GROOMAG- A magazine about facial hair

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GROOMAG VM 2 cm di pelo facciale

TENDENZE IL RITORNO DEI BARBIERI D’AMERICA

TIPS & TRICKS I CINQUE RASOI DEL 2012

CULTURE LA BARBA NELL’ISLAM E NEL METAL

WEST COAST CHAMPIONSHIP LA PIÙ FAMOSA GARA DI BARBE AL MONDO

PROVATO PER VOI LA NUOVA LINEA BRAUN CRUZER

Intervista

ANGELO FERRILLO IL FOTOGRAFO DELLE BARBE MILANESI BRIAN ADAMS PHOTOGRAPHY WORLD BEARD AND MOUSTACHE CHAMPIONSHIPS, JACK PASSION NATURAL FULL BEARD CHAMPION

GROVIGLI DI METALLO LA BARBA COME ALLEGORIA DELLA FURIA SONORA

GROOMAG N.01 DEL 02/07/2012 - TRIMESTRALE - PI SPED. IN AP D.L.353/203 CONV. L.46/2004 ART.1, C.1, DBC - IN ABBONAMENTO WEB GROOMAG.COM - GIULIANI EDITORE - ITALIA 8,00 € - CANTON TICINO 7 CHF


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MANIFESTO BARBUTO Unitevi a me, o barbuti, Unitevi a me, o barbuti, nel coro degl’omini risoluti! nel coro degl’omini risoluti! I baffi folti, i ment’irsuti, I baffi folti, iloment’irsuti, vendon sguardo rendon lo sguardo un faro arguto; unl’indol faro arguto; curiosa l’indol curiosa e’l caratter schietto e’ltosto caratter schietto si prostrano tosto si prostrano a cotal aspetto. a cotal aspetto. Pelati et cavelloni, et cavelloni, liPelati pigmei et li giganti; li pigmei et li giganti; il Cult’accorpa Cult’accorpa liildiavol’e li santi. li diavol’e li santi. Cappotti ornati d’or, Cappotti rifugiammantati, ombrosi; rifugi ombrosi; sì dolce pare carezzar sì dolce questipare vellicarezzar pelosi! questi velli pelosi!


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Ne la dolce primavera, soffic’è’l vischio; tra frond’e criniera d’Eol il fischio. Il pelo saggina par ne l’uggios’estati; Soffice la primavera, a Nettuno’l teporquietar colli accaldati. trali fronda e criniera. d’Eolo’l fischiar Fresco è l’autunno, ne la fosca foresta; ilnegrattìo de lil’estati; artigli, l’uggiose laa goduria s’èquietar desta. Nettuno’l li colli accaldati. Giammai gl’inverni gravaron rudi; Fresco è l’autunno, lisci, negemano la foscaiforesta; etern’ignudi! il grattìo de li artigli, la goduria s’è desta.

TESTI &ILLUSTRAZIONI: F. Dozio




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Alessandro, 30 anni, Insegnante, Parma.

Edoardo, 32 anni, Impiegato, Roma.

Lavoro in un college e ho dovuto dare alla mia barba un aspetto migliore tenendola ad una lunghezza media. Mi piacerebbe farla crescere, sopratutto ai lati, per tenerla uniforme: è un po’ corta sulla mandibola.

Ho questa barba da quattro anni. Penso che questa sia quasi la più lunga che io abbia mai lasciato crescere. Ora che la osservo, forse è un pochino inadatta per l’estate.

Matteo, 26 anni, studente all’Accademia di Belle Arti di Brera, Milano.

Luigi, 56 anni, Imprenditore edile, Milano.

Seguo una scuola d’arte e a quanto pare le donne che incontro pensano che la mia barba sia molto sexy. In effetti, mi sento molto più spigliato e provolone da quando ce l’ho.

Non riesco più ad immaginarmi il mio viso senza barba; in passato l’ho tagliata, ma mi sono pentito tre secondi dopo. Per fortuna è ricresciuta in fretta, ed ora ricevo continuamente complimenti da molte persone.

PRE-RUBRICA/Ubeardyscums

Autori: i vostri baffi & le vostre barbette

VUOI FINIRE QUI? BEARD MAG Via Pelo Folto, 7- MI mail: beardmag@alice.it 037/282392 (lun-ven)

PICCOLI PELOSI CRESCONO

Hansel, 37 anni, origini italiane, ricercatore all’università di Monaco. Ho fatto crescere la barba perchè ho pensato che potesse darmi calore; mi sono ispirato a uno zio che ha suonato in mille gruppi rock ed aveva una faccia simile ad un cappotto. È stato fighissimo vederla allungarsi!

Jasek, 35 anni, origini libanesi, fotografo, Torino. Come mi sento con la mia barba? Mi piace! Anche se sono quasi arrivato a tagliarla un paio di volte nel mese scorso, averla ancora è magnifico. Non mi capacito di come io abbia potuto pensare di sbarazzarmene.


EVENTI 8 10

Let’s Moustache Yourself! West Coast Championship of Beard & Moustache


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EVENTI/Evento #1

Let’s Moustache Yourself! MILANO, 23 APRILE Milano. Città di design contests più di ogni altra in Italia, che spuntano fuori come funghi all’acqua piovana. Ma questa volta Milano ci stupisce, e presenta un evento che fa proprio al caso nostro: una temibile lotta che ha visto giovani creativi sfoggiare baffi di foggia e fattura molto stravaganti. L’evento è stato appoggiato dal marchio ZonaTortona, business unit che

organizza ad Aprile l’omonimo evento di marketing territoriale espositivo e di intrattenimento più innovativo del settore del design (ZonaTortona Design), coinvolgendo visitatori da tutto il mondo: aziende, architetti e designer, opinion leader mondiali, media, studenti, buyer ed ovviamente pubblico curioso. Sette giorni nei quali il design d'autore (e non) diventa il centro dell’attenzioneper la comunità internazionale

del settore con circa 80.000 visitatori, per un evento che fa di Milano ogni anno la capitale mondiale della disciplina. Nell’obiettivo di apportare nuovo valore, esperienza e capacità al già consolidato evento di ZTD e sviluppare iniziative ed eventi in maniera costante e continuativa sul territorio durante tutto l’anno, è stato appunto indetto questo piccolo contest/evento su uno dei nostri temi preferiti.


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24 150 L’ETÀ MEDIA

I PARTECIPANTI Il nome scelto per la competizione, Let’s Moustache yourself!, lascia subito intendere le modalità di funzionamento. Il 23 aprile la parola d’ordine è molto semplice: inventare e sfoggiare un paio di stravaganti baffi posticci, con i quali presentarsi di persona (e sperare di fare bella figura) in via Tortona 10. La voce si sparge, ed in men che non si dica, giungono al luogo del raduno giovani fanciulli

e soprattutto fanciulle; sbarbati, sì -come è ovvio nel caso delle seconde- ma decorati così amabilmente e in modo creativo, che hanno in tutti i modi eguagliato ( e forse superato in verve) per una notte chi i baffi veri li ha, nella vita. Il mezzo più usato? Matita nera colorata sul viso, a mò di gatto, o con deliziosi baffetti arricciati. Ma non mancano anche i modi per stupire, con foglie e spaghi legati alla regal maniera.

MI


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EVENTI/Evento #2

West Coast Championship of Beard & Moustache PORTLAND (OREGON), IL PROSSIMO 25 GIUGNO

Ogni anno, la Beard & Moustache West Coast Championship (spesso abbreviata con l’acronimo WCB&MC) attira migliaia di curiosi giunti da ogni angolo del pianeta per assistere ad una delle competizioni più stravaganti dell’ambito B&B; quest’anno, l’edizione si terrà il prossimo 25 Giugno a Portland, capitale dell’Oregon.

L’evento è un vero e proprio cult tra gli appassionati di materia, attirando partecipanti non solo della costa occidentale ma anche da Stati come Texas, Illinois e persino Alaska; i concorrenti formano veri e propri tag team nazionali in modo da avere chances maggiori di conquistare uno dei trofei da portare nella propria patria.

La gara è articolata in base a categorie di lunghezza e di forma del pelo, assicurando dunque una competizione equa ed inter pares. (Per avere informazioni più dettagliate, consultare la scheda sul sito ufficiale www.mcmenamins.com).

Chops – Alla Garibaldi o Giuseppe Verdi

Baffi curati con stile sotto i 15 cm

CATEGORIE

Baffi naturali Semplicemente baffi, ecco come può essere definita la prima categoria. L'nica prerogativa è che non venga fatto utilizzo di nessun aiuto esterno: il tutto deve essere completamente naturale e non ritoccato. La lunghezza del pelo non deve superare i 7-10 cm oltre l’estremità del labbro superiore. Non sono ammessi mezzi ausiliari.

La peluria della barba deve essere perfettamente simmetrica. Non vi è limite di lunghezza, ma il mento deve restare obbligatoriamente rasato. I capelli non devono avere continuità con la barba. Sono ammessi mezzi ausiliari.

La categoria comprende tutti i tipi di baffi curati, di una lunghezza totale massima di 15 cm a partire dalla punta dei baffi (chiamata “apertura alare”). La peluria deve necessariamente crescere stando al di sopra della piega della bocca, stando in una zona di 8/9 cm. Sono ammessi mezzi ausiliari.


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Baffi curati con stile sopra i 15cm

Barba Naturale lunga fino a 30cm

In questa categoria i baffi dovranno avere una lunghezza totale superiore a 15 cm considerando i punti estremi dei baffi. La peluria deve necessariamente crescere stando al di sopra della piega della bocca in una zona di 8-9 cm. Sono ammessi mezzi ausiliari.

Il pelo deve essere uniforme e riempire completamente il viso; la crescita spontanea e non curata. Necessari anche i baffi. Il limite massimo di 30 cm viene calcolato dalla parte inferiore del mento.Non ammessi mezzi ausiliari.

Barba Naturale sopra i 30 cm di lunghezza La lunghezza richiesta è di 30 cm dalla fine del mento come minimo. CosĂŹ come per la categoria di prima, la barba deve essere uniforme da un lato all’altro del viso e riempirlo completamente; la crescita deve essere spontanea e non curata. Baffi richiesti. Non ammessi mezzi ausiliari.


EVENTI/

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CATEGORIE

Altre barbe Qualsiasi barba le cui caratteristiche non siano riconducibili alle altre categorie; la stravaganza è il fattore chiave. Accettate anche barbe a metà (un solo lato del viso, l’altro rasato). Sono ammessi mezzi ausiliari.

Barba e baffi completi curati con stile La barba deve rimanere al naturale, ma la peluria dei baffi deve necessariamente crescere stando al di sopra della piega della bocca in una zona compresa tra gli 8 e i 9 cm. Tutti i disegni possibili sono ammessi per la barba, ma non per i baffi.

Baffi freestyle Tutti i baffi che non possono essere inseriti in altre categorie; dunque, anche tutto ciò che è lasciato crescere liberamente. Ovviamente, qualunque mezzo ausiliare è ammesso.


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Barba freestyle

Sassy Stashette

Beauty Bearded

Tutte le altre barbe che non possono essere assegnate ad altre categorie. Qualsiasi tipo di disegno e forma sono accettati; ammessi mezzi ausiliari.

La West Coast Championship prevede anche due categorie al femminile; nella Sassy Stachette partecipano tutte le donne con baffi di qualsiasi forma, materiale e domensione.

L’altra categoria ad appannaggio esclusio delle signore. In questo caso, tutte le donne possono partecipare con i loro graziosi peli di qualsiasi materiale e dimensione.


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EVENTI/

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BARBA PER SCONFIGGERE LA SCLEROSI MULTIPLA Tim Millar, chitarrista del gruppo mathcore Protest the Hero, ha partecipato alla WCB&MC del 2011 nella categoria “Barba freestyle” con un intento molto nobile: raccogliere fondi da donare a Walk for MS, manifestazione volta a sensibilizzare l’opinione publica riguardo la sclerosi multipla. Nel bel mezzo della competizione, ha dichiarato ai presenti: «Una volta terminata la gara, mi raserò completamente per una causa benefica. Avrete finalmente occasione di vedere il mio mento, dopo 19 mesi». La barba non è solo stata tagliata integralmente (trovate il video su Youtube, cercando Timothy Millar Shaves Beard For MS Awareness), ma anche messa in vendita in un’asta di eBay, dove è stata acquistata da un bidder per 116 dollari. Il potere del pelo!

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PORTRAITS 16 Intervista #1- Angelo Ferrillo 22 Intervista #2- Luigi Presicce 26 Intervista #3 - Massimo Fiorio


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P O R T R A I T S / I l personaggio # 1


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L’ I N T E R V I S T A / ANGELO FERRILLO

Nu’ guaglio’ barbut’… BARBA: ESSENZA O PARVENZA? LO CHIEDIAMO AL SIGNORE QUI ACCANTO, FOTOGRAFO PROFESSIONISTA ED OCCHIO VIGILE DELLA MOVIDA MILANESE. INTERVISTA: F. Biraghi FOTOGRAFIE: cortesia di A. Ferrillo (tutti i diritti riservati).

!"#$%&%#'(#)!))*#+(,-.))* Prima di approdare ad una produzione strettamente “street”, Ferrillo ha fatto una gavetta impressionante. Tra le altre cose, è’ stato Direttore della Fotografia dei cortometraggi di Napoli, ha esposto nella mostra Indiepentemente, ed ha inaugurato nel 2008 la sua personale, Doppia Visibilità, presso la Fondazione Feltrinelli di Monza. Ad oggi, collabora con magazines, free mags, testate varie, artisti emergenti e serate di clubbing milanesi. (Una resume del suo lavoro è disponibile su www.ferrilloshots.it).

Le apparenze ingannano. Frase sicuramente trita e ritrita, ma gemma sempreverde di verità. Angelo Ferrillo, classe 1974 e fotografo freelancer, ne appartiene a pieno titolo: la sua area buontempona potrebbe indurre una frettolosa classificazione sotto l’etichetta di “scugnizz’ parente alla lontana di Gattuso”, ma è presto confutata dall’eccellenza qualitativa dei suoi scatti. Scatti che raccontano molto di lui: donne, biciclette, e di quel brulichìo di feste e sballo che prende vita nella city milanese ogni sera, a partire da una certa ora. Il denominatore comune? Barba e baffi ovunque, ovviamente. Ne approfittiamo per fare due chiacchiere col nostro personaggio.

Parlaci un po’ di te, chi sei? Di particolare c’è poco da dire, sono napoletano, scappato da Napoli abbastanza presto. Studiavo e lavoravo, tornando solo per sostenere gli esami all’università. Nel frattempo sviluppavo passione, interesse e voglia di stabilità. Ho scelto così col tempo la fotografia, Milano e la mia compagna.

Navigando tra le tue pagine nel web abbiamo scoperto questa tua grande passione per le biciclette. Com’è nata? È legata in qualche modo ad altre esperienze della tua vita? Mio padre da piccolo mi “costringeva” a seguire il giro d’Italia e in famiglia ho anche dei cugini che lo correvano negli anni 80. Il paese d’origine di mio padre (e quindi di tutta la genealogia legata a lui) è un paese di ciclisti. Detto fatto, da li il passo è breve.

Tornando a noi, da quanto fai il fotografo? Come hai iniziato? Al mio 17esimo compleanno mio padre mi regalò una Polaroid che iniziai ad odiare da subito. In un momento di noia provai a farmela piacere. Ci sono riuscito, tanto che per un periodo post maturità giravo SOLO con la macchina fotografica. Venire a vivere qui a Milano ha fatto il resto. La comunicazione visiva qui fermenta come il lievito di birra.


PORTRAITS/

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Nel tuo lavoro di fotografo nelle più esclusive serate milanesi, ritrovi degli standard particolari legati a barba e baffi? Se sì, quali? Seguo la night life milanese ed estera da un bel po’ di anni e devo dire che c’è stata una evoluzione estetica abbastanza forse. La barba ed i baffi sono onnipresenti oramai. Inflazionati direi. Io stesso porto la barba.

Trovi che tale culto sia diventato semplice moda di passaggio o rimarrà un elemento distintivo fisso? A volte spero nella pulizia del volto. Mi piace fotografare i tratti somatici e le impurità dei visi raramente perfetti. Ma se devo essere obiettivo, direi che per la teoria dei corsi e ricorsi storici, questo frangente temporale è destinato a scomparire.

Sempre riguardo al discorso di prima: Perché, secondo il tuo parere, la gente si fa crescere la barba e/o baffi? Pensi che possa creare notorietà a una persona? Credo che la barba ed i baffi vadano a creare una sorta di legame con le proprie origini, del resto siamo nati pelosi e lo siamo rimasti nei posti in cui l’evoluzione ha ritenuto necessario che rimanessero.

La tua prima volta che hai fatto la barba e la prima che hai pensato di farne un accessorio del tuo outfit? Ero piccolo, come te probabilmente. Ho imitato mio padre, come hai fatto anche tu e come ha fatto tutto il resto del genere umano. Non ho mai pensato che la mia barba fosse un accessorio del mio outfit. Forse, con molta più probabilità è un accessorio del mio essere, quello si.

Come curi la tua barba e qual è la tua routine quotidiana? Qualche segreto da rivelarci? Non la curo molto. Ogni due settimane la sfoltisco con un rasoio elettrico e poi vado a delinearne le forme. Ci spendo pochissimo tempo, devo dire. A volte la tolgo per far respirare la pelle e poi la faccio ricrescere subito perché non mi ci vedo più senza.

Conosci qualche personaggio noto nel tuo ambiente per una particolarità in B&B? Un amico, che poi nell’ambiente del ciclismo urbano è quasi una personalità, ha fatto della sua barba e del suo capello sconvolto un reale marchio di fabbrica (nella pagina seguente, nda).


