liceo) e anche che il missionario/a sia aperto 11
a una formazione permanente e aggiornata a seconda delle necessità e attività realizzate dalla nostra comunità. 6.
Essere disposti/e a imparare lingue.
7.
Essere presentato/a da una Diocesi e/o una Parrocchia, Congregazione o Comunità.
La nostra identità: 1.
La nostra identità di missionari/e ha come ispirazione il canto del MAGNIFICAT: mettersi totalmente a disposizione di Dio e guardare alla società con gli occhi di Dio, ponendo gli esclusi e i poveri al primo posto.
È loro che Dio ha scelto per essere le fondamenta del suo Regno; in loro e per mezzo loro si realizza la Buona Novella.
2.
Siamo servi/e del Signore, consacrandogli completamente la nostra vita e affidando solamente a Lui la nostra speranza.
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3.
Siamo anche servi dei nostri fratelli/sorelle secondo le parole e l’esempio di Gesù: “Chi vuole essere importante, diventi servo di tutti, perché il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita come riscatto in favore di molti.” – Mt 20,27.28.
4.
Gesù ha dato la vita per noi e per questo anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. - 1Jo 3,16
5.
I poveri che le Beatitudini dichiarano felici, sono coloro che fondano la loro sicurezza unicamente nel Signore e non nelle ricchezze, nel potere e in sé stessi. I poveri sono anche gli esclusi dalla società, i rifiuti, coloro che sono caduti nella miseria e lottano duramente per sopravvivere. I poveri sono il luogo dove il Regno di Dio si realizza. I poveri sono i protagonisti che Dio ha scelto per realizzare il suo Regno. Quando stiamo vicini e solidali con i poveri, siamo uniti a Dio. Puntando sui poveri, puntiamo unicamente su Dio e siamo libe13
ri dalle catene che ci impediscono di andargli incontro e dedicargli la nostra vita. I poveri hanno la nostra preferenza come protagonisti della missione. Essi devono godere la nostra fiducia e la nostra scelta, rispetto ai grandi. 6.
Seguendo la proposta di Papa Francesco, vogliamo essere una Chiesa che si proietta all’esterno: • Andare incontro e tendere le mani alle persone che la Pastorale della Chiesa non raggiunge. • Andare incontro e tendere le mani alle persone che non cercano la Chiesa. • Alle persone che ci cercano pensando unicamente a un aiuto materiale, annunziare l’amore di Dio che è il bene maggiore.
7.
Vogliamo collocarci nella periferia fisica e culturale della società: • FISICAMENTE: visitando, conoscendo, documentando, solidarizzando con gli ultimi, gli invisibili della società, quelli che non sono valutati e considerati.
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• CULTURALMENTE: conoscendo, valorizzando, facendo ricerche, imparando dalle persone con cultura differente. • Una delle nostre priorità sarà imparare la lingua francese o creola. • Collocarci nella periferia attraverso gesti solidali e concreti.
8. La nostra vita dev’essere semplice; usare mezzi semplici, pronti ad una accoglienza materiale e spirituale, disponibili e allegri. 9. Con la finalità di essere fedeli alla missione che il Signore ci affida, realizzeremo periodicamente una verifica fraterna insieme alla coordinazione e in prospettiva con le altre comunità.
Il lavoro missionario: Il lavoro si realizza attraverso visite continue alle famiglie che abitano nella periferia, in atteggiamento di ascolto, solidarietà, interesse e conoscenza: conoscere la vita e conquistare la fiducia del popolo più abbandonato. Attraverso la comunità missionaria, la Chiesa 15
sta arrivando dove mai era andata e la vita del popolo arriva fino alla Chiesa: per esempio la comunità ha scoperto un alto indice di abuso di bambini e violenza domestica. Non esiste assistenza per le vittime. Le donne vittime del traffico e violentate non sanno dove andare. I bambini abusati non hanno sostegno psicologico. La comunità ha un atteggiamento preferenziale che si manifesta nella scelta del nostro tempo e tipo di attività. Aver preferenza per: •
I migranti
•
Le vittime del traffico di persone
•
I tossico - dipendenti
•
I popoli indios, principalmente quelli che abitano nelle città
•
Le vittime della violenza domestica
•
Bambini, vittime di abuso sessuale.
Il lavoro missionario è a livello di: a.
