luglio/ agosto
periodico
25 luglio 2014 // n. 7 // anno 21 // 2 € // POSTE ITALIANE S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/94 n° 46), art. 1, comma 1, DCB Padova
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Omologato
Il CREATtIVO Vicenza è al quarto posto in Italia per valore aggiunto e occupazione del sistema produttivo culturale. Segno che il nostro “saper fare” è (e sarà) una risorsa continua
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o v i t a r e p e o o tin C o cen t i d vi e r se C i re d e imp h c le n a r B e e p L La mia banca è differente Banca San Giorgio Quinto Valle Agno - Cassa Rurale ed Artigiana di Brendola Banca del Centroveneto - Banca di Credito Cooperativo Vicentino Pojana Maggiore Cassa Rurale ed Artigiana di Roana - Banca di Romano e S. Caterina - Banca Alto Vicentino
FAREIMPRESA Periodico economico mensile Presidente del Consiglio di Amministrazione: Martino Pesavento Direzione artistica: studiomama.it Impaginazione e grafica: btobcomunica.com Stampa: Centro Stampa Editoriale srl Grisignano di Zocco (VI) Pubblicità: Rasotto, Borgo S. Lucia, 51 - 36100 Vicenza 0444 301628
Direttore responsabile: Antonio Stefani In redazione: Stefano Rossi, Valentina Celsan Contributi multimedia: Vito Trapani Coordinamento editoriale: Stefano Baroni Sede: via Fermi, 134 - 36100 Vicenza - 0444 392300 stampa@confartigianatovicenza.it www.confartigianatovicenza.it Editrice: CESAR srl, via Fermi, 201 - 36100 Vicenza
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Questo numero è stato stampato e diffuso in 24.500 copie
Questo mese in copertina luglio/ agosto
periodico DCOER1519
25 luglio 2014 // n. 7 // anno 21 // 2 € // PoSTE iTalianE S.p.a. - SPEdizionE in abbonamEnTo PoSTalE d.l. 353/2003 (conv. in l. 27/02/94 n° 46), arT. 1, comma 1, dcb Padova - conTiEnE i.P.
Hanno collaborato a questo numero: Christian Caleari, Nicola Carrarini, Christian Farinea, Lorenza Manessi, Antonio Marcati, Massimo Meggiolaro, Sabrina Nicoli, Lucia Pomi, Vladi Riva, Valentina Saccarola, Luciano Sassetto, Andrea Saviane, Tiziana Pettenuzzo, Valentino Varotto, Federica Vencato
Registrazione al Tribunale di Vicenza n° 788 del 17/12/1993 N. ROC 3894 Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Padova
Editoriale La spinta dei prodotti “BB&B” (Belli, Buoni e Benfatti) di Agostino Bonomo
Omologato
Il CREATtIVO Vicenza è al quarto posto in italia per Valore aggiunto e occupazione del sistema produttiVo culturale. segno che il nostro “saper fare” è (e sarà) una risorsa continua
La forza delle idee – e la capacità di metterle in pratica – come spinta propulsiva alla produzione, allo sviluppo. È questo il senso che si ricava dalla constatazione di quanto sia importante il tasso di creatività che un’azienda esprime, indipendentemente dal settore in cui opera. Che si tratti di manifattura tradizionale come di ICT, di produzione come di servizi, il contenuto “culturale” di quel che si fa è decisivo per distinguersi sul mercato e avere opportunità di successo. Perché una cosa ce l’ha insegnata, la crisi di questi anni: e cioè che star fermi non è più possibile. In un mercato globalizzato, pretendere che qualcuno ci venga a “cercare” tra migliaia di attività analoghe è, quanto meno, un’illusione. Conta proporsi, in modo nuovo. Conta andarseli a cercare, i clienti. E non solo o soltanto all’estero: chi opera a livello “domestico”, quei clienti li deve saper soddisfare con competenza, puntualità, assistenza, abilità nello stare al passo con l’innovazione. In questo numero ci occupiamo di quella vasta sfera di mestieri e professioni che hanno a che fare con la cosiddetta “industria culturale”, ma il discorso vale per tutti: progredire comporta il bisogno di possedere quel “qualcosa” in grado di renderci unici. E, se non lo abbiamo già, dobbiamo inventarcelo.
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19 I settori e le figure che “fanno cultura”
4 L’ospite
Giorgio Merletti. “La piccola impresa è cambiata, ora cambi anche questo Paese”
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Strumenti economici Risorse per lo sviluppo /1. Cerco-Offro finanziamento: adesso incontrarsi si può grazie all'accordo con BACK to WORK 24
23 Il termine “bene culturale”? Lo ha inventato d’Annunzio
Culture d’impresa
26 L’Accademia Tecnica indica il futuro dell’impiantistica
28 La nuova edilizia nasce sostenibile e di qualità
Società 39 Furti e rapine: la prevenzione aiuta sempre 41 Abusivismo, il brutto del bello
La parola all’esperto. Carlo Bassi: “Per investire nel futuro ho investito nel lavoro” 10 Risorse per lo sviluppo /2. Artigianfidi, una garanzia
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in tema
Storie d’azienda
43 Premiato Atelier Stimamiglio
31 Legno, sei laboratori “di idee e di prodotto” 32 Libero Accesso anche alla Villa
Territorio 44 Spiriti alla Rotonda
IL CREATTIVO
Vicenza è al quarto posto in Italia per valore aggiunto e occupazione del sistema produttivo culturale. Segno che il nostro “saper fare” è (e sarà) una risorsa continua
Imprese della cultura
14 La cultura che paga
34 Il prodotto marcato “CE” fa crescere l’azienda
Generazioni a confronto 35 “Dire, Fare e Pensare” abbellisce le scuole 37 Le sfide dei pensionati partono dal welfare
46 Riecco a Thiene il marmo dedicato all’Artigianato
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≈ Foto. Tommy Ilai
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di Agostino Bonomo presidente Confartigianato Vicenza www.fareimpresa.info
LA SPINTA DEI PRODOTTI “BB&B” (BELLI, BUONI E BENFATTI)
Se in questo numero di FareImpresa ci soffermiamo con particolare attenzione sul ruolo delle attività creative e culturali è perché, come svelano i numeri di una recente ricerca a livello nazionale, esse rappresentano una voce particolarmente importante dal punto di vista economico. E anche in questo campo, così come per l’export, il Vicentino è ai primi posti in Italia. Tanto che la Regione Veneto, presentando il suo Rapporto Statistico 2014 (in cui, fra l’altro, si prevede una crescita a +0,9% quest’anno con un consolidamento a +1,7% per il 2015), ha individuato tra i fattori strategici di sviluppo proprio la cultura in senso lato: ovvero turismo, esportazioni di merci di alta qualità e competenze elevate nel capitale umano. Tutto ciò che concorre a creare i cosiddetti prodotti “BB&B”, ovvero Belli, Buoni e Benfatti. Come ha sottolineato il vicepresidente della Regione, Marino Zorzato, il Veneto ha una serie di eccellenze che vanno sicuramente valorizzate e aiutate a crescere, perché sono quelle che ci hanno consentito di restare ai primi posti nonostante gli scossoni della crisi. Sono insomma realtà economiche che hanno fatto la differenza e vanno considerate prioritarie: su cultura, export, innovazione e turismo – con il relativo indotto – è bene investire per lo sviluppo futuro: messi insieme, rappresentano circa un quarto del PIL veneto. Con tutte le sue componenti, l’impatto economico del settore culturale in Veneto è infatti stimabile da un 5,4% a un 6,3% del Pil ed esporta beni per 6,5 miliardi di euro, pari al 10,5% del valore totale delle esportazioni regionali. Né va certo dimenticato che il Veneto resta la prima regione turistica d’Italia, con 61,5 milioni di presenze e 16 milioni di turisti, il 65% dei quali stranieri. Sta crescendo in maniera esponenziale l’interesse dei Paesi emergenti (Brasile, Russia, Cina) e le “città d’arte”,
in questo contesto, costituiscono dei forti poli di attrazione. La spesa pro capite di un turista straniero in quelle città è di quasi 130 euro al giorno, nettamente più alta della media (circa 100 euro al giorno, dei quali 65 per vitto e alloggio). Ma torniamo per un attimo a quella sigla, la “BB&B”. Oltre ai prodotti di alta qualità, dunque Belli e Benfatti, che hanno avuto un ruolo importante nel risollevare la manifattura, anche il comparto agroalimentare sta raggiungendo traguardi eccezionali a livello internazionale: per questo è stata aggiunta una terza B, quella che si riferisce ai prodotti Buoni. Nel 2012 il “BB&B” ha rappresentato il 30% delle esportazioni venete (il 17% di quelle italiane) e nel 2013 ha confermato la sua vitalità: è cresciuto di un ulteriore 3% rispetto all’1,4% delle esportazioni totali, mentre verso i nuovi mercati la crescita ha sfiorato il 9%. Tra l’altro, proprio il turista straniero che arriva qui diventa il primo “promoter” dei prodotti veneti di qualità. Non è dunque, questa, una buona base su cui costruire guardando avanti? Di sicuro sarà importante tenerne adeguatamente conto nell’ambito del nuovo ciclo di programmazione europea 2014-2020 (e relativi fondi: 2,5 miliardi di euro) e alla partecipazione del Veneto all’Expo 2015 di Milano. Ma è altrettanto sicuro che una ulteriore spinta potrà venire dal miglioramento di un altro - e assai meno positivo - scenario: quello degli ostacoli che incontra chi, qua da noi, intende “fare impresa”. Sul peso di macigni come burocrazia, tassazione e costi gestionali, siamo quasi stufi di soffermarci. Però non conforta vedere che, nell’annuale classifica per regioni relativa al “disagio imprenditoriale” prodotta dalla Fondazione Impresa (che assegna i posti a seconda delle penalizzazioni in capo al sistema produttivo e dove,
editoriale
dunque, chi è in testa è il peggiore e chi è in coda è il migliore), il Veneto ha fatto un passo indietro rispetto al 2013, passando dal 15° al 14° posto sul totale di venti. A titolo di cronaca, la regione più “virtuosa” – e dunque al ventesimo posto – è il Trentino Alto Adige, quella più “difficile”, e prima in questa classifica al rovescio, è la Sicilia. In base a quali indicatori viene stilata tale graduatoria? Alla nati-mortalità delle imprese, ai fallimenti, al Pil regionale, alle difficoltà di credito, alla disponibilità di infrastrutture viarie e ferroviarie, alla quota di aziende innovatrici e all’utilizzo di banda larga. Tutto questo per dire che margini di miglioramento del sistema ce ne sono, eccome. E che si tratta di un’opera alla quale deve guardare la mano pubblica, esattamente come la sfera privata è chiamata a giocare le proprie sfide sul mercato. Certo è che, se dal Veneto allunghiamo lo sguardo verso Roma, nonostante tutti i proclami riformatori troviamo ancora esempi di stampo “borbonico” che rasentano il grottesco e andrebbero accolti con una risata, se poi non gravassero (come sempre) sulle nostre tasche. Sentite questa: 157 milioni di euro confluiranno nelle casse della Siae, la società che tutela i diritti d’autore, grazie alla tassa sul cosiddetto “equo compenso” (!) imposta su smartphone, computer, chiavette Usb e televisori, con un aumento del 150% rispetto allo scorso anno. Una gabella che il ministro per i Beni culturali poteva risparmiarsi, una figuraccia pari alla pretesa (infondata) della Rai di far pagare il canone a chi “si presume” possa guardare la tv nei luoghi di lavoro. Ecco, anche la Rai passa per essere una “industria culturale”. Così come la Siae dovrebbe tutelare i creativi. Ma perché a ingrassare i loro bilanci dobbiamo essere noi, che del talento facciamo il nostro mestiere senza battere cassa presso i contribuenti?
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Merletti Il presidente di Confartigianato ripercorre i temi della relazione tenuta a Roma durante la recente assemblea nazionale: ecco tutto quello che va riformato in tema di tasse, burocrazia, credito, costi energetici, mercato del lavoro, ritardi nei pagamenti…
“La piccola impresa è cambiata, ora cambi anche questo Paese”
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≈ Foto. Tommy Ilai
“I segnali di ripresa ci sono, benché timidissimi. Le esportazioni sono tornate a crescere, soprattutto verso i nuovi mercati, gli ordinativi virano in positivo e abbiamo due grandi occasioni come il semestre italiano di presidenza UE e l’Expo. Non dobbiamo perdere questo treno: il Governo deve tenere conto del fatto che sostenere la ripresa significa in primo luogo sostenere i 4,3 milioni di piccole e piccolissime aziende che ne sono la spina dorsale”. Alla recente assemblea annuale di Confartigianato svoltasi a Roma, il presidente nazionale Giorgio Merletti ha ribadito con forza le esigenze di quel mondo produttivo che in questi ultimi sette anni ha dovuto affrontare non solo la crisi economica, ma anche la rivoluzione di un cambiamento epocale, stringendo i denti e rimettendosi in gioco. Vediamo, allora, di ricapitolare a che punto siamo. Presidente Merletti, come si governa una trasformazione come quella attuale? Non stando fermi, non continuando a fare le stesse cose. E difatti in questi ultimi anni noi, ovvero il mondo delle piccole imprese e il sistema associativo che le rappresenta, siamo cambiati. E molto. Come testimoni, protagonisti e vittime del mutamento anche nel contesto, nel mercato, nelle forme di esercizio delle attività, nelle relazioni commerciali e lavorative. E intanto, anche grazie alle tecnologie, si sta affermando quello che noi diciamo da tempo e che ora ha assunto una veste globale, vale a dire il primato del valore del prodotto e della relazione tra l'imprenditore e il suo cliente, che sono caratteristiche fondanti del lavoro artigiano. Artigianato protagonista anche nel “digitale”? Certo. Il digitale sta cambiando il modo di produrre non solo per gli aspetti di comunicazione, ma anche
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valorizzando la progettazione condivisa e la produzione personalizzata. Ed è proprio il lavoro artigiano, con le sue specificità, a essere profondamente coerente con le caratteristiche di tale metamorfosi. Per la sua flessibilità e capacità di creare e progettare con dinamismo, la piccola impresa è il modello imprenditoriale del futuro. Un esempio di come questo sia un processo globale è il fenomeno dei “maker”, nato negli USA, che abbina l’utilizzo di nuove tecnologie di produzione all’attenzione al mondo di internet, dell’open source, della condivisione dei processi di innovazione che emergono dal basso e si dispiegano su larga scala. Quello che era un gusto quasi esclusivo, per pochi eletti, del “fatto a mano”, del “su misura”, del “fuori serie”, è diventato uno dei cardini del processo di globalizzazione. La nascita dell'artigiano digitale è stata identificata con l'affermazione della stampante 3D, ma pensiamo anche a cosa significa la tecnologia della comunicazione per i trasporti, e a quante barriere fisiche si stanno abbattendo con le piazze di scambio virtuali. E intanto sembra rinascere pure la manifattura… Dopo la sua morte annunciata troppo in fretta, la manifattura prospera e va all'estero, incarnata proprio dal reticolo di milioni di piccole imprese che, libere grazie alla loro dimensione ridotta, hanno potuto andare più avanti dei pochi grandi gruppi manifatturieri (i quali peraltro ormai in Italia hanno poco più della sede, se ce l'hanno) e avviato un processo di revisione strutturale del modo di fare impresa. È frutto anche di questo l’aumento dell’export italiano? Nel primo trimestre 2014 le nostre esportazioni sono aumentate dell’1,5% rispetto al 2013. Addirittura in Cina, nell’ultimo anno, abbiamo venduto beni per un valore di oltre 10 miliardi, con un incremento del 12,2%. Nel mondo sono sempre più apprezzati beni strumentali d’avanguardia e altamente sofisticati, che rappresentano un terzo delle nostre esportazioni manifatturiere. Per questo sosteniamo il tema del Made in Italy, perché non è una battaglia di retroguardia e di protezionismo, ma perché riconoscere e tutelare il Made in Italy significa fare innovazione, significa riconoscere gli sforzi di cambiamento e rinnovamento continuo che caratterizzano da sempre il modo di inventare e produrre degli artigiani italiani. Serve perciò che il Consiglio UE approvi definitivamente la legge che tutela il ‘made in’… Grazie allo scorso Parlamento europeo è stato messo un punto fermo nel lungo iter della legge europea di tutela del “made in”, nonostante le pressioni di interessi contrari. Ora spetta al Consiglio prendere il testimone e portare la difesa del “made in” all’approvazione finale, conducendo così a termine la battaglia per difendere e valorizzare il patrimonio manifatturiero italiano. Il nostro Governo guiderà l'Unione Europea nei prossimi sei mesi: lo misureremo anche su questo.