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© ANGELO FERRILLO PHOTOGRAPHY

© ANGELO FERRILLO PHOTOGRAPHY © ANGELO FERRILLO PHOTOGRAPHY

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PORTRAITS/

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Pensi che un pelo particolarmente studiato e curato possa essere una potente calamita per attirare le donne (o gli uomini)? Non sono affatto convinto di questo. Ci sono delle donne molto attratte dai calvi, che reputano sexy; altre ancora invece non riescono a stare con uomini che non sono curati. Alla mia compagna piaccio in versione boscaiolo.

Quanto credi che la barba incida sulla percezione che gli altri hanno di te? Probabilmente incide molto nel rimarcare la mia terronaggine a chi mi vede per la prima volta, o per intuire quanto io sia un bono da calendario incompreso (ride, nda). Com’è ovvio, le persone intelligenti vanno presto oltre.

Apparenza e sostanza a parte, hai un mento molto “mediterraneo”. Grazie, spero possa prenderlo come un complimento. La verità è che mi profilo spesso una versione di Angelo Ferrillo versione ariana, ma penso subito che sarei talmente ridicolo e mi vergogno solo ad averci pensato. Diciamo che mi vado bene così.

Ok. Qual è la tua top 5 di persone baffute e/o barbute? 1) Noè; 2) Babbo Natale; 3) Garibaldi; 4) La donna barbuta; 5) La Befana.

E di persone col viso liscio a cui vedresti bene un po’ di pelo? Tom Hanks lo vedevo bene nella parte del barbuto naufrago che giocava con una noce di cocco, ma devo dire che Robert De Niro ed Al Pacino con la barba mi piacciono molto.

E Bruce WIllis? Non credo abbia mai girato un film in cui è barbuto (e invece...pp. 90-91). Forse sta meglio così, liscio come una patata.

In conclusione, qual è il tuo miglior consiglio per i ragazzi che stanno attualmente coltivando il Sacro Culto della barba? Se vi piace, tenetela; se lo fate per moda o ve la fate piacere, toglietela.

[F.B.]


© ANGELO FERRILLO PHOTOGRAPHY

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P O R T R A I T S / I l personaggi o # 2


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L’ I N T E R V I S T A / LUIGI A. PRESICCE

Peluria visionaria LA TEORIA SUL SIMBOLISMO DELLA BARBA, IL LEGAME CON L’ARTE, RETAGGI TANGIBILI DELLA TERRA E DELL’UOMO.

INTERVISTA: C. Mazzini FOTOGRAFIE: cortesia di L. Presicce

Salentino di Porto Cesareo, Luigi Presicce è molto più che una promessa del panorama artistico italiano, ritagliandosi al suo interno un ruolo specifico. Le sue qualità artistiche hanno colpito la giuria internazionale della seconda edizione del Premio Emerging Talents 2010 promosso dal Centro cultura contemporanea Strozzina di Firenze, con l’opera La Benedizione dei Pavoni, da tre anni dirige la programmazione di uno spazio di progetto a Milano: il Brown Project Space. Vanta numerose mostre personali, tra cui nel 2011 la mostra La benedizione dei pavoni (teatro comunale di Novoli) e nel 2010 Tabula Luciferina (O’ artoteca, Milano), Janny Haniver show (Fondazione Claudio Buziol, Venezia) e C’è splendore (abitazione privata, Lecc). Pagina a lato: Presicce con la sua opera Icaro metallico (2010, Mostra d’Oltremare, Napoli).

Veste come un monaco dandy con barba e chioma acconciata tra l’international style e l’anacoreta; impossibile distoglierne l’occhio per strada o alle mostre. Realizza opere simboliche fatte di disegni, pitture, sculture; performance intense come intensa è la sua vita d’artista, o l’arte della sua vita, luogo di visionarietà e verità. Giovane (ma non troppo) in rapida ascesa, fonde intuizioni “meta-empiriche” ad una verve non comune; il suo modo di porsi è calcolato ed ermetico, proprio come le risposte di quest’intervista. Lo incontriamo nel suo salotto a Milano, tra un tè ed una scultura, affascinati dall’incessante misticismo che sgorga dalle sue parole e dal suo savoir faire. A voi, Luigi Presicce.

Parlaci un po’ di te, chi sei? Sono un giovane artista medievale (questa è una citazione), nato in piccolo paese di pescatori nel Salento.

Abbiamo notato che nelle tue opere è ricorrente l'elemento della barba. Spiegaci perché. Nelle mie performance compaio quasi sempre io e dato che la barba è veramente attaccata alla faccia, non si può togliere.

Tornando a noi, da quanto fai l'artista? Come hai iniziato? Da quando disegnavo scheletri e cimiteri alle elementari, prima erano solo scarabocchi infantili.

Di primo acchito, che tipologia di barba associ al tuo ambiente? Vittorio Emanuele, anche se non ho capito a che ambiente ti riferisci.

Tra gli artisti che conosci. ritrovi degli standard particolari legati a barba e baffi? Se sì, quali? Gli artisti che frequento hanno tutti i baffi, anche le ragazze.


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PORTRAITS/

E tra le persone normali, ti sei ispirato a qualcuno? Un detto dice che l'uomo senza baffi è come la donna con i baffi... non penso di essermi ispirato a qualcuno, semplicemente mi riconosco quando mi guardo allo specchio, che non è poco.

Trovi che il culto di barba e baffi sia diventato semplice moda di passaggio o rimarrà un elemento distintivo fisso? Ora è certamente una moda o un carattere distintivo di alcune categorie di persone. Nel passato era normale per un uomo avere dei grandi baffi, poi è arrivata anche l'epoca di quelli che andavano a lavorare in Germania e tornavano con i baffi.

Sempre riguardo al discorso di prima: perché, secondo il tuo parere, la gente si fa crescere la barba e/o baffi? Pensi che possa creare notorietà a una persona? No, non credo. Semplicemente, è conveniente; a volte i baffi possono sottolineare un naso importante, per esempio.

La tua prima volta che hai fatto la barba e la prima che hai pensato di farne un accessorio del tuo outfit? Ho i baffi da quando avevo quattordici anni e la barba dal 2006.

Bè, non male. Nel tuo caso, la decisione è stata dovuta a fattori di moda? No. La barba ha costituito il tassello che mancava di una auto-percezione gratificante, nessun vezzo.

Come curi la tua barba e qual è la tua routine quotidiana? Qualche segreto da rivelarci? Pettine di legno, lavaggi quotidiani e una crema idratante per la pelle non guasta mai.

Pensi che un pelo particolarmente studiato e curato possa essere una potente calamita per attirare le donne (o gli uomini)? Il gusto degli altri si può influenzare, ma non ne farei una questione di lana caprina.

In conclusione, qual è il tuo miglior consiglio per i ragazzi che stanno attualmente coltivando il Sacro Culto della barba? Superare la fase prurito.

[C.M.]


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P O R T R A I T S / I l personaggi o # 3


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L’ I N T E R V I S T A / MASSIMO FIORIO

Un folto eclettismo QUANDO L’APPROVAZIONE PUBBLICA È TUTTA UNA QUESTIONE DI SPONTANEITÀ E DISINVOLTURA. IL TUTTO AGITATO CON IRRINUNCIABILE SCHIETTEZZA. iNTERVISTA: C. Mazzini FOTOGRAFIE: cortesia di M. Fiorio

Musicista e scrittore veronese, Fiorio è stato il bassista degli Slumber e dei Canadians (vincitori dell’Heineken Jammin’ Contest 2006 e del premio come Best New Artist 2007 assegnato da Mtv Italy), band prodotta da Ghost Records. Nel 2010, insieme a Vittorio Pozzato, fonda i Lava Lava Love, nei quali milita tuttora, e con i quali pubblica l’ultimo album A bunch of love songs and zombies. Nel 2006 ha ideato e realizzato il sito Roundhouse Kicks sui Chuck Norris Facts, considerato dal Financial Times uno dei 10 siti più influenti d’Italia e vincitore del premio Rivelazioni del web 2007 assegnato da Yahoo Italia. Dal sito sono stati tratti cinque libri che hanno venduto finora più di centomila copie di cui l’ultimo L’albero di Natale di Chuck Norris ha le palle quadrate, Tea 2011. Nel maggio del 2009 ha creato il sito Brinda con papi, una raccolta di fotomontaggi che ironizza sul premier Silvio Berlusconi, totalizzando più di 250.000 visite nei primi due giorni di vita e segnalazioni sulla stampa italiana e straniera. Pagina a lato: Massimo Fiorio , 2010, Verona.

Massimo Fiorio in quattro aggettivi: poliedrico ma soprattutto molto, molto rumoso (sia nel lavoro che nei passatempi sul web). Ed un caotico prolifico.

Parlaci un po’ di te, chi sei? Sono Massimo, ho meno di 35 anni, ho due lavori, suono nei Lava Lava Love, spreco ore della mia vita su Twitter, ho un bellissimo stereo nuovo, sto leggendo Cosmopolis (e lo sto odiando), ho pubblicato qualche libro sulle gesta di Chuck Norris e mi piacciono le canzoni dei Beatles. La mia canzone preferità però è degli Smashing Pumpkins. Potete trovarmi comodamente su Twitter col nick “dietnam”.

Da quanto fai quello che fai? Come hai iniziato? Da quanto faccio cosa? Lavorare? Suonare? Perdere tempo? Lavoro da 7 anni, suono da 18, perdo tempo da sempre. Le cose sono strettamente collegate: se avessi meno tempo forse lavorerei da più anni e avrei suonato meno. Penso di aver fatto sempre le scelte più giustamente sbagliate nella mia vita, e ne sono felice. Come ho iniziato? Comprando un basso Samick, lavorando con mio padre e mio fratello e aprendo un account Twitter.

Di primo acchito, che tipologia di barba associ al tuo ambiente? Al mio ambiente lavorativo associo volti glabri e curati. Se parliamo del mondo che invece mi permette di portare il mio culo in giro per l’Italia quasi ogni weekend in compagnia di chitarre, piatti e rullanti, allora direi che le tipologie sono molteplici. C’è il tizio con il baffo enorme, quello con la barba fino ai capezzoli, quello con le basette di Elvis. Più dei tatuaggi possono i peli.

Tra le persone incontrate nella tua vita, ti sei ispirato a qualche barba? Ho sempre in mente le foto del matrimonio dei miei. Mio padre aveva la stessa barba che ho io adesso, quindi sicuramente lui è stato una grande ispirazione. Credo l’abbia tagliata pochi anni dopo e da allora l’ho sempre visto con i baffi. Un giorno mi piacerebbe vederlo anche senza quelli, ma dubito succederà.


PORTRAITS/

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Trovi che il culto di barba e baffi sia diventato semplice moda di passaggio o rimarrà un elemento distintivo fisso? Credo sia un po’ come tutte le mode. Tutti con la barba negli anni ‘60, tutti senza negli anni ‘80, tutti con la barba adesso. Cicli. Se posso parlare del mio caso, la barba è indicativa di estrema pigrizia più che di adesione ad uno stile. Non voglio tagliarla e quindi lei ne approfitta.

Sempre riguardo al discorso di prima: Perché, secondo il tuo parere, la gente si fa crescere la barba e/o baffi? Pensi che possa creare notorietà a una persona? Non so se barba o baffi abbiano mai creato la notorietà di qualcuno, eccezion fatta forse per i ZZ Top, però sicuramente ricordo alcuni individui per particolari ed estremi esperimenti con barba e baffi. Non credo però che il fatto che io li ricordi equivalga alla notorietà. Ripeto: non sottovalutiamo la pigrizia quando ci interroghiamo sul perchè tizio si sia fatto crescere quella barba folle.

La tua prima volta che hai fatto la barba e la prima che hai pensato di farne un accessorio del tuo outfit? Da adolescente desideravo tantissimo la barba che i miei coetanei già facevano quasi quotidianamente. E invece zero. Il nulla più totale. Credo di essermi fatto per la prima volta la barba con lametta e schiuma a 20 anni, prima mi limitavo ad estirpare quelli che nessuno avrebbe potuto definire barba o baffi. Ho deciso solo nell’ultimo paio d’anni di lasciarla crescere più lunga del solito.

Come curi la tua barba e qual’è la tua routine quotidiana? Qualche segreto da rivelarci? La curo non curandola. La lascio crescere a caso. Poi, quando impazzisco, prendo il rasoio e l’accorcio. Quando impazzisco totalmente la taglio completamente. Poi piango per venti giorni e ricomincia la routine della mia vita. Ogni volta che qualcuno entra accidentalmente in contatto con la mia barba dice sempre (maschio o femmina, non importa): “Ma che barba morbida che hai!”. Rispondo sempre: “Eh sai, uso il balsamo”. È una leggenda metropolitana. Però qualche volta l’ho usato davvero.

Pensi che un pelo particolarmente studiato e curato possa essere una potente calamita per attirare le donne (o gli uomini)? Con “pelo studiato e curato” mi vengono in mente quelli che hanno la barba che sembra fatta con squadra e goniometro. Brividi di schifo. Per esperienza personale posso dire che più selvaggia è, più le donne sembrano apprezzare. Poi sicuramente a molte donne (e uomini) piacerà anche la barba “squadragoniometro”, ma sono le donne (e uomini) che non piacciono a me, quindi tutti felici.

In conclusione, qual è il tuo miglior consiglio per i ragazzi che stanno attualmente coltivando il Sacro Culto della barba? Lasciatela crescere a caso, lei saprà come ripagarvi.

[C.M.]


TIPS & TRICKS 30 34 36 38

Un pizzetto da supereroe Antonio’s secrets Rendila famosa Rasoi elettrici ai diffidenti


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T I P S & T R I C K S / Learn 2 trim

Un pizzetto da supereroe COME OTTENERE LA RASATURA DI IRON-MAN TESTI/ILLUSTRAZIONI: S. Pellegrini-

Robert Downey jr. interpreta l’eccentrico supermiliardario-playboy Tony Stark nei due Iron Man (2008 e 2010). Quando non indossa una luccicante armatura da supereroe mantiene un look inconfondibile ed istrionico anche grazie al suo singolare pizzetto.


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OCCORRENTE -BARBA DI ALMENO 120-150 MM; -SCHIUMA DA BARBA; -FORBICI (LAMA AFFILATA); -RASOIO ELETTRICO REGOLABILE; -RASOIO MANUALE A SINGOLA/DOPPIA LAMA.

PREPARAZIONE Il primo, importante passo è dato dalla corretta temperatura dell’acqua: se tiepida al punto giusto, essa dilata i pori, rillassa la pelle ed i muscoli facciali, e soprattutto di ammorbidire il pelo. Questo semplice accorgimento rende il procedimento della rasatura più semplice e meno traumatico. Il momento migliore è dopo una doccia o un bagno; è altrimenti possibile fare utilizzo di un panno di flanella o di una tovaglietta di cotone, immerso in acqua calda ed avvolto intorno alla faccia per almeno trenta secondi.

Primo passaggio Usando il rasoio elettrico andiamo a sfoltire la totalità della barba fino a raggiungere una lunghezza di circa 120 mm. A tale scopo sarà necessario procedere con il rasoio in diversi passaggi con lame di spessore sempre maggiore, per evitare di tirarre o strappare il pelo. Se si possiede una barba particolarmente lunga, è consigliabile apportare una iniziale sfoltitura con la forbice per evitare inceppamenti e strappi; è consigliabile inoltre procedere contropelo per ottenere un pelo diritto e un opposizione maggiore alla lama del rasoio.


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TIPS & TRICKS/

Secondo Passaggio Riprendiamo il rasoio elettrico e impostiamo la lungezza su 20 mm. Con questo andremo a sfoltire tutte le parti delle guance e del collo che sono solitamente coperte da uno strato meno fitto di pelo. In questa fase non è necessaria una grandissima precisione, dato che il disegno finale della barba sarà eseguito solo dopo con il rasoio a mano. È tuttavia necessario stare attenti e controllare di rimanere con la lama ad almeno 7 cm dal mento sulle guance, e di circa 3 cm sul sottomento. Il collo può essere rasato interamente.

Terzo passaggio È tempo di raffinare il tutto con il rasoio a mano. Partendo dai baffi, radiamo una sottile striscia superiore per ottenere un disegno più affusolato: partiamo dal naso, e con un movimento dall’alto verso il basso e dall’interno verso l’esterno andremo a ridisegnare la parte superiore. Per le pelli più delicate può essere necessario stendere della schiuma da barba prima di utilizzare il rasoio manuale. Consigliamo quella sottovuoto piuttosto che quella in tubetto: entrambe massaggiano e tonificano la pelle, pulendo il poro da eventuali impurità, ma la prima, se poco montata con dita o pennello, lascia maggior campo visivo per muoversi con maggior precisione sul viso. Occupiamoci ora del mento basso e del collo: il metodo corretto di rasare un “pizzetto” è quello di non dare un taglio squadrato alla sua forma, bensì descrivere un semicerchio concavo, che segua l’andamento della mascella.

Quarto passaggio Ottenuta una rasatura completa del collo, si passa alla parte più originale del taglio. Con l’utilizzo delle forbici andiamo a regolare i contorni della rasatura delle gote, cercando di ottenere il disegno a triangolo del nostro personaggio; appoggiamo la lama al viso con un angolo di 30˚, e tenendola inclinata andiamo a tagliare i peli sporgenti. Ciò che ne risulta è un pizzetto con una base di 14 cm (7 più 7), che si congiunge in linea retta ai baffi (4 cm).


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Quinto passaggio Osservando la foto di Downey jr. si può notare come il suo pizzetto non sia totalmente chiuso ed il mento non completamente coperto; per ottenere questo singolare disegno, dovremo nuovamente utilizzarre il rasoio manuale. Andiamo a dividere i baffi dal resto incidendo con un “taglio” trasversale il punto dove il manto risulta più sottile. Otterremo, in questo modo, due stacchi marcati, alquanto originali ed eleganti.

Sesto passaggio Interveniamo su quello stesso punto di divisione regolando con la lama i contorni del pizzetto sul mento, allargando lo spazio rasato. Procedendo dal centro del mento all’esterno e dall’alto al basso descriviamo una linea retta in modo da ottenere nuovamente un triangolo. Sfoltiamo infine anche la base e i lati del pizzetto, creando una linea sottile e più definita.

