Vittoria o sconfitta ?

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Fabio Finucci

VITTORIA O SCONFITTA? LA SFIDA DELLA VITA NON E' VINCERE O PERDERE, MA COMPRENDERE OLTRE LA DUALITA'



Nella nostra vita, consciamente o inconsciamente viviamo una continua sfida, col mondo esterno o con noi stessi, lo viviamo nel nostro ambiente, nel mondo del lavoro, nella società o semplicemente dentro di noi quando ad esempio non ci piace un lato del nostro carattere e vogliamo cambiarlo, se ci riusciamo ci sentiamo vincitori, altrimenti ci sentiamo perdenti con la frustrazione che ne consegue. Vogliamo vincere ogni sfida, dalla più piccola alla più grande, in una partita a tennis, perfino nel dialogo vogliamo imporre il nostro pensiero e vincere quel dialogo, ad esempio nell'avere l'ultima parola. Se ci sentiamo vincitori, realizzati, noi ci accettiamo, se invece ci sentiamo perdenti, noi non ci accettiamo. Perfino la paura diventa una sfida, perchè nella paura ci sentiamo perdenti e non accettiamo di sentirci perdenti. Forse possiamo accettare la paura in sè, ma non ci accettiamo nell'avere paura, perchè questo ci fa sentire, appunto, perdenti e sentirsi perdenti non lo accettiamo. Per noi è facile accettarci ed amarci quando ci sentiamo vincitori sia con noi stessi che con gli altri, diversamente è molto difficile accettarci ed amarci quando ci sentiamo perdenti. La vita invece vuole che tu ami incondizionatamente te stesso, in ogni tua parte e per questo ti si presenteranno sempre quelle parti di te che non vuoi accettare e meno vorrai accettarle e più le sentirai come paura o come sfida. Nella non accettazione di sé, nella non pace interiore, si instaura un meccanismo di voler superare se stessi, di voler migliorare o realizzare se stessi, magari seguendo un obiettivo, ma nel far questo, si smuove l'ago della bilancia da una parte all'altra, dove al voler vincere si oppone la possibilità anche di perdere, qualora non si riesca a vincere. In questo modo abbiamo creato un conflitto interiore in cui, che si vinca o si perda, ci si rimane imbrigliati, ossia si rimane nei confini del proprio conflitto.


Se vinco mi rimane sempre la paura di perdere, perciò devo sempre tenermi allenato, aggiornato per non perdere terreno, devo continuamente dimostrare di essere vincente, coinvolgendo l'ansia, l'agitazione, lo stress che ne consegue; dall'altra parte, se non riesco a sentirmi vincitore, ma perdente, continuerò a darmi da fare per diventarlo, per non sentire quel senso di frustrazione e sofferenza che ne consegue. Comprendo che tutte le mie energie sono concentrare all'interno di questo conflitto interiore che io ho creato per il semplice fatto di non accettarmi così come sono. Ora, tutto questo è come il proprio io, la propria personalità vede se stesso o il proprio mondo, ma si può anche vedere la cosa un po' più profondamente. In una mia riflessione mi domandavo: “ Se hai paura del buio ed accendi la luce, il buio scompare, ma la tua paura del buio rimane. Se sei al buio e non hai paura, quella è la vera forza”. Spesso, nelle situazioni difficili, critiche, negative, cerchiamo sempre uno spiraglio di luce, una qualche soluzione che ci faccia uscire da quella situazione e magari ci riusciamo anche e quel sollievo dura un po', o dura molto, però la nostra paura ce la portiamo dietro e come ci viene a mancare qualcosa ritorna subito in noi. La vittoria, come anche l'invulnerabilità, ci fa sentire bene e protetti, e vorremmo essere vincitori e invulnerabili, ma cosa significa invulnerabile? Mi dicevo, quand'è che mi sento invulnerabile? Quando sono corazzato ed armato fino ai denti? Quando cioè mi sento protetto da un lavoro, da un successo, dall'appoggio di qualche potente o che io stesso divento potente, si, forse in quel momento mi sento forte, ma la paura dentro rimane e appena qualcosa mi si toglie, la paura aumenta anche e mi ritrovo a fare cose anche orribili pur di allontanarla da me. La paura non si allontana cercando soluzioni fuori da sè, anzi così la si conserva dentro di noi; ce la portiamo sempre dietro, o meglio, dentro.