A proposito di quello che ci attende: che occasioni potrà dare l’Expo 2015? Sarà un “acceleratore di futuro”. Milioni di operatori specializzati da tutto il mondo avranno l’occasione di confrontare i diversi sistemi produttivi, ma soprattutto avranno l'opportunità, per noi irripetibile, di prendere contatto con le realtà imprenditoriali italiane. Come Confartigianato ci stiamo preparando a tale evento per dare alle nostre imprese la giusta vetrina sul tema dell'Expo, che ci tocca direttamente come protagonisti della filiera alimentare. Ma stiamo anche allestendo per le imprese un luogo nel cosiddetto “fuori-Expo”, innanzitutto per presentare e vendere i propri prodotti agli operatori che arriveranno, e inoltre, in una prospettiva che va oltre ottobre 2015, per creare un laboratorio permanente, una “factory” di innovazione e sperimentazione, nella quale daremo alle imprese un supporto reale e concreto per migliorare la propria azione. Certo che quando poi si parla di Tasi, o di Sistri, l’impressione è quella di una Italia che non cambia… Anche quest’anno cittadini e imprenditori hanno dovuto combattere contro il diluvio di scadenze fiscali concentrate a metà giugno, con la solita incertezza su quanto e come pagare. Vogliamo parlare, poi, del Sistri, il Sistema di tracciabilità telematica dei rifiuti speciali? L’esonero per le piccole imprese deciso dal Ministro dell’Ambiente Galletti è una soluzione apprezzabile ma parziale. Perché, invece, non ci si decide a mettere la parola fine, una volta per tutte, a un’assurda vicenda che si trascina da anni e che ha fatto spendere agli imprenditori 250 milioni senza produrre alcun risultato nella lotta alle ecomafie? Perché non si tiene conto della clamorosa bocciatura – seppure tardiva – da parte dell’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, della procedura adottata per l'affidamento del progetto Sistri? Anche per l’innovazione della Pubblica Amministrazione sentiamo da anni annunciare rivoluzioni epocali, ma intanto la dura realtà è che solo poco più del 10% degli 8.000 Comuni italiani offre servizi on line per snellire gli adempimenti delle imprese. Come dicevo all'inizio, noi imprese e noi Confartigianato, siamo cambiati e stiamo cambiando: abbiamo il diritto di pretendere che il cambiamento si espanda all'azione della mano pubblica che condiziona la vita delle imprese, degli imprenditori, dei lavoratori e delle famiglie. Capitolo tasse: gli italiani ne pagano 25 miliardi in più rispetto alla media UE. E scontano una burocrazia altrettanto pesante… Per questo occorre finalmente il coraggio di ridurre la pressione fiscale che grava su imprese e famiglie, attraverso una rigorosa riqualificazione della spesa improduttiva. Non ne possiamo più di pagare le tasse più alte d’Europa! Nel 2014, la pressione fiscale
è pari al 43,9% del Pil. E non vogliamo nemmeno morire soffocati dalla mole di adempimenti, scadenze, scartoffie che il fisco ci impone. Tra aprile 2008 e marzo 2014 sono state approvate 629 norme fiscali, di cui 389 hanno portato nuove incombenze e costi burocratici. Come dire che il fisco si è complicato alla velocità di una nuova norma alla settimana. Da quasi un anno giace in Parlamento un disegno di legge con nostre proposte di semplificazione ‘a costo zero’ per lo Stato, la cui rapida attuazione avrebbe consentito la riduzione di costi in capo alle imprese. Perché non lo si approva? Stessa musica per i tributi locali: nella tassazione immobiliare, quella che doveva essere una riforma all’insegna della semplificazione si è trasformata nel groviglio Imu/Tasi/Tari sotto l’egida della fantomatica IUC, che ha reso ingestibili i tributi locali. Oggi, per stabilire l’importo dei versamenti bisogna districarsi in un labirinto di aliquote, detrazioni, esenzioni. Si abbia il coraggio, invece, di tornare a un'unica imposta sulla proprietà immobiliare, si accorpi la Tasi nell'Imu e si ammetta apertamente che la prima casa è, in effetti, tassata! Inoltre, si metta mano urgentemente alla tassazione degli immobili produttivi, che non possono essere considerati alla stregua delle seconde case. Il fisco, quindi, deve cambiare: serve un’amministrazione autorevole, ma rispettosa dei contribuenti. E quanto all’evasione fiscale, servirebbe estendere contrasto d’interesse? Vanno ripensati gli strumenti di lotta all’evasione, come previsto dalla Legge di riforma fiscale, rilanciando ed estendendo a più settori il contrasto di interesse, che sta dando ottimi frutti nell’edilizia e nell’impiantistica. Non va nemmeno sprecata l'occasione offerta dalla delega fiscale per semplificare e rendere più equo il nostro sistema tributario, come anche per intervenire sul processo tributario affinché diventi un “giusto” processo, in cui le parti abbiano i medesimi diritti e l’eccessivo costo non sia, come ora,
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un deterrente a danno dei più piccoli. Meno regole e più semplici nel mercato del lavoro aiuterebbero nuove assunzioni? Ce lo impongono i numeri della disoccupazione giovanile che ha raggiunto il 43,3%, con punte ancora più drammatiche nel Mezzogiorno. Con sensibilità e coraggio il ministro Poletti ha recepito le nostre sollecitazioni, eliminando parte dei costi e dei vincoli che pesavano sui contratti a termine e sul contratto di apprendistato. Una svolta positiva che si somma all’impegno nel programma ‘Garanzia per i Giovani’: tra i primi abbiamo sottoscritto il protocollo di collaborazione con il Ministero del Lavoro, perché si tratta di un’occasione straordinaria per ridurre la distanza che separa i giovani e la scuola dal mondo del lavoro e offrire alle nuove generazioni concrete occasioni di conoscenza della realtà imprenditoriale artigiana e opportunità di formazione in azienda. Un’altra voce difficile rimane quella del credito alle imprese… I dati mostrano che anche nei primi mesi del 2014 perdurano condizioni restrittive nell’offerta di finanziamenti, in particolare alle piccole imprese. Il Fondo Centrale di Garanzia si sta sempre più affermando come lo strumento principale delle politiche pubbliche per il credito, e dunque va reso ancor più accessibile alle Pmi. Al tempo stesso va salvaguardato il ruolo dei Confidi, che continuano a supportare mi-
gliaia di imprese: a che punto sono i provvedimenti dell’ultima Legge di Stabilità che prevedevano un importante intervento per la loro ri-patrimonializzazione? In un quadro dalle tinte fosche, vanno però messe in evidenza le buone performance realizzate da Artigiancassa nell’ultimo anno, a riprova della bontà del modello di integrazione con la rete degli sportelli del nostro sistema associativo. Anche nel campo dei costi per l’energia, le piccole imprese la pagano 4 miliardi in più della media Ue. Il Piano taglia-bollette potrà invertire la tendenza? Sul fronte delle politiche energetiche scontiamo record poco invidiabili rispetto ai competitor europei,
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perché è vero che le nostre piccole imprese pagano l’energia elettrica il 31% in più rispetto alla media UE. Confidiamo che stavolta il piano taglia-bollette annunciato dal Governo per la riduzione del 10% dei costi per le Pmi, ci porti finalmente una buona notizia con l’abbassamento dei parametri scelti. Si parla tanto di “città intelligenti”, le cosiddette “Smart cities” con infrastrutture più agili e agevoli per la vita di tutti. Come dare una spinta a questa trasformazione? Ci aspettiamo un piano nazionale organico per il recupero e la riqualificazione del patrimonio di edilizia e la riorganizzazione degli spazi urbani, in grado di coniugare efficienza energetica, compatibilità ambientale, logistica, innovazione e digitalizzazione. Possiamo pensare a una nuova legge urbanistica dopo più di settant’anni? In questo campo, sono strategici due settori: le costruzioni e la mobilità, ivi compreso l’autotrasporto. Parliamo dell’edilizia: vanno confermati i bonus per le ristrutturazioni? Il rilancio della crescita passa in gran parte per la spinta del mercato interno attraverso la ripresa del settore edile. In tale prospettiva, è necessario consolidare i bonus fiscali del 55% sulle ristrutturazioni e del 65% per la riqualificazione energetica, che hanno prodotto effetti largamente positivi per l’economia e l'occupazione, consentendo la modulazione delle detrazioni da tre a dieci anni. Quanto all’autotrasporto, sta vivendo, al pari degli altri settori dell’artigianato e delle piccole imprese, una metamorfosi indotta dalla crisi ma anche dalle nuove esigenze del mercato. Va però evitato che questa evoluzione sia compromessa dalla concorrenza sleale del cabotaggio abusivo provocato dalla liberalizzazione selvaggia del trasporto internazionale. Torniamo alla burocrazia: cosa intende dire quando afferma che bisogna “semplificare la semplificazione”? Nel rapporto tra le imprese e lo Stato, è fondamentale l’efficienza della Pubblica Amministrazione. E quando sentiamo dire che il Governo si accinge a mettere in campo nuove azioni contro la burocrazia, noi torniamo a chiedere: semplificate la semplificazione! Non commettete il solito errore di inventare nuove norme che poi non completano il loro iter e non producono alcun risultato, se non quello di disorientare i cittadini. Un esempio? Da maggio 2011 sono stati emanati 39 provvedimenti, tra leggi e decreti legge, che contengono il rinvio a 290 ulteriori atti normativi di attuazione, per limitarsi a quelli di
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impatto sulle imprese. Di questi, ne sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale solo 135. Più della metà dei provvedimenti è rimasta, pertanto, lettera morta. E intanto l’Italia resta sempre ‘maglia nera’ nell’UE per ritardi di pagamento della Pubblica Amministrazione… Nel 2014, in Italia, le imprese fornitrici di beni e servizi devono aspettare in media 165 giorni: siamo ben lontani da quel limite di 30 giorni previsto dalla legge. Ora: si vuol pagare davvero l’enorme debito cumulato – e tuttora in via di accumulazione – dalla P.A. per forniture e servizi resi dalle imprese? Noi proponiamo da tempo – fin qui inascoltati – di consentire una civilissima compensazione tra quel che le imprese devono riscuotere dallo Stato e quel che le imprese devono pagare per tasse e tributi. Mica stiamo parlando di regali! Ci spieghino cosa impedisce di adottare questa forma tecnica, usuale nella pratica commerciale, che darebbe uno shock positivo all’economia con l’immissione di 100 miliardi di euro in un tempo brevissimo. Qualcuno osserva che la compensazione diretta tra debiti e crediti potrebbe dar luogo ad abusi? Io rispondo: basta con i sospetti preventivi, buoni solo a rendere la vita difficile alla stragrande maggioranza degli onesti che hanno fornito beni e servizi alla P.A. Con questa filosofia del “sospetto preventivo” il nostro Paese è diventato il più grande produttore al mondo di certificati antimafia e di DURC, ma non ha certo risolto il problema della corruzione e degli appalti truccati. Devo citare la cronaca recente e paradigmatica dei lavori per il Mose? Cosa ci si può attendere dal Semestre di presidenza italiana della UE? C’è l’opportunità di imprimere una svolta nelle politiche per la ripresa e per la crescita, uscendo dal circolo vizioso di misure finora orientate all’osservanza cieca di rigidi vincoli di bilancio, portando l'Europa a parlare il linguaggio dei cittadini e delle imprese. Nel nuovo ciclo comunitario, deve trovare concreta attuazione quel “Think Small first, quel “pensare innanzitutto al piccolo”, per dare nuovo impulso a quegli oltre 23 milioni di micro e piccole imprese che rappresentano il cuore pulsante dell'economia europea. Il nostro Governo ha la responsabilità di ripensare un sistema economico, produttivo e sociale che concepisca la piccola impresa come “modello generale” d’impresa. Portare il PIL manifatturiero europeo al 20% entro il 2020 consentirebbe di poter rilanciare quel “saper fare” coniugato con le tecnologie che nessuno più degli artigiani e dei piccoli imprenditori italiani può fare”. In effetti, il nostro Paese può vantare 4,3 milioni di piccole aziende… Nonostante le molte Cassandre, il sistema imprenditoriale dell’Italia continua a poggiare per il 99,4% sulle piccole e piccolissime attività, che danno lavoro a oltre 11 milioni di persone. E non è un male, diciamolo a voce alta! Basterebbe il coraggio di ammetterlo, invece di continuare a voler vedere ciò che non c’è, o che vorremmo che ci fosse.
strumenti
economici
CERCO-OFFRO FINANZIAMENTO: ADESSO INCONTRARSI SI PUÒ Risorse per lo sviluppo /1. BACKtoWORK 24, società con cui Confartigianato Vicenza ha stretto un accordo, mette a disposizione un portale che “incrocia” l’esigenza delle piccole imprese con la disponibilità di un manager a diventare partner e socio di investimento. Info: www.confartigianatovicenza.it/backtowork24 Confartigianato Vicenza ha firmato un accordo di collaborazione con BACKtoWORK24, società del Gruppo 24 Ore con sede a Milano, in base al quale sono previsti sconti per le aziende che vorranno accedere al servizio fornito dalla società medesima, nata per “incrociare” le esigenze economiche di sviluppo delle piccole imprese con la possibilità di investimento nel mondo produttivo generata da manager e professionisti alla ricerca di nuovi impegni professionali. Gli intenti dei promotori “Si tratta del primo accordo che BACKtoWORK24 sottoscrive con un’associazione di categoria territoriale della piccola impresa, e questo non può che renderci orgogliosi – commenta il direttore di Confartigianato Vicenza, Pietro De Lotto-. Noi rappresentiamo ben 17mila delle 25mila aziende artigiane presenti nel territorio, imprese che stanno affrontando un momento di impegnativo cambiamento con una sostanziale tenuta numerica e, in alcuni settori, già qualche segnale di ripresa. In tale scenario spicca il dato dell’export, che vede Vicenza terza in Italia dietro solo a province quali Milano e Torino, dal tessuto imprenditoriale ben diverso: qui da noi, infatti, sono le micro e picco-
le imprese (MPI ndr) a contribuire per il 43% alle esportazioni. L’accordo con BACKtoWORK24 ci permette ora di offrire alle aziende un’opportunità in più per crescere in termini di innovazione, mercati, capitale umano e competenze. E siamo certi che uno strumento come quello proposto sarà anche in grado di far riconsiderare positivamente agli imprenditori l’apporto che può dare l’inserimento di un manager in azienda”. Dal canto suo Carlo Bassi, amministratore delegato di BACKtoWORK24, osserva: “Quello che abbiamo siglato con Confartigianato Vicenza è un accordo di grande rilevanza, vista soprattutto la vocazione del territorio vicentino, brulicante di quelle piccole imprese che costituiscono la struttura portante dell’Italia. Due partner autorevoli e competenti affiancano ora le aziende per promuovere in loro una ulteriore attenzione ai cambiamenti di scenario: insieme le esortiamo infatti a una presa di consapevolezza, a compiere un preciso esame e ad aprirsi a un confronto diretto: un grimaldello virtuoso che può aprire nuove, inattese opportunità. BACKtoWORK24 è nata proprio con la speranza di risolvere un problema: la crisi del tessuto sociale e imprenditoriale del nostro Paese, costituito da milioni di Pmi e da centi-
strumenti economici
naia di migliaia di dirigenti, manager e lavoratori qualificati rimasti troppo presto e troppo spesso senza lavoro. Non c’è, quindi, una logica di puro profitto a muoverci, quanto il convincimento che il denaro e gli investimenti devono essere utilizzati proficuamente soprattutto per garantire un futuro ai lavoratori, alle famiglie, ai giovani”. L’idea di base: sostenere il lavoro e la crescita Da un lato, più della metà delle Pmi italiane è in sofferenza perché manca di liquidità e di competenze finanziarie. Dall’altro, ogni anno il 20 per cento dei manager perde il posto di lavoro e solo una piccola parte di essi riesce a trovare una nuova occupazione nello stesso ruolo. Unire questi due bisogni per farne una nuova, importante opportunità per il Paese è l'idea che nel 2012 ha condotto Carlo Bassi alla costituzione di BACKtoWORK24, una nuova società ora del Gruppo 24 Ore la cui missione è, appunto, quella di mettere in contatto piccole medie imprese e manager dirigenti e professionisti disposti a investire in esse capitali propri ed esperienza.
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Codice etico BACKtoWORK24 si pone come soggetto neutrale e indipendente tra Pmi e lavoratori qualificati con capacità di investimento, in modo da sostenere e promuovere il tessuto sociale, produttivo ed economico del Paese.
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Alle piccole e medie imprese BACKtoWORK24 offre dunque la possibilità di acquisire professionalità manageriali necessarie al loro sviluppo, aprendo il proprio capitale sociale a manager/investitori, che apportano così anche risorse finanziarie oggi difficili da ottenere attraverso il sistema creditizio; ai manager e ai professionisti offre invece l'opportunità di diventare soci e partner delle aziende in cui investono, rientrando dunque nel mondo del lavoro con un rinnovato interesse verso la propria professionalità e verso l'andamento dell'azienda per cui lavorano, della quale divengono, da soci, diretti corresponsabili. BACKtoWORK24 ha anche un terzo obiettivo, di valore economico e sociale: incentivare una maggior propensione all'investimento in attività produttive, all’innovazione e, più complessivamente, nel lavoro. Perché, attualmente, il risparmio privato delle famiglie italiane (4,3 volte il debito pubblico) è immobilizzato per due terzi in patrimonio immobiliare e per un terzo in risparmio gestito dalle banche, mentre i figli non trovano lavoro e i padri lo perdono. Come funziona Entrando nel portale di BACKtoWORK24 o rivolgendosi ai 27 uffici territoriali di Confartigianato Vicenza, ogni potenziale candidato (azienda, imprenditore, manager o investitore) potrà compilare una breve scheda di presentazione della propria attività e delle proprie richieste. Lo staff
di BACKtoWORK24 è formato da un team di professionisti che valutano le caratteristiche delle aziende, la loro solidità, le possibilità effettive di sviluppo e il valore. E, contemporaneamente, selezionano gli imprenditori, gli investitori e i dirigenti, per competenze e possibilità di investimento. Una volta verificato il possibile interesse tra le richieste delle aziende e quelle di possibili investitori, lo staff di BACKtoWORK24 selezionerà individualmente le une e gli altri per un primo colloquio di approfondimento e l'eventuale sottoscrizione del contratto. Attualmente sono 50 i partner di BACKtoWORK24 che operano su tutto il territorio nazionale; il database è composto di un totale di 2000 manager investitori, 1800 aziende che hanno manifestato interesse nel progetto. Operativamente il progetto è partito a ottobre 2013 e, ad oggi, gli accordi impresa-manager siglati sono circa 50 con una media di 5 al mese. L’importo medio dell’investimento per ciascun progetto è 200mila euro.