Conclusione Ultimato il disegno del mento dovremmo aver raggiunto il nostro obiettivo: la barba è stata completata (confidiamo nella vostra abilità manuale per un risultato quantomeno decente). Ricordiamo che una corretta rasatura esfoglia e pulisce la pelle, lasciandola morbida e liscia favorendo il respiro del nuovo tessuto epiteliale. La nuova pelle richiede protezione; per mantenerla sana è importante che si usi un dopobarba reidratante o una crema reintegrante. I prodotti che contengono alcool non devono essere utilizzati direttamente sulla pelle dopo la rasatura, in quanto potrebbero causare infiammazioni, arrossamenti e disidratazione.

[S.P.]


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T I P S & T R I C K S / I consigli dell’esperto

Antonio’s secrets

FA’ COME DICE LUI

REGOLE PREZIOSE DA QUALCUNO CON LE MANI IN PASTA DA ANNI TESTI: C. Mazzini - FOTOGRAFIE: S. Pellegrini

IL LUOGO

Il Salone di Antonio via Rovello, 12

«Mio padre non voleva vedermi per strada. Così, finite le elementari, mi disse: “Adesso vai a fare il garzone in negozio”. Io risposi che non volevo fare il barbiere, né il sarto, né il calzolaio, ma lui mi zittì: “Impara l’arte e mettila da parte”. Gliene sarò grato per tutto il tempo che campo». Originario di Reggio Calabria, inizia a fare il barbiere da ragazzino, insaponando i clienti per un parrucchiere della sua città natale. Poi, a Milano, da semplice gestore diviene il proprietario del suo salone, in via Rovello. A coronamento della sua carriera, nel 1993, Antonio viene premiato con diploma e medaglia d’oro dalla Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Milano, in occasione della 4° edizione del Premio Milano Produttivà. Settant’anni all’anagrafe, di cui almeno cinquanta passati a mettere le mani nei capelli e nelle barbe altrui, Antonio è quel che si dice ormai un uomo di mondo. Non perché abbia viaggiato, ma perché è stato il mondo a venire da lui, portando nella sua bottega manager, banchieri, intellettuali, ma anche tanta gente comune. «Ho una delle migliori clientele di Milano, - dice - Umberto Eco viene a far-

si accorciare la barba da me. All’inizio diceva che preferiva farsela da solo, che così si rilassava. Poi però ha capito la differenza...». Già, perché andare dal barbiere è una specie di religione: c’è una parrocchia di riferimento, c’è un rito e c’è persino un confessore: «Una volta è venuto da me un monsignore e mi ha raccontato tutta la sua vita. Alla fine mi ha detto: “Sa, a volte anche noi abbiamo bisogno di qualcuno che ci ascolti”». Antonio è convinto che il segreto del mestiere sia nel conservare i vecchi metodi, i riti antichi: “Farsi radere è tornato di moda perché è un piacere che restituisce alla vita. Tutte le operazioni vanno fatte piano piano, la fretta fa sbagliare. E poi molto importante è la fiducia che viene riposta nel barbiere, da far sfociare tutta nel relax finale che solo il pannicello caldo può effondere per dare un tocco di coccole alle nostre giornate caotiche”. Perché di certo a casa nostra non è come da lui; nel frattempo, però, lasciamoci dare un po’ di consigli per la nostra barba “fai da te“.

[C.M.]

Un salone museo. Salone storico di barbiere a Milano, quello aperto dal 1965 da Antonio Triglia, ma anche originale museo, perché ospita più di 200 immagini provenienti dai barbieri di Vietnam, Cuba, Yemen, India, Tibet, Madagascar, Marocco... Una collezione nata quasi per caso che oggi ha il sapore di un primato. Un pratrimonio prezioso che racconta di un mestiere davvero senza confini e che in alcuni paesi lontani è oggi come da noi un tempo. Antonio ha saputo rinnovare l’offerta e pur mantenendo sul fronte della barba un trattamento davvero “ad arte“, servendo giovani clienti grazie ad un team motivato e capace, e con proposte all’insegna dell’attualità.


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Quando

La barba si fa al mattino, momento in cui la pelle è più rilassata e meglio disposta ad essere “trattata“.

Gli uomini se la fanno tutti i giorni (o quasi), senza sapere che si chiama così. La pogonotomìa è semplicemente la rasatura: dal greco pogon (barba) e tomè (tagliare). Di questa procedura non c’è traccia prima del 300 a.C., quando si narra che il primo barbiere dell’antica Roma arrivò in Sicilia per far conoscere l’arte del radersi. Alla fine del XVIII secolo, il famoso coltellaio francese JeanJacques (1730-1784) descrisse e raffigurò un rasoio di sua invenzione che chiamò a rabot (a pialla). Esso presentava una protezione della lama che avrebbe dovuto permettere a persone poco esperte, anziani, disabili o in generale a chi avesse poca confidenza con l’operazione della rasatura, di svolgerla con maggior facilità e con una sola mano. Il progetto anticipò di un secolo il rasoio di sicurezza.

Preparazione Insaponatura

Il viso va risciacquato con acqua tiepida per dilatare i pori.

Si passa ad un’insaponatura molto abbondante, lasciando qualche attimo la schiuma sulla pelle, in modo da far ammorbidire i peli alla radice.

Lentezza Ritorno

La rasatura va eseguita con movimenti lenti ed accurati, partendo dalle basette e seguendo sempre la direzione del pelo almeno alla prima passata per evitare irritazioni.

Un secondo passaggio va effettuato con scorrimento della lama in senso opposto.

Chiusura Massaggio

Ed ora, un delicato massaggio finale con dopobarba in forma di gel, balsamo o liquida con sostanze antisettiche per prevenire eventuali infezioni da piccoli tagli, insieme ad essenze profumate e componenti con finalità ammorbidente della pelle restituiranno freschezza al vostro viso.

La successiva detersione del viso con acqua fredda facilita la chiusura dei pori, evitando quindi un’eventuale irritazione.


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T I P S & T R I C K S / Rasoi 1

Rendila famosa TANTISSIMI VIP LO STANNO FACENDO: TENERE LA BARBA. E PERCHÉ NON UTILIZZARE IL LORO ESEMPIO, CURATO DA STYLIST FAMOSI? TESTI: C. Mazzini - ILLUSTRAZIONI: S. Pellegrini

50 Cent TAPPETINO

Se vuoi ottenere un look da rapper come quello di 50 cent, puoi usare il nuovo Philips QG 3030/10 per regolare allo stesso spessore barba e capelli. Con un semplice rasoio a lametta dovrai poi ridisegnare dei contorni squadrati e precisi. Questo darà alla tua barba un aspetto elegante e curato, rendendola quasi un acessorio.

Zach Galifianakis BARBA PIENA

Per chi ha una barba spessa e lunga: utilizza un trimmer con un motore heavy-duty come il Designer Wahl ($ 65) una o due volte alla settimana. Prima di fare la barba, pettina la barba fino a sbarazzarti di grovigli, rendendola così più facile da tagliare.

George Clooney CROSTA

Per un look leggermente barbuto e dal finto sapore casual&colto, basta scegliere di tagliare con il Vorteq Oster ($ 60) solamente ogni tre o quattro giorni. L’intenzione è quella di rasare la tua barba in modo che sembri naturale, per cui attento alla linea, definita, ma non troppo.


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COME ELIMINARE TAGLIETTI ED ESCORIAZIONI DA RASOIO Se i rasoi manuali ti provocano serie e fastidiose escoriazioni, è giunto assolutamente il momento di passare a un rasoio elettrico. Ecco alcuni utili consigli per lasciarti alle spalle gli antipatici taglietti e le dolorose escoriazioni. L’ esfoliazione sta alla base di tutto. L’esfoliazione del viso è importante per eliminare le cellule morte dallo strato superficiale della pelle. Serve anche a portare in superficie i peli incarniti che potrebbero provocare piccoli rigonfiamenti. La cosa migliore da fare è usare uno scrub esfoliante per il viso sotto la doccia, prima della rasatura, per preparare la pelle.

Rick Rubin BARBA FERINA

Robert Pattinson BARBA ISPIDA

Una volta lascia crescere la barvoltache chesi si lascia crescere la ba piùpiù lunga barba lungadidiqualche qualche centimetro, questa cresce in maniera selavaggia ma anche autogestita. A parte regolarle le le estremità, estremità,da dafare fareagevolmente agevolmente Panasonic ER2211S ER2211S Silver, concon ununPanasonic adatto per per lelelunghezze, lunghezze,state stateattenti attentia amantenerla mantenerla barba priva di grola la tuatua barba priva di grovigvigli e cibo. li e cibo.

Usato ogni giorno oo due, due, ilil nuovo nuovo Philips trimmer stoppie Norelco ($ 40), Philips trimmer stoppie Norelco ($ vi lascerà con il perfetto stile appena 40), vi lascerà con il perfetto stile trasandato. Visto che si andrà appena trasandato. Visto cheasilavorare andrà molto vicini alla pelle, farepelle, una doccia a lavorare molto vicini alla fare prima, per aprire poriaprire e ammorbidire una doccia prima,i per i pori e iammorbidire peli. Asciugare il viso con un ilasciugai peli. Asciugare viso mano di iniziare, ma soprattutto con unprima asciugamano prima di iniziare, ricordate di usare una crema idratante ma soprattutto ricordate di usare una dopo. crema idratante dopo.

Tom Selleck TRICHECO

Se ricordi la serie televisiva Magnum, P. I. e vuoi avere quel look un po’ macho anni anni‘80, ‘80,scegli scegli di unun bel bel paiopaio di bafbaffettoni da tricheco. ottenerli fettoni da tricheco. PuoiPuoi ottenerli con con un rifinitore di precisione un rifinitore di precisione come ilcome CruilZerCruZer Precision partendo Precision Braun,Braun, partendo dalla dalla base del disegnando naso disegnando bordi base del naso bordi diagodiagonali il basso finoangoli agli angoli nali versoverso il basso fino agli della della poifar persìfar sì che la base boccabocca e poieper che la base dei dei si stacchi dal labbro. baffibaffi si stacchi dal labbro.

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T I P S & T R I C K S / Rasoi 2

Rasoi elettrici ai diffidenti NON IRRITANO LA PELLE, TOLLERANO LA SCHIUMA, FUNZIONANO ANCHE CON LA BARBA INCOLTA E SOTTO LA DOCCIA: LA LINEA-PRODIGIO CRUZER TESTI: C. Mazzini - FOTOGRAFIE: S. Pellegrini

Il rasoio cruZer face è maneggevole, con styler e rifinitore che dà stile a qualunque barba, creando una rasatura perfetta dalle linee ben definite, con un accessorio regolabile per la rasatura impostabile su 4 differenti lunghezze. Ci sono 3 modelli: CruZer 4, CruZer 5 e CruZer 6. Sono rasoi dotati di testine girevoli su due lati, la batteria si ricarica in 60 minuti per una rasatura di 30 minuti, hanno funzionamento cordless e sono completamente lavabili, dato che si possono tranquillamente usare anche sotto la doccia. Nel caso servisse una rapida rasatura, il rasoio è dotato inoltre dell’opzione carica veloce. Dotato di una testina extra ampia che permette di radere zone più estese mentre la tecnologia SmartFoil cattura i peli che crescono in differenti direzioni, ha anche un pettine radente staccabile con 4 impostazioni, per una rasatura alla lunghezza desiderata. Mentre il trimmer girevole definisce lo stile del volto, il lato stretto del pettine definisce con precisione angoli e curve, mentre la parte più larga rade e regola uniformemente le zone più ampie. Il rasoio cruZer body è lo strumento ideale per avere petto e ascelle sempre in ordine: adatto per tutte le zone del corpo, grazie al suo design ergonomico, passa agevolmente dalla regolazione alla rasatura con un semplice tocco. Il rasoio cruZer body è dotato di un rifinitore che riduce il ri-

schio di tagli e i tre pettinini radenti permettono di scegliere e regolare la lunghezza più adatta ai propri peli. Il pratico funzionamento in acqua permette di radere aree più ampie con una sola passata, mentre la batteria si ricarica in 10 ore per massimo 50 minuti di utilizzo. Dotato infine di pratico gancio per la doccia, permette un comodissimo utilizzo sotto l’acqua. CruZer precision è l’ideale per dar spazio alla fantasia e personalizzando il proprio stile. Definisce linee nette per una barba perfetta e dai contorni ben definiti, grazie ad una piccola testina, ideale per le aree difficili da raggiungere. Con due pettinini radenti in dotazione, CruZer semplifica il mantenimento desiderato della lunghezza della barba. Le sue piccole dimensioni, inoltre, equiparabili a quelle di una penna, sono perfette per l’uso in casa o in viaggio.

I prodotti cruZer sono progettati per avere una rasatura completa in poche passate, con una versabilità massima.

I prodotti della gamma cruZer sono quattro: face, body, precision e beard&head. Il primo è adatto per regolare e tagliare barba e baffi; il secondo è un utile rasoio per eliminare o accorciare i peli presenti su petto, spalle, schiena, pettorali, braccia, gambe e persino zone intime; il terzo invece è un comodo strumento per la personalizzazione del proprio stile. Il quarto, infine, costituisce l’accessorio definitivo dei nostri sogni.


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TESTINA SPECIALE EXTRALARGA

ACCESSORI RADENTI INTERCAMBIABILI

REGOLABILE A 12 LUNGHEZZE DIFFERENTI

TWISTABLE TRIMMER PER DISEGNARE CONTORNI PRECISI

DENTINO EXTRA SOTTILE (1 MM) PER AREE SENSIBILI

Serve aiuto per trovare una parte da sostituire? Braun ha istituito sul suo sito un modo pratico e veloce di ricercare parti che intendete sostituire. Sono a vostra disposizione due modi di facile utilizzo per trovare le parti da sostituire per i vostri prodotti: ricerca per categoria o per modello/codice prodotto. Per ulteriori informazioni: http://www.service.braun.com

CRUZER BEARD&HEAD

CRUZER FACE

CRUZER BODY

CRUZER PRECISION

ANCORA PIÙ PARTICOLARI

POTENTE SISTEMA A DOPPIA BATTERIA

CruZer beard&head è uno strumento potente per dare lo stile desiderato a barba e capelli, semplificandone il taglio e la definizione dei contorni, permettendo di aggiungere un tocco finale al look anche con il pettine. Sono ben tre le novità sperimentate in questo nuovo rasoio della gamma Cruzer 6 di Braun: la funione click&clock, la doppia batteria e l’elemento in acciaio inossidabile. A differenza della gamma Cruzer 5, infatti, esso presenta notevoli miglioramenti, tra cui una maggior cura per i particolari e per la definizione di barbe o tagli particolari. In più, è il primo modello che fornisce la comodità di poter davvero tagliare barba e capelli utilizzando un solo utensile.


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REGOLA LA BARBA

CRUZER HEAD & BEARD

SISTEMA POTENTE A DOPPIA BATTERIA

CruZer beard&head taglia a 12 lunghezze differenti. Barba corta o lunga? Non importa! Il pettine fornito permette di scegliere tra sei impostazioni differenti (1-11 mm), a cui si aggiunge un ulteriore pettine con sei impostazioni per maggiori lunghezze (10-20 mm) per creare tagli personalizzati. Entrambi sono dotati della funzione click&lock per modificare le impostazioni di lunghezza con un semplice tocco, evitandoci la fatica di cambiare accessori in continuazione. Inoltre, CruZer beard&head è dotato di un elemento aggiuntivo in acciaio inossidabile che permette la regolazione della barba con o senza i pettine radente.

DEFINISCE I CONTORNI

FUNZIONE CLICK & LOCK PER UN’IMPOSTAZIONE PRECISA DELLA LUNGHEZZA, CON UN SOLO TOCCO

RIFINITORE INTREGRATO SCORREVLE CHE FUNZIONA ANCHE CON IL PETTINE

CruZer beard&head crea inoltre tagli precisi dalla linea personalizzata, con un regolatore di precisione piccolo, progettato appositamente per definire la barba anche nelle aree difficili da raggiungere. Semplifica taglio e definizione dei contorni, aggiungendo un tocco finale al look anche con il pettine.

Altre caratteristiche: t 1PUente sistema a doppia batteria che semplifica la regolazione di barba e capelli, mantenendo la sua potenza costante e assicurando cosÏ un taglio perfetto senza irregolarità . t 3JDBSJDBCJMF DPO üMP P $PSEMFTT t PSB EJ DBSJDB QFS NJOVUJ EJ VTP t *OEJDBUPSF -&% EJ DBSJDB t 7PMUBHHJP BVUPNBUJDP JOUFSOB[JPOBMF 7 t $PSQP JNQFSNFBCJMF QFS FWJUBSF DIF QPMWFSF F BDRVB FOtrino nel rasoio, e per facilitarne la pulizia sotto l’acqua corrente, essendo completamente lavabile.