La vera forza sta nell'essere nudi e vulnerabili e ciò nonostante non avere paura, questa è la vera forza. Ecco che allora scopri che la vera invulnerabilità sta proprio nella vulnerabilità. E così è per la vittoria, che finchè siamo vincitori ci sentiamo protetti e sicuri, ma sempre con la paura che un giorno perderemo. Perdere ci fa sentire affranti, sconfitti, falliti, ma è solo un'opinione che vive all'interno di quel gioco, perchè la sconfitta, una volta che non fa più paura, ti fa sentire veramente libero, non importa più essere sempre all'avanguardia, essere sempre in prima fila, non devi più dimostrare di essere il migliore, non hai più pretese verso te stesso, perciò anche qui, scopri che la sconfitta, in realtà è la vera vittoria. Ma poi cos'è che ci fa desiderare di essere invulnerabili? Forse la paura che qualcuno ci faccia del male? E cos'è che ci fa desiderare di essere sempre vittoriosi, sempre primeggiare in qualcosa o su qualcuno? Forse la paura che altrimenti non saremmo considerati, non saremmo stimati, amati? Quindi alla base di tutto ci sta la paura, capisco che il desiderio di primeggiare ed essere imbattibili e invulnerabili ha come radice la paura, ma la paura non è un fondamento molto affidabile, è come costruire una casa su fondamenta insicure, perchè è proprio questa insicurezza della paura che ci fa cercare una sicurezza all'esterno. Perciò la differenza tra la sconfitta e la vittoria e tra la vulnerabilità e l'invulnerabilità sta nella paura, più si ha paura e più si cerca l'invulnerabilità, meno si ha paura e meno ci si cura di essere vulnerabili; più si ha paura e più si cerca la vittoria, meno si ha paura e meno ci si cura di perdere. Quindi chi è il vero vincitore? Chi è il vero indistruttibile? La vera vittoria sta nel non temere la sconfitta. La vera perfezione sta nell'accettare l'imperfezione. Se stai al buio e non hai paura, allora trovi la tua vera forza e scopri che il buio è la radice della luce e non il suo opposto, così come la paura è la radice dell'amore, si perchè è un amore agli


albori, un amore protettivo all'inizio finchè non si sviluppa liberamente; come un bozzolo chiuso all'inizio prima che sbocci ed emani il suo profumo. Ecco, forse, le cose, le emozioni, sensazioni, sentimenti hanno una radice profonda ed una cima alta che sembrano opposti tra loro, invece sono la stessa cosa, si, come le due facce della stessa medaglia; la sconfitta è la radice della vittoria; la vulnerabilità è la base dell'invunerabilità; l'imperfezione è la base o radice della perfezione; la lentezza lo è della velocità, la debolezza lo è della forza ecc. e così anche la materia intesa come profondità dell'essere, è la sua radice, un po' come lo stato gassoso, liquido e solido, che sono densità diverse di un'unica cosa. Comprendere qualcosa, un sentimento, un'emozione, una sensazione, una consapevolezza alla sua radice, questa esalta la sua cima. Un albero ha radici e chioma, la sua chioma è bella e ricca di foglie, di fiori e frutti, la sua radice sembra brutta invece, nascosta dentro la terra, ma è questa a nutrire la sua chioma rigogliosa, se tagli e non accetti la radice, perchè ti sembra brutta e sporca, le sue foglie, fiori e frutti muoiono. Non puoi spezzare o dividere. Non esiste una dualità, ma una stessa cosa vista in punti estremi, una radice ed una cima, un basso ed alto della stessa cosa, sembrano così diversi da sembrare due cose distinte ed oggettive, invece sono la stessa cosa. Non puoi accettare l'apice e rifiutare la sua radice, altrimenti, non solo conoscerai solo la sua metà, ma questa metà, da sola, non sussisterebbe. Quando comprendi la vera essenza della sconfitta, diventi vincitore, quando comprendi la vera essenza della vulnerabilità, diventi invulnerabile, quando comprendi l'essenza dell'imperfezione, diventi perfetto. Le radici sono le fondamenta per innalzare alla vita, “scava” dentro di te per conoscerti, per trovare l'essenza di te ed innalzarti, tu non hai fallito, tu non hai