Valori • Integrità: BACKtoWORK24 opera con correttezza e responsabilità, rispettando l'etica professionale dei propri interlocutori; • Indipendenza: BACKtoWORK24 garantisce la completa autonomia e neutralità come fautore dell’incontro tra Pmi e lavoratori qualificati; • Eccellenza: BACKtoWORK24 offre i più elevati standard qualitativi, fornendo risposte concrete e innovative ai problemi dei propri iscritti; • Trasparenza: è alla base del lavoro di BACKtoWORK24, nella comunicazione e nei rapporti che instaura con e fra i propri interlocutori. Responsabilità Sociale BACKtoWORK nasce, fondato da Carlo Bassi, con la speranza di risolvere un problema: la crisi del tessuto sociale e imprenditoriale del Paese, costituito da milioni di Pmi e da centinaia di migliaia di dirigenti, manager e lavoratori qualificati, ora più che mai troppo presto e troppo spesso senza lavoro. Non, quindi, col fine esclusivo di creare profitto per i propri azionisti. Per BACKtoWORK24 il denaro e gli investimenti devono essere utilizzati proficuamente non solo per creare remunerazione, ma soprattutto per garantire un futuro ai lavoratori, alle famiglie e ai giovani.
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economici
carlo bassi Per investire nel futuro ho investito nel lavoro La parola all’esperto. Carlo Bassi, fondatore di BACKtoWORK 24, spiega come e perché è giunto ad avviare questa sua esperienza imprenditoriale (e alcune altre, non meno vincenti)
Premetto: non sono un economista, tanto meno un uomo di finanza. Non sono un “figlio di”, e nemmeno un uomo degli apparati (banche, giornali, politica, governo, associazioni d’impresa e dei lavoratori, amministrazione pubblica, grande impresa pubblica e privata…). Sono un manager, un imprenditore piccolo. Sono un autodidatta che in tempi non sospetti, ovvero quando la crisi non c'era, si guardava intorno e si faceva e faceva alcune domande, da semplice buon padre di famiglia, rivolgendosi al suo direttore di banca e anche a qualche banchiere, agli amici giornalisti e politici di ogni schieramento, ai tanti "grandi imprenditori” e "grandi manager” che conosceva. E le domande di allora, sostanzialmente, riguardavano quanto a lungo sarebbe potuto continuare “quel” sistema. Poi è arrivata la crisi, una crisi nera, e ho smesso di pormi e porre domande, peraltro tutte rimaste senza risposte. E ho pensato che, se volevo garantirmi un lavoro e garantirlo ai miei figli, dovevo investire del mio, e promuovere una cultura imprenditoriale nuova, fondata sull’iniziativa privata e sulla competenza. Ovvero, togliere i soldi alle banche e metterli in piccole imprese e investire nel lavoro, nel prodotto, nelle capacità mie e degli altri. E metterci, insieme al denaro, tutte le mie competenze, i trent'anni di esperienza, le mie relazioni, soprattutto la certezza che avrei dovuto essere capace di costruirmi il futuro ogni giorno. Perché a mancare, negli ultimi decenni, sono stati gli investimenti più qualificanti, più innovativi, quelli che richiedono una visione anticipatoria delle cose, che nasce da competenza e aggiornamento. Così ho dato nuova vita a piccole imprese, ho creato qualche posto di lavoro. Ho dato una opportunità ai miei figli. Ho creato BacktoWork (www.backtowork.it), che è la sintesi e una risposta concreta a tutto ciò. E soprattutto pretende di rimettere al centro il lavoro, l'investimento sul lavoro, il merito e il risparmio privato messo a disposizione delle imprese e del lavoro.
Poi ho pensato che è inutile illudersi che nel futuro si possa godere tutti indistintamente del servizio sanitario gratis o a basso costo, indipendentemente dal fatto che uno sia un disoccupato, un dirigente o un imprenditore. Anzi, ho pensato che non fosse nemmeno giusto. Ho pensato che i servizi di base alla persona devono essere garantiti a tutta la comunità secondo principi di sussidiarietà e livelli di reddito (chi guadagna di più, paga di più) e che da questo potesse nascere anche un modello di nuova "impresa privata sociale": così è sorto MediciperTutti (www.medicipertutti.it) Poi ho pensato che forse valeva la pena riproporre all'estero il genio, lo stile, l'unicità dei nostri prodotti e delle nostre imprese. Con una semplice formula nuova: conservare i nostri "geni", che sanno progettare e costruire come nessuno al mondo, e metter loro vicino chi sa gestire e sviluppare le aziende (piuttosto che agire solo sulla riduzione dei costi, che significa anche minor qualità del lavoro e del prodotto). Dimostrando che, anche se piccole, le nostre imprese possono essere leader nei propri mercati e andare nel mondo per crescere e dare soddisfazioni a chi ci investe e a chi ci lavora, E così abbiamo fatto società con Umberto
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Borile (www.borile.it) per produrre moto italiane, anche con una partnership tecnica con Ducati, che interessano gli appassionati dagli Stati Uniti al Giappone. Inoltre ho preso Sciallino (www.sciallino.it), che per cinquant’an-
ni anni aveva fatto barche uniche. Nel 2008 è stata travolta dallo scoppio della bolla che aveva fatto vendere in Italia, a qualsiasi prezzo, barche fatte da tutti a tutti. Ora, ricominciando da capo, è uno dei pochi cantieri italiani che sta dimostrando di poter andare in Cina, negli Emirati e negli Stati Uniti. Mi sono anche affiancato a chi sa fare abiti da uomo secondo una tradizione unica e abbiamo dato vita alla Sartoria Acquadimare (www.sartoriadimilano.it). Ancora, ho rilevato lo storico Centro Medico Ambrosiano dove la reputazione, la qualità dei servizi e delle prestazioni sono sempre state un principio e ora sono, alle stesse condizioni di qualità e professionalità, disponibili per molte più persone. E così, mettendo tutto insieme, sto creando una piccola holding che lavori per tutte le mie attività e possa offrire servizi e prodotti anche a terzi. Pensando che la qualità non debba essere un lusso, e non vada confusa e venduta con quel lusso e quelle mode che hanno fatto (e fanno) perdere a tutti noi il senso del valore delle cose. La qualità dev'essere la vera ragione del nostro lavoro e della possibilità di fare impresa: lavorare per la qualità richiede capacità (quindi merito) e offre alle aziende italiane l'ultima possibilità di salvarsi.
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≈ Foto. Tommy Ilai
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ARTIGIANFIDI, UNA GARANZIA Risorse per lo sviluppo /2. Il confidi vicentino, attivo dal 1978, ogni anno assicura oltre 340 milioni di credito alle aziende. Non per nulla conta 17mila soci ed è riconosciuto dalla Banca d’Italia
17mila soci non possono essere un caso: è questo, infatti, il dato che più salta agli occhi quando si parla di Artigianfidi Vicenza, il Confidi promosso dal sistema Confartigianato Vicenza che, puntando come sempre sul valore della garanzia consortile, opera per favorire l’accesso al credito dell’Artigianato e della Piccola Impresa. La storia di Artigianfidi, che nel frattempo ha rinnovato i suoi vertici chiamando l’imprenditore Luigino Bari alla presidenza dopo la conclusione del mandato di Mariano Miola, inizia nel 1978 e ancora oggi vede ogni anno quasi 7.000 domande approvate di fido e di finanziamento per un volume di credito di oltre 340 milioni di euro, spesso agevolato da contributi pubblici. Anche a livello nazionale, del resto, Artigianfidi Vicenza costituisce una delle più strutturate realtà a sostegno dei piccoli imprenditori, tanto da essere ritenuto un confidi - nonché Intermediario Finanziario ufficialmente riconosciuto e vigilato dalla Banca d’Italia - di primaria importanza. Tant’è vero che, pur operando prevalentemente nella provincia di Vicenza, è abilitato a operare in tutto il territorio nazionale. A livello territoriale, grazie alla sinergia con Confartigianato Vicenza, il servizio di “vicinato” alle imprese è assicurato in modo capillare e quotidiano nei recapiti di nove aree della provincia, con l’ulteriore
presenza di altri 14 sportelli secondo giorni programmati. I benefici della garanzia consortile, oltre a ridurre il rischio bancario e parabancario del 50% e in certi casi fino all’80%, prevedono anche un completo servizio di consulenza e l’accesso alle agevolazioni regionali su operazioni finanziarie che possono trovare complemento nei tanti servizi messi a disposizione degli imprenditori da Confartigianato. Sintetizzando, le aziende possono ottenere finanziamenti e affidamenti garantiti da Artigianfidi Vicenza per le seguenti esigenze: • linee di credito a breve termine su fidi per scoperto di C/C, anticipi su fatture ricevute al s.b.f., anticipi su contratti, fidi per import ed export. I tassi d’interesse sono pubblicati sul sito www.artigianfidivicenza.it e sono, di norma, almeno 2 punti percentuali inferiori a tassi ordinari; • linee di credito a medio lungo termine, ovvero finanziamenti per investimenti, liquidità, capitalizzazioni, ricerca e sviluppo, ristrutturazione dei debiti. I tassi vanno dal 3% al 5,5%, con riferimento alla classe di rating dell’impresa richiedente; • finanziamenti agevolati da Veneto Sviluppo,
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ovvero finanziamenti per investimenti fino a 1,5 milioni di euro, finanziamenti per il microcredito dai 10mila ai 50mila euro, finanziamenti per liquidità e riequilibrio finanziario. Il tasso agevolato su tali interventi è attualmente del 2,66. Artigianfidi Vicenza è inoltre attivo per l’istruttoria della domanda e per il rilascio della garanzia su operazioni di leasing strumentale e immobiliare agevolato e ordinario, per le domande di accesso alla garanzia del Fondo Centrale del Mediocredito Centrale e su speciali linee di finanziamento diretto di Artigiancassa esclusivo per le imprese artigiane del territorio.
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INTEMA Vicenza è al quarto posto in Italia per valore aggiunto e occupazione del sistema produttivo culturale. Segno che il nostro “saper fare” è (e sarà) una risorsa continua
Mentre ovunque ci si preoccupava di analizzare percentuali e tassi al ribasso, progressivamente si affacciava sul mercato la cosiddetta “soft economy”, ovvero l’area delle attività “creative” legate in senso lato alla cultura, a quel “saper fare” che, unito all’innovazione, si traduce in produttività. Lo dicono i numeri del rapporto 2014 della Fondazione Symbola e Unioncamere di cui parliamo nelle prossime pagine, che hanno messo in luce come il nostro vero “tesoretto” non siano gli sporadici tagli di spesa qua e là, né qualche euro elargito e poi riassorbito attraverso i mille piccoli aumenti della spesa quotidiana e della burocrazia, ma la nostra cultura. E il relativo indotto economico. Non è un caso, per esempio, che l’Italia nell’Eurozona sia la meta preferita dei turisti extraeuropei come cinesi, brasiliani, giapponesi, australiani, statunitensi e canadesi. O che il nostro Paese sia uno dei cinque al mondo (!) ad avere un surplus manifatturiero oltre i 100miliardi di euro, dietro solo a Cina, Germania, Giappone e Corea del Sud, e davanti a Francia, Gran Bretagna e USA. Se qualche tempo fa qualcuno commentò che “con la cultura non si mangia”, beh, forse ora si starà mangiando le unghie, perché quello culturale è un settore effervescente e in continua crescita e dà da mangiare – letteralmente - a molti. Finalmente gli italiani hanno capito che ciò che piace del loro Paese è proprio il nostro modo di essere, di vivere, di produrre, che dal retaggio della tradizione oggi si traduce spesso in innovazione creativa, in recupero del patrimonio territoriale e storico-artistico, in “conservazione” e rilancio di antichi mestieri in versione tecnologicamente aggiornata. Ora: chi, per prima e meglio di tutti, ha saputo incarnare e trasmettere questo giacimento unico al mondo? La piccola e media impresa che, reagendo gli scossoni della crisi economica, ha puntato sulla qualità, sia essa di prodotti o di servizi, e ha pure affrontato l’e-
splorazione di nuovi mercati. Tutto ciò mantenendo intatto quel suo capillare rapporto con il territorio e le comunità di riferimento. Di certo, all’artigiano la creatività non è mai mancata. Quel che c’è in più, adesso, è la presa di coscienza del proprio “valore” quale motivo si sviluppo e crescita. Del resto, tale capacità di creare e trasformarsi in prospettiva futura è una voce che la società BACKtoWORK24, con cui Confartigianato Vicenza ha di recente sottoscritto un accordo, valuta attentamente quando l’azienda annuncia di ricercare un manager-finanziatore per crescere. Anche un accordo di questo tipo, che riconosce il livello delle imprese vicentine e le loro potenzialità, fa parte di quella visione nuova, di quella sorta di “rivoluzione culturale” (appunto) che si sta realizzando proprio dentro ai laboratori artigiani. Commenta al proposito Aldo Bonomi sulle pagine de “Il Sole 24 Ore”: “Nel nord est poli creativi come Pordenone, Vicenza e Treviso sono anche il precipitato di una riflessione matura sulla fine del capannone come unico modello di sviluppo che deve evolversi contaminandosi con i makers delle stampanti 3D, con il turismo e il territorio (…)”. E proprio Vicenza, come certifica il rapporto di Symbola, spicca al quarto posto in Italia per valore aggiunto creato dalla cultura. “È la traduzione in numeri – osserva il vicesindaco e assessore alla crescita del Comune di Vicenza, Jacopo Bulgarini d'Elci - di argomenti apparentemente teorici e fumosi che da un anno questa amministrazione sta facendo, a partire dalla necessità di costruire un nuovo rapporto tra pubblico e privato (…). Vogliamo svolgere un ruolo di stimolatori puntando su creatività e innovazione per ritrovare competitività nel mercato globale. È in quest'ottica che parteciperemo all'Expo l'anno prossimo ed è
in quest'ottica che coltiviamo l'idea del Polo della Creatività, un luogo dove il mondo delle imprese possa interagire pienamente con la sfera pubblica della cultura, dove si faccia formazione, esposizione, scambio di esperienze con altri Paesi e altre realtà. E non siamo gli unici a pensarla così: ci sono altri soggetti e iniziative che nel Vicentino condividono con noi l'importanza dell'apporto di creatività, ricerca, innovazione, come fattori di crescita e di competitività internazionale. Come la Fiera, coi suoi progetti di internazionalizzazione e analisi e sviluppo sulle tendenze, la Scuola d'Arte e Mestieri, i progetti come Valore Artigiano promosso dalle due sigle rappresentative degli artigiani". Oggi, basta compiere un giro nel territorio per scoprire tante piccole realtà che hanno avuto l’intuizione di valorizzare quel che meglio sanno fare, magari anche creando filiere ad hoc, nei settori più disparati. Per restare nei confini di Confartigianato, si possono citare come esempi le Cene Palladiane che hanno unito il meglio dell’enogastronomia locale con la bellezza delle ville venete, o il Consorzio della Bellezza che, con altri partner europei, non solo promuove i modelli estetici italiani, ma assicura anche risparmi gestionali; per non parlare delle tante missioni all’estero dove settori quali l’arredamento, i complementi, la meccanica, ma anche l’oreficeria, l’abbigliamento, trovano sempre estimatori. E senza dimenticare quella Villa Fabris a Thiene che è un esempio eloquente di creatività unita alla cultura e all’impresa: nel centro Europeo per i Mestieri del Patrimonio arrivano, infatti, giovani da tutta Europa per seguire le lezioni di restauro dei maestri artigiani e, magari, mettere in pratica quegli insegnamenti in uno dei tanti siti artistici di cui è ricco il territorio. Perché cultura è anche turismo, e il turismo è una preziosa risorsa economica. fareimpresa giu/14
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imprese della cultura
La ricerca di Fondazione Symbola e Unioncamere assegna a Vicenza il quarto posto tra le province italiane in cui le attività creative producono più ricchezza. Un vantaggio competitivo dato dalla vocazione manifatturiera unita all’innovazione tecnologica, dal talento che si esprime attraverso la qualità e valorizza i territori, dal “saper fare” che diventa bellezza. Una vera e propria sfida a chi immaginava un Paese rassegnato dopo gli anni peggiori della crisi.
LA CULTURA CHE PAGA Ebbene sì: Vicenza è al quarto posto nella classifica delle migliori dieci province italiane per “ricchezza prodotta dal sistema produttivo culturale”. Buon piazzamento anche per Treviso e Verona, rispettivamente quinta e undicesima. Il Veneto quindi è rappresentato più che bene, con due province nelle prime dieci, nella graduatoria di Fondazione Symbola e Unioncamere relativa alla ricchezza prodotta in Italia dalla cultura. Non a caso il Veneto è la terza regione del Paese per valore aggiunto del comparto culturale e creativo. La classifica è contenuta nello studio “Io sono cultura - L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi” elaborato da Symbola e Unioncamere con la collaborazione e il sostegno dell’Assessorato alla cultura della Regione Marche, l’unico studio in Italia che annualmente quantifica il peso della cultura nell’economia nazionale. Con risultati eloquenti: l’intera filiera culturale italiana ha mosso nel 2013 il 15,3% del valore aggiunto nazionale, equivalente a 214 miliardi di euro. Un dato comprensivo del valore prodotto dalle “industrie culturali e creative”, ma anche da quella parte dell’economia nazionale che viene attivata dalla cultura, il turismo innanzitutto. Insomma, le industrie culturali e creative si
L’immagine scelta per la copertina del rapporto “Io sono Cultura” è di Piero Fornasetti (“Tema e variazioni n. 82”)
creative tiene, fa da volano al resto dell’economia e cresce anche la capacità attrattiva del settore rispetto alle donazioni dei privati. Nonostante il calo generalizzato del complesso delle sponsorizzazioni registrato negli ultimi anni, infatti, quelle destinate alla cultura sono cresciute tra il 2012 e il 2013 del 6,3%, arrivando a quota 159 milioni.