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TENDENZE 42 46

Barbers coming back! Fotoreportage: Brutti ceffi per strada

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Pagelle barbine


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T E N D E N Z E / A t tualità

Barbers coming back! LA LENTA RISURREZIONE DI UNO DEI MESTIERI “A STELLE E STRISCE” PIÚ TRADIZIONALI FOTOGRAFIA: Ckr. Fli TESTI: D. Zappia

Fran Lebowitz dice «vali solo quanto il tuo ultimo taglio di capelli» e gli americani sembrano darle ragione. In linea con le ultime tendenze della moda mondiale che sembra abbandonare il look ‘selvaggio’ favorendo un ritorno al ‘classico’, sembra infatti che i residenti di New York stiano lentamente riscoprendo i barbieri di quartiere. Quelli con le sedie di pelle rosse, gli impianti d’illuminazione vintage e l’immancabile barattolo blu di Barbicide sul bancone. La riscoperta dei barbieri di quartiere e’ in parte dovuta alle ultime tendenze, in parte ai prezzi modici che questi applicano rispetto ai parrucchieri. Al di là della voglia del newyorkese medio di avere un aspetto piu’ pulito, un taglio o una rasatura in questi negozi costa meno della meta’ di quanto chiesto dai saloni piu’ sofisticati. C’e’ la semplicita’ di Persons of Interest a Brooklyn, la piu’ elaborata New York Shaving Company, o la raffinatezza del Blind Barber dell’East Village. In questi negozi, il prezzo per un taglio varia fra i 30 e i 40 dollari, mentre una rasatura –sempre piu’ popolare fra gli americani- puo’ costare fra i 25 e i 40 dollari. Gli abitanti della Grande Mela non sono pero’ gli unici a riscoprire i barbieri tradizionali. Secondo una portavoce dell’azienda, su eBay e’ impennato l’interesse per gli strumenti da barbiere vintage: cosmetici, pennelli, forbici su cui


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i bidder combattono ferocemente a colpi di rialzo, per creare il proprio angolo fai-da-te a casa propria (o per mero collezionismo). Persino la sedia in pelle, emblema del mestiere, è oggetto sempre più ricercato, ed i prezzi sborsati raggiungono picchi di 500 dollari. Anche Amazon ha creato una categoria esclusivamente dedicata a questi oggetti, ottenendo un successo senza pari. Charles Kirkpatrick, amministratore delegato della National Association of Barber Boards of America, fa notare come il numero di licenze di barbiere emesse dalla sua associazione sia aumentato del dieci per cento, da 225.000 a 245.000, negli ultimi due anni. Alcuni negozi come F.S.C. (Freeman Sporting Club) Barber, Geno’s Barberia, Ernest and Olivia o Snip ‘N’ Sip cercano pero’ di andare oltre il concetto tradizionale di barbiere, pur tentando a tutti i costi di conservare quell’aura di tradizionalità che conferisce prestigio e rispetto. Mentre Geno’s i annovera fra i suoi clienti produttori cinematografici come Arthur Laurents e artisti come Dan Colen, da F.S.C. si puo’ persino avere un drink al bar o comprare qualche capo d’abbigliamento per completare il nuovo look, oltre a potere usufruire di un servizio di Razor hoPagina a fianco: particolare dei sedili di Persons of Interest, Brooklyn. A lato: Micheal, barbiere del F.S.C., impegnato ad affilare il rasoio con strumenti tradizionali. Sotto: particolare di Geno’s, New York. Da notare il tocco “cinematografico” sulla parete a sinistra.


TENDENZE/

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ning (“affilatura del rasoio”) che consente di dare nuova vita a lame consumate per soli 30 dollari. L’interesse verso questa professione è attestato anche dalla quantità di documentari filmati nell’ultima decade. Il loro intento spazia ben al di là della testimonianza visiva: attraverso la narrazione dei proprietari e la ripresa minuziosa degli interni, essi si propongono in realtà di dipingere un affresco dell’America di oggi. Barbershop Diares- More than just a haircut? lascia trasparire, sin dal titolo, quanto l’atto della rasatura costituisca un’esperienza ben più profonda, in qualità di collante di persone diverse (i clienti) che scambiano storie ed opinioni tra di loro. Barbershops: [East Coast Edition] Documentary Trailer, similmente, inquadra la comunità afro-americana ed il modo in cui essa si compatta nella discussione di temi caldi (scandali politici, carriera degli sportivi). Materiale visivo assai prezioso, proprio perchè è in grado di cogliere uno dei pochi attimi in cui l’uomo si lascia andare alla verità del pensiero ed alle confidenze, in un ambiente mai prima d’ora così familiare ed intimo.

Sopra: insegna del Floyd's city barber shop,tradizionale negozio in Carolina. A lato: la tipica sedia in pelle rossa, emblema del barber shop made in USA. Pagina a fianco: interni di Art of shaving.


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Particolare di una poltrona del Red Wing Shop, Brooklyn. Sotto: Gentlemens Quarters, negozio tra i pi첫 vecchi di South Alexandria, Virginia.


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T E N D E N Z E / Fo toreportage

Brutti ceffi per strada FOTOGRAFIE DI F. Biraghi (riproduzione riservata)

Tony, 25 anni, skater.


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Vincenzo, 57 anni, operaio.


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Matteo 26 anni, produttore.


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Lu, 29 anni, compositore.


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Marco, 25 anni, montatore.


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C. Alberto, 25 anni, designer.


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T E N D E N Z E / P el o & contropel o

Pagelle barbine SBARBATELLI 0 - FOLTI 1: ANCHE NEL CAMPO DELLA SEDUZIONE TORNA DI PREPOTENZA IL PELO. FOTOGRAFIA:Ckr Fli TESTI: C. Mazzini

Oggigiorno il 78,5% delle donne italiane preferisce l’uomo con la barba, sinonimo di forza e virilità. Ritenuti più mascolini (61%) e intraprendenti (47%) rispetto alla categoria dei rasati, questa fetta del sesso forte raccoglie innumerevoli consensi dal pubblico femminile. È quanto emerge da un’indagine condotta da Found!, la prima agenzia in Italia di mood marketing communication, realizzata mediante la metodologia WOA (Web Opinion Analysis) attraverso un monitoraggio on line sui principali social network – Facebook, Twitter, YouTube – blog e community interattive, coinvolgendo circa 1300 utenti-donne tra i 25 e i 55 anni. Secondo il gentil sesso il nuovo sex symbol di oggi è tenebroso, bello e impossibile, ma soprattutto deve avere la barba incolta. Sfatato, inoltre, il luogo comune che vede solo gli over 40 piacere con la barba sul viso. Sono spesso i personaggi emergenti del piccolo e grande schermo, infatti, a conquistare le donne anche grazie alla loro barba incolta, dal fascino rivoluzionario, passionale e anticonformista.

Il gentil sesso desidera un partner deciso, che sappia prendersi cura della sua dolce metà (58%). Quante volte abbiamo sentito la frase: “Vorrei un uomo che mi trasmetta sicurezza” e “avrei bisogno di qualcuno al mio fianco che sappia conquistarmi con il suo atteggiamento un po’ burbero e un po’ tenero”? Per cui, se volete puntare esclusivamente sulla tenerezza, pare che quest’anno sarete ancora fuori moda. Quasi 7 donne su 10, infatti, tra le possibili carenze in un uomo citano in primis l’insicurezza (67%), e l’aria innocente e l’aspetto bambinesco (58%) contribuiscono a rendere l’uomo meno attraente agli occhi delle donne. Quali sono, dunque, i particolari estetici che più comunicano forza e mascolinità? Secondo le donne è soprattutto la nostra cara amica barba (78%) l’accorgimento estetico sinonimo di virilità; a seguire, peluria sul petto (14%) e capelli lunghi (4%). Ma sempre e comunque di “pelo”si parla: meccanismo inconscio femminile, la barba viene tradotta in simbolo di “maturità sessuale maschile”.

Ogni mese vi proporremo looks che le donne apprezzano o meno, e quindi ovviamente ai quali ispirarsi. Ma si sa, i gusti delle donne sono volatili, ogni mese cambiano idea come la cambieremo noi.

4%

Che tipo di uomo cercano le donne di oggi? Innanzitutto vogliono al loro fianco un vero maschio, che esprima autorevolezza già dal look (69%).

CAPELLI LUNGHI

14 % 78 % LA BARBA

PELI SUL PETTO

LA VIRILITÁ PER LE DONNE

Cosa rende un uomo virile agli occhi di una donna?


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Terry Richardson

James Franco

X Baffi a ferro di cavallo

Baffi e pizzetto

Ricordiamo come questo stile sia in assoluto uno dei più odiati dalle donne. Anche quando ben curati, i baffi a manubrio vi metteranno subito al pari di un biker anni ‘70. Ancora più estremo se usate prodotti per la piega. Date retta a noi, sfoggiate i baffi a ferro di cavallo solamente se siete affascinati dall’idea di sperimentare un lungo periodo di celibato.

Se hai già fatto crescere i baffi spessi e ti piacerebbe costruire un tuo proprio stile, prendi in considerazione l’aggiunta di un pizzetto. Recentemente sfoggiato da James Franco, torna uno dei classici più abusati dalla moda maschile, soprattutto se accennato e in forma poco invadente. Franco lo sfoggia di tanto in tanto con orgoglio e le donne lo apprezzano senza alcuna riserva. Rappresenta quindi una valida opzione per chi vuole andare sul sicuro, e accalappiare qualche donna tentando di ricordarle qualcuno di famoso.


TENDENZE/

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Orlando Bloom

Mel Gibson

X

X

Baffi a matita

Pelo moschettiero

Si tratta di un piccolo accenno di barba sul labbro superiore, una sottilissima linea per incorniciare la bocca. Scelto in tempi recenti da Orlando Bloom, è uno stile adatto per i glabri di natura che, quindi, potrebbero aver problemi nel far crescere una barba piena. Ma perché vogliamo far sapere alla nostra donna della nostra pochezza in fatto di peli? Diciamo che non si presenta come l’accessorio barbuto più virile, facendovi assomigliare a quei ragazzini dalla prima peluria. A meno che la vostra donna non vi ritenga troppo vecchio...

Osservando la foto di Mel Gibson, sorge una domanda spontanea: ha forse scelto di distogliere l’attenzione dalle sue ultime comparse sullo schermo attraverso questo bizzarro stile moschettiere sul viso? Non copiarlo, in ogni caso. Perché distoglieresti la tua donna dal ricordarsi perché ha scelto te.


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Daniel Craig

Borat

X Forgot to shave

Baffi a spazzolino

Optate per uno stile senza tempo, amato in primis dalle donne. Il forgot-to-shave-look, ovvero il “ho dimenticato di radermi“ come si è visto di recente su Daniel Craig, non richiede molta manutenzione ma allo stesso tempo crea un atteggiamento totalmente affascinante. Basta semplicemente sedersi e lasciare che la natura faccia il suo corso fino ad ottenere un delicato aspetto trasandato, ricordando di comprendere il collo.

Se finora hai avuto solo il coraggio o la possibilità di far crescere esclusivamente un paio di baffi radi, non continuare a farlo, a meno che tu non voglia mettere la tua vita sentimentale decisamente in pausa. Parliamo pure dell’odio delle donne per questo tipo di baffo, che ricorda loro troppo uno spazzolino. E comunque, in ogni caso, fatelo anche per voi! Chi ha avrebbe mai voglia di assomigliare al personaggio simbolo di questi baffi?


TENDENZE/

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Brad Pitt

Jeff Bridges

X Ciuffetto caprino

Barba Van Dyke

Quando è troppo, è troppo. Soprattutto per le donne. Perché anche un sex symbol come Brad Pitt, con la barba sbagliata, può risultare decisamente poco appetibile per l’universo femminile. A nulla valgono allora le finte voci per giustificare il look con la prossima apparizione nei panni di un colonnello nel film The Lost City of Z: ciò che può essere tecnicamente definito come un incrocio tra la barba french fork (classicamente divisa in due parti) e la ducktail (con termine a punta), è quantomeno una delle scelte più sbagliate, sprattutto se provvista e accessoriata di perline varie.

Negli ultimi due anni l’attore è stato nominato all’Oscar per ben due ruoli in cui si presentava con la barba al fianco (o meglio, al mento). Che lezione dedurre da tutto ciò? Semplice, lasciate crescere la vostra barba per davvero. Pensiamoci attentamente, che film ricordate di un Jeff Bridges sbarbato? The Open Road l’ha mai sentito nessuno? E invece, per quanto riguarda i personaggi de Il Grande Lebowski, Crazy Heart, Il Grinta e Iron Man? Il segreto, poi, è proprio quello di portarla così, naturalmente, senza troppa vanteria, ma ritenendola un “intrinseco accessorio maschile”.


CULTURA 58 64 70 74

Grovigli di metallo Crescere in Allah Le menti e i menti Il rigoglio di Lincoln


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C U LT U R E / V e l l i s o n o r i

Grovigli di metallo

LA BARBA COME ALLEGORIA DELLA FURIA SONORA: INTROSPEZIONE NEL MONDO DELL’HARD ‘N’ HEAVY

FOTOGRAFIA: Ckr. Fli TESTI: F. Dozio

A chiunque sarà capitato, girando per strada, di incrociare individui particolari. I loro segni distintivi? Giubbotti di pelle neri pieni di spille, anfibi vertiginosi, capelli rigorosamente lunghi; girano da soli o in gruppo, si ingozzano di birra e traggono ludìbrio dal vorticare le proprie matasse capellute (headbanging) al ritmo schiacciasassi e veloce di particolari canzoni. Costoro sono i “metallari”. Per quelli che non hanno avuto occasione di beneficiare di una simile conoscenza, il Sabatini Coletti accorre in aiuto: «[...] Appartenente a gruppi giovanili (sorti negli anni Ottanta) in cui si predilige il rock più duro (Heavy metal) e ci si veste nel modo caratteristico degli interpreti di tale musica, usando in partic. giubbotti di cuoio nero con borchie e catene metalliche.» La definizione risulta tanto accettabile quanto imprecisa: il genere affonda le sue radici in movimenti di molto antecedenti, ed è perlopiù riconosciuto come l’unione di stilemi musicali già in circolo. Tuttavia, nonostante l’archetipo instillato nella coscienza collettiva sia effettivamente quello dell’eighties metaller sopra citato, si è assistito all’esplosione del movimento in direzioni molti differenti; ciascuna di queste, a sua volta, si distingue per elementi peculiari. Non solo nella struttura delle canzoni, ma anche nell’aspetto degli adepti: in tale semiosi, la barba si pone come elemento di indubbia efficacia, al punto che i più esperti sono in grado di associarne lunghezza e manto a ciascuna branchia del fitto sottobosco musicale del genere. Per immergersi in tale scenario caledoscopico, occorre però fare una zom-

pata indietro di cinquant’anni. I Beatles: ecco da dove partire. La loro Helter Skelter è considerata dagli esperti la «prima vera canzone heavy metal» a causa di un ritmo serrato e coinvolgente, totalmente estraneo al repertorio dei Fab 4. In essa vige quell’incalzare andante che caratterizza altre canzoni “scatenate” dell’epoca, come You really got me dei Kinks; si annusano, nell’aria, note foriere di ribellione giovanile. Per giungere ad un contesto genealogico più preciso, tuttavia, è necessario muoversi nell’Inghilterra degli anni Settanta, marchiata a ferro e fuoco da due correnti musicali: da una parte, il fervorio scalmanato del Punk ‘77, una bomba ben presto destinata ad esplodere in tutto il Paese; dall’altra, il tappeto sinfonico-allucinogeno del Progressive rock di Genesis e ELP. In mezzo ai due giganti fa capolino un terzo contendente: l’Hard rock conserva il fragore dell’uno e la complessità tecnica dell’altro, e si impone da subito per l’uso di chitarre distorte, riff duri, basso e batteria a dettare tempi veloci, voce squillante ed acuta; rock’n’roll e blues del decennio precedente vengono centrifugati e riproposti al doppio della velocità. Rolling Stones, The Who, Led Zeppelin e Deep Purple diventano ben presto icona della nuova musica sin a parte dagli ultimi Sessanta, e presto verranno seguiti dagli australiani AC/DC. Ma per il passo ulteriore -quello di nostro interesse- dovremo attendere un certo quartetto di Birmingham; più precisamente, il loro secondo di-

sco. Paranoid dei Black Sabbath, uscito nel 1971 dopo l’omonimo di esordio, è una pietra miliare, un vero e proprio spartiacque musicale- tanto da essere, ancora oggi, acclamato come «IL disco metal». Ciò che fa capolino da subito è la differenza dei testi, incentrati su magia ed occultismo; a dare manforte, la “triade del diavolo”, giro di chitarra a tre accordi estremamente dissonante ed “oscuro”. Canzoni come Iron man, War Pigs e la title track diventano subito emblemi del nuovo gente musicale, e gettano le basi per ciò che verrà a seguire. Un nuovo genere musicale è ufficialmente nato, e destinato a prosperare. Digredendo un attimo dalla storia, è interessante notare come questi gruppi si differenziassero non solo per l’impronta musicale, ma anche per l’outfit estetico. Beninteso: chi più, chi meno, tutti si adeguano alla moda e alla cultura della loro epoca. Nei membri di Purple e Zeppelin, tale evidenza è innegabile: masse di capelli abbondanti ed abbigliamento a motivo psichedelico sono costanti in quasi tutte le foto. Per i Sabbath il discorso subisce invece una variazione: giubbotti di pelle e croci in mezzo ai petti villosi funzionano efficacemente nell’accentuare il loro status di anti-eroi. Ma sono quei folti mustacchi -eccetto che per il cantante Ozzy Osbourne- a costituire il loro vero marchio di fabbrica: visi truci immersi in un folto manto, nero come il colore del demonio. Un solo gruppo di quel periodo risultava in grado di tener loro testa in materia di abbondanza pilìfera: il trio texano


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A lato: i Black Sabbath in una foto del 1969. In basso: James Hetfield, cantante dei Metallica, in un concerto del 1988, poco dopo l’uscita di ...And Justice for all. Pagina a lato: ZZ top, trio rock celebre per la mastodontica barba conservata intonsa da ormai cinquant’anni. ZZ Top, autori del seminale La Grange del 1973, probabilmente noti ai più come le barbe più lunghe del rock. La leggenda vuole che nei loro cinquant’anni di carriera Gibbons e Hill non abbiano mai messo piede dal barbiere nemmeno per sbaglio, nonostante l’allettante offerta di Gillette di rasarsi per un milione di dollari (a proposito: ironico notare come l’unico elemento liscio del gruppo di cognome faccia Beard). Giungiamo dunque agli anni Ottanta, periodo di sviluppi incontrollati. Nuovi protagonisti sorgono a sorreggere il vessillo del verbo metallico, ma anche a rimischiarne le strutture. Al primato britannico di culla del genere- proseguito ulteriormente dall’eccellenza incontrastata di alfieri come Judas Priest e Iron Maiden- si aggiunge anche la Germania, nella quale nuovi gruppi introducono un nuovo stile, più pulito e potente: The Keeper of the Seven Keys degli Helloween decreta l’inizio del Power metal. Nel frattempo, nella Bay Area di San Francisco, alcuni sbarbatelli (letteralmente) strimpellano negli scantinati e nei garage, mischiando punk e metal: ciò che ne deriva è una musica senza fronzoli, i cui riff taglienti lasciano poco respiro. Il Thrash (da thrash = colpire) si diffonde a macchia d’olio, grazie ad Exodus, Anthrax ed i più conosciuti Metallica. Questi ultimi, in particolare, raggiungono l’apice del successo in una parabole ascendente che va da Kill’Em All dell’83, allo storico Master of Puppets di tre anni dopo, giungendo alla maturità consolidata in Ride the Lightning

dell’88. Il frontman James Hetfield diventa ben presto icona del metal duro: il lungo crine biondo mosso ed i baffi decisi si stampano presto nella mente di ogni giovane fan del gruppo (praticamente tutti tra i 16 ed i 25). All’orizzonte spunta però una nuova frangia, antitesi di quanto mostrato sinora. I suoi componenti non ostentano mascolinità ed atteggiamenti aggressivi; al contrario, fanno dell’ambiguità sessuale e della scanzonatezza il loro centro di punti. Vestiti a rete, bandane in testa, rossetto e fascia a contenere capelli cotonati: David Bowie di Ziggy Stardust incontra le drag queens dei night club americani, prendendo in prestito dallo shock rock di Alice Cooper. L’altra faccia della medaglia prende il nome di Glam metal, e rappresenta il lato più soft offerto dalla gamma (ma nondimeno intransigente); i testi raccontano di alcol, sesso, libertà e divertimento cafone (sleaze). Poison, Motley Crue e LA Guns diventano presto conosciuti al grande pubblico, sogno “ambiguo” delle ragazzine, e presenza fissa nelle rotazioni musicali di Mtv; migliaia di kids impazziti echeggiano il ritornello scanzonato di We’re not gonna take it dei Twisted Sisters. Nei dettami di cotal “transessualismo di scena”, barba e baffi sono assolutamente vietati, o al più sotterrati sotto maschere di phard; negare la demarcazione sessuale forte fa parte del gioco, dopo tutto. La prima metà del decennio Novantiano vede, in parallelo, l’ascesa di un nuovo filone musicale: il Grunge.