PREVENZIONE: con le persone in situazione di vulnerabilità. Lavoro di informazione nelle scuole che sono anche luoghi di abbordaggio. Produciamo sussidi appropriati, utilizziamo quelli esistenti o prodotti dagli alleati.
Promoviamo attività con gruppi a partire dall’interesse e necessità, cosi manteniamo un contatto costante e diretto. b.
ASSISTENZA alle vittime: Nella cit16
tà di Oiapoque abbiamo aperto una struttura di appoggio che chiamiamo BUON SAMARITANO, con la finalità di ascoltare, assistere i migranti che la ricercano. Attualmente forniamo informazione e indirizziamo verso gli organi responsabili. Offriamo anche un pasto quando necessario. Manca ancora una “safe house” o posto sicuro per le persone vittime di traffico o abuso. c. DENUNCIA: sia diretta che anonima. d. ALLEANZE: Cerchiamo di unire le forze con quello che già esiste e che altre persone stanno facendo.
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DOVE SI REALIZZA LA MISSIONE?
BRASILE – OIAPOQUE:
La città di Oiapoque è situata nello Stato dell’Amapá, all’estremo nord del Brasile. Dista 550 km dalla capitale dello Stato, Macapà, e ha circa 23.000 abitanti. Oiapoque è una città di intensa trasformazione e di passaggio per la Guiana Francese, Suriname e i paesi europei. Vi passano indios, cercatori d’oro, brasiliani e stranieri. Oiapoque rappresenta una realtà preoccupante, tra l’altro, per il traffico di persone; ricordiamo che il traffico umano è conseguenza di altre forme di sfruttamento. In Oiapoque abbiamo una comunità missionaria composta da due suore e una laica; contiamo sull’appoggio di Padre Agustinho e di padre Gregorio. La comunità riceve visite periodiche dalla Coordinazione: Padre Nello e Suor Rebeca. 1.
Le missionarie visitano le famiglie della periferia, le comunità dell’interno e St. Georges. Mantengono una struttura di appoggio per i migranti chiamata “Buon Samaritano”.
Realizzano un lavoro di Prevenzione, Assistenza e Denuncia con i migranti come: • Orientarli per regolarizzare i documenti in Brasile e in Guiana. • Offrir loro ristoro. • Aiutarli a difendersi contro il traffico umano, la prostituzione e la droga. 18
•
Offrire la possibilità di fare un bagno e di utilizzare la toilette.
2.
A partire da questa infrastruttura sentiamo la necessità di coordinarci con altre entità, Segreterie del Governo e del Comune, Chiese, perché da soli la nostra azione sarebbe molto limitata e giustificherebbe l’inerzia degli organi responsabili, liberandoli dalla loro responsabilità.
Terezinha
Ruth
Zenilda Suor Rebeca e Padre Nello
Padre Agustinho
Conceição Tembé
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GUIANA FRANCESE: La Guiana Francese è un Dipartimento ultramarino francese. È cioè un territorio francese subordinato alla Francia e pertanto fa parte dell’Unione Europea. Ha relazioni commerciali quasi unicamente con la Francia; produce e esporta principalmente legname e pesce. La città principale e anche la capitale della Guiana, è Caienna. La Guiana ha un’area di 86.504 kmq. e una popolazione di poco più di 200.000 abitanti. Abbiamo preso contatto con l’Associazione “Bay Lanmen Yana” che si dedica al recupero dei bambini che hanno subito violenza sessuale. Stanno pubblicando un DVD su questo tema per suggerirecome difendersi. Il DVD sarà pubblicato anche in portoghese e italiano e noi intendiamo divulgarlo. Ci auguriamo di continuare il contatto con questa associazione in vista del lavoro di sensibilizzazione che vogliamo realizzare nelle scuole. Speriamo fortemente che nasca una comunità missionaria nella Guiana che possa unire le proprie forze con le nostre. 20