perso, tu non sei fragile e vulnerabile, ma tu non hai nemmeno vinto, perchè non necessiti di dover superare qualcosa o qualcuno, questa era solo una tua convinzione suscitata dalla paura di non essere considerato, dalla ricerca di considerazione, di affetto, di amore che ricercavi all'esterno di te; tu non sei nemmeno invulnerabile, perchè non occorre esserlo, non devi proteggerti da nessuno, questa era solo una tua convinzione dovuta alla paura di sentirti debole, ai sensi di colpa che ti facevano sentire debole, ma che ti addossavi solo tu. Ora la sconfitta e la vittoria si sono unite nel tuo cuore, esso non fa più differenza, perchè non c'è vittoria e non c'è sconfitta, sono due sfaccettature di una stessa cosa. Ora non devi più proteggerti dal giudizio di te stesso, perciò sei sia vulnerabile che invulnerabile, hai unito anche questo lato di te, le due facce della stessa medaglia. Accettare la sconfitta, non è rassegnarsi, ma rendersi consapevoli che arrivare ad accettarla vuol dire, in un certo senso, trascendere il dualismo vittoria/sconfitta, perchè voler raggiungere la vittoria è un'azione che scaturisce da un rifiuto, da un non accettarci, da un non amore, da una non pace interiore e quindi richiamerà sempre la paura poi di perdere, perciò significa innescare un conflitto interiore dove rimanerne poi imbrigliati sia che si vinca, sia che si perda, perchè comunque si rimane nell'ambito del conflitto. Lasciare andare, a volte si sostituisce con lasciar perdere, quando si è esausti di quel gioco energetico di vittoria e sconfitta, alla fine ci si consapevolizza che l'unica maniera è lasciar andare quel gioco, uscire da quel gioco e, non a caso, si dice appunto anche lasciar perdere, perchè solo quando in te accetti la sconfitta (che in effetti è solo l'io che la sente come sconfitta) puoi effettivamente uscire da quel gioco, altrimenti ne saresti sempre attirato, qualora vuoi sentirti vincitore. Il sentirsi vincitori, il tenere in vita il vincitore, è un po' come tenere in vita la propria identità, diversamente, lasciar perdere, è lasciar perdere la propria identità. Finchè vuoi vincere, non fai


altro che energizzare la tua personalità, quello che tu credi di essere vuoi tenerlo in vita; lasciar perdere è sapere di non essere solo quella personalità e non vuoi più concentrare te stesso solo in quella tua credenza, quindi lasci fluire in te le energie, non le concentri più in una sola massa e lasci aperte le porte affinchè tutte le energie fuori e dentro si manifestino e non solo quelle che tu vuoi concentrare. Visto in questi termini ecco che perdere, in realtà, è aprirsi le porte, è lasciare un determinato gioco ormai ristretto, per favorirne uno molto più ampio. Così, ad un certo punto senti di andare oltre, di cambiare quel gioco vorticoso di vittoria o perdita, di imporre il proprio giudizio ed opinione, di giudicare giusto o sbagliato, di migliorare e modificare, di trovare la retta via, di arrabbiarsi per le ingiustizie e via dicendo, perchè in quel modo rimani sempre e comunque in quella stessa energia. In quel modo gli dai comunque energia per continuare quel gioco fatto di preoccupazioni, di vittimismo, di ingiustizia, di soprusi, di ansie, di arrivismo, di controllo, di imposizioni, di allarmismi. E' un gioco fatto di controllo, controllare attraverso il male o attraverso il bene, ma sempre controllo è, e controllare vuol dire essere in una certa energia e limitarla, metterle un tetto, un limite. Il controllo è limitazione! Comprendere qualcosa e far in modo che ogni cosa sia "dentro" questa comprensione; non accetta uno sviluppo, un evolversi, un andare oltre. Ad un certo punto senti che il vero cambiamento non è nel migliorare la situazione o prosperare nella stessa energia, non è nel continuare a controllare la tua vita e voler vincere, ma cambiare proprio modello energetico o dimensione, fare il salto. Semplicemente senti che quell'energia non ti serve più, puoi manipolarla quanto vuoi, modificarla o altro, ma quella rimane e quella è; in quella dimensione è la sua giusta e perfetta energia. Allora comprendi che per passare oltre devi semplicemente


lasciarla andare, senti che devi passare oltre e sta a te se voler continuare a giocarci ancora oppure andare alla prossima. Quando ti risenti di qualcosa, quando anche cerchi giustizia su qualcosa, quando vuoi cambiare le cose, quando vuoi vincere, vuol dire che sei ancora interessato a fare quel gioco energetico, che qualcosa ti attira e ti senti coinvolto, allora sei ancora in quell'energia, in quella dimensione e ne rimani ingabbiato; hai ancora bisogno di farne esperienza. Quando invece non senti più coinvolgimenti del genere, vuol dire che la tua energia è cambiata e quei giochi iniziano a dissolversi per te, cambi la tua frequenza, la vecchia energia si dissolve ed inizi la successiva dimensione d'esistenza. Allora lasci che siano gli altri a continuarli quei giochi energetici, a te non interessano più, e quando a te non interessano più, ti accorgi che nemmeno gli altri sono interessati a coinvolgerti, sentono che tu sei fuori dai giochi e non ti cercano più. Quello che succede è che vedi con occhi nuovi, non ti senti intrappolato in quei meccanismi di sempre, ti senti libero di percepire, libero di sentire, libero di vivere.






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