I Nirvana di Seattle finiscono ben presto per monopolizzare l’attenzione di tutta la generazione, spazzando completmante ciò che era nella top 10 del giorno prima. Il metal non fa eccezione: il declino nelle vendite e della popolarità delle band di punta è palpabile. Nel frattempo, tuttavia, altre novità tentao di opporre resistenza: il Groove metal dei Pantera di Phil Anselmo, e la potenza lugubre del Death Metal di Obituary, Cannibal Corpse e Death. Nonostante le differenze, sembra che finalmente si sia giunti ad una omogeneizzazione della forma metallari: capelli e barba lunghi, rozzezza a palate. Ed ecco che invece, verso la fine del millennio, spunta ciò che non ti aspetti mai: da una parte il figlio illegittimo di rap e metal, una commistione estremamente orecchiabile e mainstreamfriendly suonata da musicisti in tuta Adidas e sneakers (Korn, Limp Bizkit) che viene emblematicamente bat-


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tezzato nu (slang per new); dall’altra, la cacofonìa disarmonica ed inscatolata dell’Industrial, come quello dei Fear Factory, Rammstein e Nine Inch Nails. Per il primo, piercing, dread e barbe colorate (si vedano anche Mudvayne e Coal Chamber); per il secondo, retaggi di movimenti passati, spinti ad una “asessualità” asettica. Talvolta quieta, altre volte turbolenta: Marilyn Manson deflagra e provoca scandalo tra i benpensanti della middle class americana per i testi, l’occhio di vetro, le copertine in cui appare nudo ma senza sesso. Concluso il nostro excursus, appare dunque lampante l’impossibilità di inscatolare tale maremagnum in modo lineare e compiuto; in realtà, anche individuare un collante in sottofondo risulta impresa assai ardua, a causa della frammentazioni sonore, etiche ed estetiche sin qui enunciate. Avremmo potuto generalizzare frettolosamente additando la mascolinità come paradigma universale, chiudendo bellamente con “tutti i metallari sembrano omacci grossi e rudi”; abbiamo però citato eccezioni illustri a confutarne la validità. Da dove partire, dunque? Il vero elemento chiave è la furia. Sin dai primi rudimenti, il metal si è

sempre imposto come estremizzazione del pre-esistente; non ha mancato di farlo verso gli altri generi, ma nemmeno verso sè stesso, auto-fagocitandosi in modo incessante. Se una vecchia legge musicale recita “scopiazza qui e là, ma meglio”, in questo caso la clausola viene mutato in “più forte”. Dall’Hard all’Heavy; dall’Heavy al Thrash; dal Thrash al Death (ed al

˝

Non c’è modo di essere metal se non hai mai avuto una barba.

˝

(Lemmy Kilmister)

Black, su cui abbiamo sorvolato per evitare di aprire una lunga parentesi). Persino il Glam non è altro che imbastardimento con chitarre distorte dei contemporanei motivetti pop di Madonna e Cindy Lauper. L’estremismoo meglio, il tendere all’estremo- si configura cioè come motore endogeno, e non può non essere riflesso, in modo coerente, nel look di coloro che ne fanno parte. Il crine lunghissimo e la barba lascia-

ta all’aria per mesi dei musicisti metal sono dunque da interpretarsi come sincera ed orgogliosa rivendicazione di sè stessi e della vita on the road, eternamente a fare spola in tutti gli angoli del pianeta. Non è un caso che vi siano forti affinità con i bikers americani: entrambi sporchi, entrambi rudi, devoti alla propria fede e poco proni ai compromessi. L’inno Ace of Spades dei Motorhead ben inquadra quest’ottica nel celeberrimo bridge You know I’m born to lose/ But gamblin’ is for fools/ But that’s the way I like it babe/ I’m not gonna like forever; lo stesso frontman Lemmy Kilmister ha dichiarato che «non puoi essere metal, senza una barba adeguata». I suoi mutton chops (basettoni) incorniciati da neri baffi folti rendono giustizia al suo profilo leggendario. Lo stesso dicasi per Zakk Wylde dei Black Label Society, armadio cafone di due metri e chitarrista virtuoso tutt’in uno, che tra un fucking fuck ogni due parole si è affermato anche per le bionde trecce (non certo quelle Battistiane) ed il foltissimo sottomento. Il confine tra sincera espressione di sè e puro pretesto modaiolo tuttavia, molto delicato. Se non si osa certo mettere in discussione la “veridici-


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tà” pelosa dei pilastri- proprio perchè loro ne hanno plasmato gli stilemi, in tempi di impopolarità-, accade invece sovente di questionare le stravaganze degli alfieri più giovani, pretesto in realtà per intavolare ogni volta la sempiterna questione di “chi è vero e chi è poser” (imitatore, nda). Nel cuore dei puristi, tutto ciò che venuto dopo l’epoca d’oro degli Ottanta è da considerarsi una spina nel fianco; alcuni, come i Manowar hanno fatto un passo ulteriore, reiterando il loro credo col “pittoresco” motto “Death to false metallers!” (morte ai falsi metallari). I rei in questione sono coloro che hanno introdotto i filoni più creativi, figli di incroci con generi “poco attinenti”; a loro tempo furono, come già visto, i pionieri del Nu, oggigiorno sono coloro che hanno attinto dall’hardcore e dall’emo per generare Metalcore, Deathcore, Emocore. Veri e propri crossover musicali, che del verbo primigenio conservano po-

*

co se non la rabbia inusitata. I nuovi generi si formano all’inizio del ventunesimo secolo; il primo vero e proprio passo è riconosciuto quasi unanimamente nell’omonimo album di debutto degli americani Killswitch Engage, del 2000. Sin dalle prime note si percepisce che qualcosa è cambiato: le voci alternano puliti a scream, i riff non perdono smalto ma sono altettanto carichi di melodia, i testi trapelano emotività. Il credo leather and jeans è distante anni luce, anche perchè i nuovi protagonisti ripudiano i costumi di scena tradizionali e si vestono con camicie di flanella e pantaloni stretti. Il mento una volta irsuto è ora perlopiù ricoperto da uno strato compatto e curato; o addirittura liscio, come succede in altri casi. Bring me the Horizon, Trivium, Bullet for my Valentine ed Avenged Sevenfold- giusto per citarne alcuni- sono combo di giovani dal capello incollato alla fronte, lobi dilatati, brac-

cia sommerse di tatuaggi e magliette “artistiche” che sono riusciti a fare capolino nei canali più popolari in mezzo ai tormentoni commerciali, attraverso una proposta sì estrema, ma conquistandosi il beneplacito delle masse di giovani(ssimi) perlopiù grazie ai ritornelli catchy (ed al look, appunto) . È ironico notare che tutti questi gruppi siano giunti ad avvicinarsi progressivamente ad uno stile più “tradizionalmente” heavy metal in concomitanza con la loro maturità, ottenendo la stima e la possibilità di fare da spalla nei tour proprio a quei mostri sacri a cui hanno rivolto lo sguardo mentre ancora suonavano concertini da venti persone alla feste di paese. Segno che le vecchie glorie- quelle lungimiranti, perlomeno- hanno intuito che è astuto fare combriccola con gli idoli dei propri figli, anzichè ostracizzarli. Risulta altrettanto demodè e controproducente continuare a sbattere la

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Barba Freestyle

Barba compatta

Pizzetto lungo

Prerogativa del Viking e di alcuni componenti della scena death, è chiara incarnazione visiva del suono selvaggio e mascolino.

Perlopiù comune nelle branchie legate all’Hardcore, si accompagna di solito a camicie a quadretti, lobi dilatati e braccia tatuate.

Tipico del Thrash metal e dei musicisti carismatici (soprattutto chitarristi). A volte, come sopra, tinto.

Tim Millar (Protest the Hero)

Jeremy McKinnon (ADTR)

Scott Ian (Anthrax)


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BEARDCORE

testa circa la supremazia maschile di settore: pare che anche le donne se la cavino molto bene. La scena odierna è affollata da una pletora di gruppi capitanati da frontman del gentil sesso, giunoniche fate il cui timbro gentile si erge sul tappeto sonoro costruito dai soliti omaccioni lugubri; al mix si aggiunge però una tastiera e/o violino, a cui viene affidato il compito di aggiungere un consistente substrato melodico. Il Symphonic metal è un altro figlio del branco sviluppatosi in tempi recenti nel Nord Europa, dai Nightwish passando per Within Temptation ed Epica; anche in questo caso, pare che il comandamento “edulcorare laddove possibile” sia il modo per fare breccia nei tempi moderni. Aggiungere e sottrarre qua e là, senza però esagerare troppo: notate forse un pattern ricorrente? Dalle stesse lande giunge in contemporanea un’altra tendenza: individui che sembrano usciti dal medioevo,

La barba riveste così tanta importanza da avere un genere musicale apposito. Nato da un’invenzione del gruppo Four Year Strong, il Beardcore nasce dall’Hardcore, di cui mantiene essenzialmente le caratteristiche intatte (doppio pedale, chitarre accordate in un tono più basso, uso dei breakdown), introducendo alcune differenze: i testi sono cantati anzichè urlati, e le canzoni sono suonate in chiave maggiore (creando un tono felice ed energico, motivo per cui esso è talvolta catalogato come Happy Hardcore). L’elemento di punta, tuttavia, è dato dall’outfit facciale: ognuno dei componenti di questa branchia sfoggia una barba molto folta, compatta o selvaggia. Impensabile farne parte con una faccia pulita.

agghindati in lunghe vesti (o a torso nudo) e con corni da caccia; moderni menestrelli che propongono sonate ispirate al medioevo, un tripudio di zufoli e flauti ad accompagnare le danze attorno al fuoco che appaiono puntualmente in metà dei video. Pan figlia con chitarra e batteria, generando il Folk metal di Finntroll ed Agalloch; il pelo è lasciato crescere in piena libertà, rigoglioso come lo è il Dio dei boschi. Non ci sono più (solo) i metallari di una volta, è proprio il caso di dirlo.

[F.D.]

Treccia

Baffi

Mutton Chops

Variante del pizzetto, che viene annodato in più punti con elastici, o intrecciato direttamente a mano. Vedi anche Kerry King.

Stile alquanto controcorrente, in cui viene preferito il minimalismo all’abbondanza di peluria.

Basette imponenti, a volte “fantasiose” (come nel caso qui sopra), si abbinano ad una barba di forma curata. Vedi Lemmy Kilmister.

Shavo Odadjian (SOAD)

Jonathan Davis (Korn)

Vinnie Paul (Hellyeah, ex-Pantera)


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C U LT U R E / R e l i g i o n i i r s u t e

Crescere in Allah IL VERBO DEL PROFETA, GLI HADITH, L’ONORE DI UOMO, I PECCATI. FOTOGRAFIA: Ckr. Fli TESTI: C. Mazzini

[...] A beard is a gift given to man, Something only he can grow/ a woman never can! When he ponders, he gently strokes it/ When he eats, it stores food/ When he is with kids, they play with it adoringly/ When he is with his wife, he fondles it lovingly/ When the enemy see it, fear is struck in their hearts! Ah! there is indeed beauty in the beard! [...] And what did our Prophet order?” I hear you ask He ordered us to lengthen the beard /and trim the moustache! Lengthen the beard / and trim the moustache! What greater reason that this can there be / The fact that our Prophet told us to see/ That we make ourselves appear to the world / As full bearded men with honour untold! [Inno composto da Tushar Imdad-ul-Haque Bhuiya, 2001.)

Tutti i grandi studiosi dell’Islam sono unanimemente d’accordo: far crescere la barba è obbligatorio per tutti gli uomini musulmani in quanto segno distintivo della religione. Questo verdetto è stato raggiunto sulla base dell’esistenza di numerosi hadìth in cui il Santo Profeta esplicitamente parla dell’argomento, inserendolo nelle norme a cui un buon musulmano è giusto si attenga. Hadìth in arabo significa “racconto, narrazione”, ma ha un significato molto più importante perché designa la parte costitutiva della Sunnah, la seconda fonte della Legge islamica (Shari’a) dopo lo stesso Corano. Il Corano, dettato parola per parola da Allah stesso, sebbene sia scritto in “arabo chiaro” parla per racconti e metafore, ed è dunque da interpretare, rischiando di essere inteso troppo liberamente, cosa che potrebbe portare il fedele a travisare i comandamenti divini e quindi a peccare. Acquistò così grande significato quello che Maometto faceva e diceva in merito di fede o liturgia. Egli, ritenuto il migliore interprete della volontà divina, divenne per cui il modello di riferimento dei suoi contemporanei e delle generazioni futuree la sua tradizione orale acquistò pertanto valore di legge. Strutturalmente, un hadíth è composto da una catena di trasmettitori che risale indietro nel tempo, formando una catena, che si presenta trascritta quindi all’incirca col seguente schema: «Ho ascoltato Tizio che ha detto a Caio che Sempronio aveva udito Maometto dire: “...”». Queste tradizioni orali “giuridiche” fu-

rono raccolte in libri (differenti per diversi orientamenti religiosi all’interno dell’Islam), divisi per argomento, e poi verificati in compatibilità con il Corano. La collezione fatta ad opera di Bukhari è riconosciuta dalla stragrande maggioranza del mondo musulmano come una delle collezioni più autentiche della Sunnah del Profeta. Viene definito haram (proibito) tagliare la barba inferiore alla lunghezza di un pugno e fasiq (immorale) chiunque contraddica questa sentenza, commettendo di conseguenza un peccato. Il divieto si applica a tutti i musulmani come regola generale, ma per un Imam o un Hafiz diventa ancora più importante, essendo questi figure atte a guidare la preghiera. La Imamat (leadership) di una persona che si rade o accorcia la propria barba è messa in grandissima discussione, anche se la preghiera dietro a una tale persona sarà valida. L’Imam infatti, in quanto nominata come persona migliore nella comunità e degna di condurre le persone nelle loro preghiere, dovrebbe essere apparentemente libera dal peccato e dell’immoralità. Un hadith afferma: “Se volete che le vostre preghiere siano accettate, il più pio tra voi dovrà agire come Imam, perché egli è un messaggero tra voi e il vostro Signore”, rendendo dunque evidente che questo debba lasciare crescere la barba, per essere un giusto mediatore. Alla base della struttura giuridica mu sulmana, sussistono quattro grandi scuole di pensiero: Hanbali, Shafii, Hanafi e Ma’lik, tutte con lo scopo di interpretare la legge Islamica.


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Prima dell’unificazione di quello che sarà l’ordinamento Saudita, i tribunali e i singoli giudici emettevano le proprie decisioni rifacendosi ad una delle quattro diverse citate correnti interpretative. A partire dal 1927, il Governo Saudita ha scelto i sei libri Hanbali quale unico riferimento interpretativo per le decisioni di tutte le corti di giustizia, con l’intento di creare un assetto giuridico omogeneo e coerente. Il richiamo alle altre scuole di pensiero, come ogni altra scelta discrezionale da parte del giudice, è consentito nel solo caso in cui i sei libri Hanbali non contengano specifiche previsioni sul caso in trattazione. Secondo tutte e quattro le correnti, comunque, la barba risulta essere caratteristica saliente e fondamentale del musulmano, che il Messaggero di Allah ha ordinato di far crescere, differendo solamente su alcuni dettagli riguardo cosa e quanto sia necessario lasciar crescere come minimo. Riportiamo qui di seguito alcune fatawas (sentenze religiose) emesse dai quattro Madhahib. Un Maulana (nome per designare rispettati leader religiosi musulmani, in particolare i laureati delle istituzioni religiose) ha detto: «Nel nostro corpo non c’è nulla con il quale possiamo

570 d.C.