Numeri eloquenti
confermano un pilastro del Made in Italy. Tanto che, durante la crisi, l’export legato a cultura e creatività è cresciuto del 35%. E così mentre la congiuntura economica rimane difficile e un pezzo consistente dell’economia nazionale fatica o arretra, il valore aggiunto prodotto dalle industrie culturali e
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Entrando nel dettaglio dello studio - una sorta di annuario, per numeri e storie, realizzato anche grazie al contributo di circa quaranta personalità di punta nei diversi settori, alla partnership di Fondazione Fitzcarraldo e Si.Camera e col patrocinio dei Ministeri dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e dello Sviluppo Economico – emerge che dalle 443.458 imprese del sistema produttivo culturale, che rappresentano il 7,3% delle imprese nazionali, arriva il 5,4% della ricchezza prodotta in Italia: 74,9 miliardi di euro. Che arrivano a 80 circa, equivalenti al 5,7% dell’economia nazio-
imprese della cultura
nale, se includiamo anche istituzioni pubbliche e realtà del “non profit” attive nel settore. Ma la forza della cultura va ben oltre, grazie a un effetto moltiplicatore pari a 1,67 sul resto dell’economia: così per ogni euro prodotto dalla cultura, se ne attivano 1,67 in altri settori. Gli 80 miliardi, quindi, ne “stimolano” altri 134. Cifre che complessivamente arrivano, come anticipato, alla soglia di 214 miliardi di euro. Una ricchezza che ha effetti positivi anche sul fronte occupazione: le sole imprese del sistema produttivo culturale – ovvero industrie culturali, industrie creative, patrimonio storico artistico e architettonico, performing arts e arti visive – danno lavoro a 1,4 milioni di persone, il 5,8% del totale degli occupati in Italia. Che diventano 1,5 milioni, il 6,2% del totale, se includiamo anche le realtà del pubblico e del non profit.
Fra storia e futuro “La cultura è la lente attraverso cui l’Italia deve guardare al futuro e costituisce il nostro vantaggio competitivo - commenta il presidente della Fondazione Symbola, Ermete Realacci -. È grazie alla creatività e alla cultura - che nel nostro Paese si incrocia con la qualità, l’innovazione e le nuove tecnologie - se le imprese sono state capaci di incorporare bellezza e valore nel Made in Italy. Così, mentre tutti dicevano che il nostro manifatturiero sarebbe morto sotto i colpi della concorrenza cinese, le imprese italiane sono riuscite a presidiare la fascia alta del mercato e aumentare il valore aggiunto dei prodotti. E il grande successo di eventi come il Salone del Mobile o Vinitaly lo testimonia. Ecco perché una vetrina globale come Expo 2015, se vuole guardare al bene del Paese e offrire al mondo uno sguardo rivolto al futuro, dovrà dare
voce alle esperienze più avanzate di questo settore: puntando più sulle idee che sul cemento. E l’Italia non deve sciupare neanche l’occasione offerta dal semestre di presidenza del Consiglio Europeo per tornare a esercitare un ruolo guida nell’Unione e per integrare pienamente le politiche culturali all’interno di quelle industriali e della competitività, riconoscerne e accompagnarne il ruolo da protagonista nella manifattura e nell’innovazione competitiva e non più soltanto della fruizione turistica”. “Anche quest’anno, l’analisi condotta da Unioncamere e Symbola dimostra che la cultura è e deve continuare a essere il miglior combustibile per la ripresa”, sottolinea il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello. “I territori e le imprese, che di quelle tradizioni e di quella cultura sono espressione, rappresentano l’immagine del nostro Paese nel mondo intero: il nostro primo giacimento, capace di produrre ricchezza, lavoro e benessere per le comunità locali. Per ritrovare il suo spazio nel mondo, l’Italia deve perciò puntare sui suoi talenti, cogliere il potenziale delle nuove tecnologie per rilanciare i territori e il loro saper fare, investire sulla bellezza e sulla coesione che aiutano a competere, potenziare la ricerca per sostenere quella tensione innovativa che arricchisce di valore le nostre tradizioni produttive e le rende così un potente fattore competitivo”.
Un comparto reattivo e innovativo che “vola” nell’export Nonostante il clima recessivo – dovuto principalmente al crollo della domanda interna, che ha pesato, ovviamente, anche su questo settore – l’export legato a cultura e creatività continua
ad andare forte. E durante la crisi è cresciuto del 35%: era di 30,7 miliardi nel 2009, è arrivato a 41,6 nel 2013, pari al 10,7% di tutte le vendite oltre confine delle nostre imprese. Il settore può vantare una bilancia commerciale sempre in attivo negli ultimi 22 anni, periodo durante il quale il valore dei beni esportati è più che triplicato. Il surplus commerciale con l’estero nel 2013 è di 25,7 miliardi di euro: secondo solo, nell’economia nazionale, alla filiera meccanica, e ben superiore, ad esempio, a quella metallurgica (10,3 miliardi).
Crescono le sponsorizzazioni La maturità delle imprese culturali si misura anche dalla capacità di stare sul mercato, a prescindere dai fondi pubblici (fondamentali, ma sempre più scarsi). Proprio su questa frontiera il report di Symbola e Unioncamere segnala iniziative interessanti e promettenti. Come le sponsorizzazioni private: imprenditori illuminati, ma anche consapevoli delle ricadute sul loro brand, vestono i panni del mecenate e restituiscono alla loro bellezza beni come il Colosseo e la Scala di Milano, è il caso di Diego Della Valle, l’arco Etrusco di Perugia, grazie a Brunello Cucinelli, il Ponte di Rialto, il cui restauro è stato finanziato da Renzo Rosso, la Fontana di Trevi, grazie a Fendi. Una tendenza che sembra, fortunatamente, destinata a crescere. Nel complesso delle sponsorizzazioni private (1.200 milioni di euro nel 2013, tra sport, cultura e spettacolo e sociale) la cultura guadagna terreno: nonostante il calo costante del complesso delle donazioni registrato negli ultimi anni, il settore passa dai 150 milioni di euro del 2012 ai 159 del 2013: +6,3%. Si tratta del
>> continua a pag. 17 1 / Prime province per incidenza di valore aggiunto e occupazione del sistema produttivo culturale. Anno 2013
Pos. 1° 2° 3° 4° 5° 6° 7° 8° 9° 10°
Valore aggiunto Provincia Incidenze Arezzo 9,0% Pordenone 7,9% Pesaro e Urbino 7,9% Vicenza 7,7% Treviso 7,6% Roma 7,5% Macerata 7,3% Milano 7,0% Como 6,9% Pisa 6,8% ITALIA 5,4%
Pos. 1° 2° 3° 4° 5° 6° 7° 8° 9° 10°
Occupazione Provincia Incidenze Arezzo 10,4% Pordenone 9,1% Pesaro e Urbino 8,9% Vicenza 8,9% Treviso 8,6% Roma 8,1% Macerata 8,1% Milano 8,0% Como 7,8% Pisa 7,6% ITALIA 5,8%
Aveva ragione l’economista Carlo M. Cipolla quando, ancora nel 1995, sosteneva: “La missione dell’Italia è produrre all’ombra dei campanili cose belle che piacciono al mondo”
Fonte: elaborazioni su dati Unioncamere
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imprese della cultura
13,3% delle sponsorizzazioni private del 2013, la quota più alta dell’ultimo triennio (era l’11,8% nel 2012, l’11,6% nel 2011). Tendenza che l’Art Bonus appena approvato dal governo intercetta e tenta di rafforzare: sarebbe un importante cambio di passo per il nostro sistema culturale.
La spinta al turismo Uno dei maggiori beneficiari dell’effetto traino che la cultura ha sull’intera economia nazionale è il turismo. Il turista culturale che soggiorna in Italia, ad esempio, è più propenso a spendere: 52 euro al giorno per l’alloggio, in media, e 85 euro per spese extra, contro i 47 euro per alloggio e 75 per gli extra di chi viene per ragioni non culturali. Del totale della spesa dei turisti in Italia, 73 miliardi di euro nel 2013, il 36,5% (26,7 miliardi) è legato proprio alle industrie culturali. E al richiamo della cultura, della bellezza e della qualità sono con ogni probabilità legate le ottime performance nazionali nel turismo. Se, infatti, leggiamo le statistiche in modo meno superficiale ci accorgiamo – come spiegano le “10 verità sulla competitività italiana” di Symbola, Unioncamere e Fondazione Edison - che siamo il primo Paese dell’eurozona per pernottamenti di turisti extra Ue (con 54 milioni di notti). Siamo la meta preferita dei Paesi ai quali è legato il futuro del turismo mondiale: la Cina, il Brasile, il Giappone, la Corea del Sud, l’Australia, gli Usa e il Canada.
2 / Prime cinque regioni italiane per occupazione nel sistema produttivo culturale sul totale dell’economia // Anno 2013 Friuli V.G. 5° Posto
Veneto
2° Posto
Marche
Toscana 4° Posto
1° Lazio
3° Posto
Posto
Il ruolo del Veneto… Vicenza, Treviso e Verona, come evidenziato in apertura, sono rispettivamente quarta, quinta e undicesima nella classifica delle province che più producono ricchezza con cultura e creatività. Un risultato raggiunto grazie all’intreccio tra bellezza, cultura, innovazione, creatività e manifattura che ha saputo rilanciare il Made in Italy e restituire all’economia veneta in generale, e a quella di Vicenza, Treviso e Verona in particolare, una prospettiva al di là della crisi. Nella provincia di Vicenza, infatti, il valore aggiunto creato dalla cultura è il quarto più alto d’Italia: il 7,7% della ricchezza complessiva del sistema economico locale. In valore assoluto si tratta di oltre 1,9 miliardi di euro. E sempre la cultura impiega oltre 37mila persone, l’8,9% del totale degli occupati dell’intera provincia. Il contributo maggiore arriva dalle “industrie creative” (architettura, comunicazione e branding, design e produzione di stile, artigianato) con oltre il 68% del valore aggiunto del settore. Le industrie culturali propriamente dette, invece, contribuiscono con circa il 28%, mentre dal settore performing arts e intrattenimento (legato allo spettacolo) e dal patrimonio storico-artistico arriva insieme un contributo di circa il 4%. Treviso, invece, è la quinta provincia in classifica e produce il 7,6% della propria ricchezza complessiva grazie alle “industrie culturali”. In questo territorio la ricchezza prodotta dalla cultura arriva a quasi 1,8 miliardi di euro e il settore impiega 35.400 persone, ossia l’8,9% di tutti gli occupati del sistema economico locale. A trainare il valore aggiunto delle “industrie culturali” a Treviso, come nella provincia di Vicenza, sono le “industrie creative” con circa il 71% del fatturato del settore. Alle “industrie culturali” propriamente dette si deve invece un sostanzioso contributo del 26,8% circa, mentre performing arts e intrattenimento e patrimonio storico artistico che insieme arrivano a circa il 2%. Viste le performance delle province, non stupisce notare come sia tutta la regione ad aver puntato con decisione sulle industrie culturali e creative. Non a caso il Veneto si classifica al terzo posto nella graduatoria delle regioni che più producono ricchezza con la cultura e la creatività, e al secondo posto in quella che considera l’incidenza dell’occupazione prodotta dalla cultura sul totale degli impiegati dell’economia regionale. In Veneto il valore aggiunto creato dal sistema produttivo culturale è il terzo più alto d’Italia: il 6,3% della ricchezza complessiva del sistema economico locale. In valore assoluto si tratta di oltre 8,4 miliardi di euro. Una cifra alla quale contribuiscono in modo preponderante il design e le produzioni di stile, l’artigianato, libri e stampa e l’architet-
Nella foto sopra, Pietro De Lotto, direttore di Confartigianato Vicenza
tura. Nell’insieme la cultura impiega 161 mila persone, il 7% del totale degli occupati dell’intera regione. Il maggior numero di occupati è assorbito dal settore delle “industrie creative” (64,5% circa), quindi da quello delle “industrie culturali” (29,5% circa).
… e il sostegno di Confartigianato Vicenza “I dati diramati dalla Fondazione Symbola relativamente a Vicenza parlano chiaro – commenta Pietro De Lotto, direttore generale di Confartigianato Vicenza - e confermano un percorso che interessa non soltanto le imprese tradizionalmente e direttamente coinvolte nel comparto, ma anche un più vasto reticolo di attività che a tale settore fa riferimento. Si tratta
di opportunità che riguardano il mondo della cultura e della creatività così come l’indotto tecnico e tecnologico dei servizi collegati”. De Lotto inoltre sottolinea: “La nostra provincia è la terza del Paese per export, la cui percentuale prodotta dalle MPI (Micro e Piccole Impre-
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se) è del 47%; nonostante i momenti di forte contrazione del mercato domestico, molte imprese artigianali anche dei settori facenti parte delle industrie culturali e creative (oro, ceramica, vetro, legno) si sono proposte con successo ai mercati internazionali, in rete e sostenute dalla nostra associazione”. A tale proposito, il direttore di Confartigianato Vicenza spiega: “Abbiamo attivi diversi progetti che utilizzano risorse europee per lo sviluppo delle attività artigianali del territorio in abito ‘green’, dell’efficienza produttiva, dell’inno-
vazione tecnologica e altro. Ci stiamo preparando per massimizzare la resa dei fondi della Programmazione Europea che saranno attivati a livello regionale di qui al 2020 dopo la recentissima delibera della Giunta regionale (più di 300 milioni solo nell’occupabilità) per sostenere l’occupazione giovanile, in particolare nel settore della valorizzazione del patrimonio culturale”. “Alcuni esempi delle attività sulle quali da tempo investiamo – conclude De Lotto – sono quelle della Fondazione Villa Fabris per la conservazione del patrimonio e il trasferimento di knowhow attraverso accordi di cooperazione nazionale e internazionale con oltre 20 Paesi. Inoltre, da cinque anni proponiamo alle nostre imprese un protocollo di innovazione produttiva denominato Libero Accesso che coniuga saperi della produzione, design e bisogni dei fruitori (terzo setto-
re) per ideare, prototipare e realizzare prodotti ‘for all’. Tale protocollo è stato esteso recentemente con una sperimentazione per la fruibilità del patrimonio architettonico delle Ville Venete”. E lo stesso on. Ermete Realacci, in qualità di presidente della Fondazione Symbola, ha elogiato “la straordinaria performance di Vicenza ottenuta grazie alla capacità di combinare, ad esempio nella sua importante produzione di arte orafa, tradizione, saper fare, innovazione e bellezza”.
Nella foto l’on. Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, promotrice con Unioncamere del rapporto “Io sono Cultura”, il quale ha definito “straordinaria” la performance di Vicenza
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I SETTORI E LE FIGURE CHE “FANNO CULTURA”
il
cuore della ricerca promossa da Symbola e Unioncamere sta nel non limitare il campo d’osservazione ai settori tradizionali della cultura e dei beni storico-artistici, ma nell’andare a guardare quanto contano cultura e creatività nel complesso delle attività economiche italiane, nei centri di ricerca delle grandi industrie come nelle botteghe artigiane, o negli studi professionali. Ciò attraverso la classificazione in 4 macro settori: “Industrie Culturali” propriamente dette (film, video, mass-media, videogiochi e software, musica, libri e stampa); “Industrie Creative” (architettura, comunicazione e branding, artigianato, design e produzione di stile); Patrimonio Storico-Artistico Architettonico (musei, biblioteche, archivi, siti archeologici e monumenti storici), e Performing Arts e Arti Visive (rappresentazioni artistiche, intrattenimento, convegni e fiere). Al corpo centrale della ricerca è stata inoltre affiancata anche un’indagine su tutta la filiera delle “Industrie Culturali” italiane, ovvero quei settori che non svolgono di per sé attività culturali, ma che sono altresì attivati dalla cultura. Una filiera articolata e diversificata, della quale fanno parte: attività formative, produzioni agricole tipiche, commercio al dettaglio collegato alle produzioni dell’industria culturale, turismo, trasporti, attività edilizie, attività quali la ricerca e lo sviluppo sperimentale nel campo delle scienze sociali e umanistiche.