SURINAME: Suriname ha una popolazione di 560.000 persone e di queste si calcolaIl Suriname ha una popolazione di 560.000 persone e di queste si calcola che 40.000 siano brasiliane. Abitano nelle città ma principalmente nei giacimenti auriferi. Religione: cristiani 48% (protestanti 25% e cattolici 23%), induisti 27%, mussulmani 20%, altre religioni 5% (2011). A partire dalla religione si può calcolare la provenienza della popolazione: è grande la percentuale di asiatici e brasiliani. Paramaribo è una città “di movimentazione intensa a causa dei giacimenti di oro e dei nightclub che là esistono. La maggior parte dei brasiliani arriva dal Maranhão; maranensi che vivono nei giacimenti di oro. La vita nei giacimenti non è facile e i ricercatori vivono in condizioni disumane. Nei giacimenti la Rete della Criminalità agisce con molta facilità e là il traffico di persone e di droga è visibile.”( Suor Enriqueta) 21
La presenza dei brasiliani nel Suriname è notevole. La Chiesa cattolica è presente quasi unicamente nelle città e assente dai giacimenti e dai villaggi indios. È urgente un’attività missionaria che vada incontro ai più lontani. templi religiosi in Suriname:
Moschea
Tempio indù
Cattedrale cattolica in legno
GUIANA INGLESE La presenza della Chiesa nella Guiana è caratterizzata dalla presenza di padri gesuiti, che sono di origine indiana e asiatica. Assistono bene i villaggi indios. Dopo che il Governo del Suriname, per pressione dell’ONU, ha chiuso i giacimenti di oro sul lato ovest, alla frontiera con la Guiana Inglese, è diminuita l’affluenza di donne brasiliane, sostituite dalle venezuelane. Arrivano nel Suriname via Guiana e sono avviate alla prostituzione. Lavorano principalmente nelle città mentre le brasiliane sono portate nei giacimenti ancora aperti sul lato orientale e centrale. 22
CONCLUSIONE Di fronte a questa situazione dobbiamo dare la nostra risposta. Non possiamo rimanere soddisfatti con le poche pecorelle che ancora continuano a frequentare le nostre chiese e lasciare da parte quelle lontane. E quelle che si sono perse? E quelle che non ci cercano? E quelle con le gambe rotte e le ammalate? (cfr Ez 34,16) I possibili candidati alla Missione nelle Frontiere potranno avere, a partire da questo opuscolo, un’idea delle qualità che sono necessarie per chi vuole lavorare nella missione: capacità di convivere con il diverso (differente), considerando sia il gruppo inter-istituzionale sia la varietà di popoli e culture e anche la diversità nella pratica pastorale delle chiese. Chi vorrà partecipare dovrà imparare con umiltà e pazienza e camminare con delicatezza nella nuova terra dove Dio ci ha chiamato. Questo senza trascurare la necessità di adattarsi al mangiare, al dormire, all’abitare, ai viaggi con i mezzi più vari e a tutte le ore, per non parlare della possibilità, non sempre remota, di soffrire e essere perseguitati a causa di Gesù e dei fratelli che per Lui amiamo. Se nonostante tutto questo ti senti disposto/a e Dio ti chiama, allora entra in contatto con noi. Belem: 24 di giugno 2016 Festa di San Giovanni Battista
MISSIONE NELLE FRONTIERE : CHI SIAMO NOI? Missionari: Irmã Zenilda Bernardo Cruz Ferreira Ruth Oliveira Tavares Irmã Terezinha Vilhena Teixeira email: missaonasfronteiras@gmail.com Tel. (96) 98803 - 0305 e.mail COMIRE: comirebelem@gmail.com Padre Augustinho: email: gustinhosvd@gmail.com Tel. (96) 98124 - 3830, (96) 99911 – 5358 Coordinazione: Padre Nello e Irmã Rebeca:
Email: padrenello@gmail.com
irebecaspires@gmail.com
Fones: 91 – 98886 - 2077 e 91-98886-3210
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Conceição, india Tembé: Lei fu parte integrante della missione. Partecipò con la preghiera e per l’offerta della malattia molto grave e dolorosa. È ritornata alla casa del Padre il 28. 06. 2016.
SII ANCHE TU MISSIONARIO: ENTRA NEL GIRO! Tu puoi essere missionario con la tua preghiera e la tua solidarietá. Puoi farlo attraverso il PIME: FONDAZIONE PIME ONLUS c/c 3920 8202 Causale del versamento, scrivi: per la missione di Padre Nello Ruffaldi - Brasile Per donazioni on line: http://www.pimemilano.com/ poi “Donaonline”, sul margine destro della pagina compila il modulo e clicca su “Erogazione liberale per Padre”, inserendo il nome “padre Nello Ruffaldi” - Brasile.