Nasce Maometto a la Mecca.

622 d.C.

imitare il Santo Profeta. Le nostre mani, piedi, petto, occhi, orecchie, naso, ecc non possono imitare il Santo Profeta. C’è solo una cosa con cui possiamo rassomigliargli, la barba. Egli la aveva piena, folta. Seguire la Sunnah del Profeta Santo porta al piacere di Allah e, a grandi ricompense nell’aldilà; allo stesso modo, disobbedire alla Sunnah ne causerebbe il dispiacere.» Secondo i musulmani, dunque, per ricevere la benedizione per l’Aldilà è necessario seguire l’esempio del Profeta Maometto, esempio più vicino ad Allah stesso. La Fitraat (disposizione naturale) dell’Islam suggerisce il taglio dei baffi e l’allungamento della barba, per distinguersi dai Majoos (adoratori del fuoco), che allungano i baffi e tagliano la barba. La barba è ritenuta essere bellezza naturale di un uomo, il quale deve curarla nell’aspetto. Si narra infatti che il Santo Profeta utilizzasse olio per capelli e pettine per la barba la maggior parte del tempo, per prendersene cura. Egli raccomandava sempre agli uomini “di pettinarsi capelli e barba, per non essere arruffati e assomigliare al diavolo.” Ma c’è chi si chiede: è sottostare a queste leggi ciò che è definito fede?

Considerato il primo anno dell’era musulmana: quando Maometto e i suoi discepoli decisero di emigrare da Mecca a Medina.

632 d.C.

La risposta sarebbe che l’Islam va vissuto e praticato nel tempo storico e nel luogo fisico dove si vive, e più che stare attenti all’esteriore appare necessario curare la nostra anima, per sforzarsi di avvicinarsi ai Compagni del Profeta ed alla purezza del suo Messaggio. Tra gli insegnamenti della Sunnah è quindi definitivamente prescritta la barba lunga, non rasata sulle guance: gli uomini devono tenere regolati i baffi ma lasciare crescere liberamente la barba ed il segno di distinzione dei saggi e dei dotti è portare una barba più lunga della norma. Volgendo un rapido sguardo alla tradizione antica, possiamo vedere gli Arabi indossare la barba piena sin dall’età pre-islamica; poi, con l’avvento delle tradizioni islamiche, venne data sempre più importanza alla barba come “imitazione” di un personaggio ritenuto modello venerabile da ogni musulmano. Sin dai tempi pre-islamici infatti, barba e capelli erano ritenuti sede di vitalità, strettamente collegati alla propria personalità. Talvolta, come parte di una cerimonia di riconciliazione, ad un omicida si tagliavano i capelli o si radeva un po’ di barba come simbolo della vita intera che si sarebbe po-

Morte di Maometto: la maggior parte dell’Arabia è già sotto l’Islam.

600-800 d.C.

I due imperi mondiali dominanti (il Persiano e il Bizantino) si esauriscono in conflitti: fu lasciato un vuoto nel medio Oriente che i seguaci di Maometto riempirono rapidamente.


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tuta pretendere dal colpevole e come segno di vita rinnovata. Anche nelle correnti mistiche appartenenti all’Islam, che seppur variegate sono riunite sotto il nome di Sufismo, è sempre stata diffusa la pratica di non tagliare la barba, spesso portando in questi ambienti al costume di portarla particolarmente lunga. Altra curiosa usanza nell’Islam è quella di tingere la propria barba di colore arancione con l’utilizzo esclusivo di prodotti naturali, come l’hennè. Oltre ad essere ritenuto infatti un portentoso rimedio contro il mal di testa, ovviamente ideato ed eseguito dal Profeta, l’uso della tinteggiatura viene però eseguito da un islamico per distinguinguere la propria portata religiosa rispetto a quella di altri individui, soprattutto se si è appena compiuto un Hajji, ovvero se è stato appena portato a termine il pellegrinaggio alla Mecca.

[C.M.]

Un sorridente uomo musulmano a Dinsho, piccola città nella Baia delle Montagne in Etiopia. (Foto: Robin Moore) NEL XVII SECOLO, IL RE DI RUSSIA PATRICE PROPAGAGANDÒ LA RASATURA DELLA BARBA IN EUROPA

800-1300 d.C. Declino e arresto della crescita islamica con dissensi interni e conflitto cattolico-musulmano. Dalla Battaglia di Tours (732 d.C.) fino alla V Crociata (1220 d.C.), la Guerra Santa islamica si contrappone alle Crociate cattoliche.

1300-1500d.C.

Turchi e Mongoli, convertiti all’Islam, riuscirono a porlo in una posizione predominante in gran parte del mondo, specialmente con la conquista di Costantinopoli nel 1543 d.C. , seguita dal propagarsi dell’Impero Ottomano.

NEL XX SEC. L’IMPERO CROLLA: LE INFLUENZE MODERNE OCCIDENTALI PENETRANO IL MONDO MUSULMANO

1923 d.C.

Abolozione del califfato nella rivoluzione in Turchia e quindi caduta dell’Impero Ottomano. Il XX secolo ha visto il sorgere di potenti Stati nazionalisti specialmente nei Paesi islamici MedioOrientali.


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In questa pagina: uomo musulmano fotografato in via Ba Soon Pat in Yangon, nel Burma, nell’agosto del 2010. A lato: uomo musulmano a Bighattad.

PORTRAITS /

PECCATO

AMORE L’atto di mantenimento della barba è visto anche come un atto d’amore, compiuto quando una persona ne ama un’altra, per cercare di esaudire ogni suo desiderio. L’amore viene ritenuto visibile solo nei fatti, nei gesti. Il Profeta ha ripetutamente detto: «Non mi è stato ordinato di tagliare i cuori delle persone, per vedere la loro intenzioni»: egli giudicherà solo ciò che è visibile, e lo interpreterà nei confronti di ciò che comandò Allah.

MORTE È nelle credenze dell’Islam che il Profeta sarà presente davanti al defunto, nel momento della morte. Proprio in questo l’attimo, in cui egli vedrà uomini che non hanno tenuto la barba, come potrà intercedere per loro nell’Aldilà? Il giorno del Giudizio, il Profeta dirà davanti agli angeli quali sono le persone della sua Ummah (la nazione), per farli proseguire. «Chi non taglia i baffi, non sta in mezzo a noi» e «colui che imita un’altra nazione, è in mezzo a loro» sono severi avvertimenti per quei musulmani che vogliono imitare chi non lo è nell’abbigliamento e nell’aspetto, venendo perciò estraniati.

CONTRO NATURA Nella Shariah, legge islamica divina provienente direttamente da Allah, è definito haram (illegale) per gli uomini radersi la barba, sentenza approvata da tutti gli studiosi delle varie scuole di pensiero. Si dice infatti che Allah operò alle origini una distinzione tra uomini e donne allo stesso modo degli animali, perfezionandoli nelle forme. “Gloria a colui che abbellì gli uomini con la barba e le donne con le trecce “, si legge. La rasatura della barba è quindi definita tagyeeru khalqillah (cambiamento della creazione originaria di Allah).

TINTA Per quanto riguarda la tintura invece, esiste un hadith in cui il profeta disse: “Gli ebrei e i cristiani non si tingono, quindi voi fate al contrario.” La tintura della barba e dei capelli con l’hennè -in particolare se bianchiè quindi una pratica raccomandata dal Messaggero di Allah. Ad essere proibito è l’uso del colore nero puro, utilizzabile solo in battaglia per intimorire i nemici. I giuristi ritengono infatti che l’uso del nero sia un inganno sul’età di chi utilizza questo colore come tinta.

Nella religione islamica esistono due tipi di peccati: minori o maggiori. Il peccato di radersi la barba non è solo un kabirah (maggiore) peccato, ma è anche bagawah (reato aperto). Il Profeta disse a questo proposito: “La mia nazione sarà perdonata ad eccezione di quelli che peccano nella notte per poi vantarsi del loro peccato il giorno seguente.” Anche se non ci si può vantare del peccato della rasatura verbalmente, questo avviene indirettamente, mostrando il volto al popolo. Alcuni peccati sono limitati al tempo dell’azione o omissione, per esempio, zina (adulterio) è un grave peccato, da scontare per la durata di tale atto. Considerando che il tempo di un peccato come avere la barba rasata o tagliata a meno della lunghezza di un pugno è molto esteso perché caratteristica fissa della persona in un periodo di tempo, la considerazione di questa come peccatrice durerà per ogni secondo in cui è priva di una barba corretta, peccando per quell’intero lasso di tempo. Maggiore è la gravità del peccato, maggiore sarà la persistenza della pena.

DIECI COSE Si narra che Allah concesse dieci regole per la bellezza ad Abramo, cinque per la testa e cinque per il corpo. I primi sono: 1. Tagliare i baffi. 2. Mantenere la barba. 3. Tagliare i capelli. 4. Spazzolare i denti. 5. Flossing. Quelli per il corpo, invece: 1. La circoncisione 2. Il taglio le unghie. 3. La pulizia del corpo con l’acqua. 4. La rasatura del pelo sotto braccio e del pube. 5. Il bagno cerimoniale (dopo il rapporto sessuale, ecc.).


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LE REGOLE - Per tutti i sapienti, la lunghezza minima di un pugno, se non necessaria, è come minimo “raccomandabile e meritoria”; - Anche per chi non considera obbligatoria una barba “completa” (di un pugno), raderla completamente è comunque considerato proibito, in particolare se fatto “senza una ragione valida”, o per imitare i non-musulmani.

1

Scuola Hanafi

Per la scuola Hanafi è necessario (wajib) lasciare crescere la barba sulla mandibola e sul mento fino lunghezza di un pugno, sotto alla quale è proibito accorciarla; è consigliabile (o meglio, è Sunnah) lasciare ciò che cresce sul collo e nelle altre zone ad eccezione dei baffi, da radere completamente o da accorciare. Il divieto a proposito della lunghezza è emesso per non assomigliare ad ermafroditi, ebrei ortodossi, indù o altre religioni politeiste.

2

Scuola Maliki

Per la scuola Maliki, radere la barba è haram, poiché questo cambia le proprie caratteristiche naturali e normali del viso. Pertanto, è ritenuto necessario lasciare almeno un minimo di baffi e di barba sul mento, anche se una barba completa è sunnah. Risulta infatti possibile tagliare la barba solo se questa si presenta veramente lunga, ma non viene nominata la misura minima di un pugno.

3

Scuola Shafi’i

Per il madhhab (scuola) Shafi`i è haram tagliare la barba, senza valide ragioni mediche.

4

Scuola Hanbali

La scuola Hanbali si accosta a quella Hanafi nel ritenere d’obbligo il taglio dei baffi ed il mantenimento della barba, come dice il seguente hadith: «Per combattere i politeisti (mushrikeen), è necessario differenziarsi da loro, tagliando i baffi e allungando la barba».


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C U LT U R E / C i v i l t à i s p i d e

Le menti e i menti

RACCONTO DICOME VIRILITÁ E SAGGEZZA POSSANO COESISTERE IN UN SOLO SIMBOLO FOTOGRAFIA: Ckr. Fli TESTI: S.Pellegrini

«BARBA: Gli uomini di tutte le Nazioni si lasciarono per lungo tempo crescer la barba, e la conservarono con una cura tale che se ne riguardava la perdita come cosa ignominiosa ed anche come un oltraggio. Sembra che si cominciasse a raderla in Persia. Almeno è certo, che essendone stata fatta da Alessandro la conquista, fra tutti gli usi, che parve adottare, non obliò questo; e fu il primo dei Greci che si facesse rader la barba. L’esempio d’Alessandro estese ben presto questo costume in tutta la Grecia, d’onde passò a Roma; ma ciò non accadde che nell’anno 404. dalla fondazione della Città, allorchè vi si recarono barbieri di Sicilia. Fu nulladimeno proibito ai giovani Romani di farsi radere prima del ventunesimo anno, ma però alcuni differivano ancora fino al trentesimo; ed era sempre una Festa domestica quando qualcuno della famiglia si faceva per la prima volta rader la barba, che ordinariamente tenevasi per superstizione. Tra i Greci e i Romani non vi furono quasi più che i Filosofi, che si lasciassero crescer la barba. Adriano, che si piccava di esserlo, e forse per nascondere i porri, che aveva nel volto, si lasciò crescer la barba, che portava lunghissima; nel che fu imitato dai cortigiani, e quindi dai suoi successori. In seguito le lunghe barbe ritornarono in moda.» [Stralcio da: Dizionario compendiato di antichità per maggiore intelligenza dell’ istoria antica, sacra e profana, e dei classici greci e latini, 1821-1822, E. J. Monchablon.]

Presso gli antichi greci, la barba era un ornamento naturale e un attributo di virilità. La sua importanza si rileva anche dalla ricchezza e varietà di termini che possedeva la lingua greca per definire le differenti parti della barba. A quell’epoca l’uso di portare barba e baffi era così diffuso che chi si radeva veniva ridicolizzato per la sua effeminatezza. La più proverbiale, tra quelle greche, era la barba folta e lunga degli Spartani (vedi approfondimento), alla quale spesso alludono gli autori classici. Essa era in generale un vero e proprio simbolo di valore e coraggio: infatti i vili non erano degni di portarla e veniva loro imposto, come segno di codardia, di lasciarsela crescere su una guancia sola. Plutarco e Dione hanno sostenuto che la barbicultura sia durata fino ai tempi di Alessandro Magno (356 – 323 a.C.), al quale si continua ad attribuire la decisione di ordinare alle truppe la rasatura totale della faccia, alla vigilia di ogni battaglia, giustificandosi col dire che così non avrebbero avvantaggiato il nemico consentendogli di prenderli per la barba durante gli scontri corpo a corpo. Nonostante questo aneddoto si riveli però quasi certamente una leggenda, è proprio dall’era macedonica che, a partire da Alessandro Magno, si diffuse in tutto il mondo classico la moda di radersi. I motivi di questa prassi sono molteplici. Anzitutto c’è la considerazione che la natura fa tutto con uno scopo, ed è saggio seguirla, consci e sicuri di una sua utilità. «Agli uccelli le penne non

sono di peso», commentava Musonio sul tema. La barba, come tutte le cose predisposte dalla natura «è cosa bella, al pari del gioco iridescente dei colori sul collo della colomba, o della coda del pavone». Inoltre, come notava Diogene, il radersi era ritenuto da effeminati. La barba era del resto ritenuta un nobile segno di virilità, al pari della cresta del gallo o della criniera del leone, mentre le guance e il mento lisci apparivano cose da «uomini palesemente sfibrati dalla mollezza e addirittura snervati, che si adattano ad avere l’apparenza di androgini e di effeminati, cosa che dovrebbero fuggire ad ogni costo, se fossero veramente uomini».

I FILOSOFI A Bisanzio e a Rodi le autorità cercarono per qualche tempo di opporsi a questa abitudine con leggi e multe, ma senza successo. Solo i filosofi continuavano a conservare una lunga e folta barba, e reagirono con ostilità verso l’usanza che era stata introdotta. Questi maestri, non semplici pensatori bensì uomini che cercavano di vivere un’esistenza coerente con i loro ideali, tendevano a rispettare le norme e i ritmi della natura. Crisippo non capiva le ragioni di chi si radeva, sostenendo: «In che ci affliggono, per gli dèi, i peli per i quali ciascuno di noi appare virile, a meno che tu non pensi di fare qualcosa di contrario a questi?». Anche Diogene di Sinope stigmatizzava questa moda che riteneva così contraria alle norme della natura. Vedendo un uomo rasato, gli


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In alto: busto di Platone, copia romana di Silanion, 347 a.C., Museo Chiaramonti. Sotto: busto di Socrate, copia dell’originale in bronzo di Lissippo, Louvre. In basso: busto di Aristotele in marmo conservato a Palazzo Altaemps di Roma.

disse: «Forse rimproveri la natura per averti fatto uomo e non donna?». A questo punto, inevitabilmente, la barba diventò una prerogativa quasi esclusiva dei filosofi, perché nelle città la moda di radersi finì per diventare dominante. Spesso oltre alla barba, particolarmente lunga e maestosa, tenevano anche i capelli lunghi, specialmente i cinici, tanto che mantello, barba e lunga chioma erano i loro simboli distintivi. Questi contrassegni divennero così abituali che Epitteto chiedeva: «Cosa ti ha spinto a farti crescere la barba?», intendendo con questo la scelta dell’ascesi filosofica. Tagliarsi la barba equivaleva a ripudiare una scelta di vita, per questo al tiranno che avesse ingiunto di tagliarsela, il vero filosofo avrebbe risposto che piuttosto si sarebbe fatto tagliare la testa.

[S.P.]

L’ICONOGRAFIA Anche gli dei antropomorfi greci seguivano questa scala di valori: il re degli dei Zeus è sempre raffigurato con una barba lunga e curata, carattere forte e distintivo anche in altre divinità come Poseidone, Efesto, Crono. In seguito, nell’arte paleocristiana, si sviluppò anche quella che diventò la cosidetta iconografia del filosofo con la figura del Gesù barbato (più antiche sono le raffigurazione imberbi), tipica fino ad oggi.

DOPO I GRECI Dopo i domini della Grecia, a Roma la barba venne ripresa dall’Imperatore Adriano, amante della cultura classica, a cui si ispirarono anche alcuni suoi successori, come Marco Aurelio. Nell’antica Roma assunse una notevole importanza il rito della depositio barbae, ossia il primo atto di rasatura del giovanotto.

Come era fatta: Nella Grecia dell’età classica (V-IV sec. a.C.), l’uomo era solito portare i baffi e una barba tagliata “a tondo”, al contrario di quanto accadeva in precedenza nell’era arcaica (IX-VI sec. a.C.), in cui si portava ricciuta e anche senza i baffi.