1 / Le Aree Comparazione per valore aggiunto
47% 46%
5%
1,5%
2 / I Numeri della cultura a livello nazionale
Pari al 7,3% dell'economia italiana
Queste imprese danno lavoro al 5,8% degli occupati dell'economia italiana
Il valore aggiunto generato è di 80 miliardi Pari al 5,7% dell'economia italiana
15,3%
dell'economia italiana
Le aree, i trend Alla performance del comparto cultura, sia in termini di prodotto che di occupazione, contribuiscono soprattutto le ■ Industrie Creative e le ■ Industrie Culturali. Dalle prime arriva infatti il 47% di valore aggiunto e il 53,2% degli occupati, un risultato raggiunto soprattutto grazie alla produzione di beni e servizi ad alto tasso di creatività (“creative driven”) e all’architettura; dalle seconde arriva un altro consistente 46,4% di valore aggiunto e il 39% degli occupati (in questo caso i settori più “pesanti” sono libri e stampa e videogiochi e software). Decisamente più bassa la quota delle ■ Performing Arts e Arti Visive per entrambi i valori (5,2% valore aggiunto e 6,1% occupazione) e soprattutto per le attività private collegate al ■ Patrimonio storico-Artistico (1,5% e 1,6%). Vogliamo addentrarci ancor più nello specifico delle voci economiche inscritte nel perimetro del sistema -cultura? Ecco l’elenco diviso per settori e sottosettori, che è stato tracciato sulla base delle descrizioni di attività contenute nel Codice Ateco. “Industrie Creative”
Industrie Creative
Industrie culturali
performing arts
storico artistico
Il numero delle imprese del Sistema produttivo culturale italiano nel 2013 è di 443.458
Il settore delle “Industrie Creative” appare suddiviso, ad esempio, in quattro sottosettori. Il più numeroso è quello della Produzione di beni e servizi ad alto tasso, appunto, di Creatività (“Creative Dri-
ven”), ovvero: fabbricazione di mobili e oggetti di arredamento, mobili per cucina, arredo esterno; finitura mobili; fabbricazione di parti e accessori di mobili; riparazione mobili e oggetti di arredamento; laboratori di tappezzeria; fabbricazione di poltrone e divani; fabbricazione di sedie, sedili e poltrone per ufficio e negozi; corniciai; fabbricazione di porte, finestre, telai, imposte, cancelli metallici; fabbricazione di prodotti in ceramica per usi domestici e ornamentali; lavorazione artistica del marmo e di altre pietre affini; lavori in mosaico; preparazione e concia di cuoio e pelle; preparazione e tintura di pellicce; fabbricazione articoli da viaggio, borse e simili, pelletteria e selleria; prodotti in vetro: lavorazione del vetro a mano e a soffio artistico, vetreria tecnica; lavorazione di pietre preziose e semipreziose per gioielleria e per uso industriale; fabbricazione di oggetti di gioielleria e oreficeria in metalli preziosi; fabbricazione di orologi; fabbricazione di strumenti musicali; lavorazione di ricami, tulle, pizzi e merletti; fabbricazione di oggetti in ferro, in rame e altri metalli; sartoria e confezione su misura di abbigliamento esterno; costruzione di imbarcazioni da diporto e sportive; fabbricazione di giocattoli; ristorazione; produzione di paste alimentari; produzione di vini; distillazione alcolici.
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Altro sottosettore è quello del Design, comprendente le attività di design di moda e industriale, e le attività di disegnatori grafici e tecnici. Un terzo sottosettore riguarda l’Architettura e l’Ingegneria e l’attività svolta nei relativi studi di progettazione. Il quarto sottosettore comprende le attività di Comunicazione e Branding, ovvero agenzie di pubblicità, agenzie di pubbliche relazioni e comunicazione, concessionarie e altri intermediari di servizi pubblicitari.
“Industrie Culturali” Anche il settore delle “Industrie Culturali” è composto da quattro sottosettori. Il primo di essi riguarda la voce Film, Video e Radio-Tv, ovvero: attività di produzione e post-produzione cinematografica, di video e programmi televisivi; fabbricazione di apparecchi per la riproduzione e registrazione del suono e delle immagini; programmazione e trasmissioni radio-tv; attività di proiezione cinematografica; fabbricazione di apparecchiature foto-cinematografiche; attività di distribuzione cinematografica, di video e programmi tv. Il secondo sottosettore è quello di Software e Videogiochi, ovvero: produzione di software; consulenza e servizi connessi alle tecnologie informatiche; fabbricazione ed edizione di giochi elettronici. Il terzo sottosettore riguarda la Musica, ovvero: studi di registrazione sonora; riproduzione di supporti registrati; edizione di registrazioni sonore e di musica stampata. Il quarto sottosettore riguarda il mondo di Libri
e Stampa, ovvero: attività di stampe editoriali (libri e giornali); creazioni artistiche e letterarie; laboratori fotografici; fabbricazione prodotti cartotecnici; legatoria; attività delle agenzie di stampa; agenzie di distribuzione di libri, giornali e riviste.
professionalità di supporto tecnico; c’è poi l’area dei parchi divertimento e dei parchi tematici; un’altra riguarda la sfera della gestione di teatri, sale da concerto e altre strutture per esibizioni artistiche; il quarto ambito è quello dell’organizzazione di fiere e convegni.
“Performing Arts” e Arti Visive
Patrimonio Storico-Artistico
Il settore Performing Arts e Arti Visive comprende, sostanzialmente, quattro sfere di attività. La prima è quella relativa alle rappresentazioni artistiche e di intrattenimento, con le relative
Infine c’è il vasto settore del Patrimonio Storico Artistico, comprendente le attività dei musei, la gestione di luoghi e monumenti storici e di siti simili per attrattività, l’attività di biblioteche e archi-
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3 / Imprese registrate del sistema produttivo culturale in Italia per settore // Anno 2013
Industrie creative Architettura Comunicazione e branding Design Produzioni di beni e servizi creative driven Industrie culturali Film, video, radio-tv Videogiochi e software Musica Libri e stampa Patrimonio storico-artistico Musei, biblioteche, archivi/gestione luoghi/monumenti storici Performing arts e arti visive Rappresentazioni artistiche, intrattenimento, convegni e fiere Totale sistema produttivo culturale Totale economia
imprese registrate 306.086 69,0% 151.425 34,1% 32.923 7,4% 14.668 3,3% 107.069 24,2% 109.267 24,6% 12.162 2,7% 45.047 10,2% 2.352 0,5% 49.707 11,2% 924 0,2% 924 0,2% 27.181 6,1% 27.181 6,1% 443.458 100% 6.061.960 -
Fonte: elaborazioni su dati Unioncamere
vi. Non ultima, ovviamente, è la sfera delle attività di restauro e conservazione del patrimonio.
L’esercito delle figure professionali Individuate secondo la classificazione Istat, le figure professionali riconducibili alle attività delle “industrie del sistema produttivo culturale” sono tantissime e, naturalmente, di varia natura. Proviamo a elencarle tentando una suddivisione “tematica”. Nell’area che potremmo definire più propriamente “artigiana”, troviamo: Tagliatori di pietre, Scalpellini e Marmisti; Carpentieri e Falegnami; Vetrai; Pittori, Stuccatori, Laccatori e Decoratori; Fabbri; Verniciatori; Riparatori di apparecchi radio-tv; Installatori e riparatori di apparati di telecomunicazione; Installatori, manutentori e riparatori di apparecchiature informatiche; Costruttori e accordatori di strumenti musicali; Costruttori e riparatori di orologi; Orafi, Gioiellieri; Ceramisti; Soffiatori, Modellatori, Tagliatori, Molatori e Levigatori di vetro; Incisori e acquafortisti su vetro; Pittori e Decoratori su vetro e ceramica; Artigiani delle lavorazioni artistiche del legno; Artigiani delle lavorazioni artistiche a mano di tessili, cuoio e simili; Poligrafici di pre-stampa; Stampatori; Zincografi; Incisori, Acquafortisti; Rilegatori; Agricoltori specializzati di coltivazioni legnose (vite, olivo, agrumi e alberi da frutta); Panettieri e Pastai artigianali; Degustatori e classificatori di prodotti alimentari e bevande; Artigiani specializzati nel trattamento del legno (curvature a vapore, stagionatura artificiale, trattamenti chimici); Falegnami e attrezzisti di macchine per la lavorazione del legno; Impagliatori, Cestai; Tessi-
tori e maglieristi a mano e su telai manuali; Sarti e Tagliatori artigianali, Modellisti e Cappellai; Pellicciai, Modellatori di pellicceria; Biancheristi, Ricamatori a mano; Conciatori di pelli e di pellicce; Calzolai; Valigiai, Borsettieri; Macchinisti e attrezzisti di scena; Pittori, scultori, disegnatori e restauratori di beni culturali. Tra i settori affini, ecco altre figure professionali: Conduttori di impianti per la produzione del vetro, della ceramica e dei laterizi, di forni e altri impianti per la lavorazione del vetro, di impianti per la formatura di articoli in ceramica e terracotta; Operatori di impianti per la fabbricazione della carta; Conduttori di mulini e impastatrici; Finitori,
operai dei rivestimenti metallici, della galvanoplastica e assimilati; Addetti a macchinari per la fabbricazione di prodotti fotografici (film, pellicole e assimilati); Addetti a macchinari in impianti per la produzione in serie di mobili e articoli in legno; Conduttori di macchinari per tipografia e stampa su carta e cartone, di macchinari per la fabbricazione di prodotti in carta e cartone, di macchinari per rilegatura di libri; Addetti a macchinari per la filatura e la bobinatura; Addetti a telai meccanici per la tessitura e la maglieria, a macchinari per confezioni di abbigliamento in stoffa, a macchinari per il trattamento di filati e tessuti industriali o per la stampa dei tessuti; Addetti a macchinari industriali per la preparazione e produzione di articoli in pelli e pellicce; Addetti macchinari per la produzione in serie di calzature; Assemblatori e cablatori di apparecchiature elettroniche e di telecomunicazioni; Assemblatori in serie di articoli in legno e in materiali assimilati; Conduttori di
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macchinari industriali per la lavorazione dei cereali, delle spezie e per prodotti a base di cereali (pasta e assimilati); Vinificatori, birrai e addetti a macchinari per la preparazione di liquori e bevande analcoliche e gassate; Vetrinisti; Cuochi in alberghi e ristoranti; Maestri di arti e mestieri; Esercenti di cinema, teatri e attività sportive e ricreative. Nel settore comunicazioni e ICT troviamo: Analisti e progettisti di software; Progettisti e amministratori di sistemi; Ingegneri elettronici e in telecomunicazioni; Tecnici programmatori, web; gestori di reti e sistemi telematici; Tecnici per la trasmissione radio-televisiva e per le telecomunicazioni; Tecnici metallurgico-minerari e della ceramica; Fotografi; Operatori di apparecchi per la ripresa e la produzione audio-video; Tecnici del trasferimento e del trattamento delle informazioni; Tecnici della pubblicità e delle pubbliche relazioni; Agenti di pubblicità; Tecnici dell’organizzazione di fiere, convegni ed eventi culturali; Istruttori di tecniche in campo artistico; Annunciatori e presentatori radio, tv e altri spettacoli; Tecnici dell’organizzazione della produzione radiotelevisiva, cinematografica e teatrale; Intrattenitori. Tra le altre attività, eccone alcune: Architetti, pianificatori, paesaggisti e specialisti del recupero e della conservazione del territorio; Archivisti, bibliotecari, conservatori di musei; Ingegneri civili, industriali e gestionali; Specialisti nelle
pubbliche relazioni, dell’immagine e simili; Specialisti in scienze storiche, artistiche, politiche e filosofiche religiose e teologiche; Scrittori; Giornalisti; Interpreti e traduttori; Linguisti e filologi; Registi, Direttori artistici, Attori, Sceneggiatori e Scenografi; Coreografi e Ballerini; Compositori, Musicisti e Cantanti; Artisti delle forme di cultura popolare, di varietà e acrobati; Docenti universitari e ricercatori in: scienze ingegneristiche e dell’architettura, scienze dell’antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche, scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche, discipline artistiche e letterarie. A questi si aggiungono: Direttori degli uffici scolastici territoriali, Sovrintendenti al patrimonio
culturale nazionale; Dirigenti di associazioni umanitarie, culturali, scientifiche e sportive di interesse nazionale o sovranazionale; Dirigenti, Imprenditori e amministratori di aziende nei servizi di istruzione, sanità, assistenza sociale, attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento; Imprenditori, direttori e dirigenti di aziende nel settore delle attività artistiche, sportive, di intrattenimento e di divertimento; Direttori e dirigenti del dipartimento comunicazione, pubblicità e pubbliche relazioni; Imprenditori e responsabili di piccole aziende nei servizi di istruzione, formazione, ricerca, sanità, assistenza sociale, attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento.
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personaggi Giordano Bruno Guerri, presidente della Fondazione Vittoriale degli Italiani, ha ricordato agli imprenditori della Scuola di Politica ed Economia di Confartigianato Vicenza come la cultura sia “l’ossigeno” del nostro Paese: lo aveva capito benissimo quel poeta oggi cliccatissimo su Google...
IL TERMINE “BENE CULTURALE”? LO HA INVENTATO D’ANNUNZIO
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pesso sentiamo dire che la cultura è il petrolio dell’Italia, ma è un’espressione a mio avviso fuorviante.
Perché il petrolio, prima o poi, finisce. Io invece dico che la cultura è l’ossigeno dell’Italia, è il suo respiro che ogni volta si rinnova. Più la usi, la cultura, e più aumenta di valore. L’esempio viene proprio dal Vittoriale: è il museo italiano che guadagna di più, è visitato ogni anno da oltre 200mila persone, dà lavoro a 43 persone e sta per entrare a far parte del patrimonio mondiale dell’Unesco. Tutto ciò senza un centesimo di finanziamento pubblico”. Parola di Giordano Bruno Guerri, l’ospite che ha concluso il ciclo di incontri della Scuola di Politica ed Economia di Confartigianato Vicenza legati al corso annuale durante il quale è stato approfondito il tema della libertà nella società contemporanea. Saggista, storico, docente universitario e giornalista, Guerri ha colloquiato con Ario Gervasutti, direttore del Giornale di Vicenza, anche nella sua veste di presidente della Fondazione Vittoriale degli Italiani che ha sede a Gardone Riviera, nella celebre dimoramuseo di Gabriele d’Annunzio. Personaggio che, proprio in nome della libertà assoluta, seppe fare della propria vita “un’opera d’arte”, d’Annunzio è oggi, ha ricordato lo studioso, “il poeta italiano più cliccato nel mondo su Google dopo Dante”, e ciò in virtù proprio della sua straripante
personalità, delle molteplici sfaccettature di una figura discussa sì, ma capace di “reinventare la letteratura italiana” e, al tempo stesso, di incarnare un mito “divistico” della propria epoca. Nel capitolo dell’intellettuale come uomo d’azione, inoltre, rientra anche quell’avventura di Fiume (1919) in occasione della quale, da “libertario non democratico”, il Comandante d’Annunzio promulga la Carta del Carnaro, a giudizio di Guerri ancora oggi “una delle costituzioni più moderne”, dove si contemplano voci come il voto alle donne (con la possibilità di essere elette), la maggiore età a 18 anni, la presenza dei lavoratori nei consigli di fabbrica, gli organismi di rappresentanza degli studenti, la figura di un “addetto alla bellezza” per la città. Del resto, è lui a coniare, tra i tanti, anche il termine di “bene culturale”. Ma cultura vuol dire anche valori, morale: allora, cosa ne pensa Guerri della crisi che sta vivendo l’Italia anche sotto questo punto di vista? “È una crisi che ormai dura da trent’anni, una crisi interminabile e dalla quale, se tutto va bene, ci risolleveremo in altrettanti anni. Se quella economica, auspicabilmente, si risolverà prima, la crisi morale ci fa arrancare dietro alla modernità: per questo soffro e per questo, sotto tale aspetto, sono poco ottimista”. E se D’Annunzio era un indomito uomo d’azione, i suoi compatrioti del terzo millennio quale messaggio possono raccogliere? “Dobbiamo pensare che siamo un grande
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popolo – conclude Guerri - e che dobbiamo essere al passo coi tempi, i tempi della velocità, della rapidità nelle invenzioni: bisogna snellire tutto e il più possibile correre, guardare avanti veloci”. Intanto la Scuola di Politica ed Economia di Confartigianato Vicenza, realizzata in collaborazione con l’Università di Padova, è al lavoro per avviare in autunno il tredicesimo ciclo biennale. La partecipazione è aperta a imprenditori e non, quindi anche ai non associati. Sarà “La bellezza liberata” il tema che farà da filo conduttore del nuovo percorso formativo. Una bellezza espressa dall’arte, dal paesaggio, ma anche dal “saper fare”. Quella bellezza che potrebbe essere la chiave per portare il nostro Paese fuori dalla recessione economica e morale. Un auspicio e un invito quindi a “liberare la bellezza”, a ricercarla con rinnovato slancio, tornando a prendersi cura dell’altro”: sia esso persona, istituzione, comunità o ambiente. Per informazioni e adesioni, ci si può rivolgere alla sede provinciale di Confartigianato Vicenza.