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APPROFONDIMENTO

SPARTA E LEONIDA Essere barbuto nella Grecia Antica era dunque cosa frequente, sia tra politici e filosofi sia nei ranghi dell’esercito. Tra i primi, come detto, era sinonimo di cultura saggezza e serietà, nel secondo caso definiva la viriltà dell’uomo d’arme. Anche i soldati più famosi al mondo (dopo i Marines), i guerrieri Spartani, seguivano queste regole. La società spartana era incentrata sulla cura del corpo: gli uomini, considerati come macchine da guerra si radevano il corpo per meglio dedicarsi al combattimento, all’allenamento allo sport e alla lotta, ma non rinunciavano alla barba, simbolo di maturità e autorità. L’esempio più calzante, reso ormai famoso dalla sua rappresentazione cinematografica, è sicuramente Leonida. Nel film 300 il re Spartano è raffigurato, a ragione, in maniera simile a quanto riportato sui vasi e le terracotte elleniche: una folta barba a punta, nera e cespugliosa. Il reparto artistico del film, ha differenziato i personaggi principali (tutti statuari, dal manto rosso e di capelli scuri), proprio dalla lunghezza e dalla foggia della loro barba, più lunga, scura, curata, voluminosa era e più il personaggio era importante nella trama. Per questo si passa da un pelo corto, bruno chiaro e incolto di Delios (interpretato da David Wenham), personaggio secondario; a quella ispida e folta dell’eroe, un’appendice di virilità che intimorisce, affascina e strega. Sono occorsi mesi all’attore Gerard Butler per

raggiungere un livello di villosità apprezzabile; che non è comunque bastata a rendere l’effetto imponente previsto dal regista (Zack Snyder), per raggiungere il quale sono state necessarie ore di trucco aggiuntive. È indubbio che l’effetto sia riuscito e che parte fondamentale del carattere del personaggio sia infuso proprio dalla sua barba. Essa più che coprire le sue espressioni facciali, sembra quasi accentuarle, esasperandole e dando loro uno spessore maggiore e più complesso. La sua cura e la forma affusolata, infatti, mantiene l’aspetto regale del personaggio in una figura che, altrimenti, per abito e movenze apparirebbe più uno schiavo gladiatore o un primitivo selvaggio. Come è ovvio aggiunge uno tono meditativo, e nelle scene di dialogo e riflessione da la possibilità all’attore di accarezzarla dando spessore e materialità all’atto di pensare, accentuando poi per antitesi quelle scene che lo vedeno esplodere in grida e frasi d’effetto. Le scene più famose del film non avrebbero sicuramente avuto lo stesso impatto nel pubblico se Leonida fosse stato rasato, parte del personaggio, della sua imponenza e monumentalità è dato dal fatto che a pronunciare quelle frasi era una bocca barbuta e non glabra.


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C U LT U R E / Barbe i coni ch e

Il rigoglio di Lincoln ANEDDOTO SU COME UN CONSIGLIO POSSA ESSERSI TRASFORMATO IN LEGGENDA FOTOGRAFIA: Ckr. Fli TESTI: S. Pellegrini

Ci sono personaggi i cui tratti sono diventati talmente caratteristici da farli assurgere, nella coscienza collettiva, a vere e proprie icone. Nel caso di Abraham Lincoln, è innegabile che il mento irsuto (in coppia col celebre cilindro) abbia giocato un ruolo assai importante in questo processo; pochi sanno, tuttavia, che il motivo che lo spinse a farsi crescere una rigogliosa barba fu… una ragazzina. Fu il 15 ottobre 1860, poche settimane prima di essere eletto, quando Lincoln ricevette una lettera quantomeno particolare. L’undicenne Grace Bedell, di Westfield (New York), scrisse al candidato alla presidenza degli Stati Uniti esortandolo a farsi crescere la barba, gesto che, secondo lei, gli avrebbe assicurato la simpatia del pubblico femminile, e di conseguenza, i voti dei mariti. Pare che ulteriore motivo del consiglio sia stato il desiderio di farla finita con le prese in giro sempre subite da parte dei fratelli: essi, infatti, unici democratici della famiglia, erano usi schernire l’aspetto del candidato preferito della sorellina e dal padre, per il look poco virile. Grace, per convincere ulteriormente Lincoln, gli promise quindi i voti dei fratelli, a patto che lui accettasse la richiesta. Lincoln ringraziò la giovane sostenitrice per il consiglio, evitando tuttavia di fare promesse. Non avendo mai portato alcun tipo di peluria facciale, pensava infatti che sarebbe risultato un po’ troppo sprovveduto da parte sua, nonchè noncurante delle conseguenze del cambiamento repentino (è però appurato che, al momento di lasciare

l’Illinois per iniziare il viaggio inaugurale a Washington, il nostro portasse già una folta barba). Al tempo delle elezioni Lincoln aveva 51 anni, divenendo così il più giovane presidente fino a quel momento eletto. Forse anche per questo motivo accettò il suggerimento, allo scopo di guadagnare un’aria più matura e responsabile, in grado di tenere in mano le redini di un intero Paese. Si narra infatti inoltre che, durante i famosi dibattiti con Stephen Douglas, dopo che questo lo additò come bifronte, Lincoln si rivolse alla folla dicendo: “Se avessi un altro volto, pensate che avrei indossato questa?”, proprio per sottolineare il secondario uso della nuova barba, copertura di un viso e un collo troppo magri. Nei suoi viaggi post-elezione ebbe infine il tempo di effettuare una sosta a Westfield, nella quale, giunto alla stazione ferroviaria dove in migliaia si erano riuniti per incontrarlo, Lincoln chiese alla folla di Grace, la trovò e la ringraziò pubblicamente. Samuel G. Alschuler fu il primo fotografo ad immortalare il viso che sarebbe poi divenuto famoso in tutto il mondo: da quel momento, l’immagine del Presidente caratterizzata dalla celebre peluria è apparsa talmente tante volte (dalle prime immagini alla Casa Bianca alle banconote) da divenire la consuetudine. A questo aneddoto, reso popolare dopo l’assassinio del presidente, fu dedicata una statua raffigurante Lincoln e Grace, eretta al centro del villaggio dove i due si incontrarono.

[S.P.]

to Hon. A. B. Lincoln Dear Sir, My father has just home from the fair and brought home your picture and Mr. Hamlin's. I am a little girl only 11 years old, but want you should be President of the United States very much so I hope you wont think me very bold to write to such a great man as you are. Have you any little girls about as large as I am if so give them my love and tell her to write to me if you cannot answer this letter. I have got 4 brother's and part of them will vote for you any way and if you let your whiskers grow I will try and get the rest of them to vote for you you would look a great deal better for your face is so thin. All the ladies like whiskers and they would tease their husband's to vote for you and then you would be President. My father is going to vote for you and if I was a man I would vote for you to but I will try to get every one to vote for you that I can I think that rail fence around your picture makes it look very pretty I have got a little baby sister she is nine weeks old and is just as cunning as can be. When you direct your letter direct to Grace Bedell Westfield Chatauque County New York I must not write any more answer this letter right off. Good bye, Grace Bedell [Lettera inviata nell’autunno del 1860.]


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ANCORA PIÙ CULTURA

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PRESIDENTI BARBUTI Sebbene nell’immaginario collettivo sia presente l’idea contraria, la maggior parte degli uomini che hanno ricoperto la carica di Presidente degli Stati Uniti fu sbarbata, inclusi i Padri Fondatori. Tra il 1860 e il 1913, tuttavia, tutti tranne due presidenti indossavano o barba o baffi durante la loro permanenza in carica. John Quincy Adams (1825-1829) fu il primo presidente degli Stati Uniti ad avere notevoli peli sul viso, munito di basette lunghe. Il via per la serie dei Presidenti barbuti fu dato però da Abraham Lincoln (1861-65), presumibilmente influenzato da una ragazzina di undici anni, Grace Bedell. Dopo Lincoln, infatti, tutti i presidenti nel corso di 50 anni sfoggiarono la barba, tranne due: Andrew Johnson e Grover Cleveland (entrambi democratici, tra l’altro), mentre l’unico repubblicano senza barba ma con baffi rigogliosi fu Chester Arthur. Per quanto riguarda la tipologia dei peli portati da questa serie di presidenti, possiamo dire che solo cinque ebbero una barba piena, mentre quattro avevano baffi di diversi gradi di gloria. L’ultimo e più recente presidente munito di barba fu William Howard Taft (1909-1913), con grossi baffi.

MARTIN VAN BUREN

CHESTER ARTHUR

(1837-1841, Democratico)

(1881-1885, Repubblicano)

ABRAHAM LINCOLN

GROVER CLEVELAND

(1861-1865, Repubblicano)

(1885- 1889, Democratico)

VELLI NEMICI

ULYSSES GRANT Facendo delle distinzioni, quello dei repubblicani è stato storicamente il partito più peloso. Ogni candidato repubblicano dal 1856 al 1892 aveva la barba, per una breve interruzione di una decina di anni e poi con una successiva presenza di baffi su Roosevelt nel 1904, Taft nel 1908, che li portarono fino al 1913. I democratici, invece, non hanno quasi mai presentato candidati con la barba che poi vinsero l’elezione. Si presentarono e persero nel 1864, nel 1868 e nel 1872, candidati dalle barbe veramente esili o strambe. L’unico successo democratico che si è spinto fino ad avere un paio di baffi fu Grover Cleveland, vincitore tre volte consecutive nel 1884, 1888 e 1892. Secondo alcune teorie di scienziati sociali, l’effetto dei peli sul viso sulla eleggibilità dei candidati presidenziali possa essere negativo, particolarmente oggi, epoca nella quale l’ambiente lavorativo e istituzionale è seriamente collegata al modello sbarbato.

(1869-1877, Repubblicano)

RUTHERFORD HAYES (1877-1881, Repubblicano)

BENJAMIN HARRISON (1889- 1893, Repubblicano)

THEODORE ROOSEVELT (1901-1909, Repubblicano)

Riassumendo, i presidenti con una barba piena furono solo cinque: Lincoln, Grant, Hayes, Garfield and Harrison. Più in generale, invece, i presidenti con un qualunque pelo facciale ve li mostriamo nelle foto, per ricordarci della dignità con la quale appariamo.

JAMES GARFIELD (1881- 1881, Repubblicano)

WILLIAM TAFT (1885- 1889, Repubblicano)


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Marchi impomatati Da zero a otto Fili digitali


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W E B / I l me g l i o per ora

Marchi impomatati http://www.beardbrand.com/

Non potevano esistere parole migliori per attirare la nostra attenzione. Dopo il claim iniziale, curiosi e affamati di nuovi amici, cerchiamo nella sezione about e leggiamo: «Benvenuti a Beardbrand - un sito web dedicato all’uomo barbuto urbano, al “coltivare sè stessi” in maniera competitiva, e allo stile di vita con la barba. Questo sito è stato creato da un barbuto Eric Bandholz e un imberbe Jon Reisinger. Vogliamo mostrare al mondo che gli individui barbuti sono più che semplici boscaioli, uomini di montagna, e gente senza casa. Siamo colti, individualista, individui liberi». Che dire, una dichiarazione d’amore. Continuando ad esplorare, scopriamo che Beardbrand è stato costruito come sfida ideata dai due giovani uomini, i quali hanno deciso di “costruire un marchio” in 100 giorni e con soli 100 dollari. Tutto nacque dalla loro conversazione di un giorno riflettendo sulla potenza di internet come mezzo migliore per qualsiasi nascita commerciale di branding. Dopo aver passato una settimana a definire il concept, passano la seconda settimana a spendere per hosting di siti web, un modello tema per WordPress, e una registrazione del dominio, tenendo da parte qualcosa per abbellimenti accessori.

Cercando successivamente diversi approcci per raccogliere capitali per l’impresa, scelgono però di evitare la pubblicità invasiva sul blog, cosa rara di questi tempi, e altrettanto apprezzata. Ciò che non vogliono fare, infatti, è violare la fiducia della comunità barbuta, per una comunicazione vitale e sincera fra il loro marchio ed i seguaci, sostenendo che il modo migliore per costruire un marchio di mercato di un prodotto è quello di utilizzare un approccio diretto. Intanto, vi invitiamo ad imparare di più sul loro progetto, sul sito www.sovrnty.com, nel quale stanno sviluppando un libro aperto sulla loro strategia di marketing - cosa funziona, cosa non funziona, e le lezioni apprese. Vorremmo facessero parte del nostro team, ma visto che per ora ciò appare abbastanza impossibile, accontentiamoci di mostrarvi il blog.

Sii orgoglioso della tua barba, sii orgoglioso del tuo stile.

«Be proud of your beard, be proud of your lifestyle».


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A lato: Eric Bandholz, colui che ha ideato il brand e il progetto per supportare tutti gli uomini barbuti. Sotto: l’homepage del blog BeardBrand, con le varie notizie e la sezione dedicata alla Beard Community, per dare lo spazio a tutti i sostenitori di esprimersi in prima persona, e di mostrare le loro barbe.


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W E B / Casi parti col ari

Da zero a otto Quello che vi mostriamo è solo un breve ma efficace riassunto di tutta la serie di foto che Scott Barnett, di 30 anni, si è fatto, ogni giorno, per la durata totale di cinque mesi. Autoscatti che lo riprendono dal primo giorno, in cui compare quasi completamente rasato e con capelli cortissimi, fino all’ultimo, caratterizzato da una perfetta barba piena e rigogliosa di ben 8 cm, e che vanno a comporre un

video pubblicato su YouTube di discreto successo. Le cose per le quali questo video risulta particolarmente interessante sono due. Il fenomeno di crescita della barba è infatti stato scelto come compagno ideale di un lunghissimo viaggio in bici, di altrettanti cinque mesi. L’autore, sia del video che, in seguito, del sito internet chiamato The Riders of Oz (www.theridersofoz.com),

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MA SCOTT NON È STATO IL PRIMO! Guarda anche tanti altri video su YouTube che documentano storie e vite di barbe!

ha scelto di percorrere il tragitto da Sydney a Perth interamente in bibicletta, di circa cinquemila chilometri, con la sola compagnia del fratello Pat (entrambi con già esperienze simili alle spalle nel 2008). Sebbene sia stato questo infatti l’obiettivo principale, Steve è stato incuriosito dal vedere quanto potesse crescere in tutto quel tempo la sua barba.

E sapete quali sono stati i commenti più frequenti al video? Di apprezzamenti verso il suo sotto-mento, ovviamente, e di come lo rendesse più magro nel giro di 5 mesi. Godetevi tutti i passaggi della crescita qui sotto!

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W E B / Panoramica dalla rete

Fili digitali

Centinaia di uomini barbuti si pavoneggiavano ai Campionati Mondiali di Barba e Baffi in Anchorage, Alaska, e il fotografo Matthew Rainwaters ha collezionato tutto in questo libro, acquistabile on-line.

Put your Beard in my Mouth Kesha ha un ben noto amore per la barba (come dice alla fine della hit ‘Your Love Is My Drug’), e non ha paura di mostrarlo. La cantante ha iniziato un tumblr chiamato Put Your Beard In My Mouth nel quale esorta i fan a presentare le loro barbe per «la sua visione e il piacere degli altri». Ha inoltre affermato: «Mi piace strofinare la mia faccia contro una barba, toccarla e morderla.» Abbastanza curioso, teniamo monitorato il blog: http://putyourbeardinmymouth.tumblr.com/

Beard Book

L’illustratrice Amaia Arrazola ha disegntao una bellissima font tipografica, in cui ogni lettera prende le forme di un piccolo personaggino dotato di curiosi baffi. È proprio il caso di dire disegnato, visto la ricchezza di particolari e l’utilizzo anche di materiali “pelosi“ per rendere questo alfabeto ancora più carino.

Moustache Typo

Guardate questi e tutti gli altri disegni sul suo sito ufficiale: http://www.amaiaarrazola.com/


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I made you a beard è un progetto artistico buffo quanto curioso avviato nel 2008 da Dollar Erin. Il progetto, che le permette di combinare arte e artigianato, è nato per tutte quelle rimanenze di feltro da altri progetti, qui utilizzati in maniera divertente e personalizzata per ognuno. Sul suo sito ufficiale, si possono vedere tutti i progetti già terminati e indossati, quelli in corso, e quelli in vendita: http://www.imadeyouabeard.com/

I made you a Beard Burly Bread

T-Beard Si chiama Moustacheville la maglietta disegnata da Tang Yau Hoong e venduta sul sito Threadless Tees a soli $20. Per un look sicuramente originale sono disponibili sul sito anche altri disegni sul tema... barba e baffi.

Il marchio e le confezioni Burly Bread per il pane da toast sono state disegnate dal designer Jackie Lehmann per un nuovo brand. Secondo il designer, è importante mantenere un livello di classe e raffinatezza con umorismo sottile: ogni pane ha il logo Burly Bread tostato sulla fetta finale. Il marchio BB è stato creato per mostrare le qualità del pane fatto artigianalmente: quando il prodotto viene presentato sullo scaffale affiancato dagli altri marchi, le sue caratteristiche estetiche attirano l’attenzione e trasmettono immediatamente il senso di un prodotto orgogliosamente artigianale. Il pane Burly è stato selezionato per il MN AIGA Design Show del 2011.