Dettagli anche sul sito scuoladipoliticaeconomia.it
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L’A CCADEMIATECNICA indica
IL FUTURO
DELL’IMPIANTISTICA
A più di un anno dal via, sta raccogliendo buoni frutti il progetto Accademia Tecnica, iniziativa organizzata dalle categorie dell’Installazione di Confartigianato Vicenza che ha ottenuto da subito l’attenzione delle aziende del settore, anche di quelle produttrici. La ragione di tale interesse risiede nel fatto che il settore impiantistico è particolarmente complesso nella sua continua evoluzione: sono infatti periodici e repentini gli sviluppi tecnici, sia per la sempre maggiore attenzione all’integrazione della produzione energetica da fonti rinnovabili, sia per le progressive innovazioni impiantistiche rivolte al rendimento. È necessaria perciò una preparazione adeguata, con costanti aggiornamenti, per lavorare nella massima efficienza e sicurezza e per conoscere le tante novità sul mercato. L’Accademia Tecnica è perciò una soluzione che risponde alle esigenze dell’impresa e permette alle ditte installatrici, in modo concreto, di restare informate sullo sviluppo del settore. L’intuizione delle Consulte di Categoria interessate è stata, inoltre, quella di comprendere la necessità di rafforzare i legami tra i vari attori che operano nel comparto, andando oltre la logica del particolare e allargando le prospettiva, sia sui soggetti della filiera da coinvolgere, e sia pensando anche ai futuri professionisti. Lo spirito che anima l’Accademia,
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Più di mille installatori hanno seguito le serate di approfondimento su temi professionali o normativi e sulle novità di tema di efficienza energetica e utilizzo di fonti alternative. Con, in più, una significativa visita all’Internationale Bauausstellung (IBA) di Amburgo
dunque, è quello di semplificare il passaggio di conoscenza, coinvolgendo e stimolando imprese, professionisti, scuole e altre realtà. Condizione fondamentale è stata inoltre la decisione di “fare squadra” e chiedere la collaborazione delle ditte leader nel mercato: partecipano così importanti imprese produttrici delle apparecchiature più avanzate (Geberit, RotexDaikin, Wierer, ABB, Azimut, Benincà, Windhager, Danfoss, Blight, Gewiss, Lindab, Immergas, Vaillant, Viessmann, Zendher, Cooper) che, per capacità tecnologica nello sviluppo di prodotti, rappresentano un riferimento nell’installazione termoidraulica ed elettrica. Oltre a ciò, il progetto si è rivelato un’ottima occasione per approfondire, assieme alle novità tecniche, anche quelle relative a leggi e norme. Una ventina sono state le serate territoriali (tra Bassano, Schio, Valdagno, Lonigo, Vicenza, Arzignano, Noventa, Thiene e Asiago) di approfondimento con oltre 1.000 aziende partecipanti. Tra i tanti temi trattati, si è parlato di: marcatura CE su camini e canne fumarie; responsabilità nella progettazione e installazione dell’impianto di evacuazione fumi; gas fluorurati e norme sull’applicazione delle pompe di calore; sistemi di caldaia
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a microgenerazione; conto termico. Si sono anche approfonditi lo stato dell'arte nel fotovoltaico e i rischi dei lavori in quota, il rapporto tra impiantistica e comfort nell’edilizia ad alta efficienza energetica delle nuove costruzioni o nelle riqualificazioni, risparmio energetico nel residenziale e nel terziario. Altri argomenti sono stati i led (caratteristiche tecniche, vantaggi e problematiche di funzionamento), la biomassa (impatto ambientale e costi di gestione degli impianti, sistemi ecocompatibili per il recupero energetico utilizzando la biomassa legnosa), i sistemi di pompaggio e problematiche tecniche legate alla gestione dell’efficienza energetica (compresi arresto, pausa e rotazione dei motori), i requisiti dell’ illuminazione d’emergenza, le caldaie a legna, le direttive recenti in campo termoidraulico, l’efficienza energetica negli impianti, i software a supporto dell’attività dell’installatore e del progettista. E ancora: norme legate all’acustica degli scarichi e soluzioni per una buona ventilazione degli impianti di scarico acque reflue, i vantaggi della Building Automation rispetto alle soluzioni tradizionali, i si-
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stemi VMC (Ventilazione Meccanica Controllata) partendo dall’Indoor Air Quality. Per poter poi toccare con mano alcune eccellenze europee della tecnica, è stata organizzata una visita di studio all’Internationale Bauausstellung (IBA) di Amburgo, realtà che in Germania serve all'ingegneria e all’urban planning al fine di mostrare nuovi concetti in termini di idee sociali, culturali
ed ecologiche. L’IBA di Amburgo, diretta da Uli Hellweg, mette oggi in mostra i primi tre anni di lavoro con 50 progetti aggiudicati a studi di architettura affiancati da imprese con un processo, tra la joint-venture e il progettoconcorso, che ha permesso di portare a termine le opere con un processo virtuoso. Due i temi principali che s’intrecciano a Wilhelmsburg, l’isola sull’Elba a pochi chilometri dal centro storico: il cambiamento climatico e l’integrazione multietnica. La visita della delegazione di Confartigianato Vicenza è partita dai vecchi dock, oggi Hafen City al Levante Haus, grande progetto edile di rinnovamento urbano in pieno centro città. Sono stati visitati i progetti di nuovi edifici realizzati rispettando l’ambiente e risparmiando energia, sia per contenere inquinamento ed emissioni nocive in atmosfera e sia per avere edifici in grado di sostenere i cambiamenti climatici in atto, adattabili anche agli eventi estremi. Tra questi, gli edifici realizzati con “smart materials” come i pannelli PCM, le case in legno e
quelle galleggianti, il progetto BIQ in cui si usa l’energia delle alghe, e molte altre realizzazioni sperimentali. È poi seguita la visita del Bunker Energetico, recupero del rifugio antiaereo nazista in ottica di produzione energetica per un intero quartiere. Si è inoltre potuto ammirare l’Harburg Schlossinsel, parte dell’IBA su un isolotto e un tempo castello di Harburg, e il Marine Haus, una casa con garage per le piccole barche private. La visita si è conclusa con la Collina Energetica, che da discarica di rifiuti tossici è diventato il primo esempio di generazione di energia da fonti rinnovabili: fornisce elettricità a circa 4000 famiglie utilizzando l'energia eolica e la sola energia solare, ed è oggi accessibile al pubblico. La collina erbosa, alta circa 40 metri e visibile da lontano, da "cumulo di spazzatura" ora promette di diventare un popolare spazio aperto e una nuova destinazione per gite con circa 60.000 visitatori l’anno.
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Il modello di rilancio da perseguire, secondo Edilcassa Veneto, passa per le reti d’impresa e le attività di ristrutturazione e riqualificazione. Lo sottolinea anche un manuale concepito come concreto supporto alle aziende che, nelle diverse specializzazioni, lavorano nei cantieri. E i primi esempi concreti di “filiera” non mancano, proprio nella nostra regione…
Edilizia sostenibile e di qualità, riscoperta delle tecniche costruttive venete, organizzazione moderna e “in rete”, specializzazione nelle ristrutturazioni e riqualificazioni, sicurezza e controllo in cantiere, valore distintivo: sono questi gli ingredienti del nuovo modello di business per il settore edile messo a punto da Edilcassa Veneto con il supporto operativo del Craca, il centro regionale per la cooperazione artigiana, per aiutare le imprese del settore a risollevarsi dalla crisi, e contenuti nel volume pubblicato da FrancoAngeli “Fare rete in edilizia per costruire e ristrutturare” curato da Enrico Cancino, Tania Ceretta, Fabrizio Gallian e Giampietro Vecchiato. A giudizio di Virginio Piva, il vicentino presidente di Edilcassa Veneto, “si tratta di un progetto importante per favorire il rilancio dell'edilizia in Veneto: siamo convinti di aver imboccato la strada giusta”. Mentre per il vicepresidente Salvatore Federico “questo nuovo modello di sviluppo sostenibile, che passa anche attraverso la responsabilità sociale, può dare grandi prospettive alle imprese artigiane”. Il nuovo modello di sviluppo Da motore dello sviluppo economico del nostro
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territorio, il settore dell’edilizia e delle costruzioni, comparto nel quale opera il 39,2% dell'artigianato italiano, è ora uno di quelli che necessita di urgenti interventi a sostegno per invertire questa tendenza. In questo scenario, la scelta di puntare su un’edilizia sostenibile e di qualità, superando la tentazione di eseguire lavorazioni al ribasso, e agire sulla riqualificazione e sull’efficientamento energetico degli edifici anziché continuare a realizzare sempre e solo il nuovo, diventano necessità strategiche. Per questo, Edilcassa Veneto ha deciso di avviare il suo progetto sperimentale, condotto dal Craca, per offrire un concreto supporto alle imprese del comparto edile e ai loro lavoratori. Va ricordato che Edilcassa Veneto (l’ex Cassa Edile Artigiana Veneta, fondata nel maggio del 1986), è un ente bilaterale e paritetico che, a oggi, associa più di 3.500 imprese artigiane e oltre 10.000 lavoratori dipendenti. È nata dalla volontà delle parti sociali - datoriali e sindacali - di unire le due precedenti casse edili artigiane del Veneto per erogare prestazioni contrattuali alle imprese e ai lavoratori dipendenti del settore edile artigiano e delle Pmi. “Il nuovo modello di attività individuato - spiega il
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direttore del Craca, Enrico Cancino – è una ‘cassetta degli attrezzi’ che coniuga la riscoperta delle tecniche costruttive tradizionali e le competenze degli imprenditori artigiani e delle maestranze venete da sempre considerate di primissima qualità, con un’organizzazione moderna di stampo aziendale, che riconosce un ruolo centrale alle reti tra imprese specializzate nella ristrutturazione e riqualificazione degli edifici. Abbiamo studiato un protocollo di intervento con un mix di tecniche costruttive tradizionali e nuove tecnologie per garantire prestazioni eccellenti, che va di fatto a codificare il sistema costruttivo veneto”. Si parte quindi dal valore della nostra filiera per aprire a nuove collaborazioni per essere competitivi in un mercato in evoluzione, con una proposta commerciale in grado di dare valore alle competenze costruttive venete. Il cantiere edile rappresenta infatti l’essenza di una rete e/o filiera, in cui diversificate competenze distribuite in micro-operatori, sempre più specializzati, si incontrano temporaneamente e devono coordinarsi e collaborare per raggiungere uno scopo comune. E gli esempi virtuosi già ci sono. È il caso di “Tradizione Tecnologia -
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Eco&Design&Building”, come racconta Paolo Basani, “rete specializzata nelle ristrutturazioni edilizie e nelle riqualificazioni energetiche che comprende, oltre al Craca, 8 imprese in 6 province: 3 aziende edili, un serramentista, un installatore di impianti, un restauratore, una società di engineering e una di gestione del ciclo dei rifiuti”. Il nuovo modello di business proposto è appunto illustrato nel volume “Fare rete in edilizia per costruire e ristrutturare” promosso da Edilcassa Veneto ed edito da FrancoAngeli che contiene anche un saggio del professore di Economia delle Imprese all'Università IUAV di Venezia, Federico Della Puppa. La pubblicazione incoraggia le imprese artigiane ad adottare modelli, standard e protocolli per stare sul mercato qualificando il proprio servizio e per dotarsi di nuovi elementi di competitività: costruttivi, organizzativi, di marketing, di reputazione.
I dati di scenario “Secondo l’Osservatorio congiunturale sul mercato delle costruzioni nel Veneto - commenta proprio Della Puppa - il 2013 è stato il sesto anno consecutivo di flessione degli investimenti nel settore: in Veneto il mercato ha visto calare del 7% gli investimenti nonostante il successo del Piano Casa (72mila domande pervenute e 2,6 miliardi di euro erogati), ha perso quasi 20mila addetti, pari all’11,7% della forza lavoro e l’8% delle imprese”. Persiste inoltre il calo delle compravendite, accompagnato da una continua caduta dei prezzi delle abitazioni. Solo il mercato del recupero e della ristrutturazione segna una lieve crescita, dovuta agli incentivi del Governo e del Piano Casa. Secondo l’indagine, inoltre, il 60%
Nella foto, Virginio Piva Presidente di Edilcassa
delle imprese venete non ha messo in atto strategie per risollevarsi dalla crisi, aspettando che passasse il periodo negativo, mentre il restante 40% ha attuato interventi di riduzione dei costi e del personale senza tuttavia ricorrere alle iniziative di sostegno, come ad esempio la creazione di sistemi di rete. È stata quindi una crisi della domanda, ma anche soprattutto del sistema d'offerta che non è riuscito a rinnovarsi. Ed è proprio per questo motivo che è nata la riflessione di Edilcassa Veneto, con la proposta di questo nuovo modello di business.
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Aziende e designer affrontano un percorso di cinque mesi per realizzare, con l’impiego di materia prima locale, mobili o complementi “a tema” (con, sullo sfondo, le suggestioni di due opere di Mario Rigoni Stern…)
SEI LABORATORI “DI IDEE E DI PRODOTTO” Promuovere e stimolare l’utilizzo della materia prima legno: all’insegna di questa volontà proseguono le iniziative di Confartigianato Vicenza per le imprese della Categoria Arredo guidata da Paola Zanotto. In tale contesto si inserisce ora la proposta dell’architetto Maurizio Signorini, in collaborazione con Andrea Zenari del Consorzio Legno Veneto, di promuovere alcuni laboratori “di idee e di prodotto”. In pratica le aziende artigiane partecipanti, abbinate ad altrettanti designer, in un arco di tempo di circa cinque mesi saranno impegnate a elaborare e realizzare un prodotto (mobili o altri elementi) con l’impiego di specie legnose locali come Acero, Castagno, Frassino, Gelso, Larice e Tiglio. I temi che guideranno l’operatività delle sei coppie composte da progettista e artigiano sono Bellezza, Cibo, Felicità, Tradizione, Accoglienza e Incontro, il tutto sulla scorta delle suggestioni di due opere di Mario Rigoni Stern, ovvero “Arboreto salvatico” e “Uomini boschi e api”, scelte quali fonti di ispirazione per una iniziativa volta a valorizzazione sia la filiera locale del legno e sia le piccole imprese del comparto facendo leva sugli aspetti storici, culturali e ambientali. Il laboratorio sperimentale si propone di creare una relazione tra design e artigianato sulla base del principio “etico” del costruire, ovvero ponendo l’attenzione sui materiali locali, che permettono di radicare il pensiero al luogo in cui si vive, di essere nella continuità storica delle esperienze costruttive della nostra terra, e progettando “secondo” e “per” il luogo destinato ad accogliere l’opera. In definitiva, più che verso un prodotto, lo sforzo sarà finalizzato alla diffusione di una cultura. Significativo, in tal senso, è il curriculum dei due animatori dell’iniziativa. Maurizio Signorini è architetto bioedile, si occupa di progettazione edili-
zia e d’interni, giardini e allestimenti espositivi ispirandosi ai principi della sostenibilità; è docente nazionale Anab (Associazione nazionale Architettura Bioecologica) e partner di Energitismo. Si interessa di Architettura vegetale, o Art Nature. Nel 2013 ha disegnato il tavolo “Marea” realizzato con il legno delle bricole veneziane, esempio significativo di riuso dei materiali. Andrea Zenari è invece dottore in Scienze forestali e ambientali e da 17 anni opera nel settore del legno per costruzioni. Ha svolto esperienze lavorative in Canada, Camerun, Russia e Italia. Si occupa di certificazione dei prodotti di legno collaborando con Holzforschung Austria, di cui è attualmente ispettore. Nel 2012 ha fondato l’Istituto di tecnologia del legno LazzariZenari ed è oggi coordinatore del Consorzio Progetto Legno Veneto.
Istituito nel 2012, tale Consorzio (www.legnoveneto.it) conta oltre 40 imprese associate tra proprietari e operatori forestali, segherie, produttori di mobili, serramenti, case in legno; ha l'obiettivo di promuovere e sostenere la creazione di un mercato del legno proveniente dal territorio regionale veneto, ricco di boschi a varie specie legnose di pregio. L’attività di laboratorio sarà preceduta, in settembre, da un evento iniziale di presentazione a Villa Thiene, sede del Municipio di Quinto Vicentino: un edificio scelto non a caso, dato che la nuova pavimentazione della sala consiliare è stata realizzata in Castagno rigorosamente proveniente da foreste venete, certificato secondo lo standard PEFC, lavorato a filiera corta, da imprese appartenenti al Consorzio Legno Veneto. Seguirà un momento finale di sintesi ed esposizione dell’attività svolta e dei prodotti realizzati.
I partecipanti all’iniziativa Impresa Designer
Specie legnosa
Tema assegnato
Arcobaleno snc di Dal Bianco Valter & C. (Zanè) Arch. Giancarlo Bignotto (Lonigo)
Acero
Bellezza
Battilana progetti srl (Cornedo Vic.no) Arch. Silvia Casarotto (Vicenza)
Castagno
Cibo
Cocco Gabriele (Montorso Vic.no) Des. Andrea Francesconi (Montorso)
Frassino
Felicità
Facco Desiderio (Bressanvido) Arch. Manuel Cason (Sandrigo)
Gelso
Tradizione
Profilegno Srl (Quinto Vicentino) Arch. Enrica Mattiello (Valdagno)
Larice
Accoglienza
Nicola Tessari (Bosco di Tretto, Schio) Arch. Silvia Trevisan (Montecchio Maggiore)
Tiglio
Incontro
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liber accesso ANCHE ALLA VILLA
Sollecitato dall’Istituto Regionale Ville Venete e realizzato secondo il collaudato metodo che adotta i principi del Design for All, è stato creato un prototipo di guida alla visita che permette di “accogliere tutti”: è la mappa multisensoriale per Villa Venier Contarini a Mira Prosegue il cammino di Libero Accesso, il progetto nato da Confartigianato Vicenza ispirato ai concetti del Design for All e dell’inclusione sociale nel promuovere la progettazione e realizzazione di prodotti e servizi “per tutti”, indipendentemente dalla struttura fisica di una persona, dalla sua età, dalla sua condizione di pieno o limitato movimento. Il tutto partendo dall’individuazione di un bisogno, alla soddisfazione del quale lavorano assieme progettisti, imprenditori-realizzatori e i rappresentanti degli utenti, in qualità di consulenti.
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Forte di questo consolidato metodo, nel 2013 Libero Accesso, raccogliendo l’esigenza espressa da alcuni rappresentanti sociali di consentire a ogni persona di orientarsi negli spazi pubblici, ha accettato di sperimentare strumenti per la visita “for all” di un edificio storico. La finalità condivisa della sperimentazione era quella di pensare e “adattare” le Ville Venete come “luoghi inclusivi”, aperti e sensibili alle diversità, capaci di accogliere in condizioni di comfort e di sicurezza persone con differenti specificità e disegua-
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li gradi di libertà. La committenza, rappresentata dalla presidente dell’Istituto Regionale delle Ville Venete (IRVV) Giuliana Fontanella, richiedeva un’idea che fosse semplice e riproponibile ovunque. Così, individuato il bisogno, è stata costituita la squadra di lavoro destinata a studiare il problema e le relative soluzioni. Allo stesso tempo, sono state stabilite le necessarie convenzioni con: l’IRVV, in qualità di committente; il Dipartimento di Studi linguistici culturali e comparati dell'Università Ca’ Foscari (VE) per la comunicazione linguistica e la LIS (Lingua dei segni italiana); l’Associazione Lettura Agevolata Onlus (VE) per gli ipovedenti. Pensando a una “visitabilità for all”, la prima problematica da affrontare è stata la mobilità autonoma legata all’orientamento, il cosiddetto “wayfinding”. Serviva quindi un “concept” forte, composto da vari elementi, linguaggi, supporti, e uno strumento che integrasse quattro aspetti che spesso sono in alternativa: l'orientamento funzionale, la comunicazione di contenuti, il coinvolgimento, e la fruibilità da parte delle più diverse tipologie di persone. A ciò è servita la costruzione della rete di partnership, consulenze e collaborazioni qualificate, per assicurare un lavoro multidisciplinare e un risultato di qualità, innovativo e riproducibile. Il percorso dell’unità di lavoro è cominciato quindi con lo studio su Villa Venier Contarini di Mira (VE), sede dell’IRVV, individuata quale luogo di sperimentazione, e si è concluso con l’elaborazione di bozza di sistema integrato di visita “per tutti”, scegliendo di sviluppare e realizzare come primo strumento una “Mappa multisensoriale e multimodale d’orientamento” quale mezzo di accoglienza
per facilitare la fruibilità e la comprensione della Villa ai visitatori. La mappa è costituita da due pannelli, elaborati per offrire più livelli di lettura, sia dal punto di vista contenutistico (informazioni sull’orientamento, o storico-architettoniche e tipologiche) e sia quanto a modalità di fruizione (visiva, tattile, uditiva, cognitiva). I pannelli sono dunque, contemporaneamente, visivi e tattili. Le mappe presentano testi in Braille e disegni a rilievo, realizzati con inchiostro trasparente, su disegni e testi a colori. La scelta di usare l’inchiostro trasparente ha permesso di gestire
la presenza di testo in nero per disegni visibili più articolati, di testo in Braille, e di disegni tattili più semplificati. Il mondo della percezione tattile, infatti, pur avendo punti in contatto con quello della percezione visiva, rimane per molti aspetti particolare, con regole da rispettare per poter creare illustrazioni comprensibili. “L’architettura delle Ville Venete – dichiarano i promotori dell’iniziativa - è unica nel suo genere e richiama ogni anno molti turisti. Con questo nuovo strumento, le porte di quelle dimore si possono aprire anche a chi finora non ha avuto modo di conoscerne storia e bellezza. In questo senso, l’auspicio è che tale progetto venga riproposto per altre Ville, semplicemente modificando di volta in volta la parte dedicata alle rispettive peculiarità, trasformando la visita di luoghi apparentemente distanti in un gioco di lettura dell’architettura”.
Supervisione tecnico-scientifica. L’architetto Paola Barcarolo, dottoranda di ricerca del Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura di Udine e Socio Formato in DfA, ha curato la supervisione tecnico-scientifica. Ha collaborato attivamente con i progettisti, sia come tecnica esperta che come utente ipovedente: dal concept, alla fattibilità di progetto e alla relativa messa in produzione (dal prototipo al modello finito). Elementi grafici, testuali e tattili. Lucia Baracco (architetto e presidente dell’Associazione Lettura Agevolata Onlus) per la grafica; Prof. Anna Cardinaletti (linguista e Direttrice del Dipartimento di Studi linguistici e comparati dell'Università Ca’ Foscari) per la rivisitazione dei testi; Maurizio De Visini (ipovedente) per la parte tattile (disegni e testi); VEASYT (spin-off dell'Università Ca' Foscari Venezia) per la realizzazione della registrazione dei video relativi ai testi riprodotti in LIS e dei file Mp3 delle guide all’esplorazione tattile; Tactile Vision
Onlus (Torino) per la fase di stampa e controllo dei pannelli; Fabiano Santuliana (Arzignano), artigiano esperto nella lavorazione dei metalli, per la fase di produzione del leggio-supporto per le mappe. Progetto grafico e consulenza artistica. Manuel Cuman, per lo sviluppo disegni e impaginazione dei due pannelli della Mappa multisensoriale e multimodale di orientamento. Staff esecutivo di Libero Accesso. Referente per Confartigianato Vicenza: Christian Caleari. Coordinamento metodologico operativo: Diana De Tomaso, consulente progettuale.
Nella foto sotto, la squadra dei progettisti: da sinistra Erika Cunico, Sophia Los, Marta Stocco, Marco Tomasin e Fabio Barufatto
I protagonisti del progetto Squadra progettisti. Hanno realizzato lo studio preliminare dell'edificio, elaborato il concept-bozza del sistema di visite e infine sviluppato e realizzato il prototipo della Mappa multisensoriale e multimodale di orientamento di Villa Venier. Tutti i partecipanti hanno lavorato al progetto e a titolo gratuito. Si tratta di: Fabio Barufatto (Vicenza, tecnico perito industriale); Erika Cunico (Caldogno, designer laureata in disegno industriale); Sophia Los (Vicenza, architetto paesaggista); Marta Stocco (Vicenza, diplomata in design e architettura di interni); Marco Tomasin (Camposampiero, architetto urbanista).
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IL PRODOTTO MARCATO FA CRESCERE L’AZIENDA La positiva esperienza del Cesar nell’accompagnamento del primo gruppo di ditte di carpenteria metallica che hanno affrontato il percorso per l’adozione della specifica tecnica Far crescere la propria azienda con la marcatura CE è possibile? La risposta è sì. Lo dimostra l’esperienza maturata dal Cesar di Vicenza per le aziende metalmeccaniche di carpenteria metallica in vista del 1° luglio scorso, quando è divenuta obbligatoria la norma UNI EN 1090-1 che stabilisce appunto i criteri per la marcatura CE dei prodotti di carpenteria metallica ad uso strutturale. Proprio in vista di quella scadenza, il Cesar ha accompagnato le prime aziende nell’adozione di questa importante specifica tecnica. I risultati raggiunti hanno evidenziato che applicare la marcatura CE UNI EN 1090-1:2012 ai propri prodotti, oltre a diventare un obbligo di legge, è anche una occasione di crescita per l’azienda e per la sua qualificazione tecnica sul mercato. La
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norma si applica a molte tipologie di prodotti: ad esempio, entrano nel suo campo di applicazione i componenti per la costruzione di strutture metalliche, i particolari metallici di sostegno e fissaggio di impianti, camini e ciminiere di acciaio, i silos e i serbatoi, la carpenteria pesante per capannoni, ponti, viadotti e medie-grandi strutture. Il processo da seguire per apporre il Marchio CE sul proprio prodotto varia secondo la tipologia del prodotto e la destinazione d’uso, ma in ogni caso il fabbricante è tenuto ad adottare un sistema di controlli nella produzione e a effettuare prove sui materiali. Le aziende che si sono attivate per tempo stanno ora sfruttando commercialmente l’investimento compiuto: sempre di più, infatti, i clienti richiedono il rispetto delle norme europee per garantire la si-
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curezza dei prodotti. Inoltre, le imprese assistite dal Cesar per l’adozione della norma hanno posto l’accento su un ulteriore aspetto: il percorso che porta alla marcatura CE si rivela essere una importante occasione di crescita anche per le piccole aziende, in quanto permette di aumentare le competenze del personale rispetto a progettazione, controlli sui materiali, miglioramento del processo produttivo, controllo dei processi di saldatura. Per questo, a giudizio del Cesar, sia le competenze acquisite dall’azienda e sia il vantaggio commerciale derivante dall’applicazione della marcatura CE ai propri prodotti strutturali diventano occasioni importanti per lo sviluppo della sua attività.
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DIRE, FARE E PENSARE ABBELLISCE LE SCUOLE
Rinnovato successo per l’iniziativa dell’Ufficio Scuola di Confartigianato Vicenza che coinvolge materne, elementari e medie di tutto il territorio alla riscoperta della manualità
Si è conclusa con esiti lusinghieri l’edizione 2013/2014 di “Dire, Fare e Pensare”, il progetto di Confartigianato Vicenza che, con il contributo di Comune e Camera di Commercio, attraverso percorsi laboratoriali per insegnanti e ragazzi e progetti speciali che coinvolgono interi istituti, dalle scuole materne alle medie, fa conoscere il mondo dell’artigianato e sottolinea il valore didattico della manualità. Dai diciannove progetti speciali e i dieci laboratori svolti fra Vicenza e provincia in questa edizione sono nate creazioni che hanno abbellito le scuole (vedi il murale sul tema dell’acqua e sul tema dei sogni, o il recupero e ripristino di alcune porte storiche), sono stati realizzati lavori su alcuni filoni (conoscenza del territorio, Palladio, correnti pittoriche dell’Ottocento, Giornata della Memoria e Olocausto, mostra “Monet. Storia del paesaggio”, tradizione della maschere, Abbecedario, l’ambiente e la risorsa acqua, il riciclo e riutilizzo di materiale) e sono state apprese tecniche artigiane che han-
no avvicinato i ragazzi a un mondo a loro poco conosciuto, ma che può rappresentare un’importante opportunità per la crescita e l’orientamento al lavoro. Quasi tutti gli istituti coinvolti hanno voluto terminare il loro percorso con dei momenti di incontro, con degli spettacoli o con delle esposizioni per presentare ed evidenziare quanto svolto. È stato il caso, ad esempio, della classe 2ª B della Media Giuriolo di Vicenza che, grazie alla sapiente guida dell’artigiano Giancarlo Busato, dopo aver svolto un percorso sull’incisione già lo scorso anno, ha esposto i lavori nelle vetrine della Libreria Galla, con un mese di visibilità in uno dei punti nevralgici della città. La scuola primaria Pasini di Vicenza ha chiuso invece il suo percorso “Facciamo finta che ero”, laboratorio di messa in scena con Pino Costalunga e i professionisti di Glossa Teatro, presentando uno spettacolo che ha coinvolto genitori, insegnanti e altri compagni. Per la media Calderari di Vicenza, invece, il laboratorio d’incisione è
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stato occasione per trasferire in immagini le emozioni suscitate dalla lettura del libro sull’eroe vicentino della Grande Guerra Luigi Casonato, un momento quindi per riflettere sul Centenario del conflitto. Alla scuola Levis Plona, sempre a Vicenza, con
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la supervisione e la guida della restauratrice Fortuna Marinello sono state rimesse a nuovo alcune porte grazie al lavoro degli studenti del Liceo Artistico cittadino, coadiuvati e seguiti dagli alunni della scuola elementare. Alle scuole dell’infanzia Guerra di Asigliano e Pio XII di Vicenza anche i più piccoli hanno potuto invece sperimentare cos’è l’argilla, come si può modellare realizzando collane e manufatti. Alla scuola primaria Giusti di Vicenza, i bambini di una classe 1ª hanno svolto un percorso con l’autore e sceneggiatore David Conati, realiz-
zando una filastrocca in rima accompagnata da disegni e immagini su “Gli amici della fattoria”. Alla media Manzoni di Creazzo, Elena Marconato ha accompagnato gli alunni nella realizzazione di uno spazio espositivo, ricavato nell’atrio della scuola, con realizzazioni sul tema dell’acqua e dell’ambiente, mentre alla media di Castegnero gli alunni, dopo una visita alla Biennale, hanno creato due pannelli - da appendere nell’atrio dell’istituto - rivisitando due opere da cui erano rimasti particolarmente colpiti. Alla scuola primaria Zanella di Vicenza, la classe 5ª A ha tradotto in immagini il percorso di cinque anni di scuola realizzando cinque matrici con la tecnica della puntasecca e le successive stampe, mentre alla primaria Marconi di Lumignano gli alunni hanno abbellito una parte della scuola seguiti da Maria Pia Sala. Ancora, alla media Barolini di Vicenza Elena Agosti ha accompagnato gli studenti in un viaggio fantastico sul tema delle maschere, mentre alla
media Bortolan di Vicenza il tema affrontato è stato quello dell’Olocausto e i ragazzi, insieme allo scultore artigiano Alfonso Fortuna, hanno realizzato un’opera che racchiude le emozioni suscitate dal Giorno della Memoria. E questi sono solo alcuni esempi dei lavori presentati dalle scuole di Vicenza e provincia che hanno partecipato a “Dire, Fare e Pensare”: opere realizzate con entusiasmo e impegno da parte dei ragazzi seguiti dai propri insegnanti, e guidati con professionalità e passione da artigiani ed esperti.
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≈ Foto. Tommy Ilai
Gino Cogo riconfermato presidente dell’Anap vicentina per il prossimo quadriennio, alla guida di una compagine sociale rafforzatasi in Direttivo nella rappresentanza territoriale
LE SFIDE DEI PENSIONATI PARTONO DAL WELFARE
“Per la nostra compagine si apre una nuova stagione di progettazione, nella consapevolezza che temi come la diminuzione della capacità di spesa da parte di anziani e famiglie o come lo sprone all’invecchiamento attivo sono argomenti il cui impatto sociale, economico e politico deve trovarci pronti e capaci di affrontare le sfide conseguenti”. È stata questa una delle prime considerazioni di Gino Cogo dopo che il Consiglio Direttivo dell’Anap provinciale,
menti che contano più soci. Sono stati confermati undici consiglieri che già hanno lavorato in questi anni per il nostro organismo ed eletti nove nuovi membri, che potranno dare il loro contributo per aumentare l’offerta Anap e le opportunità a favore dei nostri soci. Ringrazio anche i consiglieri che hanno concluso il loro mandato, ovvero Giovanni Andriolo, Fausto Nardon, Bruno Pavan ed Ezio Sella”. I temi sociali sui quali battersi non mancano.
l’associazione dei Pensionati di Confartigianato Vicenza, gli ha confermato all’unanimità l’incarico di presidente. Nella squadra di giunta lo affiancheranno il vicepresidente Gianpietro Sbalchiero e i consiglieri Lino Bon, Luigi Munaron e Severino Pellizzari. Altrettanto all’unanimità il Consiglio ha confermato la carica di presidente onorario ad Aldo Tosetto. “La nostra squadra – aggiunge Cogo – si è ulteriormente rafforzata. Il gruppo è composto da ben venti consiglieri, mentre prima erano sedici, premiando con un numero maggiore di rappresentanti i Manda-
“Molti pensionati – sottolinea Cogo - sono stremati e non ce la fanno più neanche a pagarsi le spese sanitarie e le badanti”, come si ricava dai dati del Rapporto Censis 2014 sul welfare. Cogo chiama in causa “l’inadeguatezza dell’intervento pubblico che dal 2013, anziché aumentare corrispondentemente al progressivo aumento della popolazione anziana, è diminuito, il che fa immaginare famiglie costrette a trascurare la salute dei propri cari e a non assicurare ai loro anziani non autosufficienti l’assistenza necessaria”. Perciò, secondo il presidente Anap,
Storied'impresa
“non è più rinviabile un intervento sui pensionati e sulle loro famiglie per accrescerne la capacità di spesa, cominciando con l’estendere ai pensionati a più basso reddito il bonus degli 80 euro”. Nelle assemblee svoltesi nelle sedi mandamentali Confartigianato, i soci hanno eletto tutti i consiglieri territoriali che guideranno l’associazione dei Pensionati nei prossimi quattro anni: il Consiglio Direttivo da essi formato ha infatti il compito di definire le strategie, programmare le attività e attuare le deliberazioni dell’Assemblea dei Soci. Riportiamo allora l’elenco dei consiglieri eletti per Mandamento. Vicenza: Lino Bon (Creazzo), Sergio Legumi (Creazzo), Gianpietro Sbalchiero (Bressanvido) e Alessandro Stella (Vicenza); Arsiero: Antonio Canale (Tonezza); Arzignano e Montecchio: Claudia Nicoletti (Arzignano) e Sergio Pivotto (Montecchio Maggiore); Asiago: Elio Cherubin (Gallio); Barbarano Vicentino: Gregorio Miotello (Barbarano Vic.); Bassano del Grappa: Giuliana Crestani e Luigi Munaron (Bassano); Lonigo: Francesco Trova (Meledo di Sarego); Malo: Gianfranco Zerbato (Malo); Marostica: Gino Cogo (Schiavon); Noventa Vicentina: Giovanni Fattori (Sossano); Schio: Ottavio Morinni (Schio); Thiene: Bellarmino Calgaro (Cogollo del Cengio) e Armando Pegoraro (Villaverla); Valdagno: Roberto Bortolati (Recoaro Terme) e Severino Pellizzari (Cornedo). Per completare il quadro delle cariche dirigenziali dell’Anap vicentina, in autunno saranno nominati i fiduciari comunali che fanno da “antenne” del territorio, curando il rapporto con i soci e rappresentando l’associazione nel dibattito con gli enti locali e le altre forze sociali. Chiunque fosse disponibile può segnalare il proprio nominativo alla segreteria dell’Anap (tel. 0444 168314).
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Società La Questura di Vicenza incontra gli imprenditori dando suggerimenti su che fare per rendere la vita difficile ai malintenzionati e per aiutare le Forze dell’Ordine a individuare chi delinque
FURTI E RAPINE NELLE AZIENDE: LA PREVENZIONE AIUTA SEMPRE
“In Italia non esiste la certezza della pena”: questo disse al Parlamento, già nel 2008, l’allora capo della Polizia Antonio Manganelli. Un concetto che è riecheggiato nelle parole del vicequestore di Vicenza, Michele Marchese, durante l’incontro sulla prevenzione dei reati contro il patrimonio svoltosi al Centro Congressi Confartigianato e rivolto agli operatori economici.