Ascolta il brano

Warm Moustache degli Old Monk, trio di Brooklyn che ha da poco debuttato con l’album Birds of Belize, e dalle sonorità simili ai Pavement. LO TROVI QUI: http://freeoldmonk.com/epk/music/warmmoustache.mp3


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The Great Bearded Reef

Josh Willis partecipa al concorso indetto da Tourism Queensland, per essere il custode dell’isola Caretaker nella Grande Barriera Corallina, con una carica di soli 6 mesi. Invece di passare attraverso la domanda di lavoro normale, la compagnia ha deciso di indire un concorso impostato in tre turni. L’aspirante guardiano ha così costruito un sito per vincere, nel quale elenca le motivazioni per distinguerlo dagli altri candidati e avere così il voto. Nel promuovere se stesso su un sito dalla grafica carina e accattivante, Josh non ha dimenticato di ricordare che lui «ha la barba, come ogni custode di un isola dovrebbe avere». Supportalo qui: http://www.thegreatbeardedreef.com/

The Epic Mister Beardo Mr. Beardo è un personaggio un po’ stravagante e particolare, ma già noto al grande pubblico da avere un canale Youtube, un sito, un profilo Twitter, una fan page Facebook, un profilo Instagram e un Tumblr. Vi chiederete cosa avrà da dire, per riempire tutto questo spazio, e a questa vostra domanda lecita lui risponderebbe espressamente così: “io parlo di cose su barbe e cose in generale“. Iniziate dal canale YouTube: http://www.youtube.com/ user/misterbeardo?feature=results_main

Moustache Shoes

Moustache Wax 2 The Nines è un tocco di modernità su un accessorio tradizionale utilizzato per la cura degli uomini: cera per baffi, ora profumata e aromatizzata. La progettista Angela Higgins, di Brooklyn, ha scelto di modernizzare il prodotto e di progettare una serie di manifesti moderni sul tema. Guardali qui: http://www.behance.net/gallery/2-the-Nines-Moustache-Wax/1492935

I marchio giapponesi United Arrows e Bape hanno collaborato per progettare la collezione Mr.Bathing Ape. La compagnia Regal Shoes ha infine reso possibile il progetto di un paio di scarpe disegnate, allo stesso tempo eleganti e con un piccolo twist contemporaneo. Il mocassino in pelle nera, seguendo nella forma i dettagli più classici, mostra infatti con irriverenza sul davanti l’eccentrico dettaglio del simbolo dei baffi con un forte contrasto in bianco. Le scarpe sono disponibili per l’acquisto on-line sul sito ufficiale del marchio giapponese produttore di scarpe: http://www.shoes-street.jp/shop/default.aspx


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«Beards as huge as our beats». È questa la frase di descrizione della Lucky Beard Records, compagnia che sta facilmente e velocemente diventando una delle nuove etichette da tenere sott’occhio. L’EP Tortion di Stabber, ultima uscita della casa discografica, vi illustrerà il perché. Strano, sperimentale e ricco di basso, il disco si preannuncia di certo come assurdo, ma sicuramente elettrizzante.

Moustache Institute

Fondato nel 1965 e impegnato a combattere una cultura discriminatoria nei confronti delle persone con baffi, l’American Mustache Institute è il leader mondiale di difesa dei peli e tutela dei diritti di proprietà e lotta contro la discriminazione, promuovendo la crescita, la cura e la cultura della foresta inferiore al naso. L’Istituto funge da ACLU delle persone baffute americane oppresse e ha il suo quartier generale nella città di St. Louis. AMI continua a combattere gli stereotipi negativi che sono nati dopo il decennio glorioso del 1970 - il picco di accettazione baffi - e a lottare per creare un clima di calore e di accettazione, comprensione, tra gli americani. Puoi vedere tutta la storia del movimento pro-baffi e seguire le attività principali dell’istituzione sul suo sito ufficiale: http://www.americanmustacheinstitute.org/

Beard Rec. ANCORA PIÙ PARTICOLARI

Mr. Chocolate 6 modelli diversi per 4 gusti diversi = 24 modi per avere nuovi baffi! Questi baffi di cioccolato commestibili del designer spagnolo Diego Ramos sono attualmente in vendita negli stores online sono il regalo ideale per gli sbarbati amanti del cioccolato. La gamma di prodotti è chiamata Mr. Chocolate ed è stata realizzata in collaborazione con Fabbrica Chocolatier Chocolat. Il packaging, inoltre, personifica il prodotto e aggiunge divertimento. Potete trovarlo presso i negozi online www.chocolatfactory.com.

The Handlebar Club The Handlebar Club è un’associazione di appassionati di baffi “a manubrio” con sede a Londra. Il sito ufficiale ti propone la domanda: Hai un paio di baffi a manubrio? Allora Handlebar Club è il club che fa per te! Puoi farlo davvero tuo qui: http://www.handlebarclub.co.uk/index.php


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WEB/

IL PRIMO CLUB PRO-BAFFI

Il Club nasce nel 1947 nel camerino del comico Jimmy Edwards presso il Windmill Theatre di Londra da un incontro conviviale di dieci uomini. La loro intenzione dichiarata è di mostrare che gli uomini con i baffi siano individuii di buon carattere; costoro si dichiarano in guerra con una società che richieda che la gente sia insignificante, noiosa e generica. Una frase ripetuta dal club recita l’idea che essere baciato da una faccia liscia sia simile alla «carne senza il sale». L’unico requisito di adesione al club è «un’appendice irsuta del labbro su-

THE HANDLEBLAR CLUB

periore e con le estremità afferrabili», mentre le barbe sono assolutamente proibite. Il club si impegna in tornei competitivi sui baffi e sportivi (soprattutto di freccette), e ha ispirato la fondazione delle controparti transatlantiche e scandinavi, in contatto con il corpo principale di Londra. Le adesioni raggiungono un picco di circa 200 iscritti negli anni ‘50 e ‘60, con ritrovo al Club Pathfinder, con incontri informali il primo venerdì di ogni mese. L’appartenenza è lentamente diminuita nel corso degli anni, ma nel 1980 ci fu una rinascita e l’amministra-

zione è stata gestita in modo migliore; come risultato, circa 100 membri hanno perseverato nel Club e questa cifra è rimasta abbastanza costante da allora. Il luogo di ritrovo è invece cambiato, ubicato ora al castello dei Windsor a Place Crawford, appena fuori Londra, in Edgware Road.

Qui sotto, il servizio fotografico fatto dalla riivista Life di alcuni membri del club al tempo della sua formazione, nella Londra del 1947.


ARTI 88 90 92

Dolore ingrigito Matasse intricate Fruscii villosi


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A R T E / Li b r i b arbosi

Dolore ingrigito LA STORIA: TAGLIENTE COME UN RASOIO. L’AUTORE (E IL PROTAGONISTA): UN UOMO CHE NON CREDE DI POTERE ESSERE ANCORA FELICE.

Come in tutti i romanzi di Hemingway, anche in Di là dal fiume e tra gli alberi c’è un incontro fra amore e morte, anche se in questo caso non è una morte violenta.

Il colonnello Cantwell, anzi, va quasi a scegliersi il posto dove morire, nello stesso luogo dove, da ragazzo, era stato ferito vedendo in faccia la morte per la prima volta e perdendo quindi il senso dell’immortalità. Un romanzo crepuscolare, quasi un atto di amore nei confronti dell’Italia; i paesaggi lagunari descritti in questo libro sono un omaggio alla laguna di Caorle, dove lo scrittore soggiornò, ospite di un barone veneziano che proprio nella cittadina veneta aveva diversi possedimenti. In ogni caso, un insolito Hemingway: intimista, riflessivo, che si interroga forse su sè stesso, quasi a fare un bilancio della sua esistenza. Un romanzo accolto freddamente dalla critica, che probabilmente all’epoca si aspettava qualcosa di diverso, dopo dieci anni dall’opera precedente, Per chi suona la campana.

- Che brutta faccia - disse allo specchio hai mai visto una faccia più brutta? - Sì - disse Arnaldo, - la mia, tutte le mattine quando mi faccio la barba. - Dovremmo farci tutti e due la barba al buio.

Di là dal fiume e tra gli alberi è un romanzo d’amore, d'addio, ma anche di disperata critica e autodifesa. L’ambiente è per gran parte veneziano: hotel Gritti, Harry’s Bar, laguna e gente elegante e ricca; pazzeschi e disperati modi di dire, di fare, di bere, di distruggersi con dolcezza. Un luogo dove tutto gira intorno a un asse fragilissimo: l’amore (per troppi motivi impossibile) del cinquantenne colonnello americano per una ventenne nobile europea. Un Panta Rei che travolge tutto, che trascina il lettore, che spumeggia e si accascia, sprizza vivacità e si smarrisce, reso da un dialogo divenuto struttura narrativa portante e essenziale della narrazione, travolgente, magmatico, fluente. I riferimenti autobiografici inseriti da Hemingway in questo romanzo sono numerosi e palesi: il colonnello Cantwell è cinquantenne come l’autore all’epoca in cui scrisse il romanzo, ferito nella prima guerra mondiale a Fossalta di Piave, esattamente come Hemingway; allo stesso modo, frequesta i suoi medesimi luoghi di Venezia, innamorato di una diciannovenne aristocratica veneziana, come all’epoca lo era lui di Adriana Ivancich- situazione che allora creò un certo scandalo.


RECENSIONI Il cinquantenne colonnello Richard Cantwell, triestino, durante un viaggio verso Venezia viene assalito dai ricordi della prima e della seconda guerra mondiale dalle quali tornò pluridecorato e considerato in patria come un eroe. Di fronte ai ricordi, tuttavia, egli non si sente più un soldato, ma un semplice uomo in uniforme, consumato dagli anni e dagli sforzi. Grazie alla relazione con la diciannovenne veneziana Renata alla quale racconta -quasi come in una sorta di terapia psicanalitica- le vicende della guerra, egli riesce a recuperare un po’ di serenità e gioia, pur conscio che i suoi problemi cardiaci non gli daranno molto tempo da vivere. Quando sente avvicinarsi la morte, il colonnello si fa accompagnare dal suo autista nel luogo dove era stato ferito anni prima, e rimane ad aspettare la fine.

IL LIBRO

Di là dal fiume e tra gli alberi Anno: 1950 Genere: romanzo Scrittori simili: John M. Whalen, J. Conrad


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A R T E / C i n e ma a bruci apel o

Due settimane nella folle vita di un produttore cinematografico americano: meno eccitante di quanto si possa pensare. Ben (Robert De Niro) è un produttore cinematografico vittima degli ingranaggi di Hollywood, che, nel mezzo del suo secondo divorzio, è alla disperata ricerca di finanziamenti per realizzare il film che possa risollevare la sua carriera da tempo in crisi. L’ennesimo problema, tuttavia, bussa alla porta: il protagonista della pellicola (Bruce Willis) ha impegnato i mesi di pausa nel far crescere una barba ispida e folta che conserva gelosamente, e gli investitori non hanno alcuna intenzione di finanziare un film d’azione con una star irriconoscibile al pubblico. Sarà dunque dovere del povero Ben convincere la star viziata a rispettare gli impegni contrattuali, per non rischiare di sospendere la produzione.

Matasse intricate WILLIS STUPISCE E CONVINCE NELLA PARTE DI ...SÈ STESSO PELOSO E CAPRICCIOSO.

A partire da queste situazioni che si dipanerà la vicenda che vede un grande De Niro, mettere in gioco tutte le sue doti istrioniche per confrontarsi con un cast stellare in cui due colleghi (Sean Penn e Bruce Willis) interpretano con grande autoironia il ruolo di se stessi. Un cast di tutto rispetto, le azzeccate caratterizzazioni, uniti alla già rodata narrazione del “cinema nel cinema”, creano un piacevole lungometraggio, che mescola il dramma alla commedia brillante. Il grottesco delle vicende, non preclude per una riflessione più profonda: il pubblico, chiamato con un sorriso a spiare dal buco della serratura del dorato mondo di Hollywood, scoprirà infatti come ogni film sia il frutto di una molteplicità di dinamiche che non sempre agiscono in favore della sua riuscita. In tale “odissea tragicomica”, la barba si pone come oggetto narrativo di prima rilevanza, fungendo da incipit e fulcro della trama. Interessante è inoltre scoprire la sua derivazione dal romanzo What Just Happened? Storie amare dal fronte di Hollywood, libro di memorie scritto dal produttore cinematografico hollywoodiano Art Linson e pubblicato nel 2002. Il libro copre un periodo di circa cinque anni dell’attività professionale dell’autore, raccontandone i fallimenti e gli insuccessi. Linson, infatti, parla in questo diario di come i suoi precedenti successi (su tutti Gli intoccabili del 1987) appartengano ormai ad un passato sempre più lontano, e di come negli ultimi anni egli abbia infilato un fallimento dietro, non percependone vie di scampo. Il film, presentato al Sundance Film Festival, è stato il film di chiusura del Festival di Cannes del 2008.


RECENSIONI

Divertitevi davanti alle azzeccate caratterizzazioni di Turturro e Tucci e alla restituzione al videonoleggio non vergognatevi, come purtroppo è accaduto alla critica internazionale al Festival di Cannes che ha assistito alla proiezione sorridendo e spesso ridendo ma alla fine ha negato l’applauso. Un piccolo film pungente, vero, divertente, un film sul cinema, su chi fa il cinema e che decide cosa farci o non farci vedere. In 110 minuti ci regala un interpetazione di un Robert De Niro da urlo in grande spolvero affascinante e bravo oltre ogni misura.

IL FILM

Disastro a Hollywood Regista: Barry Levinson Anno: 2008 Genere: commedia


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A R T E / M u si ca soffi ce

Fruscii villosi UNA VOCE GENTILE DIETRO AD UNA BARBA EPICA: WILLIAM FITZSIMMONS

L’ALBUM

The Sparrow and the Crow Anno: 2009 Genere: Pop, Folk, Folk Rock Artisti simili: E. Smith, S. Stevens


RECENSIONI

L’album, dai più inteso come l’album di debutto del cantautore americano, (dopo due lavori che non hanno ottenuto il successo sperato anche per via della scarsa distribuzione da parte della casa discografica), per qualità e per contenuti. Con brani prevalentemente acustici con parecchie incursioni folk, la voce è fragilissima e passa quasi in secondo piano. La voce è sottile, dolce; talvolta quasi sussurrata. Come la sua musica: per la maggior parte ballads che hanno un’atmosfera quasi implosa. Quasi pezzi suonati da William nella sua stanza, magari in un attimo di riflessione, per sbaglio registrati e finiti su disco. La sua musica è essenziale: pochi strumenti, prevalentemente chitarra e pianoforte. Così il cantato: semplice e immediato. In conclusione, The Sparrow And The Crow è un disco malinconico, che parla di amori vissuti e conclusi. Ma anche di delusioni e speranze.

La barba di William Fitzsimmons scrive e pubblica musica fin dal 2005 ma il percorso artistico del suo proprietario, barbuto folksinger di Pittsburgh, Pennsylvania, è inusuale: prima di dedicarsi totalmente alla musica, per anni ha lavorato come psicoterapeuta in istituti per disabili mentali. La scoperta della musica avviene nei primi anni di vita: figlio di genitori non vedenti che per comunicare usavano modi alternativi, come suoni e strumenti musicali, William cresce circondato da pianoforti, chitarre, tromboni, organi a canne, ma anche dai dischi di Joni Mitchell, Bob Dylan, Nick Drake, Simon & Garfunkel e Leonard Cohen. «Il 99% delle mie canzoni nasce dal rapporto speciale con la mia famiglia, sono influenzate dal tipo di educazione che ho avuto, ma anche dal lavoro che ho fatto. La musica per me è da sempre uno strumento terapeutico senza il quale non sarei riuscito a superare le mie paure: così è come ho cominciato a scrivere canzoni, ed è così ancora oggi», conclude. I primi due album vengono registrati nella soffitta di casa durante le soste universitarie, senza particolari ambizioni, più che altro per se stesso, come le pagine di un diario intimo attraverso cui osservare, capire e trasformare i propri dubbi esistenziali. «Le mie canzoni sono un vero e proprio confronto con i miei demoni: errori del passato e la paura

di una malattia mentale che mi ha accompagnato per gran parte della mia vita», confessa Fitzsimmons. Il terzo album, The sparrow and the crow, registrato in uno studio professionale a Los Angeles, scala le classifiche di iTunes e conquista la critica musicale. Per lo stile della sua musica, ballate di vellutato folk intimista ed evocativo con cui scandaglia le profondità dell’anima, Fitzsimmons appartiene alla wave di cantautori come Iron & Wine, Will Oldham, Scott Matthew, Josh T.Pearson. Lo lega a loro anche un accessorio estetico che sembra essere il must have del momento fra l’ultima generazione di certi folksinger: la lunga barba. Perché la fisiognomica non è una scienza esatta, ma la barba in un certo genere di musica ha un ruolo centrale. Per questi tizi con la chitarra e la passione per le canzoni tristi, essa pare essere un manifesto estetico che sa di appartenenza: la linea di confine e demarcazione tra l’universo cupo, vero, stradaiolo di Iron & Wine, Will Oldham, Scott Matthew e quello edonista, da vinello davanti al caminetto, dei Kings Of Convenience sbarbati (e non è un caso).

PUOI VEDERE LA SUA BARBA NEL VIDEO: The Tide Pulls From The Moon (2011, WMG)


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ILLUSTRAZIONE/ by M. Fontanella


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GROOMAG Copertina, Testi, Fotografie Federico Biraghi

Contenuti, Testi, Layout grafico Fabio M. Dozio

Contenuti, Layout grafico, Copywriting Carlotta Mazzini

Testi, Trattamento foto, Illustrazioni Stefano Pellegrini

Hanno collaborato: Angelo Ferrillo Luigi Presicce Massimo Fiorio (interviste)

--Braun S.p.a.

Tony Silvestre Vincenzo Canzi Matteo Magni Luca Ricci Marco Galimberti Carlo Alberto Fasani

(sezione “rasoi” in tips & tricks)

(modelli reportage)

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Mattia Fontanella

Antonio Triglia

--(illustrazione)

(tips and tricks)

Font utilizzati: Museo Univers DIN

Stampato presso: Copisteria SEF Via Candiani 124 20158 Milano

La seguente rivista è stata prodotta per il Laboratorio di Progettazione di Artefatti e Sistemi Complessi dell’anno 2011/1012 della Laura Specialistica in Design di Comunicazione del Politecnico di Milano, a cura dei docenti Panzeri Mauro e Zanini Pier Antonio. Le foto presenti sono utilizzate non si propongono di infrangere il diritto d'autore.

NEL PROSSIMO NUMERO: BEARDMAG #2

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