“Il tessuto produttivo vicentino è la categoria più esposta a incursioni e fenomenologie delittuose come furti e rapine” ha spiegato Marchese, raccontando dell’impegno e dello spirito di servizio che animano i suoi collaboratori, tutori dell’ordine mai stanchi, mai domi, talvolta costretti a rincorrere in continuazione le stesse persone, magari già arrestate con fatica solo qualche giorno prima e poi rilasciate. Un paradosso che è il prodotto di due fattori: i tempi lunghi di una giustizia ingolfata e il garantismo delle norme a giusta tutela di chi dev’essere messo in condizione di difendersi, però… È una lotta, quella di Polizia e Carabinieri, contro
chi ne escogita una di nuova ogni giorno, contro veri specialisti del crimine: non solo scaltri, ma anche in possesso di conoscenze e abilità sorprendenti, come gli autori delle frodi informatiche che colpiscono ignari - e talvolta imprudenti - utenti di internet. Una delle ultime è quella di coloro che riescono a inserirsi tra committente e fornitore riuscendo a farsi accreditare il corrispettivo della fornitura. In un recente rapporto di Unioncamere Veneto, la nostra regione appare al 15° posto in Italia per la sicurezza. ”I dati – ha osservato il funzionario - vanno sempre valutati tenendo conto delle varianti che tracciano il quadro finale. Per quanto ci riguarda, come sempre lavoriamo da un punto di vista preventivo attraverso i servizi sul territorio, e da un punto di vista repressivo dopo il crimine. Nel primo caso, cercando la collaborazione e la partecipazione attiva anche dei cittadini per includere nel meccanismo di prevenzione quanti più soggetti possibile”. Per questo la Questura ha promosso una serie di iniziative per suggerire buone pratiche e per invitare tutti alla collabora-
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zione. “Chiamateci ogni volta che notate qualcosa di sospetto, senza farvi problemi” ha ripetuto più volte il vicequestore Marchese, intervenuto all’incontro assieme alla responsabile delle Volanti, Paola Sulis, e alla dirigente della Polizia Postale, Barbara Bartoli. Proprio per rafforzare tale opera di prevenzione, è stato realizzato anche un vademecum in cui vengono ricapitolate semplici regole comportamentali che magari conosciamo ma che non mettiamo in pratica con la sufficiente attenzione, oltre a quello che va fatto dopo aver subito un furto per supportare l’attività investigativa nella ricerca dei colpevoli. L’opuscolo, pubblicato dalla Questura con il supporto della Camera di Commercio, si intitola “Arrestiamo furti e rapine. Vivi la sicurezza”, e la sua impaginazione grafica è stata realizzata da alcuni studenti del Liceo Grafico dell’Istituto Montagna di Vicenza. Ne citiamo qui un passo dedicato proprio ai titolari di attività imprenditoriali.
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Società
- quando si rientra o esce dall’azienda dotata di cancello automatico, prima di allontanarsi attendere sempre la chiusura dello stesso; - durante l’orario di chiusura dell’attività, rimuovere le chiavi dai mezzi parcheggiati all’interno dell’area aziendale e custodirle in cassaforte o in altro luogo sicuro; - se l’attività comporta una movimentazione di denaro contante o di altri valori, evitare di uscire con i soldi sempre alla stessa ora e possibilmente non in ore notturne e non da soli; - se all’uscita della sede dell’attiFoto. La responsabile della squadra Volanti, Paola Sulis, e il vicevità si nota la presenza di persoquestore Michele Marchese durante l’incontro con gli imprenditori di ne o auto sospette, non fermarsi Confartigianato Vicenza ma dirigersi con decisione verso un ufficio di polizia/carabinieri; se ciò non fosse possibile, verso un Le precauzioni da prendere in azienda luogo affollato, richiedendo comunque telefonicamente l’intervento di una pattuglia e fornendo - Scegliere con cura il personale dipendente rele indicazioni più chiare possibili del luogo in cui ci sponsabile di apertura e chiusura di porte e cansi trova e dell’auto o delle persone notate; celli e di eventuali sistemi di allarme e sicurezza; - far effettuare con una certa frequenza un con-
trollo sulla recinzione perimetrale, al fine di verificare eventuali manomissioni che potrebbero essere anticipatorie di una mirata attività criminosa, dando immediato avviso alle forze dell’ordine qualora si riscontrasse qualcosa di anomalo; - se dopo la partenza in auto dall’azienda ci si accorgesse di avere uno pneumatico forato, non fermarsi e non scendere dall’auto, ma chiamare subito le forze dell’ordine e dirigersi verso un luogo frequentato, o almeno illuminato; - assicurarsi che la sede dell’attività sia dotata di efficaci sistemi di sicurezza passiva (inferriate, porte blindate, buon sistema di illuminazione); - installare un sistema di allarme, con sirena esterna posizionata in modo che sia ben udibile, preferibilmente collegato direttamente alle forze dell’ordine e/o a un istituto di vigilanza privata; - installare un buon sistema di videosorveglianza, con registrazione delle immagini e, perché abbia un vero scopo preventivo, guardarle con un certa frequenza al fine di verificare eventuali presenze o movimenti sospetti.
Società È stata scelta una immagine-choc per la campagna estiva promossa dai professionisti dell’Acconciatura e dell’Estetica contro un fenomeno che nasconde rischi per la salute degli utenti
ABUSIVISMO
IL BRUTTO DEL BELLO L’abusivismo nel settore della bellezza non va mai in vacanza, però con l’estate, complici magari i massaggi o le pettinature “esotiche” da spiaggia, il fenomeno torna prepotentemente alla ribalta delle cronache. E così, proprio in concomitanza con la bella stagione, è ripartita con evidenza la campagna delle aziende professionali contro chi offre prestazioni senza essere qualificato. L’occasione per lanciare la nuova azione informativa è stata la convention annuale delle Categorie di Confartigianato del Veneto: proprio in quella sede, infatti, il settore Acconciatura ed Estetica ha presentato il manifesto della campagna, realizzato con il contributo dell’EBAV. Si tratta di una immagine emblematica di forte impatto, destinata alla diffusione regionale attraverso le diverse sedi
territoriali, che ha proprio l’intento di richiamare l’attenzione dell’utenza affinché non si faccia incantare dalle “sirene” che, giocando sul richiamo di tariffe allettanti, propongono preudo-servizi non soltanto inefficaci, ma potenzialmente rischiosi per la salute. Le stime della stessa Confartigianato sui dati Censis circa l’abusivismo fanno emergere aspetti davvero preoccupanti: solo in Veneto operano circa 10mila irregolari, tra acconciatori ed estetiste. Figure di abusivi - in tutto o in parte – talvolta presenti anche in alcuni centri dove si propongono “offerte” che con il vero benessere non hanno nulla a che fare. Operando un calcolo sicuramente al ribasso, per queste attività “borderline” sempre in Veneto il giro d’affari si aggira sui 200 milioni di euro. E i clienti?
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Spesso attirati dai prezzi proposti, non si rendono conto di affidarsi a personale non qualificato né preparato al mestiere e che, in caso di qualche problema, non risponde. Per questo l’obiettivo della campagna promossa da Confartigianato Acconciatura Estetica e attuata utilizzando tutti i mezzi di comunicazione, compresi i social network, è proprio quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi per la salute che si possono correre rivolgendosi a figure di scarsa o nulla professionalità. Che, ovviamente, non c’entrano niente con gli operatori seri e preparati, i quali hanno ottenuto l’idoneità a svolgere il proprio lavoro dopo una lunga e impegnativa formazione. Perché la qualificazione non si improvvisa. Ma il “tarocco”, purtroppo, sì.
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Storie d' da n e i z A Foto. La consegna del premio a Stefano Stenta e a Laura Stimamiglio, fondatrice dell'azienda
PREMIATO ATELIER STIMAMIGLIO
riguarda creatività, ricerca dei materiali, forme, ricami e industrializzazione del prodotto per rendere il processo produttivo efficace ed efficiente. L’Atelier è specializzato in abiti da donna e tessuti leggeri, che vanno da linee di design “minimal”, giovani e all’avanguardia, a linee modellate sui manichini. La ditta berica, che nel 2013 ha registrato un fatturato di oltre due milioni e mezzo di euro, annovera fra i propri clienti di prestigio Giorgio Armani per la linea top e privè, Albino, Bamford, Blumarine per gli abiti da sera, Bottega Veneta, Roberto Cavalli per abiti da sera e cocktail, Raffaella Curiel, Salvatore Ferragamo, Gianfranco Ferrè, Gattinoni, IDE, Krizia, Nathu, Loro Piana, Missoni, Prada per abiti Vip, Soprani, Versace, Christian Dior, Pringle of Scotland, Ungaro, Vionnet e Worth Paris. Questo a ulteriore dimostrazione di quanto le “griffe” internazionali ricerchino – e trovino nel nostro territorio – quella qualità artigianale che è uno dei pilastri del Made in Italy nel mondo, un concentrato di sapienza manuale ed esperienza professionale che va sostenuto e tutelato. Non a caso Fernando Zilio, presidente di Unioncamere Veneto, nella sua relazione annuale ha voluto richiamare l’attenzione sulla concorrenza sleale che procura alle nostre imprese il fenomeno della contraffazione. I dati a livello nazionale parlano di un danno all’erario di 4,6 miliardi di euro, di una perdita di 110mila posti di lavoro all’anno e di un giro d’affari illegale da quasi 7 miliardi. Sono queste le stime di quello che è vero e proprio freno allo sviluppo del nostro sistema economico. In questo contesto nazionale s’inserisce un Veneto - motore del Paese con 146 miliardi di euro di Pil, pari al 9,4% del prodotto interno lordo italiano - che è fortemente penalizzato proprio da contraffazione e illegalità. In tale campo, proprio le Camere di Commercio sono da anni impegnate nel settore della sicurezza dei prodotti attraverso controlli finalizzati alla difesa della salute e della sicurezza dei consumatori, oltre che alla tutela della concorrenza leale tra imprese. Nell’ultimo anno, le CCIAA hanno svolto quasi 6mila verifiche, garantendo su tutto il territorio nazionale una preziosa attività di vigilanza. E, come dirigente di categoria, proprio Stefano Stenta è stato tra i protagonisti delle iniziative di sensibilizzazione pubblica sostenute dal Tavolo regionale della Moda contro la contraffazione.
In trentacinque anni di attività, il laboratorio vicentino si è meritata la fiducia professionale di prestigiose “griffe” internazionali della moda, ottenendo per questo il recente riconoscimento di Unioncamere del Veneto per lo Sviluppo Economico
Lavorare in qualità dà sempre buoni frutti. Lo ha ribadito la tradizionale giornata Unioncamere dedicata alla presentazione della Relazione Annuale sull’Economia del Veneto, nell’ambito della quale è avvenuta la consegna della 47ª edizione del “Premio Regionale per lo sviluppo economico del Veneto”, riconoscimento assegnato a sette aziende della regione, una per provincia, distintesi anche nel corso del 2013. Per la provincia di Vicenza, Unioncamere del Veneto ha deciso di assegnare l’ambìto premio all’Atelier Stimamiglio di Stefano Stenta, presidente provinciale della categoria Abbigliamento di Confartigianato di Vicenza nonché componente del Direttivo regionale Moda del Veneto e membro del Consiglio di Amministrazione della Fiera di Vicenza. È una storia professionale affascinante quella dell’Atelier Stimamiglio, che dal 1979 lavora con i più importanti designer italiani e internazionali, nonché con le più prestigiose case di moda femminili. L’azienda offre un servizio di prêt-àporter di lusso, che comprende la progettazione e la realizzazione dei modelli, prototipi, passerelle e articoli Vip, oltre all’industrializzazione del prodotto e alla gestione della produzione. L’azienda di Vicenza, che produce circa 20mila capi all’anno e opera in un laboratorio di 820 metri quadrati in cui lavorano 33 dipendenti, coordina le richieste degli uffici design per quanto
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SPIRITI ALLA ROTONDA Il 25 settembre, nelle barchesse della più celebre villa palladiana, i Ristoratori proporranno una cena in collaborazione con le distillerie del territorio vicentino per esaltare la “nobiltà” della grappa
Poter cenare nello spazio che racchiude quella che è forse la più celebre villa al mondo, ovvero La Rotonda del Palladio, non è cosa che capiti tutti i giorni. Ma è quello che accadrà la sera di giovedì 25 settembre, quando nelle Barchesse di Villa Capra, detta appunto La Rotonda, si terrà l’evento organizzato dai Ristoratori di Confartigianato Vicenza in collaborazione con le distillerie artigiane vicentine con l’intento di replicare il successo di iniziative simili, come le Cene Palladiane. Il connubio tra tipicità enogastronomiche locali rielaborate dagli chef
territorio vicentini e “scenografia” delle ville si è infatti rivelato vincente: non solo il pubblico ho potuto gustare piatti di alta cucina, ma anche riscoprire quelle antiche e signorili dimore di cui è costellato il nostro territorio. Stavolta, salirà alla ribalta anche uno dei più nobili “spiriti” del territorio: la grappa, non solo nelle sue diverse – e oggi raffinate – varianti tutte da degustare, ma anche come ingrediente di pietanze preparate utilizzando prodotti e tipicità De.Co. Villa Capra detta la Rotonda, dal 1911 di proprietà della famiglia Valmarana che l’ha aperta al pubblico nel 1986, fu commissionata ad Andrea Palladio da mons. Paolo Almerico intorno al 1570 e venne poi acquisita dalla famiglia Capra nel 1591. Opera citata nel secondo dei famosi “Quattro Libri dell’Architettura” del Palladio, solo la Rotonda, tra le venti dimore di campagna realizzate dal famoso architetto, ha la volta a cupola e la stessa pianta con quattro facciate uguali. In progetto ce n’era un’altra molto simile, villa Trissino a Meledo, che però non fu mai realizzata. Colpisce sempre non solo tale perfezione esterna della Rotonda, che lascia immaginare il grande salone centrale e le camere attorno a esso, ma anche la sua
posizione, che domina una piccola collina. La scelta del luogo, manco a dirlo, non è casuale. Se infatti oggi quelle ville rappresentano una testimonianza sfarzosa del passato, all’origine la loro funzione era anche molto pratica, vale a dire ospitare il soggiorno estivo dei signori che, con l’occasione, verificavano l’andamento delle loro tenute agresti. E così la Rotonda si erge maestosa nell’area verde circostante, intenta a farsi ammirare ma quasi come se tenesse sott’occhio le sue proprietà. A lato si trovano le “barchesse”, realizzate dallo Scamozzi tra il 1580 e il 1591, dove un tempo dimoravano i contadini. Proprio là sotto si svolgerà la cena, permettendo di ammirare la villa in tutta la sua bellezza, sollecitando perciò l’interesse sia dei gourmet che degli amanti dell’arte. La scelta della data non è casuale, dato che cadrà a ridosso della tradizionale manifestazione “Distillerie Aperte” organizzata da Made in Vicenza, che si svolgerà domenica 27 settembre e domenica 5 ottobre. Ovviamente, partecipare alla cena permetterà non solo di conoscere alcuni tra i migliori ristoratori del Vicentino, ma anche di poter vistare la celeberrima villa prima di mettersi a tavola in una cornice davvero unica al mondo.
Territorio
COM’ERA E DOV’ERA RIECCO A THIENE IL MARMO DEDICATO ALL’ARTIGIANATO L’opera precedente era stata danneggiata da un incidente stradale, ma si è voluto che la sua immagine simbolica tornasse al centro della rotatoria nella zona produttiva
territorio
Quattro anni fa, nell’aprile del 2010, il Mandamento Confartigianato di Thiene allora presieduto da Antonio Benetti aveva omaggiato la città con un’opera in marmo collocata nella rotatoria all’ingresso della quarta zona industriale-artigianale. Sfortuna volle che quella scultura, nata per sottolineare il ruolo e il valore della piccola impresa nella società, qualche mese più tardi venisse gravemente danneggiata dall’uscita di stra-
da di un’automobile. Tanto Confartigianato, però, quanto il Comune di Thiene non vollero rassegnarsi alla scomparsa dell’opera, e furono d’accordo nell’impegnarsi per ripristinarla. Una volontà che ha trovato il suo coronamento poche settimane fa, quando l’installazione, con tutto il suo contenuto simbolico, è ricomparsa nel sito per il quale era stata concepita. Nel corso della cerimonia che ha sancito la rinnovata presenza della scultura, alla quale ha partecipato, tra gli altri, anche il sindaco Gianni Casarotto esprimendo tutto il proprio compiacimento, il presidente mandamentale di Confartigianato, Andrea
Piovan, ha ribadito come essa voglia essere un riconoscimento al lavoro artigiano, specie “considerando che il tessuto economico della nostra area è costituito prevalentemente proprio dalle piccole imprese. E questa donazione al Comune di Thiene riconosce anche il costante impegno e la collaborazione dell’amministrazione civica verso la nostra associazione”. L’opera, bifacciale e ricavata da un blocco di marmo bianco di Asiago, misura due metri e mezzo di altezza per un metro e sessantacinque di larghezza ed è stata realizzata con la consueta perizia dalla ditta Fornasa Marmi, vincitrice del bando a suo tempo indetto dal Mandamento di Thiene di Confartigianato tra i suoi associati marmisti. A livello iconografico essa riporta, su entrambi i lati, l’immagine del globo terreste con incastonato, al centro, il richiamo a quel bassorilievo medievale fiorentino raffigurante due falegnami che servì da base al marchio adottato dall’Associazione Artigiani della provincia di Vicenza. Da una parte, dunque, il mondo di oggi, e dall’altra il richiamo alla tradizione dei mestieri: un esplicito modo di coniugare passato, presente e futuro del nostro artigianato.
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